Scarica PDF - Cinematografo

Transcript

Scarica PDF - Cinematografo
rivista del
dal
Da Berlino
a Hollywood
Protagonisti e favoriti
in attesa degli Oscar
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Roma
Schermi
uncinati
Cruise,The Reader &
Co: al cinema arriva
l’Onda nazista
1928
M E N S I L E N . 1 - 2 G E N N A I O - F E B B R A I O 2 0 0 9 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
Un mondo
perfetto
Clint Eastwood magnifico
e arrabbiato in Gran Torino. Nel nome di
un’America migliore
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 79 N. 1-2 gennaio-febbraio 2009
In copertina Clin Eastwood in Gran Torino
pu nt i di vi st a
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco
CONTATTI
[email protected]
PROGETTO GRAFICO
P.R.C. - Roma
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Massimiliano Bortolomiol, Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia,
Bruno Fornara, Antonio Fucito, Giuliana C. Galvagno,
Jean-Pierre Hippo, Enrico Magrelli, Massimo Monteleone,
Franco Montini, Morando Morandini, Peppino Ortoleva,
Anna Maria Pasetti, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Cristina
Scognamillo, Marco Spagnoli, Paolo Zelati
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di gennaio 2009
MARKETING E ADVERTISING
Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano
Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. MILANO
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
SERVIZIO CORTESIA
S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201
[email protected].
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
[email protected]
COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta
[email protected]
Nouvelle Vague, que reste-t-il?
campione della
Un nuovo grande convegno internazionale di
Vague, Jean-Luc
studi per la Fondazione Ente dello Spettacolo:
Godard, sarà
dopo il Neorealismo nel 2008, quest’anno è la
volta della Nouvelle Vague francese. Articolato omaggiato il 18
febbraio in una serata
in due giornate, 17 e 18 febbraio, ospitate
all’Ambasciata di Francia a Roma, il convegno - di gala presso
l’Ambasciata, con la
i cui atti verranno pubblicati nel 2010 dalle
proiezione di uno dei suoi titoli più insoliti: Une
nostre edizioni - costituisce la seconda tappa
femme est une femme (1961).
di un ciclo di prestigiosi incontri consacrati al
ripensamento e alla rilettura delle fasi
Dai francesi al nostro Ermanno Olmi, sempre
fondative e irradianti della modernità
sul filo dell’autorialità: il maestro bergamasco è
cinematografica: “50 fois Nouvelle Vague”
l’unico regista italiano (dei nostri anche
radunerà alcuni dei nomi più importanti della
Riccardo Scamarcio, protagonista di Eden is
cultura cinematografica italiana e
West di Costa Gavras) al 59° Festival di Berlino,
internazionale: Francesco Casetti
dove porta il documentario Terra Madre, che,
dell’Università Cattolica di Milano, Antonio
dall’omonimo incontro organizzato da
Costa dello IUAV di Venezia, Roberto De
SlowFood e Salone del Gusto a Torino, parla di
Gaetano dell’Università della Calabria, Giorgio
biodiversità, mondo rurale e
De Vincenti dell’Università
agricoltura sostenibile: come
Roma Tre, Jean-Louis Leutrat
dire, L’albero degli zoccoli 21 anni
dell’Università di Paris 3
Un nuovo grande
dopo… Se dal 5 al 15 febbraio
Sorbonne Nouvelle, Suzanne
convegno
Berlino festeggia all’insegna del
Liandrat-Guigues
internazionale
cinema, l’attuale proliferazione di
dell’Università di Lille 3, critici
film sul nazismo – da Operazione
e studiosi dei celebri “Cahiers
promosso da FEdS
Valchiria a The Reader – ci
du cinéma”.
induce a ritornare sulla pagina
più nera della storia tedesca, la
Un parterre de roi per fare il
dittatura hitleriana, per chiederci
punto sulla prima Nouvelle
con il filosofo Salvatore Natoli: come è stato
Vague a cinquant’anni dalla proiezione a
possibile?
Cannes de Les 400 coups (I quattrocento colpi)
Infine, due parole sugli Oscar: l’ottima annata
di Truffaut, interrogando dal - e per il del nostro cinema non trova conferma presso
presente l’importo etico ed estetico del
l’Academy, con il tricolore orfano di nomination.
fenomeno e la sua eredità storica. L’altro
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni
[email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321
[email protected]
Associato all’USPI
Unione Stampa - Periodica Italiana
Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale
Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla
legge 7 agosto 1990, n. 250
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
[email protected]
s o m m a r io
n. 1-2
genn aio-febbr aio
2009
PERSONAGGI
36 Mickey, che colpo
The Wrestler, e il coraggio di un Leone:
Rourke è tornato
FILM DEL MESE
52
56
58
60
60
61
62
40 Tutti per la Witherspoon
Muta, minuta, acqua e sapone: al pubblico
piace, le major la adorano. Inevitabilmente
SERVIZI
20 Orsi in attesa di Oscar
Frears, Wajda e Tavernier: Berlino scommette
sui maestri. Intanto a Hollywood...
28 Voglia di leggerezza
62
62
63
64
66
66
67
68
69
69
Frost/Nixon – Il duello
Mar Nero
Revolutionary Road
Il respiro del diavolo
The Strangers
Valzer con Bashir
Inkheart - La leggenda
di Cuore d’Inchiostro
Bride Wars. La mia
migliore nemica
Operazione Valchiria
Katyn
The Wrestler
Home
Milk
Australia
The Reader
Appaloosa
The Horsemen
Italians ed Ex: Veronesi e Brizzi guardano
alla commedia, con malinconia
DI Caprio con
Kate Winslet in
Revolutionary
Road
32 Il caso Fincher
L’epoca dei serial killer è finita. Il regista
di Benjamin Button ha trovato l’amore senza
tempo. E ben 13 nomination
24 COVER
44 Il dubbio della Streep
Indomita e austera, Meryl sfida Seymour
Hoffman nel film di John Patrick Shanley:
scontro da Academy
46 Opere al nero
Nazisti, operazione sala. Da Defiance a The
Reader, il cinema cavalca l’Onda del male
Clint, stelle e strisce
Michael Sheen,
protagonista di Frost/Nixon
A cavallo, a piedi o sulla Gran Torino,
Eastwood non cambia: destinazione
America
Dal 5 al 15 febbraio
COMING SOON
TI PORTA ALLA BERLINALE
Sky ch 180
Digitale Terrestre
www.comingsoon.it
som ma ri o
Cate Blanchett
sempre più bella nel
Benjamin Button di
Fincher
18
Hollywood Ending
10
Quando i divi parlano:
dalla Simpson a David
Letterman, gli ipse dixit
da non dimenticare
Morandini in pillole
In Italia mancano i
bambini cattivi. Ma non i
registi vigliacchi
72
Dvd & Satellite
12
Circolazione
extracorporea
E’ l’omino Lego l’attore
protagonista di tutti i
maggiori blockbuster
degli ultimi anni
14
Glamorous
News e tendenze: i flop del
2008, le confessioni di
Keira, i diktat della Parker,
i 4 matrimoni e una
fiaschetta di Oldman
16
Colpo d’occhio
Tutti lo vogliono, tutti lo
cercano, George Clooney
lo invidia: momento d’oro
per Hugh Jackman
Ricordando Paul
Newman: l’ultimo divo
di Hollywood in 5 inediti
78
Borsa del cinema
Negli ultimi 5 anni è
aumentato il numero di
schermi, ma sono sparite le
sale dei centri storici
80
Libri
Stellette da grande
schermo: il dizionario
Morandini e una storia del
documentario italiano
82
Colonne sonore
Richter per Bashir,
Elfman per Milk e
Revolutionary Road
a tre note
pensieri e parole
Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di
un critico DOC
MORANDINI in pillole
di Morando Morandini
La nostra
letteratura
sull’infanzia è
idilliaca o
retorica
Non tutti son così
L’hanno distribuito in luglio con lo slogan “Non tutti i bambini
sono innocenti”. Parlo di Joshua (2007), film indipendente USA
con cui ha esordito nella fiction il documentarista George
Ratliff. Joshua è la trascrizione dall’ebraico di Gesù: con accenti
variabili o senza, Jesus in inglese, tedesco, spagnolo e francese.
E’ un bambino malvagio di nove anni (ma il suo interprete Jacob
Kogan ne ha tredici) che inquieta e fa paura. Si chiama così probabilmente perché sua madre è ebrea, ma non credente. Uscita
precaria. Non esiste un filone filmico sui bambini cattivi. Intanto
ci si rifiuta di pensare che “gli elementi sotterranei e demoniaci
dell’umana natura” (Thomas Mann) possano già esistere in un
bambino. Inoltre nei paesi latinoamericani e mediterranei,
soprattutto in Italia, il
bambino regna nella
famiglia come un piccolo
despota. Con poche eccezioni, la nostra letteratura sull’infanzia è idilliaca
o retorica, quasi mai
angosciosa come in
Francia o morbosa come
nei Paesi anglosassoni.
Cinema e film
I film si possono dividere in tre categorie: i film belli, i film che
incassano molto e la maggioranza dei film. Dedicato ai moralisti
di professione: “Se si parla di ladri di cavalli, è inutile spiegare
ogni volta che è male rubare i cavalli”. (Anton Cechov).
Esistono
registi
vigliacchi: si
mettono
con dieci
inquadrature
contro un’idea
sola
Registi
Esistono registi vigliacchi: si mettono con dieci inquadrature
contro un’idea sola. Esistono registi – e sceneggiatori – la cui
fama è affidata ai buoni film che avrebbero potuto fare e ai cattivi film che non hanno fatto.
Produttori
C’era una volta a Roma un produttore cinematografico così
ignorante che persino gli altri produttori se ne erano accorti.
Conoscevo un produttore famoso che ogni volta che imbroccava
un film di successo, gonfiava il petto e ordinava un’altra piscina.
Critici
A certi critici astiosi, ipocondriaci, sempre disgustati di quel che
vedono sullo schermo s’addice un vecchio detto veneto: “Son
come i cagnoleti da camera: o che i dorme o che i magna o che i
abbaja a quei che passa”. Certi critici si comportano come quel
tale che si mise davanti a una pescheria dicendo ai passanti:”Non comprate pesce! Mi da l’orticaria”. Dedicato a certi critici
giovani e arrabbiati dalla stroncatura facile: “La critica è una
spazzola che non si deve usare per le stoffe leggere”. (Balzac)
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
FINE PEN(N)A MAI
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Gomorra fuori dagli Oscar: vedi
Hollywood, e poi muori. #### “Valeria
indossa il burka, così non me la sciupate”: le premure di Giovanni Veronesi
per la Solarino. L’avesse per il pubblico,
anche Italians avrebbe il burka. ####
Galeotto fu il titolo: era Una moglie bellissima , ma tra Pieraccioni e Laura
Torrisi è già finita; viceversa, Tutta la vita
davanti per i promessi sposi Paolo Virzì e
Micaela Ramazzotti. #### “Australia?
Mi sono vergognata”: confessione shock
di Nicole Kidman. Ma solo per chi non ha
visto il film. #### Nessun (film) italiano
a Berlino: il ministro Bondi incarica
Pasquale Squitieri di siglare un nuovo
Patto d’acciaio. #### Operazione
Valchiria per Tom Cruise, ma per lo spettatore è sempre Mission: Impossible.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Bentley rosa per Paris Hilton: “Quando
sei una bambina e hai la Corvette di
Barbie, pensi sempre: “Oh, da grande
vorrei tanto un’auto così”. Piccole donne
crescono... STOP Giovanna Mezzogiorno
non bacerà più. L’attrice rifiuta il sequel
mucciniano: “Il trattamento non mi ha
convinto”. Chissà che aveva letto per accettare Palermo Shooting . STOP
Riccardo Scamarcio: “Valeria Golino?
Lei è la donna, io l’uomo, punto”. Dopo
Costa Gavras, lo attende un remake esotico: Io Tarzan, tu Jane…. STOP Victoria
Silvstedt: “Rifarmi il seno il mio affare
migliore”. La protesi non ricambia.
Federico Pontiggia
circolazione extracorporea
DOPPIO GIOCO
Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità
a cura di Peppino Ortoleva
Da componente di un set ludico a icona pop: l’omino
della Lego ha partecipato come attore o comparsa ai
maggiori blockbuster degli ultimi 30 anni
CHI, COME ATTORE O COMPARSA, ha partecipato a tutti i maggiori blockbuster degli ultimi anni, tra cui le saghe di Guerre Stellari , Indiana Jones ,
Spiderman o Batman? E’ Miniman, meglio noto come l’omino della Lego. Nato
nel 1978 come mattoncino con la faccia, come “umanizzazione” del gioco di costruzioni più diffuso del
mondo, è poi passato dall’essere componente di un
set ludico allo status di icona pop. Secondo Wikipedia,
il suo debutto sullo schermo avviene tra il 1985 e il
1989 con il corto The Magic Portal, di Lindsay Fleay.
Ma è stato soprattutto YouTube a offrire terreno fertile
per gli appassionati. Miniman è infatti protagonista di
migliaia di film che vanno da corti con soggetto originale a remake di film celebri.
La perizia richiesta è notevole: i video sono girati con
la tecnica della stop-motion, da 15 a 24 fotogrammi al
secondo, spesso con aggiunta di grafica e effetti digitali. Il doppiaggio dei film può usare le voci originali o
essere realizzato dai registi stessi. Uno tra i più celebri esempi, realizzato prima che la stessa Lego distribuisse i set di costruzioni dedicati, è il film Batman:
Revenge, un cortometraggio originale ispirato alla
saga di Batman , realizzato dall’artista grafico
Jonathan Markiewitz.
Molti di questi film sono ricostruzioni shot by shot delle pellicole originali, sorprendenti per la loro ossessiva precisione; ma le rielaborazioni più personali
sono le parodie e i mix tra le saghe. La rivisitazione cult fa così incontrare
Batman e Indiana Jones, Darth Vader e Spongebob. In Europa sono ormai
numerosi i festival dedicati agli appassionati.
La diffusione del fenomeno ha anche influen- In questi piccoli
zato la decisione della stessa Lego di realizzare numerosi set di costruzioni dedicati ai film, film la “materia
di realizzare videogiochi che rivisitano in chia- prima” rende
ve Miniman i personaggi dei film e di promuovere la creazione di questi corti con premi spe- giocosa ed
ciali.
esilarante la
In questi piccoli film l’aspetto ludico è doppio:
rivisitazione
da un lato la “materia prima” usata è un giocattolo, dall’altro la rivisitazione dei film è
appunto giocosa. Il ritorno all’infanzia si incontra direttamente con l’autoironia
citazionistica. Molti esempi, e anche i “dietro le quinte” della realizzazione dei
filmati, si trovano sul canale http://www.youtube.com/user/forrestfire101.
Giuliana C. Galvagno
MATTONCINI CHE PASSIONE
Miniman nei panni di Spider-Man e
Batman. Sotto è il temibile Darth
Vader nella saga di Guerre Stellari
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
SOLO UN AMORE IMPOSSIBILE PUò SCATENARE UNA GUERRA.
dal 20 febbraio al cinema
glamo rous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
LA BANDA DEL BUCO
Per alcuni è febbre da Oscar, per altri febbre e basta.
E’ il caso dei flop 2008, come Piacere Dave con Eddie Murphy,
60 milioni $ di costi e 50 intascati, il City of Ember di Saoirse
Ronan, con 55 milioni spesi e 12 guadagnati, o il Miracolo a
Sant’Anna di Spike Lee – gli suggeriamo Lourdes - con 45
milioni di budget e 9 d’incasso. Palma del peggiore al cartoon
Delgo: 50 milioni in uscita e 512 dollari di entrate.
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
a cura di
Gianluca Arnone
IL CUORE IN DUE SCARPE
Non c’è argomento sul quale Keira Knightley non abbia detto la sua: dallo show-business
(“Posto da malati mentali”) all’istruzione (“L’università? Bella cosa, ma recitare è meglio”),
dall’anoressia (“Riconosco il problema, e non mi riguarda!”) all’igiene personale (“Non mi
lavo spesso, odoro di muschio”). L’ultima sugli uomini: “Belli o brutti, intelligenti o no,
l’importante è che indossino le scarpe giuste”.
OLDMAN STYLE
Gary Oldman ha fatto poker. Dopo aver sposato (e
divorziato da) la starlet Donya Fiorentino, la diva
Uma Thurman e la collega Lesley Manville, la star
londinese – in passato affetto da problemi di
alcolismo - cambia musica e convola a nozze con
la giovane Alexandra Edenborough, una cantante
di jazz. “Ho messo la testa a posto”, ha dichiarato
il cinquantenne attore. E la fiaschetta?
