Ospedale di San Daniele [pdf - 10,4 MB]
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AZIENDA PER L’ASSISTENZA SANITARIA N. 3 “Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli” Presidio Ospedaliero di San Daniele del Friuli DIPARTIMENTO CHIRURGICO SOC Ortopedia e Traumatologia PRENOTAZIONE VISITE 0434 223522 SEGRETERIA 0432 949405 [email protected] ATTIVITÀ CHIRURGICA L’èquipe medica della Struttura Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia è composta da 10 medici: Andrea Covolato (Direttore) Jacopo Bonica Gianpiero Palomes Antonio Schiavi Maurizio Cum Andrea Bortolussi Pier Paolo Montina Rosa Boz Amalia Miani Mariaelena Della Vedova Contenuti SOC Ortopedia e traumatologia SD Immagini Archivio AAS3 - Pixabay Grafica Elena Sabra Offoiach – Martina Picco Stampa Rosso Grafica © SO Relazioni, comunicazioni e fund raising S.O.C. ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA SD La S.O.C di Ortopedia dispone di un nucleo chirurgico dotato di due sale operatorie di dimensioni equivalenti. La nostra attività chirurgica si articola su 7-8 sedute operatorie alla settimana. La programmazione degli interventi viene effettuata in base all’ordine di inserimento in lista d’attesa, considerando gli spazi occupati dalla chirurgia traumatologica che non è programmabile. Organizzazione Degenze Le degenze ortopediche prevedono due regimi di ricovero: 1. la degenza breve/diurna (DAY-HOSPITAL) che accoglie gran parte della patologia ortopedica chirurgica di elezione ad esclusione della chirurgia protesica; 2. la DEGENZA ORDINARIA, dove sono trattate le patologie traumatiche e la chirurgia protesica. A supporto dell’attività di degenza è istituito il servizio di PREOSPEDALIZZAZIONE, che permette l’espletamento preventivo di tutti gli accertamenti necessari per il trattamento chirurgico, riducendo drasticamente i tempi di ricovero. Degenza ortopedica ordinaria Le patologie più comunemente trattate sono rappresentate da: 1. traumatologia degli arti superiori e inferiori, bacino e colonna vertebrale; 2. chirurgia protesica per patologie degenerative e traumatiche della spalla, dell’anca e del ginocchio, con tecniche mini-invasive; 3. chirurgia artroscopica della spalla (sindrome da conflitto, rottura di cuffia, instabilità, ecc.), del gomito, del polso, del ginocchio (ricostruzione del legamento crociato, iper-pressione rotulea, ecc), della caviglia e dell’anca. Degenza breve (Day-Hospital) La degenza breve è un modello di organizzazione sanitaria che permette l’effettuazione di trattamenti ortopedici di tipo chirurgico con degenza in ospedale limitata alle ore diurne. Si tratta di un’opportunità per il paziente sorta grazie allo sviluppo di moderne tecniche sanitarie ed all’impiego di procedimenti che consentono al paziente stesso di ritornare al proprio domicilio in brevissimo tempo dopo il trattamento. La diffusione crescente di questo modello assistenziale deriva dai vantaggi gestionali e dal gradimento espresso dai pazienti che hanno utilizzato tale formula di trattamento. Le strutture ospedaliere di degenza, le sale operatorie e gli strumenti tecnici utilizzati per queste prestazioni sono gli stessi che si impiegano per tutte le altre attività svolte nella nostra S.O.C. Attività ambulatoriale L’Ambulatorio Divisionale è articolato secondo le diverse tipologie di pazienti che accedono a questo servizio. Comprende: • visite ordinarie di ortopedia generale prenotate dal CUP; • visite di Pronto Soccorso Ortopedico; • visite di controllo successive al ricovero, prenotate direttamente dal medico della S.O.C. all’atto della dimissione ospedaliera; • visite di controllo successive a precedente prestazione ambulatoriale, anche tali controlli richiesti direttamente dai medici della S.O.C. fino a fine trattamento. L’Ambulatorio libero-professionale viene gestito personalmente da ciascun professionista. Informazioni generali sull’anca L’ANATOMIA DELL’ARTICOLAZIONE DELL’ANCA L’articolazione dell’anca collega il tronco con gli arti inferiori e garantisce, grazie alla sua forma sferica, un’enorme libertà di movimento. È costituita da una cavità (acetabolo) presente nel bacino (osso pelvico) e da una testa emisferica presente nella parte superiore del femore, entrambe rivestite da uno strato di cartilagine. L’articolazione vera e propria è completamente avvolta da una capsula articolare, all’interno della quale uno strato di mucosa produce il liquido sinoviale che, da un lato, nutre la cartilagine