Hello - Altervista

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Hello - Altervista
HELLO
Autrice:
Chaos Dragon ([email protected]) mi ha personalmente detto che è una
commenti-dipendente, quindi se la ff vi piace mandatele una mail e la farete contenta).
Link su Pomme De Sang: http://www.pommedesang.com/efiction/viewuser.php?uid=43
(dove troverete tutte le sue fan diction e il link al suo live journal).
Traduzione dall’inglese di Miraphora.
Rating:
NC-17
Premessa
Introduzione alla ff dell'autrice : 'One-Shot Challenge from Zipps. Anita + Edward + Family = One Big
Mess.'
Anita aspetta la sua famiglia per cena, ma Edward si presenta davanti alla sua porta ferito. Una scenetta
divertentissima in cui Edward incontra la famiglia di Anita...
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Hello
Non è che lei non sa cucinare. Perchè lo sa fare. E' solo che non lo fa. Perchè fa veramente, veramente
schifo a cucinare. Veramente tanto. E' l'unica persona di sua conoscenza che prova a bollire la pasta un compito molto semplice, e tuttavia uscirne con metà della pasta bruciata, e l'altra metà non cucinata
affatto.
Questo potrebbe essere il motivo per cui Anita stava versando i resti dell'acqua giu' nello scolo con una
mano mentre con l'altra componeva il numero per il take-away. Aveva promesso di cenare con la sua
famiglia stasera, e nello spirito dell'amore filiale, aveva deciso di cercare di cucinare qualcosa. Ora era
disperata, sperando che il cibo arrivasse prima di loro, così che potesse metterlo nei piatti e nascondere
i contenitori prima che qualcuno li vedesse.
Anita sapeva che per una mancia enorme quasi tutti sarebbero arrivati nella sua zona, a dispetto della
distanza dalla città. E lei sapeva anche che dire il suo nome e pregare funzionavano bene, assieme a
pagare il doppio del prezzo del cibo per averlo cucinato e spedito velocemente.
Una volta fatti gli ordini si concentro' sullo sfregare il sale bruciacchiato dal fondo della pentola e sul
pulire quel casino incrostato dove l'acqua amidata si era versata sopra il piano liscio della cucina a gas
e si era buciata in superficie. Era un macello e Anita impreco' mentre sfregava la superficie di ceramica
ancora una volta.
"Fanculo", mormorò, lanciando la spugna nel lavandino e passando uno straccio bagnato sopra la
cucina a gas per togliere gli ultimi pezzi di quello che aveva sfregato.
Una volta finito, si diresse nel corridoio, sfilando la maglia sopra la sua testa e facendola cadere sul
pavimento mentre camminava attraverso la sua stanza e dentro nel bagno. Con un colpo veloce del
polso accese la doccia e un caldo vapore ondeggiò dietro alla tenda mentre lei finiva di spogliarsi ed
entrava nella doccia, tirando indietro i capelli e lavandosi velocemente.
Era fuori e asciutta in meno di due minuti, e aveva appena appogiato la salvietta sopra l'appendino
quando senti' il campanello suonare. "Che velocità!", disse sorpresa osservando l'orologio vicino al
letto. Erano passati solo venti minuti da quando aveva chiamato, ma, al di la' della mancia, non si era
aspettata che arrivassero così velocemente.
Prese il portafoglio e una vestaglia, infilandosela addosso e stringendola alla vita mentre apriva la
porta, contando i soldi, e sorridendo mentre alzava lo sguardo, il pungo pieno di monete e uno sguardo
compiaciuto in faccia.
Lo sguardo compiaciuto si trasformo' in una espressione vacua quando guardo', non il ragazzo delle
consegne, ma dei familiari occhi azzurri.
"Edward", disse Anita, fissandolo.
Lui non disse una parola, le fece solo un sorriso stanco e rimase li', appoggiato contro la porta senza
muoversi. Lei lo fisso' per un lungo momento prima di spostarsi indicandogli di entrare. Lui lo fece
senza una parola, e Anita penso' se ci fosse qualcosa che non andava, ma non disse nulla. Lancio' solo
uno sguardo alla strada vuota prima di chiudere la porta.