SARAH VERO?
Dopo il matrimonio alla fine di Sex and
City, potrebbe arrivare la fine del suo
matrimonio. Sull’altare Sarah Jessica
Parker non ci si è sposata, ma
sacrificata. Dal giorno delle nozze il
marito non si è perso una scappatella,
per la gioia dei paparazzi e l’orrore
della moglie. Stanca e stufa, Sarah ha
dato il diktat al compagno: “Se non la
smetti di farti fotografare, ti lascio”.
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
colpo d’occhio
Bello, bravo e
australiano: Hugh
ha fatto il salto...
Alla notte degli
Oscar
J ackm an al la r ib alt a
DOPO CHE PEOPLE l’ha
eletto uomo più sexy del
pianeta, Hugh Jackman ha
ricevuto una telefonata in
piena notte: “Era George
Clooney ed era arrabbiato. racconta la star australiana
- Sosteneva che avessi
montato una campagna per
fregargli il titolo. L’ho trovato
imbarazzante”. Chissà cosa
dirà ora il povero George
sulla nomina del rivale a
presentatore della notte
degli Oscar. Un conduttore
“straniero” non lo si vedeva
da oltre vent’anni, quando
l’onore era toccato a un altro
australiano, Paul Hogan.
“Gli States sono il Paese più
generoso al mondo”,
assicura Jackman. Ma il
sospetto è che se l’attore
non ripeterà i fasti di
botteghino dei primi X-Men
(sta finendo di girare il
prequel), la generosità, non
meno della bellezza, si
rivelerà effimera. (G.A.)
A SINISTRA, con Nicole Kidman in
Australia
ACCANTO. Con gli artigli in X-Men,
insieme alla Johansson ed Allen in
Scoop
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
SOPRA. Bagno di
folla (e di sangue) in
The Fountain
FE ST IVAL DE L M ES E
di Massimo Monteleone
Berlino, Rotterdam e il Sundance
a Park City. Trieste festeggia la XX
edizione, a Bologna il Future
INTERNATIONALE
1 FILMFESTSPIELE
BERLIN
FILM FESTIVAL
5 XIFUTURE
edizione per la rassegna
LIX edizione della Berlinale,
fondamentale appuntamento
europeo come Cannes e Venezia.
In concorso per l’Orso d’Oro le
novità d’oltreoceano e il grande
cinema d’autore mondiale
(lungometraggi e
cortometraggi).
Località Berlino, Germania
Periodo 5-15 febbraio
tel. (0049-30) 259200
Sito web www.berlinale.de
E-mail [email protected]
Resp. Dieter Kosslick
dedicata alle nuove tecnologie
del cinema d’animazione
(digitali, effetti speciali, 3D,
videogame, web e videoclip).
Previste anteprime
cinematografiche ed eventi
speciali, retrospettive e omaggi a
vecchi e nuovi maestri del
settore (fra cui Ub Iwerks).
INTERNATIONAL FILM
FESTIVAL - ROTTERDAM
XXXVIII edizione dell’importante
festival informativo e competitivo.
Molti titoli in programma (film a
soggetto, corti, documentari,
video, film online, DVD, CDRom), comprese anteprime
mondiali o europee.
Località Rotterdam, Olanda
Periodo 21 gennaio - 1 febbraio
tel. (0031-10) 8909090
Sito web
www.filmfestivalrotterdam.com
E-mail
[email protected]
Resp. Rutger Wolfson
2
H o ll y w oo d
Ending
TRIESTE FILM FESTIVAL
3 XX
edizione del tradizionale
appuntamento con film e video
dell’Europa centro-orientale. In
concorso le opere recenti divise
fra lungometraggi, “corti” e
documentari. Retrospettive
monografiche su Borowczyk,
Gentilomo e sul cinema greco
degli ultimi 10 anni.
SIMPSON DI FATTO
“Sniffo, spendo cifre folli e posso ruttare sui programmi della ABC”. L’ipse
dixit più scellerato del 2008 non poteva che essere il suo: madama Jessica,
cantante, attrice, e impagabile regina
di bon ton. Naturalmente Simpson,
come Homer. Con la stessa ciambella
nel cervello.
DAVID LETTERMAN CERCASI
“Magari sei tu il problema”. Caustico come sempre, David Letterman ha risposto così alla star tv
Lauren Conrad, che si chiedeva perchè mai avesse
litigato con tutti i colleghi. Da noi invece impazza il
Gigi Marzullo Show, l’unico faccia a faccia dove gli
ospiti si fanno le domande e si danno le risposte.
I RACCONTI DI HUFFMAN
FOTO PIETRO COCCIA
“E’ semplicemente grassa!”. Con innegabile stile,
Felicity Huffman – ignota new entry dello star
system americano - ha voluto dire la sua sulla presunta gravidanza di Eva Longoria Parker.
I fagottini al posto del fagotto insomma. Con ripieno di veleno.
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Località Bologna, Italia
Periodo 27 gennaio – 1 febbraio
tel. (051) 2960664
Sito web www.futurefilmfestival.org
E-mail
[email protected]
Resp. Giulietta Fara, Oscar
Cosulich
GOTEBORG INTERNATIONAL
6 FILM
FESTIVAL
XXXII edizione del più importante
festival scandinavo, a carattere
competitivo. Presenta una
selezione di film internazionali e
un approfondimento sulle
produzioni dei paesi nordici.
Ospita il Nordic Film Market (29
gennaio - 1 febbraio).
Località Goteborg, Svezia
Periodo 23 gennaio - 2 febbraio
tel. (0046-31) 3393000
Sito web
www.goteborg.filmfestival.org
E-mail [email protected]
Resp. Marit Kapla
FANTASPORTO - FESTIVAL
INTERNACIONAL DE
CINEMA DO PORTO
XXIX edizione della rassegna
dedicata in gran parte al cinema
fantastico, horror e thriller.
Anteprime, un concorso ricco di
titoli e le consuete retrospettive.
Località Oporto, Portogallo
Periodo 16 febbraio - 1 marzo
tel. (00351-2) 22058819
Sito web www.fantasporto.com
E-mail [email protected]
Resp. Mario Dorminsky
7
Località Trieste, Italia
Periodo 15-22 gennaio
tel. (040) 3476076
Sito web www.triestefilmfestival.it
E-mail [email protected]
Resp. Annamaria Percavassi
SUNDANCE FILM FESTIVAL
4 XXIV
appuntamento con la
vetrina più importante della
produzione indipendente
americana. In concorso opere
divise nelle categorie “fiction” e
“documentario”. Anteprime del
cinema internazionale.
Attraverso gli anni il Sundance
ha scoperto e lanciato autori
emergenti.
Località Park City-SundanceSalt Lake City-Ogden (Utah),
USA
Periodo15-25 gennaio
tel. (001-435) 6583456
Sito web
www.sundance.org/festival/
E-mail [email protected]
Resp. Geoffrey Gilmore
OFFICINEMA
VII edizione della rassegna
che riguarda le scuole europee
di cinema (concorso per i film di
diploma). “Visioni italiane” è un
concorso per corti e
mediometraggi.
8
Località Bologna, Italia
Periodo 18-22 febbraio
tel. (051) 2194814
Sito web www.cinetecadibologna.it
E-mail
cinetecamanifestazioni1@comun
e.bologna.it
Resp. Guy Boree
Da Berlino a
Il festival tedesco si ispira ai maestri e punta su Kate Winslet di
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
eventi
Hollywood
The Reader con gli Academy
di Marina Sanna
The Millionaire di
Danny Boyle. Sotto
Zhang Ziyi protagonista
per Chen Kaige
Irriconoscibile Brad Pitt:
è Benjamin Button.
Nell’altra pagina Kate
Winslet in The Reader
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
21
eventi
Che panorama
Frears, Barbablù, Daldry e la dottrina shock di Winterbottom
CI SARÀ STEPHEN FREARS CON CHERI,
la storia d’amore drammatica tra
Michelle Pfeiffer e un rampollo dell’alta
società (Rupert Friend) e Costa-Gavras
con Eden à l’ouest e Riicardo Scamarcio,
che sogna di lasciare la Grecia per Parigi.
The Reader di Stephen Daldry, ennesima
e inquietante variazione sul tema del
male assoluto: il nazismo in tutte le salse
(e un’incredibile Kate Winslet, già Golden
Globe) e The Dust of Time di Theo
Angelopoulos. E poi: il collettivo
Deutschland 09 (dietro la macchina da
presa si alternano Fatih Akin, Tom
Tykwer, Wolfgang Becker e molti altri)
sull’attuale situazione politica e sociale in
Germania e Notorius di George Tillman
Jr., sull’ascesa di Christopher Wallace - il
vero nome di Notorious B.I.G. - dai suoi
inizi come spacciatore di droga al
successo come protagonista della scena
hip-pop. Rispunta Bertrand Tavernier
con In the Electric Mist, adattamento del
romanzo L’occhio del ciclone di James
Lee Burke, l’inventore del tenente
americano Robicheaux (Tommy Lee
Jones). E in concorso ritroviamo François
Ozon con Ricky, storia di un bambino
dotato di poteri molto speciali (realizzati
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
dalla BUF, autrice degli effetti di
Spiderman e Matrix). Il già Orso d’oro alla
carriera Andrzej Wajda (vedi servizio a
pag. 49) presenta l’insolito Tatarak, dal
libro di Iwaszkiewicz, e Hans-Christian
Schmid realizza una sorta di Witness-Il
testimone con Storm, ambientato nelle
aule dei tribunali di guerra per l’ex
Jugoslavia. Ancora: Rage di Sally Potter
con Judi Dench e Jude Law, una serie di
La Barbe Blu di Catherine Breillat
(Francia), esplorazione della macabra
favola di Barbablù mentre Philippe Lioret
racconta con Welcome il viaggio di
immigrati iracheni che passano dalla
Francia all’Inghilterra e Michael
Winterbottom si ispira a The Shock
Doctrine di Naomi Klein sulle disfunzioni
del capitalismo e il falso mito del
mercato (libero) americano. Insomma
monologhi sulla rabbia, il sontuoso Mei
Lanfang di Chen Kaige sulla vita della più
grande cantate d’opera cinese (la bella
Zhang Ziyi) e London River di Rachid
Bouchareb con Brenda Blethyn. Con
Panorama il clima non cambia, anche se
la sezione più innovativa della Berlinale,
punta sul doc di denuncia. Da segnalare
poco da ridere, in sintonia con i tempi,
anche se in extremis i selezionatori
devono aver pensato che La Pantera
Rosa 2 con Steve Martin non avrebbe
sfigurato…
%
In alto, Steve Martin è l’Ispettore Clouseau
ne La Pantera Rosa 2. Al centro Michelle
Pfeiffer, accanto una scena di The Reader
Oscar: le cinquine
Una grande sorpresa e niente Italia: Benjamin Button guida con 13 nomination
Miglior film
1.
2.
3.
4.
5.
The Millionaire
Frost/Nixon
Benjamin Button
Milk
The Reader
Noi
puntiamo
su...
Frost/Nixon
Noi
puntiamo
su...
David Fincher
Noi
puntiamo
su...
Mickey Rourke
Noi
puntiamo
su...
Anne Hathaway
Noi
puntiamo
su...
Heath Ledger
Noi
puntiamo
su...
Amy Adams
Noi
puntiamo
su...
Valzer con
Bashir
Miglior regia
1.
2.
3.
4.
5.
David Fincher (Benjamin Button)
Ron Howard (Frost/Nixon)
Stephen Daldry (The Reader)
Gus Van Sant (Milk)
Danny Boyle (The Millionaire)
Migliore attore protagonista
1.
2.
3.
4.
5.
Sean Penn (Milk)
Richard Jenkins (L’ospite inatteso)
Brad Pitt (Benjamin Button)
Mickey Rourke (The Wrestler)
Frank Langella (Frost/Nixon)
Migliore attrice protagonista
1.
2.
3.
4.
5.
Meryl Streep (Il dubbio)
Kate Winslet (The Reader)
Anne Hathaway (Rachel Getting Married)
Angelina Jolie (Changeling)
Melissa Leo (Frozen River)
Migliore attore non protagonista
1.
2.
3.
4.
5.
Heath Ledger (Il cavaliere oscuro)
Josh Brolin (Milk)
Robert Downey Jr. (Tropic Thunder)
Philip Seymour Hoffman (Il Dubbio)
Michael Shannon (Revolutionary Road)
Migliore attrice non protagonista
1.
2.
3.
4.
5.
Penelope Cruz (Vicky Cristina Barcelona)
Marisa Tomei (The Wrestler)
Viola Davis (Il Dubbio)
Amy Adams (Il Dubbio)
Taraji P. Henson (Benjamin Button)
Miglior film straniero
1.
2.
3.
4.
5.
Valzer con Bashir
La banda Baader Meinhof
La classe
Departures
Revanche
CON BEN 13 NOMINATION (solo
una in meno rispetto al record di
Eva contro Eva e Titanic) è Il
curioso caso di Benjamin Button
il film da battere il 22 febbraio
alla notte degli Oscar. Non sarà
comunque facile per David
Fincher, candidato anche come
miglior regista, che dovrà
vedersela – nelle due principali
categorie (cinquine identiche per
Miglior film e Miglior Regia,
coincidenza che si ripete per la
quarta volta, l’ultima tre edizioni
fa – con pezzi da 90 quali Ron
Howard (Frost/Nixon), Gus Van
Sant (Milk), Stephen Daldry (The
Reader) e Danny Boyle (The
Millionaire). Proprio
quest’ultimo, forte della vittoria
ai Golden Globes e con 10
nomination, tiene a distanza
Milk e Il cavaliere oscuro
(entrambi con 8): ma se il biopic
di Van Sant può vantare
candidature di peso (miglior
film, regia, attore protagonista –
Sean Penn – e non protagonista
– Josh Brolin), il campione
d’incassi di Christopher Nolan
accumula candidature per premi
tecnici e solo quella (postuma)
per Heath Ledger tra le
principali. WALL·E della Pixar
colleziona ben 6 nomination
(oltre a Miglior film
d’animazione, anche Miglior
sceneggiatura originale e
Miglior Colonna sonora), mentre
con 5 nomination ciascuno
troviamo Frost/Nixon, The
Reader e Il Dubbio di John
Patrick Shanley (4 delle quali
per gli interpreti Meryl Streep,
Philip Seymour Hoffman, Amy
Adams e Viola Davis). Tra i
grandi esclusi, eccezion fatta per
la candidatura come Miglior
Attrice Protagonista di Angelina
Jolie in Changeling (candidato
anche per Miglior Fotografia e
Scenografia), è Clint Eastwood:
nessuna nomination per il suo
Gran Torino.
(V.S.)
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
23
COVER
CLINT EASTWOOD SI
AUTODIRIGE IN
GRAN TORINO: UNA
STORIA AMBIENTATA
AI NOSTRI GIORNI.
RIGOROSA,
ESSENZIALE E
TRAGICAMENTE
ATTUALE
DI MARINA SANNA
SE CLINT NON CI FOSSE, bisognerebbe inventarlo. Ringhia
dall’inizio alla fine di Gran Torino, in una perfetta sintesi dei
personaggi interpretati in oltre 50 anni di carriera. “Forse gli
eroi non esistono (…) Avranno combattuto per la patria, ma
sono morti per i loro amici”, dice la voce fuori campo in
Flags of Our Fathers, magnifico pezzo di quel puzzle che va
componendo da tempo. Il fattore umano, la condanna
dell’ipocrisia e il crimine più grande: la perdita
dell’innocenza, intesa spesso come abuso sui minori, sono
da sempre al centro della poetica di Eastwood. In
Changeling e in Mystic River parte tutto da una violenza,
presunta e accertata in seguito, su un bambino. E Gran
Torino, seppur in modo diverso, non fa eccezione: Walt
Kowalski, dal cognome polacco, duro, intransigente,
veterano della guerra di Corea (anche Clint nella realtà ha
combattuto in Corea) non fa nulla per mascherare l’odio che
nutre nei confronti dei vicini, cosiddetti Hmong, termine
ombrello per le popolazioni provenienti da Laos, Thailandia
e dai paesi in generale che hanno appoggiato gli americani
durante il conflitto (in quanti se lo ricordano?). Kowalski è
costretto a condividere un fazzoletto di terra con un
crogiuolo di razze (nel quartiere ci sono anche latino
americani), perlopiù asiatici che gli riportano alla mente fatti
dolorosi del passato. Walt, che la giovane vicina chiama
Walle, è la versione invecchiata e plausibile di Dirty Harry
(l’ispettore Callaghan) e ci sputa sopra, nel senso letterale
del termine, sul coacervo di contraddizioni, sull’America che
non ha più un’identità e ha perso i valori di riferimento.
