l`ecosistema per l`innovazione: quali strade per la crescita delle
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L’ECOSISTEMA PER L’INNOVAZIONE: QUALI STRADE PER LA CRESCITA DELLE IMPRESE E DEL PAESE Main Partner Partner In collaboration with Special thanks to PREMESSA In Italia il primo trimestre di quest’anno si è chiuso meglio di come era iniziato, ma sottotono rispetto alle aspettative di fine 2015. La crescita rimane lenta e non si diffonde in tutti i settori da Nord a Sud: siamo ancora lontani da un sentiero di sviluppo che in tempi ragionevoli ci riporti ai valori pre-crisi. I nostri consulenti hanno calcolato che di questo passo raggiungeremo i livelli pre-crisi di PIL e investimenti (pubblici e privati) non prima del 2022, con un “buco” di mancata crescita di oltre 15 anni nella storia economica di questo Paese. Nel quinto anno di attività della community Innovazione e Tecnologia (InnoTech) continuiamo a credere che la scienza, la tecnologia, la ricerca e l’innovazione siano la via d’uscita da questo empasse. La community, avviata nel 2011 nell’ambito di Ambrosetti Club che riunisce oltre 350 massimi responsabili di gruppi ed organizzazioni nazionali e multinazionali operanti in Italia, vuole offrire a tutti gli attori pubblici e privati del Paese una piattaforma di discussione e conoscenza di alto livello per promuovere l’innovazione come leva strategica di sviluppo in Italia e strutturare un forte e vincente ecosistema per l’innovazione. Le recenti parole del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella esprimono in modo chiaro il messaggio che la community InnoTech porta avanti dal 2011: “Bisogna innovare per crescere, per competere. […] Tornare alla crescita richiede uno sforzo in termini di innovazione e investimenti, terreno dove l’Italia si colloca ancora al di sotto di altri Paesi industrializzati, per adeguarsi alle nuove tecnologie, valorizzare le capacità delle persone, sostenere la competizione”. In questi cinque anni sono stati fatti molti passi avanti: il Sistema Italia ha maturato una crescente consapevolezza dei benefici dell’innovazione e dell’importanza di promuovere un ecosistema in grado di favorirla. Sono state introdotte numerose misure per favorire la ricerca e l’innovazione e per supportare le imprese anche nella logica di favorire e stimolare le collaborazioni con Università, enti di ricerca e startup. Occorre proseguire con forza su questa strada e focalizzare l’attenzione sugli ambiti prioritari che risultano da ottimizzare: –– Occorre, in primis, aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione, sia pubblici sia privati, oggi ancora troppo limitati rispetto ai competitori europei ed internazionali –– Occorre accelerare sul fronte delle misure a favore dell’innovazione (di “ricette” valide ce ne sono tante: serve capacità di realizzazione e velocità di azione) –– Occorre lavorare per ridurre le difformità territoriali (il nostro Sistema Paese è come un treno, la cui velocità è determinata dalla velocità del vagone più lento). Philippe Aghion, Professore di Economia al Collège de France, che interverrà alla quarantaduesima edizione del nostro Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” (Cernobbio – 2, 3 e 4 settembre 2016), descrive in modo straordinariamente efficace e sintetico i requisiti dell’economia basata sull’innovazione: “Un’economia la cui crescita è basata sull’innovazione richiede uno “Smart State” che focalizzi le sue risorse su educazione, salute, Università, e che supporti le Piccole e Medie Imprese che portano innovazione.” Sottoscriviamo in pieno la sua affermazione. Questo rapporto contiene i risultati del lavoro che la community InnoTech ha svolto negli ultimi dodici mesi, con una ricchezza di dati, confronti, benchmark e spunti di riflessione che vogliono essere a supporto dei policy maker e dei business leader per identificare una traiettoria per l’innovazione. In particolare, segnalo l’aggiornamento annuale dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII), indice sintetico che compara la performance innovativa dei principali ecosistemi al mondo con quella dell’Italia, e l’aggiornamento dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII), che misura i risultati di innovazione nelle 89 macro Regioni europee, comprese quelle italiane. Questi strumenti rappresentano un Tableau De Bord di riferimento per i decisori del Paese per individuare i “cantieri di lavoro” critici e prefigurare le migliori azioni e policy per superare i divari del Paese. Segnalo inoltre l’approfondimento sull’innovazione nelle imprese italiane, a cui è dedicato l’intero Capitolo 5 e che – attraverso un’analisi sviluppata a livello europeo e italiano e una serie di interviste ai Vertici di alcune tra le organizzazioni e imprese che fanno dell’innovazione un fattore-chiave di sviluppo – non solo ha dimostrato la forte correlazione tra investimenti in ricerca e innovazione e crescita, ma ha individuato gli ambiti e le leve per il migliore governo dei processi e delle strategie di innovazione. 2 © The European House - Ambrosetti Prima di invitarvi alla lettura del documento, desidero esprimere la mia più sentita gratitudine a Whirlpool R&D, ABB, Citrix e Pirelli, che hanno sostenuto con convinzione l’iniziativa insieme ad Assobiotec, Banca Ifis, Cisco, Electrolux, Ericsson, Banca Finint, Talent Garden, Dassault Systèmes e CastelBrando. Infine, un ringraziamento al Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti composto da Federica Alberti, Nevia Andrisani, Rossana Bubbico, Marta Gobbo, Cetti Lauteta, Giovanna Menna, Sara Milani, Paola Pedretti e Lorenzo Tavazzi. Valerio De Molli Managing Partner The European House - Ambrosetti © The European House - Ambrosetti 3 4 © The European House - Ambrosetti INDICE 1 PREMESSA............................................................................................................................. 1 1 ATTORI, LOGICHE E OBIETTIVI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA.................................................................................................................... 7 1. I MEMBRI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA E GLI ALTRI ATTORI DEL PROGETTO................................................................................. 8 2. LA COMMUNITY: MISSIONE E LOGICHE DI FUNZIONAMENTO..................................12 3. PERCHÈ PARLARE DI INNOVAZIONE OGGI.....................................................................17 4. LA STRUTTURA DI QUESTO RAPPORTO..........................................................................20 2 VERSO L’ECCELLENZA DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO: I PROGRESSI E LE PRINCIPALI MISURE VARATE DAL PAESE NELL’ULTIMO ANNO.......................................................................................................23 1. I CANTIERI DI LAVORO E LE PRIORITÀ D’AZIONE INDIVIDUATE DALLA COMMUNITY INNOTECH PER L’ITALIA.............................................................. 24 2. LE MISURE PROMOSSE PER L’ECOSISTEMA NAZIONALE DELL’INNOVAZIONE NELL’ULTIMO ANNO..................................................................... 32 2.1 I PROGRAMMI NAZIONALI PER L’INNOVAZIONE.............................................. 33 2.2 GLI STRUMENTI A SUPPORTO DEL FINANZIAMENTO DELL’INNOVAZIONE................................................................................................ 34 2.3 LO SVILUPPO DELLE STARTUP..............................................................................38 2.4 LE MISURE A FAVORE DELLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE................................................................... 39 2.5 GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ E IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA FORMATIVO ...........40 3. LO SME INSTRUMENT DI HORIZON 2020: QUESTIONI APERTE ED OPPORTUNITÀ.......................................................................... 44 3 AMBROSETTI INNOSYSTEM E INDEX E AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX 2016: LA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI VERSO GLI ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO........................................ 49 1. PREMESSA: GLI ECOSISTEMI DI INNOVAZIONE PER LA COMPETITIVITÀ...................................................................................................... 50 2. L’AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX: STRUTTURA E METODOLOGIA..................... 52 3. I RISULTATI DELL’AMBROSETTI INNNOSYSTEM INDEX 2016.................................... 56 3.1 SVIZZERA...................................................................................................................60 3.2 COREA DEL SUD....................................................................................................... 62 3.3 SINGAPORE................................................................................................................ 64 3.4 STATI UNITI............................................................................................................... 66 3.5 GERMANIA.................................................................................................................68 3.6 ISRAELE...................................................................................................................... 70 3.7 REGNO UNITO........................................................................................................... 72 3.8 SVEZIA........................................................................................................................ 74 3.9 GIAPPONE.................................................................................................................. 76 3.10 FINLANDIA................................................................................................................ 78 3.11 FRANCIA.....................................................................................................................80 3.12 CANADA......................................................................................................................82 3.13 ITALIA.........................................................................................................................84 3.14 CILE ...........................................................................................................................86 4. L’AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX..........................................................88 5. CONSIDERAZIONI SULLA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI................................................................................ 92 4 LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY INNOTECH: LE TENDENZE DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA....................................... 103 1. LA SURVEY DELLA COMMUNITY INNOTECH: STRUTTURA E METODOLOGIA..... 104 1.1 L’ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DELLA SURVEY............................................. 105 2. I RISULTATI DELLA SURVEY 2016................................................................................... 109 2.1 L’ORIENTAMENTO ALL’INVESTIMENTO IN INNOVAZIONE.......................... 109 2.2 LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DEL PROCESSO INNOVATIVO................114 2.3 L’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO E EUROPEO.........................118 2.4 L’INNOVAZIONE ALL’INTERNO DELLE IMPRESE............................................ 120 3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI.......................................................................................... 126 5 L’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE: DINAMICHE E LEVE STRATEGICHE DI RIFERIMENTO.............................................................................129 1. L’INNOVAZIONE COME DRIVER DELLA CRESCITA DELLE IMPRESE...................... 130 2. L’ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLA RICERCA E SVILUPPO E DELL’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE: LE LEVE STRATEGICHE.............................. 140 2.1 CULTURA AZIENDALE...........................................................................................141 2.2 STRATEGIA.............................................................................................................. 142 2.3 ORGANIZZAZIONE..................................................................................................147 2.4 NETWORK RELAZIONALE.................................................................................... 149 2.5 FINANZIAMENTO.................................................................................................... 151 3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI...........................................................................................153 ATTORI, LOGICHE E OBIETTIVI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA Obiettivo del Capitolo n. 1 • Presentare l’ambito di focalizzazione e gli obiettivi della community Innovazione e Tecnologia. • Illustrare il percorso di lavoro 2015/2016 e l’approccio adottato. • Fornire una panoramica della struttura del rapporto 2016 “L’ecosistema per l’innovazione: quali strade per la crescita delle imprese e del Paese”. 1 1. I MEMBRI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA E GLI ALTRI ATTORI DEL PROGETTO “L’’innovazione non è certo l’unico fattore determinante della crescita di un Paese e del rafforzamento del suo tessuto produttivo, ma ne rappresenta un elemento cruciale. Uno sguardo alle performance dei Paesi che la Commissione Europea definisce leader nell’innovazione rivela, infatti, quanto sia forte la correlazione tra innovazione e crescita.” Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana Il presente rapporto riassume e sistematizza gli indirizzi, le riflessioni e i risultati del lavoro della community Innovazione e Tecnologia (“InnoTech”) di Ambrosetti Club nel percorso 2015/2016. La community InnoTech è nata nel 2011 con l’ambizione di contribuire a creare un ecosistema dell’innovazione in Italia. Ogni anno viene avviato un percorso composto da incontri di approfondimento con personalità di spicco del panorama dell’innovazione italiana e internazionale. Tali incontri vedono la partecipazione di imprenditori, esperti e opinion leader e hanno la finalità di approfondire, in prospettiva multidisciplinare, temi prioritari in ambito innovazione e tecnologia, creare un momento di dialogo e scambio di conoscenze ed esperienze, elaborare riflessioni concrete da portare all’attenzione dei decision maker nazionali. Il Technology Forum è il momento culminante del percorso e ogni anno riunisce – ai massimi livelli – i diversi attori dei processi innovativi di successo: la ricerca, l’impresa, la finanza e le Istituzioni. Hanno partecipato ai lavori del percorso 2015/2016 – quinto anno di attività della community InnoTech i Vertici di: ▪▪ ▪▪ A. Agrati A.C.M. - Automatismi Costruzioni Meccaniche 8 A.M.M.A. ABB ▪▪ Accademia Lifescience AEB Technologies Agsm Verona ▪▪ Aizoon Consulting ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ © The European House - Ambrosetti ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Albelissa Alisei Altran Italia Alvarez & Marsal Italia Anfia-Associazione Nazionale fra Industrie Automobilistiche Ansaldo Energia Ansaldo Sviluppo Energia Apre Aptuit Ardes Arena Sport Argan Capital Asja Ambiente Italia Assobiotec Associazione Nazionale Avvocati Italiani Autoliv Italia Axxam Banca Finint Banca Generali Banca Ifis Bayer Bcube Be Think, Solve, Execute Berlin Partner for Business and Technology Berrier Capital Brainsigns Bravosolution British Consulate General British Embassy - Rome Bros Manifatture BT Technology C.l.n. Caretti & Associati Ceis Centro di Riferimento Oncologico di Aviano ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Centro Sviluppo Materiali Ceva Logistics Italia Circassia Cisco Systems Italy Citrix CMC Capital Comau Como Venture Confindustria Confindustria Veneto Cooper Standard Automotive Italy Corriere della Sera Costa Crociere Crédit Agricole CIB Dar Capital Dassault Systemes Dea Dedagroup Denso Sales Italia Directa Plus D-Orbit Dorna WSBK Organization Dow Dresden University of Technology Ducati Energia Dytech Dynamic Fluid Technologies Eambiente Eco4cloud Edenred Italia Electrolux Elior Ristorazione EMC Computer Systems Italia Emmedue Enel Eni Enplug ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Ericsson Erydel Euro Sider Scalo European Agency for SME European Commission European Hub Eustema Ewing Marion Kauffman Foundation Exever Fabbrica d’Armi Pietro Beretta Falck Fantozzi & Associati Faper Group Ferrari Ferrero Fiat Chrysler Automobiles Finint & Wolfson Associati Finmeccanica Floome Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica della Regione Lombardia Foodmaps Foodora Fructa&Co G&Life Gas Natural Italia GE Italia E Israele Genenta Science Ghelfi Ondulati Gho Capital Partners Giorgio Fedon & Figli Gnc Goldmann & Partners Hamilton Ventures H-Farm © The European House - Ambrosetti 9 ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Holding Ferrara Servizi Horacio Pagani I.R.B. Istituto di Ricerche Biotecnologiche I2g - Innovation to Growth Iag Ibe Iccrea Holding IEO - Istituto Europeo di Oncologia Il Sole 24 Ore Imperial College London Index Ventures Info.Era Infocert Inn.Impresa Innogest Innovation Mould Intesa Sanpaolo Iren Isa Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna Istituto Europeo di Design Istituto Italiano di Tecnologia Italcanditi Italian Embassy in Uk Italtel Johnson Controls Automotive Italy Johnson & Johnson Medical La Spezia Container Terminal Lear Corporation Italia Lechler 10 ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ London & Partners Luigi Lavazza Lundbeck Italia Mandotti Bros Mattel Medcity MEP - Macchine Elettroniche Piegatrici Ministero dell’Economia e delle Finanze MIT Senseable City Lab Molmed Moon Express Mw London Ncnbio Neologistica Nicox Research Institute Noxi Oerlikon Graziano Group Officine Metallurgiche G. Cornaglia Olimpia Agency Panakes Partners Parco Tecnologico Padano di Lodi Parlamento Europeo Parlamento Italiano Pelliconi & C. Pirelli Politecnico di Milano Polo Tecnologico di Pordenone Principia Sgr Qb Group QN Financial Services Quaternario Investimenti Randstad Group Italia Retelit Rf Energy Alliance © The European House - Ambrosetti ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Ri.tra.ma Rina Saipem San Polo Lamiere Schneider Electric Schroders Italy Segesta Sifood Sissa Streparava T2i Trasferimento Tecnologico e Innovazione TAG - Talent Garden Techint Tegola Canadese Telethon Telit Ternienergia The Financial Times The Hub Trieste Group The Vortex Ticket Gemeaz Toscana Life Sciences Toyota Material Handling Europe Trevisostampa Università Cattolica del Sacro Cuore Università di Brescia Università di Napoli Federico II Università di Padova University of California at Berkeley Uvet Valagro Vega - Parco Scientifico Tecnologico di Venezia Vitalfood Italcanditi Warbug Pincus ▪▪ Warrant Group ▪▪ Webasto ▪▪ Whirlpool R&D ▪▪ X23 ▪▪ Zobele Holding ▪▪ Alberto Di Minin, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Research Fellow del Berkeley Roundtable on the International Economy, ha svolto il ruolo di Advisor scientifico della community InnoTech 2015/2016. Il Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti che coordina le attività della community InnoTech e la redazione del presente rapporto è composto da: Federica Alberti, Nevia Andrisani, Rossana Bubbico, Marta Gobbo, Cetti Lauteta, Giovanna Menna, Sara Milani, Paola Pedretti e Lorenzo Tavazzi. © The European House - Ambrosetti 11 2. LA COMMUNITY: MISSIONE E LOGICHE DI FUNZIONAMENTO La community InnoTech nasce nel 2011 all’interno di Ambrosetti Club. Il Club, istituito nel 1999, riunisce i massimi responsabili di gruppi ed organizzazioni nazionali e multinazionali operanti in Italia (oggi oltre 350) e persegue due scopi prioritari: –– Contribuire concretamente al progresso civile ed economico del nostro Paese –– Contribuire all’eccellenza e all’ottimizzazione delle Istituzioni e delle imprese in esso radicate. Ambrosetti Club da alcuni anni, sulla scorta dei segnali di debolezza competitiva dell’Italia, ha avviato un percorso di riflessione sul Sistema Paese con l’obiettivo di: –– Interpretare, secondo una prospettiva strategico-competitiva, gli elementi strutturali che caratterizzano il mondo contemporaneo –– Declinare tali elementi sulla realtà italiana per capire i nodi chiave che rallentano la crescita del Paese –– Proporre azioni e correttivi per accrescere il livello di attrattività e di sviluppo nazionale. In questo contesto, la community InnoTech è stata costituita con l’obiettivo di supportare l’azione dell’Italia in uno dei “cantieri di lavoro” più cruciali oggi per la competitività del Paese: il sistema dell’innovazione. La promozione della capacità innovativa, quale attività di costruzione di un ecosistema di riferimento – regole, strumenti, meccanismi di funzionamento, cultura – all’interno del quale la messa a valore dell’attività di ricerca può trovare facilitazione (o meno), è oggi infatti uno dei pilastri dell’attrattività, dell’efficienza e delle strategie di sviluppo dei sistemi economico-produttivi ed istituzionali nazionali più dinamici. La missione della community InnoTech, in coerenza con le finalità di Ambrosetti Club è: “Rafforzare il dialogo e le relazioni tra la comunità industriale, scientificotecnologica, finanziaria e istituzionale per promuovere opportunità di crescita ed una cultura dell’innovazione diffusa”. 12 © The European House - Ambrosetti La community è un sistema aperto che raccoglie i contributi di molteplici attori pubblici e privati del Paese, dando voce ad esperienze concrete, mettendo in comune soluzioni e approcci e condividendo ambiti e modalità di intervento in uno spirito positivo e costruttivo. I capisaldi della sua attività sono: –– Discutere in maniera pragmatica gli aspetti rilevanti dell’innovazione come fattore di crescita –– Esplorare le opportunità concrete per le imprese derivanti dall’innovazione e dal suo trasferimento –– Condividere le esperienze più significative –– Approfondire la conoscenza delle più attuali innovazioni e tecnologie –– Comunicare le riflessioni al Paese per stimolare il dibattito e l’azione. Alla luce di queste considerazioni, la community, nel suo quinto anno di lavoro, ha dedicato gli incontri di approfondimento ai seguenti temi: –– La Ricerca come leva per sviluppare impresa, economia e occupazione –– Gli ingredienti di un ecosistema dell’innovazione “vibrante” –– Innovazione e Tecnologia nel settore Automotive –– Quando l’Europa finanzia l’Innovazione – Istruzioni per l’uso di Horizon 2020 –– Digital Transformation: opportunità per il Paese e le imprese –– Smart Materials. Gli incontri si sono svolti in Italia, fatta eccezione per l’incontro “What Makes a Vibrant Innovation Ecosystem?” che si è tenuto a Londra a metà novembre, presso l’Imperial College London e – grazie al coinvolgimento di autorevoli attori dell’ecosistema dell’innovazione londinese – ha approfondito i seguenti aspetti: London Innovation Ecosystem, Imperial Incubator & Imperial Innovations, MedCity (Life Science and Bio Medical to support economic growth), Future Cities, Sensing and the Future of Health, Data Science. © The European House - Ambrosetti 13 ■■ Figura 1– Il percorso di lavoro della community InnoTech 2015- 2016 14 © The European House - Ambrosetti Il Technology Forum 2016 ha invece trattato i seguenti temi: –– Disruptive Innovation –– Ecosistemi Urbani –– Imprenditorialità e Innovazione – What Inspires Me to Change The World –– Hub dell’Innovazione a livello Paese –– Le nuove frontiere della Scienza e della Tecnologia: Sensible Cities, Smart Materials, Robotica e Internet delle Cose, Human Technopole. La metodologia di lavoro adottata nel percorso 2015/2016 ha previsto, oltre agli incontri di approfondimento, anche una serie di interviste volte ad approfondire i temi pregnanti legati all’innovazione all’interno delle imprese e ai benefici derivanti dall’adozione di soluzioni e strategie tese a creare un ambiente fertile per la sperimentazione di nuovi approcci e paradigmi. Le interviste hanno coinvolto i seguenti imprenditori e Top Executive, esperti e osservatori del mondo dell’innovazione, che ringraziamo vivamente per il tempo dedicato e per i contributi offerti: –– Mario Corsi, Amministratore Delegato, ABB –– Angelo D’Alessandro, Founder, Buddy Bank –– Roberto Vavassori, Business Development Director, Brembo –– Gianluca Dettori, Presidente, DPixel –– Roberto Siagri, Presidente e CEO, Eurotech –– Aldo Uva, Chief Officer Operating Supply and Strategic Business Platforms, Ferrero –– Guido Romeo, Giornalista, Il Sole 24 Ore –– Fabio Cannavale, CEO, lastminute.com Group –– Catia Bastioli, Amministratore Delegato, Novamont –– Marco Checchi, Amministratore Delegato, Pelliconi –– Marco Spinetto, Head of Stretgic Innovation, Pirelli –– Nicola Redi, Investment Director, Vertis –– Adriano Scaburri, Chief Technology Officer, Whirpool R&D –– Federico Ferrazza, Direttore, Wired Italia In tema di linee guida per migliorare la capacità di innovare e mettere a valore la ricerca e l’innovazione in Italia, la community sin dalla sua costituzione ha deciso di concentrarsi sulle azioni trasversali che riguardano gli elementi base di un sistema efficiente. Non si è voluto privilegiare un approccio “settoriale”, bensì proporre orientamenti/interventi che si collocano a “monte”. Coerentemente con questo, la focalizzazione del lavoro è sui grandi ambiti in cui si creano i presupposti per la promozione e il buon funzionamento dei meccanismi innovativi. Nel tempo la community ha elaborato un insieme articolato di proposte che sono presentate in forma sintetica nel Capitolo 2 del presente rapporto. © The European House - Ambrosetti 15 La community InnoTech, intende dunque in ultima istanza dare un contributo fattivo e costruttivo al dibattito per il miglioramento della capacità innovativa e competitiva dell’Italia. 16 © The European House - Ambrosetti 3. PERCHÈ PARLARE DI INNOVAZIONE OGGI Da sempre l’innovazione è una condizione essenziale del progresso economico e sociale. In particolare, in questo periodo di forte accelerazione, cambiamento e discontinuità con il passato, l’innovazione permette di sostenere la qualità del nostro stile di vita, di migliorare i processi organizzativi delle nostre imprese, di introdurre nuovi prodotti sul mercato che migliorano la qualità delle nostre vite, di rispondere in maniera adattiva al costante mutamento di modelli produttivi, assetti demografici, condizioni ambientali. Box - Che cos’è l’innovazione ▪▪ ▪▪ ▪▪ ▪▪ Un mix di creatività e iniziativa per generare nuove combinazioni L’introduzione di qualcosa che in un certo contesto è nuova Nuove idee, nuovi modi di vedere le cose Qualcosa che cambia le regole, stabilisce nuovi confini, introduce qualcosa di non previsto/contemplato o conosciuto ▪▪ Un nuovo prodotto, processo, struttura che crea nuovo valore ▪▪ Un breakthrough (il miglioramento è incrementale) ▪▪ Un processo di trasformazione che cambia la struttura interna e l’ambiente esterno. Oggi tutti i Paesi puntano alla dimensione innovativa come fattore competitivo. Lo sforzo “taglia” trasversalmente le politiche e le strategie nazionali indipendentemente che si tratti di economie post-industriali o emergenti. A fronte di ciò, il panorama globale è diversificato e nello scenario di riferimento tendono a configurarsi degli “hotspot” di innovazione – vuoi essi intesi come cluster specializzati o interi Sistemi Paese – che tendono a produrre output innovativi su livelli quali-quantitativi più elevati e a disegnare la frontiera del nuovo nei vari campi delle scienze, della ricerca e del business. Anche i livelli di investimento in innovazione, approssimati dalla spesa in ricerca e sviluppo, sono molto eterogenei tra le diverse economie: se da un lato Paesi come la Corea del Sud e Israele investono più del 4% del proprio PIL in questo ambito, dall’altro l’Europa si è data l’obiettivo di arrivare al medio 3% entro il 2020. © The European House - Ambrosetti 17 Canada 1,29 Italia 1,61 1,70 1,97 Paesi Bassi Regno Unito 2,00 Singapore 2,26 Francia 2,74 Stati Uniti 3,05 Danimarca 2,84 3,16 Svezia Germania 3,17 Finlandia Giappone Corea del Sud Israele 3,58 4,11 4,29 In questo quadro l’Italia mostra un ritardo significativo dagli altri Paesi con una spesa in ricerca e sviluppo pari solo all’1,3% del PIL, anche se in crescita negli ultimi anni. ■■ Figura 2 – Spesa in R&S di alcune economie mondiali in % del PIL (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE, 2016) È assodato in■ letteratura, pur con le cautele tipiche necessarie nelle valutazioni relative alle Figura 2 – Spesa in R&S di alcune economie mondiali in % del PIL (Fonte: The European House - Ambrosetti su dati 2016) performance in ricerca e innovazione sono associacorrelazioni di causa-effetto, cheOCSE, elevate te a tassi di crescita più elevati. I Paesi che per primi hanno infatti capito l’importanza del circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita sono quelli che si sono posizionati meglio in termini di competitività di sistema di lungo periodo e che hanno mostrato maggiore resilienza alle crisi contingenti. R² = 0,6561 SPESA IN R&S (% PIL), media 2000-2013 4,5 Israele 4,0 3,5 Svezia 3,0 Germania 2,5 1,5 1,0 Regno Unito Portogallo Grecia 0,5 0,0 Paesi Bassi Italia Corea del Sud Stati Uniti Canada Belgio Francia 2,0 Svizzera 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 PIL, tasso di crescita a prezzi costanti, media 2000-2013 ■■ Figura 3 – Correlazione tra spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e crescita del PIL, dati in US$ costanti al 2000 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE e IMF, 2015) ■ Figura 3 – Correlazione tra spesa in ricerca e sviluppo (R&S) e crescita del PIL, dati in US$ costanti al 2000 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE e IMF, 2015) © The European House - Ambrosetti 18 L’innovazione è quindi un tema strategico per ogni Paese, e soprattutto per l’Italia che sconta una debolezza nella capacità di innovare, in un contesto caratterizzato da dinamiche di crescita e competitività più lente che altrove (per ulteriori dettagli si veda il Capitolo 3 di questo rapporto). Per rilanciare sostanzialmente la capacità di innovare del Paese – e quindi la crescita e lo sviluppo – occorre costruire un ecosistema dell’innovazione che: –– Dia impulso all’uso efficiente dei “giacimenti” di risorse oggi esistenti (umane, di conoscenza, finanziarie, di capitale tangibile e intangibile) –– Stimoli un approccio concreto all’ottimizzazione e assegnazione meritocratica dei fondi capace di bilanciare le esigenze del presente con i bisogni strategici del futuro –– Traguardi la concezione dell’innovazione come valore diffuso da promuovere prioritariamente. © The European House - Ambrosetti 19 4. LA STRUTTURA DI QUESTO RAPPORTO Il presente rapporto raccoglie il sapere e le riflessioni che si sono sedimentate in seno alla community. Il documento è organizzato in cinque capitoli, di seguito sinteticamente illustrati. 1. ATTORI, LOGICHE E OBIETTIVI DELLA COMMUNITY INNOVAZIONE E TECNOLOGIA Obiettivi: –– Presentare l’ambito di focalizzazione e gli obiettivi della community Innovazione e Tecnologia –– Illustrare il percorso di lavoro 2015/2016 e l’approccio adottato –– Fornire una panoramica della struttura del rapporto. 2. VERSO L’ECCELLENZA DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO: I PROGRESSI E LE PRINCIPALI MISURE VARATE DAL PAESE NELL’ULTIMO ANNO Obiettivi: –– Presentare, in un quadro organico di sintesi, le proposte e le raccomandazioni formulate dalla community InnoTech dal 2011 ad oggi in tema di promozione di un ecosistema-Paese favorevole all’innovazione, alla ricerca scientifico-tecnologica e alla crescita –– Offrire una visione sinottica delle principali azioni messe in campo dal Governo italiano a sostegno dell’innovazione dal Technology Forum 2015 (22-23 maggio) ad oggi –– Presentare un approfondimento sullo SME Instrument di Horizon 2020 in tema di finanziamento della ricerca e sviluppo, discutendone le opportunità e gli ambiti di ottimizzazione. 3. AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX E AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX 2016: LA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI VERSO GLI ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO Obiettivi: –– Presentare la metodologia e i risultati dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII) 2016 sulla performance innovativa dei principali ecosistemi di innovazione mondiale e dell’Italia 20 © The European House - Ambrosetti –– –– Discutere i fattori abilitanti associati al successo degli ecosistemi selezionati Valutare i risultati di innovazione delle Regioni europee ed italiane attraverso l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII) 2016. 4. LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY INNOTECH: LE TENDENZE DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA Obiettivi: –– Presentare gli indirizzi di un campione selezionato della business community italiana rispetto alle tendenze in campo tecnologico e gli investimenti in innovazione –– Analizzare i risultati della survey 2016 in chiave comparativa rispetto a quelle del 2015 e 2014, valutandone i principali trend –– Discutere i risultati dell’indagine in relazione alle nuove competenze e professionalità richieste dalle imprese –– Fornire elementi di riflessione e conoscenza per orientare le politiche a livello nazionale. 