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rivista del dal Da Berlino a Hollywood Protagonisti e favoriti in attesa degli Oscar Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Roma Schermi uncinati Cruise,The Reader & Co: al cinema arriva l’Onda nazista 1928 M E N S I L E N . 1 - 2 G E N N A I O - F E B B R A I O 2 0 0 9 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo Un mondo perfetto Clint Eastwood magnifico e arrabbiato in Gran Torino. Nel nome di un’America migliore rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 79 N. 1-2 gennaio-febbraio 2009 In copertina Clin Eastwood in Gran Torino pu nt i di vi st a DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Massimiliano Bortolomiol, Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Giuliana C. Galvagno, Jean-Pierre Hippo, Enrico Magrelli, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Peppino Ortoleva, Anna Maria Pasetti, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Cristina Scognamillo, Marco Spagnoli, Paolo Zelati REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di gennaio 2009 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201 [email protected]. PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA [email protected] COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta [email protected] Nouvelle Vague, que reste-t-il? campione della Un nuovo grande convegno internazionale di Vague, Jean-Luc studi per la Fondazione Ente dello Spettacolo: Godard, sarà dopo il Neorealismo nel 2008, quest’anno è la volta della Nouvelle Vague francese. Articolato omaggiato il 18 febbraio in una serata in due giornate, 17 e 18 febbraio, ospitate all’Ambasciata di Francia a Roma, il convegno - di gala presso l’Ambasciata, con la i cui atti verranno pubblicati nel 2010 dalle proiezione di uno dei suoi titoli più insoliti: Une nostre edizioni - costituisce la seconda tappa femme est une femme (1961). di un ciclo di prestigiosi incontri consacrati al ripensamento e alla rilettura delle fasi Dai francesi al nostro Ermanno Olmi, sempre fondative e irradianti della modernità sul filo dell’autorialità: il maestro bergamasco è cinematografica: “50 fois Nouvelle Vague” l’unico regista italiano (dei nostri anche radunerà alcuni dei nomi più importanti della Riccardo Scamarcio, protagonista di Eden is cultura cinematografica italiana e West di Costa Gavras) al 59° Festival di Berlino, internazionale: Francesco Casetti dove porta il documentario Terra Madre, che, dell’Università Cattolica di Milano, Antonio dall’omonimo incontro organizzato da Costa dello IUAV di Venezia, Roberto De SlowFood e Salone del Gusto a Torino, parla di Gaetano dell’Università della Calabria, Giorgio biodiversità, mondo rurale e De Vincenti dell’Università agricoltura sostenibile: come Roma Tre, Jean-Louis Leutrat dire, L’albero degli zoccoli 21 anni dell’Università di Paris 3 Un nuovo grande dopo… Se dal 5 al 15 febbraio Sorbonne Nouvelle, Suzanne convegno Berlino festeggia all’insegna del Liandrat-Guigues internazionale cinema, l’attuale proliferazione di dell’Università di Lille 3, critici film sul nazismo – da Operazione e studiosi dei celebri “Cahiers promosso da FEdS Valchiria a The Reader – ci du cinéma”. induce a ritornare sulla pagina più nera della storia tedesca, la Un parterre de roi per fare il dittatura hitleriana, per chiederci punto sulla prima Nouvelle con il filosofo Salvatore Natoli: come è stato Vague a cinquant’anni dalla proiezione a possibile? Cannes de Les 400 coups (I quattrocento colpi) Infine, due parole sugli Oscar: l’ottima annata di Truffaut, interrogando dal - e per il del nostro cinema non trova conferma presso presente l’importo etico ed estetico del l’Academy, con il tricolore orfano di nomination. fenomeno e la sua eredità storica. L’altro COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.66.37.455 - Fax 06-66.37.321 [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 [email protected] s o m m a r io n. 1-2 genn aio-febbr aio 2009 PERSONAGGI 36 Mickey, che colpo The Wrestler, e il coraggio di un Leone: Rourke è tornato FILM DEL MESE 52 56 58 60 60 61 62 40 Tutti per la Witherspoon Muta, minuta, acqua e sapone: al pubblico piace, le major la adorano. Inevitabilmente SERVIZI 20 Orsi in attesa di Oscar Frears, Wajda e Tavernier: Berlino scommette sui maestri. Intanto a Hollywood... 28 Voglia di leggerezza 62 62 63 64 66 66 67 68 69 69 Frost/Nixon – Il duello Mar Nero Revolutionary Road Il respiro del diavolo The Strangers Valzer con Bashir Inkheart - La leggenda di Cuore d’Inchiostro Bride Wars. La mia migliore nemica Operazione Valchiria Katyn The Wrestler Home Milk Australia The Reader Appaloosa The Horsemen Italians ed Ex: Veronesi e Brizzi guardano alla commedia, con malinconia DI Caprio con Kate Winslet in Revolutionary Road 32 Il caso Fincher L’epoca dei serial killer è finita. Il regista di Benjamin Button ha trovato l’amore senza tempo. E ben 13 nomination 24 COVER 44 Il dubbio della Streep Indomita e austera, Meryl sfida Seymour Hoffman nel film di John Patrick Shanley: scontro da Academy 46 Opere al nero Nazisti, operazione sala. Da Defiance a The Reader, il cinema cavalca l’Onda del male Clint, stelle e strisce Michael Sheen, protagonista di Frost/Nixon A cavallo, a piedi o sulla Gran Torino, Eastwood non cambia: destinazione America Dal 5 al 15 febbraio COMING SOON TI PORTA ALLA BERLINALE Sky ch 180 Digitale Terrestre www.comingsoon.it som ma ri o Cate Blanchett sempre più bella nel Benjamin Button di Fincher 18 Hollywood Ending 10 Quando i divi parlano: dalla Simpson a David Letterman, gli ipse dixit da non dimenticare Morandini in pillole In Italia mancano i bambini cattivi. Ma non i registi vigliacchi 72 Dvd & Satellite 12 Circolazione extracorporea E’ l’omino Lego l’attore protagonista di tutti i maggiori blockbuster degli ultimi anni 14 Glamorous News e tendenze: i flop del 2008, le confessioni di Keira, i diktat della Parker, i 4 matrimoni e una fiaschetta di Oldman 16 Colpo d’occhio Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, George Clooney lo invidia: momento d’oro per Hugh Jackman Ricordando Paul Newman: l’ultimo divo di Hollywood in 5 inediti 78 Borsa del cinema Negli ultimi 5 anni è aumentato il numero di schermi, ma sono sparite le sale dei centri storici 80 Libri Stellette da grande schermo: il dizionario Morandini e una storia del documentario italiano 82 Colonne sonore Richter per Bashir, Elfman per Milk e Revolutionary Road a tre note pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC MORANDINI in pillole di Morando Morandini La nostra letteratura sull’infanzia è idilliaca o retorica Non tutti son così L’hanno distribuito in luglio con lo slogan “Non tutti i bambini sono innocenti”. Parlo di Joshua (2007), film indipendente USA con cui ha esordito nella fiction il documentarista George Ratliff. Joshua è la trascrizione dall’ebraico di Gesù: con accenti variabili o senza, Jesus in inglese, tedesco, spagnolo e francese. E’ un bambino malvagio di nove anni (ma il suo interprete Jacob Kogan ne ha tredici) che inquieta e fa paura. Si chiama così probabilmente perché sua madre è ebrea, ma non credente. Uscita precaria. Non esiste un filone filmico sui bambini cattivi. Intanto ci si rifiuta di pensare che “gli elementi sotterranei e demoniaci dell’umana natura” (Thomas Mann) possano già esistere in un bambino. Inoltre nei paesi latinoamericani e mediterranei, soprattutto in Italia, il bambino regna nella famiglia come un piccolo despota. Con poche eccezioni, la nostra letteratura sull’infanzia è idilliaca o retorica, quasi mai angosciosa come in Francia o morbosa come nei Paesi anglosassoni. Cinema e film I film si possono dividere in tre categorie: i film belli, i film che incassano molto e la maggioranza dei film. Dedicato ai moralisti di professione: “Se si parla di ladri di cavalli, è inutile spiegare ogni volta che è male rubare i cavalli”. (Anton Cechov). Esistono registi vigliacchi: si mettono con dieci inquadrature contro un’idea sola Registi Esistono registi vigliacchi: si mettono con dieci inquadrature contro un’idea sola. Esistono registi – e sceneggiatori – la cui fama è affidata ai buoni film che avrebbero potuto fare e ai cattivi film che non hanno fatto. Produttori C’era una volta a Roma un produttore cinematografico così ignorante che persino gli altri produttori se ne erano accorti. Conoscevo un produttore famoso che ogni volta che imbroccava un film di successo, gonfiava il petto e ordinava un’altra piscina. Critici A certi critici astiosi, ipocondriaci, sempre disgustati di quel che vedono sullo schermo s’addice un vecchio detto veneto: “Son come i cagnoleti da camera: o che i dorme o che i magna o che i abbaja a quei che passa”. Certi critici si comportano come quel tale che si mise davanti a una pescheria dicendo ai passanti:”Non comprate pesce! Mi da l’orticaria”. Dedicato a certi critici giovani e arrabbiati dalla stroncatura facile: “La critica è una spazzola che non si deve usare per le stoffe leggere”. (Balzac) 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Gomorra fuori dagli Oscar: vedi Hollywood, e poi muori. #### “Valeria indossa il burka, così non me la sciupate”: le premure di Giovanni Veronesi per la Solarino. L’avesse per il pubblico, anche Italians avrebbe il burka. #### Galeotto fu il titolo: era Una moglie bellissima , ma tra Pieraccioni e Laura Torrisi è già finita; viceversa, Tutta la vita davanti per i promessi sposi Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti. #### “Australia? Mi sono vergognata”: confessione shock di Nicole Kidman. Ma solo per chi non ha visto il film. #### Nessun (film) italiano a Berlino: il ministro Bondi incarica Pasquale Squitieri di siglare un nuovo Patto d’acciaio. #### Operazione Valchiria per Tom Cruise, ma per lo spettatore è sempre Mission: Impossible. ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Bentley rosa per Paris Hilton: “Quando sei una bambina e hai la Corvette di Barbie, pensi sempre: “Oh, da grande vorrei tanto un’auto così”. Piccole donne crescono... STOP Giovanna Mezzogiorno non bacerà più. L’attrice rifiuta il sequel mucciniano: “Il trattamento non mi ha convinto”. Chissà che aveva letto per accettare Palermo Shooting . STOP Riccardo Scamarcio: “Valeria Golino? Lei è la donna, io l’uomo, punto”. Dopo Costa Gavras, lo attende un remake esotico: Io Tarzan, tu Jane…. STOP Victoria Silvstedt: “Rifarmi il seno il mio affare migliore”. La protesi non ricambia. Federico Pontiggia circolazione extracorporea DOPPIO GIOCO Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva Da componente di un set ludico a icona pop: l’omino della Lego ha partecipato come attore o comparsa ai maggiori blockbuster degli ultimi 30 anni CHI, COME ATTORE O COMPARSA, ha partecipato a tutti i maggiori blockbuster degli ultimi anni, tra cui le saghe di Guerre Stellari , Indiana Jones , Spiderman o Batman? E’ Miniman, meglio noto come l’omino della Lego. Nato nel 1978 come mattoncino con la faccia, come “umanizzazione” del gioco di costruzioni più diffuso del mondo, è poi passato dall’essere componente di un set ludico allo status di icona pop. Secondo Wikipedia, il suo debutto sullo schermo avviene tra il 1985 e il 1989 con il corto The Magic Portal, di Lindsay Fleay. Ma è stato soprattutto YouTube a offrire terreno fertile per gli appassionati. Miniman è infatti protagonista di migliaia di film che vanno da corti con soggetto originale a remake di film celebri. La perizia richiesta è notevole: i video sono girati con la tecnica della stop-motion, da 15 a 24 fotogrammi al secondo, spesso con aggiunta di grafica e effetti digitali. Il doppiaggio dei film può usare le voci originali o essere realizzato dai registi stessi. Uno tra i più celebri esempi, realizzato prima che la stessa Lego distribuisse i set di costruzioni dedicati, è il film Batman: Revenge, un cortometraggio originale ispirato alla saga di Batman , realizzato dall’artista grafico Jonathan Markiewitz. Molti di questi film sono ricostruzioni shot by shot delle pellicole originali, sorprendenti per la loro ossessiva precisione; ma le rielaborazioni più personali sono le parodie e i mix tra le saghe. La rivisitazione cult fa così incontrare Batman e Indiana Jones, Darth Vader e Spongebob. In Europa sono ormai numerosi i festival dedicati agli appassionati. La diffusione del fenomeno ha anche influen- In questi piccoli zato la decisione della stessa Lego di realizzare numerosi set di costruzioni dedicati ai film, film la “materia di realizzare videogiochi che rivisitano in chia- prima” rende ve Miniman i personaggi dei film e di promuovere la creazione di questi corti con premi spe- giocosa ed ciali. esilarante la In questi piccoli film l’aspetto ludico è doppio: rivisitazione da un lato la “materia prima” usata è un giocattolo, dall’altro la rivisitazione dei film è appunto giocosa. Il ritorno all’infanzia si incontra direttamente con l’autoironia citazionistica. Molti esempi, e anche i “dietro le quinte” della realizzazione dei filmati, si trovano sul canale http://www.youtube.com/user/forrestfire101. Giuliana C. Galvagno MATTONCINI CHE PASSIONE Miniman nei panni di Spider-Man e Batman. Sotto è il temibile Darth Vader nella saga di Guerre Stellari 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 SOLO UN AMORE IMPOSSIBILE PUò SCATENARE UNA GUERRA. dal 20 febbraio al cinema glamo rous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze LA BANDA DEL BUCO Per alcuni è febbre da Oscar, per altri febbre e basta. E’ il caso dei flop 2008, come Piacere Dave con Eddie Murphy, 60 milioni $ di costi e 50 intascati, il City of Ember di Saoirse Ronan, con 55 milioni spesi e 12 guadagnati, o il Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee – gli suggeriamo Lourdes - con 45 milioni di budget e 9 d’incasso. Palma del peggiore al cartoon Delgo: 50 milioni in uscita e 512 dollari di entrate. 