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2009 DICEMBRE n. 11
Apriamoci a Cristo
Colui che fa cadere i muri e porta la pace
celebrato i vent’anA bbiamo
ni dalla caduta del muro di
Disegno di U. Gamba: “Oltre ogni muro”
Berlino, da quella sera del 9 novembre in cui, quasi inaspettatamente, i berlinesi cominciarono
ad attraversare quel muro invalicabile. Si trattava di un evento
epocale della nostra storia recente. Il popolo tedesco poteva
finalmente riunirsi e anche l’Europa ritrovare la sua unità.
Quel muro, sorvegliato notte e
giorno, nel corpo dell’Europa era
ormai una ferita incurabile. Tutto faceva credere fosse destinata
a durare nel tempo: il simbolo
della guerra fredda che opponeva due mondi, l’est e l’ovest;
due blocchi contrapposti in lotta
per la supremazia mondiale.
La sua caduta ha spento questa
guerra, anche se non ha portato,
p. GABRIELE Ferrari, sx
purtroppo, la pace, che è più di
assenza di conflitti. Il crollo del
muro di Berlino ha ridisegnato
la storia e gli equilibri politici,
ha fatto ristampare le carte geografiche con nuovi stati dal nome difficile; popoli nuovi si
sono affacciati sulla scena del
mondo, liberi finalmente dal
giogo comunista.
Verso la nuova Europa
Caduto il regime che li opprimeva e li privava della libertà,
letteratura, arte e religione loro
proprie, hanno finalmente fatto
sentire la loro voce, e la nostra
vecchia Europa si è allargata
nell’Unione europea. Il loro arrivo non è stato sempre salutato
con entusiasmo e l’Occidente si
è preoccupato più della libera
NON VADA A FONDO LA SOLIDARIETà
La voglia di vivere più forte di ogni ciclone
p. MARCELLO STORGATO, sx
S
abato 26 settembre 2009
il tifone Ketsana, chiamato anche Ondoy, ha devastato
vaste regioni delle Filippine
abbattendosi soprattutto sulla città di Marikina, una delle
aree periferiche di Metro-Manila, dove vivono i saveriani.
Padre Emanuele è scioccato.
I racconti dei testimoni fanno
venire la pelle d’oca.
“Una donna annegata con
il nipotino in braccio; persone
folgorate dalla corrente elettrica; cadaveri trascinati dalle
acque insieme alla plastica; famiglie portate via con le loro
casette; un cane che annaspa,
legato con la catena al canile
di legno galleggiante... Dall’alto dei tetti le case apparivano
come isole che si diradavano
man mano che l’acqua saliva...
Al mattino della domenica,
quando l’ondata era passata,
per molti non c’era più niente
da cercare. Una popolazione
immensa, e già povera, si era
impoverita ancora di più”.
Padre Giacomo si commuove
nel vedere la grande solidarietà.
“Per tanti studenti benestanti
forse questa è stata la prima volta che sono entrati in contatto
con la cruda realtà delle baraccopoli. Ma anche i ricchi colpiti
hanno ricevuto la solidarietà dei
poveri che li hanno tratti in salvo e li hanno aiutati a ripulire
le ville dai detriti. Tutti si sono
messi insieme per porgere aiuto
a chi era nel bisogno”. Ma alla
fine, si fa una domanda che interpella anche noi: “Con il finire
dell’emergenza e del dolore, saremo capaci di unificare gli sforzi di tutti per un futuro migliore? Oppure finirà anche questa
coscienza di solidarietà?”.
Padre Javier racconta la storia di una madre, la signora
Rowena, una cristiana convinta e attiva. È dovuta migrare
dalla provincia di Bukidnon e
ha trovato un buco in riva al
fiume nella nostra parrocchia a
Tumana. Ha tre bambini e uno
in grembo. È impegnata nelle
comunità di base, nel movimento “Vita famigliare” ed è
anche catechista. Non è facile,
ma è sostenuta dalla meditazione della Parola di Dio e in
essa trova la forza e la voglia
di andare avanti.
Anche lei è passata attraverso la tragedia del tifone. La
sua casa è stata letteralmente
sommersa: l’acqua ha raggiunto i quattro metri. È riuscita a
mettere in salvo la famiglia,
passando il giorno e la notte
sul tetto di una casa. L’ho incontrata il giorno seguente.
Ripeteva le stesse domande:
“Dove andremo ora? Come ricostruire un posto? Dove stare
con i figli?”.
Padre Javier non aveva risposte. Le ha detto: “Per un
paio di settimane puoi stare
nella chiesa”. Così la chiesa è
diventata un luogo di rifugio
per Rowena e altre famiglie.
Ora che il fango si è asciugato,
le famiglie sono tornate tra i
resti delle loro case, per assicurarsi che nessuno occupi il
posto... “Hanno solo un sogno:
riuscire a rendere abitabile la
loro baracca. È sempre lo stesso Gesù che percorre le strade
del mondo cercando un posto
dove stare”.
Padre Emanuele e gli altri
saveriani a Manila chiedono la
nostra solidarietà per ridare un
tetto alle famiglie più povere
che hanno perso tutto, eccetto
la voglia di continuare a vivere
■
con un po’ di dignità.
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Direttore: Marcello Storgato
Redazione: Diego Piovani
Direttore Responsabile: Marcello Storgato
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Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia
circolazione dei capitali e delle
merci che non di quella delle
persone.
Già all’indomani della caduta
del muro Giovanni Paolo II, al
quale giustamente si attribuisce
tanta parte di questo insperato
capovolgimento, aveva previsto
che la sconfitta del socialismo
reale non autorizzava a parlare
di trionfo del sistema capitalistico, proprio per le ingiustizie che
anch’esso alimentava.
Tuttavia, celebrare il ventennale della caduta del muro significa riconoscere che anche
sistemi, all’apparenza immutabili, si possono cambiare e i
problemi, anche incancreniti,
possono trovare una soluzione
positiva. Per questo dobbiamo
salutare con riconoscenza questo
ventennio di costante, anche se
lento, progresso del nostro rinato
continente.
Altri muri da abbattere
Questa celebrazione ci rende
ancora più consapevoli del dovere e della possibilità che abbiamo
di far cadere altri muri che dividono popoli che pure sono chiamati da Dio a vivere in comunione. Pensiamo al “muro della
vergogna”, che separa i palestinesi dagli israeliani e impedisce
di esercitare i loro diritti-doveri
umani. Oppure al “muro della
nostra paura”, che respinge i più
poveri e li estranea da noi, rendendo loro impossibile sognare
un futuro migliore per le loro famiglie e per l’umanità. Pensiamo
anche ai tanti muri che si alzano
tra etnie e nazioni, che noi contribuiamo a mantenere con la nostra indifferenza e, infine, ai muri
all’interno della nostra società e
delle nostre famiglie.
Per abbattere tutti questi muri
viene ancora il nostro Salvatore.
“Egli è la nostra pace, colui che per mezzo della sua carne e cioè
per mezzo della croce - di due ha
fatto una cosa sola, abbattendo il
muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14).
In questo Natale, Gesù viene a
chiedere a tutti noi, suoi discepoli, di far cadere - con la pazienza
cristiana e con la tenacia missionaria - quelle divisioni che continuano a dividere il nostro mondo tra buoni e cattivi, tra i nostri
e gli altri, tra chi è come noi e
chi è diverso da noi. Solo lui è in
grado di darci la vera pace.
Attenzione alla coerenza!
Non succeda di nuovo che gli
chiudiamo la porta in faccia o lo
mettiamo fuori, come è successo
a Betlemme. A qualcuno il Signore dà fastidio o fa paura! Attenzione però alla coerenza: non
è sicuro che coloro che vogliono
il Crocifisso alle pareti, lo vogliano davvero anche nella vita.
Che senso ha mantenere il
Crocifisso se esso è solo un simbolo della nostra cultura, e se
la sua presenza non ci porta ad
amare tutti, anche i diversi da
noi, consentendo a tutti di vivere
quell’umanità che egli ha accolto
e per la quale è morto? La stalla
di Betlemme non aveva muri e
i pastori vegliavano all’aperto.
Perciò il Bambino e i pastori si
sono incontrati, per la gioia e
pace di tutti.
Facciamo cadere altri muri,
per celebrare insieme un Santo
Natale !
■
2009 dicembre n.
ANNO 62°
11
Maria diede alla luce il figlio,
lo avvolse in fasce e
lo pose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro.
è Natale: diamo un posto a Gesù !
2009 DICEMBRE
m is s ion e e spirito
L’icona della missione
Paolo, crocifisso con Cristo
Le tappe della sua spiritualità missionaria
una visione plausibiO ffrire
le della spiritualità di una
persona è difficile, se non impossibile: occorre vivere a lungo
insieme, condividendone pensieri ed esperienze, prove e scoperte. Ancor più per Paolo, da noi
lontano nel tempo. Ci provo, seguendo lo Spirito della missione,
che ha spinto l’apostolo a predicare il vangelo in luoghi nuovi.
Innanzitutto la sorgente:
cos’è che “incanta” Paolo, cosa
scopre? Una risposta è in Galati:
“Quando Dio, che mi scelse fin
dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in
mezzo alle genti…” (1,15-16).
Dio rivela a Paolo che il Figlio abita in lui. Qualcosa che
Paolo non sospettava, inabitato
com’era dallo zelo per il suo popolo e per le tradizioni dei padri.
Paolo scopre che al centro del
suo essere c’è il Figlio di Dio,
che vuole insegnargli un modo
nuovo di essere e di agire.
Ma cosa vuole Cristo da Paolo? Egli è stato crocifisso, è
morto. Com’è possibile sapere cosa voglia veramente? Paolo scopre proprio questo: l’inter-
pretazione che Gesù dà alla
propria morte - “Questo è
il mio sangue che io verso
per tutti in remissione dei
peccati” - è quella giusta.
Le cose stanno proprio così: “Dio non ha risparmiato
il suo Figlio, ma lo ha dato
per tutti noi”.
Paolo scopre tante cose.
Da questa conferma divina
di Gesù deriva tutta una serie di scoperte, che portano
alla missione. “Sono stato
crocifisso con Cristo” (Gal
2,20). Un’azione avvenuta nel
passato, i cui effetti durano fino
al presente: sono stato crocifisso
e lo sono tuttora. Quando è avvenuto questo? Quando Cristo è stato innalzato in croce, perché - come lui stesso dice - innalzato, egli
attira a sé, sulla croce, tutti gli uomini. Morendo per loro li ha posti
nella sua stessa condizione.
L’atto di Cristo attira a sé Paolo come un vortice, ed egli vi
precipita dentro: “Vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha
amato e ha dato se stesso per
me” (Gal 2,20). Perciò Cristo
diventa il principio vitale del
mio essere. Paolo ci pensa spesso, perché è un pensiero troppo
CARISMA è MISSIONE
UN FANCIULLO “EXTRA”
p. ALFIERO CERESOLI, sx
è
2
p. FABRIZIO TOSOLINI, sx
nato a Betlemme, in Giudea, da una coppia proveniente
dalla Galilea: due regioni dello stesso impero, ma ben distinte. Diversi sono i governanti, Erode e Quirinio; diversi il dialetto e l’accento, subito riconoscibili. Anche la samaritana riconosce
Gesù dal modo di parlare e vestire.
Può un bambino dare fastidio, disturbare la pace o minacciare
il potere? Eppure, alla sua nascita, un politico - ce ne sono tanti
anche oggi - lo sospetta e decide: semplice, basta eliminarlo. Sono così create le condizioni perché debba andarsene. Una fuga
verso una terra straniera e sconosciuta. Ancora migranti, questi
due sposini della Galilea; anzi ora sono tre: Giuseppe, Maria e il
Bambino.
In Egitto la famiglia di Nazareth è di nuovo “extra”. Tutto è
diverso: clima, terra, religione, lingua. Giuseppe deve trovarsi un
lavoro. Qui - gli avranno detto - ci sono già tanti falegnami; perché dar lavoro a uno straniero ridicolo, con le treccine da ebreo
osservante? Il vangelo non dice come Giuseppe fu accolto; neanche dice che fu respinto. Decide lui stesso di tornare in patria,
quando il Signore glielo dice.
Questo Bambino straniero, anche solo per essere su questa terra
- perché viene dall’Alto, sua vera patria - non darà più fastidio fino a quando inizierà ad andare per le strade della sua terra a dire
(che pazzia!) che tutti, uomini e donne sono uguali agli occhi di
Dio; fratelli e sorelle tra loro, figli e figlie dello stesso Padre. Fino
a quando, scendendo dalla montagna delle beatitudini, incontra
gli esclusi: donne e indemoniati, lebbrosi e peccatori. Non darà
fastidio fino a quando dirà che la persona vale più del sabato,
mangerà con i “peccatori”, dirà che la preferenza dei profeti è
andata a due stranieri: la vedova di Serepta e il suo ultimo pugno
di farina, il lebbroso Naaman venuto della Siria e guarito nell’acqua del Giordano.
Allora cominciano i guai: i compaesani vogliono buttarlo giù nel
burrone; i farisei vogliono lapidarlo; i sacerdoti cercano di farlo
fuori... Insomma, è meglio eliminare questo tipo strano, sbarazzarsene e starsene in pace.
Vivere il Natale è accogliere questo Bambino, nel volto e nella
vita di tutti i bambini del mondo, senza guardare al colore, alla
lingua, al luogo di nascita... Tutti. Vivere il Natale è contemplare
questo Bambino e lasciarsi meravigliare e incantare dall’amore del
Padre per tutti e per me.
Questo è il vangelo del Natale: “Vi annuncio una grande gioia: è
nato il Salvatore!”. È nato per tutti e per me. Come i pastori, ogni
discepolo-missionario deve lodare Dio e raccontare “tutto quello
che ha udito e visto”.
■
Martirio di S. Paolo - Rupnik, Vaticano
strano, come lo è per noi oggi.
Riflettendo, scopre l’origine
della scelta di Gesù: il suo amore
per noi. Scopre il dono che riceve: il suo Spirito. Scopre le implicazioni dell’intenzione di Cristo: tutti siamo morti; tutti stiamo sulla croce; avendo già subito la condanna, ora aspettiamo
la risurrezione. Questa scoperta
diventa spinta, urgenza dell’annuncio: far conoscere a tanti Colui che è morto per loro.
Paolo fa anche un’altra scoperta: quella della potenza divina
della Parola. La Parola che il mis-
sionario annuncia in luoghi dove
Cristo non è ancora conosciuto, rende presente la risurrezione
nella vita di coloro che ascoltano, creando rapporti nuovi, basati sull’amore scambievole.
D’altra parte, la stessa vita
della comunità diventa voce forte, attraente, irresistibile nell’ambito del gruppo
umano dove si trova.
Fino all’ultima tappa.
Ogni spiritualità apre una
via che giunge alla meta
passando per diverse tappe. Anche la missione conduce Paolo per diverse tappe, fino alla consumazione
piena: dagli entusiasmi giovanili alle fatiche e all’avventura di portare la fede in
mondi nuovi, ai contrasti con altri modelli di fede e di missione,
alle persecuzioni e al rischio di
morte, fino a vedere e desiderare che le comunità si facciano responsabili dell’evangelizzazione,
continuando la sua opera, ma anche lasciandolo indietro...
Paolo passa per tutte queste
tappe, fino ad affrontare il passo supremo: il martirio. Per lui
è fonte di gioia, perché così glorificherà Cristo: “come sempre,
anche ora Cristo sarà glorificato
nel mio corpo, sia che io viva sia
che io muoia”. E anche perché
sente che lo spirito della missione sarà sempre ricco nella chiesa che vivrà dopo di lui: “Anche
se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e
sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti
voi. Allo stesso modo anche voi
godetene e rallegratevi con me”
(Fil 1,20; 2,17-18).
Si potrebbe dire che è tutto
qui: “caritas Christi urget nos la carità di Cristo ci spinge”. Ma
questa bella spiritualità di Paolo deve essere vissuta; solo così
può essere compresa, assaporata,
gioita.
■
Paolo e noi: per un’applicazione missionaria
• Ho mai pensato che anch’io potrei parlare dell’amore di Cristo al-
le persone che conosco, e che forse hanno bisogno di una parola di
speranza?
• Quanto mi sforzo di vivere alla presenza di Cristo, di percepire il suo
desiderio che tutti siano salvati e felicità?
• Ho fiducia nella potenza della Parola: quella detta a voce e quella
vissuta?
La missione CHIAMA
Profondamente commosso
missionario! Sì, è una
G esù
lettura vera della sua per-
sona e del suo messaggio. Gesù
è mandato dal Padre per noi che
abbiamo fame e sete di luce e di
amicizia, necessità d’imparare ad
amare per essere felici. La sua venuta è un’immissione di vita per
l’umanità, per tutti i popoli della
terra, chiamati a superare fratture
e violenze (il peccato) e a costruire rapporti di fraternità.
Certo, è un missionario unico: è il volto umano di Dio. Il dono della redenzione scende come
pioggia sul terreno arido ed è offerto a tutti. Penso soprattutto alla
vocazione di Gesù e sono profondamente commosso. È il Signore,
ma è anche uomo come noi, fratello di ogni uomo e donna.
Ho ascoltato più volte il racconto di chi torna dalla sua terra. Mi sembra di cogliere qualcosa della sua umanità pensando ai
luoghi che mi hanno descritto, alle
strade, ai campi, al lago di Galilea,
alla fontana della Vergine a Nazareth, agli ulivi di Gerusalemme, alla strada stretta della croce. Gesù
nasce nella semplicità, in una delle grotte che ancora oggi - così mi
hanno detto - si vedono a Betlemme. Cresce nel piccolo centro di
Nazareth: bimbo, giovane, lavoratore. Tra la gente, insieme a tutti.
Gesù missionario è sempre in
movimento. “Dovunque giungeva in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle
piazze…”. Chiama i primi quattro discepoli: “seguitemi, vi farò
diventare pescatori di uomini”.
È una con-vocazione. Un invito
incondizionato, legato all’atto di
fede nella sua persona, che implica attaccamento a lui e alla sua
missione. Non nasconde i rischi
e i disagi dell’itineranza evangelica: allo scriba che vuole seguirlo, risponde: “Il Figlio dell’uomo
non ha dove posare il capo”.
La chiamata a seguirlo (sequela) è rivolta al singolo, ma la missione è affidata a tutto il gruppo.
La formazione avviene “stando
con Gesù”. Insegna che nella sua
comunità “chi vuol essere primo,
sia ultimo di tutti e servo di tutti”. Lava i piedi ai discepoli, mostrando in modo evidente lo stile della sua comunità: il servizio,
il dono di sé, una famiglia riunita attorno a lui, dove regna la coBambino salvato dalle
acque del tifone
a Manila
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
I popoli della terra riconoscano nel Verbo Incarnato la
luce che illumina ogni uomo
e aprano le porte a Cristo,
Salvatore del mondo.
I bambini siano rispettati e
amati, e mai siano vittime di
sfruttamento nelle sue varie
forme.
Conforti: ”Gesù è il sole di
giustizia che sorge nel
mondo”.
p. siLVIO TURAZZI, sx
munione: perché “tra voi siete
tutti fratelli”. Una comunità che
si edifica e rinasce, sul perdono e
l’amore reciproco.
Gesù, missionario del Padre,
ascolta la gente, vive i problemi
di tutti, sente compassione delle folle stanche e sfinite. Dialoga
con la donna samaritana, libera la
figlia della donna cananea (pagana) che chiede le briciole dei figli.
Guarisce i malati. Ha bisogno degli altri, dei dodici e delle donne
che li assistono con i loro beni.
Gesù annuncia un Dio che
ama, che fa il primo passo e offre un rapporto nuovo e personale di amicizia verso tutti, gratuitamente, senza tener conto
se l’uomo lo meriti o no. Gesù
che è Dio, si è incarnato partendo dagli ultimi. Oggi non possiamo dimenticare tutti coloro che
godono di poca considerazione:
migranti, donne di strada, ragazzi delle periferie... A Gesù non
importa né il successo né l’insuccesso. La sua passione è di
essere Uno con il Padre, donando la vita per la salvezza: gioia libertà - pienezza per tutti.
Per capire il missionario Gesù
bisogna diventare semplici, capaci di ascolto, disposti a collocarsi con lui nel vero centro della
vita, oltre se stessi, per diventare
dono. In relazione bella con gli
altri. Certo con una natura ferita
e limitata come la nostra, siamo
chiamati a camminare controcorrente, portando come lui la croce.
Ma è anche la scoperta del tesoro
nascosto da godere e da condivi■
dere con tutti!
2009 DICEMBRE
V ITA SAV ERIANA
Manila dopo il tifone “Ketsana”
Una scelta missionaria ancor più convinta
S
ei mesi fa noi saveriani abbiamo accettato con convinzione e decisione la parrocchia “Nostra Signora di Guadalupe”, in una periferia della grande metropoli di Manila, perché,
tra quelle che ci venivano offerte, era la più “bisognosa di cure”. La parrocchia sarebbe nata
con la nostra presenza, separando la zona più povera da un’altra
grande parrocchia.
Sono tre grandi agglomerati, di cui due abitati da baraccati e un altro con gente un po’ più
benestante, con una popolazione
di circa 90.000 persone. Non c’è
una casa parrocchiale, non c’è
una chiesa e nemmeno il posto
su cui costruirla. Noi tre saveriani - p. Javier Mexicano, p. Alex
Rodríguez (messicani) e p. Emanuele Borelli (italiano) - viviamo
in una casa presa in affitto.
In cammino con i poveri
Come in tutte le zone povere,
forte è la presenza di varie chiese e sette in cerca di adepti tra la
gente bisognosa, immigrata dalle province, sradicata e travolta
dalla vita confusa della grande
metropoli di cui, volenti o no, si
fa parte e si respira la mentalità, anche se alloggiati in baracche. Ci sono alcuni quartieri di
musulmani, anche loro immigrati nella nostra zona e poveri come tutti gli altri.
È una sfida seria per noi missionari, che vogliamo essere compagni di cammino dei più poveri
e di coloro che sono in difficoltà,
i più esposti a perdere non solo la
dignità e la coesione sociale, ma
anche la fede e la speranza, alla
deriva e ai margini delle grandi
megalopoli moderne.
All’inizio di maggio 2009 abbiamo iniziato il nostro lavoro,
convinti di essere al posto giusto. Abbiamo cominciato a incontrare la gente e tutti i tipi di
gruppi e di associazioni, ben sapendo che solo insieme riusciremo a far fermentare questa
grande massa di gente. Nei nostri sogni c’era il piano di creare
un luogo comunitario, con una
chiesa e alcuni spazi in cui radunare e far convergere la gente
e le attività.
Il sabato della catastrofe
Ma poi, sabato 26 settembre
2009, è arrivato il grande tifone,
EMANUELE, JAVIER e ALEX, sx
che ha cambiato il volto di tutta
la zona, che ha portato via quasi
tutto, specialmente alla maggioranza dei baraccati lungo il fiume. La gente ha perso tutto: lo
stesso destino per poveri e ricchi. Ci sono volute due lunghe
settimane per riuscire a ripulire le case, perché non c’era acqua né elettricità, o non si riusciva a raggiungere le case perché
le viuzze erano piene di fango e
detriti, un ammasso di cose rotte
e inservibili.
Tuttavia la generosità di molti,
provenienti da altre comunità, ha
risvegliato il desiderio di vivere
della nostra gente. Insieme hanno ripulito gli edifici scolastici,
le chiese e le strade, per mettere
un po’ di ordine in quello che rimaneva delle loro case. Impoverita e malata, questa gente lavora
tutto il giorno e, alla sera, molti
vengono a celebrare la loro fede
alla Mensa del Signore. Questi
sono i segni di speranza in mezzo a tanta devastazione.
Sopravvivere insieme
Siamo ancora più convinti che
I tre saveriani della nuova parrocchia in periferia di Manila (da sinistra): il mantovano p. Emanuele Borelli e i due messicani p. Javier Mexicano e p. Alex Rodríguez;
hanno ripulito dal fango l’ufficio parrocchiale e sono pronti a ricominciare
la scelta di venire qui sia stata
giusta. Siamo sopravvissuti insieme e abbiamo ricominciato
insieme, con l’aiuto di tanti fratelli e sorelle che si sono sentiti solidali e ci hanno sostenuto.
Per questo ringraziamo Dio e gli
chiediamo di moltiplicare questa
gente generosa e attenta ai bisogni degli altri.
Ora sappiamo che tutti dovranno lottare per rifarsi una casa, trovare un lavoro e riprendere il cammino. Ma sappiamo
anche che dovremo trovare tanta forza d’animo per non mollare mai, anche quando altri tifoni
arriveranno a sconvolgere la vita
di queste famiglie che, per mancanza di altri posti, sono costret-
ti a costruire le proprie baracche
lungo i canali di Manila. Siamo
più che mai convinti di rimanere
qui e camminare con loro.
Al momento vorremmo aiutare almeno un migliaio di famiglie, quelle più miserabili, dando otto lamiere per farsi un tetto, con l’aiuto dei buoni samaritani che si sentiranno solidali e
ci aiuteranno (“piccolo progetto”
a pagina 7). Per il futuro dovremo ripensare il piano per la chiesa parrocchiale e gli spazi comunitari. Dovremo farli in modo tale che, in caso di alluvione, possano essere un rifugio sicuro per
la gente. La casa di Dio diventi,
nell’emergenza, la casa del suo
popolo.
■
UN REGALO DI P. FASOLINI
stività natalizie un regalo che
scalda il cuore. (Richiedere a: [email protected] - tel. 030
3772780, int. 2).
■
LAICATO SAVERIANO
Missionario fa rima con bancario?
ALESSANDRO ANDREOLI
Sono tornato in Ecuador dopo quattro anni per il progetto
“Microfinanza campesina”. Nel progetto è coinvolta la banca dove lavoro, in collaborazione con Fepp, un’istituzione sociale di ispirazione ecclesiale che da oltre 35 anni lavora per
favorire il riscatto dei poveri ecuadoregni.
È stato molto di più di un viaggio di lavoro, soprattutto
sul piano umano e di fede. Incontrare situazioni in cui i poveri cercano il proprio riscatto, con determinazione e sudore, è stato davvero educativo. Aiuta a relativizzare i nostri
problemi e capricci.
Il motto del Fepp dice: “Con inteligencia, sudor y amor,
cambiamos el Ecuador”. Non credo ci sia bisogno di tradurre. Uno slogan efficace, che rappresenta la sintesi di un impegno umile e appassionato, e che coinvolge tante persone
e realtà composte da piccole cooperative agricole e artigianali, sostenute e finanziate dalle cajas rurales - le casse rurali o banche di villaggio: banche dei poveri.
Per me, che da 11 anni lavoro in una di queste casse rurali
(che in Italia oggi si chiamano BCC - banche di credito cooperativo), andare in Ecudaror e vedere un mondo che lavora
per il proprio riscatto, è stato come rivitalizzarmi. Come laico saveriano, ho ri-scoperto un volto nuovo e possibile per
fare missione: il volto evangelico del credito come strumento reale ed efficace per aiutare la gente a uscire dalla condizione di povertà. Insomma: la finanza per l’uomo, e non la
finanza fine a se stessa.
La cosa più bella è che queste persone mi hanno contagiato con la loro passione, la loro voglia di riscatto e la loro fede. Una fede semplice e profonda, che muove il loro agire e
li fa sentire comunità, con l’orgoglio di fare insieme!
Spesso parliamo di “microcredito”. In Ecuador si parla di
“finanza popolare”. È un concetto nuovo, ben sintetizzato
nel motto di queste cajas rurales: “la plata de los pobres para los pobres - il denaro dei poveri per i poveri”. Una ricetta
semplice, ma rivoluzionaria: i poveri mettono insieme i propri risparmi (a volte non più di un dollaro al mese) in queste
banche di villaggio, per accordare piccoli prestiti con cui avviare piccole attività produttive e diventare artefici del proprio sviluppo.
Un dollaro per noi è niente; ma con 10 dollari di credito
in Ecuador si può fare qualcosa di valido! Una frase ho sentito ripetere spesso da chi ci accompagnava: “Qui con poco
si fa molto”. È vero! Per qualche incredulo forse è solo utopia, ma i poveri dell’Ecuador oggi ci insegnano che forse il
sogno si sta già realizzando. E se il vangelo è buona notizia,
allora anche questo è... un pezzo di vangelo!
Perciò lo dico anche a te che stai leggendo. Se vuoi, puoi
sostenere anche tu questo progetto di riscatto: è una missione fatta in modo un po’ originale. Per informazioni, Alessandro Andreoli: 349-0580330 oppure [email protected]
SUPERIORE RIPETENTE
Con la partecipazione del superiore generale p. Rino Benzoni, in novembre i saveriani in
Giappone si sono riuniti per il XIII
“capitolo”, che si celebra ogni
quattro anni. Hanno riflettuto
sul loro lavoro missionario e hanno scelto alcuni obiettivi nuovi e
stimolanti per il futuro. L’11 novembre hanno eletto la nuova
“direzione”, così composta: p.
Pier Giorgio Manni è riconfermato superiore; p. Flavio Besco
è il vice; p. Claudio Codenotti, p.
Giovanni D’Elia e p. Alessandro
Turco sono consiglieri.
La “conferma” del superiore
è segno di stima. Ma p. Manni commenta così: “È facile
scaricare sulle spalle degli altri l’onere di pensare e lavorare per tutti. Mi sento come un
«ripetente». Mi avessero «bocciato» sarebbe stato meglio,
anche perché l’anzianità indurisce le facoltà mentali e impedisce l’ingresso della fantasia e
del coraggio. Avevo ordinato le
carte per lasciare il posto e pensare ad altro. Ora non so dove
mettere le mani e la mente per
ricominciare. Dovrò farmi sistemare i denti, curare gli acciacchi e pregare il dono della sapienza, della pazienza e della
costanza”.
■
S’intitola
“Il verde tenero delle
foglie” l’ultima fatica
letteraria
di p. Ettore Fasolini,
saveriano
bergamasco, scrittore e già direttore di
“Missionari Saveriani”.
Il libro, edito dall’EMI, racconta la storia della famiglia di
p. Ettore, dalle radici, allo sviluppo, fino al suo sbocciare. I
venti capitoli sono scritti in una
forma chiara, comprensibile a
tutti, adatta proprio alle famiglie. E ai suoi genitori, Francesco e Anna, p. Ettore ha voluto
dedicare questo libro pieno dei
profumi di casa.
