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® Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2009 DICEMBRE n. 11 Apriamoci a Cristo Colui che fa cadere i muri e porta la pace celebrato i vent’anA bbiamo ni dalla caduta del muro di Disegno di U. Gamba: “Oltre ogni muro” Berlino, da quella sera del 9 novembre in cui, quasi inaspettatamente, i berlinesi cominciarono ad attraversare quel muro invalicabile. Si trattava di un evento epocale della nostra storia recente. Il popolo tedesco poteva finalmente riunirsi e anche l’Europa ritrovare la sua unità. Quel muro, sorvegliato notte e giorno, nel corpo dell’Europa era ormai una ferita incurabile. Tutto faceva credere fosse destinata a durare nel tempo: il simbolo della guerra fredda che opponeva due mondi, l’est e l’ovest; due blocchi contrapposti in lotta per la supremazia mondiale. La sua caduta ha spento questa guerra, anche se non ha portato, p. GABRIELE Ferrari, sx purtroppo, la pace, che è più di assenza di conflitti. Il crollo del muro di Berlino ha ridisegnato la storia e gli equilibri politici, ha fatto ristampare le carte geografiche con nuovi stati dal nome difficile; popoli nuovi si sono affacciati sulla scena del mondo, liberi finalmente dal giogo comunista. Verso la nuova Europa Caduto il regime che li opprimeva e li privava della libertà, letteratura, arte e religione loro proprie, hanno finalmente fatto sentire la loro voce, e la nostra vecchia Europa si è allargata nell’Unione europea. Il loro arrivo non è stato sempre salutato con entusiasmo e l’Occidente si è preoccupato più della libera NON VADA A FONDO LA SOLIDARIETà La voglia di vivere più forte di ogni ciclone p. MARCELLO STORGATO, sx S abato 26 settembre 2009 il tifone Ketsana, chiamato anche Ondoy, ha devastato vaste regioni delle Filippine abbattendosi soprattutto sulla città di Marikina, una delle aree periferiche di Metro-Manila, dove vivono i saveriani. Padre Emanuele è scioccato. I racconti dei testimoni fanno venire la pelle d’oca. “Una donna annegata con il nipotino in braccio; persone folgorate dalla corrente elettrica; cadaveri trascinati dalle acque insieme alla plastica; famiglie portate via con le loro casette; un cane che annaspa, legato con la catena al canile di legno galleggiante... Dall’alto dei tetti le case apparivano come isole che si diradavano man mano che l’acqua saliva... Al mattino della domenica, quando l’ondata era passata, per molti non c’era più niente da cercare. Una popolazione immensa, e già povera, si era impoverita ancora di più”. Padre Giacomo si commuove nel vedere la grande solidarietà. “Per tanti studenti benestanti forse questa è stata la prima volta che sono entrati in contatto con la cruda realtà delle baraccopoli. Ma anche i ricchi colpiti hanno ricevuto la solidarietà dei poveri che li hanno tratti in salvo e li hanno aiutati a ripulire le ville dai detriti. Tutti si sono messi insieme per porgere aiuto a chi era nel bisogno”. Ma alla fine, si fa una domanda che interpella anche noi: “Con il finire dell’emergenza e del dolore, saremo capaci di unificare gli sforzi di tutti per un futuro migliore? Oppure finirà anche questa coscienza di solidarietà?”. Padre Javier racconta la storia di una madre, la signora Rowena, una cristiana convinta e attiva. È dovuta migrare dalla provincia di Bukidnon e ha trovato un buco in riva al fiume nella nostra parrocchia a Tumana. Ha tre bambini e uno in grembo. È impegnata nelle comunità di base, nel movimento “Vita famigliare” ed è anche catechista. Non è facile, ma è sostenuta dalla meditazione della Parola di Dio e in essa trova la forza e la voglia di andare avanti. Anche lei è passata attraverso la tragedia del tifone. La sua casa è stata letteralmente sommersa: l’acqua ha raggiunto i quattro metri. È riuscita a mettere in salvo la famiglia, passando il giorno e la notte sul tetto di una casa. L’ho incontrata il giorno seguente. Ripeteva le stesse domande: “Dove andremo ora? Come ricostruire un posto? Dove stare con i figli?”. Padre Javier non aveva risposte. Le ha detto: “Per un paio di settimane puoi stare nella chiesa”. Così la chiesa è diventata un luogo di rifugio per Rowena e altre famiglie. Ora che il fango si è asciugato, le famiglie sono tornate tra i resti delle loro case, per assicurarsi che nessuno occupi il posto... “Hanno solo un sogno: riuscire a rendere abitabile la loro baracca. È sempre lo stesso Gesù che percorre le strade del mondo cercando un posto dove stare”. Padre Emanuele e gli altri saveriani a Manila chiedono la nostra solidarietà per ridare un tetto alle famiglie più povere che hanno perso tutto, eccetto la voglia di continuare a vivere ■ con un po’ di dignità. Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. P. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore Responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia circolazione dei capitali e delle merci che non di quella delle persone. Già all’indomani della caduta del muro Giovanni Paolo II, al quale giustamente si attribuisce tanta parte di questo insperato capovolgimento, aveva previsto che la sconfitta del socialismo reale non autorizzava a parlare di trionfo del sistema capitalistico, proprio per le ingiustizie che anch’esso alimentava. Tuttavia, celebrare il ventennale della caduta del muro significa riconoscere che anche sistemi, all’apparenza immutabili, si possono cambiare e i problemi, anche incancreniti, possono trovare una soluzione positiva. Per questo dobbiamo salutare con riconoscenza questo ventennio di costante, anche se lento, progresso del nostro rinato continente. Altri muri da abbattere Questa celebrazione ci rende ancora più consapevoli del dovere e della possibilità che abbiamo di far cadere altri muri che dividono popoli che pure sono chiamati da Dio a vivere in comunione. Pensiamo al “muro della vergogna”, che separa i palestinesi dagli israeliani e impedisce di esercitare i loro diritti-doveri umani. Oppure al “muro della nostra paura”, che respinge i più poveri e li estranea da noi, rendendo loro impossibile sognare un futuro migliore per le loro famiglie e per l’umanità. Pensiamo anche ai tanti muri che si alzano tra etnie e nazioni, che noi contribuiamo a mantenere con la nostra indifferenza e, infine, ai muri all’interno della nostra società e delle nostre famiglie. Per abbattere tutti questi muri viene ancora il nostro Salvatore. “Egli è la nostra pace, colui che per mezzo della sua carne e cioè per mezzo della croce - di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14). In questo Natale, Gesù viene a chiedere a tutti noi, suoi discepoli, di far cadere - con la pazienza cristiana e con la tenacia missionaria - quelle divisioni che continuano a dividere il nostro mondo tra buoni e cattivi, tra i nostri e gli altri, tra chi è come noi e chi è diverso da noi. Solo lui è in grado di darci la vera pace. Attenzione alla coerenza! Non succeda di nuovo che gli chiudiamo la porta in faccia o lo mettiamo fuori, come è successo a Betlemme. A qualcuno il Signore dà fastidio o fa paura! Attenzione però alla coerenza: non è sicuro che coloro che vogliono il Crocifisso alle pareti, lo vogliano davvero anche nella vita. Che senso ha mantenere il Crocifisso se esso è solo un simbolo della nostra cultura, e se la sua presenza non ci porta ad amare tutti, anche i diversi da noi, consentendo a tutti di vivere quell’umanità che egli ha accolto e per la quale è morto? La stalla di Betlemme non aveva muri e i pastori vegliavano all’aperto. Perciò il Bambino e i pastori si sono incontrati, per la gioia e pace di tutti. Facciamo cadere altri muri, per celebrare insieme un Santo Natale ! ■ 2009 dicembre n. ANNO 62° 11 Maria diede alla luce il figlio, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro. è Natale: diamo un posto a Gesù ! 2009 DICEMBRE m is s ion e e spirito L’icona della missione Paolo, crocifisso con Cristo Le tappe della sua spiritualità missionaria una visione plausibiO ffrire le della spiritualità di una persona è difficile, se non impossibile: occorre vivere a lungo insieme, condividendone pensieri ed esperienze, prove e scoperte. Ancor più per Paolo, da noi lontano nel tempo. Ci provo, seguendo lo Spirito della missione, che ha spinto l’apostolo a predicare il vangelo in luoghi nuovi. Innanzitutto la sorgente: cos’è che “incanta” Paolo, cosa scopre? Una risposta è in Galati: “Quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti…” (1,15-16). Dio rivela a Paolo che il Figlio abita in lui. Qualcosa che Paolo non sospettava, inabitato com’era dallo zelo per il suo popolo e per le tradizioni dei padri. Paolo scopre che al centro del suo essere c’è il Figlio di Dio, che vuole insegnargli un modo nuovo di essere e di agire. Ma cosa vuole Cristo da Paolo? Egli è stato crocifisso, è morto. Com’è possibile sapere cosa voglia veramente? Paolo scopre proprio questo: l’inter- pretazione che Gesù dà alla propria morte - “Questo è il mio sangue che io verso per tutti in remissione dei peccati” - è quella giusta. Le cose stanno proprio così: “Dio non ha risparmiato il suo Figlio, ma lo ha dato per tutti noi”. Paolo scopre tante cose. Da questa conferma divina di Gesù deriva tutta una serie di scoperte, che portano alla missione. “Sono stato crocifisso con Cristo” (Gal 2,20). Un’azione avvenuta nel passato, i cui effetti durano fino al presente: sono stato crocifisso e lo sono tuttora. Quando è avvenuto questo? Quando Cristo è stato innalzato in croce, perché - come lui stesso dice - innalzato, egli attira a sé, sulla croce, tutti gli uomini. Morendo per loro li ha posti nella sua stessa condizione. L’atto di Cristo attira a sé Paolo come un vortice, ed egli vi precipita dentro: “Vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Perciò Cristo diventa il principio vitale del mio essere. Paolo ci pensa spesso, perché è un pensiero troppo CARISMA è MISSIONE UN FANCIULLO “EXTRA” p. ALFIERO CERESOLI, sx è 2 p. FABRIZIO TOSOLINI, sx nato a Betlemme, in Giudea, da una coppia proveniente dalla Galilea: due regioni dello stesso impero, ma ben distinte. Diversi sono i governanti, Erode e Quirinio; diversi il dialetto e l’accento, subito riconoscibili. Anche la samaritana riconosce Gesù dal modo di parlare e vestire. Può un bambino dare fastidio, disturbare la pace o minacciare il potere? Eppure, alla sua nascita, un politico - ce ne sono tanti anche oggi - lo sospetta e decide: semplice, basta eliminarlo. Sono così create le condizioni perché debba andarsene. Una fuga verso una terra straniera e sconosciuta. Ancora migranti, questi due sposini della Galilea; anzi ora sono tre: Giuseppe, Maria e il Bambino. In Egitto la famiglia di Nazareth è di nuovo “extra”. Tutto è diverso: clima, terra, religione, lingua. Giuseppe deve trovarsi un lavoro. Qui - gli avranno detto - ci sono già tanti falegnami; perché dar lavoro a uno straniero ridicolo, con le treccine da ebreo osservante? Il vangelo non dice come Giuseppe fu accolto; neanche dice che fu respinto. Decide lui stesso di tornare in patria, quando il Signore glielo dice. Questo Bambino straniero, anche solo per essere su questa terra - perché viene dall’Alto, sua vera patria - non darà più fastidio fino a quando inizierà ad andare per le strade della sua terra a dire (che pazzia!) che tutti, uomini e donne sono uguali agli occhi di Dio; fratelli e sorelle tra loro, figli e figlie dello stesso Padre. Fino a quando, scendendo dalla montagna delle beatitudini, incontra gli esclusi: donne e indemoniati, lebbrosi e peccatori. Non darà fastidio fino a quando dirà che la persona vale più del sabato, mangerà con i “peccatori”, dirà che la preferenza dei profeti è andata a due stranieri: la vedova di Serepta e il suo ultimo pugno di farina, il lebbroso Naaman venuto della Siria e guarito nell’acqua del Giordano. Allora cominciano i guai: i compaesani vogliono buttarlo giù nel burrone; i farisei vogliono lapidarlo; i sacerdoti cercano di farlo fuori... Insomma, è meglio eliminare questo tipo strano, sbarazzarsene e starsene in pace. Vivere il Natale è accogliere questo Bambino, nel volto e nella vita di tutti i bambini del mondo, senza guardare al colore, alla lingua, al luogo di nascita... Tutti. Vivere il Natale è contemplare questo Bambino e lasciarsi meravigliare e incantare dall’amore del Padre per tutti e per me. Questo è il vangelo del Natale: “Vi annuncio una grande gioia: è nato il Salvatore!”. È nato per tutti e per me. Come i pastori, ogni discepolo-missionario deve lodare Dio e raccontare “tutto quello che ha udito e visto”. ■ Martirio di S. Paolo - Rupnik, Vaticano strano, come lo è per noi oggi. Riflettendo, scopre l’origine della scelta di Gesù: il suo amore per noi. Scopre il dono che riceve: il suo Spirito. Scopre le implicazioni dell’intenzione di Cristo: tutti siamo morti; tutti stiamo sulla croce; avendo già subito la condanna, ora aspettiamo la risurrezione. Questa scoperta diventa spinta, urgenza dell’annuncio: far conoscere a tanti Colui che è morto per loro. Paolo fa anche un’altra scoperta: quella della potenza divina della Parola. La Parola che il mis- sionario annuncia in luoghi dove Cristo non è ancora conosciuto, rende presente la risurrezione nella vita di coloro che ascoltano, creando rapporti nuovi, basati sull’amore scambievole. D’altra parte, la stessa vita della comunità diventa voce forte, attraente, irresistibile nell’ambito del gruppo umano dove si trova. Fino all’ultima tappa. Ogni spiritualità apre una via che giunge alla meta passando per diverse tappe. Anche la missione conduce Paolo per diverse tappe, fino alla consumazione piena: dagli entusiasmi giovanili alle fatiche e all’avventura di portare la fede in mondi nuovi, ai contrasti con altri modelli di fede e di missione, alle persecuzioni e al rischio di morte, fino a vedere e desiderare che le comunità si facciano responsabili dell’evangelizzazione, continuando la sua opera, ma anche lasciandolo indietro... Paolo passa per tutte queste tappe, fino ad affrontare il passo supremo: il martirio. Per lui è fonte di gioia, perché così glorificherà Cristo: “come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia”. E anche perché sente che lo spirito della missione sarà sempre ricco nella chiesa che vivrà dopo di lui: “Anche se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me” (Fil 1,20; 2,17-18). Si potrebbe dire che è tutto qui: “caritas Christi urget nos la carità di Cristo ci spinge”. Ma questa bella spiritualità di Paolo deve essere vissuta; solo così può essere compresa, assaporata, gioita. ■ Paolo e noi: per un’applicazione missionaria • Ho mai pensato che anch’io potrei parlare dell’amore di Cristo al- le persone che conosco, e che forse hanno bisogno di una parola di speranza? • Quanto mi sforzo di vivere alla presenza di Cristo, di percepire il suo desiderio che tutti siano salvati e felicità? • Ho fiducia nella potenza della Parola: quella detta a voce e quella vissuta? La missione CHIAMA Profondamente commosso missionario! Sì, è una G esù lettura vera della sua per- sona e del suo messaggio. Gesù è mandato dal Padre per noi che abbiamo fame e sete di luce e di amicizia, necessità d’imparare ad amare per essere felici. La sua venuta è un’immissione di vita per l’umanità, per tutti i popoli della terra, chiamati a superare fratture e violenze (il peccato) e a costruire rapporti di fraternità. Certo, è un missionario unico: è il volto umano di Dio. Il dono della redenzione scende come pioggia sul terreno arido ed è offerto a tutti. Penso soprattutto alla vocazione di Gesù e sono profondamente commosso. È il Signore, ma è anche uomo come noi, fratello di ogni uomo e donna. Ho ascoltato più volte il racconto di chi torna dalla sua terra. Mi sembra di cogliere qualcosa della sua umanità pensando ai luoghi che mi hanno descritto, alle strade, ai campi, al lago di Galilea, alla fontana della Vergine a Nazareth, agli ulivi di Gerusalemme, alla strada stretta della croce. Gesù nasce nella semplicità, in una delle grotte che ancora oggi - così mi hanno detto - si vedono a Betlemme. Cresce nel piccolo centro di Nazareth: bimbo, giovane, lavoratore. Tra la gente, insieme a tutti. Gesù missionario è sempre in movimento. “Dovunque giungeva in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze…”. Chiama i primi quattro discepoli: “seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. È una con-vocazione. Un invito incondizionato, legato all’atto di fede nella sua persona, che implica attaccamento a lui e alla sua missione. Non nasconde i rischi e i disagi dell’itineranza evangelica: allo scriba che vuole seguirlo, risponde: “Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. La chiamata a seguirlo (sequela) è rivolta al singolo, ma la missione è affidata a tutto il gruppo. La formazione avviene “stando con Gesù”. Insegna che nella sua comunità “chi vuol essere primo, sia ultimo di tutti e servo di tutti”. Lava i piedi ai discepoli, mostrando in modo evidente lo stile della sua comunità: il servizio, il dono di sé, una famiglia riunita attorno a lui, dove regna la coBambino salvato dalle acque del tifone a Manila INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE I popoli della terra riconoscano nel Verbo Incarnato la luce che illumina ogni uomo e aprano le porte a Cristo, Salvatore del mondo. I bambini siano rispettati e amati, e mai siano vittime di sfruttamento nelle sue varie forme. Conforti: ”Gesù è il sole di giustizia che sorge nel mondo”. p. siLVIO TURAZZI, sx munione: perché “tra voi siete tutti fratelli”. Una comunità che si edifica e rinasce, sul perdono e l’amore reciproco. Gesù, missionario del Padre, ascolta la gente, vive i problemi di tutti, sente compassione delle folle stanche e sfinite. Dialoga con la donna samaritana, libera la figlia della donna cananea (pagana) che chiede le briciole dei figli. Guarisce i malati. Ha bisogno degli altri, dei dodici e delle donne che li assistono con i loro beni. Gesù annuncia un Dio che ama, che fa il primo passo e offre un rapporto nuovo e personale di amicizia verso tutti, gratuitamente, senza tener conto se l’uomo lo meriti o no. Gesù che è Dio, si è incarnato partendo dagli ultimi. Oggi non possiamo dimenticare tutti coloro che godono di poca considerazione: migranti, donne di strada, ragazzi delle periferie... A Gesù non importa né il successo né l’insuccesso. La sua passione è di essere Uno con il Padre, donando la vita per la salvezza: gioia libertà - pienezza per tutti. Per capire il missionario Gesù bisogna diventare semplici, capaci di ascolto, disposti a collocarsi con lui nel vero centro della vita, oltre se stessi, per diventare dono. In relazione bella con gli altri. Certo con una natura ferita e limitata come la nostra, siamo chiamati a camminare controcorrente, portando come lui la croce. Ma è anche la scoperta del tesoro nascosto da godere e da condivi■ dere con tutti! 2009 DICEMBRE V ITA SAV ERIANA Manila dopo il tifone “Ketsana” Una scelta missionaria ancor più convinta S ei mesi fa noi saveriani abbiamo accettato con convinzione e decisione la parrocchia “Nostra Signora di Guadalupe”, in una periferia della grande metropoli di Manila, perché, tra quelle che ci venivano offerte, era la più “bisognosa di cure”. La parrocchia sarebbe nata con la nostra presenza, separando la zona più povera da un’altra grande parrocchia. Sono tre grandi agglomerati, di cui due abitati da baraccati e un altro con gente un po’ più benestante, con una popolazione di circa 90.000 persone. Non c’è una casa parrocchiale, non c’è una chiesa e nemmeno il posto su cui costruirla. Noi tre saveriani - p. Javier Mexicano, p. Alex Rodríguez (messicani) e p. Emanuele Borelli (italiano) - viviamo in una casa presa in affitto. In cammino con i poveri Come in tutte le zone povere, forte è la presenza di varie chiese e sette in cerca di adepti tra la gente bisognosa, immigrata dalle province, sradicata e travolta dalla vita confusa della grande metropoli di cui, volenti o no, si fa parte e si respira la mentalità, anche se alloggiati in baracche. Ci sono alcuni quartieri di musulmani, anche loro immigrati nella nostra zona e poveri come tutti gli altri. È una sfida seria per noi missionari, che vogliamo essere compagni di cammino dei più poveri e di coloro che sono in difficoltà, i più esposti a perdere non solo la dignità e la coesione sociale, ma anche la fede e la speranza, alla deriva e ai margini delle grandi megalopoli moderne. All’inizio di maggio 2009 abbiamo iniziato il nostro lavoro, convinti di essere al posto giusto. Abbiamo cominciato a incontrare la gente e tutti i tipi di gruppi e di associazioni, ben sapendo che solo insieme riusciremo a far fermentare questa grande massa di gente. Nei nostri sogni c’era il piano di creare un luogo comunitario, con una chiesa e alcuni spazi in cui radunare e far convergere la gente e le attività. Il sabato della catastrofe Ma poi, sabato 26 settembre 2009, è arrivato il grande tifone, EMANUELE, JAVIER e ALEX, sx che ha cambiato il volto di tutta la zona, che ha portato via quasi tutto, specialmente alla maggioranza dei baraccati lungo il fiume. La gente ha perso tutto: lo stesso destino per poveri e ricchi. Ci sono volute due lunghe settimane per riuscire a ripulire le case, perché non c’era acqua né elettricità, o non si riusciva a raggiungere le case perché le viuzze erano piene di fango e detriti, un ammasso di cose rotte e inservibili. Tuttavia la generosità di molti, provenienti da altre comunità, ha risvegliato il desiderio di vivere della nostra gente. Insieme hanno ripulito gli edifici scolastici, le chiese e le strade, per mettere un po’ di ordine in quello che rimaneva delle loro case. Impoverita e malata, questa gente lavora tutto il giorno e, alla sera, molti vengono a celebrare la loro fede alla Mensa del Signore. Questi sono i segni di speranza in mezzo a tanta devastazione. Sopravvivere insieme Siamo ancora più convinti che I tre saveriani della nuova parrocchia in periferia di Manila (da sinistra): il mantovano p. Emanuele Borelli e i due messicani p. Javier Mexicano e p. Alex Rodríguez; hanno ripulito dal fango l’ufficio parrocchiale e sono pronti a ricominciare la scelta di venire qui sia stata giusta. Siamo sopravvissuti insieme e abbiamo ricominciato insieme, con l’aiuto di tanti fratelli e sorelle che si sono sentiti solidali e ci hanno sostenuto. Per questo ringraziamo Dio e gli chiediamo di moltiplicare questa gente generosa e attenta ai bisogni degli altri. Ora sappiamo che tutti dovranno lottare per rifarsi una casa, trovare un lavoro e riprendere il cammino. Ma sappiamo anche che dovremo trovare tanta forza d’animo per non mollare mai, anche quando altri tifoni arriveranno a sconvolgere la vita di queste famiglie che, per mancanza di altri posti, sono costret- ti a costruire le proprie baracche lungo i canali di Manila. Siamo più che mai convinti di rimanere qui e camminare con loro. Al momento vorremmo aiutare almeno un migliaio di famiglie, quelle più miserabili, dando otto lamiere per farsi un tetto, con l’aiuto dei buoni samaritani che si sentiranno solidali e ci aiuteranno (“piccolo progetto” a pagina 7). Per il futuro dovremo ripensare il piano per la chiesa parrocchiale e gli spazi comunitari. Dovremo farli in modo tale che, in caso di alluvione, possano essere un rifugio sicuro per la gente. La casa di Dio diventi, nell’emergenza, la casa del suo popolo. ■ UN REGALO DI P. FASOLINI stività natalizie un regalo che scalda il cuore. (Richiedere a: [email protected] - tel. 030 3772780, int. 2). ■ LAICATO SAVERIANO Missionario fa rima con bancario? ALESSANDRO ANDREOLI Sono tornato in Ecuador dopo quattro anni per il progetto “Microfinanza campesina”. Nel progetto è coinvolta la banca dove lavoro, in collaborazione con Fepp, un’istituzione sociale di ispirazione ecclesiale che da oltre 35 anni lavora per favorire il riscatto dei poveri ecuadoregni. È stato molto di più di un viaggio di lavoro, soprattutto sul piano umano e di fede. Incontrare situazioni in cui i poveri cercano il proprio riscatto, con determinazione e sudore, è stato davvero educativo. Aiuta a relativizzare i nostri problemi e capricci. Il motto del Fepp dice: “Con inteligencia, sudor y amor, cambiamos el Ecuador”. Non credo ci sia bisogno di tradurre. Uno slogan efficace, che rappresenta la sintesi di un impegno umile e appassionato, e che coinvolge tante persone e realtà composte da piccole cooperative agricole e artigianali, sostenute e finanziate dalle cajas rurales - le casse rurali o banche di villaggio: banche dei poveri. Per me, che da 11 anni lavoro in una di queste casse rurali (che in Italia oggi si chiamano BCC - banche di credito cooperativo), andare in Ecudaror e vedere un mondo che lavora per il proprio riscatto, è stato come rivitalizzarmi. Come laico saveriano, ho ri-scoperto un volto nuovo e possibile per fare missione: il volto evangelico del credito come strumento reale ed efficace per aiutare la gente a uscire dalla condizione di povertà. Insomma: la finanza per l’uomo, e non la finanza fine a se stessa. La cosa più bella è che queste persone mi hanno contagiato con la loro passione, la loro voglia di riscatto e la loro fede. Una fede semplice e profonda, che muove il loro agire e li fa sentire comunità, con l’orgoglio di fare insieme! Spesso parliamo di “microcredito”. In Ecuador si parla di “finanza popolare”. È un concetto nuovo, ben sintetizzato nel motto di queste cajas rurales: “la plata de los pobres para los pobres - il denaro dei poveri per i poveri”. Una ricetta semplice, ma rivoluzionaria: i poveri mettono insieme i propri risparmi (a volte non più di un dollaro al mese) in queste banche di villaggio, per accordare piccoli prestiti con cui avviare piccole attività produttive e diventare artefici del proprio sviluppo. Un dollaro per noi è niente; ma con 10 dollari di credito in Ecuador si può fare qualcosa di valido! Una frase ho sentito ripetere spesso da chi ci accompagnava: “Qui con poco si fa molto”. È vero! Per qualche incredulo forse è solo utopia, ma i poveri dell’Ecuador oggi ci insegnano che forse il sogno si sta già realizzando. E se il vangelo è buona notizia, allora anche questo è... un pezzo di vangelo! Perciò lo dico anche a te che stai leggendo. Se vuoi, puoi sostenere anche tu questo progetto di riscatto: è una missione fatta in modo un po’ originale. Per informazioni, Alessandro Andreoli: 349-0580330 oppure [email protected] SUPERIORE RIPETENTE Con la partecipazione del superiore generale p. Rino Benzoni, in novembre i saveriani in Giappone si sono riuniti per il XIII “capitolo”, che si celebra ogni quattro anni. Hanno riflettuto sul loro lavoro missionario e hanno scelto alcuni obiettivi nuovi e stimolanti per il futuro. L’11 novembre hanno eletto la nuova “direzione”, così composta: p. Pier Giorgio Manni è riconfermato superiore; p. Flavio Besco è il vice; p. Claudio Codenotti, p. Giovanni D’Elia e p. Alessandro Turco sono consiglieri. La “conferma” del superiore è segno di stima. Ma p. Manni commenta così: “È facile scaricare sulle spalle degli altri l’onere di pensare e lavorare per tutti. Mi sento come un «ripetente». Mi avessero «bocciato» sarebbe stato meglio, anche perché l’anzianità indurisce le facoltà mentali e impedisce l’ingresso della fantasia e del coraggio. Avevo ordinato le carte per lasciare il posto e pensare ad altro. Ora non so dove mettere le mani e la mente per ricominciare. Dovrò farmi sistemare i denti, curare gli acciacchi e pregare il dono della sapienza, della pazienza e della costanza”. ■ S’intitola “Il verde tenero delle foglie” l’ultima fatica letteraria di p. Ettore Fasolini, saveriano bergamasco, scrittore e già direttore di “Missionari Saveriani”. Il libro, edito dall’EMI, racconta la storia della famiglia di p. Ettore, dalle radici, allo sviluppo, fino al suo sbocciare. I venti capitoli sono scritti in una forma chiara, comprensibile a tutti, adatta proprio alle famiglie. E ai suoi genitori, Francesco e Anna, p. Ettore ha voluto dedicare questo libro pieno dei profumi di casa. Scrive p. Fasolini: “Noi tutti siamo un unico albero: tanti rami, ma un’unica radice. Quando le foglie cadono , vanno a posarsi ai piedi dell’albero, ma poi spunteranno foglie nuove”. “Il verde tenero delle foglie” è offerto agli abbonati di “Missionari Saveriani”, per euro 9, spedizione inclusa. Per le fe- La nuova direzione dei saveriani in Giappone 2009-2013 (da sinistra): p. Turco di Udine, p. Besco di Vicenza, p. Manni di Novara (superiore), p. D’Elia di Taranto, p. Codenotti di Brescia PINOCCHIO IN BANGLA Padre Marino Rigon, 85 anni il prossimo 5 febbraio, non dà cenni di stanchezza, anzi, sembra accelerare il ritmo della mano che continua a scrivere quello che la mente concepisce. Ultime sue produzioni nella lingua di Tagore - il bengalese - sono: Samarpita (Colei che si è offerta), meditazioni sulla vita della Madonna: 106 pagine, dedicate a sua madre Italia, pubblicate in Bangladesh a settembre 2009, con disegni dello stesso autore. Pinocchio, l’uomo di legno, traduzione dall’originale del Collodi, con le illustrazioni di F. Faorzi e adattamenti dello scrittore bengalese Tareq Reja: 205 pagine, pubblicate a ottobre 2009. Il libro è dedicato all’ambasciatore d’Italia in Bangladesh, dr.sa Itala Occhi, che ha voluto farne dono agli studenti bengalesi. Anche p. Silvano Garello recentemente ha pubblicato un’edizione in bengalese del famoso libro di p. Matteo Ricci, Dell’amicizia (in Italia, pubblicato nel 2005 da Quodlibet di Macerata). Non ci resta che attendere altre gradite sorprese da questi nostri scrittori e missionari di Cristo! ■ 3 2009 DICEMBRE LE TRE FASI I BAMBINI NON SONO UN “ADDOBBO” p. SAVIO CORINALDESI, sx Una storia di oltre 165 anni seppe che lavoravo nelle Pontificie opere missioQ uando narie (POM) il bravo parroco si entusiasmò. - “Caro padre, gran cosa questa infanzia missionaria! L’ho vista in azione nella parrocchia vicina: in occasione della festa del Corpus Domini, accanto al baldacchino, tutti quei ragazzi con le tuniche colorate; verde, rosso, azzurro, giallo e bianco. Uno spettacolo! E subito mi sono detto: la voglio anch’io nella mia parrocchia”. Il confratello era così infervorato che non mi guardava in faccia, pur essendo accanto a lui. E così non fece caso al sorriso piuttosto verdognolo con cui io ascoltavo i suoi ...