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 a cura di Gianluca Arnone IL CUORE IN DUE SCARPE Non c’è argomento sul quale Keira Knightley non abbia detto la sua: dallo show-business (“Posto da malati mentali”) all’istruzione (“L’università? Bella cosa, ma recitare è meglio”), dall’anoressia (“Riconosco il problema, e non mi riguarda!”) all’igiene personale (“Non mi lavo spesso, odoro di muschio”). L’ultima sugli uomini: “Belli o brutti, intelligenti o no, l’importante è che indossino le scarpe giuste”. OLDMAN STYLE Gary Oldman ha fatto poker. Dopo aver sposato (e divorziato da) la starlet Donya Fiorentino, la diva Uma Thurman e la collega Lesley Manville, la star londinese – in passato affetto da problemi di alcolismo - cambia musica e convola a nozze con la giovane Alexandra Edenborough, una cantante di jazz. “Ho messo la testa a posto”, ha dichiarato il cinquantenne attore. E la fiaschetta? SARAH VERO? Dopo il matrimonio alla fine di Sex and City, potrebbe arrivare la fine del suo matrimonio. Sull’altare Sarah Jessica Parker non ci si è sposata, ma sacrificata. Dal giorno delle nozze il marito non si è perso una scappatella, per la gioia dei paparazzi e l’orrore della moglie. Stanca e stufa, Sarah ha dato il diktat al compagno: “Se non la smetti di farti fotografare, ti lascio”. gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 colpo d’occhio Bello, bravo e australiano: Hugh ha fatto il salto... Alla notte degli Oscar J ackm an al la r ib alt a DOPO CHE PEOPLE l’ha eletto uomo più sexy del pianeta, Hugh Jackman ha ricevuto una telefonata in piena notte: “Era George Clooney ed era arrabbiato. racconta la star australiana - Sosteneva che avessi montato una campagna per fregargli il titolo. L’ho trovato imbarazzante”. Chissà cosa dirà ora il povero George sulla nomina del rivale a presentatore della notte degli Oscar. Un conduttore “straniero” non lo si vedeva da oltre vent’anni, quando l’onore era toccato a un altro australiano, Paul Hogan. “Gli States sono il Paese più generoso al mondo”, assicura Jackman. Ma il sospetto è che se l’attore non ripeterà i fasti di botteghino dei primi X-Men (sta finendo di girare il prequel), la generosità, non meno della bellezza, si rivelerà effimera. (G.A.) A SINISTRA, con Nicole Kidman in Australia ACCANTO. Con gli artigli in X-Men, insieme alla Johansson ed Allen in Scoop 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo SOPRA. Bagno di folla (e di sangue) in The Fountain FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone Berlino, Rotterdam e il Sundance a Park City. Trieste festeggia la XX edizione, a Bologna il Future INTERNATIONALE 1 FILMFESTSPIELE BERLIN FILM FESTIVAL 5 XIFUTURE edizione per la rassegna LIX edizione della Berlinale, fondamentale appuntamento europeo come Cannes e Venezia. In concorso per l’Orso d’Oro le novità d’oltreoceano e il grande cinema d’autore mondiale (lungometraggi e cortometraggi). Località Berlino, Germania Periodo 5-15 febbraio tel. (0049-30) 259200 Sito web www.berlinale.de E-mail [email protected] Resp. Dieter Kosslick dedicata alle nuove tecnologie del cinema d’animazione (digitali, effetti speciali, 3D, videogame, web e videoclip). Previste anteprime cinematografiche ed eventi speciali, retrospettive e omaggi a vecchi e nuovi maestri del settore (fra cui Ub Iwerks). INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - ROTTERDAM XXXVIII edizione dell’importante festival informativo e competitivo. Molti titoli in programma (film a soggetto, corti, documentari, video, film online, DVD, CDRom), comprese anteprime mondiali o europee. Località Rotterdam, Olanda Periodo 21 gennaio - 1 febbraio tel. (0031-10) 8909090 Sito web www.filmfestivalrotterdam.com E-mail [email protected] Resp. Rutger Wolfson 2 H o ll y w oo d Ending TRIESTE FILM FESTIVAL 3 XX edizione del tradizionale appuntamento con film e video dell’Europa centro-orientale. In concorso le opere recenti divise fra lungometraggi, “corti” e documentari. Retrospettive monografiche su Borowczyk, Gentilomo e sul cinema greco degli ultimi 10 anni. SIMPSON DI FATTO “Sniffo, spendo cifre folli e posso ruttare sui programmi della ABC”. L’ipse dixit più scellerato del 2008 non poteva che essere il suo: madama Jessica, cantante, attrice, e impagabile regina di bon ton. Naturalmente Simpson, come Homer. Con la stessa ciambella nel cervello. DAVID LETTERMAN CERCASI “Magari sei tu il problema”. Caustico come sempre, David Letterman ha risposto così alla star tv Lauren Conrad, che si chiedeva perchè mai avesse litigato con tutti i colleghi. Da noi invece impazza il Gigi Marzullo Show, l’unico faccia a faccia dove gli ospiti si fanno le domande e si danno le risposte. I RACCONTI DI HUFFMAN FOTO PIETRO COCCIA “E’ semplicemente grassa!”. Con innegabile stile, Felicity Huffman – ignota new entry dello star system americano - ha voluto dire la sua sulla presunta gravidanza di Eva Longoria Parker. I fagottini al posto del fagotto insomma. Con ripieno di veleno. 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Località Bologna, Italia Periodo 27 gennaio – 1 febbraio tel. (051) 2960664 Sito web www.futurefilmfestival.org E-mail [email protected] Resp. Giulietta Fara, Oscar Cosulich GOTEBORG INTERNATIONAL 6 FILM FESTIVAL XXXII edizione del più importante festival scandinavo, a carattere competitivo. Presenta una selezione di film internazionali e un approfondimento sulle produzioni dei paesi nordici. Ospita il Nordic Film Market (29 gennaio - 1 febbraio). Località Goteborg, Svezia Periodo 23 gennaio - 2 febbraio tel. (0046-31) 3393000 Sito web www.goteborg.filmfestival.org E-mail [email protected] Resp. Marit Kapla FANTASPORTO - FESTIVAL INTERNACIONAL DE CINEMA DO PORTO XXIX edizione della rassegna dedicata in gran parte al cinema fantastico, horror e thriller. Anteprime, un concorso ricco di titoli e le consuete retrospettive. Località Oporto, Portogallo Periodo 16 febbraio - 1 marzo tel. (00351-2) 22058819 Sito web www.fantasporto.com E-mail [email protected] Resp. Mario Dorminsky 7 Località Trieste, Italia Periodo 15-22 gennaio tel. (040) 3476076 Sito web www.triestefilmfestival.it E-mail [email protected] Resp. Annamaria Percavassi SUNDANCE FILM FESTIVAL 4 XXIV appuntamento con la vetrina più importante della produzione indipendente americana. In concorso opere divise nelle categorie “fiction” e “documentario”. Anteprime del cinema internazionale. Attraverso gli anni il Sundance ha scoperto e lanciato autori emergenti. Località Park City-SundanceSalt Lake City-Ogden (Utah), USA Periodo15-25 gennaio tel. (001-435) 6583456 Sito web www.sundance.org/festival/ E-mail [email protected] Resp. Geoffrey Gilmore OFFICINEMA VII edizione della rassegna che riguarda le scuole europee di cinema (concorso per i film di diploma). “Visioni italiane” è un concorso per corti e mediometraggi. 8 Località Bologna, Italia Periodo 18-22 febbraio tel. (051) 2194814 Sito web www.cinetecadibologna.it E-mail cinetecamanifestazioni1@comun e.bologna.it Resp. Guy Boree Da Berlino a Il festival tedesco si ispira ai maestri e punta su Kate Winslet di 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 eventi Hollywood The Reader con gli Academy di Marina Sanna The Millionaire di Danny Boyle. Sotto Zhang Ziyi protagonista per Chen Kaige Irriconoscibile Brad Pitt: è Benjamin Button. Nell’altra pagina Kate Winslet in The Reader gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 eventi Che panorama Frears, Barbablù, Daldry e la dottrina shock di Winterbottom CI SARÀ STEPHEN FREARS CON CHERI, la storia d’amore drammatica tra Michelle Pfeiffer e un rampollo dell’alta società (Rupert Friend) e Costa-Gavras con Eden à l’ouest e Riicardo Scamarcio, che sogna di lasciare la Grecia per Parigi. The Reader di Stephen Daldry, ennesima e inquietante variazione sul tema del male assoluto: il nazismo in tutte le salse (e un’incredibile Kate Winslet, già Golden Globe) e The Dust of Time di Theo Angelopoulos. E poi: il collettivo Deutschland 09 (dietro la macchina da presa si alternano Fatih Akin, Tom Tykwer, Wolfgang Becker e molti altri) sull’attuale situazione politica e sociale in Germania e Notorius di George Tillman Jr., sull’ascesa di Christopher Wallace - il vero nome di Notorious B.I.G. - dai suoi inizi come spacciatore di droga al successo come protagonista della scena hip-pop. Rispunta Bertrand Tavernier con In the Electric Mist, adattamento del romanzo L’occhio del ciclone di James Lee Burke, l’inventore del tenente americano Robicheaux (Tommy Lee Jones). E in concorso ritroviamo François Ozon con Ricky, storia di un bambino dotato di poteri molto speciali (realizzati 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 dalla BUF, autrice degli effetti di Spiderman e Matrix). Il già Orso d’oro alla carriera Andrzej Wajda (vedi servizio a pag. 49) presenta l’insolito Tatarak, dal libro di Iwaszkiewicz, e Hans-Christian Schmid realizza una sorta di Witness-Il testimone con Storm, ambientato nelle aule dei tribunali di guerra per l’ex Jugoslavia. Ancora: Rage di Sally Potter con Judi Dench e Jude Law, una serie di La Barbe Blu di Catherine Breillat (Francia), esplorazione della macabra favola di Barbablù mentre Philippe Lioret racconta con Welcome il viaggio di immigrati iracheni che passano dalla Francia all’Inghilterra e Michael Winterbottom si ispira a The Shock Doctrine di Naomi Klein sulle disfunzioni del capitalismo e il falso mito del mercato (libero) americano. Insomma monologhi sulla rabbia, il sontuoso Mei Lanfang di Chen Kaige sulla vita della più grande cantate d’opera cinese (la bella Zhang Ziyi) e London River di Rachid Bouchareb con Brenda Blethyn. Con Panorama il clima non cambia, anche se la sezione più innovativa della Berlinale, punta sul doc di denuncia. Da segnalare poco da ridere, in sintonia con i tempi, anche se in extremis i selezionatori devono aver pensato che La Pantera Rosa 2 con Steve Martin non avrebbe sfigurato… % In alto, Steve Martin è l’Ispettore Clouseau ne La Pantera Rosa 2. Al centro Michelle Pfeiffer, accanto una scena di The Reader Oscar: le cinquine Una grande sorpresa e niente Italia: Benjamin Button guida con 13 nomination Miglior film 1. 2. 3. 4. 5. The Millionaire Frost/Nixon Benjamin Button Milk The Reader Noi puntiamo su... Frost/Nixon Noi puntiamo su... David Fincher Noi puntiamo su... Mickey Rourke Noi puntiamo su... Anne Hathaway Noi puntiamo su... Heath Ledger Noi puntiamo su... Amy Adams Noi puntiamo su... Valzer con Bashir Miglior regia 1. 2. 3. 4. 5. David Fincher (Benjamin Button) Ron Howard (Frost/Nixon) Stephen Daldry (The Reader) Gus Van Sant (Milk) Danny Boyle (The Millionaire) Migliore attore protagonista 1. 2. 3. 4. 5. Sean Penn (Milk) Richard Jenkins (L’ospite inatteso) Brad Pitt (Benjamin Button) Mickey Rourke (The Wrestler) Frank Langella (Frost/Nixon) Migliore attrice protagonista 1. 2. 3. 4. 5. Meryl Streep (Il dubbio) Kate Winslet (The Reader) Anne Hathaway (Rachel Getting Married) Angelina Jolie (Changeling) Melissa Leo (Frozen River) Migliore attore non protagonista 1. 2. 3. 4. 5. Heath Ledger (Il cavaliere oscuro) Josh Brolin (Milk) Robert Downey Jr. (Tropic Thunder) Philip Seymour Hoffman (Il Dubbio) Michael Shannon (Revolutionary Road) Migliore attrice non protagonista 1. 2. 3. 4. 5. Penelope Cruz (Vicky Cristina Barcelona) Marisa Tomei (The Wrestler) Viola Davis (Il Dubbio) Amy Adams (Il Dubbio) Taraji P. Henson (Benjamin Button) Miglior film straniero 1. 2. 3. 4. 5. Valzer con Bashir La banda Baader Meinhof La classe Departures Revanche CON BEN 13 NOMINATION (solo una in meno rispetto al record di Eva contro Eva e Titanic) è Il curioso caso di Benjamin Button il film da battere il 22 febbraio alla notte degli Oscar. Non sarà comunque facile per David Fincher, candidato anche come miglior regista, che dovrà vedersela – nelle due principali categorie (cinquine identiche per Miglior film e Miglior Regia, coincidenza che si ripete per la quarta volta, l’ultima tre edizioni fa – con pezzi da 90 quali Ron Howard (Frost/Nixon), Gus Van Sant (Milk), Stephen Daldry (The Reader) e Danny Boyle (The Millionaire). Proprio quest’ultimo, forte della vittoria ai Golden Globes e con 10 nomination, tiene a distanza Milk e Il cavaliere oscuro (entrambi con 8): ma se il biopic di Van Sant può vantare candidature di peso (miglior film, regia, attore protagonista – Sean Penn – e non protagonista – Josh Brolin), il campione d’incassi di Christopher Nolan accumula candidature per premi tecnici e solo quella (postuma) per Heath Ledger tra le principali. WALL·E della Pixar colleziona ben 6 nomination (oltre a Miglior film d’animazione, anche Miglior sceneggiatura originale e Miglior Colonna sonora), mentre con 5 nomination ciascuno troviamo Frost/Nixon, The Reader e Il Dubbio di John Patrick Shanley (4 delle quali per gli interpreti Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams e Viola Davis). Tra i grandi esclusi, eccezion fatta per la candidatura come Miglior Attrice Protagonista di Angelina Jolie in Changeling (candidato anche per Miglior Fotografia e Scenografia), è Clint Eastwood: nessuna nomination per il suo Gran Torino. (V.S.) gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 23 COVER CLINT EASTWOOD SI AUTODIRIGE IN GRAN TORINO: UNA STORIA AMBIENTATA AI NOSTRI GIORNI. RIGOROSA, ESSENZIALE E TRAGICAMENTE ATTUALE DI MARINA SANNA SE CLINT NON CI FOSSE, bisognerebbe inventarlo. Ringhia dall’inizio alla fine di Gran Torino, in una perfetta sintesi dei personaggi interpretati in oltre 50 anni di carriera. “Forse gli eroi non esistono (…) Avranno combattuto per la patria, ma sono morti per i loro amici”, dice la voce fuori campo in Flags of Our Fathers, magnifico pezzo di quel puzzle che va componendo da tempo. Il fattore umano, la condanna dell’ipocrisia e il crimine più grande: la perdita dell’innocenza, intesa spesso come abuso sui minori, sono da sempre al centro della poetica di Eastwood. In Changeling e in Mystic River parte tutto da una violenza, presunta e accertata in seguito, su un bambino. E Gran Torino, seppur in modo diverso, non fa eccezione: Walt Kowalski, dal cognome polacco, duro, intransigente, veterano della guerra di Corea (anche Clint nella realtà ha combattuto in Corea) non fa nulla per mascherare l’odio che nutre nei confronti dei vicini, cosiddetti Hmong, termine ombrello per le popolazioni provenienti da Laos, Thailandia e dai paesi in generale che hanno appoggiato gli americani durante il conflitto (in quanti se lo ricordano?). Kowalski è costretto a condividere un fazzoletto di terra con un crogiuolo di razze (nel quartiere ci sono anche latino americani), perlopiù asiatici che gli riportano alla mente fatti dolorosi del passato. Walt, che la giovane vicina chiama Walle, è la versione invecchiata e plausibile di Dirty Harry (l’ispettore Callaghan) e ci sputa sopra, nel senso letterale del termine, sul coacervo di contraddizioni, sull’America che non ha più un’identità e ha perso i valori di riferimento. Spietato, inflessibile, pistola e fucile a portata di mano, è un teschio privo di emozioni. La moglie è appena morta (il film inizia e finisce con un funerale), con i figli non è riuscito a instaurare alcun rapporto. Solo la bandiera americana, 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 IL PATRIOTA gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 COVER Clint Eastwood protagonista nel suo Gran Torino issata 24 ore su 24, e la sua fiat Gran Torino (passione di Starsky e Hutch) sono ragione di vita. In principio Walt non è diverso dal giustiziere che predicava l’uso della forza come unico rimedio per sconfiggere il nemico, criminale o vietcong che fosse. E’ figlio di quell’America di frontiera che reagiva con leggi primordiali, occhio per occhio dente per dente. Ma il personaggio, come Clint, il giovane che aveva incominciato la sua carriera a cavallo (chissà perché Eastwood non ha ancora fatto un film dai