"E' una visita sociale questa?" Anita chiese il piu' casualmente possibile mentre stava la' con addosso
solo una vestaglia sottile e bianca. Liscio' le mani lungo il tessuto prima di guardare verso di lui. "Cosa
c'è che non va, Edward?"
Lui non aveva ancora detto niente, e lei socchiuse gli occhi sospettosa. Cio' che non andava era la' per
essere visto se lei avesse guardato. Gli occhi arrossati, il modo incurvato in cui stava li. La mano
pressata sul suo fianco, coperta di sangue che gocciolava sui suoi pantaloni.
"Oh Dio , cos'è successo?" le parole si erano quasi perse nell'improvvisa agitazione, mentre Anita
recuperava la maglia che aveva lasciato nel salotto solo dieci minuti prima, e la premeva contro il suo
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fianco. Lui gemette e sposto' la mano, lasciandola pigiare senza protestare.
"Colpo andato male", mormoro' mentre lei avvolgeva la maglia attorno al suo fianco, cercando di
togliergli la sua maglietta per vedere quanto fosse grave.
"Non è così grave" disse lui mentre lei finalmente riuscì a rompergli la maglia lungo la cucitura e
strapparla. "E' solo un taglio. Fa un male d'inferno, sanguina peggio. Sopravvivro'."
"Sei venuto da me, Edward. E' grave abbastanza " Anita rispose mentre strappava ancora la maglia così
che pendeva a brandelli dalla sua spalla.
Ancora uno strappo ed ebbe l'intero fianco aperto così che poteva vedere un lungo taglio nella carne del
suo fianco.Non era molto profondo, ma abbastanza profondo. Il sangue era piu' per la dimensione, e lei
era quasi totalmente sicura che niente di importante fosse stato danneggiato. Avrebbe potuto usare dei
punti, ma lui probabilmente li avrebbe rifiutati. Lei sapeva perche' era venuto da lei. Edward non
poteva rischiare di andare in ospedale. E cio' significava che aveva fatto il colpo nonostante qualunque
cosa fosse andata male.
Anita era così occupata nell' ispezzionare la ferita che saltò, alzando la testa, quando il campanello
suono' ancora. Edward aveva la sua Beretta fuori prima che lei potesse reagire, con uno sguardo cauto
sulla faccia. Anita scosse la testa e spinse giu' la pistola mentre sbirciava attraverso lo spioncino della
porta.
"E' la mia cena. Cazzo, Edward non puoi stare qua!" Anita bisbiglio' mentre lo spingeva dietro ad un
angolo della cucina. "Stai zitto finche non se n'è andato!".
Detto questo apri' la porta , sorridendo vivacemente all'improvvisamente pallido ragazzo delle
consegne. Anita guardo' alle sue mani e alla sua vestaglia. Erano coperti di sangue. Chiuse gli occhi per
un momento, sospirando e contando fino a dieci. Quindi li riapri' e continuo' a sorridere.
"Sto facendo una seduta spiritica" disse allegramente, la sua voce suono' annoiata e falsa anche se lei
stava davvero tentando di essere cordiale.
Il ragazzo non disse una parola, annui' soltando e tese le buste verso di lei. Lei gliele strappo' di mano e
gli ficco' un po' di soldi nella mano prima di sbattere la porta.
"Edward, giuro su Dio, che se la polizia viene qua e vuole sapere chi ho ucciso, gli consegno il tuo
corpo!" disse Anita mentre posava le borse sul tavolo. Con forza.
Si senti' uno scricchiolio e Anita guardo' dentro alla borsa da cui era provenuto. "Perfetto, grandioso!".
Si giro' e il suo sguardo si fermo' su Edward mentre apriva uno degli armadietti per tirare fuori un
piatto da portata. "Cazzo Edward stai sanguinando nella mia cucina. Vai a farti una doccia!!Troverai il
kit medico sotto al lavello...".
"Brutta giornata?"chiese lui, la voce era ancora forzata ma si sentiva un debole divertimento.