e, dall’altro, garantisce uno scorrimento in assenza di attrito. Il liquido sinoviale, associato alla cartilagine, ha inoltre una funzione ammortizzante, in quanto intercetta le forze di notevole intensità che si ripercuotono sull’articolazione nel corso della vita di un individuo. I legamenti che collegano le ossa stabilizzano l’articolazione, mentre il movimento della stessa è affidato ai muscoli. PATOLOGIE DELL’ANCA Le cause all’origine di una patologia dell’articolazione dell’anca possono essere molteplici; la più comune è il consumo anomalo dello strato cartilagineo, l’artrosi. In ambiente medico il termine utilizzato per l’artrosi dell’anca è coxartrosi. Questa patologia si differenzia tra artrosi primaria (idiopatica), la cui eziologia risulta tuttora ampiamente sconosciuta, ed artrosi secondaria, che si presenta come conseguenza di una patologia di base nota (quale ad esempio reumatismi o disordini circolari di origine metabolica). Le deformità dell’articolazione dell’anca, congenite o risultanti da fattori predisponenti, nonché i traumi, rappresentano ulteriori cause che sfociano in lesioni a danno delle strutture ossee o di elementi articolari. Il paziente è perfettamente consapevole dei sintomi di questa patologia, vale a dire dei dolori che prova mentre cammina, di una progressiva riduzione della distanza percorribile in assenza di dolori, fino a giungere ad una condizione in cui non prova quasi più alcun sollievo, neppure quando riposa. A tutto questo va aggiunta una netta riduzione della mobilità generale dell’articolazione dell’anca. Le alterazioni dell’articolazione artrosica dovute alla malattia sono facilmente riconoscibili in una radiografia per l’assottigliamento o l’assenza totale dello spazio intra-articolare. Nell’anca sana, invece, la cavità articolare è ben evidente ed uniforme. Dopo aver esaurito tutti i tentativi di trattamento non invasivo (fisioterapia, impacchi, bagni e farmaci analgesici o antinfiammatori), l’impianto di un’articolazione artificiale dell’anca, denominata anche protesi totale d’anca (PTA), offre in genere la possibilità di eliminare il dolore e di ripristinare la mobilità. Cartilagine articolare usurata Col tempo il normale processo di invecchiamento può causare fessurazioni o fenomeni di usura a livello cartilagineo. Al verificarsi di queste condizioni, le ossa che costituiscono l’articolazione sfregando l’una contro l’altra. Quando la testa sferica del femore entra in contatto diretto con l’acetabolo, l’articolazione si irrigidisce e duole. Fratture del collo del femore Una brutta caduta o un colpo violento all’anca possono rompere (fratturare) l’osso della coscia, in genere nella regione del collo femorale. Se l’osso fratturato non guarisce in modo corretto, l’articolazione può lentamente usurarsi. Il flusso di sangue nella testa del femore potrebbe risultare limitato o addirittura interrotto e provocare quindi la necrosi dell’articolazione stessa. Anca displastica La displasia congenita dell’anca appartiene al gruppo delle malformazioni genetiche. L’articolazione è meccanicamente instabile e questo porta ad una ossificazione difettosa (displasia) e danneggia lo sviluppo del tetto acetabolare. Quest’ultimo non si forma correttamente, si abbassa e , di solito, ha una angolazione esagerata che causa ripetuti problemi di lussazione (dislocazione) COS’È UNA PROTESI TOTALE D’ANCA (PTA)? La protesi totale d’anca o PTA è la sostituzione dell’articolazione malata con un impianto artificiale. La protesizzazione di un’articolazione che ha subito una lesione rappresenta uno dei principali successi in campo ortopedico. Molti decenni fa, la struttura relativamente semplice dell’articolazione dell’anca - un’articolazione di tipo sferico - ha indotto medici e tecnici operanti in campo medico a creare una copia artificiale che, nel tempo, grazie ai controlli di follow-up ed ai progressi nelle metodiche e nei materiali chirurgici, ha compiuto grandi passi in avanti fino a raggiungere l’ottimizzazione della protesi totale d’anca. In Europa si eseguono oltre 550.000 impianti l’anno e negli Stati Uniti circa 300.000, pertanto la PTA può essere annoverata tra gli interventi di routine. La protesi dell’anca, progettata per simulare l’anatomia umana, è formata da un cotile (con il suo inserto), da uno stelo femorale e da una testa sferica che viene applicata sullo stelo e si muove all’interno del cotile. Le componenti protesiche che entrano in contatto diretto tra