Amici di Brugg punta forte su alta definizione e 3D
Transcript
Amici di Brugg punta forte su alta definizione e 3D
ISSN 1970-7428 GRIFFIN EDITORE www.griffineditore.it Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue Anno VIII Ricerca&Sviluppo Numero 6/2013 Amici di Brugg punta forte su alta definizione e 3D Rimini, la tecnologia al servizio della formazione: così prende forma una nuova esperienza congressuale Sanità e politica Dental Market Fotografia digitale VIENI A TROVARCI IN FIERA (Amici di Brugg, Rimini, 23-25 maggio) Padiglione C5 - Stand 16 NICOLA PERRINI 3 << << PRIMA PAGINA Ricercare la performance o fornire cure sostenibili? EDITORIALE Paolo Pegoraro [email protected] La crisi ha investito anche il mondo odontoiatrico. «È il momento di spostarsi verso un approccio più pratico ed eventualmente più economico» dichiara Nicola Perrini. Protesi sociale e cure standard diventano le parole chiave Torna il convegno odontoiatrico più affollato d’Italia. Gli Amici dal 23 al 25 di Brugg si riuniscono a Rimini in questi giorni (d maggio) per l’edizione 56 del loro congresso. In contemporanea, proprio in occasione del congresso, esce questo numero di Italian Dental Journal. Il congresso degli Amici di Brugg quest’anno ha saputo davvero rinnovarsi, almeno dal punto di vista organizzativo, puntando sulle nuove tecnologie: dall’intervento chirurgico in 3D alla proiezione di immagini in alta definizione si sperimenta una nuova esperienza congressuale. Dal punto di vista dei contenuti scientifici, dopo tre anni dedicati principalmente all’estetica, il nuovo presidente dell’associazione, Nicola Perrini, si trova a svolgere il proprio mandato in una situazione economica molto difficile, che impone agli odontoiatri una profonda riflessione e un ripensamento della propria attività professionale. Perrini ce ne ha parlato in una lunga e schietta intervista che abbiamo realizzato proprio alla vigilia del congresso. Dottor Perrini, cosa si propone il cinquantaseiesimo congresso degli Amici di Brugg? La nostra intenzione, considerando anche il momento particolare dell’economia del Paese e del mondo odontoiatrico, è quella di presentare un congresso che venga più incontro alle esigenze quotidiane dello studio, senza per questo allontanarsi dall’eccellenza del lavoro: l’eccellenza va bene, l’estetica va bene, ma tutto fino a un certo punto. È giunto il momento di spostarsi verso un approccio più pratico ed eventualmente più economico, senza per questo abbassare il livello delle prestazioni offerte. In questi ultimi anni, in tutti i congressi, si è parlato quasi sempre di estetica, mentre la protesi sociale praticamente è scomparsa, quando invece nei nostri studi osserviamo come la sua richiesta stia notevolmente aumentando. Non si intravede una ripresa nei prossimi anni, sarà molto difficile ed estremamente lenta. Oggi, sia nella richiesta di prestazioni, che nel consumo di materiale, che nella spesa siamo in una fase di contrazione, di riduzione drammatica. D’altra parte sarebbe assurdo che solo il comparto odontoiatrico tirasse rispetto a tutti gli altri; ha effettivamente resistito fino allo scorso anno per poi entrare in crisi notevole quest’anno. Quindi il vostro interlocutore principale è il dentista generico? Sì, è a questa figura che essen- zialmente ci indirizziamo, non al superspecialista. È una figura che non è cambiata negli anni. Il dentista generico, eccettuate alcune branche dell’odontostomatologia quali ad esempio l’ortodonzia o la chirurgia più complessa, svolge un po’ tutte le branche, dall’endodonzia, alla parodontologia alla protesica fissa e mobile. Ha una preparazione di base per venire incontro in toto ai desideri del paziente. Da questo punto di vista, il suo lavoro è oggi praticamente uguale a quello di venti o trent’anni fa. Quello che disgraziatamente è cambiata in questi ultimi tempi è la richiesta, che è meno sofisticata, più economica ed efficiente. In secondo luogo è cambiato il numero delle prestazioni: siamo passati nel giro di un paio di decenni da 15.000 dentisti a 60.000. Il rapporto tra popolazione e dentisti è di circa uno a mille e i più giovani hanno enormi difficoltà a inserirsi. Anzi, non si inseriscono proprio: stiamo creando una classe di disoccupati in odontoiatria. Assistiamo a odontoiatri laureati che si offrono agli studi per eseguire prestazioni di igiene orale, come igienisti dentali. Come deve essere affrontata questa difficoltà? Non si tratta di un problema di tecniche o di applicazioni, ma è essenzialmente politico, perché fino a che non si ridurranno i 900 studenti che ogni anno si iscrivono in una delle 35 università italiane – si > Nicola Perrini, presidente Amici di Brugg tratta di un record mondiale – le cose non potranno migliorare. È necessario che il numero di ammessi alle facoltà di odontoiatria sia più ristretto, almeno per un certo numero di anni. Basti pensare alla mia regione, la Toscana, che è già satura di dentisti e dove ogni anno escono dalle università più di cento dentisti. Quindi, nella situazione in cui versa l’odontoiatria, a modo di vedere mio e della società che rappresento, non è più tanto importante puntare all’eccellenza e alla modellazione michelangiolesca, ma è importante rivolgersi, soprattutto ai giovani, in termini pratici. Cerchiamo di metterli nelle condizioni di poter almeno fare qualcosa visto che, proprio per l’enorme pletora di iscritti, la preparazione con cui escono i ragazzi dall’università non è assolutamente sufficiente per affrontare la professione. L’associazione Amici di Brugg ha avviato un’iniziativa specifica per i giovani, di cosa si tratta? Abbiamo un progetto giovani, lanciato quest’anno a Santa Margherita Ligure. Stiamo creando, intorno alle figure presenti da anni nella nostra associazione, un grup- IL CAMBIO DI PROSPETTIVA NEI CONTENUTI DEL CONGRESSO «Non possiamo passare bruscamente da trattazioni di argomenti di altissimo livello alla protesi sociale, ma dobbiamo andare in quella direzione», ci dice il presidente degli Amici di Brugg Nicola Perrini. Il corso precongressuale, che riguarda le componenti estetiche e funzionali in protesi fissa, è emblematico di questo approccio: la componente estetica e quella funzionale sono abbinate. Non si parla più di estetica fine a se stessa, ma di estetica funzionale: «possiamo chiamarla mimetizzazione del lavoro – spiega Perrini –, funzionale alle esigenze della masticazione e alle esigenze economiche del paziente. Il tutto è applicato alla protesica, che è una delle branche privilegiate dal dentista generico; quella da cui tradizionalmente arriva il maggior utile ed era considerata un po’ il cavallo di battaglia del dentista». Un altro esempio del cambio di prospettiva è costituito da una relazione di anatomia in rapporto alla chirurgia: quali sono le strutture presenti nella zona in cui il dentista opera, ciò che il dentista deve sapere nel momento in cui effettua un atto chirurgico «e che spesso non sa – puntualizza il presidente degli Amici di Brugg – come dimostra il contenzioso legale che sta aumentando, soprattutto a carico dell’implantologia». Già questo rappresenta una sterzata dall’ambito delle considerazioni di estetica. Un’altra relazione tratta la detersione del canale radicolare con un sistema particolare: anche in questo caso si tratta di una tecnica piuttosto economica e alla portata del dentista generico. R. T. Rilasciare le tensioni fa bene alla clinica Maggio per i dentisti italiani è il mese di Rimini e del suo storico congresso. Anche quest’anno Amici di Brugg apre la bella stagione con l’appuntamento più tradizionale per gli odontoiatri, anzi per tutto il team. Una consuetudine fortunata e imperdibile: per chi ha una certa abitudine a frequentare il congresso riminese inevitabilmente scattano meccanismi mnestici – un neurologo parlerebbe di memoria limbica, la più antica ed emozionale – fatti di odori (il mare, la spiaggia di mattina, le fragranze dei primi solari), di sapori (la cucina romagnola, di terra e di mare) e di suoni (le risate e il suono aperto della bella parlata locale, così come le musiche stordenti la sera, il vociare allegro nelle trattorie, e poi la mattina i più quieti trilli delle biciclette dirette al mare). In un clima del genere, dedicare la giornata all’aggiornamento professionale – che poi a Rimini è quello vero e di base – diventa un compito per nulla gravoso. E quanti giovani ogni anno: studenti ancora o freschi di laurea, affollano a migliaia i saloni della fiera per poi riversarsi al congresso per imparare. I giovani: non se ne è mai parlato tanto come in questi anni di crisi. Esiste davvero un conflitto tra generazioni? I giovani troveranno un lavoro soddisfacente o saranno costretti ad anni ed anni di “sala d’attesa” prima che i colleghi più anziani, in molti casi a loro volta in difficoltà, cedano le armi per ritirarsi in pensione? Occorre dire che recenti indagini riportano come tra una decina d’anni sia previsto il progressivo pensionamento di un numero molto importante di odontoiatri, in particolare laureati in medicina e chirurgia, specialisti e non, per arrivare a quello che può definirsi un anno di svolta, il 2025, in cui addirittura è previsto il dimezzamento del numero dei dentisti in Italia. Ma siccome la crisi è oggi, ed è oggi e non domani che occorre mangiare, forse dovremo offrire ai più giovani parole che non siano soltanto di speranza o di magra consolazione. Senza colpevolizzarli troppo se si danno da fare nei centri low cost: che c’è di male?, e tutto sommato perfino se cedono alla tentazione di laurearsi all’estero per dribblare il numero chiuso. Sul quale ho sempre nutrito qualche dubbio: la selezione la dovrebbero fare non i quiz d’ingresso ma esami seri e indigesti, come si usava un tempo. È il corso di studi che seleziona, e deve farlo senza pietà non tanto per un malinteso spirito protezionistico nei confronti degli iscritti all’ordine, quanto piuttosto per il paziente. Il quale di questi tempi è l’anello fragile della catena: si cura meno d’un tempo e quindi fa meno prevenzione (con un certo cinismo si potrebbe dire che “investe” sull’odontoiatra che lo curerà domani), è frastornato da proposte di viaggi all’estero-vacanze-ecure-comprese, dalle allettanti profferte dei centri discount (che a volte non sono neppure malaccio in realtà), dalle minacciose prospettive di disastri orobuccali qualora scelga di curarsi in altri lidi. E poi l’odontoiatria pubblica che un giorno sembra risorgere e l’altro no, e le terapie che si fanno più sofisticate ma più complesse, man mano che il conto corrente alza più in alto il suo lamento accorato. Che dire quindi ai neolaureati? Sono certamente l’ultimo a poter avanzare proposte o profilare soluzioni. Lascio all’Andi le indagini sul futuro occupazionale e confido nella stoffa dei giovani: in questo dissento un poco da quello che dice l’amico Andrea Russo, storico presidente Aiso, il quale dichiara (nell’intervista di pag. 10) che le esigenze degli studenti sono le stesse di un tempo: io credo che siano invece più elevate e forse, a causa dell’ansia, più impellenti e precise. E allora consiglio agli studenti di tirare un respiro profondo e di venire a Rimini, abbandonando i patemi e la crisi e abbracciando piuttosto il sole, la spiaggia e l’aggiornamento sicuro di Amici di Brugg. << << DENTAL PRESS po di giovani che cerchiamo di rendere di volta in volta più numeroso, soprattutto motivandoli scientificamente e dando loro uno spazio per presentare piccole relazioni nell’ambito delle nostre manifestazioni. Cerchiamo in questo modo di creare un ricambio anche nella società. Il progetto è iniziato bene, anche se è ancora troppo presto per poterne valutare i risultati. Dal punto di vista clinico, al di fuori dei settori di punta, ci sono novità? In questo momento ce ne sono poche, sono tutte rivisitazioni di cose che utilizziamo già da diversi anni. Più che altro si tratta di puntualizzazioni. Qualche novità la possiamo trovare a livello radiologico, con i nuovi sistemi per la radiologia a basso dosaggio. L’odontoiatria specialistica si è arricchita negli ultimi anni di nuove tecnologie, sofisticate ma costose: qual è stato il loro impatto sull’attività del dentista generico? Nel piccolo studio monoprofessionale, che rappresenta i quattro quinti di quelli esistenti in Italia, di tutte queste tecnologie che vengono presentate ai congressi non ne è entrata neanche una. Nessuno, per esempio, può permettersi una tac per implantologia. Le più economiche si aggirano intorno ai cinquanta, sessantamila euro, fino ad arrivare a duecentocinquantamila. Ne consegue che questo tipo di analisi è alla portata solo di grosse strutture o di professionisti molto affermati da anni. Dei progressi molto belli, di cui ci riempiamo la bocca, al dentista generico non viene nulla. Per potersi servire di queste attrezzature è costretto a rivolgersi o a istituti radiologici o a centri specializzati, quindi sottoponendo il paziente a ulteriori costi. Come si riflettono le difficoltà economiche su quella formazione continua che dovrebbe caratterizzare l’attività di qualunque professionista? La criticità della situazione attuale si traduce anche in una caduta delle richieste di aggiornamento, non perché il dentista non voglia aggiornarsi, ma perché non ha la possibilità materiale di permettersi i corsi di formazione. Spostarsi in un’altra città, pernottare due o tre notti e pagare il costo di un congresso: il dentista che lavora poco è costretto a tagliare anche sul proprio aggiornamento. Questo è il problema di base. Tanti congressi e decine di corsi vengono annunciati e poi annullati per mancanza di iscrizioni. La realtà è dunque un po’ diversa da come potrebbe apparire. Come ne risente il rapporto tra dentista e paziente? Anche l’approccio del paziente verso il dentista è cambiato. Abbiamo pazienti fidelizzati da anni a cui è possibile offrire un trattamento di qualità. Ma oggi si sta creando una nuova tipologia di pazienti: sempre più spesso c’è chi gira anche una decina di studi per trovare quello dove a parità di prestazioni (ma non si parla di qualità della prestazione) viene fatto un preventivo minore. Questo è il genere di pazienti che alimenta il turismo odontoiatrico o addirittura finisce nelle mani degli abusivi. Non dimentichiamo che, secondo certe inchieste, in Italia esistono ancora circa 15.000 abusivi e il problema non appare di prossima soluzione. Se un capomastro si mette a fare l’ingegnere e progetta un palazzo che poi crolla, viene arrestato; se invece l’impiegato delle poste si mette a fare il dentista e viene scoperto, prende una multa di poche migliaia di euro, gli viene chiuso lo studio, che poi riapre qualche metro più in là come se non fosse successo nulla. Il prestanomismo sta lentamente calando, perché va contro non tanto alle leggi dello stato quanto alle norme dell’ordine dei medici e quindi comporta una sospensione. Ma purtroppo esiste proprio una carenza legislativa rispetto all’abuso della professione odontoiatrica. Sembra che non importi a nessuno, altrimenti si sarebbe provveduto… È strano che non si corra ai ripari per risolvere una situazione che la stessa Andi denuncia da decenni. In questi ultimi anni sono entrati sul mercato italiano competitor multinazionali e centri odontoiatrici aperti in franchising. Qual è l’impatto sull’attività del dentista generico? Sono centri in fortissima espansione. È il mercato che detta le regole ed è praticamente impossibile porre un freno; sono studi legalmente costituiti in cui lavorano odontoiatri regolarmente laureati. Molti dei ragazzi che non trovano un’occupazione decente si rivolgono proprio a questi centri per ottenere un impiego. Ma se si considera che si tratta di giovani con poca esperienza e scarsa manualità, si può capire qual è il prodotto finito... E poi ci sono casi ancora più gravi: non di rado capita di sentire che uno di questi centri viene chiuso; per esempio è recente una chiusura disposta perché un igienista svolgeva la pratica odontoiatrica. Un altro fenomeno – terrificante per la classe medica – sono gli studi che acquistano pagine intere sulle riviste per proporre sconti del 50% su ipotetiche tariffe nazionali, che in realtà non esistono. Le associazioni nazionali reagiscono ma non hanno alcun potere di interferire con le scelte economiche del singolo dentista. L’Andi può fare un richiamo, che però il dentista generalmente ignora. 4 Cosa può fare il dentista generico per non essere schiacciato da questa situazione? L’unica possibilità è aumentare il livello di qualità della sua attività quotidiana, ma questo significa fare un investimento sulla professione e oggi è abbastanza complesso, per le ragioni di cui abbiamo parlato. Anche chi organizza congressi deve tenere conto della realtà; puntare a ottenere un’ampia partecipazione è importante ma non sufficiente. A volte, all’uscita della sala il commento è: «sì, cose bellissime, ma al di là delle nostre possibilità…». In questi casi, anche un congresso può essere fonte di grande frustrazione. “Tutto ciò che non è alla portata di tutti non è scienza”, si diceva una volta. Oggi assistiamo invece a una spaccatura molto netta tra la gran parte dei dentisti e i cosiddetti opinion leader – e anche tra questi bisogna distinguere chi lo è davvero e chi è sponsorizzato dalle aziende, perché il commercio è l’anima di tutto al giorno d’oggi e questo è un grave problema. Questi due gruppi si suddividono la clientela. I pazienti benestanti si rivolgono ai superspecialisti, i poco abbienti hanno un altro canale, che è ormai saturo. Quindi la grande maggioranza dei cittadini si trova di fronte a una situazione diversificata e sceglie su una scala di professionisti che, dal dentista generico affidabile e preparato, scende fino agli abusivi. Il dentista generico deve puntare sul radicamento sul territorio e su una qualità che sia accessibile e non necessariamente di livello eccelso. Prendiamo l’esempio di una otturazione estetica, ci sono colleghi che per farla impiegano due ore; un dentista normale non ha la tecnica e neppure le due ore: è sulla base della propria clientela che mette in atto le proprie terapie. È a questo dentista che si rivolge la nostra associazione. Quindi l’impronta che cercherò di dare, a partire da questo congresso e nell’attività del prossimo triennio, è nel segno di un’odontoiatria economicamente sostenibile, semplice ma corretta perché rispettosa dei principi biologici. Nessuno disconosce l’importanza dell’estetica, ma non bisogna diventarne schiavi. Già i nostri fondatori Augusto Biaggi e Luigi Castagnola ripetevano sempre che il nostro congresso si deve differenziare da tutti gli altri perché chi vi partecipa, quando torna in studio il lunedì successivo, deve essere in grado di applicare buona parte di quel che è stato presentato. Renato Torlaschi 5 << << DENTAL PRESS Italian Network of Dental Research per la ricerca scientifica e tecnologica La clinica odontoiatrica universitaria diretta da Roberto Weinstein presso l’Irccs Galeazzi di Milano è il motore di una rete di collaborazione con altre realtà di ricerca impegnate nella cosiddetta medicina traslazionale. Questa «rete» di laboratori può essere utilizzata dall’industria per studiare nuovi prodotti Una delle grandi difficoltà dei ricercatori italiani, sia di provenienza biomedica che scientifica o umanistica, è quella di uscire dai laboratori universitari per far fruttare le loro idee con brevetti, spinoff e progetti di collaborazione con il mondo imprenditoriale. Eppure sembra evidente che il contatto tra il mondo accademico e quello del business contribuisca in modo rilevante a generare anche nuove idee e progetti di ricerca, più vicini alle esigenze del mercato e quindi con maggiori probabilità di sopravvivenza. Basti pensare a quanto succede oltreoceano: l’investimento di 300 miliardi in ricerca e sviluppo da parte delle imprese americane nel 2012 rappresenta il 2% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti. Molti economisti ritengono che un paese raggiunge un optimum nella capacità di innovare se investe almeno il 3% della ricchezza prodotta in R&S se questo 3% è rappresentato da almeno il 2% di investimenti in sviluppo tecnologico delle imprese e da almeno l’1% di investimenti in ricerca scientifica da parte dello stato. L’industria americana ha raggiunto, dunque, questo obiettivo considerato desiderabile. E la performance è tanto più significativa se si tiene conto che le imprese americane finanziano direttamente la maggior parte della spesa in R&S: su 303 miliardi di dollari spesi, infatti, ben 270 risultano di fonte propria e solo 33 miliardi di origine pubblica. L’università ha come mission quella di produrre didattica e ricerca: ma la ricerca scientifica è indispensabile sia come palestra dove sviluppare ed esercitare la