5. L’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE: DINAMICHE E LEVE STRATEGICHE DI RIFERIMENTO Obiettivi: –– Indagare il legame esistente tra investimento in innovazione e R&S e performance economica delle imprese, creando un incentivo forte perché le imprese accrescano le risorse dedicate a questo investimento –– Descrivere alcune delle leve strategiche che le imprese hanno a disposizione per migliorare la loro capacità innovativa. © The European House - Ambrosetti 21 22 © The European House - Ambrosetti VERSO L’ECCELLENZA DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO: I PROGRESSI E LE PRINCIPALI MISURE VARATE DAL PAESE NELL’ULTIMO ANNO 2 Obiettivo del Capitolo n. 2 • Presentare, in un quadro organico di sintesi, le proposte e le raccomandazioni formulate dalla community InnoTech dal 2011 ad oggi in tema di promozione di un ecosistema-Paese favorevole all’innovazione, alla ricerca scientifico-tecnologica e alla crescita. • Offrire una visione sinottica delle principali azioni messe in campo dal Governo italiano a sostegno dell’innovazione dal Technology Forum 2015 (22-23 maggio) ad oggi. • Presentare un approfondimento sullo SME Instrument di Horizon 2020 in tema di finanziamento della ricerca e sviluppo, discutendone le opportunità e gli ambiti di ottimizzazione. 1. I CANTIERI DI LAVORO E LE PRIORITÀ D’AZIONE INDIVIDUATE DALLA COMMUNITY INNOTECH PER L’ITALIA La community InnoTech di Ambrosetti Club, sin dalla sua nascita nel 2011, si è posta l’obiettivo di contribuire concretamente al progresso del nostro Paese proponendo ai policy maker nazionali azioni ed interventi mirati per accrescere il livello di attrattività e di sviluppo dell’ecosistema nazionale dell’innovazione. Si tratta di un tema prioritario per l’Italia. L’innovazione è infatti un driver di crescita e competitività di ogni Sistema Paese, soprattutto nell’attuale contesto economico-produttivo globalizzato, in veloce evoluzione e pervaso dalla tecnologia. L’Italia, pur con eccellenze diffuse sul territorio nazionale sia a livello aziendale sia di ricerca, sconta un ritardo rispetto ai principali competitori internazionali (per ulteriori approfondimenti si veda anche il Capitolo 3 di questo rapporto). A livello europeo ad esempio, il nostro Paese si colloca da oltre 10 anni nell’Innovation Union Scoreboard1 nel gruppo degli “innovatori moderati”, con un output aggregato di innovazione al di sotto della media Europea. Anche l’ultima rilevazione della Commissione Europea (2015) disegna un quadro di arretratezza: “Italy performs below the EU average in most dimensions, in particular in Finance and support and in Firm investments, with the worst relative performance being in Venture capital investments and License and patent revenues from abroad”. 1 L’Innovation Union Scoreboard (IUS), evoluzione dell'European Innovation Scoreboard introdotto nel 2001, è lo strumento utilizzato dall'Unione Europea per stilare, su base annuale e con criteri di comparabilità, la classifica dei Paesi europei in termini di capacità espresse di innovazione. L'IUS si basa su 25 indicatori statistici. 24 © The European House - Ambrosetti Leader innovativi Follower dell’innovazione Innovatori moderati Innovatori modesti ■■ Figura 1 – Innovation Union Scoreboard, 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Commissione Europea 2016) La possibilità di garantire percorsi di crescita sostenibili poggia indissolubilmente sulla capacità di spostare in avanti la frontiera dell’innovazione, anticipando le trasformazioni tecnologiche e le tendenze di mercato e massimizzando l’efficacia del trasferimento della conoscenza – applicata a prodotti, servizi e processi – in chiave di mercato. La globalizzazione, la pervasiva digitalizzazione della società, la knowledge economy e la “manifattura 4.0”2, rimescoleranno le carte creando nuovi orizzonti di opportunità e vincoli per le aziende e i Sistemi Paese a livello mondiale. Il premio competitivo per i Paesi non deriva quindi più dal “semplice” investimento in ricerca e sviluppo, ma è legato alla capacità di ottimizzare e massimizzare le connessioni (qualità e quantità) tra gli attori all’interno di ecosistemi di innovazione integrati, operanti su scale e ambiti, anche geografici, differenziati. Questo richiede una forte capacità di gestione strategica sistemica dell’innovazione che si concretizza nell’ottimizzazione di cinque dimensioni-chiave: –– Una governance chiara con un coordinamento efficace delle relazioni tra i diversi attori (anche con Agenzie/organizzazioni preposte appositamente) –– Delle policy pubbliche di indirizzo e supporto ad hoc, anche collegate ai piani più ampi di sviluppo territoriale 2 Si tratta dell'integrazione crescente di servizi, Internet e tecnologie informatiche nella produzione industriale. © The European House - Ambrosetti 25 –– –– –– Una rete di centri di eccellenza e imprese presenti (o attratte) sul territorio, legate da efficienti modelli collaborativi Un sistema finanziario in grado di convogliare risorse adeguate a supporto dell’investimento in innovazione delle imprese, anche con schemi integrativi pubblico-privati per attivare risorse con un effetto leva Un ambiente “culturale” diffuso pro-innovazione. GOVERNO (policy) MARKET PULL IMPRESE RICERCA DI BASE RICERCA CONOSCENZA RICERCA APPLICATA TECNOLOGIA SVILUPPO INDUSTRIALE MERCATO PRODUCT/TECHNOLOGY PULL FINANZA/INVESTITORI (capitali e risorse) ■■ Figura 2 – Attori e relazioni funzionali in un ecosistema di innovazione (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti) La community InnoTech al fine di supportare attivamente il Paese, ha identificato nel suo primo anno di attività (2011-2012) – attraverso un confronto approfondito con i principali stakeholder nazionali ed un capillare lavoro di ricerca sulle best practice internazionali – cinque “cantieri di lavoro” su cui devono essere orientati prioritariamente gli sforzi dei policy maker e degli attori coinvolti nella comunità dell’innovazione: –– Organizzazione dell’ecosistema - Paese dell’innovazione –– Finanziamento dell’innovazione –– Cooperazione ricerca-industria –– Sviluppo delle imprese innovative (e non solo startup) –– Attrattività e cultura-Paese dell’innovazione Tali cantieri mantengo ancora oggi inalterata la loro validità. 26 © The European House - Ambrosetti ORGANIZZAZIONE DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE FISSARE LE PRIORITÀ DI MEDIO E LUNGO PERIODO LEGANDO LE POLITICHE DELLA RICERCA, DELLO SVILUPPO E DEL LAVORO, PER VALORIZZARE LE SINERGIE CON LE SPECIALIZZAZIONI NAZIONALI ACCADEMICO-PRODUTTIVE E PER OTTIMIZZARE IL COORDINAMENTO TRA GLI ATTORI FINANZIAMENTO DELL’INNOVAZIONE RILANCIARE L’ATTIVITÀ INNOVATIVA DELLE IMPRESE A PARTIRE DA FLUSSI DI FINANZIAMENTO CHIARI, CERTI E COERENTI E PER MASSIMIZZARE L’IMPATTO DEI FONDI PUBBLICI PER L’INNOVAZIONE COOPERAZIONE RICERCA-INDUSTRIA PER COLMARE LE DISTANZE TRA IL MONDO DELLA RICERCA E IL TESSUTO PRODUTTIVO E CREARE INFRASTRUTTURE DI RACCORDO CAPACI DI AVVIARE PROCESSI DI INTERAZIONE EFFICACI SVILUPPO DELLE IMPRESE INNOVATIVE PER SUPPORTARE LA NASCITA E LO SVILUPPO DI IMPRESE DINAMICHE E CAPACI DI COMPETERE SULLA SCENA INTERNAZIONALE ANCHE SUI SEGMENTI DI PRODUZIONE A PIÙ ALTO VALORE AGGIUNTO ATTRATTIVITÀ E CULTURA-PAESE DELL’INNOVAZIONE PER CREARE UN APPROCCIO POSITIVO DIFFUSO VERSO L’INNOVAZIONE E RILANCIARE IL VALORE DELL’IMPRENDITORIALITÀ E DEI TALENTI ■■ Figura 3 – I cantieri di lavoro per l’ecosistema dell’innovazione secondo la community InnoTech Su questi ambiti la community ha elaborato nel tempo una serie di raccomandazioni e proposte puntuali che rappresentano una “mappa” di riferimento per orientare le scelte strategiche del Paese in ambito di innovazione. ORGANIZZAZIONE DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE • Strategia nazionale dell’innovazione • National innovation group FINANZIAMENTO DELL’INNOVAZIONE COOPERAZIONE RICERCA-INDUSTRIA • Agevolazioni per la ricerca privata e sblocco dei debiti non commerciali della PA • Nuovi schemi di intervento pubblicoprivato • Modello “banca per lo sviluppo industriale” • “Università tematiche” • Transferlab nazionale, governance e strumenti non tradizionali per il trasferimento tecnologico • Semplificazione e riduzione, sulla base di oggettive valutazioni di merito, del numero di strutture pubbliche di ricerca e di trasferimento tecnologico • Regime proprietà intellettuale per la ricerca pubblica SVILUPPO DELLE IMPRESE INNOVATIVE ATTRATTIVITÀ E CULTURA-PAESE DELL’INNOVAZIONE •D efinizione puntuale di “impresa innovativa” (alla quale collegare agevolazioni ad hoc) •P romozione di schemi di intervento misti pubblico-privato per il finanziamento delle imprese innovative •S timolo al venture capital tramite armonizzazione del regime fiscale e normativo alle best practice internazionali • E ducazione per l’innovazione e l’imprenditorialità •C rash Program per la valorizzazione dei giovani talenti della ricerca in Italia • L a revisione dei processi di reclutamento nel sistema della ricerca pubblica (bandi di direct recruiting) • L’istituzionalizzazione della “3° missione” per le Università, prevedendo obiettivi espliciti di trasferimento tecnologico, sistemi premiali e maggiore autonomia per gli Atenei ■■ Figura 4 – Le proposte della community InnoTech dal 2012 ad oggi © The European House - Ambrosetti 27 Nello specifico, nell’ambito del Cantiere 1 – “Organizzazione dell’ecosistema dell’Innovazione” – la community InnoTech ha più volte ribadito la necessità di formulare e implementare una strategia nazionale dell’innovazione, con un orizzonte temporale di almeno 10 anni, che definisca una visione condivisa del progetto di innovazione del Paese e che sia integrata in maniera organica – con un mix di misure verticali (specifiche di settore/ambiti) ed orizzontali (trasversali ai vari settori/ambiti) con le altre politiche messe in atto nel campo della ricerca, del lavoro, della formazione e dello sviluppo industriale. Politiche orizzontali: Strategia di competitività, politiche imprenditoriali, … Politiche orizzontali: Concorrenza, anti-trust, regolamenti, … Politiche verticali: Campioni nazionali, privatizzazioni, public procurement… Politiche orizzontali: Sussidi all’istruzione, regolazione del mercato del lavoro, … MERCATO Politiche verticali: Identificazione settori strategici, … SISTEMI E ISTITUZIONI LAVORO E COMPETENZE Politiche verticali: Praticantato, politiche per skill specifiche, … TECNOLOGIA Politiche orizzontali: Investimenti in R&S, … ECOSISTEMA Politiche verticali: Infrastrutture, cluster, … INFRASTRUTTURE FINANZA Politiche orizzontali: Regolamenti e pianificazioni generali Politiche orizzontali: Garanzie, corporate tax, regolamenti, … Politiche verticali: Fondi specifici, prestiti settoriali, … Politiche verticali: Incentivi alla green economy, centri di eccellenza, … ■■ Figura 5 – Elementi di riferimento per l’ecosistema nazionale dell’innovazione e dell’industria e integrazione delle politiche funzionali (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti 2016) Per quanto riguarda il Cantiere 2, quello relativo al “Finanziamento dell’innovazione”, la community ha fortemente raccomandato l’introduzione di misure strutturali, significative e il più possibile automatiche che supportino gli investimenti in R&S e innovazione. In riferimento al 3o Cantiere di lavoro, la “Cooperazione ricerca-industria”, la relazione e la collaborazione sub-ottimale tra imprese, Università, centri di ricerca e settore pubblico è un punto di debolezza dell’Italia e influisce negativamente sulla capacità di “fare rete”, scambiare know-how e competenze e produrre risultati tangibili e dirompenti. 28 © The European House - Ambrosetti Per questo una delle proposte di sistema della community è stata la costituzione di un Transferlab nazionale, anche prendendo spunto da alcuni esempi di riferimento nel mondo3, con l’obiettivo di supportare i processi di trasferimento tecnologico nel nostro Paese e fare “massa critica”. Accanto a questa, la community ha anche proposto dei modelli di governance e degli strumenti non tradizionali per il trasferimento tecnologico con forme di autonomia o semi-autonomia degli Uffici di Trasferimento Tecnologico dalle rispettive Università. Nel campo delle iniziative rivolte allo “Sviluppo delle imprese innovative” (Cantiere 4), la community ha affermato in più occasioni la necessità di promuovere schemi di intervento misti (pubblico-privato) volti a creare un ambiente favorevole allo sviluppo di mercati del capitale di rischio alternativi atti a finanziare questa tipologia di iniziative. La community ha infine evidenziato la necessità di massimizzare l’elemento “Attrattività e cultura-Paese dell’innovazione” (Cantiere 5) nel riconoscimento che questo è un pilastro fondamentale su cui l’Italia sconta un ritardo diffuso. La community ha ribadito il ruolo centrale delle Università per costruire un ecosistema innovativo efficiente. A tal fine sono state fatte alcune proposte puntuali tra cui la revisione dei processi di reclutamento nel sistema della ricerca pubblica con meccanismi di direct recruiting e bandi internazionali, lo snellimento delle procedure del visto di ingresso e del permesso di soggiorno per i ricercatori extra-comunitari interessati a lavorare in Italia, l’introduzione di obiettivi espliciti di trasferimento tecnologico per le Università con sistemi premiali e maggiore autonomia. È stata inoltre raccomandata la trasformazione di alcune Università generaliste in Università territoriali tematiche, specializzate e con un forte collegamento con le aziende. In questo quadro si inserisce una ulteriore raccomandazione riguardante la semplificazione e la riduzione, sulla base di oggettive valutazioni di merito, del numero di strutture pubbliche di ricerca e di trasferimento tecnologico4. La qualità e l’estrema concretezza delle proposte della community, ha fatto sì che dal 2011 ad oggi molte di queste abbiano incontrato il favore e l’approvazione del Governo italiano e dei suoi Ministeri. 3 Tra i vari esempi, si cita il National Technology Transfer Center (NTTC) negli USA. Istituito nel 1989 per volontà del Congresso, ha la missione di essere il catalizzatore del tech transfer tra agenzie di ricerca, Università e mercato. Il NTTC ha 3 ambiti di specializzazione: aerospazio, salute, energia. Tra i servizi che offre vi sono il technology/market assessment (con oltre 4.000 tecnologie valutate nel tempo) e il training specialistico (con quasi 7.000 professionisti di tech transfer formati). Il centro copre competenze interdisciplinari tra le quali: proprietà intellettuale, ingegneria, ICT, analisi di mercato, supporto alla partecipazione ai bandi, messa a punto di contratti, consulenze di business/industriali, formazione. 4 Oltre 1.200 centri per l’innovazione e il Trasferimento Tecnologico (Parchi, Incubatori, UTT, BIC e Agenzie per lo Sviluppo, centri servizi), oltre ad un sistema della ricerca, composto da Università, centri di ricerca pubblica e centri privati che conta oltre 110 realtà scientifiche sul territorio. © The European House - Ambrosetti 29 Ad esempio per quanto concerne il finanziamento all’innovazione, il “Patent Box” portato all’ordine del giorno dei lavori della community nel corso del Technology Forum del 20145, è stato recentemente introdotto per mezzo della legge n. 33 di conversione del D.L. n. 3/2015 (Investment compact). Questa iniziativa si va a sommare ad altri interventi precedenti come il Decreto Legge “Misure Urgenti per la crescita”6 e già auspicati dalla community nel percorso 2011-2012. In secondo luogo la community InnoTech nel corso degli incontri svoltisi tra il 2011 e il 2012 ha raccomandato il rafforzamento dei rapporti tra impresa e centri di ricerca tramite l’istituzione di programmi che incentivino la presenza di PhD nell’industria e prevedano percorsi professionali nelle istituzioni di ricerca in cui sia valorizzata la mobilità tra il mondo dell’industria e l’accademia. In questa direzione si sono mossi i decreti “Ricerca e innovazione nelle imprese” (febbraio 2014), il “Progetto Lagrange” (luglio 2014) e l’iniziativa “PhD ITalents” (agosto 2014). Nel campo del supporto alle imprese innovative, accanto all’equiparazione dei benefici concessi alle PMI che fanno innovazione al regime tipico delle startup innovative7, è da sottolineare come molti siano stati i bandi promossi dagli enti locali (si pensi a “Startup per EXPO” patrocinato dalla Regione Lombardia in collaborazione con le Camere di Commercio lombarde) o riproposti dal Governo (si veda a tal proposito il nuovo bando “Smart&Start” gestito da Invitalia – Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa). Alle disponibilità generate dal finanziamento diretto dei progetti più innovativi si va a sommare, grazie al nuovo regolamento CONSOB approvato nel 2013, la possibilità per questa tipologia di imprese di raccogliere capitali di rischio privati attraverso portali online facendo ricorso all’equity crowdfunding. Per concludere, il Piano Nazionale per la Ricerca 2014-2020 approvato lo scorso febbraio 2014 dal MIUR, ha stabilito investimenti per un importo pari a 900 milioni di Euro fino al 2020 per rilanciare la ricerca in Italia, avviare grandi progetti di innovazione e favorire la crescita e l’autonomia dei ricercatori, in piena conformità con quanto auspicato dalla community nel percorso 2012-2013 al fine di promuovere una cultura orientata all’innovazione. 5 Il Technology Forum è il momento annuale culminante dei lavori della community InnoTech. Raccoglie i principali attori (Istituzioni, imprese, accademia, esperti) dell’ecosistema dell’innovazione a livello nazionale ed internazionale. www.technologyforum.eu 6 Il Decreto Legge «Misure Urgenti per la crescita» (giugno 2012) ha introdotto un credito di imposta pari al 35% in favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di soggetti altamente qualificati per svolgere attività di R&S. 7 L’equiparazione a fini fiscali di startup e PMI innovative è stata introdotta per mezzo della legge n. 33 di conversione del D.L. n. 3/2015. 30 © The European House - Ambrosetti Proposte della community dal 2011 ad oggi Intervento legislativo La community nel percorso 2011-2012 aveva auspicato la stabilizzazione, con meccanismi semplici e coerenti, del credito d’imposta per le attività di R&S delle imprese in proprio ed in collaborazione con detrazioni significative (e criteri rigorosi per accedervi Decreto Legge «Misure Urgenti per la crescita» (giugno 2012) ha introdotto un credito di imposta pari al 35% in favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato di soggetti altamente qualificati per svolgere attività di R&S La community nel percorso 2011-2012 aveva suggerito di definire su basi rigorose i criteri di individuazione delle imprese innovative Il decreto in materia di definizione di una politica per le startup innovative (ottobre 2012) definisce un quadro organico e di grande favore per sostenere la nascita e la crescita dimensionale delle startup innovative La community nel percorso 2012-2013 aveva auspicato la creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo del mercato del capitale di rischio Il Regolamento CONSOB in materia di raccolta di capitali di rischio da parte di startup innovative (giugno 2013) ha disciplinato l’equity crowdfunding, dando la possibilità alle startup innovative di raccogliere capitali di rischio attraverso portali online La community già nel percorso 2011-2012 aveva suggerito la canalizzazione di fondi per la ricerca applicata su pochi filoni prioritari per il Paese, tra i quali quello delle biotecnologie Il Bando per finanziare progetti transnazionali di collaborazione nel settore delle biotecnologie (novembre 2013) ha reso disponibile 5 milioni di Euro per agevolare progetti di sviluppo sperimentale e ricerca industriale nel settore biotech La community nel percorso 2012-2013 aveva fatto emergere la necessità di rivedere i processi di reclutamento nel sistema della ricerca pubblica snellendo le procedure per l’ottenimento del visto in ingresso e del permesso di soggiorno per ricercatori extra-comunitari interessati a lavorare in Italia Il Decreto «Visiting» (febbraio 2014) si è posto l’obiettivo di attrarre in Italia ricercatori stranieri e consentire ai ricercatori italiani di svolgere attività didattiche e di ricerca presso università estere La community nel percorso 2011-2012 aveva auspicato l’istituzione di programmi che incentivino la presenza di PhD nell’industria e prevedano percorsi professionali nelle istituzioni di ricerca in cui sia valorizzata la mobilità tra il mondo dell’industria e l’accademia Il pacchetto «Ricerca e innovazione nelle imprese» (febbraio 2014) è volto a promuovere l’occupazione qualificata e potenziare l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese. Tra le misure sono presenti: incentivi alle imprese per l’impiego di ricercatori con profili tecnico-scientifici e il collocamento di oltre 1.000 dottorandi industriali La community nel percorso 2012-2013 aveva auspicato la formulazione e l’implementazione di una strategia dell’innovazione di medio-lungo periodo che individui gli ambiti tecnologici e della ricerca prioritari Il Piano Nazionale per la Ricerca 2014-2020 (febbraio 2014) ha stabilito investimenti per un importo pari a 900 milioni di Euro fino al 2020 per rilanciare la ricerca in Italia, avviare grandi progetti di innovazione e favorire la crescita e l’autonomia dei ricercatori La community nel percorso 2012-2013 aveva proposto la stabilizzazione del credito di imposta sugli investimenti in R&S in house e/o in collaborazione senza tetti di spesa massima o con tetti molto significativi La Legge di Stabilità 2015 (giugno 2014) prevede per tutte le imprese, indipendentemente da forma giuridica, settore economico e regime contabile, un credito di imposta pari al 25% delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nel periodo 2012-2014 (investimento minimo pari a 30.000 €). L’agevolazione durerà 4 anni (2015-2019) La community nel percorso 2013-2014 aveva proposto la trasformazione di alcune Università generaliste in Università territoriali tematiche, fortemente specializzate A Brescia nasce la prima università tematica sulla salute (luglio 2014). La Statale lancia il progetto Health&Wealth, con un accordo firmato dal ministro della Salute per portare il benessere al centro dei processi economici, industriali e sociali del territorio La community nel percorso 2013-2014 aveva proposto l’introduzione di misure strutturali per le imprese che fanno R&S, tra cui la semplificazione delle procedure di finanziamento per evitare che i fondi cadano in perenzione Il MIUR dà vita a una task force per velocizzare l’iter di valutazione dei progetti (settembre 2014). In soli quattro mesi di attività, i progetti liquidati sono passati dai 296 del 2013 a 615 ■■ Figura 6 – Quadro sinottico delle proposte della community che hanno incontrato il favore e l’approvazione del Governo italiano e dei suoi Ministeri © The European House - Ambrosetti 31 2. LE MISURE PROMOSSE PER L’ECOSISTEMA NAZIONALE DELL’INNOVAZIONE NELL’ULTIMO ANNO Il Sistema Italia ha maturato negli ultimi anni una crescente consapevolezza sui benefici dell’innovazione e sull’importanza di promuovere un ecosistema (regole, strumenti, attori) in grado di favorirla. A dar prova di ciò è l’impegno del Paese nel promuovere azioni importanti in fatto di miglioramento del sistema alla ricerca, supporto alle imprese innovative, razionalizzazione delle norme e delle strutture. L’azione deve puntare a: –– Differenziare le funzioni dei vari attori, pubblici e privati, che devono contribuire per la parte di competenza e non sovrapporsi –– Connettere le funzioni, perché nei moderni ecosistemi di innovazione la qualità e l’intensità dei collegamenti è fondamentale –– Sostenere i processi di innovazione delle imprese esistenti e al contempo stimolare la nascita di nuove imprese –– Creare un contesto flessibile, perché un sistema rigido non può reggere alla velocità dei cambiamenti dell’epoca attuale. Alla luce di quanto ad oggi fatto e degli altri interventi in programmazione si sono registrati (si veda anche il Capitolo 3 relativo ai risultati dell’Ambrosetti Innosystem Index 2016), passi in avanti concreti. Occorre proseguire con forza su questa strada e focalizzare l’attenzione sugli ambiti prioritari che risultano ancora da ottimizzare. Ad esempio, il nuovo Piano per la Ricerca annunciato dal Ministro dell’Istruzione, della Università e della Ricerca (si veda più sotto) ha identificato una serie di settori prioritari sui quali puntare e canalizzare la maggior parte delle risorse economiche. Questo è un elemento di grande importanza e può rappresentare la base per costruire una più ampia strategia nazionale dell’innovazione di medio-lungo periodo che definisca una visione del progetto di innovazione del Paese, con un orizzonte temporale di almeno 10 anni e leghi in maniera organica le politiche della ricerca, del lavoro, della formazione e dello sviluppo industriale. 32 © The European House - Ambrosetti Un’altra area di attenzione è il finanziamento dell’innovazione, che resta una delle maggiori criticità per il nostro Paese. Il livello di finanziamento privato in R&S è infatti nettamente inferiore rispetto agli altri Paesi Europei, così come quello pubblico. A questo si aggiungono un mercato del venture capital ancora troppo poco sviluppato (nel 2015 gli investimenti sono stati pari allo 0,004% del PIL) e una dimensione media delle aziende che non favorisce gli investimenti e lo sviluppo del corporate venture capital. Occorre quindi proseguire nella strada intrapresa negli ultimi anni mirante a creare, a livello nazionale, un efficace sistema di incentivi all’innovazione, con meccanismi stabili e misure per promuovere gli investimenti in equity e il venture capital. In questo quadro una particolare attenzione deve andare anche agli strumenti per favorire l’aggregazione delle imprese. La collaborazione tra Università, centri di ricerca e imprese (in primis PMI) è un ulteriore ambito su cui occorre incidere di più, al fine di aumentare la qualità dei processi di trasferimento tecnologico, creando un modus operandi – anche culturale – e gli strumenti tali da portare l’Italia al livello dei Sistemi Paese di riferimento internazionale. Si rimanda a quanto detto più sopra circa le proposte della community InnoTech in questo ambito. Di seguito si presentano, secondo un accorpamento per area tematica di riferimento, le principali misure, le policy e i programmi a favore dell’innovazione che sono stati promossi nell’ultimo anno, avendo come periodo di riferimento maggio 2015 - aprile 20168. L’obiettivo è offrire una base informativa che possa essere approfondita dai singoli operatori in base alle proprie specifiche esigenze. 2.1 I PROGRAMMI NAZIONALI PER L’INNOVAZIONE L’innovazione, come detto, è un «programma d’azione nazionale» che richiede strategie organiche miranti a una specializzazione e ottimizzazione dell’ecosistema innovativo nazionale. In relazione all’ultimo anno l’Italia ha varato alcuni programmi nazionali tra cui si segnalano: –– Il Piano Nazionale della Ricerca (28 aprile 2016). Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha dichiarato che il nuovo Piano Nazionale della Ricerca stanzierà 2,5 miliardi di Euro, un quarto dei quali andrà alla ricerca sanitaria. Il Piano identifica 4 settori prioritari: la salute, l’agrifood, lo spazio e l’industria 4.0. In occasione dell’annuncio, il Ministro ha affermato anche la necessità di cambiare il sistema per attrarre investimenti e talenti, valorizzare il capitale umano e l’orientamento internazionale. 8 Per una panoramica dei principali interventi promossi lo scorso anno (da maggio 2014 a maggio 2015) si veda il rapporto 2015 della community InnoTech. © The European House - Ambrosetti 33 –– Il Piano triennale 2015-2017 della ricerca di sistema elettrico (22 aprile 2016). Il MiSE ha approvato un piano triennale per la ricerca nel settore elettrico stanziando 210 milioni di Euro. Le maggiori risorse sono riservate ai progetti di ricerca sulla produzione di energia elettrica rinnovabile e sull’efficienza energetica. In tema di iniziative e progetti di sistema si segnala anche Human Technopole, il progetto per il nuovo polo di ricerca dopo Expo Milano 2015, che ha l’obiettivo di rendere l’Italia uno dei Paesi leader mondiali nell’ambito delle tecnologie umane e della long life (si veda box di approfondimento sott0). Human Technopole Il progetto scientifico è stato completato e promosso dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), insieme al Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano e l’Università degli Studi Milano Bicocca, in collaborazione con gli istituti di ricerca clinica e ospedaliera di Milano, la Fondazione Edmund Mach di Trento, la Fondazione ISI di Torino, il CINECA di Bologna e il CREA. Lo Human Technopole sarà organizzato in 7 Centri - Medical Genomics, Neurogenomics, Agri-Food and Nutrition Genomics, Data Science, Computational Life Sciences, Analysis, Decision and Society, Nano Science and Technology - e 3 facilities condivise - Central Genomics, Imaging e Data Storage and High Performance Computing. Il progetto sarà realizzato nell’area Expo a Milano e prevede un’infrastruttura centrale di laboratori (con 1.500 fra ricercatori, tecnici e amministrativi). Altri laboratori sorgeranno all’interno degli istituti di ricerca partner, sotto forma di Outstation. La fase di startup durerà 3 anni, al termine della quale è prevista una prima valutazione da parte di panel internazionali. 2.2 GLI STRUMENTI A SUPPORTO DEL FINANZIAMENTO DELL’INNOVAZIONE L’innovazione è un investimento di rischio che richiede capitali e misure di sostegno. L’Italia ha negli ultimi anni varato diverse misure per costruire un sistema di incentivi tale da ridurre il gap che la separa dalle best practice di riferimento, a livello europeo ed internazionale. Anche quest’anno, lo sforzo è proseguito; a tal proposito si cita il nuovo credito di imposta (16 marzo 2016). Sono state infatti pubblicate le istruzioni e le linee guida per beneficiare del credito d’imposta per la ricerca e lo sviluppo alla luce delle novità introdotte dalla legge di Stabilità 2015. Il nuovo credito di imposta non è riconosciuto a seguito della presentazione di un’apposita istanza per via telematica, ma è concesso in maniera automatica a seguito della effettuazione delle spese agevolate. 