loro prevedono una testa in ceramica o in metallo che si articola con un inserto in polietilene, metallo o ceramica. La loro funzione è quella di alleviare il dolore, ripristinando la funzionalità dell’articolazione, e di resistere quanto più possibile nel tempo. QUANDO È NECESSARIO SOTTOPORSI AD UN INTERVENTO? La protesizzazione totale d’anca è un intervento praticato con successo da circa 40 anni che continua a raccogliere risultati sempre migliori grazie alla ricerca ed alla tecnologia dei nostri giorni. Tutte le articolazioni mobili del corpo, quali l’anca, il ginocchio e la spalla, sono rivestite da due strati di cartilagine articolare, separati da un sottilissimo strato di liquido. Questi due strati di cartilagine articolare sono lisci, traslucidi e scorrevoli per consentire all’articolazione di muoversi con estrema facilità. In determinati processi patologici, tra cui l’artrosi e l’artrite reumatoide, la superficie dell’articolazione si deforma e diventa ruvida, procurando dolore e limitando il movimento articolare. Alla prima comparsa dei sintomi, il trattamento può consistere semplicemente nell’assunzione di anti infiammatori, oppure, nell’uso di un bastone da passeggio. Tuttavia, quando il dolore e la limitazione funzionale dell’anca aumentano, misure di questo genere non saranno più in grado di alleviare il dolore in modo soddisfacente. In questo caso si dovrà prendere in esame la possibilità di un intervento di protesizzazione dell’anca. Tuttavia, come per tutti i grandi interventi, sono sempre possibili eventuali complicazioni ed i pazienti, prima di sottoporsi all’intervento dovrebbero essere ben consapevoli dei rischi che esso comporta. LA SOSTITUZIONE DELL’ANCA L’anca è un’articolazione di tipo sferico semplice che collega il femore con il bacino. Quando queste superfici articolari si alterano e diventano ruvide, causando forti dolori e grave rigidità, è necessario sostituire la testa del femore e l’acetabolo. La protesi totale d’anca prevede che un cotile venga inserito nel bacino e quindi fissato nella relativa sede (acetabolo), ed inoltre che uno stelo, alla cui estremità superiore è fissata una testa, venga inserito nel canale femorale. La testa e l’acetabolo (cotile) artificiali vengono quindi collegati tra loro per svolgere la funzione di una normale articolazione d’anca. Per ogni tipo di protesi è prevista un’ampia gamma di modelli realizzati in taglie diverse. La scelta del tipo di protesi è dettata dalle condizioni dell’osso, dal peso e dall’attività fisica svolta dal paziente. Prima dell’intervento, viene eseguita, sulla base degli esiti degli esami clinici e di una particolare radiografia, la pianificazione preoperatoria per determinare il modello, la taglia, la posizione dei componenti protesici ed il metodo di fissazione. In questa fase è inoltre generalmente possibile prevedere gli aggiustamenti di lunghezza degli arti per eliminare eventuali differenze. In fase intraoperatoria, il chirurgo si riserverà comunque la possibilità di inserire un modello diverso da quello inizialmente pianificato. DI COSA SONO FATTE LE PROTESI ARTICOLARI PER L’ANCA? I materiali impiegati per le protesi articolari sono di elevato livello tecnologico, garantiscono una compatibilità estrema ed una tollerabilità a lungo termine da parte del corpo umano, proprietà che sono definite come biocompatibilità del materiale. In generale esistono tre diversi tipi di materiale impiegati per finalità ortopediche: metalli, polimeri e ceramiche. Gli impianti vengono sottoposti a carichi estremamente elevati all’interno del corpo e, di conseguenza, devono possedere la resistenza tipica dei materiali tecnologicamente avanzati, in grado di sostenere tutti i cicli di carico cui vengono sottoposti durante i molti anni del loro utilizzo. Gli steli per anca sono forgiati a caldo per conferire loro la resistenza necessaria. Inizialmente tutti i metalli venivano fusi, oggi invece la forgiatura a caldo si è affermata come il processo in grado di fornire migliori risultati sia metallurgici che fisici. Oggi i chirurghi ortopedici normalmente usano una tra queste tre versioni: Protesi cementata Il cotile e lo stelo vengono fissati all’acetabolo ed al femore per mezzo di una resina a presa rapida, il cosiddetto cemento osseo. Protesi non cementata Lo stelo ed il cotile vengono inseriti a pressione o avvitati. Le componenti si ancorano stabilmente e rapidamente grazie alla cosiddetta fissazione biologica che si basa