Spietato, inflessibile, pistola e fucile a portata di mano, è un
teschio privo di emozioni. La moglie è appena morta (il film
inizia e finisce con un funerale), con i figli non è riuscito a
instaurare alcun rapporto. Solo la bandiera americana,
24
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
IL PATRIOTA
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
25
COVER
Clint Eastwood
protagonista nel suo
Gran Torino
issata 24 ore su 24, e la sua fiat Gran
Torino (passione di Starsky e Hutch) sono
ragione di vita. In principio Walt non è
diverso dal giustiziere che predicava l’uso
della forza come unico rimedio per
sconfiggere il nemico, criminale o
vietcong che fosse. E’ figlio di
quell’America di frontiera che reagiva
con leggi primordiali, occhio per occhio
dente per dente. Ma il personaggio,
come Clint, il giovane che aveva
incominciato la sua carriera a cavallo
(chissà perché Eastwood non ha ancora
fatto un film dai libri di Cormac
McCarthy), si trasforma lentamente e si
fonde con l’uomo. Nella realtà è
diventato un regista unico nel suo
genere, dapprima orientato verso un
cinema più personale, legato ai suoi
interessi, mentre l’attore si è allontanato
progressivamente dal modello Callaghan
ed è diventato emblematico: eroe, non
più assoluto, con un sentimento
nostalgico per l’America che sta
scomparendo. Il mondo perfetto, a cui
aveva inflitto un colpo letale già con gli
Spietati, è andato in mille pezzi con
Mystic River, Million Dollar Baby (per chi
lo ricorda, Mezzanotte nel giardino del
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Il mondo perfetto, cui aveva già inflitto
un colpo letale con Gli spietati, è andato
in mille pezzi
bene e del male, e anche Potere
assoluto), variazioni sul tema dominante
nel percorso di Eastwood, imperniato su
due parole: etica e onestà. Che spinge
alle estreme conseguenze con Flags of
Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, facce
della stessa medaglia, la tragedia della
guerra: non solo brutalità e orrore, ma
perdita di se stessi. Di nuovo in
Changeling, da un’angolazione diversa:
l’innocenza straziata, i soprusi degli
uomini, l’aberrazione della pena di morte,
la corruzione. Dalla Los Angeles degli
anni ’20 in cui Angelina Jolie (candidata
all’Oscar) combatte una battaglia senza
speranza per ritrovare il figlio rapito a
oggi, a Kowalski. La storia è un pretesto
per dialogare con un mondo che non gli
appartiene e non capisce, ma per cui è
pronto ancora una volta a sacrificarsi. Da
buon soldato americano.
%
VINCITORE
DEL GOLDEN GLOBE
MIGLIOR ATTRICE
italians
Divina C
Brizzi e Veronesi come Risi e Monicelli? Forse, ma alla politica dei maestri
28
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
ommedia
preferiscono la leggerezza (piena di rimpianti)
di Gianluca Arnone e Federico Pontiggia
novembre 2008
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
29
italians
GLI AMORI NON FINISCONO MAI
Amori nati e perduti, grandi non ancora
adulti, famiglie scoppiate e nevrosi di
coppia: il canovaccio di Ex ricorda l’Alta
fedeltà di Nick Hornby. D’altra parte le
simpatie di Brizzi per lo scrittore e la
cultura anglosassone non sono un
mistero tanto che il regista dichiara di
essersi ispirato per il suo ultimo film
(dal 6 febbraio al cinema) alla
“commedia all’inglese”. Se però “venire
mollati” era per Hornby taumaturgico –
la maturità affettiva inizia dal momento
in cui ci si riconosce “scaricati” - Brizzi
si limita all’ apologia della sconfitta: “Un
amore che finisce è una specie di lutto.
E come rimpiangiamo i vivi solo dopo
che ci hanno lasciato, così ci scopriamo
amati e felici quando realizziamo di non
esserlo più”. La morale ricorda una
storiella olandese su un tale che sentì
di avere un cuore non appena smise
di battere. Il sentimento dello
smacco, il rimpianto per qualcosa
d’irrecuperabile, pare la
dominante emotiva nel lavoro
del quarantenne romano: sotto
forma di passaggio
generazionale nei due Notte
prima degli esami, filo invisibile
nelle vicende di Ex. La resa dei
conti tra Silvio Orlando e Carla
Signoris è ad esempio voglia di
recuperare la libertà perduta;
l’abnegazione paterna di Bisio è
amore disperato nei confronti della
defunta moglie; il menage a trois tra
la Gerini, Tognazzi e “don” Flavio
Insinna l’eterno cruccio di chi all’aut
aut della volontà preferisce il “mi
Due protagonisti
di Ex: Cristiana
Capotondi e
Alessandro Gassman
prendo tutto” dell’indecisione. Lo scarto
continuo tra sogno e realtà, tra il tempo
indefinito delle possibilità e quello
definitivo delle scelte, se da un lato
invita a ragionare oltre il dato
puramente commerciale di tali
operazioni, dall’altro segnala una
continuità tra il giovanilismo degli esordi
e questa prova di maturità. Con un
decisivo mutamento di prospettiva: i
liceali di Notte prima degli esami
salutavano la fine della loro innocenza
con una nostalgia mitigata dalla voglia
di scoprire l’età adulta; i “grandi” di Ex si
voltano indietro perché hanno paura di
guardare avanti. Un po’ come succedeva
nella commedia italiana dei ’70, senza
però le tensioni ideologiche e morali di
quella stagione. L’inquietudine di oggi è
piuttosto un sentimento vago e diffuso,
sciolto dalle contraddizioni sociali. Una
voragine aperta sul crollo dell’Italietta
craxiana e del disimpegno yuppie. “La
politica non è del mio cinema”, taglia
corto Brizzi. Dimenticando che a volte
anche i rimpianti lo sono.
%
GIANLUCA ARNONE
La nostalgia
dei tempi del liceo è
finita. E’ rimasta
solo la paura di
guardare avanti
30
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
VERONESI D’ESPORTAZIONE
“Volevo girare all’estero perché l’Italia non
mi piace. Russia, Dubai e Marocco, gli
italiani fuoriusciti hanno un romanticismo
che noi abbiamo perso: pensano ancora a
una patria serena, in cui la gente canta e
non fa niente”. Parola di Giovanni Veronesi,
in trasferta con gli Italians Castellitto,
Verdone e Scamarcio. Un espatrio in
commedia perché “in Italia si è sviluppata
una mentalità fine a se stessa, che ha
sacrificato il nostro mix di eroismo e
vigliaccheria. Fino agli ’80, era l’ideologia
politica il fondamento spirituale e
intellettuale di una persona: ora non
esiste più.
E tu?
Faccio film commerciali, ma la mia vita è
etica, ancorata a principi sani.
Mai pensato di fare cinema impegnato?
So raccontare temi forti con leggerezza,
non ho la pretesa di essere un autore, ma
impazzisco per le sale piene.
Che cos’è Italians?
Commedia all’italiana, quella vera. Gli
italiani mettono in valigia l’identità come
nessun altro, e il film parte da un
sondaggio del NYT: “Gli italiani sono il
popolo che suona più di tutti al metal
detector”.
Nonostante tutto, un atto d’amore
tricolore?
Non sono un patriota, ma mi sono
ritrovato a difendere l’Italia contro
francesi, inglesi e spagnoli che ci
deridono per Berlusconi e un’altalena
politica imbarazzante.
Non resta che partire…
Per due paesi di frontiera, che sembrano
l’avamposto di John Denver in Balla coi
lupi, dove non arrivano nemmeno gli
indiani. Zero regole, denaro a fiumi, per
un avventuriero è il momento giusto: oggi
non sono più immigrati con la valigia di
cartone, ma chef, ingegneri e avvocati.
Come hai convinto Castellitto?
Avevamo fatto Silenzio si nasce, ma non
era andato bene: ci siamo ritrovati su
questo copione, ha compreso la forza del
suo personaggio, ignorante ma rigoroso,
che fa sempre il solito tragitto per gli
Emirati, e non conosce nient’altro.
Nel cast, anche la tua compagna Valeria
Solarino.
Valeria interpreta una donna col burka:
per me è un regalo divino, e non voglio
che gli altri me lo sciupino...
%
FEDERICO PONTIGGIA
Sopra Carlo Verdone.
Accanto Giovanni
Veronesi sul set
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
31
colpo di fulmine
Tra vita
32
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Il Benjamin Button di Fincher è un viaggio
alla scoperta del tempo e dell’amore assoluto.
In corsa agli Oscar con 13 candidature
di Enrico Magrelli
L’URAGANO KATRINA ruggisce contro le finestre di una stanza
d’ospedale. Distesa sul letto Daisy (Cate Blanchett), assistita dalla figlia
(Julia Ormond), aspetta la morte e l’approssimarsi della tempesta che
devasterà New Orleans, sommergendo un vecchio orologio costruito da un
padre annichilito dalla scomparsa del figlio. Le lancette di quell’orologio,
muovendosi a ritroso, sono il countdown delle ore che precedono le
perdite irreparabili di cui è intessuta la vita di ognuno. Il tempo di Daisy
sta per finire, gli ultimi minuti quelli che non possono più ferire o fare del
male. Chiede alla figlia di leggerle un diario custodito tra le sue cose.
Pagine e pagine scritte da Benjamin Button (Brad Pitt) che narra il suo
straordinario e assurdo destino. Quello di un uomo, nato nel 1918, nel
giorno in cui si festeggia la fine della guerra. La madre muore durante il
parto e il padre Thomas Button (Jason Flemyng), sconvolto dal suo
aspetto lo abbandona sulle scale di una casa di riposo gestito da Queenie
(Taraji P. Henson). Benjamin è un neonato ma ha l’aspetto rugoso e fragile
di un ottantenne. La sua avventura attraverso il Novecento è segnata dal
e sogno
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
33
colpo di fulmine
passaggio inesorabile dal tramonto
all’alba della sua esistenza.
Nato anziano e malfermo sulle gambe,
crescerà ringiovanendo anno dopo
anno: il vecchio imprigionato nel corpo
di un infante diventerà un giovane con
un’anima attempata. Il curioso caso di
Benjamin Button di David Fincher (uno
dei talenti più strutturati e floridi del
cinema americano moderno), ispirato a
un breve racconto di F.Scott Fitzgerald
ed esito di una lunghissima gestazione,
è una commovente e calda meditazione
voce narrante, alle oscillazioni affettive
tra presente e passato, alla mappatura
dei paesaggi e dei passaggi psicologici,
si apprezza la fusione tra tecnologia,
effetti speciali, “trucco” e valori di un
racconto sviluppato secondo le norme
della sintassi classica.
Come Big Fish, altro film meraviglioso
sul desiderio di inventarsi e di
sostenere il peso di una biografia
insolita, Benjamin Button è un film
sull’amore assoluto. L’amore materno
sembra prevalere sulle altre accezioni
possibili, quali la passione, differita dal
diagramma anagrafico, tra il
protagonista e Daisy, l’amore
sovrastato dalla nostalgia per i familiari
e gli amici perduti, l’amore di due
solitudini nelle notti di parole spese
nella cucina di un albergo. Il film ci
rammenta che il tempo continua ad
essere una convenzione. Un décalage di
coincidenze, di inversioni di marcia, di
bivi e ardui tornanti. Il nostro personale
orologio accelera, frena, si inceppa. Per
qualche frazione di secondo ci disloca
in un flashback dell’esperienza. Vale la
pena nuotare, conoscere tutto sui
bottoni, ballare, essere colpiti da un
fulmine, essere madri perché la vita e
l’amore sono in prestito e, prima o poi,
bisogna restituirli.
%
E’ l’odissea di un uomo
che attraversa il ‘900 passando dal
tramonto all’alba della vita
sul tempo (biologico e cinematografico),
un affresco di temi ed emozioni,
l’odissea di un Candido che più che
decifrare o elaborare pensieri profondi
o acuti sugli eventi della Storia si
chiede quanto si possa essere eroe e
protagonista della propria storia, di
quella vicenda circoscritta, limitata e
provvisoria, che tutti si trovano ad
interpretare. Benjamin Button sta alla
prima metà del secolo scorso come
Forrest Gump sta alla seconda. Le
analogie tra i due film e i due
personaggi sono dovute allo stesso
sceneggiatore, Eric Roth.
Abbandonandosi (azione non casuale e
patto di fiducia proposto dal film allo
spettatore) al flusso delle immagini lavorate con scrupolo e qualche
eccesso manieristico dal regista - alla
34
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Brad Pitt e David
Fincher. Sopra l'attore
con Cate Blanchett.
Accanto Madisen Beaty
MEDUSA FILM
PRESENTA
DAL 6 MARZO AL CINEMA
www.medusa.it
personaggi
Il trionfo a Venezia per ricominciare a lottare:
il Wrestler “cuor di Leone” di Aronofsky arriva
nelle sale. E sogna la statuetta
Il volo di
Rourke
di Valerio Sammarco
36
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
NE SPEGNE UNA, ne riaccende un’altra.
Accanto a lui, rannicchiata sul divano,
immobile e al confronto minuscola,
l’amata cagnetta Loki, che ha fatto
parlare di sé tanto quanto il Leone d’Oro
vinto all’ultima Mostra di Venezia, non
sembra infastidita dalle sigarette del
suo padrone. Mickey Rourke - premiato
con il Golden Globe e candidato
all’Oscar - lo sa, la sua interpretazione
in The Wrestler di Darren Aronofsky
(nelle sale da marzo per Lucky Red) l’ha
riportato in quel gotha da cui mancava
da tempo. E quando gli chiediamo se il
crepuscolare Randy “The Ram”
Robinson sarebbe stato poi così diverso
senza di lui (il ruolo era stato offerto a
Nicolas Cage…), la risposta di Rourke
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
37
personaggi
Mickey Rourke torna
sulla scena in un
ruolo difficile e in
grandissima forma
non teme fraintendimenti: “Yes, Fuck
Yes!”.
A Venezia in molti hanno scritto che lei
era “tornato”. Precisamente da dove,
visto che il cinema non l’ha mai
abbandonato?
E’ vero, ho continuato a fare film anche
durante il periodo più buio della mia vita.
Ma erano tutte produzioni di serie B: le
major non mi assicuravano poiché
continuavo a boxare e poi in quel
momento preferivo combattere piuttosto
che recitare. Era la mia attività preferita,
e quasi mi vergogno di non essere
arrivato in vetta, di averla abbandonata:
mi mancavano tre incontri per il titolo, ma
gli esami neurologici erano talmente
negativi che il dottore mi ha detto non
avrei avuto nemmeno la possibilità di
contare i soldi, qualora li avessi vinti.
E’ più bravo come boxeur o come attore?
Sono stato a buoni livelli in entrambe le
cose, ma in momenti differenti. Nel
pugilato avevo doti naturali, ma ero
indisciplinato, non ascoltavo nessuno.
Troppo tardi ho imparato che non si vince
sul ring, ma durante gli allenamenti.
Perché The Wrestler è piaciuto così
tanto alla Mostra del Cinema?
Ho capito sin dai primi giorni di lavoro con
Aronofsky che sarebbe stato un gran film.
E per quanto riguarda l’affetto con cui è
stato accolto, credo molto dipenda dalla
storia universale che racconta: il
tramonto di un uomo, nella fattispecie di
un atleta, che come tale non è pronto a
lasciare. Ci sono persone, come il mio
personaggio, che nella vita non sanno
fare altro e non è un caso se sono sempre
pochi quegli atleti che decidono di
“A Hollywood è una questione politica.
Il nostro è un film indipendente, ma
spero sia apprezzato”
38
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
smettere: di solito sono gli altri a
scegliere per loro.
C’è già chi è pronto a giurare che la
premieranno con l’Oscar.
A Hollywood è tutta una questione
politica, è un business. Il nostro è un film
indipendente, ma spero che alla fine
verrà premiato.
Quanto c’è di suo nell’ultima, bellissima
scena del film?
