GALLERIACONTINUA / Le Moulin Domenica 21 Ottobre 2007 dalle

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GALLERIACONTINUA / Le Moulin Domenica 21 Ottobre 2007 dalle
PRESENTAZIONE DEL NUOVO SPAZIO DEDICATO AI PROGETTI D’ARTE CONTEMPORANEA DI GALLERIA CONTINUA IN FRANCIA
GALLERIACONTINUA / Le Moulin
Domenica 21 Ottobre 2007
dalle 12 alle 16
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AI WEIWEI
DANIEL BUREN
LORIS CECCHINI
CHEN ZHEN
BERLINDE DE BRUYCKERE
CARLOS GARAICOA
K ENDELL G EERS
S UBODH G UPTA
M ONA H ATOUM
I LYA K ABAKOV
A NISH K APOOR
J ORGE M ACCHI
S ABRINA M EZZAQUI
H ANS O P DE B EECK
L UCY + J ORGE O RTA
L UCA P ANCRAZZI
B RUNO P EINADO
M ICHELANGELO PISTOLETTO
SERSE
NEDKO SOLAKOV
PASCALE MARTHINE TAYOU
YAN LEI
ZHENG GUOGU
ZHUANG HUI
Indice
GALLERIA CONTINUA in breve...
3
LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL
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ARTISTI
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INFORMAZIONI
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CONTEMPORANEAMENTE...
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2
GALLERIA CONTINUA in breve...
UNA GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA NEL CUORE DELLA TOSCANA
Galleria Continua è nata nel 1990 a San Gimignano (in Italia) su iniziativa di tre amici: Mario Cristiani,
Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo.
Situata in una sala cinematografica degli anni ‘50, Galleria Continua ha scelto di iniziare la propria
attività laddove nessuno la attendeva, lontano dalle grandi città, al di fuori di tutti i centri urbani ultra
moderni, in un luogo, San Gimignano, carico di storia, atemporale, magnifico. Nuove possibilità di dialogo e di simbiosi sono così potute nascere tra geografie inattese, rurali, industriali, locali e globali, tra
arte di ieri e di oggi, tra artisti di fama ed emergenti. La presenza in luoghi dimenticati, con un’anima
ed una storia importanti, ha permesso a Galleria Continua di costruirsi un’identità centrata sull’idea di
una creazione contemporanea esigente, capace di prodursi dove nessuno la attende, al di là dei limiti
spaziali e temporali dei poli classici dell’arte contemporanea, fedele ad una dinamica in evoluzione
perpetua ed interessata all’incontro tra l’arte ed un pubblico variegato. Da quasi venti anni Galleria
Continua si è creata, tramite incontri ed esperienze, un’identità forte attorno a valori di generosità e di
altruismo che sono le basi per le sue collaborazioni artistiche, per il suo rapporto con il pubblico e per
la sua crescita. Continua è questo desiderio di continuità tra le epoche, questa aspirazione a scrivere
una storia presente sensibile ad una creazione attuale che nutra il legame tra il passato ed il futuro, tra
degli individui e delle geografie diverse ed insolite.
Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo sono inoltre gli ideatori di Arte all’Arte (1995-2005)
che durante un decennio ha permesso a numerosi artisti contemporanei (Marina Abramovic, Cai GuoQiang, Olafur Eliasson, Loris Cecchini, Anish Kapoor, Daniel Buren, Jannis Kounellis, Tobias Rehberger,
ecc.) di realizzare delle opere, per la maggior parte in situ, nel cuore della Toscana. Restano di queste
esperienze una trentina di opere, ancora visibili in modo permanente in alcuni dei Comuni che hanno
partecipato all’iniziativa.
Un’installazione di Chen Zhen nello spazio di San Gimignano (2000)
Mario, Maurizio e Lorenzo a San Gimignano
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GALLERIA CONTINUA in breve...
UNA GALLERIA PIONIERA IN CINA
Fedele ad una dinamica in continua evoluzione e interessata all’incontro tra l’arte ed un pubblico
variegato, Galleria Continua ha inaugurato quattro anni fa un nuovo spazio a Pechino, in Cina, con lo
scopo di promuovere l’arte contemporanea internazionale laddove era poco visibile e di stimolare
scambi inediti fra culture diverse. Galleria Continua a Pechino svolge un lavoro di mediazione culturale
particolarmente intenso, offrendo la possibilità al pubblico cinese di visitare delle mostre nelle quali
artisti internazionali riflettono sulle dinamiche dell’arte con progetti realizzati specialmente per quegli
spazi. La sfida è doppia: una per l’artista straniero che espone in Cina, in un luogo singolare; l’altra per
il visitatore, che accede ad universi culturali estremamente diversi.
Questo interesse per la Cina è nato innanzitutto da due amicizie molto solide, quella con Chen Zhen e
con Xu Min. Altri incontri hanno in seguito nutrito l’interesse per questo paese, dando vita a confronti
e carteggi. Nel mese di aprile del 2004, Galleria Continua ha partecipato alla prima fiera d’arte contemporanea di Pechino. Poi, nel mese di novembre dello stesso anno, all’interno del 798 Art District (Ex798 Factory) – un luogo che accoglie in uno spazio industriale una comunità di artisti, galleristi e amanti
dell’arte – Galleria Continua ha accolto i suoi primi ospiti per presentare il suo progetto. Il luogo (1000
m2 di superficie e 13 metri di altezza) non era ancora restaurato e ancora conserva il proprio stile
Bauhaus anni ‘50. Nel maggio del 2005, Galleria Continua ha inaugurato la sua prima mostra, con 16
artisti originari dei cinque continenti. Si trattava, all’epoca, di una delle rare iniziative di una galleria occidentale in Cina. Da allora sono state presentate le opere di Chen Zhen, Daniel Buren, Loris Cecchini,
Lucy + Jorge Orta, Pascale Marthine Tayou, Anish Kapoor e sono stati realizzati molti altri progetti che
hanno trasformato questo spazio in una delle rare gallerie occidentali desiderose di presentare artisti
di ogni parte del mondo. Scoprire nuovi artisti, costruire passerelle tra le zone di creazione e le varie
culture, è oggi il motivo conduttore dell’attività di Galleria Continua a Pechino.