sulla neoformazione di tessuto osseo sulla superficie della protesi. Protesi ibrida Il cotile viene fissato senza cemento mentre lo stelo della protesi viene cementato nell’osso. COME PREPARARE LA PROPRIA DEGENZA IN OSPEDALE Per la degenza ospedaliera è necessario preparare una piccola valigia che dovrà contenere calzature antiscivolo (per es. scarpe da tennis) ed indumenti pratici. È consigliabile portare anche le stampelle utilizzate in precedenza per la deambulazione, queste serviranno durante la terapia occupazionale. Nel corso della degenza ospedaliera il paziente e la sua famiglia discuteranno con il personale le possibili scelte di trattamento post-ospedaliero, che potranno includere anche servizi di terapia a domicilio. I servizi di terapia domiciliare possono offrire molteplici opportunità a casa propria, tra le quali sono comprese l’assistenza infermieristica, la fisioterapia, la terapia occupazionale, i servizi sociali e l’assistenza sanitaria domiciliare. COME PREPARARE LA PROPRIA DEGENZA A CASA Per facilitare il rientro a casa, sono molte le cose da fare prima di sottoporsi all’intervento: • Preparare cibo in anticipo da conservare in piccoli contenitori da riscaldare successivamente. • Spostare tegami, padelle e piatti usati più di frequente su un piano di lavoro o su un mobile superiore. • Nelle prime settimane che seguiranno l’intervento non sarà, infatti, possibile flettersi. • Per non scivolare, eliminare qualsiasi tappetino disteso sul pavimento. • Misurare l’altezza del letto e riferire tale informazione al proprio terapista. Potrebbe essere necessario aggiungere un piccolo materasso se il letto non è all’altezza corretta. In questo modo sarà più semplice salire e scendere dal letto. L’INTERVENTO Intervento con tecnica mini invasiva Si tratta di una tecnica altamente consolidata nel nostro ospedale, con la quale avviene l’impianto di tutte le artroprotesi d’anca. Essa prevede un’incisione della cute di circa 6-8 cm, con ottimi risultati sia funzionali che estetici. Dopo aver effettuato l’incisione, si espone l’articolazione dell’anca. La testa femorale danneggiata viene recisa e rimossa. La separazione dell’acetabolo viene effettuata fresando per gradi l’acetabolo stesso fino ad ottenere un solco che si adatti perfettamente alla forma ed alla misura del cotile. Il cotile viene posizionato nell’acetabolo fresato in precedenza e quindi fissato con viti, cemento osseo o ad incastro (press-fit). Anche il femore viene preparato con strumenti adeguati per poi procedere all’impianto dello stelo. Dopo aver impiantato lo stelo nel femore, si procede alla fissazione della testa. Adesso lo stelo, con la testa femorale, viene fissato al cotile. La ricostruzione dell’anca è completa. DOPO L’INTERVENTO Al termine dell’intervento, il paziente viene trasferito nella camera del reparto dove gli infermieri si occuperanno di monitorarne attentamente le condizioni. Naturalmente nella regione dell’anca è possibile avvertire un lieve dolore. Il trattamento del dolore ha inizio durante l’intervento e prosegue per tutto il periodo di recupero, come discusso con l’anestesista e lo staff infermieristico prima dell’intervento. LA DEGENZA IN OSPEDALE Solitamente, durante le 48 ore successive all’intervento il paziente avvertirà dolore. Inoltre, la gamba verrà immobilizzata sia per evitare la lussazione dell’articolazione che per diminuire il dolore. Per ridurre il rischio di trombosi vengono impiegati bendaggi elastici o calze compressive. Gli esercizi per il corpo e il ripristino della tonicità muscolare hanno inizio in base agli obiettivi prefissati dal chirurgo e dal fisioterapista. Verrà studiato un programma di riabilitazione personalizzato, in modo da consentire al paziente di acquisire sicurezza nei movimenti, passo dopo passo. Innanzitutto imparerà ad alzarsi dal letto. Il fisioterapista aiuterà il paziente a sedersi, a stare seduto in posizione corretta ed a rialzarsi. Si dovrà evitare di ruotare verso l’esterno la gamba operata e di incrociare le gambe e si dovranno seguire le istruzioni del fisioterapista. Ogni giorno il paziente si eserciterà a camminare facendo uso delle stampelle. L’obiettivo consiste nell’allenare i muscoli femorali e pelvici del paziente in modo da trarre il massimo vantaggio dalla mobilità così riacquistata. La tonicità muscolare sarà nuovamente recuperata attraverso esercizi fisioterapici quotidiani. Molti nuovi piccoli accorgimenti aiuteranno il paziente a riacquisire