Ho scritto io quella scena, per questo
credo sia così facile associarla
direttamente alla mia parabola
personale. Il protagonista sa che il tempo
corre veloce e quindi ho pensato che se
proprio “devo uscire di scena, fatemelo
fare a modo mio”. Sono felice di aver
avuto questa seconda possibilità: mi
vergogno di molti errori commessi in
passato, ma oggi affronto la vita
diversamente. Ancora non riesco a
perdonare, ma ci sto provando. Non è
facile, però: cambiare è stato molto
doloroso, avevo paura di perdere molto
come uomo.
Senza di lei sarebbe stato un film
diverso?
(Finge di pensarci un momento). Yes,
Fuck Yes!
%
personaggi
Fenomeno Witherspoon: 1,58
d’altezza e cachet milionari. Per il
pubblico è la nuova Meg Ryan, per le
major un successo garantito
di Marina Sanna
Una bionda
tutta d’oro
FORSE È IL JET LAG o l’agente troppo
protettiva, sta di fatto che Reese
Witherspoon, a Londra per l’anteprima
di Tutti insieme inevitabilmente
mormora poche parole. Poi si lascia
prendere dall’entusiasmo: la commedia
a sfondo natalizio, distribuita dalla
Warner, è andata molto bene al box
office in Usa e non solo, oltre 150
milioni di dollari, il doppio di quanto è
costata. Smentite le voci di screzi tra lei
e Vince Vaughn, l’unica difficoltà,
spiega, è stata “essere alla sua
altezza”. “Lui è 1,98 e io sono 1,58 –
racconta -. Seth (Gordon, il regista ndr)
non riusciva ad abbassarlo. Abbiamo
provato a fargli togliere le scarpe. E’
stata un’impresa riprenderci insieme,
pensate farci baciare! Però alla fine ce
40
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
In Tutti insieme
inevitabilmente la
difficoltà era
uguagliare Vince
Vaughn
l’abbiamo fatta. Anche la scena del
ballo non è stata semplice: ero
praticamente sospesa nell’aria per
poter figurare nella stessa
inquadratura…”. Ride la minuta e
spigolosa trentunenne, che secondo le
stime dell’Hollywood Reporter è la più
pagata delle star femminili americane,
con un cachet che oscilla tra i 15 e i 20
milioni di dollari (seconda la Jolie, terza
Cameron Diaz). In patria è un’icona, per
gli studios l’alter ego di Will Smith: il
suo nome assicura quasi sempre
incassi milionari. Pur affacciandosi al
cinema nel ’91 (ma ha incominciato a
sette anni a fare spot per bambini), è
solo nel 2001 che esplode, legando
faccia e carriera a commedie brillanti
che la rendono la “nuova fidanzata
d’America”, proprio come era accaduto
a Meg Ryan circa un decennio prima.
Ecco quindi La rivincita delle bionde,
Una bionda in carriera, Tutta colpa
Reese Witherspoon
in Tutti insieme
inevitabilmente, accanto
Vince Vaughn
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
41
personaggi
Nel cast della
commedia anche
Sissy Spacek
dell’amore, e infine l’incoronazione,
per Quando l’amore brucia l’anima,
film drammatico sul musicista Johnny
Cash, Reese vince l’Oscar come attrice
protagonista. Intelligente, non priva di
fascino anche se distante dai canoni
hollywoodiani, abile nella scelta di ruoli
che le vanno a pennello, la bionda in
miniatura, ha due figli ed è legata
sentimentalmente a Jake Gyllenhall (ha
divorziato nel 2006 da Ryan Phillipe). E,
assicura, del tutto impreparata a
un’esperienza come quella di Tutti
insieme inevitabilmente: una, anzi due,
famiglie straripanti. “Non ricordo
episodi così traumatici – scherza - se
non quando a sette anni ho scoperto
che Babbo Natale non esisteva”. La
trama è semplice: bloccati all’aeroporto
di San Francisco a causa di un’ondata di
nebbia, Brad e Kate stanno per vivere
l’avventura meno esaltante della loro
vita: quattro Natali in un giorno. Le
feste incominciano con un incontroscontro nella casa in cui lui è cresciuto,
il padre Howard, interpretato da Robert
Duvall, è uno scapolo felicemente
incallito da quando la madre di Brad
(Sissy Spacek) se ne è andata 20 anni
fa, i fratelli sono bambinoni che amano
darsele (e soprattutto dargliele) di
santa ragione …E la situazione di Kate
42
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
non è migliore (c’è un grandissimo Jon
Voight). “La famiglia – continua – è una
cosa meravigliosa però può essere
molto faticosa, soprattutto per chi non
ne fa parte… So che posso sembrare
banale ma mi sento fortunata: ho un
lavoro che adoro, due bambini
fantastici, sono felice…”. In altre parole:
il segreto del successo di Reese
Witherspoon.
%
panterarosa2.it
questioni di fede
L’incertezza
del Dubbio
John Patrick Shanley porta sullo schermo la
sua pièce teatrale: scontro titanico tra Meryl
Streep e Philip Seymour Hoffman
di Valerio Sammarco
44
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
“IL DUBBIO È UN LEGAME TANTO FORTE
quanto lo è la certezza”. Il sermone di
padre Flynn (Philip Seymour Hoffman)
in apertura di film è eloquente e
programmatico tanto quanto il titolo
della pièce teatrale che lo stesso John
Patrick Shanley ha portato poi sullo
schermo, in Italia dal 30 gennaio
distribuito da Disney e candidato a 5
premi Oscar (4 nomination per gli
attori). Ed è proprio Il dubbio, macigno a
volte così irremovibile, a regolare le
azioni e le emozioni dei tre protagonisti
principali della vicenda. Sullo sfondo, la
ventata di cambiamento politico e
sociale negli USA all’indomani
dell’uccisione del presidente Kennedy.
Al centro, il microcosmo di un istituto
scolastico religioso diretto dall’austera
Sister Aloysius (Meryl Streep), che inizia
una personalissima “crociata” contro il
più riformista padre Flynn non appena
la giovane Sister James (Amy Adams) le
confida che a suo avviso l’insegnante
presti troppe attenzioni nei confronti del
dodicenne Donald Miller, primo
studente di colore nella scuola.
“Quello che volevo – spiega Shanley –
era contrapporre lo stereotipo della
suora dura, maniaca della disciplina,
alla figura di padre Flynn, sfidando in
qualche modo lo spettatore: sin da
subito si insinua il sospetto che lui
possa essere un molestatore, ma quello
che conta è che fino alla fine – e oltre –
il pubblico non avrà strumenti per
poterlo realmente giudicare, di fatto
come Sister Aloysius, che senza alcuna
prova continua a battersi sospinta dal
pregiudizio morale. E come il vento
della modernità che in più di
un’occasione la ‘schiaffeggia’, così
vorrei che alla fine le idee preconcette
dello spettatore venissero scosse e, al
tempo stesso, che si ritrovi in una sorta
di limbo, a sperimentare il presente
come fosse il futuro, sopraffatti dalla
nostalgia per quello che inevitabilmente
si perde e scioccati dall’arrivo del
nuovo”. Spunto autobiografico – “ma
solo per quello che riguarda
l’ambientazione e il periodo” – e
seconda regia cinematografica a 18 anni
di distanza da Joe contro il vulcano:
“Dopo quel film – continua Shanley, che
nell’88 vinse l’Oscar per lo script di
Stregata dalla luna – dissi di no a Scott
Rudin che mi chiese di dirigere un film
prodotto da lui. Poi si è rifatto sotto,
proponendomi di portare sullo schermo
la pièce teatrale. Ho accettato, anche se
all’inizio non è stato facile: sul
palcoscenico tutto si risolveva con
quattro attori, al cinema non poteva
essere così. Ed è stato un bene:
solamente così, lontano dalle
ristrettezze economiche del teatro, ho
potuto dare un volto al bambino, far
vedere come vivevano le suore, i loro
comportamenti: inscrivere di fatto tutta
la vicenda in un contesto che potesse
parlare anche senza l’ausilio delle
parole”.
%
“Scuoto le idee preconcette dello
spettatore e lo costringo a sperimentare
il presente come fosse il futuro”
Philip Seymour Hoffman
nel Dubbio di John Patrick
Shanley (foto sopra). A
destra Amy Adams, nella
pagina accanto Meryl
Streep
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
45
percorsi
46
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Tom Cruise in
Operazione Valchiria,
accanto L’Onda
Studenti neonazisti, aguzzine di Auschwitz, ebrei in lotta e Cruise in
missione contro il Fuhrer: la svastica conquista lo schermo. Ma non c’è da
temere: parola di filosofo, Salvatore Natoli
di Federico Pontiggia
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
47
percorsi
FOTO: ROBERTO PAGLIANI
TOM CRUISE è il colonnello Claus von
Stauffenberg dell’Operazione Valchiria,
Kate Winslet un’ex aguzzina di Auschwitz
in The Reader, mentre Daniel Craig e
Liev Schreiber guidano la Resistenza
degli ebrei bielorussi in Defiance. Ma non
è solo rievocazione, con L’Onda Dennis
Gansel mostra come il nazismo possa
ancora attecchire: tra i banchi di scuola.
Perché? Lo chiediamo al filosofo
Salvatore Natoli, ordinario di Filosofia
teoretica all’Università di Milano Bicocca
e autore di Sul male assoluto. Nichilismo
e idoli nel Novecento.
Come spiegare questa “fortuna” del
nazismo?
La tematica del male ha sempre
qualcosa di inquietante e paradossale.
Come è (stata) possibile un’aberrazione
totale? Per ragioni
sociali, di psicologia
collettiva: il male nelle
sue forme più estreme
è perturbante, desta
paura e insieme
emoziona. Ad
Auschwitz, siamo in
presenza di una
Il filosofo
simbolica dell’estremo,
Salvatore Natoli
la profanazione
dell’uomo: è divenuto
un topos del male, che talvolta decade
anche a genere.
C’è poi la prospettiva storica.
I lavori storiografici tendono a
normalizzare gli eventi. Non parlano di
Male Assoluto, possibile solo nel
trasferimento di un evento in simbolica:
Aristotele diceva che la tragedia è più
istruttiva della storia. La storia demitizza
e cerca di mostrare la genesi dell’orrore:
non è epica, ma prosaica.
Il nazismo dunque non va considerato
un Male Assoluto?
Il Nazismo è una simbolica del male. Ma
per quanto il male abbia attraversato la
storia del mondo, il mondo non è finito:
una constatazione che mostra
l’infondatezza dell’assolutezza del male.
Esiste un ma?
Il male può configurarsi come Assoluto
“Oggi siamo nella situazione di un
deficit di valutazione: male e bene non
hanno più nettezza”
solo prendendo la forma del Bene
Assoluto. Tutti i totalitarismi del ‘900 si
formulano come figure redentive: nella
forma del bene, di liberazione
dall’alienazione e dall’oppressione - il
comunismo - o di selezione di una razza
superiore – il nazismo. Nel nazismo,
assoluta era l’idea di poter sradicare il
male per preservare una razza
superiore.
Il nazismo si fa Bene?
Si presenta quale difensore di una razza
Resistenza ebrea
1941, Bielorussia: gli ebrei sono
vittime della persecuzione nazista.
Sfuggiti alla morte, i tre fratelli
Bielski – Daniel Craig, Liev
Schreiber e Jamie Bell – cercano
rifugio nelle foreste, dove
tenteranno una disperata
Resistenza. E’ Defiance – I giorni
del coraggio di Edward Zwick, che
inquadra la vera storia dei fratelli
Bielski, appoggiandosi sul
romanzo omonimo di Nechama
Tec. Di fronte ai luoghi comuni
della passività degli Ebrei di fronte
all’Olocausto, portare al cinema –
strano nessuno ci avesse pensato
prima - questa (stra)ordinaria lotta
antinazista è di per sé operazione
meritevole.
48
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
superiore e selezionata, come il
marxismo nei confronti del capitalismo.
In ambedue i casi, il male è esterno, ma
potenza attiva e corrosiva. Sul piano
storico, si è creduto che si potesse e
dovesse sradicare definitivamente il
male dal mondo e che alcuni
possedessero l’integrità per farlo:
pretesa vana ma tragica.
Il male assoluto nasce dunque dalla
proposizione come bene assoluto: con
quali conseguenze?
I totalitarismi sono configurazioni
teologiche e neognostiche: essendo il
mondo infettato dal male, bisogna
affrettarne la distruzione, praticando il
male sino in fondo - operazione meritoria
e quasi di salvazione. Gli uomini di ogni
giorno non lo comprendono, devono
essere guidati da avanguardie superiori
che hanno colto il senso della storia: è il
Führerprinzip.
Un elemento gnostico che ritorna nel
terrorismo.
Ti senti puro, crei il capro espiatorio, e lo
uccidi: in ragione del bene, i terroristi si
sentono autorizzati a tutto. Abitualmente
La verità su Katyn
Wajda racconta
Maja Ostaszewska e
Artur Zmijewski in
Katyn. Sotto il regista
Wajda e nella pagina
accanto Craig e
Schreiber in Defiance
Scaricamento dei campi: con
questa asettica formula i
sovietici definivano la
sistematica decimazione degli
ufficiali polacchi da loro
ingiustamente segregati. Tra il
1939 e il 1940 ne giustiziarono
circa ventiduemila, il fior fiore
dell’intellighenzia. Un piano
preciso messo in atto per
lasciare la Polonia senza una
guida intellettuale. Un eccidio
che tuttavia persino il processo
di Norimberga ha ignorato. E di
cui fino alla caduta del muro di
Berlino furono accusati i nazisti.
Lo stesso Wajda, il cui padre fu
trucidato a Katyn, sottolinea
l’eterna difficoltà di proporre una
corretta versione dei fatti. Una
ferita al cuore della Polonia che
si rimarginerà solo quando il
governo russo si dichiarerà
colpevole di genocidio: ma motivi
politici rendono impossibile una
tale ammissione. “Su Katyn e gli
altri campi - racconta il regista manca ancora una letteratura,
così nell’affrontare la
sceneggiatura ho deciso di
tornare ai documenti. Ho scavato
nei diari, attinto ai ricordi delle
persone, soprattutto di mia
madre, frugato tra i pezzi di carta
trovati nelle fosse comuni”.
Appunti su fogli ingialliti che
insieme a bottoni di divise,
pettini, occhiali, sono conservati a
Varsavia presso il Museo Katyn.
Semplici oggetti, testimonianza di
padri e mariti scomparsi nel nulla
ma a lungo attesi. “Nell’arte
polacca - aggiunge Wajda - è
presente da sempre la figura di
una donna in attesa di uomini in
guerra o in lotta per la libertà.
Questo spiega lo sguardo
femminile del film. Ho perso mio
padre a tredici anni, e passato
tutta l’occupazione con una madre
che non voleva accettare la verità.
Katyn è anche un omaggio a lei.
Ho però volutamente mostrato
anche il gesto di ribellione di un
capitano sovietico, perché come
insegnano i Vangeli basta un
giusto per far capire che può
esistere un mondo di giusti”.
ANGELA PRUDENZI
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
49
percorsi
Hitler fa scuola
Una storia realmente accaduta nel
‘67 in una scuola di Palo Alto,
California, raccolta nel romanzo Il
segno dell’onda di Tod Strasser e
ricollocata dal regista Dennis
Gansel in Germania “chiedendomi
se oggi possa risuccedere”. Per
spiegare la storia del Nazismo in
un istituto superiore, il professore
Rainer Wegner crea in classe un
movimento caratterizzato da un
saluto particolare e ferree regole di
disciplina, ma ben presto L’Onda
governerà sull’intera scuola. “Non
credo che oggi il Nazismo sia
ancora possibile in Germania –
dichiara Gansel - ma temo un
governo autoritario, come quello
russo”.
chi fa il male tende a nasconderlo; non
così chi è convinto di uccidere e morire
per il bene: pur guidato da un
disincantato machiavellismo, il
terrorismo ha bisogno di incantare le
masse.
Il male può anche essere banale.
Una volta che un modello si impianta,
diventa normale, e si eseguono ordini. Il
male diventa banale perché assorbito
dalla routine: amministrazione. Molti
nazisti - come Eichmann - si sono
giustificati dicendo di aver eseguito degli
ordini.
Non crede che oggi la banalità del male
sia stata sostituita dalla malignità del
banale?
Sicuramente, oggi siamo nella situazione
di un deficit di valutazione: male e bene
non hanno più nettezza. Viviamo in una
società antieroica e il male viene operato
per superficialità, quasi per gioco. Si
attivano meccanismi sadici: pensiamo al
50
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
L’Onda, anche sopra.