libri di Cormac McCarthy), si trasforma lentamente e si fonde con l’uomo. Nella realtà è diventato un regista unico nel suo genere, dapprima orientato verso un cinema più personale, legato ai suoi interessi, mentre l’attore si è allontanato progressivamente dal modello Callaghan ed è diventato emblematico: eroe, non più assoluto, con un sentimento nostalgico per l’America che sta scomparendo. Il mondo perfetto, a cui aveva inflitto un colpo letale già con gli Spietati, è andato in mille pezzi con Mystic River, Million Dollar Baby (per chi lo ricorda, Mezzanotte nel giardino del 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Il mondo perfetto, cui aveva già inflitto un colpo letale con Gli spietati, è andato in mille pezzi bene e del male, e anche Potere assoluto), variazioni sul tema dominante nel percorso di Eastwood, imperniato su due parole: etica e onestà. Che spinge alle estreme conseguenze con Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, facce della stessa medaglia, la tragedia della guerra: non solo brutalità e orrore, ma perdita di se stessi. Di nuovo in Changeling, da un’angolazione diversa: l’innocenza straziata, i soprusi degli uomini, l’aberrazione della pena di morte, la corruzione. Dalla Los Angeles degli anni ’20 in cui Angelina Jolie (candidata all’Oscar) combatte una battaglia senza speranza per ritrovare il figlio rapito a oggi, a Kowalski. La storia è un pretesto per dialogare con un mondo che non gli appartiene e non capisce, ma per cui è pronto ancora una volta a sacrificarsi. Da buon soldato americano. % VINCITORE DEL GOLDEN GLOBE MIGLIOR ATTRICE italians Divina C Brizzi e Veronesi come Risi e Monicelli? Forse, ma alla politica dei maestri 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 ommedia preferiscono la leggerezza (piena di rimpianti) di Gianluca Arnone e Federico Pontiggia novembre 2008 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 italians GLI AMORI NON FINISCONO MAI Amori nati e perduti, grandi non ancora adulti, famiglie scoppiate e nevrosi di coppia: il canovaccio di Ex ricorda l’Alta fedeltà di Nick Hornby. D’altra parte le simpatie di Brizzi per lo scrittore e la cultura anglosassone non sono un mistero tanto che il regista dichiara di essersi ispirato per il suo ultimo film (dal 6 febbraio al cinema) alla “commedia all’inglese”. Se però “venire mollati” era per Hornby taumaturgico – la maturità affettiva inizia dal momento in cui ci si riconosce “scaricati” - Brizzi si limita all’ apologia della sconfitta: “Un amore che finisce è una specie di lutto. E come rimpiangiamo i vivi solo dopo che ci hanno lasciato, così ci scopriamo amati e felici quando realizziamo di non esserlo più”. La morale ricorda una storiella olandese su un tale che sentì di avere un cuore non appena smise di battere. Il sentimento dello smacco, il rimpianto per qualcosa d’irrecuperabile, pare la dominante emotiva nel lavoro del quarantenne romano: sotto forma di passaggio generazionale nei due Notte prima degli esami, filo invisibile nelle vicende di Ex. La resa dei conti tra Silvio Orlando e Carla Signoris è ad esempio voglia di recuperare la libertà perduta; l’abnegazione paterna di Bisio è amore disperato nei confronti della defunta moglie; il menage a trois tra la Gerini, Tognazzi e “don” Flavio Insinna l’eterno cruccio di chi all’aut aut della volontà preferisce il “mi Due protagonisti di Ex: Cristiana Capotondi e Alessandro Gassman prendo tutto” dell’indecisione. Lo scarto continuo tra sogno e realtà, tra il tempo indefinito delle possibilità e quello definitivo delle scelte, se da un lato invita a ragionare oltre il dato puramente commerciale di tali operazioni, dall’altro segnala una continuità tra il giovanilismo degli esordi e questa prova di maturità. Con un decisivo mutamento di prospettiva: i liceali di Notte prima degli esami salutavano la fine della loro innocenza con una nostalgia mitigata dalla voglia di scoprire l’età adulta; i “grandi” di Ex si voltano indietro perché hanno paura di guardare avanti. Un po’ come succedeva nella commedia italiana dei ’70, senza però le tensioni ideologiche e morali di quella stagione. L’inquietudine di oggi è piuttosto un sentimento vago e diffuso, sciolto dalle contraddizioni sociali. Una voragine aperta sul crollo dell’Italietta craxiana e del disimpegno yuppie. “La politica non è del mio cinema”, taglia corto Brizzi. Dimenticando che a volte anche i rimpianti lo sono. % GIANLUCA ARNONE La nostalgia dei tempi del liceo è finita. E’ rimasta solo la paura di guardare avanti 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 VERONESI D’ESPORTAZIONE “Volevo girare all’estero perché l’Italia non mi piace. Russia, Dubai e Marocco, gli italiani fuoriusciti hanno un romanticismo che noi abbiamo perso: pensano ancora a una patria serena, in cui la gente canta e non fa niente”. Parola di Giovanni Veronesi, in trasferta con gli Italians Castellitto, Verdone e Scamarcio. Un espatrio in commedia perché “in Italia si è sviluppata una mentalità fine a se stessa, che ha sacrificato il nostro mix di eroismo e vigliaccheria. Fino agli ’80, era l’ideologia politica il fondamento spirituale e intellettuale di una persona: ora non esiste più. E tu? Faccio film commerciali, ma la mia vita è etica, ancorata a principi sani. Mai pensato di fare cinema impegnato? So raccontare temi forti con leggerezza, non ho la pretesa di essere un autore, ma impazzisco per le sale piene. Che cos’è Italians? Commedia all’italiana, quella vera. Gli italiani mettono in valigia l’identità come nessun altro, e il film parte da un sondaggio del NYT: “Gli italiani sono il popolo che suona più di tutti al metal detector”. Nonostante tutto, un atto d’amore tricolore? Non sono un patriota, ma mi sono ritrovato a difendere l’Italia contro francesi, inglesi e spagnoli che ci deridono per Berlusconi e un’altalena politica imbarazzante. Non resta che partire… Per due paesi di frontiera, che sembrano l’avamposto di John Denver in Balla coi lupi, dove non arrivano nemmeno gli indiani. Zero regole, denaro a fiumi, per un avventuriero è il momento giusto: oggi non sono più immigrati con la valigia di cartone, ma chef, ingegneri e avvocati. Come hai convinto Castellitto? Avevamo fatto Silenzio si nasce, ma non era andato bene: ci siamo ritrovati su questo copione, ha compreso la forza del suo personaggio, ignorante ma rigoroso, che fa sempre il solito tragitto per gli Emirati, e non conosce nient’altro. Nel cast, anche la tua compagna Valeria Solarino. Valeria interpreta una donna col burka: per me è un regalo divino, e non voglio che gli altri me lo sciupino... % FEDERICO PONTIGGIA Sopra Carlo Verdone. Accanto Giovanni Veronesi sul set gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 colpo di fulmine Tra vita 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Il Benjamin Button di Fincher è un viaggio alla scoperta del tempo e dell’amore assoluto. In corsa agli Oscar con 13 candidature di Enrico Magrelli L’URAGANO KATRINA ruggisce contro le finestre di una stanza d’ospedale. Distesa sul letto Daisy (Cate Blanchett), assistita dalla figlia (Julia Ormond), aspetta la morte e l’approssimarsi della tempesta che devasterà New Orleans, sommergendo un vecchio orologio costruito da un padre annichilito dalla scomparsa del figlio. Le lancette di quell’orologio, muovendosi a ritroso, sono il countdown delle ore che precedono le perdite irreparabili di cui è intessuta la vita di ognuno. Il tempo di Daisy sta per finire, gli ultimi minuti quelli che non possono più ferire o fare del male. Chiede alla figlia di leggerle un diario custodito tra le sue cose. Pagine e pagine scritte da Benjamin Button (Brad Pitt) che narra il suo straordinario e assurdo destino. Quello di un uomo, nato nel 1918, nel giorno in cui si festeggia la fine della guerra. La madre muore durante il parto e il padre Thomas Button (Jason Flemyng), sconvolto dal suo aspetto lo abbandona sulle scale di una casa di riposo gestito da Queenie (Taraji P. Henson). Benjamin è un neonato ma ha l’aspetto rugoso e fragile di un ottantenne. La sua avventura attraverso il Novecento è segnata dal e sogno gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 colpo di fulmine passaggio inesorabile dal tramonto all’alba della sua esistenza. Nato anziano e malfermo sulle gambe, crescerà ringiovanendo anno dopo anno: il vecchio imprigionato nel corpo di un infante diventerà un giovane con un’anima attempata. Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher (uno dei talenti più strutturati e floridi del cinema americano moderno), ispirato a un breve racconto di F.Scott Fitzgerald ed esito di una lunghissima gestazione, è una commovente e calda meditazione voce narrante, alle oscillazioni affettive tra presente e passato, alla mappatura dei paesaggi e dei passaggi psicologici, si apprezza la fusione tra tecnologia, effetti speciali, “trucco” e valori di un racconto sviluppato secondo le norme della sintassi classica. Come Big Fish, altro film meraviglioso sul desiderio di inventarsi e di sostenere il peso di una biografia insolita, Benjamin Button è un film sull’amore assoluto. L’amore materno sembra prevalere sulle altre accezioni possibili, quali la passione, differita dal diagramma anagrafico, tra il protagonista e Daisy, l’amore sovrastato dalla nostalgia per i familiari e gli amici perduti, l’amore di due solitudini nelle notti di parole spese nella cucina di un albergo. Il film ci rammenta che il tempo continua ad essere una convenzione. Un décalage di coincidenze, di inversioni di marcia, di bivi e ardui tornanti. Il nostro personale orologio accelera, frena, si inceppa. Per qualche frazione di secondo ci disloca in un flashback dell’esperienza. Vale la pena nuotare, conoscere tutto sui bottoni, ballare, essere colpiti da un fulmine, essere madri perché la vita e l’amore sono in prestito e, prima o poi, bisogna restituirli. % E’ l’odissea di un uomo che attraversa il ‘900 passando dal tramonto all’alba della vita sul tempo (biologico e cinematografico), un affresco di temi ed emozioni, l’odissea di un Candido che più che decifrare o elaborare pensieri profondi o acuti sugli eventi della Storia si chiede quanto si possa essere eroe e protagonista della propria storia, di quella vicenda circoscritta, limitata e provvisoria, che tutti si trovano ad interpretare. Benjamin Button sta alla prima metà del secolo scorso come Forrest Gump sta alla seconda. Le analogie tra i due film e i due personaggi sono dovute allo stesso sceneggiatore, Eric Roth. Abbandonandosi (azione non casuale e patto di fiducia proposto dal film allo spettatore) al flusso delle immagini lavorate con scrupolo e qualche eccesso manieristico dal regista - alla 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Brad Pitt e David Fincher. Sopra l'attore con Cate Blanchett. Accanto Madisen Beaty MEDUSA FILM PRESENTA DAL 6 MARZO AL CINEMA www.medusa.it personaggi Il trionfo a Venezia per ricominciare a lottare: il Wrestler “cuor di Leone” di Aronofsky arriva nelle sale. E sogna la statuetta Il volo di Rourke di Valerio Sammarco 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 NE SPEGNE UNA, ne riaccende un’altra. Accanto a lui, rannicchiata sul divano, immobile e al confronto minuscola, l’amata cagnetta Loki, che ha fatto parlare di sé tanto quanto il Leone d’Oro vinto all’ultima Mostra di Venezia, non sembra infastidita dalle sigarette del suo padrone. Mickey Rourke - premiato con il Golden Globe e candidato all’Oscar - lo sa, la sua interpretazione in The Wrestler di Darren Aronofsky (nelle sale da marzo per Lucky Red) l’ha riportato in quel gotha da cui mancava da tempo. E quando gli chiediamo se il crepuscolare Randy “The Ram” Robinson sarebbe stato poi così diverso senza di lui (il ruolo era stato offerto a Nicolas Cage…), la risposta di Rourke gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 personaggi Mickey Rourke torna sulla scena in un ruolo difficile e in grandissima forma non teme fraintendimenti: “Yes, Fuck Yes!”. A Venezia in molti hanno scritto che lei era “tornato”. Precisamente da dove, visto che il cinema non l’ha mai abbandonato? E’ vero, ho continuato a fare film anche durante il periodo più buio della mia vita. Ma erano tutte produzioni di serie B: le major non mi assicuravano poiché continuavo a boxare e poi in quel momento preferivo combattere piuttosto che recitare. Era la mia attività preferita, e quasi mi vergogno di non essere arrivato in vetta, di averla abbandonata: mi mancavano tre incontri per il titolo, ma gli esami neurologici erano talmente negativi che il dottore mi ha detto non avrei avuto nemmeno la possibilità di contare i soldi, qualora li avessi vinti. E’ più bravo come boxeur o come attore? Sono stato a buoni livelli in entrambe le cose, ma in momenti differenti. Nel pugilato avevo doti naturali, ma ero indisciplinato, non ascoltavo nessuno. Troppo tardi ho imparato che non si vince sul ring, ma durante gli allenamenti. Perché The Wrestler è piaciuto così tanto alla Mostra del Cinema? Ho capito sin dai primi giorni di lavoro con Aronofsky che sarebbe stato un gran film. E per quanto riguarda l’affetto con cui è stato accolto, credo molto dipenda dalla storia universale che racconta: il tramonto di un uomo, nella fattispecie di un atleta, che come tale non è pronto a lasciare. Ci sono persone, come il mio personaggio, che nella vita non sanno fare altro e non è un caso se sono sempre pochi quegli atleti che decidono di “A Hollywood è una questione politica. Il nostro è un film indipendente, ma spero sia apprezzato” 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 smettere: di solito sono gli altri a scegliere per loro. C’è già chi è pronto a giurare che la premieranno con l’Oscar. A Hollywood è tutta una questione politica, è un business. Il nostro è un film indipendente, ma spero che alla fine verrà premiato. Quanto c’è di suo nell’ultima, bellissima scena del film? Ho scritto io quella scena, per questo credo sia così facile associarla direttamente alla mia parabola personale. Il protagonista sa che il tempo corre veloce e quindi ho pensato che se proprio “devo uscire di scena, fatemelo fare a modo mio”. Sono felice di aver avuto questa seconda possibilità: mi vergogno di molti errori commessi in passato, ma oggi affronto la vita diversamente. Ancora non riesco a perdonare, ma ci sto provando. Non è facile, però: cambiare è stato molto doloroso, avevo paura di perdere molto come uomo. Senza di lei sarebbe stato un film diverso? (Finge di pensarci un momento). Yes, Fuck Yes! % personaggi Fenomeno Witherspoon: 1,58 d’altezza e cachet milionari. Per il pubblico è la nuova Meg Ryan, per le major un successo garantito di Marina Sanna Una bionda tutta d’oro FORSE È IL JET LAG o l’agente troppo protettiva, sta di fatto che Reese Witherspoon, a Londra per l’anteprima di Tutti insieme inevitabilmente mormora poche parole. Poi si lascia