Anita sospiro' " Stai zitto!".
Nel momento in cui Anita aveva messo il cibo nei piatti e nascosto i contenitori , la doccia aveva
smesso di andare. Lei si era pulita meglio che poteva mentre Edward era nella doccia, e la sua vestaglia
era a bagno in acqua fredda nel lavello. Non consideriamo l'appena percettibile silhouette che aveva
visto attraverso la tenda opaca della doccia o il fatto che, per qualche motivo sconosciuto, aveva
pensato di controllarlo.
La mascella di Anita si serro' ancora mentre si dirigeva nella sua camera da letto e quando, alla fine,
ando' a controllarlo. Lui era vestito, piu' o meno, con un asciugamano avvolto attorno alla vita,
pericolosamente basso sulle anche. Il taglio spiccava con forte rilievo contro il resto della sua pelle, il
sangue aveva appena inziato a gocciolare un po', ma nulla che alcuni cerotti a farfalla e un po' di garza
non potessero fermare.
Edward stava guardando nel kit, cercando l'acqua ossigenata quando lei si schiari' la gola. "Hai bisogno
d'aiuto?" chiese tranquillamente.
Lui alzo' lo sguardo, un sopracciglio biondo alzato "Non farebbe male"
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"Fammi vedere", Anita ordino'.
Edward si giro', appoggiando il fianco sano contro al piano e alzando il braccio opposto per non
imperdirle la vista. Il taglio era pulito, i bordi lisci e facilmente richiudibili quando Anita premette i lati
assieme per vedere se avrebbe funzionato.
E avrebbe funzionato, Anita stacco' un pezzo di garza, la apri' e la bagno’ con della Neosporin che
Edward aveva gia' aperto. La passo' sopra i bordi della ferita prima di tirar fuori agilmente la scatola di
cerotti e pazientemente richiudere i lati della ferita. Quando ebbe finito stese della garza sterile e la
tampono' e la chiuse cautamente, prima con una striscia di nastro adesivo e poi dei pezzi piu grandi di
tessuto, stendendoli sopra e assicurandosi che si attaccasse alla pelle.
"Questo fara' male quando dovro' toglierlo dopo", Edward commento'.
Lei gli lancio' uno sguardo. "Potrebbe essere peggio. Potrei essere io a toglierli!" la risata di Edward fu
interrotta dal suono del campanello. Ancora. E successivamente da una nuova imprecazione di Anita.
"Chiudi gli occhi Edward, se sbirci ti ammzzo!"
Il rumore di abiti sfilati fini' e all'improvviso lei stava saltando dentro slip e reggiseno coordinati, e a un
vestito giallo chiaro con i capelli fermati dietro alle orecchie. Sembro' piu' giovane, e in qualche modo
piu' innocente e dolce. I vestiti, forse, ma molto piu' probabilmente l'espressione attentamente costruita
che, Anita sperava, avrebbe tenuto suo padre e la sua matrigna lontani da lei per un pò.
"Ci sono alcuni vestiti nell'armadio che possono andarti bene" Anita disse mentre apriva la porta,
facendo una smorfia quando lo scampanio si senti' ancora. "E per l'amor di Dio, stai qua!".
I vestiti gli stavano giusti al limite, Edward decise mentre si infilava la camicia bianca, lasciandola
aperta mentre si abbottonava i jeans, attento alla nuova medicazione sul suo fianco. Fa male, ma non
abbastanza da accorgersene costantemente, e poi, era molto piu' curioso di sapere chi era alla porta.
Sicuramente non un licantropo, perché lei non sembrava preoccupata che lui si nascondesse nella sua
camera da letto. O forse lei non si curava che loro sapessero, considerando che aveva passato cinque
minuti lasciando scorrere l'acqua nel lavandino mentre lo fissava attraverso la tenda della doccia.
Non gli era sfuggito, ed era vagamente sollevato che lei non si era accorta che anche lui la stava
fissando. Guardandola ogni volta che si muoveva con la scusa della vestaglia, lanciando sguardi a
lampi di pelle pallida e liscia dove la vestaglia si apriva e si tendeva. Edward non era stato davvero in
grado di dire una parola all'inizio perché Anita non l'aveva chiusa bene, dandogli una meravigliosa
visione delle curve dei suoi seni.