Bambine cinesi che ballano in una scuola di Pechino
Preparativi per la presentazione dello spazio a Pechino, prima dei lavori di
ristrutturazione, il 13 novembre 2004
Un’installazione di Daniel Buren nello spazio di Beijing (2000)
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LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL
UN NUOVO APPUNTAMENTO
Oggi, Galleria Continua si lancia in una nuova avventura ed apre a Boissy-le-Châtel, nella regione parigina, un luogo singolare dedicato alla creazione contemporanea. Le Moulin accoglierà varie volte l’anno
progetti ed esposizioni di opere di grandi dimensioni. Lo spazio sarà aperto a tutti in occasione di appuntamenti eccezionali, dalla forma evolutiva. La prima edizione e l’inaugurazione avrà luogo domenica
21 ottobre e permetterà di esporre, in questa vecchia manifattura della Seine-et-Marne, alcune delle
più belle opere degli artisti rappresentati da Galleria Continua che non sono state, per gran parte di
esse, mai mostrate in Francia. Altre opere invece sono state realizzate e prodotte espressamente per
Le Moulin.
UN LUOGO ATIPICO
Galleria Continua ha scelto di installarsi in Francia in un luogo dal carattere forte, scegliendo di conservare il nome abitualmente utilizzato per definirlo: “Le Moulin de Boissy”, luogo ben conosciuto nei
dintorni. Questo vecchio conglomerato di edifici industriali riposa su fondamenta del XIV secolo. Il
luogo era allora un mulino appartenente alla signoria di Boissy-le-Châtel. A partire dal 1833, Le Moulin
si trasforma in una cartiera, nella quale vestiti grezzi venivano trattati e passati al buratto per essere
trasformati in pasta di cellulosa. Ecco perché, alla fine degli anni ’70, si trovavano, sul sentiero della
Bretonnière, cumuli di bottoni, vere e proprie testimonianze archeologiche dell’attività della cartiera,
gettati là dagli operai. I tessuti erano tagliati, puliti e trasformati in pasta. Il tutto veniva poi condotto
verso la tappa successiva del processo di preparazione della carta, su barche fluviali, fino al Moulin di
Sainte-Marie (che si può intravedere dal Parco delle sculture). Il sito de Le Moulin di Boissy non fu
solamente un luogo di lavoro e fatica che assicurava la sopravvivenza di tutti gli abitanti della valle, ma
anche un luogo di sviluppo sociale e di apertura alla cultura. Per esempio, agli inizi del XX secolo, il
direttore della cartiera adottò delle misure eccezionali per permettere ai suoi operai di visitare l’Esposizione Universale di Parigi del 1900: tre o quattro giorni di vacanza ed una somma in denaro furono
concessi agli operai.
Tra il 1955 ed il 1969, Le Moulin diventa una fabbrica di oggetti in plastica e, nel periodo dal 1972 al
2001, una falegnameria.
Successivamente il luogo è stato completamente abbandonato. Riabilitato, oggi il sito è pronto ad iniziare la sua nuova vita artistica iscrivendosi in un contesto culturale forte a livello regionale, che va dalla
creazione contemporanea emergente (Fattoria del Buisson) alla storia della pittura (Barbizon), fino al
patrimonio francese (castelli di Fontainebleau e di Vaux-le-Vicomte) ed all’architettura (cioccolatiera
Menier di Noisiel).
Vista aerea de Le Moulin di Boissy-le-Châtel
Le Moulin
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LE MOULIN DI BOISSY-LE-CHÂTEL
IL GRAND MORIN
Le Moulin è situato sulle rive del Grand Morin, un fiume che ha la sua sorgente nella Marne e che attraversa poi terre verdeggianti ed ampie aree agricole. Questo corso d’acqua è sempre stato molto utile
all’uomo: per garantire la sua difesa, per sviluppare le industrie, per trasportare le merci ed approvvigionare Parigi, per la pesca e la vagliatura. Le città che si trovano sulle rive del Grand Morin possiedono
tutte dei mulini e delle concerie. La regione è quindi conosciuta sia per le sue cartiere internazionali
che per i suoi rigogliosi campi che nutrono mucche e bestiame. Il patrimonio locale comprende inoltre
tra le sue varie celebrità, i formaggi di Coulommiers e Bries!
PRESTO UN PARCO NATURALE REGIONALE (PNR)
Le Moulin di Boissy è situato in una regione campestre e verdeggiante. Al fine di preservare questi
preziosi tesori che conservano l’aspetto rurale della regione l’Île-de-France, un nuovo progetto di
Parco Naturale Regionale (PNR) è attualmente in fase di studio, nell’ambito di una politica di sviluppo
sostenibile. Il perimetro del futuro PNR della Brie e dei due Morin delimita un territorio con una forte
identità fluviale, accentrata sul Grand e Petit Morin. Sconfinando nelle regioni Champagne-Ardenne e
Picardie, i contorni del PNR seguono la parte d’Île-de-France corrispondente al futuro perimetro del
sistema della gestione delle acque dei due Morin, estendendosi fino alla Marne. La rete di zone umide,
con i suoi stagni e le sue torbiere, costituisce un ambiente di notevole interesse ecologico e scientifico.
In effetti, il fragile equilibrio di queste zone dipende essenzialmente dalla gestione locale delle acque, in
particolare nei periodi di piena.
Numerosi edifici ed oggetti protetti o tutelati dai Beni Culturali come monumenti storici, nonché il
patrimonio tipico (chiuse, ponti, concerie, lavatoi, ecc.) ed Le Moulin di Boissy offrono al parco un
interesse architettonico eccezionale. Questa zona protetta avrà come vocazione quella di valorizzare
il patrimonio (culturale, naturale ed artificiale) e di favorire uno sviluppo economico e turistico rispettoso dell’ambiente. Con il parco della Brie e dei due Morin, la regione aprirà il suo 5° PNR.
DELLE COLLABORAZIONI “IN LOCO”
Al fine di aprire la creazione contemporanea a nuovi incontri e di incrociare arte, ambiente, gioventù e
legami sociali, gli artisti Lucy + Jorge Orta hanno definito un protocollo di collaborazione a fini pedagogici con il Liceo Professionale Agricolo “La Bretonnière”. I due artisti di Galleria Continua, particolarmente impegnati negli scambi con il circondario, tessono così nuovi legami tra passato e presente.