la piena autonomia. Quanto più attiva risulterà la partecipazione del paziente, tanto più rapido sarà il raggiungimento dei suoi obiettivi. È di fondamentale importanza continuare anche a casa gli esercizi di riabilitazione. IL RITORNO A CASA Al ritorno dall’ospedale, il paziente sarà presto in grado di riprendere le proprie attività professionali e private, prestando tuttavia attenzione a non forzare eccessivamente la libertà di movimento così riacquisita e dedicandosi ad attività sportive leggere, come la bicicletta, lo sci di fondo, il nuoto e le passeggiate. Le attività svolte determinano i carichi a cui è sottoposta l’articolazione artificia- le e pertanto ne influenzano la durata. Di conseguenza, per un’articolazione artificiale non è possibile fornire una garanzia funzionale illimitata. Nel caso il paziente avvertisse dolori e/o disturbi all’articolazione, sarà opportuno recarsi dal proprio medico per una visita specialistica. In ogni caso, anche in mancanza di disturbi, è consigliabile sottoporsi annualmente a visite di controllo; grazie all’esperienza acquisita, il medico è infatti in grado di riconoscere, ad uno stadio precoce, eventuali complicanze che potrebbero manifestarsi soltanto dopo molti anni. Programma da seguire a casa Il paziente può aspettarsi di riacquisire l’uso totale dell’arto operato in tempi brevi ma, almeno per il primo periodo dopo l’intervento, le cose saranno diverse. La nuova articolazione dell’anca sarà infatti relativamente non protetta sino a quando i muscoli non la terranno al riparo da movimenti involontari e non corretti che potrebbero provocarne lo scollamento o addirittura la lussazione. Un elenco di 15 punti può sembrare eccessivo, ma il prezzo da pagare per ricordarli e rispettarli è poca cosa se l’obiettivo è ottenere un risultato che solo alcuni decenni fa veniva considerato impensabile. 1. USO DELLE STAMPELLE • • • • • • Quando si utilizzano le stampelle, ricordare di tenere la gamba diritta o leggermente ruotata verso l’esterno. Si dovrebbe essere in grado di stare in posizione eretta piegando leggermente i gomiti. Caricare sulla gamba operata lo stesso peso di quando si era in ospedale. Quando si è fermi, le stampelle dovrebbero essere disposte lateralmente, leggermente avanzate rispetto alla punta dei piedi. Quando si solleva il piede o lo si allunga oltre le stampelle, appoggiarsi alle apposite maniglie. Assicurarsi di caricare il peso sulle mani e non sulle ascelle. Attenzione: non provare da soli se non si ha l’approvazione del proprio fisioterapista. 2. SALIRE CON LE STAMPELLE • • • • • Appoggiare la gamba non operata sul primo gradino. Facendo forza sulla gamba sana e sulle mani, portare l’altra gamba sullo stesso gradino. Spostare le stampelle. Continuare a procedere in questo modo fino a quando non si giunge in cima. Se la scala è dotata di ringhiera, tenere tutte e due le stampelle in una sola mano e con l’altra appoggiarsi alla ringhiera. 3. SCENDERE LE SCALE • • • • • Appoggiare le stampelle sul primo gradino. Appoggiare la gamba operata sullo stesso gradino. Appoggiare tutto il peso possibile sulle stampelle. Spostare anche la gamba non operata sullo stesso gradino. Ripetere queste fasi fino a quando non si raggiunge il pianerottolo inferiore. 4. COME SEDERSI • • • • • • • • Usare una sedia sicura e robusta con i braccioli. Usare un cuscino per aumentare l’altezza della sedia in modo che le anche si trovino più in alto delle ginocchia. Per sedersi indietreggiare verso la sedia, fino a toccarla con la parte posteriore del ginocchio. Prendere tutte e due le stampelle con la stessa mano, dal lato non operato. Allungare la gamba operata appoggiandosi al bracciolo e sedendosi lentamente, sempre tenendo la gamba operata in avanti. Quando si è seduti, tenere l’anca con un’inclinazione non superiore ai 70 gradi. Se ci si piega in avanti o ci si allunga per afferrare gli oggetti, come ad esempio il telefono, l’inclinazione aumenta. Per alzarsi, cercare di sollevarsi mantenendo l’anca inclinata di 70 gradi. Alzarsi appoggiandosi al bracciolo dal lato operato e tenendo entrambe le stampelle nell’altra mano. Tenere la gamba operata allungata in avanti. 5. USO DELLA TOILETTE • • Sarà necessario usare una toilette con sedile rialzato. Indietreggiare verso la toilette, fino a toccarla con la parte posteriore del ginocchio. Prendere tutte e due le stampelle nella stessa mano, dal lato non operato ed appoggiarle nelle vicinanze. 