Scrive p. Fasolini: “Noi tutti
siamo un unico albero: tanti rami, ma un’unica radice. Quando
le foglie cadono , vanno a posarsi ai piedi dell’albero, ma poi
spunteranno foglie nuove”.
“Il verde tenero delle foglie”
è offerto agli abbonati di “Missionari Saveriani”, per euro 9,
spedizione inclusa. Per le fe-
La nuova direzione dei saveriani in Giappone 2009-2013 (da sinistra):
p. Turco di Udine, p. Besco di Vicenza, p. Manni di Novara (superiore),
p. D’Elia di Taranto, p. Codenotti di Brescia
PINOCCHIO IN BANGLA
Padre Marino Rigon, 85 anni il prossimo 5 febbraio, non
dà cenni di stanchezza, anzi,
sembra accelerare il ritmo della mano che continua a scrivere quello che la mente concepisce. Ultime sue produzioni
nella lingua di Tagore - il bengalese - sono:
Samarpita (Colei che si è offerta), meditazioni sulla vita della Madonna: 106 pagine, dedicate a sua madre Italia, pubblicate in Bangladesh
a settembre 2009, con disegni
dello stesso autore.
Pinocchio, l’uomo di legno, traduzione
dall’originale del
Collodi, con le illustrazioni di F. Faorzi e adattamenti dello scrittore
bengalese Tareq
Reja: 205 pagine, pubblicate a
ottobre 2009. Il
libro è dedicato
all’ambasciatore d’Italia in Bangladesh, dr.sa
Itala Occhi, che ha voluto farne
dono agli studenti bengalesi.
Anche p. Silvano Garello recentemente ha pubblicato
un’edizione in bengalese del
famoso libro di p. Matteo Ricci, Dell’amicizia (in Italia, pubblicato nel 2005 da Quodlibet
di Macerata).
Non ci resta che attendere
altre gradite sorprese da questi nostri scrittori e missionari
di Cristo!
■
3
2009 DICEMBRE
LE TRE FASI
I BAMBINI NON SONO
UN “ADDOBBO”
p. SAVIO CORINALDESI, sx
Una storia di oltre 165 anni
seppe che lavoravo nelle Pontificie opere missioQ uando
narie (POM) il bravo parroco si entusiasmò.
- “Caro padre, gran cosa questa infanzia missionaria! L’ho
vista in azione nella parrocchia vicina: in occasione della festa
del Corpus Domini, accanto al baldacchino, tutti quei ragazzi con le tuniche colorate; verde, rosso, azzurro, giallo e bianco. Uno spettacolo! E subito mi sono detto: la voglio anch’io
nella mia parrocchia”.
Il confratello era così infervorato che non mi guardava in
faccia, pur essendo accanto a lui. E così non fece caso al sorriso piuttosto verdognolo con cui io ascoltavo i suoi ...“elogi”.
Sì, sorriso verde, ed è ancora poco. Ridurre la gloriosa infanzia missionaria o “santa infanzia” a un addobbo di processione mi era parso davvero troppo. Non che io non dia importanza alle processioni. Ci mancherebbe altro. E sono ben
contento che i bambini e i ragazzi dell’infanzia e dell’adolescenza missionaria (IAM, come la chiamiamo qui in Brasile), partecipino e siano notati nelle celebrazioni della comunità. Ma non mi rassegno ad accettare che la IAM sia usata
per abbellire le processioni, come se fosse un banale festone
o una bella infiorata.
La storia cominciò così
L’infanzia missionaria è stata fondata dal vescovo francese mons. Charles Forbin-Janson, nel 1843, per rispondere alle
angosciate richieste di aiuto da parte dei missionari della Cina. Le loro lettere raccontavano scene raccapriccianti di neonati abbandonati sul ciglio della strada, di genitori che “ven-
MAI TROPPO PRESTO PER ESSERE MISSIONARI
devano” i figli per non vederli morire di fame...
La Francia di quei tempi certamente non nuotava nel benessere: basti pensare che era l’epoca in cui gli operai lavoravano
16 ore al giorno, senza nessuna protezione sociale e i ragazzini entravano nel mercato del lavoro prima ancora d’imparare a
leggere e scrivere. Ebbene, è a questi ragazzini che il vescovo
di Nancy chiese aiuto per soccorrere i loro coetanei cinesi.
È nata così l’Opera della santa infanzia. I genitori erano invitati a “dare il nome” dei figli all’Opera, specialmente in occasione del battesimo, e volonterose zelatrici tutti i mesi passavano a raccogliere l’obolo degli iscritti.
Seconda fase: francobolli e stagnola
Non tardò molto ad accorgersi che i bambini potevano fare molto di più. E venne quella che possiamo chiamare la fase
“dei francobolli e della stagnola”. Io stesso l’ho vissuta quando ero in seminario nelle Marche. Soldi nostri non ne avevamo. Ma cosa non s’inventa quando si vuole... Scoprimmo che
la carta stagnola e i francobolli usati potevano essere venduti. E noi diventammo cacciatori appassionati di francobolli e
di carta stagnola.
Non fummo soli. Il papa Giovanni Paolo II, in un messaggio mandato ai ragazzi dell’infanzia missionaria nel mondo, in
occasione del 160º anniversario della fondazione, scrive:
“Quanti ragazzi in Europa, in America, in Asia, in Africa e
in Oceania pregano e lavorano per questo stesso ideale! È stato creato un fondo mondiale di solidarietà, incrementato da
offerte che giungono da ogni parte della terra. Da esso si attinge per finanziare piccoli e grandi progetti destinati all’infanzia. Ci sono bellissime storie di bambini che, per adottare
a distanza loro piccoli amici, si sono fatti venditori di stelle o
raccoglitori di francobolli; per liberare i loro coetanei costretti a fare i bambini-soldato, hanno rinunciato a un giocattolo
o a uno svago costoso; per finanziare i libri di catechismo o
per costruire scuole in zone di missione, si sono impegnati in
varie forme di risparmio. E gli esempi potrebbero continuare.
Sono più di tremila i progetti che i bambini missionari stanno finanziando con i loro contributi. Non è un vero miracolo
dell’amore di Dio, vasto e silenzioso, che lascia un segno nel
mondo?” (6 gennaio 2003).
Uno dei preziosi effetti collaterali di quelle attività “commerciali” fu l’interessamento per le missioni. Fin da piccoli
leggevamo con passione le riviste missionarie, mantenevamo
corrispondenza con i missionari e la loro visita nei seminari e
nelle parrocchie era attesa e gradita come una festa.
Terza fase: evangelizzare i coetanei
Sono passati tanti anni da quella bella esperienza in seminario. Ho ritrovato l’infanzia missionaria sul mio cammino dieci
anni fa, dopo più di trent’anni vissuti in missione. Anzi, non
l’ho trovata sul mio cammino; in un certo senso, me la sono
trovata sulle spalle. Incaricato di seguire la formazione degli
I ragazzi missionari di tutta Europa hanno incontrato il Papa il 30 maggio,
assistenti adulti dei ragazzi dell’infanzia missionaria, mi sodurante un pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo
no imbattuto in un grande “cantiere”.
Dopo essere stata per un secolo e mezzo praticamente assente qui in Brasile,
l’Opera stava partendo con un nuovo
travolgente impulso.
p. PIERO PIEROBON, sx
In quel momento mi è stato di granIl fondatore dell’infanzia missionaria mons Forbin Janson, nel
de conforto il messaggio del Papa so1843, chiedeva ai bambini “una preghiera al giorno e un soldo al
pra citato. Giovanni Paolo II proponemese”. Oggi la coscienza missionaria della chiesa accentua l’imva ai ragazzi - e quindi a noi animatori
portanza della Parola di Dio e l’attenzione al mondo. Perciò ai
adulti - quattro cose:
“ragazzi missionari”, oltre a preghiera e solidarietà, chiediamo
- un programma: che ha come fonl’ascolto del vangelo per condividerlo con gli altri, e la mondialità
damento la preghiera, il sacrificio e i
per conoscere le culture dei popoli. Sono impegni urgenti ai nogesti di solidarietà concreta;
stri giorni. Fondamentale è il protagonismo dei ragazzi: sono loro
- un impegno: diventare evangelizi principali attori dell’impegno missionario verso i loro coetanei.
Il 30 maggio 2009, durante il pellegrinaggio dei ragazzi missiozatori dei propri coetanei;
nari europei, un ragazzo ha chiesto al Papa: “Caro Papa, tu sei il
- una “filosofia di vita”: condivideprimo missionario. Noi ragazzi come possiamo aiutarti ad annunre la sorte dei bambini costretti anziIl segretario nazionale
ciare il vangelo?”. Benedetto XVI ha risposto: “Collaborando con
tempo al lavoro e di soccorrere l’inPoim p. Piero Pierobon,
l’Opera dell’infanzia missionaria (Poim), voi appartenete a una
saveriano padovano
digenza di quelli poveri; solidarizzagrande famiglia che porta avanti il vangelo nel mondo. Ognuno
re con le ansie e i drammi dei bamfa la sua parte e insieme siete missionari della chiesa. Avete un bel programma: ascoltabini coinvolti nelle guerre dei grandi,
re, pregare, conoscere, condividere. Questo è un modo per essere missionari”.
restando spesso vittime della violenza
Su una cosa insistiamo molto: i “ragazzi missionari” non sono un gruppo in più nelle
bellica; pregare ogni giorno perché il
nostre parrocchie. Si tratta invece di vivere la spiritualità missionaria che ogni cristiano,
dono della fede, che noi abbiamo ribambini compresi, ha ricevuto nel battesimo. Perciò cerchiamo di aiutare tutti i ragazzi,
cevuto, sia partecipato a milioni di noattraverso gli animatori e i catechisti, a crescere con un cuore grande come il mondo.
stri piccoli amici che ancora non conoIl segretariato nazionale prepara e offre vari strumenti di animazione. Ecco i principali:
scono Gesù;
- Sito web www.poim.it: uno spazio aperto per ragazzi e animatori con notizie, pro- una conseguenza infallibile: l’imposte, sussidi, gadget e tante altre cose.
pegno missionario aiuta noi stessi a
- Ponte d’oro: rivista per ragazzi, per aprire il cuore sul mondo.
crescere nella fede e ci rende gioiosi
- Sussidio annuale: disponibile nei centri missionari diocesani e sul sito web.
discepoli di Gesù. La solidarietà verso
- Animatore missionario: arriva in tutte le parrocchie ed è sul sito.
chi è meno fortunato ci apre il cuore
alle grandi esigenze dell’umanità. Nei
Per informazioni ulteriori, chiedere materiale eccetera, contattare:
bambini poveri e bisognosi possiamo
Segretariato POIM - Via Aurelia 796 - 00165 ROMA
tel. 06 66502644 - e-mail: [email protected]
riconoscere il volto di Gesù.
■
IN ITALIA SI CHIAMANO “RAGAZZI MISSIONARI”
4
TRE STORIE
QUANDO I BAMBINI IMPARANO A ESSERE DISCEPOLI
p. MARCELLO STORGATO, sx
N
el mondo intero il 6 gennaio - Epifania del Signore - si celebra la “giornata dell’infanzia missionaria”. In Italia
oggi la chiamano la “giornata dei ragazzi missionari”. In molte parrocchie ci si limita a invitare i bambini a visitare
il presepio, a recitare una poesia, a fare un canto e dire una preghiera; in altre comunità i catechisti, durante il tempo
di avvento, invitano i bambini alla solidarietà e a portare, il 6 gennaio, i loro risparmi ai piedi del Bambino Gesù per i
bambini più poveri.
Cose belle e buone. Ma l’infanzia missionaria è molto di più. Non è questione di un giorno o di un mese. I cristiani autentici sono discepoli e missionari sempre e dovunque. Anche i bambini, i ragazzi e i giovani. Perché “non è mai troppo
presto per essere missionari”, appunto!
Bambini e nonni sono missionari per natura. I bambini perché hanno il dono della semplice meraviglia; i nonni perché
hanno il dono del saggio disincanto. Viene in mente la canzone del Povia: “Quando i bambini fanno oh, che meraviglia!
Ma che scemo vedi però, che mi vergogno un po’, perché non so più fare oh”.
In queste pagine pubblichiamo con immensa soddisfazione l’esperienza di un “missionario nonno”, p. Savio Corinaldesi, che ci crede davvero alla missione universale dei cristiani, a ogni età, dal giorno del battesimo in poi. Che questi
racconti vengano dal Brasile non deve meravigliare: è la chiesa missionaria che regala alle nostre chiese la freschezza e
l’entusiasmo per le cose serie, come sono la missione e i bambini.
Ringraziamo padre Savio e incoraggiamo tutte le nostre famiglie - e i loro bambini - a essere discepoli e missionari
■
convinti.
foto archivio MS / Poim
IL METODO
NOI IN BRASILE FACCIAMO COSì
Vedere, giudicare, agire e celebrare
p. SAVIO CORINALDESI, sx
P
enso di poter dire che tre sono le caratteristiche dei
gruppi dell’infanzia e adolescenza missionaria che noi
in Brasile cerchiamo di favorire e rafforzare.
Il protagonismo dei bambini. I gruppi, formati da circa 12
ragazzi ognuno, hanno una loro autonomia. La direzione delle
attività è partecipata e il coordinatore è un ragazzo scelto annualmente dai colleghi del gruppo. L’assistente si comporta un
po’ come la mamma che sta in cucina mentre i figli giocano in
cortile: interviene se e quando sorgono problemi maggiori...
Il sacrificio concreto e solidale. Ci teniamo che ogni bambino faccia la sua offerta per i coetanei dei paesi poveri. Ma
non permettiamo che chiedano soldi ai genitori per fare l’offerta: sarebbe l’offerta dei genitori. Il bambino deve privarsi
di qualcosa che è suo (un gelato, una merendina, una bibita,
un giocattolo...) in solidarietà di chi non ha nulla.
La preghiera missionaria. Riteniamo necessaria una grande apertura verso i problemi dell’umanità. Se il mondo è la
nostra famiglia, il mondo ci darà anche la dimensione delle
nostre intenzioni e dei nostri interessi anche nella preghiera,
che non può essere sempre e solo per se stessi.
Un metodo formativo a 360 gradi
Il metodo pedagogico scelto dall’infanzia missionaria per la
formazione dei bambini è quello delle quattro aree integrate tra loro. Le esprimiamo con quattro verbi: vedere, giudicare, agire, celebrare.
Ogni tema di formazione è lavorato in quattro momenti:
studio della realtà (vedere); esame della realtà alla luce della
Parola di Dio (giudicare); impegno per risolvere le situazioni
che non corrispondono al piano
di Dio (agire); verifica del lavoro fatto (celebrare).
In altre parole, possiamo dire così: realtà missionaria, spiritualità missionaria, impegno
missionario e vita di gruppo.
Detta così la cosa può sembrare
arida e macchinosa. In pratica,
però, una volta che si è presa la
mano, il metodo offre la possibilità di formare ragazzi che vivono al corrente della realtà che li circonda, che posseggono
una spiritualità soda e fondata sulla Bibbia, che assumono impegni concreti e, infine, che fanno tutto questo in gruppo.
Volete sapere se ci sono frutti?
Il Papa chiedeva agli educatori dei ragazzi dell’infanzia e
adolescenza missionaria (IAM) di “risvegliare la consapevolezza missionaria nei bambini, incoraggiarli a condividere la
loro fede e i loro beni, e a promuovere le vocazioni missionarie dall’età precoce”.
Non abbiamo statistiche né sarà facile farne. Ma qualche
giorno fa, in un corso di formazione di assistenti dei gruppi
IAM, ho fatto questa domanda: “Cosa è cambiato in meglio,
dopo che avete cominciato a lavorare con l’infanzia e adolescenza missionaria?”. Nelle risposte c’è stata una certa convergenza.
- I bambini riescono a trasformare le loro famiglie. Genitori
che non frequentavano più la chiesa, su insistenza dei loro
bambini, stanno tornando.
- I ragazzi che raggiungono i 14 anni e perciò non possono
più far parte della IAM stanno creando gruppi di “gioventù
missionaria” che, seguendo lo stesso metodo e animati dagli stessi ideali, vogliono continuare il loro impegno missionario.
- A scuola i ragazzi della IAM si fanno notare per una maggiore disinvoltura e per l’informazione più vasta che essi
hanno sulle realtà mondiali.
- In chiesa i nostri ragazzi sono più coscienti, attivi e creativi.
In conclusione...
Siamo ben lontani dalla perfezione, si capisce. Comunque
è certo che un numero considerevole di bambini e adolescenti, in decina di migliaia di comunità cristiane del Brasile, si
stanno impegnando a creare un
mondo dove a nessun ragazzo
sia negato un pezzo di pane,
una scuola, una casa, una cura medica, lo svago, la sicurezza. E tutto questo, in nome di
Dio che è Padre di tutti e ha a
cuore che anche l’ultimo abitante dell’angolo più sperduto
del pianeta abbia la vita piena
che Gesù è venuto a portarci.
Vi sembra poco?
■
La corsa dei sacchi, un momento ricreativo
dei gruppi d’infanzia e adolescenza missionaria, in Brasile
2009 DICEMBRE
L’animazione dei
ragazzi missionari fa
ringiovanire tutti,
ma proprio... tutti
ALCUNI ESEMPI PRESI ...A CASO
Felipe, Fiorella, gli scugnizzi e tanti altri
p. SAVIO CORINALDESI, sx
A
questo punto credo che voi vi aspettiate che io porti
qualche esempio concreto di quanto efficace sia l’infanzia e l’adolescenza missionaria in Brasile. Avete ragione,
perché gli esempi sono spesso più convincenti di tante altre
parole; e sono anche la prova che i nostri ragazzi non sono un
semplice “addobbo”, ma sono capaci di essere missionari e
protagonisti anche alla loro giovane età. Gli esempi sono tanti;
ne prendo alcuni... a caso, come mi vengono in mente.
Felipe “faccia tosta” e la sorella Marzia
Felipe era il tipico ragazzo problematico: indisciplinato e dispettoso. A scuola, in casa, al catechismo e anche nella squadra di calcio. Un monello incorreggibile. Almeno fosse rimasto a casa o badasse ai fatti suoi...! Invece Felipe si
cacciava ovunque ci fosse un gruppo, una squadra organizzata. Riusciva a sfasciare quello che gli altri
cercavano di mettere in piedi.
E così il giorno in cui la sorella
Marzia ha proposto di fondare un
Padre Savio Corinaldesi
gruppo d’infanzia missionaria, Felipe è stato il primo a presentarsi. Data
la fama che si era guadagnata, nessuno, neppure la sorella gli
ha fatto buon viso. Ma Felipe, faccia tosta, è entrato a far parte
del primo gruppo di infanzia e adolescenza missionaria (IAM)
della parrocchia “Madonna del Soccorso” a Tupinanbá.
Non ci crederete, e invece Felipe e IAM si è rivelata un’accoppiata perfetta. L’infanzia missionaria punta sul protagonismo dei ragazzi e quello che Felipe cercava, senza saperlo,
era spazio: lo spazio che gli permettesse di mettere a frutto i
suoi numerosi talenti. Proprio in questo gruppo lui ha rivelato le sue doti di leader.
Ho incontrato Felipe al centro missionario francescano di
Bacabal (Maranhão) durate un corso di formazione per assistenti dei gruppi IAM. Dalla sua bocca sono venuto a conoscere le sue peripezie, confermate dalla testimonianza di educatori e colleghi che in passato erano stati vittime della sua
esuberanza.
Fiorella, la droga e il papà poliziotto
La famiglia della signora Flor da vari anni aveva perso...
l’indirizzo della chiesa. I genitori indaffarati a racimolare i
soldi per portare a fine mese la baracca; i figli indaffarati a
spendere per godersi la vita. Come mai Fiorella sia cascata
nelle reti dell’infanzia missionaria di São Luís non lo so.
Fatto sta che oggi, nella macchina che mi avrebbe portato a Bacabal, insieme a Rachele ed Elio, dirigenti regionali dell’IAM del Maranhão, ho trovato Fiorella di otto anni e
sua madre Flor. Lungo il viaggio vengo a sapere che ieri sera in casa di Flor c’è stata una gran cagnara - con spargimento di lacrime - per decidere chi delle due figlie sarebbe venuta all’incontro di formazione missionaria. Come al solito, l’ha
spuntata la più piccola, Fiorella, che è tutta felice. È stata lei
a convincere i genitori a prender parte alle attività del gruppo
missionario. E ci hanno preso tanto gusto che adesso non solo
partecipano alla vita della comunità, ma stanno organizzando
un gruppo di famiglie missionarie.
Come è successo? A scuola Fiorella aveva fatto amicizia
con una coetanea e le due erano diventate inseparabili. L’amichetta frequentava il gruppo dell’infanzia missionaria e Fiorella l’aveva accompagnata. Ma una sera il signor Guido si è
sentito chiedere dalla figlia: “Papà, cos’è uno spinello?”.
E viene a sapere che la sua bambina aveva passato il pomeriggio parlando di droga, in chiesa, nel gruppo dell’IAM. “I
preti che insegnano ai bambini a usare droga!”, è il sospetto
di papà. “No papà. Noi nel nostro gruppo abbiamo saputo che
nel quartiere ci sono ragazzi che fumano di nascosto...”, spiega Fiorella. Ma il papà è deciso: “Bella roba! Tu in parrocchia
con la tua amichetta non ci vai più”.
Il mattino seguente, l’assistente del gruppo si avvicina a
Guido mentre saliva in macchina: “Signor Guido, sua figlia
mi ha telefonato piangendo, perché le ha proibito di frequentare il gruppo”. Il papà protesta: “Non vede che è una bambina? Non voglio che diventi viziata”. L’assistente insiste: “Preferisce che sua figlia venga a conoscere il problema della droga da compagnie cattive? Se non ci diamo da fare, i trafficanti avranno buon gioco. Piuttosto, perché non viene a darci una mano?”.
E il signor Guido, poliziotto specializzato nella repressione
del traffico di stupefacenti, è diventato consulente del gruppo
dello IAM di sua figlia. Poi, si sa, una cosa tira l’altra: il parroco gli ha chiesto di fare una conferenza ai genitori, poi ai
fidanzati... Insomma, tutta la famiglia è ora inserita nella vita parrocchiale.
Gli scugnizzi di Riachão: “Mamma, vieni con noi?”
Alcuni anni fa il governo aveva deciso di costruire una diga
sul rio Mearim. La costruzione ha messo in subbuglio tutta la
regione che soffre di miseria cronica. Durante il boom della
costruzione i soldi sono circolati in abbondanza, migliaia di
disoccupati sono accorsi da ogni parte. Ma senza infrastruttura, la cittadina è divenuta un’immensa baraccopoli. Terminati i lavori e finita la speranza di un impiego, chi ha potuto se
n’è andato, ma i più poveri sono rimasti e Riachão si è trovato ancora più miserabile.
Ebbene, nella disperata comunità di Riachão un gruppo di
ragazzi dell’infanzia missionaria, alti due spanne, ha cominciato a farsi notare. Guidato da un’adolescente di 14 anni, ha
convocato i genitori: “Mamma, domani noi dell’infanzia missionaria andiamo a visitare i bambini dell’ospedale. Per entrare dobbiamo essere accompagnati da alcuni genitori. Vieni anche tu?”. “Papà, mi fai una colomba di cartone per il teatrino
di sabato?”. “Papà, mamma, perché non venite a Messa? Domani tocca a noi del gruppo”. “Devo fare una preghiera con
le parole di Gesù sulla croce. Papà, mi aiuti?”...
E le mamme hanno cominciato ad accompagnare i figli, i
papà si sono prestati a fare dei lavoretti... e tutti hanno finito
per andare al teatrino, all’ospedale, alla Messa. Bravi questi
ragazzi dell’infanzia missionaria!
■
PER UN MONDO DI FRATERNITà
p. ALFIERO CERESOLI, sx
La nostra parrocchia di “Nossa Senhora Aparecida”
a Hortolândia, in Brasile, è composta da 13 comunità.
Ogni comunità conta in media 6.000 abitanti, non tutti cattolici. A ogni livello (piccoli, giovani, adulti, coppie di sposi...) cerchiamo di creare attività che possano costruire e far crescere la comunione e la fraternità. Il programma del beato Conforti di fare del mondo una sola famiglia in Cristo viene così realizzato tentando di fare della comunità parrocchiale una scuola
di comunione.
Anche i gruppi di infanzia e adolescenza missionaria
(IAM) seguono questo programma e sono un esempio
per la loro spiritualità e metodo, che mirano a costruire rapporti di fraternità universale. La gimcana missionaria è una delle attività più interessanti: coinvolgono
i ragazzi con le famiglie e la comunità intera.
In cinque comunità i gruppi IAM sono particolarmente fiorenti. Ognuna rappresenta un continente, e tutti
partecipano in modo attivo. La competizione inizia un
mese prima in tre grandi aree di impegno.
La carità: i ragazzi vanno di casa in casa chiedendo generi alimentari da distribuire ai poveri. Ogni chilo o litro
vale 5 punti! Organizzano anche visite ai malati, anziani e portatori di handicap; ogni visita vale 10 punti!
L’informazione. Ogni squadra deve studiare il proprio
continente. Devono preparare anche una rappresentazione teatrale sul continente loro assegnato.
La ricreazione. Il giorno della festa si fa il conteggio
dei punti, con la rappresentazione, le gare e le risposte alle domande fatte dalla giuria.
Il trofeo è un pezzo di legno con alla base una palla
di polistirolo pitturata come un mappamondo. La nostra povertà non ci permette di più. Ma Il vero trofeo è
l’allegria di stare insieme, per formare un’unica famiglia e sognare un mondo fraterno. Per dirla con il beato Guido Conforti, nel nostro piccolo e con i piccoli vogliamo saziare la sete del mondo che è sete di giustizia, verità, pace e amore.
5
2009 DICEMBRE
il mon d o in ca sa
SUD/NORD NOTIZIE
Facile lavarsi le mani...
C’è denaro e denaro
● Costa d’Avorio: ignobile baratto. La multinazionale “Trafigura”, responsabile di aver scaricato illegalmente rifiuti tossici ad
Abidjan nel 2006 e di aver provocato l’intossicazione di migliaia di persone, ha firmato un’intesa con i legali di 31mila querelanti ivoriani: una somma di denaro in cambio del loro impegno
a non proseguire l’azione giudiziaria contro l’azienda. Sarebbero
oltre 100mila gli abitanti intossicati che subiscono ancora oggi le
conseguenze (bambini con malformazioni, cefalee, disturbi ormonali, problemi alla vista).
Secondo l’associazione delle vittime, “parte delle 528 tonnellate di scorie pericolose giace
ancora in un sito a nord di Abidjan e ogni volta che piove si verificano emanazioni”.
● Obiettivi... sfumati? Un rapporto di Pax Christi International
su “Spese militari e aiuto internazionale” ha calcolato che basterebbe il 4% delle spese mi-
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
litari mondiali del 2008 per garantire il bilancio annuo necessario a raggiungere gli obiettivi di
sviluppo del millennio. E un aiuto globale di 40 miliardi di euro
l’anno consentirebbe di raggiungerli entro il 2015. Una cifra così
alta diventa misera se paragonata
ai soldi spesi nel 2008 nel mondo per scopi militari: oltre mille miliardi di dollari. E mentre
Usa, Cina, Francia, Inghilterra e
Russia sono ai primi posti nella classifica delle spese belliche,
soltanto cinque paesi nel mondo (Svezia, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi)
hanno rispettato nel 2008 l’impegno a dedicare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo.
● Vertice Fao: nessun impegno. Contadini, pescatori, donne e giovani, rappresentanti dei
popoli indigeni e delle ong internazionali, riuniti a Roma per un
incontro parallelo a quello della
Fao, hanno espresso grande de-
lusione per la dichiarazione finale del vertice. “È uno strumento
vuoto di ogni impegno concreto per affrontare con politiche e
risorse adeguate lo scandalo del
miliardo di persone che soffrono la fame”, dice Sergio Marelli, presidente dell’Associazione
ong italiane. Sono state perfino
omesse le scadenze e le promesse di fondi necessari a sostegno
dell’agricoltura.
● Vertice Fao: pillole. Del vertice Fao 2009 ricorderemo il
messaggio del Papa quasi ignorato (un discorso forte e chiaro
che ha evidenziato l’urgenza di
rifondare la convivenza sui diritti fondamentali di ogni uomo e
il bisogno di solidarietà animata
dalla carità), l’assenza dei leader
del G8, le stravaganze del leader
libico Gheddafi e il commento
del cardinale sudafricano Fox
Napier: “Aiutateci a costruire
pozzi, dighe e acquedotti; degli
ogm non ne abbiamo proprio bisogno”.
■
Voglia di cambiare
● Congo RD: marcia contro
l’insicurezza. Centinaia di abitanti di Bukavu, esponenti della società, sacerdoti e religiose
hanno manifestato pacificamente contro lo stato di “insicurezza
permanente” in atto nella regione. Hanno consegnato al governatore un memorandum sul ritorno della violenza e la necessità di ristabilire la giustizia.
La marcia è partita dalla piazza Christophe Munzihirwa, intitolata alla memoria del vescovo
di Bukavu, nel 13° anniversario
dell’uccisione. L’anno della sua
morte, il 1996, segnò l’inizio di
una stagione di guerra nel Paese
i cui contraccolpi si sentono ancora oggi.
● Europa chiama Africa. A palazzo Madama si è svolto un in-
Padre Lo Stocco e sr. Teresina Caffi, all’incontro sull’Africa,
a palazzo Madama; al centro Suzanne Diku, congolese
MISSIONI NOTIZIE
Due premi
e una mostra
“Cuore Amico”: nobel missionario. È stato assegnato a
Brescia il premio “Cuore Amico”, giunto alla XIX edizione. Lo
scopo dell’iniziativa è valorizzare figure di missionari che con la
loro vita sono testimoni del vangelo e di amore per i più poveri.
Per il 2009 è stato premiato
don Giuseppe Zanardini, missionario salesiano ad Asunción, capitale del Paraguay, che ha ideato la “Casa Indigena”, punto di
riferimento per le famiglie degli
indio di tutte le etnie. La seconda
premiata è suor Vittoria Cenedese, delle suore Operaie, dal 1966
missionaria in Burundi, dove ha
ottenuto l’apertura di un centro
sanitario per la medicina preventiva e curativa. Infine è stata premiata Francesca Lipeti, specializzata in malattie tropicali, che
lavora in Kenya dove è stato avviato un centro medico nella regione dei maasai.