A destra una scena di
Defiance, in alto
Operazione Valchiria
Nella tana del lupo
“Noi non abbiamo dimenticato che
non tutti i tedeschi si schierarono
con i nazionalsocialisti”. Parola di
Tom Cruise, protagonista di una
nuova Mission Impossible nella
divisa del colonnello Claus von
Stauffenberg, mente e braccio
dell’Operazione Valchiria, il fallito
attentato a Hitler nella Tana del
Lupo il 20 luglio 1944. Diretto da
Bryan Singer (I soliti sospetti),
affiancato da Kenneth Branagh e
Carice van Outen, Cruise ha provato
“disgusto a indossare
quell’uniforme, ma nel
Bendlerblock di Berlino, dove
furono giustiziati i cospiratori,
abbiamo fatto un minuto di silenzio,
e mi è venuta la pelle d’oca”.
barbone dato a fuoco, l’irresponsabilità
nella guida, lo stupro. Non patologie
ideologiche, ma superficialità e
soprattutto indifferenza.
Come giudica questa proliferazione di
film sul nazismo?
Utile, perché fa pensare al male, lo mette
a tema. Il rischio attuale è il
democraticismo, non la democrazia. Si
dice: “Abbiamo vinto il nazismo, il male è
alle nostre spalle, siamo diventati buoni”.
Al contrario, c’è un male diffuso, perché
a differenza delle concezioni manichee e
dicotomiche delle ideologie oggi non lo si
distingue più dal bene. C’è una
moltiplicazione di piccoli singolari
interessi, egoismi minimi di cui non ci
sente colpevoli: si pratica il male per
inerzia.
Che fine ha fatto il Male?
Ha perso il suo volto demoniaco, e
perfino la fascinazione. Per riconoscerlo
c’è bisogno di inventarlo: l’horror,
l’alieno. Ancora una volta, il male è una
presenza estranea, viene da altri mondi:
un modo abituale per divenirne vittime.
Eppure, miseria, guerra, devastazione ci
circondano.
%
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
51
CAPOLAVORO
DA NON PERDERE
BUONO
DISCRETO
DELUDENTE
Frost/Nixon
La celebre intervista televisiva al
presidente del “Watergate”, in un capolavoro di
suspense della parola. Magistrali i protagonisti
i film del mese
Il cast con Ron
Howard
in uscita
CAPOLAVORO
LA STORIA SPIEGATA dalla televisione. La
verità (sempre parziale) sull’identità e sui
sentimenti di un uomo svelati dalla
struttura retorica di un’intervista.
Domande e risposte, affondi e parate,
finte e digressioni, colpi bassi e
sperimentato controllo. Frost/Nixon è una
acuminata lezione sulla politica
americana degli anni Settanta e sui
media. Un capolavoro di suspense della
parola costruito come un match di boxe e
52
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
una partita a scacchi in cui le regole
sono dettate dalla tv, dall’ansia
dell’audience, dalla volontà dei due
protagonisti di un ritorno alla ribalta.
Per David Frost, mediocre
conduttore di talk show, l’intervista
con l’ex Presidente costretto alle
dimissioni dopo lo scandalo Watergate, è
il passaporto per la popolarità e il
successo; per Richard Nixon è il tentativo
di pareggiare i conti con la Storia e
Ron Howard
Michael Sheen, Frank Langella
Drammatico, Colore
Universal
122’
riaffermare il suo ruolo di statista di primo
piano. Due reduci, due esseri umani in
panne, due uomini senza apparente
qualità. Il primo ha un discreto intuito per
Rebecca Hall, nel film
fidanzata del
giornalista Frost
Il duello
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
53
i film del mese
lo show business e il secondo, gratificato
da un cachet di 600 mila dollari, è convinto
che l’intervista sarà una buona occasione
per sfoggiare la sua astuzia machiavellica
e per riabilitarsi agli occhi degli americani.
L’intervista - che ebbe luogo nel 1977, tre
anni dopo l’uscita di scena di Nixon - fu
uno dei programmi di punta di quella
stagione con circa 45 milioni di spettatori.
Nixon era abbastanza sicuro di avere la
meglio su un frizzante mediano
dell’intrattenimento come Frost. La messa
in onda dello show ha dimostrato il
contrario. Frost/Nixon, diretto con una
messa in scena attenta e invisibile da Ron
Howard e scritto da Peter Morgan (The
Queen, L’ultimo re di Scozia), è
l’adattamento di una pièce teatrale dello
stesso Morgan interpretata dagli stessi
attori, Frank Langella e Michael Sheen (il
Tony Blair di The Queen). E’ l’ultima
puntata, per ora, della Nixoneide che ha
sollecitato altri registi cinematografici e
televisivi, attori drammatici e comici. La
figura controversa, ambigua, e marcata di
Richard Nixon, detestata più che amata,
resta un interrogativo. Il film ha il pregio di
scegliere il punto di vista della telecamera.
Un dispositivo che registra le magistrali
interpretazioni di due attori (Langella è
sublime: non imita, incarna, si immerge in
apnea nel personaggio) mentre giocano
l’ultimo match buono della loro vita
professionale. Un paragrafo della storia
del Novecento viene chiarito da una
macchina che indugia implacabile su un
volto gonfio, stanco, inumidito dal sudore.
Ron Howard, in basso
Frank Langella e Kevin
Bacon
Adottando il punto di vista della
telecamera, Howard ci regala una lezione
sulla politica americana degli anni ’70
Il volto di un uomo per il quale la
televisione non è mai stata, nella sua
lunga carriera politica, alleata (la
mediocre performance catodica nel 1960
aveva ampiamente favorito il suo
avversario John F. Kennedy). Quell’uomo
non vuole capire o finge di non sapere che
l’etica della politica non giustifica un agire
che prescinde dalla morale. È convinto,
come ammette alla fine del duello
intellettuale, che gli atti e le decisioni di un
Presidente non possano essere illegali. In
questa conversazione tutta da vedere e da
ascoltare (in cui non c’è un ruolo
secondario che sia stato affidato con
imprudenza) le due talking heads sono
protagoniste di una spinosa seduta
analitica, di un ruvido confessionale laico.
L’immaginaria telefonata notturna tra i
due contendenti, prima dell’ultimo round,
è un esempio straordinario di quanto le
parole possano essere immagini interiori.
ENRICO MAGRELLI
%
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
i film del mese
Mar Nero
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
BUONO
Ilaria Occhini, Dorotheea Petre
Drammatico, Colore
Kairòs Film
Minimalismo al femminile per l’opera
prima di Federico Bondi: da applauso le interpreti
95’
DUE DONNE SOLE. L’una con un passato,
l’altra con un futuro. Prima si detestano,
poi si trovano e si completano. Gemma è
anziana, neo-vedova con un figlio di
costante ma rara frequentazione: è
destinata a terminare la propria vita
ricordando il tempo andato. Angela è
giovane e rumena, si guadagna da vivere
in Italia facendo la badante. Quando
Gemma trasloca dopo la scomparsa del
marito, Angela viene assunta per
prendersene cura. Per il suo riuscito
esordio nel lungometraggio di finzione il
fiorentino Federico Bondi estrae dal
minimalismo quotidiano una storia tutta
virata al femminile. Autore del soggetto e
co-sceneggiatore con Ugo Chiti, il giovane
regista ha cercato nella realizzazione di
Mar Nero la risposta più a un interesse
personale che sociologico e sociale. “Gli
anziani costretti ad entrare in contatto
56
in sala
Federico Bondi
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
diretto e totalizzante con un perfetto
sconosciuto, proprio nel momento più
fragile e precario della loro esistenza”.
Ma anche, continua Bondi “l’incontro con
il diverso, la convivenza forzata con l’altro
da sé, visti non in chiave saggisticosociologica, ma attraverso la storia di una
dipendenza reciproca che si fa solidarietà
e amicizia”. Così descrive il senso
profondo da cui è nata “l’avventura
Il regista Federico Bondi
umana” della sua opera prima per la
quale ha selezionato due (matt)attrici
perfette: la navigata teatrante e televisiva
Ilaria Occhini (premiata a Locarno, dove
il film era in concorso, come miglior
attrice) per il ruolo di Gemma e la brava
rumena Dorotheea Petre nella parte di
Angela. Diffidenti e scontrose
inizialmente, le due personalità gravitano
nell’incomunicabilità delle quattro pareti
casalinghe finché la sete d’affetto di
ciascuna abbatte gli orgogli. Il coraggio,
la comprensione dei bisogni altrui e
l’accettazione della generosità contro
ogni chiusura suggellerà tra le due
donne un’amicizia emozionante e
solidale. E sarà la vecchia Gemma,
rigenerata dalla scoperta di essere
ancora in grado di fare qualcosa di
buono, a soccorrere la giovane badante,
seguendola in un viaggio nell’ignota terra
di lei alla ricerca del compagno che
sembra smarrito.
ANNA MARIA PASETTI
%
i film del mese
Revolutionary Road
Di Caprio e la Winslet per il naufragio del
sogno americano: ottima la regia di Sam Mendes, ma
inferiore al libro di Yates
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Leonardo Di Caprio, Kate Winslet
Drammatico, Colore
Universal
119’
PUÒ LA NORMALITÀ essere speciale?
Che succede a una coppia normale,
drammaticamente normale, quando si
intende speciale? E’ denso di questi
interrogativi esistenziali il quarto film di
Sam Mendes, Revolutionary Road, dal
romanzo omonimo di Richard Yates (ed.
minimum fax), con protagonista 10 anni
dopo la coppia di Titanic: Leonardo Di
Caprio e Kate Winslet (moglie del
58
in uscita
Sam Mendes
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Kate Winslet. Sotto Michael
Shannon
BUONO
regista). States anni ’50, April (Winslet) e
Frank (Di Caprio) si piacciono, si
sposano e si considerano diversi, ideali,
destinati a un grande futuro. Ma è una
prospettiva suicida, che sacrifica il qui e
ora quale necessaria premessa della
gloria che sarà. Belli, simpatici,
anticonformisti, ma questi - supposti tratti dissonanti vengono scarificati dalla
routine, il loro modellino eroso a
immagine e somiglianza del Modello
tanto disprezzato. Prendono casa in
Revolutionary Road (sic), periferia
urbana e presto esistenziale: Frank fa
avanti e indietro da Manhattan,
impiegato apatico e senza più velleità;
April fa la casalinga, la madre, si spegne
e sogna la passione. E’ lei a cercare il
rimedio: la fuga dal Connecticut per la
Parigi dell’utopia, dove lei potrebbe
lavorare e Frank pensare che fare da
grande. Ma la Tour Eiffel rimarrà
cartolina: Frank seduce una poveretta,
trova una promozione, traccheggia; April
aspetta invano quella promessa di
felicità, e un bambino. Accanto a loro,
una coppia coetanea (David Harbour e
Kathryn Hahn) di ristrettissimi orizzonti,
progressivamente più vicini,
l’ingombrante Kathy Bathes, e, sul lato
opposto, il figlio di quest’ultima, afflitto
da problemi psichiatrici (Michael
Shannon, magnetico e candidato
all’Oscar), a tal punto da essere l’unico a
dire ad April e Frank la (loro) triste
verità. Conformismo, ipocrisia,
sessismo: l’America anni ’50, e
successivi, che ha perso il suo sogno
viene inquadrata su scala da Mendes,
con un ottimo materiale di partenza, il
romanzo di Yates, che il regista di
American Beauty traduce con grande
potenza visiva (eccellente fotografia di
Roger Deakins, non è una novità),
splendidi interpreti (meglio Di Caprio
della Winslet, ma entrambi sotto
Shannon), rigorosa ricostruzione
(scenografie di Kristi Zea) e un limite: il
romanzo stesso. Non che il film ne
faccia cattivo uso, ma una inevitabile (?)
riduzione: la tensione simbolica della
coppia protagonista, derivante da un
trattamento lucidamente induttivo,
perde in definizione sullo schermo, che
si concede scorciatoie (ben più
importante la scappatella di Frank, e
decisamente più sexy la sua “preda”
cartacea) e delega agli attori, chiamati a
riempire con surplus scenico – a tratti
enfatico - gli omissis nell’introspezione.
Rimane un colpo di genio, ad alto
voltaggio simbolico: una pozza di sangue
e uno sguardo perso dietro al futuro.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Che succede a una
coppia normale se
pensa di essere
speciale?
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
i film del mese
Il respiro
del diavolo
The Strangers
Tra Funny Games e Them, un
esercizio di stile di buonissimo livello per
l’esordiente Bryan Bertino
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in uscita
DELUDENTE
Noioso thriller soprannaturale che
cavalca il ritorno di moda del “bambino
demonio”. E lo charme di Josh “Lost” Holloway
DA POCO USCITI DI PRIGIONE, Max (Josh Holloway) e la
sua fidanzata Roxanne (Sarah Callies) sono decisi a
rifarsi una vita onestamente con la gestione di una tavola
calda. Le finanze, però, non bastano e allora Max si lascia
convincere dall’amico Sydney (Michael Rooker) ad un
ultimo colpo: rapire un bambino di 8 anni per poi chiedere
il riscatto ai ricchi genitori. Max accetta ma, una volta
effettuato il rapimento, il bambino dimostra strani poteri
e, soprattutto, la capacità di mettere i suoi rapitori l’uno
contro l’altro. Il tema del bambino diavolo, topos
dell’horror anni Settanta, sembra tornato di gran moda;
ne sono prova il mediocre remake de Il presagio di John
Moore e il sopravvalutato Joshua, diretto da George
Ratliff. Ora la distribuzione italiana, per sfruttare il
successo di Mister Lost, Josh Holloway, rispolvera questo
noioso thriller soprannaturale, vecchio di un anno,
mentre altri e ben più meritevoli titoli della produzione
fantastica contemporanea (uno per tutti: Diary of the
Dead di George Romero) vengono del tutto ignorati.
Meditate gente, meditate.
PAOLO ZELATI
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
60
Stewart Hendler
Josh Holloway, Blake Woodruff
Thriller, Colore
Eagle Pictures
95’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Bryan Bertino
Liv Tyler, Scott Speedman
Horror, Colore
Universal
85’
CI SONO POCHE COSE PIÙ TERRIFICANTI, per gli americani,
che scoprire di non essere al sicuro nemmeno tra le mura
domestiche. Un sensazione questa, che gli eventi dell’11
settembre hanno esasperato all’ennesima potenza. Da
allora, il cinema (soprattutto di genere) ha rielaborato
questa “paura” atavica in diverse forme e situazioni: The
Strangers non ne è che l’ultima incarnazione.
Kristen (Liv Tyler) e James (Scott Speedman) sono una
giovane coppia che, a notte inoltrata, si reca in una casa
isolata per quella che sarebbe dovuta essere una serata
romantica. Kristen, però, rifiuta la proposta di matrimonio
del fidanzato il quale, seccato, esce di casa. Poco tempo
dopo, una strana ragazza bussa alla porta chiedendo di una
persona sconosciuta; lentamente la situazione degenera
fino a che una strana figura mascherata si introduce
nell’appartamento. Tra Funny Games e Them (anche se con
differenze sostanziali), l’esordiente Bryan Bertino mette in
scena un inquietante film d’assedio sfruttando alla
perfezione lo spazio del formato widescreen. Rispetto allo
standard contemporaneo la violenza è quasi assente ma la
tensione si mantiene su livelli elevati. Solo un esercizio di
stile, ma fatto come si deve.
PAOLO ZELATI
%
in sala
BUONO
film del mese
Valzer con Bashir
in sala
Regia
Genere
Distr.
Durata
DA NON PERDERE
Ari Folman
Animazione, Colore
Lucky Red
Ipnotico viaggio nella memoria per non
dimenticare il massacro di Sabra e Chatila
87’
IL RIMOSSO DEL SINGOLO, la
ricostruzione frammentaria e onirica
della memoria collettiva. L’israeliano
Ari Folman smussa la “rigidità” del
documentario per intraprendere uno
sconvolgente viaggio à rebours,
percorso ipnotico e liquida danza nei
meandri del ricordo perduto. Si parte
dal sogno (i 26 cani, gli stessi uccisi
venticinque anni prima in Libano, che
tormentano le notti di un suo vecchio
commilitone), si arriva alle immagini di
repertorio, al pianto e al dolore dei
profughi palestinesi scampati al
massacro di Sabra e Chatila del 1982
ad opera dei cristiani falangisti: in
mezzo, attraverso le animazioni di Yoni
Goodman e il magmatico tappeto
sonoro di Max Richter (premiato con
l’EFA), la determinazione di un uomo, lo
stesso Folman, deciso a comprendere
perché di quella storia, vissuta in prima
persona armi in pugno, rimanga
solamente un’unica sbiadita traccia.