prendere dall’entusiasmo: la commedia a sfondo natalizio, distribuita dalla Warner, è andata molto bene al box office in Usa e non solo, oltre 150 milioni di dollari, il doppio di quanto è costata. Smentite le voci di screzi tra lei e Vince Vaughn, l’unica difficoltà, spiega, è stata “essere alla sua altezza”. “Lui è 1,98 e io sono 1,58 – racconta -. Seth (Gordon, il regista ndr) non riusciva ad abbassarlo. Abbiamo provato a fargli togliere le scarpe. E’ stata un’impresa riprenderci insieme, pensate farci baciare! Però alla fine ce 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 In Tutti insieme inevitabilmente la difficoltà era uguagliare Vince Vaughn l’abbiamo fatta. Anche la scena del ballo non è stata semplice: ero praticamente sospesa nell’aria per poter figurare nella stessa inquadratura…”. Ride la minuta e spigolosa trentunenne, che secondo le stime dell’Hollywood Reporter è la più pagata delle star femminili americane, con un cachet che oscilla tra i 15 e i 20 milioni di dollari (seconda la Jolie, terza Cameron Diaz). In patria è un’icona, per gli studios l’alter ego di Will Smith: il suo nome assicura quasi sempre incassi milionari. Pur affacciandosi al cinema nel ’91 (ma ha incominciato a sette anni a fare spot per bambini), è solo nel 2001 che esplode, legando faccia e carriera a commedie brillanti che la rendono la “nuova fidanzata d’America”, proprio come era accaduto a Meg Ryan circa un decennio prima. Ecco quindi La rivincita delle bionde, Una bionda in carriera, Tutta colpa Reese Witherspoon in Tutti insieme inevitabilmente, accanto Vince Vaughn gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 personaggi Nel cast della commedia anche Sissy Spacek dell’amore, e infine l’incoronazione, per Quando l’amore brucia l’anima, film drammatico sul musicista Johnny Cash, Reese vince l’Oscar come attrice protagonista. Intelligente, non priva di fascino anche se distante dai canoni hollywoodiani, abile nella scelta di ruoli che le vanno a pennello, la bionda in miniatura, ha due figli ed è legata sentimentalmente a Jake Gyllenhall (ha divorziato nel 2006 da Ryan Phillipe). E, assicura, del tutto impreparata a un’esperienza come quella di Tutti insieme inevitabilmente: una, anzi due, famiglie straripanti. “Non ricordo episodi così traumatici – scherza - se non quando a sette anni ho scoperto che Babbo Natale non esisteva”. La trama è semplice: bloccati all’aeroporto di San Francisco a causa di un’ondata di nebbia, Brad e Kate stanno per vivere l’avventura meno esaltante della loro vita: quattro Natali in un giorno. Le feste incominciano con un incontroscontro nella casa in cui lui è cresciuto, il padre Howard, interpretato da Robert Duvall, è uno scapolo felicemente incallito da quando la madre di Brad (Sissy Spacek) se ne è andata 20 anni fa, i fratelli sono bambinoni che amano darsele (e soprattutto dargliele) di santa ragione …E la situazione di Kate 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 non è migliore (c’è un grandissimo Jon Voight). “La famiglia – continua – è una cosa meravigliosa però può essere molto faticosa, soprattutto per chi non ne fa parte… So che posso sembrare banale ma mi sento fortunata: ho un lavoro che adoro, due bambini fantastici, sono felice…”. In altre parole: il segreto del successo di Reese Witherspoon. % panterarosa2.it questioni di fede L’incertezza del Dubbio John Patrick Shanley porta sullo schermo la sua pièce teatrale: scontro titanico tra Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman di Valerio Sammarco 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 “IL DUBBIO È UN LEGAME TANTO FORTE quanto lo è la certezza”. Il sermone di padre Flynn (Philip Seymour Hoffman) in apertura di film è eloquente e programmatico tanto quanto il titolo della pièce teatrale che lo stesso John Patrick Shanley ha portato poi sullo schermo, in Italia dal 30 gennaio distribuito da Disney e candidato a 5 premi Oscar (4 nomination per gli attori). Ed è proprio Il dubbio, macigno a volte così irremovibile, a regolare le azioni e le emozioni dei tre protagonisti principali della vicenda. Sullo sfondo, la ventata di cambiamento politico e sociale negli USA all’indomani dell’uccisione del presidente Kennedy. Al centro, il microcosmo di un istituto scolastico religioso diretto dall’austera Sister Aloysius (Meryl Streep), che inizia una personalissima “crociata” contro il più riformista padre Flynn non appena la giovane Sister James (Amy Adams) le confida che a suo avviso l’insegnante presti troppe attenzioni nei confronti del dodicenne Donald Miller, primo studente di colore nella scuola. “Quello che volevo – spiega Shanley – era contrapporre lo stereotipo della suora dura, maniaca della disciplina, alla figura di padre Flynn, sfidando in qualche modo lo spettatore: sin da subito si insinua il sospetto che lui possa essere un molestatore, ma quello che conta è che fino alla fine – e oltre – il pubblico non avrà strumenti per poterlo realmente giudicare, di fatto come Sister Aloysius, che senza alcuna prova continua a battersi sospinta dal pregiudizio morale. E come il vento della modernità che in più di un’occasione la ‘schiaffeggia’, così vorrei che alla fine le idee preconcette dello spettatore venissero scosse e, al tempo stesso, che si ritrovi in una sorta di limbo, a sperimentare il presente come fosse il futuro, sopraffatti dalla nostalgia per quello che inevitabilmente si perde e scioccati dall’arrivo del nuovo”. Spunto autobiografico – “ma solo per quello che riguarda l’ambientazione e il periodo” – e seconda regia cinematografica a 18 anni di distanza da Joe contro il vulcano: “Dopo quel film – continua Shanley, che nell’88 vinse l’Oscar per lo script di Stregata dalla luna – dissi di no a Scott Rudin che mi chiese di dirigere un film prodotto da lui. Poi si è rifatto sotto, proponendomi di portare sullo schermo la pièce teatrale. Ho accettato, anche se all’inizio non è stato facile: sul palcoscenico tutto si risolveva con quattro attori, al cinema non poteva essere così. Ed è stato un bene: solamente così, lontano dalle ristrettezze economiche del teatro, ho potuto dare un volto al bambino, far vedere come vivevano le suore, i loro comportamenti: inscrivere di fatto tutta la vicenda in un contesto che potesse parlare anche senza l’ausilio delle parole”. % “Scuoto le idee preconcette dello spettatore e lo costringo a sperimentare il presente come fosse il futuro” Philip Seymour Hoffman nel Dubbio di John Patrick Shanley (foto sopra). A destra Amy Adams, nella pagina accanto Meryl Streep gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 45 percorsi 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Tom Cruise in Operazione Valchiria, accanto L’Onda Studenti neonazisti, aguzzine di Auschwitz, ebrei in lotta e Cruise in missione contro il Fuhrer: la svastica conquista lo schermo. Ma non c’è da temere: parola di filosofo, Salvatore Natoli di Federico Pontiggia gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 percorsi FOTO: ROBERTO PAGLIANI TOM CRUISE è il colonnello Claus von Stauffenberg dell’Operazione Valchiria, Kate Winslet un’ex aguzzina di Auschwitz in The Reader, mentre Daniel Craig e Liev Schreiber guidano la Resistenza degli ebrei bielorussi in Defiance. Ma non è solo rievocazione, con L’Onda Dennis Gansel mostra come il nazismo possa ancora attecchire: tra i banchi di scuola. Perché? Lo chiediamo al filosofo Salvatore Natoli, ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Milano Bicocca e autore di Sul male assoluto. Nichilismo e idoli nel Novecento. Come spiegare questa “fortuna” del nazismo? La tematica del male ha sempre qualcosa di inquietante e paradossale. Come è (stata) possibile un’aberrazione totale? Per ragioni sociali, di psicologia collettiva: il male nelle sue forme più estreme è perturbante, desta paura e insieme emoziona. Ad Auschwitz, siamo in presenza di una Il filosofo simbolica dell’estremo, Salvatore Natoli la profanazione dell’uomo: è divenuto un topos del male, che talvolta decade anche a genere. C’è poi la prospettiva storica. I lavori storiografici tendono a normalizzare gli eventi. Non parlano di Male Assoluto, possibile solo nel trasferimento di un evento in simbolica: Aristotele diceva che la tragedia è più istruttiva della storia. La storia demitizza e cerca di mostrare la genesi dell’orrore: non è epica, ma prosaica. Il nazismo dunque non va considerato un Male Assoluto? Il Nazismo è una simbolica del male. Ma per quanto il male abbia attraversato la storia del mondo, il mondo non è finito: una constatazione che mostra l’infondatezza dell’assolutezza del male. Esiste un ma? Il male può configurarsi come Assoluto “Oggi siamo nella situazione di un deficit di valutazione: male e bene non hanno più nettezza” solo prendendo la forma del Bene Assoluto. Tutti i totalitarismi del ‘900 si formulano come figure redentive: nella forma del bene, di liberazione dall’alienazione e dall’oppressione - il comunismo - o di selezione di una razza superiore – il nazismo. Nel nazismo, assoluta era l’idea di poter sradicare il male per preservare una razza superiore. Il nazismo si fa Bene? Si presenta quale difensore di una razza Resistenza ebrea 1941, Bielorussia: gli ebrei sono vittime della persecuzione nazista. Sfuggiti alla morte, i tre fratelli Bielski – Daniel Craig, Liev Schreiber e Jamie Bell – cercano rifugio nelle foreste, dove tenteranno una disperata Resistenza. E’ Defiance – I giorni del coraggio di Edward Zwick, che inquadra la vera storia dei fratelli Bielski, appoggiandosi sul romanzo omonimo di Nechama Tec. Di fronte ai luoghi comuni della passività degli Ebrei di fronte all’Olocausto, portare al cinema – strano nessuno ci avesse pensato prima - questa (stra)ordinaria lotta antinazista è di per sé operazione meritevole. 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 superiore e selezionata, come il marxismo nei confronti del capitalismo. In ambedue i casi, il male è esterno, ma potenza attiva e corrosiva. Sul piano storico, si è creduto che si potesse e dovesse sradicare definitivamente il male dal mondo e che alcuni possedessero l’integrità per farlo: pretesa vana ma tragica. Il male assoluto nasce dunque dalla proposizione come bene assoluto: con quali conseguenze? I totalitarismi sono configurazioni teologiche e neognostiche: essendo il mondo infettato dal male, bisogna affrettarne la distruzione, praticando il male sino in fondo - operazione meritoria e quasi di salvazione. Gli uomini di ogni giorno non lo comprendono, devono essere guidati da avanguardie superiori che hanno colto il senso della storia: è il Führerprinzip. Un elemento gnostico che ritorna nel terrorismo. Ti senti puro, crei il capro espiatorio, e lo uccidi: in ragione del bene, i terroristi si sentono autorizzati a tutto. Abitualmente La verità su Katyn Wajda racconta Maja Ostaszewska e Artur Zmijewski in Katyn. Sotto il regista Wajda e nella pagina accanto Craig e Schreiber in Defiance Scaricamento dei campi: con questa asettica formula i sovietici definivano la sistematica decimazione degli ufficiali polacchi da loro ingiustamente segregati. Tra il 1939 e il 1940 ne giustiziarono circa ventiduemila, il fior fiore dell’intellighenzia. Un piano preciso messo in atto per lasciare la Polonia senza una guida intellettuale. Un eccidio che tuttavia persino il processo di Norimberga ha ignorato. E di cui fino alla caduta del muro di Berlino furono accusati i nazisti. Lo stesso Wajda, il cui padre fu trucidato a Katyn, sottolinea l’eterna difficoltà di proporre una corretta versione dei fatti. Una ferita al cuore della Polonia che si rimarginerà solo quando il governo russo si dichiarerà colpevole di genocidio: ma motivi politici rendono impossibile una tale ammissione. “Su Katyn e gli altri campi - racconta il regista manca ancora una letteratura, così nell’affrontare la sceneggiatura ho deciso di tornare ai documenti. Ho scavato nei diari, attinto ai ricordi delle persone, soprattutto di mia madre, frugato tra i pezzi di carta trovati nelle fosse comuni”. Appunti su fogli ingialliti che insieme a bottoni di divise, pettini, occhiali, sono conservati a Varsavia presso il Museo Katyn. Semplici oggetti, testimonianza di padri e mariti scomparsi nel nulla ma a lungo attesi. “Nell’arte polacca - aggiunge Wajda - è presente da sempre la figura di una donna in attesa di uomini in guerra o in lotta per la libertà. Questo spiega lo sguardo femminile del film. Ho perso mio padre a tredici anni, e passato tutta l’occupazione con una madre che non voleva accettare la verità. Katyn è anche un omaggio a lei. Ho però volutamente mostrato anche il gesto di ribellione di un capitano sovietico, perché come insegnano i Vangeli basta un giusto per far capire che può esistere un mondo di giusti”. ANGELA PRUDENZI gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 49 percorsi Hitler fa scuola Una storia realmente accaduta nel ‘67 in una scuola di Palo Alto, California, raccolta nel romanzo Il segno dell’onda di Tod Strasser e ricollocata dal regista Dennis Gansel in Germania “chiedendomi se oggi possa risuccedere”. Per spiegare la storia del Nazismo in un istituto superiore, il professore Rainer Wegner crea in classe un movimento caratterizzato da un saluto particolare e ferree regole di disciplina, ma ben presto L’Onda governerà sull’intera scuola. “Non credo che oggi il Nazismo sia ancora possibile in Germania – dichiara Gansel - ma temo un governo autoritario, come quello russo”. chi fa il male tende a nasconderlo; non così chi è convinto di uccidere e morire per il bene: pur guidato da un disincantato machiavellismo, il terrorismo ha bisogno di incantare le masse. Il male può anche essere banale. Una volta che un modello si impianta, diventa normale, e si eseguono ordini. Il male diventa banale perché assorbito dalla routine: amministrazione. Molti nazisti - come Eichmann - si sono giustificati dicendo di aver eseguito degli ordini. Non crede che oggi la banalità del male sia stata sostituita dalla malignità del banale? Sicuramente, oggi siamo nella situazione di un deficit di valutazione: male e bene non hanno più nettezza. Viviamo in una società antieroica e il male viene operato per superficialità, quasi per gioco. Si attivano meccanismi sadici: pensiamo al 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 L’Onda, anche sopra. A destra una scena di Defiance, in alto Operazione Valchiria Nella tana del lupo “Noi non abbiamo dimenticato che non tutti i tedeschi si schierarono con i nazionalsocialisti”. Parola di Tom Cruise, protagonista di una nuova Mission Impossible nella divisa del colonnello Claus von Stauffenberg, mente e braccio dell’Operazione Valchiria, il fallito attentato a Hitler nella Tana del Lupo il 20 luglio 1944. Diretto da Bryan Singer (I soliti sospetti), affiancato da Kenneth Branagh e Carice van Outen, Cruise ha provato “disgusto a indossare quell’uniforme, ma