Un gruppo di studenti apprendisti, seguiti da un insegnante paesaggista, lavorano insieme a Lucy + Jorge
Orta per concepire il Parco delle sculture de Le Moulin, situato sulla riva del Grand Morin. Sensibilizzati
alla creazione moderna, i liceali lavorano in stretta collaborazione con gli artisti sulla trasformazione
di un territorio, dal progetto alla sua concretizzazione, sulla gestione di uno spazio e sull’installazione
delle future opere d’arte in un ambiente naturale. Questo processo ha come scopo quello di gettare
nuovi ponti tra l’arte contemporanea ed un pubblico più largo possibile, di coinvolgere i giovani nella
riabilitazione de Le Moulin di Boissy, luogo principe del patrimonio locale, di responsabilizzarli e di professionalizzarli. Creare dei legami umani e sensibili tra gli abitanti della regione e l’arte più emergente ed
internazionale, attorno al sito atipico de Le Moulin, è sicuramente uno dei motivi ispiratori di Galleria
Continua. Numerosi artigiani esperti (carpentieri, serramentisti, imbianchini, fabbri ferrai, ecc.), notabili,
vicini... si sono dedicati con passione nella riabilitazione de Le Moulin.
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Vista del fiume Le Grand Morin
Campagna nei dintorni di Le Moulin
ARTISTI
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ARTISTI
AI WEIWEI
Nato a Pechino nel 1957, vive e lavora a Xinjiang in Cina.
Ai Weiwei è uno tra gli artisti fondatori di uno dei primi movimenti d’avanguardia artistica cinesi chiamato “Le Stelle” (xing xing) nato alla fine degli anni settanta a Pechino. Dopo un periodo vissuto a New
York, Ai Weiwei torna a lavorare come artista e come architetto nella sua città d’origine. L’arte per Ai
Weiwei è un “gioco d’intelligenza” che lo porta a sperimentare smisurate forme espressive e a muoversi liberamente tra passato e presente, tra risorse culturali storiche ed attuali. Ai Weiwei gioca sul
significato delle cose comuni distruggendone il significato stesso, in questo modo l’artista decompone
oggetti e li ricompone dando vita a nuove forme e privando quindi l’oggetto del significato originariamente attribuitogli.
Cubic Metre Tables, 2006
Legno di Huang Huali
BERLINDE DE BRUYCKERE
Berlinde De Bruyckere è nata nel 1964 a Gent (Belgio), dove vive e lavora.
De Bruyckere lavora sulle sculture utilizzando la cera, il legno, la lana, la pelle ed i crini di cavallo. Modella delle figure intense che suggeriscono forme, umane ed animali, deformate. Queste figure sono
spesso impersonali e frammentarie. La sofferenza, l’universo ricolmo di dolore dei lavori di De Bruyckere hanno attirato l’attenzione del mondo dell’arte internazionale all’inizio degli anni ’90. In questa
prima fase della sua carriera, l’artista ha costruito dei rifugi, delle strutture precarie, transitorie, fatte
di stracci intessuti, di pile di letti metallici e di coperte disparate; una riflessione sulla disperata ricerca
umana del rifugio e della protezione. La produzione di De Bruyckere oggi si caratterizza per l’esplorazione degli opposti: la vita che vince sulla morte, la capacità dell’amore di redimere la violenza e le
paure, il corpo violentato che simultaneamente si svela e si nasconde. Cariche di forza materiale e di
sensualità, le sue sculture realizzate in cera o pelle di cavallo descrivono un mondo fatto di vittime e
di orrori, ma anche di dignità umana, redenzione ed amore. De Bruyckere si fa ampiamente conoscere
con la sua partecipazione alla 50a Biennale di Venezia, nel 2003. Da allora ha esposto in numerosi spazi
pubblici e prestigiosi musei.
Onschuld kan een hel zijn (L’Innocence peut être un enfer), 1995
Metallo, legno e coperte
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ARTISTI
DANIEL BUREN
Daniel Buren è nato nel 1938 a Boulogne-Billancourt, in Francia.
La prospettiva delineata dalla serie di finestre rettilinee della facciata dell’edificio industriale del Moulin
è presa come pretesto da Daniel Buren per creare una nuova opera in situ.
Declinando questo elemento architettonico del luogo, l’artista installa, perpendicolarmente rispetto
alla linea formata dalle finestre, una successione di telai sospesi: “quadri colorati” fatti di trasparenza e
geometria, in relazione gli uni con gli altri. L’intervento dell’artista - trasposizione del ritmo della facciata, frammentata e moltiplicata all’interno dell’edificio - crea, con l’intrusione e la declinazione cromatica,
nuovi spazi e nuove composizioni in questo luogo immerso nella luce naturale. Il gioco della trasparenza, del riflesso, della traslazione del colore attua, mediante questo dispositivo, una complessità lieve.
Photo-souvenir: il soffitto Arlecchino-griglia per cinque colori, 2003. Lavoro in situ,
Galleria Continua, San Gimignano, 2003. Legno, specchio, plexiglas, vinile
LORIS CECCHINI
Nel lavoro di Loris Cecchini (Milano 1969) fotografia, disegno, scultura e installazione si fondono in
una poetica unitaria dove la trasfigurazione è l’elemento cardine. Collages, multipli e dettagliati modelli
architettonici, oggetti in gomma, roulottes reinventate e case sugli alberi, spazi strutturalmente distorti,
coperture e superfici dalle trasparenze prismatiche sono i soggetti che ritroviamo nel suo lavoro. La
varietà e la morfologia degli elementi si relazionano continuamente gli uni agli altri, in un continuo
processo alternato di decostruzione e ricostruzione localizzato nell’interscambio tra realtà fisica dei
materiali e presenza virtualizzata.
Sia nelle fotografie che nelle sculture, la revisione di un’idea ampia di “modello”, passa per la rielaborazione di forme familiari del nostro quotidiano trasferite in una visione alterata che sfida la percezione
dello spettatore. Tramite sottili elaborazioni in digitale, l’artista sovrappone brani di realtà a scenari
fisici/virtuali ricostruiti tramite modelli in studio, creando situazioni diverse tra il plausibile ed il paradossale. L’idea di modellizzazione e di paradosso la ritroviamo anche negli oggetti replicati in scala
reale e riprodotti in gomma uretanica grigia: come fantasmi e ombre del loro referente reale, gli oggetti
appaiono inermi, come ripiegati su se stessi, ma allo stesso tempo assumono un carattere, un’ironia,
che li rende meno oggetti e più umani.