34 © The European House - Ambrosetti Possono usufruirne tutte le imprese (senza limiti di fatturato e indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano e dal regime contabile) che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo in misura pari al 25% delle spese incrementali sostenute rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015. La misura del credito è elevata al 50% per le spese relative al personale altamente qualificato e per quelle relative a contratti di ricerca c.d. “extramuros”. Sono agevolabili anche i costi sostenuti per il personale non “altamente qualificato” impiegato nelle attività di ricerca eleggibili. I costi rilevanti ai fini dell’attribuzione del credito di imposta per attività di R&S rilevano per il loro intero importo anche ai fini della determinazione del reddito detassato nel regime di patent box. Un esempio di credito d’imposta: la Francia Criterio d’accesso Nessun vincolo Tetti e massimali • • 30% spese in R&S fino ad un max annuale di 100 mln €; oltre, il 5% delle spese in R&S 5 mld € di beneficio fiscale 2013 Spese ammissibili • • • • Personale impiegato in R&S Quote di ammortamento investimenti Costi della ricerca svolta in collaborazione con enti esterni o internamente Spese per la difesa proprietà intellettuale ■■ Figura 7 – Una best practice internazionale del credito di imposta: la Francia; caratteristiche dello schema valido nel periodo 2013-2018 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2015) Tra le altre misure di incentivo per la R&S, promosse dal Governo, si segnalano: –– Il Patent Box (29 luglio 2015). I Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze (MEF) hanno firmato il decreto attuativo del Patent Box, che permette una tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle opere di ingegno (marchi e brevetti). Nello specifico il provvedimento prevede una deduzione dal reddito pari al 30% nel 2015, al 40% nel 2016 e al 50% nel 2017. –– Il Pacchetto di misure a favore delle imprese innovative (2 marzo 2016). MiSE e MEF hanno firmato un decreto sugli incentivi fiscali per chi investe nelle startup. Il decreto stabilisce per le persone fisiche che investono in startup innovative detrazioni del 19% per conferimenti fino a 500.000 Euro. Qualora la detrazione sia di ammontare superiore all’imposta lorda, l’eccedenza può essere portata in detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta nei periodi di imposta successivi, ma non oltre il terzo, fino a concorrenza del suo ammontare. © The European House - Ambrosetti 35 –– In aggiunta i soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle società possono dedurre dal proprio reddito complessivo un importo pari al 20% dei conferimenti rilevanti effettuati, per un importo non superiore a 1,8 milioni di Euro (le percentuali salgono rispettivamente al 25% se si investe in una startup a vocazione sociale e al 27% nel caso di aziende che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico). Le agevolazioni spettano fino a un ammontare complessivo dei conferimenti non superiore a 15 milioni di Euro per ciascuna startup innovativa. All’interno del pacchetto è prevista anche una facilitazione all’accesso al Fondo di garanzia per le PMI innovative. La procedura semplificata riconosce la possibilità di accesso senza che il gestore del Fondo stesso effettui la valutazione del merito creditizio dell’impresa beneficiaria (valutazione che viene dunque demandata al soggetto richiedente, banca o confidi). La guida a tutti gli incentivi del MiSE Il MiSE ha realizzato una guida in cui sono elencate tutte le agevolazioni adottate dal Ministero e attualmente fruibili dalle imprese. Le agevolazioni sono suddivise in 4 macro-aree di intervento: sostegno alla competitività, sostegno all’innovazione, efficienza energetica e internazionalizzazione. Nell’ambito del sostegno all’innovazione il Ministero elenca tra le misure: –– Il credito di imposta per la R&S –– Il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno –– Il super-ammortamento dei beni strumentali –– Il Patent-box –– L’iniziativa Smart&Start –– Il Fondo Nazionale per l’innovazione –– I bandi “Disegni 3+” e “Marchi 2+”, per la protezione della proprietà intellettuale La guida presenta anche un focus sulle policy per le startup innovative e per le PMI innovative. Tra le misure di finanziamento dell’innovazione si citano inoltre: –– I bandi “Agenda digitale” e “Industria Sostenibile” (5 maggio 2015). I bandi in oggetto, lanciati dal MiSE, prevedono agevolazioni per i progetti di ricerca e sviluppo di rilevanti dimensioni (tra 5 e 40 milioni di Euro) in conformità al programma europeo Horizon 2020 e in grado di esercitare un significativo impatto sullo sviluppo del sistema produttivo e dell’economia del Paese. Il bando “Agenda digitale”, rimasto aperto fino ad oggi, ha ricevuto richieste che comportano costi complessivi ammissibili pari a 328,3 milioni di Euro e un corrispondente fabbisogno agevolativo stimato pari a circa 185 milioni di Euro, superiore all’attuale disponibilità del bando (150 milioni). –– Il bando “Industria sostenibile”, per il quale sono stati stanziati 250 milioni di Euro, 36 © The European House - Ambrosetti è tuttora sospeso e anche in questo caso i termini saranno riaperti qualora il fabbisogno finanziario dovesse risultare inferiore alle stime. –– Bando “Disegni 3+” (3 dicembre 2015). La Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Unioncamere hanno promosso un’iniziativa che mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle PMI attraverso la valorizzazione e lo sfruttamento economico dei disegni/modelli industriali sui mercati nazionale e internazionale. Le agevolazioni riguardano l’acquisto di servizi specialistici esterni per favorire la messa in produzione di nuovi prodotti correlati ad un disegno/modello registrato (Fase 1 – Produzione) e la commercializzazione di un disegno/modello registrato (Fase 2 – Commercializzazione). Le risorse disponibili per l’attuazione della misura ammontano complessivamente a 4,7 milioni di Euro. –– Bandi “Marchi 2+” (3 dicembre 2015). La Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Unioncamere hanno promosso un’iniziativa che mira a sostenere la capacità innovativa e competitiva delle PMI attraverso la concessione di agevolazioni per l’estensione all’estero dei propri marchi. Le agevolazioni sono dirette a favorire la registrazione di marchi comunitari presso UAMI (Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno) e di marchi internazionali presso OMPI (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale). Le risorse disponibili per l’attuazione della misura ammontano complessivamente a 2,8 milioni di Euro. –– L’iniziativa Smart&Start (19 dicembre 2015). Il Ministro dello Sviluppo Economico ha firmato un decreto che prevede il rifinanziamento per 20 milioni di Euro a favore delle startup innovative localizzate nelle Regioni del Centro Nord. –– I finanziamenti del CIPE (23 dicembre 2015). Il Comitato Interministeriale di Programmazione Economica ha ammesso al finanziamento, a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (Fisr), cinque progetti di ricerca per un valore di oltre 30 milioni di Euro. Tra i progetti finanziati: “High performance data network”, proposto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che mira a realizzare un’infrastruttura di calcolo innovativa a livello nazionale, dove fare anche formazione a giovani laureati e dottori di ricerca; “Go for IT – Italian Talents – global entrepreneurship”, proposto dalla Fondazione CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – che mira a dare ogni semestre la possibilità a 40 tra studenti universitari e giovani ricercatori italiani di sviluppare le proprie competenze e acquisire una mentalità imprenditoriale e internazionale, puntando sulla collaborazione e sull’ospitalità delle comunità di imprenditori, innovatori e investitori italiani all’estero. Il Fondo di garanzia per progetti di ricerca e innovazione industriale (19 aprile 2016). –– © The European House - Ambrosetti 37 È operativa la Sezione Speciale del Fondo di Garanzia che consentirà di attivare finanziamenti per almeno 500 milioni di Euro concessi da BEI per la realizzazione di grandi progetti di ricerca e innovazione industriale da parte di imprese di qualsiasi dimensione. I finanziamenti concessi da BEI prevedono una copertura massima del 20%, fino a un importo di 100 milioni di Euro e potranno essere erogati direttamente dalla BEI o per il tramite di banche e intermediari finanziari. 2.3 LO SVILUPPO DELLE STARTUP Sul fronte delle startup innovative il Paese ha fatto molto negli ultimi anni, tanto che la legislazione italiana in materia è presa come esempio in altri Paesi europei. I risultati sono già visibili: a fine 2015 erano 5.154 le startup innovative attive nel Paese, con un primato della Lombardia (1.127), seguita da Emilia Romagna (577) e Lazio (502). Elevato è anche il numero di nuove imprese nate da una invenzione – frutto del coordinamento con i centri di ricerca o Atenei – protetta da brevetto. In totale sono 1.015, delle quali 134 in Emilia, 180 in Lombardia, 91 in Lazio. Ben 39 di queste startup hanno già superato la soglia di un fatturato che oscilla tra i 500.000 e 1 milione di Euro. 176 11 354 1.127 86 138 385 577 304 ■■ Figura 8 – Numero di startup innovative in Italia (Fonte: rielaborazione The European House Ambrosetti su dati ASTER, 2016) 240 78 502 113 20 309 200 35 136 117 246 38 © The European House - Ambrosetti Il Paese anche nell’ultimo anno ha continuato a lavorare per favorire ulteriormente la nascita di nuove imprese. Tra le misure varate: –– Nuove procedure per la costituzione di una startup innovativa (19 febbraio 2016). Il Ministro dello Sviluppo economico ha firmato il decreto che introduce la possibilità di costituire una startup innovativa, mediante un modello standard tipizzato con firma digitale, senza effettuare la registrazione presso un notaio, ferma restando la possibilità di costituire la società per atto pubblico. –– Il portale Italia Startup Hub (22 aprile 2016). È online il nuovo portale dedicato al programma Italia Startup Hub, nato nel 2014 per favorire la permanenza nel nostro Paese di persone straniere che intendono avviare una startup innovativa. La creazione del portale costituisce un esperimento pionieristico nell’ambito della comunicazione istituzionale italiana. 2.4 LE MISURE A FAVORE DELLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE In Italia la propensione alla protezione della proprietà intellettuale è storicamente bassa. Nell’International Property Rights Index il Paese si colloca al 51° posto su 129 Paesi analizzati. Incentivare il ricorso alla protezione della proprietà intellettuale appare fondamentale per stimolare aziende e persone a continuare ad innovare. PAESE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ... 49 50 51 52 53 Finlandia Norvegia Nuova Zelanda Lussemburgo Singapore Svizzera Svezia Giappone Canada Paesi Bassi ... Spagna Ghana Italia Lettonia Cina ... ... PUNTEGGIO 8,3 8,2 8,2 8,1 8,1 8,1 8,0 8,0 7,9 7,9 ... 5,7 5,6 5,6 5,5 5,4 ... ■■ Figura 9 - The International Property Rights Index 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Property Rights Alliance, 2016) © The European House - Ambrosetti 39 Nell’ultimo anno il Governo ha lanciato una serie di iniziative tra cui: –– Il Progetto “P.I. Educational” (17 ottobre 2015). Si tratta di un progetto finanziato dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE dedicato alla diffusione della Proprietà Industriale presso i giovani. L’iniziativa rientra tra gli obiettivi perseguiti dal Protocollo d’intesa tra Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e finanzierà le attività dedicate al trasferimento della cultura sulla Proprietà Industriale, alla Lotta alla Contraffazione, ai danni e ai rischi causati dal Mercato del Falso. Saranno coinvolti 5.000 giovani tramite la realizzazione di 34 progetti da parte di 100 docenti appositamente formati. –– La Protezione della proprietà intellettuale negli uffici di Trasferimento Tecnologico (19 dicembre 2015). Il MiSE e la Direzione generale per la Lotta alla contraffazione-Ufficio italiano brevetti e marchi hanno finanziato 60 progetti presentati da 37 Università ed Enti pubblici di ricerca italiani per aumentare il flusso di trasferimento tecnologico verso le imprese. Per favorire la focalizzazione degli Uffici di Trasferimento Tecnologico sulla protezione e trasferimento dei titoli di proprietà industriale sono stati finanziati 36 progetti per un importo pari a 1,072 milioni di Euro, mentre per sostenere le loro attività di valorizzazione di titoli di proprietà industriale sono stati finanziati 24 progetti per un importo di 518.000 Euro. –– Il Piano d’azione congiunto per migliorare e potenziare i sistemi nazionali di tutela della proprietà industriale (5 aprile 2016). La Direzione Generale Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del MiSE e l’Ufficio Statale della Proprietà intellettuale della Repubblica Popolare di Cina si sono impegnati a diffondere, alle imprese e ai cittadini, nei rispettivi territori di riferimento, la consapevolezza circa il fenomeno della contraffazione e gli strumenti adeguati di difesa, ad attivare sevizi per l’utenza e per le PMI, a trasferire le reciproche conoscenze sui più recenti sviluppi in materia di proprietà industriale e di lotta alla contraffazione. 2.5 GLI INTERVENTI A SUPPORTO DELLA DIGITALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ E IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA FORMATIVO L’Italia negli ultimi anni ha promosso una serie di bandi per finanziare progetti mirati a dotare il Paese dell’infrastruttura tecnologica adeguata per una completa digitalizzazione della società, nel riconoscimento di un divario diffuso che rappresenta un fattore di freno anche alla capacità innovativa e tecnologica. 40 © The European House - Ambrosetti 100 80 60 40 20 LUSSEMBURGO PAESI BASSI REGNO UNITO GERMANIA MALTA BELGIO ESTONIA DANIMARCA REP.CECA SLOVENIA UE-28 SLOVACCHIA FRANCIA CROAZIA CIPRO SPAGNA UNGHERIA SVEZIA GRECIA AUSTRIA IRLANDA LETTONIA PORTOGALLO ROMANIA LITUANIA FINLANDIA POLONIA BULGARIA ITALIA 0 ■■ Figura 10 – Cittadini con accesso alla banda larga fissa in Europa nel 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) Nel corso dell’anno il Governo ha proseguito la sua azione e tra gli interventi si cita il Programma Smart City (10 marzo 2016), lanciato dal MiSE come primo programma di intervento per le Città Intelligenti. Il programma mira a rafforzare la dotazione infrastrutturale delle città, attraverso smart grid interconnesse con le infrastrutture di Banda Larga e a potenziare la capacità dell’industria di rispondere ai fabbisogni di servizi innovativi espressi dalle Smart City. Per raggiungere questi obiettivi, il MiSE ha deciso di puntare su progetti pubblico-privati dedicando nella fase iniziale 65 milioni di Euro per la promozione di infrastrutture e servizi energetici efficienti e connessi nelle aree urbane e per l’attivazione di appalti precommerciali di grandi dimensioni in risposta ai fabbisogni più innovativi espressi dalle amministrazioni. A settembre 2015 il MiSE ha costituito anche una task force per il coordinamento delle misure di politica industriale per promuovere città e comuni intelligenti. La task force ha il compito di assicurare lo studio, l’analisi, il disegno, l’opportuna integrazione e il monitoraggio delle misure orientate a favorire la diffusione di reti elettriche intelligenti e connesse alle infrastrutture di banda larga. Inoltre ha l’obiettivo di promuovere le attività di ricerca e sviluppo nel campo dei dispositivi, delle soluzioni e dei servizi per Smart City, il rafforzamento della competitività della struttura industriale dei settori con un’offerta nel campo delle infrastrutture e la diffusione e un migliore coordinamento di interventi per la creazione di aree urbane con zero emissioni di anidride carbonica. © The European House - Ambrosetti 41 Un altro ambito di intervento, molto rilevante e attuale e oggetto dell’azione recente del Governo, riguarda le nuove skill richieste dal sistema produttivo. In occasione del Technology Forum 2015, i business leader presenti avevano infatti sottolineato la difficoltà di reperire sul mercato competenze e capacità in linea con quelle richieste per operare con successo sul mercato, con particolare riferimento alle nuove professionalità legate alla rivoluzione digitale e alla gestione dei processi innovativi. 37,7% 26,4% 22,6% 5,7% 5,7% 1,9% PESSIMO INSUFFICIENTE SCARSO MEDIAMENTE COMPETITIVO IN LINEA CON LE RICHIESTE DELLE AZIENDE ECCELLENTE ■■ Figura 11 – Survey community InnoTech 2015; risposte alla domanda “Come giudica il rapporto tra le nuove competenze richieste dal mercato globale e l’offerta delle risorse italiane?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2015) In questo contesto il sistema formativo nazionale ricopre un ruolo chiave. Tale tema è stato al centro di tre importanti riforme. Si è trattato di sforzi importanti, con impatti che si apprezzeranno pienamente nel mediolungo termine e che sono imprescindibili per costruire la competitività del Paese. Nello specifico si ricordano: –– La riforma “La Buona Scuola” (10 luglio 2015). La riforma prevede un finanziamento di ulteriori 3 miliardi di Euro a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario di assunzioni. Il provvedimento prevede anche risorse specifiche per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e per la loro valorizzazione. Agli studenti viene inoltre garantita un’offerta formativa che concilia materie della tradizione (più musica, arte), con quelle del futuro (più lingue, competenze digitali, economia). L’intera comunità scolastica, famiglie e studenti compresi, sarà poi coinvolta nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa della propria scuola, il documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle scuole. Infine la riforma prevede fondi ad hoc sull’edilizia scolastica, per gli interventi di manutenzione e di costruzione di strutture innovative. 42 © The European House - Ambrosetti –– Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” per il periodo 2014-2020 (23 ottobre 2015). Sono stati stanziati oltre 3 miliardi di Euro per il potenziamento dell’offerta formativa, il rafforzamento delle competenze degli studenti, l’innovazione degli ambienti di apprendimento (anche in termini di edilizia scolastica) e della didattica. Lo stanziamento previsto (1 miliardo di Euro in più rispetto al PON precedente) consentirà di coinvolgere circa 3 milioni di studenti, 200.000 adulti, 250.000 fra docenti e membri del personale della scuola e quasi 9.000 istituti scolastici. Circa 2,2 miliardi di Euro sono finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e potranno essere utilizzati per lo sviluppo delle competenze chiave e delle competenze trasversali degli alunni, il potenziamento delle competenze dei docenti e del personale della scuola, l’integrazione degli studenti, l’alternanza scuola-lavoro, l’istruzione degli adulti, l’internazionalizzazione delle scuole. –– Il Piano per la scuola digitale (27 ottobre 2015). Il documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca rappresenta il lancio di una strategia pluriennale complessiva di innovazione della scuola italiana e di un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale. Il Piano si pone 3 obiettivi: 1) fornire a tutte le scuole le condizioni per l’accesso alla società dell’informazione; 2) fare in modo che il “Diritto a Internet” diventi una realtà, a partire dalla scuola; 3) coprire l’intera filiera dell’accesso digitale della scuola, per abilitare la didattica digitale. Il Piano prevede 35 azioni, che saranno realizzate da qui al 2020, tutte già finanziate attingendo alle risorse messe a disposizione dalla legge “La Buona Scuola” e dai Fondi strutturali Europei (PON Istruzione 2014-2020) per un totale di 1 miliardo di Euro. Tra le azioni proposte particolare interesse meritano: –– Portare la fibra e il wi-fi in tutte le scuole –– Creare ambienti virtuali, nuovi laboratori e lavorare su un’edilizia scolastica innovativa –– Creare una carta d’identità digitale per ogni studente e docente –– Digitalizzare la burocrazia scolastica attraverso il registro elettronico e gli open data –– Realizzare un framework comune per le competenze digitali e portare il pensiero computazionale nella scuola primaria –– Colmare il divario di genere nei settori tecnologici, promuovere le carriere digitali e diffondere la cultura imprenditoriale –– Rendere obbligatoria la formazione continua per il personale docente in servizio (soprattutto su competenze digitali) –– Introdurre un animatore digitale in ogni scuola per diffondere l’innovazione negli istituti. –– © The European House - Ambrosetti 43 3. LO SME INSTRUMENT DI HORIZON 2020: QUESTIONI APERTE ED OPPORTUNITÀ Nel percorso di avvicinamento al Technology Forum 2016 (20 e 21 maggio), la community InnoTech ha organizzato un’anteprima del Forum9 per discutere degli strumenti finanziari che la Commissione Europea mette a disposizione delle imprese nell’ambito del Programma Horizon 2020. Tra i vari strumenti – tra cui il Fast Track for Innovation, gli Inducement prices, il pre-commercial procurement e strumenti finanziari di debito ed equity – molta attenzione è stata data allo SME Instrument, uno strumento di finanziamento disegnato per le piccole e medie imprese innovative, che assegna un contributo alla crescita fino a 2,5 milioni di Euro e che si distingue per essere semplice, mirato e snello, senza richiedere la formazione di consorzi. Tale strumento nel biennio 2014-2015 ha assegnato alle imprese italiane oltre 45 milioni di Euro e nel biennio 2016-2017 potrà contare su un aumento delle risorse del 44%, per un totale di circa 740 milioni di Euro. Lo SME Instrument esprime la volontà della Commissione Europea, più volte resa pubblica, di voler aumentare la competitività delle aziende europee nei mercati globali, incluso il supporto a giovani aziende nella fase di scaling up, focalizzandosi su progetti di sviluppo spinti dal mercato più che dalla ricerca tecnologica e corredati da un solido business plan. Questo strumento rappresenta una leva per finanziare nuove realtà europee, nate con un chiaro e solido business plan, e spesso già accompagnate da finanziatori privati, senza al contempo diluirne la proprietà. La discussione nell’ambito dell’anteprima del Technology Forum ha seguito un doppio binario: da un lato, l’approfondimento della conoscenza dello SME Instrument, con il coinvolgimento di chi sul fronte europeo ha progettato e gestito lo strumento, valutat0 i progetti e assegnato i finanziamenti; dall’altro, le testimonianze di alcuni imprenditori che si sono confrontati direttamente con lo SME Instrument e che possono quindi descriverlo sul fronte della domanda. 9 11 marzo 2016, Cison di Valmarino (TV), CastelBrando. 44 © The European House - Ambrosetti Il tema è stato inserito nel percorso della community InnoTech a partire dall’osservazione sulla bassa partecipazione delle imprese italiane, che operano in un contesto di credito poco competitivo rispetto al quadro europeo e che potrebbero dunque attingere con profitto ad un ulteriore canale di finanziamento. Nonostante infatti l’alto numero di proposte presentate nel biennio 2014-2015 (rispettivamente 2.738 in Fase 1 e 782 in Fase), solo 2.196 imprese italiane hanno ottenuto il finanziamento di Fase 1 e 35 quello di Fase 2, con un tasso di successo rispettivamente del 7,15% e del 4,47%. L’Anteprima del Technology Forum ha analizzato le ragioni della performance italiana, individuando – grazie al dibattito con gli imprenditori e le Istituzioni presenti – gli ambiti e le leve d’azione per migliorarla. Nello specifico sono stati individuati 8 aree di attenzione: –– Comunicazione. La comunicazione sullo SME Instrument va potenziata, sia per capillarità, sia per la direzione del flusso, che oggi appare sostanzialmente a senso unico, dalla Commissione Europea verso le imprese. Il lavoro svolto dalla Commissione verso la semplificazione della gestione dei bandi di questo tipo, che ha portato a ridurre significativamente il numero di pagine della domanda di partecipazione e di conseguenza i tempi di valutazione, dovrebbe andare di pari passo con la definizione di un numero minimo di regole di rendicontazione chiare e non interpretabili. Per compensare ad un numero di regole più ridotto, si è ritenuto utile suggerire l’adozione di una pagina FAQ: i vincitori dei bandi avranno la possibilità di sottomettere direttamente quesiti specifici alla Commissione che darà risposta ufficiale pubblicata sul sito. In questo modo si identificano quelle aree oggi ancora grigie dei regolamenti di rendicontazione coinvolgendo direttamente i fruitori dello SME Instrument e, di converso, ottimizzando il carico di lavoro da parte della Commissione e l’efficacia delle risposte che le aziende ricevono in relazione ai dubbi interpretativi dei regolamenti. –– Mappatura. La presentazione di migliaia di domande, da parte di imprese innovative da tutta Europa, genera un database prezioso sull’attività di ricerca e sviluppo effettivamente in corso: questo patrimonio informativo oggi viene scarsamente valorizzato e soltanto per la parte di imprese che ottengono il finanziamento. La proposta avanzata dalla community InnoTech è rendere pubbliche le descrizioni delle aziende partecipanti e dei progetti presentati, con il consenso dei richiedenti, in un database online che renda possibile la conoscenza reciproca e la collaborazione, anche in assenza di finanziamento. Tale banca dati, inoltre, faciliterebbe il contatto con fonti di finanziamento alternative pubbliche e private. –– Audit, reporting. La community propone che i sistemi di audit e reporting siano regolati in modo più chiaro, favorendo il contatto diretto e la certezza delle regole. © The European House - Ambrosetti 45 –– –– –– –– Valutazione dei progetti. La selezione dei valutatori delle domande ha visto un graduale miglioramento nel tempo, con il passaggio dai classici valutatori dei bandi europei a valutatori molto più business oriented. L’obiettivo dello SME Instrument è supportare aziende che abbiano intenzione di immettere sul mercato nuovi prodotti che producano una rapida crescita sia in termini di fatturato che di persone. I valutatori devono quindi avere esperienza nella valutazione dell’impatto sul mercato, delle possibilità di crescita e in generale del ritorno dell’investimento del denaro pubblico investito. In tal senso la raccomandazione emersa dal confronto all’interno della community InnoTech è, quantomeno per i progetti di Fase 2, di introdurre un secondo step di valutazione in cui i valutatori stessi e la Commissione incontrino le aziende che hanno presentato idee progettuali di alta qualità e il team che implementerà il progetto prima della selezione finale. Ruolo dei fornitori nelle domande. Uno dei punti emersi durante l’Anteprima del Technology Forum è come l’indotto generato dagli strumenti finanziari UE stia generando un sistema di fornitori di prodotti e servizi ad hoc, a volte con significativi rialzi di prezzi; questo in particolare se associati allo SME Instrument. In questo quadro i vincoli di non modificabilità dei fornitori presentati in sede di domanda, possono rappresentare un vincolo stringente e, in caso di vittoria, le aziende si trovano ad avere a che fare con fornitori che chiedono un aggiornamento dell’offerta ormai scaduta nei tempi trascorsi tra la sottomissione e valutazione della domanda. La community raccomanda una maggior flessibilità nei casi ci siano giustificati motivi per sostituire i fornitori associati a una domanda di progetto, come ad esempio nuovi preventivi significativamente più bassi o esigenze particolari nate proprio in fase di sviluppo del progetto. Ruolo del consulente nella presentazione delle domande. Durante i lavori dell’Anteprima del Technology Forum, la quasi totalità delle aziende vincitrici ha confermato di aver utilizzato dei consulenti per depositare la domanda di partecipazione al bando. Nonostante questo sia in linea con quanto già accade per le altre linee di finanziamento Horizon 2020, la necessità di ricorrere a un aiuto consulenziale per un bando che deve essere snello, market oriented e rapido è un punto di attenzione. Aziende che sono nate con un business plan già valutato e accettato da finanziatori privati di venture capital dovrebbero essere in grado di sottoporre e vincere lo SME Instrument senza ricorso a consulenti esterni e quindi senza diluire il finanziamento al di fuori del progetto stesso. La community raccomanda quindi di tenere monitorato questo fattore per arrivare a capire quale azione possa essere adottata. SME Instrument Fase 3. Oggi, l’ultima fase dello strumento finanziario SME Instrument non è chiara nelle modalità di esecuzione e di supporto per le aziende che ne facciano domanda. 46 © The European House - Ambrosetti –– Un’azienda che arrivi alla Fase 3 ha già un solido business plan, motivato da clienti pronti ad acquistare prodotti nuovi e innovativi, sviluppati per la maggior parte utilizzando fondi comunitari; la Fase 3 dovrebbe accelerare il processo di go-to-market. Nel mondo, per esempio negli Stati Uniti o in Canada dove esistono strumenti finanziari simili allo SME Instrument, nell’ultima fase del progetto i prodotti vengono adottati in seno ai programmi nazionali/federali. Sulla scorta di queste considerazioni, la raccomandazione della community è inserire questi prodotti all’interno del normale piano di procurement europeo. Dotazione finanziaria. Attualmente il totale delle domande finanziate è una quota ridotta rispetto al numero delle PMI in Europa, anche considerando solo il cluster delle PMI innovative. Inoltre, le ultime statistiche mostrano che circa un quarto delle proposte presentate nel primo biennio di Horizon 2020 fanno riferimento allo SME Instrument, che, tuttavia, ha una dotazione finanziaria pari al 3-4% del budget di Horizon 2020. Questo significa che tante proposte di elevata qualità e potenziale successo sul mercato non vengono selezionate. Al contempo, l’attuale livello di budget stanziato per lo Strumento PMI fa sì che la maggior parte delle proposte selezionate in Fase 1 non arrivino al finanziamento in Fase 2 (il vero e proprio progetto di industrializzazione e internazionalizzazione). Di fatto il rischio è di erogare i 50.000 Euro di Fase 1 soltanto per elaborare un business plan promettente, senza fornire il necessario supporto per l’effettiva implementazione e commercializzazione dell’idea di business. La raccomandazione della community va nella direzione di aumentare il totale finanziato e rafforzare sinergie con ulteriori fonti di finanziamento pubbliche e private. COMUNICAZIONE DOTAZIONE FINANZIARIA MAPPATURA SME INSTRUMENT FASE 3 AUDIT, REPORTING, Q&A RUOLO DEL CONSULENTE NELLA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE VALUTAZIONE DEI PROGETTI RUOLO DEI FORNITORI NELLE DOMANDE ■■ Figura 12 – Ambiti di intervento per il potenziamento e l’ottimizzazione dello SME Instrument di Horizon 2020 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 47 Alla luce delle considerazioni sopra riportate e della discussione con i business leader tenutasi in occasione dell’Anteprima del Technology Forum, il giudizio sui nuovi strumenti finanziari della Commissione Europea è positivo. Tali strumenti sono stati creati e si stanno evolvendo in linea con lo sviluppo di nuove realtà industriali, forti di investimenti privati, soprattutto demand driven, rappresentando una svolta importante rispetto al classico modello guidato meramente dallo sviluppo della tecnologia di base. Le raccomandazioni relative allo SME Instrument di Horizon 2020 sono state raccolte grazie ai contributi di: Antonio Carbone, National Contact Point for Horizon 2020, Apre; Alberto di Minin, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore di Sant’Anna di Pisa; Luca Rossetini, CEO D-Orbit. Un ringraziamento va anche ai relatori e ai partecipanti dell’Anteprima Technology Forum 2016 per le analisi e le opinioni condivise durante i lavori. 48 3 AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX E AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX 2016: LA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI VERSO GLI ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE NEL MONDO Obiettivo del Capitolo n. 3 • Il Capitolo illustra i risultati 2016 dell’Ambrosetti Innosystem Index (AII) e propone una lettura comparata delle dinamiche di innovazione del nostro Paese rispetto ad alcuni competitori internazionali, tradizionali ed emergenti, discutendo i fattori abilitanti associati al loro successo. • Il Capitolo propone inoltre una valutazione delle performance innovative delle macro-Regioni della UE-14 e delle Regioni italiane attraverso l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII), sviluppato a partire dal 2015. 1. PREMESSA: GLI ECOSISTEMI DI INNOVAZIONE PER LA COMPETITIVITÀ La capacità di produrre innovazione è una determinante della competitività delle organizzazioni e dei sistemi territoriali. Ricerca e innovazione costituiscono anche una componente indiretta del benessere, dando un contributo fondamentale allo sviluppo sostenibile e durevole. Oggi la sfida dell’innovazione avviene a partire da ecosistemi di innovazione integrati in cui i risultati di innovazione si determinano dalle interazioni tra gli attori chiave – accademici, policy maker e di business – e in cui l’ottimizzazione dell’efficacia e la massimizzazione della velocità dei network sono fattori critici di successo. In questo contesto, la perMODELLO LINEARE formance dei diversi Paesi è RICERCA legata alla capacità di ogni SVILUPPO ecosistema d’innovazione di COMMERCIALIZZAZIONE massimizzare l’efficienECOSISTEMI DI INNOVAZIONE za innovativa di tutti i liFINANZA/ velli territoriali: i cluster CAPITALE di RISCHIO tecnologici/hub di innovazione – a loro volta ecosistemi di innovazione locali – STRUTTURE UNIVERSITÀ stanno diventando nodi DI TT e RICERCA ECOSISTEMA sempre più strategici nei riDI INNOVAZIONE sultati innovativi nazionali. SETTORE PUBBLICO BUSINESS ■■ Figura 1 – Modelli di innovazione lineari ed ecosistemi di innovazione (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su Kao et. Al.) 50 © The European House - Ambrosetti Tali cluster, concepiti come concentrazioni geografiche di imprese, fornitori di input e di servizi, intermediari (anche finanziari) e istituzioni di ricerca, hanno un ruolo crescente quali catalizzatori di innovazione e centri propulsori di crescita e competitività sia nei confronti dei Paesi di appartenenza, sia rispetto alle catene di produzione globali (GVC). La community InnoTech, sin dagli inizi del suo percorso di lavoro (2011-2012) ha avviato una riflessione strutturale sul tema e proposto una propria interpretazione di ecosistema di innovazione come: “… un’area territoriale fortemente dinamica dal punto di vista economico-imprenditoriale, caratterizzata da alto fermento culturale, scientifico e tecnologico, attrattività e mobilità sociale, con efficaci meccanismi di premialità e garanzia di equità nell’accesso alle opportunità”. A fronte di tale definizione, le “componenti” di un ecosistema di innovazione sono state individuate in: –– Capacità di attrazione di nuove forze (intellettuali e finanziarie) –– Capacità di valorizzazione delle competenze presenti –– Produzione di novità sostanziali e discontinuità –– Capacità di creare il mercato e/o anticiparlo sui trend più rilevanti e di generare imprenditorialità diffusa –– Propensione al “rischio” di innovare e cultura diffusa dell’innovazione –– Concentrazione di infrastrutture di ricerca e sviluppo di livello internazionale. Questa modellizzazione concettuale ha permesso di costruire uno strumento di misurazione e confronto strutturato delle performance innovative degli ecosistemi di innovazione nel mondo: l’Ambrosetti Innosystem Index (AII). In questo nuovo anno di attività la community ha deciso di proseguire in questo lavoro, aggiornando il monitoraggio dei principali ecosistemi di innovazione a livello internazionale e dell’Italia. I risultati dell’AII 2106 e una loro lettura quali-quantitativa sono presentati nelle pagine seguenti. © The European House - Ambrosetti 51 2. L’AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX: STRUTTURA E METODOLOGIA L’Ambrosetti Innosystem Index (AII) è uno strumento di informazione e orientamento delle decisioni composto da un: –– Indice sintetico che identifica la performance complessiva di ogni ecosistema secondo valori uniformi e comparabili nel tempo –– Tableau de Bord che misura i risultati raggiunti da ogni ecosistema d’innovazione sui fattori chiave che determinano la performance di innovazione. In sede di elaborazione, è stata portata avanti una scelta chiara nella selezione del campione di riferimento i cui criteri di composizione sono ricondotti a tre ordini di variabili: –– Letteratura internazionale sui centri di innovazione mondiale –– Produzione di innovazione: sono stati fatti degli approfondimenti su ogni Paese per valutare la reale produzione di innovazione a livello mondiale (pubblicazioni scientifiche nel top 10% mondiale, brevetti, ecc.) –– Comparabilità e copertura: è stata effettuata una selezione a partire da una prima rosa di 30 Paesi comparabili con l’Italia in termini di dimensioni relative, condizioni socioeconomiche di partenza e reperibilità dei dati sugli indicatori prescelti1. Sulla base di questi criteri, nelle edizioni precedenti (2013, 2014 e 2015) dell’AII, sono stati individuati 12 Paesi ad alta performance innovativa: Canada, Cile, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Regno Unito, Singapore, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Quest’anno il campione è stato esteso anche al Giappone. Perché il Giappone Il Giappone è da sempre riconosciuto come una delle aree più innovative al mondo. Nonostante i bassi tassi di crescita e il suo elevato debito pubblico, il Paese continua a rimanere un’economia competitiva a livello mondiale (oggi al terzo posto) grazie ai suoi risultati nella ricerca e nell’innovazione applicata. Il Paese è uno dei maggiori spender globali in R&S: nel 2014 l’investimento è stato pari al 3,6% del PIL – di cui l’80% è stato finanziato dal settore privato – valori di gran lunga superiori rispetto a quelli che si registrano in Europa e negli stati Uniti. 