●
● All’Emi il “Green Book”. Con
la pubblicazione del libro “L’Anticasta, l’Italia che funziona” di
Marco Boschini e Michele Dotti, l’EMI (Editrice missionaria
italiana) è la prima vincitrice del
premio “Green book”, istituito
dalla fiera dell’editoria indipendente di Pisa e dedicato all’editore che ha dimostrato maggiore
impegno e dedizione alla causa
ecologica e al verde urbano.
L’Emi è la casa editrice dei
quindici istituti missionari presenti in Italia e operanti in ogni
parte del mondo. Negli ultimi
anni ha rafforzato il binomio informazione-azione, affiancando
6
contro per parlare delle guerre
dimenticate e della situazione
in Congo. Hanno partecipato alcuni deputati europei e tre saveriani sono stati invitati a parlare
come testimoni: p. Lo Stocco, p.
Cattani e suor Teresina Caffi. Il
tema era: “Europa chiama Africa - Le nostre proposte”.
Racconta p. Lo Stocco: “È stata un’occasione inaspettata per
parlare di fronte a rappresentanti della politica e della stampa,
spiegando quale situazione vive
il Congo e cosa può fare la politica internazionale. Le guerre
dimenticate ancora oggi continuano a seminare morte e paura.
Spesso nascono dalla bramosia
di accaparrarsi le ricchezze del
sottosuolo: petrolio, uranio, oro,
coltan… C’è interesse a mantenere una situazione di guerriglia
per poter essere liberi di prendere
ciò che si vuole”.
■
MESSAGGIO dalle chiese
alla denuncia la proposta di nuovi stili di vita. “L’Anticasta” è
tutto questo: gli autori hanno voluto dare una speranza di cambiamento raccontando l’Italia
fatta di tante persone oneste e dimostrando con i fatti che le alternative concrete esistono.
Padre Ricci: Vaticano e
Shanghai. Padre Matteo Ricci, missionario per eccellenza in
Cina, sarà presente all’Expo di
Shanghai nel 2010. L’annuncio
è arrivato durante la presentazione della mostra “Ai Crinali della
storia - Padre Matteo Ricci (1552
- 1610) fra Roma e Pechino”, allestita fino al 24 gennaio in Vaticano. Per mons. Giuliodori, vescovo di Macerata, Matteo Ricci
è “un modello attuale, che aiuta
ad affrontare il futuro”.
Nella mostra si possono ammirare dipinti, stampe, cartine, mappamondi, astrolabi, manoscritti e
tanti oggetti preziosi di p. Ricci. Per celebrare il IV centenario
della morte del missionario gesuita maceratese sono previsti incontri, mostre e conferenze. ■ ●
Pace e ambiente
● Giornata mondiale della pa-
ce. Sarà dedicato all’ambiente il
prossimo messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si
celebra il 1° gennaio 2010. Il tema scelto, “Se vuoi coltivare la
pace, custodisci il creato”, sollecita una presa di coscienza sullo
stretto legame esistente nel mondo tra salvaguardia del creato e
coltivazione della pace. Questo
rapporto è spesso messo in discussione dai numerosi problemi
che riguardano l’ambiente naturale, come l’uso delle risorse e i
Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org
Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere
tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf.
cambiamenti climatici. Se la famiglia umana non saprà far fronte a queste nuove sfide, si corre il rischio di seminare violenza
tra popoli e generazioni.
Filippine sott’acqua. A fine
settembre il tifone Ketsana (Ondoy in lingua locale) ha devastato vaste regioni del Paese, compresa la città di Marikina, che
fa parte della metropoli Manila,
dove lavorano anche i saveriani. Ecco due testimonianze. “È
normale avere le strade allagate
durante la stagione delle piogge,
ma improvvisamente quel giorno
la gente si è trovata immersa in
un’inondazione che ha raggiunto il secondo piano delle case. Le
macchine galleggiavano e le persone si rifugiavano sui tetti. Morte e vita sono state in lotta per 18
ore, in attesa che l’acqua defluisse” (p. Alex Rodríguez, sx).
“Ricchi e poveri, gente famosa
e sconosciuti, forti e deboli, tutti si
sono messi insieme per aiutare chi
era nel bisogno. Un corpo dolente ha scoperto di essere unito. Perché solo l’emergenza fa esplodere
questo senso di responsabilità? La
solidarietà dev’essere un impegno
di vita, altrimenti rischia di andare
sott’acqua anche lei” (p. Giacomo
Rigali, sx).
■
L’ AFRICA SI è MESSA IN MOTO
VESCOVI AFRICANI
Dal Messaggio conclusivo della 2ª Assemblea speciale per l’Africa.
L’Africa è ricca di risorse umane e naturali, ma molti sono lasciati a
dibattersi nella povertà e nella miseria, in guerre e conflitti, fra crisi e
caos. Tutto ciò è dovuto a decisioni di persone che non hanno nessuna
considerazione per il bene comune, spesso per complicità criminale tra
responsabili locali e interessi stranieri. Però ci sono buone notizie in
diverse parti del continente, anche se i mezzi di comunicazione spesso
si concentrano su disgrazie e difetti, piuttosto che sugli sforzi positivi.
La chiesa in Africa ha il dovere di essere strumento di pace e riconciliazione, attraverso la proclamazione del vangelo. Le nostre diocesi
devono essere modelli di “buon governo” e trasparenza. Dobbiamo
continuare a fare del nostro meglio per combattere la povertà, grande
ostacolo alla pace e alla riconciliazione.
I laici sono la chiesa di Dio nei luoghi pubblici della società… L’Africa
ha bisogno di “politici santi” che liberino il continente dalla corruzione
e lavorino per il bene della gente. Voi donne siete spesso la spina dorsale della chiesa locale. Vi incarichiamo di essere pienamente coinvolte
nei programmi per le donne dei vostri paesi, con gli occhi della fede
ben aperti. I giovani non sono solo il futuro della chiesa ma il presente.
Diventate strumenti di pace, trattate l’Africa con rispetto e dignità.
Desideriamo anche che ci sia più dialogo e cooperazione con i musulmani e gli aderenti alla religione tradizionale africana e persone di
altre fedi.
Il fanatismo religioso si sta diffondendo in tutto il mondo. Il
dialogo è efficace e la collaborazione è possibile.
L’Africa non è impotente, il nostro destino è ancora nelle nostre mani. Tutto ciò che essa chiede è lo spazio per respirare e per prosperare.
L’Africa si è già messa in moto e la chiesa si muove con lei, offrendole
la luce del vangelo.
●
Una storia speciale
● Jun: eroe silenzioso. Da Manila il racconto di p. Emanuele Borelli, saveriano di Viadana
(MN), testimone oculare del ti-
fone Ketsana.
“Sabato 25 settembre anche
noi saveriani eravamo accovacciati come tanti sui tetti, sotto
ombrelloni e teloni per ripararci da vento e acqua. Straziava il
cuore vedere inermi esposti al
diluvio, donne anziane, mamme
che avvolgevano nei panni i neonati, uomini infreddoliti per la
pioggia battente. Qualcuno si
vergognava che
anche noi missionari stranieri
fossimo esposti
all’inondazione.
Non l’avrebbero
voluto.
Da quel tetto,
però, dovevamo
Padre Borelli con Erna e la segretaria Fé sul
tetto della parrocchia, sotto...l’ombrellone
spostarci. Io non so nemmeno
nuotare e i mezzi anfibi non arrivavano. Jun, figlio della signora Erna che era sui tetti con noi,
aveva preparato una scialuppa fatta di contenitori di plastica vuoti. Così, insieme a un altro
giovane, hanno portato in salvo
i più deboli, fino all’approdo in
una casa più alta. Alla fine della
giornata è arrivato anche il mio
turno: più volte ho perso l’equilibrio e sono finito con la testa
sott’acqua. Solo la prontezza e
l’abilità di Jun mi hanno fatto riemergere, facendomi completare
il tragitto aggrappato ai fili della corrente. Jun, come tanti altri
giovani, non riceverà un riconoscimento, eppure sono loro gli
eroi silenziosi della nazione”. ■
2009 DICEMBRE
DIA L O G O E SO LIDARIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
SeNTIRSI PICCOLI, GRAZIE A DIO
Caro direttore,
sono un vostro lettore almeno da una decina di anni, sono sposato
e ho un bimbo di 18 mesi. Vi voglio ringraziare perché “Missionari
Saveriani” mi consente di tenere la mia fede e spiritualità un po’ allenate, dato che, nonostante sia catechista, non... mi aggiorno molto. I vostri articoli, gli spunti e i suggerimenti sono per me uno stimolo e un aiuto concreto nella vita di tutti i giorni e mi fanno sentire
piccolo piccolo di fronte a quello che voi missionari fate nel mondo.
Grazie.
Daniele, Ancona - via e-mail
Caro Daniele,
ti ringrazio molto per il tuo semplice, spontaneo e sincero commento, che ci ha fatto un gran piacere, perché ci sentiamo in piena sintonia, nella fraternità della fede e della vita cristiana. È bello saperti
impegnato nella catechesi ai bambini della tua comunità e siamo felici che tu possa trasmettere anche a loro quelle briciole di esperienza
missionaria che leggi sul nostro mensile. In questo numero troverai
due pagine intere che parlano dell’infanzia e dell’adolescenza
missionaria in Brasile. È una bella iniziativa che potrai sviluppare anche nella tua parrocchia: non è mai troppo presto
per essere missionari!
E voglio dirti un’altra cosa: anche noi missionari siamo “piccoli piccoli”. Anzi, siamo sempre più piccoli, di
fronte a questa nostra umanità che ha sempre più bisogno del vangelo di Gesù Cristo e della testimonianza
forte e continua di ogni suo discepolo. Siamo tutti
ancora più piccoli di fronte alla santa Trinità, che è
l’unica realtà grande, immensa, misteriosa e amorosa, che tutto comprende, purifica e salva.
Continuiamo dunque a sentirci in sintonia, nella stessa missione di
carità e di speranza.
Ricevo la vostra apprezzata rivista, intestata a mio figlio Luigi, che
ha partecipato a una vostra iniziativa presso i saveriani di Salerno.
Invio volentieri le offerte, perché so che vanno in buone mani, ma
continuo a chiedermi come mai non offriate la possibilità di un contributo deducibile dalle tasse. Sarei molto interessato a questa opportunità e non trovo nulla di scandaloso nell’incoraggiarvi in questa
scelta. Cordialmente,
Antonio, Sant’Arsenio - via e-mail
Caro Antonio,
la tua lettera mi dà lo spunto per chiarire un aspetto che sta a cuore a tanti lettori. Prima di tutto, ringrazio tutti i nostri lettori che ci
sostengono. Tutto ciò che viene offerto - sia il contributo minimo di
€ 8,00 per rinnovare l’abbonamento, coprendo le spese di stampa e
spedizione, sia un contributo più cospicuo per sostenere i progetti
presentati su questa pagina e sul sito www.saveriani.bs.it - è sempre
frutto di generosità e gratuità: due virtù... non deducibili dalle tasse,
ma di immenso valore per il regno dei cieli.
Ma è valida e giusta la richiesta di poter “scaricare” dalla dichiarazione dei redditi quanto versato a favore di enti come il nostro, secondo la legge italiana. Purtroppo, nonostante i tentativi, non siamo ancora in grado di offrire questa opportunità. Speriamo di riuscirci presto.
Un felice santo Natale a tutti !
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
L’AGENDA BIBLICA MISSIONARIA 2010
Ogni giorno trovi un ampio spazio per scrivere
impegni e incontri, ma anche appunti spirituali ed
esperienze di vita cristiana. Insieme alle letture bibliche del giorno, l’agenda propone riflessioni e
notizie missionarie, che aiutano a dare alla fede
una visione universale.
Raccomandiamo l’agenda non solo ai sacerdoti
e catechisti, ma anche agli sposi e ai giovani che
desiderano vivere con impegno tutto l’anno.
L’agenda è disponibile in tre edizioni:
• Tascabile, formato 10,5 x 15 - euro 9,00
• Plastificata, formato 14,5 x 21 - euro 12,00
• Cartonata, formato 14,5 x 21 - euro 15,00
Per i nostri lettori e lettrici, spedizione inclusa.
Sconto fino al 30% per chi ordina almeno dieci copie.
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780;
Fax 030 3772781; E-mail: [email protected]
I MISSIONARI SCRIVONO
Dal Bangladesh, il “grazie” di malati, medici e saveriani
Dal 1991 i saveriani in Bangladesh svolgono un servizio prezioso per
i malati e i poveri del Paese. Lo hanno fatto in maniera… professionale.
Infatti, hanno convinto diversi specialisti chirurghi a venire in Bangladesh per eseguire alcuni interventi. Così da settembre alla fine di marzo
di ogni anno, si alternano per operare gratuitamente i poveri che non possono permettersi l’ospedale. Questo servizio è una grande testimonianza
umana e cristiana di solidarietà.
Due anni fa, abbiamo chiesto la collaborazione degli amici lettori di
“Missionari Saveriani” per sistemare la sala operatoria con una lampada
scialitica (progetto n. 3/2008), dotandola anche di un’autoclave e di nuovi pavimenti igienici. A conclusione dei lavori, vogliamo dire “grazie” a
tutti i lettori e benefattori che con i loro sacrifici ci hanno aiutato. Il Signore vi ricompensi con i suoi doni di grazia.
p. Mimmo Pietanza, sx - Khulna, Bangladesh
In Amazzonia, la Bibbia è... a portata di tutti
Il libro “Bibbia a portata di tutti” (progetto n. 5/2009), è già in tipografia, grazie a Dio. Prevedo che entro la fine dell’anno sarà pronto per il
La nuova sala operatoria dell’ospedale
pubblico brasiliano. Sono molto contento perché è stata realizzata una cosa che non ci permettevamo nemmeno di sognare, grazie alla collabora- “Santa Maria”a Khulna, con la lampada
scialitica donata dai lettori
zione di tanta gente. Io ho fatto il lavoro di manovalanza, è vero, ma senza
i contributi e le offerte di lettori e benefattori, questo volume non avrebbe
mai visto la luce. Grazie di cuore a tutti coloro che ci aiutano a diffondere la Parola di Dio.
p. Gianni Martoccia, sx - Belém, Brasile
Grazie in memoria di padre Ivaldo Casula in Sierra Leone
Cari amici lettori di “Missionari Saveriani”, voglio ringraziarvi per il grande aiuto che ci avete dato
sia per la Landrover di Kabala (progetto n. 4/2008) sia per le borse di studio in memoria del compianto
p. Ivaldo Casula (progetto n. 1/2009). Desidero ringraziare anche il gruppo “Amici della Sierra Leone”
di Parma che, in occasione della pubblicazione della biografia di mons. Azzolini, ha lanciato l’idea di
promuovere le borse di studio per gli studenti del “Fatima Institute” di Makeni. Hanno già trovato varie
persone che sostengono 14 alunni per i 4 anni di università. Il Signore vi benedica tutti per la
vostra grande generosità, a servizio del futuro della Sierra Leone.
p. Natalio Paganelli, sx - Makeni, Sierra Leone
Per una solidarietà equa e condivisa
Per essere sempre onesti e trasparenti con voi, cari amici e benefattori, diamo un’importante
informazione. Nell’ultima assemblea (CoSuMa, agosto 2009), i superiori delle missioni saveriane
nel mondo, riconoscenti per la generosità di tanti amici che, con gioia e sacrificio, sostengono le
varie attività missionarie, hanno ritenuto opportuno prendere una decisione importante: “quando un piccolo progetto riceve più di quanto serve alla sua realizzazione, le offerte in eccedenza
verranno trasferite a quei progetti che non sono ancora completati, possibilmente nella stessa
nazione o continente”.
Certamente questa decisione troverà il plauso di tutti voi, cari amici e sostenitori. È una decisione “evangelica”, secondo la pratica della chiesa missionaria fin dalle origini: “erano un cuor solo
e un’anima sola e ogni cosa era fra loro comune; nessuno tra loro era bisognoso, perché l’importo era distribuito a ciascuno secondo il bisogno” (cf Atti 4,32-35).
solidarietÀ
piccoli progetti
UNA GENEROSITà INFINITA!
Anche quest’anno la generosità dei lettori e amici di
“Missionari Saveriani” è stata grande. Avete aiutato
a realizzare vari progetti missionari, importanti per lo
sviluppo sociale, culturale e religioso delle popolazioni con cui lavorano i missionari. I progetti che pubblichiamo hanno il permesso dei superiori delle missioni
e questo dà garanzia di serietà e di continuità.
L’amministratore della “Procura delle Missioni Saveriane”, p. Silvano Zordanello, da Parma ci ha inviato il bilancio della vostra generosità, aggiornato al 15
novembre 2009. Lo pubblichiamo volentieri, per informarvi su quali siano i progetti già definiti e quelli
in via di attuazione. Soprattutto lo facciamo per dirvi
un sincero “grazie!”, anche a nome dei missionari che
hanno presentato e realizzato i “progetti” e delle persone che ne beneficiano.
1/2009 - Sierra Leone, Fondo “Casula” per studenti (completato) € 10.643,00
2/2009 - Bangladesh, Scuole per figli poveri (completato) € 25.251,00
3/2009 - Colombia, Salone comunitario a Buenaventura
(richiesta: € 25.000)
€ 4.023,00
4/2009 - Congo, Banca delle capre a Kasongo (completato)
€ 19.404,00
5/2009 - Amazzonia, Bibbia a portata di tutti
(richiesta: € 20.000)
€ 7.551,50
6/2009 - Congo, Sala polivalente a Kitutu
(richiesta: € 15.000)
€ 6.562,50
7/2009 - Brasile, Una macchina per il “maestro”
(richiesta: € 15.000)
€ 8.617,00
8/2009 - Ciad, Libri e luci per biblioteca
(richiesta: € 14.000)
€ 907,50
Totale - (al 15 novembre 2009)
€ 82.959,50
A questo totale vanno aggiunti i contributi versati
per tre “emergenze”:
Emergenza inondazione Sidr, Bangladesh € 8.725,00
Emergenza tifone Ketsana, Filippine
€ 12.050,00
Emergenza terremoto, Indonesia
€ 43.381,00
9/2009 - FILIPPINE
Lamiere per mille baracche
Il tifone Ketsana/Ondoy ha distrutto decine
di migliaia di baracche. I saveriani, come intermediari della solidarietà di tanti, vogliono
realizzare un piccolo progetto: fornire otto lamiere per il tetto delle casette a mille famiglie
più bisognose. Il costo di otto lamiere per una
famiglia è di circa 50 euro. Per mille famiglie
occorrono 50.000 euro. Potrebbe essere il “regalo di Natale” per Gesù, che anche nelle Filippine cerca una casa dove nascere e vivere.
• Responsabile del progetto è il saveriano p.
Emanuele Borelli e i saveriani a Manila.
• ••
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
oppure
bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2009 DICEMBRE
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Due apostoli della missione
Carminati p. Giuseppe: come un... trenino
P
adre Giuseppe Carminati nasce a Torre Boldone il
30 luglio del 1932 da mamma Irma e papà Misaele. Entra dai saveriani nel 1944 nella comunità
di Grumone (CR). Dopo aver frequentato le tre medie e il ginnasio, nel 1950 va a S. Pietro in Vincoli (RA) per il noviziato e qui fa
la prima professione missionaria
nel 1951. Dopo aver frequentato
il liceo nella comunità saveriana
di Desio, passa alla casa di Nizza
Monferrato per assistere gli “apostolini”. Nel 1955 inizia gli studi
di teologia a Piacenza e li conclude a Parma, dove è ordinato sacerdote il 9 novembre 1958.
Nel 1959 è a Roma per studiare al “Biblico”. Nel 1961 torna a
Parma come professore di Sacra
Scrittura, incarico che ricopre fino al 1977. In questi 16 anni, p.
Giuseppe forma decine e decine
di giovani saveriani.
Ho avuto anch’io la fortuna di
essere suo alunno per due anni.
Mi ha fatto da guida nel conoscere e approfondire i libri dell’An-
tico Testamento: il pentateuco e
i profeti, i libri sapienziali e storici. Lo ricordo arrivare in classe
con tanti libri che consultava durante la lezione. Noi studenti lo
chiamavamo “Trenino”, perché
Padre Giuseppe Carminati, Torre Boldone 1932 - Parma 5 ottobre 2009
p. L. RAFFAINI, sx
partiva all’inizio della classe e
per un’ora non faceva fermate!
Nel 1977, parte per la missione
in Indonesia, la più popolosa nazione islamica. Vi rimane fino al
2003, quando rientra in Italia per
motivi di salute. Ha lavorato per
26 anni nella diocesi di Padang,
proprio nella zona più colpita dal
terribile terremoto del 30 settembre scorso. Ha svolto la sua opera
pastorale nelle parrocchie di Fatima e di Tirtonadi. È stato anche
vice superiore dei saveriani in Indonesia e rettore del seminario di
Padang, dal 1985 al 1993.
Dal 2003 p. Carminati è vissuto
nella casa madre dei saveriani a
Parma, dove aveva insegnato per
tanti anni. Il Signore lo ha chiamato a sé il mattino del 5 ottobre.
Ora è sepolto nel cimitero di Parma accanto ai confratelli che lo
hanno preceduto nel regno del Padre. Nell’omelia del suo funerale,
tra i tanti aneddoti, è stato ricordato il suo incessante pregare con il
rosario, una preghiera che conti■
nuerà anche in cielo.
Il mese di ottobre 2009 ci ha riservato due eventi dolorosi.
Nel giro di 20 giorni, il 5 e il 25 del mese missionario, due saveriani bergamaschi hanno concluso il loro pellegrinaggio terreno per ricongiungersi al Padre Celeste. Il primo a lasciarci è stato p. Giuseppe Carminati, poi p. Giuseppe Crippa. Ricordarli è
doveroso, e credo sia importante far conoscere un po’ della loro vita, spesa per annunciare il vangelo in Asia e in Africa.
Crippa p. Giuseppe:
missionario dei motori
P
adre Giuseppe Crippa nasce a Bergamo il 1° ottobre del 1934 da mamma Luigina
e papà Guido. Percorre la stessa
strada di p. Carminati, seguendolo di un anno: Grumone, S. Pietro in Vincoli, Desio, Piacenza e
Parma, dov’è ordinato sacerdote
il 25 ottobre 1959.
Dal 1960 al 1964 è economo
e vice rettore nella scuola apostolica di Alzano. La casa era
stata aperta da poco e lui, con
La Bibbia nella mia vita / 3
La vera gioia riservata al missionario
R
icordo volentieri gli incontri settimanali sulla parola
di Dio con un gruppo di mamme
cristiane e non cristiane. L’incontro si svolgeva bevendo insieme
il tè; era un momento di scambio
di vita e di ricerca della volontà
di Dio nelle diverse situazioni.
La Parola è una miniera
Usando il foglietto con le letture della domenica, segnavamo
con un cerchio o con colori diversi le parole rilevanti e le frasi
più significative. Poi, dopo aver
interiorizzato la Parola, a turno tutte le mamme parlavano.
Ognuna trovava pane per i suoi
denti: speranza, entusiasmo,
forza, desiderio di fare nuovi
tentativi, capacità di perdonare,
pazienza, motivazione…
La parola
di Dio è una
miniera. Basta scavare
8
un po’ per trovare i diamanti che
sono il vero valore delle cose e
il filone d’oro della saggezza di
vita. Ma oltre ciò e più di questo, la Parola fa sentire Dio vicino e coinvolto nella nostra vita
di ogni giorno. È la presenza di
Colui che ci sostiene e ci spinge
alla crescita e all’apertura, anche quando saremmo tentati di
fermarci a leccare le nostre ferite. Ascoltare lui significa anche
imparare ad ascoltare gli altri;
ascoltare gli altri significa imparare ad ascoltare lui.
Con i catecumeni giapponesi
Sono convinto che la Sacra
Scrittura occupi un posto particolare nel trasmettere la fede ai
catecumeni. Devo specificare
che in genere in Giappone il catecumenato è un cammino personalizzato di almeno due anni,
che una o poche persone fanno
con il missionario e insieme al
padrino o alla madrina.
All’inizio del catecumenato
presento la figura di Cristo secondo i vangeli; poi passo al catechismo. Terminato il catechismo, leggo con loro il vangelo di
Luca. Trovo che sia il vangelo
più facile da leggere con i catecumeni giapponesi: Gesù accoglie senza condizioni, perdona
e salva. I nostri catecumeni sono
p. SILVANO DA ROIT, sx
per lo più donne, e il vangelo di
Luca ha un’attenzione tutta particolare per loro.
La conversione dei cuori
La lettura del vangelo di Luca
è anche per me un’avventura entusiasmante. Sono convinto che
il cuore cristiano passi attraverso
la partecipazione all’Eucarestia
della comunità, ma ritengo che
ciò avvenga anche nella trasmissione verbale del vangelo
in questi incontri settimanali,
dove, attraverso la povertà della
mia parola umana, cerco di far
risuonare la Parola del Signore
Gesù per la persona che ho davanti. È bello constatare la forza
della Parola del vangelo nei catecumeni: li colpisce, li incide,
li fa fiorire, dà loro forma e tira
fuori la figura di figlio di Dio
che è in ciascun essere umano.
Seguendo una persona per almeno due anni, a ritmo settimanale, mi rendo conto della conversione che avviene nel suo
modo di sentire, pensare e vivere, operata dallo Spirito di Dio.
Penso che questa sia la vera gioia
riservata ai missionari: quella di
vedere la trasformazione operata
dallo Spirito Santo nel cuore delle persone che si accostano con
fede alla parola di Dio e all’Eu■
caristia.
P. Crippa Giuseppe, Bergamo 1934 Bujumbura 25 ottobre 2009
altri missionari, trasforma la
vecchia “Villa Maria” in casa di
formazione per i futuri saveriani bergamaschi. Dopo un anno
a Salerno, p. Crippa è destinato
al Congo Belga. Nel 1966 inizia
l’avventura africana durata fino
alla sua morte, avvenuta il 25
ottobre 2009.
In tutto, ha trascorso 43 anni
in Africa. La sua prima missione
è stata a Kamituga, ma nel 1968
è a Uvira come economo della
diocesi. Nel 1972 è a Kiringye,
cappellano del centro medicosociale. Nel 1976 a Luvungi
diventa responsabile dell’officina, un mestiere che svolge con
passione fino al 1996, quando
passa a Bukavu con la mansione di economo. Nel 2005 è nella
missione di Kavimvira.
Nel 2007, dopo 41 anni di vita in Africa, trascorre un anno di
aggiornamento a Parigi. Rientrato in Congo, torna a Luvungi come incaricato delle costruzioni.
Qui il 19 ottobre viene colto da
un ictus cerebrale. Subito soccorso e portato al policlinico di Bujumbura (Burundi), muore il 25
ottobre, giorno del suo 50° di ordinazione. Come era suo desiderio, padre Crippa è stato sepolto
nel cimitero saveriano di Bukavu, nella terra per la quale ha do■
nato la vita.
NATALE CON I NOSTRI MISSIONARI
Sono ripartiti per la loro missione, dopo un periodo di cura e di riposo, due grandi missionari bergamaschi.
Padre Lino Maggioni, dopo le ...emozioni cardiache che lo hanno
tenuto sotto controllo per vari mesi, ha salutato tutti gli amici. Il 7 novembre ha ripreso il volo per tornare a Bujumbura, capitale del Burundi. Lo aspettano le numerose comunità dei cristiani nella missione “Beato Conforti” a Kamenge. Gli auguriamo di riuscire a tenere a
bada il cuoricino.
Padre Franco Sottocornola è ripartito il 6 novembre per il Giappone, dove lo aspetta il suo “Centro di spiritualità e dialogo interreligioso” Shinmeizan. Con lui vivono l’esperta saveriana Maria De Giorgi e
il “discepolo” p. Daniele Sarzi Sartori di origini mantovane. Il lavoro
è tanto e le attività sono già tutte programmate, dal levar del sole al
suo tramonto e oltre, fino a notte fonda.
Sulla scia del racconto di p. Silvano Da Roit, invitiamo i lettori di “Missionari Saveriani” a meditare, durante il periodo natalizio, le pagine riguardanti la nascita di Gesù nel vangelo di Luca (i primi due capitoli). È
un bel modo per celebrare il Natale in comunione con i nostri missionari, attraverso la Parola di Dio che essi annunciano nel mondo.
Auguri di buon Natale a tutti !
2009 DICEMBRE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
I saveriani e la famiglia Montini
Concesio premia mons. Giorgio Biguzzi
C
oncesio è stato al centro
dell’attenzione nell’ultimo
scorcio del 2009. La commemorazione dell’illustre cittadino
Papa Montini ha occupato il mese di settembre con importanti
iniziative culturali ed ecclesiali,
realizzate dalla comunità parrocchiale e dall’amministrazione
comunale. Sono state come un
preludio, in vista della grande
giornata - domenica 8 novembre
- con la visita di Benedetto XVI.
Dedicato alla Sierra Leone
Tra le iniziative, una ha coinvolto anche i saveriani, nella
persona di mons. Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni in Sierra
Leone. La sera di sabato 26 settembre, nella chiesa di Sant’Antonino, il sindaco Stefano Retali
con mons. Secondo Osio e l’accademia Gli scoiattoli hanno
consegnato il “Premio della bontà Paolo VI” (alla 31ª edizione)
al nostro vescovo per l’attività
svolta a riscattare i bambinisoldato in Sierra Leone.
Nel ricevere il riconoscimento, mons. Biguzzi ha detto: “Accetto a nome di tutti coloro - i
missionari per primi - che si sono dedicati con paziente amore
per ridare ai bambini-soldato la
dignità perduta con le violenze
della guerra. Dedico questo premio ai bambini e ai giovani della Sierra Leone, perché possano
avere un futuro di pace”.
Accanto al vescovo sostavano
Andrea, Vittorio e Bonifacio, tre
giovani sierraleonesi che hanno
offerto la loro testimonianza:
“Abbiamo sofferto tanto, troppo.
Solo la chiesa ci ha aiutato a recuperare la nostra dignità. Grazie
a voi, che aiutate la nostra chiesa
ad assistere la povera gente”.
Un’amicizia di vecchia data
Non è la prima volta che le
strade della famiglia saveriana
e quelle della famiglia Montini
s’incrociano. Racconta p. Flaviano Pisani, allora “apostolino”
a Grumone (CR): “Accanto alla
nostra scuola apostolica c’era
p. MARCELLO STORGATO, sx
un’azienda agricola. Per sfuggire ai bombardamenti di Brescia,
l’avvocato Ludovico Montini
(fratello del futuro Papa Paolo
VI), e la sua famiglia avevano
trovato rifugio in quella fatiscente cascina.