Premette una mano sul suo fianco mentre ascoltava vicino alla porta, lisciando pigramente il nastro
adesivo anche se non ce n'era davvero bisogno. C'erano voci. Un uomo e una donna. E anche dei
bambini, pensò. Teen-agers comunque, non più piccoli. Per un momento pensò davvero di ascoltarla,
rimanere in camera, sdraiarsi sul suo letto e addormentarsi in mezzo al suo profumo.
Ma questo sarebbe stato fin troppo facile, non importava che lui sapesse che lei lo avrebbe tenuto al
salvo mentre dormiva. Dopo tutto, era ferito no? Un sorriso si formò sulle sue labbra al pensiero di
dormire nel letto di Anita. Ma in realtà, questo non era quello che stava per fare. Neanche un po'.
Edward stava ancora sorridendo quando la sua mano si chiuse sulla maniglia e la girò, facendo girare la
porta all'interno in un arco silenzioso.
Non c'era nessun motivo di agitarsi, Anita pensò quando la porta della sua camera da letto si aprì.
Nessuno, nessuna ragione per l'improvviso capogiro mentre il sangue le affluiva al volto, o per il modo
in cui i suoi occhi si spalancavano, o per l'accelerarsi delle sue pulsazioni, o per tutti questi motivi
assieme. Non una singola fottuta ragione.
Comunque, non c'era nemmeno una ragione per cui la porta della sua camera da letto si sarebbe dovuta
aprire. Non quando aveva detto ad Edward di stare là, non di uscire. Ma cazzo, eccolo lì. A piedi nudi,
jeans, la camicia bianca aperta a mostrare i bordi della bendatura che lei gli aveva applicato qualche
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minuto fa.
"Anita!", Judith si intenerì di colpo, la sua voce stridula e nervosa, ma più che felice di trovare un uomo
apparentemente normale uscire dalla camera da letto di Anita. "Perché non ci hai detto che stavi
uscendo con un nuovo ragazzo?"
Anita lanciò uno sguardo arrabbiato e supplichevole verso Edward prima di sorridere a Judith. "Perché
non è vero", disse il più gentilmente possibile mentre si faceva strada attraverso la famiglia verso
Edward.
Cosa stai facendo? Le parole uscirono silenziose dalle sue labbra mentre si muoveva, e lui sorrise
soltanto.
La paura e il panico sulla sua faccia erano abbastanza per far allargare il sorriso di Edward, mentre
casualmente faceva scivolare un braccio attorno alle spalle. Il suo senso di perversione divenne chiaro
nella stanza con questo unico movimento e la mano di Anita scattò verso la sua, tirandola per un
momento prima che lui riuscisse ad intrecciare le dita attorno alle sue e fermarle.
Anita gli sorrise, omicidio nei suoi occhi. "Edward , dovevi riposarti", disse tra denti stretti.
Lui alzò le spalle, alzando un sopracciglio verso la sua famiglia "Non ero stanco. Non hai intenzione di
presentarci?"
Anita si scostò all'improvviso e lui soppresse il gemito di dolore quando lei gli strappò la pelle dal
nastro. "Judith, papà, Andrea, Josh. Lui è Edward".
Anita realizzò troppo tardi che non lo aveva presentato come Ted, ma lui si stava già inchinando con
fascino sulla mano di Judith, stringendo la mano di suo padre, ignorando allegramente la curiosità dei
suoi fratellastri. Però non riuscì ad ignorare completamente lo sguardo minaccioso di suo padre,
sarebbe stato impossibile.
Sicuramente suo padre sapeva che lei non era vergine, ma non aveva bisogno di farselo sventolare in
faccia. Soprattutto dal momento che non stava facendo sesso con Edward, Anita digrignò i denti e
chiuse gli occhi nel tentativo di bloccare l'immagine del suo corpo nella sua mente. Non c'era nessun
motivo di pensare a questo, e poi, nessuno si preoccupava se lei faceva ancora sesso. Molto meno
sapendo che è stata celibe da...molto prima Santa Fe.