nel Bendlerblock di Berlino, dove furono giustiziati i cospiratori, abbiamo fatto un minuto di silenzio, e mi è venuta la pelle d’oca”. barbone dato a fuoco, l’irresponsabilità nella guida, lo stupro. Non patologie ideologiche, ma superficialità e soprattutto indifferenza. Come giudica questa proliferazione di film sul nazismo? Utile, perché fa pensare al male, lo mette a tema. Il rischio attuale è il democraticismo, non la democrazia. Si dice: “Abbiamo vinto il nazismo, il male è alle nostre spalle, siamo diventati buoni”. Al contrario, c’è un male diffuso, perché a differenza delle concezioni manichee e dicotomiche delle ideologie oggi non lo si distingue più dal bene. C’è una moltiplicazione di piccoli singolari interessi, egoismi minimi di cui non ci sente colpevoli: si pratica il male per inerzia. Che fine ha fatto il Male? Ha perso il suo volto demoniaco, e perfino la fascinazione. Per riconoscerlo c’è bisogno di inventarlo: l’horror, l’alieno. Ancora una volta, il male è una presenza estranea, viene da altri mondi: un modo abituale per divenirne vittime. Eppure, miseria, guerra, devastazione ci circondano. % gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 CAPOLAVORO DA NON PERDERE BUONO DISCRETO DELUDENTE Frost/Nixon La celebre intervista televisiva al presidente del “Watergate”, in un capolavoro di suspense della parola. Magistrali i protagonisti i film del mese Il cast con Ron Howard in uscita CAPOLAVORO LA STORIA SPIEGATA dalla televisione. La verità (sempre parziale) sull’identità e sui sentimenti di un uomo svelati dalla struttura retorica di un’intervista. Domande e risposte, affondi e parate, finte e digressioni, colpi bassi e sperimentato controllo. Frost/Nixon è una acuminata lezione sulla politica americana degli anni Settanta e sui media. Un capolavoro di suspense della parola costruito come un match di boxe e 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Regia Con Genere Distr. Durata una partita a scacchi in cui le regole sono dettate dalla tv, dall’ansia dell’audience, dalla volontà dei due protagonisti di un ritorno alla ribalta. Per David Frost, mediocre conduttore di talk show, l’intervista con l’ex Presidente costretto alle dimissioni dopo lo scandalo Watergate, è il passaporto per la popolarità e il successo; per Richard Nixon è il tentativo di pareggiare i conti con la Storia e Ron Howard Michael Sheen, Frank Langella Drammatico, Colore Universal 122’ riaffermare il suo ruolo di statista di primo piano. Due reduci, due esseri umani in panne, due uomini senza apparente qualità. Il primo ha un discreto intuito per Rebecca Hall, nel film fidanzata del giornalista Frost Il duello gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 53 i film del mese lo show business e il secondo, gratificato da un cachet di 600 mila dollari, è convinto che l’intervista sarà una buona occasione per sfoggiare la sua astuzia machiavellica e per riabilitarsi agli occhi degli americani. L’intervista - che ebbe luogo nel 1977, tre anni dopo l’uscita di scena di Nixon - fu uno dei programmi di punta di quella stagione con circa 45 milioni di spettatori. Nixon era abbastanza sicuro di avere la meglio su un frizzante mediano dell’intrattenimento come Frost. La messa in onda dello show ha dimostrato il contrario. Frost/Nixon, diretto con una messa in scena attenta e invisibile da Ron Howard e scritto da Peter Morgan (The Queen, L’ultimo re di Scozia), è l’adattamento di una pièce teatrale dello stesso Morgan interpretata dagli stessi attori, Frank Langella e Michael Sheen (il Tony Blair di The Queen). E’ l’ultima puntata, per ora, della Nixoneide che ha sollecitato altri registi cinematografici e televisivi, attori drammatici e comici. La figura controversa, ambigua, e marcata di Richard Nixon, detestata più che amata, resta un interrogativo. Il film ha il pregio di scegliere il punto di vista della telecamera. Un dispositivo che registra le magistrali interpretazioni di due attori (Langella è sublime: non imita, incarna, si immerge in apnea nel personaggio) mentre giocano l’ultimo match buono della loro vita professionale. Un paragrafo della storia del Novecento viene chiarito da una macchina che indugia implacabile su un volto gonfio, stanco, inumidito dal sudore. Ron Howard, in basso Frank Langella e Kevin Bacon Adottando il punto di vista della telecamera, Howard ci regala una lezione sulla politica americana degli anni ’70 Il volto di un uomo per il quale la televisione non è mai stata, nella sua lunga carriera politica, alleata (la mediocre performance catodica nel 1960 aveva ampiamente favorito il suo avversario John F. Kennedy). Quell’uomo non vuole capire o finge di non sapere che l’etica della politica non giustifica un agire che prescinde dalla morale. È convinto, come ammette alla fine del duello intellettuale, che gli atti e le decisioni di un Presidente non possano essere illegali. In questa conversazione tutta da vedere e da ascoltare (in cui non c’è un ruolo secondario che sia stato affidato con imprudenza) le due talking heads sono protagoniste di una spinosa seduta analitica, di un ruvido confessionale laico. L’immaginaria telefonata notturna tra i due contendenti, prima dell’ultimo round, è un esempio straordinario di quanto le parole possano essere immagini interiori. ENRICO MAGRELLI % 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 i film del mese Mar Nero Regia Con Genere Distr. Durata BUONO Ilaria Occhini, Dorotheea Petre Drammatico, Colore Kairòs Film Minimalismo al femminile per l’opera prima di Federico Bondi: da applauso le interpreti 95’ DUE DONNE SOLE. L’una con un passato, l’altra con un futuro. Prima si detestano, poi si trovano e si completano. Gemma è anziana, neo-vedova con un figlio di costante ma rara frequentazione: è destinata a terminare la propria vita ricordando il tempo andato. Angela è giovane e rumena, si guadagna da vivere in Italia facendo la badante. Quando Gemma trasloca dopo la scomparsa del marito, Angela viene assunta per prendersene cura. Per il suo riuscito esordio nel lungometraggio di finzione il fiorentino Federico Bondi estrae dal minimalismo quotidiano una storia tutta virata al femminile. Autore del soggetto e co-sceneggiatore con Ugo Chiti, il giovane regista ha cercato nella realizzazione di Mar Nero la risposta più a un interesse personale che sociologico e sociale. “Gli anziani costretti ad entrare in contatto 56 in sala Federico Bondi rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 diretto e totalizzante con un perfetto sconosciuto, proprio nel momento più fragile e precario della loro esistenza”. Ma anche, continua Bondi “l’incontro con il diverso, la convivenza forzata con l’altro da sé, visti non in chiave saggisticosociologica, ma attraverso la storia di una dipendenza reciproca che si fa solidarietà e amicizia”. Così descrive il senso profondo da cui è nata “l’avventura Il regista Federico Bondi umana” della sua opera prima per la quale ha selezionato due (matt)attrici perfette: la navigata teatrante e televisiva Ilaria Occhini (premiata a Locarno, dove il film era in concorso, come miglior attrice) per il ruolo di Gemma e la brava rumena Dorotheea Petre nella parte di Angela. Diffidenti e scontrose inizialmente, le due personalità gravitano nell’incomunicabilità delle quattro pareti casalinghe finché la sete d’affetto di ciascuna abbatte gli orgogli. Il coraggio, la comprensione dei bisogni altrui e l’accettazione della generosità contro ogni chiusura suggellerà tra le due donne un’amicizia emozionante e solidale. E sarà la vecchia Gemma, rigenerata dalla scoperta di essere ancora in grado di fare qualcosa di buono, a soccorrere la giovane badante, seguendola in un viaggio nell’ignota terra di lei alla ricerca del compagno che sembra smarrito. ANNA MARIA PASETTI % i film del mese Revolutionary Road Di Caprio e la Winslet per il naufragio del sogno americano: ottima la regia di Sam Mendes, ma inferiore al libro di Yates Regia Con Genere Distr. Durata Leonardo Di Caprio, Kate Winslet Drammatico, Colore Universal 119’ PUÒ LA NORMALITÀ essere speciale? Che succede a una coppia normale, drammaticamente normale, quando si intende speciale? E’ denso di questi interrogativi esistenziali il quarto film di Sam Mendes, Revolutionary Road, dal romanzo omonimo di Richard Yates (ed. minimum fax), con protagonista 10 anni dopo la coppia di Titanic: Leonardo Di Caprio e Kate Winslet (moglie del 58 in uscita Sam Mendes rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Kate Winslet. Sotto Michael Shannon BUONO regista). States anni ’50, April (Winslet) e Frank (Di Caprio) si piacciono, si sposano e si considerano diversi, ideali, destinati a un grande futuro. Ma è una prospettiva suicida, che sacrifica il qui e ora quale necessaria premessa della gloria che sarà. Belli, simpatici, anticonformisti, ma questi - supposti tratti dissonanti vengono scarificati dalla routine, il loro modellino eroso a immagine e somiglianza del Modello tanto disprezzato. Prendono casa in Revolutionary Road (sic), periferia urbana e presto esistenziale: Frank fa avanti e indietro da Manhattan, impiegato apatico e senza più velleità; April fa la casalinga, la madre, si spegne e sogna la passione. E’ lei a cercare il rimedio: la fuga dal Connecticut per la Parigi dell’utopia, dove lei potrebbe lavorare e Frank pensare che fare da grande. Ma la Tour Eiffel rimarrà cartolina: Frank seduce una poveretta, trova una promozione, traccheggia; April aspetta invano quella promessa di felicità, e un bambino. Accanto a loro, una coppia coetanea (David Harbour e Kathryn Hahn) di ristrettissimi orizzonti, progressivamente più vicini, l’ingombrante Kathy Bathes, e, sul lato opposto, il figlio di quest’ultima, afflitto da problemi psichiatrici (Michael Shannon, magnetico e candidato all’Oscar), a tal punto da essere l’unico a dire ad April e Frank la (loro) triste verità. Conformismo, ipocrisia, sessismo: l’America anni ’50, e successivi, che ha perso il suo sogno viene inquadrata su scala da Mendes, con un ottimo materiale di partenza, il romanzo di Yates, che il regista di American Beauty traduce con grande potenza visiva (eccellente fotografia di Roger Deakins, non è una novità), splendidi interpreti (meglio Di Caprio della Winslet, ma entrambi sotto Shannon), rigorosa ricostruzione (scenografie di Kristi Zea) e un limite: il romanzo stesso. Non che il film ne faccia cattivo uso, ma una inevitabile (?) riduzione: la tensione simbolica della coppia protagonista, derivante da un trattamento lucidamente induttivo, perde in definizione sullo schermo, che si concede scorciatoie (ben più importante la scappatella di Frank, e decisamente più sexy la sua “preda” cartacea) e delega agli attori, chiamati a riempire con surplus scenico – a tratti enfatico - gli omissis nell’introspezione. Rimane un colpo di genio, ad alto voltaggio simbolico: una pozza di sangue e uno sguardo perso dietro al futuro. FEDERICO PONTIGGIA % Che succede a una coppia normale se pensa di essere speciale? gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 59 i film del mese Il respiro del diavolo The Strangers Tra Funny Games e Them, un esercizio di stile di buonissimo livello per l’esordiente Bryan Bertino Regia Con Genere Distr. Durata in uscita DELUDENTE Noioso thriller soprannaturale che cavalca il ritorno di moda del “bambino demonio”. E lo charme di Josh “Lost” Holloway DA POCO USCITI DI PRIGIONE, Max (Josh Holloway) e la sua fidanzata Roxanne (Sarah Callies) sono decisi a rifarsi una vita onestamente con la gestione di una tavola calda. Le finanze, però, non bastano e allora Max si lascia convincere dall’amico Sydney (Michael Rooker) ad un ultimo colpo: rapire un bambino di 8 anni per poi chiedere il riscatto ai ricchi genitori. Max accetta ma, una volta effettuato il rapimento, il bambino dimostra strani poteri e, soprattutto, la capacità di mettere i suoi rapitori l’uno contro l’altro. Il tema del bambino diavolo, topos dell’horror anni Settanta, sembra tornato di gran moda; ne sono prova il mediocre remake de Il presagio di John Moore e il sopravvalutato Joshua, diretto da George Ratliff. Ora la distribuzione italiana, per sfruttare il successo di Mister Lost, Josh Holloway, rispolvera questo noioso thriller soprannaturale, vecchio di un anno, mentre altri e ben più meritevoli titoli della produzione fantastica contemporanea (uno per tutti: Diary of the Dead di George Romero) vengono del tutto ignorati. Meditate gente, meditate. PAOLO ZELATI % Regia Con Genere Distr. Durata 60 Stewart Hendler Josh Holloway, Blake Woodruff Thriller, Colore Eagle Pictures 95’ rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Bryan Bertino Liv Tyler, Scott Speedman Horror, Colore Universal 85’ CI SONO POCHE COSE PIÙ TERRIFICANTI, per gli americani, che scoprire di non essere al sicuro nemmeno tra le mura domestiche. Un sensazione questa, che gli eventi dell’11 settembre hanno esasperato all’ennesima potenza. Da allora, il cinema (soprattutto di genere) ha rielaborato questa “paura” atavica in diverse forme e situazioni: The Strangers non ne è che l’ultima incarnazione. Kristen (Liv Tyler) e James (Scott Speedman) sono una giovane coppia che, a notte inoltrata, si reca in una casa isolata per quella che sarebbe dovuta essere una serata romantica. Kristen, però, rifiuta la proposta di matrimonio del fidanzato il quale, seccato, esce di casa. Poco tempo dopo, una strana ragazza bussa alla porta chiedendo di una persona sconosciuta; lentamente la situazione degenera fino a che una strana figura mascherata si introduce nell’appartamento. Tra Funny Games e Them (anche se con differenze sostanziali), l’esordiente Bryan Bertino mette in scena un inquietante film d’assedio sfruttando alla perfezione lo spazio del formato widescreen. Rispetto allo standard contemporaneo la violenza è quasi assente ma la tensione si mantiene su livelli elevati. Solo un esercizio di stile, ma fatto come si deve. PAOLO ZELATI % in sala BUONO film del mese Valzer con Bashir in sala Regia Genere Distr. Durata DA NON PERDERE Ari Folman Animazione, Colore Lucky Red Ipnotico viaggio nella memoria per non dimenticare il massacro di Sabra e Chatila 87’ IL RIMOSSO DEL SINGOLO, la ricostruzione frammentaria e onirica della memoria collettiva. L’israeliano Ari Folman smussa la “rigidità” del documentario per intraprendere uno sconvolgente viaggio à rebours, percorso ipnotico e liquida danza nei meandri del ricordo perduto. Si parte dal sogno (i 26 cani, gli stessi uccisi venticinque anni prima in Libano, che tormentano le notti di un suo vecchio commilitone), si arriva alle immagini di repertorio, al pianto e al dolore dei profughi palestinesi scampati al massacro di Sabra e Chatila del 1982 ad opera dei cristiani falangisti: in mezzo, attraverso le animazioni di Yoni Goodman e il magmatico tappeto sonoro di Max Richter (premiato con l’EFA), la determinazione di