capacità di adottare sempre nuove soluzioni basate su un nuovo sapere, sull'innovazione, sulla cultura durante la formazione, sia come sorgente di idee, metodi e concetti per il progresso della società. Alle università spetta perciò non solo l'insegnamento delle conoscenze già raggiunte, dello stato dell'arte insomma, ma anche del metodo per affrontare le sfide e i problemi del futuro. Oggi la ricerca, da sempre un investimento di medio e lungo periodo, ha assunto anche una funzione di breve perio- do: i risultati ricadono sul mercato e la ricerca diventa non solo un investimento pubblico, ma un servizio che i privati possono acquistare. In altre parole l’università può avere dall’industria, in parallelo e in direzione opposta, input di sperimentazione, verifica e controllo sui quali prestare l’opera dei giovani ricercatori: molto spesso, infatti, le aziende che producono materiali hanno bisogno di test e sperimentazioni che i centri universitari sono in grado di produrre e organizzare. È possibile che aziende e laboratori di ricerca universitari sviluppino insieme progetti di ricerca clinica per ottimizzare alcune metodiche, dal punto di vista biologico, dei tempi, della semplificazione delle procedure cliniche e anche dei costi economici da sostenere. I laboratori imparano a confrontarsi con i reparti di ricerca e sviluppo delle aziende facendo un po’ come se le istituzioni universitarie fossero, per alcuni aspetti, degli outsourcing. La medicina traslazionale e l’Italian Network of Dental Research Stanno nascendo in Italia alcune realtà universitarie d’eccellenza che iniziano a offrire un'ampia gamma di servizi di ricerca analitica, consulenza e test a supporto delle industrie farmaceutiche e biotecnologiche che sviluppano e producono nuovi farmaci, dispositivi medicali e prodotti per la salute. Questo accade anche in area odontostomatologica, in realtà specifiche di alto livello dove è possibile contare sulle conoscenze tecniche adeguate, su test affidabili, sui migliori strumenti per soddisfare i più severi requisiti scientifici e tecnici e sulla disponibilità di professionisti ricercatori che conoscono molto bene i materiali e la tecnica, in molti casi il prodotto che verrà commercializzato. Proprio su questo tema abbiamo incontrato il professor Roberto Weinstein, direttore del Servizio di odontostomatologia dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano. Già presidente del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria e direttore del Centro interuniversitario di medicina e bioingegneria, il professor Weinstein annuncia oggi a Italian Dental Journal la nascita dell’Italian Network of Dental Research. «Un sogno si sta realizzando, ed è quello di costruire e organizzare una rete di laboratori di ricerca che noi coordiniamo – soprattutto Massimo del Fabbro che ne è il responsabile – per poter fare ricerca da offrire all’industria italiana in qualsiasi ambito dell’odontostomatologia» ci ha detto il professor Weinstein. «Penso che ci siano tantissime aziende del settore dentale italiano che non hanno dimensioni tali da avere un reparto di ricerca e sviluppo al loro interno, per cui si trovano spesso nella condizione di dover andare ad appaltare a laboratori esterni la verifica per esempio della crescita di batteri su una > Roberto Weinstein, direttore del Servizio di odontostomatologia dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano << << DENTAL PRESS BEATRICE LORENZIN AL MINISTERO DELLA SALUTE Beatrice Lorenzin, romana, classe 1971, esponente del Pdl, è il ministro della Salute del governo guidato da Enrico Letta. Per il mondo odontoiatrico non è un volto nuovo: lo scorso febbraio Beatrice Lorenzin è stata una delle poche figure della politica a rispondere all’invito del Tavolo del Dentale – organismo che riunisce le principali sigle sindacali in rappresentanza dell’intera filiera del settore odontoiatrico – che aveva organizzato un incontro presso l’Hotel Nazionale di Roma, che non a caso si affaccia su Piazza Montecitorio, sede del Parlamento. In quell’occasione il neo ministro aveva dimostrato di conoscere le peculiarità e le criticità del settore odontoiatrico. «Il problema principale della vostra categoria è che venite considerati e trattati dall'opinione pubblica non come medici ma come professionisti» aveva dichiarato Beatrice Lorenzin, secondo la quale il primo passo da fare sarebbe stato quello di «riportare tutto all'interno della sfera medica» nonostante la forte resistenza culturale che va nel senso opposto. Cure dentali come atto medico, quindi. Il neo ministro della Salute, sul fronte degli interventi realizzabili nel breve periodo, aveva individuato con sicurezza la strada da percorrere: «Credo che il sistema della deducibilità sia il migliore. Il vantaggio è per tutti: voi incentivate l'offerta, lo stato fa emergere il "nero"» aveva spiegato Beatrice Lorenzin, aggiungendo poi che sarebbe stato necessario rivedere il meccanismo degli studi di settore. «In quell’occasione – ricorda Pierluigi Delogu, presidente Aio – in alcuni momenti Lorenzin parlò con singolare competenza, discutendo con Aio e con il resto della filiera del dentale da una parte il ruolo chiave della prevenzione nella salute orale e dall’altra la possibilità che, a certe condizioni e limitatamente a certe fasce meno abbienti, anche gli interventi di prevenzione che effettuiamo nei nostri studi possano essere presi in carico dal Servizio sanitario pubblico. Eravamo coscienti allora di trovarci di fronte a un interlocutore preparato e siamo compiaciuti oggi di aver “portato fortuna” a Lorenzin». Soddisfazione per l’incarico a Beatrice Lorenzin arriva anche da Gianfranco Prada, presidente Andi: «Una scelta che saprà garantire quelle risposte che i cittadini e gli operatori del settore odontoiatrico stanno aspettando – ha commentato –. Durante l’incontro a Roma – ricorda Prada – ho particolarmente apprezzato la sua visione dell’odontoiatria come branca della medicina da sostenere per la tutela della salute generale dell’individuo e la consapevolezza che questa debba passare dalla prevenzione e dal sostengo degli operatori che da sempre la garantiscono con competenza. Come presidente Andi ho immediatamente comunicato al neo ministro la piena disponibilità ad intraprendere un percorso di dialogo condiviso e continuo in merito a qualsiasi tematica riguardante il mondo odontoiatrico» ha dichiarato Prada. A. P. superficie, piuttosto che la sperimentazione del grado di flessione di un certo strumento e così via». Prosegue Weinstein: «Queste aziende ovviamente devono andare a reperire in tutto il territorio nazionale le risorse per soddisfare queste specifiche necessità. Noi oggi abbiamo costruito una rete che è fatta dalla fondazione Filarete di Milano, dal dipartimento di medicina veterinaria, da tutti i laboratori del Galeazzi e ultimamente dalla nostra acquisizione più importante, che è l’Istituto sperimentale Lazzaro Spallanzani di Rivolta D’Adda (vedi box, ndr). L’Istituto possiede tutta la parte di chirurgia sperimentale nella quale si può fare morfologia, genetica molecolare, microbiologia, tutto quanto sta intorno alle problematiche biologiche e biotecnologiche che possono interessarci. In aggiunta a queste risorse esterne abbiamo ovviamente la nostra struttura universitaria». Weinstein estende il discorso alla cosiddetta medicina traslazionale, che ha come obiettivo la trasformazione dei risultati ottenuti dalla ricerca di base in applicazioni cliniche (from bench to bed, dal laboratorio al letto del paziente). La stessa Rita Levi Montalcini sosteneva il valore della interdisciplinarietà delle scienze e della medicina traslazionale per arrivare alla scoperta di nuove cure e passare così in tempo reale dal campo della ricerca di base a quello della ricerca applicata, con ricadute immediate in campo clinico: un pensiero che il Nobel ha sempre trasmesso ai giovani ricercatori. «Quello che oggi passa sotto il termine di medicina traslazionale – vale a dire l’osservazione clinica, il trasferimento in laboratorio, lo sviluppo dell’idea e la realizzazione tecnica del prodotto prodotto – è quello che si chiama from bench to bed e viceversa – ci dice infatti il professore. Intorno alla Clinica odontoiatrica che ha la sua sede presso l’Irccs Galeazzi di Milano ci sono dei poli di ricerca con i quali abbiamo stretto delle forti collaborazioni e avviato dei protocolli comuni. Con i fondi che riceviamo dalle aziende e dalla Comunità europea sviluppiamo le ricerche che interessano a noi; poi, se le aziende ci offrono la possibilità di fare ricerche su alcuni prodotti, abbiamo la possibilità a 360° di mettere a punto e sviluppare qualsiasi tipo di analisi o di sperimentazione. Questo è il concetto di rete che abbiamo messo in piedi: i fondi che se ne ricavano non vengono utilizzati per acquistare apparecchiature bensì per pagare i ricercatori: inutile immobilizzare risorse economiche investendo in macchine e attrezzature, meglio andare a reperirle laddove ci sono già e sono sempre aggiornate, utilizzando il meglio che può offrire il mercato». L’attività del Network è già partita. Dice ancora Weinstein: «Ci sono dei nostri ricercatori che sono fisicamente presso lo Spallanzani dall’inizio di aprile e studiano le interazioni che gli impianti hanno nei confronti dei tessuti circostanti e degli organismi. Stiamo programmando una serie di azioni nei confronti delle aziende dell’area odontoiatrica, per farci conoscere meglio e per evidenziare i vantaggi della rete e delle possibili interazioni. Stiamo mettendo in piedi ora un laboratorio di analisi di tutti i software radiologici, analisi delle tomografie computerizzate che stanno prendendo piede. Insomma siamo pronti e cominciamo a pubblicare anche su argomenti molto complessi. Siamo partiti dalla pubblicazione di case report, poi di studi longitudinali a doppio cieco; abbiamo pubblicato stu- 6 di di metanalisi, che sono il primo gradino della piramide dell’evidenza scientifica ma sempre all’interno di studi clinici. Per portare questo gruppo a competere con i grandi gruppi internazionali il salto di qualità è quello di entrare nell’ambito degli studi biologici, che ci servono per approfondire le nostre conoscenze e rappresentano la base della medicina traslazionale. Il nostro vuole essere il primo centro di odontoiatria traslazionale, è questo è il significato di questa operazione. Massimo del Fabbro, che dirige tutta la ricerca, è un biologo che ha fatto il dottorato di ricerca in fisiologia e il suo gruppo di lavoro è costituito da cinque biotecnologi. Sono proprio i biotecnologi le professionalità più adatte a collaborare all’interno di questa struttura». Grazie a quest’iniziativa l’università di Milano si conferma come elemento integrante della filiera della produzione in un’ottica di nuova strutturazione nel suo territorio, parte integrante del motore economico della società e quindi valutata come investimento realmente produttivo, un Ateneo non più fonte di spesa bensì centrale nella vita della comunità nella quale è presente: l’obiettivo è quello di contribuire a ridare competitività, attrattività culturale e di investimenti, benessere sociale e crescita al Paese. Un’operazione indispensabile perché, per dirla con le parole di Weinstein, «il progresso scientifico è un indicatore di democrazia». Paolo Pegoraro LA FONDAZIONE FILARETE L’ISTITUTO LAZZARO SPALLANZANI Al fine di sfruttare le straordinarie risorse intellettuali e finanziarie presenti in Lombardia, l'Università di Milano, Fondazione Cariplo, Banca Intesa Sanpaolo e la Camera di Commercio di Milano si sono unite per dare vita a Fondazione Filarete, la cui missione è creare, ospitare e favorire iniziative imprenditoriali hi-tech nel settore delle biotecnologie e della medicina. Fondazione Filarete gestisce un Acceleratore di Impresa, strategicamente posizionato nella zona sud di Milano in prossimità e stretta connessione con università, facoltà di medicina, istituzioni di ricerca pubbliche e private leader nella ricerca biotecnologica e medica. Fondazione Filarete ospita e supporta un insieme di piattaforme tecnologiche e aziende che forniscono servizi di supporto scientifico, tecnologico, finanziario e di gestione. Attraverso questa sinergia Fondazione Filarete valuta, assiste e accelera nuove iniziative imprenditoriali nei settori della biotecnologia, della medicina, dei materiali avanzati. Il centro nevralgico di Fondazione Filarete sono le nove piattaforme tecnologiche gestite da gruppi di ricerca d'avanguardia dell'Università di Milano. Creando una rete strettamente interconnessa di competenze scientifiche complementari, le piattaforme tecnologiche forniscono il substrato ottimale per la traslazione della ricerca di base in innovazione. Le piattaforme forniscono servizi per sviluppare, testare e valutare la fattibilità applicativa di soluzioni tecnologiche nel campo delle scienze della vita, sotto la direzione di un team scientifico che garantirà sinergie con programmi di ricerca accademica di livello internazionale e promuove collaborazioni e alleanze strategiche con le imprese. L’Istituto Lazzaro Spallanzani nasce nel 1935 come centro di ricerca per la fecondazione artificiale degli animali. Nel 1999 l'Istituto viene riconosciuto come ente di rilevante interesse pubblico nel campo della ricerca sulla riproduzione e selezione animale e afferisce stabilmente al Consiglio della ricerca e sperimentazione agricola. Le finalità principali dell'Istituto Sperimentale Italiano "Lazzaro Spallanzani" sono ancor oggi di ricerca scientifica e di sperimentazione nel campo della riproduzione e selezione animale, specialmente incentrata nelle tecniche di embriologia sperimentale, nella citofluorimetra a flusso, nella genetica molecolare (con particolare riferimento alla Real Time PCR) e nella criobiologia, ma anche nel campo della tipizzazione e caratterizzazione genetica di specie diverse e della tracciabilità degli alimenti di origine animale. L'Istituto è titolare di contratti di ricerca finanziati dal MiPaf, dal Miur, dall'Unione Europea e dalle Regioni su tecniche di riproduzione animale e di genetica, finalizzata all'applicazione nei programmi di selezione. Oggi l’Istituto Spallanzani si avvale della collaborazione di università e centri di ricerca italiani e stranieri per lo sviluppo delle attività di servizio e di ricerca simili a quelle di cui ci ha parlato il professor Roberto Weinstein e riguardanti l’Italian Network of Dental Research afferente al Servizio universitario di odontostomatologia del Galeazzi. Attualmente presso l'Istituto operano oltre 60 persone fra ricercatori, tecnici, borsisti italiani e stranieri. 9 << << DENTAL PRESS Aprire ai giovani per rilanciare la professione La ricetta di Aio per rilanciare la professione mette al centro dell’attenzione la prevenzione e il ruolo dei giovani. Per i neolaureati si pensa a «corsie preferenziali» di ingresso negli studi privati Pierluigi Delogu, presidente Aio > Ben entrino nell’odontoiatria le società di professionisti introdotte dal decreto sviluppo ma non devono scimmiottare gli attuali centri low cost, dove non è del tutto automatico che nascano rapporti di cura davvero benefici per il paziente, e dove non è così sicuro sia tutelata la crescita professionale del dentista. È il messaggio dell’Associazione italiana odontoiatri a un mese dal congresso politico del 13 giugno di Alghero. Aio, che da tempo indaga sulle nuove condizioni di lavoro in odontoiatria, nel Lazio ha messo in rete un questionario (www.aioroma.it) dove si censiscono i dentisti dei centri multi professionali e se ne valutano le condizioni di lavoro. Pierluigi Delogu, presidente nazionale Aio, parla di un modello alternativo di “responsabilità sociale” e di sviluppo sostenibile per lo studio dentistico del futuro. Una strada ristretta, che passa dal ri- spetto del codice deontologico e dell’articolo 32 della Costituzione (diritto di cura per tutti e libertà di scelta del luogo). «Alcuni aspetti dello studio monoprofessionale attuale sembrano superati per un eccesso di oneri fiscali e organizzativi», ammette Delogu. «I giovani sono chiamati a ridisegnare con noi la professione. È una nuova generazione brillante, abituata a lottare. Per questi colleghi ci sono poco più di 800 posti all’anno nei corsi universitari. Ogni anno se ne laureano 800, e stentano a inserirsi in un contesto pletorico (in Italia c’è un dentista ogni 1.000 abitanti e non ogni 2.000 come suggerirebbe l’Organizzazione mondiale della sanità, ndr). Ma c’è di peggio: da quest’anno rientreranno i loro coetanei dai corsi di studi frequentati in atenei di Spagna e Romania, paesi dove – a differenza del nostro – il numero chiuso all’ingresso del corso di laurea non c’è». Presidente Delogu, la situazione è sempre più difficile. Ma anche per i pazienti… Esatto. In questo periodo difficile per tutti, Aio ha deciso di impostare la sua formazione sulla prevenzione e come formatori sceglie i giovani. L’odontoiatra risolve problemi di salute, e non deve affrontare solo interventi che richiedono tecniche e materiali costosi e danno ritorni economici immediati ed evidenti, come l’implantologia, ma anche l’“altro” che ci chiede il paziente: evitare le patologie orali. Un bene che non si vede ma pesa negli anni e produce qualità di vita, e in ultima analisi risparmi. Ho trovato entusiasmo nei giovani che a Fiumicino hanno affrontato con noi la formazione sulle Linee guida di prevenzione da poco emanate dal ministero della Salute; saranno loro gli animatori dell’aggiornamento che Aio darà nel resto dell’anno in sede locale. Le loro energie non vanno disperse; penso che i neolaureati vadano coinvolti come collaboratori e noi associati Aio dovremmo creare corsie preferenziali per loro nei nostri studi, anche al perché non se la sente di offrire a un paziente che magari è un suo amico un impianto clone di cui non si fida. Però che cosa propone Aio di veramente diverso, nuovo? Direi un’odontoiatria etica, sostenibile, al passo con i tempi di crisi. Evitare di far concorrenza al low cost con le loro stesse armi, la pubblicità per strada, gli “effetti speciali”, ma costruire anche con le istituzioni un modello differente di organizzazione dello studio, disegnato dai professionisti. fine di evitarne il reclutamento nei centri low cost. Questi centri però stanno risolvendo i problemi dentali di molta gente con pochi soldi. Cosa ne pensa? Però in genere non danno un dentista di fiducia, che segue i pazienti nel tempo, e ciò crea minori premesse di qualità, manca la continuità tra gli interventi successivi. E poi, siamo sicuri che fanno risparmiare? Alcune riviste di consumatori hanno evidenziato che la rx o l’ablazione del tartaro offerte gratis, dopo il primo contatto vengono recuperate conteggiando un nugolo di piccole prestazioni di contorno e successive che un professionista di fiducia non mette a carico del suo paziente. Alla fine si spende anche di più. Per non parlare dei materiali utilizzati. Quando uno studio odontoiatrico ha un nome e un cognome, vuol dire che un professionista si fa garante dei prodotti che acquista con annessi test e letteratura sulla loro efficacia. È vero, propone l’impianto di prima fascia, ma PREVENZIONE AL CENTRO DEL CONGRESSO AIO DI ALGHERO Sarà la prevenzione il tema al centro del congresso dell’Associazione italiana odontoiatri in programma ad Alghero dal 13 al 15 giugno dal titolo “La salute dei denti fa sorridere il tuo cuore”. Il congresso si prefigge di mettere a fuoco come gestire la prevenzione delle patologie dentali, orali e/o correlate a un cattivo stato di salute orale, di divulgare le linee guida ministeriali, di esplorare aspetti come l’utilizzo della terapia del dolore in odontoiatria. La chiave di lettura: si indaga il nesso tra patologie orali e malattie sistemiche puntando l’attenzione sulla prevenzione e sulle corrette abitudini alimentari, di igiene e di eliminazione dei fattori di rischio. Le società di professionisti disegnate dal dl sviluppo sono la risposta? Dall’analisi dei modelli gestionali dello studio viene fuori che l’odontoiatria quando è disegnata dal professionista offre maggiore compatibilità tra qualità della prestazione e sopravvivenza del dentista. Bisogna rendere più accessibile la qualità. La società di professionisti potrebbe offrire più risparmi e chance di competitività. Ma come far capire che la categoria è attenta alla sostenibilità delle spese del paziente quanto alla sua salute? A nostro avviso, non basta lo sforzo fatto qualche anno fa a livello nazionale da ministero, Andi e Medici Cattolici con l’introduzione delle tariffe sociali, ribassate, per alcune prestazioni, essendo su base volontaria. Almeno sulla prevenzione – cioè visita, ablazione del tartaro, sigillatura dei solchi e fluoro profilassi –Aio