L’approccio è rivoluzionario, l’impatto è
dirompente, la forma solo in apparenza
cannibalizza il contenuto: le
testimonianze di chi, insieme al regista
allora diciannovenne, si trovava a dover
sparare “danzando” in mezzo al fuoco
incrociato e ai manifesti dell’appena
Il regista Ari Folman
ucciso presidente cristiano Bashir
Gemayel (da qui il titolo del film) o a
dover raccontare quello che succedeva
(l’inviato di guerra), riportano in
superficie ferite che la memoria ha
preteso di cicatrizzare, ma che il cuore
tiene ancora aperte, sanguinanti.
Impossibile, pertanto, immaginare un
medium che non fosse il fumetto, la
traccia animata, per rendere con
maggior incisività le dinamiche di un
trip dalla cupezza allucinante, a tratti
surreale e gelatinoso, tentativo di
autoanalisi psichedelica che squarcia
con potenza e giustificato “disordine” i
muri edificati dall’oblio. In Concorso
allo scorso Festival di Cannes, con il
regista invitato a rimanere per la
cerimonia di premiazione, Valzer con
Bashir non ha comunque ottenuto
alcun riconoscimento. L’Oscar come
Miglior film straniero potrebbe
rendergli giustizia.
VALERIO SAMMARCO
%
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
61
i film del mese
Inkheart
Bride Wars. La mia
La leggenda di
Cuore d’Inchiostro
Fraser
e la Mirren in un fantasy che dichiara
amore alla lettura. Senza novità, ma decoroso
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Iain Softley
Brendan Fraser, Helen Mirren
Fantasy, Colore
Eagle Pictures
anteprima
106’
MO (BRENDAN FRASER) e la figlia Meggie (Elisa Hope
Bennett) sono “silvertongue”: danno vita ai protagonisti dei libri
leggendo ad alta voce le loro storie. Un dono dal rovescio della
medaglia perché tutte le volte che un personaggio di carta si
palesa nella realtà, una persona reale scompare nella finzione.
Una disgrazia che accade alla moglie di Mo quando il marito
legge una favola medievale popolata da mostruose creature…
Tratto da una fortunata trilogia di Cornelia Funke, Inkheart –
La leggenda di Cuore d’Inchiostro è una versione per bambini
del Seme della follia, dove i mostri fanno ridere, le invenzioni si
alternano agli omaggi (Il mago di Oz , Peter Pan) e gli scambi
tra realtà e finzione riusciti e mai intellettualistici. Iain Softley –
anche produttore con la Funke – dimostra di conoscere i
meccanismi del fantasy, trovando il giusto equilibrio tra
commedia, azione, e immaginazione. Bravo Fraser,
impareggiabile (ma non è una novità) “zia” Helen Mirren. Siamo
più dalle parti di Narnia che di Hogwarts (Harry Potter), ovvero
nei limiti di un genere che inizia a mostrare segnali di
stanchezza. Inkheart però un merito tutto suo ce l’ha: aver
trasformato l’Italia – dove è stato girato – in un Paese da favola.
GIANLUCA ARNONE
%
anteprima
DISCRETO
LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET,
consectetuer adipiscing elit.
Donec vel mauris in diam e Kate Hudson: sfida
all’ultimo
matrimonio tra gag e déjà-vu
imperdiet aliquam. Nullam
fermentum. Sed consequat.
Anne Hathaway
NEGLI STATES è un grande business, e lo è – pur se in
maniera differente – anche negli altri Paesi. Ma, soprattutto, il
matrimonio è un soggetto che ben si presta a raccontare tante
storie. Per una commedia, poi, l’intreccio lui, lei e gli altri può
generare sketch a volontà. Bride Wars. La mia migliore
Operazione
I soliti sospetti
in salsa hitleriana
per Singer: un thriller inerte come l’occhio di
vetro di Cruise
E’ VERO CHE BRYAN SINGER aveva diretto, con merito, I soliti
sospetti, ma ritrovarne degli altri, ancor meno insoliti, nella
Germania hitleriana è davvero troppo. Come creare suspense,
se non mera attenzione, su un evento storico noto ai più?
Siamo nel ’44, il Reich millenario ha data di scadenza mensile,
il colonnello Claus von Stauffenberg decide di passare
all’azione, prima che sia troppo tardi per le sorti dell’amata
patria e dell’Europa tutta: Hitler ha da morire. Il teatro è la
Tana del Lupo, l’operazione - ideata da Hitler e riutilizzata
contro di lui - Valchiria, l’esecutore, con l’esplosivo nella 24ore,
von Stauffenberg: sarà l’ultimo di una serie di falliti attentati al
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
DISCRETO
Bryan Singer
Tom Cruise, Kenneth Branagh
Storico, Colore
01 Distribution
120’
migliore nemica
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Wajda racconta senza fronzoli una
Gary Winick
drammatica pagina di storia della Polonia
Anne Hathaway, Kate Hudson
Commedia, Colore
20th Century Fox
94’
nemica, diretto da Gary Winick cambia le carte in tavola e così
il matrimonio diventa il cuore per parlare di amicizia. Non è
importante che ci sia un “lui”, qui contano solo loro, le spose.
Il sogno comune di organizzare la cerimonia al Plaza Hotel
finalmente si corona. Emma (Anne Hathaway), docile
insegnante, e Liv (Kate Hudson) determinato avvocato di fama,
vanno dalla regina dei matrimoni per fissare la data. Sono
felici, ognuna sarà la damigella d’onore dell’altra come nelle
loro promesse di bambine. Ma per un errore le prenotazioni
sono state segnate lo stesso giorno. Nessuna vuole rinunciare
e così comincia la guerra a suon di colpi bassi. Emma, che
crede di “tener testa” alla sua “debole” amica, si trova invece
davanti una nuova Liv, pronta a tutto. Una sequela di gags
mette a nudo le debolezze di entrambe portando allo scoperto
la vera essenza delle due donne, le loro emozioni e,
soprattutto, la lealtà e la profondità della loro amicizia.
CRISTINA SCOGNAMILLO
%
Valchiria
in sala
Katyn
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Andrzej Wajda
Andrzej Chyra, Maja Ostaszewska
Drammatico, Colore
Movimento Film
117’
MAESTRO DEL CINEMA MONDIALE, a ottantadue anni
Wajda ha finalmente trovato il coraggio di portare sullo
schermo una drammatica pagina della storia della Polonia,
una tragedia che oltre tutto lo tocca profondamente da
vicino. Il padre Jacub infatti, fu uno degli oltre ventimila
ufficiali polacchi massacrati dalle truppe sovietiche a Katyn
e in altri campi di prigionia. Vittime innocenti di un atto di
barbarie a lungo negato, come occultata la spietatezza con
la quale fu perpetrato. Il forte legame emotivo con la
materia narrata ha indotto il regista ha raccontare i fatti,
tutti veri e documentati, utilizzando un linguaggio classico
che mai eccede in dialoghi ridondanti o in belle immagini,
sebbene siano firmate da Pawel Edelman, lo stesso autore
della fotografia del Pianista. Del resto il numero delle
vittime, il dolore dei familiari, la spaventosa portata degli
eventi parlano da soli. Molte le vicende a incastro in un film
che aderisce perfettamente alla Storia ma sulle altre spicca
quella di Anna, moglie del capitano Andrzej, simbolo delle
migliaia di mogli, madri e figlie che attesero invano il ritorno
a casa dei loro uomini. Cinema civile per eccellenza, Katyn è
un doveroso atto d’accusa al servizio della Verità.
ANGELA PRUDENZI
%
in uscita
DISCRETO
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
DISCRETO
Führer, che un anno più tardi si suiciderà nel bunker di Berlino.
Fin qui tutto noto, eccetto a Singer e gli sceneggiatori
Christopher McQuarrie - al lavoro su altri tre progetti con
Cruise (sic) – e Nathan Alexander che costruiscono il film come
se la sorpresa fosse dietro l’angolo. Così non è, ovviamente, ma
anziché concentrarsi sulla psicologia di questi “salvatori della
patria”, ovvero il retroterra sociale del colpo di mano, e cercare
l’ineludibile ricostruzione filologica, si punta al thriller: inerte
come l’occhio di vetro di Cruise.
JEAN-PIERRE HIPPO
%
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
The Wrestler
anteprima
Regia
Con
DA NON PERDERE
Darren Aronofsky
Mickey Rourke, Marisa Tomei
Evan Rachel Wood
Genere
Distr.
Durata
Drammatico, Colore
Mickey Rourke commuove fino alle lacrime
Lucky Red
110’
“ONE, TWO, RAM”: in una sala di
periferia, la leggenda del wrestling anni
‘80 Randy “Ram” Robinson firma
autografi e si fa scattare fotografie per
otto dollari l’una. Intorno a lui, altri ex
lottatori, invecchiati e appesantiti,
aspettano l’arrivo di qualche fan per fare
due soldi con gloriose VHS o altri gadget.
Si parta da questo momento di The
Wrestler, film che ha regalato a Darren
Aronofsky il Leone d’Oro a Venezia e che
potrebbe valere l’Oscar per Rourke, per
concentrarsi sulla cifra narrativa e
stilistica, soprattutto emozionale,
adottata dal regista per l’intero corso
dell’opera: nella quotidianità di questo
lottatore sul viale del tramonto, i gesti,
gli acciacchi e la difficoltà di vivere al di
fuori del ring, si portano al centro di uno
sguardo doloroso e commovente su una
64
Indipendente e dall’impatto devastante:
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
realtà quasi mai raccontata al cinema
(tutto quello che ruota intorno al mondo
del wrestling). Da Rocky Balboa a Randy
Robinson - impossibile immaginare
qualcun altro ad impersonarlo che non
fosse Mickey Rourke - il passo è meno
breve di quanto possa sembrare: “Ram”
l’ariete è solo, in un “mondo che se ne
frega di lui”, con una figlia adolescente
(Evan Rachel Wood) che prova
inutilmente a riconquistare dopo anni
Il regista Darren Aronofsky
passati chissà dove e l’illusione di un
amore (Pam/Cassidy, spogliarellista non
più giovanissima interpretata da Marisa
Tomei, anche lei candidata all’Oscar) che
non ci sarà mai. Aronofsky non smette di
seguire il suo Randy - inquadrandolo di
nuca, con macchina a spalla e
pianisequenza - illudendoci, illudendolo,
di poter sognare altri ingressi trionfali:
l’eco dei tifosi rimbomberà poco prima di
iniziare il nuovo lavoro al banco
alimentari, ma non appena oltrepassata
la tendina del “dietro le quinte” sarà il
silenzio a calare nuovamente sulla sua
vita. Lo stesso che l’aveva accolto dopo
l’infarto - costringendolo a smettere con
le esibizioni e tentare la via della
“normalità”: ma è un fallimento che
Randy non può sopportare, preferendo
una volta di più il martirio della carne e il
grido del pubblico, uscendo di scena nel
più poetico e metacinematografico dei
modi. Ultimate Warrior.
VALERIO SAMMARCO
%
Home
Milk
Straordinario Sean Penn
per Gus Van Sant. Ma la passione militante
soffoca il biopic
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in uscita
DISCRETO
Isabelle Huppert madre di
famiglia nell’incerta opera prima di Ursula
Meier: lei sopravvive, lo spettatore meno
OPERA PRIMA della franco-svizzera Ursula Meier,
presentata alla Semaine de la Critique a Cannes 2008 e
accolta favorevolmente dalla critica transalpina:
“Esistono ancora queste utopie nel cinema, ma è sempre
più difficile”, afferma la protagonista Isabelle Huppert,
madre che (soprav)vive con la famiglia in una casa sul
ciglio dell’autostrada, “osservata con un dispositivo
teatrale, come dei pesci rossi in una boccia d’acqua”. Fin
qui tutto bene, anzi no: tra un profluvio di citazioni che si
vorrebbero involontarie (da Tati a Godard, passando per
Polanski e Hitchcock), equilibrio incerto tra le ragioni
della commedia e quelle dell’apologo politico, ecologista,
etc., che richiederebbe il dramma – il finale
incomprensibilmente ottimista è genuinamente posticcio
– Home fatica a trovare casa, ovvero una coerenza
poetica, ancor prima che stilistica, e una residenza
ideologica: se ogni interpretazione – come vuole la
regista – è lecita, non è democrazia, ma anarchia dello
sguardo. Ce n’è anche per Madame Huppert, prossima
presidente di giuria a Cannes: alla prima inquadratura, la
sua madre espansiva e gioiosa sappiamo già che non
durerà. La versatilità di un’attrice è preziosa: soprattutto
per lo spettatore.
JEAN-PIERRE HIPPO
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
66
Ursula Meier
Isabelle Huppert, Olivier Gourmet
Drammatico, Colore
Teodora Film
97’
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Gus Van Sant
Sean Penn, James Franco
Drammatico, Colore
Bim
128’
1970 - 1978, otto anni nella vita di Harvey Milk: da giovane
attivista a favore delle minoranze gay all’elezione a
supervisor (consigliere comunale) di San Francisco, fino
all’omicidio per mano di un collega (Josh Brolin) omofobico
e, soprattutto, invidioso. E’ Milk (8 nomination all’Oscar), il
biopic militante di Gus Van Sant, dedicato al primo
omosessuale dichiarato ad avere un incarico pubblico negli
Usa: “Era una storia importante su un personaggio
straordinario: valeva la pena raccontarla”, dichiara il regista,
sconfessando in parte le analogie con il neopresidente Usa:
“Entrambi lottano per i diritti delle minoranze, ma Milk
veniva dalla strada, Obama da un contesto politico solido”.
Sullo schermo, la vita di Harvey - gli amori (James Franco) e
le passioni (l’opera, Tosca su tutti), l’attivismo e la
mediazione, i lutti (il suicidio di un compagno, Diego Luna) e
le gioie (l’elezione per il quartiere Castro, al terzo tentativo)
– e la straordinaria interpretazione che ne dà Sean Penn,
con una metamorfosi da mozzare il fiato. E’ lui l’unico pezzo
forte di un biopic lontano dal minimalismo e dalla
rarefazione del miglior Van Sant, che abbracciando con
passione la storia di Harvey ce la riconsegna in una cornice
tradizionale, se non involuta.
FEDERICO PONTIGGIA
%
in sala
DISCRETO
film del mese
Australia
in sala
Regia
Con
DISCRETO
Baz Luhrmann
Nicole Kidman, Hugh
Jackman
Genere
Distr.
Durata
Kolossal, Colore
Luhrmann
tenta il Via col vento del terzo
millennio: decalco con poca inventiva
20th Century Fox
165’
ALLA VIGILIA della seconda guerra
mondiale, l’artistocratica inglese Lady
Ashley (Nicole Kidman) lascia l’Europa
per recarsi a Darwin, Australia. La
donna vuol riportare a casa il marito,
che da tempo si è ritirato nella tenuta di
Faraway Downs ad occuparsi di mucche,
“donzelle” aborigene e cavalli. Scortata
da un rude mandriano (Hugh Jackman),
scoprirà con orrore che il consorte è
stato ucciso e il ranch rischia la rovina...
Progetto inseguito per anni, l’Australia
del genialoide Baz Luhrmann
(Romeo+Giulietta, Moulin Rouge!) è un
omaggio debordante ai monumenti
hollywoodiani - kolossal alla Via col
vento e alla Lawrence d’Arabia - da cui
saccheggia filosofia (il film come
impresa totale), struttura narrativa,
archetipi e linguaggio. Sulla carta
un’occasione unica: l’impianto
scenografico (del premio Oscar
Catherine Martin) offre al romanticismo
kitsch del regista l’ideale cornice per
dispiegare tutta la sua esuberanza
immaginativa, mentre la capacità di
(ri)maneggiare i generi può esaltarsi nel
“film dei film” (in una sola pellicola: la
commedia, il western, il melodramma, il
musical e il war-movie). Peccando di
prudenza invece, Luhrmann si
Il regista Baz Luhrmann
accomoda sulla sua costosissima
macchina del tempo - 130 milioni di
dollari di budget (un record per il cinema
australiano) – senza mai scendere,
fiducioso che un decalco della mitica
epopea del cinema basti e avanzi.