Monologue Patterns (out out spiffing circle fissures: shadow sequence), 2004
Acciaio, alluminio, PET, ruote
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ARTISTI
CHEN ZHEN
Chen Zhen è nato a Shanghai in Cina nel1955. Nella città natale frequenta la Fine-Arts and Craft School
e il Drama Institute dedicandosi alla scenografia. Trasferitosi a Parigi, tra il 1986 e il 1989 frequenta
l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts e l’Institut des Hautes Etudes en Arts Plastiques (del quale diviene poi insegnante). La sua attività artistica è costellata di riconoscimenti internazionali e borse
di studio. Ha partecipato ad un centinaio di mostre personali e collettive nel mondo, diventando una figura importante nella scena artistica internazionale. Nel 1990 espone la sua prima serie di installazioni
a Parigi; da quel momento si è interamente dedicato alla ricerca artistica attraverso tre grandi periodi
importanti per la sua esperienza e la sua concezione artistica: dieci anni di Rivoluzione Culturale, dieci
anni di Riforma della Cina e dieci anni di esperienza nel mondo occidentale. Il suo lavoro si occupa della
relazione tra l’uomo, la natura e gli oggetti, dell’incomprensione e dell’incomunicabilità tra gli uomini e,
infine, della meditazione e della terapia. Ma il suo lavoro si interessa anche dell’architettura e dell’urbanizzazione su scala globale. Muore a Parigi nel 2000. Fu Dao, Up-site-down Buddha/Arrival a good fortune
(1997) è un’opera costruita in forma di tempio buddista coperto di bambù. Sotto questa volta frondosa
sono sospesi diversi oggetti di recupero (frigoriferi, televisori...) e 50 piccoli Buddha rossi, a testa in giù.
Qui Chen Zhen, fortemente segnato dall’esperienza della meditazione, si interroga sul destino della
tradizione religiosa in una società dove niente è fatto per durare. Si domanda cosa resta della tradizione orientale “fare fortuna”, quando questa si mescola con le convenzioni, le credenze superstiziose e i
rituali religiosi della società occidentale materialista. Si domanda pure qual è, nell’Asia contemporanea,
la relazione tra Buddha e il divino o il denaro, la politica e il potere, la spiritualità.
Fu Dao/Fu Dao, Upside-down Buddha/Arrival at Good Fortune, 1997
Metallo, bamboo, statuette di Buddha, oggetti vari
CARLOS GARAICOA
Nato nel 1967 a L’Avana, dove vive e lavora.
Il lavoro di Carlos Garaicoa è una sorta di rappresentazione dell’inconscio sociale della città contemporanea, della caduta delle utopie e delle sue rovine attuali. Fin dagli anni ’90, esamina la realtà urbana
della vecchia L’Avana nel periodo della sua obsolescenza. I suoi interventi fotografici ed architettonici
modificano fisicamente il tessuto urbano, preservando così il ricordo di ciò che è stato abbandonato
in seguito alla rivoluzione socialista cubana. Esempi di un passato coloniale e del vecchio stile di vita
borghese, molti edifici de L’Avana sono diventati delle residenze, in seguito alla crisi politica ed al cambiamento sociale. Le rovine de L’Avana sono per Carlos Garaicoa i resti di un’architettura utopica che
si riferiscono, non senza una certa ironia, all’architettura modernista americana: strutture universali,
tempi, grattacieli, blocchi indipendenti e costruzioni sul modello dei grandi magazzini. Nell’era della
richiesta crescente di modernità e di confort – processo che nega sempre la memoria, nel senso in cui
nuove merci devono sostituire le precedenti – i progetti di Garaicoa si incamminano verso l’archeologia urbana, contravvenendo agli accordi promossi da un discorso politico egemonico che trascura e reprime il passato collettivo. Le sue opere transdisciplinari formano altrettanti approcci postconcettuali
a soggetti diversi, come l’architettura, l’urbanistica, la politica, la censura o l’utilizzo della lingua e della
letteratura nel mondo delle arti visive.
Portrait (Europe), 2006
Monete, foto in bianco e nero, legno, PVC
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ARTISTI
KENDELL GEERS
Nato nel maggio 1968 a Johannesburg, Sudafrica.Vive e lavora a Bruxelles, Belgio.
Dalla fine degli anni ’80 Kendell Geers ha lavorato, spesso in modo controverso, sulla relazione tra
arte concettuale e politica. In brevi interventi, performances che spesso durano anni, azioni pubbliche,
e ampie installazioni, Geers ha creato un ampio spettro di azioni simboliche e reali che possono essere
intese non solo come gesti di resistenza politica diretta, ma anche come tentativi di appropriarsi delle
tradizioni concettuali dell’arte contemporanea. Alcuni lavori mostrano il doppio legame, fondamentale,
con la conflittuale discendenza culturale di Geers dai dominatori coloniali. Tale legame, nonostante il
suo attivismo anti-apartheid, reintroduce il ruolo dell’oppressore nella sua biografia. Altri lavori dell’artista implicano un coinvolgimento diretto dell’osservatore generando situazioni potenzialmente
pericolose o tese.
The Expulsion, 2005
Luce di Wood
SUBODH GUPTA
Subodh Gupta è nato nel 1964 a Khagaul, in India.Vive e lavora a Delhi.
Figura emblematica di un’arte contemporanea indiana in piena vitalità, Subodh Gupta, attraverso le sue
pitture, sculture, installazioni e video, interroga continuomente i rapporti tra l’arcaismo e le fantasie di
modernità alle quali aspira la società.
L’accumulo di elementi di vasellame ampiamente utilizzati nelle case indiane, allegramente straripanti da
un secchio in acciaio inox dalle dimensioni smisurate, compone la scultura rutilante di Subodh Gupta
che si afferma come un’allegoria paradossale della cultura e della società indiane che si evolvono oramai al ritmo sfrenato di un consumismo crescente. Immagine vana di un recipiente ripieno a sua volta
di contenitori, l’opera appare come il riflesso perfettamente significativo dei turbamenti d’identità di
una società in costante mutazione, dove si mescolano radici tradizionali e desideri modernisti rinnovati
senza sosta.
Senza titolo, 2007
Acciaio inox
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ARTISTI
MONA HATOUM
Mona Hatoum è nata in una famiglia palestinese di Beirut nel 1952. Vive e lavora a Londra dal 1975.