un uomo, lo stesso Folman, deciso a comprendere perché di quella storia, vissuta in prima persona armi in pugno, rimanga solamente un’unica sbiadita traccia. L’approccio è rivoluzionario, l’impatto è dirompente, la forma solo in apparenza cannibalizza il contenuto: le testimonianze di chi, insieme al regista allora diciannovenne, si trovava a dover sparare “danzando” in mezzo al fuoco incrociato e ai manifesti dell’appena Il regista Ari Folman ucciso presidente cristiano Bashir Gemayel (da qui il titolo del film) o a dover raccontare quello che succedeva (l’inviato di guerra), riportano in superficie ferite che la memoria ha preteso di cicatrizzare, ma che il cuore tiene ancora aperte, sanguinanti. Impossibile, pertanto, immaginare un medium che non fosse il fumetto, la traccia animata, per rendere con maggior incisività le dinamiche di un trip dalla cupezza allucinante, a tratti surreale e gelatinoso, tentativo di autoanalisi psichedelica che squarcia con potenza e giustificato “disordine” i muri edificati dall’oblio. In Concorso allo scorso Festival di Cannes, con il regista invitato a rimanere per la cerimonia di premiazione, Valzer con Bashir non ha comunque ottenuto alcun riconoscimento. L’Oscar come Miglior film straniero potrebbe rendergli giustizia. VALERIO SAMMARCO % gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 i film del mese Inkheart Bride Wars. La mia La leggenda di Cuore d’Inchiostro Fraser e la Mirren in un fantasy che dichiara amore alla lettura. Senza novità, ma decoroso Regia Con Genere Distr. Durata Iain Softley Brendan Fraser, Helen Mirren Fantasy, Colore Eagle Pictures anteprima 106’ MO (BRENDAN FRASER) e la figlia Meggie (Elisa Hope Bennett) sono “silvertongue”: danno vita ai protagonisti dei libri leggendo ad alta voce le loro storie. Un dono dal rovescio della medaglia perché tutte le volte che un personaggio di carta si palesa nella realtà, una persona reale scompare nella finzione. Una disgrazia che accade alla moglie di Mo quando il marito legge una favola medievale popolata da mostruose creature… Tratto da una fortunata trilogia di Cornelia Funke, Inkheart – La leggenda di Cuore d’Inchiostro è una versione per bambini del Seme della follia, dove i mostri fanno ridere, le invenzioni si alternano agli omaggi (Il mago di Oz , Peter Pan) e gli scambi tra realtà e finzione riusciti e mai intellettualistici. Iain Softley – anche produttore con la Funke – dimostra di conoscere i meccanismi del fantasy, trovando il giusto equilibrio tra commedia, azione, e immaginazione. Bravo Fraser, impareggiabile (ma non è una novità) “zia” Helen Mirren. Siamo più dalle parti di Narnia che di Hogwarts (Harry Potter), ovvero nei limiti di un genere che inizia a mostrare segnali di stanchezza. Inkheart però un merito tutto suo ce l’ha: aver trasformato l’Italia – dove è stato girato – in un Paese da favola. GIANLUCA ARNONE % anteprima DISCRETO LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET, consectetuer adipiscing elit. Donec vel mauris in diam e Kate Hudson: sfida all’ultimo matrimonio tra gag e déjà-vu imperdiet aliquam. Nullam fermentum. Sed consequat. Anne Hathaway NEGLI STATES è un grande business, e lo è – pur se in maniera differente – anche negli altri Paesi. Ma, soprattutto, il matrimonio è un soggetto che ben si presta a raccontare tante storie. Per una commedia, poi, l’intreccio lui, lei e gli altri può generare sketch a volontà. Bride Wars. La mia migliore Operazione I soliti sospetti in salsa hitleriana per Singer: un thriller inerte come l’occhio di vetro di Cruise E’ VERO CHE BRYAN SINGER aveva diretto, con merito, I soliti sospetti, ma ritrovarne degli altri, ancor meno insoliti, nella Germania hitleriana è davvero troppo. Come creare suspense, se non mera attenzione, su un evento storico noto ai più? Siamo nel ’44, il Reich millenario ha data di scadenza mensile, il colonnello Claus von Stauffenberg decide di passare all’azione, prima che sia troppo tardi per le sorti dell’amata patria e dell’Europa tutta: Hitler ha da morire. Il teatro è la Tana del Lupo, l’operazione - ideata da Hitler e riutilizzata contro di lui - Valchiria, l’esecutore, con l’esplosivo nella 24ore, von Stauffenberg: sarà l’ultimo di una serie di falliti attentati al Regia Con Genere Distr. Durata 62 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 DISCRETO Bryan Singer Tom Cruise, Kenneth Branagh Storico, Colore 01 Distribution 120’ migliore nemica Regia Con Genere Distr. Durata Wajda racconta senza fronzoli una Gary Winick drammatica pagina di storia della Polonia Anne Hathaway, Kate Hudson Commedia, Colore 20th Century Fox 94’ nemica, diretto da Gary Winick cambia le carte in tavola e così il matrimonio diventa il cuore per parlare di amicizia. Non è importante che ci sia un “lui”, qui contano solo loro, le spose. Il sogno comune di organizzare la cerimonia al Plaza Hotel finalmente si corona. Emma (Anne Hathaway), docile insegnante, e Liv (Kate Hudson) determinato avvocato di fama, vanno dalla regina dei matrimoni per fissare la data. Sono felici, ognuna sarà la damigella d’onore dell’altra come nelle loro promesse di bambine. Ma per un errore le prenotazioni sono state segnate lo stesso giorno. Nessuna vuole rinunciare e così comincia la guerra a suon di colpi bassi. Emma, che crede di “tener testa” alla sua “debole” amica, si trova invece davanti una nuova Liv, pronta a tutto. Una sequela di gags mette a nudo le debolezze di entrambe portando allo scoperto la vera essenza delle due donne, le loro emozioni e, soprattutto, la lealtà e la profondità della loro amicizia. CRISTINA SCOGNAMILLO % Valchiria in sala Katyn Regia Con Genere Distr. Durata Andrzej Wajda Andrzej Chyra, Maja Ostaszewska Drammatico, Colore Movimento Film 117’ MAESTRO DEL CINEMA MONDIALE, a ottantadue anni Wajda ha finalmente trovato il coraggio di portare sullo schermo una drammatica pagina della storia della Polonia, una tragedia che oltre tutto lo tocca profondamente da vicino. Il padre Jacub infatti, fu uno degli oltre ventimila ufficiali polacchi massacrati dalle truppe sovietiche a Katyn e in altri campi di prigionia. Vittime innocenti di un atto di barbarie a lungo negato, come occultata la spietatezza con la quale fu perpetrato. Il forte legame emotivo con la materia narrata ha indotto il regista ha raccontare i fatti, tutti veri e documentati, utilizzando un linguaggio classico che mai eccede in dialoghi ridondanti o in belle immagini, sebbene siano firmate da Pawel Edelman, lo stesso autore della fotografia del Pianista. Del resto il numero delle vittime, il dolore dei familiari, la spaventosa portata degli eventi parlano da soli. Molte le vicende a incastro in un film che aderisce perfettamente alla Storia ma sulle altre spicca quella di Anna, moglie del capitano Andrzej, simbolo delle migliaia di mogli, madri e figlie che attesero invano il ritorno a casa dei loro uomini. Cinema civile per eccellenza, Katyn è un doveroso atto d’accusa al servizio della Verità. ANGELA PRUDENZI % in uscita DISCRETO gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo DISCRETO Führer, che un anno più tardi si suiciderà nel bunker di Berlino. Fin qui tutto noto, eccetto a Singer e gli sceneggiatori Christopher McQuarrie - al lavoro su altri tre progetti con Cruise (sic) – e Nathan Alexander che costruiscono il film come se la sorpresa fosse dietro l’angolo. Così non è, ovviamente, ma anziché concentrarsi sulla psicologia di questi “salvatori della patria”, ovvero il retroterra sociale del colpo di mano, e cercare l’ineludibile ricostruzione filologica, si punta al thriller: inerte come l’occhio di vetro di Cruise. JEAN-PIERRE HIPPO % fondazione ente dello spettacolo 63 i film del mese The Wrestler anteprima Regia Con DA NON PERDERE Darren Aronofsky Mickey Rourke, Marisa Tomei Evan Rachel Wood Genere Distr. Durata Drammatico, Colore Mickey Rourke commuove fino alle lacrime Lucky Red 110’ “ONE, TWO, RAM”: in una sala di periferia, la leggenda del wrestling anni ‘80 Randy “Ram” Robinson firma autografi e si fa scattare fotografie per otto dollari l’una. Intorno a lui, altri ex lottatori, invecchiati e appesantiti, aspettano l’arrivo di qualche fan per fare due soldi con gloriose VHS o altri gadget. Si parta da questo momento di The Wrestler, film che ha regalato a Darren Aronofsky il Leone d’Oro a Venezia e che potrebbe valere l’Oscar per Rourke, per concentrarsi sulla cifra narrativa e stilistica, soprattutto emozionale, adottata dal regista per l’intero corso dell’opera: nella quotidianità di questo lottatore sul viale del tramonto, i gesti, gli acciacchi e la difficoltà di vivere al di fuori del ring, si portano al centro di uno sguardo doloroso e commovente su una 64 Indipendente e dall’impatto devastante: rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 realtà quasi mai raccontata al cinema (tutto quello che ruota intorno al mondo del wrestling). Da Rocky Balboa a Randy Robinson - impossibile immaginare qualcun altro ad impersonarlo che non fosse Mickey Rourke - il passo è meno breve di quanto possa sembrare: “Ram” l’ariete è solo, in un “mondo che se ne frega di lui”, con una figlia adolescente (Evan Rachel Wood) che prova inutilmente a riconquistare dopo anni Il regista Darren Aronofsky passati chissà dove e l’illusione di un amore (Pam/Cassidy, spogliarellista non più giovanissima interpretata da Marisa Tomei, anche lei candidata all’Oscar) che non ci sarà mai. Aronofsky non smette di seguire il suo Randy - inquadrandolo di nuca, con macchina a spalla e pianisequenza - illudendoci, illudendolo, di poter sognare altri ingressi trionfali: l’eco dei tifosi rimbomberà poco prima di iniziare il nuovo lavoro al banco alimentari, ma non appena oltrepassata la tendina del “dietro le quinte” sarà il silenzio a calare nuovamente sulla sua vita. Lo stesso che l’aveva accolto dopo l’infarto - costringendolo a smettere con le esibizioni e tentare la via della “normalità”: ma è un fallimento che Randy non può sopportare, preferendo una volta di più il martirio della carne e il grido del pubblico, uscendo di scena nel più poetico e metacinematografico dei modi. Ultimate Warrior. VALERIO SAMMARCO % Home Milk Straordinario Sean Penn per Gus Van Sant. Ma la passione militante soffoca il biopic Regia Con Genere Distr. Durata in uscita DISCRETO Isabelle Huppert madre di famiglia nell’incerta opera prima di Ursula Meier: lei sopravvive, lo spettatore meno OPERA PRIMA della franco-svizzera Ursula Meier, presentata alla Semaine de la Critique a Cannes 2008 e accolta favorevolmente dalla critica transalpina: “Esistono ancora queste utopie nel cinema, ma è sempre più difficile”, afferma la protagonista Isabelle Huppert, madre che (soprav)vive con la famiglia in una casa sul ciglio dell’autostrada, “osservata con un dispositivo teatrale, come dei pesci rossi in una boccia d’acqua”. Fin qui tutto bene, anzi no: tra un profluvio di citazioni che si vorrebbero involontarie (da Tati a Godard, passando per Polanski e Hitchcock), equilibrio incerto tra le ragioni della commedia e quelle dell’apologo politico, ecologista, etc., che richiederebbe il dramma – il finale incomprensibilmente ottimista è genuinamente posticcio – Home fatica a trovare casa, ovvero una coerenza poetica, ancor prima che stilistica, e una residenza ideologica: se ogni interpretazione – come vuole la regista – è lecita, non è democrazia, ma anarchia dello sguardo. Ce n’è anche per Madame Huppert, prossima presidente di giuria a Cannes: alla prima inquadratura, la sua madre espansiva e gioiosa sappiamo già che non durerà. La versatilità di un’attrice è preziosa: soprattutto per lo spettatore. JEAN-PIERRE HIPPO % Regia Con Genere Distr. Durata 66 Ursula Meier Isabelle Huppert, Olivier Gourmet Drammatico, Colore Teodora Film 97’ rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Gus Van Sant Sean Penn, James Franco Drammatico, Colore Bim 128’ 1970 - 1978, otto anni nella vita di Harvey Milk: da giovane attivista a favore delle minoranze gay all’elezione a supervisor (consigliere comunale) di San Francisco, fino all’omicidio per mano di un collega (Josh Brolin) omofobico e, soprattutto, invidioso. E’ Milk (8 nomination all’Oscar), il biopic militante di Gus Van Sant, dedicato al primo omosessuale dichiarato ad avere un incarico pubblico negli Usa: “Era una storia importante su un personaggio straordinario: valeva la pena raccontarla”, dichiara il regista, sconfessando in parte le analogie con il neopresidente Usa: “Entrambi lottano per i diritti delle minoranze, ma Milk veniva dalla strada, Obama da un contesto politico solido”. Sullo schermo, la vita di Harvey - gli amori (James Franco) e le passioni (l’opera, Tosca su tutti), l’attivismo e la mediazione, i lutti (il suicidio di un compagno, Diego Luna) e le gioie (l’elezione per il quartiere Castro, al terzo tentativo) – e la straordinaria interpretazione che ne dà Sean Penn, con una metamorfosi da mozzare il fiato. E’ lui l’unico pezzo forte di un biopic lontano dal minimalismo e dalla rarefazione del miglior Van Sant, che abbracciando con passione la storia di Harvey ce la riconsegna in una cornice tradizionale, se non involuta. FEDERICO PONTIGGIA % in sala DISCRETO film del mese Australia in sala Regia Con DISCRETO Baz Luhrmann Nicole Kidman, Hugh Jackman Genere Distr. Durata Kolossal, Colore Luhrmann tenta il Via col vento del terzo millennio: decalco con poca inventiva 20th Century Fox 165’ ALLA VIGILIA della seconda guerra mondiale, l’artistocratica inglese Lady Ashley (Nicole Kidman) lascia l’Europa per recarsi a Darwin, Australia. La donna vuol riportare a casa il marito, che da tempo si è ritirato nella tenuta di Faraway Downs ad occuparsi di mucche, “donzelle” aborigene e cavalli. Scortata da un rude mandriano (Hugh Jackman), scoprirà con orrore che il consorte è stato ucciso e il ranch rischia la rovina... Progetto inseguito per anni, l’Australia del genialoide Baz Luhrmann (Romeo+Giulietta, Moulin Rouge!) è un omaggio debordante ai monumenti hollywoodiani - kolossal alla Via col vento e alla Lawrence d’Arabia - da cui saccheggia filosofia (il film come impresa totale), struttura narrativa, archetipi e linguaggio. Sulla carta un’occasione unica: l’impianto scenografico (del premio Oscar Catherine Martin) offre al romanticismo kitsch del regista l’ideale cornice per dispiegare tutta la sua esuberanza immaginativa, mentre la capacità di (ri)maneggiare i generi può esaltarsi nel “film dei film” (in una sola pellicola: la commedia, il western, il melodramma, il musical e il war-movie). Peccando di prudenza invece, Luhrmann si Il regista Baz Luhrmann accomoda sulla sua costosissima macchina del tempo - 130 milioni di dollari di budget (un record per il cinema australiano) – senza mai scendere, fiducioso che un decalco della mitica epopea del cinema basti e avanzi. Ritroviamo così lo stesso gigantismo produttivo, una travolgente storia d’amore sullo