Il signor Ludovico era spesso
assente per le sue attività e nel
mirino per le sue idee antifasciste. Il rettore p. Azzolini esercitò tutto il suo zelo per venire
incontro alle necessità della famiglia Montini. Ne è nata subito
una cordiale e delicata amicizia,
durata per tanti anni. Quando,
dopo alcuni mesi da quel primo
incontro, la famiglia si trasferì
a Verolanuova, più di una volta
sono stato mandato da p. Azzolini a portare frutta e verdura in
casa Montini”.
L’incontro con mons. Montini
Padre Amedeo Ghizzo racconta che un ragazzo ebreo, nascosto dal signor Ludovico, era stato accolto nel nostro istituto ed
era stato suo compagno di banco
La pace secondo Jeff Halper
Lo studioso ebreo ospite dei saveriani
ha acU nacoltosalaJeffstracolma
Halper il 17 set-
tembre scorso, ospite dei missionari saveriani di Brescia. Ebreo
americano originario del Minnesota, Halper si è stabilito in
Israele negli anni ‘70. Urbanista
e antropologo, oggi coordina il
comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi
(Icahd). Sposato, due figli, vive
a Gerusalemme ed è cittadino
onorario di Gaza.
Separazione e dominio
Questo simpatico “barbuto”
ha raccontato con l’aiuto di immagini, come lui e il suo gruppo
si siano opposti all’abbattimento
di una casa palestinese, pretestuosamente deciso dall’autorità
israeliana, condividendo le sofferenze e le lacerazioni di quella
famiglia. La casa è stata ricostruita più volte, facendo resistenza
passiva alle ruspe.
Halper ha spiegato soprattutto il senso politico della loro
azione: una denuncia praticata
con l’azione non violenta, ma
con grande coraggio, contro il
tentativo in corso da parte del
governo israeliano di rendere
impraticabile sia la soluzione dei
“due popoli e due stati”, sia la
convivenza di ebrei e palestinesi
con pari diritti e dignità.
“Penso - sostiene Jeff Halper - che Israele stia cercando
di imporre l’apartheid in Palestina, e di fatto esiste già oggi.
L’apartheid è un regime con due
elementi principali. Uno è la separazione di una popolazione
dall’altra, ed è questo il modo
in cui Israele chiama la sua politica verso i palestinesi: separazione, in ebraico afradà. Perfino
il nome ufficiale del muro non è
muro per la sicurezza, ma muro
di separazione. L’altro elemento
è il dominio di una popolazione
sull’altra”.
L’idea dello Stato unico
Tutti si sono accorti della ca-
MARINO RUZZENENTI
pacità di Jeff di ricostruire un
racconto convincente del conflitto israelo-palestinese e della
necessità di porre fine all’occupazione, dando vita a uno Stato
democratico per gli israeliani e
per i palestinesi.
Jeff Halper sostiene da anni che l’unica soluzione vera e
giusta sia lo Stato unico, tuttavia
ha ben chiarito come questa idea
non possa essere posta come alternativa discriminante rispetto
alla soluzione dei “due popoli
- due stati”, soprattutto se i palestinesi è questo che vogliono.
Però, mentre anni fa la soluzione
di uno Stato unico appariva una
posizione isolata e quasi stravagante, oggi in tanti settori viene
presa in seria considerazione.
Al termine dell’incontro, Jeff
ha proposto una sottoscrizione
per l’Icahd, a sostegno del suo
lavoro politico. L’ha ribadito più
volte: “la ricostruzione delle case
non è un’azione umanitaria, ma
politica”.
■
Nella sala Romanino, il “barbuto” Jeff Halper
accanto al “riccioluto” don Fabio Corazzina
8
Mons. Biguzzi, vescovo di Makeni, ha ricevuto il “Premio della bontà Paolo VI” a
Concesio; nella foto con l’accademia di canto “Gli scoiattoli”, il sindaco Retali,
il parroco mons. Osio e i tre sierraleonesi ex bambini soldato
per un certo periodo. E Nereo
Gonzo ricorda che il rettore “a
volte ci mostrava uno zucchetto
bianco usato da Pio XII; l’aveva
avuto da un certo mons. Montini
di Brescia.
In una delle nostre passeggiate domenicali nella campagna di
Verolanuova, proprio tra i filari
delle piante da frutto, p. Azzolini
ci portò tutti a salutare quel certo
mons. Montini che egli conosceva: un sacerdote smilzo, che ci
accolse con cordialità, mentre
noi timidamente gli baciavamo
la mano”. Mons. Montini era allora Segretario di Stato e veniva
in vacanza da Roma a Verolanuova dal fratello Ludovico.
Il gruppo “Amici Saveriani”
I saveriani sono approdati a
San Cristo nel 1957 e l’altro fra-
tello dr. Francesco Montini “li ha
sempre stimati e amati con animo missionario”. Era membro
attivo del gruppo San Francesco
Saverio, chiamato anche gruppo
“Amici Saveriani”. Dopo la sua
morte improvvisa, alla Messa di
suffragio nella chiesa delle madri canossiane, ai padri e studenti saveriani si erano uniti molti
altri “amici”.
Alla presidente del gruppo,
contessa Maria Cantoni, giunse la nota del Papa: “Il Sommo
Pontefice ama ricambiare tale
attestato invocando eletti favori
del Cielo sui membri del gruppo, affinché il Signore conforti i desideri di ognuno e ricompensi abbondantemente l’opera
svolta in favore delle missioni”
(cf “Missionari Saveriani” del 3
aprile 1971, pag. Brescia). ■
DALLE STELLE ALLA STALLA
“E il Verbo si fece carne!”. Cari lettori, parenti e amici di “Missionari Saveriani”, questa è la buona notizia, la novità del Natale: Dio si è
fatto uomo. Non c’è altra religione sulla faccia della terra che accetti
e proponga questa verità. I cristiani sono gli unici che possono cantare: “È nato per noi un Bambino, un Figlio ci è stato donato”.
È vero che anche nelle mitologie pagane si parla della discesa degli
dei sulla terra. Ma vengono solo per qualche passeggiata breve, per
loro piacere o curiosità. Una passeggiata fuori porta, senza impegni
con il genere umano. Non diventano mai uomini della terra, perché
hanno paura di perdere i loro privilegi celesti.
Invece a Betlemme Dio discende sulla terra. “Tu scendi dalle stelle”,
cantiamo ogni anno a Natale. Ma forse non abbiamo ancora compreso il mistero di questo “viaggio missionario” di Dio: “dalle stelle alla
stalla”. Dio è disceso dalle “stelle” della sua divinità per divinizzare la
“stalla” della nostra umanità.
È un invito a risvegliarci dal torpore della “stalla” del nostro peccato,
per contemplare il Divino che è in noi, quel Bambino Dio-con-noi.
Buon Natale!
p. Mario Menin
e i saveriani di Brescia
La mostra sull’Amazzonia è un vero successo! Venite a vederla
durante le vacanze natalizie; nella foto, l’inaugurazione con
p. Menin e Giusy Marelli, autrice dei bei dipinti scenografici
2009 DICEMBRE
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Quando si dice, “piccolo è bello”
Uno slogan che non è passato di moda
C
alcutta sarebbe a due passi
dal mio villaggio se non
fosse per la frontiera che separa
il Bangladesh dall’India. Proprio
quando iniziavo la mia missione
(1973), madre Teresa sognava
di fare della sua vita “qualcosa
di bello per Dio”. E “piccolo è
bello” era allora lo slogan che
ispirava ogni iniziativa finalizzata a sollevare la povera gente
del Bangladesh, un Paese appena uscito da una massacrante
guerra con il Pakistan e da un
ciclone tra i più devastanti della storia. Poi, la tentazione delle
“cose grandi”, pur necessarie
nel terzo mondo ma non sempre
proporzionate al piccolo passo
della povera gente, ha portato
fuori strada molte iniziative che
erano buone.
Avrebbe potuto, invece...
Ancora oggi io resto affascinato da quel “piccolo è bello”,
che sa così tanto di profumo
evangelico. Gesù avrebbe potuto
dire, “il regno dei cieli è simile al seme di una grande quercia”; invece ha detto, “come un
granello di senape”, il seme più
piccolo al mondo. Avrebbe potuto dire, “simile alla massa della
pasta per fare il pane”; invece ha
detto, “come un po’ di lievito, un
pizzico di sale”.
Avrebbe potuto dire, “come la
luce del sole”; invece ha detto,
“come una candela sul candelabro”. E poi Lui poteva guarire
tutti i malati della Palestina e,
perchè no, del mondo intero;
invece ha guarito solo pochi fortunati che si sono trovati sul suo
cammino. Nessuno può negare
che in tutto il vangelo domini il
senso della misura, la discrezione, la semplicità. “Chi avrà dato
un bicchier d’acqua... Chi accoglie anche uno solo di questi
bambini...”.
p. GABRIELE SPIGA, sx
La casa della speranza
Così, all’insegna di questa
semplice filosofia, è nato in me
il desiderio di dare una semplice
testimonianza, discreta, senza
cartelli pubblicitari né altoparlanti. Ho pensato di mettere il
mio cuore e le mie mani al servizio di qualche disabile non cristiano (musulmano o hindu) che
gradisse venire a vivere con me.
Dopo tanti anni questa iniziativa non si è ingigantita; è
rimasta volutamente piccola.
Ma è significativa, al punto che
i musulmani vicini o di passaggio si pongono tante domande
sul senso di quello che io sto
facendo. La settimana scorsa è
venuto a farci visita il professore che ha insegnato bengalese al
saveriano messicano appena arrivato. Ha osservato estasiato le
piccole attività di questa “Casa
della speranza” (“Asbarbari” in
bengalese).
La missione senza confini
Le iniziative dei saveriani in Sardegna
L
a mattina del 30 settembre,
con la Messa celebrata insieme a don Giuseppe, parroco
del Sacro Cuore a Quartu S.
Elena, abbiamo iniziato l’anno
pastorale missionario nella zona
di Cagliari. Domenica 25 ottobre
ci siamo presentati alla comunità parrocchiale durante le sante
Messe per ricordare il nostro
carisma missionario: il primo
annuncio del vangelo.
L’ultimo venerdì di ogni mese
al Sacro Cuore animeremo l’ora
di adorazione Eucaristica secondo la spiritualità del beato Conforti; il giovedì faremo la stessa
cosa a Selargius e Guasila. Praticamente, l’ultima settimana di
ogni mese saremo nella nuova
sede a Quartu.
Tante belle iniziative
In ottobre sono state moltepli-
8
Mons. Giovanni Dettori, vescovo di
Ales Terralba, con p. Giovanni Toninelli
ci le attività missionarie a cui noi
saveriani abbiamo partecipato.
Padre Roberto, con il nuovo rettore padre Virginio e le saveriane Piera ed Elisa, hanno svolto a
San Giovanni Suergiu la missione parrocchiale, in occasione dei
50 anni dall’inaugurazione della
chiesa di San Giovanni Battista.
Padre Roberto e un gruppo
di giovani hanno aiutato il movimento giovanile missionario
(MGM) in un’esperienza originale di animazione a Ploaghe. Il
movimento sta riprendendo piede
anche in Sardegna con il nuovo
responsabile don Emanuele. Si è
trattato di una serata in piazza con
un gruppo di “giovani clown” sul
sagrato della chiesa. Avvicinavano i passanti e i giovani nei bar,
invitandoli a partecipare alla Messa missionaria, alle testimonianze,
al confronto e alla condivisione,
C’era un disabile che
sotto le piante dava ripetizione ai bambini poveri;
un altro faceva candele da
vendere; uno sciancato
imparava a riparare bici
e risciò per poi mettersi in proprio e sposarsi;
uno storpio, con la stessa
speranza, sedeva nel suo
fatiscente negozio di caramelle e biscotti sul ciglio
della strada; qualche altro
disabile ricamava su piccoli pezzi di tela per farne
delle cartoline.
Allah, marshallah!
natalizia dal Bangladesh:
Notando che anch’io p. GabrieleUn’immagine
Spiga, saveriano di Quartu Sant’Elena
non stavo a guardare, ma
(CA), con due bambini: uno felice e l’altro
mi sporcavo le mani per
tranquillo nel suo sonno
fare una carrozzella con
trazione a catena (la “Ferrari” raccontargli la storia dell’obolo
che qui ogni disabile desidera della vedova, piccolo agli occhi
avere!), il professore musulmano degli uomini, ma prezioso agli
ha commentato: “È proprio ve- occhi di Dio.
Nella mia vita non ho mai viro, voi cristiani siete la religione
dell’amore e del servizio ai più sto nessuno ascoltare una pagibisognosi. È tutto così bello qui, na del vangelo così attentamene penso che presto si ingrandi- te come quel musulmano, che ha
rà”. “No - gli ho risposto subi- concluso la conversazione dito - questa iniziativa ha già più cendo: “Allah, marshallah!”, la
di 25 anni ed è rimasta piccola più grande espressione islamie con pochi mezzi, come agli ca di meraviglia e consenso. Sì,
inizi. Rimarrà piccola, ma pre- “piccolo è bello”. Dio voglia che
ziosa agli occhi di Allah”. Così anche Asharbari sia qualcosa di
■
d’istinto mi è venuto in mente di bello per lui.
p. DINO MARCONI, sx
alla presenza della comunità Giovanni XXIII di Sassari.
Come saveriani abbiamo partecipato anche alle varie “veglie
missionarie” a Macomer, a San
Giovanni Suergiu e al santuario
di Bonaria, dove alcune suore
indonesiane di Dolianova hanno
proposto una danza di preghiera per ricordare i terremotati
dell’Indonesia.
Sempre in movimento
Domenica 25 ottobre è stata
una giornata molto ricca. Abbiamo celebrato il 50° di sacerdozio
di p. Luigi Caria a Guasila, tornato dalla Sierra Leone per cure,
e di p. Giovanni Toninelli a Gonnosfanadiga. Padre Luigi, con 48
anni di missione, è stato tra i primi ragazzi di don Mirto a Tortolì
e ha vissuto tutta l’esperienza dei
saveriani in Sardegna.
Sempre domenica 25, il centro
missionario di Oristano ha organizzato il XVIII festival giovanile missionario “Nomadi con
Dio” presso il centro sociale di
Nurachi. I partecipanti si sono
espressi in canti, danze e giochi
educativi e hanno contribuito
alla realizzazione di un piccolo
progetto missionario caritativo
in favore dei bambini “intoccabili” del Bangladesh.
Insomma, come vedete, siamo sempre “in movimento”. Del
resto, se non lo siamo noi missionari, chi lo deve essere? ■
SABATO 12 DICEMBRE: RITIRO SPIRITUALE
Informiamo e invitiamo le delegate e gli amici a partecipare
al ritiro spirituale in preparazione al Natale, guidato dal nuovo rettore p. Virginio Simoncelli. Vi aspettiamo in via Praga 89
a Quartu S. Elena, sabato 12 dicembre, dalle 10 alle 15, confermando la partecipazione al tel. 340 0840200. Grazie.
UN PONTE TRA DUE ISOLE
40 anni di sacerdozio missionario
p. FERNANDO ABIS, sx
Padre Fernando, saveriano di Selargius,
il 19 ottobre ha celebrato il 40° di ordinazione sacerdotale in Indonesia dov’è missionario. Lo stesso giorno don Ireneo ha
pensato di celebrare una Messa di ringraziamento nella parrocchia Maria Vergine
Assunta di Selargius.
Cari amici, quasi senza accorgermene
sono arrivato al 40° anniversario della
mia ordinazione. Sono contento di questo giorno, ma anche degli altri 14.610
giorni che il Signore mi ha dato da vivere
come sacerdote missionario.
P. Fernando Abis, superiore dei
Questa mattina mi sono svegliato a Busaveriani in Indonesia, ringrazia
kittinggi, 75 chilometri da Padang, dove
per gli aiuti alla popolazione
ho celebrato la Messa. Mi è venuto sponcolpita dal terremoto
taneo parlare dell’esperienza vissuta da
chierichetto alla Maria Vergine Assunta e delle origini della mia vocazione missionaria, di cui non mi sono mai pentito, e che oggi fa da
ponte tra due isole: Sardegna e Sumatra.
Da una parte, sono contento di non essere comodamente a casa a
“festeggiare” il ringraziamento dei 40 anni e anzi, di stare al mio posto in missione. Dall’altra, vorrei essere con voi a ringraziare il Signore
con l’Eucaristia, come 40 anni fa. Nella cultura hindu, “quaranta” è il
prodotto di due numeri “sacri”, il cinque e l’otto: emotivamente è una
data importante e gli studenti indonesiani ci tengono a sottolinearlo.
Ringrazio tutti voi che, in parrocchia a Selargius e al centro missionario della diocesi, vi state preoccupando di mandare quanto potete
per alleviare le sofferenze del popolo indonesiano dopo il terremoto,
contribuendo alla ricostruzione. È davvero il regalo più gradito per
questo “panca windu” (quarantesimo) di sacerdozio.
2009 DICEMBRE
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Una tradizione consolidata
La festa dei parenti, edizione 2009
S
ono entrato tra i saveriani di S. Pietro in Vincoli (RA) nel lontano 1° settembre 1957 con due compagni di
Padre Pilade Rossini ha presieduto alla
Messa con i famigliari dei saveriani e
ha ricordato il suo 50° di sacerdozio
seminario: p. Luigi Brioni e p.
Carlo Lucini. Abbiamo viaggiato con una corriera che trasportava una trentina di persone a
noi molto care: i genitori, i fratelli e le sorelle, i nipotini e qualche cugina.
Ricordo che nella comunità
saveriana, a cominciare dal maestro p. Giovanni Gazza, dalla
lunga barba bianca, all’economo
p. Alberto Pierobon, dalla folta
barba nera, fino al fratello coadiutore cremonese Angelo Ferrari e qualche altro missionario,
ci hanno accolto con grande cordialità e ci hanno servito a pranzo come in un ristorante a cinque
stelle. Fu per noi una festa memorabile, tanto che mio nipotino
Gianni, di soli 5 anni, uscì con
questa battuta che fece sorridere tutti: “Qui si mangia bene più
che in seminario!”.
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
“Mi pare di essere
in paradiso”
Ogni anno questa festa si ripete.
È la festa dei famigliari dei missionari saveriani. Il beato Conforti definiva i famigliari “i primi benefattori del nostro istituto” e voleva che fossero onorati in ogni
comunità in modo speciale e con
tanta cordialità, per manifestare
loro riconoscenza e affetto.
Ricordo con emozione la gioia profonda dei nostri genitori che si sentivano come in famiglia e che non perdevano mai
l’occasione di farci visita, anche
durante la settimana. Un giorno
qualunque mio papà, che doveva
andare a Bologna al mercato, capitò in noviziato con mia grande sorpresa. Mi disse che si era
addormentato e aveva proseguito il viaggio fino a Ravenna per
farmi visita.
Non c’è Natale senza Gesù
Diritti e doveri di tutti noi cristiani
persone cominciaM olte
no a pensare al Natale
dai primi giorni di dicembre. I
commercianti studiano come
aumentare i guadagni, gli studenti programmano le vacanze,
i lavoratori attendono le ferie e
la tredicesima, i bambini con
i genitori pensano ad allestire
in casa l’albero e il presepio.
Insomma, ovunque fervono i
preparativi, anche nelle chiese e
negli oratori. Ma non in tutte le
scuole, perché qualcuno pensa
che, per rispetto agli alunni di
altre religioni, non si debba far
niente di “cristiano”.
8
Il Crocifisso… sfrattato
A novembre, infatti, la Corte
europea per i diritti dell’uomo
ha accolto la denuncia di una
famiglia “atea” contro la presenza del crocefisso a scuola,
che rappresenterebbe una violazione della libertà degli alunni a
non credere. Tanti altri in Italia
hanno invece affermato che “il
crocefisso deve restare come
simbolo storico culturale, perché non contrasta con la laicità
dello stato, anzi la conferma”.
Vedremo come andrà a finire la
diatriba.
Noi speriamo vivamente che
prevalgano la ragione e il buon
senso, che il Crocifisso e il presepio non siano sfrattati dai luoghi pubblici. Vorremmo vedere
rispettati anche i nostri diritti
“cristiani”. Però è giusto chiederci se noi per primi conside-
riamo i nostri diritti e se osserviamo anche i… nostri doveri.
Per vivere bene il Natale
Purtroppo molti si dicono cristiani senza più esserlo; vivono
il Natale come una festa pagana.
Non capiscono il suo profondo
significato spirituale, i valori
morali che nobilitano la nostra
umanità e l’arricchiscono di
amicizia e rispetto, di amore vicendevole e solidarietà, di onestà
e giustizia, di fedeltà alla parola
data, di riconoscenza, compassione e perdono.
Tutto ciò è possibile viverlo
nonostante la nostra debole natura umana. Purché crediamo
nel mistero del Natale, di un Dio
così innamorato degli uomini da
lasciare il cielo e venire sulla terra facendosi simile a noi: un Dio
p. S. PARMIGGIANI, sx
bambino, inerme, povero, pronto a darci tutto perché possiamo
vivere una vita felice! Davanti
al mistero del Natale, liberato
da tanti fronzoli inutili, non resta che contemplare e pregare
come hanno fatto la Madonna e
Giuseppe, i pastori e i re magi,
e miliardi di buoni cristiani nel
corso dei secoli.
“Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare gioia nel mondo
e, come a Cana, spingi ogni giovane e ogni uomo, impegnato
nel servizio ai fratelli, a fare solo quello che Gesù dice. O Maria,
prega perché Gesù rinasca in noi
e trasformi la nostra vita in una
notte piena di luce, piena di lui.
Aiutaci a levare in alto lo sguardo: vogliamo vedere Gesù, parlare con lui, annunciare a tutti il suo
■
amore!” (Benedetto XVI).
Anche il direttore di “Missionari Saveriani”, p. Marcello Storgato, è stato ospite
alla festa dei famigliari dei saveriani a fine settembre
La sorpresa aumentò quando
lui, ostinato socialista emiliano,
mi confidò: “Venendo tra voi, mi
pare di essere in paradiso”. E anche adesso, dopo oltre mezzo secolo, mi commuovo ripensando
a quelle sue parole.
La festa di fine settembre
Tanti genitori, tanti fratelli e
sorelle non sono più tra noi. Ne
sentiamo la mancanza, anche se
crediamo fermamente che sono
in paradiso, e quindi sono ancora
vivi nei nostri cuori. Ma domenica 27 settembre sono arrivati
in tanti, anche con i nipoti e pronipoti, alla giornata delle famiglie dei missionari. Tutti attenti ad ascoltare p. Marcello Storgato, il direttore del nostro mensile “Missionari Saveriani”, che
ha illustrato l’azione missionaria
della chiesa nel mondo e in particolare quella dei saveriani, presenti in una ventina di nazioni in
quattro continenti.
Alla fine della sua vivace presentazione, ha risposto a varie
domande degli attenti ascoltatori. Alcuni hanno avuto l’opportunità di visitare il “loro missionario”, come il caro Giuliano Bongiovanni che è stato due setti-
mane in Sierra Leone dal fratello p. Vittorio. È tornato con molto entusiasmo e tante foto che ha
mostrato nella sua parrocchia di
Bozzolo e in altri oratorii, dove
è stato invitato.
La Messa con p. Rossini
La santa Messa è stata presieduta da p. Pilade Rossini che ha
ricordato i suoi 50 anni di sacerdozio missionario. Parlando
delle varie tappe della sua formazione e della sua vita missionaria, ha ringraziato il Signore
per il bene fatto e ha chiesto preghiere e aiuto in favore soprattutto degli ex bambini soldato,
sui quali egli ha anche scritto un
libro documentato e illustrato.
Dopo l’incontro e la santa
Messa ci siamo messi a tavola,
dove c’era posto e cibo per tutti, e tante torte portate dagli stessi ospiti, tutte buonissime. Ma è
soprattutto la gioia dell’amicizia, delle confidenze e dei ricordi che ha reso bella e gradita questa giornata di famiglia. La
festa si ripeterà l’anno prossimo,
ma i famigliari sono sempre nostri graditi ospiti ogni giorno
dell’anno. Auguri a tutti di buona salute e di felicità!
■
NATALE NELLA PACE DI DIO
“Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel
seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18).
Cari lettori di “Missionari Saveriani”, sacerdoti, religiosi e religiose,
amici e benefattori, anche quest’anno vi inviamo con gioia i nostri auguri per le prossime festività natalizie.
Il Natale porta con sé grandi attese e speranze di bene integrale per ogni persona; soprattutto per i fratelli più poveri, affidati alle
premure dei nostri missionari. Per loro i nostri e vostri auguri diventano preghiera.
“O Padre buono, tu ci hai donato tuo Figlio Gesù. In quest’anno sacerdotale lo vogliamo accogliere in modo speciale, affinché i missionari mostrino coraggiosamente al mondo, con la santità delle loro parole e della loro vita, la luce della verità e dell’amore; affinché venga il
tuo Regno nel mondo. Assieme a Gesù, vogliamo realizzare il tuo sogno di fare dell’umanità una sola famiglia che, nella buona volontà e
con la tua grazia, viva pienamente la tua pace. Amen”.
Con gli auguri di un santo Natale e un felice Anno!
p. Pierluigi Felotti, sx
e saveriani di Cremona
Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui!
Il presepio è ancora affascinante per tutti, nonni e nipotini
2009 DICEMBRE
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Ritrovarci dopo sessant’anni
Ritorno a Desio con la missione nel cuore
Padre Angelo, bergamasco
classe 1931, è partito per il Congo con il primo gruppo di saveriani nel 1958. Era il periodo
della rivoluzione che ha portato
all’indipendenza del Paese. Nel
1971 è stato mandato in Brasile
e vi è rimasto fino al 2008. Dopo
una breve sosta a Taranto, è ora
approdato a Desio.
conosciuto la città di
H oDesio
per la prima volta a
ottobre del 1948. Vi ero giunto
dopo il noviziato e la professione religiosa nei saveriani.
Nella Villa Tittoni con il suo bel
parco, insieme ad altri studenti
saveriani, ho continuato la mia
formazione in vista della vita
missionaria, seguendo i corsi di
filosofia per tre anni. Eravamo
in contatto diretto con la gente,
soprattutto quando ci recavamo
nelle parrocchie della città o
quando gruppi di persone veni-
vano a farci visita.
Già in quegli incontri mi ero
reso conto dell’amicizia e della
generosità della popolazione di
Desio e della Brianza, che ci
sosteneva con l’aiuto e la stima.
Ora, alla fine del 2009, dopo oltre 60 anni, i superiori mi hanno
chiesto di inserirmi nella comunità saveriana di Desio per svolgere attività di animazione missionaria e di ministero pastorale
nella zona. Sono tornato in Italia
dalla missione nell’Amazzonia
brasiliana lo scorso anno.
Lo stile missionario cambia
In mezzo, c’è tutta la mia vita
missionaria: gioie e dolori, momenti di festa e sofferenze, cambiamenti nel mondo ma anche
nel modo di fare la missione…
Nei primi anni di missione
africana (dal 1958 al 1960, prima dell’indipendenza del Congo Belga), adottavamo lo stile
p. ANGELO PANSA, sx
catechetico tradizionale che i
padri bianchi avevano utilizzato in Africa: quattro anni di catecumenato molto intenso che
preparavano l’inserimento nella
comunità cristiana con il battesimo e gli altri sacramenti.
Con il sopraggiungere delle
difficoltà successive alla dichiarazione dell’indipendenza (avvenuta nel 1960) e l’aggravarsi
della situazione nei confronti dei
non africani, abbiamo sentito il
dovere di rimanere vicino alle
comunità cristiane per cercare di far fronte alle ingiustizie,
angherie e violenze subite dalla
popolazione.
Condividendo le condizioni di
vita molto difficili dei congolesi,
ci siamo accorti che era questo
il vero stile evangelico dell’annuncio. Le parole di Gesù, “sono
venuto perché tutti abbiamo vita
e una vita in pienezza” (non solo
vita in abbondanza, come a volte
Parole e immagini dal Giappone
I cristiani hanno festeggiato il mio ritorno
C
ari amici, ho aspettato
qualche giorno prima di
scrivere, in modo d’avere un’immagine “in loco” da mandarvi
come prova del mio arrivo in
terra giapponese. I giorni precedenti alla partenza, la partenza
stessa e questi primi giorni in
Giappone, mi hanno fatto toccare con mano quanto sia grande
la vostra amicizia e quanto lo sia
quella dei confratelli e dei cristiani che mi hanno accolto qui
in Giappone.
Mi sto godendo il “centuplo”
Sono qui a ringraziare, come
sempre d’altronde, perché per
tanti motivi continuo a sentirmi
benedetto dal Signore. Certo è
grazie a una carica emotiva molto forte, unita al solito entusiasmo, ma non posso nascondere
che tutto è frutto di un ideale
che ci accomuna e che il Signore ogni giorno ci propone. Mi
8
sto godendo il famoso “centuplo” che lui ha promesso, e che
mi accompagnerà come forza e
incoraggiamento anche nelle future difficoltà che mi attendono.
Per cui, ora permettetemi di
esprimere gioia e riconoscenza
per tutto quello che sento di aver
ricevuto nei setti anni trascorsi a
Desio. So che avete sopportato le
mie nostalgie del Giappone con
benevolenza, mi avete stimolato
e vi siete fatti compagni di cammino e di lavoro. Vi chiedo scusa
se solo ora riconosco tale grazia,
che mi accompagnerà anche in
terra giapponese.
La mia gratitudine si trasforma in una preghiera per voi, e
diventa anche un compito che vi
affido: di continuare sempre ad
essere come vi ho conosciuti.
Prima immagine nipponica
Allego una foto della prima
Messa celebrata a Misaki, nella
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
chiesetta della mia ultima comunità cristiana con la quale avevo
vissuto dal 1999 al 2002. È un
piccolo gregge, ma mi ha accolto
fraternamente e spiritualmente come missionario. Pregate per loro;
loro lo hanno già fatto per voi.
Attualmente, mi trovo nella
casa saveriana di Izumi Sano.
Nella mia vecchia missione di
Misaki ho fatto solo un’escursione con il nostro superiore p.
Pier Giorgio Manni, e i cristiani hanno veramente festeggiato
l’evento del mio ritorno in Giappone. Ho ritrovato sei giovani
che sette anni fa erano bambini
o ragazzi. Qui è raro vedere così
tanti giovani in un colpo solo alla Messa domenicale!