“elogi”. Sì, sorriso verde, ed è ancora poco. Ridurre la gloriosa infanzia missionaria o “santa infanzia” a un addobbo di processione mi era parso davvero troppo. Non che io non dia importanza alle processioni. Ci mancherebbe altro. E sono ben contento che i bambini e i ragazzi dell’infanzia e dell’adolescenza missionaria (IAM, come la chiamiamo qui in Brasile), partecipino e siano notati nelle celebrazioni della comunità. Ma non mi rassegno ad accettare che la IAM sia usata per abbellire le processioni, come se fosse un banale festone o una bella infiorata. La storia cominciò così L’infanzia missionaria è stata fondata dal vescovo francese mons. Charles Forbin-Janson, nel 1843, per rispondere alle angosciate richieste di aiuto da parte dei missionari della Cina. Le loro lettere raccontavano scene raccapriccianti di neonati abbandonati sul ciglio della strada, di genitori che “ven- MAI TROPPO PRESTO PER ESSERE MISSIONARI devano” i figli per non vederli morire di fame... La Francia di quei tempi certamente non nuotava nel benessere: basti pensare che era l’epoca in cui gli operai lavoravano 16 ore al giorno, senza nessuna protezione sociale e i ragazzini entravano nel mercato del lavoro prima ancora d’imparare a leggere e scrivere. Ebbene, è a questi ragazzini che il vescovo di Nancy chiese aiuto per soccorrere i loro coetanei cinesi. È nata così l’Opera della santa infanzia. I genitori erano invitati a “dare il nome” dei figli all’Opera, specialmente in occasione del battesimo, e volonterose zelatrici tutti i mesi passavano a raccogliere l’obolo degli iscritti. Seconda fase: francobolli e stagnola Non tardò molto ad accorgersi che i bambini potevano fare molto di più. E venne quella che possiamo chiamare la fase “dei francobolli e della stagnola”. Io stesso l’ho vissuta quando ero in seminario nelle Marche. Soldi nostri non ne avevamo. Ma cosa non s’inventa quando si vuole... Scoprimmo che la carta stagnola e i francobolli usati potevano essere venduti. E noi diventammo cacciatori appassionati di francobolli e di carta stagnola. Non fummo soli. Il papa Giovanni Paolo II, in un messaggio mandato ai ragazzi dell’infanzia missionaria nel mondo, in occasione del 160º anniversario della fondazione, scrive: “Quanti ragazzi in Europa, in America, in Asia, in Africa e in Oceania pregano e lavorano per questo stesso ideale! È stato creato un fondo mondiale di solidarietà, incrementato da offerte che giungono da ogni parte della terra. Da esso si attinge per finanziare piccoli e grandi progetti destinati all’infanzia. Ci sono bellissime storie di bambini che, per adottare a distanza loro piccoli amici, si sono fatti venditori di stelle o raccoglitori di francobolli; per liberare i loro coetanei costretti a fare i bambini-soldato, hanno rinunciato a un giocattolo o a uno svago costoso; per finanziare i libri di catechismo o per costruire scuole in zone di missione, si sono impegnati in varie forme di risparmio. E gli esempi potrebbero continuare. Sono più di tremila i progetti che i bambini missionari stanno finanziando con i loro contributi. Non è un vero miracolo dell’amore di Dio, vasto e silenzioso, che lascia un segno nel mondo?” (6 gennaio 2003). Uno dei preziosi effetti collaterali di quelle attività “commerciali” fu l’interessamento per le missioni. Fin da piccoli leggevamo con passione le riviste missionarie, mantenevamo corrispondenza con i missionari e la loro visita nei seminari e nelle parrocchie era attesa e gradita come una festa. Terza fase: evangelizzare i coetanei Sono passati tanti anni da quella bella esperienza in seminario. Ho ritrovato l’infanzia missionaria sul mio cammino dieci anni fa, dopo più di trent’anni vissuti in missione. Anzi, non l’ho trovata sul mio cammino; in un certo senso, me la sono trovata sulle spalle. Incaricato di seguire la formazione degli I ragazzi missionari di tutta Europa hanno incontrato il Papa il 30 maggio, assistenti adulti dei ragazzi dell’infanzia missionaria, mi sodurante un pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo no imbattuto in un grande “cantiere”. Dopo essere stata per un secolo e mezzo praticamente assente qui in Brasile, l’Opera stava partendo con un nuovo travolgente impulso. p. PIERO PIEROBON, sx In quel momento mi è stato di granIl fondatore dell’infanzia missionaria mons Forbin Janson, nel de conforto il messaggio del Papa so1843, chiedeva ai bambini “una preghiera al giorno e un soldo al pra citato. Giovanni Paolo II proponemese”. Oggi la coscienza missionaria della chiesa accentua l’imva ai ragazzi - e quindi a noi animatori portanza della Parola di Dio e l’attenzione al mondo. Perciò ai adulti - quattro cose: “ragazzi missionari”, oltre a preghiera e solidarietà, chiediamo - un programma: che ha come fonl’ascolto del vangelo per condividerlo con gli altri, e la mondialità damento la preghiera, il sacrificio e i per conoscere le culture dei popoli. Sono impegni urgenti ai nogesti di solidarietà concreta; stri giorni. Fondamentale è il protagonismo dei ragazzi: sono loro - un impegno: diventare evangelizi principali attori dell’impegno missionario verso i loro coetanei. Il 30 maggio 2009, durante il pellegrinaggio dei ragazzi missiozatori dei propri coetanei; nari europei, un ragazzo ha chiesto al Papa: “Caro Papa, tu sei il - una “filosofia di vita”: condivideprimo missionario. Noi ragazzi come possiamo aiutarti ad annunre la sorte dei bambini costretti anziIl segretario nazionale ciare il vangelo?”. Benedetto XVI ha risposto: “Collaborando con tempo al lavoro e di soccorrere l’inPoim p. Piero Pierobon, l’Opera dell’infanzia missionaria (Poim), voi appartenete a una saveriano padovano digenza di quelli poveri; solidarizzagrande famiglia che porta avanti il vangelo nel mondo. Ognuno re con le ansie e i drammi dei bamfa la sua parte e insieme siete missionari della chiesa. Avete un bel programma: ascoltabini coinvolti nelle guerre dei grandi, re, pregare, conoscere, condividere. Questo è un modo per essere missionari”. restando spesso vittime della violenza Su una cosa insistiamo molto: i “ragazzi missionari” non sono un gruppo in più nelle bellica; pregare ogni giorno perché il nostre parrocchie. Si tratta invece di vivere la spiritualità missionaria che ogni cristiano, dono della fede, che noi abbiamo ribambini compresi, ha ricevuto nel battesimo. Perciò cerchiamo di aiutare tutti i ragazzi, cevuto, sia partecipato a milioni di noattraverso gli animatori e i catechisti, a crescere con un cuore grande come il mondo. stri piccoli amici che ancora non conoIl segretariato nazionale prepara e offre vari strumenti di animazione. Ecco i principali: scono Gesù; - Sito web www.poim.it: uno spazio aperto per ragazzi e animatori con notizie, pro- una conseguenza infallibile: l’imposte, sussidi, gadget e tante altre cose. pegno missionario aiuta noi stessi a - Ponte d’oro: rivista per ragazzi, per aprire il cuore sul mondo. crescere nella fede e ci rende gioiosi - Sussidio annuale: disponibile nei centri missionari diocesani e sul sito web. discepoli di Gesù. La solidarietà verso - Animatore missionario: arriva in tutte le parrocchie ed è sul sito. chi è meno fortunato ci apre il cuore alle grandi esigenze dell’umanità. Nei Per informazioni ulteriori, chiedere materiale eccetera, contattare: bambini poveri e bisognosi possiamo Segretariato POIM - Via Aurelia 796 - 00165 ROMA tel. 06 66502644 - e-mail: [email protected] riconoscere il volto di Gesù. ■ IN ITALIA SI CHIAMANO “RAGAZZI MISSIONARI” 4 TRE STORIE QUANDO I BAMBINI IMPARANO A ESSERE DISCEPOLI p. MARCELLO STORGATO, sx N el mondo intero il 6 gennaio - Epifania del Signore - si celebra la “giornata dell’infanzia missionaria”. In Italia oggi la chiamano la “giornata dei ragazzi missionari”. In molte parrocchie ci si limita a invitare i bambini a visitare il presepio, a recitare una poesia, a fare un canto e dire una preghiera; in altre comunità i catechisti, durante il tempo di avvento, invitano i bambini alla solidarietà e a portare, il 6 gennaio, i loro risparmi ai piedi del Bambino Gesù per i bambini più poveri. Cose belle e buone. Ma l’infanzia missionaria è molto di più. Non è questione di un giorno o di un mese. I cristiani autentici sono discepoli e missionari sempre e dovunque. Anche i bambini, i ragazzi e i giovani. Perché “non è mai troppo presto per essere missionari”, appunto! Bambini e nonni sono missionari per natura. I bambini perché hanno il dono della semplice meraviglia; i nonni perché hanno il dono del saggio disincanto. Viene in mente la canzone del Povia: “Quando i bambini fanno oh, che meraviglia! Ma che scemo vedi però, che mi vergogno un po’, perché non so più fare oh”. In queste pagine pubblichiamo con immensa soddisfazione l’esperienza di un “missionario nonno”, p. Savio Corinaldesi, che ci crede davvero alla missione universale dei cristiani, a ogni età, dal giorno del battesimo in poi. Che questi racconti vengano dal Brasile non deve meravigliare: è la chiesa missionaria che regala alle nostre chiese la freschezza e l’entusiasmo per le cose serie, come sono la missione e i bambini. Ringraziamo padre Savio e incoraggiamo tutte le nostre famiglie - e i loro bambini - a essere discepoli e missionari ■ convinti. foto archivio MS / Poim IL METODO NOI IN BRASILE FACCIAMO COSì Vedere, giudicare, agire e celebrare p. SAVIO CORINALDESI, sx P enso di poter dire che tre sono le caratteristiche dei gruppi dell’infanzia e adolescenza missionaria che noi in Brasile cerchiamo di favorire e rafforzare. Il protagonismo dei bambini. I gruppi, formati da circa 12 ragazzi ognuno, hanno una loro autonomia. La direzione delle attività è partecipata e il coordinatore è un ragazzo scelto annualmente dai colleghi del gruppo. L’assistente si comporta un po’ come la mamma che sta in cucina mentre i figli giocano in cortile: interviene se e quando sorgono problemi maggiori... Il sacrificio concreto e solidale. Ci teniamo che ogni bambino faccia la sua offerta per i coetanei dei paesi poveri. Ma non permettiamo che chiedano soldi ai genitori per fare l’offerta: sarebbe l’offerta dei genitori. Il bambino deve privarsi di qualcosa che è suo (un gelato, una merendina, una bibita, un giocattolo...) in solidarietà di chi non ha nulla. La preghiera missionaria. Riteniamo necessaria una grande apertura verso i problemi dell’umanità. Se il mondo è la nostra famiglia, il mondo ci darà anche la dimensione delle nostre intenzioni e dei nostri interessi anche nella preghiera, che non può essere sempre e solo per se stessi. Un metodo formativo a 360 gradi Il metodo pedagogico scelto dall’infanzia missionaria per la formazione dei bambini è quello delle quattro aree integrate tra loro. Le esprimiamo con quattro verbi: vedere, giudicare, agire, celebrare. Ogni tema di formazione è lavorato in quattro momenti: studio della realtà (vedere); esame della realtà alla luce della Parola di Dio (giudicare); impegno per risolvere le situazioni che non corrispondono al piano di Dio (agire); verifica del lavoro fatto (celebrare). In altre parole, possiamo dire così: realtà missionaria, spiritualità missionaria, impegno missionario e vita di gruppo. Detta così la cosa può sembrare arida e macchinosa. In pratica, però, una volta che si è presa la mano, il metodo offre la possibilità di formare ragazzi che vivono al corrente della realtà che li circonda, che posseggono una spiritualità soda e fondata sulla Bibbia, che assumono impegni concreti e, infine, che fanno tutto questo in gruppo. Volete sapere se ci sono frutti? Il Papa chiedeva agli educatori dei ragazzi dell’infanzia e adolescenza missionaria (IAM) di “risvegliare la consapevolezza missionaria nei bambini, incoraggiarli a condividere la loro fede e i loro beni, e a promuovere le vocazioni missionarie dall’età precoce”. Non abbiamo statistiche né sarà facile farne. Ma qualche giorno fa, in un corso di formazione di assistenti dei gruppi IAM, ho fatto questa domanda: “Cosa è cambiato in meglio, dopo che avete cominciato a lavorare con l’infanzia e adolescenza missionaria?”. Nelle risposte c’è stata una certa convergenza. - I bambini riescono a trasformare le loro famiglie. Genitori che non frequentavano più la chiesa, su insistenza dei loro bambini, stanno tornando. - I ragazzi che raggiungono i 14 anni e perciò non possono più far parte della IAM stanno creando gruppi di “gioventù missionaria” che, seguendo lo stesso metodo e animati dagli stessi ideali, vogliono continuare il loro impegno missionario. - A scuola i ragazzi della IAM si fanno notare per una maggiore disinvoltura e per l’informazione più vasta che essi hanno sulle realtà mondiali. - In chiesa i nostri ragazzi sono più coscienti, attivi e creativi. In conclusione... Siamo ben lontani dalla perfezione, si capisce. Comunque è certo che un numero considerevole di bambini e adolescenti, in decina di migliaia di comunità cristiane del Brasile, si stanno impegnando a creare un mondo dove a nessun ragazzo sia negato un pezzo di pane, una scuola, una casa, una cura medica, lo svago, la sicurezza. E tutto questo, in nome di Dio che è Padre di tutti e ha a cuore che anche l’ultimo abitante dell’angolo più sperduto del pianeta abbia la vita piena che Gesù è venuto a portarci. Vi sembra poco? ■ La corsa dei sacchi, un momento ricreativo dei gruppi d’infanzia e adolescenza missionaria, in Brasile 2009 DICEMBRE L’animazione dei ragazzi missionari fa ringiovanire tutti, ma proprio... tutti ALCUNI ESEMPI PRESI ...A CASO Felipe, Fiorella, gli scugnizzi e tanti altri p. SAVIO CORINALDESI, sx A questo punto credo che voi vi aspettiate che io porti qualche esempio concreto di quanto efficace sia l’infanzia e l’adolescenza missionaria in Brasile. Avete ragione, perché gli esempi sono spesso più convincenti di tante altre parole; e sono anche la prova che i nostri ragazzi non sono un semplice “addobbo”, ma sono capaci di essere missionari e protagonisti anche alla loro giovane età. Gli esempi sono tanti; ne prendo alcuni... a caso, come mi vengono in mente. Felipe “faccia tosta” e la sorella Marzia Felipe era il tipico ragazzo problematico: indisciplinato e dispettoso. A scuola, in casa, al catechismo e anche nella squadra di calcio. Un monello incorreggibile. Almeno fosse rimasto a casa o badasse ai fatti suoi...! Invece Felipe si cacciava ovunque ci fosse un gruppo, una squadra organizzata. Riusciva a sfasciare quello che gli altri cercavano di mettere in piedi. E così il giorno in cui la sorella Marzia ha proposto di fondare un Padre Savio Corinaldesi gruppo d’infanzia missionaria, Felipe è stato il primo a presentarsi. Data la fama che si era guadagnata, nessuno, neppure la sorella gli ha fatto buon viso. Ma Felipe, faccia tosta, è entrato a far parte del primo gruppo di infanzia e adolescenza missionaria (IAM) della parrocchia “Madonna del Soccorso” a Tupinanbá. Non ci crederete, e invece Felipe e IAM si è rivelata un’accoppiata perfetta. L’infanzia missionaria punta sul protagonismo dei ragazzi e quello che Felipe cercava, senza saperlo, era spazio: lo spazio che gli permettesse di mettere a frutto i suoi numerosi talenti. Proprio in questo gruppo lui ha rivelato le sue doti di leader. Ho incontrato Felipe al centro missionario francescano di Bacabal (Maranhão) durate un corso di formazione per assistenti dei gruppi IAM. Dalla sua bocca sono venuto a conoscere le sue peripezie, confermate dalla testimonianza di educatori e colleghi che in passato erano stati vittime della sua esuberanza. Fiorella, la droga e il papà poliziotto La famiglia della signora Flor da vari anni aveva perso... l’indirizzo della chiesa. I genitori indaffarati a racimolare i soldi per portare a fine mese la baracca; i figli indaffarati a spendere per godersi la vita. Come mai Fiorella sia cascata nelle reti dell’infanzia missionaria di São Luís non lo so. Fatto sta che oggi, nella macchina che mi avrebbe portato a Bacabal, insieme a Rachele ed Elio, dirigenti regionali dell’IAM del Maranhão, ho trovato Fiorella di otto anni e sua madre Flor. Lungo il viaggio vengo a sapere che ieri sera in casa di Flor c’è stata una gran cagnara - con spargimento di lacrime - per decidere chi delle due figlie sarebbe venuta all’incontro di formazione missionaria. Come al solito, l’ha spuntata la più piccola, Fiorella, che è tutta felice. È stata lei a convincere i genitori a prender parte alle attività del gruppo missionario. E ci hanno preso tanto gusto che adesso non solo partecipano alla vita della comunità, ma stanno organizzando un gruppo di famiglie missionarie. Come è successo? A scuola Fiorella aveva fatto amicizia con una coetanea e le due erano diventate inseparabili. L’amichetta frequentava il gruppo dell’infanzia missionaria e Fiorella l’aveva accompagnata. Ma una sera il signor Guido si è sentito chiedere dalla figlia: “Papà, cos’è uno spinello?”. E viene a sapere che la sua bambina aveva passato il pomeriggio parlando di droga, in chiesa, nel gruppo dell’IAM. “I preti che insegnano ai bambini a usare droga!”, è il sospetto di papà. “No papà. Noi nel nostro gruppo abbiamo saputo che nel quartiere ci sono ragazzi che fumano di nascosto...”, spiega Fiorella. Ma il papà è deciso: “Bella roba! Tu in parrocchia con la tua amichetta non ci vai più”. Il mattino seguente, l’assistente del gruppo si avvicina a Guido mentre saliva in macchina: “Signor Guido, sua figlia mi ha telefonato piangendo, perché le ha proibito di frequentare il gruppo”. Il papà protesta: “Non vede che è una bambina? Non voglio che diventi viziata”. L’assistente insiste: “Preferisce che sua figlia venga a conoscere il problema della droga da compagnie cattive? Se non ci diamo da fare, i trafficanti avranno buon gioco. Piuttosto, perché non viene a darci una mano?”. E il signor Guido, poliziotto specializzato nella repressione del traffico di stupefacenti, è diventato consulente del gruppo dello IAM di sua figlia. Poi, si sa, una cosa tira l’altra: il parroco gli ha chiesto di fare una conferenza ai genitori, poi ai fidanzati... Insomma, tutta la famiglia è ora inserita nella vita parrocchiale. Gli scugnizzi di Riachão: “Mamma, vieni con noi?” Alcuni anni fa il governo aveva deciso di costruire una diga sul rio Mearim. La costruzione ha messo in subbuglio tutta la regione che soffre di miseria cronica. Durante il boom della costruzione i soldi sono circolati in abbondanza, migliaia di disoccupati sono accorsi da ogni parte. Ma senza infrastruttura, la cittadina è divenuta un’immensa baraccopoli. Terminati i lavori e finita la speranza di un impiego, chi ha potuto se n’è andato, ma i più poveri sono rimasti e Riachão si è trovato ancora più miserabile. Ebbene, nella disperata comunità di Riachão un gruppo di ragazzi dell’infanzia missionaria, alti due spanne, ha cominciato a farsi notare. Guidato da un’adolescente di 14 anni, ha convocato i genitori: “Mamma, domani noi dell’infanzia missionaria andiamo a visitare i bambini dell’ospedale. Per entrare dobbiamo essere accompagnati da alcuni genitori. Vieni anche tu?”. “Papà, mi fai una colomba di cartone per il teatrino di sabato?”. “Papà, mamma, perché non venite a Messa? Domani tocca a noi del gruppo”. “Devo fare una preghiera con le parole di Gesù sulla croce. Papà, mi aiuti?”... E le mamme hanno cominciato ad accompagnare i figli, i papà si sono prestati a fare dei lavoretti... e tutti hanno finito per andare al teatrino, all’ospedale, alla Messa. Bravi questi ragazzi dell’infanzia missionaria! ■ PER UN MONDO DI FRATERNITà p. ALFIERO CERESOLI, sx La nostra parrocchia di “Nossa Senhora Aparecida” a Hortolândia, in Brasile, è composta da 13 comunità. Ogni comunità conta in media 6.000 abitanti, non tutti cattolici. A ogni livello (piccoli, giovani, adulti, coppie di sposi...) cerchiamo di creare attività che possano costruire e far crescere la comunione e la fraternità. Il programma del beato Conforti di fare del mondo una sola famiglia in Cristo viene così realizzato tentando di fare della comunità parrocchiale una scuola di comunione. Anche i gruppi di infanzia e adolescenza missionaria (IAM) seguono questo programma e sono un esempio per la loro spiritualità e metodo, che mirano a costruire rapporti di fraternità universale. La gimcana missionaria è una delle attività più interessanti: coinvolgono i ragazzi con le famiglie e la comunità intera. In cinque comunità i gruppi IAM sono particolarmente fiorenti. Ognuna rappresenta un continente, e tutti partecipano in modo attivo. La competizione inizia un mese prima in tre grandi aree di impegno. La carità: i ragazzi vanno di casa in casa chiedendo generi alimentari da distribuire ai poveri. Ogni chilo o litro vale 5 punti! Organizzano anche visite ai malati, anziani e portatori di handicap; ogni visita vale 10 punti! L’informazione. Ogni squadra deve studiare il proprio continente. Devono preparare anche una rappresentazione teatrale sul continente loro assegnato. La ricreazione. Il giorno della festa si fa il conteggio dei punti, con la rappresentazione, le gare e le risposte alle domande fatte dalla giuria. Il trofeo è un pezzo di legno con alla base una palla di polistirolo pitturata come un mappamondo. La nostra povertà non ci permette di più. Ma Il vero trofeo è l’allegria di stare insieme, per formare un’unica famiglia e sognare un mondo fraterno. Per dirla con il beato Guido Conforti, nel nostro piccolo e con i piccoli vogliamo saziare la sete del mondo che è sete di giustizia, verità, pace e amore. 