propone un intervento del servizio sanitario nazionale che copra il costo di tali prestazioni per i redditi più bassi, quelle stesse persone che oggi dal dentista non ci vanno e domani ritroveremo nei nostri studi disperate, con grossi problemi, o più probabilmente perderemo. Le prestazioni in questione sono già coperte dai livelli essenziali di assistenza della sanità pubblica. Aio ha proposto un voucher, un contributo; una copertura integrale sarebbe meglio di un concorso spese. Misurando i ritorni nel tempo credo avremmo risultati sorprendenti. Qual è la situazione dei giovani neolaureati? Da quest’anno in poi i neolaureati si confronteranno con i laureati di ritorno dalle facoltà romene, spagnole, portoghesi che sono numericamente una volta e mezza in più, hanno lauree riconosciute nei paesi dell’Unione Europea, vengono da facoltà competitive. Il fenomeno è così grave che, attraverso l’analisi generale del sistema formativo, ci stiamo convincendo sia preferibile, al numero chiuso, che pure l’Unione Europea ha recentemente ammesso negli stati membri, una selezione per merito e – perché no – per aumento delle tasse d’iscrizione, fatta eccezione per i più meritevoli, e soprattutto una selezione dei corsi di laurea italiani. Alcune novità, come l’estensione delle scuole di specializzazione, vanno nella direzione da noi indicata: chi tanto spende per maturare una professionalità specialistica poi per impostazione non va a farsi pagare 15 euro lordi all’ora. Ma per favorire l’inserimento di neolaureati di valore la rete odontoiatrica del servizio pubblico non basta, ci vuole il coraggio di una categoria intera e dei nostri associati. M. M. PREVENZIONE: VALUTARE DAL DENTISTA IL RISCHIO DI ICTUS E INFARTO Anche dal dentista i pazienti potranno ricevere una carta da compilare che quantifica il rischio di ammalarsi di cuore o di diabete, o di un ictus, rischio oggi valutato negli studi dei medici di famiglia. La “Carta per migliorare la salute” è stata presentata al recente congresso di Potsdam della Fédération Dentaire Internationale (Fdi), associazione mondiale degli odontoiatri (1,5 milioni di iscritti e 140 nazioni aderenti) guidata dal portoghese Orlando Monteiro da Silva. Ma ha un cuore italiano, anzi italo-tedesco. L’ha ideata, incrociando le statistiche sulla compresenza paradentosi-diabete e paradentosi-cardiopatie, un pool di odontoiatri di caratura internazionale guidato dal dottor G e r h a r d Seeberger , già presidente dell’Associazione italiana odontoiatri (Aio). «È un questionario che ci consente di monitorare nel paziente la presenza di patologie che possono essere concause di affezioni odontoiatriche o possono a loro volta esserne peggiorate per via dei fattori infiammatori rilasciati, ad esempio, da placca e gengiviti – spiega Seeberger –. Con una semplice schedina è possibile conoscere età, sesso, misure del paziente, indice di massa corporea ed eventuali scostamenti dai parametri normali. E ci è possibile condividere con i nostri utenti e i loro medici curanti i valori di fattori di rischio come obesità, pressione arteriosa, glicemia, colesterolo, oltre che lo stato delle patologie odontoiatriche». La scheda, che ogni dentista terrà come cartella clinica informatizzata da aggiornare nel tempo, sarà distribuita su carta in Italia – primo paese a diffonderla – già da maggio; se ne occuperanno per ora gli oltre 7.000 dentisti associati ad Aio. L’obiettivo è condividerla tra 50-60 mila dentisti sparsi sul territorio, «affinché siano al corrente di importanti co-morbilità che oggi hanno le competenze per scoprire, segnalare, valutare e – per la loro parte di competenza – prendere in cura» dice Seeberger. Sul retro, il mini-questionario va nel dettaglio degli stili di vita, valutando con domande a triplice risposta eventuali punti deboli del paziente (poco sport, fumo, alcol, dieta erronea) e chiedendogli, come si fa già in alcune sperimentazioni di medicina generale (Chronic related groups in Lombardia), un piano per migliorarsi entro un tempo-target. «La carta di Seeberger, che è anche presidente uscente dell’Ero, organizzazione regionale europea dell’Fdi, è insieme alle linee guida ministeriali sulla prevenzione una delle gambe su cui poggia il programma di comunicazione Aio con i pazienti di quest’anno. Solo facendo prevenzione a tutto tondo i pazienti odontoiatrici hanno la garanzia di curarsi meglio» dice il presidente Aio Pierluigi Delogu che presenterà la carta ufficialmente per il suo sindacato al congresso di Alghero (11-15 giugno). Seeberger apre a una futura collaborazione con i medici di famiglia. «La salute è obiettivo di tutti, medici e dentisti, e spero in tempi brevi svilupperemo un rapporto che dimostrerà in primis la responsabilità della categoria. Lo vuole il nostro paziente». M. M. << << DENTAL PRESS 10 11 << << DENTAL PRESS Le basi cliniche dell’implantologia Per la Corte europea numero chiuso è legittimo Presentando il Compendio di implantologia base, Andrea Russo, past president dell’associazione degli studenti di odontoiatria, conferma come sia cambiato davvero poco negli atenei negli ultimi dieci anni La Corte europea dei diritti dell’uomo ha di fatto riconosciuto la legalità del numero chiuso previsto dalle università italiane per poter accedere ai corsi di laurea in odontoiatria Il Compendio di implantologia base, edito da Griffin, è un’opera innovativa, nata dal contributo di autorevoli opinion leader che hanno collaborato con l’intento di raccogliere in un unico progetto editoriale – con gli attributi della sintesi, della chiarezza e dell’aggiornamento – le nozioni più attuali, complete ed esaustive sull’implantologia, espresse nella maniera più semplice e chiara. Il libro si propone come uno strumento utile, particolarmente indicato per coloro che si avviano alla pratica dell’implantologia, per gli studenti, per i neofiti e per quanti vogliono trovare in un unico testo informazioni pratiche e d’immediato utilizzo clinico, che spesso sono disperse e frammen- tate nella letteratura scientifica. Anche coloro che, pur eseguendo l’implantologia da anni, desiderano revisionare il proprio protocollo chirurgico alla luce delle più moderne ricerche scientifiche, trovano nelle 188 pagine del Compendio di implantologia base una serie di validi suggerimenti per incrementare le possibilità di successo dei propri interventi implantari. Le informazioni e le spiegazioni cliniche sono corredate da fotografie a colori e disegni esemplificativi. Italian Dental Journal ha intervistato Andrea Russo , che in qualità di curatore del progetto ci ha illustrato i contenuti dell’opera. > Dottor Russo, lei è stato presidente dell’Associazione italiana studenti di odontoiatria (Aiso) tra il 2006 e il 2007. Cosa è cambiato da quel periodo a oggi nella vita universitaria degli studenti di odontoiatria? Credo che non sia cambiato molto da allora. Le esigenze degli studenti sono sempre le stesse: valorizzare la parte clinica oltre a quella teorica, già ben eseguita negli atenei. La parte di pratica clinica, salvo rare eccezioni, che si svolge nelle sedi universitarie italiane, non sempre è sufficiente a garantire una preparazione adeguata ad affrontare il mondo della professione con serenità. Dottor Russo, può darci qualche indicazione sui contenuti dell’opera? L'opera racchiude tutte le informazioni necessarie per approcciare l'implantologia in modo chiaro e veloce. Dopo una breve presentazione storica molto interessante del Professor Panzoni, circa l'evoluzione nel tempo del ripristino della dentatura mancante, si passa poi a un'analisi della biologia, dell'istologia e della radiologia. Si giunge così alla parte più "clinica" del compendio, dove si affronta l'argomento dell'implantologia: selezione del paziente, materiali utilizzati, forme e dimensioni implantari e loro utilizzo. E ancora, connessioni protesiche, componenti protesiche e loro utilizzo, casi clinici sem- Andrea Russo plici e complessi, implantologia tradizionale e a carico immediato, implantologia computer assistita. Questi gli interessanti contenuti presenti nell'opera. Quali sono gli obiettivi del Compendio? A chi si rivolge? L'obiettivo è certamente quello di fornire al lettore uno strumento utile per affrontare i primi passi nell'implantologia, ma anche per i più esperti per avere a portata di mano un'opera che racchiuda tutte le informazioni necessarie ad affrontare l'implantologia con una buona conoscenza della stessa. Si rivolge dunque al neofita o allo studente che inizia a coltivare la passione per l'implantologia e ai professionisti che amano avere le informazioni necessarie e importanti in un solo volume. Quali sono i passi necessari da compiere per iniziare a praticare l'implantologia? Sicuramente studiare, conoscere bene l'anatomia dei mascellari e dei tessuti che li circondano. Ci vuole poi una buona pratica chirurgica di base: la difficoltà non è tanto l'inserimento impiantare, inteso come atto fisico, bensì la programmazione e la gestione dei tessuti duri e molli che faranno parte del sistema implanto-protesico. Rachele Villa LE BASI DELL’IMPLANTOLOGIA DENTALE E LE PIÙ ATTUALI TECNICHE CHIRURGICHE ILLUSTRATE DA UN PANEL DI ESPERTI Autori vari 188 pagine a colori Prezzo di copertina: 90€ Per informazioni contattare l’Editore: Griffin srl Tel. 031.789085 - [email protected] ACQUISTABILE ONLINE SU w w w . a c a d e m y s t o r e . i t Il numero chiuso che limita l’accesso alle università non costituisce una violazione al diritto allo studio. Lo afferma una sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo emessa lo scorso 2 aprile, che rappresenta una vittoria importante dell’Andi, della Commissione albo odontoiatri nazionale e del Collegio dei docenti di odontoiatria. La controversia era scaturita dall’iniziativa di una studentessa siciliana, Claudia Tarantino, che in tre occasioni consecutive, nel 2007, 2008 e 2009, aveva affrontato gli esami di ammissione per accedere alla facoltà di medicina dell’università di Palermo. Avendo fallito le prove, la ragazza palermitana aveva depositato per due volte un ricorso al Presidente della Repubblica italiana. Si erano poi accodate alla richiesta altre sette persone, nate tra il 1966 e il 1988, che hanno lavorato per diversi anni o tuttora lavorano come odontotecnici o igienisti dentali. Nonostante la loro esperienza professionale, il tentativo di sei di loro di accedere al corso di laurea in odontoiatria fallì. Un po’ diversa la storia di un settimo ricorrente, che aveva superato la prova di accesso nell’anno accademico 1999/2000; a causa di gravi problemi familiari non aveva potuto sostenere esami per otto anni consecutivi e, come previsto dai regolamenti universitari, sia l’iscrizione al corso di laurea che gli esami già superati persero validità. Secondo gli studenti, i criteri vincolanti usati dal ministero per determinare il numero degli studenti che potevano essere ammessi ai diversi corsi di laurea di ogni ateneo erano incompatibili con una serie di norme europee, tra cui l’articolo del Trattato che istituisce la Comunità economica europea, la Direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, l’articolo 15 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l’articolo del Trattato sull'Unione europea che si riferisce al principio di uguaglianza. La studentessa palermitana ri- teneva inoltre illegittima la decisione dello Stato italiano di imporre le stesse limitazioni agli atenei privati e lamentava l’inadeguatezza dei test di accesso. Tuttavia, la Corte di giustizia europea ha respinto le richieste, ribadendo in questo modo la legittimità del numero programmato per l’accesso al corso di laurea in odontoiatria e protesi dentale. Il Codacons, che aveva sostenuto il ricorso, ha dichiarato che la sentenza è frutto di una cantonata: «il fatto che secondo i giudici il numero chiuso non sia incompatibile con la Convenzione europea dei diritti umani non significa che i test d’ingresso rispettino la normativa italiana, a cominciare dalla Costituzione». E chi è contrario al numero chiuso ricorda il pronunciamento dell’Antitrust; nel 2009 era presieduto da Antonio Catricalà, che dichiarava: «l’artificiosa predeterminazione del numero dei potenziali professionisti determina, dal punto di vista economico, un ingiustificato irrigidimento dell’offerta di prestazioni odontoiatriche, con l’effetto di restringere artificiosamente il numero dei potenziali professionisti e innalzare il prezzo delle relative prestazioni». Al contrario l’Associazione nazionale dei dentisti italiani (Andi) ha accolto la decisione della Cge con particolare soddisfazione e l’ha definita “storica”. La speranza del sindacato è che in questo modo si ponga fine ai tanti ricorsi che ogni anno vengono presentati dagli studenti che non riescono a superare i test di ammissione e cercano di iscriversi ugualmente ai corsi di laurea, appellandosi alla magistratura. «È bene ricordare – precisa l’Andi – che il corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria prevede una formazione non solo teorica ma principalmente pratica e questo necessita di strutture formative universitarie attrezzate e proporzionali al numero di studenti iscritti, per garantire un percorso formativo adeguato. Quindi il determinare a priori il numero di iscritti che quel determinato ateneo potrà for- mare è un vantaggio non solo per gli studenti stessi, che in questo modo ricevono una preparazione di qualità, ma anche per i cittadini che avranno la garanzia di trovare poi dentisti preparati». Insomma, il numero programmato non è finalizzato alla limitazione dell’accesso alla professione di odontoiatra o di medico ma alla possibilità di garantire che il numero di studenti ammessi ai corsi di laurea sia idoneo alle capacità formative dell’ateneo. La principale associazione di odontoiatri del nostro Paese collega questa vicenda a un’altra battaglia giudiziaria vinta, in nome della tutela della salute della popolazione, quella contro l’Università portoghese Ferdinando Pessoa che avrebbe voluto aprire una succursale del proprio corso di laurea in odon- toiatria in Italia, facendo così saltare il numero programmato italiano. Sono molte le università private straniere che tentano di aprire succursali nei diversi Paesi europei, seguendo spesso interessi commerciali. È vero che il numero chiuso costringe molti studenti italiani a recarsi all’estero per laurearsi in odontoiatria, evitando i selettivi test di ammissione ai nostri atenei e scegliendo percorsi più facili. Se questo è reso possibile dalle norme che regolamentano la libera circolazione in Europa, l’Andi ritiene che la mercificazione della formazione porti con sé il rischio che vengano legittimati all’esercizio della professione di odontoiatra soggetti con una preparazione non garantita. Renato Torlaschi << << FOCUS ON 12 Turismo odontoiatrico tra stereotipi e realtà Mettere in dubbio a priori professionalità, competenza ed etica dei colleghi stranieri non porta a nulla. Resta comunque l’impossibilità per chi si cura all’estero di ricevere gli indispensabili controlli che seguono qualsiasi terapia Decine di testimonianze di pazienti immancabilmente soddisfatti; fotografie di volti sorridenti e rassicuranti. Prendiamo www.dentistiinalbania.com. Su un sito internet ben curato si può leggere: «questo progetto vuole indicarci una soluzione che coniuga risparmio e qualità, partendo dalle piccole cose, come un sorriso»... Vi si propongono un soggiorno gratis per due persone, tariffe estremamente vantaggiose, una garanzia fino a cinque anni e la massima trasparenza e sicurezza per il paziente. È solo un esempio tra tanti. Il turismo odontoiatrico non è un fenomeno nuovo. Dall’Ungheria all’India, dal Sud Africa alla Croazia, i pazienti spostano le proprie attenzioni di volta in volta ai Paesi che offrono i prezzi migliori. Hanno iniziato gli americani, forse più spregiudicati nel considerare l’offerta di cure odontoiatriche proposta lontano da casa e supportati da agenzie specializzate in grado di assisterli nel corso del viaggio. Problemi di salute e il tentativo di risolverli con quello che appare, dopo tutto, come una vacanza: se queste erano le motivazioni originali che spingevano pazienti del Midwest ad attraversare mezzo mondo per farsi curare da dentisti sconosciuti, ora le motivazioni sono soprattutto economiche. Gli italiani, abituati a un elevato livello di cure odontoiatriche, affezionati e rassicurati dal dentista di famiglia, sono rimasti finora relativamente immuni dal tu- rismo odontoiatrico. Un sondaggio dello scorso maggio, condotto dall’istituto di ricerca Ispo di Renato Mannheimer per conto di Andi, ha mostrato una sostanziale diffidenza degli italiani nei confronti del turismo odontoiatrico: appena il 4% dei cittadini si è rivolto all’estero per effettuare cure dentistiche; inoltre, una metà di questi si è poi pentita e non ripeterebbe l’esperienza. Il restante 96% non l’ha mai fatto e, in particolare, l’81% degli italiani è decisamente contrario, mentre il 15%, pur non avendolo mai fatto, è disposto a prendere in considerazione questa possibilità. Dati per certi versi inattesi e sorprendenti, ma a cambiare le cose potrebbe essere la crisi. CASO DI MALPRACTICE TUTTA L’EVIDENZA DI UNA Anche di fronte a errori gravi e macroscopici, denunciare l’operato degli altri stranamente può avere l’effetto di far sentire inadeguato il paziente (“ho sbagliato dottore”) Il mio grande maestro diceva sempre: «non criticare la camminata di chi ti precede se prima non hai indossato le sue scarpe». Poco tempo dopo avrei scoperto che si trattava di un noto aforisma Indiano conosciuto da tutti e non da me. Da quando ho appreso tale proverbio, mi sono sforzato di applicarlo non solo per tutta la mia vita professionale, ma ho predicato il verbo nei confronti di chi, con estrema leggerezza, aveva il “vizietto” di giudicare il lavoro altrui, cercando sempre l’albero senza vedere la foresta e, spesso, davanti all’ignaro paziente. Chiarito questo, non posso difendere l’indifendibile: di- FRECCE ROSSE A DESTRA: 1) rammollimento smalto dentinale intorno al perno 2) analoga area di radiotrasparenza circostante al perno 3) strumento separato nella radice mesiale 4) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale 5) sovra strumentazione con over-stripping 6) difetto di chiusura protesica 7) estrusione di materiale radiopaco nel parodonto 13 << << Nicola Perrini, presidente dell’associazione Amici di Brugg, non ha pregiudizi: «non è detto che tutti quelli che operano al di fuori dei nostri confini siano dei ciarlatani, ci sono anche professionisti che conoscono il proprio lavoro e, operando in una situazione economica diversa, possono venire incontro alle esigenze di risparmio del paziente». Una diversa struttura dei costi di questi studi permette infatti ai dentisti stranieri di alcuni Paesi di essere estremamente competitivi sulle tariffe delle prestazioni da offrire su un mercato globalizzato, ormai anche sul fronte delle cure mediche. Tutto bene dunque? Non proprio: «il problema – continua il dottor Perrini – è che qualsiasi lavoro necessi- FOCUS ON ta di controlli successivi: il cosiddetto tagliando che va effettuato periodicamente; un intervento isolato, senza i controlli e la manutenzione è destinato a fallire». Se non fallisce prima, perché è stato fatto male... «Ho visto alcuni lavori fatti all’estero, ad esempio in Slovenia, realizzati in modo abbastanza corretto; altri, nelle stesse zone, che erano invece terrificanti: da smontare e ricominciare da capo, quindi con danni notevoli a carico dei pazienti. Ma il guaio è che il paziente dispone difficilmente di strumenti per conoscere in anticipo l’affidabilità dell’odontoiatra che opera all’estero». Renato Torlaschi IN ODONTOIATRIA: RADIOGRAFIA ENDORALE ciamo che da una località qualsiasi mi è arrivata questa radiografia appartenente a un paziente qualsiasi che esprime le terapie di un collega qualsiasi. quattro su quattro ”, Mi è venuto in mente l’aforisma “q esprimendo così il semplice concetto d’insuccesso totale, paragonandolo ai giocatori incalliti alla ricerca del famoso 13 al totocalcio che invece riescono a fare zero. La cosa che più mi disturba, di là da ogni concetto di amore per la professione (e per l’endodonzia) è l’aver costruito la casa dopo averne minate le fondamenta. Questo aspetto meramente merceologico è difficilmente difendibile ed è esattamente quello che mi ha spinto a propagandare questa radiografia come monito per ciò che tutti noi (ad esclusione dell’esecutore o forse neppure lui) non vorremmo mai vedere. Anche questa volta sono riuscito a non fare commenti davanti al paziente, sarebbe servito solo a farlo sentire inadeguato . Ciò che mi interessa molto di più è risanare, nel modo più conservativo possibile, quel quadrante tanto compromesso. Dott. Aldo Crespi 