Spero di potervi essere utile
in qualche modo. Cercherò di
trovare sempre ispirazione e di
mantenermi in contatto con voi,
raccontando qualcosa di bello
dalla missione giapponese. ■
Padre Claudio Codenotti, appena tornato in Giappone, è stato accolto festosamente dalla piccola comunità cristiana di Misaki,
dove aveva vissuto prima della... parentesi italiana. Padre Claudio è stato subito eletto “consigliere” nella nuova Direzione
Padre Angelo Pansa e un indio brasiliano con la statua della “Madonna Nera”,
venerata nelle comunità cristiane dell’Amazzonia
viene malamente tradotto) le stavamo vivendo anche noi con la
gente. Questa testimonianza mostrava che ci stavamo sforzando
di mettere in pratica quello che
dicevamo a parole.
Per una vita “in pienezza”
Questo modo di interpretare
la vita missionaria ho cercato di
attuarlo nella nuova esperienza
missionaria in Amazzonia. Lì
ho incontrato molte persone:
cristiani e non cristiani; indio e
“senza terra”; operai delle miniere e “schiavi dell’oro” lungo i
fiumi; coloni portati con l’inganno lungo la “Transamazzonica”
e poi abbandonati alla loro sorte,
spesso espulsi dai loro campi da
parte dei latifondisti... La mia
preoccupazione era sempre quel-
la di farmi carico dei problemi
vitali legati alla sopravvivenza,
fisica e culturale, in modo da garantire a tutti il diritto alla “vita
in pienezza”.
Eccomi, allora, nuovamente qui a Desio. Ritrovo persone,
famiglie e amici incontrate in
Amazzonia o in occasione delle feste dei popoli alle quali ho
partecipato, di passaggio in Italia. Tutte occasioni in cui mi sono reso conto della fraterna accoglienza e della generosità già
sperimentata nel lontano 1948. A
tutti voi e a coloro che incontrerò
in futuro, il mio grazie e la mia
disponibilità per continuare insieme nella comune missione di
annunciare il regno di Dio con la
nostra vita, per una “vita in pie■
nezza”.
Avvento missionario
Vi invitiamo a partecipare alla Lectio divina presso i saveriani
di Desio, alle ore 21.
• Martedì 15 dicembre - “Poveri di ieri e di oggi: la mangiatoia
segno dell’Onnipotenza che salva”.
• Martedì 22 dicembre - “Anna e Simeone: il Bimbo nella debolezza, il futuro di Dio fatto carne”.
GESù CRISTO NASCE SE...
È Natale… E purtroppo, inizia la solita corsa per creare la fiaba. È assurdo.
Non si dovrebbe celebrare la nascita di
Cristo una volta all’anno, ma ogni giorno, perché egli rivive in ognuno di noi.
Gesù è nato, vissuto e morto invano se
da lui non impariamo l’amore. Cristo è
un evento che deve avverarsi in ognuna delle nostre vite e nella costruzione
del regno di Dio sulla terra: sostituendo una vita egoista, astiosa, violenta
e irragionevole con una vita d’amore,
fraternità, libertà e ragione.
Quando sento cantare “Gloria a Dio
e pace in terra agli uomini di buona volontà”, mi chiedo come oggi
si possa rendere gloria a Dio, nonostante le nuove e magnifiche liturgie, se non accogliamo l’unica immagine di Dio: l’uomo vivente nella
moltitudine delle culture e dei colori della pelle.
Finché ci sarà una fame insaziata di pace; finché non lasceremo che
lo Spirito ci faccia rinascere come uomini assetati di rapporti autentici
di comunione, da cui siano estranei i sorrisi forzati, l’invidia, la gelosia,
la falsa cortesia, la diplomazia; finché non avremo come senso della vita la ricerca della verità, del giusto e del bello; finché possediamo troppo a spese di coloro che non hanno niente; finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi, il Cristo non sarà nato.
Se seriamente lotteremo per sradicare la violenza dalle nostre civiltà, solo allora noi potremo dire pieni di gioia: “Cristo è nato in mezzo
a noi”. I missionari saveriani vi augurano un “Buon Natale”, invitandovi a lavorare insieme, per dare un senso profondo a queste parole
e perché tale augurio non resti una semplice formula.
p. Rosario e i saveriani di Desio
2009 DICEMBRE
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
Devastante terremoto a Sumatra
I saveriani friulani ci aggiornano
I
l terremoto del 30 settembre
scorso, che ha colpito l’isola di Sumatra centro-occidentale
(Padang), è stato devastante sia
per la perdita di vite umane (migliaia) sia per il crollo di edifici
(case, strade e ponti). Una cosa
mai vista prima in Indonesia!
I saveriani che lavorano sul
posto continuano a tenerci informati. Tra loro ci sono anche
tre friulani: p. Franco Qualizza,
p. Silvano Zulian e p. Rodolfo
Ciroi. Tutti sono impegnati nella
fase di ricostruzione, che richiederà anni e sarà dura. Man mano
che i giorni passano, avvertono
la gravità di ciò che è successo.
Dalle loro brevi testimonianze
possiamo immaginare le necessità e le urgenze inderogabili per
la “rinascita” della popolazione.
Forse noi possiamo contribuire,
anche con poco, alla loro ripresa.
Tutti gli aiuti che ci perverranno saranno devoluti ai saveriani
friulani in Indonesia, che li utilizzeranno secondo il “progetto
diocesano”. Il Signore vi ricom-
pensi abbondantemente.
P. Franco Qualizza:
“rimboccarsi le maniche...”
Il complesso della nostra parrocchia ha retto abbastanza bene.
Il danno maggiore l’ha subito il
campanile, che dovrà essere demolito. La chiesa e la casa parrocchiale, ancora agibili provvidenzialmente, si sono trasformati in un centro d’accoglienza per
volontari e di raccolta e distribuzione dei beni di primo soccorso
per la gente. Oltre a seppellire i
morti e curare i feriti, abbiamo
contribuito alla consegna di riso
e cibo, coperte, teloni e tende.
Stiamo ora preparando una
seconda distribuzione generale
di alimenti e di utensili di prima necessità per le famiglie.
Attraverso i leader delle piccole
comunità cristiane nei quartieri
della città e nei villaggi della
parrocchia (che si estende fino al
Pariamàn, epicentro del sisma, a
70 chilometri da Padang), abbiamo raccolto i primi dati sulle ca-
p. CARLO TREPPO, sx
se danneggiate: 58 case crollate
o danneggiate gravemente; 106
quelle ancora riparabili; 217 le
case lievemente danneggiate.
Naturalmente questi dati riguardano solo le case dei cristiani della parrocchia! La situazione
delle altre due parrocchie di Padang non è migliore. Riguardo ai
danni generali, i dati pubblicati
dal governo locale sono incompleti. Gli aiuti stanno arrivando e
non sono pochi. Tuttavia, sperare
che i cristiani possano accedere
a un’equa distribuzione è utopistico. Perciò si tratta di rimboccarci le maniche e… “aiutati che
il ciel t’aiuta!”.
Padre Rodolfo Ciroi:
“una profonda tristezza...”
Fortunatamente noi missionari,
preti e religiose siamo salvi, ma
le opere costruite in oltre cent’anni sono state rase al suolo o sono
irrecuperabili. I danni, dopo una
prima analisi, sono immensi.
Da ciò che ha scritto il vescovo di Padang, mons. Martinus
Un Natale di pace per tutti
Auguri ai lettori e agli amici dei saveriani
L
eggiamo nel vangelo di
Luca: “Mentre si trovavano a Betlemme, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce
e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro
nell’albergo…”.
Il dono più grande
La Vergine Maria ci manifesta
il volto materno di Dio, fatto di
un amore tenero e delicato, attento a ogni necessità e desiderio
dei suoi figli e figlie. Perciò siamo disposti a ricorrere a lei con
grande fiducia. Ma il dono più
grande che la Vergine Maria ci
può dare è sempre il Figlio suo
Gesù. Scrive Dante: “Nel ventre
tuo si raccese l’Amore, per lo
cui caldo ne l’eterna pace, così è
germinato questo fiore”.
Da quando Maria Santissima ha generato il Figlio di Dio,
ogni uomo e ogni donna nasce
figlio e figlia di Dio. Anche noi
apparteniamo al progetto eterno
dell’amore infinito di Dio Padre.
Con l’animo di Maria
“Gloria a Dio nell’alto dei
cieli e pace agli uomini che egli
ama”. Gesù, Gloria di Dio, è per
noi uomini un dono di pace. Con
la sua nascita, Dio ci rivela il suo
volto di pace. Per questo, ogni
comunità cristiana, se vuol dare
gloria a Dio manifestandone il
volto, deve essere segno e strumento di pace fra gli uomini.
“Pace agli uomini che egli
ama”. La pace è universale come l’amore di Dio. La pace è un
dono di Dio, un miracolo del suo
intervento per la salvezza di ogni
uomo. Pace, un dono per tutti gli
uomini che egli ama.
Gesù continua a incarnarsi come Figlio di Dio nella nostra vita. Egli sia la nostra pace. Pace
per tutti gli uomini. Pace per ciascuno di noi. Pace per le nostre
famiglie.
Dopo il sisma, la popolazione indonesiana di Padang ha bisogno di aiuto
per tornare a vivere; a Natale, ricordiamoci di loro
Situmorang, possiamo capire
le sofferenze e i bisogni. “Da
un primo sguardo posso trarre
alcune conclusioni. Vedendo
case vecchie e nuove distrutte,
sentivo una profonda tristezza
nel cuore. Molti cercavano tra
le macerie delle loro case di recuperare il possibile. Qua e là
c’erano i punti di soccorso e cucine generali, allestite per fornire
un po’ di cibo ai senza-tetto.
Anche tra i cattolici ci sono
stati molti morti, tanto che più
volte è stato fatto il funerale
con fosse comuni. La situazione
non permetteva diversamente.
L’ospedale cattolico “Yos Sudar-
so”, anche se quasi totalmente
disastrato, ha messo a disposizione le tende e una sala operatoria, fortunatamente ancora in
buone condizioni. I due ospedali
più grandi della città sono completamente distrutti! Anche la
sede centrale dei missionari saveriani ha avuto gravi danni.
Superato il primo momento
d’emergenza ci sarà bisogno di un
gruppo di esperti per vedere cosa
si dovrà ricostruire e cosa si può
riparare. Guardiamo al futuro con
speranza, certi che non ci mancherà l’aiuto della Divina Provvidenza e la vostra solidarietà. Un saluto e un grazie a tutti”.
■
Si può contribuire sostenendo le famiglie povere che hanno
perso tutto, perché possano provvedere al cibo e all’istruzione
dei figli o partecipando alla costruzione delle abitazioni famigliari di chi non avrà un sussidio dallo Stato, per l’acquisto dei
materiali necessari.
PREGHIAMO PER LE
VOCAZIONI MISSIONARIE
Abbiamo ricominciato il nostro incontro mensile di preghiera per i
missionari e per le vocazioni missionarie. Da novembre a giugno, puntualmente, la seconda domenica del mese - dalle 15 alle 17 - ci ritroviamo con familiari e amici dei saveriani. È un vero incontro fraterno,
gioioso e sereno.
Iniziamo con la preghiera del rosario; segue la celebrazione della
Messa, con uno scambio di informazioni su quanto avviene nella famiglia saveriana, sparsa nel mondo. Poi, attorno a un tavolo, condividiamo quanto ciascuno ha portato, come in famiglia.
I prossimi incontri saranno domenica 13 dicembre e poi il 10 gennaio 2010. Ci auguriamo di incontrare tanti volti nuovi. Siete sempre
benvenuti nella nostra casa.
p. Carmelo Boesso, sx
Vi auguro di accogliere questo
dono dell’amore di Dio - Gesù con gli stessi atteggiamenti di fede e di amore della Vergine Maria, in modo che la pace e la gioia di questa festa dimorino nella
■
vostra vita.
Buon Natale
e felice anno 2010 !
8
Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui!
p. Carmelo
e saveriani di Udine
Famigliari e amici dei saveriani friulani nella chiesa della comunità di Udine al termine
dell’incontro mensile di preghiera per i missionari e le vocazioni
(seconda domenica del mese)
2009 DICEMBRE
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Quando si dice, “piccolo è bello”
Uno slogan che non è passato di moda
C
alcutta sarebbe a due passi
dal mio villaggio se non
fosse per la frontiera che separa
il Bangladesh dall’India. Proprio
quando iniziavo la mia missione
(1973), madre Teresa sognava
di fare della sua vita “qualcosa
di bello per Dio”. E “piccolo è
bello” era allora lo slogan che
ispirava ogni iniziativa finalizzata a sollevare la povera gente
del Bangladesh, un Paese appena uscito da una massacrante
guerra con il Pakistan e da un
ciclone tra i più devastanti della storia. Poi, la tentazione delle
“cose grandi”, pur necessarie
nel terzo mondo ma non sempre
proporzionate al piccolo passo
della povera gente, ha portato
fuori strada molte iniziative che
erano buone.
Avrebbe potuto, invece...
Ancora oggi io resto affascinato da quel “piccolo è bello”,
che sa così tanto di profumo
evangelico. Gesù avrebbe potuto
dire, “il regno dei cieli è simile al seme di una grande quercia”; invece ha detto, “come un
granello di senape”, il seme più
piccolo al mondo. Avrebbe potuto dire, “simile alla massa della
pasta per fare il pane”; invece ha
detto, “come un po’ di lievito, un
pizzico di sale”.
Avrebbe potuto dire, “come la
luce del sole”; invece ha detto,
“come una candela sul candelabro”. E poi Lui poteva guarire
tutti i malati della Palestina e,
perchè no, del mondo intero;
invece ha guarito solo pochi fortunati che si sono trovati sul suo
cammino. Nessuno può negare
che in tutto il vangelo domini il
senso della misura, la discrezione, la semplicità. “Chi avrà dato
un bicchier d’acqua... Chi accoglie anche uno solo di questi
bambini...”.
p. GABRIELE SPIGA, sx
La casa della speranza
Così, all’insegna di questa
semplice filosofia, è nato in me
il desiderio di dare una semplice
testimonianza, discreta, senza
cartelli pubblicitari né altoparlanti. Ho pensato di mettere il
mio cuore e le mie mani al servizio di qualche disabile non cristiano (musulmano o hindu) che
gradisse venire a vivere con me.
Dopo tanti anni questa iniziativa non si è ingigantita; è
rimasta volutamente piccola.
Ma è significativa, al punto che
i musulmani vicini o di passaggio si pongono tante domande
sul senso di quello che io sto
facendo. La settimana scorsa è
venuto a farci visita il professore che ha insegnato bengalese al
saveriano messicano appena arrivato. Ha osservato estasiato le
piccole attività di questa “Casa
della speranza” (“Asbarbari” in
bengalese).
La missione senza confini
Le iniziative dei saveriani in Sardegna
L
a mattina del 30 settembre,
con la Messa celebrata insieme a don Giuseppe, parroco
del Sacro Cuore a Quartu S.
Elena, abbiamo iniziato l’anno
pastorale missionario nella zona
di Cagliari. Domenica 25 ottobre
ci siamo presentati alla comunità parrocchiale durante le sante
Messe per ricordare il nostro
carisma missionario: il primo
annuncio del vangelo.
L’ultimo venerdì di ogni mese
al Sacro Cuore animeremo l’ora
di adorazione Eucaristica secondo la spiritualità del beato Conforti; il giovedì faremo la stessa
cosa a Selargius e Guasila. Praticamente, l’ultima settimana di
ogni mese saremo nella nuova
sede a Quartu.
Tante belle iniziative
In ottobre sono state moltepli-
8
Mons. Giovanni Dettori, vescovo di
Ales Terralba, con p. Giovanni Toninelli
ci le attività missionarie a cui noi
saveriani abbiamo partecipato.
Padre Roberto, con il nuovo rettore padre Virginio e le saveriane Piera ed Elisa, hanno svolto a
San Giovanni Suergiu la missione parrocchiale, in occasione dei
50 anni dall’inaugurazione della
chiesa di San Giovanni Battista.
Padre Roberto e un gruppo
di giovani hanno aiutato il movimento giovanile missionario
(MGM) in un’esperienza originale di animazione a Ploaghe. Il
movimento sta riprendendo piede
anche in Sardegna con il nuovo
responsabile don Emanuele. Si è
trattato di una serata in piazza con
un gruppo di “giovani clown” sul
sagrato della chiesa. Avvicinavano i passanti e i giovani nei bar,
invitandoli a partecipare alla Messa missionaria, alle testimonianze,
al confronto e alla condivisione,
C’era un disabile che
sotto le piante dava ripetizione ai bambini poveri;
un altro faceva candele da
vendere; uno sciancato
imparava a riparare bici
e risciò per poi mettersi in proprio e sposarsi;
uno storpio, con la stessa
speranza, sedeva nel suo
fatiscente negozio di caramelle e biscotti sul ciglio
della strada; qualche altro
disabile ricamava su piccoli pezzi di tela per farne
delle cartoline.
Allah, marshallah!
Un’immagine natalizia dal Bangladesh:
Notando che anch’io p. Gabriele
Spiga, saveriano di Quartu Sant’Elena
non stavo a guardare, ma
(CA), con due bambini: uno felice e l’altro
mi sporcavo le mani per
tranquillo nel suo sonno
fare una carrozzella con
trazione a catena (la “Ferrari” raccontargli la storia dell’obolo
che qui ogni disabile desidera della vedova, piccolo agli occhi
avere!), il professore musulmano degli uomini, ma prezioso agli
ha commentato: “È proprio ve- occhi di Dio.
Nella mia vita non ho mai viro, voi cristiani siete la religione
dell’amore e del servizio ai più sto nessuno ascoltare una pagibisognosi. È tutto così bello qui, na del vangelo così attentamene penso che presto si ingrandi- te come quel musulmano, che ha
rà”. “No - gli ho risposto subi- concluso la conversazione dito - questa iniziativa ha già più cendo: “Allah, marshallah!”, la
di 25 anni ed è rimasta piccola più grande espressione islamie con pochi mezzi, come agli ca di meraviglia e consenso. Sì,
inizi. Rimarrà piccola, ma pre- “piccolo è bello”. Dio voglia che
ziosa agli occhi di Allah”. Così anche Asharbari sia qualcosa di
■
d’istinto mi è venuto in mente di bello per lui.
p. DINO MARCONI, sx
alla presenza della comunità Giovanni XXIII di Sassari.
Come saveriani abbiamo partecipato anche alle varie “veglie
missionarie” a Macomer, a San
Giovanni Suergiu e al santuario
di Bonaria, dove alcune suore
indonesiane di Dolianova hanno
proposto una danza di preghiera per ricordare i terremotati
dell’Indonesia.
Sempre in movimento
Domenica 25 ottobre è stata
una giornata molto ricca. Abbiamo celebrato il 50° di sacerdozio
di p. Luigi Caria a Guasila, tornato dalla Sierra Leone per cure,
e di p. Giovanni Toninelli a Gonnosfanadiga. Padre Luigi, con 48
anni di missione, è stato tra i primi ragazzi di don Mirto a Tortolì
e ha vissuto tutta l’esperienza dei
saveriani in Sardegna.
Sempre domenica 25, il centro
missionario di Oristano ha organizzato il XVIII festival giovanile missionario “Nomadi con
Dio” presso il centro sociale di
Nurachi. I partecipanti si sono
espressi in canti, danze e giochi
educativi e hanno contribuito
alla realizzazione di un piccolo
progetto missionario caritativo
in favore dei bambini “intoccabili” del Bangladesh.
Insomma, come vedete, siamo sempre “in movimento”. Del
resto, se non lo siamo noi missionari, chi lo deve essere? ■
DOMENICA 13 DICEMBRE: RITIRO SPIRITUALE
Informiamo e invitiamo le delegate e gli amici a partecipare
al ritiro spirituale in preparazione al Natale, guidato dal nuovo
rettore p. Virginio Simoncelli. Vi aspettiamo in via Toscana 9 a
Macomer, domenica 13 dicembre, dalle 10 alle 15, confermando la partecipazione al tel. 338 5023723. Grazie.
UN PONTE TRA DUE ISOLE
40 anni di sacerdozio missionario
p. FERNANDO ABIS, sx
Padre Fernando, saveriano di Selargius,
il 19 ottobre ha celebrato il 40° di ordinazione sacerdotale in Indonesia dov’è missionario. Lo stesso giorno don Ireneo ha
pensato di celebrare una Messa di ringraziamento nella parrocchia Maria Vergine
Assunta di Selargius.
Cari amici, quasi senza accorgermene
sono arrivato al 40° anniversario della
mia ordinazione. Sono contento di questo giorno, ma anche degli altri 14.610
giorni che il Signore mi ha dato da vivere
come sacerdote missionario.
P. Fernando Abis, superiore dei
Questa mattina mi sono svegliato a Busaveriani in Indonesia, ringrazia
kittinggi, 75 chilometri da Padang, dove
per gli aiuti alla popolazione
ho celebrato la Messa. Mi è venuto sponcolpita dal terremoto
taneo parlare dell’esperienza vissuta da
chierichetto alla Maria Vergine Assunta e delle origini della mia vocazione missionaria, di cui non mi sono mai pentito, e che oggi fa da
ponte tra due isole: Sardegna e Sumatra.
Da una parte, sono contento di non essere comodamente a casa a
“festeggiare” il ringraziamento dei 40 anni e anzi, di stare al mio posto in missione. Dall’altra, vorrei essere con voi a ringraziare il Signore
con l’Eucaristia, come 40 anni fa. Nella cultura hindu, “quaranta” è il
prodotto di due numeri “sacri”, il cinque e l’otto: emotivamente è una
data importante e gli studenti indonesiani ci tengono a sottolinearlo.
Ringrazio tutti voi che, in parrocchia a Selargius e al centro missionario della diocesi, vi state preoccupando di mandare quanto potete
per alleviare le sofferenze del popolo indonesiano dopo il terremoto,
contribuendo alla ricostruzione. È davvero il regalo più gradito per
questo “panca windu” (quarantesimo) di sacerdozio.
2009 DICEMBRE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
La veglia missionaria ad Ancona
La buona novella viaggia senza passaporto
L
a notte è quel sacro tempo
compreso tra il tramonto
e l’alba, tempo di attesa della
luce, di raccoglimento e preghiera. Questo capita specialmente quando la notte precede
una giornata importante. Così,
sabato 17 ottobre si sono accese
le luci nella piccola chiesa di legno a Vallemiano di Ancona per
la veglia missionaria.
I fedeli della diocesi di Ancona-Osimo si sono riuniti in
questa chiesina, scelta come
icona della missione, non solo
perché è il luogo dove i nostri
fratelli latino-americani sono
accolti per le loro celebrazioni, ma soprattutto perché, nella
sua semplicità, ci ricorda e ci fa
rivivere meglio il tema missionario di quest’anno: “Vangelo
senza confini”. Don Isidoro
Lucconi, direttore dell’ufficio
missionario, e don Sergio Marinelli, fidei donum in Argentina, hanno guidato la veglia presieduta dall’arcivescovo mons.
Menichelli.
Come essere missionari?
Il video d’apertura della serata ci ha mostrato che i missionari sono religiosi e laici che
per vocazione hanno scelto di
essere annunciatori anche in
territori particolari, dove guerre
e povertà mettono a dura prova
la fede in Dio. I relatori hanno
parlato delle difficoltà che incontrano ogni giorno, superate
grazie alla spinta della vocazione.
L’arcivescovo ha posto l’attenzione su un aspetto: “Tutti
i battezzati sono chiamati a far
conoscere Cristo e il suo vangelo”. Per essere veri missionari
occorrono tre caratteristiche:
passione, ovvero l’ardore che
spinge fuori da noi stessi ad
annunciare, ad andare avanti
anche quando ci sono ostacoli,
violenze e miserie; radicamento, cioè preparazione di fede,
che ci rende forti; ecclesialità, ossia andare dovunque ma
ricordando il nostro impegno
comune.
ILARIA BASTIANELLI
Le testimonianze
dei missionari
La prima testimonianza l’ha
data p. Giuseppe Veniero, maestro dei novizi saveriani di Ancona. Ha parlato delle comunità
cristiane in Congo, dove ha lavorato per 46 anni, sottolineando la
loro efficienza. I laici sono preparati per far fronte a qualsiasi
esigenza della parrocchia: aiuto
e sostegno ai malati, distribuzione della comunione, assistenza ai
poveri... La vita comunitaria non
s’interrompe, anche se il sacerdote non può raggiungere ogni
domenica tutte le chiese dei villaggi. In Italia avviene l’opposto:
tutto si ferma se non c’è il parroco. La chiesa africana, quindi,
può insegnarci molto.
La seconda testimonianza
l’ha offerta don Duilio Guerrieri, da 36 anni sacerdote fidei
donum in Argentina. Ha parlato
dei piccoli “miracoli” realizzati
insieme a don Sergio e grazie
all’aiuto di molte persone della
diocesi anconetana.
DIARIO DELLA COMUNITà
Mi preparo e do una mano...
Dagli altopiani del Camerun ai colli di Ancona
S
ono nato 28 anni fa sugli
altopiani del Camerun
occidentale. Sono entrato nella
famiglia saveriana dieci anni fa
e sono diventato saveriano il 3
agosto 2004 a Kinshasa, capitale
del Congo, dove ho fatto il noviziato. Dopo aver completato
gli studi di teologia a Parma, a
giugno del 2009 i superiori mi
hanno chiesto di trasferirmi nella
comunità saveriana di Ancona,
dove c’è la casa del noviziato.
8
Un tocco internazionale
Oltre a dare una mano agli
altri confratelli nell’animazione
missionaria e vocazionale, mi sto
preparando alla professione perpetua e all’ordinazione diaconale.
Tra le varie attività di animazione
missionaria nel mese di ottobre,
abbiamo collaborato a preparare
la veglia missionaria, in collaborazione con la diocesi di Ancona.
Abbiamo partecipato anche
all’animazione dei canti con il
gruppo musicale di Camerano.
L’esecuzione di alcuni canti in
spagnolo e in swahili (la lingua
della regione del “Grandi Laghi” in Africa), ci ha permesso
di dare un tocco universale alla
veglia, e di rimanere in sintonia
con il tema della giornata mondiale delle missioni: “Vangelo
senza confini”. La buona notizia
che si diffonde nelle altre culture
ci permette di sentirci tutti fratelli, uniti dalla stessa Parola del
Signore e dalla stessa fede, nonostante la diversità della lingua
e della cultura.
Per noi arrivati da poco ad
Ancona, la veglia è stata anche
un’occasione per manifestare la
Un bel primo piano del saveriano
camerunese Serge Tchatche, da poco
ad Ancona: si prepara al diaconato
P. Giuseppe Veniero, maestro dei novizi saveriani ad Ancona, durante la veglia della Giornata missionaria mondiale nella chiesetta di Vallemiano (foto E. Guerrieri)
Ceri, bandiere
e nastri colorati
Il gruppo musicale parrocchiale di Camerano e alcuni
giovani sudamericani hanno
animato la veglia con canti in
diverse lingue, accompagnati
da segni espressivi. I ceri accesi, simboli della luce della Parola che illumina i nostri passi,
ricordavano che “non si accende
una lampada per metterla sotto
il moggio, ma sul candelabro, e
così fa luce a tutti quelli che sono nella casa…” (Mt 5, 15-16).
Le bandiere di tutto il mondo
erano stampate su piccoli cartoncini e distribuite così che ciascuno potesse pregare il Padre Nostro per il Paese che aveva tra le
mani. Infine cinque lunghi nastri
di colore diverso, simboleggian-
ti i continenti del mondo, sono
stati srotolati sopra i presenti per
unirci nella preghiera.
Il saluto di padre Barchiesi
A conclusione della veglia si
sono presentati sull’altare coloro che quest’anno sono inviati a
portare l’annuncio di salvezza fino agli estremi confini della terra: don Duilio Guerrieri e padre
Sandro Barchiesi. Padre Sandro
è un saveriano di Ancona: torna
nelle Filippine, dove ha già svolto alcuni anni di missione. Con
parole semplici, ma profonde e
attuali, ci ha salutati: “Non abbiate paura di incontrare persone di
altre religioni! Chi è sicuro della
propria fede, non deve aver paura, perché la sua identità è salda”.
■
SERGE TCHATCHE, sx
nostra disponibilità a collaborare con le varie realtà diocesane,
una collaborazione che speriamo
sia duratura e fruttuosa.
“Donami un cuore buono”
All’inizio di questa mia avventura marchigiana, sento l’esigenza
di rivolgermi al Signore con una
preghiera, la stessa che ho pronunciato durante la veglia missionaria. Se volete, possiamo ripeterla
all’inizio di ogni giornata o prima
di andare a riposo la sera.
“Signore, donami un cuore
buono, capace di emozionarsi e
di sorridere. Benedici le mie mani: sappiano accogliere, stringere altre mani, dare senza calcolo.
Rendi forti i miei piedi: sappiano camminare sui sentieri della
vita. Dammi un volto accogliente, sereno e simpatico. Tocca la
mia bocca: che io dica sempre
parole buone. Rischiara i miei
occhi per vedere oltre le apparenze. I miei orecchi sappiano
ascoltare con attenzione la tua
voce, gli amici e il mondo. Aiutami a seminare fraternità, a far
nascere gioia. Tieni la mia mano
e accompagnami lungo la strada
della vita. Amen”.
■
GLI APPUNTAMENTI DEL GAMS
Il terzo sabato di ogni mese i missionari saveriani di Ancona ospitano il Gams - Gruppo amici dei missionari saveriani. Sono persone a noi
legate da amicizia e affetto, che si ritrovano insieme per pregare. Sono i vicini di casa, che trovano qui un punto di riferimento; sono coppie, la cui vita si è intrecciata con quella di qualche missionario; sono
giovani che cercano un momento di raccoglimento con noi.
L’appuntamento è fissato alle 16. Iniziamo con la preghiera del rosario missionario, proseguiamo con la celebrazione della Messa, e concludiamo verso le 18 con un momento di fraternità. Questi incontri
sono occasioni per conoscerci e rafforzare la nostra fede, per condividere le intenzioni che serbiamo nel cuore, per sostenere spiritualmente le missioni e pregare per le vocazioni missionarie.
Vi aspettiamo quindi ogni terzo sabato del mese alle 16 nella casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano 40. Ecco le date dei
prossimi incontri: 19 dicembre, 16 gennaio, 20 febbraio, 20 marzo,
17 aprile.
Concluderemo a maggio con la giornata dei benefattori, in data
ancora da definire.