All’inizio, si era recata in Inghilterra per una visita, decidendo poi di restare al momento dello scoppio
della guerra in Libano visto che era impossibile per lei tornare in patria. Dopo aver studiato presso il
Byam Shaw e la Slade School of Art, Hatoum ha visto la sua popolarità crescere rapidamente nel corso
degli anni ’80, grazie ad una serie di performance e di opere video attorno al tema del corpo. Dall’inizio
degli anni ’90, la sua opera si è spostata sempre più verso l’installazione su ampia scala, con l’aspirazione di suscitare nello spettatore emozioni contrastanti di desiderio e disgusto, di paura e seduzione.
Hatoum ha sviluppato così un linguaggio all’interno del quale gli oggetti quotidiani, familiari e domestici,
come sedie, letti o utensili da cucina, si trasformano in oggetti estranei, minacciosi e pericolosi; lo stesso
corpo umano diventa una sorta di intruso.
Cube è una scultura in ferro battuto per la quale è stata utilizzata una tecnica intrecciata comune in
epoca medievale per la costruzione delle griglie delle finestre. Si tratta di una gabbia senza entrata né
uscita, un’opera che accenna ai materiali industriali ed alle forme ridotte del minimalismo, riferendosi
implicitamente al corpo dell’artista, che ha determinato le dimensioni del suo spazio interno.
Cube, 2006
Ferro
ILYA KABAKOV
Nato nel 1933 in Ucraina, sotto il regno staliniano dell’Unione Sovietica, Ilya Kabakov è considerato
come uno dei padri dell’arte concettuale sovietica. Dal 1950 fino alla fine degli anni ’80 lavora a Mosca.
Nel 1965 diventa membro dell’Unione degli artisti sovietici, decidendo di divenire un artista ufficiale,
continuando però simultaneamente a portare avanti il suo lavoro parallelo. Debuttando come illustratore di libri per bambini, Ilya Kabakov inizia a creare i suoi primi lavori ufficiali, che chiama Disegni per
me stesso, negli anni 1953-1955. Viene poi la sua serie di Album fittizi, durante gli anni ’70. Parte allora
spesso da racconti o biografie immaginarie per narrare la storia dell’Unione Sovietica, che considera
come la prima delle società moderne a crollare. Kabakov esamina di fatto l’URSS ed il suo potenziale
fallimentare come un esempio di progetto utopico alla stessa stregua del capitalismo. Gli anni ’80 fanno
posto ad un interesse crescente per l’installazione. The Rest before the road è un recinto per cavalli. Tre
sfere, sculture bianche, geometrie minimali e/o concettuali, sono legate allo steccato come dei cavalli,
riposandosi tranquillamente prima di rimettersi in cammino. Si può supporre che si tratti di una metafora comica sia dell’arte concettuale, che dell’opera d’arte in generale, che vive la sua vita e naviga ai
quattro angoli del mondo, soffermandosi nei luoghi di esposizione.
The Rest Before The Road, 2001
Legno, PVC, corde
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ARTISTI
ANISH KAPOOR
Nato a Bombay (India) nel 1954. Vive e lavora a Londra.
Anish Kapoor è senza dubbio una delle figure di maggiore rilievo nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Numerosi tra i più importanti musei del mondo hanno ospitato mostre monografiche a lui dedicate. Il suo lavoro è accolto con grande entusiasmo da critica e pubblico. Kapoor realizza
opere destinate ad occupare un posto rilevante nella storia dell’arte. Un esempio tra tutti è la sua
monumentale installazione alla Tate Modern: Marsyas.
Nel 1990 Kapoor vince il “Premio Duemila” alla XLIV Biennale di Venezia e nel 1991 è insignito del
Turner Prize. Dal 2001 è membro onorario del Royal Institute of British Architecture. Le sue opere
sono esposte, fra gli altri, alla Tate Gallery, al MOMA, Museum of Moderm Art di New York, al Reina
Sofia di Madrid e allo Stedelijk Museum of Modern Art di Amsterdam.
Il percorso artistico di Kapoor si compone di due fasi complementari. Alla prima appartengono le opere dei primi anni ‘80: oggetti scultorei con forme tra l’astratto e il naturale, completamente ricoperti di
pigmento puro il cui intenso colore nasconde l’origine dell’opera e suggerisce l’idea di sconfinamento.
Negli anni ‘90 inizia ad esplorare quelle che possono essere riconosciute come le forme più peculiari
del suo lavoro: sculture di dimensioni sempre più monumentali che mettono in scena il vuoto, reso
tangibile mediante il riempimento di cavità o la penetrazione della materia. Lo stesso processo si ripete
nelle opere video, in cui attraverso il colore e la luce (o la sua assenza) lo spazio si dilata e si restringe
risucchiando lo spettatore fino a farlo sprofondare in una dimensione parallela.
Wounds & Absent Objects, 2003
Videoproiezione
JORGE MACCHI
Jorge Macchi è nato nel 1963 a Buenos Aires, in Argentina, dove vive e lavora.
Non è possibile distinguere delle linee stilistiche predeterminate nelle opere di Macchi; tutti i mezzi
sono utilizzati come dei semplici strumenti, liberi, per esprimere una serie di idee. “La melodia aleatoria
che può essere ottenuta incollando dei frammenti di titoli di giornale su un pentagramma, il testo disegnato dai rapporti di polizia e utilizzato come materiale principale per la costruzione di un pentagramma, dei chiodi in forma di nota – sono alcune delle opere per mezzo delle quali compone della musica e
delle immagini... La realizzazione di opere che includono immagini e suoni è una caratteristica costante
della sua produzione nel corso degli anni e coesiste accanto ai suoi altri testi, quelli fotografici o quelli
ossessivi; dei rigorosi lavori su carta ...” (A. Rosenberg). “La parola chiave inerente alle opere di Macchi
è il distacco... uno dei punti di forza della sua produzione è la rapidità e la chiarezza del suo pensiero...
Il lavoro di Macchi, ridotto com’è all’elemento essenziale e spogliato di tutti i suoi fronzoli, produce lo
stesso effetto formale della musica ...” (M. Gainza).