8) riassorbimento della cresta ossea interprossimale 9) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale 10) mancanza di riempimento apicale 11) perforazione del pavimento camerale con estrusione 12) scelta inadeguata nel posizionamento del perno 13) mancanza di riempimento nel terzo medio e apicale 14) iniziale ispessimento del legamento parodontale CRISI ECONOMICA: MENO CURE PRIVATE, IN DIFFICOLTÀ IL SSN Come riportato dall’Ansa e dai maggiori quotidiani italiani, i professori universitari dal congresso del Collegio dei docenti di odontoiatria hanno lanciato un allarme sulla tendenza degli italiani a rimandare o addirittura rinunciare alle cure dentistiche. L’allarme rosso riguarda i bambini: una famiglia su tre ormai non porta più i figli dal dentista a causa delle difficoltà economiche legate alla crisi. Secondo i dati a disposizione dei docenti universitari, nel 2012 le richieste di apparecchi per correggere i denti sono crollate del 40% e circa due milioni di bimbi rischiano danni ai denti. Le stime parlano di circa 5 milioni di bambini fra i 5 e i 14 anni che avrebbero bisogno di un apparecchio ortodontico. Nel nostro Paese, dove il 90-95% dell'assistenza odontoiatrica è privata, i genitori portano i bambini dal dentista per la prima visita, ma poi sempre di più rinunciano alle cure perché non sono in grado di sostenerne i costi. Si rivolgono allora al servizio pubblico: è così che le prestazioni e le visite in regime di Servizio sanitario nazionale sono aumentate del 20%. Gli odontoiatri nei centri pubblici però sono solo 3.500, appena 140 gli igienisti dentali, per più di 4 milioni di prestazioni ambulatoriali erogate ogni anno nei 367 ambulatori delle strutture universitarie e delle Asl, nei 146 centri attrezzati in struttu- re ospedaliere e nei 224 ambulatori dei Distretti Socio Sanitari. «I riuniti nel Ssn sono meno di 2.800 e l'alto costo delle prestazioni odontoiatriche rispetto ad altre branche della medicina rende problematico offrire un servizio pubblico adeguato» ha spiegato Antonella Polimeni, presidente del Collegio dei docenti di odontoiatria, denunciando come le strutture siano ormai al collasso. «Peraltro – osserva Polimeni – nonostante i Livelli essenziali di assistenza prevedano in teoria cure dentistiche in età evolutiva e un'assistenza a tutti i cittadini in condizione di particolare vulnerabilità sociale ed economica, nelle diverse Regioni si hanno modalità e criteri di assistenza molto variegati». La proposta dei professori universitari, delle associazioni di categoria e delle imprese del settore è quella di consentire alle famiglie di detrarre dalle imposte le spese dentistiche e di offrire benefici fiscali agli studi che investono in innovazioni tecnologiche. Gli effetti positivi si vedrebbero anche nella lotta all’evasione fiscale e all’abusivismo. Si pensa anche sia possibile contrastare il turismo odontoiatrico e mantenere all’interno del Paese quel miliardo di euro che, secondo recenti stime, finisce dall'Italia nelle casse dei dentisti stranieri. << << DENTAL PRESS Sbiancamento: trattamento estetico, non terapia medica Recepita la normativa europea sullo sbiancamento dentale. La legge italiana lascia però margini di interpretazione che modificherebbero in modo importante l’applicabilità pratica: prodotti cosmetici o dispositivi medici? Il decreto ministeriale del 5 novembre 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 gennaio 2013 (nr. 22), contiene il regolamento attuativo della direttiva del Consiglio 2011/84/UE del 20 settembre 2011, che modifica la direttiva 76/768/CEE relativa ai prodotti cosmetici. Tale normativa disciplina anche l’utilizzo dei prodotti cosmetici sbiancanti per uso odontoiatrico. Esaminiamola punto per punto. Dal 31 ottobre dello scorso anno i prodotti cosmetici non conformi alle disposizioni del decreto non possono essere immessi sul mercato e non possono essere venduti al consumatore finale dell’Unione Europea. Per essere considerati sicuri, gli sbiancanti cosmetici “free use”, inclusi collutori e dentifrici liberamente acquista- bili dal consumatore, non dovranno superare lo 0,1% di concentrazione di perossido di idrogeno (punto 2 della direttiva UE). Sbiancanti cosmetici con concentrazioni dallo 0,1% fino e non oltre il 6% di perossido di idrogeno o altri composti o miscele che liberano perossido di idrogeno a concentrazione equivalente, fra cui il perossido di carbamide dal 10 al 15/16%, sono 14 15 << << La Direttiva europea sui cosmetici (e gli sbiancanti per l’Europa possono essere solo dei cosmetici) impone che gli sbiancamenti professionali possano essere eseguiti con concentrazioni di perossido d’idrogeno non superiori al 6%. in Italia gli sbiancanti sono però registrati come dispositivi medici, e come tali utilizzabili a concentrazioni più alte. Ma la domanda è: perchè sono stati certificati come dispositivi medici se la fiinalità dello sbiancamento è puramente cosmetica? considerati sicuri se vengono rispettate due condizioni: viene effettuata da parte dell’odontoiatra un’accurata valutazione diagnostica di salute e di idoneità del paziente al trattamento, per escludere che esistano fattori di rischio o patologie orali; ci si assicura che l’esposizione a questi prodotti sia limitata in termini di frequenza e di durata di ogni applicazione. La dottoressa Viviana Cortesi Ardizzone, igienista dentale, è docente all’Università di Milano > fatti, necessita dalle 8 alle 10 ore al giorno, al 16% dalle 4 alle 6 ore e infine un perossido di idrogeno al 6% dalle 3 alle 4 ore). La nuova normativa prevede anche che per completare il ciclo di utilizzo e raggiungere lo sbiancamento desiderato il prodotto deve essere fornito al paziente mediamente per 8/10 giorni o più, a seconda del grado di discromia, e che egli venga monitorato per tutto il trattamento dal “dental practitioner”. Infine il trattamento sbiancante con questi prodotti cosmetici non può essere fatto su pazienti di età inferiore a 18 anni. Queste disposizioni tutelano la sicurezza del consumatore, limitandone finalmente il libero e incontrollato utilizzo che spesso portava ad abuso o uso improprio degli agenti sbiancanti. Non si può che condividerla! La vendita di tali prodotti con concentrazione compresa tra lo 0,1 % e il 6% – che vanno chiaramente indicate sulle confezioni –, deve essere limitata ai “dental practitioners”. Questo per garantire che non siano più direttamente accessibili al consumatore (vendite via internet) e per escluderne la distribuzione ad altre categorie professionali come farmacisti ed estetisti (punto 4 della direttiva). Il ruolo dell’igienista La Direttiva però non fornisce una definizione “stricto sensu” del termine “dental pratictioners”, ma rimanda alla direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento della loro qualifica professionale, che ne contempla «l’abilità di incrementare e perseguire attività di prevenzione, diagnosi e trattamento delle anomalie (quindi è inclusa la discromia) e le malattie di denti, bocca, guance, tessuti», da cui si evince che il profilo dell’igienista dentale rientri a tutto campo in questa categoria. Conseguentemente, fatto salvo che per procedere necessita sempre dell’indicazione dell’odontoiatra, si sarebbe potuto ritenere che anche l’igienista, in quanto “dental practitioner”, possa acquistare gli sbiancanti cosmetici. Purtroppo nel decreto di recepimento in Italia il termine “dental practitioners” è stato tradotto con "dentista", limitativo rispetto al testo originale della direttiva europea. Secondo la normativa europea per ciascun ciclo di utilizzo di questi prodotti, la prima utilizzazione deve avvenire in studio ed è riservata ai dentisti, oppure può essere affidata ad altri operatori, ma sotto la sua diretta supervisione, se si garantisce un livello di sicurezza equivalente. Si può dunque ritenere autorizzato a tutto campo anche l’igienista, in quanto lo sbiancamento rientra nelle prestazioni da esercitare su indicazione dell’odontoiatra, contemplate nello stesso profilo professionale dell’igienista (DM n.137/99). Resta da stabilire la durata di questa prima applicazione in studio, dato per scontato che non si può ragionevolmente rispettare il tempo dettato dalla concentrazione del prodotto (un perossido di carbammide al 10%, in- Cosa è cambiato? Le nuove regole possono solo essere condivise con soddisfazione e applicate con estrema facilità. Appare evidente che l’abolizione del fai-da-te costituisca un’ulteriore grande opportunità per lo studio odontoiatrico, a cui dovranno ricorrere obbligatoriamente i pazienti desiderosi di sbiancare i loro denti. Dal punto di vista del risultato la limitazione delle concentrazioni di perossido al 6% non rappresenta un ostacolo alle procedure domiciliari e al raggiungimento degli obiettivi: i risultati dello sbiancamento sono comunque molto soddisfacenti e comunque sovrapponibili a quelli ottenibili con le precedenti concentrazioni più alte: semplicemente la bassa concentrazione richiede di incrementare non il tempo di posa di ogni singola applicazione ma, al bisogno, il numero delle applicazioni. Scompaiono dal mercato gli sbiancanti domiciliari al 20/21% di perossido di carbamide (in quanto sviluppa perossido di idrogeno al 7% circa), al 45% e perossido di idrogeno al 7,5%, 9,5% e 14% in quanto non conformi alla normativa. In proposito le aziende distributrici e produttrici si sono già alli- neate, limitando le concentrazioni dei prodotti sbiancanti conformemente alle disposizioni. Ma nella pratica clinica quali sono le ripercussioni della normativa sugli sbiancamenti professionali? Odontoiatri e igienisti fino al 31 ottobre 2012 potevano scegliere se ricorrere allo sbiancamento domiciliare o allo sbiancamento professionale alla poltrona, muovendosi a ragion veduta e liberamente tra i prodotti sbiancanti classificati come dispositivi medici, senza limitazione di concentrazione di perossido di idrogeno, che era disponibile in un ampio range compreso tra il 25% e il 40%, o ricorrendo al perossido di carbammide al 45%. Se dobbiamo attenerci alla direttiva recepita sin qui descritta, che prevede l’utilizzo di sbiancanti cosmetici con concentrazione massima di perossido di idrogeno al 6%, ciò non sarà più possibile. In realtà i sostenitori degli sbiancanti ad alta concentrazione affermano che questi prodotti, classificati come dispositivi medici, sono disciplinati da un’altra direttiva: la 93/42/CEE del 14 giugno 1993. Nulla a che vedere, quindi, con la normativa sui cosmetici. I dispositivi medici, per poter riportare la marcatura CE, a differenza dei cosmetici, devono rispondere a requisiti “essenziali” per garantire l’efficacia, la sicurezza e la salute del paziente, degli utilizzatori e di eventuali terzi. I dispositivi medici sono raggruppati in funzione della loro complessità e del potenziale rischio per il paziente in quattro classi. L’appartenenza di un prodotto a una classe superiore è garanzia di maggior documentazione tecnica del prodotto. La maggior parte degli sbiancanti rientra nella classe IIa ed è di tipo invasivo, in quanto penetra attraverso un orifizio del corpo, con durata temporanea, e svolge l’unica funzione di rimuovere le discromie dentali. Se vogliamo riferirci a questa direttiva 93/42 che attualmente disciplina i prodotti sbiancanti come dispositivi medici, continueremo a sbiancare professionalmente “alla poltrona” i nostri pazienti con concentrazioni di perossido di idrogeno fino al 40%, con o senza attivazione. Ma – e qui sta il punto del contendere –, l’art.1 di questa direttiva definisce che il dispositivo medico ha una finalità d’uso sugli essere umani per diagnosi, prevenzione, monitoraggio, cura o riduzione della malattia. Viene da chiedersi come possano essere DENTAL PRESS stati registrati come tali da un ente certificatore, in quanto lo sbiancamento di per sè non è un trattamento terapeutico, ma cosmetico, estetico e che deve pertanto essere disciplinato dalla direttiva recentemente modificata 76/78/CEE, perfettamente allineata con la posizione della Commissione europea, per la quale i prodotti per lo sbiancamento dei denti sono sempre stati considerati prodotti cosmetici regolamentati dalla direttiva 76/768/EU. Qual è l’attuale posizione delle aziende produttrici e distributrici dei prodotti sbiancanti? Come detto sopra, si sono allineate alla attuale direttiva sugli sbiancanti cosmetici, ma pare che abbiano deciso di mantenere la netta distinzione tra cosmetici e dispositivi medici sulla base di indi- cazioni d’uso non esclusivamente estetiche, ma anche terapeutiche, forse appellandosi al fatto che alcune discromie (da fluorosi o da tetraciclina, per fare un esempio) sono un esito di patologie. Si può anche aggiungere che oggi sempre più spesso gli sbiancamenti vengono inseriti come trattamento in un piano globale di riabilitazione protesica del cavo orale che, oltre alla funzione (ponti, ponti su impianti, protesi parziali, faccette), mira al miglioramento dell’estetica generale. Cosa cambia quindi in tema di sbiancamento professionale? Se dobbiamo attenerci alla direttiva recepita in Italia con il decreto ministeriale del 5 novembre 2012 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 gennaio 2013, anche gli sbiancamenti professio- nali ad alta concentrazione cesseranno di esistere. Si rientra quindi nella logica descritta dello sbiancamento con prima applicazione professionale in studio, perché no, anche di 4 spot da 15 minuti con o senza attivazione e successivo proseguimento domiciliare. I risultati sono comunque eccellenti e assolutamente sovrapponibili a quelli fino ad ora ottenibili con le tradizionali elevate concentrazioni. Sono solo più lenti ma, a onor del vero, anche più economici e forse più appetibili per i pazienti. Quali sono invece i punti di criticità di questa metodica? Sicuramente la rinuncia ai trattamenti veloci in studio per i pazienti che “vogliono tutto e subito”, con perdita di una fetta di mercato; c’è poi l’impossibilità di sbiancare pazienti con recessioni gengivali e va messa in conto anche la rinuncia al trattamento da parte dei pazienti che non tollerano le mascherine, o che non offrono garanzie di compliance domiciliare. A questo punto restiamo in attesa di conoscere quale sia in merito la posizione ufficiale delle associazioni professionali, a cui si riconoscono l’autorità e la competenza di un parere definitivo per redimire dubbi, incertezze e interpretazioni soggettive. Infine, non è da escludere che la Commissione Europea possa intervenire in proposito e decidere di varare procedure contro gli Stati membri che non applicano la direttiva 76/768/CEE e di essere più severa riguardo all’applicazione della direttiva 2011/84/EU. Viviana Cortesi Ardizzone 17 << << FOCUS ON Web, consulti online, email: attenzione alla deontologia Le linee guida della Fnomceo regolamentano la correttezza deontologica dei messaggi pubblicati e sottolineano la necessità di garantire trasparenza e correttezza dei contenuti diffusi su internet dalla classe medica La diffusione su larga scala dei nuovi media sta rapidamente cambiando il modo di comunicare, anche in ambito sanitario, e il web è diventato sempre più un luogo di interazione fra pubblico ed esperti e, come tale, deve fornire contenuti appropriati. Il compito di vigilare sull’aspetto deontologico in rete, sia che si tratti di siti web sia che si parli di posta elettronica, spetta alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Il boom dei siti web in ambito sanitario Nell’ultimo decennio il web ha acquisito un ruolo fondamentale nel panorama informativo mondiale, offrendo libero accesso a costo zero a una vastissima quantità di dati, con la conseguente possibilità di confrontare tra loro le diverse fonti in tempo reale. Restringendo il campo all’informazione in ambito sanitario, si è assistito a un vero e proprio boom che ha visto la nascita di moltissimi siti web, gestiti da strutture sanitarie o da singoli medici, che si presentano come utili strumenti di informazione per aiutare il paziente a orientarsi tra le varie specializzazioni e prestazioni erogate o per fornire elementi di approfondimento in materia sanitaria, con un livello di accuratezza tuttavia molto spesso limitato. Se da un lato questa mole di dati può rappresentare uno strumento conoscitivo di grande utilità che l’utente può gestire in completa autonomia, dall’altro il rischio è che il paziente di ritrovi sommerso da queste notizie e possa deviare dalle terapie corrette. «Il tema della correttezza deontologica del messaggio pubblicato – spiega Giuseppe Renzo, presidente della Commissione albo odontoiatri nazionale (Cao) – è particolarmente delicato in quanto, da una recente ricerca internazionale resa pubblica dalla London School of Economics risulta che in Italia l’81% dei navigatori acquisisce informazioni sanita- MEDICO E PAZIENTE NELLA NUOVA SANITÀ Gli intervistati nel corso dell’indagine condotta dal Censis e dal Forum per la Ricerca biomedica, pubblicati nell’ottobre 2012 nel rapporto dal titolo “Quale futuro per il rapporto medico-paziente nella nuova sanità?”, alla domanda che li interrogava in merito alle ragioni che li spingono all’utilizzo dei nuovi media in campo sanitario, hanno dichiarato di fare ricorso a internet principalmente per i seguenti motivi: per cercare informazioni che li possano aiutare a capire meglio le indicazioni del medico (66,6%), per verificare la diagnosi del medico (51,9%), per discutere con il medico dei risultati delle sue ricerche su internet (33%), per prenotare una prestazione o ottenere un servizio amministrativo online (19,3%), per ricevere attraverso i social network informazioni utili sulla salute, senza averle cercate (14,2%), per comunicare con il medico di medicina generale via e-mail (12,4%). Questa trasformazione in senso digitale dei servizi sanitari, di cui il paziente è artefice e promotore, è responsabile della creazione di nuovi tipi di comunicazione e di un diverso rapporto tra medico e paziente. Nella pratica quotidiana in effetti un’e-mail può ormai sostituire una telefonata e risulta un mezzo molto utile, per esempio, per fornire ai proprio pazienti indirizzi o numeri di telefono delle strutture sanitarie alle quali si consiglia di rivolgersi, o per fornire consigli e istruzioni su come assumere farmaci. Inoltre, a differenza delle conversazioni telefoniche, i messaggi di posta elettronica sono documentazione vera e propria che può essere stampata e inserita nella cartella sanitaria, consentendo così una migliore gestione dell’assistenza al proprio paziente. più evoluti e scenografici non sempre consentano la miglior accessibilità, ragion per cui è bene affidarsi a realtà che abbiano esperienza nello sviluppo di siti web in ambito sanitario» ha suggerito il presidente Cao. > Giuseppe Renzo, presidente Cao rie su internet e che, in una media oscillante tra il 4 e il 10%, ricorre alla rete per l’autodiagnosi. È facile comprendere le preoccupazioni che possono derivare da simili comportamenti per la tutela della salute, anche in relazione alla difficoltà di individuare in modo incontrovertibile la serietà scientifica degli innumerevoli siti che si occupano di problematiche sanitarie. A questo proposito, la Fnomceo ha prodotto una revisione del codice deontologico che, nell’allegato relativo alla pubblicità dell’informazione sanitaria, contiene delle linee guida inerenti le appli- cazioni degli artt. 55-56-57 del codice di deontologia medica. In caso di utilizzo di strumenti web – sottolinea Renzo – è raccomandata la conformità dell’informazione ai principi dell’HONCode (www.hon.ch), ossia ai criteri di qualità dell’informazione sanitaria in rete (vedi box a pagina 18, ndr). Inoltre, la Fnomceo ritiene utile ricordare l’importanza dell’accessibilità per i siti web (legge Stanca), al fine di consentire a tutte le tipologie di pazienti la fruizione dei siti di medici e odontoiatri. È opportuno sottolineare come gli strumenti di programmazione Linee guida per i medici sul web Per l’apertura di un sito web non è richiesta alcuna preventiva autorizzazione o nulla osta da parte dell’ordine di appartenenza, che tuttavia si riserva di svolgere controlli per verificare il contenuto del messaggio diffuso, come chiarisce Giuseppe Renzo: «Il professionista dovrà comunicare all’ordine provinciale di iscrizione (in caso di strutture sanitarie tale onere compete al direttore sanitario) di aver messo in rete il sito, dichiarando la conformità deontologica alle linea guida. Particolare attenzione deve essere dedicata alla produzione dei contenuti e alla loro conformità con i principi ispirati dal codice deontologico e alle linee guida – continua Renzo –. Nella produzione di contenuti è inteso che non è ammessa la pub- blicità ingannevole né la pubblicazione di notizie che rivestano carattere di