Per raggiungere la nostra casa si può prendere l’autobus 42 per
Villa Romana: parte da piazza Cavour alle 15,30 e passa a piazza Ugo
Bassi verso le 15,45. Per il ritorno è comodo l’autobus delle 18 e 10,
alla fermata davanti casa.
Il saveriano anconetano p. Sandro Barchiesi, in partenza per le Filippine, saluta i fedeli
e il vescovo mons. Menichelli alla veglia missionaria
2009 DICEMBRE
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
La riconciliazione è possibile
Bella testimonianza alla veglia missionaria
L
a veglia diocesana di preghiera per la missione si è
tenuta nella cattedrale di Parma
venerdì 16 ottobre. Al tema generale, “Vangelo senza confini”,
è stato aggiunto “Riconciliazione in Africa e con l’Africa”:
un’attenzione particolare verso
la chiesa africana, che stava celebrando il suo secondo sinodo
a Roma.
Canti e danze
in varie lingue
L’incontro di preghiera è stato animato dal coro di amici e
studenti saveriani. I canti erano in varie lingue: kishwahili,
portoghese, lingalo e italiano,
accompagnati da chitarre, violino, corno e tamburo. Sui gradini
verso l’altare era collocata una
grande cartina dell’Africa con
davanti candele diverse, mentre
la Parola di Dio è stata portata
all’ambone con la danza di una
nigeriana e un congolese.
La veglia è stata preparata dal
centro missionario diocesano
con la collaborazione degli studenti saveriani e l’associazione
“Muungano” di Vicomero, di cui
è ispiratore p. Silvio Turazzi. Il
cuore della veglia era l’ascolto
della Parola di Dio e delle testimonianze dei missionari. Il primo a dare la sua testimonianza
è stato il saveriano 78enne, p.
Giuseppe Berton.
L’esempio del piccolo Sahr
“La Sierra Leone mi ha accol-
PIERRE e DOLORES, sx
to nel 1964, tre anni dopo l’indipendenza. Da allora la popolazione è vissuta per molto tempo
in pace. Tutti lavoravamo e il
Paese cresceva. Ma tra il 1990 e
il 2000 conflitti e violenze hanno
fatto soffrire i sierraleonesi. Dal
2001 stiamo cercando di recuperare. La parola riconciliazione
iscritta sulla cartina dell’Africa
davanti a noi mi fa ricordare una
bella storia.
Negli anni novanta abbiamo
avuto il permesso di entrare nei
campi militari dove c’erano anche i bambini soldato. Abbiamo
conosciuto Fodan, uno dei capi
che ogni tanto veniva a trovarci con la sua guardia del corpo:
un bambino armato chiamato
Sahr. Dopo molti tentativi, Sahr
Il Conforti celebrato a Parma
Se qui ci fosse il fondatore, cosa direbbe?
A
Parma, la festa del nostro
beato fondatore è iniziata
il pomeriggio del 4 novembre
con un ritiro spirituale. A guidarlo c’era p. Rino Benzoni, superiore generale, che ha esordito
con una domanda: “Fosse il beato Guido Conforti a predicarci
il ritiro questa sera, come procederebbe?”.
Una presenza…
commovente
Sicuramente, “si sarebbe commosso” vedendo i suoi figli radunati nella casa madre da lui costruita. Erano arrivati da tutte le comunità del nord Italia per festeggiare
con quelli che vivono a Parma.
Un bel gruppo, formato da persone di varie generazioni (dai venti
ai novant’anni) di tutto il mondo:
italiani, indonesiani, spagnoli,
congolesi, brasiliani, camerunesi,
messicani, burundesi. C’erano an-
8
che le saveriane, i laici saveriani e
alcuni fedeli della città.
Conforti “avrebbe ringraziato
e incoraggiato” tutti: i giovani
per la loro risposta alla vocazione missionaria; i missionari
che lavorano nel mondo per il
vangelo; coloro che si prendono
cura dei fratelli malati e coloro
che offrono la loro sofferenza.
Finita la proposta comunitaria di meditazione, è proseguita
quella personale in silenzio e la
celebrazione del sacramento della riconciliazione, culminata nella preghiera dei vespri solenni.
Poi, la giornata si è conclusa con
la cena insieme e la tradizionale
“castagnata”, un’occasione per
conoscerci meglio tra noi.
Il dono della perseveranza
Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, nel giorno della sua morte, avvenuta nel
I saveriani riuniti nel santuario Conforti a Parma,
per celebrare la festa del loro fondatore, il 5 novembre
P. Bepi Berton alla veglia
missionaria di Parma ha
raccontato alcune esperienze di riconciliazione
vissute in Sierra Leone
DOLORES e PIERRE, sx
1931. Se lui fosse qui “ci avrebbe richiamato alla vocazione, al
primo amore, alla passione per
la missione fino all’ultimo soffio, ribadendo il suo sogno: fare
del mondo una sola famiglia, in
Cristo”. Dopo la preghiera delle lodi, guidata dalla comunità
di Ancora, alle 11 ci siamo di
nuovo riuniti in santuario per
l’Eucaristia, il momento centrale
della festa.
Forse il Conforti “avrebbe
parlato del sacerdozio e ci avrebbe ricordato che a fecondare la
nostra vita è la grazia di Dio”, ha
esordito p. Benzoni nell’omelia.
Dieci studenti di teologia hanno
rinnovato la consacrazione al
Signore attraverso la professione dei voti. Dopo la comunione
tutta l’assemblea si è radunata
intorno all’urna del beato Guido, per chiedere il dono della
perseveranza e cantare il “Salve Regina”. Finita la Messa, ci
siamo trasferiti in refettorio per
il pranzo comunitario, animato
con qualche canzone e i giochi
di prestigio di p. Mantovani.
Le festività confortiane sono culminate, anche quest’anno, con un incontro organizzato in vescovado il 6 novembre.
Un gruppo di storici, insieme
a p. Ermanno Ferro, ha studiato l’ambiente socio-politico, gli
eventi e le azioni del vescovo di
Parma 100 anni fa. Quattro relatori hanno raccontato il 1909,
quando Conforti era vescovo a
Parma da un anno appena. Alla
fine, un libro contenente i frutti del convegno del 2008 è stato
■
offerto ai presenti.
ha potuto riprendere la scuola e
una vita normale. Un giorno arrivò una signora da molto lontano, dicendo di essere la sorella
di Sahr. Aveva fatto un viaggio
interminabile per trovare il fratellino. La gioia dell’incontro è
stata indescrivibile.
Più tardi, tornò il comandante Fodan. Veniva dal carcere
e probabilmente doveva rientrarci. Chiese che la sua piccola bambina potesse avere una
buona educazione. Sahr, anche
contro il nostro parere, accettò
di tenere con sé la “sorellastra”
per presentarla alla sorella, che
incredibilmente accettò di prenderla con sé”.
A commento della storia di
Sahr, p. Berton ha detto: “Penso
che la riconciliazione non sia un
fatto di convenienza momentanea, ma una costante. E per noi
cristiani l’idea diventa più completa in quella riconciliazione
nel sangue di Cristo, che unisce
gli uomini tra loro e con Dio”.
Una testimonianza diversa!
“Che bella l’esperienza di quel
missionario!”, esclama un giovane alla fine della veglia. Anche
gli amici sono soddisfatti. Uno
afferma: “Non sempre s’incontrano persone che raccontano cose
belle di terre lontane”. Un altro
aggiunge: “Generalmente, le testimonianze dei missionari mi
fanno provare compassione e mi
spingono alla generosità; oggi invece sono rimasto ammirato…”.
E un altro dice: “Almeno dai
missionari possiamo sentire belle
notizie. Loro vivono solo per annunciare la buona notizia”. Un ultimo conclude: “Questa volta ho
visto nel missionario una persona
semplice, felice e positiva”.
Tutti questi commenti hanno
catturato il mio cuore di studente saveriano. Ho ripensato anche alle altre parole di p. Berton quando ha raccontato che in
Sierra Leone ragazzi di religioni diverse vanno a scuola insieme. “Un giorno - ha detto il missionario - abbiamo scoperto che
tutti conoscevano la preghiera
cristiana del Padre Nostro e la
preghiera musulmana chiamata
Alfatia. Quei ragazzi mi danno
una soddisfazione inaspettata. È
meglio che me ne torni presto in
Sierra Leone. Qui a Parma... fa
■
molto freddo!”.
I MARTEDì DELLA MISSIONE
È iniziato il 13 ottobre il programma dei “Martedì della missione”,
appuntamento ormai tradizionale di riflessione e spiritualità, organizzato dai missionari saveriani di Parma. Quest’anno il tema è: “Con tutta franchezza - I laici battezzati nella chiesa e nel mondo”.
Già sono intervenuti autorevoli esponenti del mondo ecclesiale,
missionario, ma non solo. Infatti, dopo i biblisti mons. Bruno Maggioni e la saveriana Teresina Caffi, il giornalista Gad Lerner ha parlato di
dialogo e tolleranza, mentre il vescovo di Parma ha partecipato a una
tavola rotonda sul ruolo dei laici nella città e nella chiesa.
Gli incontri sono destinati alle comunità cristiane di Parma, ai gruppi missionari e giovanili, ai movimenti, alle associazioni di volontariato e solidarietà sociale, ma anche a tutti i cittadini interessati ad approfondire spunti e temi sempre attuali. Ecco il calendario del 2010.
12 gennaio Lectio: “Ti sentiremo un’altra volta”, con don Albanesi
26 gennaio Conferenza: “Stare da cristiani nella storia”,
con Franco Miano
9 febbraio Lectio: “Da questo lavoro la nostra ricchezza”,
con don Bizzoto
23 febbraio Conferenza: “Una famiglia in missione”,
con famiglia Ragaini
13 aprile
Lectio: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”,
con don Corti
27 aprile
Conferenza: “Sfida nella città, dialogo con l’islam”,
con Francesco Zannini
14 maggio Rappresentazione teatrale
I martedì della missione si tengono alle ore 21, presso la sala conferenze dei missionari saveriani, in viale San Martino 8, Parma. Benvenuti !
2009 DICEMBRE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Missionaria insieme a mio figlio
Leggere “Missionari Saveriani” a 92 anni...
è
la prima volta che scrivo
al direttore di un giornale,
e in particolare al mio giornale
preferito “Missionari Saveriani”,
che da tanti anni mi arriva puntuale ogni mese e che leggo dalla
prima all’ultima riga. Il 4 ottobre
scorso ho compiuto 92 anni. Una
bella età che mi pesa un po’ sulle
spalle, ma che non mi ha affatto
tolto la facoltà di poter leggere,
anche se devo usare una grande
lente, perché i miei occhi sono
affaticati.
Sono la mamma di un tuo
confratello, p. Luigi Lo Stocco.
Nelle mie visite in alcune delle vostre case ho avuto modo
di conoscere molti saveriani,
di cui serbo sempre un caro
ricordo e che penso volentieri
nel mio “rosario” giornaliero.
Molti di voi sono anche passati
a casa, dove insieme abbiamo
trascorso ore bellissime e piene
di serenità.
Tanta voglia di conoscere
Di lettere ne ho scritte tante,
specialmente durante gli anni della missione in Congo di mio figlio,
ma questa sera, scrivendo a te,
sento che la mano mi pesa e trema
un po’. Mi sento un po’ emozionata e spero che mi perdonerai tutti
i possibili strafalcioni. Sai, avrei
voluto tanto studiare, ma in quegli
anni in cui sono cresciuta io, bisognava lavorare. Fortunatamente
ho potuto finire la quinta elementare. Il mio maestro di allora diceva spesso a mia mamma: “Carmela, non far perdere la Franca”.
Ma purtroppo il lavoro dei campi,
la nostra situazione finanziaria, la
stessa mentalità di quei tempi, non
mi avevano dato modo di realizzare il mio sogno.
La voglia di sapere, di conoscere non mi ha mai lasciata;
ho cercato sempre di leggere,
anche quando sono stata vicina
a mio marito infermo. Questo
FRANCA MARROCCO
mi ha aiutato molto a non far
invecchiare la mia testa, anche
se di tanto in tanto perdo qualche colpo e mi “scordo” le cose.
Confrontandomi con alcune mie
coetanee, ancora viventi, debbo
ringraziare vivamente il Buon
Dio. Gli acciacchi non mancano,
ma ciò non mi toglie la voglia di
essere curiosa e di sapere di più.
Aspettando le sue lettere
Il giornale “Missionari Saveriani” lo trovo abbastanza completo
e semplice. In questi ultimi anni
gli articoli in prima pagina di p.
Gabriele Ferrari mi hanno aiutato
moltissimo. Hanno aperto di più il
mio cuore e la mia mente, facendomi essere, insieme a mio figlio,
una missionaria. Leggendo quelle pagine e quello che i missionari fanno con tanti sacrifici, mi
sono sempre sentita coinvolta in
questa fantastica avventura della
vita missionaria. Lo dico sempre,
Bene e male, senza età
è meglio non perdere la buona strada
hanno raccontato una
M istoria,
purtroppo vera.
Spero che giunga al tuo cuore,
come ha colpito il mio!
Un giovane uomo stava facendo acquisti al supermercato,
quando ha notato una signora anziana che lo seguiva dovunque.
Si ferma, e anche lei si ferma e
lo guarda. Riprende a camminare tra gli scaffali, e anche lei lo
segue... Alla fine, già vicino alla
cassa, la vecchietta gli rivolge
la parola dicendo: “Spero non
ti senta infastidito e non te ne
abbia a male; è che assomigli
a mio figlio che vive all’estero,
lontano da me!”.
Il giovane si commuove e,
con un nodo alla gola, risponde
che va tutto bene, non c’è problema. La vecchietta allora
aggiunge: “Posso chiederti
una cosa insolita?”. Il giovane risponde: “Mi dica, in
cosa posso esserle utile?”.
“Ti chiedo di dirmi «Ciao,
mamma!» quando esco dal
supermercato; mi farebbe
molto felice!”. Il giovane
acconsente, sapendo che
questo piccolo gesto allevierebbe molto il cuore della donna.
8
“Ciao mamma”
a caro prezzo!
Intanto la vecchietta passa oltre la cassa, dopo aver
registrato tutta la merce
comprata. Poi, volgendosi sorridente e agitando la mano, gli
dice: “Ciao, figlio!”. E lui, con
tono premuroso e quasi tenero,
le risponde con un bel sorriso:
“Ciao, mamma!”.
La vecchietta se ne va con la
sua roba e il giovane, contento
per averle dato un po’ di gioia,
passa alla cassa la sua merce
da pagare. Dopo aver registrato
tutto: “Sono 254 euro”, dice la
commessa. “Così tanto, per solo
cinque prodotti? - protesta il giovane; ci dev’essere un errore!”.
La commessa: “Sì, ma sua mamma ha detto che tu avresti pagato
tutte le sue cose...”.
Mi ha colpito molto questa storia. Ho pensato: anche le canaglie
invecchiano! Ma poi mi sono detto con una certa soddisfazione:
Padre Nicola Masi con
uno... scugnizzo brasiliano
p. NICOLA MASI, sx
non è vero che tutti i giovani sono
“teppisti”; ci sono anche giovani
bravi, ma noi adulti non dovremmo deluderli e ingannarli, come
invece ha fatto la signora anziana
del supermercato!
E il mio cellulare se ne va...
Neanche a farlo apposta, dopo
alcune settimane accade anche a
me una sorpresa. Era domenica
25 ottobre, verso le quattro e
mezza di pomeriggio. Stavo per
entrare nella casa del vescovo,
quando mi viene vicino un ragazzetto di 13-14 anni che mi
chiede i soldi, puntandomi un
coltellaccio sulla pancia. Ha afferrato il mio telefono cellulare
ed è scappato via.
La tristezza più grande non è
per aver perso il cellulare,
ma nel vedere un ragazzo
così piccolo già bene avviato nel vizio, e per di più a
mano armata. Ho solo pregato il Buon Dio perché lo
aiuti a mettersi sulla buona
strada. Intanto, ho perso
tutti i miei indirizzi e i numeri telefonici degli amici.
Perciò sto chiedendo loro,
man mano che li incontro,
di darmi gentilmente il loro
recapito, per ricostruire la
mia lista di contatti.
Invito tutti a pregare per i
nostri giovani, perché non perdano la loro dignità mettendosi sulla strada sbagliata. ■
Mamma Franca festeggia il suo 92.mo compleanno di felicità missionaria
con il figlio p. Luigi Lo Stocco
che la mamma di un missionario
vive la missione in pieno, insieme
a suo figlio lontano.
Ho pregato tanto e ho vissuto la missione di mio figlio con
tanta trepidazione e tante lacrime, fin dall’inizio, ma soprattutto nei momenti più difficili
delle guerre che sono scoppiate in quella regione dei Grandi
Laghi, nel centro dell’Africa, in
particolare quando le lettere e le
notizie tardavano a venire. Mio
marito Giovannino buon’anima,
in quel tempo prestava servizio alle poste del paese. È lui
che ritirava la nostra posta. Era
come una mazzata sulla schiena quanto mi diceva: “Franca,
niente per oggi”. Era una grande
gioia quando, arrivando a mezzogiorno a casa, mi mostrava la
lettera. Quel giorno smettevo di
fare ogni cosa, mi fermavo per
leggere e rileggere la lettera e
per preparare la risposta.
Un giornale... interessante
Se le lettere tardavano a veni-
re, allora c’era l’attesa di “Missionari Saveriani” e la ricerca
delle poche notizie che potevano provenire dal Congo. Quando
poi scoprivo un articolo scritto
dal mio Luigi, allora la mia gioia
era al colmo. Era una gioia che
non ho mai tenuta con me sola;
la condividevo con le mie amiche, i parenti, i vicini di casa.
Nel quartiere dove abito c’è
un negozio di alimentari la cui
proprietaria è una signora evangelista. Qui a Lenola c’è un folto gruppo di evangelisti. Io frequentavo questo negozio, e ogni
volta che entravo la proprietaria
mi domandava notizie di mio figlio. La vedevo interessata e incuriosita. Un bel giorno le portai
una copia di “Missionari Saveriani” con un articolo di p. Luigi
e le dissi di leggerlo, “perché è
un giornale religioso”. Insieme
alle figlie si mise dapprima a
sfogliarlo, poi a leggerlo. Infine
mi disse, “sai che è interessan■
te!”.
(continua nel riquadro)
PREGO PER LE GIOVANI VOCAZIONI
“Sono belli, sorridenti, pieni di vita”
Quello che più mi piace e incuriosisce molto è il paginone centrale del giornale, quasi sempre tematico, ma molto interessante e completo. Lo trovo fatto bene, anche se tante volte perdo un po’ di pazienza per la sua scrittura troppo minuscola. Tra i tanti paginoni ricordo quello di qualche mese fa sulle vocazioni saveriane. Le fotografie
mi hanno mostrato il volto dei giovani che si preparano e che sono in
Congo, in Indonesia, in Messico. Sono belli, sorridenti, pieni di vita.
Speriamo che non si perdano per strada. Io prego per loro e li affido
nelle mani della nostra cara Madonna
nel mio rosario quotidiano.
Una cosa vorrei poterti suggerire:
cerca di dare più spazio alle esperienze dei missionari che sono in terre di
missione. Conoscere quello che fanno
mi fa molto piacere. In questi giorni
ho scoperto le brevi biografie dei saveriani deceduti. Ho cominciato a leggerne una un po’ per caso. Non mi sono più fermata. C’è in queste piccole e
brevi biografie una ricchezza immensa di umanità, di spiritualità e di universalità.
Caro padre Marcello, ti ringrazio per
aver avuto il tempo e la pazienza di
leggermi. Non so quanto tempo ancora mi resta: sono sempre pronta. Ma
Mamma Franca con la grande lente,
vorrei poter morire come il mio anziaper leggere “Missionari Saveriani”
dalla prima all’ultima riga
no papà, con il giornale “Missionari Saveriani” in mano. Ti abbraccio,
Mamma Franca Marrocco
2009 DICEMBRE
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
è Natale anche in Giappone
La commozione nel volto delle giovani allieve
in Giappone è un
N atale
giorno qualsiasi, in cui la
gente va al lavoro ed è molto
occupata nel portare a termine
gli impegni dell’anno vecchio e
prepararsi per l’anno nuovo, che
è la festa più sentita del calendario giapponese. La si celebra
con cinque giorni liberi dal lavoro e dalla scuola. A capodanno
la gente affolla i templi scintoisti
per invocare la protezione degli
dei sul nuovo anno. In casa,
seguendo le antiche tradizioni,
si passa il tempo nell’intimità
familiare, si gode nel ricevere
tante cartoline di auguri da amici e conoscenti, si gustano i cibi
tradizionali di stagione.
Il Natale in casa e a scuola
Ma il Natale non è completamente ignorato. I negozi sfoggiano alberi di natale, “santa closu”
(“babbo natale”) e svariati dolci
e regali natalizi. In casa o tra
amici, si taglia il dolce natalizio
e si scambiano i doni. Anche
questa è un’occasione per godere un po’ di serenità, che aiuta
a sopportare la monotona vita
quotidiana. Molta gente però
non si accontenta di questo e va
in chiesa per la Messa di mezzanotte, che qui viene celebrata
verso le sette di sera. È l’unica
occasione dell’anno in cui le
chiese sono gremite di gente cristiana e non cristiana.
Le due scuole dove io insegno
hanno le vacanze invernali, dal 17
dicembre al 7 gennaio. Prima di
iniziare le vacanze le scuole cattoliche festeggiano il Natale, anticipandolo di qualche giorno. Ogni
scuola ha il suo modo particolare
di festeggiare questa solennità, a
seconda del tempo che hanno a
disposizione per prepararla. La
scuola che secondo me fa le cose
con più impegno è la scuola Yuri.
Ve lo descrivo brevemente.
Lo “spettacolo” della scuola
Viene organizzato uno spettacolo di due ore e mezzo nel
p. MARIO AUDISIO, sx
grande auditorium della scuola,
due volte nello stesso giorno, per
dare la possibilità a molti di partecipavi. Lo spettacolo è in tre
parti intercalate da brevi concerti
di violino, campane elettroniche,
corali a più voci e danze moderne, eseguite dalle allieve stesse.
Nella prima parte, il gruppo
drammaturgico della scuola superiore mette in scena un episodio del vangelo. L’anno scorso
hanno sceneggiato la donna
peccatrice, che Gesù ha salvato
dalla lapidazione. Quest’anno
rappresentano la conversione di
Paolo, da persecutore a propagatore della fede cristiana.
Nella seconda parte le varie
classi, dalla prima media alla
terza liceo, espongono il risultato delle loro ricerche interdisciplinari su temi importanti:
la preziosità della vita, la situazione ambientale, la pace,
l’assistenza sociale, le relazioni
internazionali e l’indipendenza
personale. Le relazioni sono in-
Arrivederci in cielo, Fidelia
Cinese indonesiana, missionaria in Italia
La signora Fidelia, indonesiana di origine cinese, sposa
a Giuseppe Baravalle e madre
di Daniele e Davide, è morta in
modo imprevisto il 25 ottobre
2009 a Villafranca Piemonte.
Era da poco tornata dall’Indonesia, dove aveva assistito il
cognato missionario p. Vincenzo Baravalle, accompagnandolo
fino alla sepoltura. Fidelia non
è morta, è “diversamente viva”.
La ricorda l’amico missionario
p. Franco, che ha partecipato al
suo ultimo commiato da questa
terra.
E
ra il 1970 - Sei arrivata
tanto attesa, assieme ad
altri tre maestri nell’isola di Sikakap nelle Mentawai, dove io
8
ero missionario. Padre Giacomo
Peruzzo aveva appena terminato
di costruire una scuola per oltre
cento alunni, e io ero ansioso di
aprire loro le aule. In quei ragazzi e ragazze erano riposte le nostre speranze per l’avvenire della
missione. Ho atteso il vostro arrivo, pur pensando alle difficoltà
che avreste avuto in quell’isola
in cui si sarebbero incontrate tre
razze e culture diverse: mentawaiana, cinese (la tua), italiana
(la mia).
Hai imparato a vivere come
vivevamo noi missionari: hai
sofferto fame e sete, e la mancanza di tutte quelle risorse che
offriva la tua città di Padang.
Niente strade, niente divertimenti, niente picnic con gli
Fidelia, al centro, con la sua bella famiglia: il marito Giuseppe, i figli Daniele
e Davide; a destra il cognato, il compianto p. Vincenzo Baravalle
La rappresentazione teatrale
delle studentesse giapponesi aiutano
a capire il significato del Natale
p. FRANCO BERTAZZA, sx
amici. Hai sofferto la solitudine,
lontana dalla vita civile e dalla
tua famiglia.
Hai imparato a non avere nulla e a non chiedere nulla, perché
in quella nostra nuova terra non
c’era nulla. Tutta la ricchezza
era posta in quei ragazzi ai quali
hai insegnato con tenacia la disciplina, il rispetto della propria
persona, a scrivere e cantare.
Poi ci siamo lasciati e ti ho incontrato di nuovo qui in Italia,
già sposa e mamma. Mi chiedo
perché sei venuta nella mia terra.
Forse per mostrare agli italiani
come vivono la fede coloro che
l’hanno ricevuta dai missionari.
Sei diventata missionaria in terra italiana come mamma, come
sposa e come donna di fede e
dispensatrice di bene.
In questa tua nuova patria
hai sofferto per coloro che non
hanno più fede; hai distribuito il
bene a tutti coloro che si rivolgevano a te nella speranza di essere sanati. Ti ringrazio di tutto,
per aver sofferto per la tua fede,
portando il peso di una grande
famiglia che hai amato e ti ha
amato. Per questo “sarà grande
la tua ricompensa nei cieli”.
Arrivederci in cielo, Fidelia.
Intanto accompagna con la preghiera il tuo sposo e i tuoi due
adorati figli, e anche noi missionari, nel cammino della vita. ■
teressanti, di facile comprensione e soprattutto legate al messaggio cristiano.
Il messaggio nel cuore
Nella parte conclusiva si celebra la nascita di Gesù. Due
chierichette portano le candele,
altre due leggono i brani evangelici dell’annunciazione e della
nascita del Salvatore. Io faccio
l’omelia: in cinque minuti cerco di lasciare nel cuore di tutti
il messaggio conclusivo della
rappresentazione. La corale intercala la liturgia con canti natalizi tradizionali a più voci. Il
più commovente è quello finale,
che strappa applausi a non finire dall’assemblea. È il famoso
“Alleluya” di Hendel, cantato in
inglese a quattro voci.
È un pezzo difficile e per impararlo utilizzano il breve intervallo del pranzo per un mese
intero. Le ragazze ce la mettono
tutta e quando arrivano a quella
sera alcune scoppiano in pianto.
È un pianto di commozione e di
gioia, per aver offerto a Gesù e
agli ascoltatori l’espressione migliore della loro buona volontà.
In conclusione si può dire che
il Natale in Giappone, anche se
non è riconosciuto come festa
nazionale, è però sentito come
festa cristiana a cui liberamente
si aderisce con la spontaneità del
proprio cuore. Colgo l’occasione per augurare a tutti gli amici
di “Missionari Saveriani” buon
Natale e felice anno nuovo. ■
UN NATALE A CUORE... APERTO
p. MARIO GIAVARINI, sx
A Natale siamo soliti farci tanti auguri di pace e felicità. Ed è giusto,
perché da Betlemme ci giunge il messaggio degli angeli: “Gloria a Dio
nei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama”.
Purtroppo oggi la pace non esiste in tante parti del mondo: nei rapporti internazionali, nella politica, tra le classi sociali, all’interno delle nazioni. Spesso non c’è pace neppure nei nostri cuori, e di conseguenza nelle famiglie e nelle comunità. Non c’è pace perché non c’è
amore e non c’è giustizia.
Scrive l’apostolo Giacomo: “Da dove vengono le guerre e le liti che
sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?“. Forse siamo assetati di tante cose
materiali, ma non siamo mai sazi né felici, perché le cose, anche se utili, non possono riempire il cuore.
Il Natale dovrebbe farci prendere coscienza delle cose che non vanno
nei nostri rapporti e farci tornare da Colui che solo può darci la pace:
Gesù. Se ci apriamo all’amore tornerà la pace nelle nostre case. I nostri
auguri sono accompagnati dal regalo speciale del poeta p. Zaltron.
Notte di brivido
Esplodono le stelle
nell’alto dei cieli
e pace in terra.
Le luci di Betlemme
si sono accese
dagli igloo alle capanne.
Il circo dei potenti
n’è rimasto escluso
nell’ipnosi dei sensi.
Viandante in cammino
cerco la grotta
quella dei pastori.
Non ho portato doni
Bimbo Divino
t’offro il mio nulla.
Tremo di ebbrezza
“Non son più io che vivo”
risorgo e torno a casa.
p. Giovanni Zaltron, sx
2009 DICEMBRE
PUGLIA
74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
A tu per tu con padre Pietanza
Bangladesh, la terra è sempre più stretta
dal Bangladesh
D iperritorno
un periodo di vacan-
za e per partecipare all’assemblea dei “superiori maggiori”
delle nostre missioni nel mondo, p. Mimmo Pietanza, saveriano di Mola di Bari, è venuto
a trovarci. Gli abbiamo chiesto
di parlarci della sua esperienza
missionaria.
Come va in Bangladesh?
In Bangladesh, la vita della
gente non va proprio bene. I motivi stanno soprattutto nei prezzi
dei generi alimentari che aumentano sempre più. Il governo dà la
colpa ai commercianti, che a loro volta la scaricano sul governo. Chi ci va di mezzo alla fine
è sempre la povera gente.
È sempre stato così?
Molte volte ho sentito dire dai
bengalesi che prima si stava meglio. C’è stato un periodo, quando la popolazione non era così
numerosa e non si erano ancora
creati gruppi corporativi di cate-
goria fra i grossisti. Ora i grossisti fanno il bello e il cattivo tempo nei mercati ortofrutticoli e
nella vendita del riso.
Ci sono altri problemi?
Le catastrofi naturali. A causa
dell’effetto “serra” e del surriscaldamento del clima, i ghiacciai si
sciolgono causando l’aumento del
livello del mare che sta invadendo la terra ferma anche in Bangladesh. Zone prima abitate dalla gente ora non lo sono più, perché l’acqua ha occupato lo spazio, rendendo il terreno una palude ed erodendo le case fatte di
fango. La popolazione è costretta
ad andare all’interno e diminuisce
l’area abitabile e coltivabile.
Cosa comporta tutto ciò?