5 2009 DICEMBRE il mon d o in ca sa SUD/NORD NOTIZIE Facile lavarsi le mani... C’è denaro e denaro ● Costa d’Avorio: ignobile baratto. La multinazionale “Trafigura”, responsabile di aver scaricato illegalmente rifiuti tossici ad Abidjan nel 2006 e di aver provocato l’intossicazione di migliaia di persone, ha firmato un’intesa con i legali di 31mila querelanti ivoriani: una somma di denaro in cambio del loro impegno a non proseguire l’azione giudiziaria contro l’azienda. Sarebbero oltre 100mila gli abitanti intossicati che subiscono ancora oggi le conseguenze (bambini con malformazioni, cefalee, disturbi ormonali, problemi alla vista). Secondo l’associazione delle vittime, “parte delle 528 tonnellate di scorie pericolose giace ancora in un sito a nord di Abidjan e ogni volta che piove si verificano emanazioni”. ● Obiettivi... sfumati? Un rapporto di Pax Christi International su “Spese militari e aiuto internazionale” ha calcolato che basterebbe il 4% delle spese mi- pagina a cura di DIEGO PIOVANI litari mondiali del 2008 per garantire il bilancio annuo necessario a raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio. E un aiuto globale di 40 miliardi di euro l’anno consentirebbe di raggiungerli entro il 2015. Una cifra così alta diventa misera se paragonata ai soldi spesi nel 2008 nel mondo per scopi militari: oltre mille miliardi di dollari. E mentre Usa, Cina, Francia, Inghilterra e Russia sono ai primi posti nella classifica delle spese belliche, soltanto cinque paesi nel mondo (Svezia, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi) hanno rispettato nel 2008 l’impegno a dedicare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo. ● Vertice Fao: nessun impegno. Contadini, pescatori, donne e giovani, rappresentanti dei popoli indigeni e delle ong internazionali, riuniti a Roma per un incontro parallelo a quello della Fao, hanno espresso grande de- lusione per la dichiarazione finale del vertice. “È uno strumento vuoto di ogni impegno concreto per affrontare con politiche e risorse adeguate lo scandalo del miliardo di persone che soffrono la fame”, dice Sergio Marelli, presidente dell’Associazione ong italiane. Sono state perfino omesse le scadenze e le promesse di fondi necessari a sostegno dell’agricoltura. ● Vertice Fao: pillole. Del vertice Fao 2009 ricorderemo il messaggio del Papa quasi ignorato (un discorso forte e chiaro che ha evidenziato l’urgenza di rifondare la convivenza sui diritti fondamentali di ogni uomo e il bisogno di solidarietà animata dalla carità), l’assenza dei leader del G8, le stravaganze del leader libico Gheddafi e il commento del cardinale sudafricano Fox Napier: “Aiutateci a costruire pozzi, dighe e acquedotti; degli ogm non ne abbiamo proprio bisogno”. ■ Voglia di cambiare ● Congo RD: marcia contro l’insicurezza. Centinaia di abitanti di Bukavu, esponenti della società, sacerdoti e religiose hanno manifestato pacificamente contro lo stato di “insicurezza permanente” in atto nella regione. Hanno consegnato al governatore un memorandum sul ritorno della violenza e la necessità di ristabilire la giustizia. La marcia è partita dalla piazza Christophe Munzihirwa, intitolata alla memoria del vescovo di Bukavu, nel 13° anniversario dell’uccisione. L’anno della sua morte, il 1996, segnò l’inizio di una stagione di guerra nel Paese i cui contraccolpi si sentono ancora oggi. ● Europa chiama Africa. A palazzo Madama si è svolto un in- Padre Lo Stocco e sr. Teresina Caffi, all’incontro sull’Africa, a palazzo Madama; al centro Suzanne Diku, congolese MISSIONI NOTIZIE Due premi e una mostra “Cuore Amico”: nobel missionario. È stato assegnato a Brescia il premio “Cuore Amico”, giunto alla XIX edizione. Lo scopo dell’iniziativa è valorizzare figure di missionari che con la loro vita sono testimoni del vangelo e di amore per i più poveri. Per il 2009 è stato premiato don Giuseppe Zanardini, missionario salesiano ad Asunción, capitale del Paraguay, che ha ideato la “Casa Indigena”, punto di riferimento per le famiglie degli indio di tutte le etnie. La seconda premiata è suor Vittoria Cenedese, delle suore Operaie, dal 1966 missionaria in Burundi, dove ha ottenuto l’apertura di un centro sanitario per la medicina preventiva e curativa. Infine è stata premiata Francesca Lipeti, specializzata in malattie tropicali, che lavora in Kenya dove è stato avviato un centro medico nella regione dei maasai. ● ● All’Emi il “Green Book”. Con la pubblicazione del libro “L’Anticasta, l’Italia che funziona” di Marco Boschini e Michele Dotti, l’EMI (Editrice missionaria italiana) è la prima vincitrice del premio “Green book”, istituito dalla fiera dell’editoria indipendente di Pisa e dedicato all’editore che ha dimostrato maggiore impegno e dedizione alla causa ecologica e al verde urbano. L’Emi è la casa editrice dei quindici istituti missionari presenti in Italia e operanti in ogni parte del mondo. Negli ultimi anni ha rafforzato il binomio informazione-azione, affiancando 6 contro per parlare delle guerre dimenticate e della situazione in Congo. Hanno partecipato alcuni deputati europei e tre saveriani sono stati invitati a parlare come testimoni: p. Lo Stocco, p. Cattani e suor Teresina Caffi. Il tema era: “Europa chiama Africa - Le nostre proposte”. Racconta p. Lo Stocco: “È stata un’occasione inaspettata per parlare di fronte a rappresentanti della politica e della stampa, spiegando quale situazione vive il Congo e cosa può fare la politica internazionale. Le guerre dimenticate ancora oggi continuano a seminare morte e paura. Spesso nascono dalla bramosia di accaparrarsi le ricchezze del sottosuolo: petrolio, uranio, oro, coltan… C’è interesse a mantenere una situazione di guerriglia per poter essere liberi di prendere ciò che si vuole”. ■ MESSAGGIO dalle chiese alla denuncia la proposta di nuovi stili di vita. “L’Anticasta” è tutto questo: gli autori hanno voluto dare una speranza di cambiamento raccontando l’Italia fatta di tante persone oneste e dimostrando con i fatti che le alternative concrete esistono. Padre Ricci: Vaticano e Shanghai. Padre Matteo Ricci, missionario per eccellenza in Cina, sarà presente all’Expo di Shanghai nel 2010. L’annuncio è arrivato durante la presentazione della mostra “Ai Crinali della storia - Padre Matteo Ricci (1552 - 1610) fra Roma e Pechino”, allestita fino al 24 gennaio in Vaticano. Per mons. Giuliodori, vescovo di Macerata, Matteo Ricci è “un modello attuale, che aiuta ad affrontare il futuro”. Nella mostra si possono ammirare dipinti, stampe, cartine, mappamondi, astrolabi, manoscritti e tanti oggetti preziosi di p. Ricci. Per celebrare il IV centenario della morte del missionario gesuita maceratese sono previsti incontri, mostre e conferenze. ■ ● Pace e ambiente ● Giornata mondiale della pa- ce. Sarà dedicato all’ambiente il prossimo messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio 2010. Il tema scelto, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, sollecita una presa di coscienza sullo stretto legame esistente nel mondo tra salvaguardia del creato e coltivazione della pace. Questo rapporto è spesso messo in discussione dai numerosi problemi che riguardano l’ambiente naturale, come l’uso delle risorse e i Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. cambiamenti climatici. Se la famiglia umana non saprà far fronte a queste nuove sfide, si corre il rischio di seminare violenza tra popoli e generazioni. Filippine sott’acqua. A fine settembre il tifone Ketsana (Ondoy in lingua locale) ha devastato vaste regioni del Paese, compresa la città di Marikina, che fa parte della metropoli Manila, dove lavorano anche i saveriani. Ecco due testimonianze. “È normale avere le strade allagate durante la stagione delle piogge, ma improvvisamente quel giorno la gente si è trovata immersa in un’inondazione che ha raggiunto il secondo piano delle case. Le macchine galleggiavano e le persone si rifugiavano sui tetti. Morte e vita sono state in lotta per 18 ore, in attesa che l’acqua defluisse” (p. Alex Rodríguez, sx). “Ricchi e poveri, gente famosa e sconosciuti, forti e deboli, tutti si sono messi insieme per aiutare chi era nel bisogno. Un corpo dolente ha scoperto di essere unito. Perché solo l’emergenza fa esplodere questo senso di responsabilità? La solidarietà dev’essere un impegno di vita, altrimenti rischia di andare sott’acqua anche lei” (p. Giacomo Rigali, sx). ■ L’ AFRICA SI è MESSA IN MOTO VESCOVI AFRICANI Dal Messaggio conclusivo della 2ª Assemblea speciale per l’Africa. L’Africa è ricca di risorse umane e naturali, ma molti sono lasciati a dibattersi nella povertà e nella miseria, in guerre e conflitti, fra crisi e caos. Tutto ciò è dovuto a decisioni di persone che non hanno nessuna considerazione per il bene comune, spesso per complicità criminale tra responsabili locali e interessi stranieri. Però ci sono buone notizie in diverse parti del continente, anche se i mezzi di comunicazione spesso si concentrano su disgrazie e difetti, piuttosto che sugli sforzi positivi. La chiesa in Africa ha il dovere di essere strumento di pace e riconciliazione, attraverso la proclamazione del vangelo. Le nostre diocesi devono essere modelli di “buon governo” e trasparenza. Dobbiamo continuare a fare del nostro meglio per combattere la povertà, grande ostacolo alla pace e alla riconciliazione. I laici sono la chiesa di Dio nei luoghi pubblici della società… L’Africa ha bisogno di “politici santi” che liberino il continente dalla corruzione e lavorino per il bene della gente. Voi donne siete spesso la spina dorsale della chiesa locale. Vi incarichiamo di essere pienamente coinvolte nei programmi per le donne dei vostri paesi, con gli occhi della fede ben aperti. I giovani non sono solo il futuro della chiesa ma il presente. Diventate strumenti di pace, trattate l’Africa con rispetto e dignità. Desideriamo anche che ci sia più dialogo e cooperazione con i musulmani e gli aderenti alla religione tradizionale africana e persone di altre fedi. Il fanatismo religioso si sta diffondendo in tutto il mondo. Il dialogo è efficace e la collaborazione è possibile. L’Africa non è impotente, il nostro destino è ancora nelle nostre mani. Tutto ciò che essa chiede è lo spazio per respirare e per prosperare. L’Africa si è già messa in moto e la chiesa si muove con lei, offrendole la luce del vangelo. ● Una storia speciale ● Jun: eroe silenzioso. Da Manila il racconto di p. Emanuele Borelli, saveriano di Viadana (MN), testimone oculare del ti- fone Ketsana. “Sabato 25 settembre anche noi saveriani eravamo accovacciati come tanti sui tetti, sotto ombrelloni e teloni per ripararci da vento e acqua. Straziava il cuore vedere inermi esposti al diluvio, donne anziane, mamme che avvolgevano nei panni i neonati, uomini infreddoliti per la pioggia battente. Qualcuno si vergognava che anche noi missionari stranieri fossimo esposti all’inondazione. Non l’avrebbero voluto. Da quel tetto, però, dovevamo Padre Borelli con Erna e la segretaria Fé sul tetto della parrocchia, sotto...l’ombrellone spostarci. Io non so nemmeno nuotare e i mezzi anfibi non arrivavano. Jun, figlio della signora Erna che era sui tetti con noi, aveva preparato una scialuppa fatta di contenitori di plastica vuoti. Così, insieme a un altro giovane, hanno portato in salvo i più deboli, fino all’approdo in una casa più alta. Alla fine della giornata è arrivato anche il mio turno: più volte ho perso l’equilibrio e sono finito con la testa sott’acqua. Solo la prontezza e l’abilità di Jun mi hanno fatto riemergere, facendomi completare il tragitto aggrappato ai fili della corrente. Jun, come tanti altri giovani, non riceverà un riconoscimento, eppure sono loro gli eroi silenziosi della nazione”. ■ 2009 DICEMBRE DIA L O G O E SO LIDARIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale SeNTIRSI PICCOLI, GRAZIE A DIO Caro direttore, sono un vostro lettore almeno da una decina di anni, sono sposato e ho un bimbo di 18 mesi. Vi voglio ringraziare perché “Missionari Saveriani” mi consente di tenere la mia fede e spiritualità un po’ allenate, dato che, nonostante sia catechista, non... mi aggiorno molto. I vostri articoli, gli spunti e i suggerimenti sono per me uno stimolo e un aiuto concreto nella vita di tutti i giorni e mi fanno sentire piccolo piccolo di fronte a quello che voi missionari fate nel mondo. Grazie. Daniele, Ancona - via e-mail Caro Daniele, ti ringrazio molto per il tuo semplice, spontaneo e sincero commento, che ci ha fatto un gran piacere, perché ci sentiamo in piena sintonia, nella fraternità della fede e della vita cristiana. È bello saperti impegnato nella catechesi ai bambini della tua comunità e siamo felici che tu possa trasmettere anche a loro quelle briciole di esperienza missionaria che leggi sul nostro mensile. In questo numero troverai due pagine intere che parlano dell’infanzia e dell’adolescenza missionaria in Brasile. È una bella iniziativa che potrai sviluppare anche nella tua parrocchia: non è mai troppo presto per essere missionari! E voglio dirti un’altra cosa: anche noi missionari siamo “piccoli piccoli”. Anzi, siamo sempre più piccoli, di fronte a questa nostra umanità che ha sempre più bisogno del vangelo di Gesù Cristo e della testimonianza forte e continua di ogni suo discepolo. Siamo tutti ancora più piccoli di fronte alla santa Trinità, che è l’unica realtà grande, immensa, misteriosa e amorosa, che tutto comprende, purifica e salva. Continuiamo dunque a sentirci in sintonia, nella stessa missione di carità e di speranza. Ricevo la vostra apprezzata rivista, intestata a mio figlio Luigi, che ha partecipato a una vostra iniziativa presso i saveriani di Salerno. Invio volentieri le offerte, perché so che vanno in buone mani, ma continuo a chiedermi come mai non offriate la possibilità di un contributo deducibile dalle tasse. Sarei molto interessato a questa opportunità e non trovo nulla di scandaloso nell’incoraggiarvi in questa scelta. Cordialmente, Antonio, Sant’Arsenio - via e-mail Caro Antonio, la tua lettera mi dà lo spunto per chiarire un aspetto che sta a cuore a tanti lettori. Prima di tutto, ringrazio tutti i nostri lettori che ci sostengono. Tutto ciò che viene offerto - sia il contributo minimo di € 8,00 per rinnovare l’abbonamento, coprendo le spese di stampa e spedizione, sia un contributo più cospicuo per sostenere i progetti presentati su questa pagina e sul sito www.saveriani.bs.it - è sempre frutto di generosità e gratuità: due virtù... non deducibili dalle tasse, ma di immenso valore per il regno dei cieli. Ma è valida e giusta la richiesta di poter “scaricare” dalla dichiarazione dei redditi quanto versato a favore di enti come il nostro, secondo la legge italiana. Purtroppo, nonostante i tentativi, non siamo ancora in grado di offrire questa opportunità. Speriamo di riuscirci presto. Un felice santo Natale a tutti ! p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE L’AGENDA BIBLICA MISSIONARIA 2010 Ogni giorno trovi un ampio spazio per scrivere impegni e incontri, ma anche appunti spirituali ed esperienze di vita cristiana. Insieme alle letture bibliche del giorno, l’agenda propone riflessioni e notizie missionarie, che aiutano a dare alla fede una visione universale. Raccomandiamo l’agenda non solo ai sacerdoti e catechisti, ma anche agli sposi e ai giovani che desiderano vivere con impegno tutto l’anno. L’agenda è disponibile in tre edizioni: • Tascabile, formato 10,5 x 15 - euro 9,00 • Plastificata, formato 14,5 x 21 - euro 12,00 • Cartonata, formato 14,5 x 21 - euro 15,00 Per i nostri lettori e lettrici, spedizione inclusa. Sconto fino al 30% per chi ordina almeno dieci copie. Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780; Fax 030 3772781; E-mail: [email protected] I MISSIONARI SCRIVONO Dal Bangladesh, il “grazie” di malati, medici e saveriani Dal 1991 i saveriani in Bangladesh svolgono un servizio prezioso per i malati e i poveri del Paese. Lo hanno fatto in maniera… professionale. Infatti, hanno convinto diversi specialisti chirurghi a venire in Bangladesh per eseguire alcuni interventi. Così da settembre alla fine di marzo di ogni anno, si alternano per operare gratuitamente i poveri che non possono permettersi l’ospedale. Questo servizio è una grande testimonianza umana e cristiana di solidarietà. Due anni fa, abbiamo chiesto la collaborazione degli amici lettori di “Missionari Saveriani” per sistemare la sala operatoria con una lampada scialitica (progetto n. 3/2008), dotandola anche di un’autoclave e di nuovi pavimenti igienici. A conclusione dei lavori, vogliamo dire “grazie” a tutti i lettori e benefattori che con i loro sacrifici ci hanno aiutato. Il Signore vi ricompensi con i suoi doni di grazia. p. Mimmo Pietanza, sx - Khulna, Bangladesh In Amazzonia, la Bibbia è... a portata di tutti Il libro “Bibbia a portata di tutti” (progetto n. 5/2009), è già in tipografia, grazie a Dio. Prevedo che entro la fine dell’anno sarà pronto per il La nuova sala operatoria dell’ospedale pubblico brasiliano. Sono molto contento perché è stata realizzata una cosa che non ci permettevamo nemmeno di sognare, grazie alla collabora- “Santa Maria”a Khulna, con la lampada scialitica donata dai lettori zione di tanta gente. Io ho fatto il lavoro di manovalanza, è vero, ma senza i contributi e le offerte di lettori e benefattori, questo volume non avrebbe mai visto la luce. Grazie di cuore a tutti coloro che ci aiutano a diffondere la Parola di Dio. p. Gianni Martoccia, sx - Belém, Brasile Grazie in memoria di padre Ivaldo Casula in Sierra Leone Cari amici lettori di “Missionari Saveriani”, voglio ringraziarvi per il grande aiuto che ci avete dato sia per la Landrover di Kabala (progetto n. 4/2008) sia per le borse di studio in memoria del compianto p. Ivaldo Casula (progetto n. 1/2009). Desidero ringraziare anche il gruppo “Amici della Sierra Leone” di Parma che, in occasione della pubblicazione della biografia di mons. Azzolini, ha lanciato l’idea di promuovere le borse di studio per gli studenti del “Fatima Institute” di Makeni. Hanno già trovato varie persone che sostengono 14 alunni per i 4 anni di università. Il Signore vi benedica tutti per la vostra grande generosità, a servizio del futuro della Sierra Leone. p. Natalio Paganelli, sx - Makeni, Sierra Leone Per una solidarietà equa e condivisa Per essere sempre onesti e trasparenti con voi, cari amici e benefattori, diamo un’importante informazione. Nell’ultima assemblea (CoSuMa, agosto 2009), i superiori delle missioni saveriane nel mondo, riconoscenti per la generosità di tanti amici che, con gioia e sacrificio, sostengono le varie attività missionarie, hanno ritenuto opportuno prendere una decisione importante: “quando un piccolo progetto riceve più di quanto serve alla sua realizzazione, le offerte in eccedenza verranno trasferite a quei progetti che non sono ancora completati, possibilmente nella stessa nazione o continente”. Certamente questa decisione troverà il plauso di tutti voi, cari amici e sostenitori. È una decisione “evangelica”, secondo la pratica della chiesa missionaria fin dalle origini: “erano un cuor solo e un’anima sola e ogni cosa era fra loro comune; nessuno tra loro era bisognoso, perché l’importo era distribuito a ciascuno secondo il bisogno” (cf Atti 4,32-35). solidarietÀ piccoli progetti UNA GENEROSITà INFINITA! Anche quest’anno la generosità dei lettori e amici di “Missionari Saveriani” è stata grande. Avete aiutato a realizzare vari progetti missionari, importanti per lo sviluppo sociale, culturale e religioso delle popolazioni con cui lavorano i missionari. I progetti che pubblichiamo hanno il permesso dei superiori delle missioni e questo dà garanzia di serietà e di continuità. L’amministratore della “Procura delle Missioni Saveriane”, p. Silvano Zordanello, da Parma ci ha inviato il bilancio della vostra generosità, aggiornato al 15 novembre 2009. Lo pubblichiamo volentieri, per informarvi su quali siano i progetti già definiti e quelli in via di attuazione. Soprattutto lo facciamo per dirvi un sincero “grazie!”, anche a nome dei missionari che hanno presentato e realizzato i “progetti” e delle persone che ne beneficiano. 1/2009 - Sierra Leone, Fondo “Casula” per studenti (completato) € 10.643,00 2/2009 - Bangladesh, Scuole per figli poveri (completato) € 25.251,00 3/2009 - Colombia, Salone comunitario a Buenaventura (richiesta: € 25.000) € 4.023,00 4/2009 - Congo, Banca delle capre a Kasongo (completato) € 19.404,00 5/2009 - Amazzonia, Bibbia a portata di tutti (richiesta: € 20.000) € 7.551,50 6/2009 - Congo, Sala polivalente a Kitutu (richiesta: € 15.000) € 6.562,50 7/2009 - Brasile, Una macchina per il “maestro” (richiesta: € 15.000) € 8.617,00 8/2009 - Ciad, Libri e luci per biblioteca (richiesta: € 14.000) € 907,50 Totale - (al 15 novembre 2009) € 82.959,50 A questo totale vanno aggiunti i contributi versati per tre “emergenze”: Emergenza inondazione Sidr, Bangladesh € 8.725,00 Emergenza tifone Ketsana, Filippine € 12.050,00 Emergenza terremoto, Indonesia € 43.381,00 9/2009 - FILIPPINE Lamiere per mille baracche Il tifone Ketsana/Ondoy ha distrutto decine di migliaia di baracche. I saveriani, come intermediari della solidarietà di tanti, vogliono realizzare un piccolo progetto: fornire otto lamiere per il tetto delle casette a mille famiglie più bisognose. Il costo di otto lamiere per una famiglia è di circa 50 euro. Per mille famiglie occorrono 50.000 euro. Potrebbe essere il “regalo di Natale” per Gesù, che anche nelle Filippine cerca una casa dove nascere e vivere. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Emanuele Borelli e i saveriani a Manila. • •• Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2009 DICEMBRE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Due apostoli della missione Carminati p. Giuseppe: come un... trenino P adre Giuseppe Carminati nasce a Torre Boldone il 30 luglio del 1932 da mamma Irma e papà Misaele. Entra dai saveriani nel 1944 nella comunità di Grumone (CR). Dopo aver frequentato le tre medie e il ginnasio, nel 1950 va a S. Pietro in Vincoli (RA) per il noviziato e qui fa la prima professione missionaria nel 1951. Dopo aver frequentato il liceo nella comunità saveriana di Desio, passa alla casa di Nizza Monferrato per assistere gli “apostolini”. Nel 1955 inizia gli studi di teologia a Piacenza e li conclude a Parma, dove è ordinato sacerdote il 9 novembre 1958. Nel 1959 è a Roma per studiare al “Biblico”. Nel 1961 torna a Parma come professore di Sacra Scrittura, incarico che ricopre fino al 1977. In questi 16 anni, p. Giuseppe forma decine e decine di giovani saveriani. Ho avuto anch’io la fortuna di essere suo alunno per due anni. Mi ha fatto da guida nel conoscere e approfondire i libri dell’An- tico Testamento: il pentateuco e i profeti, i libri sapienziali e storici. Lo ricordo arrivare in classe con tanti libri che consultava durante la lezione. Noi studenti lo chiamavamo “Trenino”, perché Padre Giuseppe Carminati, Torre Boldone 1932 - Parma 5 ottobre 2009 p. L. RAFFAINI, sx partiva all’inizio della classe e per un’ora non faceva fermate! Nel 1977, parte per la missione in Indonesia, la più popolosa nazione islamica. Vi rimane fino al 2003, quando rientra in Italia per motivi di salute. Ha lavorato per 26 anni nella diocesi di Padang, proprio nella zona più colpita dal terribile terremoto del 30 settembre scorso. Ha svolto la sua opera pastorale nelle parrocchie di Fatima e di Tirtonadi. È stato anche vice superiore dei saveriani in Indonesia e rettore del seminario di Padang, dal 1985 al 1993. Dal 2003 p. Carminati è vissuto nella casa madre dei saveriani a Parma, dove aveva insegnato per tanti anni. Il Signore lo ha chiamato a sé il mattino del 5 ottobre. Ora è sepolto nel cimitero di Parma accanto ai confratelli che lo hanno preceduto nel regno del Padre. Nell’omelia del suo funerale, tra i tanti aneddoti, è stato ricordato il suo incessante pregare con il rosario, una preghiera che conti■ nuerà anche in cielo. Il mese di ottobre 2009 ci ha riservato due eventi dolorosi. Nel giro di 20 giorni, il 5 e il 25 del mese missionario, due saveriani bergamaschi hanno concluso il loro pellegrinaggio terreno per ricongiungersi al Padre Celeste. Il primo a lasciarci è stato p. Giuseppe Carminati, poi p. Giuseppe Crippa. Ricordarli è doveroso, e credo sia importante far conoscere un po’ della loro vita, spesa per annunciare il vangelo in Asia e in Africa. Crippa p. Giuseppe: missionario dei motori P adre Giuseppe Crippa nasce a Bergamo il 1° ottobre del 1934 da mamma Luigina e papà Guido. Percorre la stessa strada di p. Carminati, seguendolo di un anno: Grumone, S. Pietro in Vincoli, Desio, Piacenza e Parma, dov’è ordinato sacerdote il 25 ottobre 1959. Dal 1960 al 1964 è economo e vice rettore nella scuola apostolica di Alzano. La casa era stata aperta da poco e lui, con La Bibbia nella mia vita / 3 La vera gioia riservata al missionario R icordo volentieri gli incontri settimanali sulla parola di Dio con un gruppo di mamme cristiane e non cristiane. L’incontro si svolgeva bevendo insieme il tè; era un momento di scambio di vita e di ricerca della volontà di Dio nelle diverse situazioni. La Parola è una miniera Usando il foglietto con le letture della domenica, segnavamo con un cerchio o con colori diversi le parole rilevanti e le frasi più significative. Poi, dopo aver interiorizzato la Parola, a turno tutte le mamme parlavano. Ognuna trovava pane per i suoi denti: speranza, entusiasmo, forza, desiderio di fare nuovi tentativi, capacità di perdonare, pazienza, motivazione… La parola di Dio è una miniera. Basta scavare 8 un po’ per trovare i diamanti che sono il vero valore delle cose e il filone d’oro della saggezza di vita. Ma oltre ciò e più di questo, la Parola fa sentire Dio vicino e coinvolto nella nostra vita di ogni giorno. È la presenza di Colui che ci sostiene e ci spinge alla crescita e all’apertura, anche quando saremmo tentati di fermarci a leccare le nostre ferite. Ascoltare lui significa anche imparare ad ascoltare gli altri; ascoltare gli altri significa imparare ad ascoltare lui. Con i catecumeni giapponesi Sono convinto che la Sacra Scrittura occupi un posto particolare nel trasmettere la fede ai catecumeni. Devo specificare che in genere in Giappone il catecumenato è un cammino personalizzato di almeno due anni, che una o poche persone fanno con il missionario e insieme al padrino o alla madrina. All’inizio del catecumenato presento la figura di Cristo secondo i vangeli; poi passo al catechismo. Terminato il catechismo, leggo con loro il vangelo di Luca. Trovo che sia il vangelo più facile da leggere con i catecumeni giapponesi: Gesù accoglie senza condizioni, perdona e salva. I nostri catecumeni sono p. SILVANO DA ROIT, sx per lo più donne, e il vangelo di Luca ha un’attenzione tutta particolare per loro. La conversione dei cuori La lettura del vangelo di Luca è anche per me un’avventura entusiasmante. Sono convinto che il cuore cristiano passi attraverso la partecipazione all’Eucarestia della comunità, ma ritengo che ciò avvenga anche nella trasmissione verbale del vangelo in questi incontri settimanali, dove, attraverso la povertà della mia parola umana, cerco di far risuonare la Parola del Signore Gesù per la persona che ho davanti. È bello constatare la forza della Parola del vangelo nei catecumeni: li colpisce, li incide, li fa fiorire, dà loro forma e tira fuori la figura di figlio di Dio che è in ciascun essere umano. Seguendo una persona per almeno due anni, a ritmo settimanale, mi rendo conto della conversione che avviene nel suo modo di sentire, pensare e vivere, operata dallo Spirito di Dio. Penso che questa sia la vera gioia riservata ai missionari: quella di vedere la trasformazione operata dallo Spirito Santo nel cuore delle persone che si accostano con fede alla parola di Dio e all’Eu■ caristia. P. Crippa Giuseppe, Bergamo 1934 Bujumbura 25 ottobre 2009 altri missionari, trasforma la vecchia “Villa Maria” in casa di formazione per i futuri saveriani bergamaschi. Dopo un anno a Salerno, p. Crippa è destinato al Congo Belga. Nel 1966 inizia l’avventura africana durata fino alla sua morte, avvenuta il 25 ottobre 2009. In tutto, ha trascorso 43 anni in Africa. La sua prima missione è stata a Kamituga, ma nel 1968 è a Uvira come economo della diocesi. Nel 1972 è a Kiringye, cappellano del centro medicosociale. Nel 1976 a Luvungi diventa responsabile dell’officina, un mestiere che svolge con passione fino al 1996, quando passa a Bukavu con la mansione di economo. Nel 2005 è nella missione di Kavimvira. Nel 2007, dopo 41 anni di vita in Africa, trascorre un anno di aggiornamento a Parigi. Rientrato in Congo, torna a Luvungi come incaricato delle costruzioni. Qui il 19 ottobre viene colto da un ictus cerebrale. Subito soccorso e portato al policlinico di Bujumbura (Burundi), muore il 25 ottobre, giorno del suo 50° di ordinazione. Come era suo desiderio, padre Crippa è stato sepolto nel cimitero saveriano di Bukavu, nella terra per la quale ha do■ nato la vita. NATALE CON I NOSTRI MISSIONARI Sono ripartiti per la loro missione, dopo un periodo di cura e di riposo, due grandi missionari bergamaschi. Padre Lino Maggioni, dopo le ...emozioni cardiache che lo hanno tenuto sotto controllo per vari mesi, ha salutato tutti gli amici. Il 7 novembre ha ripreso il volo per tornare a Bujumbura, capitale del Burundi. Lo aspettano le numerose comunità dei cristiani nella missione “Beato Conforti” a Kamenge. Gli auguriamo di riuscire a tenere a bada il cuoricino. Padre Franco Sottocornola è ripartito il 6 novembre per il Giappone, dove lo aspetta il suo “Centro di spiritualità e dialogo interreligioso” Shinmeizan. Con lui vivono l’esperta saveriana Maria De Giorgi e il “discepolo” p. Daniele Sarzi Sartori di origini mantovane. Il lavoro è tanto e le attività sono già tutte programmate, dal levar del sole al suo tramonto e oltre, fino a notte fonda. Sulla scia del racconto di p. Silvano Da Roit, invitiamo i lettori di “Missionari Saveriani” a meditare, durante il periodo natalizio, le pagine riguardanti la nascita di Gesù nel vangelo di Luca (i primi due capitoli). È un bel modo per celebrare il Natale in comunione con i nostri missionari, attraverso la Parola di Dio che essi annunciano nel mondo. Auguri di buon Natale a tutti ! 2009 DICEMBRE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 I saveriani e la famiglia Montini Concesio premia mons. Giorgio Biguzzi C oncesio è stato al centro dell’attenzione nell’ultimo scorcio del 2009. La commemorazione dell’illustre cittadino Papa Montini ha occupato il mese di settembre con importanti iniziative culturali ed ecclesiali, realizzate dalla comunità parrocchiale e dall’amministrazione comunale. Sono state come un preludio, in vista della grande giornata - domenica 8 novembre - con la visita di Benedetto XVI. Dedicato alla Sierra Leone Tra le iniziative, una ha coinvolto anche i saveriani, nella persona di mons. Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni in Sierra Leone. La sera di sabato 26 settembre, nella chiesa di Sant’Antonino, il sindaco Stefano Retali con mons. Secondo Osio e l’accademia Gli scoiattoli hanno consegnato il “Premio della bontà Paolo VI” (alla 31ª edizione) al nostro vescovo per l’attività svolta a riscattare i bambinisoldato in Sierra Leone. Nel ricevere il riconoscimento, mons. Biguzzi ha detto: “Accetto a nome di tutti coloro - i missionari per primi - che si sono dedicati con paziente amore per ridare ai bambini-soldato la dignità perduta con le violenze della guerra. Dedico questo premio ai bambini e ai giovani della Sierra Leone, perché possano avere un futuro di pace”. Accanto al vescovo sostavano Andrea, Vittorio e Bonifacio, tre giovani sierraleonesi che hanno offerto la loro testimonianza: “Abbiamo sofferto tanto, troppo. Solo la chiesa ci ha aiutato a recuperare la nostra dignità. Grazie a voi, che aiutate la nostra chiesa ad assistere la povera gente”. Un’amicizia di vecchia data Non è la prima volta che le strade della famiglia saveriana e quelle della famiglia Montini s’incrociano. Racconta p. Flaviano Pisani, allora “apostolino” a Grumone (CR): “Accanto alla nostra scuola apostolica c’era p. MARCELLO STORGATO, sx un’azienda agricola. Per sfuggire ai bombardamenti di Brescia, l’avvocato Ludovico Montini (fratello del futuro Papa Paolo VI), e la sua famiglia avevano trovato rifugio in quella fatiscente cascina. Il signor Ludovico era spesso assente per le sue attività e nel mirino per le sue idee antifasciste. Il rettore p. Azzolini esercitò tutto il suo zelo per venire incontro alle necessità della famiglia Montini. Ne è nata subito una cordiale e delicata amicizia, durata per tanti anni. Quando, dopo alcuni mesi da quel primo incontro, la famiglia si trasferì a Verolanuova, più di una volta sono stato mandato da p. Azzolini a portare frutta e verdura in casa Montini”. L’incontro con mons. Montini Padre Amedeo Ghizzo racconta che un ragazzo ebreo, nascosto dal signor Ludovico, era stato accolto nel nostro istituto ed era stato suo compagno di banco La pace secondo Jeff Halper Lo studioso ebreo ospite dei saveriani ha acU nacoltosalaJeffstracolma Halper il 17 set- tembre scorso, ospite dei missionari saveriani di Brescia. Ebreo americano originario del Minnesota, Halper si è stabilito in Israele negli anni ‘70. Urbanista e antropologo, oggi coordina il comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi (Icahd). Sposato, due figli, vive a Gerusalemme ed è cittadino onorario di Gaza. Separazione e dominio Questo simpatico “barbuto” ha raccontato con l’aiuto di immagini, come lui e il suo gruppo si siano opposti all’abbattimento di una casa palestinese, pretestuosamente deciso dall’autorità israeliana, condividendo le sofferenze e le lacerazioni di quella famiglia. La casa è stata ricostruita più volte, facendo resistenza passiva alle ruspe. Halper ha spiegato soprattutto il senso politico della loro azione: una denuncia praticata con l’azione non violenta, ma con grande coraggio, contro il tentativo in corso da parte del governo israeliano di rendere impraticabile sia la soluzione dei “due popoli e due stati”, sia la convivenza di ebrei e palestinesi con pari diritti e dignità. “Penso - sostiene Jeff Halper - che Israele stia cercando di imporre l’apartheid in Palestina, e di fatto esiste già oggi. L’apartheid è un regime con due elementi principali. Uno è la separazione di una popolazione dall’altra, ed è questo il modo in cui Israele chiama la sua politica verso i palestinesi: separazione, in ebraico afradà. Perfino il nome ufficiale del muro non è muro per la sicurezza, ma muro di separazione. L’altro elemento è il dominio di una popolazione sull’altra”. L’idea dello Stato unico Tutti si sono accorti della ca- MARINO RUZZENENTI pacità di Jeff di ricostruire un racconto convincente del conflitto israelo-palestinese e della necessità di porre fine all’occupazione, dando vita a uno Stato democratico per gli israeliani e per i palestinesi. Jeff Halper sostiene da anni che l’unica soluzione vera e giusta sia lo Stato unico, tuttavia ha ben chiarito come questa idea non possa essere posta come alternativa discriminante rispetto alla soluzione dei “due popoli - due stati”, soprattutto se i palestinesi è questo che vogliono. Però, mentre anni fa la soluzione di uno Stato unico appariva una posizione isolata e quasi stravagante, oggi in tanti settori viene presa in seria considerazione. Al termine dell’incontro, Jeff ha proposto una sottoscrizione per l’Icahd, a sostegno del suo lavoro politico. L’ha ribadito più volte: “la ricostruzione delle case non è un’azione umanitaria, ma politica”. ■ Nella sala Romanino, il “barbuto” Jeff Halper accanto al “riccioluto” don Fabio Corazzina 8 Mons. Biguzzi, vescovo di Makeni, ha ricevuto il “Premio della bontà Paolo VI” a Concesio; nella foto con l’accademia di canto “Gli scoiattoli”, il sindaco Retali, il parroco mons. Osio e i tre sierraleonesi ex bambini soldato per un certo periodo. E Nereo Gonzo ricorda che il rettore “a volte ci mostrava uno zucchetto bianco usato da Pio XII; l’aveva avuto da un certo mons. Montini di Brescia. In una delle nostre passeggiate domenicali nella campagna di Verolanuova, proprio tra i filari delle piante da frutto, p. Azzolini ci portò tutti a salutare quel certo mons. Montini che egli conosceva: un sacerdote smilzo, che ci accolse con cordialità, mentre noi timidamente gli baciavamo la mano”. Mons. Montini era allora Segretario di Stato e veniva in vacanza da Roma a Verolanuova dal fratello Ludovico. Il gruppo “Amici Saveriani” I saveriani sono approdati a San Cristo nel 1957 e l’altro fra- tello dr. Francesco Montini “li ha sempre stimati e amati con animo missionario”. Era membro attivo del gruppo San Francesco Saverio, chiamato anche gruppo “Amici Saveriani”. Dopo la sua morte improvvisa, alla Messa di suffragio nella chiesa delle madri canossiane, ai padri e studenti saveriani si erano uniti molti altri “amici”. Alla presidente del gruppo, contessa Maria Cantoni, giunse la nota del Papa: “Il Sommo Pontefice ama ricambiare tale attestato invocando eletti favori del Cielo sui membri del gruppo, affinché il Signore conforti i desideri di ognuno e ricompensi abbondantemente l’opera svolta in favore delle missioni” (cf “Missionari Saveriani” del 3 aprile 1971, pag. Brescia). ■ DALLE STELLE ALLA STALLA “E il Verbo si fece carne!”. Cari lettori, parenti e amici di “Missionari Saveriani”, questa è la buona notizia, la novità del Natale: Dio si è fatto uomo. Non c’è altra religione sulla faccia della terra che accetti e proponga questa verità. I cristiani sono gli unici che possono cantare: “È nato per noi un Bambino, un Figlio ci è stato donato”. È vero che anche nelle mitologie pagane si parla della discesa degli dei sulla terra. Ma vengono solo per qualche passeggiata breve, per loro piacere o curiosità. Una passeggiata fuori porta, senza impegni con il genere umano. Non diventano mai uomini della terra, perché hanno paura di perdere i loro privilegi celesti. Invece a Betlemme Dio discende sulla terra. “Tu scendi dalle stelle”, cantiamo ogni anno a Natale. Ma forse non abbiamo ancora compreso il mistero di questo “viaggio missionario” di Dio: “dalle stelle alla stalla”. Dio è disceso dalle “stelle” della sua divinità per divinizzare la “stalla” della nostra umanità. È un invito a risvegliarci dal torpore della “stalla” del nostro peccato, per contemplare il Divino che è in noi, quel Bambino Dio-con-noi. Buon Natale! p. Mario Menin e i saveriani di Brescia La mostra sull’Amazzonia è un vero successo! Venite a vederla durante le vacanze natalizie; nella foto, l’inaugurazione con p. Menin e Giusy Marelli, autrice dei bei dipinti scenografici 2009 DICEMBRE CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Quando si dice, “piccolo è bello” Uno slogan che non è passato di moda C alcutta sarebbe a due passi dal mio villaggio se non fosse per la frontiera che separa il Bangladesh dall’India. Proprio quando iniziavo la mia missione (1973), madre Teresa sognava di fare della sua vita “qualcosa di bello per Dio”. E “piccolo è bello” era allora lo slogan che ispirava ogni iniziativa finalizzata a sollevare la povera gente del Bangladesh, un Paese appena uscito da una massacrante guerra con il Pakistan e da un ciclone tra i più devastanti della storia. Poi, la tentazione delle “cose grandi”, pur necessarie nel terzo mondo ma non sempre proporzionate al piccolo passo della povera gente, ha portato fuori strada molte iniziative che erano buone. Avrebbe potuto, invece... Ancora oggi io resto affascinato da quel “piccolo è bello”, che sa così tanto di profumo evangelico. Gesù avrebbe potuto dire, “il regno dei cieli è simile al seme di una grande quercia”; invece ha detto, “come un granello di senape”, il seme più piccolo al mondo. Avrebbe potuto dire, “simile alla massa della pasta per fare il pane”; invece ha detto, “come un po’ di lievito, un pizzico di sale”. Avrebbe potuto dire, “come la luce del sole”; invece ha detto, “come una candela sul candelabro”. E poi Lui poteva guarire tutti i malati della Palestina e, perchè no, del mondo intero; invece ha guarito solo pochi fortunati che si sono trovati sul suo cammino. Nessuno può negare che in tutto il vangelo domini il senso della misura, la discrezione, la semplicità. “Chi avrà dato un bicchier d’acqua... Chi accoglie anche uno solo di questi bambini...”. p. GABRIELE SPIGA, sx La casa della speranza Così, all’insegna di questa semplice filosofia, è nato in me il desiderio di dare una semplice testimonianza, discreta, senza cartelli pubblicitari né altoparlanti. Ho pensato di mettere il mio cuore e le mie mani al servizio di qualche disabile non cristiano (musulmano o hindu) che gradisse venire a vivere con me. Dopo tanti anni questa iniziativa non si è ingigantita; è rimasta volutamente piccola. Ma è significativa, al punto che i musulmani vicini o di passaggio si pongono tante domande sul senso di quello che io sto facendo. La settimana scorsa è venuto a farci visita il professore che ha insegnato bengalese al saveriano messicano appena arrivato. Ha osservato estasiato le piccole attività di questa “Casa della speranza” (“Asbarbari” in bengalese). La missione senza confini Le iniziative dei saveriani in Sardegna L a mattina del 30 settembre, con la Messa celebrata insieme a don Giuseppe, parroco del Sacro Cuore a Quartu S. Elena, abbiamo iniziato l’anno pastorale missionario nella zona di Cagliari. Domenica 25 ottobre ci siamo presentati alla comunità parrocchiale durante le sante Messe per ricordare il nostro carisma missionario: il primo annuncio del vangelo. L’ultimo venerdì di ogni mese al Sacro Cuore animeremo l’ora di adorazione Eucaristica secondo la spiritualità del beato Conforti; il giovedì faremo la stessa cosa a Selargius e Guasila. Praticamente, l’ultima settimana di ogni mese saremo nella nuova sede a Quartu. Tante belle iniziative In ottobre sono state moltepli- 8 Mons. Giovanni Dettori, vescovo di Ales Terralba, con p. Giovanni Toninelli ci le attività missionarie a cui noi saveriani abbiamo partecipato. Padre Roberto, con il nuovo rettore padre Virginio e le saveriane Piera ed Elisa, hanno svolto a San Giovanni Suergiu la missione parrocchiale, in occasione dei 50 anni dall’inaugurazione della chiesa di San Giovanni Battista. Padre Roberto e un gruppo di giovani hanno aiutato il movimento giovanile missionario (MGM) in un’esperienza originale di animazione a Ploaghe. Il movimento sta riprendendo piede anche in Sardegna con il nuovo responsabile don Emanuele. Si è trattato di una serata in piazza con un gruppo di “giovani clown” sul sagrato della chiesa. Avvicinavano i passanti e i giovani nei bar, invitandoli a partecipare alla Messa missionaria, alle testimonianze, al confronto e alla condivisione, C’era un disabile che sotto le piante dava ripetizione ai bambini poveri; un altro faceva candele da vendere; uno sciancato imparava a riparare bici e risciò per poi mettersi in proprio e sposarsi; uno storpio, con la stessa speranza, sedeva nel suo fatiscente negozio di caramelle e biscotti sul ciglio della strada; qualche altro disabile ricamava su piccoli pezzi di tela per farne delle cartoline. Allah, marshallah! natalizia dal Bangladesh: Notando che anch’io p. GabrieleUn’immagine Spiga, saveriano di Quartu Sant’Elena non stavo a guardare, ma (CA), con due bambini: uno felice e l’altro mi sporcavo le mani per tranquillo nel suo sonno fare una carrozzella con trazione a catena (la “Ferrari” raccontargli la storia dell’obolo che qui ogni disabile desidera della vedova, piccolo agli occhi avere!), il professore musulmano degli uomini, ma prezioso agli ha commentato: “È proprio ve- occhi di Dio. Nella mia vita non ho mai viro, voi cristiani siete la religione dell’amore e del servizio ai più sto nessuno ascoltare una pagibisognosi. È tutto così bello qui, na del vangelo così attentamene penso che presto si ingrandi- te come quel musulmano, che ha rà”. “No - gli ho risposto subi- concluso la conversazione dito - questa iniziativa ha già più cendo: “Allah, marshallah!”, la di 25 anni ed è rimasta piccola più grande espressione islamie con pochi mezzi, come agli ca di meraviglia e consenso. Sì, inizi. Rimarrà piccola, ma pre- “piccolo è bello”. Dio voglia che ziosa agli occhi di Allah”. Così anche Asharbari sia qualcosa di ■ d’istinto mi è venuto in mente di bello per lui. p. DINO MARCONI, sx alla presenza della comunità Giovanni XXIII di Sassari. Come saveriani abbiamo partecipato anche alle varie “veglie missionarie” a Macomer, a San Giovanni Suergiu e al santuario di Bonaria, dove alcune suore indonesiane di Dolianova hanno proposto una danza di preghiera per ricordare i terremotati dell’Indonesia. Sempre in movimento Domenica 25 ottobre è stata una giornata molto ricca. Abbiamo celebrato il 50° di sacerdozio di p. Luigi Caria a Guasila, tornato dalla Sierra Leone per cure, e di p. Giovanni Toninelli a Gonnosfanadiga. Padre Luigi, con 48 anni di missione, è stato tra i primi ragazzi di don Mirto a Tortolì e ha vissuto tutta l’esperienza dei saveriani in Sardegna. Sempre domenica 25, il centro missionario di Oristano ha organizzato il XVIII festival giovanile missionario “Nomadi con Dio” presso il centro sociale di Nurachi. I partecipanti si sono espressi in canti, danze e giochi educativi e hanno contribuito alla realizzazione di un piccolo progetto missionario caritativo in favore dei bambini “intoccabili” del Bangladesh. Insomma, come vedete, siamo sempre “in movimento”. Del resto, se non lo siamo noi missionari, chi lo deve essere? ■ SABATO 12 DICEMBRE: RITIRO SPIRITUALE Informiamo e invitiamo le delegate e gli amici a partecipare al ritiro spirituale in preparazione al Natale, guidato dal nuovo rettore p. Virginio Simoncelli. Vi aspettiamo in via Praga 89 a Quartu S. Elena, sabato 12 dicembre, dalle 10 alle 15, confermando la partecipazione al tel. 340 0840200. Grazie. UN PONTE TRA DUE ISOLE 40 anni di sacerdozio missionario p. FERNANDO ABIS, sx Padre Fernando, saveriano di Selargius, il 19 ottobre ha celebrato il 40° di ordinazione sacerdotale in Indonesia dov’è missionario. Lo stesso giorno don Ireneo ha pensato di celebrare una Messa di ringraziamento nella parrocchia Maria Vergine Assunta di Selargius. Cari amici, quasi senza accorgermene sono arrivato al 40° anniversario della mia ordinazione. Sono contento di questo giorno, ma anche degli altri 14.610 giorni che il Signore mi ha dato da vivere come sacerdote missionario. P. Fernando Abis, superiore dei Questa mattina mi sono svegliato a Busaveriani in Indonesia, ringrazia kittinggi, 75 chilometri da Padang, dove per gli aiuti alla popolazione ho celebrato la Messa. Mi è venuto sponcolpita dal terremoto taneo parlare dell’esperienza vissuta da chierichetto alla Maria Vergine Assunta e delle origini della mia vocazione missionaria, di cui non mi sono mai pentito, e che oggi fa da ponte tra due isole: Sardegna e Sumatra. Da una parte, sono contento di non essere comodamente a casa a “festeggiare” il ringraziamento dei 40 anni e anzi, di stare al mio posto in missione. Dall’altra, vorrei essere con voi a ringraziare il Signore con l’Eucaristia, come 40 anni fa. Nella cultura hindu, “quaranta” è il prodotto di due numeri “sacri”, il cinque e l’otto: emotivamente è una data importante e gli studenti indonesiani ci tengono a sottolinearlo. Ringrazio tutti voi che, in parrocchia a Selargius e al centro missionario della diocesi, vi state preoccupando di mandare quanto potete per alleviare le sofferenze del popolo indonesiano dopo il terremoto, contribuendo alla ricostruzione. È davvero il regalo più gradito per questo “panca windu” (quarantesimo) di sacerdozio. 2009 DICEMBRE CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Una tradizione consolidata La festa dei parenti, edizione 2009 S ono entrato tra i saveriani di S. Pietro in Vincoli (RA) nel lontano 1° settembre 1957 con due compagni di Padre Pilade Rossini ha presieduto alla Messa con i famigliari dei saveriani e ha ricordato il suo 50° di sacerdozio seminario: p. Luigi Brioni e p. Carlo Lucini. Abbiamo viaggiato con una corriera che trasportava una trentina di persone a noi molto care: i genitori, i fratelli e le sorelle, i nipotini e qualche cugina. Ricordo che nella comunità saveriana, a cominciare dal maestro p. Giovanni Gazza, dalla lunga barba bianca, all’economo p. Alberto Pierobon, dalla folta barba nera, fino al fratello coadiutore cremonese Angelo Ferrari e qualche altro missionario, ci hanno accolto con grande cordialità e ci hanno servito a pranzo come in un ristorante a cinque stelle. Fu per noi una festa memorabile, tanto che mio nipotino Gianni, di soli 5 anni, uscì con questa battuta che fece sorridere tutti: “Qui si mangia bene più che in seminario!”. p. SANDRO PARMIGGIANI, sx “Mi pare di essere in paradiso” Ogni anno questa festa si ripete. È la festa dei famigliari dei missionari saveriani. Il beato Conforti definiva i famigliari “i primi benefattori del nostro istituto” e voleva che fossero onorati in ogni comunità in modo speciale e con tanta cordialità, per manifestare loro riconoscenza e affetto. Ricordo con emozione la gioia profonda dei nostri genitori che si sentivano come in famiglia e che non perdevano mai l’occasione di farci visita, anche durante la settimana. Un giorno qualunque mio papà, che doveva andare a Bologna al mercato, capitò in noviziato con mia grande sorpresa. Mi disse che si era addormentato e aveva proseguito il viaggio fino a Ravenna per farmi visita. Non c’è Natale senza Gesù Diritti e doveri di tutti noi cristiani persone cominciaM olte no a pensare al Natale dai primi giorni di dicembre. I commercianti studiano come aumentare i guadagni, gli studenti programmano le vacanze, i lavoratori attendono le ferie e la tredicesima, i bambini con i genitori pensano ad allestire in casa l’albero e il presepio. Insomma, ovunque fervono i preparativi, anche nelle chiese e negli oratori. Ma non in tutte le scuole, perché qualcuno pensa che, per rispetto agli alunni di altre religioni, non si debba far niente di “cristiano”. 8 Il Crocifisso… sfrattato A novembre, infatti, la Corte europea per i diritti dell’uomo ha accolto la denuncia di una famiglia “atea” contro la presenza del crocefisso a scuola, che rappresenterebbe una violazione della libertà degli alunni a non credere. Tanti altri in Italia hanno invece affermato che “il crocefisso deve restare come simbolo storico culturale, perché non contrasta con la laicità dello stato, anzi la conferma”. Vedremo come andrà a finire la diatriba. Noi speriamo vivamente che prevalgano la ragione e il buon senso, che il Crocifisso e il presepio non siano sfrattati dai luoghi pubblici. Vorremmo vedere rispettati anche i nostri diritti “cristiani”. Però è giusto chiederci se noi per primi conside- riamo i nostri diritti e se osserviamo anche i… nostri doveri. Per vivere bene il Natale Purtroppo molti si dicono cristiani senza più esserlo; vivono il Natale come una festa pagana. Non capiscono il suo profondo significato spirituale, i valori morali che nobilitano la nostra umanità e l’arricchiscono di amicizia e rispetto, di amore vicendevole e solidarietà, di onestà e giustizia, di fedeltà alla parola data, di riconoscenza, compassione e perdono. Tutto ciò è possibile viverlo nonostante la nostra debole natura umana. Purché crediamo nel mistero del Natale, di un Dio così innamorato degli uomini da lasciare il cielo e venire sulla terra facendosi simile a noi: un Dio p. S. PARMIGGIANI, sx bambino, inerme, povero, pronto a darci tutto perché possiamo vivere una vita felice! Davanti al mistero del Natale, liberato da tanti fronzoli inutili, non resta che contemplare e pregare come hanno fatto la Madonna e Giuseppe, i pastori e i re magi, e miliardi di buoni cristiani nel corso dei secoli. “Maria, Vergine del Magnificat, aiutaci a portare gioia nel mondo e, come a Cana, spingi ogni giovane e ogni uomo, impegnato nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dice. O Maria, prega perché Gesù rinasca in noi e trasformi la nostra vita in una notte piena di luce, piena di lui. Aiutaci a levare in alto lo sguardo: vogliamo vedere Gesù, parlare con lui, annunciare a tutti il suo ■ amore!” (Benedetto XVI). Anche il direttore di “Missionari Saveriani”, p. Marcello Storgato, è stato ospite alla festa dei famigliari dei saveriani a fine settembre La sorpresa aumentò quando lui, ostinato socialista emiliano, mi confidò: “Venendo tra voi, mi pare di essere in paradiso”. E anche adesso, dopo oltre mezzo secolo, mi commuovo ripensando a quelle sue parole. La festa di fine settembre Tanti genitori, tanti fratelli e sorelle non sono più tra noi. Ne sentiamo la mancanza, anche se crediamo fermamente che sono in paradiso, e quindi sono ancora vivi nei nostri cuori. Ma domenica 27 settembre sono arrivati in tanti, anche con i nipoti e pronipoti, alla giornata delle famiglie dei missionari. Tutti attenti ad ascoltare p. Marcello Storgato, il direttore del nostro mensile “Missionari Saveriani”, che ha illustrato l’azione missionaria della chiesa nel mondo e in particolare quella dei saveriani, presenti in una ventina di nazioni in quattro continenti. Alla fine della sua vivace presentazione, ha risposto a varie domande degli attenti ascoltatori. Alcuni hanno avuto l’opportunità di visitare il “loro missionario”, come il caro Giuliano Bongiovanni che è stato due setti- mane in Sierra Leone dal fratello p. Vittorio. È tornato con molto entusiasmo e tante foto che ha mostrato nella sua parrocchia di Bozzolo e in altri oratorii, dove è stato invitato. La Messa con p. Rossini La santa Messa è stata presieduta da p. Pilade Rossini che ha ricordato i suoi 50 anni di sacerdozio missionario. Parlando delle varie tappe della sua formazione e della sua vita missionaria, ha ringraziato il Signore per il bene fatto e ha chiesto preghiere e aiuto in favore soprattutto degli ex bambini soldato, sui quali egli ha anche scritto un libro documentato e illustrato. Dopo l’incontro e la santa Messa ci siamo messi a tavola, dove c’era posto e cibo per tutti, e tante torte portate dagli stessi ospiti, tutte buonissime. Ma è soprattutto la gioia dell’amicizia, delle confidenze e dei ricordi che ha reso bella e gradita questa giornata di famiglia. La festa si ripeterà l’anno prossimo, ma i famigliari sono sempre nostri graditi ospiti ogni giorno dell’anno. Auguri a tutti di buona salute e di felicità! ■ NATALE NELLA PACE DI DIO “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Cari lettori di “Missionari Saveriani”, sacerdoti, religiosi e religiose, amici e benefattori, anche quest’anno vi inviamo con gioia i nostri auguri per le prossime festività natalizie. Il Natale porta con sé grandi attese e speranze di bene integrale per ogni persona; soprattutto per i fratelli più poveri, affidati alle premure dei nostri missionari. Per loro i nostri e vostri auguri diventano preghiera. “O Padre buono, tu ci hai donato tuo Figlio Gesù. In quest’anno sacerdotale lo vogliamo accogliere in modo speciale, affinché i missionari mostrino coraggiosamente al mondo, con la santità delle loro parole e della loro vita, la luce della verità e dell’amore; affinché venga il tuo Regno nel mondo. Assieme a Gesù, vogliamo realizzare il tuo sogno di fare dell’umanità una sola famiglia che, nella buona volontà e con la tua grazia, viva pienamente la tua pace. Amen”. Con gli auguri di un santo Natale e un felice Anno! p. Pierluigi Felotti, sx e saveriani di Cremona Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui! Il presepio è ancora affascinante per tutti, nonni e nipotini 2009 DICEMBRE DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Ritrovarci dopo sessant’anni Ritorno a Desio con la missione nel cuore Padre Angelo, bergamasco classe 1931, è partito per il Congo con il primo gruppo di saveriani nel 1958. Era il periodo della rivoluzione che ha portato all’indipendenza del Paese. Nel 1971 è stato mandato in Brasile e vi è rimasto fino al 2008. Dopo una breve sosta a Taranto, è ora approdato a Desio. conosciuto la città di H oDesio per la prima volta a ottobre del 1948. Vi ero giunto dopo il noviziato e la professione religiosa nei saveriani. Nella Villa Tittoni con il suo bel parco, insieme ad altri studenti saveriani, ho continuato la mia formazione in vista della vita missionaria, seguendo i corsi di filosofia per tre anni. Eravamo in contatto diretto con la gente, soprattutto quando ci recavamo nelle parrocchie della città o quando gruppi di persone veni- vano a farci visita. Già in quegli incontri mi ero reso conto dell’amicizia e della generosità della popolazione di Desio e della Brianza, che ci sosteneva con l’aiuto e la stima. Ora, alla fine del 2009, dopo oltre 60 anni, i superiori mi hanno chiesto di inserirmi nella comunità saveriana di Desio per svolgere attività di animazione missionaria e di ministero pastorale nella zona. Sono tornato in Italia dalla missione nell’Amazzonia brasiliana lo scorso anno. Lo stile missionario cambia In mezzo, c’è tutta la mia vita missionaria: gioie e dolori, momenti di festa e sofferenze, cambiamenti nel mondo ma anche nel modo di fare la missione… Nei primi anni di missione africana (dal 1958 al 1960, prima dell’indipendenza del Congo Belga), adottavamo lo stile p. ANGELO PANSA, sx catechetico tradizionale che i padri bianchi avevano utilizzato in Africa: quattro anni di catecumenato molto intenso che preparavano l’inserimento nella comunità cristiana con il battesimo e gli altri sacramenti. Con il sopraggiungere delle difficoltà successive alla dichiarazione dell’indipendenza (avvenuta nel 1960) e l’aggravarsi della situazione nei confronti dei non africani, abbiamo sentito il dovere di rimanere vicino alle comunità cristiane per cercare di far fronte alle ingiustizie, angherie e violenze subite dalla popolazione. Condividendo le condizioni di vita molto difficili dei congolesi, ci siamo accorti che era questo il vero stile evangelico dell’annuncio. Le parole di Gesù, “sono venuto perché tutti abbiamo vita e una vita in pienezza” (non solo vita in abbondanza, come a volte Parole e immagini dal Giappone I cristiani hanno festeggiato il mio ritorno C ari amici, ho aspettato qualche giorno prima di scrivere, in modo d’avere un’immagine “in loco” da mandarvi come prova del mio arrivo in terra giapponese. I giorni precedenti alla partenza, la partenza stessa e questi primi giorni in Giappone, mi hanno fatto toccare con mano quanto sia grande la vostra amicizia e quanto lo sia quella dei confratelli e dei cristiani che mi hanno accolto qui in Giappone. Mi sto godendo il “centuplo” Sono qui a ringraziare, come sempre d’altronde, perché per tanti motivi continuo a sentirmi benedetto dal Signore. Certo è grazie a una carica emotiva molto forte, unita al solito entusiasmo, ma non posso nascondere che tutto è frutto di un ideale che ci accomuna e che il Signore ogni giorno ci propone. Mi 8 sto godendo il famoso “centuplo” che lui ha promesso, e che mi accompagnerà come forza e incoraggiamento anche nelle future difficoltà che mi attendono. Per cui, ora permettetemi di esprimere gioia e riconoscenza per tutto quello che sento di aver ricevuto nei setti anni trascorsi a Desio. So che avete sopportato le mie nostalgie del Giappone con benevolenza, mi avete stimolato e vi siete fatti compagni di cammino e di lavoro. Vi chiedo scusa se solo ora riconosco tale grazia, che mi accompagnerà anche in terra giapponese. La mia gratitudine si trasforma in una preghiera per voi, e diventa anche un compito che vi affido: di continuare sempre ad essere come vi ho conosciuti. Prima immagine nipponica Allego una foto della prima Messa celebrata a Misaki, nella p. CLAUDIO CODENOTTI, sx chiesetta della mia ultima comunità cristiana con la quale avevo vissuto dal 1999 al 2002. È un piccolo gregge, ma mi ha accolto fraternamente e spiritualmente come missionario. Pregate per loro; loro lo hanno già fatto per voi. Attualmente, mi trovo nella casa saveriana di Izumi Sano. Nella mia vecchia missione di Misaki ho fatto