pubblicità personale surrettizia o che siano lesive della dignità e del decoro della categoria. Inoltre il sito non può ospitare spazi pubblicitari né link riferibili ad attività pubblicitaria di aziende farmaceutiche o tecnologiche operanti in campo sanitario e non è ammessa la pubblicizzazione o la vendita di prodotti o servizi; è invece consentito diffondere messaggi informativi contenenti le tariffe delle prestazioni erogate». Il sito può contenere pagine dedicate all’educazione sanitaria, anche corredate di immagini in relazione alla specifica professionalità del medico o dell’odontoiatra, e possono essere presenti link a siti di informazione medica o scientifica. Inoltre, il sito può prevedere una zona riservata per informative destinate unicamente ai professionisti, a cui è possibile accedere tramite password. Il medico può pubblicare il proprio curriculum professionale, corredato da eventuali titoli di specializzazione, di libera docenza, master universitari, dottorati di ri- << << FOCUS ON cerca, titoli accademici ed eventuali altri titoli, che devono essere tutti verificabili. A tal fine è obbligatorio indicare le autorità che li hanno rilasciati e/o i soggetti presso i quali ottenerne conferma. Anche le esperienze lavorative possono essere oggetto di pubblicazione: l’iter professionale, così come quello formativo, deve tuttavia essere obiettivo e verificabile. Per offrire agli utenti informazioni pratiche ed esaustive relative all’attività professionale, il sito può contenere indicazione sugli orari di accesso allo studio, sulle modalità di prenotazione delle visite o informazioni relative all’eventuale presenza di personale ausiliario. In considerazione dell’importanza del rapporto clinico diretto, le linee guida degli ordini sconsigliano ai medici di fornire ai pazienti tramite il sito web informazioni che possano esporre a critiche o a errori, quando non si è a conoscenza della situazione clinico-anamnestica di chi scrive. È naturalmente possibile, per i medici o gli odontoiatri, partecipare via internet a forum di discussione su argomenti sanitari che si svolgano fra i medici. Se invece il forum è libero (accessibile da chiunque), il medico che vi partecipa in qualità di relatore deve pretendere che il soggetto che ospita il forum abbia cura di avvertire l’utenza che la consulenza telematica non sostituisce la tradizionale visita medica. La diffusione dell’e-mail Una delle applicazioni che ha contribuito maggiormente alla diffusione di internet è la posta elettronica, strumento che consente di comunicare rapidamente in forma privata e a costi ridotti. «L’e-mail è un efficace strumento di comunicazione – prosegue Giuseppe Renzo – specialmente per quanto concerne gli aspetti organizzativi, forse meno efficace per aspetti di anamnesi e cura; come tale, deve essere utilizzato con cautela quando ci sono informazioni e diagnosi, in quanto essendo uno strumento di comunicazione asincrono non può tenere conto dello momento emotivo ed emozionale del soggetto che riceve la comunicazione. Nel caso l’e-mail contenga informazioni sanitarie, la gestione, l’archiviazione, la sicurezza e il backup devono prevedere aderenza alla normativa sulla privacy, in quanto si tratta di dati sanitari sensibili». La facilità con cui i pazienti/utenti possono reperire indirizzi di posta elettronica di specialisti di qualsiasi disciplina e la mole delle informazioni disponibili in rete sono fattori che hanno influenzato nel corso degli ultimi anni il panorama della comunicazione in sanità, che si è evoluto con grande velocità. Ne sono derivate una serie di trasformazioni che sono inevitabilmente destinate a modificare il modo in cui i cittadini si rivolgono ai servizi sanitari. La posta elettronica nel rapporto medico-paziente Anche in questo ambito, l’utilizzo della posta elettronica per motivi clinici è regolamentato dalle linee guida pubblicate dalla Fnomceo: «Partendo dal presupposto che nulla sostituisce il rapporto diretto con il paziente, la possibilità di visita, cura e la relazione interpersonale, l’utilizzo della posta elettronica nei rapporti con i pazienti è consentito – chiarisce Renzo – purché vengano rispettati tutti i criteri di riservatezza dei dati e dei pazienti cui si riferiscono e in particolare alle seguenti condizioni: ogni messaggio deve contenere l’avvertimento che la visita medica rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico e che i consigli forniti via e-mail vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento; va altresì riportato che trattasi di corrispondenza aperta; inoltre è rigorosamente vietato inviare messaggi contenenti dati sanitari di un paziente a un altro paziente o a terzi o diffondere l’indirizzo di posta elettronica dei pazienti, in particolare per usi pubblicitari o per piani di marketing. Qualora il medico predisponga un elenco di pazienti suddivisi per patologia, può inviare messaggi agli appartenenti alla lista, evitando che ciascun destinatario possa visualizzare dati relativi agli altri appartenenti alla stessa lista». Il presidente Cao ci aiuta a far luce anche sul corretto utilizzo dei dati dei pazienti in caso di consulto ad altro specialista. «L’utilizzo della posta elettronica nei rapporti fra colleghi ai fini di consulto è consentito purché non venga fornito il nominativo del paziente interessato, né il suo indirizzo, né altra informazione che lo renda riconoscibile, se non per quanto strettamente necessario per le finalità diagnostiche e terapeutiche – afferma Renzo –. La disponibilità di sistemi di posta elettronica sicurizzati equiparati alla corrispondenza chiusa, può consentire la trasmissione di dati sensibili per quanto previsto dalla normativa sulla tutela dei dati personali. Infine il medico deve tutelare in maniera adeguata l’accesso alla propria casella e-mail, in quanto contiene dati sensibili alla privacy, e pertanto avere una corretta gestione della sicurezza sotto tutti gli aspetti». L’inosservanza da parte di un medico di quanto previsto dalle linee guida della Fnomceo nell’utilizzo del web e della posta elettronica, conclude Giuseppe Renzo «può comportare l’intervento anche disciplinare dell’ordine che, ai sensi della normativa di legge vigente, è chiamato a valutare la veridicità e la trasparenza di qualsiasi messaggio, anche trasmesso con mezzi elettronici. Non si tratta di creare ostacoli all’utilizzo delle nuove tecnologie, ma di porre estrema attenzione affinché venga tutelato il cittadino e paziente che spesso, a causa di un’evidente “asimmetria informativa”, non è in grado di valutare le informazioni di carattere tecnico-scientifico in campo medico». Rachele Villa 18 GLI 8 PRINCIPI DELL’HONCODE La certificazione HONcode è un attestato di qualità rilasciato a livello mondiale dalla Health On The Net Foundation, un’organizzazione non governativa operante dal 1995, nota per aver elaborato le prime linee guida per la redazione e la pubblicazione di informazioni mediche online. I siti web certificati possono esporre il bollino HONcode e dichiarare che l’informazione sanitaria presente sul sito in questione rispetta le seguenti regole etiche stabilite dalla Hon. 1. Ogni informazione medica fornita e ospitata dal sito sarà scritta unicamente da esperti dell'area medica e da professionisti qualificati, a meno che un'esplicita dichiarazione non precisi che qualche informazione provenga da persone o organizzazioni non mediche. 2. Le informazioni diffuse dal sito sono destinate a incoraggiare, e non a sostituire, le relazioni esistenti tra paziente e medico. 3. Le informazioni personali riguardanti i pazienti e i visitatori di un sito medico, compresa l'identità, sono confidenziali. Il responsabile del sito s'impegna sull'onore a rispettare le condizioni legali di confidenzialità delle informazioni mediche in rispetto delle leggi del paese dove il server e i mirrorsite sono situati. 4. La provenienza delle informazioni diffuse devono essere accompagnate da referenze esplicite e, se possibile, da link verso questi dati. La data dell'ultimo aggiornamento deve apparire chiaramente sulla pagina (ad esempio in basso a ogni pagina). 5. Ogni affermazione relativa al beneficio o ai miglioramenti indotti da un trattamento, da un prodotto o da un servizio commerciale, sarà supportata da prove adeguate e ponderate secondo il precedente Principio 4. 6. Gli ideatori del sito si sforzeranno di fornire informazioni nella maniera più chiara possibile e forniranno un indirizzo al quale gli utilizzatori possono chiedere ulteriori dettagli o supporto. Questo indirizzo e-mail deve essere chiaramente visibile sulle pagine del sito. 7. Il patrocinio del sito deve essere chiaramente identificato compresa l’identità delle organizzazioni commerciali e noncommerciali che contribuiscono al finanziamento, ai servizi o al materiale del sito. 8. Se la pubblicità è una fonte di sovvenzione del sito deve essere chiaramente indicato. I responsabili del sito forniranno una breve descrizione dell'accordo pubblicitario adottato. Ogni apporto promozionale ed eventuale materiale pubblicitario sarà presentato all'utente in modo chiaro per differenziarlo dal materiale originale prodotto dall'istituzione che gestisce il sito. << << FOCUS ON 20 Il colore e la luce nello studio odontoiatrico Libero professionista con studio in Milano, Francesco Frova dal 1988 si occupa di progettazione tecnica specializzata per ambienti medici In fase di progettazione sono importanti le scelte sulle sorgenti luminose e sui colori degli ambienti. L’obiettivo è rendere più efficiente l’ambiente lavorativo per gli operatori e più gradevole e accogliente per i pazienti > Nella progettazione di uno studio uno degli argomenti frequentemente trascurati è quello relativo alla luce. Troppo spesso infatti viene sottovalutato che l’impatto visivo delle luci e dei colori all’interno di un ambiente determinano l’impressione complessiva che il paziente percepisce dello studio stesso: questi due fattori devono quindi essere progettati alla perfezione per non inficiare l’effetto finale. Nel momento in cui ci si accinge a progettare le funzioni e l’illuminazione dello studio, è una buona regola caratterizzare le varie aree in maniera differente, per accentuare la diversità degli ambienti in relazione alla funzione che dovranno svolgere. Il sistema di illuminazione d’ambiente della parte d’accoglienza (sala d’attesa e reception) potrà essere pertanto caratterizzato da un’atmosfera rilassante, costruita anche con degli accorgimenti scenografici per personalizzare gli ambienti (sfondati di luce a soffitto, lame di luce alle pareti, inserimento di lampadari di design). Per l’area clinica potrà invece essere più idonea l’adozione di lampade più tecniche, in grado di garantire i valori di intensità luminosa e di colore della luce (tem- Il livello di illuminazione La quantità di luce rappresenta un altro fattore molto importante nella scelta dell’illuminazione di un ambiente. Esistono infatti moltissime lampade, sicuramente belle e di forte impatto estetico, ma che, alla luce dei fatti, si rivelano spesso dei meravigliosi oggetti luminosi che non fanno sufficiente luce. È quindi importante farsi consigliare da un esperto per scegliere il corpo illuminante che corrisponda all’effetto luminoso che si vuole ottenere, confrontando le curve fotometriche e le caratteristiche della sorgente luminosa prima di operare una scelta. Nella sala operativa, ad esempio, l’intensità della luce nella zona della poltrona dovrebbe essere di cica 800 lux, mentre il resto della stanza non dovrebbe essere lasciato in penombra. Se così si facesse (area perimetrale in penombra), si otterrebbe un effetto sicuramente scenografico, ma si obbligherebbero gli occhi a frequentissimi cambi di contesto, facendo dilatare e restringere la pupilla troppo spesso, con un conseguente affaticamento precoce. È invece consigliabile inserire dei dimmer o sdoppiare l’accensione nei locali ove vi sono tanti corpi illuminanti (ad esempio la stessa sala operativa o i corridoi): nei momenti della giornata in cui non è necessaria l’illuminazione artificiale totale, possono essere accese solo metà lampade, per poi passare all’accensione della totalità nelle ore più buie della giornata. peratura cromatica) richiesti dalle norme di legge. Nei restanti ambienti, invece, si potranno utilizzare delle luci tecniche per i corridoi, la sterilizzazione e il locale ritocchi; delle lampade più di arredo per le scrivanie degli uffici privati, eventualmente con un doppio fascio luminoso, uno verso l’alto per la luce ambientale, uno verso il basso per la luce operativa da scrittura, fino a sbizzarrirsi nei bagni, passando dalle classiche applique a soluzioni più scenografiche se si preferisce creare ambientazioni più “di moda”. Le sorgenti luminose Esistono in commercio differenti tipologie di sorgenti luminose: proviamo ad analizzare i principali pregi e difetti dei tre modelli maggiormente utilizzati oggi. Le lampade alogene sono delle lampadine simili alle vecchie lampadine a incandescenza, la cui caratteristica principale è quella di avere una forte resa luminosa, associata a un colore gradevole e caldo della luce emessa. Il difetto di queste sorgenti luminose è però quello di scaldare molto e di consumare molta corrente in rapporto al flusso luminoso reso. Le lampade a fluorescenza, quali ad esempio i neon, sono caratterizzate da un basso consumo, scaldano poco e sono quindi facilmente utilizzabili in ambienti nei quali i fattori consumo elettrico e calore devono essere contenuti. Per contro, le lampade a fluorescenza sono soggette a un calo della potenza luminosa col passare del tempo: tale diminuzione può arrivare anche al 20% in un solo anno. Da qualche tempo sono entrate in commercio le lampade a led, che hanno in breve rivoluzionato il mercato dell’illuminazione. Si tratta di lampade la cui sorgente luminosa è costituita da una serie di diodi ad altissima resa, le cui principali caratteristiche sono quelle di non scaldare e di consumare pochissimo. Inoltre la durata della lampada è enormemente maggiore rispetto alle sorgenti luminose sopracitate, con il conseguente risparmio anche sui costi di manutenzione. Gli ultimi modelli, ormai paragonabili alle lampade alogene a fluorescenza per quanto riguarda il colore della luce, ne stanno soppiantando in modo sempre maggiore l’utilizzo. Il colore della luce Abbiamo accennato prima al colore della luce, che costituisce uno degli elementi fondamentali da tenere in considerazione quando si scelgono le lampade per uno studio odontoiatrico. La luce, come si sa, è formata da un insieme di radiazioni lu- minose il cui spettro visibile passa dai colori più caldi a quelli più freddi; la sorgente luminosa, a seconda del flusso che emette, influisce pertanto sulla percezione dei colori degli oggetti da parte del nostro occhio. Questa cromaticità condiziona pertanto la percezione psicologica degli ambienti, influendo sulla sensazione di benessere e comfort che l’ambiente stesso ci trasmette, facendo optare, per i locali di attesa e ricevimento, per l’impiego di lampade dalla tonalità più calda al fine di ottenere un effetto rilassante. Al contrario nelle sale operative, al fine di non alterare la percezione dei colori rispetto alla luce naturale, si sarà obbligati a scegliere delle lampade il cui spettro di emissione sia il più vicino possibile a quello della luce esterna, corrispondente a 5400 gradi Kelvin. Diversamente, la scelta di un provvisorio potrebbe rivelarsi disastrosa appena usciti dallo studio. Luci accessorie La luce, oltre ad illuminare, svolge anche una funzione di guida e di sicurezza all’interno degli ambienti dello studio: se lungo i percorsi, ad esempio, vi sono dei gradini, è bene evidenziarli con dei segnapasso o con delle strisce di led. Non bisogna inoltre tralasciare le luci d’emergenza, obbligatorie per legge nelle aree frequentate dai pazienti. Molti modelli di corpi illuminanti contemplano anche la versione con emergenza 21 << << incorporata. Tale scelta consente di non affiancare al corpo illuminante prescelto un secondo oggetto tecnico, mantenendo quindi un’uniformità e un’omogeneità visiva. Altri modelli invece non sono creati anche con la versione in emergenza (o quest’ultima è sovente eccessivamente costosa): in questo caso bisogna quindi installare ulteriori corpi illuminanti, del tipo in emergenza; fortunatamente esistono ora in commercio modelli discreti e facilmente “mimetizzabili”, e non più solo le lampade invadenti tipo uscita di sicurezza da cinema. La segnaletica d’emergenza può essere a sua volta illuminata: in commercio vi sono diverse tipologie e marche, anche con linee moderne e di design. Progettare il colore L’atmosfera degli ambienti viene creata, oltre che con l’impiego delle luci, anche con il colore: da quello delle pareti, a quello dei pavimenti, degli arredi, degli imbottiti, dei marchi e di tutti gli altri accessori che contribuiscono a creare l’immagine coordinata dello studio. Per quanto riguarda le pare- ti delle sale operative, è sconsigliabile utilizzare colori troppo differenti dal bianco, onde evitare interferenze con la percezione del colore dei denti (discorso che si ricollega alla temperatura di colore delle lampade affrontato in precedenza). In tutti gli altri ambienti, invece, ci si può sbizzarrire come si vuole, a seconda degli effetti visivi che si vogliono ottenere: ad esempio, in un corridoio molto lungo si potranno dipingere una parete ed il soffitto con un colore deciso, differente dall’altra parete e dal pavimento, ottenendo in questo modo l’effetto di alterare la percezione degli spazi e di smorzare l’effettiva lunghezza reale del locale. In sala d’attesa si può caratterizzare una parete con un colore definito, lasciando le altre più neutre, per creare effetti di maggior ampiezza e profondità, o anche semplicemente per movimentare l’ambiente. Per quanto riguarda il colore dei pavimenti, si può optare per una differenziazione tra la zona extraclinica e quella clinica, anche usando sempre la stessa tipologia di pavimento: non è necessario cambiare materiale, ma è consigliabile cambiare il co- FOCUS ON lore tra le due aree, per segnare uno stacco tra le due zone (una più accogliente ed una più clinica-asettica). Analogamente è una buona regola quella di differenziare il colore della pavimentazione tra la sala d’attesa o il cor- ridoio e il bagno, anche in questo caso per distinguere visivamente le funzioni e il concetto di non frammistione dei livelli di igiene e pulizia tra ambienti differenti. Il colore degli arredi (mobili e imbottiti) contribuisce a caratterizzare notevolmente gli ambienti dello studio: ad esempio, si può scegliere un unico colore, tutto uguale, per gli elementi all’interno dell’area clinica (la selleria dei riuniti, gli sgabellini operativi, le ante dei mobili odontoiatrici) e un colore diverso per gli imbottiti delle sedute in sala d’attesa e per le poltroncine dei pazienti e degli operatori negli uffici per i pagamenti, in amministrazione ecc. Si può scegliere se puntare sull’uniformità, caratterizzando lo studio con un colore “aziendale” coordinato, che può riprendere quello dominante del marchio/logo per riprodursi poi sul colore dei camici, della selleria dei riuniti, dei frontali dei mobiletti odontoiatrici, dell’orologio appeso alle pareti, ecc. Oppure si può puntare su un effetto più movimentato, caratterizzando ogni sala operativa con un colore differente, lasciando per esempio tutto l’involucro neutro, bianco (mobili bianchi) e lasciando scoppi di colore sui riuniti, ognuno di colore diverso, abbinato al colore delle porte. Infine una raccomandazione: non esagerare con troppi colori diversi in un ambiente. Una vecchia regola, ma sempre attuale, suggerisce di usare in uno stesso locale non più di tre colori, al fine di non creare caos visivo eccessivo. Francesco Frova << << FOCUS ON 22 La gestione del colore in fotografia digitale Il bilanciamento del colore è decisivo nella buona riuscita di una fotografia professionale. Ogni dispositivo ha una “resa” particolare del colore e la bravura dell’operatore sarà quella di calibrare al meglio lo spazio colore La gestione del colore è un’attività decisamente complicata ed è ancora oggi una materia misteriosa anche per molti fotografi professionisti. Per introdurre l’argomento vorrei rivolgere la vostra attenzione al passato, sulle ormai superate ma meravigliose pellicole fotografiche. Chi come me che da più di trent’anni si occupa di fotografia professionale sa molto bene che ogni pellicola aveva una sua particolare caratteristica: per esempio le pellicole Fuji avevano un eccezionale risultato cromatico e/o dominante sul colore verde, mentre le pellicole Kodak riportavano fantastici colori caldi quali gialli e marroni. Oggi ogni apparecchio fotografico