Tevere, 2006
Cemento
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ARTISTI
SABRINA MEZZAQUI
Sabrina Mezzaqui (nata nel 1964 a Bologna, vive e lavora a Marzabotto) concentra il proprio sguardo sulle cose più semplici della vita. Il suo è un lavoro riservato e solitario, fatto di gesti ripetuti, di
tempi dilatati fino al punto di divenire una sorta di disciplina riflessiva ed auto imposta, una manualità
esercitata nel tempo sospeso di un rituale. Per mezzo di gesti ripetuti e maniacali, agiti in un tempo
sospeso, facendo riferimento ad una tradizione di riti secolari, Sabrina Mezzaqui crea delle installazioni
dal potere seducente. Utilizzando dei materiali comuni come la matita, il pennarello, la carta, il vetro, le
perle e le cartoline, l’artista trasporta lo spettatore in una dimensione dove le piccole cose, semplici
e fragili, evocano le memorie lontane delle fiabe ed i gesti quotidiani acquisiscono, di fatto, l’aura di un
rituale ereditario.
La scrittura fa spesso parte dell’opera, recuperata o trasformata, per non dire semplicemente immaginata o negata nel taglio parziale del foglio, i cui brandelli cadono a terra, sospesi tra la persistenza e
l’instabilità. Nelle sue installazioni, le proiezioni d’ombra, di luce o di immagini della realtà filmate con la
videocamera, propongono delle suggestioni di grande forza.
Il Senso dell’ordine, 2002
Pennarello nero su carta
HANS OP DE BEECK
L’artista Hans Op de Beeck (nato a Turnhout, in Belgio, nel 1969) lavora con diversi media costruendo
e mettendo in scena luoghi urbani contemporanei e fittizi, situazioni e personaggi che all’occhio del
visitatore risultano familiari.
Questi includono spazi solitari propizi alla riflessione e spazi densi abitati di tanto di tanto da personaggi goffi che ci raccontano come viviamo, le strade che seguiamo e come, con grande inettitudine,
cerchiamo di affrontare il tempo, lo spazio e l’alterità.
Table (1) è l’evocazione di un tavolo abbandonato, costruito in scala 1:1,5 , che rimpicciolisce lo spettatore fino all’altezza media di un bambino di sette anni. La totalità dell’opera è dipinta di bianco, in
contrasto evidente con gli avanzi di dolci, caffé e sigarette, resi così dettagliatamente da sembrare iperrealistici. L’effetto generale dell’installazione rievoca l’immagine di un sogno.
Table (1), 2006
Installazione. Materiali vari
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ARTISTI
LUCY + JORGE ORTA
Lucy Orta è nata in Inghilterra (Warwicksh) nel1966. Jorge Ortaè nato in Argentina (Rosario) nel 1957.
Vivono e lavorano a Parigi.
Fondato nel 1991 da Lucy e Jorge Orta con base a Parigi, lo Studio Orta opera nella ricerca e sviluppo
per la realizzazione delle opere dei due artisti.
Lucy e Jorge Orta lavorano insieme condividendo una linea comune di ricerca, e indipendentemente
per quanto riguarda i progetti speciali. Attraverso tecniche diverse (scultura, object trouvé, sartoria,
pittura, stampa, proiezione di luci), strategie comunicative (come la performance), interventi ed eventi
pubblici, lo studio Orta tratta argomenti di grande attualità e importanza come quelli inerenti la comunità e il tessuto sociale, l’edilizia e l’habitat, il nomadismo e la mobilità, lo sviluppo sostenibile, l’ecologia
e il riciclaggio. Tra i contributi più importanti a questi temi sociali e ambientali ricordiamo i progetti:
Refuge Wear e Body Architecture, piccoli ambienti portatili a metà tra un abito e un’architettura; HortaRecycling, la catena alimentare nel contesto locale e globale; 70 x 7, il rituale del cibo e il suo ruolo nella
comunità; Nexus Architecture, sistemi alternativi per ricostruire il legame sociale; Life Nexus, la metafora
del cuore contro l’etica della biomedica sulla donazione degli organi; OrtaWater, la scarsità di questa
risorsa vitale (l’acqua), i problemi scaturiti dall’inquinamento e dal controllo delle società che hanno
limitato l’accesso per tutti all’acqua potabile.
Urban Life Guard, 2007
Letto militare da campo, sacco a pelo, tessuti, cinghia, armatura in alluminio
LUCA PANCRAZZI
Nato nel 1961 a Figline Valdarno (FI); vive e lavora a Milano.
L’artista nel suo lavoro ha sempre utilizzato molteplici mezzi espressivi che vanno dalla pittura alla
fotografia, al video, alla scultura fino alle grandi installazioni. Il tema centrale della sua ricerca è il processo artistico in quanto tale. Lo sguardo, il superamento del limite tra dentro e fuori, lo sfalsamento
del tempo e della percezione, scarti minimi e leggere variazioni, questi gli elementi attraverso i quali
l’artista indaga il reale offrendoci nuove sfaccettate letture del paesaggio e della visione. L’opera di Luca
Pancrazzi si basa sull’idea di un lavoro sempre in sviluppo grazie a uno scarto, mai chiuso sulla pretesa
di un rispecchiamento o di una risposta definitiva (“metafisica” direbbero alcuni), decostruttivo ed endogeno, in crescita sulla capacità di differire, individuare e far funzionare, variare, lo scarto imprevisto.
Questa chiave interpretativa permette di non chiudere a sua volta il lavoro di Pancrazzi negli schemi del
cosiddetto Postmodernismo, a cui - per quanto i temi siano necessariamente almeno in parte riconducibili - non è riducibile e rispetto al quale rivendica un’autonomia ed un’originalità fin dall’inizio.
Carborundum, 2002
Vetro, silicone, Renault Mégane
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ARTISTI
BRUNO PEINADO
Bruno Peinado è nato a Montpellier, in Francia, nel 1970. Vive e lavora a Douarnenez, in Bretagna.
L’artista opera attorno agli stili della vita quotidiana, esaminando le abitudini alimentari e culturali ed i
sottoprodotti derivati dalla globalizzazione. Peinado si interessa da sempre alle sottoculture e si interroga sulla questione della necessità di una nuova identità individuale, comprensiva simultaneamente del
concetto di diversità e del fenomeno dell’imprevedibilità.