E questo è stato circa due anni da.
Cazzo.
Anita stava mettendo i piatti del cibo sul tavolo quando accadde. Il suo udito perfetto sentì suo fratello
prima, per quanto ne sapeva e per favore Dio fai che sia così. E di fronte a suo padre!!
"Quindi, ti stai scopando mia sorella?".
Il costoso take-away, una bellissima lonza di maiale, già affettata, e il piatto di portata di vetro caddero
entrambi sul pavimento. Del vetro si sparse sulle mattonelle e il sugo schizzò. Fette di maiale si
appiccicarono al pavimento, schegge di vetro si staccarono dal piatto creando un gran casino che Anita
avrebbe pulito più tardi.
Dopo aver ucciso suo fratello. Ed essere uccisi entrambi da suo padre. E probabilmente anche Edward
in buona misura.
Anita girò attorno all'angolo ed era quasi riuscita a fermare Edward dal dire qualcosa, ma i suoi occhi
erano delle scintillanti pozze blu quando la guardò prima di rispondere. Lui sapeva benissimo cosa
stava per fare, e lo fece soltanto per torturarla.
"Anita non crede nel sesso prima del matrimonio" Edward disse gaiamente.
Anita respirò ancora. Per un momento. Poi lui le fece l'occhiolino.
"E' per questo che siamo fidanzati!".
"Dammi una buona ragione per cui non debba spararti subito!".
La cena era stata un completo disastro, dal piatto rotto e al cibo in terra fino all'interrogatorio di suo
padre a Edward, essendo il padre della sposa. Anita aveva sopportato solo fino ad un certo punto, fino
quando alla fine perse il controllo e buttò fuori di casa la sua famiglia.
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E peggiorò la situazione permettendo ad Edward di rimanere. Ma se lo avrebbe cacciato fuori nella
condizione in cui si trovava sarebbe stato molto peggio per lui che per lei.. E poi, il rimorso è bastardo,
come lei. Edward si meritava un po' di vendetta, Anita pensò finendo di lavare i piatti. Soprattutto dopo
aver fatto pensare alla sua famiglia che erano fidanzati.
" Perché sono ancora ferito?" Propose lui da dove si appoggiava contro al muro.
La camicia era ancora aperta, offrendo sprazzi della fasciatura bianca quando si muoveva, e di pelle
liscia, tonica e abbronzata qualunque cosa facesse. La mascella di Anita si serrò mentre distoglieva
ancora lo sguardo. Era come se lui lo facesse di proposito, lasciando che si scoprisse in modo la
lasciarla affogare nella pozza della sua stessa bava ogni volta che lo guardava.
"Cazzo Edward vai via. Vai a fare qualcosa, basta che esci dalla mia cucina!!" Anita esclamò mentre
buttava l'ultimo dei piatti nel lavandino "Mi stai distraendo cazzo!".
Edward alzò le mani imbarazzato. "Se lo dici tu", disse con una scrollata di spalle mentre scivolava
intorno al muro e spariva dalla vista. Qualche momento dopo Anita sentì la televisione accendersi, un
film troppo alto venir abbassato in fretta e poi le molle cigolare mentre lui si sedeva sul divano.
Cigolare. Molle.
"Oh Dio", Anita mormorò ammucchiando i piatti nella lavastoviglie.
Quando finì di pulire la cucina, fino al sugo schizzato che decorava le tendine, pensò che forse, alla
fine si sarebbe tenuta sotto controllo. Che forse poteva ignorare i suoi ormoni abbastanza da ripagare
Edward e mandarlo via.
Sfortunatamente, non si era aspettata di entrare nel salotto e trovarlo sdraiato rilassato sul divano. La
camicia era aperta lasciando un lato scoperto in piena vista, l'altro nascosto con la fasciatura; i suoi
piedi erano appoggiati alla fine del divano, la testa reclinata su un cuscino che si era messo dietro alla
testa. La sua bocca era leggermente aperta, abbastanza da lasciarle vedere i bordi di denti bianchi e
scintillanti. I suoi occhi erano chiusi, le ciglia abbronzate spiccavano sulle guance pallide, brillando
contro le ombre sotto ai suoi occhi. Anita sospirò, tutti i pensieri di vendetta spariti dalla sua testa.