digitale riproduce i colori alla sua maniera, quindi se il sensore della mia fotocamera ha una determinata dominante, così è e così rimane visto che, per adesso, è impossibile sostituire il sensore di una fotocamera con un altro (salvo attrezzature eccezionali). Uno scanner può produrre un rosso leggermente più saturo di un altro; allo stesso modo una stampante può mostrare un blu più profondo di un’altra, un monitor può avere colori più brillanti di altri o un contrasto maggiore di altri o ancora peggio un bilanciamento diverso del colore, come spesso accade. Un’immagine scansionata potrà dare colori diversi dall’originale quando andremo a visionarla su di un monitor. Insomma il risultato cromatico di un’immagine ha nume- rose varianti, quindi sarà una vera impresa riuscire a riportare i colori naturali. Dopo questa premessa catastrofica dobbiamo però affermare che si può fare molto sulle proprietà del colore caratteristico degli apparecchi utilizzati, intervenendo su quello che viene definito come “profilo colore”. La professionalità di un fotografo, ieri stabilita dalla scelta del materiale sensibile più idoneo per ottenere risultati migliori in uno specifico lavoro, si esprime oggi con la corretta regolazione e scelta della calibrazione e del profilo della fotocamera e degli altri strumenti hardware. I profili standard delle fotocamere digitali sono di due tipi: Adobe RGB e sRGB, definito quest’ultimo come “small RGB”, quindi un profilo colore ridotto se confrontato col maggiore e più ampio RGB, che non sarà in grado inoltre di riprodurre alcune tonalità di giallo, verde e ciano così bene come l’Adobe RGB. Qual è il migliore? Per riuscire a rispondere a questa domanda dobbiamo comprendere un altro concetto della gestione del colore, il cosiddetto “spazio colore”. Semplicemente lo “spazio colore” è la gamma di colori che un apparecchio, in questo caso un monitor, è in grado di trasmettere ed è rappresentato da un diagramma con la forma di un ferro di cavallo e un piccolo triangolo all’interno. Il triangolo all’interno mostra la gamma dei colori che quello stesso monitor sarà in grado di trasmettere. La di- mensione dello spazio colore di un apparecchio è anche chiamata “Gamut”. I profili colore prendono in considerazione le differenze di misurazione fra gli spazi colore di diversi apparecchi nel momento in cui applicano le loro correzioni. Ciò significa che se la fotocamera cattura un’immagine che contiene il rosso più saturo dello spazio colore RGB, questo rosso può apparire meno saturo al momento della visualizzazione su un monitor che ha un Gamut di risposta meno elevato sul colore rosso. Ma il problema maggiore si presenta quando si devono trasferire delle immagini dalla fotocamera al monitor e dal monitor alla stampante. Ciascun supporto riproduce i colori dell’immagine originale in modo diverso a causa della peculiarità dei propri spazi colore. Applicazioni come Photoshop hanno un proprio spazio colore su cui lavorare, definito anche “spazio colore teorico”, che consente alle applicazioni di disporre di un consistente spazio di lavoro per le immagini da ritoccare e modificare. Come già detto i due spazi di colore più usati sono sRGB e Adobe RGB e sono usati dai fotografi professionisti durante il flusso di lavoro digitale per mantenere > Giorgio Perini, fotografo professionista, è un esperto di fotografia clinica in ambito odontoiatrico e odontotecnico la consistenza del colore teorico. Usando gli spazi colore di lavoro tutti i nostri supporti digitali (fotocamera, monitor, scanner e stampante) suonano la stessa sinfonia, ma non necessariamente con lo stesso ritmo. Per riordinare ed abbinare sinfonia e ritmo ab- biamo una sola possibilità: creare il profilo per ogni singolo apparecchio digitale, quindi calibrare e creare il profilo alla fotocamera, creare un’idonea calibratura al nostro monitor e, qualora vi sia la necessità di produrre stampe, creare e profilare anche la stampante. Per complicarvi ulteriormente l’argomento vorrei farvi conoscere un altro spazio colore, denominato Pro Photo RGB, usato quasi esclusivamente in ambito professionale. Pro Photo RGB è uno spazio colore significativamente più grande di sRGB e di Adobe RGB ed è stato progettato per comprendere l’intera gamma di materiali fotografici, rendendolo perfetto per la riproduzione delle immagini su stampanti fotografiche a getto di inchiostro e su stampanti digitali a sottrazione di colore. Pro Photo RGB è particolarmente adatto a chi lavora con immagini a 16 bit e quindi a chi fotografa in modalità RAW. Questo complesso argomento e anche molti altri elementi che fanno parte della fotografia digitale, vengono sempre esposti e ampiamente illustrati nei miei corsi base e master di fotografia professionale e comunicazione digitale dedicati esclusivamente agli specifici ambiti dell’odontoiatria e dell’odontotecnica e presentati, insieme a molte altre news su tecniche e nuove attrezzature, sul mio sito web: www.giorgioperini.eu Giorgio Perini << << FOCUS ON 24 25 << << Regole di smaltimento per i rifiuti sanitari Nel caso in cui occorra smaltire il complesso contenitore-contenuto, il rifiuto viene classificato e smaltito come rifiuto speciale. La normativa è poco conosciuta dagli odontoiatri e le sue prescrizioni vengono trascurate. Oltre che per evitare le sanzioni, queste norme vanno seguite con scrupolosità per garantire la sicurezza di pazienti e operatori Dove devono essere conservati i contenitori dei rifiuti in attesa dello smaltimento? Il deposito temporaneo dei contenitori di rifiuti sanitari, effettuato in uno spazio dedicato e accessibile solo al personale autorizzato, deve prevedere condizioni di mantenimento tali da non causare danni ai contenitori che comportino rischi per la salute degli operatori (vedi box a lato, ndr). Per i rifiuti a rischio infettivo il Dpr 254/2003 stabilisce una durata massima di stoccaggio di 5 giorni dal momento della chiusura del contenitore quando i volumi stoccati superano nel complesso i 200 litri. Tuttavia, nel rispetto dei requisiti di igiene e sicurezza e sotto la responsabilità del produttore, tale termine è esteso a 30 giorni per quantitativi inferiori a 200 litri. Un evento negativo associato alla conservazione troppo prolungata dei rifiuti contenenti materiali organici putrescibili è il rischio di produzione di cattivi odori e di richiamo di insetti. Pertanto anche le condizioni microclimatiche ambientali potranno influenzare il periodo di deposito temporaneo. Relativamente ai rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo, tipo amalgama di mercurio o liquidi radiografici esausti, il deposito temporaneo può essere di un anno (Dpr 254/2003). L’attività odontoiatrica produce rifiuti di diverso tipo e alcuni di questi sono pericolosi per le persone e per l’ambiente; le normative esistono ma forse non sono conosciute da tutti. Italian Dental Journal ha intervistato sul tema Luigi Checchi, ordinario di parodontologia e implantologia presso l’università di Bologna, dove presiede il corso di laurea in igiene dentale. Il professor Checchi ha avuto modo di occuparsi anche di rifiuti odontoiatrici. «Data la complessità della materia e del quadro normativo – in continua evoluzione – che la regolamenta, reputo non ci sia adeguata e sufficiente preparazione al riguardo, nonostante i continui aggiornamenti effettuati dagli odontoiatri» sottolinea l’esperto. Professor Checchi, che tipo di rifiuti si producono negli studi odontoiatrici? Sono nella maggioranza dei casi inquadrabili tra i pericolosi a rischio infettivo, cioè rifiuti contaminati da sangue e fluidi biologici (denti, siringhe, lame di bisturi, frese, garze, cotone, guanti, mascherine chirurgiche, film plastici di copertura del riunito, salviette monouso). Vi sono però anche rifiuti pericolosi a rischio chimico, come farmaci scaduti, amalgama di mercurio, disinfettanti esausti o scaduti e, nonostante sia sempre più diffusa la digitalizzazione delle immagini radiografiche, i liquidi per lo sviluppo e il fissaggio delle radiografie. Quali sono i principali accorgimenti che devono essere presi dai componenti dello staff odontoiatrico? Per la prevenzione dei danni al- > la salute derivanti dalla manipolazione dei rifiuti è fondamentale fornire a tutti i componenti dello staff le informazioni complete relative alle modalità di raccolta e di conferimento dei rifiuti prodotti. Questi dovranno essere raccolti e depositati negli appositi contenitori dei rifiuti speciali e mantenuti in deposito temporaneo sino al conferimento all’azienda autorizzata alla loro raccolta. A tal proposito è utile ricordare il decreto del ministero della Sanità dell’8 settembre 1990: “norme di protezione dal contagio professionale da Hiv nelle strutture assistenziali pubbliche e private”. L’articolo 2 così recita: «l’eliminazione degli aghi e degli altri oggetti taglienti utilizzati nei confronti di qualsiasi paziente deve avvenire con cautele idonee a evitare punture e tagli accidentali. In particolare gli aghi, le lame di bisturi e gli altri strumenti acuminati o taglienti monouso non debbono essere rimossi dalle siringhe o da altri supporti né in alcun modo manipolati o incappucciati, ma riposti, per eliminazione, in appositi Luigi Checchi contenitori resistenti alla puntura». I presidi riutilizzabili devono, dopo l’uso, essere immediatamente immersi in un disinfettante chimico di riconosciuta efficacia all’Hiv, prima delle operazioni di smontaggio o pulizia, da effettuare come preparazione per la sterilizzazione. Che fare di bottiglie e flaconi vuoti? L’attività odontoiatrica produce, come rifiuti, varie tipologie di contenitori come taniche, bottiglie, flaconi che possono aver contenuto sostanze pericolose. In caso contrario, una volta eventualmente ridotto di volume, possono essere ridotti nei normali cassonetti per la raccolta differenziata. Qualora contaminato da sostanze contaminati è buona norma procedere a un accurato lavaggio così da non costituire pericolo per gli operatori, quindi smaltito nei cassonetti predisposti per il riciclaggio. Il liquido di lavaggio viene poi gestito in relazione alla sua specifica tipologia di appartenenza. CLASSIFICAZIONE E PERCORSO DEI RIFIUTI SANITARI Il D.lgs. 152/2006 classifica i rifiuti in base alla loro origine (urbani e speciali) e alle caratteristiche di pericolosità (pericolosi e non pericolosi). I rifiuti che provengono dalle attività sanitarie, compresa quella odontoiatrica, per la loro eterogeneità composizionale e di origine, sono inclusi tra i rifiuti speciali. I rifiuti speciali, al fine di raggrupparli per analoghe tipologie di rischio (chimico-fisico) e per gestire in modo facilitato la raccolta e lo smaltimento finale, sono distinti in cinque tipologie: non pericolosi, assimilati agli urbani, pericolosi non a rischio infettivo (rischio chimico-fisico), pericolosi a rischio infettivo, che richiedono particolari modalità di smaltimento. Come si identificano I rifiuti sono identificati da un codice identificativo a sei cifre (Cer: Codice europeo rifiuti) che viene assegnato a ogni tipologia di rifiuto in base alla composizione e al processo di provenienza, il cui elenco è allegato alla parte quarta del D.lgs. 152/06. Ciascuna coppia di numeri identifica la classe, ossia il settore di attività da cui deriva il rifiuto; la sottoclasse, ovvero il processo produttivo di provenienza; la categoria, che è il nome del rifiuto. L’elenco dei codici identificativi è articolato in venti classi, ognuna delle quali raggruppa rifiuti che derivano da uno stesso ciclo produttivo. Il codice Cer che inizia con 18 è identificativo dei rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario. I codici Cer appartenenti a un rifiuto pericoloso riportano un asterisco “*” dopo le sei cifre identificative. La classificazione del rifiuto e l’attribuzione del codice Cer spettano al produttore del rifiuto, vale a dire al titolare dello studio dentistico, congruità comunque verificata anche dalla ditta incaricata dello smaltimento. Come devono essere trasportati? Durante il trasporto verso lo smaltimento finale i rifiuti speciali devono essere accompagnati da un Formulario di identificazione rifiuti (Fir), redatto in quattro esemplari, datato e firmato dall’odontoiatra titolare (produttore/detentore dei rifiuti) e controfirmato dal trasportatore al momento del ritiro presso lo studio odontoiatrico. Una copia di questo documento rimane in possesso dell’odontoiatra; le altre tre copie saranno datate e controfirmate dal destinatario all’arrivo presso l’impianto di termodistruzione. Queste tre copie vengono così assegnate: una al destinatario stesso e due al trasportatore che provvederà a trasmetterne una all’odontoiatra, a testimonianza dell’avvenuto smaltimento presso il centro autorizzato. Se entro 90 giorni dalla data di conferimento dei rifiuti al trasportatore l’odontoiatra non riceve la copia firmata dal destinatario deve segnalare il non rispetto della procedura alla Provincia competente. Sul formulario devono risultare i seguenti dati: nome e indirizzo del produttore e del detentore (titolare dello studio odontoiatrico), tipologia, quantità (Kg o litri) del rifiuto smaltito, impianto di smaltimento, data e percorso seguito dal trasportatore, nome e indirizzo del destinatario. L’odontoiatra deve conservare per almeno cinque anni la prima e la quarta copia del formulario in suo possesso. Quando i rifiuti arrivano al centro di smaltimento «La materia dei rifiuti è complessa e comporta anche molti adempimenti per i produttori di rifiuti con possibilità di sanzioni sia amministrative che penali anche di entità rilevanti». Le parole sono di quelle di Dino Bolognini, un esperto di Lasi srl, ditta toscana che da anni si occupa di microraccolta, raccolta e trasporto, smaltimento, intermediazione commerciale, stoccaggio, analisi e classificazione dei rifiuti. Ma le norme vengono generalmente rispettate? «La normativa di riferimento per i rifiuti in Italia – ricorda Bolognini – è il Decreto legislativo 152/2006, mentre per i rifiuti sanitari la normativa specifica è il Decreto del Presidente della Repubblica 254/2003, con le successive modifiche e integrazioni. Le due normative sono abbastanza conosciute anche se sicuramente non in maniera approfondita, generalmente per quanto riguarda la nostra zona di attività le norme sullo smaltimento dei rifiuti sanitari in genere sono rispettate nel 90% circa dei casi». Il dottor Bolognini ci spiega cosa succede quando il dentista conferisce i rifiuti nell’apposito centro: «al produttore che consegna i propri rifiuti a una ditta autorizzata al trasporto e alla gestione dei rifiuti viene consegnata una copia del formulario. Il rifiuto deve essere consegnato al destinatario, che può essere un impianto di stoccaggio o un impianto di trattamento/incenerimento dei rifiuti stessi. L'impianto, quando riceve i rifiuti, appone nel formulario la data, l'ora della consegna e il peso del rifiuto conferimento, inoltre è tenuto a firmare il formulario stesso quale presa in carico del rifiuto. Una copia del formulario così compilato anche dal destinatario viene restituita al produttore entro 90 giorni da parte del trasportatore. Il destinatario effettuerà infine le operazioni di trattamento/smaltimento per le quali è autorizzato». FOCUS ON Quali conseguenze potrebbero esserci qualora i rifiuti non fossero smaltiti in modo corretto? Per le eventuali violazioni della normativa riguardante la gestione e lo smaltimento dei rifiuti sono previste sanzioni amministrative (di tipo pecuniario) e penali, graduate a seconda della gravità della violazione. La problematica è estremamente complessa e necessiterebbe di un discorso ampio e approfondito. È di poche settimane fa, ad esempio, una sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 2340/2013) che assimilerebbe gli scarichi dei dentisti a quelli industriali sul presupposto che in essi siano presenti sostanze estranee alla vita domestica quali farmaci e anestetici. Renato Torlaschi CONSIGLI PER ALLESTIRE I CONTENITORI DEI RIFIUTI I contenitori per la raccolta dei rifiuti a rischio infettivo devono essere collocati nelle immediate vicinanze dell’operatore, in una posizione comoda per l’eliminazione del rifiuto e tale da non ostacolare l’attività dello staff. Questi contenitori devono essere facilmente identificabili in base al colore, di norma giallo, tali da renderli distinguibili dal contenitore per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. La loro forma e volume devono consentire di contenere qualsiasi rifiuto prodotto nello studio odontoiatrico. Ogni contenitore deve riportare un’etichetta di pericolo riportante il pittogramma relativo ai materiali infettanti, posizionata in modo da essere facilmente visibile e leggibile e anche un’etichetta su cui scrivere la data di chiusura del contenitore e il nome dello studio odontoiatrico produttore del rifiuto. I sacchi di plastica “gialli”, all’interno dei relativi contenitori rigidi di cartone o di materiale plastico, non devono essere riempiti completamente per consentirne la chiusura senza dover comprimere il contenuto ed evitare qualsiasi rischio di infortunio. Stessa precauzione deve essere riservata anche per i contenitori rigidi dei taglienti e pungenti. A questo proposito è importante assemblare correttamente le due parti che di norma costituiscono i contenitori rigidi dei taglienti al fine di evitare l’apertura accidentale del contenitore durante l’uso con il rischio di pungersi o di tagliarsi con strumenti capaci di inoculare in profondità materiali biologici potenzialmente infetti. Prof. Luigi Checchi DENTALevidence Review della letteratura internazionale EVIDENCE BASED MEDICINE Conflitti d’interesse e trial clinici: quanto sono attendibili i risultati? A Ben Goldacre, medico inglese, epidemiologo, opinionista del Guardian e autore di bestseller, avevamo già dedicato questa rubrica qualche anno fa, in occasione dell’edizione italiana del suo primo libro “La cattiva scienza” (Bruno Mondadori Editore), in cui parlando di pediluvi disintossicanti, medicina omeopatica, naturopatia e altre simili amenità (la cattiva scienza appunto), spiegava al lettore come riconoscere la buona scienza, quella dei trial randomizzati, della Cochrane Collaboration e della evidence based medicine. Ed è dalla evidence based medicine che l’autore riparte nel suo nuovo lavoro “Effetti collaterali. Come le case farmaceutiche ingannano medici e pazienti” (Mondadori). Goldacre questa volta si concentra sulla difficoltà di esercitare una pratica medica veramente evidence based a causa delle distorsioni e falsificazioni dei dati che le case farmaceutiche mettono in atto per aumentare le prescrizioni dei loro prodotti. Connivenza tra controllati e controllori Nonostante il tono talvolta possa suonare apocalittico (l’incipit dell’edizione inglese è “medicine is broken”), la denuncia di Ben Goldacre è molto rigorosa, si basa su fatti tutti più o meno facilmente verificabili e ha come obiettivi non solo le case farmaceutiche, ma anche (o soprattutto) le agenzie americane ed europee che regolamentano i farmaci e che, per lassismo o connivenza, troppo spesso abdicano al ruolo di controllori per divenire invece complici. Qualche “trucco” per i trial clinici Siamo subito avvertiti dall’autore che l’industria farmaceutica non è ingenua, come invece alcuni dei casi un po’ cialtroneschi descritti nel libro precedente. Anzi, da un punto di vista formale gli studi clini- ci condotti per conto dalle aziende sono generalmente migliori rispetto a quelli indipendenti. E infatti le tecniche adottate per far apparire un farmaco migliore di quanto sia veramente sono (un po’) più sottili. Ecco quindi che per testare una nuova molecola la si confronta con un placebo invece che con il farmaco normalmente usato, dimostrando così che questa è meglio di niente, mentre al paziente e al medico servirebbe sapere se è più efficace delle cure già note. Oppure il confronto viene fatto sì con trattamenti correnti, ma a dosi troppo basse, così da esaltare gli effetti del nuovo farmaco, o troppo alte, per ridurne gli effetti indesiderati. O ancora si interrompono gli studi nel momento in cui i risultati prodotti sono più favorevoli e gli effetti indesiderati minori, mentre altre volte li si allunga oltre il necessario per far sì che il farmaco venga registrato con l’indicazione di una terapia più lunga (e quindi più redditizia). In letteratura solo i risultati positivi Ma è un altro il problema che nel libro viene indicato come il più grave, quello che più degli altri rende impossibile una corretta valutazione dell’efficacia dei farmaci: il problema dei dati mancanti, quelli cioè relativi a studi portati a termine, ma mai resi pubblici. Quasi il 50%, secondo una revisione sistematica del britannico National Institute for