sfondo di un affresco storico-sociale (la seconda guerra mondiale, e pure la vergogna della “generazione rubata”: i bambini aborigeni strappati dallo Stato ai loro genitori naturali), due smaglianti protagonisti (bravi la Kidman e Jackman, ma Vivien Leigh e Clark Gable erano un’altra cosa), i paesaggi mozzafiato e i tramonti di fuoco. Tutto come allora ad eccezione del pubblico che rischia – con mezzo secolo di cinema alle spalle – di prendere il giocattolone di Luhrmann come un classico riveduto. Ma non corretto. GIANLUCA ARNONE % gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 i film del mese The Reader anteprima Regia Con DISCRETO Stephen Daldry Kate Winslet, David Kross, Ralph Fiennes Genere Distr. Durata Drammatico, Colore 01 Distribution 123’ GERMANIA post Seconda Guerra Mondiale: l’adolescente Michael Berg (David Kross) si sente male, e viene soccorso da una donna, Hanna (Kate Winslet), con il doppio dei suoi anni. Il ragazzo si riprende dalla scarlattina, e torna per ringraziarla: nasce una relazione basata sul sesso e le buone letture, dall’Odissea a La signora col cagnolino di Cechov, che Michael declama per Hanna. Ma un giorno la donna scompare. Otto anni più tardi, Michael, studente di legge, assiste ai processi per i crimini nazisti: rimane sconvolto dal rivedere Hanna alla sbarra quale aguzzina di Auschwitz. A intrecciarsi a questo passato che non passa, il Michael adulto (Ralph Fiennes), pubblico ministero, un matrimonio alle spalle, una figlia trascurata, e qualche 68 Kate Winslet e Ralph Fiennes al servizio di Daldry, tra didascalie ed enfasi rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 avventura: non ha dimenticato Hanna, a cui manda in prigione i nastri registrati con le letture dei loro livres de chevet. Diretto da Stephen Daldry (The Hours), a partire dal bestseller A voce alta di Bernhard Schlink, The Reader (candidato a 5 Oscar) è l’ennesimo – vedi Revolutionary Road, Il curioso caso di Benjamin Button, The Doubt adattamento di peso della Hollywood 2008, palesemente a corto di idee Il regista Stephen Daldry (originali). Con Revolutionary Road, è anche la seconda grande prova di Kate Winslet, che qui non teme di mostrare un corpo seducente ma segnato e di invecchiare – incredibilmente – per dare volto al male banale, anzi stolido, di Hanna. Più interessante, come nel film del marito Sam Mendes, è tuttavia la prova del coprotagonista adulto: Ralph Fiennes, bravo da consuetudine e gravato di un pesante fardello: come è possibile amare (chi ha fatto) il Male? Un interrogativo che nel romanzo-capolavoro di Jonathan Littell Le Benevole – protagonista un SS che si lascia scivolare nel male - viene sbattuto in faccia al lettore, e qui, viceversa, mediato dal personaggio di Michael: ma un grande libro avrebbe evitato il pleonasmo di affibbiargli la professione giuridica, e un grande film non si sarebbe profuso in lungaggini, didascalie e enfasi, lasciandoci nulla da leggere tra le righe. FEDERICO PONTIGGIA % Appaloosa The Horsemen Dennis Quaid inciampa in un horror esoterico con ricadute familiari. Senza particolari spasmi Regia Con Genere Distr. Durata in sala BUONO Harris rifà il western di Ford e Hawks: amicizia virile, donne fedifraghe e stralunata ironia L‘AMICIZIA È TRA UOMINI VERI, schietta e inossidabile. La donna (Renée Zellweger) moralmente compromessa, pura minaccia dell’unione maschile. Il villain (Jeremy Irons) così odioso che non vedi l’ora di ficcargli una pallottola in testa. Lo spazio immaginifico: verdi pianure e cieli tersi, dove uomini, fucili e cavalli sono inglobati, macchie viventi nel tutto organico. L’Appaloosa di Ed Harris - alla sua seconda regia dopo Pollock - è questa: un fantasma in piena luce del western che fu. Un decalco sul cinema dei padri - Ford e Hawks in testa - che scavalca le generazioni di mezzo (le divagazioni moderne di Penn, Peckinpah e Eastwood) per riannodare il filo della memoria fino alle origini del genere, dove la frontiera è ancora mitologia, la storia fuoricampo. Non mancano accenti crepuscolari ai due straordinari cavalieri dell’ovest Harris e Mortensen, mentre osservano con crescente disincanto e humour stralunato il mondo attorno che cambia. Ma sono frammenti di modernità da spazzare via il prima possibile per reinsediare immacolato il mito. E far passare l’unica morale possibile, incisa (come i dialoghi) sulla pietra: al diavolo la storia, la violenza e la politica. A qualcuno il western piace classico. GIANLUCA ARNONE % Regia Con Genere Distr. Durata Jonas Åkerlund Dennis Quaid, Ziyi Zhang Horror, Colore Moviemax 110’ COME AND SEE. L’indizio che un serial killer fulminato dall’Apocalisse di Giovanni lascia ogni volta sulla scena del crimine sarà utile forse al detective Aidan Breslin per sbrogliare la matassa, ma potrebbe trarre in inganno lo spettatore ingenuo: in The Horsemen di Jonas Åkerlund – thriller esoterico con ricadute familiari – c’è poco da vedere. Zero sorprese, poca suspense, nessuna eredità da lasciare ai posteri. Anzi. La sceneggiatura sembra ciclostilata con le pagine di ben più attrezzati modelli: da Seven e “i suoi fratelli” (Il collezionista di ossa, Saw e I segni del male, i riferimenti scoperti) - da cui saccheggia struttura a rebus ed echi millenaristici – al thriller psicologico stile Thomas Harris, qualora le ambiguità metafisiche di un Hannibal Lecter si possano credibilmente sostituire con le farneticazioni della poco “mostruosa” Ziyi Zhang. La tensione latita, Dennis Quaid non luccica. L’attore si accoda senza colpo ferire alla lunga colonna dei suoi predecessori, indossando i panni del classico investigatore disilluso e amareggiato. Talmente preso dal lavoro da perdere di vista i suoi doveri di padre, e così smanioso di fare giustizia da non vedere le colpe che sanguinano tra le quattro mura di casa. GIANLUCA ARNONE % in sala DELUDENTE Ed Harris Ed Harris, Viggo Mortensen Western, Colore 01 Distribution 116’ gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 69 Scopri tutti gli altri DVD delle collezioni su www.20thfox.it/dvd telecomando teratura: novità e bilanci Homevideo, musica, industria e let DVD 5 inediti per Newman, tris di Dardenne e Hammer “da paura” Borsa del cinema Le sale dei centri storici a rischio estinzione. I segreti dell’agente Orazi Libri Con Marìas dove tutto è accaduto. Lo schermo si fa Storia Colonne sonore Il Valzer di Max Richter tra Milk e Revolutionary Road Visioni eXtra Mulder e Scully in Blu-ray, contenuti doc per Hancock e Mamma mia! Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Cinque inediti per ricordare Blue Eyes: dall’incontro con Jeanne Woodward ne La lunga estate calda fino a Harry & Son Un Quintet per Newman 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 di Valerio Sammarco NON SOLO gli indimenticabili Nick mano fredda (recentemente distribuito da Warner Home Video), Butch Cassidy, La stangata e Lo spaccone: per ricordare Paul Newman, l’ultimo divo di Hollywood, 20th Century Fox propone cinque titoli, finora inediti in Dvd, differenti per genere e spessore, comunque significativi di alcuni momenti particolari della sua carriera. Si comincia con La lunga estate calda, film di Martin Ritt che valse a Newman il premio come Miglior attore a Cannes nel ’58 e, soprattutto, gli “regalò” Joanne Woodward, che sposò lo stesso anno per rimanerle accanto il resto della vita. Sempre insieme alla moglie, lo stesso anno è la volta della commedia Missili in giardino di Leo McCarey. Poi, ancora con Joanne, è protagonista di Dalla terrazza: diretto da Mark Robson, il film racconta la scalata di Alfred, milionario di famiglia con il sogno di sfondare nel mondo della finanza per diventare miliardario. La fama e i capolavori si susseguono, poi nel ’79 arriva il fantascientifico Quintet di Robert Altman e cinque anni dopo, nel 1984, la quarta regia di Paul Newman, Harry & Son: un dramma in parte autobiografico dopo la morte dell’unico figlio maschio dell’attore, Scott, scomparso nel ’78 per un’overdose. DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Ang Lee da collezione La cl as se de i cl as si ci a cura di Bruno Fornara Tripletta in cofanetto. Poi Ragione e sentimento in edizione Deluxe REGIA William A. Wellman CON Gregory Peck, Richard Widmark GENERE Western (1948) DISTR. Cecchi Gori HV Flamingo Video Cielo giallo CI SONO MOLTI degli elementi di base del western. C’è il gruppo di fuorilegge che ha rapinato una banca. Siamo nel 1867 e “la guerra ha sconvolto questi ragazzi e li ha messi su una falsa strada”. C’è il deserto della Death Valley che i villains devono attraversare per sfuggire agli uomini dello sceriffo. C’è una città fantasma che si chiama Yellow Sky dove vivono un vecchio e una giovane donna che sa usare le pistole. Ci sono gli indiani Apache. E c’è l’oro di una miniera abbandonata. Poi ci sono gli attori della grande Hollywood: Gregory Peck, Richard Widmark e Anne I CAPOLAVORI del premio Oscar Ang Lee raccolti per la prima volta in un cofanetto da collezione per 01 distribution: i duelli spettacolari de La tigre e il dragone (Oscar 2000 Miglior fotografia, Miglior colonna sonora, Miglior scenografia, Miglior film straniero – Golden Globe 2001 Miglior regia, Miglior film straniero), l’amore tra i due cowboy Heath Ledger e Jake Gyllenhaal ne I segreti di Brokeback Mountain (Oscar 2005 Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior colonna sonora; Venezia 2005 Leone d’Oro; Golden Globe 2006 Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura, Miglior canzone, Miglior film drammatico), spy story e sensualità nella Taiwan degli anni ‘40 in Lussuria (Venezia 2007, Leone d’Oro). Contemporaneamente, Columbia Tristar ripropone in Edizione Deluxe Ragione e sentimento (1995), il primo film diretto da Ang Lee lontano dalla madrepatria, interpretato da Emma Thompson, Hugh Grant e Kate Winslet. DISTR. 01 DISTRIBUTION E COLUMBIA TRISTAR 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Baxter, con intorno i solidi caratteristi di quegli anni. E c’è infine il contrasto che fa da ossatura portante in tanti western tra il fuorilegge che può e vuole riscattarsi (grazie all’amore...) e il bandito che invece pensa all’oro maledetto, che gli riuscirà di possedere solo da morto, quando la polvere gli scivolerà fuori dal sacchetto come da una clessidra il cui tempo è ormai finito... Un western stilizzato, ispirato alla lontana alla shakespeariana Tempesta, con alcune bizzarrie visive come quando Gregory Peck viene inquadrato da dentro la canna del fucile puntato su di lui. Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia Il diario di Anna Frank (Sky Cinema 1) Il 27 gennaio, in occasione della giornata della memoria dell’Olocausto, un film inedito targato BBC sulla vita di Anna Frank. Memento nella soffitta di Amsterdam, per commuovere e non dimenticare. Heath Ledger (Sky Cinema Mania) A un anno dalla scomparsa di Heath Ledger, il 22 gennaio in prima serata il film della consacrazione, Brokeback Mountain, e in seconda Io non sono qui, con l’attore aussie nei panni di Bob Dylan. Cashmere Mafia (Mya) Executives di successo a Manhattan, Mia, Juliet, Caitlin e Zoe, amiche dai tempi della business school, ora alle prese con colleghi rivali e matrimoni traballanti. Passano gli anni, ma è sempre Sex and the City… La paura fa ‘60 In due volumi 4 classici della Hammer. Occhio poi a Behind the Mask RIEMERGONO DALLE TENEBRE 4 classici della Hammer Films, mitica casa di produzione inglese che contribuì a sdoganare l‘horror in tutto il mondo. Nel primo volume Il mistero della mummia di Michael Carreras (1964), secondo horror egizio con cui si tentò di bissare le fortune del prototipo firmato Terence Fisher (il più prolifico regista Hammer), che ritroviamo qui con Il mostro di Londra (1960), rilettura del Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Nel secondo volume Lo sguardo che uccide (The Gorgon, 1964), ancora di Terence Fisher e La casa del terrore (1961) di Seth Holt. Sul fronte USA, invece, attenzione a Behind the Mask, mockuhorror di Scott Glosserman che rende omaggio ai grandi serial killer dell’immaginario cinematografico. Con Robert “Freddie Krueger” Englund. DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Funny Vision MAMMA MIA! Arriva anche in Blu-ray e ricco di contenuti speciali (scene eliminate, papere sul set, making of e tanto altro) la commedia “Abba Power” campione d’incassi in tutto il mondo. DISTR. UNIVERSAL FUNNY GAMES Fratelli d’autore Rosetta, Il figlio e Il matrimonio di Lorna: trittico Dardenne NON SE NE VANNO MAI DA CANNES senza un premio. E in occasione dell’uscita in Dvd dell’ultimo Il matrimonio di Lorna (Miglior Sceneggiatura), Lucky Red ripropone in versione disco singolo due capisaldi della loro filmografia: Rosetta, che nel 1999 vinse sia la Palma d’Oro che il Premio per la Miglior Attrice (la allora esordiente Émilie Dequenne) e Il figlio (Premio per il Miglior Attore ad Olivier Gourmet) straordinario apologo su vendetta e perdono, ma indelebile segno – come quelli che rimangono quotidianamente sul legno lavorato nella falegnameria che fa da sfondo a tutta la vicenda – di un cinema che senza l’artificio di orpelli riesce ad elevarsi per intreccio e profondità morale. Peccato per l’assenza di contenuti speciali, ma alle volte – ed è questo il caso – possono bastare anche i film. You’re in the Movies rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 HANCOCK DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT Dare ascolto al regista per diventare una star: i vostri film su Xbox 360 76 DISTR. LUCKY RED In disco doppio e in Blu-ray le gesta del supereroe meno amato del mondo. Versione Extended Cut, copia digitale del film e numerosi extra: dal dietro le quinte alle scene di azione. DISTR. LUCKY RED Imp aria mo a reci tare Per la prima volta, grazie all’utilizzo della telecamera di Xbox 360, possiamo recitare davanti alla TV come fossimo consumati attori hollywoodiani per creare i nostri film personalizzati, oppure seguire i copioni già scritti dal regista. You’re in the Movies è un gioco che ci permette di recitare ed essere montati in una pellicola virtuale, ma lo fa attraverso numerosi mini-giochi nei quali dobbiamo sfidare la CPU o un avversario. In uno, ad esempio, il regista ci chiede di correre una maratona: queste scene saranno Decalcomania e simulacro: Haneke rifà se stesso dieci anni dopo, con Tim Roth e Naomi Watts assediati e Michael Pitt assediatore. Interviste al regista e agli attori. X-FILES: VOGLIO CREDERCI successivamente utilizzate per montare la nostra corsa in un film thriller che ci vede inseguiti da un killer sanguinario. Il titolo è già disponibile nei negozi con o senza telecamera. Per saperne di più visitate http://www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO Versione estesa e scene inedite per l’edizione HD del film di Chris Carter, con oltre 80 spezzoni video tratti dagli archivi