Quasi ogni anno ci sono i cicloni; prima non erano così frequenti. Non si riesce a ricostruire la zona colpita da un ciclone
che già ne arriva un altro a portare morte. Il prezzo dei materiali per la ricostruzione delle ca-
a cura di p. ANGELO BERTON, sx
se raggiungono le stelle. Colgo
l’occasione per ringraziare tutte le persone che in vari modi
hanno mandato il loro contributo, affinché potessimo aiutare le
gente alluvionata a risollevarsi e
a ricostruire le case.
La gente come reagisce?
Il bengalese non si abbatte,
non entra in crisi, non si deprime facilmente. Accetta e sopporta le intemperie naturali e le difficoltà, vivendo intimamente la
speranza che un giorno tornerà
il sole e il sereno nella propria
vita. In questo senso gli orientali sono più forti di noi. Davanti a un ostacolo, cercano di superarlo. Se non ci riescono, portano pazienza e aspettano un futuro migliore. Ma noi dobbiamo
aiutarli, specialmente nelle situazioni più gravi.
Cosa fate in Bangladesh?
Prima di tutto, dico che siamo
33 missionari di varie nazionalità e lavoriamo in diverse parti
KALIMERO A SCUOLA / 4
I “pitoni” delle nostre città
Una storia africana da applicare a noi
I
l mese scorso vi abbiamo
raccontato la storia del
piccolo Matesso che ha barattato la pelle di un pitone per un
po’ di quaderni. Il pitone l’aveva avvolto poco lontano dal suo
villaggio e, fortunatamente, gli
abitanti sono accorsi in tempo
per ucciderlo e... scuoiarlo.
Pericoli per bambini bianchi
Dopo essere tornato dall’Africa in Italia, mi capita spesso di
parlare ai ragazzi delle scuole
elementari. Mi diverto a raccontare l’episodio del bambino,
per invitarli a non cadere nella
trappola di un pericolo simile
a quello del serpente africano.
“Nell’andare a scuola non dove-
8
te attraversare la strada distrattamente!”, raccomando loro.
Per aiutare i ragazzi a difendersi dal pericolo degli incidenti
(veri serpenti moderni), faccio
un indovinello. Chiedo: “È vero
che voi, venendo e tornando da
scuola, vi considerate più fortunati dei bambini africani, poiché
lungo la strada non vi capita di
incontrate i serpenti pitoni?”.
Naturalmente, gli scolari rispondono in coro: “Sì!”. “Eppure
- continuo - ho sentito dire che
anche i bambini bianchi, quando vanno e tornano da scuola,
incontrano tanti serpenti, piccoli
e grossi...”.
I grossi serpenti moderni
Nel sentire queste mie
parole, i
bambini si
mostrano
increduli
e subito si
domandano quali
possano
essere
questi strani serpenti
moderni
p. ANGELO BERTON, sx
che girano per le strade europee.
Allora, comincio a suggerire alcune parole per stimolare la loro
curiosità e perché riescano a indovinare. “I serpenti delle nostre
città sono tanti, grandi, colorati,
veloci, arrivano all’improvviso,
corrono sull’asfalto hanno quattro zampe rotonde...”.
“Sono le macchine”, gridano i
più intuitivi. Ecco, il vero nome
dei serpenti moderni, il grosso
pericolo per i più piccoli (ma
non solo!): le automobili sono
imprevedibili come i serpenti
africani. Chi attraversa la strada
senza guardare né a destra né a
sinistra, rischia prima o poi di
essere beccato da questi serpenti
di ferro.
Uno slogan sempre valido
È importante lanciare uno slogan per tutti gli scolari: “Fermati un attimo, prima di attraversare la strada! Non attraversare
mai la strada d’istinto. Arresta
l’impeto della corsa con una frenata tale, da far fischiare le suole delle scarpe sul marciapiede!
Dopo esserti fermato, guarda bene da un lato e dall’altro che la
strada sia libera. Solo allora puoi
passare tranquillamente”. Avete
capito bene tutti la lezione? ■
Padre Mimmo Pietanza, saveriano pugliese,
ha visitato la comunità di Taranto; la Madonna Missionaria
protegga lui e tutti i missionari in Bangladesh
del Bangladesh. Alcuni di noi sono parroci o coadiutori, nell’attesa che i sacerdoti bengalesi siano
in numero sufficiente per gestire
le parrocchie. Alcuni lavorano al
Centro di catechesi per la formazione del laicato e dei catechisti,
altri sono presenti fra comunità
islamiche e hindu. Dove non ci
sono cristiani, gestiamo scuole
per i più poveri; aiutiamo ragazzi e ragazze ad andare a scuola,
pagando la retta mensile e i libri, creando scuole di sostegno
nel pomeriggio... Cerchiamo in
tutti i modi di renderli consapevoli dell’importanza di andare a
scuola e dell’istruzione.
Collaborate con qualcuno?
Sì, cerchiamo di aiutare le organizzazioni non governative a
fare opera di sviluppo e di formazione. La dignità della persona umana, la difesa e la promozione della donna, le campagne per evitare il matrimonio dei
bambini e la divisione delle caste, sono argomenti che i missionari devono avere a cuore.
Gestiamo anche una scuola
tecnica professionale per i giovani, molto famosa in Bangladesh.
Inoltre, alcuni saveriani lavorano in ospedali e ambulatori nei
villaggi e per la promozione dei
diversamente abili. Nella città
di Khulna, gestiamo un ospedale dove ogni anno per sette mesi vengono dei chirurghi italiani
per fare gli interventi più delicati. Fanno un sacco di bene ai poveri malati del Bangladesh. ■
(continua il mese prossimo)
IL BEATO CONFORTI NEL MERIDIONE
p. MARIO GUERRA, sx
Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, fondatore dei
missionari saveriani, nell’anniversario del suo ritorno alla casa del Padre. È una grande festa di famiglia. Per solennizzarla adeguatamente
le tre comunità saveriane del sud - Salerno, Taranto e Reggio Calabria
- quest’anno si sono riunite nella casa di Taranto per una giornata di
fraternità, che è stata meravigliosa. Raccontiamo alcuni momenti salienti della giornata.
Il veterano p. Michele D’Erchie ci ha offerto una elevata riflessione
sulle qualità umane del beato, che ci ha riempito di ammirazione e
desiderio di imitarlo. L’Eucaristica nel duomo di Taranto è stata presieduta da p. Ercole Marcelli che ha ricordato i suoi 50 anni di vita sacerdotale (è stato ordinato prete il 25 ottobre 1959). Infine, abbiamo
vissuto la fraternità con tante chiacchiere attorno alla tavola decorata di tante cosette deliziose. È proprio il caso di ripetere: “Quanto è
bello che i fratelli vivano insieme!”. W il beato Conforti!
I saveriani del Suditalia - Reggio Calabria,
Salerno e Taranto - insieme per la festa
del beato Conforti, 5 novembre, nella
cappella di Taranto
2009 DICEMBRE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
è bello vestirsi... a festa
Il 50° di sacerdozio di p. Ercole Marcelli
è
stata una doppia gioia
e un vero tripudio per i
frequentatori della parrocchia
Villa San Giuseppe e del santuario Madonna della Grazia,
che hanno partecipato alla celebrazione del 50° anniversario
di ordinazione sacerdotale di p.
Ercole Marcelli della comunità
saveriana di Gallico Superiore,
a Reggio Calabria.
Alla ragionevole età di 76
anni, padre Ercole è molto conosciuto e apprezzato come
missionario polivalente, per l’attenta cura delle anime e anche
dei corpi, quando si presentano
situazioni che richiedono carità.
Nativo di Perito, in provincia di
Salerno, divenuto sacerdote il
25 ottobre 1959, padre Ercole
ha lavorato come missionario
in Italia, in Cina (Taiwan) e soprattutto in Sierra Leone (Africa
Occidentale). Ovunque ha svolto
tanti servizi preziosi.
Tanta stima e affetto
La parrocchia di Villa San
Giuseppe, che egli segue con
amore pastorale, ha fatto le cose
in grande: con la presenza del
vescovo della diocesi mons. Vittorio Mondello, dei confratelli
saveriani, di vari sacerdoti amici
e di un coro degno della Cappella Sistina. Un anziano fedele ha
commentato: “In tutta la mia vita
non ho mai visto una cerimonia
così grandiosa!”.
Alla celebrazione nel santuario Mariano il “santuomo” è
stato inondato di “grazie” dalla
Madonna e di “regali” dai numerosi amici. Poi, domenica 8
novembre, p. Ercole si è recato
nella sua parrocchia salernitana
a Perito, dove ha ricevuto una
targa commemorativa dall’amministrazione comunale e una
bella casula per la Messa dalla
comunità della parrocchia. Ma
non finisce qui.
Il beato Conforti
nel meridione
Il 5 novembre è la festa liturgica del beato Conforti, fondatore
dei missionari saveriani, nell’anniversario del suo ritorno alla casa del Padre (5 novembre 1931).
È una grande festa di famiglia.
p. MARIO GUERRA, sx
Per solennizzarla adeguatamente le tre comunità saveriane del
sud - Salerno, Taranto e Reggio
Calabria - quest’anno si sono
riunite nella casa di Taranto per
una giornata di fraternità, che è
stata meravigliosa. Raccontiamo
alcuni momenti salienti della
giornata.
Il veterano p. Michele D’Erchie ci ha offerto una elevata riflessione sulle qualità umane del
beato, che ci ha riempito di ammirazione e il desiderio di imitarlo. L’Eucaristica nel duomo di
Taranto è stata presieduta da p.
Ercole Marcelli che ha ricordato
i suoi 50 anni di vita sacerdotale.
Infine, abbiamo vissuto la fraternità con tante chiacchiere attorno
alla tavola decorata di tante cosette deliziose. È proprio il caso
di ripetere: “Quanto è bello che i
fratelli vivano insieme!”.
Al carissimo p. Ercole vanno i nostri migliori auguri, insieme alla nostra affettuosa riconoscenza, mentre preghiamo il beato Conforti di accompagnare dal
cielo tutti i suoi figli missionari
■
con la sua benedizione.
Il santuario “Madonna della Grazia” di Gallico gremito di
fedeli devoti.
Padre Ercole Marcelli
si prepara a celebrare
l’Eucaristia del suo
50.mo anniversario di
ordinazione sacerdotale
(25.X.1959)
E la festa continua...
L
a bella piazza del santuario
Madonna della Grazia ha
ospitato una graditissima festa per
i bambini: la Festa dell’amicizia.
Organizzata in grande stile
con musica, commenti sul tema
da parte degli organizzatori e va-
riopinte aree di gioco, è stata una
cuccagna per tutti. Ogni scuola
del circondario vi ha partecipato,
insieme agli insegnanti. È stata
una grande gioia per piccoli e
grandi, anche perché... era tutto
“gratis!”.
Una partita di calcetto che più
morbida non si può!
È bello saltare con le molle
sempre più in alto, fino quasi a
toccare il cielo!
Gli alunni delle scuole all’arrivo
sul piazzale del santuario
per la Festa dell’amicizia.
8
Congratulazioni agli organizzatori, i signori Giustra e Pensabene, e ai loro numerosi collaboratori. E un grande “grazie” da
parte dei missionari saveriani e
di tutti coloro che hanno a cuore
l’educazione dei giovani.
■
Per festeggiare un avvenimento così importante per p. Ercole Marcelli, anche una bella torta, la nuova casula e la dedica.
C’è TUTTA LA MISSIONE
DELLA CHIESA
Nel santuario, il dipinto della Madonna, l’immagine del beato Guido Conforti, fondatore dei saveriani, la sua eminente reliquia e il motto “fare di tutto il mondo una sola famiglia” lanciano un messaggio
missionario importante. La tomba di p. Aurelio Cannizzaro, ideatore
e fondatore del parco della mondialità, rilancia il messaggio missionario con il comando di Cristo Salvatore: “Andate in tutto il mondo e
predicate il vangelo a ogni creatura”.
Il parco poi, con la sua estensione e le sue strutture esotiche, ci porta a vivere di persona in mezzo alle varie e straordinarie culture dove i
missionari proclamano il messaggio di salvezza. Nel parco tutto è simbolico e pieno di significato: la lupa della grande culture latina, il canguro della grande cultura oceanica; la piramide delle grandi culture
egizie, il menorah (candelabro) della sacralità ebraica, la pagoda delle
culture e religioni asiatiche, la casa dell’islam, il tucul africano...
E in mezzo a tutta questa varietà di culture e religioni (purtroppo a
volte motivo di divisioni e di lotte distruttive), si snoda il cammino sofferente e pieno di amore - la via dolorosa -, che porta alla gioia della
resurrezione di Gesù. Questa gioia si completa nella dimensione eterna dell’Ascensione, mentre i discepoli scelti da Gesù ricevono poteri
speciali dallo Spirito, per andare e predicare il vangelo, convertire e
“fare di tutto il mondo una sola famiglia”. Ma al centro di tutto c’è la
“grotta di Betlemme”, che ci invita alla buona volontà e alla pace.
Buon Natale dal parco della Mondialità !
Saveriani di Gallico
2009 DICEMBRE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Missionaria insieme a mio figlio
Leggere “Missionari Saveriani” a 92 anni...
è
la prima volta che scrivo
al direttore di un giornale,
e in particolare al mio giornale
preferito “Missionari Saveriani”,
che da tanti anni mi arriva puntuale ogni mese e che leggo dalla
prima all’ultima riga. Il 4 ottobre
scorso ho compiuto 92 anni. Una
bella età che mi pesa un po’ sulle
spalle, ma che non mi ha affatto
tolto la facoltà di poter leggere,
anche se devo usare una grande
lente, perché i miei occhi sono
affaticati.
Sono la mamma di un tuo
confratello, p. Luigi Lo Stocco.
Nelle mie visite in alcune delle vostre case ho avuto modo
di conoscere molti saveriani,
di cui serbo sempre un caro
ricordo e che penso volentieri
nel mio “rosario” giornaliero.
Molti di voi sono anche passati
a casa, dove insieme abbiamo
trascorso ore bellissime e piene
di serenità.
Tanta voglia di conoscere
Di lettere ne ho scritte tante,
specialmente durante gli anni della missione in Congo di mio figlio,
ma questa sera, scrivendo a te,
sento che la mano mi pesa e trema
un po’. Mi sento un po’ emozionata e spero che mi perdonerai tutti
i possibili strafalcioni. Sai, avrei
voluto tanto studiare, ma in quegli
anni in cui sono cresciuta io, bisognava lavorare. Fortunatamente
ho potuto finire la quinta elementare. Il mio maestro di allora diceva spesso a mia mamma: “Carmela, non far perdere la Franca”.
Ma purtroppo il lavoro dei campi,
la nostra situazione finanziaria, la
stessa mentalità di quei tempi, non
mi avevano dato modo di realizzare il mio sogno.
La voglia di sapere, di conoscere non mi ha mai lasciata;
ho cercato sempre di leggere,
anche quando sono stata vicina
a mio marito infermo. Questo
FRANCA MARROCCO
mi ha aiutato molto a non far
invecchiare la mia testa, anche
se di tanto in tanto perdo qualche colpo e mi “scordo” le cose.
Confrontandomi con alcune mie
coetanee, ancora viventi, debbo
ringraziare vivamente il Buon
Dio. Gli acciacchi non mancano,
ma ciò non mi toglie la voglia di
essere curiosa e di sapere di più.
Aspettando le sue lettere
Il giornale “Missionari Saveriani” lo trovo abbastanza completo
e semplice. In questi ultimi anni
gli articoli in prima pagina di p.
Gabriele Ferrari mi hanno aiutato
moltissimo. Hanno aperto di più il
mio cuore e la mia mente, facendomi essere, insieme a mio figlio,
una missionaria. Leggendo quelle pagine e quello che i missionari fanno con tanti sacrifici, mi
sono sempre sentita coinvolta in
questa fantastica avventura della
vita missionaria. Lo dico sempre,
Bene e male, senza età
è meglio non perdere la buona strada
hanno raccontato una
M istoria,
purtroppo vera.
Spero che giunga al tuo cuore,
come ha colpito il mio!
Un giovane uomo stava facendo acquisti al supermercato,
quando ha notato una signora anziana che lo seguiva dovunque.
Si ferma, e anche lei si ferma e
lo guarda. Riprende a camminare tra gli scaffali, e anche lei lo
segue... Alla fine, già vicino alla
cassa, la vecchietta gli rivolge
la parola dicendo: “Spero non
ti senta infastidito e non te ne
abbia a male; è che assomigli
a mio figlio che vive all’estero,
lontano da me!”.
Il giovane si commuove e,
con un nodo alla gola, risponde
che va tutto bene, non c’è problema. La vecchietta allora
aggiunge: “Posso chiederti
una cosa insolita?”. Il giovane risponde: “Mi dica, in
cosa posso esserle utile?”.
“Ti chiedo di dirmi «Ciao,
mamma!» quando esco dal
supermercato; mi farebbe
molto felice!”. Il giovane
acconsente, sapendo che
questo piccolo gesto allevierebbe molto il cuore della donna.
8
“Ciao mamma”
a caro prezzo!
Intanto la vecchietta passa oltre la cassa, dopo aver
registrato tutta la merce
comprata. Poi, volgendosi sorridente e agitando la mano, gli
dice: “Ciao, figlio!”. E lui, con
tono premuroso e quasi tenero,
le risponde con un bel sorriso:
“Ciao, mamma!”.
La vecchietta se ne va con la
sua roba e il giovane, contento
per averle dato un po’ di gioia,
passa alla cassa la sua merce
da pagare. Dopo aver registrato
tutto: “Sono 254 euro”, dice la
commessa. “Così tanto, per solo
cinque prodotti? - protesta il giovane; ci dev’essere un errore!”.
La commessa: “Sì, ma sua mamma ha detto che tu avresti pagato
tutte le sue cose...”.
Mi ha colpito molto questa storia. Ho pensato: anche le canaglie
invecchiano! Ma poi mi sono detto con una certa soddisfazione:
Padre Nicola Masi con
uno... scugnizzo brasiliano
p. NICOLA MASI, sx
non è vero che tutti i giovani sono
“teppisti”; ci sono anche giovani
bravi, ma noi adulti non dovremmo deluderli e ingannarli, come
invece ha fatto la signora anziana
del supermercato!
E il mio cellulare se ne va...
Neanche a farlo apposta, dopo
alcune settimane accade anche a
me una sorpresa. Era domenica
25 ottobre, verso le quattro e
mezza di pomeriggio. Stavo per
entrare nella casa del vescovo,
quando mi viene vicino un ragazzetto di 13-14 anni che mi
chiede i soldi, puntandomi un
coltellaccio sulla pancia. Ha afferrato il mio telefono cellulare
ed è scappato via.
La tristezza più grande non è
per aver perso il cellulare,
ma nel vedere un ragazzo
così piccolo già bene avviato nel vizio, e per di più a
mano armata. Ho solo pregato il Buon Dio perché lo
aiuti a mettersi sulla buona
strada. Intanto, ho perso
tutti i miei indirizzi e i numeri telefonici degli amici.
Perciò sto chiedendo loro,
man mano che li incontro,
di darmi gentilmente il loro
recapito, per ricostruire la
mia lista di contatti.
Invito tutti a pregare per i
nostri giovani, perché non perdano la loro dignità mettendosi sulla strada sbagliata. ■
Mamma Franca festeggia il suo 92.mo compleanno di felicità missionaria
con il figlio p. Luigi Lo Stocco
che la mamma di un missionario
vive la missione in pieno, insieme
a suo figlio lontano.
Ho pregato tanto e ho vissuto la missione di mio figlio con
tanta trepidazione e tante lacrime, fin dall’inizio, ma soprattutto nei momenti più difficili
delle guerre che sono scoppiate in quella regione dei Grandi
Laghi, nel centro dell’Africa, in
particolare quando le lettere e le
notizie tardavano a venire. Mio
marito Giovannino buon’anima,
in quel tempo prestava servizio alle poste del paese. È lui
che ritirava la nostra posta. Era
come una mazzata sulla schiena quanto mi diceva: “Franca,
niente per oggi”. Era una grande
gioia quando, arrivando a mezzogiorno a casa, mi mostrava la
lettera. Quel giorno smettevo di
fare ogni cosa, mi fermavo per
leggere e rileggere la lettera e
per preparare la risposta.
Un giornale... interessante
Se le lettere tardavano a veni-
re, allora c’era l’attesa di “Missionari Saveriani” e la ricerca
delle poche notizie che potevano provenire dal Congo. Quando
poi scoprivo un articolo scritto
dal mio Luigi, allora la mia gioia
era al colmo. Era una gioia che
non ho mai tenuta con me sola;
la condividevo con le mie amiche, i parenti, i vicini di casa.
Nel quartiere dove abito c’è
un negozio di alimentari la cui
proprietaria è una signora evangelista. Qui a Lenola c’è un folto gruppo di evangelisti. Io frequentavo questo negozio, e ogni
volta che entravo la proprietaria
mi domandava notizie di mio figlio. La vedevo interessata e incuriosita. Un bel giorno le portai
una copia di “Missionari Saveriani” con un articolo di p. Luigi
e le dissi di leggerlo, “perché è
un giornale religioso”. Insieme
alle figlie si mise dapprima a
sfogliarlo, poi a leggerlo. Infine
mi disse, “sai che è interessan■
te!”.
(continua nel riquadro)
PREGO PER LE GIOVANI VOCAZIONI
“Sono belli, sorridenti, pieni di vita”
Quello che più mi piace e incuriosisce molto è il paginone centrale del giornale, quasi sempre tematico, ma molto interessante e completo. Lo trovo fatto bene, anche se tante volte perdo un po’ di pazienza per la sua scrittura troppo minuscola. Tra i tanti paginoni ricordo quello di qualche mese fa sulle vocazioni saveriane. Le fotografie
mi hanno mostrato il volto dei giovani che si preparano e che sono in
Congo, in Indonesia, in Messico. Sono belli, sorridenti, pieni di vita.
Speriamo che non si perdano per strada. Io prego per loro e li affido
nelle mani della nostra cara Madonna
nel mio rosario quotidiano.
Una cosa vorrei poterti suggerire:
cerca di dare più spazio alle esperienze dei missionari che sono in terre di
missione. Conoscere quello che fanno
mi fa molto piacere. In questi giorni
ho scoperto le brevi biografie dei saveriani deceduti. Ho cominciato a leggerne una un po’ per caso. Non mi sono più fermata. C’è in queste piccole e
brevi biografie una ricchezza immensa di umanità, di spiritualità e di universalità.
Caro padre Marcello, ti ringrazio per
aver avuto il tempo e la pazienza di
leggermi. Non so quanto tempo ancora mi resta: sono sempre pronta. Ma
Mamma Franca con la grande lente,
per leggere “Missionari Saveriani”
vorrei poter morire come il mio anziadalla prima all’ultima riga
no papà, con il giornale “Missionari Saveriani” in mano. Ti abbraccio,
Mamma Franca Marrocco
2009 DICEMBRE
ROMAGNA
48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Seguendo la luce di Dio
Un augurio e una provocazione di fine anno
P
apa Benedetto XVI ha usato una citazione dall’Apocalisse - “Le nazioni cammineranno alla sua luce” - come
tema della giornata missionaria
mondiale celebrata in ottobre.
Capita sempre più spesso di trovare nei mass media di questi
tempi l’aggettivo “apocalittico”
per quantificare il grado delle
calamità naturali che si abbattono sul nostro pianeta e i danni
provocati da terremoti, tsunami,
uragani, alluvioni. Catastrofi alle quali, purtroppo e sempre di
più, si aggiungono le cattiverie
commesse dall’uomo, con tanta
incoscienza, verso altri uomini stragi e violenze, persecuzioni e
ingiustizie - e anche contro l’ambiente in cui viviamo.
Per vocazione e convinzione
Il Papa applica questa citazione biblica a tutta la chiesa perché, pellegrina con l’umanità,
rifletta la luce che ha ricevuto dal
vangelo su tutti i popoli nel loro
cammino storico verso Dio, per-
ché in Lui abbiano la loro piena
realizzazione e il loro compimento. Noi missionari, per nostra specifica vocazione, ci sentiamo
impegnati ad accoglierla da protagonisti. E noi saveriani, in altre
parole ancora più chiare, siamo
stati educati dal nostro fondatore,
il beato Guido Conforti, a vivere
e lavorare per “fare del mondo
una sola famiglia”.
Anni fa mi è capitato di fare
amicizia con un convinto aderente al gruppo “Lotta continua”,
che in una conversazione mi
disse: “Se noi avessimo la forza che viene dal vangelo come
l’avete voi, a quest’ora il mondo lo avremmo già cambiato”.
Queste parole mi ricordarono
quelle udite qualche anno prima
da un rappresentante di un’altra
religione proveniente da un Paese straniero: “La nostra patria
diventerà grande quando diventerà cattolica”.
Diamoci da fare!
Gesù, il Papa, Conforti e tanti
altri ci guidano con il vangelo,
mentre chi ne vive fuori ci provoca. Ci penso spesso, specialmente in certe circostanze come
questa di fine anno. È un pensiero che mi tormenta man mano
che gli anni crescono (e camminano a braccetto con quelli della
giornata missionaria mondiale,
a quota 83). Per questo, il messaggio del Papa ogni anno alla
chiesa me lo sento rivolto direttamente.
A voi, anche se di diversa età
e professione, non succede qualcosa di simile? Proviamo a pensarci e a darci daffare, ognuno
secondo le proprie possibilità,
e chissà che i notiziari dei mass
media un bel giorno non siano
costretti a cambiare argomento,
passando a cose più serie.
Più che un augurio, anche questa è una provocazione, ma potrebbe essere anche un proposito
comune o almeno una preghiera
corale. Buona fine e buon inizio
d’anno a tutti voi, cari amici let■
tori e alle vostre famiglie.
Foto cronaca d’autunno
R
ecuperiamo la cronaca di
settembre e ottobre. Il 5 e
6 settembre è venuta a trovarci
la comunità dei 12 capi educatori degli scout di “Cesena 5”. Tra
lupetti e coccinelle, esploratori e
guide, rover e scolte clan, conta
ben 200 membri: un gruppo storico che l’anno prossimo festeggerà il 65° compleanno e si gloria del titolo di “anziano”.
A metà settembre abbiamo
ospitato il seminario di studio
per i formatori Engim (Ente nazionale giuseppini del Murialdo) dell’Emilia Romagna, provenienti da Ravenna e Cesena.
Ecco il racconto del presidente
Vincenzo Tristaino.
“Il tema dell’incontro era,
«Imparare a lavorare insieme
su obiettivi condivisi»; un argomento strategico e attuale
per l’impegnativo compito di
chi è chiamato a formare i giovani. L’Engim è un organismo
formativo dei giuseppini, che
opera soprattutto nei paesi in
via di sviluppo. La predilezione
per i giovani, appartenenti alle
fasce deboli e svantaggiate, è la
caratteristica che da sempre ha
contraddistinto l’opera dell’Engim sulla scia del carisma di
Il pranzo in perfetto stile… scout
I formatori “Engim” dei giuseppini
di Ravenna e Cesena
8
p. A. CLEMENTINI, sx
Il tavolo dei relatori che hanno partecipato al meeting missionario regionale di Cortemaggiore (PC) a fine settembre;
tra loro, primo a destra, p. Nicola Colasuonno della comunità
saveriana di S. Pietro in Vincoli.
Il terz’ordine carmelitano è venuto a San Pietro in Vincoli
per il periodico incontro.
p. A. CLEMENTINI, sx
san Leonardo Murialdo (Torino
1828-1900).
I trenta partecipanti hanno
seguito con molto interesse lo
svolgersi del seminario, apprezzando l’ambiente ospitale e accogliente dei saveriani, ai quali
esprimiamo la nostra cordiale
riconoscenza”.
Anche la parrocchia di S. Maria in Porto di Ravenna è tornata
con i cresimandi e famiglie per
un giorno di ritiro, guidato da p.
Nicola. Infine, i padri giuseppini
di Forlì e Cesena hanno trascorso
una giornata insieme al loro superiore.
■
Graditi ospiti abbiamo avuto con noi dodici giovani sacerdoti forlivesi in ritiro spirituale, e poi anche don Enrico Casadio di Forlimpopoli con l’equipe degli educatori.
PADRE MASI SALUTA LA ROMAGNA
Classe 1938, romagnolo di Belvedere di Castel Del Rio (BO), diocesi di Imola, p. Giorgio Masi è stato
missionario in Indonesia e in Messico. Nel 1986 è stato destinato a
San Pietro in Vincoli come animatore vocazionale, in collaborazione con il centro diocesano per le
vocazioni. Per alcuni anni è stato
insegnante di storia delle religioni ed ecumenismo nel seminario
della diocesi e all’istituto di scienze religiose.
Dal 20 settembre, motivi di salute hanno suggerito il suo trasferimento nella casa madre dei saveriani a Parma, dove il nostro confratello dottor Gildo, medico emerito del Bangladesh, sa come “restaurare” i saveriani. Quando gli
ho chiesto di fare una foto nella
sua nuova sede, padre Giorgio ha
accettato volentieri, per salutare
i tanti amici della Romagna. Noi
Padre Giorgio Masi da fine settembre
tutti ricambiamo con tanti auguè in cura presso la casa madre
ri e una preghiera.
dei saveriani, a Parma
2009 DICEMBRE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
La missione mi ha conquistato
In Congo, fianco a fianco con i saveriani
ragazzino ero abituato ad
D aandare
a Messa tutte le sere
in compagnia di mia madre. Questo mi permetteva di fare il chierichetto. Mi faceva uno strano
effetto, ma mi piaceva e quindi
ero sempre presente. Forse proprio per questo il mio compianto
parroco don Alfonso Santaniello
mi aveva chiesto se volessi diventare sacerdote, invitandomi
al campo vocazionale di Acerno.
Ricordo che mi ero divertito molto, vivendo giorni stupendi.
Un grande amore per Gesù
Potrei dire che la mia vocazione sia nata sull’altare, ma anche
all’insegna del gioco e del vivere insieme. Nel 1986 ho varcato
le porte del seminario minore
di Salerno e ho proseguito la
mia formazione nel seminario
Campano a Napoli, diretto dai
gesuiti.
Sono state tante le esperienze
che mi hanno fatto maturare nella vocazione sacerdotale, come
tante le figure di riferimento che
mi hanno dato una grande te-
stimonianza d’amore per Gesù.
Vorrei ricordare due persone in
particolare: mons. Grimaldi, che
mi ha sempre attirato per le sue
omelie e le semplici parole che
ci rivolgeva nelle frequenti visite in seminario; e don Marcello
Mazzeo, al quale devo il mio
spirito missionario, un uomo e
un prete umile, dal cuore grande
e generoso, marcato dalla gioia e
dall’amore per Dio.