Ritroviamo così lo stesso gigantismo
produttivo, una travolgente storia
d’amore sullo sfondo di un affresco
storico-sociale (la seconda guerra
mondiale, e pure la vergogna della
“generazione rubata”: i bambini
aborigeni strappati dallo Stato ai loro
genitori naturali), due smaglianti
protagonisti (bravi la Kidman e Jackman,
ma Vivien Leigh e Clark Gable erano
un’altra cosa), i paesaggi mozzafiato e i
tramonti di fuoco. Tutto come allora ad
eccezione del pubblico che rischia – con
mezzo secolo di cinema alle spalle – di
prendere il giocattolone di Luhrmann
come un classico riveduto. Ma non
corretto.
GIANLUCA ARNONE
%
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
67
i film del mese
The
Reader
anteprima
Regia
Con
DISCRETO
Stephen Daldry
Kate Winslet, David Kross,
Ralph Fiennes
Genere
Distr.
Durata
Drammatico, Colore
01 Distribution
123’
GERMANIA post Seconda Guerra
Mondiale: l’adolescente Michael Berg
(David Kross) si sente male, e viene
soccorso da una donna, Hanna (Kate
Winslet), con il doppio dei suoi anni. Il
ragazzo si riprende dalla scarlattina, e
torna per ringraziarla: nasce una
relazione basata sul sesso e le buone
letture, dall’Odissea a La signora col
cagnolino di Cechov, che Michael
declama per Hanna. Ma un giorno la
donna scompare. Otto anni più tardi,
Michael, studente di legge, assiste ai
processi per i crimini nazisti: rimane
sconvolto dal rivedere Hanna alla sbarra
quale aguzzina di Auschwitz.
A intrecciarsi a questo passato che non
passa, il Michael adulto (Ralph Fiennes),
pubblico ministero, un matrimonio alle
spalle, una figlia trascurata, e qualche
68
Kate Winslet
e Ralph Fiennes al
servizio di Daldry, tra didascalie ed enfasi
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
avventura: non ha dimenticato Hanna, a
cui manda in prigione i nastri registrati
con le letture dei loro livres de chevet.
Diretto da Stephen Daldry (The Hours), a
partire dal bestseller A voce alta di
Bernhard Schlink, The Reader (candidato
a 5 Oscar) è l’ennesimo – vedi
Revolutionary Road, Il curioso caso di
Benjamin Button, The Doubt adattamento di peso della Hollywood
2008, palesemente a corto di idee
Il regista Stephen Daldry
(originali). Con Revolutionary Road, è
anche la seconda grande prova di Kate
Winslet, che qui non teme di mostrare un
corpo seducente ma segnato e di
invecchiare – incredibilmente – per dare
volto al male banale, anzi stolido, di
Hanna. Più interessante, come nel film
del marito Sam Mendes, è tuttavia la
prova del coprotagonista adulto: Ralph
Fiennes, bravo da consuetudine e gravato
di un pesante fardello: come è possibile
amare (chi ha fatto) il Male? Un
interrogativo che nel romanzo-capolavoro
di Jonathan Littell Le Benevole –
protagonista un SS che si lascia scivolare
nel male - viene sbattuto in faccia al
lettore, e qui, viceversa, mediato dal
personaggio di Michael: ma un grande
libro avrebbe evitato il pleonasmo di
affibbiargli la professione giuridica, e un
grande film non si sarebbe profuso in
lungaggini, didascalie e enfasi,
lasciandoci nulla da leggere tra le righe.
FEDERICO PONTIGGIA
%
Appaloosa
The
Horsemen
Dennis Quaid inciampa in un horror
esoterico con ricadute familiari. Senza
particolari spasmi
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
in sala
BUONO
Harris rifà il western di Ford e Hawks:
amicizia virile, donne fedifraghe e stralunata
ironia
L‘AMICIZIA È TRA UOMINI VERI, schietta e inossidabile.
La donna (Renée Zellweger) moralmente compromessa,
pura minaccia dell’unione maschile. Il villain (Jeremy
Irons) così odioso che non vedi l’ora di ficcargli una
pallottola in testa. Lo spazio immaginifico: verdi pianure e
cieli tersi, dove uomini, fucili e cavalli sono inglobati,
macchie viventi nel tutto organico. L’Appaloosa di Ed
Harris - alla sua seconda regia dopo Pollock - è questa:
un fantasma in piena luce del western che fu. Un decalco
sul cinema dei padri - Ford e Hawks in testa - che
scavalca le generazioni di mezzo (le divagazioni moderne
di Penn, Peckinpah e Eastwood) per riannodare il filo
della memoria fino alle origini del genere, dove la
frontiera è ancora mitologia, la storia fuoricampo.
Non mancano accenti crepuscolari ai due straordinari
cavalieri dell’ovest Harris e Mortensen, mentre osservano
con crescente disincanto e humour stralunato il mondo
attorno che cambia. Ma sono frammenti di modernità da
spazzare via il prima possibile per reinsediare
immacolato il mito.
E far passare l’unica morale possibile, incisa (come i
dialoghi) sulla pietra: al diavolo la storia, la violenza e la
politica. A qualcuno il western piace classico.
GIANLUCA ARNONE
%
Regia
Con
Genere
Distr.
Durata
Jonas Åkerlund
Dennis Quaid, Ziyi Zhang
Horror, Colore
Moviemax
110’
COME AND SEE. L’indizio che un serial killer fulminato
dall’Apocalisse di Giovanni lascia ogni volta sulla scena del
crimine sarà utile forse al detective Aidan Breslin per
sbrogliare la matassa, ma potrebbe trarre in inganno lo
spettatore ingenuo: in The Horsemen di Jonas Åkerlund –
thriller esoterico con ricadute familiari – c’è poco da vedere.
Zero sorprese, poca suspense, nessuna eredità da lasciare
ai posteri. Anzi. La sceneggiatura sembra ciclostilata con le
pagine di ben più attrezzati modelli: da Seven e “i suoi
fratelli” (Il collezionista di ossa, Saw e I segni del male, i
riferimenti scoperti) - da cui saccheggia struttura a rebus ed
echi millenaristici – al thriller psicologico stile Thomas
Harris, qualora le ambiguità metafisiche di un Hannibal
Lecter si possano credibilmente sostituire con le
farneticazioni della poco “mostruosa” Ziyi Zhang. La
tensione latita, Dennis Quaid non luccica. L’attore si accoda
senza colpo ferire alla lunga colonna dei suoi predecessori,
indossando i panni del classico investigatore disilluso e
amareggiato. Talmente preso dal lavoro da perdere di vista i
suoi doveri di padre, e così smanioso di fare giustizia da non
vedere le colpe che sanguinano tra le quattro mura di casa.
GIANLUCA ARNONE
%
in sala
DELUDENTE
Ed Harris
Ed Harris, Viggo Mortensen
Western, Colore
01 Distribution
116’
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
69
Scopri tutti gli altri DVD delle collezioni su www.20thfox.it/dvd
telecomando
teratura: novità e bilanci
Homevideo, musica, industria e let
DVD
5 inediti per Newman,
tris di Dardenne e
Hammer “da paura”
Borsa del cinema
Le sale dei centri storici
a rischio estinzione.
I segreti dell’agente Orazi
Libri
Con Marìas dove tutto
è accaduto. Lo schermo
si fa Storia
Colonne sonore
Il Valzer di Max Richter
tra Milk e Revolutionary
Road
Visioni
eXtra
Mulder e Scully in Blu-ray,
contenuti doc per Hancock e
Mamma mia!
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Cinque inediti per
ricordare Blue Eyes:
dall’incontro con Jeanne
Woodward ne La lunga
estate calda fino
a Harry & Son
Un Quintet per
Newman
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
di Valerio Sammarco
NON SOLO gli indimenticabili
Nick mano fredda (recentemente
distribuito da Warner Home
Video), Butch Cassidy, La stangata
e Lo spaccone: per ricordare Paul
Newman, l’ultimo divo di
Hollywood, 20th Century Fox
propone cinque titoli, finora
inediti in Dvd, differenti per
genere e spessore, comunque
significativi di alcuni momenti
particolari della sua carriera. Si
comincia con La lunga estate
calda, film di Martin Ritt che
valse a Newman il premio
come Miglior attore a Cannes
nel ’58 e, soprattutto, gli
“regalò” Joanne Woodward,
che sposò lo stesso anno per
rimanerle accanto il resto della
vita. Sempre insieme alla
moglie, lo stesso anno è la volta
della commedia Missili in giardino di Leo McCarey. Poi, ancora
con Joanne, è protagonista di
Dalla terrazza: diretto da Mark
Robson, il film racconta la scalata di Alfred, milionario di
famiglia con il sogno di sfondare nel mondo della finanza per
diventare miliardario. La fama e
i capolavori si susseguono, poi
nel ’79 arriva il fantascientifico
Quintet di Robert Altman e cinque anni dopo, nel 1984, la
quarta regia di Paul Newman,
Harry & Son: un dramma in
parte autobiografico dopo la
morte dell’unico figlio maschio
dell’attore, Scott, scomparso nel
’78 per un’overdose.
DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Ang Lee da
collezione
La cl as se de i cl as si ci
a cura di Bruno Fornara
Tripletta in cofanetto. Poi Ragione e
sentimento in edizione Deluxe
REGIA William A.
Wellman
CON Gregory Peck,
Richard Widmark
GENERE Western
(1948)
DISTR. Cecchi Gori HV
Flamingo Video
Cielo giallo
CI SONO MOLTI degli elementi
di base del western. C’è il gruppo di fuorilegge che ha rapinato
una banca. Siamo nel 1867 e “la
guerra ha sconvolto questi
ragazzi e li ha messi su una falsa
strada”. C’è il deserto della
Death Valley che i villains devono attraversare per sfuggire agli
uomini dello sceriffo. C’è una
città fantasma che si chiama
Yellow Sky dove vivono un vecchio e una giovane donna che sa
usare le pistole. Ci sono gli
indiani Apache. E c’è l’oro di
una miniera abbandonata. Poi ci
sono gli attori della grande
Hollywood: Gregory Peck,
Richard Widmark e Anne
I CAPOLAVORI del premio Oscar Ang Lee raccolti
per la prima volta in un cofanetto da collezione per
01 distribution: i duelli spettacolari de La tigre e il dragone (Oscar 2000 Miglior fotografia, Miglior colonna
sonora, Miglior scenografia, Miglior film straniero –
Golden Globe 2001 Miglior regia, Miglior film straniero), l’amore tra i due cowboy Heath Ledger e Jake
Gyllenhaal ne I segreti di Brokeback Mountain (Oscar
2005 Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior colonna sonora; Venezia 2005 Leone
d’Oro; Golden Globe 2006 Miglior film, Miglior
regia, Miglior sceneggiatura, Miglior canzone, Miglior
film drammatico), spy story e sensualità nella Taiwan
degli anni ‘40 in Lussuria (Venezia 2007, Leone
d’Oro). Contemporaneamente, Columbia Tristar
ripropone in Edizione Deluxe Ragione e sentimento
(1995), il primo film diretto da Ang Lee lontano dalla
madrepatria, interpretato da Emma Thompson,
Hugh Grant e Kate Winslet.
DISTR. 01 DISTRIBUTION E COLUMBIA TRISTAR
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Baxter, con intorno i solidi
caratteristi di quegli anni. E c’è
infine il contrasto che fa da
ossatura portante in tanti
western tra il fuorilegge che può
e vuole riscattarsi (grazie all’amore...) e il bandito che invece
pensa all’oro maledetto, che gli
riuscirà di possedere solo da
morto, quando la polvere gli scivolerà fuori dal sacchetto come
da una clessidra il cui tempo è
ormai finito... Un western stilizzato, ispirato alla lontana alla
shakespeariana Tempesta, con
alcune bizzarrie visive come
quando Gregory Peck viene
inquadrato da dentro la canna
del fucile puntato su di lui.
Fi lm in or bi ta
a cura di Federico Pontiggia
Il diario di Anna Frank
(Sky Cinema 1)
Il 27 gennaio, in occasione della giornata della
memoria dell’Olocausto, un film inedito targato BBC
sulla vita di Anna Frank. Memento nella soffitta di
Amsterdam, per commuovere e non dimenticare.
Heath Ledger
(Sky Cinema Mania)
A un anno dalla scomparsa di Heath Ledger, il 22
gennaio in prima serata il film della consacrazione,
Brokeback Mountain, e in seconda Io non sono qui,
con l’attore aussie nei panni di Bob Dylan.
Cashmere Mafia
(Mya)
Executives di successo a Manhattan, Mia, Juliet,
Caitlin e Zoe, amiche dai tempi della business school,
ora alle prese con colleghi rivali e matrimoni traballanti.
Passano gli anni, ma è sempre Sex and the City…
La paura
fa ‘60
In due volumi 4 classici della Hammer.
Occhio poi a Behind the Mask
RIEMERGONO DALLE TENEBRE
4 classici della Hammer Films, mitica
casa di produzione inglese che
contribuì a sdoganare l‘horror in tutto
il mondo. Nel primo volume Il mistero
della mummia di Michael Carreras
(1964), secondo horror egizio con cui
si tentò di bissare le fortune del
prototipo firmato Terence Fisher (il
più prolifico regista Hammer), che
ritroviamo qui con Il mostro di Londra
(1960), rilettura del Dr. Jekyll e Mr.
Hyde. Nel secondo volume Lo sguardo
che uccide (The Gorgon, 1964), ancora di
Terence Fisher e La casa del terrore
(1961) di Seth Holt. Sul fronte USA,
invece, attenzione a Behind the Mask,
mockuhorror di Scott Glosserman
che rende omaggio ai grandi serial
killer dell’immaginario
cinematografico. Con Robert
“Freddie Krueger” Englund.
DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
DVD
Funny Vision
MAMMA MIA!
Arriva anche in
Blu-ray e ricco di
contenuti
speciali (scene
eliminate, papere
sul set, making of
e tanto altro) la
commedia “Abba
Power”
campione d’incassi in tutto il mondo.
DISTR. UNIVERSAL
FUNNY GAMES
Fratelli d’autore
Rosetta, Il figlio e Il matrimonio di Lorna: trittico Dardenne
NON SE NE VANNO MAI DA CANNES
senza un premio. E in occasione dell’uscita in
Dvd dell’ultimo Il matrimonio di Lorna (Miglior
Sceneggiatura), Lucky Red ripropone in
versione disco singolo due capisaldi della loro
filmografia: Rosetta, che nel 1999 vinse sia la
Palma d’Oro che il Premio per la Miglior
Attrice (la allora esordiente Émilie Dequenne)
e Il figlio (Premio per il Miglior Attore ad
Olivier Gourmet) straordinario apologo su
vendetta e perdono, ma indelebile segno –
come quelli che rimangono quotidianamente
sul legno lavorato nella falegnameria che fa da
sfondo a tutta la vicenda – di un cinema che
senza l’artificio di orpelli riesce ad elevarsi per
intreccio e profondità morale. Peccato per
l’assenza di contenuti speciali, ma alle volte – ed
è questo il caso – possono bastare anche i film.
You’re in the
Movies
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
HANCOCK
DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT
Dare ascolto al regista per diventare una
star: i vostri film su Xbox 360
76
DISTR. LUCKY RED
In disco doppio e
in Blu-ray le gesta
del supereroe
meno amato del
mondo. Versione
Extended Cut,
copia digitale del
film e numerosi
extra: dal dietro
le quinte alle scene di azione.
DISTR. LUCKY RED
Imp aria mo a reci tare
Per la prima volta, grazie all’utilizzo della
telecamera di Xbox 360, possiamo recitare davanti
alla TV come fossimo consumati attori
hollywoodiani per creare i nostri film
personalizzati, oppure seguire i copioni già scritti
dal regista. You’re in the Movies è un gioco che ci
permette di recitare ed essere montati in una
pellicola virtuale, ma lo fa attraverso numerosi
mini-giochi nei quali dobbiamo sfidare la CPU o un
avversario. In uno, ad esempio, il regista ci chiede
di correre una maratona: queste scene saranno
Decalcomania e
simulacro:
Haneke rifà se
stesso dieci anni
dopo, con Tim
Roth e Naomi
Watts assediati e
Michael Pitt
assediatore.
Interviste al regista e agli attori.
X-FILES: VOGLIO CREDERCI
successivamente utilizzate per montare la nostra
corsa in un film thriller che ci vede inseguiti da un
killer sanguinario. Il titolo è già disponibile nei
negozi con o senza telecamera.
Per saperne di più visitate
http://www.multiplayer.it
ANTONIO FUCITO
Versione estesa
e scene inedite
per l’edizione HD
del film di Chris
Carter, con oltre
80 spezzoni video
tratti dagli archivi
X-Files, effetti
speciali di trucco,
scene tagliate e Gag reel.
DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Borsa del cinema
di Franco Montini
Città senza schermi?
Spariscono le sale dai centri storici: utile il rifinanziamento del fondo in favore
dell’esercizio per frenare la morìa dei cinema metropolitani
“Bisognerebbe
costruire nuove
strutture per vasti
bacini d’utenza”,
dice Protti
dell’Anec
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Bisogna prepararsi ad un futuro di città senza cinema? Le
indicazioni fornite dall’Anec,
la principale associazione degli
esercenti, fanno balenare questo pericolo. Perché negli ultimi 5 anni, se il numero degli
schermi è aumentato, se ne
sono aperti 863, nello stesso
periodo, fra il 2003 e il 2008,
sono stati 430 gli schermi che
si sono definitivamente spenti,
di cui 316 in monosale. In
alcune città è stata una decimazione: 10 a Firenze; 9 a
Roma, Milano, Napoli e
Bologna; 6 a Torino; 5 a
Palermo. Tra le regioni più
colpite dalle chiusure l’Emilia
con 82 scher mi perduti, la
Toscana 44, la Lombardia 41.
Paradossalmente si tratta
anche delle regioni che hanno
fatto registrare il mag gior
numero di nuove aperture:
195 gli scher mi inaugurati
negli ultimi 5 anni in
Lombardia, 81 in Emilia e
Toscana.
“Questi numeri - commenta il
presidente dell’Anec Paolo
Protti - dimostrano che il mercato si sta trasformando: cre-
Cast & Crew
di Marco Spagnoli
Ta le n t S c o u ti n g
A tu per tu con l’agente Daniele Orazi di Officine Artistiche
sce il numero dei multiplex,
ubicati fuori città, spariscono
le piccole e medie sale dei centri storici. Quando una sala di
città chiude, non tutti i suoi
frequentatori sono disposti a
trasferirsi nei multiplex.
Esistono vasti bacini d’utenza
privi di strutture moderne: è lì
che bisognerebbe costruire i
nuovi cinema, evitando il
fenomeno della cannibalizzazione fra le sale. Finora a soffrire sono state le strutture più
piccole, ma fra i cinema chiusi
non mancano multisale e perfino qualche multiplex”.
La scomparsa delle sale metropolitane con la conseguente
desertificazione dei centri storici, provoca conseguenze
socio/culturali che hanno
destato la preoccupazione di
comuni e amministratori locali. Per arginare e combattere il
fenomeno, il Comune di
Bologna ha stipulato con
l’Anec Emilia-Romagna una
convenzione che prevede tre
tipi di intervento, relativi alle
politiche fiscali, commerciali e
alla mobilità. In concreto si
tratta di questo: esenzione dell’imposta di pubblicità per le
insegne dei cinematografi;
esenzione del canone di occupazione del suolo pubblico;
riduzione dell’Ici e della tassa
sulla raccolta rifiuti. Possibilità
di autorizzare iniziative di
riqualificazione commerciale
nell’ambito di immobili che
includano sale cinematografiche, purché finalizzate anche
alla salvaguardia degli esercizi
cinematografici. Infine autorizzazione, in via sperimentale,
dell’accesso dalle 15 alle 20
nelle zone ZTL a circolazione
limitata per i clienti delle sale
cinematografiche. Alla cassa
dei cinema, insieme al bigliet-
Officine Artistiche è una delle principali
agenzie italiane, per la qualità e l’originalità
dei talenti che rappresenta. Da Filippo Timi
ad Alba Rohrwacher, da Michele Riondino a
Diane Fleri, solo per citarne alcuni, la compagnia di Daniele Orazi è la punta di diamante
di un lavoro di ricerca di talent scouting
molto serio e complesso.
Come è diventato un agente?
In genere è un lavoro che si tramanda, mentre io ho iniziato prima facendo prima il
modello, poi l’attore. L’ambiente mi piaceva
ma il ruolo non mi si addiceva. Donatella
Mauro, la mia agente, mi ha proposto di farle
da assistente. E’ nata una grande passione per
un lavoro che mi permette di conciliare l’aspetto artistico con quello organizzativo.
Come si svolge il suo lavoro?
In due fasi: promozione e tutela. Proporre
l’attore adatto per il ruolo giusto. Una volta
scelto l’interprete, redigere il contratto nella
maniera più ‘in linea’ con la carriera dell’artista. E’essenziale mantenere in modo proposi-
tivo, ma con costanza e diplomazia, i contatti
con la committenza.
Qual è la cosa più difficile?
Far emergere il talento, mantenerlo ed incrementare la carriera scegliendo, insieme, i
copioni giusti.
Che consiglio darebbe ad un giovane
attore che vuole trovare un agente?
Arrivare al colloquio preparato e motivato.
Mettere l’agente nelle condizioni di valutare il
talento con materiali video anche autoprodotti.
box office (aggiornato al 19 gennaio)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Sette anime
Viaggio al centro della terra 3D
Australia
Yes Man
Beverly Hills Chihuahua
Un matrimonio all’inglese
Imago Mortis
Madagascar 2
Natale a Rio
The Millionaire
€ 37.811.587
€ 32.060.808
€ 11.889.984
€ 15.051.420
€ 11.283.595
€ 11.397.229
€ 33,457.659
€ 24.715.932
€ 24.602.333
€ 32.386.029
N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi
to, gli spettatori potranno ritirare un coupon, che permetterà di circolare e parcheggiare
nelle zone protette. E ancora
sono previste convenzioni con
i gestori dei parcheggi a favore
dei clienti dei cinema che prevedono tariffe scontate per la
sosta, oltre che un potenziamento del trasporto pubblico
in orario serale e notturno,
nella fascia di maggiore frequentazione dei cinema.
Ma per frenare la moria dei
cinema di città il provvedimento più urgente è il rifinanziamento del fondo a favore
dell’esercizio, che si è esaurito
e non è stato ancora rinnovato. C’è un debito pregresso
dello Stato nei confronti degli
esercenti di circa 10 milioni di
euro ed è chiaro che in questa
situazione nessun imprenditore è disposto ad investire nelle
sale per ristrutturazione ed
ammodernamenti. Per sostenere il settore servirebbero
16/18 milioni di euro annui,
una cifra infinitesimale nel
bilancio dello Stato anche in
periodo di tagli e profonda
crisi economica.
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
79
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
Libri
In raccolta gli scritti
di cinema dell’autore di
Un cuore così bianco.
E altre storie:
dall’Ungheria al
Giappone di Kitano
Dove tutto è
accaduto
Lo sgu ard o di Ma rìas
Pul ci allo sch erm o
Ci sono storie che ogni appassionato di cinema pensa di
conoscere, per averle lette mille volte. Ad esempio la storia
della vita di Orson Welles, di come fosse un bambino prodigio,
attore a autore precocissimo che diresse a poco più di
vent’anni Quarto potere, il film che cambiò la storia del
cinema. Ebbene questa storia arcinota può diventare la più
affascinante delle epopee se a raccontarla è la penna di uno
dei più grandi romanzieri viventi. Succede
in Dove tutto è accaduto, bellissima
raccolta degli scritti di cinema di Javier
Marìas (Passigli, pagg. 148, € 14,00).
L’autore di Un cuore così bianco e Domani
nella battaglia pensa a me ci racconta i
registi e gli attori che ha amato e i film che
hanno segnato la sua vita. Lo fa a modo
suo, non da critico, ma da spettatore
coinvolto e da grande narratore. Imperdibile.
Fedele alla tradizione, ecco Il Morandini 2009
(Zanichelli, solo volume € 27,80, con Cd-rom
€ 35,00), con in copertina il Toni Servillo di
Gomorra, ritenuto dai co-autori Morando
Morandini e la figlia Luisa il titolo più significativo
dell’anno. Per ogni film, cast & credits, sinossi, breve analisi,
stellette per il giudizio critico e pallini per il successo di
pubblico. In questa 11esima edizione, anche una classifica dei
cento migliori registi al mondo e un indice degli scrittori
“adattati” per lo schermo. La concorrenza è
targata Il Farinotti (Newton Compton,
€ 24,90), in copertina il Joker Heath Ledger
de Il cavaliere oscuro. Firmato Pino Farinotti,
2200 pagine di recensioni, classifiche,
stellette e medaglie per circa 35mila titoli,
con un grave omissis: Il Divo di
Sorrentino.
GIORGIA PRIOLO
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
FEDERICO PONTIGGIA
Nippon story e tricolore
Per il pubblico occidentale il cinema giapponese inizia con il
Leone d’oro a Rashomon nel 1951 per arrivare ad autori cult
come Kitano, ai manga di Miyazaki, agli horror di Takashi Miike
e, solo per i cinefili doc, ai nuovi autori come Koreeda Hirokazu
e Masaihro Kobayashi. Non sono pochi i film giapponesi che
possiamo vedere nei festival e nelle sale
occidentali. Ma sono pochissimi se si pensa
che la produzione nipponica sfiora i 500 titoli
l’anno! Per chi volesse qualche coordinata in
più, esce Storia del cinema giapponese di Max
Tessier (Lindau, pagg. 166, € 15,00). Sempre
in tema di “storie del cinema”, ma nell’ambito
dei libri illustrati preziosi, Marsilio pubblica
l’ottavo volume di Storia del cinema italiano,
1970/1976. Si parla di cinema politico post ’68,
Dario Argento e il nuovo thriller, ma anche Bud
Spencer e Terence Hill (Pagg. 700, € 135,00).
Immagini di
realtà
Dagli albori al G8 di Genova: Italia in doc
di Massimiliano Bortolomiol
GIORGIA PRIOLO
La prim a di Jan csò
Con Miklós Jancsó - Il cinema tra storia e vita (Marsilio Editori,
pagg. 227, € 24,00) Giacomo Gambetti colma una grande
lacuna italiana. Nonostante abbia attraversato più di mezzo
secolo di cultura cinematografica - dal realismo di Sciogliere e
legare (1963) alla dissacrazione ironica de La stagione dei
mostri (1987) – il più importante regista ungherese non aveva
ricevuto finora nel nostro Paese le dovute attenzioni critiche.
Gambetti gli “rende finalmente giustizia”, esplorando con
passione e competenza la tridimensionalità
di Jancsó come cineasta, pensatore e
oppositore politico, del comunismo prima e
del consumismo poi. Perché, come dice lo
stesso regista nella lunga intervista che
completa il saggio, “i bersagli sono sempre
gli stessi, i potenti, la gente che comanda; e
anche i nuovi potenti non sono molto
differenti”.
GIANLUCA ARNONE
Bio gra fie al bui o
Novecento versus il Cinema? Vince il primo, perché la
neonata settima arte si fa assorbire dal fascino del passato,
rimanendo intrappolata. E’ questa la tesi di Liborio Termine,
ordinario di Storia del Cinema a Torino, nel saggio Il buio
elettrico (Le Mani, pagg. 310, € 16,00). Protagonisti di questa
dotta dissertazione, gli scrittori “prestati” al cinema,
dall’insospettabile Verga al teorico Pirandello, fino a Brecht
che dimostra quanto la letteratura abbia bisogno del cinema,
e non viceversa. La crasi tra Ottocento e
Novecento è anche il punto di partenza del
critico Alberto Pesce per il suo Biografico in
cento film (Le Mani, Pagg. 320, € 15,00), che
inquadra questa significazione di genere da
Napoléon di Abel Gance fino a Il Divo di Paolo
Sorrentino, passando per il Wittgenstein di
Derek Jarman.
FEDERICO PONTIGGIA
Storia del
documentario
italiano
Marco Bertozzi
Ed. Marsilio
€ 30,00
Esiste la necessità di un’autonoma storia del
documentario “per dimostrare che questo padre del
film […] benché tenuto spesso come un parente
povero, ha tante volte preceduto, aperto la strada a
orientamenti nuovi del film a soggetto; fu esso a
influenzare lo stile dell’altro cinema, e non s’è
lasciato influenzare”. Queste parole di Riccardo
Cessi, apparse nel 1950 sulla Rivista del
Cinematografo e citate in questo libro, riescono a
spiegare, come poche altre, le ragioni che hanno
spinto Marco Bertozzi a scrivere “Storia del
documentario italiano - Immagini e culture dell’altro
cinema” (Marsilio 2008). Attraverso
un’appassionata ed approfondita analisi dell’opera di
autori illustri, ma anche di documentaristi meno
conosciuti, Bertozzi ripercorre la storia, non solo del
genere ma, soprattutto, quella del nostro Paese,
narrando immagini, emozioni ed avvenimenti che si
sono susseguiti dagli anni del protocinema, fino ai
recenti fatti del G8 di Genova, passando per i
cinegiornali dell’Istituto Luce, i critofilm di
Ragghianti, i tecnofilm figli del boom economico ed i
manifesti politici del ’68. L’opera di Bertozzi, tuttavia,
va oltre: spiega al lettore che il documentario non
solo riferisce i fatti accaduti, ma cerca anche di
trasmettere una pluralità di messaggi, primo fra tutti
l’immagine che la società vuole offrire di se stessa,
come vuole essere percepita, ma anche come viene
interpretata dagli autori che immancabilmente la
osservano con occhio critico.
gennaio-febbraio 2009
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
81
Telecomando
DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE
di Gianluigi Ceccarelli
Colonne Sonore
Visti da vicino
Non solo
Valzer
Versatilità e rigore per la “danza” animata
di Ari Folman
A RENDERE GENIALE
il lavoro del quarantaduenne compositore tedesco
Max Richter (le cui collaborazioni con Arvo Part e
Brian Eno nel progetto
Piano Circus sono eloquenti) è la versatilità e allo stesso tempo la rigorosità di
progetto e scaletta. Sonorità
di stampo classico ed elettronica riescono a convivere felicemente senza forzature presenti in operazioni
analoghe. Un pregio rinvenibile tanto nel susseguirsi
delle tracce quanto al loro
interno: ne è prova uno dei
pezzi migliori, Any Minute
Now Thinking Back, densa di
pathos negli archi e incalzante quanto un pericolo
incombente grazie a una
drum machine che evoca la
cadenza di un bombardamento per poi abbandonare
gli archi nella descrizione
della desolazione.
Non è il solo momento
suggestivo dell’ascolto, tra
punte di onirico lirismo
(Into
the
Air port
Hallucination), domande
senza risposta (What Had
They Done?), l’intimismo a
fior di labbra della splendida (ma non inedita…)
Shadow Journal, le cinque
parti di The Haunted Ocean,
vero scheletro della colonna
sonora la cui quinta parte è
chiamata in un minuto e
mezzo a rielaborare il tutto
e il lutto con la sola arma
del violino. Un cupo rigore
di grande qualità, amaramente dissacrato dai due
singoli This is Not a Love
Song dei Pil Galia Kollctiv
ed Enola Gay degli OMD,
arcinota hit che conobbe
successo planetario proprio
a ridosso del conflitto in
Libano al centro della pellicola.
Per tut ti i gus ti
a cura di Federico Pontiggia
Davanti agli
occhi
Relax: è il
piano(forte) del
“titanico” James Corner, qui al servizio del
dramma scolastico di Uma Thurman e Evan
Rachel Wood. Lontani i tumulti della crociera
di Cameron, il mare sinfonico del
compositore segna calma piatta.
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
gennaio-febbraio 2009
Revolutionary
Road
Un semplice
accordo di tre note:
è la chiave di Thomas Newman, per farci
entrare nel triste passo a due di Leo Di Caprio
e Kate Winslet. Scelta efficace sotto il profilo
“atmosferico”, ma troppo insistita per non
suonare ripetitiva.
Milk
Un big dello sparito
hollywoodiano,
Danny Elfman, per il biopic civile di Gus Van
Sant, protagonista uno straordinario Sean
Penn. Colonna sonora ad alto pathos, con
due guest star: David Bowie (Queen Bitch) e
Maria Callas (Tosca).
‘08
‘‘0
08
08
8 WORKSHOP
400
4
40
00 VISITATORI
VISIT
TA
ATO
A
AT
T
TO
TOR
ORI
OR
O
RII
R
180 GIORNALISTI 27 CONVEGNI
1 ANTEPRIMA MONDIALE 6
65
5E
ESPOSITORI
ES
SP
POS
PO
OS
O
SIIT
ITO
TOR
OR
RII
Salone professionale per il cinema,
la televisione e il multimedia
SEE
S
SE
EE
E
E YOU
YO
Y
OU
O
U SO
SOON
S
SOO
OO
OON
O
ON
O
N
TORINO
NOVEMBRE
‘09