X-Files, effetti speciali di trucco, scene tagliate e Gag reel. DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Borsa del cinema di Franco Montini Città senza schermi? Spariscono le sale dai centri storici: utile il rifinanziamento del fondo in favore dell’esercizio per frenare la morìa dei cinema metropolitani “Bisognerebbe costruire nuove strutture per vasti bacini d’utenza”, dice Protti dell’Anec 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Bisogna prepararsi ad un futuro di città senza cinema? Le indicazioni fornite dall’Anec, la principale associazione degli esercenti, fanno balenare questo pericolo. Perché negli ultimi 5 anni, se il numero degli schermi è aumentato, se ne sono aperti 863, nello stesso periodo, fra il 2003 e il 2008, sono stati 430 gli schermi che si sono definitivamente spenti, di cui 316 in monosale. In alcune città è stata una decimazione: 10 a Firenze; 9 a Roma, Milano, Napoli e Bologna; 6 a Torino; 5 a Palermo. Tra le regioni più colpite dalle chiusure l’Emilia con 82 scher mi perduti, la Toscana 44, la Lombardia 41. Paradossalmente si tratta anche delle regioni che hanno fatto registrare il mag gior numero di nuove aperture: 195 gli scher mi inaugurati negli ultimi 5 anni in Lombardia, 81 in Emilia e Toscana. “Questi numeri - commenta il presidente dell’Anec Paolo Protti - dimostrano che il mercato si sta trasformando: cre- Cast & Crew di Marco Spagnoli Ta le n t S c o u ti n g A tu per tu con l’agente Daniele Orazi di Officine Artistiche sce il numero dei multiplex, ubicati fuori città, spariscono le piccole e medie sale dei centri storici. Quando una sala di città chiude, non tutti i suoi frequentatori sono disposti a trasferirsi nei multiplex. Esistono vasti bacini d’utenza privi di strutture moderne: è lì che bisognerebbe costruire i nuovi cinema, evitando il fenomeno della cannibalizzazione fra le sale. Finora a soffrire sono state le strutture più piccole, ma fra i cinema chiusi non mancano multisale e perfino qualche multiplex”. La scomparsa delle sale metropolitane con la conseguente desertificazione dei centri storici, provoca conseguenze socio/culturali che hanno destato la preoccupazione di comuni e amministratori locali. Per arginare e combattere il fenomeno, il Comune di Bologna ha stipulato con l’Anec Emilia-Romagna una convenzione che prevede tre tipi di intervento, relativi alle politiche fiscali, commerciali e alla mobilità. In concreto si tratta di questo: esenzione dell’imposta di pubblicità per le insegne dei cinematografi; esenzione del canone di occupazione del suolo pubblico; riduzione dell’Ici e della tassa sulla raccolta rifiuti. Possibilità di autorizzare iniziative di riqualificazione commerciale nell’ambito di immobili che includano sale cinematografiche, purché finalizzate anche alla salvaguardia degli esercizi cinematografici. Infine autorizzazione, in via sperimentale, dell’accesso dalle 15 alle 20 nelle zone ZTL a circolazione limitata per i clienti delle sale cinematografiche. Alla cassa dei cinema, insieme al bigliet- Officine Artistiche è una delle principali agenzie italiane, per la qualità e l’originalità dei talenti che rappresenta. Da Filippo Timi ad Alba Rohrwacher, da Michele Riondino a Diane Fleri, solo per citarne alcuni, la compagnia di Daniele Orazi è la punta di diamante di un lavoro di ricerca di talent scouting molto serio e complesso. Come è diventato un agente? In genere è un lavoro che si tramanda, mentre io ho iniziato prima facendo prima il modello, poi l’attore. L’ambiente mi piaceva ma il ruolo non mi si addiceva. Donatella Mauro, la mia agente, mi ha proposto di farle da assistente. E’ nata una grande passione per un lavoro che mi permette di conciliare l’aspetto artistico con quello organizzativo. Come si svolge il suo lavoro? In due fasi: promozione e tutela. Proporre l’attore adatto per il ruolo giusto. Una volta scelto l’interprete, redigere il contratto nella maniera più ‘in linea’ con la carriera dell’artista. E’essenziale mantenere in modo proposi- tivo, ma con costanza e diplomazia, i contatti con la committenza. Qual è la cosa più difficile? Far emergere il talento, mantenerlo ed incrementare la carriera scegliendo, insieme, i copioni giusti. Che consiglio darebbe ad un giovane attore che vuole trovare un agente? Arrivare al colloquio preparato e motivato. Mettere l’agente nelle condizioni di valutare il talento con materiali video anche autoprodotti. box office (aggiornato al 19 gennaio) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Sette anime Viaggio al centro della terra 3D Australia Yes Man Beverly Hills Chihuahua Un matrimonio all’inglese Imago Mortis Madagascar 2 Natale a Rio The Millionaire € 37.811.587 € 32.060.808 € 11.889.984 € 15.051.420 € 11.283.595 € 11.397.229 € 33,457.659 € 24.715.932 € 24.602.333 € 32.386.029 N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi to, gli spettatori potranno ritirare un coupon, che permetterà di circolare e parcheggiare nelle zone protette. E ancora sono previste convenzioni con i gestori dei parcheggi a favore dei clienti dei cinema che prevedono tariffe scontate per la sosta, oltre che un potenziamento del trasporto pubblico in orario serale e notturno, nella fascia di maggiore frequentazione dei cinema. Ma per frenare la moria dei cinema di città il provvedimento più urgente è il rifinanziamento del fondo a favore dell’esercizio, che si è esaurito e non è stato ancora rinnovato. C’è un debito pregresso dello Stato nei confronti degli esercenti di circa 10 milioni di euro ed è chiaro che in questa situazione nessun imprenditore è disposto ad investire nelle sale per ristrutturazione ed ammodernamenti. Per sostenere il settore servirebbero 16/18 milioni di euro annui, una cifra infinitesimale nel bilancio dello Stato anche in periodo di tagli e profonda crisi economica. gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Libri In raccolta gli scritti di cinema dell’autore di Un cuore così bianco. E altre storie: dall’Ungheria al Giappone di Kitano Dove tutto è accaduto Lo sgu ard o di Ma rìas Pul ci allo sch erm o Ci sono storie che ogni appassionato di cinema pensa di conoscere, per averle lette mille volte. Ad esempio la storia della vita di Orson Welles, di come fosse un bambino prodigio, attore a autore precocissimo che diresse a poco più di vent’anni Quarto potere, il film che cambiò la storia del cinema. Ebbene questa storia arcinota può diventare la più affascinante delle epopee se a raccontarla è la penna di uno dei più grandi romanzieri viventi. Succede in Dove tutto è accaduto, bellissima raccolta degli scritti di cinema di Javier Marìas (Passigli, pagg. 148, € 14,00). L’autore di Un cuore così bianco e Domani nella battaglia pensa a me ci racconta i registi e gli attori che ha amato e i film che hanno segnato la sua vita. Lo fa a modo suo, non da critico, ma da spettatore coinvolto e da grande narratore. Imperdibile. Fedele alla tradizione, ecco Il Morandini 2009 (Zanichelli, solo volume € 27,80, con Cd-rom € 35,00), con in copertina il Toni Servillo di Gomorra, ritenuto dai co-autori Morando Morandini e la figlia Luisa il titolo più significativo dell’anno. Per ogni film, cast & credits, sinossi, breve analisi, stellette per il giudizio critico e pallini per il successo di pubblico. In questa 11esima edizione, anche una classifica dei cento migliori registi al mondo e un indice degli scrittori “adattati” per lo schermo. La concorrenza è targata Il Farinotti (Newton Compton, € 24,90), in copertina il Joker Heath Ledger de Il cavaliere oscuro. Firmato Pino Farinotti, 2200 pagine di recensioni, classifiche, stellette e medaglie per circa 35mila titoli, con un grave omissis: Il Divo di Sorrentino. GIORGIA PRIOLO 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 FEDERICO PONTIGGIA Nippon story e tricolore Per il pubblico occidentale il cinema giapponese inizia con il Leone d’oro a Rashomon nel 1951 per arrivare ad autori cult come Kitano, ai manga di Miyazaki, agli horror di Takashi Miike e, solo per i cinefili doc, ai nuovi autori come Koreeda Hirokazu e Masaihro Kobayashi. Non sono pochi i film giapponesi che possiamo vedere nei festival e nelle sale occidentali. Ma sono pochissimi se si pensa che la produzione nipponica sfiora i 500 titoli l’anno! Per chi volesse qualche coordinata in più, esce Storia del cinema giapponese di Max Tessier (Lindau, pagg. 166, € 15,00). Sempre in tema di “storie del cinema”, ma nell’ambito dei libri illustrati preziosi, Marsilio pubblica l’ottavo volume di Storia del cinema italiano, 1970/1976. Si parla di cinema politico post ’68, Dario Argento e il nuovo thriller, ma anche Bud Spencer e Terence Hill (Pagg. 700, € 135,00). Immagini di realtà Dagli albori al G8 di Genova: Italia in doc di Massimiliano Bortolomiol GIORGIA PRIOLO La prim a di Jan csò Con Miklós Jancsó - Il cinema tra storia e vita (Marsilio Editori, pagg. 227, € 24,00) Giacomo Gambetti colma una grande lacuna italiana. Nonostante abbia attraversato più di mezzo secolo di cultura cinematografica - dal realismo di Sciogliere e legare (1963) alla dissacrazione ironica de La stagione dei mostri (1987) – il più importante regista ungherese non aveva ricevuto finora nel nostro Paese le dovute attenzioni critiche. Gambetti gli “rende finalmente giustizia”, esplorando con passione e competenza la tridimensionalità di Jancsó come cineasta, pensatore e oppositore politico, del comunismo prima e del consumismo poi. Perché, come dice lo stesso regista nella lunga intervista che completa il saggio, “i bersagli sono sempre gli stessi, i potenti, la gente che comanda; e anche i nuovi potenti non sono molto differenti”. GIANLUCA ARNONE Bio gra fie al bui o Novecento versus il Cinema? Vince il primo, perché la neonata settima arte si fa assorbire dal fascino del passato, rimanendo intrappolata. E’ questa la tesi di Liborio Termine, ordinario di Storia del Cinema a Torino, nel saggio Il buio elettrico (Le Mani, pagg. 310, € 16,00). Protagonisti di questa dotta dissertazione, gli scrittori “prestati” al cinema, dall’insospettabile Verga al teorico Pirandello, fino a Brecht che dimostra quanto la letteratura abbia bisogno del cinema, e non viceversa. La crasi tra Ottocento e Novecento è anche il punto di partenza del critico Alberto Pesce per il suo Biografico in cento film (Le Mani, Pagg. 320, € 15,00), che inquadra questa significazione di genere da Napoléon di Abel Gance fino a Il Divo di Paolo Sorrentino, passando per il Wittgenstein di Derek Jarman. FEDERICO PONTIGGIA Storia del documentario italiano Marco Bertozzi Ed. Marsilio € 30,00 Esiste la necessità di un’autonoma storia del documentario “per dimostrare che questo padre del film […] benché tenuto spesso come un parente povero, ha tante volte preceduto, aperto la strada a orientamenti nuovi del film a soggetto; fu esso a influenzare lo stile dell’altro cinema, e non s’è lasciato influenzare”. Queste parole di Riccardo Cessi, apparse nel 1950 sulla Rivista del Cinematografo e citate in questo libro, riescono a spiegare, come poche altre, le ragioni che hanno spinto Marco Bertozzi a scrivere “Storia del documentario italiano - Immagini e culture dell’altro cinema” (Marsilio 2008). Attraverso un’appassionata ed approfondita analisi dell’opera di autori illustri, ma anche di documentaristi meno conosciuti, Bertozzi ripercorre la storia, non solo del genere ma, soprattutto, quella del nostro Paese, narrando immagini, emozioni ed avvenimenti che si sono susseguiti dagli anni del protocinema, fino ai recenti fatti del G8 di Genova, passando per i cinegiornali dell’Istituto Luce, i critofilm di Ragghianti, i tecnofilm figli del boom economico ed i manifesti politici del ’68. L’opera di Bertozzi, tuttavia, va oltre: spiega al lettore che il documentario non solo riferisce i fatti accaduti, ma cerca anche di trasmettere una pluralità di messaggi, primo fra tutti l’immagine che la società vuole offrire di se stessa, come vuole essere percepita, ma anche come viene interpretata dagli autori che immancabilmente la osservano con occhio critico. gennaio-febbraio 2009 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 81 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli Colonne Sonore Visti da vicino Non solo Valzer Versatilità e rigore per la “danza” animata di Ari Folman A RENDERE GENIALE il lavoro del quarantaduenne compositore tedesco Max Richter (le cui collaborazioni con Arvo Part e Brian Eno nel progetto Piano Circus sono eloquenti) è la versatilità e allo stesso tempo la rigorosità di progetto e scaletta. Sonorità di stampo classico ed elettronica riescono a convivere felicemente senza forzature presenti in operazioni analoghe. Un pregio rinvenibile tanto nel susseguirsi delle tracce quanto al loro interno: ne è prova uno dei pezzi migliori, Any Minute Now Thinking Back, densa di pathos negli archi e incalzante quanto un pericolo incombente grazie a una drum machine che evoca la cadenza di un bombardamento per poi abbandonare gli archi nella descrizione della desolazione. Non è il solo momento suggestivo dell’ascolto, tra punte di onirico lirismo (Into the Air port Hallucination), domande senza risposta (What Had They Done?), l’intimismo a fior di labbra della splendida (ma non inedita…) Shadow Journal, le cinque parti di The Haunted Ocean, vero scheletro della colonna sonora la cui quinta parte è chiamata in un minuto e mezzo a rielaborare il tutto e il lutto con la sola arma del violino. Un cupo rigore di grande qualità, amaramente dissacrato dai due singoli This is Not a Love Song dei Pil Galia Kollctiv ed Enola Gay degli OMD, arcinota hit che conobbe successo planetario proprio a ridosso del conflitto in Libano al centro della pellicola. Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia Davanti agli occhi Relax: è il piano(forte) del “titanico” James Corner, qui al servizio del dramma scolastico di Uma Thurman e Evan Rachel Wood. Lontani i tumulti della crociera di Cameron, il mare sinfonico del compositore segna calma piatta. 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo gennaio-febbraio 2009 Revolutionary Road Un semplice accordo di tre note: è la chiave di Thomas Newman, per farci entrare nel triste passo a due di Leo Di Caprio e Kate Winslet. Scelta efficace sotto il profilo “atmosferico”, ma troppo insistita per non suonare ripetitiva. Milk Un big dello sparito hollywoodiano, Danny Elfman, per il biopic civile di Gus Van Sant, protagonista uno straordinario Sean Penn. Colonna sonora ad alto pathos, con due guest star: David Bowie (Queen Bitch) e Maria Callas (Tosca). ‘08 ‘‘0 08 08 8 WORKSHOP 400 4 40 00 VISITATORI VISIT TA ATO A AT T TO TOR ORI OR O RII R 180 GIORNALISTI 27 CONVEGNI 1 ANTEPRIMA MONDIALE 6 65 5E ESPOSITORI ES SP POS PO OS O SIIT ITO TOR OR RII Salone professionale per il cinema, la televisione e il multimedia SEE S SE EE E E YOU YO Y OU O U SO SOON S SOO OO OON O ON O N TORINO NOVEMBRE ‘09