"Fanculo Edward" mormorò.
Inginocchiandosi vicino a lui tirò fuori il telecomando da sotto di lui, premendo la sua mano sotto il
fondo della sua schiena per prenderlo e tirarlo fuori. La casa divenne improvvisamente silenziosa una
volta che la tv fu spenta, e Anita realizzò che poteva sentire un leggero russare che proveniva da lui.
Anita rise.
Non aveva intenzione di farlo, davvero, e lei era sicura che Edward non intendeva afferrarla e farla
cadere in terra quando si era svegliato improvvisamente al rumore. Anita era più che sicura, perché la
paura sulla sua faccia, e il sonno negli occhi, erano qualcosa che non potevano essere finti.
No, quando lui la schiacciò e stese il suo corpo molto caldo, molto duro sopra il suo, lui stava solo
reagendo. Ma quando Anita aprì la bocca e gemette leggermente, e quando le sue gambe si aprirono
quel tanto per adattare il suo corpo fra di loro, quando la sua mente si appannò di lussuria confusa...
Anita stava solo reagendo.
Il rumore, il movimento, l'accettazione armoniosa del suo corpo al suo lo svegliarono più velocemente
e più completamente di come avrebbe mai voluto. Avere Anita, la sua Anita stesa sotto di lui,
pregandolo con gli occhi di prenderla, le gambe quasi avvolte attorno a lui avvicinandolo a lei, era
semplicemente naturale che lui reagisse.
Quindi non era colpa di Edward se all'improvviso era duro come non lo era mai stato, e non era
nemmeno colpa sua quando abbassò le labbra a sfiorare la sua gola, o quando si mosse un po' più in
alto a catturarle la bocca con la sua.
Edward si sarebbe fermato, ma lei sospirò e rispose al bacio, come se lo avesse aspettato da sempre.
Quando lui la lasciò, smettendo di trattenerla come se fosse il nemico, rimase sorpreso che le sue mani
si muovevano pigramente sui suoi fianchi per allacciarsi sulla schiena e trattenerlo mentre si baciavano.
Rimase ancora più sorpreso di trovare che le sue mani si infilavano sotto la camicia che lei gli aveva
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prestato, per danzare delicatamente sulla sua pelle.
Ma questo era niente in confronto a quando la sua testa cadde all'indietro e lui le mordicchiò il collo, e
fece scivolare le sue mani lungo le sue cosce e sotto il vestito, e lei sussurrò il suo nome. "Edward",
sussurrò in una voce così dolce e, osava pensarlo??, erotica, che gli fece quasi strappare i vestiti e
prenderla lì e subito.
Ma non lo fece, perché sarebbe stata colpa sua. E se lui stava per andare a letto con Anita, allora
sarebbe stato qualcosa che lei voleva quanto lui, e fu per questo che il suo cuore smise di battere.
Perché quando smise di muoversi, di toccarla, Anita aprì gli occhi e guardò dritto verso di lui.
"Non fermarti" sussurrò. Ci fu una pausa mentre Edward cercava di ricordare come respirare, e lei
sorrise. "Che ne dici di continuare a letto?".
Una volta raggiunto un certo punto non si tornava indietro, decise Anita mentre sfilava i lacci del
vestito e lo lasciava cadere ai suoi piedi. Edward era seduto ai piedi del letto, sembrava ancora stanco,
ma in qualche modo era in allerta, e aveva indosso poco più che i jeans e un sorriso.
La camicia era un mucchietto sul pavimento vicino ai suoi piedi, lei spostò il vestito oltre la camicia
prima di avanzare di un passo così che si trovava tra le sue gambe. Le sue braccia si sollevarono dietro
di lei, abbracciandola e avvicinandola. Anita sorrise e abbassò il viso verso il suo e lo baciò mentre lui
cercava di slacciarle il reggiseno.