1 Tali criteri di selezione hanno portato all’esclusione ad esempio di Cina e Brasile dal campione di riferimento. 52 © The European House - Ambrosetti Nel 2013 il Paese si è dotato di una Strategia integrata dell’Innovazione con un orizzonte di lungo termine (2030). La strategia mappa gli attori chiave del processo di innovazione, attribuendo a ciascuno (accademia, policy maker, imprese) ruoli e responsabilità. Il documento chiarisce anche gli strumenti e gli incentivi per favorire l’innovazione nel Paese, nonché gli ambiti prioritari di investimento. In merito a quest’ultimo punto, il Giappone ha deciso di puntare sulla salute e sulla robotica come settori-guida per lo sviluppo, al fine di dare soluzioni concrete (e di mercato) al tema globale dell’invecchiamento e sulle tecnologie green per posizionarsi come attore di riferimento e fornitore di tecnologie e prodotti sull’altro grande macro-trend della transizione energetica che guiderà le scelte strategiche e gli investimenti nel mondo nei prossimi 30-50 anni. In aggiunta alla misurazione delle performance degli ecosistemi di innovazione individuati, sono stati monitorati in logica comparativa anche i risultati dell’Italia per quantificare eventuali divari esistenti e comprendere quali siano i fattori ostativi che determinano tale situazione. I risultati di ogni ecosistema sono stati quindi rappresentati a livello di due macro-set di indicatori. • Variabili di output, volte a “catturare” al massimo livello di sintesi i risultati di efficacia innovativa in termini di produzione di nuove idee e di loro impatto economico: –– Numero di brevetti su popolazione attiva (15-64 anni) –– Esportazioni dei settori ad alta intensità di R&S2 in rapporto alle esportazioni totali –– Numero di citazioni per ricercatore. • Variabili di input, selezionate per rendere conto della dotazione di ogni Paese rispetto alle determinanti della performance complessiva di innovazione; sono stati considerati 4 sottogruppi: –– Capitale umano, per misurare la dotazione di risorse umane qualificate per l’attività di R&S in azienda (personale occupato nelle funzioni R&S nelle imprese private per migliaia di occupati) e predisposte all’innovazione in fasce chiave (livello universitario) e la predisposizione stessa delle classi di età più giovane allo studio e all’apprendimento delle materie scientifiche (istruzione secondaria) –– Risorse finanziarie a supporto dell’innovazione, per mappare la disponibilità di fondi a tutti i livelli di investimento/finanziamento rilevante (investimenti totali in R&S, componente di investimenti pubblici e di investimenti privati in R&S, disponibilità di capitale di rischio) –– Ambiente innovativo, considerato come l’insieme di indicatori volti a identificare la capacità di ogni ecosistema di garantire protezione agli attori dell’innovazione e trasformare l’innovazione in nuove idee di business. 2 Aerospazio, elettronica, computing, strumenti di precisione (definizione OCSE). © The European House - Ambrosetti 53 –– Attrattività di ecosistema, inteso come gruppo di variabili volte a misurare la capacità di ogni Paese di sviluppare un ambiente attrattivo per investimenti e nuovi talenti e capace di stimolare sinergie collaborative tra Università e ricerca. Per ognuna delle variabili misurate è stato preso in considerazione il triennio 2012-2014 (o gli ultimi dati disponibili), ricostruendo una base dati omogenea e confrontabile, utilizzando le informazioni disponibili presso le principali fonti internazionali (OCSE, UNESCO, Banca Mondiale, Eurostat, Scimago, WIPO-World Intellectual Property Organization) e i siti delle Agenzie statistiche nazionali dei Paesi del campione. Per alcune variabili è stato utilizzato il valore puntuale rilevato, altre invece sono state ottenute componendo i dati raccolti; eventuali outlier presenti per alcune variabili non sono stati esclusi data la dimensione del campione analizzato. A partire da questo impianto, sono stati costruiti indicatori compositi utilizzando la media mobile sugli ultimi 3 anni considerati per ognuna delle aree tematiche in esame. É stato quindi messo a punto un indice complessivo che assegna a ciascuna area di riferimento lo stesso peso; anche le variabili all’interno di ciascuna categoria identificata sono caratterizzate dallo stesso peso. La visualizzazione dei risultati prevede due tipologie grafiche: –– 1 cruscotto di posizionamento che segna la performance negli output di innovazione (riferibili alla parte 1 nella figura sotto) –– 4 quadranti relativi ai 4 fattori di input identificati (capitale umano, risorse finanziarie, attrattività di sistema, riferibili alla parte 2 nella figura sotto). TABLEAU DE BORD AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX 1 cruscotto di posizionamento che segna la performance negli output di innovazione PUNTEGGIO AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX 2,35 4,98 4,54 GERMANIA 5,64 INGHILTERRA 4,67 ITALIA 2,98 FRANCIA 4,54 CILE 2,35 6,59 5,66 SINGAPORE 5,66 KOREA del SUD 6,59 ISRAELE 4,98 SVEZIA 4,90 CANADA 4,44 STATI UNITI 5,37 SVIZZERA 6,30 FINLANDIA 6,36 1 4,98 4 quadranti relativi ai 4 fattori di input identificati (capitale umano, risorse finanziarie, attrattività di sistema) MEDIA DEL CAMPIONE DEBOLE IN LINEA FORTE PUNTEGGIO SOTTO-INDICATORI DI IPUT CAPITALE UMANO 9,65 DE 9,65 8,58 SG 8,99 UK 8,63 CA 8,58 FR 8,58 RISORSE FINANZIARIE 9,38 8,38 SK 7,77 SE 6,73 IT 6,39 CL 5,10 54 5,78 5,97 UK 5,97 ISR 5,08 IT 4,56 CL 2,73 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE US 9,86 5,51 UK 6,16 SG 5,85 SE 5,78 4,39 FI 5,39 CH 5,19 FR 5,04 FR 6,89 ISR 6,43 FI 7,19 7,02 AMBIENTE INNOVATIVO 9,86 DE 7,97 SG 7,40 CH 7,95 US 7,09 ISR 7,02 SK 9,34 FI 9,15 SE 8,55 US 8,38 CH 8,31 ISR 4,66 IT 4,28 SK 4,23 CL 4,29 ISR 5,04 CH 5,01 DE 4,39 SG 3,83 CA 3,42 SK 3,06 FR 3,01 DE 4,91 CA 4,88 4,66 UK 5,51 2,44 SE 2,60 CL 2,44 FI 2,37 US 2,19 2 IT 1,21 © The European House - Ambrosetti ■■ Figura 2 – Posizionamento nello scoreboard delle variabili di input e di output; 1=output; 2=input (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) OUTPUT DIMENSIONI PROXY RAZIONALE FONTE Efficenza ed efficacia ecosistema innovativo 1. Numero di brevetti sulla popolazione attiva (15-64 anni) Export dei settori ad alta intensità di R&S export totale Numero di citazioni per ricercatore 1. 2. Produzione nuove idee Impatto dell’innovazione sulla struttura economica Qualità della produzione scientifica 1. 2. 3. WIPO e OCSE OCSE Scimago e OCSE Personale di R&S per migliaia di occupati Numero studenti universitari materie tecnico-scientifiche su pop. 19-25 anni Punteggio PISA* studenti in matematica e scienze 1. Impatto dell’innovazione sull’occupazione Capitale umano come produttore potenziale di conoscenza scientifica Qualità della preparazione di base 1. 2. 3. OCSE OCSE OCSE Venture Capital attractiveness Index** Inv. privati in R&S (%PIL) Inv. pubblici in R&S (% PIL) 1. Capacità di attrarre investimenti VC Propensione settore privato ad investire Propensione settore pubblico ad investire 1. 2. 3. IESE OCSE OCSE Intellectual Property Right Index*** Registrazione di nuove imprese per migliaia di abitanti in età attiva (15-64 anni)**** 1. Capacità di proteggere le nuove idee Imprenditorialità e capacità trasformativa della nuova conoscenza 1. 2. International Property Right Index Report Banca Mondiale R&S nei programmi di dottorato finanziata dall’industria Ricerca e Sviluppo finanziata dall’estero Mobilità netta studenti (saldo degli studenti entrantiuscenti dal Paese su studenti totali) 1. Proxy della vicinanza tra il mondo del business e il mondo accademico Capacità di attrarre investimenti esteri R&S Mobilità in ingresso degli studenti terziari 1. 2. 3. OCSE Banca Mondiale UNESCO 2. 3. Capitale umano 1. 2. 3. Risorse finanziarie a supporto dell’innovazione INPUT Attrattività ecosistema 1. 2. 3. 1. 2. Ambiente innovativo 1. 2. 3. 3. 2. 3. 2. 3. 2. 2. 3. ■■ Figura 3 – Tabella sinottica delle variabili chiave dell’AII (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE, UNESCO, Banca Mondiale e Agenzie di Statistica Nazionali) *TEST internazionale sulle competenze degli adolescenti3, **Indice di attrattività per il VC4 ***Indice che misura il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale5 nel Paese; ****Registrazioni di nuove aziende in un Paese rapportato alla popolazione attiva in età compresa tra i 15 e i 64 anni 3 Il test effettuato ogni 3 anni; mappa le performance dei 15enni in materie letterarie, matematica, scienze e problem solving in oltre 40 Paesi nel mondo. 4 Sotto-componente dello IESE Venture Capital and Private Equity Attractiveness Index, costruito su 300 indicatori macroeconomici chiave per la capacità di ogni Sistema Paese di attrarre capitale di rischio in chiave internazionale (informazioni disponibili sul sito: www.blog.iese.edu). 5 Componente dell’International Property Right Index che misura la propensione al rispetto dei diritti di proprietà su 3 fronti: rispetto della legge e libertà politica, rispetto della proprietà fisica, rispetto della proprietà intellettuale (www.internationalpropertyrightsindex.org). © The European House - Ambrosetti 55 3. I RISULTATI DELL’AMBROSETTI INNOSYSTEM INDEX 2016 Il grafico sotto riporta una visione d’insieme dei risultati raggiunti da ognuno degli ecosistemi mappati sull’indice complessivo. Il “podio” è caratterizzato da una predominanza asiatica, anche se il gradino più alto è occupato da un Paese europeo: 1° Svizzera (6,80) trainata in particolare da alte performance nell’export di prodotti ad alta tecnologia e dalla qualità della ricerca prodotta; 2° Corea del Sud (6,47); 3° Singapore (6,44). OUTPUT 2,48 4,75 FRANCIA ITALIA 5,08 GIAPPONE 4,84 4,73 3,36 CANADA CILE 2,48 FINLANDIA SVEZIA 5,68 REGNO UNITO ISRAELE 5,16 5,56 5,01 6,80 USA SVIZZERA 5,69 GERMANIA SINGAPORE 5,67 6,44 6,80 SUD COREA 4,43 6,47 4,80 INPUT CAPITALE UMANO 8,53 7,20 6,76 6,51 SINGAPORE 8,53 FINLANDIA 7,55 GERMANIA 7,39 ISRAELE 7,28 R. UNITO 6,94 COREA SUD 6,81 SVEZIA 6,79 SVIZZERA 6,74 FRANCIA 6,70 GIAPPONE 6,57 CANADA 6,49 ITALIA 5,53 USA 5,47 CILE 3,48 RISORSE FINANZIARIE 9,19 7,88 7,54 COREA SUD 9,19 SVEZIA 8,21 USA 7,94 FINLANDIA 7,91 ISRAELE 7,88 GERMANIA 7,73 SVIZZERA 7,45 SINGAPORE 6,99 AMBIENTE INNOVATIVO 9,76 5,64 4,88 CANADA 5,98 R. UNITO 5,84 ITALIA 4,76 CILE 3,14 FINLANDIA 5,40 SVIZZERA 5,18 5,98 4,28 CANADA 4,89 FRANCIA 4,88 2,70 GERMANIA 4,86 FRANCIA 6,81 6,19 USA 9,76 R. UNITO 6,84 SINGAPORE 6,43 SVEZIA 5,72 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE 4,69 GIAPPONE 4,78 CILE 4,66 ISRAELE 4,46 COREA SUD 4,04 ITALIA 3,98 2,07 SVIZZERA 5,98 R. UNITO 5,62 ISRAELE 4,41 GERMANIA 4,28 SINGAPORE 4,28 CANADA 3,24 FRANCIA 2,89 COREA SUD 2,50 FINLANDIA 2,45 USA 2,11 SVEZIA 2,06 CILE 1,76 ITALIA 1,28 GIAPPONE 1,21 ■■ Figura 4 – L’Ambrosetti Innosystem Index 2016, una visione d’insieme (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 56 © The European House - Ambrosetti PAESE 2016 2015 SVIZZERA 6,80 6,65 COREA DEL SUD 6,47 6,50 SINGAPORE 6,44 6,41 STATI UNITI 5,69 5,82 GERMANIA 5,67 5,72 ISRAELE 5,56 5,97 REGNO UNITO 5,16 5,10 SVEZIA 5,01 5,09 GIAPPONE 4,84 - FINLANDIA 4,80 4,90 FRANCIA 4,73 4,85 CANADA 4,43 4,55 ITALIA 3,36 3,34 CILE 2,48 2,45 2016 vs. 2015 ■■ Figura 5 – Confronto tra i punteggi dell’Ambrosetti Innosystem Index 2016 e quelli 2015 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 57 Seguono Stati Uniti (5,69), Germania (5,67), Israele (5,56), Regno Unito (5,16), Svezia (5,09), Svezia (5,01), Giappone (4,84), Finlandia (4,80), Francia (4,73), Canada (4,43) e – a distanza più significativa – Italia (3,36) e Cile (2,48)6. Analizzando il posizionamento assoluto, la classifica è rimasta pressoché stabile rispetto alla rilevazione 2015. Infatti Svizzera, Corea del Sud e Singapore si confermano ai primi 3 posti della classifica, così come Finlandia, Francia, Canada, Italia e Cile occupano nuovamente le ultime 5 posizioni della classifica. Gli unici cambiamenti riguardano gli Stati Uniti e la Germania che guadagnano una posizione ciascuno e Israele che invece perde due posizioni. Confrontando invece i punteggi ottenuti quest’anno con quelli dell’anno precedente7 risulta che 8 Paesi hanno complessivamente peggiorato il proprio punteggio, mentre 5 hanno visto un miglioramento8. È da segnalare però che le differenze, sia in positivo che in negativo rispetto ai punteggi 2015, sono contenute. OUTPUT Ecosistema innovativo 3,52 3,78 3,75 Capitale umano INPUT 6,55 6,59 6,74 6,94 6,96 Risorse finanziarie 5,41 5,46 5,42 Ambiente Innovativo Attrattività Paese 7,18 3,34 3,36 3,15 2014 2015 2016 ■■ Figura 6 – Confronto dei punteggi 2015 e 2014 della media del campione per ciascuna categoria di variabili di output e di input dell’Ambrosetti Innosystem Index (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2015) 6 Il Cile è un ecosistema dell’innovazione emergente a livello internazionale. È stato dunque mappato in tale logica e non come best performer. 7 Nel confrontare i risultati ottenuti nella rilevazione 2016 con quella del 2015 si è tenuto conto anche delle rettifiche operate dalle varie banche dati sugli indicatori analizzati. 8 Si ricorda che le variazioni assolute dell’AII attengono a dei sottostanti elementi di tipo strutturale. Cambiamenti quindi anche di entità modesta, sono in ogni caso indicativi di tendenze e percorsi di riposizionamento significativi. 58 © The European House - Ambrosetti Le variazioni dell’AII registrate rispetto all’anno precedente sono frutto di variazioni registrate in ciascun macro-categoria di variabile, sia di output che di input. Rispetto alla rilevazione 2016 il campione di analisi ha visto le proprie performance stabili rispetto allo scorso anno eccetto che nell’’area “Attrattività del Paese”, per la quale si è assistito ad un leggero peggioramento. Di fatto dunque sembra emergere la situazione di un anno di “passaggio” o di “attesa”, riscontrando in questo una coerenza con le dinamiche geo-economiche internazionali. Di seguito si riportano per ogni ecosistema analizzato una breve descrizione e il relativo Tableau de Bord. L’ordine è in funzione del posizionamento sull’AII 2016, partendo dal best performer. © The European House - Ambrosetti 59 TABLEAU DE BORD 3.1 SVIZZERA AII SCORE: 6,80 PIL: 664,6 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 8,2 milioni DISOCCUPAZIONE: 3,3% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,0% La Svizzera si conferma il Paese che ha conseguito il punteggio AII più elevato anche nell’edizione 2016 (6,80): primeggia nelle aree “Ecosistema innovativo” e “Attrattività del Paese”. L’ottima performance deriva soprattutto dalla capacità di esportare in tutto il mondo prodotti ad alto contenuto tecnologico (il 45,5% del suo export è basato sull’industria hi-tech) e dalla qualità della ricerca prodotta (7,40 citazioni per ricercatore relativi alla pubblicazioni effettuate dal 2012 al 2014) entrambe superiori rispetto a tutti gli altri ecosistemi. Molto positivi sono anche la preparazione degli studenti nelle materie scientifiche, come testimoniato dai risultati del test PISA (531 punti per la sezione matematica e 515 per quella relativa alle scienze), il 60 © The European House - Ambrosetti legame tra mondo accademico e business – misurato dalla quota di R&S nei programmi di dottorato finanziati dalle imprese (11,2%) – e la mobilità netta degli studenti (con più di 47.000 studenti stranieri in ingresso rispetto ai 18.000 studenti residenti in uscita). Il sistema di ricerca svizzero è di alta qualità e basato su una netta separazione tra il settore pubblico e il settore privato: il primo si basa su Università ad alta intensità di ricerca, mentre il secondo sulle funzioni R&S delle multinazionali ivi collocate. In controtendenza vi sono invece il numero brevetti, basso (0,44 per 1.000 abitanti età compresa tra i 15 e i 64 anni) e il tasso di registrazione di nuove imprese (2,6 per 1.000 abitanti in età attiva). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,44 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 FRANCIA 20 GERMANIA 16,6 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 0,80 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 FRANCIA 2,03 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 CILE 5,61 REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 7,40 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 ITALIA 4,10 45,5% 7,40 CAPITALE UMANO RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 21,1 24,2 556,9 16,2 9,9 534,5 15,8 13,7 8,2 12 7,6 8 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 524,3 87,0 489,0 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 35,5 14,0 8,1 6,8 7,3 8,0 2,8 7,1 2,1 2,6 0,82 86,8 0,77 2,25 0,75 0,55 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 8,5 8,2 3,47 2,05 1,94 1,10 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 0,97 93,3 510,7 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 11,2 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 42,7 11,4 16,3 12,1 7,5 4,7 8,0 3,2 3,8 4,8 1,6 © The European House - Ambrosetti 12,6 61 TABLEAU DE BORD 3.2 COREA DEL SUD AII SCORE: 6,47 PIL: 1.376,8 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 50,6 milioni DISOCCUPAZIONE: 3,6% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 4,3% La Corea del Sud occupa, come lo scorso anno, la 2° posizione con un punteggio pari a 6,47. Il Paese è l’ecosistema caratterizzato dalla massima propensione alla brevettazione con 5,48 brevetti per 1.000 abitanti di età compresa tra 15 e 64 anni e dalla più alta percentuale di investimenti in R&S in percentuale del PIL sostenuta dal settore pubblico (0,97%). Elevati sono anche gli investimenti in R&S sostenuti dal settore privato (3,25% del PIL nel periodo 2012-2014), la quantità di export ad alto contenuto tecnologico (un quarto dell’intero export), i risultati ottenuti dagli studenti al test PISA (554 punti per la sezione matematica e 538 per la sezione del- 62 © The European House - Ambrosetti le scienze) e la quota di R&S nei programmi di dottorato finanziati dalle imprese (11,5%). Le criticità riguardano l’attrattività del Paese: infatti come per altri Paesi asiatici (come ad esempio il Giappone), la Corea del Sud si configura come un sistema tendenzialmente chiuso: la quota di R&S finanziata dall’estero ammonta solo allo 0,3% e la mobilità netta degli studenti è negativa con un maggior numero di studenti coreani che preferiscono studiare all’estero rispetto agli studenti stranieri che scelgono la Corea del Sud come meta per svolgere il proprio percorso accademico (55.000 vs. 117.000 studenti). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 5,48 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 5,48 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 SVIZZERA 44,0 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 FRANCIA 2,03 21,1 16,2 16,3 RISORSE FINANZIARIE 24,2 556,9 9,9 534,5 13,7 8,2 7,6 7,2 544 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 0,97 93,3 0,82 2,25 0,77 1,94 0,55 1,10 510,7 87,0 489,0 80,9 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 8,5 35,5 14,0 8,1 6,8 7,3 8,0 2,8 7,1 6,4 2,1 81,9 0,97 3,47 3,25 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) 2,2 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 100,0 AMBIENTE INNOVATIVO INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX ITALIA 4,10 0,80 PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 12 REGNO UNITO 3,34 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 CAPITALE UMANO ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 25,2% STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 42,7 16,3 11,4 7,5 4,7 8,0 3,2 3,8 4,8 11,5 0,3 1,6 © The European House - Ambrosetti -1,03 63 TABLEAU DE BORD 3.3 SINGAPORE AII SCORE: 6,44 PIL: 292,7 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 5,5 milioni DISOCCUPAZIONE: 1,9% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,0% Singapore è il terzo classificato secondo l’AII 2016 (score pari a 6,44). Il Paese guida la classifica per due indicatori: gli studenti universitari iscritti a facoltà tecnico-scientifiche (24,2% nel periodo 20122014) e i risultati conseguiti dagli studenti al test PISA (573 punti per la sezione matematica e 551 per la sezione scienze); questi due primati fanno di Singapore il primo Paese nell’area del “Capitale umano”. Il Paese è terzo tra gli ecosistemi analizzati per export ad alto contenuto tecnologico (che rappresenta il 28,4% del totale) e per 64 © The European House - Ambrosetti numero di brevetti per migliaia di abitanti di età compresa tra i 15 e i 64 anni (3,51). Tra i Paesi asiatici Singapore presenta anche il più alto tasso di sviluppo del venture capital, canale di finanziamento chiave per sostenere l’innovazione. Così come per la Corea del Sud, uno dei pochi aspetti critici che riguardano questo ecosistema è la bassa quota di R&S finanziata dall’estero (5,6% nel periodo 2012-2014). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 3,51 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 ITALIA 4,10 GERMANIA 2,28 3,30 CAPITALE UMANO RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 24,2 9,9 534,5 93,3 13,7 8,2 510,7 87,0 0,77 7,6 489,0 80,9 0,55 11,9 556,9 100,0 AMBIENTE INNOVATIVO 8,5 35,5 8,1 6,8 8,0 7,1 8,0 2,8 2,1 12,4 3,47 0,82 2,25 0,79 1,94 1,20 1,10 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 0,97 93,6 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 21,1 12 556,9 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 16,2 24,2 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 REGNO UNITO 3,34 28,4 ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 7,40 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 FRANCIA 2,03 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 14,0 42,7 16,3 7,3 11,4 7,5 4,7 3,8 6,2 3,2 8,0 4,8 11,7 5,6 1,6 © The European House - Ambrosetti 65 TABLEAU DE BORD 3.4 STATI UNITI AII SCORE: 5,69 PIL: 19.947,0 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 312,6 milioni DISOCCUPAZIONE: 5,3% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,7% Gli Stati Uniti occupano la quarta posizione della classifica con un punteggio pari a 5,69. I fattori che hanno contribuito a questo posizionamento sono lo sviluppo del venture capital, per cui il Paese è leader a livello mondiale, e il tasso di registrazione di nuove imprese (35,4 nuove imprese registrate per 1.00 abitanti in età attiva); quest’ultimo favorito sia da una legislazione favorevole alla nascita di startup sia da una legislazione che semplifica la gestione delle crisi di impresa e la procedura di fallimento. 66 © The European House - Ambrosetti Molto sviluppata è anche la propensione alla protezione della proprietà intellettuale (2,68 brevetti per 1.000 abitanti). Appare invece bassa la quota di R&S finanziata dall’estero, che ammonta, nel periodo 2012-2014 al 4%. Questo dato non rappresenta però una reale criticità in quanto una larga parte delle imprese tecnologiche più innovative sono proprio localizzate negli Stati Uniti. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 2,68 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 COREA DEL SUD 25,2 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 21,1 24,2 556,9 9,9 534,5 93,3 0,82 13,7 8,2 510,7 87,0 0,77 80,9 0,55 8,8 7,6 489,0 100,0 491,9 AMBIENTE INNOVATIVO 0,97 3,47 2,25 0,79 1,10 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 2,8 4,7 8,0 3,2 2,1 3,8 8,0 7,1 8,1 35,5 1,95 1,94 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 16,2 12 ITALIA 4,10 2,36 CAPITALE UMANO 8,2 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 22,6% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 GIAPPONE 15,5 FRANCIA 2,03 4,7 4,8 4,0 3,6 1,6 © The European House - Ambrosetti 67 TABLEAU DE BORD 3.5 GERMANIA AII SCORE: 5,67 PIL: 3.357,6 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 81,9 milioni DISOCCUPAZIONE: 4,6% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,8% La Germania è, nell’edizione 2016, alla quinta posizione (ne guadagna una rispetto al 2015) ed è il primo Paese dell’Unione Europea in classifica. Il Paese primeggia per la quantità di R&S svolta all’interno dei programmi di dottorato finanziata dal settore privato (pari al 14% nel periodo 2012-2014) e per il numero di brevetti depositati presso lo European Patent Office, (1,18 brevetti per 1.000 abitanti in età attiva). Elevate sono anche la percentuale di studenti in materie tecnico-scientifiche (15,7%) e la quota di R&S finanziata dal settore privato (0,83% del PIL). 68 © The European House - Ambrosetti Le prestazioni meno brillanti sono invece ottenute nella registrazione di nuove imprese (1,3 imprese per 1.000 abitanti in età attiva nel periodo 2012-2014) e nella quota di R&S finanziata dall’estero (4,6% nel periodo 2012-2014). Su quest’ultimo punto va specificato, come per gli Stati Uniti, che la Germania è leader in Europa per numero di imprese innovative sul proprio territorio: questo fa sì che la ricerca sia finanziata prevalentemente da imprese locali. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 CANADA 1,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 FINLANDIA 0,48 STATI UNITI 2,68 SVIZZERA 0,45 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 1,18 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 21,1 24,2 9,9 13,7 8,2 510,7 7,6 489,0 13,4 556,9 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 534,5 93,3 517,8 2,28 0,97 90,9 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 0,82 3,47 0,83 2,25 87,0 0,77 1,94 80,9 0,55 1,10 AMBIENTE INNOVATIVO R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 14,0 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 2,8 4,7 8,0 3,2 2,1 3,8 4,8 1,6 8,0 7,1 8,0 1,3 1,93 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX ITALIA 4,10 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 16,2 12 REGNO UNITO 3,34 SINGAPORE 3,30 2,28 CAPITALE UMANO 15,7 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 16,6% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 4,6 © The European House - Ambrosetti 3,0 69 TABLEAU DE BORD 3.6 ISRAELE AII SCORE: 5,56 PIL: 296,1 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 8,4 milioni DISOCCUPAZIONE: 5,3% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 4,1% Israele perde due posizioni rispetto alla precedente rilevazione e occupa quest’anno il sesto posto della classifica (score pari a 5,56). Nonostante l’arretramento in classifica, il Paese mantiene il primato negli addetti alla ricerca per migliaia di occupati (21,1), nella R&S finanziata dal settore privato (3,47% del PIL) e in quella finanziata dall’estero (47,7%). Inoltre il Paese è secondo solo alla Svizzera per le esportazioni ad alto contenuto tecnologico, oltre un terzo del totale. 70 © The European House - Ambrosetti Gli aspetti più critici riguardano la mobilità netta degli studenti universitari, che seppur migliorata, resta ancora negativa (4.500 studenti stranieri in entrata vs. 14.700 studenti residenti in uscita), il grado di protezione della proprietà intellettuale e la R&S finanziata dal settore pubblico (0,52% del PIL nel periodo 2012-2014). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA CANADA 1,45 FINLANDIA 0,48 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,90 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 21,1 RISORSE FINANZIARIE SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 24,2 556,9 9,9 534,5 93,3 0,82 2,25 13,7 8,2 510,7 87,0 0,77 1,94 12 7,6 489,0 100,0 459,43 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 0,97 80,1 0,55 0,52 1,10 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 47,7 8,5 35,5 14,0 42,7 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 8,0 2,8 4,7 8,0 3,2 3,8 4,8 1,6 7,1 6,9 2,1 3,47 3,47 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) 3,0 ITALIA 4,10 1,22 16,2 INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 REGNO UNITO 3,34 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 8,7 7,40 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 SINGAPORE 28,4 CAPITALE UMANO 21,1 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 34,5% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI FRANCIA 2,03 6,8 16,3 © The European House - Ambrosetti -2,6 71 TABLEAU DE BORD 3.7 REGNO UNITO AII SCORE: 5,16 PIL: 2.849,3 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 65,1 milioni DISOCCUPAZIONE: 5,4% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,7% Il Paese, 7° nella classifica AII (score pari a 5,16), è il più virtuoso del campione nella capacità di attrarre studenti dall’estero: la mobilità netta degli studenti sul totale degli iscritti alle Università britanniche raggiunge il 16,3% (più di 780.000 studenti stranieri in entrata e 60.000 studenti residenti in uscita); questo valore risulta di gran lunga superiore a quello di Svizzera e Singapore che seguono in questa particolare classifica il Regno Unito (12,6% e 11,7% rispettivamente). 72 © The European House - Ambrosetti Il Regno Unito è anche il Paese europeo in cui il venture capital è più sviluppato e la quota di R&S finanziata dall’estero è più elevata. Da incrementare, per il miglioramento della performance innovativa, è la quantità di risorse finanziarie destinate all’innovazione – sia nella componente pubblica sia in quella privata – e la propensione alla brevettazione (nel periodo 2012-2014 il numero di brevetti depositati è stato pari solo a 0,56 ogni mille abitanti in età attiva). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 GERMANIA 1,18 STATI UNITI 2,68 SVIZZERA 0,45 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,56 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 24,2 9,9 13,7 12,4 12 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 21,1 556,9 14,2 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 8,1 93,3 0,82 2,25 510,7 87,0 0,77 1,94 7,6 489,0 80,9 0,55 503,5 6,8 14,8 0,48 1,10 1,06 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) 35,5 8,1 3,47 8,2 AMBIENTE INNOVATIVO 8,5 0,97 94,9 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 534,5 INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX ITALIA 4,10 3,34 CAPITALE UMANO 16,2 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 22,5% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 SVEZIA 14,7 FRANCIA 2,03 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 14,0 42,7 7,3 8,0 2,8 4,7 7,1 2,1 3,8 11,4 4,1 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 16,3 18,8 16,3 7,5 8,0 3,2 4,8 1,6 © The European House - Ambrosetti 73 TABLEAU DE BORD 3.8 SVEZIA AII SCORE: 5,01 PIL: 492,6 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 9,9 milioni DISOCCUPAZIONE: 7,4% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,2% La Svezia risulta in ottava posizione con un punteggio di 5,01. Il Paese scandinavo è l’unico Paese dell’Unione Europea, assieme a Finlandia e Danimarca, che investe il 3% del suo PIL in R&S, in linea con l’obiettivo 2020 fissato dalla Commissione Europea. L’investimento in R&S del settore pubblico (0,92% del PIL) è secondo solo a quello della Corea del Sud (0,97% del suo PIL). Il Paese presenta anche un numero elevato di occupati in attività di R&S, pari al 17,5 per 1.000 lavoratori. 74 © The European House - Ambrosetti La performance peggiore, in termini relativi, riguarda la propensione alla brevettazione (solo 0,40 brevetti per 1.000 abitanti in età attiva nel periodo 2012-2014) e le competenze degli studenti misurate attraverso il test PISA (478 punti per la sezione matematica e 485 per la sezione scienze). Un ulteriore aspetto di miglioramento è il finanziamento della ricerca universitaria da parte del settore privato, ad oggi pari al 3,8% (quart’ultimo valore tra gli ecosistemi analizzati). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 GERMANIA 1,18 STATI UNITI 2,68 SVIZZERA 0,45 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,40 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 CILE 0,8 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 CANADA 2,97 REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 14,7% RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 21,1 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 24,2 556,9 9,9 534,5 93,3 13,7 8,2 510,7 87,0 12 7,6 17,5 8,0 489,0 100,0 488,0 8,1 8,1 0,92 3,47 2,25 0,77 1,94 0,55 1,10 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 35,5 14,0 42,7 16,3 6,8 7,3 11,4 7,5 8,0 6,6 2,21 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 0,82 87,2 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 0,97 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 8,5 ITALIA 4,10 3,41 CAPITALE UMANO 16,2 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 8,0 2,8 4,7 7,1 2,1 3,8 3,8 4,8 8,9 3,2 1,6 © The European House - Ambrosetti 1,8 75 TABLEAU DE BORD 3.9 GIAPPONE AII SCORE: 4,84 PIL: 4.123,3 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 126,9 milioni DISOCCUPAZIONE: 3,4% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,6% Il Giappone, “nuova entrata” nel campione di analisi nell’edizione 2016 dell’AII, ha ottenuto un punteggio pari a 4,84 che lo colloca al nono posto tra gli ecosistemi analizzati. Il Paese brilla soprattutto per numero di brevetti depositati (ben 4,21 per mille abitanti in età attiva) e per risorse finanziarie destinate alla R&S da parte del settore privato (2,66% del PIL). Eccellente è anche la qualità delle competenze degli studenti misurata attraverso il test PISA (536 punti per la sezione matematica e 547 per la sezione scienze). 76 © The European House - Ambrosetti Bassa invece è quantità di R&S finanziata dall’estero, testimone, così come per la Corea del Sud e altri Paesi asiatici, di un modello di ecosistema-Paese chiuso. Da migliorare sono anche il tasso di registrazione di nuove imprese (soltanto 1,2 nuove imprese registrate per 1.00 abitanti in età attiva) e la qualità della ricerca accademica prodotta (il Paese è infatti al penultimo posto per numero di citazioni per ricercatore, pari a 1,22). BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 5,48 COREA DEL SUD 5,48 CANADA 1,45 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 4,21 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 GERMANIA 2,28 24,2 556,9 9,9 534,5 8,2 8,3 7,6 510,7 489,0 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 537,8 93,3 92,4 87,0 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 0,97 3,47 0,82 2,25 0,55 0,58 1,10 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 2,8 4,7 8,0 3,2 8,0 7,1 7,8 2,1 1,2 2,66 1,94 0,77 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX ITALIA 4,10 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 21,1 13,7 REGNO UNITO 3,34 SINGAPORE 3,30 1,52 16,2 12 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 CAPITALE UMANO 14,0 STATI UNITI 2,36 ISRAELE 34,5 15,5% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI FRANCIA 2,03 3,8 2,6 4,8 0,5 1,6 © The European House - Ambrosetti 2,7 77 TABLEAU DE BORD 3.10 FINLANDIA AII SCORE: 4,80 PIL: 229,7 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 5,5 milioni DISOCCUPAZIONE: 9,3% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 3,2% La Finlandia occupa la decima posizione nella classifica stilata (score pari a 4,80). Il Paese detiene il primato di addetti in R&S (21,1 addetti per migliaia di occupati) ed è anche il più virtuoso nella protezione della proprietà intellettuale. È il terzo Paese del campione analizzato per quantità di R&S finanziata dal settore pubblico (0,88% del PIL) e il quarto per quantità di R&S finanziata dal settore privato (2,26% del PIL). Tra le criticità si segnalano la bassa quantità di export ad alto contenuto tecnologico, pari al 7,5%, valore più elevato soltanto del Cile. 78 © The European House - Ambrosetti Da migliorare è anche la propensione a brevettare (solo 0,48 brevetti per migliaia di abitanti in età attiva) e la qualità della ricerca (solo 2,34 le citazioni per gli studi pubblicati nel periodo 2012-2014). Inoltre il Paese dovrebbe incentivare maggiormente i propri studenti a frequentare corsi di laurea ad indirizzo tecnologico e scientifico. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,48 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 REGNO UNITO 3,34 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 21,1 24,2 556,9 9,9 534,5 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 539,7 1,94 0,55 1,10 510,7 87,0 489,0 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 8,5 3,47 0,88 0,77 8,2 7,6 80,8 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 8,0 2,8 7,1 2,1 2,9 2,26 2,25 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 0,97 0,82 13,7 7,3 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 93,3 12 8,5 ITALIA 4,10 2,34 CAPITALE UMANO 21,1 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 7,5% 16,2 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 4,7 3,8 4,7 8,0 4,8 9,0 3,2 3,5 1,6 © The European House - Ambrosetti 79 TABLEAU DE BORD 3.11 FRANCIA AII SCORE: 4,73 PIL: 2.421,6 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 64,3 milioni DISOCCUPAZIONE: 10,4% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 2,3% Il Paese transalpino è undicesimo in classifica con 4,73 di punteggio AII. Tale posizionamento nel ranking deriva da risultati mediobassi sulla generalità degli indicatori analizzati. Aspetti di particolare debolezza (rispetto al campione in analisi) si evidenziano nella scarsa propensione alla brevettazione che colloca la Francia al quartultimo posto tra gli ecosistemi analizzati (0,41 brevetti per migliaia di abitanti) e il numero di citazioni per ricercatore (2,03). 80 © The European House - Ambrosetti Anche un maggior sviluppo del venture capital potrebbe dare un significativo impulso all’attività di R&S. Un elemento positivo da mettere invece in luce è il quarto posto ottenuto dal Paese nella mobilità netta degli studenti (240.000 studenti stranieri in entrata e 84.000 in uscita nel 2014), segnale di una capacità significativa di attrazione di capitale umano dall’estero. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,41 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 GERMANIA 16,6 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 21,1 17,4 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 24,2 556,9 534,5 93,3 0,82 87,0 0,77 13,7 8,2 510,7 12 7,6 489,0 100,0 497,3 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 0,97 81,3 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 9,9 3,47 2,25 0,79 0,55 1,94 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 8,0 7,1 2,8 7,7 2,1 2,6 1,45 1,10 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX ITALIA 4,10 2,03 STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI 9,5 REGNO UNITO 3,34 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 CAPITALE UMANO 16,2 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 20% ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 4,7 3,8 8,0 3,9 4,8 8,3 3,2 7,1 1,6 © The European House - Ambrosetti 81 TABLEAU DE BORD 3.12 CANADA AII SCORE: 4,43 PIL: 1.552,4 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 35,8 milioni DISOCCUPAZIONE: 6,9% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,6% Il Canada è al dodicesimo posto nel ranking AII (score pari a 4,43). A pesare in maniera negativa sulla performance sono la bassa quantità di esportazioni ad alto contenuto tecnologico (solo il 7,6% del totale), la propensione all’imprenditorialità (sol0 1,2 nuove imprese per migliaia di abitanti di età attiva) e le risorse finanziarie destinate alla R&S. Ad eccezione dell’indice di sviluppo del venture capital, il Paese registra risultati deboli su tutti gli altri indicatori: 82 © The European House - Ambrosetti gli investimenti pubblici in R&S ammontano allo 0,57% del PIL, mentre quelli privati allo 0,84%, terzo valore più basso tra gli ecosistemi analizzati. Il Paese ha comunque aspetti positivi come ad esempio la propensione alla brevettazione con 1,45 brevetti per 1.000 abitanti in età attiva, quinto miglior valore tra gli ecosistemi analizzati. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA GIAPPONE 4,21 ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 GERMANIA 1,18 STATI UNITI 2,68 SVIZZERA 0,45 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 1,45 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI 21,1 24,2 16,2 9,9 13,7 8,2 510,7 7,6 489,0 556,9 10,0 534,5 SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL 100,0 524,6 93,3 0,82 2,25 1,94 80,9 0,55 0,57 1,10 0,84 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 35,5 14,0 8,1 6,8 7,3 8,0 2,8 4,7 8,0 7,1 2,1 3,8 4,8 7,5 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 1,2 3,47 0,77 NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 0,97 95,8 R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 87,0 AMBIENTE INNOVATIVO 8,0 ITALIA 4,10 2,97 CAPITALE UMANO 12,5 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 7,6% 12 REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 SVEZIA 3,41 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 42,7 16,3 11,4 7,5 6,0 3,2 5,1 1,6 © The European House - Ambrosetti 83 TABLEAU DE BORD 3.13 ITALIA AII SCORE: 3,36 PIL: 1.815,8 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 60,8 milioni DISOCCUPAZIONE: 11,9% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 1,3% L’Italia, con un punteggio di 3,36, è ancora penultima nel ranking AII. I problemi per il nostro Paese si riscontrano sia sul fronte dell’output che su quello dell’input, con performance inferiori alla media del campione in tutte le aree analizzate. Il Paese è ultimo per numero di brevetti depositati (0,24 brevetti per mille abitanti), per sviluppo del venture capital, per quota di R&S nei programmi di dottorato finanziata delle imprese (1,3%) e per la propensione alla protezione della proprietà intellettuale. 84 © The European House - Ambrosetti L’unico fattore positivo è rappresentato dalla alta qualità della ricerca prodotta con un numero di citazioni per ricercatore inferiore soltanto a quello di Svizzera e Cile. Un altro elemento che continua a migliorare di anno in anno è la quantità di R&S finanziata dall’estero. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 CILE 0,25 ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 CANADA 1,45 GIAPPONE 4,21 SINGAPORE 3,51 GERMANIA 1,18 STATI UNITI 2,68 SVIZZERA 0,45 INFERIORE ALLA MEDIA 5,48 COREA DEL SUD 5,48 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,24 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 GERMANIA 16,6 CANADA 7,6 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 FINLANDIA 7,5 CILE 0,8 FRANCIA 20 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 9,2% 4,10 CAPITALE UMANO RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 21,1 24,2 556,9 16,2 9,9 534,5 93,3 0,82 2,25 13,7 8,2 510,7 87,0 0,77 1,94 12 10,0 7,6 7,5 489,0 100,0 497,7 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 0,97 66,7 0,55 3,47 0,54 1,10 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 8,5 35,5 14,0 42,7 16,3 8,1 6,8 7,3 11,4 7,5 8,0 2,8 4,7 8,0 6,3 2,1 2,1 0,70 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 7,1 7,40 SVIZZERA 7,40 CILE 5,61 3,8 1,3 4,8 9,4 3,2 1,6 © The European House - Ambrosetti 1,6 85 TABLEAU DE BORD 3.14 CILE AII SCORE: 2,48 PIL: 240,2 miliardi di Dollari 6,65 POPOLAZIONE: 18,0 milioni DISOCCUPAZIONE: 6,2% INVESTIMENTO R&S (%PIL): 0,4% Il Cile, indicato tra gli “innovatori emergenti”, ha conseguito un punteggio AII di 2,48. Con un ecosistema che si sta consolidando, il Paese brilla per numero di citazioni per ricercatore (5,61 sulle pubblicazioni effettuate dal 2012 al 2014, secondo solo alla Svizzera). Il Cile è anche terzo per quota di finanziamento di R&S dall’estero (12,1%), a testimonianza della sua attrattività, e quarto per densità di nuove imprese (6,9 nuove registrazioni per 1.000 abitanti). 86 © The European House - Ambrosetti Gli ambiti su cui lavorare per affermarsi quale ecosistema di innovazione a livello mondiale sono comunque ancora diverse: ad oggi infatti, in relazione al campione dei “best in class”, il Paese è ultimo per numero di studenti in materie tecnico-scientifiche, per la qualità delle competenze dei propri studenti (misurata attraverso il test PISA), per risorse finanziarie, sia pubbliche che private, destinate alla R&S e per propensione alla protezione della proprietà intellettuale. BREVETTI SU POPOLAZIONE ATTIVA 15-64 ANNI (NUMERO) 0,24 0,41 0,73 2,37 FRANCIA 0,41 REGNO UNITO 0,56 SVEZIA 0,40 ISRAELE 0,90 FINLANDIA 0,48 ITALIA 0,24 INFERIORE ALLA MEDIA CANADA 1,45 GERMANIA 1,18 SVIZZERA 0,45 GIAPPONE 4,21 5,48 COREA DEL SUD 5,48 SINGAPORE 3,51 STATI UNITI 2,68 IN LINEA CON LA MEDIA SUPERIORE ALLA MEDIA 0,25 EXPORT DEI SETTORI AD ALTA R&D / EXPORT TOTALE (%) 0,8 10,6 18,3 24,5 45,5 ITALIA 9,2 CANADA 7,6 FINLANDIA 7,5 GERMANIA 16,6 FRANCIA 20 STATI UNITI 22,6 GIAPPONE 15,5 COREA DEL SUD 25,2 REGNO UNITO 22,5 SVEZIA 14,7 SVIZZERA 44,0 CITAZIONI PER RICERCATORE (NUMERO) 0,80 2,09 2,66 3,39 COREA DEL SUD 0,80 FRANCIA 2,03 STATI UNITI 2,36 GIAPPONE 1,52 ISRAELE 34,5 SVEZIA 3,41 CANADA 2,97 REGNO UNITO 3,34 FINLANDIA 2,34 ISRAELE 1,22 SINGAPORE 28,4 7,40 SINGAPORE 3,30 GERMANIA 2,28 ITALIA 4,10 0,8% 5,61 CAPITALE UMANO RISORSE FINANZIARIE PUNTEGGIO PISA IN MATEMATICA E SCIENZE (MEDIA) STUDENTI IN MATERIE TECNICO SCIENTIFICHE SU POP. 19-25 ANNI ADDETTI R&D PER MIGLIAIA DI OCCUPATI SVILUPPO DEL VENTURE CAPITAL R&D FINANZIATA DAL PRIVATO % DEL PIL R&D FINANZIATA DAL PUBBLICO % DEL PIL 21,1 24,2 556,9 16,2 9,9 534,5 93,3 0,82 2,25 13,7 8,2 510,7 87,0 0,77 1,94 12 12,5 7,6 4,1 489,0 100,0 434,1 80,9 AMBIENTE INNOVATIVO 35,5 8,1 6,8 8,0 2,8 4,7 2,1 3,8 6,3 74,7 0,55 R&D NEL DOTTORATO FINANZIATA DA IMPRESE 8,5 6,9 0,97 3,47 0,15 1,10 0,13 ATTRATTIVITÀ DEL PAESE NUOVE AZIENDE PER MIGLIAIA DI ABITANTI (15-64 ANNI) INTELLECTUAL PROPERTY RIGHT INDEX 7,1 SVIZZERA 7,40 14,0 42,7 7,3 11,4 4,3 MOBILITÀ DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI R&D FINANZIATA DALL’ESTERO % SU TOT. R&D 16,3 12,1 7,5 8,0 3,2 4,8 1,6 © The European House - Ambrosetti -0,5 87 4. L’AMBROSETTI REGIONAL INNOSYSTEM INDEX Ogni Paese è un insieme di aree territoriali, ciascuna con proprie specificità. La performance media può dunque non rappresentare appieno le differenze esistenti a livello locale: questo è vero anche per i risultati di innovazione. Questi ultimi sono infatti migliori in quei territori dove sono ubicate imprese innovative, Università e centri di ricerca, strutture per il trasferimento tecnologico: la disomogeneità nella loro distribuzione determina l’eterogeneità delle performance innovative a livello locale e, in ultima istanza, un fattore di debolezza intrinseco dell’ecosistema. Per fornire una fotografia di dettaglio dello stato dell’innovazione all’interno di un Paese, la community InnoTech ha deciso nel 2015 di elaborare un nuovo indice di valutazione delle prestazioni innovative delle singole Regioni: l’Ambrosetti Regional Innosystem Index (ARII) mappa le performance innovative delle 89 macro Regioni europee9 dei Paesi della UE-1410. I dati per la costruzione dell’indice sono forniti da Eurostat e gli indicatori selezionati, 9 in tutto e coerenti con la metodologia di costruzione dell’indice AII a livello nazionale, sono delle proxy di importanti fenomeni che sottostanno alla performance innovativa. Nello specifico sono considerati: –– Numero di brevetti depositati presso lo European Patent Office per milione di abitanti, proxy dell’output del processo di innovazione –– Spesa in R&S in milioni di Euro, al fine di quantificare le risorse messe a disposizione per l’innovazione –– Occupati in R&S, in valore assoluto e in % sul totale degli occupati, inteso come indicatore di “input” dell’innovazione –– Forza lavoro che ha conseguito il titolo di laurea, in valore assoluto e in % della forza lavoro complessiva, come proxy della qualità del capitale umano disponibile –– Occupati nella manifattura high- e medium-tech, in valore assoluto e in % del totale, proxy della struttura economica di un Paese 9 In accordo alla classificazione NUTS 2 di Eurostat. 10 Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia. 88 © The European House - Ambrosetti –– Quota di cittadini che utilizzano abitualmente Internet, come proxy della propensione culturale all’utilizzo della tecnologia. La volontà di considerare alcuni indicatori in valore assoluto deriva dall’importanza, in tema di innovazione e R&S, che rivestono la dimensione delle Regioni e la massa critica delle risorse impiegate. Per un approfondimento su questo punto si rimanda al Capitolo 5. L’indice ARII è una media semplice degli indicatori selezionati, tutti ricondotti ad una scala che va da 1 a 100 per rendere possibile il confronto; la trasformazione in scala è effettuata a partire dal valore assunto, per ciascun indicatore, dalla regione best performer. La seconda edizione dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index vede la Regione tedesca di Baden-Württemberg (85,20) guidare la classifica, seguita dalla Regione, anch’essa tedesca, di Bayern (81,4) e da quella francese dell’Île de France (72,7). Rispetto alla scorsa edizione, le Regioni tedesche di Baden-Württemberg e Bayern conservano la prima e la seconda posizione, mentre la Regione francese dell’Île de France passa dalla quarta alla terza posizione a scapito della Regione tedesca del Nordrhein-Westfalen. La “top 10” vede la presenza di 3 Regioni tedesche (Baden-Württemberg, Bayern e Nordrhein-Westfalen), due Regioni francesi (l’Ile de France e Rhone-Alpes), due britanniche (South East e London), una finlandese (Manner-Suomi), una danese (Danmark) e una svedese (Östra Sverige). Di fatto emerge una netta polarizzazione sui modelli mittel-europeo e nordico. Nelle prime venti Regioni innovative anche quest’anno compare solo una Regione italiana, la Lombardia (al 18° posto) con un punteggio ARII di 44,3, superiore alla media del campione considerato pari a 34,8. La seconda e la terza Regione italiana in classifica sono l’Emilia Romagna e il Lazio che si collocano rispettivamente al 42° e al 45° posto. Nel complesso non è positivo il quadro che emerge dalla classifica per le Regioni italiane: nelle ultime 20 posizioni della classifica si collocano ben 13 Regioni italiane e la Calabria chiude la classifica europea. La Regione tedesca del Baden-Wuttemberg tra i suoi punti di forza presenta: –– La più elevata spesa in R&S, superiore a 20 miliardi di Euro e in aumento rispetto alla rilevazione precedente –– Il maggior numero di addetti alla R&S, superiore alle 175.000 unità –– Un numero elevato di ricercatori in percentuale degli occupati (2%) –– Una elevata occupazione nella manifattura high- e medium-tech (16,20% del totale). © The European House - Ambrosetti 89 Baden-Württemberg (DE) Bayern (DE) Île de France (FR) Nordrhein-Westfalen (DE) South East (UK) London (UK) Manner-Suomi (FI) Danmark (DK) Östra Sverige (SE) Rhone- Alpes (FR) Hessen (DE) West-Nederland (NL) Comunidad de Madrid (ES) Este (ES) Niedersachsen (DE) East of England (UK) Vlaams Gewest (BE) Lombardia Sud-Ouest (FR) Södra Sverige (SE) Bassin Parisien (FR) Berlin (DE) Méditerranée (FR) Ouest (FR) Ostösterreich (AT) Scotland (UK) Est (FR) North West (UK) South West (UK) Noreste (ES) East Midlands (UK) Sachsen (DE) Éire (IE) Zuid-Nederland (NL) Rheinland-Pfalz (DE) Continente (PT) Westösterreich (AT) Hamburg (DE) Région de Bruxelles-Capitale (BE) Yorkshire and The Humber (UK) Oost-Nederland (NL) Emilia-Romagna Südösterreich (AT) West Midlands (UK) Lazio La Regione di Bayern, seconda in classifica, è invece la Regione europea con il maggior numero di brevetti depositati presso l’European Patent Office, più di 3.200 nel 2012 e con un numero elevato di occupati nei settori ad alta tecnologia (più di 320.000 unità). La terza classificata, la Regione francese dell’Île de France, si caratterizza per il maggior numero di laureati sia in valore assoluto (più di 4 milioni di individui) sia in percentuale della popolazione attiva (60%) e il maggior numero di occupati nei settori ad alta tecnologia (quasi 350.000 unità). Da evidenziare sono anche le performance delle regioni britanniche di Londra, che presenta la più alta percentuale di popolazione attiva in possesso di una laurea (62,60%) e del South East con la più alta percentuale di individui che utilizzano Internet (95%). 90 © The European House - Ambrosetti ■■ Figura 21 – Ambrosetti Innosystem Regional Index 2016, punteggi e posizionamento (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Piemonte Bremen (DE) Thüringen (DE) Région wallonne (BE) Nord - Pas-de-Calais (FR) Saarland (DE) Attiki (EL) Schleswig-Holstein (DE) Sur (ES) North East (UK) Wales (UK) Veneto Norra Sverige (SE) Northern Ireland (UK) Noroeste (ES) Sachsen-Anhalt (DE) Brandenburg (DE) Noord-Nederland (NL) Centro (ES) Mecklenburg-Vorpommern (DE) Toscana Friuli-Venezia Giulia P.A.Trento Åland (FI) Liguria Marche Campania Região Autónoma dos Açores (PT) Abruzzo Nisia Aigaiou, Kriti (EL) Região Autónoma da Madeira (PT) Umbria Canarias (ES) Molise Voreia Ellada (EL) Basilicata Sicilia Puglia P.A. Bolzano Valle d'Aosta Départements d'outre-mer (FR) Sardegna Kentriki Ellada (EL) Calabria Regioni Italiane Regioni, altri Paesi UE-14 Utilizzo di internet (% popolazione) 110 Occupati in manifattura high e medium-tech (% occupati) 90 70 Spesa in R&S (milioni di euro) 50 Occupati in settori ad alta tecnologia (migliaia) Baden-Württemberg (DE) Bayern (DE) Île de France (FR) Brevetti (numero) 30 10 Ricercatori (% su occupati) Personale R&S (migliaia) Laureati (% su popolazione attiva) ■■ Figura 22 – Punteggio ottenuto dalle prime tre Regioni classificate dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index 2016 sui singoli indicatori (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2015) Laureati (migliaia) Come già mostrato per l’Ambrosetti Innosystem Index, elevate performance innovative possono essere ottenute combinando in maniera diversa tutti gli elementi che concorrono determinazione di dalle un prime ecosistema diRegional successo, segno che non esiste ■alla Figura 22 – Punteggio ottenuto tre regioni dell’innovazione classificate dell’Ambrosetti Innosystem Index 2016 sui singoli indicatori (Fonte: elaborazione The European House – un’unica2015) ricetta vincente. Ambrosetti, © The European House - Ambrosetti 91 5. CONSIDERAZIONI SULLA PERFORMANCE INNOVATIVA DELL’ITALIA E DELLE SUE REGIONI Guardando ai risultati di innovazione dell’Italia nel suo complesso, mappati attraverso l’Ambrosetti Innosystem Index, emerge come il Paese mostri una forza innovativa a livello di ecosistema al di sotto della media del campione considerato per tutte le aree di analisi, occupando per il quarto anno consecutivo la penultima posizione nel ranking generale. Confrontando i risultati nazionali con la media del campione, si evince che i divari maggiori riguardano le dimensioni “Risorse Finanziarie” per l’innovazione (la distanza tra l’Italia e la media del campione è pari a 2,2) e “Attrattività del Paese” (la distanza tra l’Italia e la media del campione in questo caso è pari a 1,9). Ecosistema innovativo 8 6 4 Attrattività Paese Capitale umano 2 0 Risorse finanziarie Ambiente innovativo Italia Media campione ■■ Figura 23 – Confronto tra le performance dell’Italia e quelle della media del campione su tutte le categorie che costituiscono l’AII 2016 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) ■ Figura 23 – Confronto tra le performance dell'Italia e quelle della media del campione su tutte le categorie che costituiscono l'AII 2016 (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016) 92 © The European House - Ambrosetti Guardando ai singoli indicatori le principali criticità riguardano: –– Il numero di brevetti depositati per migliaia di abitanti in età attiva (0,24 vs. 1,59 di media del campione) –– L’export di prodotti ad alto contenuto tecnologico (9,2% del totale vs. 19,4% di media del campione) –– Le competenze dei ragazzi, misurate attraverso il test PISA (un punteggio medio per le aree “scienze” e “matematica” pari a 487,7 rispetto a 507,6 di media del campione) –– Lo sviluppo del venture capital (attrattività inferiore del 23% rispetto al punteggio medio ottenuto dai Paesi del campione) –– Gli investimenti in R&S in percentuale del PIL sostenuti dal settore privato (0,7% vs. 1,8%) –– La quota di R&S svolta nei programmi di dottorato finanziata dal settore privato (1,3% vs. 6,1%) –– La capacità di attrarre studenti dall’estero (tasso netto di mobilità studentesca pari all’1,6% vs. una media campione del 4,7%). Rispetto alla rilevazione 2015, l’Italia registra una riduzione del punteggio solo nell’area “Ambiente innovativo”, dovuto soprattutto ad un arretramento nella capacità di proteggere la proprietà intellettuale. OUTPUT Ecosistema innovativo 2,62 2,41 2,67 Capitale umano 5,39 4,16 4,67 Risorse finanziarie INPUT Ambiente innovativo 4,19 Attrattività Paese 1,26 2014 5,78 5,53 4,76 4,28 3,98 1,21 1,28 2015 2016 ■■ Figura 24 – Confronto dei punteggi 2016, 2015 e 2014 dell’Italia per ciascuna categoria di variabili di output e di input dell’AII (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) ■ Figura 24 – Confronto dei punteggi 2016, 2015 e 2014 dell’Italia per ciascuna categoria di variabili di output e di input dell’AII (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 93 Sebbene il Paese si collochi al di sotto della media per quasi tutti gli indicatori analizzati, si sono tuttavia registrati alcuni miglioramenti. Ad esempio è aumentato il numero di registrazioni di nuove imprese per migliaia di abitanti in età attiva, frutto di una legislazione in materia di startup che ha promosso l’attività imprenditoriale nel Paese. Un segnale incoraggiante deriva anche dall’aumento della quota di R&S nei programmi di dottorato finanziato dalle imprese, un passo per ridurre la distanza esistente tra il mondo accademico e il business. Indicatori 2015 2016 Numero di brevetti su popolazione attiva (15-64 anni) 0,23 0,24 Export dei settori ad alta R&D / Export totale 9,37% 9,43% Numero di citazioni per ricercatore 2,88 2,89 Addetti R&D per migliaia di occupati 10,40 10,10 Studenti universitari in materie tecnico-scientifiche sulla 7,43% popolazione 19-25 anni 7,75% Punteggio PISA in matematica e scienze 487,68 487,68 Venture Capital Private Equity Country Attractiveness Index 65,50 64,80 R&D finanziata dal settore pubblico come percentuale del PIL 0,54% 0,54% R&D finanziata dalle imprese come percentuale del PIL 0,71% 0,72% Intellectual Property Right Index 6,60 5,60 Registrazioni di nuove aziende per migliaia di abitanti in età 1,97 attiva (15-64 anni) 2,31 R&D svolta nei programmi di dottorato finanziata dal settore 1,20% privato 1,39% Spesa in R&D finanziata dall'estero (% sul totale della spesa 9,65% in R&D) 9,59% Mobilità degli studenti nell'ambito dell'educazione terziaria 1,80% 1,40% 2016 vs. 2015 ■■ Figura 25 – Confronto 2015-2016 per l’Italia tra i valori degli indicatori che costituiscono l’AII (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2o16) 94 © The European House - Ambrosetti Nord-Ovest 15,7 14,8 Sardegna Calabria 17,5 17,0 Valle d'Aosta 17,6 Puglia 18,0 Sicilia Sud P.A. Bolzano 18,7 18,3 20,0 Umbria Molise 20,9 Abruzzo Centro Basilicata 22,5 21,7 Liguria Marche 22,5 P.A.Trento Nord-Est Campania 25,1 23,2 Friuli-Venezia Giulia 25,3 Toscana 28,7 32,9 32,7 Lazio Piemonte Veneto 34,1 Emilia-Romagna Lombardia 44,3 A fronte dei risultati sopra esposti, un elemento di fondo e di forte criticità per l’Italia risiede, anche in tema di innovazione, nelle significative differenze tra le diverse aree territoriali. Come già evidenziato la Lombardia, con un punteggio pari a 44,3, è l’unica Regione italiana a essere presente nella top 20 delle Regioni più innovative d’Europa; nell’edizione 2016 dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index si colloca al 18° posto guadagnando una posizione rispetto alla scorsa edizione. Tutte le altre Regioni ottengono un punteggio inferiore alla media europea pari a 34,8. Nel Paese si conferma il divario Nord-Sud con le Regioni del Mezzogiorno che oltre a registrare performance peggiori, risultano anche tra le worst performer a livello europeo (la Calabria ad esempio occupa l’ultima posizione). Nella parte bassa della classifica troviamo però anche due territori del Nord, la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta, che in virtù della propria dimensione sono penalizzate dalla massa critica delle risorse impiegate per sostenere l’innovazione. Isole ■■ Figura 26 – Ambrosetti Regional Innosystem Index 2016, posizionamento delle regioni italiane (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) ■ Figura 26 – Ambrosetti Regional Innosystem Index 2016, posizionamento delle regioni Rispetto allo(Fonte: scorso anno è aumentato numero di Regioni italiane elaborazione The EuropeanilHouse – Ambrosetti, 2016) italiane presenti nella Top 50 della classifica (da 2 a 4). Lazio e Friuli Venezia Giulia compiono i maggiori passi in avanti, recuperando ben 8 posizioni e passando rispettivamente dal 53°al 45° posto e dal 75° al 67° posto. Preoccupa invece il ritardo delle regioni italiane worst performer che peggiorano la propria posizione. © The European House - Ambrosetti 95 2015 2016 2016 vs. 2015 Lombardia 19 18 +1 Emilia-Romagna 44 42 +2 Lazio 53 45 +8 Piemonte 50 46 +4 Veneto 54 57 -3 Toscana 65 66 -1 Friuli-Venezia Giulia 75 67 +8 P.A. trento 70 68 +2 Liguria 68 70 -2 Marche 72 71 +1 Campania 69 72 -3 Abruzzo 76 74 +2 Umbria 74 77 -3 Molise 79 79 0 Basilicata 82 81 +1 Sicilia 78 82 -4 Puglia 80 83 -3 P.A. Bolzano 81 84 -3 Valle d’Aosta 84 85 -1 Sardegna 85 87 -2 Calabria 88 89 -1 ■■ Figura 27 – Confronto tra il posizionamento 2015 e 2016 delle Regioni italiane nell’Ambrosetti Regional Ambrosetti Index (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2016) 96 © The European House - Ambrosetti Di seguito è illustrato il posizionamento delle Regioni italiane per ciascuno degli indicatori dell’Ambrosetti Regional Innosystem Index. La Lombardia è la Regione che nel 2012 ha depositato il maggior numero di brevetti (628), seguita a distanza da Emilia Romagna (419 brevetti) e Veneto (332 brevetti). In ben 4 Regioni (Sardegna, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise), il numero di brevetti depositati è inferiore alla decina vs. una media europea pari a 333. Guardando il posizionamento delle Regioni italiane emerge come tutte le Regioni del Nord Italia mostrino una maggiore propensione alla brevettazione rispetto a quelle del Sud. In un confronto internazionale va sottolineato però come tali performance siano ancora distanti da quelle realizzate dalle Regioni più innovative d’Europa: ad esempio la Regione tedesca del Baden-Wuttemberg ha depositato nel 2012 più di 2.900 brevetti. 628 Nord-Ovest 26 22 18 14 13 12 5 Campania Puglia Umbria P.A.Trento Sicilia Abruzzo Calabria Sardegna Nord-Est Centro Sud 5 5 3 Molise 34 Basilicata 48 Valle d'Aosta 52 Liguria 67 P.A. Bolzano 72 Marche 140 Toscana 206 Friuli-Venezia Giulia Veneto 290 Piemonte Emilia-Romagna Lombardia 332 Lazio 419 Isole ■■ Figura 28 – Numero di brevetti depositati dalle Regioni italiane nel 2012 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) ■ Figura 28risorse – Numero di brevettiper depositati dalle nel 2012 (Fonte: elaborazione Sul fronte delle finanziarie l’attività diRegioni R&S, laitaliane Lombardia continua ad essere la ReThe European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) gione capofila, confermando anche per il 2013 un investimento in R&S superiore ai 4,5 miliardi di Euro. Tutte le altre Regioni investono una quantità di risorse finanziarie nettamente inferiore: ad esempio Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna (seconda, terza e quarta Regione per investimenti in R&S) hanno investito meno di 3 miliardi di Euro. Un dato positivo che va sottolineato è l’aumento degli investimenti in R&S sostenuto da queste Regioni nel 2013 (l’aumento è stato di circa 70 milioni di Euro rispetto al 2012 per ciascuna Regione). Le risorse destinate alla R&S tuttavia sono ancora insufficienti per recuperare il divario nei confronti degli altri Paesi, basti pensare ad esempio che anche nel 2014 la sola Regione del Baden-Wuttemberg ha investito in R&S quasi come tutta l’Italia nel suo complesso: 20,1 vs. 20,9 miliardi di Euro. © The European House - Ambrosetti 97 252 178 175 132 61 46 Sardegna Umbria Calabria P.A. Bolzano Basilicata Molise 19 271 Abruzzo Valle d'Aosta 336 322 526 Friuli-Venezia Giulia Isole Marche 580 Puglia Sud P.A.Trento 613 Liguria Centro 779 Nord-Est Sicilia 1.362 1.301 Campania 1.647 Veneto 2.357 Emilia-Romagna Toscana 2.488 Piemonte Lazio Lombardia 2.997 4.541 Nord-Ovest ■■ Figura 29 – Spesa R&S (in milioni di Euro) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) La Lombardia è anche la Regione che impiega il maggior numero di individui nelle attività di R&S (75.700), seguita a distanza da Lazio (45.900) ed Emilia Romagna (45.300). Il divario regionale per R&S quest’indicatore è significativo: 3 Regioni ultime classificate ■ Figuraanche 29 – Spesa (in milioni di Euro) nelle Regioni le italiane nel 2013 (Fonte: elaborazio- – Bane The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) silicata, Molise e Valle d’Aosta – impiegano in attività di R&S un personale inferiore alle 2.000 unità. Nord-Ovest 75,7 Nord-Est Centro Sud Isole 45,9 45,3 Valle d'Aosta Molise Basilicata P.A. Bolzano Calabria Umbria Abruzzo Sardegna P.A.Trento Marche Friuli-Venezia Giulia Liguria Puglia 15,3 11,9 9,7 9,7 8,2 6,3 6,0 5,4 5,0 4,0 2,4 1,4 1,0 0,5 Sicilia Campania 26,1 22,8 Toscana Piemonte Veneto Emilia-Romagna Lazio Lombardia 35,5 34,6 ■■ Figura 30 - Personale R&S (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) La percentuale più alta di ricercatori – pubblici e privati – sul numero di occupati è invece presente nella Provincia Autonoma di Trento (1,26%), unico territorio a registrare una percentuale superiore all’1% eR&S in crescita rispetto alla rilevazione precedente. Seguono Lazio e ■ Figura 30 - Personale (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: elaborazione European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016 FriuliThe Venezia Giulia (0,97%) ed Emilia Romagna (0,96%). 