Tante esperienze diverse
Non posso dimenticare i tanti
altri superiori, a cui sono stato affidato, sia a Salerno che a
Napoli. Tutti mi hanno aiutato a
crescere e maturare come persona e come sacerdote, con le loro
testimonianze, ma anche dandomi la possibilità di collaborare
con diverse realtà ecclesiali.
Ricordo, fra tutte, la Caritas di
Napoli con il servizio ai barboni
in stazione, l’esperienza presso
l’istituto Montevergine di Salerno che si occupa dei minori a
rischio, e i due anni di servizio
presso il Cottolengo di Dugenta
don ANTONIO ROMANO
a Caserta.
Dopo l’ordinazione diaconale, ho vissuto la bella esperienza di vice assistente diocesano
dell’Azione cattolica dei ragazzi. Ordinato sacerdote il 24 giugno 2000, sono stato nominato
parroco a Caprecano e Fusara
di Baronissi. Dal 2006 ho anche
collaborato alla pastorale universitaria a Salerno, affiancando il
cappellano saveriano p. Alex e la
sua equipe.
Sacerdote “fidei donum”
Nel 2007 è stato propizio il
viaggio in Bangladesh in compagnia di p. Giovanni Gargano,
che partiva come missionario
per quella nazione martoriata. Di
ritorno, è cresciuta la consapevolezza che il Signore mi chiamava a un’esperienza missionaria
più forte. Ho così cominciato un
cammino di ricerca con alcuni
saveriani, con i quali è maturata
la mia scelta di partire come sacerdote fidei donum.
Il giorno in cui ne ho parlato
con il superiore generale dei sa-
Una comunità in cammino
Piano di Montoro e il volto missionario
al 1 novemD albre25delottobre
2008, i saveriani
di Salerno avevano celebrato a
Piano di Montoro Inferiore (AV)
le missioni al popolo. La partecipazione dei fedeli era stata
massiccia, attratti dal messaggio
evangelico della missione: “Un
modo nuovo di essere cristiano”.
I cinque centri di ascolto, dislocati in punti diversi del territorio,
erano stati animati da laici con il
compito di annunciare e condividere la Parola di Dio.
Durante la settimana, i missionari avevano incontrato
gli studenti delle scuole, i
giovani, gli anziani e i malati. Era stata toccante la testimonianza di giovani laici
che hanno raccontato la loro
esperienza con i missionari
in varie nazioni del mondo.
8
La nostra vita
trasformata
L’esperienza iniziata con
le missioni al popolo, ha
veramente trasformato la
vita della nostra comunità,
riuscendo a darle un volto
missionario. Da quel momento, la nostra comunità
ha raccolto la sfida di essere
annunciatori di Cristo in una
società che cambia.
Abbiamo sentito il bisogno di
attingere sempre più alla Parola
di Dio. I cinque centri di ascolto
hanno continuato la loro attività
fino al 7 luglio di quest’anno,
quando nella chiesa della Madonna delle Grazie si è tenuta
una solenne cerimonia. Dopo la
condivisione della Parola, abbiamo condiviso anche il cibo
preparato dalle nostre parrocchiane.
Sicuramente il cammino con i
saveriani, illuminato dallo Spiri-
Don Antonio Romano, “fidei donum” in Congo
con la benedizione del vescovo: felice...
come una pasqua (foto Clemente Guazzo)
veriani, p. Rino Benzoni, e il superiore in Italia p. Carlo Pozzobon, ai quali chiedevo di essere
accolto in una delle loro missioni, ho spiegato chiaramente che
sarei partito in missione solo con
la benedizione del mio vescovo.
Dopo un viaggio a Lourdes, dove ho affidato alla Vergine la
mia intenzione di partire per la
missione, sono stato dall’arcivescovo per comunicargli la mia
scelta. Con grande gioia egli
ha accolto prontamente la mia
richiesta donandomi la sua benedizione.
Finalmente il 30 settembre,
nella cattedrale di Salerno mons.
Pierro mi ha consegnato il Crocifisso della missione. È stato il
segno ufficiale dell’invio come
sacerdote fidei donum. Il 23 ottobre sono partito per la diocesi
di Bukavu, in Congo, dove lavoro in collaborazione con i saveriani.
■
“Cittadini del mondo” a Salerno
15 e 16 gennaio 2010 - Il centro documentazione mondialità,
in collaborazione con i missionari e i laici saveriani di Salerno,
organizza il convegno “Cittadini del mondo - con la Costituzione verso una cittadinanza interculturale”. Tra i relatori, Franco
Roberti (procuratore capo di Salerno), p. Giorgio Grezzi (pastorale migrantes, Castel Volturno), Giuliana Martirani (docente
all’università di Napoli).
Per informazioni e iscrizioni, contattare
Massimiliano D’Aiuto: 320 4574377 - [email protected]
COMUNITà PARROCCHIALE
to Santo, ci ha fatto comprendere
che oggi si è missionari nella misura in cui facciamo abitare Gesù nella famiglia, nel lavoro, nei
rapporti, nel tempo libero, nella
società. Per tutto questo vogliamo ringraziarli dal profondo del
cuore, augurandoci che questo
cammino di fede continui.
L’impegno per il Camerun
Tra le iniziative sorte nella nostra comunità, quella certamente più significativa sotto questo
aspetto è stata la partecipazione
alla realizzazione di un progetto per l’acquisto di banchi scolastici e la costruzione di un acquedotto a Nefa,
in Camerun. Il responsabile
del progetto è padre Gianni
Abeni, che abbiamo avuto il
piacere di avere in mezzo a
noi proprio a luglio, prima
che ripartisse per il Camerun.
Di p. Gianni ci hanno colpito la serenità e l’entusiasmo immutato di voler tornare tra quel popolo con cui
condivide sacrifici e speranze. Siamo convinti che quelPadre Gianni Abeni, missionario in Camerun,
la gente, anche se povera,
è stato ospite della comunità parrocchiale di Piano
abbia qualcosa da insegnare
di Montoro che ha collaborato a due progetti:
■
anche a noi.
scuola per i bambini e acqua potabile
LA FESTA DEL SAVERIO NEL 1931
Dal Bollettino diocesano di Capaccio-Vallo e Policastro del 10 dicembre 1931.
“Il giorno 3 dicembre all’istituto delle Missioni Estere di Massa veniva celebrata solennemente la festa del santo protettore della congregazione. Al mattino Sua Ecc.za Mons. Vescovo dopo la Messa impartiva il Sacramento della Cresima ad alcuni alunni dell’istituto. Quindi
assisteva alla Messa pontificale celebrata dal Rev.mo Mons. Carmelo
Scarpa, Prefetto degli studi nel seminario. Nel pomeriggio si svolgeva
una simpatica accademia musico-letteraria nei locali dell’istituto. Congratulazioni con i buoni padri, che prodigano se stessi per il bene dei
figli del nostro popolo”.
Nel medesimo Bollettino venivano fatte le condoglianze per la morte di mons. Conforti con le seguenti parole: “Per Lui, che tanto beneficò la nostra diocesi con la fondazione di una casa apostolica di missionari, e che per noi tante simpatie nutrì e manifestò nella visita fattaci
nello scorso febbraio, s’elevi al Signore dal cuore di tutti i sacerdoti la
calda prece del suffragio. Ai padri missionari, da lui a noi affratellati
nella quotidiana fatica dell’apostolato, giunga la parola del fraterno
cristiano conforto”.
Il 3 dicembre 2009 abbiamo festeggiato il Saverio con i sacerdoti
della diocesi, con gli amici e gli ex allievi. Abbiamo dato così il via
ufficiale alle attività per il 50° della casa di Salerno.
Cogliamo l’occasione per augurare a tutti i nostri lettori
un felice Natale e un nuovo Anno missionario!
I saveriani del Suditalia - Reggio Calabria,
Salerno e Taranto - insieme per la festa
del beato Conforti, 5 novembre,
nella cappella di Taranto
2009 DICEMBRE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Il nostro vero amico Gesù
Le famiglie allargate che ci piacciono
I
l mese di dicembre ci riserva sempre l’allegra Notizia! Non è una notizia nuova e
dovrebbe essere sempre buona,
ma spesso non lo è, perché non è
accolta. Lasciate, cari amici, che
s’accendano le luci dei presepi e
che risplendano di doni gli alberi
di Natale! Gli uni e gli altri parlano ai credenti della felice nascita
del Bambino Gesù, il Salvatore
di tutti, buoni e cattivi, amici e
nemici. Come sono splendide le
vie dei borghi e delle città illuminate dalle tremule minuscole
luci colorate! Diffondono gioia
e pace, annunciano a tutti che
Gesù, l’amico e il benefattore di
tutti, si è fatto a noi Prossimo.
Un’amicizia senza gelosie
“Voi siete miei amici”, ha
detto Gesù. E noi ripetiamo che
Gesù è l’amico dei poveri e dei
ricchi, dei peccatori e dei buoni.
Ci rende suoi amici diventando
nostro benefattore perché ci vuol
bene, offrendoci tutti i suoi doni
di grazia, pace e amore. Non sono doni da tenere solo per noi,
e la nostra missione è proprio
questa: far conoscere agli uomini il nostro amico Gesù, perché
diventino suoi amici.
L’amicizia nasce e si diffonde
in colui che accetta e ripaga la
stima, l’affetto e l’aiuto di una
persona. È per sua natura aperta
agli altri e crea comunità. È un
bene che si diffonde e arricchisce coloro che ne sono conquistati. Gesù è venuto per concludere con ciascuno di noi un’alleanza di amicizia non arginata
o chiusa in se stessa ma aperta a
tutti, senza invidie o gelosie, per
formare una comunione che si
chiama chiesa.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
Amici di uno, amici di tutti
L’amico diventa allora anche
benefattore. Fare del bene, inteso nel senso più ampio della
parola e non soltanto in modo
materiale, perché l’amicizia è
sempre un dono che racchiude in
sé affetto e aiuto, comprensione
e perdono, scambio di preghiera
e consolazione.
Anche per i missionari è così. L’amicizia con qualcuno di
noi conduce alla conoscenza e
all’amicizia di tutti i saveriani
della comunità. L’affetto e l’aiuto che date a uno di noi si apre
e si estende a tutti gli altri, uniti
nella stessa missione. Non è entusiasmante tutto questo? Sentirvi amici di tutti. Essere ricevuti
da ogni membro della comunità
con la stessa attenzione e il medesimo affetto, partecipi della
stessa famiglia!
Un cammino di pace
e serenità
Ricordo ancora la felicità dei
partecipanti alla festa dell’amicizia, quando hanno conosciuto i
missionari, nostri ospiti per i tre
mesi di aggiornamento. La loro
simpatica accoglienza e perfino
il servizio a tavola ha indotto
qualcuno di voi a dire: “È stato
bello vivere con voi una magnifica giornata!”.
La nostra è una famiglia che
esce dai propri confini, anche da
quelli allargati a parenti e fami-
gliari, per abbracciare chiunque
voglia parteciparvi. A nome di
tutta la comunità saveriana di
Tavernerio desidero estendere a
voi, amici e benefattori, gli auguri per un Natale di pace e di
bontà!
Apriamoci anche al nuovo anno e riceviamolo come prospettiva di un cammino di pace e serenità, che dia senso all’orizzonte
della vita umana, e con l’impegno di porre riparo alla crescente
violenza, con l’aiuto di Dio. Felice anno nuovo!
■
Dio si è fatto come noi, perché noi diventiamo come lui!
Una giornata... elvetica
I quattro della “scopa”. Quel salame e il bicchiere sono un
premio alla loro fedeltà al gioco del dopo cena. Un gesto goliardico che riporta ai tempi passati, quando negli studentati
si lottava per essere i migliori. Da sinistra: p. Giulio Simoncelli,
padre Giacomo Milani e p. Franco Bertazza (tre figli dell’Orobia) e il vicentino padre Germano Framarin.
AGGIORNAMENTO E... LAVORO
p. F. BERTAZZA, sx
è soltanto una parte degli amici e benefattori svizzeri con i quali abbiamo vissuto la giornata
dell’amicizia. Grazie per la vostra presenza, e tornate a trovarci sempre più numerosi: a tutti
apriamo porta e cuore. Arrivederci!
8
Padre Antonio Guiotto, missionario in Sierra Leone, celebra la Messa per gli amici svizzeri. Ha
ricordato la sua esperienza di “fuggitivo e perseguitato” durante la guerra civile e la disponibilità dei cristiani ad aiutarlo, cedendo perfino il loro letto per il riposo.
Quelli che vedete nella foto sono quattro missionari che hanno partecipato al corso di tre mesi nella comunità saveriana di Tavernerio.
Nel tempo libero, si sono resi disponibili per maneggiare gli strumenti del giardinaggio. Hanno lavorato con entusiasmo, contribuendo a
rendere ancora più attraente il nostro parco.
Da sinistra troviamo: p. Daniele Targa, friulano giunto dal Bangladesh, abile maneggiatore di motoseghe; p. Marco Vigolo, con il decespugliatore, vicentino missionario in Giappone da 26 anni e pronto
a trasferirsi nella comunità saveriana di Brescia; il messicano p. Jesus
Paulo Rivera, missionario in Mozambico, fedele custode del tagliaerba. In mezzo a loro c’è la saveriana brasiliana Marta Cardoso, la factotum sempre fedele al lavoro, sotto la pioggia o con il sole.
2009 DICEMBRE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] / [email protected] - C/c. postale 13616362
Come un giovanotto di 85 anni
P. Dalla Valle missionario in Bangladesh e Veneto
P
adre Vittorino Dalla Valle ha festeggiato il suo 85°
compleanno il 24 ottobre. Quando gli chiedo di raccontarmi un
po’ della sua vita, lui inizia con il
salmo 71: “Sono apparso a molti quasi come un prodigio”. Padre Vittorino, nato a Dueville, è
l’ultimo di otto fratelli e l’unico
rimasto in vita. Da bambino era
fragile e malaticcio, tanto che la
mamma Ortensia lo portava dai
frati di Thiene per farlo benedire. Ma aveva una grande forza
d’animo e un carattere tenace.
Padre Vittorino,
versione 2009, nella
casa dei saveriani
di Vicenza
“Non torno più!”
Un giorno, con un amico di
casa, va all’oratorio per vedere
le diapositive di un missionario
che lavorava in Alaska. Da quel
momento ha un’illuminazione:
“Anch’io mi faccio missionario!”. L’amico, che conosceva il
servo di Dio, gli rispose: “Ti porto io a Vicenza da p. Uccelli”.
Era il 1° settembre 1937 e Vittorino, accompagnato dal fratello Benvenuto, entra dai missionari saveriani di Vicenza. L’impatto con la vita in istituto è traumatico. Resta sconvolto dal silenzio che regnava in refettorio,
nei cameroni, nei corridoi, tanto
che dopo tre giorni va in crisi e
decide di tornare a casa.
Prima di partire però, il prefetto lo accompagna da p. Uccelli,
che non è per niente meravigliato della sua scelta e gli dice: “Vai
pure a casa, ma tornerai”. Vittorino risponde: “Non torno più!”.
Qualche giorno dopo, a casa, decide di tornare in istituto. Vedendolo, p. Uccelli gli dice: “Sapevo che saresti tornato”.
Gli studi durante la guerra
Per due anni Vittorino resta
a Vicenza ed è entusiasta dello
BARBARA PERIN
spirito missionario che dominava. Infatti, alcuni missionari in
partenza per la Cina passavano
da Vicenza per imbarcarsi a Venezia e creavano tra gli apostolini un fervore e un fascino particolari per la vita missionaria.
Da Vicenza Vittorino va a
Grumone (CR) per altri tre anni.
A quell’epoca era rettore p. Dante Battaglierin, reduce dalla Cina, il quale ha saputo infondere
negli apostolini uno spirito missionario profondo. Da lì va a S.
Pietro in Vincoli (RA) per il noviziato e dopo un anno fa la professione religiosa.
Era l’anno 1943, in piena guerra. Era difficile proseguire gli studi, ma Vittorino, un po’ a Piacenza e un po’ a Parma, riesce a finire il liceo. Poi inizia la teologia a
Parma, ma l’ultimo anno passa di
nuovo a Piacenza, dove è ordinato prete il 25 marzo 1950.
La partenza per la missione
Padre Vittorino aveva il fuoco dentro, un desiderio ardente di
partire subito per la missione. Dopo ripetute insistenze, il superiore generale di allora p. Giovanni
Gazza gli manda una lettera, da
lui ricevuta il 3 dicembre 1951.
Natalina, la sarta di Cassola
Le sue mani accarezzano il mondo
Padre Marco, dopo alcuni mesi di riposo e “revisione generale”, il 20 settembre è ripartito
per il Congo. Con sé ha portato
qualcosa di prezioso e... su misura, vista la sua rispettabile
altezza: uno e novanta!
con il mio camice finalmente
adatto alla mia altezza, con casule e stole dai diversi colori
liturgici: bianco, verde, rosso,
violetto.
è la sarta del mio
N atalina
paese natale, Cassola. Per
più di mezzo secolo ha misurato,
tagliato, cucito, modellato e confezionato vestiti. Tanti erano da
sposa, ma ha lavorato anche per
la chiesa parrocchiale. Dalle sue
mani sono uscite casule, stole,
camici per i sacerdoti, tuniche
per chierichetti, abiti per i bambini e le bambine della prima
Comunione, abitini per il battesimo dei neonati.
8
Un arcobaleno di stoffe
Ma per Natalina ci siamo
anche noi missionari. Così per
anni, ai miei arrivi in Italia dal
Congo, ogni volta mi chiedeva:
“Hai bisogno di casule, di stole,
di camici?”. Prendeva le misure
- sempre una spanna più lunghe
degli altri - e tornavo in Congo
Padre Campagnolo in Congo con la casula
color oro, preparata da Natalina, la sarta
di fiducia dalle mani… d’oro
p. MARCO CAMPAGNOLO, sx
Li vesto sempre, e solo quelli,
durante le celebrazioni liturgiche. Anche quando sono in visita
alle comunità cristiane disseminate nella vasta missione dove
lavoro, porto con me l’arcobaleno di Natalina: il rosso della
testimonianza e dei tramonti
africani, il verde della speranza e
della foresta con le sue centinaia di tonalità. E anche il bianco
delle solennità che portano gioia
nei cuori. Il viola, colore dell’interiorità e dei fiori dell’albero
jacaranda che profumano l’aria.
Pensate, per Pasqua di
quest’anno è arrivata perfino
la casula color oro. Da tempo
Natalina cercava la stoffa e aveva promesso che me l’avrebbe
mandata. L’ho indossata, tutto
orgoglioso. L’oro è il colore di
Dio: dà luce alla mente e calore
al cuore.
Tutto è confezionato dalle mani di Natalina che con il lavoro
e l’arte mette anche un grande
cuore. Le mani abili di Natalina
accarezzano anche il mio mondo. Grazie Natalina, per l’arcobaleno uscito dalle tue mani. ■
Padre Vittorino Dalla Valle durante la missione in Bangladesh tiene tra le braccia
un neonato sotto lo sguardo incuriosito degli altri bambini
Gli comunica che sarebbe partito
per il Pakistan Orientale. Così, il
3 luglio dell’anno dopo s’imbarca
a Genova con p. Antonio Alberton, p. Albino Tessaro e p. Mario
Chiofi, il primo gruppo guidato da
p. Dante Battaglierin. Sbarcano a
Bombay, in India, il 23 luglio; il
1° agosto 1952 dall’India passano
in Pakistan, accolti dai salesiani.
Inizia l’avventura bengalese.
L’impatto è stato forte: la povertà, la lotta tra musulmani e
hindu, la lingua, il sovraffollamento, il clima insopportabile e
altro ancora. Ma nonostante tutto, con l’aiuto di Cristo, è riuscito a superare tutte le difficoltà.
Con la Panda bianca
Padre Vittorino inizia a parlare
un po’ di bengalese e dopo pochi
mesi gli viene assegnata la missione di Shimulia, con 12 villaggi e circa duemila cristiani. Lavora in Bangladesh 15 anni. Poi
viene richiamato in Italia, proprio a Vicenza, per fare l’economo, un incarico durato dieci anni. Dopo un intervallo di tre anni
a Zelarino, torna ancora a Vicenza dove risiede tutt’ora.
Qui p. Vittorino ha sempre
svolto un lavoro intenso di animazione missionaria nelle parrocchie, nelle scuole, con i gruppi missionari. È il “direttore spirituale” di tanti fedeli che lo stimano e gli vogliono bene. Ancora adesso, con i suoi 85 anni,
p. Vittorino viaggia con la sua
Panda bianca tra una parrocchia
e l’altra, instancabile... come un
■
giovanotto.
UN NATALE A CUORE... APERTO
p. MARIO GIAVARINI, sx
A Natale siamo soliti farci tanti auguri di pace e felicità. Ed è giusto,
perché da Betlemme ci giunge il messaggio degli angeli: “Gloria a Dio
nei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama”.
Purtroppo oggi la pace non esiste in tante parti del mondo: nei rapporti internazionali, nella politica, tra le classi sociali, all’interno delle nazioni. Spesso non c’è pace neppure nei nostri cuori, e di conseguenza nelle famiglie e nelle comunità. Non c’è pace perché non c’è
amore e non c’è giustizia.
Scrive l’apostolo Giacomo: “Da dove vengono le guerre e le liti che
sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?“. Forse siamo assetati di tante cose
materiali, ma non siamo mai sazi né felici, perché le cose, anche se utili, non possono riempire il cuore.
Il Natale dovrebbe farci prendere coscienza delle cose che non vanno
nei nostri rapporti e farci tornare da Colui che solo può darci la pace:
Gesù. Se ci apriamo all’amore tornerà la pace nelle nostre case. I nostri
auguri sono accompagnati dal regalo speciale del poeta p. Zaltron.
Notte di brivido
Esplodono le stelle
nell’alto dei cieli
e pace in terra.
Le luci di Betlemme
si sono accese
dagli igloo alle capanne.
Il circo dei potenti
n’è rimasto escluso
nell’ipnosi dei sensi.
Viandante in cammino
cerco la grotta
quella dei pastori.
Non ho portato doni
Bimbo Divino
t’offro il mio nulla.
Tremo di ebbrezza
“Non son più io che vivo”
risorgo e torno a casa.
p. Giovanni Zaltron, sx
2009 DICEMBRE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Missione con le note del sax
Un bel concerto per il beato martire Leo
Pubblichiamo volentieri questo bel racconto di p. Mario Piacere, saveriano della Bassa Vicentina e da trent’anni missionario in Giappone. Il fratello Franco vive nel Trevigiano,
mentre Serafino è da poco tornato dalla Cina.
è
stato un luglio piovoso e afoso nella missione di Miyakonojo, città che ha
dato i natali al samurai Leo Sai-
Padre Mario Piacere accanto alla statua
del martire Leo, nella chiesa di Miyakonojo, città natale del samurai
sho Shichiemon, martire della
fede nel 1608, proclamato beato il 24 novembre 2008. La festa
liturgica dei beati Pietro Kibe e
dei 187 compagni, tra cui il nostro samurai, ricorre il 5 luglio,
ma noi volevamo fare qualcosa
di più... “missionario”.
La sorpresa del
tutto esaurito!
Con i cristiani di qui pensiamo spesso a come far conoscere di più la chiesa, ma si rimanda sempre. I giapponesi dedicano la vita al lavoro e alla famiglia; poi, se c’è tempo e un po’
di buona volontà, si può offrire qualcosa anche a Dio. Ma ai
primi di giugno, alla fine della
Messa, ho fatto la proposta. “Nel
primo anniversario della beatificazione del nostro concittadino
Leo, dovremmo organizzare un
evento speciale: una Messa nel
giorno del suo battesimo (22 luglio) e qualcos’altro il giorno del
suo martirio (17 novembre), una
conferenza o un concerto a cui
invitare anche i non cristiani.
Dopo la Messa un fedele arrivato da poco nella nostra comunità mi dice che parlerà dell’iniziativa con suo figlio sassofonista.
Così è stato organizzato un concerto per il 18 luglio, data vicina
p. MARIO PIACERE, sx
all’anniversario del battesimo del
beato Leo. I cristiani di Miyakonojo - 320 anime in una città di
170mila abitanti - hanno superato
se stessi. Tutto è stato organizzato
in sole sei settimane, dalla stampa alla pubblicità, dal parcheggio
ai posti a sedere. La felice sorpresa è stato il “tutto esaurito”.
Una serata emozionante
È venuta la signora buddhista Youko, moglie del primario
di un ospedale vicino alla nostra
chiesa. Le avevo fatto sapere che
ci sarebbe stato il concerto. Alla
fine, commossa mi ha detto: “È
stato bellissimo sentire le note
di un sassofono in questa chiesa,
ne ho percepito l’anima. Ascolto
concerti qua e là, ma la risonanza e l’atmosfera di questa chiesa
gotica è del tutto diversa”.
La signora Maria Todoroki, della nostra comunità, mi
ha scritto: “Grazie per aver reso possibile questo concerto. È
la prima volta che ascolto l’assolo di un sassofonista. Le note dell’Ave Maria di Schubert mi
hanno riempito di commozione.
Le parole del canto Sorriso mi
sono rimaste nel cuore: Sorridi e
il sorriso ritornerà a te...”.
Dato che il concerto era organizzato dai cristiani in una chie-
Un invito sempre valido
Al mio caro “vecio”... 40 anni dopo
P
adre Mario Diotto, della croci e i suoi rosari. Vieni con la
comunità saveriana di Ze- tua fede di uomo semplice, con
larino, il 12 ottobre ha festeggia- la tua speranza di pellegrino, con
to il 40° di sacerdozio. Quindici la tua carità di uomo povero. Se
anni fa, per il 25° d’ordinazio- proprio ci tieni a farmi un regane, aveva scritto una bella let- lo, vieni con i profumi di casa
tera al papà. In questi tempi in nostra: una bottiglia del tuo vino
cui anche i rapporti tra padre e e un salame di Santa Maria.
figli non sono sempre ben
Antonio Diotto bacia il crocifisso
decifrabili, i versi di p. Ma- missionario di p. Mario, dopo
rio sono una dimostrazione averlo consegnato lui stesso
sincera d’amore per i propri al figlio partente
genitori. La pubblichiamo
volentieri perché le sue parole ci sembrano tanto utili
e attuali.
8
Con i profumi di casa,
la primavera del tempo
Caro papà, dalla missione
di Baraka, in Congo, ti mando questo mio messaggio: Ti
invito alla festa del mio giubileo sacerdotale, che si terrà
sulle rive del lago Tanganika
il 12 ottobre 1994.
Vieni solo, senza valigie
e senza macchine fotografiche, senza croci e senza
rosari. L’Africa ha già le sue
p. MARIO DIOTTO, sx
Sarà una festa meravigliosa,
con la partecipazione di tanti
bambini, con il canto della mia
fisarmonica e la dolce presenza
dei tuoi ricordi. Saranno presenti
anche mamma Caterina e sorella
Virginia, in un modo diverso e
con volti diversi. Saranno accanto a noi, come lo sono
sempre state in questi miei
dodici anni di Africa.
Il Tanganika ti accoglierà
con tutti i suoi colori e la
tua presenza di papà mi farà sentire ancora più bambino, smarrito nel tempo
dei miei venticinque anni
di ministero sacerdotale.
Mano nella mano, ti riporterò nella primavera della
mia chiamata.
Ti ricorderò così, con i versi di p. Turoldo: «Seduto davanti alla soglia di casa mia,
mentre mia madre attingeva
acqua dal pozzo, il vecchio
mio mi parlò così: “Figlio,
è giunta l’ora, vai per la tua
strada, ricordati di casa tua, di
me e di tua madre”».
■
sa, con lo scopo specifico di ricordare il
samurai martire, il
sassofonista nel programma di 17 pezzi,
oltre a brani celebri e
a composizioni personali, ha inserito anche
canti religiosi. La parte centrale è stata dedicata alla lettura della vita del martire. È
stato bello risentire le
sue parole proclamate da una suora giapponese: “Ora che ho
capito che posso ricevere la salvezza tramite la chiesa di Cristo,
nessuno potrà mai più
separarmi dalla chiesa, dovessi anche perdere la vita”.
La chiesa di Miyakonojo, in Giappone, dove lavora padre Mario Piacere, gremita per il concerto commemorativo del martire Leo, proclamato beato un anno fa;
davanti, il giovane sassofonista e la statua del martire
Dio al primo posto
Grazie al concerto,
una sessantina di non
cristiani hanno messo piede per
la prima volta in una chiesa cattolica, e per la prima volta hanno sentito parlare di un samurai
che 400 anni fa ha dato la vita
per Cristo. Questo è stato il vero
successo dell’evento.
Quale risonanza avranno avuto nei cuori dei partecipanti le
parole pronunciate dal nostro
martire 4 secoli fa? Che signifi-
cato avranno attribuito i buddhisti e gli altri alle parole, “perdere la vita per Cristo”? Una cosa
è certa: lo Spirito Santo continua
a lavorare nei cuori di tutti, e in
futuro si vedranno ancora altre
meraviglie. L’esempio di questo
martire samurai ispiri i “moderni samurai” - che sono tutto ditta, lavoro, famiglia, società... - a
mettere Dio al primo posto! ■
IL DONO DELLA VITA QUOTIDIANA
Stiamo per vivere l’evento che ci ridona la speranza: il Natale di Cristo. La vita riassume il senso che il Creatore le aveva dato fin dall’inizio. Nonostante questo evento, ci troviamo ancora di fronte a persone che sono stanche di vivere. Eppure, Lui è venuto perché tutti abbiano vita in abbondanza.
C’è bisogno di darci una scossa e rimuoverci da quelle situazioni che
creano problemi e malessere. Ve le descrivo con le parole del poeta cileno Pablo Neruda. Le ho lette su “Incontro”, bollettino della parrocchia di Carpendo (Mestre), e mi sono parse appropriate.
“Muore lentamente chi diventa schiavo dell’abitudine, chi non cambia la marcia, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi
preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni. Muore lentamente chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia
aiutare. Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Muore lentamente chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli
argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono
qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di
una splendida felicità”.
Ringraziamo Dio per il dono della vita quotidiana. E gli auguri che
ci scambieremo siano uno stimolo a investire di più e meglio tutte le
possibilità e capacità che abbiamo ricevuto in dono. A tutti, grazie per
la vicinanza e la collaborazione.
Buon Natale e Felice 2010 !
p. Romeo Brotto e i
saveriani di Zelarino