Per lui, il processo creativo implica l’esplorazione costante della cultura di massa, dei codici linguistici
che organizzano il nostro tempo e degli stereotipi della società dei consumi. Prosegue nella sua logica
di “creolizzazione”, come uno strumento capace di riappropriarsi e di mettere in relazione simboli ed
immagini. Peinado crea delle installazioni fatte di segni presi in prestito alla vita quotidiana, ai giornali,
alla musica, ai videogiochi ed alla televisione. Assembla dei disegni, degli oggetti, delle sculture, dei video e dei quadri realizzati su ogni tipo di supporto, aprendo delle strade inattese, dove la diversità è
ricchezza ed inventare un nuovo mondo è una possibilità reale. La sua opera è una sorta di laboratorio
sperimentale all’interno del quale è possibile eludere l’uniformità ed è permesso pensare ad un nuovo
tipo di individualità. L’artista compie una specie di simbiosi tra suoni, mode, arti e desideri creando
quell’identità artistica forte che lo caratterizza.
Senza titolo, 2006
Alluminio intagliato, coltelli, seghe, asce
MICHELANGELO PISTOLETTO
Michelangelo Pistoletto, nato a Biella nel 1933, ha alle spalle più di quarant’anni di brillante attività
nell’arte contemporanea. Il suo esordio risale alla fine anni ‘50 quando realizza i primi autoritratti. Nel
1961 stende una spessa coltre di vernice su una tela dipinta di nero facendola diventare specchiante.
Tela e specchio si fondono, nasce la serie Il Presente. Dal ‘62 la figura umana viene ritagliata e applicata su
lastre d’acciaio specchianti. Lo spettatore entra a far parte del quadro attraverso il proprio rispecchiamento. Dal 1965-67 realizza un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno che rivelano l’irripetibilità di
ogni singolo momento creativo. Nel 1968 fonda “Lo Zoo” gruppo con il quale si dedica alla interazione
di diverse forme espressive che sfociano nell’azione teatrale. Negli anni ‘70 torna al tema della specularità con il ciclo Divisione e moltiplicazione dello specchio, fondato sulla scomparsa delle immagini e sulla
dissezione delle superfici. Negli anni ‘80 si dedica alla scultura. Nell’opera L’architettura dello specchio
(1990) approfondisce il tema dello specchio. L’opera è costituita da un’enorme specchiera incorniciata
che l’artista ha suddiviso in quattro parti uguali. Lo specchio riflette e dunque contiene in potenza tutte
le immagini possibili, cosicché ogni specchio può riflettere il mondo intero. È del 1996 un Metrocubo
d’infinito, realizzato montando sei lastre di specchio rivolte verso interno. Lo svolgimento temporale
dell’operazione rivela come, accostando successivamente una lastra all’altra, la possibilità di rifrazione
delle immagini aumenta sempre più moltiplicandosi all’infinito.
Fractal Black and Light, 2007
7 specchi incorniciati
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ARTISTI
SERSE
Serse è nato a San Polo del Piave nel 1952.Vive e lavora a Trieste.
I suoi paesaggi di onde increspate e piatte superfici rubate a scorci di laghi e fiumi sono visioni, attimi
sospesi nel tempo, pause prive di suono. Serse racconta la natura in ogni suo aspetto, in ogni suo singolo
respiro; il disegno è analitico, straordinariamente dettagliato, tirato al limite più estremo della rappresentabilità, tanto da giungere all’estremo opposto diventando così impercorribile, irrappresentabile,
paradossalmente irreale. Serse in questo modo giunge al superamento del dato oggettivo; il soggetto,
spogliato di ogni dinamicità, estraniato dal contesto, viene proiettato in una dimensione ‘altra’. Le immagini che l’artista ci regala sono esperienze dello sguardo, sono rappresentazione dell’idea del Sublime.
Rigoroso, nei disegni di Serse, l’utilizzo del bianco e nero. Attraverso la semplice grafite l’artista dimostra di saper creare incredibili giochi di luce, sdoppiamenti, riflessi che si moltiplicano nelle infinite
gradazioni dei grigi.
Argento doppio, 2007
Foglia d’argento, grafite su legno
NEDKO SOLAKOV
Nedko Solakov (nato nel 1957 in Bulgaria, vive attualmente a Sofia) è una personalità affermata nel panorama internazionale dell’arte contemporanea. Solakov espone le sue opere in occasione di numerosi
eventi e mostre tra le più importanti al giorno d’oggi, stuzzicando ogni volta la curiosità e causando
sempre una squisita agitazione, dovuta alla sua ironia ed al suo senso della provocazione. Per esempio, chi ha potuto dimenticare l’installazione/performance prodotta in occasione della 49° Biennale di
Venezia: A life (Black & White), in cui una stanza era dipinta in bianco e nero in modo ininterrotto? O,
recentemente, la sua opera per la Biennale di Venezia 2007, Discussion (Property)? In questo caso, l’attenzione dello spettatore era attratta da un Kalashnikov appeso al muro. Per mezzo di video, testi e disegni,
Solakov racconta ed indaga il tema dell’interminabile disputa tra l’ex Unione Sovietica e la Bulgaria per
la produzione e la vendita di Kalashnikov. Ma l’esempio più emblematico dell’opera di Solakov è senza
dubbio il suo recente contributo a Documenta 12 di Kassel. È stato invitato ad esporre Fears, un gruppo
di 99 nuovi disegni e Top Secret (1989-90). Questa installazione, che si compone di uno schedario con
179 disegni, collage e foto, prodotto dopo i cambiamenti politici in Bulgaria, rivela la collaborazione giovanile dell’artista con i servizi segreti bulgari interrotta dall’artista nel 1983. Solakov ha compiuto questo
gesto di volontaria denuncia unico nel panorama europeo post-socialista. Non esiste nessun documento
pubblico che attesti questa sua collaborazione; c’è solo la sua opera, esposta per la prima volta a Sofia
nella primavera del 1990. Diciotto anni dopo il crollo del regime, gli archivi dei servizi segreti bulgari
sono ancora perfettamente sigillati.
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A Life (Black & White), 1998-. Pittura bianca e nera; due imbianchini costantemente dipingono il muro dello spazio espositivo in bianco e nero per l’intera durata della mostra
(5 mesi), giorno dopo giorno, seguendosi l’un l’altro, 49a Biennale di Venezia
ARTISTI
PASCALE MARTHINE TAYOU
Nato nel 1967, vive e lavora a Gent e in Camerun.