solo un’escursione con il nostro superiore p. Pier Giorgio Manni, e i cristiani hanno veramente festeggiato l’evento del mio ritorno in Giappone. Ho ritrovato sei giovani che sette anni fa erano bambini o ragazzi. Qui è raro vedere così tanti giovani in un colpo solo alla Messa domenicale! Spero di potervi essere utile in qualche modo. Cercherò di trovare sempre ispirazione e di mantenermi in contatto con voi, raccontando qualcosa di bello dalla missione giapponese. ■ Padre Claudio Codenotti, appena tornato in Giappone, è stato accolto festosamente dalla piccola comunità cristiana di Misaki, dove aveva vissuto prima della... parentesi italiana. Padre Claudio è stato subito eletto “consigliere” nella nuova Direzione Padre Angelo Pansa e un indio brasiliano con la statua della “Madonna Nera”, venerata nelle comunità cristiane dell’Amazzonia viene malamente tradotto) le stavamo vivendo anche noi con la gente. Questa testimonianza mostrava che ci stavamo sforzando di mettere in pratica quello che dicevamo a parole. Per una vita “in pienezza” Questo modo di interpretare la vita missionaria ho cercato di attuarlo nella nuova esperienza missionaria in Amazzonia. Lì ho incontrato molte persone: cristiani e non cristiani; indio e “senza terra”; operai delle miniere e “schiavi dell’oro” lungo i fiumi; coloni portati con l’inganno lungo la “Transamazzonica” e poi abbandonati alla loro sorte, spesso espulsi dai loro campi da parte dei latifondisti... La mia preoccupazione era sempre quel- la di farmi carico dei problemi vitali legati alla sopravvivenza, fisica e culturale, in modo da garantire a tutti il diritto alla “vita in pienezza”. Eccomi, allora, nuovamente qui a Desio. Ritrovo persone, famiglie e amici incontrate in Amazzonia o in occasione delle feste dei popoli alle quali ho partecipato, di passaggio in Italia. Tutte occasioni in cui mi sono reso conto della fraterna accoglienza e della generosità già sperimentata nel lontano 1948. A tutti voi e a coloro che incontrerò in futuro, il mio grazie e la mia disponibilità per continuare insieme nella comune missione di annunciare il regno di Dio con la nostra vita, per una “vita in pie■ nezza”. Avvento missionario Vi invitiamo a partecipare alla Lectio divina presso i saveriani di Desio, alle ore 21. • Martedì 15 dicembre - “Poveri di ieri e di oggi: la mangiatoia segno dell’Onnipotenza che salva”. • Martedì 22 dicembre - “Anna e Simeone: il Bimbo nella debolezza, il futuro di Dio fatto carne”. GESù CRISTO NASCE SE... È Natale… E purtroppo, inizia la solita corsa per creare la fiaba. È assurdo. Non si dovrebbe celebrare la nascita di Cristo una volta all’anno, ma ogni giorno, perché egli rivive in ognuno di noi. Gesù è nato, vissuto e morto invano se da lui non impariamo l’amore. Cristo è un evento che deve avverarsi in ognuna delle nostre vite e nella costruzione del regno di Dio sulla terra: sostituendo una vita egoista, astiosa, violenta e irragionevole con una vita d’amore, fraternità, libertà e ragione. Quando sento cantare “Gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà”, mi chiedo come oggi si possa rendere gloria a Dio, nonostante le nuove e magnifiche liturgie, se non accogliamo l’unica immagine di Dio: l’uomo vivente nella moltitudine delle culture e dei colori della pelle. Finché ci sarà una fame insaziata di pace; finché non lasceremo che lo Spirito ci faccia rinascere come uomini assetati di rapporti autentici di comunione, da cui siano estranei i sorrisi forzati, l’invidia, la gelosia, la falsa cortesia, la diplomazia; finché non avremo come senso della vita la ricerca della verità, del giusto e del bello; finché possediamo troppo a spese di coloro che non hanno niente; finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi, il Cristo non sarà nato. Se seriamente lotteremo per sradicare la violenza dalle nostre civiltà, solo allora noi potremo dire pieni di gioia: “Cristo è nato in mezzo a noi”. I missionari saveriani vi augurano un “Buon Natale”, invitandovi a lavorare insieme, per dare un senso profondo a queste parole e perché tale augurio non resti una semplice formula. p. Rosario e i saveriani di Desio 2009 DICEMBRE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Devastante terremoto a Sumatra I saveriani friulani ci aggiornano I l terremoto del 30 settembre scorso, che ha colpito l’isola di Sumatra centro-occidentale (Padang), è stato devastante sia per la perdita di vite umane (migliaia) sia per il crollo di edifici (case, strade e ponti). Una cosa mai vista prima in Indonesia! I saveriani che lavorano sul posto continuano a tenerci informati. Tra loro ci sono anche tre friulani: p. Franco Qualizza, p. Silvano Zulian e p. Rodolfo Ciroi. Tutti sono impegnati nella fase di ricostruzione, che richiederà anni e sarà dura. Man mano che i giorni passano, avvertono la gravità di ciò che è successo. Dalle loro brevi testimonianze possiamo immaginare le necessità e le urgenze inderogabili per la “rinascita” della popolazione. Forse noi possiamo contribuire, anche con poco, alla loro ripresa. Tutti gli aiuti che ci perverranno saranno devoluti ai saveriani friulani in Indonesia, che li utilizzeranno secondo il “progetto diocesano”. Il Signore vi ricom- pensi abbondantemente. P. Franco Qualizza: “rimboccarsi le maniche...” Il complesso della nostra parrocchia ha retto abbastanza bene. Il danno maggiore l’ha subito il campanile, che dovrà essere demolito. La chiesa e la casa parrocchiale, ancora agibili provvidenzialmente, si sono trasformati in un centro d’accoglienza per volontari e di raccolta e distribuzione dei beni di primo soccorso per la gente. Oltre a seppellire i morti e curare i feriti, abbiamo contribuito alla consegna di riso e cibo, coperte, teloni e tende. Stiamo ora preparando una seconda distribuzione generale di alimenti e di utensili di prima necessità per le famiglie. Attraverso i leader delle piccole comunità cristiane nei quartieri della città e nei villaggi della parrocchia (che si estende fino al Pariamàn, epicentro del sisma, a 70 chilometri da Padang), abbiamo raccolto i primi dati sulle ca- p. CARLO TREPPO, sx se danneggiate: 58 case crollate o danneggiate gravemente; 106 quelle ancora riparabili; 217 le case lievemente danneggiate. Naturalmente questi dati riguardano solo le case dei cristiani della parrocchia! La situazione delle altre due parrocchie di Padang non è migliore. Riguardo ai danni generali, i dati pubblicati dal governo locale sono incompleti. Gli aiuti stanno arrivando e non sono pochi. Tuttavia, sperare che i cristiani possano accedere a un’equa distribuzione è utopistico. Perciò si tratta di rimboccarci le maniche e… “aiutati che il ciel t’aiuta!”. Padre Rodolfo Ciroi: “una profonda tristezza...” Fortunatamente noi missionari, preti e religiose siamo salvi, ma le opere costruite in oltre cent’anni sono state rase al suolo o sono irrecuperabili. I danni, dopo una prima analisi, sono immensi. Da ciò che ha scritto il vescovo di Padang, mons. Martinus Un Natale di pace per tutti Auguri ai lettori e agli amici dei saveriani L eggiamo nel vangelo di Luca: “Mentre si trovavano a Betlemme, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo…”. Il dono più grande La Vergine Maria ci manifesta il volto materno di Dio, fatto di un amore tenero e delicato, attento a ogni necessità e desiderio dei suoi figli e figlie. Perciò siamo disposti a ricorrere a lei con grande fiducia. Ma il dono più grande che la Vergine Maria ci può dare è sempre il Figlio suo Gesù. Scrive Dante: “Nel ventre tuo si raccese l’Amore, per lo cui caldo ne l’eterna pace, così è germinato questo fiore”. Da quando Maria Santissima ha generato il Figlio di Dio, ogni uomo e ogni donna nasce figlio e figlia di Dio. Anche noi apparteniamo al progetto eterno dell’amore infinito di Dio Padre. Con l’animo di Maria “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama”. Gesù, Gloria di Dio, è per noi uomini un dono di pace. Con la sua nascita, Dio ci rivela il suo volto di pace. Per questo, ogni comunità cristiana, se vuol dare gloria a Dio manifestandone il volto, deve essere segno e strumento di pace fra gli uomini. “Pace agli uomini che egli ama”. La pace è universale come l’amore di Dio. La pace è un dono di Dio, un miracolo del suo intervento per la salvezza di ogni uomo. Pace, un dono per tutti gli uomini che egli ama. Gesù continua a incarnarsi come Figlio di Dio nella nostra vita. Egli sia la nostra pace. Pace per tutti gli uomini. Pace per ciascuno di noi. Pace per le nostre famiglie. Dopo il sisma, la popolazione indonesiana di Padang ha bisogno di aiuto per tornare a vivere; a Natale, ricordiamoci di loro Situmorang, possiamo capire le sofferenze e i bisogni. “Da un primo sguardo posso trarre alcune conclusioni. Vedendo case vecchie e nuove distrutte, sentivo una profonda tristezza nel cuore. Molti cercavano tra le macerie delle loro case di recuperare il possibile. Qua e là c’erano i punti di soccorso e cucine generali, allestite per fornire un po’ di cibo ai senza-tetto. Anche tra i cattolici ci sono stati molti morti, tanto che più volte è stato fatto il funerale con fosse comuni. La situazione non permetteva diversamente. L’ospedale cattolico “Yos Sudar- so”, anche se quasi totalmente disastrato, ha messo a disposizione le tende e una sala operatoria, fortunatamente ancora in buone condizioni. I due ospedali più grandi della città sono completamente distrutti! Anche la sede centrale dei missionari saveriani ha avuto gravi danni. Superato il primo momento d’emergenza ci sarà bisogno di un gruppo di esperti per vedere cosa si dovrà ricostruire e cosa si può riparare. Guardiamo al futuro con speranza, certi che non ci mancherà l’aiuto della Divina Provvidenza e la vostra solidarietà. Un saluto e un grazie a tutti”. ■ Si può contribuire sostenendo le famiglie povere che hanno perso tutto, perché possano provvedere al cibo e all’istruzione dei figli o partecipando alla costruzione delle abitazioni famigliari di chi non avrà un sussidio dallo Stato, per l’acquisto dei materiali necessari. PREGHIAMO PER LE VOCAZIONI MISSIONARIE Abbiamo ricominciato il nostro incontro mensile di preghiera per i missionari e per le vocazioni missionarie. Da novembre a giugno, puntualmente, la seconda domenica del mese - dalle 15 alle 17 - ci ritroviamo con familiari e amici dei saveriani. È un vero incontro fraterno, gioioso e sereno. Iniziamo con la preghiera del rosario; segue la celebrazione della Messa, con uno scambio di informazioni su quanto avviene nella famiglia saveriana, sparsa nel mondo. Poi, attorno a un tavolo, condividiamo quanto ciascuno ha portato, come in famiglia. I prossimi incontri saranno domenica 13 dicembre e poi il 10 gennaio 2010. Ci auguriamo di incontrare tanti volti nuovi. Siete sempre benvenuti nella nostra casa. p. Carmelo Boesso, sx Vi auguro di accogliere questo dono dell’amore di Dio - Gesù con gli stessi atteggiamenti di fede e di amore della Vergine Maria, in modo che la pace e la gioia di questa festa dimorino nella ■ vostra vita. Buon Natale e felice anno 2010 ! 8 Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui! p. Carmelo e saveriani di Udine Famigliari e amici dei saveriani friulani nella chiesa della comunità di Udine al termine dell’incontro mensile di preghiera per i missionari e le vocazioni (seconda domenica del mese) 2009 DICEMBRE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Quando si dice, “piccolo è bello” Uno slogan che non è passato di moda C alcutta sarebbe a due passi dal mio villaggio se non fosse per la frontiera che separa il Bangladesh dall’India. Proprio quando iniziavo la mia missione (1973), madre Teresa sognava di fare della sua vita “qualcosa di bello per Dio”. E “piccolo è bello” era allora lo slogan che ispirava ogni iniziativa finalizzata a sollevare la povera gente del Bangladesh, un Paese appena uscito da una massacrante guerra con il Pakistan e da un ciclone tra i più devastanti della storia. Poi, la tentazione delle “cose grandi”, pur necessarie nel terzo mondo ma non sempre proporzionate al piccolo passo della povera gente, ha portato fuori strada molte iniziative che erano buone. Avrebbe potuto, invece... Ancora oggi io resto affascinato da quel “piccolo è bello”, che sa così tanto di profumo evangelico. Gesù avrebbe potuto dire, “il regno dei cieli è simile al seme di una grande quercia”; invece ha detto, “come un granello di senape”, il seme più piccolo al mondo. Avrebbe potuto dire, “simile alla massa della pasta per fare il pane”; invece ha detto, “come un po’ di lievito, un pizzico di sale”. Avrebbe potuto dire, “come la luce del sole”; invece ha detto, “come una candela sul candelabro”. E poi Lui poteva guarire tutti i malati della Palestina e, perchè no, del mondo intero; invece ha guarito solo pochi fortunati che si sono trovati sul suo cammino. Nessuno può negare che in tutto il vangelo domini il senso della misura, la discrezione, la semplicità. “Chi avrà dato un bicchier d’acqua... Chi accoglie anche uno solo di questi bambini...”. p. GABRIELE SPIGA, sx La casa della speranza Così, all’insegna di questa semplice filosofia, è nato in me il desiderio di dare una semplice testimonianza, discreta, senza cartelli pubblicitari né altoparlanti. Ho pensato di mettere il mio cuore e le mie mani al servizio di qualche disabile non cristiano (musulmano o hindu) che gradisse venire a vivere con me. Dopo tanti anni questa iniziativa non si è ingigantita; è rimasta volutamente piccola. Ma è significativa, al punto che i musulmani vicini o di passaggio si pongono tante domande sul senso di quello che io sto facendo. La settimana scorsa è venuto a farci visita il professore che ha insegnato bengalese al saveriano messicano appena arrivato. Ha osservato estasiato le piccole attività di questa “Casa della speranza” (“Asbarbari” in bengalese). La missione senza confini Le iniziative dei saveriani in Sardegna L a mattina del 30 settembre, con la Messa celebrata insieme a don Giuseppe, parroco del Sacro Cuore a Quartu S. Elena, abbiamo iniziato l’anno pastorale missionario nella zona di Cagliari. Domenica 25 ottobre ci siamo presentati alla comunità parrocchiale durante le sante Messe per ricordare il nostro carisma missionario: il primo annuncio del vangelo. L’ultimo venerdì di ogni mese al Sacro Cuore animeremo l’ora di adorazione Eucaristica secondo la spiritualità del beato Conforti; il giovedì faremo la stessa cosa a Selargius e Guasila. Praticamente, l’ultima settimana di ogni mese saremo nella nuova sede a Quartu. Tante belle iniziative In ottobre sono state moltepli- 8 Mons. Giovanni Dettori, vescovo di Ales Terralba, con p. Giovanni Toninelli ci le attività missionarie a cui noi saveriani abbiamo partecipato. Padre Roberto, con il nuovo rettore padre Virginio e le saveriane Piera ed Elisa, hanno svolto a San Giovanni Suergiu la missione parrocchiale, in occasione dei 50 anni dall’inaugurazione della chiesa di San Giovanni Battista. Padre Roberto e un gruppo di giovani hanno aiutato il movimento giovanile missionario (MGM) in un’esperienza originale di animazione a Ploaghe. Il movimento sta riprendendo piede anche in Sardegna con il nuovo responsabile don Emanuele. Si è trattato di una serata in piazza con un gruppo di “giovani clown” sul sagrato della chiesa. Avvicinavano i passanti e i giovani nei bar, invitandoli a partecipare alla Messa missionaria, alle testimonianze, al confronto e alla condivisione, C’era un disabile che sotto le piante dava ripetizione ai bambini poveri; un altro faceva candele da vendere; uno sciancato imparava a riparare bici e risciò per poi mettersi in proprio e sposarsi; uno storpio, con la stessa speranza, sedeva nel suo fatiscente negozio di caramelle e biscotti sul ciglio della strada; qualche altro disabile ricamava su piccoli pezzi di tela per farne delle cartoline. Allah, marshallah! Un’immagine natalizia dal Bangladesh: Notando che anch’io p. Gabriele Spiga, saveriano di Quartu Sant’Elena non stavo a guardare, ma (CA), con due bambini: uno felice e l’altro mi sporcavo le mani per tranquillo nel suo sonno fare una carrozzella con trazione a catena (la “Ferrari” raccontargli la storia dell’obolo che qui ogni disabile desidera della vedova, piccolo agli occhi avere!), il professore musulmano degli uomini, ma prezioso agli ha commentato: “È proprio ve- occhi di Dio. Nella mia vita non ho mai viro, voi cristiani siete la religione dell’amore e del servizio ai più sto nessuno ascoltare una pagibisognosi. È tutto così bello qui, na del vangelo così attentamene penso che presto si ingrandi- te come quel musulmano, che ha rà”. “No - gli ho risposto subi- concluso la conversazione dito - questa iniziativa ha già più cendo: “Allah, marshallah!”, la di 25 anni ed è rimasta piccola più grande espressione islamie con pochi mezzi, come agli ca di meraviglia e consenso. Sì, inizi. Rimarrà piccola, ma pre- “piccolo è bello”. Dio voglia che ziosa agli occhi di Allah”. Così anche Asharbari sia qualcosa di ■ d’istinto mi è venuto in mente di bello per lui. p. DINO MARCONI, sx alla presenza della comunità Giovanni XXIII di Sassari. Come saveriani abbiamo partecipato anche alle varie “veglie missionarie” a Macomer, a San Giovanni Suergiu e al santuario di Bonaria, dove alcune suore indonesiane di Dolianova hanno proposto una danza di preghiera per ricordare i terremotati dell’Indonesia. Sempre in movimento Domenica 25 ottobre è stata una giornata molto ricca. Abbiamo celebrato il 50° di sacerdozio di p. Luigi Caria a Guasila, tornato dalla Sierra Leone per cure, e di p. Giovanni Toninelli a Gonnosfanadiga. Padre Luigi, con 48 anni di missione, è stato tra i primi ragazzi di don Mirto a Tortolì e ha vissuto tutta l’esperienza dei saveriani in Sardegna. Sempre domenica 25, il centro missionario di Oristano ha organizzato il XVIII festival giovanile missionario “Nomadi con Dio” presso il centro sociale di Nurachi. I partecipanti si sono espressi in canti, danze e giochi educativi e hanno contribuito alla realizzazione di un piccolo progetto missionario caritativo in favore dei bambini “intoccabili” del Bangladesh. Insomma, come vedete, siamo sempre “in movimento”. Del resto, se non lo siamo noi missionari, chi lo deve essere? ■ DOMENICA 13 DICEMBRE: RITIRO SPIRITUALE Informiamo e invitiamo le delegate e gli amici a partecipare al ritiro spirituale in preparazione al Natale, guidato dal nuovo rettore p. Virginio Simoncelli. Vi aspettiamo in via Toscana 9 a Macomer, domenica 13 dicembre, dalle 10 alle 15, confermando la partecipazione al tel. 338 5023723. Grazie. UN PONTE TRA DUE ISOLE 40 anni di sacerdozio missionario p. FERNANDO ABIS, sx Padre Fernando, saveriano di Selargius, il 19 ottobre ha celebrato il 40° di ordinazione sacerdotale in Indonesia dov’è missionario. Lo stesso giorno don Ireneo ha pensato di celebrare una Messa di ringraziamento nella parrocchia Maria Vergine Assunta di Selargius. Cari amici, quasi senza accorgermene sono arrivato al 40° anniversario della mia ordinazione. Sono contento di questo giorno, ma anche degli altri 14.610 giorni che il Signore mi ha dato da vivere come sacerdote missionario. P. Fernando Abis, superiore dei Questa mattina mi sono svegliato a Busaveriani in Indonesia, ringrazia kittinggi, 75 chilometri da Padang, dove per gli aiuti alla popolazione ho celebrato la Messa. Mi è venuto sponcolpita dal terremoto taneo parlare dell’esperienza vissuta da chierichetto alla Maria Vergine Assunta e delle origini della mia vocazione missionaria, di cui non mi sono mai pentito, e che oggi fa da ponte tra due isole: Sardegna e Sumatra. Da una parte, sono contento di non essere comodamente a casa a “festeggiare” il ringraziamento dei 40 anni e anzi, di stare al mio posto in missione. Dall’altra, vorrei essere con voi a ringraziare il Signore con l’Eucaristia, come 40 anni fa. Nella cultura hindu, “quaranta” è il prodotto di due numeri “sacri”, il cinque e l’otto: emotivamente è una data importante e gli studenti indonesiani ci tengono a sottolinearlo. Ringrazio tutti voi che, in parrocchia a Selargius e al centro missionario della diocesi, vi state preoccupando di mandare quanto potete per alleviare le sofferenze del popolo indonesiano dopo il terremoto, contribuendo alla ricostruzione. È davvero il regalo più gradito per questo “panca windu” (quarantesimo) di sacerdozio. 2009 DICEMBRE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE La veglia missionaria ad Ancona La buona novella viaggia senza passaporto L a notte è quel sacro tempo compreso tra il tramonto e l’alba, tempo di attesa della luce, di raccoglimento e preghiera. Questo capita specialmente quando la notte precede una giornata importante. Così, sabato 17 ottobre si sono accese le luci nella piccola chiesa di legno a Vallemiano di Ancona per la veglia missionaria. I fedeli della diocesi di Ancona-Osimo si sono riuniti in questa chiesina, scelta come icona della missione, non solo perché è il luogo dove i nostri fratelli latino-americani sono accolti per le loro celebrazioni, ma soprattutto perché, nella sua semplicità, ci ricorda e ci fa rivivere meglio il tema missionario di quest’anno: “Vangelo senza confini”. Don Isidoro Lucconi, direttore dell’ufficio missionario, e don Sergio Marinelli, fidei donum in Argentina, hanno guidato la veglia presieduta dall’arcivescovo mons. Menichelli. Come essere missionari? Il video d’apertura della serata ci ha mostrato che i missionari sono religiosi e laici che per vocazione hanno scelto di essere annunciatori anche in territori particolari, dove guerre e povertà mettono a dura prova la fede in Dio. I relatori hanno parlato delle difficoltà che incontrano ogni giorno, superate grazie alla spinta della vocazione. L’arcivescovo ha posto l’attenzione su un aspetto: “Tutti i battezzati sono chiamati a far conoscere Cristo e il suo vangelo”. Per essere veri missionari occorrono tre caratteristiche: passione, ovvero l’ardore che spinge fuori da noi stessi ad annunciare, ad andare avanti anche quando ci sono ostacoli, violenze e miserie; radicamento, cioè preparazione di fede, che ci rende forti; ecclesialità, ossia andare dovunque ma ricordando il nostro impegno comune. ILARIA BASTIANELLI Le testimonianze dei missionari La prima testimonianza l’ha data p. Giuseppe Veniero, maestro dei novizi saveriani di Ancona. Ha parlato delle comunità cristiane in Congo, dove ha lavorato per 46 anni, sottolineando la loro efficienza. I laici sono preparati per far fronte a qualsiasi esigenza della parrocchia: aiuto e sostegno ai malati, distribuzione della comunione, assistenza ai poveri... La vita comunitaria non s’interrompe, anche se il sacerdote non può raggiungere ogni domenica tutte le chiese dei villaggi. In Italia avviene l’opposto: tutto si ferma se non c’è il parroco. La chiesa africana, quindi, può insegnarci molto. La seconda testimonianza l’ha offerta don Duilio Guerrieri, da 36 anni sacerdote fidei donum in Argentina. Ha parlato dei piccoli “miracoli” realizzati insieme a don Sergio e grazie all’aiuto di molte persone della diocesi anconetana. DIARIO DELLA COMUNITà Mi preparo e do una mano... Dagli altopiani del Camerun ai colli di Ancona S ono nato 28 anni fa sugli altopiani del Camerun occidentale. Sono entrato nella famiglia saveriana dieci anni fa e sono diventato saveriano il 3 agosto 2004 a Kinshasa, capitale del Congo, dove ho fatto il noviziato. Dopo aver completato gli studi di teologia a Parma, a giugno del 2009 i superiori mi hanno chiesto di trasferirmi nella comunità saveriana di Ancona, dove c’è la casa del noviziato. 8 Un tocco internazionale Oltre a dare una mano agli altri confratelli nell’animazione missionaria e vocazionale, mi sto preparando alla professione perpetua e all’ordinazione diaconale. Tra le varie attività di animazione missionaria nel mese di ottobre, abbiamo collaborato a preparare la veglia missionaria, in collaborazione con la diocesi di Ancona. Abbiamo partecipato anche all’animazione dei canti con il gruppo musicale di Camerano. L’esecuzione di alcuni canti in spagnolo e in swahili (la lingua della regione del “Grandi Laghi” in Africa), ci ha permesso di dare un tocco universale alla veglia, e di rimanere in sintonia con il tema della giornata mondiale delle missioni: “Vangelo senza confini”. La buona notizia che si diffonde nelle altre culture ci permette di sentirci tutti fratelli, uniti dalla stessa Parola del Signore e dalla stessa fede, nonostante la diversità della lingua e della cultura. Per noi arrivati da poco ad Ancona, la veglia è stata anche un’occasione per manifestare la Un bel primo piano del saveriano camerunese Serge Tchatche, da poco ad Ancona: si prepara al diaconato P. Giuseppe Veniero, maestro dei novizi saveriani ad Ancona, durante la veglia della Giornata missionaria mondiale nella chiesetta di Vallemiano (foto E. Guerrieri) Ceri, bandiere e nastri colorati Il gruppo musicale parrocchiale di Camerano e alcuni giovani sudamericani hanno animato la veglia con canti in diverse lingue, accompagnati da segni espressivi. I ceri accesi, simboli della luce della Parola che illumina i nostri passi, ricordavano che “non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa…” (Mt 5, 15-16). Le bandiere di tutto il mondo erano stampate su piccoli cartoncini e distribuite così che ciascuno potesse pregare il Padre Nostro per il Paese che aveva tra le mani. Infine cinque lunghi nastri di colore diverso, simboleggian- ti i continenti del mondo, sono stati srotolati sopra i presenti per unirci nella preghiera. Il saluto di padre Barchiesi A conclusione della veglia si sono presentati sull’altare coloro che quest’anno sono inviati a portare l’annuncio di salvezza fino agli estremi confini della terra: don Duilio Guerrieri e padre Sandro Barchiesi. Padre Sandro è un saveriano di Ancona: torna nelle Filippine, dove ha già svolto alcuni anni di missione. Con parole semplici, ma profonde e attuali, ci ha salutati: “Non abbiate paura di incontrare persone di altre religioni! Chi è sicuro della propria fede, non deve aver paura, perché la sua identità è salda”. ■ SERGE TCHATCHE, sx nostra disponibilità a collaborare con le varie realtà diocesane, una collaborazione che speriamo sia duratura e fruttuosa. “Donami un cuore buono” All’inizio di questa mia avventura marchigiana, sento l’esigenza di rivolgermi al Signore con una preghiera, la stessa che ho pronunciato durante la veglia missionaria. Se volete, possiamo ripeterla all’inizio di ogni giornata o prima di andare a riposo la sera. “Signore, donami un cuore buono, capace di emozionarsi e di sorridere. Benedici le mie mani: sappiano accogliere, stringere altre mani, dare senza calcolo. Rendi forti i miei piedi: sappiano camminare sui sentieri della vita. Dammi un volto accogliente, sereno e simpatico. Tocca la mia bocca: che io dica sempre parole buone. Rischiara i miei occhi per vedere oltre le apparenze. I miei orecchi sappiano ascoltare con attenzione la tua voce, gli amici e il mondo. Aiutami a seminare fraternità, a far nascere gioia. Tieni la mia mano e accompagnami lungo la strada della vita. Amen”. ■ GLI APPUNTAMENTI DEL GAMS Il terzo sabato di ogni mese i missionari saveriani di Ancona ospitano il Gams - Gruppo amici dei missionari saveriani. Sono persone a noi legate da amicizia e affetto, che si ritrovano insieme per pregare. Sono i vicini di casa, che trovano qui un punto di riferimento; sono coppie, la cui vita si è intrecciata con quella di qualche missionario; sono giovani che cercano un momento di raccoglimento con noi. L’appuntamento è fissato alle 16. Iniziamo con la preghiera del rosario missionario, proseguiamo con la celebrazione della Messa, e concludiamo verso le 18 con un momento di fraternità. Questi incontri sono occasioni per conoscerci e rafforzare la nostra fede, per condividere le intenzioni che serbiamo nel cuore, per sostenere spiritualmente le missioni e pregare per le vocazioni missionarie. Vi aspettiamo quindi ogni terzo sabato del mese alle 16 nella casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano 40. Ecco le date dei prossimi incontri: 19 dicembre, 16 gennaio, 20 febbraio, 20 marzo, 17 aprile. Concluderemo a maggio con la giornata dei benefattori, in data ancora da definire. Per raggiungere la nostra casa si può prendere l’autobus 42 per Villa Romana: parte da piazza Cavour alle 15,30 e passa a piazza Ugo Bassi verso le 15,45. Per il ritorno è comodo l’autobus delle 18 e 10, alla fermata davanti casa. Il saveriano anconetano p. Sandro Barchiesi, in partenza per le Filippine, saluta i fedeli e il vescovo mons. Menichelli alla veglia missionaria 2009 DICEMBRE PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 La riconciliazione è possibile Bella testimonianza alla veglia missionaria L a veglia diocesana di preghiera per la missione si è tenuta nella cattedrale di Parma venerdì 16 ottobre. Al tema generale, “Vangelo senza confini”, è stato aggiunto “Riconciliazione in Africa e con l’Africa”: un’attenzione particolare verso la chiesa africana, che stava celebrando il suo secondo sinodo a Roma. Canti e danze in varie lingue L’incontro di preghiera è stato animato dal coro di amici e studenti saveriani. I canti erano in varie lingue: kishwahili, portoghese, lingalo e italiano, accompagnati da chitarre, violino, corno e tamburo. Sui gradini verso l’altare era collocata una grande cartina dell’Africa con davanti candele diverse, mentre la Parola di Dio è stata portata all’ambone con la danza di una nigeriana e un congolese. La veglia è stata preparata dal centro missionario diocesano con la collaborazione degli studenti saveriani e l’associazione “Muungano” di Vicomero, di cui è ispiratore p. Silvio Turazzi. Il cuore della veglia era l’ascolto della Parola di Dio e delle testimonianze dei missionari. Il primo a dare la sua testimonianza è stato il saveriano 78enne, p. Giuseppe Berton. L’esempio del piccolo Sahr “La Sierra Leone mi ha accol- PIERRE e DOLORES, sx to nel 1964, tre anni dopo l’indipendenza. Da allora la popolazione è vissuta per molto tempo in pace. Tutti lavoravamo e il Paese cresceva. Ma tra il 1990 e il 2000 conflitti e violenze hanno fatto soffrire i sierraleonesi. Dal 2001 stiamo cercando di recuperare. La parola riconciliazione iscritta sulla cartina dell’Africa davanti a noi mi fa ricordare una bella storia. Negli anni novanta abbiamo avuto il permesso di entrare nei campi militari dove c’erano anche i bambini soldato. Abbiamo conosciuto Fodan, uno dei capi che ogni tanto veniva a trovarci con la sua guardia del corpo: un bambino armato chiamato Sahr. Dopo molti tentativi, Sahr Il Conforti celebrato a Parma Se qui ci fosse il fondatore, cosa direbbe? A Parma, la festa del nostro beato fondatore è iniziata il pomeriggio del 4 novembre con un ritiro spirituale. A guidarlo c’era p. Rino Benzoni, superiore generale, che ha esordito con una domanda: “Fosse il beato Guido Conforti a predicarci il ritiro questa sera, come procederebbe?”