6. COME FARE LA DOCCIA • • • • Si consiglia l’uso di un tappeto antiscivolo e l’applicazione di una maniglia sul muro vicino al box doccia. Avvicinarsi al bordo del box doccia. Assicurarsi che la temperatura dell’acqua non sia eccessiva. Entrare prima con la gamba non operata. Lasciare le stampelle a portata di mano fuori dalla doccia. Per pulire la parte inferiore della gamba senza piegarsi usare una spugna dotata di manico. Uscire prima con la gamba operata. 7. VASCA DA BAGNO • • • • • Usando le stampelle, avvicinarsi al bordo della vasca. Assicurarsi che la temperatura dell’acqua non sia eccessiva. Sedersi sul bordo della vasca oppure su una sedia che sia più alta del bordo stesso e posizionata il più possibile vicino alla vasca. Scavalcare il bordo della vasca prima con l’arto operato e successivamente con quello sano, sedendosi il più vicino possibile al rubinetto. Per sollevare la gamba operata potete aiutarvi con le mani. Per uscire dalla vasca, oltrepassare il bordo sollevando le gambe con attenzione. 8. COME SALIRE/ SCENDERE DAL LETTO • • • • • • • Sedersi vicino alla testata del letto. Se possibile, la gamba operata dovrebbe essere quella più vicina al letto. Fare scivolare i glutei all’indietro, in modo che la gamba operata sia la prima a salire sul letto. In questo modo ci si troverà sdraiati sulla schiena. Quando ci si sposta, cercare di farlo con tutto il corpo, tenendo le gambe leggermente separate. Se non si riesce a sollevare la gamba, è possibile usare l’apposito ausilio. Se possibile, scendere dal letto dal fianco non operato. In questo modo la gamba operata resterà appoggiata al letto più a lungo, mentre si appoggia sul pavimento il piede della gamba sana. Fare scivolare la gamba operata giù dal letto, allungarla di fronte a sé e mettersi in equilibrio prima di alzarsi. Non ruotare sul fianco. Mantenere il corpo diritto. Attenzione: usare un letto rigido (alto circa 65-70 cm). Non usare letti bassi. 9. COME DORMIRE • • • È possibile dormire su un fianco o sulla schiena. Quando si dorme su un fianco, tenere un cuscino tra le gambe. In questo modo si evita che l’anca ruoti verso l’interno. Si consiglia di non dormire sul fianco operato. Quando si è sdraiati sulla schiena, posizionare i cuscini in modo tale da evitare la rotazione interna o esterna della gamba operata. 10. PANTALONI E BIANCHERIA INTIMA • • • • • • Sedersi sul letto o su una poltrona. Con il gancio del bastone afferrare la biancheria o i pantaloni per la cintura. Abbassare il bastone sul pavimento ed infilare l’indumento a partire dalla gamba operata. Ripetere l’operazione per la gamba non operata. Tirare su i pantaloni fino al ginocchio, alzarsi aiutandosi con una stampella dal lato non operato ed indossare i pantaloni. Per spogliarsi, sfilare i pantaloni o la biancheria prima dalla gamba non operata. 11. CALZE E CALZINI • • • • Infilare la calza o il calzino sull’apposito strumento metticalze. Assicurarsi che il tallone sia posizionato sul retro della plastica e che la punta sia ben fissata alla parte terminale. La cima della calza non dovrebbe coprire la punta del pezzo in plastica. Fare cadere il metticalze davanti al piede operato tenendole per le corde. Infilare il piede nella calza e tirarla su. È possibile infilare la calza sul piede sano nel solito modo sollevando il piede. Evitare di chinarsi verso il piede. Per togliere le calze o i calzini, usare il bastone con il gancio per agganciare il tallone e sfilare la calza dal piede. 12. SCARPE • • Indossare scarpe senza lacci, tipo mocassino, o con lacci elastici, per evitare di doversi chinare per allacciarle. Per infilare o togliere le scarpe, usare il bastone con il gancio o un calzascarpe con il manico lungo. 13. IN CUCINA • • • • • • Usare grembiuli con molte tasche. Per trasportare liquidi caldi usare contenitori dotati di coperchio. Invece di trasportare gli oggetti, farli scivolare sul piano di lavoro. Quando si usa il forno, se necessario, abbassarsi piegando la gamba non operata. Tenere la gamba operata lateralmente, con il ginocchio diritto. Per infornare o sfornare gli alimenti si può usare anche una sedia. Posizionare la sedia in modo che la gamba operata sia dalla parte del forno. Assicurarsi che nelle vicinanze vi sia un carrello o un tavolo su cui posare il contenitore bollente. 