Passarono due o forse tre secondi e lo slacciò. Non molto, comunque, prima che la sua bocca si chiuse
su uno dei suoi seni, le labbra chiuse sulla sua pelle e la lingua e i denti che si muovevano attorno al
capezzolo. Anita gemette, gli occhi le si chiusero e la testa si reclinò all'indietro leggermente.
Nel momento in cui la sua gola fu esposta, lui era in piedi, stando sopra di lei mentre cadeva sul letto a
causa dell'improvviso cambiamento di posizione, il respiro affannoso e un sorriso spaventato che le
appariva sul volto.
Le sue mani erano sulla sua vita, spostandola al limite del letto mentre la sua bocca divorava la sua, la
lingua turbinava dentro e fuori, il respiro veloce e difficoltoso come se preferisse baciarla piuttosto che
fermarsi per respirare.
Soltanto il pensiero le fece scendere un calore lungo la spina dorsale che si concentrava in basso nel
ventre, facendola gemere e fremere sotto di lui. Le sue mani maneggiarono il bottone dei jeans e
imprecò quando non riuscì a sbottonarlo.
Edward rise profondamente spingendole via le mani, fermandola con un altro bacio mentre lui
slacciava il bottone e abbassava la zip. Per un momento Anita pensò che forse doveva essere sorpresa
che l'unica cosa dentro i jeans fosse pelle tonica e abbronzata. Ma insomma, era Edward. Poteva
davvero aspettarsi qualcosa di meno di questo?
Le sue dita si protesero e si chiusero attorno alla sua già dura lunghezza, che pulsò, e lui gemette. "Non
ancora, Anita. Non voglio che finisca così velocemente", mormorò e le spostò le mani spingendola
indietro, con le dite che si serravano attorno ai suoi polsi mentre li tratteneva sopra la sua testa.
Con ringhio possessivo la baciò ancora, sulle labbra, sulla mascella, sulla gola. Si fermò per un
momento e lasciò che i suoi denti affondassero leggermente, e leccando la depressione arrossata dopo
averla morsa, prima di muoversi in basso. Era una vera fortuna che avesse le braccia lunghe, altrimenti
non sarebbe riuscito a tenerla ferma, per quanto ferma fosse, mentre lui si dedicava prima ad un seno e
poi all'altro.
Ma lo fece, e poteva farlo, forzandosi di ignorare i tremori e il desiderio che correvano violentemente
nel suo corpo. Aveva deciso fin dall'inizio, che se stava per farlo, allora lo avrebbe fatto a modo suo. Il
suo, non quello di Anita. A meno che lei non volesse ripetere la performance.
Sicuramente, se l'attrazione che stavano creando era qualcosa su cui regolarsi, una ripetizione della
performance era inevitabile.
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Davvero inevitabile, Edward decise mentre dava un strappo deciso ad un lato dei suoi slip rompendoli
lungo la cucitura.
"Spero non ci fossi troppo attaccata", sussurrò premendo un bacio sopra un seno e lasciandole andare le
mani.
Edward si spostò in basso, togliendo brandelli di cotone bianco dalla sua pelle pallida rivelando peli
neri graziosamente ordinati, e l'umidore che gocciolava dalle sue pieghe. Lui lanciò uno sguardo verso
di lei, con un mezzo sorriso, prima di far scivolare la sua bocca su di lei, cercando con la lingua il
piccolo e duro nodulo del clitoride, e dandogli una decisa leccata una volta trovato.
Le sue gambe si aprirono, completamente rilassate e arcuò la schiena gemendo quando lui lo rifece. Poi
le sue dita scivolarono dentro di lei, e lei gemette mentre lui la portava al limite e rifiutandosi di farla
venire. Perché Edward aveva deciso che in ogni caso, voleva che lei venisse con lui affondato dentro di
lei.