98 © The European House - Ambrosetti 0,43 Basilicata 0,37 0,45 Calabria P.A. Bolzano 0,48 0,47 0,50 Molise Puglia 0,50 Isole Valle d'Aosta 0,50 Marche 0,57 Sardegna Sud Abruzzo 0,61 0,60 Sicilia Campania Centro Veneto 0,75 0,73 Lombardia 0,63 0,77 Liguria Umbria 0,82 0,81 0,96 Emilia-Romagna Toscana 0,97 Nord-Est Piemonte 0,97 Lazio Friuli-Venezia Giulia P.A.Trento 1,26 Nord-Ovest ■■ Figura 31 – Ricercatori (% degli occupati) nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di occupati nei settori ad alta tecnologia (manifattura high- e medium-tech e servizi knowledge-intensive), con più di ■ unità, Figura 31 – Ricercatori (% degli nelle Regioni italiane nel 2013 (Fonte: elaborazione 200.000 seguita dal Lazio conoccupati) 155.000 unità. Tutte le altre Regioni registrano valori The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) inferiori alle 100.000 unità e 7 territori un valore addirittura inferiore alle 10.000 unità. Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole 204 13 9 7 7 6 4 3 2 Umbria Calabria P.A. Bolzano Basilicata Molise Marche 13 P.A.Trento 17 Sardegna 18 Abruzzo 18 Friuli-Venezia Giulia 26 Puglia 35 Liguria Toscana 47 Campania 55 Veneto 57 Emilia-Romagna Piemonte Lazio Lombardia 65 Sicilia 155 ■■ Figura 32 – Occupati nella manifattura high- e medium-tech e nei servizi knowledge-intensive (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia sono le Regioni che presentano la maggiore quota di occupati nella manifattura high- e medium-tech: rispettivamente 11,1% la prima, 9,6% la seconda e ■ Figura 32 – Occupati nella manifattura high- e medium-tech e nei servizi knowledge-intensive 8,9% la terza. Rispetto agli indicatori sopra analizzati, in questo caso anche alcune (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House Regioni - Ambro- del Sud setti su dati Eurostat, 2016) Italia compaiono nella prima parte della classifica: Molise, Basilicata e Abruzzo impiegano tra il 6,8% e il 6,4% degli occupati nella manifattura high- e medium-tech. Sicilia, Calabria e Sardegna presentano invece una quota di occupati manifattura high- e medium-tech inferiore al 2%. © The European House - Ambrosetti 99 Nord-Ovest 11,1 9,6 Nord-Est Centro Sud Isole 8,9 7,3 7,2 6,9 6,8 6,5 6,4 Sardegna Calabria Puglia 1,4 1,3 0,8 Sicilia P.A. Bolzano 2,9 2,7 2,5 Lazio Campania Toscana Liguria P.A.Trento Umbria Abruzzo Basilicata Molise Friuli-Venezia Giulia Marche Veneto Lombardia Piemonte Emilia-Romagna 4,5 4,4 4,2 4,0 3,5 ■■ Figura 33 – Occupazione manifattura high- e medium-tech (% degli occupati) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) La Lombardia, con quasi 2 milioni di individui, è anche la Regione con il maggior numero di persone in possesso di–un titolo dimanifattura laurea e/ohighimpiegati nel campo scienza e della tecno■ Figura 33 Occupazione e medium-tech (% deglidella occupati) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) logia, seguita dal Lazio (1,2 milioni). Queste due Regioni sono anche con un numero di laureati e/o individui impiegati nel campo della scienza e della tecnologia superiori al milione. 1.909 Le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta, in virtù anche della loro minore popolosità, chiudono questa classifica, tutte con una valore uguale o inferiore alle 100.000 unità. Nord-Est Centro Sud Isole 20 Valle d'Aosta 90 P.A. Bolzano 81 100 P.A.Trento 48 159 Umbria Molise 209 Sardegna Basilicata 215 214 248 Calabria Friuli-Venezia Giulia 272 Marche Abruzzo 287 Liguria 596 495 Puglia 748 Campania Sicilia 767 Piemonte 641 796 Veneto Toscana 863 Emilia-Romagna Lazio Lombardia 1.220 Nord-Ovest ■■ Figura 34 – Forza lavoro con titolo di laurea e/o impiegati nel campo della scienza e della tecnologia (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) ■ Figura 34 – Forza lavoro con titolo di laurea e / o impiegati nel campo della scienza e della tecnologia (in migliaia) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) 100 © The European House - Ambrosetti 25,7 27,3 Puglia Sardegna 27,5 Sicilia 29,2 27,9 Campania Isole Calabria 29,9 Valle d'Aosta 31,5 30,7 Sud Basilicata 31,6 Molise 32,5 Abruzzo Veneto 32,8 32,7 Toscana 33,5 Marche Centro P.A. Bolzano 34,0 Umbria 35,4 34,3 Friuli-Venezia Giulia Nord-Est Piemonte 36,0 P.A.Trento 36,7 36,2 Emilia-Romagna Liguria 37,3 Nord-Ovest Lombardia Lazio 39,3 Considerando gli individui in possesso di un titolo di laurea e/o impiegati nel campo della scienza e tecnologia, rapportati alla popolazione attiva, il Lazio è la Regione con la percentuale maggiore (39,3%), seguita da Lombardia (37,3%), Emilia Romagna (36,7%), Liguria (36,2%) e la Provincia Autonoma di Trento (36,0%). La seconda parte della classifica è occupata da tutte le Regioni del Sud e delle Isole, eccezion fatta per il Veneto (31,5%) e la Valle d’Aosta (29,9%). ■■ Figura 35 – Forza lavoro con titolo di laurea (% della popolazione attiva) nelle Regioni italiane nel 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) Guardando all’utilizzo di Internet, proxy della propensione culturale all’utilizzo della tecnologia da parte dei cittadini, emerge nettamente la dicotomia Nord-Centro e Sud. Nei territoFigura 35 – Forza lavoro con titolo di di laurea (% Lombardia della popolazione attiva) nelle Regioni ri più■virtuosi (Provincia Autonoma Trento, e Friuli Venezia Giulia) la percenitaliane nel 2014 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2015) tuale di cittadini che utilizza frequentemente Internet si attesta intono al 70%, valore comunque inferiore alla media europea pari al 77%. Per questo indicatore le percentuali di utilizzo oscillano dal 53% della Calabria al 72% della Provincia Autonoma di Trento. Isole 55 55 54 54 53 53 Basilicata Campania Puglia Sicilia Calabria 62 Molise 64 Sud Sardegna 65 Umbria 65 Abruzzo 66 Piemonte 66 Centro Marche 67 Lazio 67 Toscana 68 Liguria 68 Veneto 69 Valle d'Aosta 69 Emilia-Romagna 70 Friuli-Venezia Giulia P.A.Trento Lombardia 70 Nord-Est P.A. Bolzano Nord-Ovest 72 ■■ Figura 36 – Utilizzo frequente di internet (% della popolazione) nelle Regioni italiane nel 2015, (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) © The European House - Ambrosetti 101 L’analisi delle performance innovative regionali mette in luce una grande variabilità delle performance dei singoli ecosistemi locali. Bisogna lavorare quindi soprattutto sulle aree meno performanti del Paese poiché è la velocità del più lento a determinare la velocità complessiva del Paese. Recuperare il divario nei confronti degli altri Paesi è complesso e richiede sforzi, organizzativi ed economici, molto significativi. Ma se, come si è visto, l’innovazione è essenziale per consentire al Paese di crescere e per creare occupazione di qualità, questo è un passo che va compiuto. Le azioni come l’identificazione di aree di ricerca prioritarie per il Paese con la conseguente canalizzazione dei finanziamenti, lo snellimento della burocrazia e i piani di lavoro sull’istruzione (come mostrato nel capitolo precedente), messi a punto dal Governo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 lasciano ben sperare per il futuro del Paese. 102 © The European House - Ambrosetti 4 LA SURVEY 2016 DELLA COMMUNITY INNOTECH: LE TENDENZE DELL’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA Obiettivi del Capitolo n. 4 • Il Capitolo presenta gli indirizzi di un campione selezionato della business community italiana rispetto alle tendenze in campo tecnologico e gli investimenti in innovazione. • I risultati della survey, giunta al terzo anno, offrono uno spaccato sullo stato dell’arte e sulle decisioni strategiche future in tema di innovazione, fornendo elementi di riflessione e conoscenza anche per orientare le politiche a livello nazionale : . 1. LA SURVEY DELLA COMMUNITY INNOTECH: STRUTTURA E METODOLOGIA Nel riconoscimento dell’importanza di disporre di una base informativa il più possibile strutturata ed aggiornata per supportare le decisioni strategiche in tema di innovazione, anche quest’anno la community InnoTech ha deciso di rinnovare l’iniziativa lanciata due anni fa, sotto forma di un questionario strutturato (“survey”) sulle tendenze tecnologiche, sugli investimenti in ricerca e sviluppo e sulle aspettative di medio termine di un campione significativo di imprese nazionali e multinazionali operanti in Italia. La survey va a completare ed arricchire il corredo di analisi fornite in questo rapporto in merito agli ecosistemi dell’innovazione, confrontando i dati emersi nelle precedenti edizioni della survey (2014 e 2015) e fornendo indicazioni sul tema dell’organizzazione e del governo dell’innovazione all’interno delle imprese italiane. La survey è stata sottoposta ai membri di Ambrosetti Club, oltre 350 Vertici aziendali dei più importanti gruppi ed organizzazioni attive nel nostro Paese. Questo campione si è arricchito dei contributi dei partecipanti al Workshop di The European House - Ambrosetti “Lo scenario dell’Economia e della Finanza” (8 e 9 aprile 2016), in rappresentanza dei decisionmaker del settore bancario-finanziario, oltre che della business community industriale del Paese. Il campione, per sua strutturazione, non è da considerarsi come statisticamente rappresentativo (si veda il paragrafo successivo relativo all’anagrafica delle imprese rispondenti), ma fornisce uno spaccato sulla percezione e sul sentiment di aziende eccellenti nei loro campi di attività, che rappresentano, a livelli diversi, dei punti di riferimento, anche in relazione ai processi innovativi. La survey copre quattro aree di indagine: su tre delle quattro aree il campione viene interpellato in modo continuativo, con la finalità di creare una base che consenta di cogliere nel tempo eventuali modifiche negli orientamenti. Una quarta area di indagine, sempre nuova, viene aggiunta ogni anno al fine di analizzare aspetti particolarmente interessanti e/o temi attuali relativi all’ecosistema dell’innovazione italiano. Quest’anno si è deciso di approfondire il tema dell’innovazione all’interno delle imprese italiane. 104 © The European House - Ambrosetti Le aree oggetto di analisi per il 2016 sono state quindi: –– L’orientamento all’investimento in innovazione. La sezione è composta da 6 domande; agli intervistati viene chiesto quale sia stato e quale sarà l’orientamento all’innovazione nel breve periodo, sia in termini di investimenti diretti che di allargamento della base occupazionale dedicata alla ricerca e sviluppo (R&S). –– Le modalità di realizzazione del processo innovativo. La sezione è composta da 5 domande che coprono le fasi principali del processo innovativo, dagli obiettivi iniziali dei progetti di R&S, alle eventuali partnership poste in essere, fino alle modalità di finanziamento. –– L’ecosistema dell’innovazione europeo e italiano. L’area è composta da 5 domande sul livello di competitività dell’ecosistema dell’innovazione italiano e sulle iniziative per il suo ulteriore sviluppo. –– L’innovazione all’interno delle imprese. Quest’ultimo campo di indagine è composto da 4 domande sulle barriere all’innovazione presenti nella propria azienda, sulle strategie messe in atto per stimolare la capacità di innovare, sui modelli organizzativi utilizzati per promuovere l’innovazione e sulle metriche di misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione. I risultati vengono presentati con riferimento al 2016, e, laddove rilevante, con un confronto sui tre anni di riferimento della survey (2014 – 2016), in modo da avere non solo l’indicazione puntuale relativa all’ultimo anno di indagine, ma anche una tendenza di medio periodo sull’andamento delle variabili prese in considerazione. 1.1 L’ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DELLA SURVEY Di seguito si presentano le caratteristiche delle imprese che hanno partecipato alla survey. I settori di appartenenza coprono tutte le specializzazioni produttive nazionali, con il settore manifatturiero che rappresenta la percentuale più alta (22%), seguito dalle altre categorie. Le imprese si ripartiscono equamente tra le classi di fatturato, fatta eccezione per la classe “da 200 a 500 milioni di Euro” che rappresenta solo il 6% del campione. © The European House - Ambrosetti 105 Manifatturiero Altro Servizi Finanziari Healthcare Energia ICT Largo Consumo Trasporto e Logistica Edilizia Turismo Agricoltura Settore Pubblico 0% t 5% 10% 15% 20% 25% ■■ Figura 1 – Settore di appartenenza delle aziende campione; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 23% 27% Inferiore e 10 milioni di Da 10 a 50 milioni di Da 50 a 250 milioni di 6% Da 250 a 500 milioni di Superiore a 500 milioni di 20% 24% ■■ Figura 2 – Classe di fatturato delle aziende campione; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 106 © The European House - Ambrosetti Relativamente al profilo di quanti hanno risposto alla survey, circa il 70% è rappresentato dai Vertici aziendali (il 50% di CEO ed il 18% di Presidenti), garantendo la massima significatività degli orientamenti rilevati. 20% 50% Chief Executive Officer 1% Presidente Direttore Generale 5% Membro Consiglio di Amministrazione Chief Technology / Information Officer 6% Altro 18% ■■ Figura 3 – La carica dei manager intervistati; % sul totale (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) È stato inoltre rilevato che nel corso degli anni la percentuale di aziende che realizza una quota del proprio fatturato attraverso canali online è aumentata, in accordo con la tendenza generale di affermazione – anche in Italia – del modello digitale. Le aziende che appartengono alla classe di fatturato più alta (maggiore di 500 milioni di Euro) utilizzano maggiormente l’online per la vendita dei loro prodotti e servizi, mentre a livello settoriale il settore dei servizi finanziari è quello che sfrutta di più tale canale. © The European House - Ambrosetti 107 36,73% 63,27% 2014 40,74% 43,75% 59,26% 56,25% 2015 2016 No Si ■■ Figura 4 – Risposte % alla domanda “La sua azienda realizza quote di fatturato attraverso canali digitali? (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Box - L’e-commerce in Italia L’e-commerce è in rapida espansione nel mondo, con un giro d’affari mondiale che nel 2015 è stato pari a 1,7 trilioni di Dollari ed è previsto che raggiunga circa 2,3 trilioni nel 2018. Anche il numero dei digital buyers è previsto in crescita da 1,5 miliardi nel 2015 a 1,9 miliardi nel 2018. Guardando all’Europa, la percentuale di imprese attive nell’e-commerce nel 2015 (cioè con almeno l’1% del fatturato generato dalle vendite online) è stato pari al 18%. In Italia, il settore vale oltre 28 miliardi di Euro, con trend in costante crescita (valeva 1,6 miliardi nel 2004). 28,8 18,9 21,1 22,3 2012 2013 24,2 14,3 1,6 2,1 3,3 4,9 2004 2005 2006 2007 6,4 2008 10,0 2009 2010 2011 2014 Valore dell’e-commerce in Italia; miliardi di Euro (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Assocom e Mip, 2016) 108 © The European House - Ambrosetti 2015 2. I RISULTATI DELLA SURVEY 2016 La survey, come detto, intende fornire una base informativa aggiornata e strutturata sul sentiment di un gruppo selezionato di business leader italiani in merito alle strategie e alle politiche di innovazione in Italia. I dati di seguito presentati sono suddivisi per le 4 macro-categorie e commentati nell’ottica di restituire indicazioni utili per favorire lo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione nazionale. 2.1 L’ORIENTAMENTO ALL’INVESTIMENTO IN INNOVAZIONE Il punto di partenza delle analisi è la quota di fatturato che le aziende investono in innovazione. Confrontando i dati sui tre anni considerati, si rileva un peggioramento per il 2016: se nel 2015 circa il 60% dei manager dichiarava di investire più del 3% del fatturato in attività di R&S, quest’anno tale valore è sceso di circa 10 punti percentuali; in parallelo è aumentata la percentuale di aziende che investe meno del 3% del suo fatturato in innovazione (più 9% rispetto al 2014 e 2015). Tale situazione, nelle risposte degli intervistati, può essere ascrivibile al consolidamento di alcune politiche di innovazione, anche alla luce dell’anno passato in cui le dinamiche congiunturali hanno disegnato un quadro ancora difficile, oltre che all’ampliamento del campione che è avvenuto quest’anno (si veda quanto più sopra detto). + 1% +8% - 11% +2% 38,0% 35,2% 29,6% 29,6% 29,6% 27,8% 22,2% 18,3% 13,0% 13,0% < 1% 14,1% 1% - 3% 3% - 5% 2014 2015 2016 > 5% 29,6% ■■ Figura 5 – Risposte % alla domanda “Quanto investe in media all’anno (in % del fatturato) la Sua azienda in innovazione e/o R&S?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 109 Rimane comunque da evidenziare che nonostante il ridimensionamento, il campione in esame è rappresentativo di una realtà virtuosa con valori di investimento in R&S nettamente superiori alla media nazionale – rif. box sotto. Box - La spesa privata in R&S in Italia Secondo l’Eurostat, le imprese italiane, nel 2014, hanno investito mediamente lo 0,72% del proprio fatturato in R&S, in linea con il dato del 2013. Il dato posiziona le nostre imprese al 14° posto sui 28 Paesi europei. La media per l’UE-28 è dell’1,3%. 2,5 2,0 1,5 Media UE-28: 1,3 1,0 0,5 a di ez an Sv nl Fi i Au a st ria Da ni m ar ca Ge rm an i Sl ov en ia Be lg io Fr an ci a Re p. Ce ca Irl an da Pa es iB as Re s gn o i Un ito Un gh er ia IT AL Lu IA ss em bu rg o Sp ag na Es to Po nia rto ga l Bu lo lg ar ia M al ta Po lo ni a Co r Sl azia ov ac ch ia Li tu an ia Gr ec ia Le tto ni Ro a m an ia Ci pr o 0,0 ■■ Spesa R&S totale in % del fatturato sostenuta dalle imprese nei Paesi UE, 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) 0,8 0,62 0,65 0,66 0,66 2009 2010 2011 0,69 0,72 0,72 2013 2014 0,6 0,4 0,2 0,0 2008 2012 ■■ Evoluzione della spesa in R&S in % del fatturato sostenuto dalle imprese italiane 2008-2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) 110 © The European House - Ambrosetti In ottica prospettica, emerge comunque una situazione incoraggiante: il 69% dei manager intervistati afferma che il budget per l’innovazione della loro azienda aumenterà nel 2016; questa percentuale sale fino all’86% con l’orizzonte temporale a tre anni. L’aumento del budget dedicato all’innovazione si muove di pari passo con l’intenzione di assumere personale dedicato all’innovazione e ricerca e sviluppo: nel 2016 ben il 67% dei manager risponde affermativamente, in linea con quanto rilevato nel 2015. Nei prossimi 3 anni 0% 14% 86% Nel 2016 0% 31% 69% Diminuirà Rimarrà costante Aumenterà ■■ Figura 6 – Risposte % alla domanda “Come si modificherà il budget complessivo della Sua azienda, per l’innovazione e/o Ricerca e Sviluppo nell’anno corrente e nei prossimi tre anni?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 66,70% 67,61% 59,30% 40,70% 33% 32,39% No Sì 2014 2015 2016 ■■ Figura 7 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda prevede di assumere personale dedicato all’innovazione o alla R&S?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 111 Cambiando l’orizzonte temporale dall’anno in corso ai prossimi tre anni i dati sono meno incoraggianti. Sebbene la maggior parte dei manager (80,6%) dichiari l’intenzione di assumere personale dedicato all’innovazione e R&S, il dato è significativamente più basso di quanto registrato nel 2014 e nel 2015 (rispettivamente 85,2% e 92,6%). Anche in questo caso, secondo le indicazioni ricevute, le politiche del personale scontano una situazione macro-economica ancora incerta. + 12% - 12% 92,6% 85,2% 80,6% 19,4% 14,8% 7,4% No Sì 2014 2015 2016 ■■ Figura 8 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda, nei prossimi 3 anni, prevede di assumere personale dedicato all’innovazione o alla R&S?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 112 © The European House - Ambrosetti Box - Gli occupati in R&S in Italia In Europa, nel 2014, gli addetti alla R&S (unità equivalenti a tempo pieno) occupati dalle imprese sono mediamente 3 ogni mille abitanti. Il valore varia da 6,4 della Danimarca allo 0,3 di Cipro. I primi posti della graduatoria europea sono occupati dai Paesi Nordici: l’Italia – con 2,09 addetti per mille abitanti – si colloca sotto la media europea. 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 Media UE-28: 2,95 3,0 2,0 1,0 o ia pr an Ci m a zia oa Cr Ro ia ni tto Le ia ac Gr ia ar Bu lg ia ch an tu ac Sl ov a a ni ni Li to lo Es Po na llo ag ga Sp Po rto ia IA AL IT ta al er M Un gh ca ito Ce Un o gn Re a io p. ci lg Re an Be Fr si da an Irl ia as iB ia en an es Pa ov rm Sl Ge a o di rg an bu nl em Fi Lu ss ia ria st ez Au ar m Da ni Sv ca 0,0 ■■ Occupati in R&S dalle imprese nei Paesi UE-28 ogni mille abitanti (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) In valore assoluto, il numero di impiegati in R&S dalle imprese italiane negli ultimi anni, è quasi raddoppiato passando da 71 mila unità nel 2005 a 127 mila nel 2014. 130 120,2 120 110 90 70 109,8 112,2 112,5 2008 2009 2010 2011 126,9 2013 2014 93,8 100 80 106,6 124,7 80,1 70,7 60 50 40 30 20 10 0 2005 2006 2007 2012 ■■ Personale addetto alla R&S nelle imprese italiane; migliaia (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2016) © The European House - Ambrosetti 113 2.2 LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DEL PROCESSO INNOVATIVO In riferimento al grado di soddisfazione del ritorno degli investimenti in innovazione, circa il 76% dei rispondenti si ritiene soddisfatto (“in linea con le aspettative o superiore”). Questa percentuale disegna un quadro di sostanziale qualità dei programmi di innovazione messi in campo. Per niente 1,4% Sopra le aspettative 7,1% Parzialmente 22,9% In linea con le aspettative 68,6% ■■ Figura 9 – Risposte % alla domanda “In riferimento agli ultimi 3 anni, in che misura è soddisfatto del ritorno degli investimenti in innovazione compiuti dalla Sua azienda?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Guardando ai risultati degli investimenti in innovazione, l’analisi del 2016 conferma quanto affermato lo scorso anno: la maggior parte delle aziende continua a destinare i propri investimenti all’innovazione di prodotto. Il 42% si concentra su miglioramenti di prodotti o servizi già esistenti, mentre il 29% si focalizza sull’introduzione di prodotti o servizi radicalmente nuovi. Una minoranza di aziende (24,7%) rivolge invece le proprie attività di R&S al miglioramento dei processi produttivi anche se questa percentuale risulta in crescita rispetto al 2015. 114 © The European House - Ambrosetti 41,9% 29,0% 24,7% 4,3% Miglioramento dei processi produttivi Miglioramento di prodotti o servizi già esistenti Prodotti o servizi radicalmente nuovi Altro ■■ Figura 10 – Risposte % alla domanda “In riferimento agli ultimi 3 anni, quali sono stati i principali risultati dell’innovazione per la Sua azienda?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Dal punto di vista delle modalità di sviluppo dei processi di innovazione, la metà delle imprese conduce le proprie attività di R&S internamente (“in house”); guardando agli attori esterni con cui le imprese collaborano, le percentuali più significative si rilevano per le università (16%) e le altre aziende (13,8%). Questi dati, se confrontati con i valori della prima indagine delle survey (2014)1 sembrano suggerire l’ipotesi di un modello di innovazione che, pur ancora legato a dinamiche interne, si sta progressivamente “aprendo” e in cui i tradizionali problemi legati alla creazione di network collaborativi strutturati e di trasferimento tecnologico si stanno, almeno in parte, mitigando. 50,0% 16,0% 13,8% 9,6% 6,4% 4,3% Con altre aziende Con altri centri di Con altri centri di ricerca privati ricerca pubblici Con Università In house Altro ■■ Figura 11 – Risposte % alla domanda “La R&S della Sua azienda è svolta prevalentemente (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 1 Nell’indagine 2014, le aziende che dichiaravano di avere come modalità prevalente per la R&S quella “in house” era il 70%. © The European House - Ambrosetti 115 Nel caso di collaborazioni esterne, il grado di soddisfazione è molto elevato con una percentuale dell’87% sul totale. La soddisfazione è legata soprattutto alla possibilità di confrontarsi con realtà diverse, partecipare a network specializzati, condividere le competenze e trovare soluzioni innovative. I manager non soddisfatti, invece, hanno evidenziato soprattutto problemi legati a processi troppo lunghi, ad una burocrazia lenta e ad un disallineamento degli obiettivi tra i diversi attori. Tali valori e indicazioni sono in linea con quanto rilevato nelle scorse edizioni della survey. No 12,9% Si 87,1% ■■ Figura 12 – Risposte % alla domanda “Nel caso in cui la Sua azienda ha collaborato con altri enti, si ritiene soddisfatto della collaborazione?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Dal punto di vista della protezione della proprietà intellettuale derivante dall’attività di ricerca e/o dall’acquisizione di know-how, emerge una pluralità di modelli utilizzati dalle imprese il cui peso relativo si è modificato nel corso degli anni. Nel 2016, la modalità più utilizzata dalle imprese è la protezione dei propri prodotti, servizi o processi tramite brevetti (36,4%). Questa quota nei tre anni si è ridotta a favore di altre modalità di protezione, in particolar modo si registra un aumento nel ricorso all’acquisto di brevetti o licenze e nella creazione di startup innovative. 116 © The European House - Ambrosetti Si registra invece una flessione significativa nel numero delle imprese che non hanno utilizzato alcuno strumento di protezione delle proprietà intellettuale. Questo dato suggerisce una crescente consapevolezza del “valore” riconosciuto al ruolo della ricerca e agli investimenti fatti, in un contesto generale in cui la velocità del cambiamento e la possibilità di breakthrough tecnologici in grado di cambiare il mercato è molto alta. 58,8% 44,4% 36,4% 26,0% 35,2% 23,4% 18,5% 14,3% 3,9% 31,4% 5,9% 1,9% Acquistato brevetti / licenze di prodotti, servizi o processi Costituito o partecipato a start up innovative Brevettato prodotti, servizi oprocessi Nessuna delle precedenti 2014 2015 2016 ■■ Figura 13 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la sua azienda ha prevalentemente: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Riguardo le fonti di finanziamento, la maggior parte delle aziende continua ad autofinanziare l’innovazione anche se questa percentuale si sta riducendo negli anni con una maggiore apertura verso fonti esterne. 90,0% 81,0% 72,3% 27,7% 19,0% 10,0% Autofinanziamento Fonti esterne 2014 2015 2016 ■■ Figura 14 – Risposte % alla domanda “La Sua azienda finanzia l’innovazione prevalentemente con: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 117 Tra i rispondenti che hanno dichiarato di rivolgersi a fonti esterne di finanziamento, il 44% fa riferimento a fondi di natura pubblica o comunitaria mentre circa un quarto delle imprese fa ricorso agli istituti di credito (28%) o al venture capital (24%). 4,0% 28,0% 24,0% Istituti di credito Fondi europei Fondi statali Fondi regionali Venture capital / Private equity Altro 12,0% 16,0% 16,0% ■■ Figura 15 – Risposte % alla domanda “Se utilizza fonti esterne, si rivolge a: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 2.3 L’ECOSISTEMA DELL’INNOVAZIONE ITALIANO E EUROPEO In riferimento alla qualità dell’ecosistema italiano dell’innovazione, il 43% dei rispondenti considera l’ecosistema italiano mediamente competitivo, il 29% da un giudizio negativo (pessimo o poco competitivo), mentre il restante 29% lo giudica competitivo o molto competitivo. Nessuno dei manager che hanno partecipato alla survey ha giudicato eccellente l’ecosistema dell’innovazione italiano, dato che risulta identico in tutti e tre gli anni presi in considerazione. Nel complesso, si rileva però un aumento dei rispondenti che valuta positivamente l’ecosistema rispetto a coloro che invece hanno un parere negativo. 118 © The European House - Ambrosetti ■■ Figura 16 – Risposte % alla domanda “Dal Suo punto di vista, quanto è competitivo l’ecosistema dell’innovazione italiano?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Più nello specifico, si conferma positiva la percezione circa l’operato del Governo negli ultimi 12 mesi, con un parere favorevole espresso dal 72% dei manager del campione. Questo risultato riflette l’attenzione del Sistema Paese ai temi dell’innovazione concretizzatasi nelle iniziative messe in cantiere (si veda il Capitolo 2 circa il Progress Report dell’Italia). ■■ Figura 17 – Risposte % alla domanda “Come giudica l’azione del Governo negli ultimi 12 mesi in tema di stimolo/supporto all’innovazione?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 119 La risposta del sistema educativo italiano ai nuovi bisogni di professionalità imposti dal mercato del lavoro globale, invece, si conferma non in linea con le aspettative, con un giudizio negativo espresso da circa il 67% dei rispondenti. Tale risultato può essere ricondotto alla crescente necessità da parte delle imprese di avere accesso a competenze complesse e trasversali, difficilmente riconducibili a specifici corsi di laurea. Molte delle imprese dichiarano infatti di avere in atto partnership con le Università, finalizzate alla elaborazione di percorsi formativi maggiormente in linea con le necessità delle aziende. Al netto di ciò vale comunque la pena ricordare che, se è vero che il giudizio sul sistema educativo non è lusinghiero, non viene invece messa in discussione la qualità dei laureati italiani, anche nel confronto con i pari europei. 60,32% 33,33% 0,00% 6,35% ■■ Figura 18 – Risposte % alla domanda “Come giudica la risposta del sistema educativo italiano (con riferimento alle scuole superiori e agli istituti universitari) ai nuovi bisogni di professionalità imposti dal mercato del lavoro globale?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 2.4 L’INNOVAZIONE ALL’INTERNO DELLE IMPRESE Uno sguardo al modo in cui l’innovazione viene gestita e organizzata all’interno delle imprese restituisce una serie di elementi utili anche a formulare delle policy che rispondano alle esigenze delle imprese. Nello specifico, i Vertici aziendali che hanno partecipato alla survey hanno indicato quattro ordini di problemi che rappresentano altrettanti fattori ostativi all’innovazione, come sotto rappresentato: –– Le barriere culturali sono legate prevalentemente all’avversione al rischio, che impedisce di scommettere sull’innovazione e sui suoi ritorni di lungo periodo e costringe le imprese a limitarsi all’innovazione di tipo incrementale e/o all’aggiornamento dei prodotti e servizi che sono parte del portafoglio di offerta dell’impresa. Tali barriere, nelle 120 © The European House - Ambrosetti –– –– –– risposte dei manager, potrebbero essere superate introducendo degli incentivi che premino il “rischio di innovare”, invece che i risultati dell’innovazione tout court. Un approfondimento sul tema della cultura dell’innovazione è presente nel Capitolo 5. Il secondo gruppo di barriere sono quelle legate a fattori economico-finanziari. Come più sopra detto, le imprese fanno prevalentemente ricorso a mezzi propri per finanziare l’innovazione perché le alternative disponibili mal si conciliano con i tempi ed i livelli di rischio legati alle attività innovative. D’altra parte in Italia il venture capital e gli altri canali/strumenti non bancari sono ancora poco sviluppati per cui le imprese spesso hanno difficoltà a reperire i fondi nei tempi e modalità di cui avrebbero bisogno. Anche per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi esterni c’è un punto di attenzione, soprattutto nel caso delle aziende quotate che hanno un orientamento ai risultati di breve periodo per cui fanno fatica a destinare dei fondi all’innovazione. Le barriere normative interessano prevalentemente due ambiti: da una parte i contratti di lavoro che, nel giudizio dei rispondenti alla survey, non sono ancora sufficientemente flessibili da consentire di premiare le capacità innovative del personale; dall’altra parte non esiste un quadro legislativo sufficientemente favorevole e incentivante la creazione di spin-off, vale a dire delle società autonome che possano operare con logiche diverse. L’ultimo gruppo è costituito dalle barriere fiscali: da questo punto di vista vi è una percezione diffusa che le imprese italiane siano penalizzate rispetto ai competitor perché il nostro sistema fiscale prevede una deducibilità molto limitata degli investimenti in innovazione. Culturali Economico-finanziarie • • • • • Avversione al rischio Paura del cambiamento Incapacità di riconoscere il cambiamento e le sue potenzialità future Mancanza di finanziamenti dedicati Orientamento delle imprese ai risultati di breve periodo Normative Fiscali • • • Poca flessibilità nei contratti di lavoro non consente di premiare la capacità innovative Assenza di un quadro normativo che regoli l’attività di spin-off Limitata deducibilità fiscale degli investimenti in R&S ■■ Figura 19 – Sinossi delle risposte alla domanda “Dal suo punto di vista, quali sono le principali barriere all’innovazione all’interno della Sua azienda? (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 121 In riferimento alla strategia e ai processi a sostegno della capacità di innovare, le imprese del campione negli ultimi tre anni hanno introdotto nuovi metodi e strumenti, con una prevalenza per l’introduzione di nuove pratiche di business (oltre il 40% dei rispondenti). Nuove pratiche di business 41,1% Nuovi metodi per organizzare le responsabilità del lavoro ed i processi decisionali 23,3% Nuovi strumenti, tecnologie o deviceper efficientare metodi di lavoro e/o pratiche di business Nuovi metodi per organizzare le relazione esterne con altre imprese o istituzioni pubbliche 20,5% 15,1% ■■ Figura 20 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la Sua impresa ha introdotto prevalentemente: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) Spostandosi sul tema della misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione le risposte del nostro campione suggeriscono che la maggior parte delle imprese non utilizzano delle metriche per questo obiettivo, in particolare per la difficoltà di individuare un chiaro oggetto di misurazione (“il perimetro dell’innovazione è sfuggevole”). Tale elemento rappresenta un punto di attenzione, specie in relazione all’efficacia delle strategie di innovazione e all’orientamento dei relativi investimenti. Si 24,6% No 75,4% ■■ Figura 21 – Risposte % alla domanda “Nella Sua azienda il ritorno dell’investimento in innovazione viene misurato?” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 122 © The European House - Ambrosetti In riferimento alle imprese che misurano l’innovazione, le metriche citate possono essere sostanzialmente divise in due categorie: da una parte ci sono metriche che si concentrano sulle persone e dall’altra ci sono metriche che guardano invece ai prodotti: –– –– Le prime si propongono di misurare la performance degli individui rispetto all’innovazione, dalle più semplici quali il numero di risorse dedicate all’innovazione rispetto al totale, alle più complesse quali la misurazione del contributo di ciascuno al raggiungimento di obiettivi di innovazione tramite l’utilizzo di balanced scorecard Le metriche che guardano ai prodotti vanno invece a misurare l’impatto dei prodotti innovativi sui risultati raggiunti dall’azienda. Un esempio è il numero di brevetti che un’azienda riesce ad ottenere e quanti di questi giungono sul mercato nel breve periodo, ma anche la percentuale di fatturato generata da nuovi prodotti o servizi immessi sul mercato. L’ultima domanda della survey si proponeva di identificare alcune delle modalità con cui le imprese possono organizzarsi per incentivare l’innovazione di tipo disruptive. Le risposte dei partecipanti hanno consentito di individuare quattro modalità prevalenti, non alternative tra di loro, ma che al contrario possono convivere all’interno delle stessa impresa e possono addirittura sviluppare delle sinergie nel momento in cui dovessero essere utilizzati allo stesso tempo. Incentivato la creazione di team trasversali per favorire la condivisione di pratiche e la circolazione di informazioni tra le diverse unità di business 34,9% Lanciato percorsi di training e/o nuovi piani di formazione per i propri manager 16,9% Favorito percorsi di innovazione per vie esterne (ad es. coinvolgendo ricercatori, start-up, esperti) 20,5% Previsto nuove pratiche organizzative per favorire l’innovazione (ad es. dedicando parte del tempo dei propri collaboratori all’innovazione) 27,7% ■■ Figura 22 – Risposte % alla domanda “Negli ultimi 3 anni la Sua impresa, per promuovere l’innovazione disruptive, ha prevalentemente: (risposta)” (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) © The European House - Ambrosetti 123 La modalità utilizzata da più di un terzo delle imprese (34,9%) per promuovere l’innovazione di tipo disruptive è stata l’incentivazione alla creazione di team trasversali per favorire la condivisione di pratiche e la circolazione di informazioni tra le diverse unità di business. Questa modalità si basa sui “corto-circuiti” creativi che si verificano nel momento in cui si mettono insieme persone con background disomogenei e che nelle loro attività quotidiane utilizzano logiche diverse. Questo contesto rende più agevole la generazione di idee, anche molto lontane dal core business dell’impresa, che possono concretizzarsi in prodotti o servizi innovativi e nell’introduzione di nuovi processi. Inoltre il coinvolgimento nella fase di generazione delle idee di diversi dipartimenti renderà anche più semplice la creazione di supporto trasversale verso l’innovazione, elemento molto importante perché l’innovazione abbia successo. La seconda modalità più utilizzata (27,7% dei partecipanti) è l’introduzione di nuove pratiche organizzative per favorire l’innovazione, come ad esempio la decisione di dedicare parte del tempo di lavoro dei propri collaboratori alla ricerca dell’innovazione. È molto evidente che l’innovazione difficilmente “succede” per caso, c’è anzi bisogno di un impegno costante in questa direzione. Richiedere in modo esplicito ai propri collaboratori di dedicare parte del proprio tempo alla ricerca di nuove soluzioni e prodotti è un modo efficace perché la ricerca dell’innovazione diventi una pratica radicata nell’impresa. Un punto di attenzione per stimolare i propri dipendenti in questa direzione è rappresentato dalla scelta di focalizzarsi sullo sforzo innovativo più che sui risultati ottenuti, in considerazione del fatto che l’innovazione è quasi sempre frutto di molti fallimenti. La terza modalità indicata dai partecipanti alla survey è la promozione di percorsi di innovazione per via esterna (20,5%), vale a dire attraverso il coinvolgimento di ricercatori ed esperti esterni. Questa terza modalità è particolarmente interessante per quelle imprese che vogliono fare un passo in avanti nel loro percorso innovativo e ritengono che sia per loro necessario ricorrere a personale altamente specializzato in un determinato ambito. Questa modalità di promozione dell’innovazione beneficia anche di alcune misure messa a punto dal Governo italiano e che sono state censite nel rapporto presentato in occasione del Technology Forum 20152. 2 Tra queste l’iniziativa “PhD Italents”, lanciata dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), è un progetto di placement finalizzato all’introduzione di personale altamente qualificato nel mondo del lavoro e al rafforzamento delle relazioni tra imprese e Università. Per approfondimenti di rimanda al rapporto 2015 della community InnoTech “L’ecosistema per l’innovazione: quali strade per la crescita delle imprese e del Paese”. 124 © The European House - Ambrosetti La quarta modalità, indicata dal 16,9% dei rispondenti, consiste nell’offerta di percorsi di training e nuovi piani di formazione per i collaboratori. In un contesto che cambia sempre più velocemente è fondamentale per le imprese garantire alle proprie risorse percorsi di aggiornamento che consentano loro di stare al passo con quanto di nuovo viene prodotto nel loro ambito di attività. Questa modalità è particolarmente utile nei casi in cui le innovazioni introdotte nell’impresa siano di tipo disruptive e richiedano pertanto delle competenza molto diverse da quelle tradizionalmente detenuta all’interno dell’impresa. Box - La formazione permanente (lifelong learning) La formazione permanente è uno strumento a disposizione delle imprese e delle amministrazioni pubbliche per la valorizzazione e la promozione delle risorse interne. Da un confronto con i principali Paesi europei, emerge il limitato utilizzo che di questo strumento si fa in Italia: nel 2015 solo il 7,2% della popolazione italiana ha preso parte a programmi di formazione permanente contro il 10,7% della media europea e il 25/30% dei Paesi best in class. 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 Media UE-28: 10,7% 10,0 5,0 ia Ro m an ia ia ch ar ac lg Bu ia zia oa Cr Sl ov ia ec Gr ni a lo n tto Po Le a ia nd an Irl a Li tu ia lg io Be ta er Un gh al M IT A LI A ia an o rm Ci pr Ge llo ca ga Ce to p. Re ia na Sp ni a en to ov Es ag Pr Pa Sl i Fi a nl an di a es iB as si Fr an ci Lu a ss em br Re ug o gn o Un ito Au st ria ez ar m ni Da Sv ca 0,0 ■■ Percentuale della popolazione (25-64) coinvolta in programmi di formazione permanente, 2015 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati su dati Eurostat, 2016) © The European House - Ambrosetti 125 3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI Dalle indicazioni del campione di imprese della survey 2016 della community InnoTech emergono alcuni risultati che da un lato confermano la presenza di elementi di solidità dell’ecosistema italiano dell’innovazione, dall’altro ne sottolineano le aree di miglioramento. Con le chiavi di lettura e le cautele necessarie data la tipologia e composizione del campione, desta qualche preoccupazione la riduzione nel numero di imprese che intendono investire una percentuale significativa del loro fatturato in R&S. Tale dato viene bilanciato dall’intenzione di aumentare il budget complessivo per l’innovazione e la ricerca e sviluppo nel prossimo triennio. Uno sguardo alle prospettive occupazionali per il personale dedicato alla R&S conferma la volontà di procedere a nuove assunzioni nel 2016. Questi dati restituiscono una fotografia con luci ed ombre con riferimento agli obiettivi strategici legati all’innovazione. Per quanto riguarda le “luci”, sembra che il sistema italiano stia raccogliendo la sfida del rilancio guidato dall’innovazione, attraverso alcuni forti segnali di miglioramento rispetto quanto emerso negli anni precedenti: –– Sebbene la maggior parte delle attività di R&S sia portata avanti in house, si registrano dei passi avanti nel numero di imprese che collaborano con soddisfazione con altre aziende e con le Università. Questo risultato positivo trova una spiegazione nell’apprezzamento da parte di manager della possibilità di confronto con realtà diverse, della condivisione delle competenze e della possibilità di trovare soluzioni innovative –– Diminuisce il numero delle aziende che non ha utilizzato alcuno strumento finalizzato alla protezione dei risultati della R&S, segnalando una maggiore attenzione al valore dell’innovazione e della R&S per la performance delle imprese –– L’aumento della percentuale di imprese che ricorrono a fonti esterne per finanziare l’attività di R&S, che pure rimane su valori contenuti, sta ad indicare anche una maggiore capacità di accedere a fondi pubblici locali, nazionali ed europei. 126 © The European House - Ambrosetti Più in generale, emerge un netto miglioramento della percezione circa la qualità e l’efficacia del sistema delle regole e delle opportunità che l’Italia offre per l’innovazione, in linea con gli indubbi passi avanti fatti negli anni recenti. Tra le aree che potrebbero invece ancora migliorare sicuramente c’è il trattamento fiscale degli investimenti in innovazione, con l’introduzione di una maggiore deducibilità e strumenti di supporto. Queste misure, oltre a generare un aumento dell’investimento in innovazione e R&S, comporterebbero anche un’uniformazione del modo in cui tale investimento viene misurato e riportato dalle imprese. Ad oggi ciò non avviene perché ciascuna impresa inserisce in questa categoria di spesa diverse voci, a seconda delle proprie necessità. La corretta definizione, rilevazione e misurazione dell’entità dell’investimento in innovazione e R&S può senz’altro considerarsi un primo passo per la indispensabile misurazione del ritorno di questa tipologia di investimenti. Questo aspetto verrà analizzato in modo più approfondito nel Capitolo 5. Un ulteriore “cantiere di lavoro”, indicato dai business leader sia nella rilevazione 2016 della survey che in quella 2015, attiene al profilo di competenze che vengono formate e rese disponibili al mercato del lavoro. La percezione diffusa è di un ritardo generale del sistema formativo italiano che non ha ancora interiorizzato gli elementi e gli strumenti per un ri-orientamento diffuso dell’offerta dei profili oggi chiave per competere in un mondo sostanzialmente differente rispetto a quello del passato recente e che è destinato, sulla spinta in primis della digitalizzazione pervasiva, a conoscere un ulteriore e strutturale cambiamento dei modelli competitivi e di business. In questo quadro le azioni intraprese dal Governo in tema di scuola e formazione (si veda il Capitolo 2) sono certamente una direzione auspicata, pur nel riconoscimento che gli effetti potranno essere pienamente apprezzati nel medio periodo. In questo quadro è essenziale, anche per accelerare gli effetti positivi delle riforme e delle iniziative in corso, migliorare il coordinamento degli attori (pubblici e privati) e delle policy al fine di massimizzare i contributi di tutti gli elementi costituenti l’ecosistema dell’innovazione nazionale. © The European House - Ambrosetti 127 L’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE: DINAMICHE E LEVE STRATEGICHE DI RIFERIMENTO 5 Obiettivo del Capitolo n. 5 • La prima parte del Capitolo è dedicata ad approfondire il legame che esiste tra investimento in innovazione e R&S e performance economica delle imprese, attraverso un’analisi sviluppata a livello europeo ed italiano. • La seconda parte del Capitolo è invece dedicata alla descrizione e discussione delle leve d’azione che le imprese hanno a disposizione e devono governare per migliorare la loro capacità innovativa. 1. L’INNOVAZIONE COME DRIVER DELLA CRESCITA DELLE IMPRESE Negli ultimi 10-15 anni l’accelerazione tecnologica e l’avvento di Internet e della digitalizzazione hanno avuto un impatto significativo sul modo di operare delle imprese, sia perché queste si trovano a fronteggiare una obsolescenza dei loro modelli di business molto più rapida rispetto al passato, sia perché sono cambiati i requisiti necessari a conservare la competitività. La velocità con cui si aggiorna la propria offerta a 360° diventa un elemento discriminante, riflettendosi nella necessità per le imprese di innovare con sempre maggiore frequenza i propri prodotti, i servizi e i propri processi produttivi. Basti pensare, solo per citare alcuni esempi, alla “disruption” di Coursera e dei suoi corsi di livello universitario disponibili online sulle business school tradizionali oppure allo rivoluzione provocata dall’avvento di Uber tra i fornitori del servizio di taxi o di Airbnb per la locazione degli immobili, fino ad arrivare ad Amazon o Alibaba per il commercio elettronico, alle banche digitali e ai servizi di peer-to-peer lending, e via dicendo. Box – Elementi di disruption per i modelli di business tradizionali I cambiamenti, profondi e in parte repentini, che stanno interessando i modelli di business tradizionali in molti settori sono guidati dalla rivoluzione digitale. Le nuove tecnologie hanno ridotto, fin quasi ad eliminarle, le barriere all’ingresso in molti settori causando, al contempo, la riconfigurazione strutturale di relazioni consolidate e durature nel tempo (anche fra settori adiacenti). La natura “plug and play” dell’asset digitale sta determinando la disaggregazione della value chain, agevolando l’ingresso di player focalizzati e veloci (tipicamente startup) in mercati storicamente dominati da imprese che, per rigidità strutturali e costi elevati, fanno fatica a competere. Contemporaneamente le abitudini dei consumatori si sono modificate, anche grazie alla maggiore facilità di accesso alle informazioni consentita dalla digitalizzazione, rendendo i consumatori più esigenti e costringendo le imprese ad aggiornare i loro modelli di business molto più frequentemente. Per rimanere competitive in uno scenario di questo tipo, le imprese sono chiamate a dedicare una parte importante delle proprie risorse alle attività di innovazione. In molti casi l’atteggiamento nei confronti dell’investimento in innovazione è contraddittorio: se da una parte ci si rende conto che si tratta di un investimento necessario, dall’altra parte ci si interroga sulla sua effettiva capacità di incidere sulla performance economica del- 130 © The European House - Ambrosetti le imprese, in particolare nel breve termine. Chiaramente la considerazione nei confronti dell’investimento in innovazione non è omogenea e, guardando secondo una prospettiva di sistema, è anche influenzata dalla qualità dell’ecosistema dell’innovazione presente in ciascun Paese. Guardando alla distribuzione geografica delle prime 2.500 imprese per investimenti in R&S1, lo scenario restituisce un’immagine con una forte polarizzazione di queste in poche aree del mondo a conferma dei processi di concentrazione in corso in alcuni “hotspot” mondiali di innovazione. 675 829 360 301 38 18 X # di imprese presenti ■■ Figura 1 – Principali Regioni globali per numero di imprese con il più alto investimento in R&S, 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) Spostando la prospettiva sull’Europa e guardando alle prime 1.000 imprese europee per investimenti in R&S, appare evidente anche in questo caso la preponderanza di alcuni Paesi, e dei rispettivi ecosistemi dell’innovazione, che sommati rappresentano oltre il 70% delle imprese top investor nell’EU-28 (si veda la figura sotto). 1 EU Industrial R&D Investment Scoreboard, progetto “The Economics of Industrial Research & Innovation (IRI)”, Joint Research Center (JRC) della Commissione Europea. © The European House - Ambrosetti 131 Energetico e Utilities 3,8% Investimento in R&S delle prime 1000 imprese europee, 2014 ■■ Figura 2 – Investimento in R&S delle prime 1000 aziende europee e loro segmentazione settoriale (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) Costruzioni Altri settori 1,0% 8,3% Telecom e Media 3,3% Settore finanziario 4,8% 175,1 Euro Mld Manifatturiero 78,8% In questo quadro, con riferimento agli ultimi dati disponibili (2014) solo 49 delle mille imprese europee che investono di più in R&S hanno sede in Italia, contro le 214 della Germania e le 116 della Francia, ad indicare un lungo cammino ancora da compiere per far diventare il nostro ecosistema dell’innovazione comparabile a quello dei partner europei – si veda il Capitolo 3 per una lettura di sintesi delle performance dell’Italia. ■■ Figura 3 – Primi cinque Paesi europei per numero di imprese con il più alto investimento in R&S, 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) 80 268 214 116 49 X # di imprese presenti In linea con il campione europeo, anche per l’Italia la componente manifatturiera è dominante. 132 © The European House - Ambrosetti Energetico e Utilities 3,5% Investimento in R&S delle prime 49 imprese italiane, 2014 ■■ Figura 4 – Investimento in R&S delle prime 49 aziende italiane e loro segmentazione settoriale (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) Costruzioni Altri settori 0,6% 1,5% Telecom e Media 11,1% Settore finanziario 7,7% 10,1 Euro Mld Manifatturiero 75,6% Il database messo a disposizione dalla Commissione Europea ha consentito di indagare la relazione esistente tra investimento in R&S e performance economica attraverso un’analisi approfondita sul bilancio delle prime imprese europee per investimento in innovazione e R&S. Le variabili prese in considerazione per l’analisi sono l’investimento in R&S, il fatturato, gli investimenti, i profitti, il numero di occupati (per tutte le variabili sono stati considerati il valore assoluto, il tasso di crescita sull’anno precedente e sui tre anni precedenti) su un arco temporale di cinque anni, dal 2010 al 2014. Su questa base dati sono state effettuate delle analisi statistiche di correlazione tra le variabili. Le relazioni più significative sono emerse tra fatturato e investimento in R&S e tra profitti e investimento in R&S. Concentrandoci sul settore manifatturiero europeo e mettendo in relazione il valore medio dell’investimento in R&S nel 2011 e 2012 con il fatturato nel 20142 emerge una correlazione solida e significativa tra queste due grandezze. 140.000 Fatturato, 2014, Euro Ml 120.000 100.000 R2 = 0,6874 80.000 60.000 40.000 ■■ Figura 5 – Correlazione tra investimento in R&S e fatturato per le imprese manifatturiere europee (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) 20.000 0 0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml 2 La scelta di utilizzare la media dei valori 2011-2012 è stata guidata dalla necessità di assicurare un intervallo temporale ragionevole tra il momento in cui l’investimento in R&S viene effettuato ed il momento in cui questo può effettivamente avere un impatto sul fatturato dell’impresa. © The European House - Ambrosetti 133 Riproducendo la stessa analisi per l’Italia, seppure con un numero di osservazioni più limitato a disposizione, la correlazione esistente tra queste due variabili rimane comunque valida, rafforzando la consapevolezza che l’investimento in innovazione sia un’importante leva strategica per la crescita delle imprese. ■■ Figura 6 – Correlazione tra investimento in R&S e fatturato per le imprese manifatturiere italiane (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) Fatturato, 2014, Euro Ml 30.000 R2 = 0,74319 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 0 100 200 300 400 500 600 700 800 Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml 900 Anche considerando un’altra coppia di variabili – la media dell’investimento in R&S nel periodo 2011-2012 e i profitti 2014 – l’analisi restituisce, seppure con dei livelli di significatività più bassi, risultati molto simili sia a livello europeo che a livello italiano. ■■ Figura 7 – Correlazione tra investimento in R&S e profitti per le imprese manifatturiere europee (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) 14.000 Profitti, 2014, Euro Ml 12.000 R2 = 0,5552 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 0 -2.000 134 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml © The European House - Ambrosetti 8.000 9.000 4.000 ■■ Figura 8 – Correlazione tra investimento in R&S e profitti per le imprese manifatturiere italiane (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea, 2016) Profitti, 2014, Euro Ml 3.500 3.000 R2 = 0,68257 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 0 200 400 600 800 1.000 Investimento in R&S, media 2011-2012, Euro Ml Un ulteriore elemento a supporto del ruolo dell’investimento in innovazione nella crescita economica delle imprese è fornito dal confronto tra la crescita del fatturato totale delle imprese manifatturiere che investono di più in R&S e la crescita del fatturato dell’intero comparto manifatturiero nel periodo 2012-2014. A fronte di una contrazione del fatturato del comparto manifatturiero si è assistito nello stesso periodo ad una crescita del fatturato aggregato delle imprese manifatturiere top spender in R&S, rafforzando ulteriormente la considerazione che investire in innovazione è un volàno per la crescita delle imprese. Questa evidenza è valida sia a livello europeo che italiano, con un differenziale tra le variazioni percentuali ancora più marcato per quest’ultima: 9 punti percentuali per l’Italia rispetto a 4 punti percentuali per l’Europa. Area geografica Intero comparto fatturato 2012 Eur Mld Intero comparto fatturato 2014 Eur Mld Variazione 2012-2014 Top R&S spender fatturato 2012 Eur Mld Top R&S spender fatturato 2014 Eur Mld Variazione 2012-2014 EU 7.080,00 6.984,46 -1,35% 2.196,47 2.255,02 2,7% Italia 906,17 883,58 -2,49% 178,73 190,50 6,6% ■■ Figura 9 – Confronto tra la variazione del fatturato per l’intero comparto manifatturiero e la variazione del fatturato totale per le imprese con i maggiori investimenti in R&S (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati JRC, Commissione Europea e Eurostat, 2016) © The European House - Ambrosetti 135 Alla luce di quanto sopra detto, è importante comprendere se la propensione delle imprese a investire in innovazione sia influenzata da alcune caratteristiche strutturali delle stesse. Da un’analisi realizzata da consulenti TEH-A su dati ISTAT3 su un campione di circa 3.200 imprese manifatturiere italiane e riferiti al triennio 2010-2012, emerge una relazione positiva tra la dimensione delle imprese (definita in questo caso dal numero di dipendenti) e l’introduzione di innovazioni di prodotto o servizio. Ad eccezione del comparto “Computer ed elettronica” risulta evidente come il gruppo costituito dalle aziende di grandi dimensioni sia quello nel quale una percentuale maggiore di aziende ha introdotto innovazioni di prodotto o servizio nel triennio preso in considerazione. 88% 85% 76% 73% 69% 72% 69% 67% 67% 61% 48% < 50 dipendenti < 50-250 dipendenti 24% et al lu rg ia 23% ■■ Figura 10 – Percentuale di imprese manifatturiere italiane che hanno introdotto innovazioni di prodotto o servizio nel triennio 2010-2012, per classi dimensionali (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati ISTAT, 2016) ab Le g ar no re e do e ap pa M re ac cc ch hi in at ar ur i e Go m pl ma as e tic a od 33% 26% e Fo C el om et pu tro te ni r ca rm Chim ac ic eu a tic e a fa 30% 47% 45% 42% 40% 32% 57% M tra ezz sp i d or i to 49% M 55% 49% 60% bi Tes gl s ia ile m en e to 83% < 250 dipendenti Una fotografia del tutto simile la si ottiene guardando alle innovazioni di processo. 54% 68% 62% 57% 63% 59% 54% 46% 39% 39% 32% 28% e a ic ca im uti h C ce a rm fa r te pu nica m o Co ttr e el e 38% 33% 28% 27% 27% 20% od Fo e a m ca m sti o G pla 3 < 50-250 dipendenti 33% 26% 24% 16% i ar in e ch tur c a ia M cch re a p e o o gn ed Le arr e < 50 dipendenti 53% 44% M ap ia rg llu a et di zi to ez por M s tra 38% 31% 17% e ile to ss en e T iam gl bi ab ■■ Figura 11 – Percentuale di imprese manifatturiere italiane che hanno introdotto innovazioni di processo nel triennio 2010-2012, per classi dimensionali (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati ISTAT, 2016) < 250 dipendenti Rilevazione statistica sull’innovazione delle imprese, Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), 2015. 136 © The European House - Ambrosetti Questa evidenza specifica per l’investimento in R&S, pur con le cautele interpretative del caso, risulta essere in sintonia con quanto emerge dall’analisi della propensione all’investimento delle imprese in relazione alla loro dimensione, effettuata su 160.000 imprese manifatturiere italiane. I dati mostrano come le imprese di piccole e medie dimensioni investano meno rispetto alle grandi non solo in valore assoluto, come è ovvio che sia, ma anche in termini relativi rispetto ai ricavi. 5% 4% Investimenti in % dei ricavi 3% 2.6% 2.7% 2.8% 50 a 100 100 a 500 500 a 5.000 2.3% 2% 1% 1.2% 0% 10 a 20 20 a 50 Classi di fatturato, Euro Ml ■■ Figura 12 – Incidenza degli investimenti sui ricavi per le imprese manifatturiere italiane per classi di fatturato (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati AIDA, 2016) Portando a sintesi le evidenze raccolte a partire dal fatto che l’Italia è sottorappresentata nel gruppo delle 1.000 imprese europee che investono di più in R&S fino al dato che tale investimento, così come gli investimenti in generale, è legato alla dimensione delle imprese, emerge la necessità di una riflessione su un tema “antico” del nostro sistema produttivo: la dimensione media delle imprese italiane. Il nostro Paese è infatti notoriamente caratterizzato da una dimensione media delle imprese inferiore rispetto ai competitori europei ed internazionali. Tale dato strutturale va valutato in relazione al suo impatto sulla capacità di crescita e sul livello di competitività relativa. © The European House - Ambrosetti 137 Numero di PMI manifatturiere nei Paesi EU- Big 5 (migliaia), 2014 403 207 2014 161 124 Italia Francia Germania Spagna ■■ Figura 13 – Numero di PMI manifatturiere nei Paesi EU - Big 5 (migliaia), 2014. Fonte: rielaborazione The European House Ambrosetti su dati AIDA e Eurostat Regno Unito Contribuzione al fatturato complessivo delle imprese con fatturato < 200 mio € 48,1% 42,6% 41,8% 20,9% 18,0% Italia Spagna Francia UK ■■ Figura 14 – Contribuzione al fatturato complessivo delle imprese con fatturato < 200 mio €. Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati AIDA e Eurostat Germania Il fenomeno del cosiddetto “nanismo” delle imprese italiane è stato nel tempo oggetto di molte analisi. Uno specifico approfondimento sul tema, nel riconoscimento della sua importanza ancora attuale, è stato sviluppato anche da Ambrosetti Club in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze4 con l’obiettivo di progettare nuovi strumenti e approcci di policy per ottimizzare e potenziare gli strumenti di accesso al finanziamento delle imprese italiane – soprattutto piccole e medie – e per rilanciarne gli investimenti. Le analisi realizzate hanno evidenziato come la dimensione delle imprese sia direttamente proporzionale all’investimento per addetto, relazione che va certamente a rafforzare quanto già illustrato. Inoltre è stata verificata la correlazione positiva tra dimensione e produttività (misurata in termini di valore aggiunto per addetto) e tra dimensione e retribuzione dei lavoratori. Dal quadro sviluppato è emersa l’indicazione che la piccola impresa non solo crea meno ricchezza rispetto alla grande, ma ne ridistribuisce meno ai lavoratori, non riuscendo così ad attivare quella dinamica virtuosa di attivazione dei consumi e crescita della domanda e cui si lega inevitabilmente una crescita delle produzione e della ricchezza. 4 Si veda la ricerca “Finanza per la Crescita: nuove proposte per far affluire risorse alle imprese”, Ambrosetti Club, 2016. 138 © The European House - Ambrosetti 10,0% 9,7% 9,5% 9,0% 8,4% 8,5% 7,8% 8,0% 7,5% 8,3% 8,6% ■■ Figura 15 – EBITDA % delle imprese italiane per classe di fatturato, 2014 (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati AIDA 2016) 7,2% 7,0% 6,5% 6,0% Da 10.001 a 20.000 Da 20.001 a 30.000 Da 30.001 a 50.000 Da 50.001 a 100.000 Da 100.001 a 500.000 Più di 500.001 Classi di fatturato (’000 €) È ragionevole pertanto che il Governo si ponga come obiettivo quello di incentivare i processi di aggregazione delle imprese5, fatta salva la necessità per le imprese interessate di un progetto industriale condiviso. A tale proposito Ambrosetti Club ha identificato alcuni interventi che potrebbero andare nella direzione desiderata e che qui si riportano (figura sotto) come contributo anche collegato ai temi del rafforzamento della capacità innovativa. Super ammortamento dell’avviamento Prevedere la possibilità di ammortizzare il goodwill per un valore superiore (es. 140%) dell’avviamento riconosciuto in bilancio post-aggregazione Super ACE per un periodo limitato post-aggregazione Prevedere la deducibilità fiscale di un rendimento figurativo (circa 7%) per l’apporto equity per le operazioni di aggregazione Defiscalizzazione delle sinergie Credito di imposta Prevedere per un orizzonte temporale parti a 3 anni una tassazione più bassa, pari ad un terzo di quella standard, sull’incremento di utile derivante dalla sinergie Attribuzione di un credito di imposta del 50%, per 2 anni, per le imprese che si aggregano con società la cui dimensione sia almeno parti al 10% degli attivi dell’ultimo bilancio prima dell’operazione Riduzione dell’aliquota di imposta sostitutiva Riduzione dell’aliquota dell’imposta sostitutiva per operazioni fiscalmente neutrali e riduzione da 5 a 3 anni del periodo di ammortamento dei maggiori valore affrancati a seguito del pagamento della imposta sostitutiva vigente Imposta di registro fissa Assoggettamento dell’imposta di registro da proporzionale (3%) a fissa (es. 200 Euro) per le operazioni fiscalmente non neutrali (cessione d’azienda o di ramo d’azienda) ■■ Figura 16 – Proposte per incentivare le aggregazioni di impresa (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 5 In Italia le aggregazioni e acquisizioni tra imprese sono tra le più basse in Europa, nonostante la normativa italiana pro-aggregazioni sia tra le più evolute nel contesto europeo. Nel quinquennio 2010-2015 il numero di tali operazioni è stato quasi la metà di quello di Francia e Germania e quasi 1/5 di quello del Regno Unito. © The European House - Ambrosetti 139 2. L’ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLA RICERCA E SVILUPPO E DELL’INNOVAZIONE NELLE IMPRESE: LE LEVE STRATEGICHE Si è detto nel precedente paragrafo dell’importanza della R&S e dell’innovazione per le imprese che vogliono rimanere sul mercato ed essere competitive. Il passaggio successivo è ragionare sulle modalità e sugli strumenti che le imprese possono utilizzare per organizzare e gestire l’innovazione al loro interno in modo ottimale. Le evidenze di seguito presentate hanno beneficiato dei punti di vista e dell’esperienza raccolti grazie ad una serie di interviste ai Vertici di alcune tra le imprese e/o organizzazioni innovative che operano in Italia. A tal proposito si ringraziano: ABB Italia, Brembo, BuddyBank, DPixel, Eurotech, Ferrero, lastminute.com, Novamont, Pelliconi, Pirelli, Il Sole 24 ORE, Vertis, Whirlpool R&D, Wired Italia6. Le analisi desk condotte da consulenti TEH-A e gli approfondimenti con i Capi Azienda hanno consentito di individuare cinque leve strategiche a disposizione delle imprese per supportare e promuovere l’innovazione e stimolare la competitività nei rispettivi mercati di riferimento. Ciascuna leva può concretizzarsi con modalità differenti a seconda delle specificità dell’impresa; in tal senso l’obiettivo di quan1. Cultura aziendale to sotto presentato non è suggerire una “ricetta” predeterminata per l’innovazione, bensì presentare un menù di opzioni dal 5. Fonti di 2. Strategia quale le imprese possono scegliere gli elefinanziamento menti più consoni alle proprie necessità. 4. Network relazionale 3. Organizzazione ■■ Figura 17 – Leve strategiche a disposizione delle aziende (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) 6 Si tratta di imprese e organizzazioni all’avanguardia nell’ambito dell’innovazione e della R&S che possono essere considerate, in riferimento a specifici ambiti, delle best practice e che possono pertanto fornire elementi di ispirazione utili ad ottimizzare le strategie aziendali. L’elenco, che non vuole in alcuna misura essere esaustivo delle realtà di eccellenza operanti in Italia, è stato arricchito anche dalle indicazioni ricevute dai partecipanti alla survey illustrata nel Capitolo 4 di questo rapporto. 