. Una presenza… commovente Sicuramente, “si sarebbe commosso” vedendo i suoi figli radunati nella casa madre da lui costruita. Erano arrivati da tutte le comunità del nord Italia per festeggiare con quelli che vivono a Parma. Un bel gruppo, formato da persone di varie generazioni (dai venti ai novant’anni) di tutto il mondo: italiani, indonesiani, spagnoli, congolesi, brasiliani, camerunesi, messicani, burundesi. C’erano an- 8 che le saveriane, i laici saveriani e alcuni fedeli della città. Conforti “avrebbe ringraziato e incoraggiato” tutti: i giovani per la loro risposta alla vocazione missionaria; i missionari che lavorano nel mondo per il vangelo; coloro che si prendono cura dei fratelli malati e coloro che offrono la loro sofferenza. Finita la proposta comunitaria di meditazione, è proseguita quella personale in silenzio e la celebrazione del sacramento della riconciliazione, culminata nella preghiera dei vespri solenni. Poi, la giornata si è conclusa con la cena insieme e la tradizionale “castagnata”, un’occasione per conoscerci meglio tra noi. Il dono della perseveranza Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, nel giorno della sua morte, avvenuta nel I saveriani riuniti nel santuario Conforti a Parma, per celebrare la festa del loro fondatore, il 5 novembre P. Bepi Berton alla veglia missionaria di Parma ha raccontato alcune esperienze di riconciliazione vissute in Sierra Leone DOLORES e PIERRE, sx 1931. Se lui fosse qui “ci avrebbe richiamato alla vocazione, al primo amore, alla passione per la missione fino all’ultimo soffio, ribadendo il suo sogno: fare del mondo una sola famiglia, in Cristo”. Dopo la preghiera delle lodi, guidata dalla comunità di Ancora, alle 11 ci siamo di nuovo riuniti in santuario per l’Eucaristia, il momento centrale della festa. Forse il Conforti “avrebbe parlato del sacerdozio e ci avrebbe ricordato che a fecondare la nostra vita è la grazia di Dio”, ha esordito p. Benzoni nell’omelia. Dieci studenti di teologia hanno rinnovato la consacrazione al Signore attraverso la professione dei voti. Dopo la comunione tutta l’assemblea si è radunata intorno all’urna del beato Guido, per chiedere il dono della perseveranza e cantare il “Salve Regina”. Finita la Messa, ci siamo trasferiti in refettorio per il pranzo comunitario, animato con qualche canzone e i giochi di prestigio di p. Mantovani. Le festività confortiane sono culminate, anche quest’anno, con un incontro organizzato in vescovado il 6 novembre. Un gruppo di storici, insieme a p. Ermanno Ferro, ha studiato l’ambiente socio-politico, gli eventi e le azioni del vescovo di Parma 100 anni fa. Quattro relatori hanno raccontato il 1909, quando Conforti era vescovo a Parma da un anno appena. Alla fine, un libro contenente i frutti del convegno del 2008 è stato ■ offerto ai presenti. ha potuto riprendere la scuola e una vita normale. Un giorno arrivò una signora da molto lontano, dicendo di essere la sorella di Sahr. Aveva fatto un viaggio interminabile per trovare il fratellino. La gioia dell’incontro è stata indescrivibile. Più tardi, tornò il comandante Fodan. Veniva dal carcere e probabilmente doveva rientrarci. Chiese che la sua piccola bambina potesse avere una buona educazione. Sahr, anche contro il nostro parere, accettò di tenere con sé la “sorellastra” per presentarla alla sorella, che incredibilmente accettò di prenderla con sé”. A commento della storia di Sahr, p. Berton ha detto: “Penso che la riconciliazione non sia un fatto di convenienza momentanea, ma una costante. E per noi cristiani l’idea diventa più completa in quella riconciliazione nel sangue di Cristo, che unisce gli uomini tra loro e con Dio”. Una testimonianza diversa! “Che bella l’esperienza di quel missionario!”, esclama un giovane alla fine della veglia. Anche gli amici sono soddisfatti. Uno afferma: “Non sempre s’incontrano persone che raccontano cose belle di terre lontane”. Un altro aggiunge: “Generalmente, le testimonianze dei missionari mi fanno provare compassione e mi spingono alla generosità; oggi invece sono rimasto ammirato…”. E un altro dice: “Almeno dai missionari possiamo sentire belle notizie. Loro vivono solo per annunciare la buona notizia”. Un ultimo conclude: “Questa volta ho visto nel missionario una persona semplice, felice e positiva”. Tutti questi commenti hanno catturato il mio cuore di studente saveriano. Ho ripensato anche alle altre parole di p. Berton quando ha raccontato che in Sierra Leone ragazzi di religioni diverse vanno a scuola insieme. “Un giorno - ha detto il missionario - abbiamo scoperto che tutti conoscevano la preghiera cristiana del Padre Nostro e la preghiera musulmana chiamata Alfatia. Quei ragazzi mi danno una soddisfazione inaspettata. È meglio che me ne torni presto in Sierra Leone. Qui a Parma... fa ■ molto freddo!”. I MARTEDì DELLA MISSIONE È iniziato il 13 ottobre il programma dei “Martedì della missione”, appuntamento ormai tradizionale di riflessione e spiritualità, organizzato dai missionari saveriani di Parma. Quest’anno il tema è: “Con tutta franchezza - I laici battezzati nella chiesa e nel mondo”. Già sono intervenuti autorevoli esponenti del mondo ecclesiale, missionario, ma non solo. Infatti, dopo i biblisti mons. Bruno Maggioni e la saveriana Teresina Caffi, il giornalista Gad Lerner ha parlato di dialogo e tolleranza, mentre il vescovo di Parma ha partecipato a una tavola rotonda sul ruolo dei laici nella città e nella chiesa. Gli incontri sono destinati alle comunità cristiane di Parma, ai gruppi missionari e giovanili, ai movimenti, alle associazioni di volontariato e solidarietà sociale, ma anche a tutti i cittadini interessati ad approfondire spunti e temi sempre attuali. Ecco il calendario del 2010. 12 gennaio Lectio: “Ti sentiremo un’altra volta”, con don Albanesi 26 gennaio Conferenza: “Stare da cristiani nella storia”, con Franco Miano 9 febbraio Lectio: “Da questo lavoro la nostra ricchezza”, con don Bizzoto 23 febbraio Conferenza: “Una famiglia in missione”, con famiglia Ragaini 13 aprile Lectio: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, con don Corti 27 aprile Conferenza: “Sfida nella città, dialogo con l’islam”, con Francesco Zannini 14 maggio Rappresentazione teatrale I martedì della missione si tengono alle ore 21, presso la sala conferenze dei missionari saveriani, in viale San Martino 8, Parma. Benvenuti ! 2009 DICEMBRE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Missionaria insieme a mio figlio Leggere “Missionari Saveriani” a 92 anni... è la prima volta che scrivo al direttore di un giornale, e in particolare al mio giornale preferito “Missionari Saveriani”, che da tanti anni mi arriva puntuale ogni mese e che leggo dalla prima all’ultima riga. Il 4 ottobre scorso ho compiuto 92 anni. Una bella età che mi pesa un po’ sulle spalle, ma che non mi ha affatto tolto la facoltà di poter leggere, anche se devo usare una grande lente, perché i miei occhi sono affaticati. Sono la mamma di un tuo confratello, p. Luigi Lo Stocco. Nelle mie visite in alcune delle vostre case ho avuto modo di conoscere molti saveriani, di cui serbo sempre un caro ricordo e che penso volentieri nel mio “rosario” giornaliero. Molti di voi sono anche passati a casa, dove insieme abbiamo trascorso ore bellissime e piene di serenità. Tanta voglia di conoscere Di lettere ne ho scritte tante, specialmente durante gli anni della missione in Congo di mio figlio, ma questa sera, scrivendo a te, sento che la mano mi pesa e trema un po’. Mi sento un po’ emozionata e spero che mi perdonerai tutti i possibili strafalcioni. Sai, avrei voluto tanto studiare, ma in quegli anni in cui sono cresciuta io, bisognava lavorare. Fortunatamente ho potuto finire la quinta elementare. Il mio maestro di allora diceva spesso a mia mamma: “Carmela, non far perdere la Franca”. Ma purtroppo il lavoro dei campi, la nostra situazione finanziaria, la stessa mentalità di quei tempi, non mi avevano dato modo di realizzare il mio sogno. La voglia di sapere, di conoscere non mi ha mai lasciata; ho cercato sempre di leggere, anche quando sono stata vicina a mio marito infermo. Questo FRANCA MARROCCO mi ha aiutato molto a non far invecchiare la mia testa, anche se di tanto in tanto perdo qualche colpo e mi “scordo” le cose. Confrontandomi con alcune mie coetanee, ancora viventi, debbo ringraziare vivamente il Buon Dio. Gli acciacchi non mancano, ma ciò non mi toglie la voglia di essere curiosa e di sapere di più. Aspettando le sue lettere Il giornale “Missionari Saveriani” lo trovo abbastanza completo e semplice. In questi ultimi anni gli articoli in prima pagina di p. Gabriele Ferrari mi hanno aiutato moltissimo. Hanno aperto di più il mio cuore e la mia mente, facendomi essere, insieme a mio figlio, una missionaria. Leggendo quelle pagine e quello che i missionari fanno con tanti sacrifici, mi sono sempre sentita coinvolta in questa fantastica avventura della vita missionaria. Lo dico sempre, Bene e male, senza età è meglio non perdere la buona strada hanno raccontato una M istoria, purtroppo vera. Spero che giunga al tuo cuore, come ha colpito il mio! Un giovane uomo stava facendo acquisti al supermercato, quando ha notato una signora anziana che lo seguiva dovunque. Si ferma, e anche lei si ferma e lo guarda. Riprende a camminare tra gli scaffali, e anche lei lo segue... Alla fine, già vicino alla cassa, la vecchietta gli rivolge la parola dicendo: “Spero non ti senta infastidito e non te ne abbia a male; è che assomigli a mio figlio che vive all’estero, lontano da me!”. Il giovane si commuove e, con un nodo alla gola, risponde che va tutto bene, non c’è problema. La vecchietta allora aggiunge: “Posso chiederti una cosa insolita?”. Il giovane risponde: “Mi dica, in cosa posso esserle utile?”. “Ti chiedo di dirmi «Ciao, mamma!» quando esco dal supermercato; mi farebbe molto felice!”. Il giovane acconsente, sapendo che questo piccolo gesto allevierebbe molto il cuore della donna. 8 “Ciao mamma” a caro prezzo! Intanto la vecchietta passa oltre la cassa, dopo aver registrato tutta la merce comprata. Poi, volgendosi sorridente e agitando la mano, gli dice: “Ciao, figlio!”. E lui, con tono premuroso e quasi tenero, le risponde con un bel sorriso: “Ciao, mamma!”. La vecchietta se ne va con la sua roba e il giovane, contento per averle dato un po’ di gioia, passa alla cassa la sua merce da pagare. Dopo aver registrato tutto: “Sono 254 euro”, dice la commessa. “Così tanto, per solo cinque prodotti? - protesta il giovane; ci dev’essere un errore!”. La commessa: “Sì, ma sua mamma ha detto che tu avresti pagato tutte le sue cose...”. Mi ha colpito molto questa storia. Ho pensato: anche le canaglie invecchiano! Ma poi mi sono detto con una certa soddisfazione: Padre Nicola Masi con uno... scugnizzo brasiliano p. NICOLA MASI, sx non è vero che tutti i giovani sono “teppisti”; ci sono anche giovani bravi, ma noi adulti non dovremmo deluderli e ingannarli, come invece ha fatto la signora anziana del supermercato! E il mio cellulare se ne va... Neanche a farlo apposta, dopo alcune settimane accade anche a me una sorpresa. Era domenica 25 ottobre, verso le quattro e mezza di pomeriggio. Stavo per entrare nella casa del vescovo, quando mi viene vicino un ragazzetto di 13-14 anni che mi chiede i soldi, puntandomi un coltellaccio sulla pancia. Ha afferrato il mio telefono cellulare ed è scappato via. La tristezza più grande non è per aver perso il cellulare, ma nel vedere un ragazzo così piccolo già bene avviato nel vizio, e per di più a mano armata. Ho solo pregato il Buon Dio perché lo aiuti a mettersi sulla buona strada. Intanto, ho perso tutti i miei indirizzi e i numeri telefonici degli amici. Perciò sto chiedendo loro, man mano che li incontro, di darmi gentilmente il loro recapito, per ricostruire la mia lista di contatti. Invito tutti a pregare per i nostri giovani, perché non perdano la loro dignità mettendosi sulla strada sbagliata. ■ Mamma Franca festeggia il suo 92.mo compleanno di felicità missionaria con il figlio p. Luigi Lo Stocco che la mamma di un missionario vive la missione in pieno, insieme a suo figlio lontano. Ho pregato tanto e ho vissuto la missione di mio figlio con tanta trepidazione e tante lacrime, fin dall’inizio, ma soprattutto nei momenti più difficili delle guerre che sono scoppiate in quella regione dei Grandi Laghi, nel centro dell’Africa, in particolare quando le lettere e le notizie tardavano a venire. Mio marito Giovannino buon’anima, in quel tempo prestava servizio alle poste del paese. È lui che ritirava la nostra posta. Era come una mazzata sulla schiena quanto mi diceva: “Franca, niente per oggi”. Era una grande gioia quando, arrivando a mezzogiorno a casa, mi mostrava la lettera. Quel giorno smettevo di fare ogni cosa, mi fermavo per leggere e rileggere la lettera e per preparare la risposta. Un giornale... interessante Se le lettere tardavano a veni- re, allora c’era l’attesa di “Missionari Saveriani” e la ricerca delle poche notizie che potevano provenire dal Congo. Quando poi scoprivo un articolo scritto dal mio Luigi, allora la mia gioia era al colmo. Era una gioia che non ho mai tenuta con me sola; la condividevo con le mie amiche, i parenti, i vicini di casa. Nel quartiere dove abito c’è un negozio di alimentari la cui proprietaria è una signora evangelista. Qui a Lenola c’è un folto gruppo di evangelisti. Io frequentavo questo negozio, e ogni volta che entravo la proprietaria mi domandava notizie di mio figlio. La vedevo interessata e incuriosita. Un bel giorno le portai una copia di “Missionari Saveriani” con un articolo di p. Luigi e le dissi di leggerlo, “perché è un giornale religioso”. Insieme alle figlie si mise dapprima a sfogliarlo, poi a leggerlo. Infine mi disse, “sai che è interessan■ te!”. (continua nel riquadro) PREGO PER LE GIOVANI VOCAZIONI “Sono belli, sorridenti, pieni di vita” Quello che più mi piace e incuriosisce molto è il paginone centrale del giornale, quasi sempre tematico, ma molto interessante e completo. Lo trovo fatto bene, anche se tante volte perdo un po’ di pazienza per la sua scrittura troppo minuscola. Tra i tanti paginoni ricordo quello di qualche mese fa sulle vocazioni saveriane. Le fotografie mi hanno mostrato il volto dei giovani che si preparano e che sono in Congo, in Indonesia, in Messico. Sono belli, sorridenti, pieni di vita. Speriamo che non si perdano per strada. Io prego per loro e li affido nelle mani della nostra cara Madonna nel mio rosario quotidiano. Una cosa vorrei poterti suggerire: cerca di dare più spazio alle esperienze dei missionari che sono in terre di missione. Conoscere quello che fanno mi fa molto piacere. In questi giorni ho scoperto le brevi biografie dei saveriani deceduti. Ho cominciato a leggerne una un po’ per caso. Non mi sono più fermata. C’è in queste piccole e brevi biografie una ricchezza immensa di umanità, di spiritualità e di universalità. Caro padre Marcello, ti ringrazio per aver avuto il tempo e la pazienza di leggermi. Non so quanto tempo ancora mi resta: sono sempre pronta. Ma Mamma Franca con la grande lente, vorrei poter morire come il mio anziaper leggere “Missionari Saveriani” dalla prima all’ultima riga no papà, con il giornale “Missionari Saveriani” in mano. Ti abbraccio, Mamma Franca Marrocco 2009 DICEMBRE PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 è Natale anche in Giappone La commozione nel volto delle giovani allieve in Giappone è un N atale giorno qualsiasi, in cui la gente va al lavoro ed è molto occupata nel portare a termine gli impegni dell’anno vecchio e prepararsi per l’anno nuovo, che è la festa più sentita del calendario giapponese. La si celebra con cinque giorni liberi dal lavoro e dalla scuola. A capodanno la gente affolla i templi scintoisti per invocare la protezione degli dei sul nuovo anno. In casa, seguendo le antiche tradizioni, si passa il tempo nell’intimità familiare, si gode nel ricevere tante cartoline di auguri da amici e conoscenti, si gustano i cibi tradizionali di stagione. Il Natale in casa e a scuola Ma il Natale non è completamente ignorato. I negozi sfoggiano alberi di natale, “santa closu” (“babbo natale”) e svariati dolci e regali natalizi. In casa o tra amici, si taglia il dolce natalizio e si scambiano i doni. Anche questa è un’occasione per godere un po’ di serenità, che aiuta a sopportare la monotona vita quotidiana. Molta gente però non si accontenta di questo e va in chiesa per la Messa di mezzanotte, che qui viene celebrata verso le sette di sera. È l’unica occasione dell’anno in cui le chiese sono gremite di gente cristiana e non cristiana. Le due scuole dove io insegno hanno le vacanze invernali, dal 17 dicembre al 7 gennaio. Prima di iniziare le vacanze le scuole cattoliche festeggiano il Natale, anticipandolo di qualche giorno. Ogni scuola ha il suo modo particolare di festeggiare questa solennità, a seconda del tempo che hanno a disposizione per prepararla. La scuola che secondo me fa le cose con più impegno è la scuola Yuri. Ve lo descrivo brevemente. Lo “spettacolo” della scuola Viene organizzato uno spettacolo di due ore e mezzo nel p. MARIO AUDISIO, sx grande auditorium della scuola, due volte nello stesso giorno, per dare la possibilità a molti di partecipavi. Lo spettacolo è in tre parti intercalate da brevi concerti di violino, campane elettroniche, corali a più voci e danze moderne, eseguite dalle allieve stesse. Nella prima parte, il gruppo drammaturgico della scuola superiore mette in scena un episodio del vangelo. L’anno scorso hanno sceneggiato la donna peccatrice, che Gesù ha salvato dalla lapidazione. Quest’anno rappresentano la conversione di Paolo, da persecutore a propagatore della fede cristiana. Nella seconda parte le varie classi, dalla prima media alla terza liceo, espongono il risultato delle loro ricerche interdisciplinari su temi importanti: la preziosità della vita, la situazione ambientale, la pace, l’assistenza sociale, le relazioni internazionali e l’indipendenza personale. Le relazioni sono in- Arrivederci in cielo, Fidelia Cinese indonesiana, missionaria in Italia La signora Fidelia, indonesiana di origine cinese, sposa a Giuseppe Baravalle e madre di Daniele e Davide, è morta in modo imprevisto il 25 ottobre 2009 a Villafranca Piemonte. Era da poco tornata dall’Indonesia, dove aveva assistito il cognato missionario p. Vincenzo Baravalle, accompagnandolo fino alla sepoltura. Fidelia non è morta, è “diversamente viva”. La ricorda l’amico missionario p. Franco, che ha partecipato al suo ultimo commiato da questa terra. E ra il 1970 - Sei arrivata tanto attesa, assieme ad altri tre maestri nell’isola di Sikakap nelle Mentawai, dove io 8 ero missionario. Padre Giacomo Peruzzo aveva appena terminato di costruire una scuola per oltre cento alunni, e io ero ansioso di aprire loro le aule. In quei ragazzi e ragazze erano riposte le nostre speranze per l’avvenire della missione. Ho atteso il vostro arrivo, pur pensando alle difficoltà che avreste avuto in quell’isola in cui si sarebbero incontrate tre razze e culture diverse: mentawaiana, cinese (la tua), italiana (la mia). Hai imparato a vivere come vivevamo noi missionari: hai sofferto fame e sete, e la mancanza di tutte quelle risorse che offriva la tua città di Padang. Niente strade, niente divertimenti, niente picnic con gli Fidelia, al centro, con la sua bella famiglia: il marito Giuseppe, i figli Daniele e Davide; a destra il cognato, il compianto p. Vincenzo Baravalle La rappresentazione teatrale delle studentesse giapponesi aiutano a capire il significato del Natale p. FRANCO BERTAZZA, sx amici. Hai sofferto la solitudine, lontana dalla vita civile e dalla tua famiglia. Hai imparato a non avere nulla e a non chiedere nulla, perché in quella nostra nuova terra non c’era nulla. Tutta la ricchezza era posta in quei ragazzi ai quali hai insegnato con tenacia la disciplina, il rispetto della propria persona, a scrivere e cantare. Poi ci siamo lasciati e ti ho incontrato di nuovo qui in Italia, già sposa e mamma. Mi chiedo perché sei venuta nella mia terra. Forse per mostrare agli italiani come vivono la fede coloro che l’hanno ricevuta dai missionari. Sei diventata missionaria in terra italiana come mamma, come sposa e come donna di fede e dispensatrice di bene. In questa tua nuova patria hai sofferto per coloro che non hanno più fede; hai distribuito il bene a tutti coloro che si rivolgevano a te nella speranza di essere sanati. Ti ringrazio di tutto, per aver sofferto per la tua fede, portando il peso di una grande famiglia che hai amato e ti ha amato. Per questo “sarà grande la tua ricompensa nei cieli”. Arrivederci in cielo, Fidelia. Intanto accompagna con la preghiera il tuo sposo e i tuoi due adorati figli, e anche noi missionari, nel cammino della vita. ■ teressanti, di facile comprensione e soprattutto legate al messaggio cristiano. Il messaggio nel cuore Nella parte conclusiva si celebra la nascita di Gesù. Due chierichette portano le candele, altre due leggono i brani evangelici dell’annunciazione e della nascita del Salvatore. Io faccio l’omelia: in cinque minuti cerco di lasciare nel cuore di tutti il messaggio conclusivo della rappresentazione. La corale intercala la liturgia con canti natalizi tradizionali a più voci. Il più commovente è quello finale, che strappa applausi a non finire dall’assemblea. È il famoso “Alleluya” di Hendel, cantato in inglese a quattro voci. È un pezzo difficile e per impararlo utilizzano il breve intervallo del pranzo per un mese intero. Le ragazze ce la mettono tutta e quando arrivano a quella sera alcune scoppiano in pianto. È un pianto di commozione e di gioia, per aver offerto a Gesù e agli ascoltatori l’espressione migliore della loro buona volontà. In conclusione si può dire che il Natale in Giappone, anche se non è riconosciuto come festa nazionale, è però sentito come festa cristiana a cui liberamente si aderisce con la spontaneità del proprio cuore. Colgo l’occasione per augurare a tutti gli amici di “Missionari Saveriani” buon Natale e felice anno nuovo. ■ UN NATALE A CUORE... APERTO p. MARIO GIAVARINI, sx A Natale siamo soliti farci tanti auguri di pace e felicità. Ed è giusto, perché da Betlemme ci giunge il messaggio degli angeli: “Gloria a Dio nei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama”. Purtroppo oggi la pace non esiste in tante parti del mondo: nei rapporti internazionali, nella politica, tra le classi sociali, all’interno delle nazioni. Spesso non c’è pace neppure nei nostri cuori, e di conseguenza nelle famiglie e nelle comunità. Non c’è pace perché non c’è amore e non c’è giustizia. Scrive l’apostolo Giacomo: “Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?“. Forse siamo assetati di tante cose materiali, ma non siamo mai sazi né felici, perché le cose, anche se utili, non possono riempire il cuore. Il Natale dovrebbe farci prendere coscienza delle cose che non vanno nei nostri rapporti e farci tornare da Colui che solo può darci la pace: Gesù. Se ci apriamo all’amore tornerà la pace nelle nostre case. I nostri auguri sono accompagnati dal regalo speciale del poeta p. Zaltron. Notte di brivido Esplodono le stelle nell’alto dei cieli e pace in terra. Le luci di Betlemme si sono accese dagli igloo alle capanne. Il circo dei potenti n’è rimasto escluso nell’ipnosi dei sensi. Viandante in cammino cerco la grotta quella dei pastori. Non ho portato doni Bimbo Divino t’offro il mio nulla. Tremo di ebbrezza “Non son più io che vivo” risorgo e torno a casa. p. Giovanni Zaltron, sx 2009 DICEMBRE PUGLIA 74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 A tu per tu con padre Pietanza Bangladesh, la terra è sempre più stretta dal Bangladesh D iperritorno un periodo di vacan- za e per partecipare all’assemblea dei “superiori maggiori” delle nostre missioni nel mondo, p. Mimmo Pietanza, saveriano di Mola di Bari, è venuto a trovarci. Gli abbiamo chiesto di parlarci della sua esperienza missionaria. Come va in Bangladesh? In Bangladesh, la vita della gente non va proprio bene. I motivi stanno soprattutto nei prezzi dei generi alimentari che aumentano sempre più. Il governo dà la colpa ai commercianti, che a loro volta la scaricano sul governo. Chi ci va di mezzo alla fine è sempre la povera gente. È sempre stato così? Molte volte ho sentito dire dai bengalesi che prima si stava meglio. C’è stato un periodo, quando la popolazione non era così numerosa e non si erano ancora creati gruppi corporativi di cate- goria fra i grossisti. Ora i grossisti fanno il bello e il cattivo tempo nei mercati ortofrutticoli e nella vendita del riso. Ci sono altri problemi? Le catastrofi naturali. A causa dell’effetto “serra” e del surriscaldamento del clima, i ghiacciai si sciolgono causando l’aumento del livello del mare che sta invadendo la terra ferma anche in Bangladesh. Zone prima abitate dalla gente ora non lo sono più, perché l’acqua ha occupato lo spazio, rendendo il terreno una palude ed erodendo le case fatte di fango. La popolazione è costretta ad andare all’interno e diminuisce l’area abitabile e coltivabile. Cosa comporta tutto ciò? Quasi ogni anno ci sono i cicloni; prima non erano così frequenti. Non si riesce a ricostruire la zona colpita da un ciclone che già ne arriva un altro a portare morte. Il prezzo dei materiali per la ricostruzione delle ca- a cura di p. ANGELO BERTON, sx se raggiungono le stelle. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che in vari modi hanno mandato il loro contributo, affinché potessimo aiutare le gente alluvionata a risollevarsi e a ricostruire le case. La gente come reagisce? Il bengalese non si abbatte, non entra in crisi, non si deprime facilmente. Accetta e sopporta le intemperie naturali e le difficoltà, vivendo intimamente la speranza che un giorno tornerà il sole e il sereno nella propria vita. In questo senso gli orientali sono più forti di noi. Davanti a un ostacolo, cercano di superarlo. Se non ci riescono, portano pazienza e aspettano un futuro migliore. Ma noi dobbiamo aiutarli, specialmente nelle situazioni più gravi. Cosa fate in Bangladesh? Prima di tutto, dico che siamo 33 missionari di varie nazionalità e lavoriamo in diverse parti KALIMERO A SCUOLA / 4 I “pitoni” delle nostre città Una storia africana da applicare a noi I l mese scorso vi abbiamo raccontato la storia del piccolo Matesso che ha barattato la pelle di un pitone per un po’ di quaderni. Il pitone l’aveva avvolto poco lontano dal suo villaggio e, fortunatamente, gli abitanti sono accorsi in tempo per ucciderlo e... scuoiarlo. Pericoli per bambini bianchi Dopo essere tornato dall’Africa in Italia, mi capita spesso di parlare ai ragazzi delle scuole elementari. Mi diverto a raccontare l’episodio del bambino, per invitarli a non cadere nella trappola di un pericolo simile a quello del serpente africano. “Nell’andare a scuola non dove- 8 te attraversare la strada distrattamente!”, raccomando loro. Per aiutare i ragazzi a difendersi dal pericolo degli incidenti (veri serpenti moderni), faccio un indovinello. Chiedo: “È vero che voi, venendo e tornando da scuola, vi considerate più fortunati dei bambini africani, poiché lungo la strada non vi capita di incontrate i serpenti pitoni?”. Naturalmente, gli scolari rispondono in coro: “Sì!”. “Eppure - continuo - ho sentito dire che anche i bambini bianchi, quando vanno e tornano da scuola, incontrano tanti serpenti, piccoli e grossi...”. I grossi serpenti moderni Nel sentire queste mie parole, i bambini si mostrano increduli e subito si domandano quali possano essere questi strani serpenti moderni p. ANGELO BERTON, sx che girano per le strade europee. Allora, comincio a suggerire alcune parole per stimolare la loro curiosità e perché riescano a indovinare. “I serpenti delle nostre città sono tanti, grandi, colorati, veloci, arrivano all’improvviso, corrono sull’asfalto hanno quattro zampe rotonde...”. “Sono le macchine”, gridano i più intuitivi. Ecco, il vero nome dei serpenti moderni, il grosso pericolo per i più piccoli (ma non solo!): le automobili sono imprevedibili come i serpenti africani. Chi attraversa la strada senza guardare né a destra né a sinistra, rischia prima o poi di essere beccato da questi serpenti di ferro. Uno slogan sempre valido È importante lanciare uno slogan per tutti gli scolari: “Fermati un attimo, prima di attraversare la strada! Non attraversare mai la strada d’istinto. Arresta l’impeto della corsa con una frenata tale, da far fischiare le suole delle scarpe sul marciapiede! Dopo esserti fermato, guarda bene da un lato e dall’altro che la strada sia libera. Solo allora puoi passare tranquillamente”. Avete capito bene tutti la lezione? ■ Padre Mimmo Pietanza, saveriano pugliese, ha visitato la comunità di Taranto; la Madonna Missionaria protegga lui e tutti i missionari in Bangladesh del Bangladesh. Alcuni di noi sono parroci o coadiutori, nell’attesa che i sacerdoti bengalesi siano in numero sufficiente per gestire le parrocchie. Alcuni lavorano al Centro di catechesi per la formazione del laicato e dei catechisti, altri sono presenti fra comunità islamiche e hindu. Dove non ci sono cristiani, gestiamo scuole per i più poveri; aiutiamo ragazzi e ragazze ad andare a scuola, pagando la retta mensile e i libri, creando scuole di sostegno nel pomeriggio... Cerchiamo in tutti i modi di renderli consapevoli dell’importanza di andare a scuola e dell’istruzione. Collaborate con qualcuno? Sì, cerchiamo di aiutare le organizzazioni non governative a fare opera di sviluppo e di formazione. La dignità della persona umana, la difesa e la promozione della donna, le campagne per evitare il matrimonio dei bambini e la divisione delle caste, sono argomenti che i missionari devono avere a cuore. Gestiamo anche una scuola tecnica professionale per i giovani, molto famosa in Bangladesh. Inoltre, alcuni saveriani lavorano in ospedali e ambulatori nei villaggi e per la promozione dei diversamente abili. Nella città di Khulna, gestiamo un ospedale dove ogni anno per sette mesi vengono dei chirurghi italiani per fare gli interventi più delicati. Fanno un sacco di bene ai poveri malati del Bangladesh. ■ (continua il mese prossimo) IL BEATO CONFORTI NEL MERIDIONE p. MARIO GUERRA, sx Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, fondatore dei missionari saveriani, nell’anniversario del suo ritorno alla casa del Padre. È una grande festa di famiglia. Per solennizzarla adeguatamente le tre comunità saveriane del sud - Salerno, Taranto e Reggio Calabria - quest’anno si sono riunite nella casa di Taranto per una giornata di fraternità, che è stata meravigliosa. Raccontiamo alcuni momenti salienti della giornata. Il veterano p. Michele D’Erchie ci ha offerto una elevata riflessione sulle qualità umane del beato, che ci ha riempito di ammirazione e desiderio di imitarlo. L’Eucaristica nel duomo di Taranto è stata presieduta da p. Ercole Marcelli che ha ricordato i suoi 50 anni di vita sacerdotale (è stato ordinato prete il 25 ottobre 1959). Infine, abbiamo vissuto la fraternità con tante chiacchiere attorno alla tavola decorata di tante cosette deliziose. È proprio il caso di ripetere: “Quanto è bello che i fratelli vivano insieme!”. W il beato Conforti! I saveriani del Suditalia - Reggio Calabria, Salerno e Taranto - insieme per la festa del beato Conforti, 5 novembre, nella cappella di Taranto 2009 DICEMBRE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 è bello vestirsi... a festa Il 50° di sacerdozio di p. Ercole Marcelli è stata una doppia gioia e un vero tripudio per i frequentatori della parrocchia Villa San Giuseppe e del santuario Madonna della Grazia, che hanno partecipato alla celebrazione del 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di p. Ercole Marcelli della comunità saveriana di Gallico Superiore, a Reggio Calabria. Alla ragionevole età di 76 anni, padre Ercole è molto conosciuto e apprezzato come missionario polivalente, per l’attenta cura delle anime e anche dei corpi, quando si presentano situazioni che richiedono carità. Nativo di Perito, in provincia di Salerno, divenuto sacerdote il 25 ottobre 1959, padre Ercole ha lavorato come missionario in Italia, in Cina (Taiwan) e soprattutto in Sierra Leone (Africa Occidentale). Ovunque ha svolto tanti servizi preziosi. Tanta stima e affetto La parrocchia di Villa San Giuseppe, che egli segue con amore pastorale, ha fatto le cose in grande: con la presenza del vescovo della diocesi mons. Vittorio Mondello, dei confratelli saveriani, di vari sacerdoti amici e di un coro degno della Cappella Sistina. Un anziano fedele ha commentato: “In tutta la mia vita non ho mai visto una cerimonia così grandiosa!”. Alla celebrazione nel santuario Mariano il “santuomo” è stato inondato di “grazie” dalla Madonna e di “regali” dai numerosi amici. Poi, domenica 8 novembre, p. Ercole si è recato nella sua parrocchia salernitana a Perito, dove ha ricevuto una targa commemorativa dall’amministrazione comunale e una bella casula per la Messa dalla comunità della parrocchia. Ma non finisce qui. Il beato Conforti nel meridione Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, fondatore dei missionari saveriani, nell’anniversario del suo ritorno alla casa del Padre (5 novembre 1931). È una grande festa di famiglia. p. MARIO GUERRA, sx Per solennizzarla adeguatamente le tre comunità saveriane del sud - Salerno, Taranto e Reggio Calabria - quest’anno si sono riunite nella casa di Taranto per una giornata di fraternità, che è stata meravigliosa. Raccontiamo alcuni momenti salienti della giornata. Il veterano p. Michele D’Erchie ci ha offerto una elevata riflessione sulle qualità umane del beato, che ci ha riempito di ammirazione e il desiderio di imitarlo. L’Eucaristica nel duomo di Taranto è stata presieduta da p. Ercole Marcelli che ha ricordato i suoi 50 anni di vita sacerdotale. Infine, abbiamo vissuto la fraternità con tante chiacchiere attorno alla tavola decorata di tante cosette deliziose. È proprio il caso di ripetere: “Quanto è bello che i fratelli vivano insieme!”. Al carissimo p. Ercole vanno i nostri migliori auguri, insieme alla nostra affettuosa riconoscenza, mentre preghiamo il beato Conforti di accompagnare dal cielo tutti i suoi figli missionari ■ con la sua benedizione. Il santuario “Madonna della Grazia” di Gallico gremito di fedeli devoti. Padre Ercole Marcelli si prepara a celebrare l’Eucaristia del suo 50.mo anniversario di ordinazione sacerdotale (25.X.1959) E la festa continua... L a bella piazza del santuario Madonna della Grazia ha ospitato una graditissima festa per i bambini: la Festa dell’amicizia. Organizzata in grande stile con musica, commenti sul tema da parte degli organizzatori e va- riopinte aree di gioco, è stata una cuccagna per tutti. Ogni scuola del circondario vi ha partecipato, insieme agli insegnanti. È stata una grande gioia per piccoli e grandi, anche perché... era tutto “gratis!”. Una partita di calcetto che più morbida non si può! È bello saltare con le molle sempre più in alto, fino quasi a toccare il cielo! Gli alunni delle scuole all’arrivo sul piazzale del santuario per la Festa dell’amicizia. 8 Congratulazioni agli organizzatori, i signori Giustra e Pensabene, e ai loro numerosi collaboratori. E un grande “grazie” da parte dei missionari saveriani e di tutti coloro che hanno a cuore l’educazione dei giovani. ■ Per festeggiare un avvenimento così importante per p. Ercole Marcelli, anche una bella torta, la nuova casula e la dedica. C’è TUTTA LA MISSIONE DELLA CHIESA Nel santuario, il dipinto della Madonna, l’immagine del beato Guido Conforti, fondatore dei saveriani, la sua eminente reliquia e il motto “fare di tutto il mondo una sola famiglia” lanciano un messaggio missionario importante. La tomba di p. Aurelio Cannizzaro, ideatore e fondatore del parco della mondialità, rilancia il messaggio missionario con il comando di Cristo Salvatore: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura”. Il parco poi, con la sua estensione e le sue strutture esotiche, ci porta a vivere di persona in mezzo alle varie e straordinarie culture dove i missionari proclamano il messaggio di salvezza. Nel parco tutto è simbolico e pieno di significato: la lupa della grande culture latina, il canguro della grande cultura oceanica; la piramide delle grandi culture egizie, il menorah (candelabro) della sacralità ebraica, la pagoda delle culture e religioni asiatiche, la casa dell’islam, il tucul africano... E in mezzo a tutta questa varietà di culture e religioni (purtroppo a volte motivo di divisioni e di lotte distruttive), si snoda il cammino sofferente e pieno di amore - la via dolorosa -, che porta alla gioia della resurrezione di Gesù. Questa gioia si completa nella dimensione eterna dell’Ascensione, mentre i discepoli scelti da Gesù ricevono poteri speciali dallo Spirito, per andare e predicare il vangelo, convertire e “fare di tutto il mondo una sola famiglia”. Ma al centro di tutto c’è la “grotta di Betlemme”, che ci invita alla buona volontà e alla pace. Buon Natale dal parco della Mondialità ! Saveriani di Gallico 2009 DICEMBRE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Missionaria insieme a mio figlio Leggere “Missionari Saveriani” a 92 anni... è la prima volta che scrivo al direttore di un giornale, e in particolare al mio giornale preferito “Missionari Saveriani”, che da tanti anni mi arriva puntuale ogni mese e che leggo dalla prima all’ultima riga. Il 4 ottobre scorso ho compiuto 92 anni. Una bella età che mi pesa un po’ sulle spalle, ma che non mi ha affatto tolto la facoltà di poter leggere, anche se devo usare una grande lente, perché i miei occhi sono affaticati. Sono la mamma di un tuo confratello, p. Luigi Lo Stocco. Nelle mie visite in alcune delle vostre case ho avuto modo di conoscere molti saveriani, di cui serbo sempre un caro ricordo e che penso volentieri nel mio “rosario” giornaliero. Molti di voi sono anche passati a casa, dove insieme abbiamo trascorso ore bellissime e piene di serenità. Tanta voglia di conoscere Di lettere ne ho scritte tante, specialmente durante gli anni della missione in Congo di mio figlio, ma questa sera, scrivendo a te, sento che la mano mi pesa e trema un po’. Mi sento un po’ emozionata e spero che mi perdonerai tutti i possibili strafalcioni. Sai, avrei voluto tanto studiare, ma in quegli anni in cui sono cresciuta io, bisognava lavorare. Fortunatamente ho potuto finire la quinta elementare. Il mio maestro di allora diceva spesso a mia mamma: “Carmela, non far perdere la Franca”. Ma purtroppo il lavoro dei campi, la nostra situazione finanziaria, la stessa mentalità di quei tempi, non mi avevano dato modo di realizzare il mio sogno. La voglia di sapere, di conoscere non mi ha mai lasciata; ho cercato sempre di leggere, anche quando sono stata vicina a mio marito infermo. Questo FRANCA MARROCCO mi ha aiutato molto a non far invecchiare la mia testa, anche se di tanto in tanto perdo qualche colpo e mi “scordo” le cose. Confrontandomi con alcune mie coetanee, ancora viventi, debbo ringraziare vivamente il Buon Dio. Gli acciacchi non mancano, ma ciò non mi toglie la voglia di essere curiosa e di sapere di più. Aspettando le sue lettere Il giornale “Missionari Saveriani” lo trovo abbastanza completo e semplice. In questi ultimi anni gli articoli in prima pagina di p. Gabriele Ferrari mi hanno aiutato moltissimo. Hanno aperto di più il mio cuore e la mia mente, facendomi essere, insieme a mio figlio, una missionaria. Leggendo quelle pagine e quello che i missionari fanno con tanti sacrifici, mi sono sempre sentita coinvolta in questa fantastica avventura della vita missionaria. Lo dico sempre, Bene e male, senza età è meglio non perdere la buona strada hanno raccontato una M istoria, purtroppo vera. Spero che giunga al tuo cuore, come ha colpito il mio! Un giovane uomo stava facendo acquisti al supermercato, quando ha notato una signora anziana che lo seguiva dovunque. Si ferma, e anche lei si ferma e lo guarda. Riprende a camminare tra gli scaffali, e anche lei lo segue... Alla fine, già vicino alla cassa, la vecchietta gli rivolge la parola dicendo: “Spero non ti senta infastidito e non te ne abbia a male; è che assomigli a mio figlio che vive all’estero, lontano da me!”. Il giovane si commuove e, con un nodo alla gola, risponde che va tutto bene, non c’è problema. La vecchietta allora aggiunge: “Posso chiederti una cosa insolita?”. Il giovane risponde: “Mi dica, in cosa posso esserle utile?”. “Ti chiedo di dirmi «Ciao, mamma!» quando esco dal supermercato; mi farebbe molto felice!”. Il giovane acconsente, sapendo che questo piccolo gesto allevierebbe molto il cuore della donna. 8 “Ciao mamma” a caro prezzo! Intanto la vecchietta passa oltre la cassa, dopo aver registrato tutta la merce comprata. Poi, volgendosi sorridente e agitando la mano, gli dice: “Ciao, figlio!”. E lui, con tono premuroso e quasi tenero, le risponde con un bel sorriso: “Ciao, mamma!”. La vecchietta se ne va con la sua roba e il giovane, contento per averle dato un po’ di gioia, passa alla cassa la sua merce da pagare. Dopo aver registrato tutto: “Sono 254 euro”, dice la commessa. “Così tanto, per solo cinque prodotti? - protesta il giovane; ci dev’essere un errore!”. La commessa: “Sì, ma sua mamma ha detto che tu avresti pagato tutte le sue cose...”. Mi ha colpito molto questa storia. Ho pensato: anche le canaglie invecchiano! Ma poi mi sono detto con una certa soddisfazione: Padre Nicola Masi con uno... scugnizzo brasiliano p. NICOLA MASI, sx non è vero che tutti i giovani sono “teppisti”; ci sono anche giovani bravi, ma noi adulti non dovremmo deluderli e ingannarli, come invece ha fatto la signora anziana del supermercato! E il mio cellulare se ne va... Neanche a farlo apposta, dopo alcune settimane accade anche a me una sorpresa. Era domenica 25 ottobre, verso le quattro e mezza di pomeriggio. Stavo per entrare nella casa del vescovo, quando mi viene vicino un ragazzetto di 13-14 anni che mi chiede i soldi, puntandomi un coltellaccio sulla pancia. Ha afferrato il mio telefono cellulare ed è scappato via. La tristezza più grande non è per aver perso il cellulare, ma nel vedere un ragazzo così piccolo già bene avviato nel vizio, e per di più a mano armata. Ho solo pregato il Buon Dio perché lo aiuti a mettersi sulla buona strada. Intanto, ho perso tutti i miei indirizzi e i numeri telefonici degli amici. Perciò sto chiedendo loro, man mano che li incontro, di darmi gentilmente il loro recapito, per ricostruire la mia lista di contatti. Invito tutti a pregare per i nostri giovani, perché non perdano la loro dignità mettendosi sulla strada sbagliata. ■ Mamma Franca festeggia il suo 92.mo compleanno di felicità missionaria con il figlio p. Luigi Lo Stocco che la mamma di un missionario vive la missione in pieno, insieme a suo figlio lontano. Ho pregato tanto e ho vissuto la missione di mio figlio con tanta trepidazione e tante lacrime, fin dall’inizio, ma soprattutto nei momenti più difficili delle guerre che sono scoppiate in quella regione dei Grandi Laghi, nel centro dell’Africa, in particolare quando le lettere e le notizie tardavano a venire. Mio marito Giovannino buon’anima, in quel tempo prestava servizio alle poste del paese. È lui che ritirava la nostra posta. Era come una mazzata sulla schiena quanto mi diceva: “Franca, niente per oggi”. Era una grande gioia quando, arrivando a mezzogiorno a casa, mi mostrava la lettera. Quel giorno smettevo di fare ogni cosa, mi fermavo per leggere e rileggere la lettera e per preparare la risposta. Un giornale... interessante Se le lettere tardavano a veni- re, allora c’era l’attesa di “Missionari Saveriani” e la ricerca delle poche notizie che potevano provenire dal Congo. Quando poi scoprivo un articolo scritto dal mio Luigi, allora la mia gioia era al colmo. Era una gioia che non ho mai tenuta con me sola; la condividevo con le mie amiche, i parenti, i vicini di casa. Nel quartiere dove abito c’è un negozio di alimentari la cui proprietaria è una signora evangelista. Qui a Lenola c’è un folto gruppo di evangelisti. Io frequentavo questo negozio, e ogni volta che entravo la proprietaria mi domandava notizie di mio figlio. La vedevo interessata e incuriosita. Un bel giorno le portai una copia di “Missionari Saveriani” con un articolo di p. Luigi e le dissi di leggerlo, “perché è un giornale religioso”. Insieme alle figlie si mise dapprima a sfogliarlo, poi a leggerlo. Infine mi disse, “sai che è interessan■ te!”. (continua nel riquadro) PREGO PER LE GIOVANI VOCAZIONI “Sono belli, sorridenti, pieni di vita” Quello che più mi piace e incuriosisce molto è il paginone centrale del giornale, quasi sempre tematico, ma molto interessante e completo. Lo trovo fatto bene, anche se tante volte perdo un po’ di pazienza per la sua scrittura troppo minuscola. Tra i tanti paginoni ricordo quello di qualche mese fa sulle vocazioni saveriane. Le fotografie mi hanno mostrato il volto dei giovani che si preparano e che sono in Congo, in Indonesia, in Messico. Sono belli, sorridenti, pieni di vita. Speriamo che non si perdano per strada. Io prego per loro e li affido nelle mani della nostra cara Madonna nel mio rosario quotidiano. Una cosa vorrei poterti suggerire: cerca di dare più spazio alle esperienze dei missionari che sono in terre di missione. Conoscere quello che fanno mi fa molto piacere. In questi giorni ho scoperto le brevi biografie dei saveriani deceduti. Ho cominciato a leggerne una un po’ per caso. Non mi sono più fermata. C’è in queste piccole e brevi biografie una ricchezza immensa di umanità, di spiritualità e di universalità. Caro padre Marcello, ti ringrazio per aver avuto il tempo e la pazienza di leggermi. Non so quanto tempo ancora mi resta: sono sempre pronta. Ma Mamma Franca con la grande lente, per leggere “Missionari Saveriani” vorrei poter morire come il mio anziadalla prima all’ultima riga no papà, con il giornale “Missionari Saveriani” in mano. Ti abbraccio, Mamma Franca Marrocco 2009 DICEMBRE ROMAGNA 48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Seguendo la luce di Dio Un augurio e una provocazione di fine anno P apa Benedetto XVI ha usato una citazione dall’Apocalisse - “Le nazioni cammineranno alla sua luce” - come tema della giornata missionaria mondiale celebrata in ottobre. Capita sempre più spesso di trovare nei mass media di questi tempi l’aggettivo “apocalittico” per quantificare il grado delle calamità naturali che si abbattono sul nostro pianeta e i danni provocati da terremoti, tsunami, uragani, alluvioni. Catastrofi alle quali, purtroppo e sempre di più, si aggiungono le cattiverie commesse dall’uomo, con tanta incoscienza, verso altri uomini stragi e violenze, persecuzioni e ingiustizie - e anche contro l’ambiente in cui viviamo. Per vocazione e convinzione Il Papa applica questa citazione biblica a tutta la chiesa perché, pellegrina con l’umanità, rifletta la luce che ha ricevuto dal vangelo su tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, per- ché in Lui abbiano la loro piena realizzazione e il loro compimento. Noi missionari, per nostra specifica vocazione, ci sentiamo impegnati ad accoglierla da protagonisti. E noi saveriani, in altre parole ancora più chiare, siamo stati educati dal nostro fondatore, il beato Guido Conforti, a vivere e lavorare per “fare del mondo una sola famiglia”. Anni fa mi è capitato di fare amicizia con un convinto aderente al gruppo “Lotta continua”, che in una conversazione mi disse: “Se noi avessimo la forza che viene dal vangelo come l’avete voi, a quest’ora il mondo lo avremmo già cambiato”. Queste parole mi ricordarono quelle udite qualche anno prima da un rappresentante di un’altra religione proveniente da un Paese straniero: “La nostra patria diventerà grande quando diventerà cattolica”. Diamoci da fare! Gesù, il Papa, Conforti e tanti altri ci guidano con il vangelo, mentre chi ne vive fuori ci provoca. Ci penso spesso, specialmente in certe circostanze come questa di fine anno. È un pensiero che mi tormenta man mano che gli anni crescono (e camminano a braccetto con quelli della giornata missionaria mondiale, a quota 83). Per questo, il messaggio del Papa ogni anno alla chiesa me lo sento rivolto direttamente. A voi, anche se di diversa età e professione, non succede qualcosa di simile? Proviamo a pensarci e a darci daffare, ognuno secondo le proprie possibilità, e chissà che i notiziari dei mass media un bel giorno non siano costretti a cambiare argomento, passando a cose più serie. Più che un augurio, anche questa è una provocazione, ma potrebbe essere anche un proposito comune o almeno una preghiera corale. Buona fine e buon inizio d’anno a tutti voi, cari amici let■ tori e alle vostre famiglie. Foto cronaca d’autunno R ecuperiamo la cronaca di settembre e ottobre. Il 5 e 6 settembre è venuta a trovarci la comunità dei 12 capi educatori degli scout di “Cesena 5”. Tra lupetti e coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte clan, conta ben 200 membri: un gruppo storico che l’anno prossimo festeggerà il 65° compleanno e si gloria del titolo di “anziano”. A metà settembre abbiamo ospitato il seminario di studio per i formatori Engim (Ente nazionale giuseppini del Murialdo) dell’Emilia Romagna, provenienti da Ravenna e Cesena. Ecco il racconto del presidente Vincenzo Tristaino. “Il tema dell’incontro era, «Imparare a lavorare insieme su obiettivi condivisi»; un argomento strategico e attuale per l’impegnativo compito di chi è chiamato a formare i giovani. L’Engim è un organismo formativo dei giuseppini, che opera soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La predilezione per i giovani, appartenenti alle fasce deboli e svantaggiate, è la caratteristica che da sempre ha contraddistinto l’opera dell’Engim sulla scia del carisma di Il pranzo in perfetto stile… scout I formatori “Engim” dei giuseppini di Ravenna e Cesena 8 p. A. CLEMENTINI, sx Il tavolo dei relatori che hanno partecipato al meeting missionario regionale di Cortemaggiore (PC) a fine settembre; tra loro, primo a destra, p. Nicola Colasuonno della comunità saveriana di S. Pietro in Vincoli. Il terz’ordine carmelitano è venuto a San Pietro in Vincoli per il periodico incontro. p. A. CLEMENTINI, sx san Leonardo Murialdo (Torino 1828-1900). I trenta partecipanti hanno seguito con molto interesse lo svolgersi del seminario, apprezzando l’ambiente ospitale e accogliente dei saveriani, ai quali esprimiamo la nostra cordiale riconoscenza”. Anche la parrocchia di S. Maria in Porto di Ravenna è tornata con i cresimandi e famiglie per un giorno di ritiro, guidato da p. Nicola. Infine, i padri giuseppini di Forlì e Cesena hanno trascorso una giornata insieme al loro superiore. ■ Graditi ospiti abbiamo avuto con noi dodici giovani sacerdoti forlivesi in ritiro spirituale, e poi anche don Enrico Casadio di Forlimpopoli con l’equipe degli educatori. PADRE MASI SALUTA LA ROMAGNA Classe 1938, romagnolo di Belvedere di Castel Del Rio (BO), diocesi di Imola, p. Giorgio Masi è stato missionario in Indonesia e in Messico. Nel 1986 è stato destinato a San Pietro in Vincoli come animatore vocazionale, in collaborazione con il centro diocesano per le vocazioni. Per alcuni anni è stato insegnante di storia delle religioni ed ecumenismo nel seminario della diocesi e all’istituto di scienze religiose. Dal 20 settembre, motivi di salute hanno suggerito il suo trasferimento nella casa madre dei saveriani a Parma, dove il nostro confratello dottor Gildo, medico emerito del Bangladesh, sa come “restaurare” i saveriani. Quando gli ho chiesto di fare una foto nella sua nuova sede, padre Giorgio ha accettato volentieri, per salutare i tanti amici della Romagna. Noi Padre Giorgio Masi da fine settembre tutti ricambiamo con tanti auguè in cura presso la casa madre ri e una preghiera. dei saveriani, a Parma 2009 DICEMBRE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 La missione mi ha conquistato In Congo, fianco a fianco con i saveriani ragazzino ero abituato ad D aandare a Messa tutte le sere in compagnia di mia madre. Questo mi permetteva di fare il chierichetto. Mi faceva uno strano effetto, ma mi piaceva e quindi ero sempre presente. Forse proprio per questo il mio compianto parroco don Alfonso Santaniello mi aveva chiesto se volessi diventare sacerdote, invitandomi al campo vocazionale di Acerno. Ricordo che mi ero divertito molto, vivendo giorni stupendi. Un grande amore per Gesù Potrei dire che la mia vocazione sia nata sull’altare, ma anche all’insegna del gioco e del vivere insieme. Nel 1986 ho varcato le porte del seminario minore di Salerno e ho proseguito la mia formazione nel seminario Campano a Napoli, diretto dai gesuiti. Sono state tante le esperienze che mi hanno fatto maturare nella vocazione sacerdotale, come tante le figure di riferimento che mi hanno dato una grande te- stimonianza d’amore per Gesù. Vorrei ricordare due persone in particolare: mons. Grimaldi, che mi ha sempre attirato per le sue omelie e le semplici parole che ci rivolgeva nelle frequenti visite in seminario; e don Marcello Mazzeo, al quale devo il mio spirito missionario, un uomo e un prete umile, dal cuore grande e generoso, marcato dalla gioia e dall’amore per Dio. Tante esperienze diverse Non posso dimenticare i tanti altri superiori, a cui sono stato affidato, sia a Salerno che a Napoli. Tutti mi hanno aiutato a crescere e maturare come persona e come sacerdote, con le loro testimonianze, ma anche dandomi la possibilità di collaborare con diverse realtà ecclesiali. Ricordo, fra tutte, la Caritas di Napoli con il servizio ai barboni in stazione, l’esperienza presso l’istituto Montevergine di Salerno che si occupa dei minori a rischio, e i due anni di servizio presso il Cottolengo di Dugenta don ANTONIO ROMANO a Caserta. Dopo l’ordinazione diaconale, ho vissuto la bella esperienza di vice assistente diocesano dell’Azione cattolica dei ragazzi. Ordinato sacerdote il 24 giugno 2000, sono stato nominato parroco a Caprecano e Fusara di Baronissi. Dal 2006 ho anche collaborato alla pastorale universitaria a Salerno, affiancando il cappellano saveriano p. Alex e la sua equipe. Sacerdote “fidei donum” Nel 2007 è stato propizio il viaggio in Bangladesh in compagnia di p. Giovanni Gargano, che partiva come missionario per quella nazione martoriata. Di ritorno, è cresciuta la consapevolezza che il Signore mi chiamava a un’esperienza missionaria più forte. Ho così cominciato un cammino di ricerca con alcuni saveriani, con i quali è maturata la mia scelta di partire come sacerdote fidei donum. Il giorno in cui ne ho parlato con il superiore generale dei sa- Una comunità in cammino Piano di Montoro e il volto missionario al 1 novemD albre25delottobre 2008, i saveriani di Salerno avevano celebrato a Piano di Montoro Inferiore (AV) le missioni al popolo. La partecipazione dei fedeli era stata massiccia, attratti dal messaggio evangelico della missione: “Un modo nuovo di essere cristiano”. I cinque centri di ascolto, dislocati in punti diversi del territorio, erano stati animati da laici con il compito di annunciare e condividere la Parola di Dio. Durante la settimana, i missionari avevano incontrato gli studenti delle scuole, i giovani, gli anziani e i malati. Era stata toccante la testimonianza di giovani laici che hanno raccontato la loro esperienza con i missionari in varie nazioni del mondo. 