14. ENTRARE/USCIRE DA UN’AUTO • • • • • • • Incominciare a guidare solo su autorizzazione del medico e quando non si avrà più bisogno dell’ausilio delle stampelle. Avvicinarsi al sedile dell’auto indietreggiando con le stampelle, a piccoli passi. Entrare dal lato che consente di avere la gamba operata più vicina alla macchina. Sedersi lentamente sul sedile. Scivolare indietro sul sedile. Facendo perno sul sedile, girarsi in avanti. Aiutarsi eventualmente con le mani per sollevare le gambe. 15. COME CAMMINARE • • • • • Cominciare a camminare all’aperto il giorno dopo il rientro a casa dall’ospedale. Iniziare con una breve passeggiata giornaliera di 5-10 minuti. Aumentare gradatamente la durata delle passeggiate. Evitare le strade scoscese o sconnesse. Utilizzare scarpe comode e robuste. Periodo di transizione USO DI CALZE COMPRESSIVE Indossare le calze compressive per un mese dopo la data dell’intervento. È possibile togliere le calze due volte al giorno: una volta al mattino, per lavarsi, ed una volta alla sera. Non restare senza calze per un periodo superiore a 30 minuti per volta. Assicurarsi che le calze siano senza pieghe. È particolarmente importante indossarle di notte, quando si dorme. È possibile smettere di indossare le calze dopo un mese dall’intervento. FERITA È possibile fare la doccia solo se la ferita si è completamente rimarginata. Se sono ancora presenti vesciche o zone non perfettamente rimarginate o arrossate, con pustole sopra o in prossimità della ferita, non devono essere bagnate. Quando si fa la doccia, non sfregare la ferita per asciugarla, ma tamponarla con delicatezza. Se si nota un filo alla fine della ferita, è consigliabile fissarlo alla pelle con il cerotto e informare il medico, che dirà cosa fare. ESERCIZI Per riprendersi completamente ci si deve esercitare quotidianamente. Il medico, a sua discrezione, potrà consigliarvi di prendere una pastiglia di analgesico 30 minuti prima di effettuare gli esercizi. Infatti, se si sente dolore, si è meno stimolati a muovere i muscoli che servono ad irrobustire la gamba. È importante anche applicare ghiaccio sull’anca al termine degli esercizi, per ridurre il gonfiore. Tenere il ghiaccio per 20-30 minuti. Nelle pagine seguenti sono riportate le indicazioni per gli esercizi e per la deambulazione. ALIMENTAZIONE Non vi sono restrizioni particolari per quanto riguarda l’alimentazione. È possibile mangiare normalmente, come prima dell’intervento. Si consiglia di mangiare molta frutta e verdura e di bere da sei ad otto bicchieri d’acqua al giorno, per ridurre il rischio di costipazione. GUIDA VEICOLI Non si può guidare l’automobile fino a quando non si sarà autorizzati in tal senso dal medico, di solito per un periodo compreso tra le tre e le sei settimane dopo l’intervento. Il motivo del divieto è la sicurezza personale del paziente che rappresenta la nostra principale preoccupazione. Infatti, per azionare l’acceleratore ed il freno, si deve avere un buon controllo della gamba. Questo divieto mira a proteggere l’incolumità del paziente. Non guidare mentre si è sotto l’effetto dell’analgesico. VIAGGI Si può uscire di casa non appena si ritiene di poterlo fare. È importante ricordare di portare con sé tutti gli strumenti che possono servire, come il gancio per raccogliere oggetti, il cuscino ad aria, le stampelle, il bastone; usare la toilette riservata ai disabili. ATTIVITÀ SESSUALE È possibile riprendere l’attività sessuale non appena ci si sente in grado di farlo. È più facile riuscire a rispettare le precauzioni per la propria anca se si resta sdraiati sulla schiena. VISITA DI FOLLOW-UP È necessario sottoporsi ad una visita di controllo circa 1 mese dopo l’intervento. Ripetere il controllo nei mesi e negli anni successivi. Rivolgersi al proprio medico per qualsiasi ulteriore informazione in merito. Esercizi da effettuare a casa dopo l’operazione Corretto Stare seduti diritti. Le gambe devono formare un angolo ottuso rispetto al corpo (bacino leggermente più alto delle ginocchia). Sedendosi ed alzandosi, appoggiarsi ai braccioli della sedia e distendere la gamba sottoposta ad intervento in avanti. Per chinarsi, flettere ambedue le ginocchia e piegarsi leggermente in avanti. Portare i pesi distribuendoli in modo uniforme su entrambi i lati o eventualmente usare uno zaino. Non Corretto Non sedersi su un piano troppo basso o su una superficie troppo morbida. Non accavallare le gambe. Non inclinarsi in avanti tenendo le gambe diritte. Alzandosi, non piegare troppo in avanti il busto. Non accucciarsi, piegandosi in avanti. Non stare in piedi con le punte dei piedi rivolte verso l’interno. Esercizi da eseguire in posizione eretta 1. Adduzione dell’anca Mantenere il tronco eretto ed appoggiarsi lateralmente a qualcosa di stabile. Tenere teso il ginocchio e spingere le dita dei piedi verso l’esterno. Spostare ora lateralmente la gamba sottoposta ad intervento e poi riportarla verso la linea mediana. Ripetere _ x _ volte al giorno. 