Health Research. In parte la colpa è degli accademici e delle riviste scientifiche, entrambi poco propensi a pubblicare studi con risultati negativi, ma è l’industria che porta le responsabilità maggiori. Sono infatti le case farmaceutiche a condurre la grande maggioranza dei trial clinici, ovvero degli studi che servono per testare l’efficacia delle nuove medicine, e a decidere quali rendere pubblici e quali no. Scopriamo allora che solo la metà degli studi sugli antide- pressivi sono stati divulgati e più precisamente, dei 38 studi con risultati positivi, solo uno non è stato pubblicato, mentre dei 36 che non avevano mostrato benefici significativi, solo tre sono stati messi a disposizione della comunità scientifica: una selezione tutt’altro che casuale e che priva medici e pazienti di strumenti importanti per decidere. Un po’ come è successo all’autore, che si è sentito ingannato quando, avendo prescritto a una paziente un antidepressivo dopo aver letto uno studio che ne dimostrava l’efficacia nei confronti del placebo, e altri tre in cui risultava non peggiore dei farmaci della stessa categoria, ha scoperto che erano stati condotti altri sei studi, mai pubblicati, in cui il farmaco non si era dimostrato migliore del placebo, ed esistevano dati su un numero molto grande di pazienti che mostravano che quel farmaco era peggio degli altri antidepressivi. Un caso di occultamento dei dati dei trial L’occultamento dei dati ha ricadute sul singolo paziente, ma anche sui sistemi sanitari. È il caso del Tamiflu, farmaco antivirale per il quale paesi di tutto il mondo hanno speso milioni di euri e dollari per prepararsi a una eventuale pandemia di influenza aviaria. Ebbene, nonostante un gruppo di lavoro della Cochrane Collaboration abbia chiesto da anni i dati relativi a studi condotti sul farmaco più di dieci anni fa, e nonostante la Roche, azienda produttrice del farmaco, avesse promesso nel 2009 pieno accesso ai dati, questi non sono ancora stati resi pubblici (se volte saperne di più visitate la pagina www.bmj.com/tamiflu). Ma se il farmaco è efficace come sostiene la casa produttrice, perché nascondere le prove di tale efficacia? Con queste premesse non ci può sorprendere che, tra gli studi pubblicati sulle riviste accademiche, quelli finanziati dall’industria abbiano una maggiore probabilità, rispetto a quelli indipendenti, di mostrare risultati positivi. Sono ormai numerose le analisi come quella pubblicata nel 2010 dagli Annals of Internal Medicine che, analizzando tutti i trial riguardanti cinque principali classi di farmaci (antidepressivi, farmaci per il colesterolo, antipsocitici, inibitori della pompa protonica e vasodilatatori) ha mostrato che l’85% degli studi sostenuti dall’industria presentavano risultati positivi, contro il 50% di quelli finanziati da agenzie governative. Una differenza tutt’altro che piccola. E non causale, come ci conferma una revisione sistematica che senza troppi giri di parole concludeva che «i risultati sono chiari: la sponsorizzazione da parte dell’industria farmaceutica è fortemente associata a risultati che favoriscono gli interessi dello sponsor». Dubbi anche sulla ricerca in ambito odontoiatrico Il problema non è limitato ai farmaci e interessa tutta la ricerca medica. Compresa quella odontoiatrica, come ha dimostrato una ricerca francese pubblicata sulla rivista PlosOne che, analizzando 41 studi sul trattamento implantare, ha mostrato che nella ri- > Ben Goldacre (foto in basso) ha 38 anni, è medico e scrittore. Il suo primo libro “La cattiva scienza” è stato un successo internazionale tradotto in 25 paesi cerca odontoiatrica la dichiarazione di conflitto d’interessi è più l’eccezione che la norma, dal momento che due terzi degli studi non riferivano la fonte di finanziamento. Una forte criticità è emersa anche riguardo all’indicatore primario dello studio: la sopravvivenza degli impianti. Gli autori dell’inchiesta hanno scoperto che anche in questo campo la presenza del fi- nanziamento da parte dell’industria è capace di determinare una performance migliore, dal momento che l’indice di fallimento annuale degli impianti inseriti in studi sponsorizzati dalle aziende risultava minore di quasi un terzo rispetto a quello raggiunto negli studi indipendenti. Giovanni Lodi Università di Milano Oltre a denunciare il problema dei dati mancanti, Ben Goldacre propone una soluzione e insieme alla rivista BMJ e a importanti organizzazioni come la Cochrane Collaboration e il Centre for Evidence Based Medicine, ha lanciato una campagna per la registrazione di tutti i trial clinici e la pubblicazione di tutti i risultati (per saperne di più e aderire alla petizione, consultate il sito www.alltrials.net) > Review della letteratura internazionale << DENTALevidence 30 31 << DENTALevidence Review della letteratura internazionale CONSERVATIVA PATOLOGIA ORALE Scale guida nella scelta del colore Quando l’aiuto diventa fuorviante Tè e caffè proteggono il cavo orale Nuove evidenze da uno studio francese La scelta e resa del colore dentale (color matching) in odontoiatria estetica rimane uno degli aspetti più difficili da affrontare per l’odontoiatra, punto sostanziale per il successo clinico dei restauri in composito nei settori anteriori. La letteratura scientifica è da tempo unanime nel sostenere come non vi sia un accordo reale tra le scale guida proposte in commercio, designate a identificare il colore di un dato materiale composito, e il materiale corrispondente impiegato sul pa- ziente. Senza contare la difformità riscontrabile tra le diverse scale guida fornite da differenti produttori. Tra l’altro queste disuguaglianze nella resa del colore sarebbero al di sopra della soglia percettibile dall’occhio umano, calcolata tramite studi di fisica ottica. Nel tempo sono stati sviluppati metodi e strumentazioni ausiliari alla valutazione del colore dentale, ad esempio colorimetri e spettrofotometri intra-orali, in grado di identificare un determinato colore in modo univo- co e oggettivo. Questi strumenti analizzano lo spettro luminoso riflesso da un oggetto e ne calcolano le coordinate colorimetriche. È altresì possibile confrontare il colore di due superfici differenti. Sebbene superino le variabili soggettive legate all’operatore, non sono esenti da limitazioni, quali difficoltà nella misurazione per influenza delle condizioni del campione (spessore, lucidatura superficiale, grado di polimerizzazione), caratteristiche dello strumento (tipologia di fonte lumino- sa, geometria di misurazione impiegata), ulteriori proprietà ottiche dell’oggetto (opalescenza, fluorescenza) e, non ultimo, la morfologia di superficie, non essendo le superfici dentali completamente piatte. Accanto alla difficoltà di una corretta analisi del colore, esistono problematiche intrinseche alle scale guida che le rendono, di fatto, carenti nel loro impiego clinico. Una criticità che non va certo trascurata. La gamma di colori e la loro distribuzione nelle shade tabs sono significativamente differenti da quelli degli elementi dentali naturali e la disposizione nello spazio colorimetrico non è idealmente logica. Inoltre, le scale vengono generalmente prodotte con materiale differente da quello composito,usato sul paziente, implicando un divario percepibile tra colore proposto dalle scale e quello corrispondente dei materiali in commercio. Il primo passo per migliorare il color matching parte proprio da qui, secondo una recente revisione pubblicata sulla rivista internazionale Dental Materials. È auspicabile arrivare a identificare in modo unanime, con un’unica e univoca codifica, i colori dei materiali in commercio, i cui riferimenti dovrebbero risiedere, in modo affidabile, riproducibile e attendibile nella corrispondente scala guida. Le scale dovrebbero poi far fronte a un aspetto ancora non pienamente considerato: la resa di gradazioni, molto lievi, di bianco e traslucenza dei denti naturali, nell’obiettivo finale di una completa armonizzazione del materiale composito con il tessuto fisiologico. Ad oggi viene raccomandato di polimerizzare una piccola quantità di composito prima della procedure restaurative per selezionare una desiderata sfumatura, ma questo metodo risulta troppo empirico e dispendioso, soprattutto in termini di tempo. Un metodo affidabile per migliorare l’accuratezza del color matching deve ancora essere sviluppato. Rimane invece la necessità di ottenere scale che siano in grado di accordarsi correttamente con i materiali impiegati sui pazienti, al di là della marca, e che seguano una distribuzione logica, in termini di tinta, valore e luminosità. Elena Varoni Lee YK, Yu B, Lee SH, Cho MS, Lee CY, Lim HN. Shade compatibility of esthetic restorative materials-A review. Dent Mater 2010 Dec; 26(12):1119-26. Buone notizie per gli Italiani, da sempre amanti e tra i primi consumatori di caffè, nonostante la crisi, arrivano dallo studio caso-controllo Icare (investigation of occupational and environmental causes of respiratory cancers) condotto in Francia con il fine di indagare il ruolo di stili di vita, ambiente e occupazione nello sviluppo di tumori del polmone e delle vie aero-digestive superiori. Un gruppo di ricercatori francese, sfruttando questo serbatoio di dati, si è posto l’obiettivo di esaminare il rischio di ammalarsi di carcinoma squamocellulare orale in rapporto all’assunzione di caffè e tè. Vennero identificati 689 casi e 3481 controlli, intervistati tramite questionari e domande “faccia a faccia”. La maggior parte dei casi e dei controlli era bevitore di caffè, mentre solo il 22% dei casi e il 38% dei controlli era bevitore di tè. Il rischio di cancro orale diminuiva con il consumo di caffè, con associazione statisticamente significativa solo per un consumo di 2-4 tazze al giorno, una durata di consumo variabile tra i 20-40 an- ni e un consumo cumulativo tra le 62-186 tazze per anno (Odds Ratios di circa 0.5). Riguardo il consumo di tè, i bevitori abituali mostravano un rischio significativamente ridotti rispetto i non bevitori (Odds Ratios di 0.7). In particolare, bevendo più di due tazze al giorno, il rischio si abbassava di ben tre volte. Non solo. L’effetto protettivo si esplicava, in modo statisticamente significativo, anche nei soggetti fumatori e/o bevitori di alcolici e, inoltre, l’azione “congiunta” delle due bevande pareva moltiplicativa. Il razionale alla base di questi riscontri risiede nell’effetto locale e/o sistemico dei polifenoli, ormai famosi in nutrizione, i quali posseggono attività antiossidante, antimutagenica e antitumorale, dimostrate con studi in vitro e in vivo. Nel caffè, infatti, i responsabili sono stati identificati nei due composti, cafestolo e kahweolo, mentre nel tè nelle ben conosciute catechine, soprattutto presenti nel tè verde. Questa ricerca, la prima a dimostrare una relazione inversa tra carcinoma orale e durata/assunzione media giorna- ORTODONZIA Modelli innovativi per l’ortodonzia La network analysis è il frutto di uno sviluppo recente della scienza della complessità, che permette una migliore comprensione delle proprietà dei processi biologici complessi, che si caratterizzano per l’interrelazione, il coordinamento e la regolazione adattativa di un gran numero di componenti. Tre fisici (P. Auconi, G. Caldarelli, A. Scala) e due odontoiatri (G. Ierardo, A. Polimeni) dell’Università “La Sapienza” di Roma hanno applicato la network analysis all’ortodonzia per individuare e visualizzare l’interconnessione tra dati clinici, radiografici e funzionali relativi al sistema orofacciale. «Il nostro modello – spiegano gli autori – pur catturando solo una parte di queste interazioni, permette di formulare ipotesi predittive riguardo agli effetti terapeutici, alla robustezza e smissione di informazioni e permette ai ricercatori di prevedere che approcci terapeutici simultanei che puntano a fattori diversi hanno la probabilità di interagire influenzando profondamente morfologia, struttura e funzione orofacciale. La struttura delle reti corrispondenti alle malocclusioni di classe II evidenzia un piccolo numero di fattori che potrebbero rappresentare punti critici per un approccio terapeutico selettivo ed efficace: l’ipotonicità della muscolatura orofacciale, il morso crociato laterale, la difficoltà di fonazione, la spinta linguale. Si tratta solo di esempi del modo con cui i network ortodontici possono rappresentare il sistema orofacciale con schemi intuitivi; il loro studio potrebbe aiutare a elaborare un piano di trattamento, evidenziando le conseguenze sulle altre compo- alla stabilità del sistema». Il campione utilizzato per elaborare il modello è stato costituito da 104 ragazzi dai 7 ai 13 anni in fase di dentizione mista che in precedenza non avevano ricevuto trattamenti ortodontici. I soggetti sono stati suddivisi in base alla classe scheletrica e le loro caratteristiche cliniche, radiografiche e funzionali sono stati rappresentate come nodi e collegamenti di una rete. L’analisi ha mostrato che le malocclusioni di classe II e III (secondo la definizione di Angle) sono caratterizzate da proprietà chiaramente distintive quando vengono rappresentate in forma di network. Le reti relative alle malocclusioni di tipo III contengono un maggior numero complessivo di connessioni e una minor distanza tra i nodi e mostrano quindi architetture più compatte rispetto a quelle di classe II. Questo implica una maggior facilità di tra- nenti e sull’intero sistema. Un punto di forza di queste reti informative è la possibilità di integrare i dati clinici con quelli radiografici e funzionali fornendo una migliore comprensione di eziologia, occorrenza e progressione di una malocclusione. La struttura fornisce informazioni sulla forza delle interazioni tra le diverse variabili ortodontiche e del modo in cui, agendo su un fattore, si possono influenzare gli altri: ne potrebbe derivare un trattamento più breve o più efficace. Giampiero Pilat Auconi P, Caldarelli G, Scala A, Ierardo G, Polimeni A. A network approach to orthodontic diagnosis. Orthod Craniofac Res 2011;14:189-197. liera/consumo cumulativo di tè e caffè, non è tuttavia esente da limitazioni. È possibile un bias di selezione legato ai casi non inclusi perché il paziente era deceduto, troppo malato per rispondere o si era rifiutato di partecipare. Il consumo delle due bevande, poi, era “auto” riportato e, quindi, non è possibile identificare con certezza, attendibilità e veridicità delle risposte e, inoltre, non tutti i soggetti avevano compilato i dettagli relativi al consumo di tè e caffè. In ultimo, un dato non raccolto, ma che potrebbe rappresentare un fattore di confondimento residuo, è l’infezione da papilloma virus umano (Hpv), che potrebbe aver influenzato il rischio, in particolare nei tumori alla base della lingua e al palato molle. Escludendo però nell’analisi questi due siti le associazioni si modificavano solo marginalmente, suggerendo come l’infezione da Hpv non fosse in realtà un forte aspetto confondente. Elena Varoni Radoï L, Paget-Bailly S, Menvielle G, Cyr D, Schmaus A, Carton M, Guida F, Cénée S, Sanchez M, Guizard AV, Velten M, Stücker I, Luce D. Tea and coffee consumption and risk of oral cavity cancer: results of a large populationbased case-control study, the ICARE study. Cancer Epidemiol 2013 Feb 27. Review della letteratura internazionale << DENTALevidence 32 CONTROLLO E GESTIONE DEL SANGUINAMENTO NEGLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ORALE Prof. Paolo Brunamonti Binello Docente di protesi all’Università degli Studi di Genova Dirigente medico presso la struttura complessa di odontostomatologia dell'Ospedale Galliera di Genova Prof. Mauro Labanca Prof. a C. di anatomia umana Università degli Studi di Brescia Indirizzo per corrispondenza: [email protected] La chirurgia orale è branca specialistica dell'odontostomatologia, cruenta per definizione, nella quale le complicanze emorragiche – con le settiche – sono tra le più temute e frequenti, spesso in grado di ritardare se non di impedire l'esito della riabilitazione (1, 2). In determinate situazioni cliniche, infatti, anche la banale avulsione di un elemento dentario può indurre un sanguinamento difficilmente gestibile e potenzialmente pericoloso per il paziente (2, 3). Nei casi più importanti, poi, tale complicanza – oltre a interferire in modo significativo con i processi di restitutio ad integrum – può determinare gravi conseguenze di carattere generale (4). In letteratura, tuttavia, sono segnalate in prevalenza emorragie contenute con prognosi favorevole e sono considerate estremamente rare le deplezioni volemiche massive (superiori ai 2 litri), tali da determinare shock ipovolemico (4). Classificazioni Eziopatogeneticamente le differenti cause di sanguinamento possono essere distinte in traumatiche, iatrogene e sistemiche. Tra le cause iatrogene, oltre alle varianti indotte da trattamenti farmacologici anticoagulanti, riconosciamo > proprio quelle pre e postoperatorie, cioè correlate ad atto chirurgico. Per quanto riguarda il sanguinamento riconducibile a cause sistemiche, invece, dalla letteratura si evincono frequenti emorragie secondarie a turbe coagulative, ovvero a ipertensione arteriosa sistemica senza adeguato compenso farmacologico (1, 2). Sulla base di un criterio classificativo anatomo-patologico, inoltre, riconosciamo differenti tipologie di sanguinamento: arterioso, venoso, capillare, misto. In base al tipo di evoluzione fisiopatologica possiamo invece parlare di emorragia acuta oppure cronica per stillicidio. Valutare le indicazioni al trattamento chirurgico La prevenzione, attuata attraverso un'accurata anamnesi e uno scrupoloso esame obiettivo locale e sistemico, gioca un ruolo determinante al fine di confermare la candidabilità del paziente a un approccio di tipo chirurgico (1-3). Lo screening coagulativo di laboratorio, poi, soprattutto se abbinato a un corretto imaging diagnostico, è di insostituibile aiuto nel determinare la possibilità di eventuali complicanze e in particolare di tipo emorragico. Fig. 1: sanguinamento dell’arteria oro-antrale Ad esempio, in presenza di uno status caratterizzato da parametri francamente alterati dell'esame emocromocitometrico, dell'INR (rapporto internazionale normalizzato), del PT (tempo di trombina), del PTT (tempo di protrombina) e della conta piastrinica (fisiologicamente si hanno piastrine in numero di 200.000-500.000 per mm3) è opportuno prediligere il trattamento cruento esclusivamente in ambiente protetto, quale la Day Surgery (se con piastrine non inferiori a 90.000 per mm3), se non, addirittura, in regime di ricovero ospedaliero tradizionale (se con conta piastrinica inferiore a 60.000 per mm3) (5). Tecniche e soluzioni per l’emostasi Preventivamente definita la candidabilità del paziente alla chirurgia, per limitare al massimo il rischio di sanguinamento intra e postoperatorio è opportuno adottare correttamente le tecniche e i presidi disponibili, al fine di realizzare un'adeguata emostasi intra e post-operatoria (3). L'emostasi intra-chirurgica, in particolare, si avvale di metodiche tradizionali e consolidate in letteratura quali: la compressione diretta o indiretta dei vasi; la legatura diretta o indiretta dei vasi; l’elettrocoagulazione; le suture; l’utilizzo di presidi chirurgici definiti “agenti emostatici locali assorbibili”. Nell’ambito della legatura diretta o indiretta del vaso è importante ricordare quando questa scelta operatoria risulti a volte unica e insostituibile in caso di sanguinamento arterioso di un vaso di medio calibro (quale ad esempio l’arteria oro-antrale e l’arteria sub-mentale). È pertanto opportuno che non solo l’odontoiatra ma anche il suo team siano adeguatamente preparati a questa evenienza e anche alla sua gestione, tenendo pronto e a disposizione un Klemer diritto per l’eventuale clampaggio del vaso e un adeguato filo di sutura per la sua legatura. In questa situazione risulterà fondamentale il ruolo dell’assistente, che dovrà essere stata educata a questa circostanza ed essere in grado di gestire nell’apertura e chiusura la pinza emostatica. Nell’ambito invece degli emostatici per uso topico abbiamo a disposizione due fondamentali categorie di emostatici locali assorbibili: quelli di origine animale (equina, bovina e suina) e quelli di origine vegetale (6, 7). Nel box della pagina a fianco sono elencati gli > Fig. 2: Tabotamp standard preparato per posizionamento all’interno di un alveolo postestrattivo > Prof. Luigi F. Rodella Professore associato di anatomia umana Università degli Studi di Brescia emostatici commercialmente più noti. Gli emostatici di origine animale sono a base di collagene (struttura fibrillare a tripla elica, o collagene depolimerizzato). Gli emostatici di origine vegetale, invece, consistono prevalentemente in polisaccaridi, ovvero derivati dalla cellulosa. Tra