Voleva sentire il suo caldo e bagnato pulsare attorno a lui mentre lui spingeva dentro di lei, facendole
urlare il suo nome e graffiargli la schiena e facendola sentire come se volasse e morisse
contemporaneamente. Una delle sue mani si attorcigliò nei suoi capelli, strattonando bruscamente
quando lui le negò ancora la liberazione, e lui si tirò indietro trasalendo quando qualche ciocca di
capelli si staccò e rimase avvolta attorno alle sue dita sottili.
"Comportati bene" borbottò prendendole le mani e tenendole ferme, salendo sopra al letto e facendosi
spazio fermamente tra le sue gambe.
"Edward" mormorò Anita, lasciando che il suo nome uscisse e risuonasse alla fine come una
giustificazione. "Tu comportati bene".
Lui sorrise, e la baciò, lasciandole assaggiare il suo sapore nella sua bocca, sulle sue labbra e sulla
lingua. Poi diede una delicata spinta, scivolando facilmente dentro di lei e premendo la sua faccia nella
curva del suo collo. L’imprigionamento fu dimenticato quando avvolse le sue braccia attorno a lei, la
bocca cercando la sua mentre spingeva ritmicamente dentro di lei.
Le sue braccia si avvolsero delicatamente attorno a lui prima di trattenerlo fermamente, le dita
strinsero, graffiando, cercando di non fargli male. Lui l’ avvicinò, tirandole indietro i capelli con una
mano e guardando nei suoi occhi scuri. "E‘ ok", sussurrò "E’ ok".
Spinse più forte al primo affondamento delle unghie, sicuro di avere la pelle lacerata, sfogandosi in un
urlo incontrollato che lei diede mentre la sua testa cadeva all'indietro quando venne. Spinse più forte
ogni volta che le sue mani si aggrappavano a lui, ogni volta che gemeva, urlava, diceva il suo nome,
pregandolo di scoparla, per favore Edward, ho bisogno di te.
Quando lei disse così, seguito dal disperato bacio che premette sulla suo viso mentre lui tremava,
sentendola pronta a venire ancora, e sentendo la fastidiosa tensione al suo inguine, e la sua voce così
flebile che quasi non la sentì dire " Ho bisogno di te Edward ti prego".
Con un'altra spinta venne, più intensamente di come era mai venuto, nemmeno come una delle volte
che era venuto pensando a lei che lo cavalcava, che si contorceva sotto di lui, o con la sua bocca attorno
a lui. Perché questa volta era davvero lei, e non qualche finzione della fantasia.
E il suo nome usci dalla sua gola in un lungo, basso e roco sussurro.
Qualche eternità dopo Edward rotolò via da sopra di lei e da dentro lei, e l'attiro' vicino a lui con la sua
testa sulla spalla e una gamba appoggiata sopra di lui. "Ti prego dimmi che sei coperta (da
gravidanze)".
Ci fu silenzio per qualche altra eternità prima che lei rispondesse. "Lo ero, qualche anno fa. Quando
vedevo uomini nel mio letto".
"Oh".
Anita si girò su un lato e aprì il cassetto del comodino, rovistandoci dentro prima di chiuderlo e
ritornando nella curva delle sue braccia. Una striscia di pacchetti cadde sopra il suo petto, Edward li
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raccolse ridendo. C'erano sette preservativi in una fila. Questo si che era divertente.
"Credo che basteranno fino a domani mattina" disse Anita con aria sonnolenta. "Poi dobbiamo
comprarne altri, oppure devo farmi fare un'altra ricetta per la pillola".
Un silenzio confuso regnò. Poi. "Quante volte stai pensando di fare sesso con me Anita?"
Anita sbuffò. Sembrò sdegnata e arrabbiata quando si alzò e accese la lampada di fianco al letto.
"Alcune, ti dirò. Siamo fidanzati ricordi?"
Edward chiuse gli occhi e si picchiò mentalmente."Okay, scusa. Era un brutto scherzo".
"Credo che sarà un fidanzamento lungo" aggiunse Anita mentre spegneva la lampada e si sdraiava
vicino a lui.
"Un fidanzamento lungo?"
"Un paio di anni almeno".
Lui non disse nulla.
"Edward?"
"Hmmm?"
"Mi devi comprare ancora un anello".
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