2. Flessione dell’anca Sollevare il ginocchio, in direzione dell’addome, non oltre l’altezza dell’anca e riportarlo in basso. Tenere il ginocchio in avanti e la gamba perpendicolare al pavimento. Fare attenzione a tenere dorso e spalle diritte e a non piegarsi in avanti. Ripetere_ x _ volte al giorno. 3. Estensione dell’anca Appoggiandosi alla gamba sana, spostare indietro la gamba che ha subito l’intervento, tenendola tesa, e riportarla in avanti. Non piegare in avanti il corpo. Ripetere _ x _ volte al giorno. 4. Flessione del ginocchio Appoggiare il peso sulla gamba sana e spostare indietro la gamba che ha subito l’intervento, piegando leggermente il ginocchio. Riportarla in avanti facendo attenzione che il ginocchio piegato non vada più avanti dell’arto. Mantenere vicine le ginocchia. Ripetere _ x _ volte al giorno. Esercizi da eseguire in posizione eretta 1. Serie per il quadricipite Spingere la parte posteriore del ginocchio della gamba sottoposta ad intervento verso il basso e le punte dei piedi verso l’addome, in questo modo si tendono i muscoli della coscia. Mantenere tesi il ginocchio e le punte dei piedi per 5-10 secondi e poi rilassare per 5-10 secondi. Ripetere_ x _ volte al giorno. 2. Serie per i muscoli posteriori della coscia Tenere le gambe diritte, tendere i muscoli delle gambe e spingere la parte posteriore dei talloni verso il basso. Non piegare il ginocchio. Mantenere la posizione per 5-10 secondi, rilassare i muscoli per 5-10 secondi. Ripetere _ x _ volte al giorno. 3. Serie per i glutei Contrarre i glutei tenendo le gambe distese. Mantenere la posizione per 5-10 secondi, rilassare i muscoli per 5-10 secondi. Ripetere_ x _ volte al giorno. 4. Contrazione dei muscoli del polpaccio Contrarre i muscoli dei polpacci estendendo le punte e tirando indietro i talloni, quindi estendere i talloni e tirare le punte dei piedi verso di sé. Tenere le ginocchia diritte. Ripetere_ x _ volte al giorno. 5. Flessione dell’anca Piegare il ginocchio facendo scivolare il tallone verso il corpo e riportarlo in avanti. L’anca, il ginocchio ed il piede devono rimanere allineati. L’esercizio può essere eseguito da entrambi i lati. Ripetere _ x _ volte al giorno. Esercizi da eseguire SOLO SU CONSIGLIO del medico/fisioterapista POSIZIONE SUPINA 1. Estensione del ginocchio Posizionare un cuscino rotondo sotto l’incavo delle ginocchia. Spingere il ginocchio verso il basso e sollevare da terra il tallone della gamba che ha subito l’intervento in modo da raddrizzarla. L’incavo delle ginocchia deve rimanere aderente al cuscino. Tenere la gamba stesa per 5 secondi, abbassare lentamente il tallone. Ripetere_ x _ volte al giorno. 2. Ponte Tenere le ginocchia ed i piedi allineati alle spalle. Piegare le ginocchia ed appoggiare i piedi al pavimento. Sollevare i glutei; fino a quando le ginocchia formano una linea retta con le cosce e le spalle. Tendere leggermente i muscoli ed abbassare lentamente i glutei verso il basso, rilassare i muscoli. Ripetere _ x _ volte al giorno. LA MIA NUOVA ARTICOLAZIONE MODULO DA COMPILARE A CURA DEL MEDICO Giorno dell’intervento ________________________________________________________________________ Anca destra Anca sinistra Stelo: _________________________________________________________________________________________ Testa: ________________________________________________________________________________________ Inserto: _______________________________________________________________________________________ Cementata Non cementata Ibrida Note: _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ In caso di domande o problemi, chiamare il medico curante. Nome e numero di telefono del medico: _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ Oltre alle normali procedure è necessario ricordare quanto segue: _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________________________________________ N.B. Le indicazioni riportate nel presente opuscolo sono di carattere generale e non devono necessariamente ritenersi valide per ogni singolo paziente e per ogni caso specifico. Per questo motivo è necessario, in ogni caso, consultarsi con il medico curante.