140 © The European House - Ambrosetti 2.1 CULTURA AZIENDALE La cultura aziendale gioca un ruolo fondamentale nel supporto e nella promozione dell’innovazione all’interno delle imprese poiché determina i comportamenti e le prassi e, di conseguenza, il modo in cui tutta l’impresa si pone nei confronti dell’innovazione stessa. Oggi (e sempre più in prospettiva) ai diversi livelli aziendali vengono richiesti atteggiamenti e orientamenti specifici che nel complesso aiutano a creare un clima favorevole all’innovazione. In primis il Vertice aziendale deve avere un forte orientamento all’innovazione nel senso che questa non deve essere percepita come un rischio, ma al contrario come uno degli elementi indispensabili per rimanere sul mercato. Se questo è vero per le imprese che operano in settori fortemente orientati all’innovazione, lo è a maggior ragione per quelle imprese che operano in settori tradizionali, nei quali fare innovazione non è parte del DNA aziendale. Affinché l’orientamento all’innovazione da parte dei Vertici aziendali diventi una parte fondamentale della cultura aziendale, è necessario sviluppare un metodo di valutazione delle risorse dell’organizzazione a tutti i livelli rilevanti che non penalizzi eventuali fallimenti legati all’innovazione, ma che al contrario li valorizzi partendo dal presupposto che questi rappresentino comunque dei passi avanti verso il futuro. La spinta della capacità innovativa di Eurotech Group parte dalla cultura che pervade l’intera organizzazione e che stimola a passare da una visione lineare del futuro e del mercato ad una visione esponenziale, in grado di anticipare il cambiamento e la discontinuità ed assumersi il rischio di investire guardando al medio e lungo periodo. Un ulteriore livello aziendale che ha un ruolo critico nella promozione e diffusione dell’innovazione è costituito dal management (primi riporti e/o responsabili di funzioni/attività) che ha il compito di trasmettere e diffondere l’orientamento e le pratiche pro-innovazione all’interno dell’azienda. Il coinvolgimento e l’allineamento alla visione di innovazione latu sensu di questa fascia di persone risulta quindi cruciale. In tal senso, sempre più spesso, si affermano come pratica diffusa azioni e/o programmi specifici dedicati al management (senior o middle) finalizzati a sviluppare e/o aggiornare gli strumenti concettuali e di gestione manageriale dei processi innovativi, garantendo al contempo la promozione di una forma mentis proattiva nel riconoscimento degli elementi di discontinuità e cambiamento del contesto di riferimento. Un ulteriore passaggio, necessario ad assicurarsi che l’intera organizzazione sia ingaggiata sul tema dell’innovazione, è l’utilizzo di strumenti che possano garantire il diffondersi della mentalità innovativa a tutti i dipendenti (“innovazione virale o diffusa”). © The European House - Ambrosetti 141 Questo è particolarmente rilevante in uno scenario, come quello attuale, in cui sempre più l’innovazione è frutto di modelli collaborativi reticolari in grado di attivare e connettere gli elementi di conoscenza che sono frammentati all’interno di gruppi o divisioni: l’ampiezza e la complessità dei processi innovativi moderni trascende infatti la capacità di “compartimentalizzare” tali elementi in punti di accumulazione definiti all’interno dell’organizzazione. Gli strumenti che possono essere utilizzati a tal fine sono principalmente organizzativi e incentivanti: –– Tra gli strumenti organizzativi possono annoverarsi la creazione di gruppi trasversali ai dipartimenti aziendali e la messa a disposizione di strumenti, per lo più informatici (piattaforme) ma anche fisici (bacheche), di condivisione delle idee. L’obiettivo di questa categoria di strumenti è permettere la collaborazione e lo scambio di idee al di fuori dei confini delle unità organizzative aziendali, favorendo al creazione di “cortocircuiti” creativi che permettano di ragionare in modo nuovo –– Invece gli strumenti di tipo incentivante sono quelli che promuovono la mentalità innovativa di tutti i dipendenti attraverso l’organizzazione di concorsi interni riconoscendo incentivi e premi ai dipendenti. Brembo a supporto delle proprie strategie di innovazione sia incrementale che radicale, fa leva su una cultura innovativa diffusa all’interno dell’azienda, stimolata da una serie di misure integrate tra cui concorsi interni, awards specifici per l’innovatività, raccolte di idee di dipendenti e premi concreti, ad esempio pacchetti welfare. 2.2 STRATEGIA Come detto all’inizio di questo Capitolo, l’innovazione è una parte integrante ed essenziale della strategia aziendale. L’elemento innovativo ha inoltre un’importanza crescente a seguito dell’accelerazione dei processi di cambiamento – sociale, economico, produttivo – che si stanno consolidando (ed evolvendo) negli ultimi anni e del loro impatto sui business model tradizionali. Ciascuna impresa è pertanto chiamata, pena una potenziale progressiva marginalizzazione, a sviluppare una strategia dell’innovazione integrata in grado di legare e tagliare trasversalmente le scelte aziendali e che consenta di guidare e governare i processi innovativi nella direzione desiderata, senza lasciarli alla casualità o alle coincidenze. Questo va oltre le “semplici” politiche di R&S. Ciò è vero sia per l’innovazione sviluppata internamente all’impresa, ma a maggior ragione per quelle innovazioni che – in misura crescente – nascono e si sviluppano al di fuori di questa. 142 © The European House - Ambrosetti Oltre ad aver modificato il proprio ruolo, l’innovazione nel tempo ha anche modificato la sua natura, diventando sempre più frammentata, diffusa e veloce. In molti casi questa “accade” al di fuori dei luoghi tipicamente deputati ad innovare e sempre più spesso in regioni del mondo che non avevano nel passato questa “specializzazione”. In considerazione di tutto ciò è necessario che le imprese si organizzino in modo da poter cogliere per tempo quanto succede nel mondo. Diverse aziende, tra le più innovative e di successo, hanno infatti scelto di dotarsi di “antenne dell’innovazione”, vale a dire di team di lavoro strutturati che si occupano di monitorare quanto accade al di fuori dell’impresa in tema di nuove tecnologie e nuovi prodotti, nuove entità che sviluppano innovazione e nuove aree del mondo in cui c’è un particolare fermento. La finalità delle “antenne dell’innovazione” è consentire alle imprese di essere sempre sulla frontiera del nuovo (tecnologie, soluzioni, trend, ecc.) e di avere una mappa aggiornata di quanto sta succedendo nel loro settore o in settori adiacenti e complementari. Pirelli ha storicamente mostrato attenzione verso le evoluzioni tecnologiche sviluppate all’esterno dell’impresa in partnership con università e fornitori. Negli ultimi anni la rilevanza dell’attività di technology foresight è aumentata significativamente integrandosi di pari passo con il processo di technology roadmapping. Oltre a monitorare quanto avviene all’esterno, le imprese devono anche compiere delle scelte strategiche relativamente alla gestione dell’innovazione al loro interno. In questo contesto le modalità prevalenti possono essere almeno quattro, come di seguito presentato. DIPARTIMENTO DI R&S INTERNO INCUBATORI AZIENDALI PROGRAMMA PER L’ACQUISIZIONE DI STARTUP INNOVATIVE BUSINESS INNOVATIVO (GREENFIELD) ■■ Figura 18 – Opzioni strategiche per la gestione dell’innovazione (Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti, 2016) L’opzione più tradizionale è la creazione di un dipartimento/struttura di R&S interno che lavori su tutte le innovazioni pertinenti al ramo di attività dell’impresa (tecnologie e/o soluzioni e/o servizi e/o processi, ecc.). Il vantaggio di questa opzione è un’attività di R&S e innovazione in linea con le esigenze dell’impresa e pertanto facilmente “incorporabile” © The European House - Ambrosetti 143 nei prodotti/servizi e nei processi specifici dell’impresa. Di converso una possibile criticità può risiedere nel rischio di perdere delle opportunità a causa di un approccio eccessivamente radicato nella cultura dominante dell’organizzazione e focalizzato sul presente e sul miglioramento dell’esistente. Una seconda opzione organizzativa è quella che prevede la creazione di incubatori aziendali tramite cui fornire servizi di assistenza a nuove imprese che possono potenzialmente sviluppare prodotti e servizi in linea con l’offerta dell’impresa ospitante. Al di là dell’accesso diretto a quanto sviluppato dalle imprese che partecipano agli incubatori, le imprese possono beneficiare della presenza di aziende innovative anche dal punto di vista culturale e dell’organizzazione del lavoro. Questa modalità, tipicamente avviata da imprese di dimensioni medio-grande, sta registrando un utilizzo crescente con casi best practice di riferimento anche a livello italiano. L’incubatore di TIM Il TIM#WCAP Accelerator è stato lanciato nel 2009 con l’obiettivo di aiutare i team delle startup digitali a sviluppare i loro progetti, a concentrarsi sugli obiettivi e a raggiungerli nel minor tempo possibile. In questi anni sono stati assegnati alle startup più di 5,5 milioni di Euro, sono stati raccolti più di 8.000 progetti e 260 startup sono state supportate. Il programma offerto si divide in due fasi: 3 mesi di accelerazione, finalizzati alla crescita del progetto sia dal punto di vista tecnico che del business, seguiti da 9 mesi di mentorship e coworking. Le startup che partecipano al programma hanno la possibilità, alla fine del percorso, di diventare fornitori certificati di TIM o di entrare nel portafoglio del fondo di Venture Capital di TIM, ricevendo ulteriori finanziamenti per lo sviluppo del proprio progetto. Una terza opzione strategica a disposizione delle imprese è la gestione di un programma strutturato per l’acquisizione di startup innovative, assicurandosi in questo modo l’accesso esclusivo a quanto sviluppato. lastminute.com Group persegue una strategia dell’innovazione che include l’acquisizione di startup che possano integrare la sua offerta di prodotti e servizi. L’attività di scouting è parte dei compiti del dipartimento di M&A che, a seconda del settore di attività della startup, coinvolge degli esperti interni. Un aspetto interessante relativo a questa opzione è la possibilità per l’impresa che acquisisce la startup di poterla monitorare e seguire sin dalla sua nascita, offrendo anche supporto mirato dove necessario, in modo da riuscire poi facilmente ad integrare le innovazioni nella sua offerta di prodotti e servizi. 144 © The European House - Ambrosetti Alcuni player globali (si veda anche box sotto) hanno fatto di questa strategia una chiave di successo del proprio business model. Cisco: innovazione tramite acquisizione A partire dal 1993 Cisco Group ha portato a termine 190 acquisizioni, diventando uno degli esempi più interessanti di strategia dell’innovazione tramite acquisizione finalizzata all’integrazione nella realtà aziendale di nuove tecnologie e nuovi modelli di business. Cisco divide le acquisizioni in tre diverse categorie: market acceleration, market expansion e ingresso in nuovi mercati. Il contributo delle imprese e organizzazioni che Cisco acquisisce portano contributi diversi alla crescita: tecnologie, talenti, prodotti e soluzioni maturi, nuovi modelli di business e di ingresso sui mercati. Uno dei requisiti delle acquisizioni che Cisco porta a termine è il potenziale di creare mercati con un valore di miliardi di Dollari. La capacità di integrare quanto sviluppato dal target dell’acquisizione nell’attività di Cisco è un elemento essenziale per il successo della strategia, pertanto Cisco segue tutto il processo mettendo a disposizione risorse specializzate e dedicate. Nel tempo sono state individuate delle best practice relative al processo di integrazione che consentono di portare a termine questa delicata attività con successo. La quarta opzione strategica a disposizione delle imprese è la creazione di business del tutto innovativi (“greenfield”), anche in logica di spin-out seppure in collegamento con la struttura dell’azienda madre. Questo modo di operare ha come vantaggio la possibilità per i creatori e gestori del nuovo business di sfruttare un patrimonio di conoscenza importante accumulato nel tempo, evitando di fare scelte che già in passato si sono rivelate non fruttuose. Altro aspetto positivo è la maggiore possibilità di avere fenomeni di knowledge transfer poiché la nuova entità viene comunque percepita come parte dello stesso gruppo aziendale. In questo modo si evita il nascere di forme di resistenza all’innovazione molto comuni nel caso in cui questa venga percepita come “calata dall’alto”. Buddybank è la nuova banca del Gruppo UniCredit pensata per clienti digital. Questa nuova entità verrà gestita secondo logiche diverse rispetto al resto del Gruppo ed avrà, tra le altre cose, la funzione di sperimentare prodotti innovativi che potrebbero entrare a far parte del portafoglio d’offerta di UniCredit. Le quattro opzioni sopra delineate non devono essere considerate come alternative tra di loro, alcune imprese possono decidere di implementarne due o più in un mix che risponda alle loro esigenze specifiche. © The European House - Ambrosetti 145 Una strategia dell’innovazione per essere efficace deve arrivare a definire, per ogni investimento in innovazione, degli obiettivi specifici da raggiungere in un orizzonte temporale ben definito (diverso a seconda che si tratti di innovazione incrementale o disruptive) e delle metriche di misurazione del ritorno dell’investimento in innovazione. Il tema delle metriche per la misurazione del ritorno degli investimenti è molto dibattuto: non esistono metriche standard utilizzate in modo trasversale dalle imprese anche a seguito di una mancata uniformità a monte, nella definizione del concetto di innovazione e quindi nella rilevazione dell’investimento stesso in innovazione e R&S. Pertanto ciascuna azienda utilizza delle metriche specifiche, spesso qualitative, che non consentono di fare dei confronti tra imprese o tra settori. Durante le interviste con i business leader sono emerse una serie di proposte che vale la pena tenere in considerazione come punto di partenza di una riflessione più strutturata che porti alla creazione di metriche per la misurazione di questo importante dato economico. Tra queste si citano, a titolo non esaustivo: –– Numero di brevetti ottenuti nell’anno –– Numero di brevetti che entreranno in produzione entro 2-3 anni –– Percentuale di fatturato generato da nuovi prodotti o servizi –– Risorse dedicate alle attività di Innovazione/R&S in percentuale del totale –– Numero di aziende clienti che utilizzano i prodotti o servizi innovativi sviluppati dall’azienda (valida per mercati concentrati sia dal lato della domanda che dell’offerta) –– Capacità dell’innovazione di creare punti di discontinuità nel business. Sebbene la modalità più frequente emersa dalle interviste preveda di misurare il ritorno dell’investimento in innovazione su variabili aziendali, esiste un’alternativa di più ampio respiro che prevede invece di valutare l’impatto dell’innovazione sulla società e sul Sistema Paese. L’investimento in innovazione in alcuni casi è infatti in grado di impattare in modo diretto sull’ecosistema dell’innovazione di un Paese, generando effetti a cascata che non si limitano all’impresa promotrice dell’innovazione stessa. Novamont è stata tra i promotori della Bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale e tra i fondatori del consorzio italiano dei compostatori (CIC). Le sue soluzioni tecnologiche integrate - che danno vita a bioraffinerie in siti industriali dismessi e a prodotti con benefici ambientali, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti organici - hanno consentito di costruire una piattaforma per il Paese, tramite cui l’Italia ha potuto accreditarsi sulla scena internazionale come hub innovativo nell’ambito della Bioeconomia. Il ritorno dell’investimento in innovazione fatto da Novamont ha portato pertanto un beneficio all’intero Sistema Paese. 146 © The European House - Ambrosetti Una delle ragioni per cui la misurazione del ritorno del proprio investimento in innovazione è così complessa sta nella difficoltà di allocare correttamente le spese sostenute ad un singolo progetto. Spesso infatti alcune innovazioni di successo nascono a partire dal patrimonio di conoscenze costruito grazie ad una serie di “fallimenti” che non sono mai giunti a produrre reddito. Chiaramente questa difficoltà si attenua nel momento in cui si cambia prospettiva e non ci si pone più dal punto di vista di un’impresa che investe nella propria innovazione bensì si assume il punto di vista di un investitore. In questo caso il proprio investimento viene remunerato in base alla crescita realizzata dalla startup destinataria dell’investimento. Vertis SGR utilizza come criterio il tasso di crescita del valore dell’impresa nella quale si è investito il capitale. Passando dal particolare, investimento nella singola impresa, al generale, investimento in un fondo, DPixel suggerisce che la performance del gestore del fondo stesso possa diventare un’indicazione del rendimento dell’investimento. Chiaramente, tenendo conto dei tempi lunghi dell’innovazione, questo diventa possibile nel momento in cui il gestore ha un track-record di almeno 10 anni. 2.3 ORGANIZZAZIONE La definizione di una strategia dell’innovazione (produzione e gestione) è sicuramente il punto di partenza necessario per ogni impresa, tuttavia non è sufficiente. Il passaggio conseguente – e strettamente interrelato – è la realizzazione di una struttura organizzativa che sia di supporto alla strategia dell’innovazione. Anche da questo punto di vista ci sono delle prassi che accomunano le aziende maggiormente innovative in Italia. Molte aziende prevedono nella loro struttura organizzativa un Chief Technology Officer (CTO)/Chief Innovation Officer (CIO) che svolga il ruolo di pivot per l’innovazione e la R&S e a cui riportino tutti i responsabili delle attività di R&S delle diverse divisioni o funzioni. La presenza di una figura di vertice dedicata alla gestione dell’innovazione e della tecnologia comunica, anche all’esterno, la volontà da parte dell’impresa di investire e scommettere in questo ambito. Inoltre le presenza di una figura unica consente anche il coordinamento tra i diversi gruppi dedicati all’innovazione, favorendo la creazione di sinergie. L’evidenza emersa dalle interviste suggerisce che il CTO/CIO è generalmente responsabile dell’innovazione di tipo incrementale, che consiste nel miglioramento dei prodotti © The European House - Ambrosetti 147 e servizi già esistenti o nella creazione di nuovi prodotti o servizi nel ramo di attività principale per l’impresa. Questo tipo di innovazione viene infatti gestita nelle diverse funzioni/divisioni poiché richiede una conoscenza molto approfondita dei prodotti dell’impresa. Diverso è il modello di gestione generalmente utilizzato per l’innovazione cosiddetta disruptive, che viene gestita in strutture trasversali o a latere per consentire l’utilizzo di logiche e di modalità di lavoro anche molto diverse rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate nell’impresa. Whirlpool R&D, nata in Italia nel 2012, è stata creata per lo sviluppo di tutte le tecnologie che entreranno nei prodotti commercializzati. Si tratta sia di nuove tecnologie disruptive, sia di tecnologie che sostituiscono altre giunte a fine vita perché più flessibili e produttive. Anche dal punto di vista delle risorse umane, la gestione dell’innovazione di tipo disruptive richiede il ricorso a logiche differenti. In molti casi i gruppi di lavoro includono persone con background diversi tra loro, che utilizzano schemi mentali alternativi rispetto a quelli dominanti nell’impresa e che siano pertanto funzionali alla volontà di pensare fuori dagli schemi. L’Innovation team di American Express American Express, considerata una delle imprese più innovative negli Stati Uniti ha un’organizzazione che favorisce e promuove l’innovazione di tipo disruptive. All’interno dell’organizzazione, ma in modo del tutto autonomo, opera un gruppo ristretto di persone che ha il compito esclusivo di ideare prodotti e servizi innovativi per i loro clienti. Quello che caratterizza il team che opera in America Express è l’obbligo per l’impresa di implementare almeno una delle idee proposte ogni anno, stabilendo così uno strumento di enforcement che consente di superare a monte eventuali resistenza che potrebbero nascere all’interno dell’organizzazione. Oltre che dal punto di vista strutturale, il tema dell’organizzazione dell’innovazione va affrontato dalle imprese anche dal punto di vista delle prassi organizzative cha favoriscono l’innovazione. Una possibilità è rappresentata dall’“innovazione di ritorno”: alcune risorse passano un certo periodo di tempo al di fuori dell’impresa o in uno specifico dipartimento o gruppo di lavoro particolarmente innovativo, in modo che possano sperimentare un modo di pensare e lavorare diverso da quello al quale sono abituati. Al ritorno nella loro posizione originale, 148 © The European House - Ambrosetti queste risorse potranno ricoprire il ruolo di “ambasciatori dell’innovazione” condividendo con i colleghi quanto appreso durante la loro esperienza. Un’alternativa è rappresentata dall’inserimento di specifiche figure con una mentalità innovativa e competenze diverse da quelle tipiche del gruppo di lavoro. Tali inserimenti possono essere sia temporanei, ad esempio utilizzando lo strumento delle internship post laurea, quando finalizzate alla realizzazione di specifici progetti, sia definitivi nel caso in cui si vogliano integrare le competenze caratteristiche del gruppo di lavoro con competenze nuove. 2.4 NETWORK RELAZIONALE Come emerso anche dai risultati della survey presentati nel Capitolo 4, le imprese italiane fanno ricorso sempre più di frequente a collaborazioni nell’ambito delle attività di innovazione o R&S. Tale attitudine, che si va consolidando nel tempo, indica una maggiore consapevolezza dei benefici derivanti da un atteggiamento di apertura nei confronti dell’innovazione. Le imprese mostrano una maggiore propensione alla creazione di network relazionali la cui natura varia insieme alle specificità dell’impresa. In alcuni casi la scelta stessa del luogo in cui localizzare l’impresa (o il centro di ricerca) è guidata dalla vicinanza ad altre realtà con le quali contaminarsi e collaborare. Questa soluzione è particolarmente vantaggiosa per imprese che vogliono innovare la loro gamma di offerta e che sfruttano la vicinanza con fornitori o potenziali clienti per sperimentare i nuovi prodotti e servizi. Una collaborazione diversa è quella che molte imprese stabiliscono con Università e centri di ricerca. Sono oltre 70 le Università e i Centri di Ricerca internazionali con i quali il Gruppo ABB ha stretto partnership ormai consolidate per sviluppare congiuntamente dei temi prioritari sia nell’ambito dell’energia che dell’automazione. Questa collaborazione consente lo sviluppo di nuove soluzioni che nascono anche da contaminazioni innovative tra varie discipline. In questo caso, oltre alla possibilità di avere accesso ai risultati della ricerca accademica prima dei competitor e in modo esclusivo, le aziende si riservano la possibilità di influire anche sulla struttura dei corsi di laurea. In questo modo diventa più semplice formare risorse che abbiano il mix di competenze richiesto dalle aziende e che sempre più difficilmente può essere il risultato di un corso di laurea tradizionale. Al contempo questo tipo di collaborazione porta dei benefici anche alle Università e agli studenti, consentendo loro di confrontarsi con il mondo del lavoro già durante gli studi e contribuendo pertanto a colmare quel gap, tipico del nostro Paese, tra mondo accademico e mondo del lavoro. © The European House - Ambrosetti 149 Pelliconi ha delle forme di collaborazione innovative con alcune Università: studenti selezionati hanno la possibilità di passare un periodo di lavoro in azienda e di sostenere esami durante i quali vengono valutati dai manager con cui hanno collaborato. Questa iniziativa consente al mondo accademico e al mondo delle imprese di conoscersi meglio e di modificare le percezioni, spesso negative, che hanno l’uno dell’altro. Il cluster tecnologico di Cambridge (UK) Cambridge è uno dei più importanti cluster tecnologici a livello mondiale: ospita circa 1.580 imprese specializzate nei settori delle scienze della vita e della salute, delle scienze fisiche, dell’ingegneria e dell’ICT. Cambridge è internazionalmente riconosciuto come un esempio di riferimento di cluster nato attraverso iniziative di networking informale organizzate dalle stesse imprese. Il cluster si è sviluppato negli anni ’80 intorno all’Università di Cambridge*, che comprende attualmente 31 college autonomi, 6 scuole e 150 dipartimenti e il Cambridge Science Park (tra i più grandi parchi tecnologici in Gran Bretagna con oltre 100 imprese high-tech). * Cambridge vanta il terzo posto nella classifica delle Università per numero di professori affiliati insigniti del premio Nobel (90) e oltre il 70% dei ricercatori è considerato leader mondiale o eccellente nel suo campo. Anche l’Open Innovation è una modalità con cui le imprese possono collaborare tra di loro. In questo caso si tratta di aziende che lavorano insieme a clienti e fornitori per lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove tecnologie. Quello che caratterizza questa modalità collaborativa è la volontà di mettere a disposizione di altri player di mercato una serie di informazioni, anche sensibili, con l’obiettivo di favorire un processo innovativo di migliore qualità. Il concetto di Open Innovation è relativamente recente e si basa sull’idea che una singola impresa non possa avere accesso e gestire tutte le competenze necessarie per fare innovazione e che pertanto la condivisione di queste possa portare benefici a tutte le parti coinvolte. Il modello di Innovability di Enel Enel, nel mondo dell’innovazione e delle startup si pone come un partner strategico industriale, fornendo il know-how, le strutture e una rete internazionale per sostenere le star up con il più alto potenziale, attraverso partnership con fondi di venture capital, Università, centri di ricerca e incubatori, istituzioni e clienti. Il principio guida è generare innovazione sostenibile in business coerenti con il posizionamento di Enel. Il modello di Enel non prevede un investimento diretto nelle startup, mira piuttosto a creare un ecosistema di contaminazione e formazione e a definire, con le startup stesse degli accordi commerciali che le rendano partner privilegiati. 150 © The European House - Ambrosetti A febbraio 2016, sono circa 1.200 le startup valutate dall’Innovation team del gruppo, che collabora anche con 20 imprese 2.0 e ha in corso programmi di investimento, accelerazione e incubazione per le stesse startup con 15 partner. Un ulteriore modello di collaborazione tra aziende è guidato dalle caratteristiche dimensionali delle aziende coinvolte. È infatti frequente che una collaborazione tra grandi e piccole aziende possa migliorare la posizione competitiva di entrambe sul loro mercato di riferimento. Le grandi aziende conquistano l’accesso all’elevato grado di innovatività di aziende nuove e destrutturate, mentre le piccole imprese traggono beneficio dal trasferimento di meccanismi e procedure strutturate fondamentali per una gestione più efficace ed efficiente del business. 2.5 FINANZIAMENTO L’ultima leva strategica individuata attraverso le analisi e le interviste effettuate con i Vertici aziendali è il finanziamento dell’innovazione. Le modalità di finanziamento emerse sono molteplici e, ancora una volta, non sono tra loro alternative, ma anzi nella maggior parte dei casi convivono all’interno della stessa impresa. Le modalità con cui i progetti di innovazione vengono finanziati dipendono, tra le altre cose, dalla natura stessa dei progetti: –– nel caso dell’innovazione incrementale, il finanziamento è generalmente gestito dalla specifica funzione/divisione interessata –– per l’innovazione di tipo disruptive le risorse sono gestite a livello corporate trattandosi spesso di progetti di grande portata dei cui risultati beneficerà l’intera organizzazione. Un’altra dimensione utile da indagare è la fonte di tali finanziamenti. La maggior parte delle imprese intervistate dichiara di usare prevalentemente fondi propri, che oltre ad essere prontamente disponibili, garantiscono maggiore flessibilità nella gestione del progetto innovativo. Accade infatti che durante lo svolgimento dell’attività di R&S possano emergere degli elementi tali da spostare il focus della ricerca. Questo avvenimento, del tutto normale, in presenza di finanziamenti pubblici può causare delle difficoltà all’impresa beneficiaria. Ma se le grandi imprese possono far leva sulle proprie risorse finanziarie, la situazione cambia se si guarda alle startup, per le quali la limitata disponibilità di fonti di finanziamento esterne rappresenta un importante ostacolo allo sviluppo. La situazione italiana è resa ancor più complessa dalla scarsa diffusione del Venture Capital che determina un panorama dell’innovazione meno vivace rispetto ad altre realtà. © The European House - Ambrosetti 151 Ma le difficoltà incontrate dalle startup a crescere e svilupparsi interessano anche le grandi imprese, che si vedono così private della possibilità di attingere a dei serbatoi di nuove idee e tecnologie essenziali per la loro competitività sul mercato. La risposta che alcune grandi imprese stanno dando è la creazione di fondi di Corporate Venture Capital, tramite cui riescono a sostenere lo sviluppo di startup in aree di loro interesse. Se in Italia questa pratica è ancora agli albori, non è così nel resto del mondo, ed in particolare negli Stati Uniti, dove alcune grandi imprese hanno fatto ricorso a questi strumenti già da tempo. Il Corporate Venture Capital Negli Stati Uniti esiste una tradizione di fondi di Corporate Venture Capital sviluppati da grandi imprese che hanno scelto questa via per finanziare la crescita e lo sviluppo di startup operanti in aree di attività di loro interesse, al fine di poter poi sviluppare partnership tramite cui acquisire nuove competenze e/o nuovi prodotti o servizi. Ad esempio Intel Capital, fondata da Intel Corporation nel 1991, ha l’obiettivo di investire in startup tecnologiche che operino negli ambiti di attività di Intel. Negli anni Intel Capital ha investito più di 11,5 miliardi di Dollari in circa 1.500 imprese in 57 Paesi. Un altro caso affermato è Xerox Venture Capital che funziona come lo strumento di investimento di Xerox Corporation. La sua attività si concentra sulle imprese che sviluppano tecnologie nelle aree di attività che sono strategicamente rilevanti per Xerox. Il modus operandi prevede che un rappresentate di Xerox Venture Capital entri a far parte del consiglio di amministrazione delle imprese in cui detiene una partecipazione. Come già detto, il ricorso a fondi pubblici risulta sempre difficoltoso e con un esito incerto. Sia i fondi locali e nazionali sia i fondi europei prevedono una procedura di accesso molto lunga e impegnativa, non in linea con le necessità di velocità e la capacità di cogliere le opportunità che caratterizzano gli investimenti in innovazione. 152 © The European House - Ambrosetti 3. CONSIDERAZIONI DI SINTESI Una evidenza molto forte emersa dalle analisi effettuate lega l’investimento in innovazione e R&S alla performance economica delle imprese. Guardando al numero ridotto di imprese italiane tra i top spender in innovazione e R&S, esiste uno spazio di azione da parte del Governo per lo sviluppo di politiche che vadano in questa direzione. Nel nostro Paese negli ultimi anni è stato fatto molto, come appare evidente guardando al Capitolo 2 di questo rapporto, ma ci sono aree nelle quali esistono ancora significativi spazi di miglioramento. Alcuni suggerimenti sono stati raccolti durante le interviste effettuate con i Vertici di alcune imprese e organizzazioni innovative operanti in Italia. I top manager intervistati hanno infatti citato una serie di barriere all’innovazione (culturali, economico-finanziarie, normative e fiscali) che potrebbero essere rimosse tramite interventi di policy. Oltre alle barriere di tipo culturale a cui si potrebbe porre rimedio attraverso dei programmi specifici del sistema formativo, in modo da stimolare la mentalità imprenditoriale anche in giovane età, vengono citate anche delle barriere di tipo legislativo. Quello che le imprese rilevano è la mancanza di un quadro normativo che regoli il processo di spin-off delle attività innovative da un’azienda. Altro ambito che meriterebbe una revisione della normativa esistente è quello degli incentivi all’innovazione, che oltre ad essere molto contenuti (rispetto ai nostri competitor internazionali) vengono anche allocati in modo distorsivo, privilegiando quei progetti che hanno maggiori probabilità di successo, ma che di conseguenza sono meno innovativi. Le interviste, oltre a stimolare una riflessione sugli strumenti necessari a superare delle criticità, hanno permesso l’identificazione di alcune leve strategiche (cultura aziendale, strategia, organizzazione, network relazionali e finanziamento) che le imprese possono scegliere di utilizzare per stimolare e promuovere l’innovazione, come sopra illustrato. Ciascuna delle leve strategiche individuate ha una serie di declinazioni che possono essere scelte dalla varie imprese in base alle loro caratteristiche strutturali e alla loro visione strategica di lungo periodo. Ciò che vale la pena di sottolineare ancora una volta è che tali leve, e le loro declinazioni, non devono essere interpretate come elementi necessari affinché le imprese possano fare innovazione bensì come una serie di best practice da cui trarre ispirazione e alle quali attingere a seconda delle proprie necessità e della fase del ciclo di vita nel quale l’impresa si trova. © The European House - Ambrosetti 153 The European House - Ambrosetti in Italia e nel mondo: uffici e partner strategici ITALIA MILANO The European House - Ambrosetti Via F. 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