8 La nostra vita trasformata L’esperienza iniziata con le missioni al popolo, ha veramente trasformato la vita della nostra comunità, riuscendo a darle un volto missionario. Da quel momento, la nostra comunità ha raccolto la sfida di essere annunciatori di Cristo in una società che cambia. Abbiamo sentito il bisogno di attingere sempre più alla Parola di Dio. I cinque centri di ascolto hanno continuato la loro attività fino al 7 luglio di quest’anno, quando nella chiesa della Madonna delle Grazie si è tenuta una solenne cerimonia. Dopo la condivisione della Parola, abbiamo condiviso anche il cibo preparato dalle nostre parrocchiane. Sicuramente il cammino con i saveriani, illuminato dallo Spiri- Don Antonio Romano, “fidei donum” in Congo con la benedizione del vescovo: felice... come una pasqua (foto Clemente Guazzo) veriani, p. Rino Benzoni, e il superiore in Italia p. Carlo Pozzobon, ai quali chiedevo di essere accolto in una delle loro missioni, ho spiegato chiaramente che sarei partito in missione solo con la benedizione del mio vescovo. Dopo un viaggio a Lourdes, dove ho affidato alla Vergine la mia intenzione di partire per la missione, sono stato dall’arcivescovo per comunicargli la mia scelta. Con grande gioia egli ha accolto prontamente la mia richiesta donandomi la sua benedizione. Finalmente il 30 settembre, nella cattedrale di Salerno mons. Pierro mi ha consegnato il Crocifisso della missione. È stato il segno ufficiale dell’invio come sacerdote fidei donum. Il 23 ottobre sono partito per la diocesi di Bukavu, in Congo, dove lavoro in collaborazione con i saveriani. ■ “Cittadini del mondo” a Salerno 15 e 16 gennaio 2010 - Il centro documentazione mondialità, in collaborazione con i missionari e i laici saveriani di Salerno, organizza il convegno “Cittadini del mondo - con la Costituzione verso una cittadinanza interculturale”. Tra i relatori, Franco Roberti (procuratore capo di Salerno), p. Giorgio Grezzi (pastorale migrantes, Castel Volturno), Giuliana Martirani (docente all’università di Napoli). Per informazioni e iscrizioni, contattare Massimiliano D’Aiuto: 320 4574377 - [email protected] COMUNITà PARROCCHIALE to Santo, ci ha fatto comprendere che oggi si è missionari nella misura in cui facciamo abitare Gesù nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti, nel tempo libero, nella società. Per tutto questo vogliamo ringraziarli dal profondo del cuore, augurandoci che questo cammino di fede continui. L’impegno per il Camerun Tra le iniziative sorte nella nostra comunità, quella certamente più significativa sotto questo aspetto è stata la partecipazione alla realizzazione di un progetto per l’acquisto di banchi scolastici e la costruzione di un acquedotto a Nefa, in Camerun. Il responsabile del progetto è padre Gianni Abeni, che abbiamo avuto il piacere di avere in mezzo a noi proprio a luglio, prima che ripartisse per il Camerun. Di p. Gianni ci hanno colpito la serenità e l’entusiasmo immutato di voler tornare tra quel popolo con cui condivide sacrifici e speranze. Siamo convinti che quelPadre Gianni Abeni, missionario in Camerun, la gente, anche se povera, è stato ospite della comunità parrocchiale di Piano abbia qualcosa da insegnare di Montoro che ha collaborato a due progetti: ■ anche a noi. scuola per i bambini e acqua potabile LA FESTA DEL SAVERIO NEL 1931 Dal Bollettino diocesano di Capaccio-Vallo e Policastro del 10 dicembre 1931. “Il giorno 3 dicembre all’istituto delle Missioni Estere di Massa veniva celebrata solennemente la festa del santo protettore della congregazione. Al mattino Sua Ecc.za Mons. Vescovo dopo la Messa impartiva il Sacramento della Cresima ad alcuni alunni dell’istituto. Quindi assisteva alla Messa pontificale celebrata dal Rev.mo Mons. Carmelo Scarpa, Prefetto degli studi nel seminario. Nel pomeriggio si svolgeva una simpatica accademia musico-letteraria nei locali dell’istituto. Congratulazioni con i buoni padri, che prodigano se stessi per il bene dei figli del nostro popolo”. Nel medesimo Bollettino venivano fatte le condoglianze per la morte di mons. Conforti con le seguenti parole: “Per Lui, che tanto beneficò la nostra diocesi con la fondazione di una casa apostolica di missionari, e che per noi tante simpatie nutrì e manifestò nella visita fattaci nello scorso febbraio, s’elevi al Signore dal cuore di tutti i sacerdoti la calda prece del suffragio. Ai padri missionari, da lui a noi affratellati nella quotidiana fatica dell’apostolato, giunga la parola del fraterno cristiano conforto”. Il 3 dicembre 2009 abbiamo festeggiato il Saverio con i sacerdoti della diocesi, con gli amici e gli ex allievi. Abbiamo dato così il via ufficiale alle attività per il 50° della casa di Salerno. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti i nostri lettori un felice Natale e un nuovo Anno missionario! I saveriani del Suditalia - Reggio Calabria, Salerno e Taranto - insieme per la festa del beato Conforti, 5 novembre, nella cappella di Taranto 2009 DICEMBRE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Il nostro vero amico Gesù Le famiglie allargate che ci piacciono I l mese di dicembre ci riserva sempre l’allegra Notizia! Non è una notizia nuova e dovrebbe essere sempre buona, ma spesso non lo è, perché non è accolta. Lasciate, cari amici, che s’accendano le luci dei presepi e che risplendano di doni gli alberi di Natale! Gli uni e gli altri parlano ai credenti della felice nascita del Bambino Gesù, il Salvatore di tutti, buoni e cattivi, amici e nemici. Come sono splendide le vie dei borghi e delle città illuminate dalle tremule minuscole luci colorate! Diffondono gioia e pace, annunciano a tutti che Gesù, l’amico e il benefattore di tutti, si è fatto a noi Prossimo. Un’amicizia senza gelosie “Voi siete miei amici”, ha detto Gesù. E noi ripetiamo che Gesù è l’amico dei poveri e dei ricchi, dei peccatori e dei buoni. Ci rende suoi amici diventando nostro benefattore perché ci vuol bene, offrendoci tutti i suoi doni di grazia, pace e amore. Non sono doni da tenere solo per noi, e la nostra missione è proprio questa: far conoscere agli uomini il nostro amico Gesù, perché diventino suoi amici. L’amicizia nasce e si diffonde in colui che accetta e ripaga la stima, l’affetto e l’aiuto di una persona. È per sua natura aperta agli altri e crea comunità. È un bene che si diffonde e arricchisce coloro che ne sono conquistati. Gesù è venuto per concludere con ciascuno di noi un’alleanza di amicizia non arginata o chiusa in se stessa ma aperta a tutti, senza invidie o gelosie, per formare una comunione che si chiama chiesa. p. FRANCO BERTAZZA, sx Amici di uno, amici di tutti L’amico diventa allora anche benefattore. Fare del bene, inteso nel senso più ampio della parola e non soltanto in modo materiale, perché l’amicizia è sempre un dono che racchiude in sé affetto e aiuto, comprensione e perdono, scambio di preghiera e consolazione. Anche per i missionari è così. L’amicizia con qualcuno di noi conduce alla conoscenza e all’amicizia di tutti i saveriani della comunità. L’affetto e l’aiuto che date a uno di noi si apre e si estende a tutti gli altri, uniti nella stessa missione. Non è entusiasmante tutto questo? Sentirvi amici di tutti. Essere ricevuti da ogni membro della comunità con la stessa attenzione e il medesimo affetto, partecipi della stessa famiglia! Un cammino di pace e serenità Ricordo ancora la felicità dei partecipanti alla festa dell’amicizia, quando hanno conosciuto i missionari, nostri ospiti per i tre mesi di aggiornamento. La loro simpatica accoglienza e perfino il servizio a tavola ha indotto qualcuno di voi a dire: “È stato bello vivere con voi una magnifica giornata!”. La nostra è una famiglia che esce dai propri confini, anche da quelli allargati a parenti e fami- gliari, per abbracciare chiunque voglia parteciparvi. A nome di tutta la comunità saveriana di Tavernerio desidero estendere a voi, amici e benefattori, gli auguri per un Natale di pace e di bontà! Apriamoci anche al nuovo anno e riceviamolo come prospettiva di un cammino di pace e serenità, che dia senso all’orizzonte della vita umana, e con l’impegno di porre riparo alla crescente violenza, con l’aiuto di Dio. Felice anno nuovo! ■ Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui! Una giornata... elvetica I quattro della “scopa”. Quel salame e il bicchiere sono un premio alla loro fedeltà al gioco del dopo cena. Un gesto goliardico che riporta ai tempi passati, quando negli studentati si lottava per essere i migliori. Da sinistra: p. Giulio Simoncelli, padre Giacomo Milani e p. Franco Bertazza (tre figli dell’Orobia) e il vicentino padre Germano Framarin. AGGIORNAMENTO E... LAVORO p. F. BERTAZZA, sx è soltanto una parte degli amici e benefattori svizzeri con i quali abbiamo vissuto la giornata dell’amicizia. Grazie per la vostra presenza, e tornate a trovarci sempre più numerosi: a tutti apriamo porta e cuore. Arrivederci! 8 Padre Antonio Guiotto, missionario in Sierra Leone, celebra la Messa per gli amici svizzeri. Ha ricordato la sua esperienza di “fuggitivo e perseguitato” durante la guerra civile e la disponibilità dei cristiani ad aiutarlo, cedendo perfino il loro letto per il riposo. Quelli che vedete nella foto sono quattro missionari che hanno partecipato al corso di tre mesi nella comunità saveriana di Tavernerio. Nel tempo libero, si sono resi disponibili per maneggiare gli strumenti del giardinaggio. Hanno lavorato con entusiasmo, contribuendo a rendere ancora più attraente il nostro parco. Da sinistra troviamo: p. Daniele Targa, friulano giunto dal Bangladesh, abile maneggiatore di motoseghe; p. Marco Vigolo, con il decespugliatore, vicentino missionario in Giappone da 26 anni e pronto a trasferirsi nella comunità saveriana di Brescia; il messicano p. Jesus Paulo Rivera, missionario in Mozambico, fedele custode del tagliaerba. In mezzo a loro c’è la saveriana brasiliana Marta Cardoso, la factotum sempre fedele al lavoro, sotto la pioggia o con il sole. 2009 DICEMBRE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] / [email protected] - C/c. postale 13616362 Come un giovanotto di 85 anni P. Dalla Valle missionario in Bangladesh e Veneto P adre Vittorino Dalla Valle ha festeggiato il suo 85° compleanno il 24 ottobre. Quando gli chiedo di raccontarmi un po’ della sua vita, lui inizia con il salmo 71: “Sono apparso a molti quasi come un prodigio”. Padre Vittorino, nato a Dueville, è l’ultimo di otto fratelli e l’unico rimasto in vita. Da bambino era fragile e malaticcio, tanto che la mamma Ortensia lo portava dai frati di Thiene per farlo benedire. Ma aveva una grande forza d’animo e un carattere tenace. Padre Vittorino, versione 2009, nella casa dei saveriani di Vicenza “Non torno più!” Un giorno, con un amico di casa, va all’oratorio per vedere le diapositive di un missionario che lavorava in Alaska. Da quel momento ha un’illuminazione: “Anch’io mi faccio missionario!”. L’amico, che conosceva il servo di Dio, gli rispose: “Ti porto io a Vicenza da p. Uccelli”. Era il 1° settembre 1937 e Vittorino, accompagnato dal fratello Benvenuto, entra dai missionari saveriani di Vicenza. L’impatto con la vita in istituto è traumatico. Resta sconvolto dal silenzio che regnava in refettorio, nei cameroni, nei corridoi, tanto che dopo tre giorni va in crisi e decide di tornare a casa. Prima di partire però, il prefetto lo accompagna da p. Uccelli, che non è per niente meravigliato della sua scelta e gli dice: “Vai pure a casa, ma tornerai”. Vittorino risponde: “Non torno più!”. Qualche giorno dopo, a casa, decide di tornare in istituto. Vedendolo, p. Uccelli gli dice: “Sapevo che saresti tornato”. Gli studi durante la guerra Per due anni Vittorino resta a Vicenza ed è entusiasta dello BARBARA PERIN spirito missionario che dominava. Infatti, alcuni missionari in partenza per la Cina passavano da Vicenza per imbarcarsi a Venezia e creavano tra gli apostolini un fervore e un fascino particolari per la vita missionaria. Da Vicenza Vittorino va a Grumone (CR) per altri tre anni. A quell’epoca era rettore p. Dante Battaglierin, reduce dalla Cina, il quale ha saputo infondere negli apostolini uno spirito missionario profondo. Da lì va a S. Pietro in Vincoli (RA) per il noviziato e dopo un anno fa la professione religiosa. Era l’anno 1943, in piena guerra. Era difficile proseguire gli studi, ma Vittorino, un po’ a Piacenza e un po’ a Parma, riesce a finire il liceo. Poi inizia la teologia a Parma, ma l’ultimo anno passa di nuovo a Piacenza, dove è ordinato prete il 25 marzo 1950. La partenza per la missione Padre Vittorino aveva il fuoco dentro, un desiderio ardente di partire subito per la missione. Dopo ripetute insistenze, il superiore generale di allora p. Giovanni Gazza gli manda una lettera, da lui ricevuta il 3 dicembre 1951. Natalina, la sarta di Cassola Le sue mani accarezzano il mondo Padre Marco, dopo alcuni mesi di riposo e “revisione generale”, il 20 settembre è ripartito per il Congo. Con sé ha portato qualcosa di prezioso e... su misura, vista la sua rispettabile altezza: uno e novanta! con il mio camice finalmente adatto alla mia altezza, con casule e stole dai diversi colori liturgici: bianco, verde, rosso, violetto. è la sarta del mio N atalina paese natale, Cassola. Per più di mezzo secolo ha misurato, tagliato, cucito, modellato e confezionato vestiti. Tanti erano da sposa, ma ha lavorato anche per la chiesa parrocchiale. Dalle sue mani sono uscite casule, stole, camici per i sacerdoti, tuniche per chierichetti, abiti per i bambini e le bambine della prima Comunione, abitini per il battesimo dei neonati. 8 Un arcobaleno di stoffe Ma per Natalina ci siamo anche noi missionari. Così per anni, ai miei arrivi in Italia dal Congo, ogni volta mi chiedeva: “Hai bisogno di casule, di stole, di camici?”. Prendeva le misure - sempre una spanna più lunghe degli altri - e tornavo in Congo Padre Campagnolo in Congo con la casula color oro, preparata da Natalina, la sarta di fiducia dalle mani… d’oro p. MARCO CAMPAGNOLO, sx Li vesto sempre, e solo quelli, durante le celebrazioni liturgiche. Anche quando sono in visita alle comunità cristiane disseminate nella vasta missione dove lavoro, porto con me l’arcobaleno di Natalina: il rosso della testimonianza e dei tramonti africani, il verde della speranza e della foresta con le sue centinaia di tonalità. E anche il bianco delle solennità che portano gioia nei cuori. Il viola, colore dell’interiorità e dei fiori dell’albero jacaranda che profumano l’aria. Pensate, per Pasqua di quest’anno è arrivata perfino la casula color oro. Da tempo Natalina cercava la stoffa e aveva promesso che me l’avrebbe mandata. L’ho indossata, tutto orgoglioso. L’oro è il colore di Dio: dà luce alla mente e calore al cuore. Tutto è confezionato dalle mani di Natalina che con il lavoro e l’arte mette anche un grande cuore. Le mani abili di Natalina accarezzano anche il mio mondo. Grazie Natalina, per l’arcobaleno uscito dalle tue mani. ■ Padre Vittorino Dalla Valle durante la missione in Bangladesh tiene tra le braccia un neonato sotto lo sguardo incuriosito degli altri bambini Gli comunica che sarebbe partito per il Pakistan Orientale. Così, il 3 luglio dell’anno dopo s’imbarca a Genova con p. Antonio Alberton, p. Albino Tessaro e p. Mario Chiofi, il primo gruppo guidato da p. Dante Battaglierin. Sbarcano a Bombay, in India, il 23 luglio; il 1° agosto 1952 dall’India passano in Pakistan, accolti dai salesiani. Inizia l’avventura bengalese. L’impatto è stato forte: la povertà, la lotta tra musulmani e hindu, la lingua, il sovraffollamento, il clima insopportabile e altro ancora. Ma nonostante tutto, con l’aiuto di Cristo, è riuscito a superare tutte le difficoltà. Con la Panda bianca Padre Vittorino inizia a parlare un po’ di bengalese e dopo pochi mesi gli viene assegnata la missione di Shimulia, con 12 villaggi e circa duemila cristiani. Lavora in Bangladesh 15 anni. Poi viene richiamato in Italia, proprio a Vicenza, per fare l’economo, un incarico durato dieci anni. Dopo un intervallo di tre anni a Zelarino, torna ancora a Vicenza dove risiede tutt’ora. Qui p. Vittorino ha sempre svolto un lavoro intenso di animazione missionaria nelle parrocchie, nelle scuole, con i gruppi missionari. È il “direttore spirituale” di tanti fedeli che lo stimano e gli vogliono bene. Ancora adesso, con i suoi 85 anni, p. Vittorino viaggia con la sua Panda bianca tra una parrocchia e l’altra, instancabile... come un ■ giovanotto. UN NATALE A CUORE... APERTO p. MARIO GIAVARINI, sx A Natale siamo soliti farci tanti auguri di pace e felicità. Ed è giusto, perché da Betlemme ci giunge il messaggio degli angeli: “Gloria a Dio nei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama”. Purtroppo oggi la pace non esiste in tante parti del mondo: nei rapporti internazionali, nella politica, tra le classi sociali, all’interno delle nazioni. Spesso non c’è pace neppure nei nostri cuori, e di conseguenza nelle famiglie e nelle comunità. Non c’è pace perché non c’è amore e non c’è giustizia. Scrive l’apostolo Giacomo: “Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?“. Forse siamo assetati di tante cose materiali, ma non siamo mai sazi né felici, perché le cose, anche se utili, non possono riempire il cuore. Il Natale dovrebbe farci prendere coscienza delle cose che non vanno nei nostri rapporti e farci tornare da Colui che solo può darci la pace: Gesù. Se ci apriamo all’amore tornerà la pace nelle nostre case. I nostri auguri sono accompagnati dal regalo speciale del poeta p. Zaltron. Notte di brivido Esplodono le stelle nell’alto dei cieli e pace in terra. Le luci di Betlemme si sono accese dagli igloo alle capanne. Il circo dei potenti n’è rimasto escluso nell’ipnosi dei sensi. Viandante in cammino cerco la grotta quella dei pastori. Non ho portato doni Bimbo Divino t’offro il mio nulla. Tremo di ebbrezza “Non son più io che vivo” risorgo e torno a casa. p. Giovanni Zaltron, sx 2009 DICEMBRE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Missione con le note del sax Un bel concerto per il beato martire Leo Pubblichiamo volentieri questo bel racconto di p. Mario Piacere, saveriano della Bassa Vicentina e da trent’anni missionario in Giappone. Il fratello Franco vive nel Trevigiano, mentre Serafino è da poco tornato dalla Cina. è stato un luglio piovoso e afoso nella missione di Miyakonojo, città che ha dato i natali al samurai Leo Sai- Padre Mario Piacere accanto alla statua del martire Leo, nella chiesa di Miyakonojo, città natale del samurai sho Shichiemon, martire della fede nel 1608, proclamato beato il 24 novembre 2008. La festa liturgica dei beati Pietro Kibe e dei 187 compagni, tra cui il nostro samurai, ricorre il 5 luglio, ma noi volevamo fare qualcosa di più... “missionario”. La sorpresa del tutto esaurito! Con i cristiani di qui pensiamo spesso a come far conoscere di più la chiesa, ma si rimanda sempre. I giapponesi dedicano la vita al lavoro e alla famiglia; poi, se c’è tempo e un po’ di buona volontà, si può offrire qualcosa anche a Dio. Ma ai primi di giugno, alla fine della Messa, ho fatto la proposta. “Nel primo anniversario della beatificazione del nostro concittadino Leo, dovremmo organizzare un evento speciale: una Messa nel giorno del suo battesimo (22 luglio) e qualcos’altro il giorno del suo martirio (17 novembre), una conferenza o un concerto a cui invitare anche i non cristiani. Dopo la Messa un fedele arrivato da poco nella nostra comunità mi dice che parlerà dell’iniziativa con suo figlio sassofonista. Così è stato organizzato un concerto per il 18 luglio, data vicina p. MARIO PIACERE, sx all’anniversario del battesimo del beato Leo. I cristiani di Miyakonojo - 320 anime in una città di 170mila abitanti - hanno superato se stessi. Tutto è stato organizzato in sole sei settimane, dalla stampa alla pubblicità, dal parcheggio ai posti a sedere. La felice sorpresa è stato il “tutto esaurito”. Una serata emozionante È venuta la signora buddhista Youko, moglie del primario di un ospedale vicino alla nostra chiesa. Le avevo fatto sapere che ci sarebbe stato il concerto. Alla fine, commossa mi ha detto: “È stato bellissimo sentire le note di un sassofono in questa chiesa, ne ho percepito l’anima. Ascolto concerti qua e là, ma la risonanza e l’atmosfera di questa chiesa gotica è del tutto diversa”. La signora Maria Todoroki, della nostra comunità, mi ha scritto: “Grazie per aver reso possibile questo concerto. È la prima volta che ascolto l’assolo di un sassofonista. Le note dell’Ave Maria di Schubert mi hanno riempito di commozione. Le parole del canto Sorriso mi sono rimaste nel cuore: Sorridi e il sorriso ritornerà a te...”. Dato che il concerto era organizzato dai cristiani in una chie- Un invito sempre valido Al mio caro “vecio”... 40 anni dopo P adre Mario Diotto, della croci e i suoi rosari. Vieni con la comunità saveriana di Ze- tua fede di uomo semplice, con larino, il 12 ottobre ha festeggia- la tua speranza di pellegrino, con to il 40° di sacerdozio. Quindici la tua carità di uomo povero. Se anni fa, per il 25° d’ordinazio- proprio ci tieni a farmi un regane, aveva scritto una bella let- lo, vieni con i profumi di casa tera al papà. In questi tempi in nostra: una bottiglia del tuo vino cui anche i rapporti tra padre e e un salame di Santa Maria. figli non sono sempre ben Antonio Diotto bacia il crocifisso decifrabili, i versi di p. Ma- missionario di p. Mario, dopo rio sono una dimostrazione averlo consegnato lui stesso sincera d’amore per i propri al figlio partente genitori. La pubblichiamo volentieri perché le sue parole ci sembrano tanto utili e attuali. 8 Con i profumi di casa, la primavera del tempo Caro papà, dalla missione di Baraka, in Congo, ti mando questo mio messaggio: Ti invito alla festa del mio giubileo sacerdotale, che si terrà sulle rive del lago Tanganika il 12 ottobre 1994. Vieni solo, senza valigie e senza macchine fotografiche, senza croci e senza rosari. L’Africa ha già le sue p. MARIO DIOTTO, sx Sarà una festa meravigliosa, con la partecipazione di tanti bambini, con il canto della mia fisarmonica e la dolce presenza dei tuoi ricordi. Saranno presenti anche mamma Caterina e sorella Virginia, in un modo diverso e con volti diversi. Saranno accanto a noi, come lo sono sempre state in questi miei dodici anni di Africa. Il Tanganika ti accoglierà con tutti i suoi colori e la tua presenza di papà mi farà sentire ancora più bambino, smarrito nel tempo dei miei venticinque anni di ministero sacerdotale. Mano nella mano, ti riporterò nella primavera della mia chiamata. Ti ricorderò così, con i versi di p. Turoldo: «Seduto davanti alla soglia di casa mia, mentre mia madre attingeva acqua dal pozzo, il vecchio mio mi parlò così: “Figlio, è giunta l’ora, vai per la tua strada, ricordati di casa tua, di me e di tua madre”». ■ sa, con lo scopo specifico di ricordare il samurai martire, il sassofonista nel programma di 17 pezzi, oltre a brani celebri e a composizioni personali, ha inserito anche canti religiosi. La parte centrale è stata dedicata alla lettura della vita del martire. È stato bello risentire le sue parole proclamate da una suora giapponese: “Ora che ho capito che posso ricevere la salvezza tramite la chiesa di Cristo, nessuno potrà mai più separarmi dalla chiesa, dovessi anche perdere la vita”. La chiesa di Miyakonojo, in Giappone, dove lavora padre Mario Piacere, gremita per il concerto commemorativo del martire Leo, proclamato beato un anno fa; davanti, il giovane sassofonista e la statua del martire Dio al primo posto Grazie al concerto, una sessantina di non cristiani hanno messo piede per la prima volta in una chiesa cattolica, e per la prima volta hanno sentito parlare di un samurai che 400 anni fa ha dato la vita per Cristo. Questo è stato il vero successo dell’evento. Quale risonanza avranno avuto nei cuori dei partecipanti le parole pronunciate dal nostro martire 4 secoli fa? Che signifi- cato avranno attribuito i buddhisti e gli altri alle parole, “perdere la vita per Cristo”? Una cosa è certa: lo Spirito Santo continua a lavorare nei cuori di tutti, e in futuro si vedranno ancora altre meraviglie. L’esempio di questo martire samurai ispiri i “moderni samurai” - che sono tutto ditta, lavoro, famiglia, società... - a mettere Dio al primo posto! ■ IL DONO DELLA VITA QUOTIDIANA Stiamo per vivere l’evento che ci ridona la speranza: il Natale di Cristo. La vita riassume il senso che il Creatore le aveva dato fin dall’inizio. Nonostante questo evento, ci troviamo ancora di fronte a persone che sono stanche di vivere. Eppure, Lui è venuto perché tutti abbiano vita in abbondanza. C’è bisogno di darci una scossa e rimuoverci da quelle situazioni che creano problemi e malessere. Ve le descrivo con le parole del poeta cileno Pablo Neruda. Le ho lette su “Incontro”, bollettino della parrocchia di Carpendo (Mestre), e mi sono parse appropriate. “Muore lentamente chi diventa schiavo dell’abitudine, chi non cambia la marcia, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni. Muore lentamente chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare. Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Muore lentamente chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”. Ringraziamo Dio per il dono della vita quotidiana. E gli auguri che ci scambieremo siano uno stimolo a investire di più e meglio tutte le possibilità e capacità che abbiamo ricevuto in dono. A tutti, grazie per la vicinanza e la collaborazione. Buon Natale e Felice 2010 ! p. Romeo Brotto e i saveriani di Zelarino