Originario del Camerun, Pascale è un “doganiere” della società contemporanea. Attravero le sue installazioni, sculture e video indaga la complessità delle relazioni e le influenze tra l’Africa e il resto del
mondo. Coniando una nuova moneta chiamata Afro, che possiede un reale valore economico come
l’euro o il dollaro mescolando i simboli nazionali o combinando la produzione tradizionale del cristallo
con forme rituali religiose dell’arte africana, Pascale Marthine Tayou fonda le sue opere sull’identità e
sulle contraddizioni culturali. Usando la sua tipica pungente ironia, crea una possibile per uno scambio
continuo e un dialogo in divenire tra le differenti comunità.
Pascale Marthine Tayou ha esposto le sue opere in tutto il mondo; ha partecipato ad importanti mostre
internazionali come Documenta 11 (2002) e numerose biennali come Istanbul (2003), Lione (2005),
Venezia (2005) e L’ Avana (2006).
“Per alcuni è “Il Cavallo”, per altri è una forma, ma potrebbe anche essere un mostro senza forma né
spiegazione, un giocattolo per qualcuno o il nemico preferito di chiunque; una reazione all’interno del
labirinto delle norme rinascenti e dominatrici; la somma di tutti i discorsi goffi, forse una poesia lirica
per suggellare il bene e il male, una storia davanti alla globalità della fede nelle leggi dell’Io profondo. “Le
vice versa du verso versa” strambo su un vassoio di “pub salad”. ” P.M.T.
Le verso versa du vice recto aux cornes, 2007
Carta
YAN LEI
Nato a Hebei in China nel 1965. Vive e lavora a Pechino.
Yan Lei, con i suoi interventi di critica alle istituzioni e il suo atteggiamento spesso provocatorio, è
senz’altro una delle figure più rilevanti della scena artistica cinese a partire dagli anni ‘90. Nonostante la
sua posizione di continua analisi non sia variata, si può dire che i suoi nuovi lavori varino verso una realtà ancora più allucinata riguardo alla meccanica produzione di immagini che fanno parte di un collettivo
quotidiano che l’artista ha vissuto e dal quale ritrae la realtà in maniera sintetica e scomposta. Yan Lei
non vuole offrire nessuna risposta, le sue opere, infatti, non ne offrono alcuna, sono singolarmente
descrittive, rappresentano il sommario ritratto di ciò che condiziona l’artista: momenti, immagini, riflessioni, incontri, raccontati attraverso un’interpretazione assolutamente personale della fondamentale
relazione tra cultura ed azione pittorica.
Climbing Space - Airport, 2005
Acrilico su tela
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ARTISTI
ZHENG GUOGU
Zheng Guogu è nato nel 1970 a YangJiang, nella provincia del Guandong, Cina.
Vive e lavora a GuangZhou.
Zheng Guogu è uno tra i giovani artisti della crescente scena artistica cinese post-moderna che ha
reagito al rapido cambiamento della Cina degli ultimi 10 anni, dando una vera e propria forma artistica
alla fase di trasformazione economica e sociale. Ciò che lo distingue è il suo impegno nei confronti della
cultura del suo paese e, più in specifico, della sua città natale, mentre allo stesso tempo si fa coinvolgere
dalle mode all’interno del globalizzato sistema dell’arte. Le opere tratte dalla serie Pig brain controls
computer rappresentano la reazione dell’artista ai trend commerciali, alla cultura consumistica. Una
riflessione su come i “media” sommergano e stimolino la vita di tutti i giorni.
Pig brain controls computer VIII, 2006
Tessuto stampato, telaio
ZHUANG HUI
Zhuang Hui è nato nel 1963 a Yumen, nella provincia del Gansu, vive e lavora a Pechino.
Zhuang Hui ricorre a varie risorse espressive, come installazioni in larga scala, fotografia e pittura, dando dimostrazione di un’attuale fusione tra finzione e realtà, riflettendo profondamente sulle apparenze
e segnalando, infine, un’aperta critica ad una società gravemente impoverita di spiritualità. Le sue opere,
pur rimanendo lucidamente descrittive, espongono un’estrema poeticità letteraria. Zhuang Hui nasce
come fotografo e si è distinto nel passato per l’uso di formati panoramici in bianco e nero raffiguranti
ritratti di gruppo atti a palesare il predominio della collettività all’interno della società cinese.
What once were the quotidian objects of hardship are now the heart’s reminiscence,
2003-2005. Oggetti in terracotta
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INFORMAZIONI
COME ARRIVARE: da Parigi tempo massimo un’ora
TRASPORTO GRATUITO IN BUS: da Parigi domenica 21 ottobre. Partenza alle ore 11 dal Petit Palais, lato Senna. Ritorno previsto a Parigi,
ore 16. Il numero dei posti è limitato, si consiglia perciò di prenotare:
[email protected].
SORTIE 16
Boissy-le-Châtel
TRASPORTI PUBBLICI: treno, con partenza dalla Gare de l’Est, fino a
Coulommiers. Poi bus davanti alla stazione direzione La Ferté Gaucher, fermata: Le Moulin de Boissy.
IN MACCHINA: autostrada dell’Est A4 direzione Metz / Nancy. Uscita n°16 Coulommiers, poi strada nazionale N34, attraversare Coulommiers. Seguire la direzione Boissy-le-Châtel, sulla strada D222 e
svoltare a destra sulla strada D66 fino a GALLERIACONTINUA /
Le Moulin.
Boissy le-Châtel
G
Coulommiers
Le
d
ra n
n
Mori
GALLERIACONTINUA / Le Moulin
GALLERIACONTINUA / Le Moulin Boissy-le-Châtel, 46 Route de la Ferté Gaucher, 77169 - [email protected] | www.galleriacontinua.com
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CONTEMPORANEAMENTE...
IN ITALIA
dal 15/09/2007 al 16/11/2007
NEDKO SOLAKOV
LORIS CECCHINI
Wrong Material
Morphing Wave
SOPHIE WHETTNALL
CHEN ZHEN
Red Snow
IN CINA
Jardin Mémorable
dal 01/09/2007 al 23/12/2007
ANISH KAPOOR
Ascension
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GALLERIACONTINUA
ITALIA / San Gimignano
Via del Castello, 11 - 53037
San Gimignano (SI)
[email protected]
CINA / Beijing
Dashanzi 798 #8503, 2 Jiuxianqiao
RoadChaoyang Dst., 100015 Beijing
[email protected]
FRANCIA / Le Moulin
Route de la Ferté Gaucher, 77169
Boissy-le-Châtel
[email protected]
www.galleriacontinua.com
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