questi quello più noto è Tabotamp, utilizzato da oltre cinquant'anni in chirurgia generale e in altre branche specialistiche (neurochirurgia, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia, maxillofacciale). Focus su un emostatico di origine vegetale Tabotamp, nelle sue quattro differenti versioni attualmente disponibili (snow, standard, nu-kit e fibrillare), è ottenuto mediante un processo di rigenerazione della cellulosa con biossido di azoto. Per l’utilizzo in ambito odontoiatrico, la scelta sicuramente più appropriata è per la tipologia standard, le cui caratteristiche (anche di confezionamento) lo rendono maggiormente adatto per questo tipo di chirurgia. L'azione emostatica di questo presidio si esplica attraverso l'agevolazione meccanica del processo di aggregazione piastrinica e la vasocostrizione indotta da un abbassamento del pH tissutale locale. Entrando in contatto col sangue, infatti, le fibre di cellulosa formano una matrice adesiva di colore rosso scuro (per ossidazione dell'emoglobina), cui aderiscono le piastrine e il fibrinogeno: durante l'adesione le piastrine liberano sostanze attive nel promuovere l'emostasi (5-idrossi-triptamina, trombossano-A2 e numerose citochine) (6, 7). Oltre alla rapida formazione del tappo di fibrina, il contatto tra sangue e cellulosa ossidata produce acido cellulosico, che determina un drastico abbassamento del pH locale (<4,4) e una significativa conseguente vasocostrizione (6, 7). Il pH acido, inoltre, determina una spiccata azione battericida locale: numerosi tra i batteri principalmente responsabili dell’infezione del coagulo (Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus ecc.), infatti, divengono inattivi o non sopravvivono in ambiente acido (pH<5,0) (8). L’utilizzo di questo prodotto nella sua formulazione standard come “membrana” stabilizzatrice del coagulo e dell’eventuale innesto di materiale, attualmente in corso di valutazione da parte di un gruppo di studio che coinvolge gli autori, potrebbe vedere l’applicazione di Tabotamp in un contesto totalmente nuovo, in cui si Fig. 3: perfetto controllo dell’emostasi in paziente in terapia scoagulante dopo posizionamento di Tabotamp nei difetti postestrattivi > << I vantaggi degli emostatici di origine vegetale Quindi, oltre che per un basilare apporto della letteratura, la quale evidenzia come non sussistano significative differenze in rigenerazione ossea guidata tra l'impiego di biomateriali eterologhi di origine animale e l'utilizzo di biomateriali di origine sintetica (9-14), gli autori privilegiano un'emostasi intra-chirurgica mediante agenti emostatici locali assorbibili di origine vegetale e in particolare mediante quelli a base di cellulosa ossidata come Tabotamp, anche per le seguenti ragioni: facilità d'uso (flessibilità e malleabilità); adattabilità a un'ampia gamma di procedure chirurgiche; semplificazione esecutiva dell'atto chirurgico; rapido e completo riassorbimento (entro 7-14 giorni); azione antibatterica locale; reazione infiammatoria locale pressoché assente; possibilità di conservazione prolungata a temperatura ambiente; annullamento del rischio di infezioni crociate (tipo la Creutzfeldt-Jakob e la Bovine Spongiform Encephalopathy); assenza di implicazione di tipo etico, culturale e religioso. Aspetto quest'ultimo tutt'altro che secondario e da non sottovalutare nell'epoca attuale, caratterizzata da forti flussi di migrazione con conseguente ampia convivenza multietnica e multireligiosa (7). Infatti, l’utilizzo > DENTALevidence Review della letteratura internazionale potrebbero unire i suoi benefici a quelli offerti da una membrana tradizionale, ancorché privo di permeabilità selettiva. L’emostasi, la stabilizzazione del coagulo, un accettabile effetto tenda, la capacità battericida sarebbero infatti prerogative di grande utilità e che meritano sicuramente un importante approfondimento clinico. > > 33 di materiali di origine suina o bovina potrebbe risultare non solo inaccettabile ma anche fonte di grave conflittualità con individui appartenenti a confessioni religiose (indiani e musulmani ad esempio) che non consentano alcun tipo di contatto con alcune specie animali. Prospettive future: i nuovi anticoagulanti Va evidenziato che gli emostatici topici di origine vegetale possono essere abbinati intraoperatoriamente a una emostasi realizzata mediante l'applicazione di concentrati piastrinici, al fine di amplificare l'emostasi intrachirurgica (10). I principali concentrati piastrinici infatti sono già da tempo utilizzati in differenti branche specialistiche chirurgiche principalmente a fini rigenerativi, ma anche al fine di perfezionare l'emostasi e stabilizzare la guarigione (10). L'abbinamento tra concentrati piastrinici e agenti emostatici potenzierebbe le funzioni biologiche individuali sotto i seguenti profili: aggregazione piastrinica, produzione di grow factor (citochine), azione diretta sulla cascata coagulativa, prevenzione o riduzione delle complicanze settiche. Nel caso, infine, di pazienti sottoposti a terapia antiaggregante, un valido e ulteriore contributo alla prevenzione del sanguinamento in chirurgia orale deriverà nel futuro prossimo dall'immissione sul mercato dei nuovi anticoagulanti per via orale (NOACs), in alternativa al trattamento antiaggregante tradizionale con warfarin sodico (6, 10, 11). I NOACs (dabigatran, rivaroxaban ecc.), infatti, rappresentano un nuovo gruppo di molecole che agiscono direttamente sulla cascata coagulativa quali inibitori di trombina (DTI) e fibrinogeno (6, 11, 12). In particolare una vasta letteratura evidenzia come l'uso di tali molecole, Fig. 4: posizionamento di impianti in paziente scoagulato e diabetico che trovano principale indicazione nella prevenzione dell'ictus e degli eventi tromboembolici in genere, abbia ridotto in modo significativo il tasso di mortalità per complicanze di tipo emorragico nei pazienti scoagulati (6-11). Per quanto concerne la chirurgia in genere – e quella orale in particolare – il vantaggio fondamentale di questi nuovi farmaci è costituito da tre fattori: un’emivita breve (dalle 7 alle 17 ore, rispetto alle circa 40 ore del warfarin sodico), l’assenza di interazioni con sostanze alimentari e l’assenza di interazioni con altri farmaci. Perciò, grazie soprattutto alla loro breve emivita, la sospensione del trattamento con i NOACs a fini chirurgici sarebbe sufficiente da soli 2 giorni prima a soli 2 giorni dopo la chirurgia, a differenza del warfarin, che deve essere necessariamente sospeso da circa 10 giorni prima a circa 10 giorni dopo l'intervento, onde scongiurare il probabile rischio di sanguinamenti difficilmente controllabili (6-12). Grazie a questi vantaggi clinici e superate le difficoltà di carattere economico di immissione sul mercato nazionale da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, i NOACs sono inevitabilmente destinati a divenire un ausilio insostituibile per la prevenzione e cura dell'ictus e della fibrillazione atriale non valvolare e, per l’aspetto che ci interessa in questo articolo, potranno rappresentare un considerevole vantaggio nella prevenzione del sanguinamento in tutti gli ambiti chirurgici, compreso quello odontostomatologico (6-13). Conclusioni La comprensione delle possibili cause di sanguinamento e la loro corretta gestione in forma preventiva o terapeutica costituisce un elemento fondamentale e imprescindibile della chirurgia in generale. Quella odontoiatrica non fa certo eccezione. È quindi fondamentale conoscere le tecniche emostatiche e tutti i mezzi che si hanno attualmente a disposizione per un controllo più completo e sicuro di questa complicanza, che se ben gestita e controllata può risultare solo fastidiosa, mentre se trascurata o affrontata con sufficienza può portare a situazioni gravi o addirittura letali. Bibliografia 1. Nematullah A, Alabousi A, Blanas N, Douketis JD, Sutherland SE. Dental surgery for patients on anticoagulant therapy with warfarin: a systematic review and meta-analysis. J Can Dent Assoc 2009 Feb;75(1):41. 2. Doonquah L, Mitchell AD. Oral surgery for patients on anticoagulant therapy: current thoughts on patient management. Dent Clin North Am. 2012 Jan;56(1):25-41, vii. 3. Martin W, Lewis E, Nicol A. Local risk factor for implant therapy. Int J Oral Maxillofac Implants 2009; 24 Suppl: 28-38. 4. Seligsohn U. Treatment inherited platelet disorders. Haemophilia 2012 Jul; 18 Suppl 4: 161-5. 5. Siè P, Sanama CM, Godier et al. Surgery and invasive procedures in patients on long-term treatment with oral direct thrombin or factor Xa inhibitors. Ann Fr Anesth Reanim 2011 Sep; 30(9): 645-50. 6. Brunamonti Binello P, Labanca M, Rodella LF et al. Management of coagulation disorders in Oral Surgery: State of Art. Ann 5° International Conference on Drugs and Discovered Therapy – Dubai UAE 2013 Feb; 1: 11. 7. Marsh JT. An introduction to the Chemistry of Cellulose. Paperback Edition: Osler Press, 2007. 8. Mangram AJ, Horan TC, Pearson ML et al. Guideline for prevention of surgical site infection. Hospital Infection Control Practices Advisory Committee. Infect Control Hosp Epidemiol 1999 Apr; 20(4): 250-78. 9. Labanca M, Leonida A, Rodella LF. Biomateriali naturali o di sintesi in odontoiatria: scienza ed etica come criteri per la loro scelta. Implantologia 2008; (1): 9-23. 10. Anitua E, Sánchez M, Nurden AT et al. Reciprocal actions of platelet-secreted TGF-ß1 on the production of VEGF and HGF by human tendon cells. Plastic Reconstruct Surg 2007; 119:959959. 11. Bauman Kreuziger LM, Morton CT, Dries DJ. New oral anticoagulants: a concise review. J Trauma Acute Care Surg 2012 Oct; 73(4): 983-992. 12. Becattini C, Vedovati MC, Agnelli G. Old and new oral anticoagulants for venous thromboembolism and atrial fibrillation: a review of the literature. Thromb Res 2012 Mar; 129(3): 392-400. 13. Soff GA. A new generation of oral direct anticoagulants. Arterioscler Thromb Vasc Biol 2012 Mar; 32(3): 569-74. 14. Rodella LF, Favero G, Labanca M. Biomaterials in maxillofacial surgery: membranes and grafts. International Journal of Biomedical Science 2011; 7 (2): 81-88. EMOSTATICI PER USO TOPICO I PIÙ NOTI SUL MERCATO di origine animale Congress (equino) Avitene (bovino) Collatamp (equino) Antema (equino) Spongostan (suino) Gingistat (equino) Hemocollagene (bovino) Cutanplast (suino) di origine vegetale Tabotamp Equicel > Fig. 5: Tabotamp ritagliato a forma di membrana > Fig. 6: Tabotamp posizionato a cavaliere dell’area di intervento, con il duplice scopo di migliorare il controllo del sanguinamento e di avere protezione antibatterica > Fig. 7: perfetta chiusura del lembo e controllo del sanguinamento 35 << << FOCUS ON Erosione dei denti e disturbi alimentari Dalle condizioni del cavo orale è possibile individuare la presenza di severi disturbi del comportamento alimentare nei pazienti, come anoressia e bulimia. In questi casi l’odontoiatra può essere il primo a intercettare il problema > Non di rado le condizioni del cavo orale sono una spia di condizioni patologiche che vanno oltre la bocca. In alcuni casi sono proprio le superfici degli elementi dentari a segnalare al dentista che c’è qualcosa che non va nel paziente: è il caso dei disturbi del comportamento alimentare (Dca), ovvero anoressia (rifiuto di mantenere un peso corporeo normale e quindi rifiuto del cibo associato a costante timore di aumentare di peso), bulimia (episodi ricorrenti di ingestione incontrollata di cibo con comportamenti compensatori inappropriati quali ripetute scariche di vomito per eliminare il cibo appena ingerito), vigoressia (alterato rapporto cibo-vigore del corpo) e ortoressia (ossessione nei confronti di un’alimentazione rigorosa), tutte alterazioni severe del comportamento con il cibo che a volte possono portare a conseguenze estreme. Come per l’anoressia nervosa, anche per la bulimia il genere più colpito risulta essere quello femminile, soprattutto di giovane età. Rispetto al primo dei due disturbi, il secondo è più “nascosto”, in quanto il soggetto non perde necessariamente peso corporeo e l’habitus potrebbe sembrare normale. La paziente bulimica può assumere quantità esagerate di cibo (binge eating) in un periodo limitato di tempo, facendo seguito a episodi di vomito autoindotto. Però come ci spiegano gli esperti, per essere ritenuti rilevanti, tali episodi di binge eating devono verificarsi come minimo due volte a settimana, per almeno tre mesi. Denti erosi dall’acido «Gli elementi dentali possono essere una spia del problema in atto in quanto, soprattutto nel versante linguale, da dove passa il vomito per essere rimesso, potranno mostrare segni di erosione acida – spiega Franco Brenna, docente all’università dell’Insubria –. Gli acidi, misti ai residui di cibo presenti nel vomito che transitano nella bocca in senso inverso a quello dell’ingresso naturale, possono nel tempo consumare smalto e dentina». È così che i denti dei giovani pazienti che soffrono di bulimia nervosa spessissimo appaiono usurati come quelli delle persone anziane. «La presenza frequente e protratta nel tempo di acidi all’interno del cavo orale ha importanti conseguenze sia sui tessuti molli che sui tessuti duri. In particolare il dente va incontro ad aumento dell’incidenza di carie ed erosione chimica della sua superficie – spiega Lidia Tordiglione, che ha fatto ricerca sull’argomento per la sua tesi di laurea –. Lo smalto inizia ad assottigliarsi, assumendo un aspetto “vetrificato”. Nei denti anteriori l’indebolimento del tessuto può portare a frattura e ad accorciamento del dente stesso, e in alcuni casi alla perdita della vitalità». La dottoressa Tordiglione ha approfondito in questi anni le manifestazioni odontoiatriche dei disordini alimentari, una problematica che, in tanti dei suoi aspetti, è ancora taciuta e disconosciuta. Grazie al sostegno dell'ospedale di Varese questa ricerca ha avuto un seguito ed è stato istituito un ambulatorio in cui le pazienti con questi disordini alimentari si possono rivolgere per le problematiche orodentali connesse alla loro condizione. La diagnosi è differenziale Come spiegano i due esperti, la diagnosi è tutt’altro che semplice: nelle fasi iniziali i sintomi sono assenti e le manifestazioni cliniche estremamente lievi e non percepibili da un occhio non particolarmente esperto. Il tutto complicato notevolmente dall’avere a che fare con un paziente che, specialmente nelle fasi iniziali, non vuole affrontare il problema e fa di tutto per occultarlo. «L’erosione acida dello smalto dentale nei disordini alimentari deve essere posta in diagnosi differenziale con le altre cause di erosione: quelle in cui l’origine dell’acido è estrinseca (quando gli acidi arrivano dall’esterno dell’organismo), come accade nell’abuso di bevande acide (cole, energy drink ecc.) e nei consumatori di agrumi; e quelle in cui è intrinseca (gli acidi derivano Franco Brenna dell’organismo stesso) come avviene, appunto, nei disordini alimentari e nel reflusso gastroesofageo. Questo può emergere solamente dopo un attento colloquio e un’approfondita anamnesi del paziente al fine di poter procedere per esclusione tra le diverse cause» avvertono Brenna e Tordiglione. I denti più colpiti nelle complicanze acide dei disordini alimentari sono gli incisivi superiori, specialmente nel loro versante palatale, e questo può aiutare a distinguere le manifestazioni da quelle imputabili ad attrito e ad abrasione. Il ruolo dell’odontoiatra «Quando si trova di fronte a queste manifestazioni cliniche l’odontoiatra può sospettare che la paziente stia attraversando un momento difficile e con lei, o con i genitori, intavolare un discorso che possa essere d’ausilio alla sua precaria condizione psico-fisica, indirizzandola all’attenzione degli specialisti del settore» fa notare Franco > Lidia Tordiglione Brenna, che da sempre è attento ai temi della prevenzione. Il dentista infatti ha il dovere di instaurare un colloquio con il paziente e, quando necessario, indirizzarlo a cure specialistiche. In campo strettamente odontoiatrico invece il suo compito è quello di rallentare la progressione delle manifestazioni e, quando possibile, arrestarle. «Alcuni accorgimenti come evitare di spazzolare i denti nella mezz’ora successiva al vomito, l’utilizzo di gel e collutori fluorati e l’applicazione di sostanze che tamponino il pH salivare possono aiutare nel prevenire il peggioramento della situazione e migliorare la qualità della vita di questi pazienti» spiega Tordiglione. Una volta risolto il grave problema di salute che sta alla base di queste erosioni dentali, si potrà mettere a punto un piano terapeutico di ripristino estetico-funzionale grazie alle tecniche e ai materiali di odontoiatria adesiva e ricostruttiva. Andrea Peren Disturbi alimentari: il “binge eating disorder” e la fame infinita Circa il 2-5% della popolazione generale soffre di binge eating disorder (Bed), un disturbo caratterizzato dalla presenza di “abbuffate” non accompagnate però da strategie per compensare l’ingestione di cibo in eccesso. Le persone che manifestano questo disturbo assumono, in un tempo limitato, quantità di cibo esagerate, con la sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare. Queste situazioni si ripetono anche più volte la settimana anche in momenti in cui non si ha una sensazione fisica di fame. A differenza della bulimia non si riscontra il circolo vizioso tra i tentativi di restrizione, l’abbuffata e i comportamenti eliminativi. La prevalenza di Bed è più elevata in alcuni gruppi specifici, come ad esempio per chi afferisce a trattamenti per il controllo del peso. Generalmente le persone che soffrono di disturbo di alimentazione incontrollata hanno problemi di soprappeso e obesità. Spesso la loro storia è caratterizzata da un alto numero di diete, che non vengono mai portate a termine. Una dieta eccessivamente ipocalorica può innescare con maggiore facilità l’abbuffata in queste persone. Il disturbo colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto di 3 a 2. L’insorgenza del comportamento incontrollato avviene con maggior frequenza nella tarda adolescenza mentre la diagnosi di Bed si ritrova più spesso in soggetti adulti (30-40 anni) che mostrano un quadro anamnestico con disturbi della sfera alimentare intorno ai 20 anni. La sindrome risulta presente in tutte le classi sociali, con una leggera preponderanza percentuale nel livello socioeconomico più basso. Sono soprattutto le donne a intraprendere trattamenti medici multidisciplinari, motivate inizialmente dalla preoccupazione per il proprio aspetto fisico che le porta a richiedere un trattamento dietologico per contenere il problema del sovrappeso. Aspetti psicologici I binge eaters sono pazienti che quando riescono a rivolgersi ad uno specialista si presentano autenticamente preoccupati per l’aumento ponderale e solitamente motivati a recuperare lo stato di salute. Molti di loro vivono nell’afflizione di non poter controllare l’impulso a mangiare, l’assunzione di cibo avviene in maniera ricorrente nell’arco della giornata, rapidamente e con frequenza diversa a seconda della gravità del disturbo. Dapprima le abbuffate iniziano in maniera saltuaria e, se il problema si aggrava, aumentano di frequenza. Dal punto di vista psicologico è come se il cibo in questa fase diventasse una forma di autoterapia per curare una sgradevole attivazione emotiva che trova sollievo nell’atto del mangiare. Sono stati riconosciuti alcuni fattori di rischio associati allo sviluppo di tale patologia in età pediatrica: in particolare l’inizio precoce di dieting, l’importanza familiare eccessiva data al peso e alle forme corporee come punti fermi su cui è costruita l’autostima, l’esposizione precoce e duratura ai commenti negativi e alle beffe di compagni e familiari, esperienze traumatiche infantili, storia di depressione nei genitori. Valutazione di sé negativa, bassa autostima e senso di inadeguatezza sono stati riconosciuti come fattori di rischio, assieme a impulsività e vulnerabilità emotiva associata a un deficit della regolazione emozionale. “Emotional Eating” La presenza di un deficit nelle abilità di riconoscimento, comprensione e gestione delle emozioni viene indicato come uno dei possibili motivi per cui coloro che soffrono di Bed ricorrono al cibo in risposta alle emozioni spiacevoli e valutano le situazioni maggiormente stressanti di quanto non le ritengano gli altri. Sembra proprio che nel Bed il blocco emozionale si manifesti secondo modalità peculiari che coinvolgono la difficoltà a controllare gli impulsi e la presenza di una “finestra emozionale stretta”: un’alta soglia di percezione e una bassa soglia di tolleranza delle emozioni. Con questa definizione si fa riferimento al fatto che i pazienti Bed riescono a percepire le emozioni solo quando esse raggiungono una certa intensità, ma appena iniziano a percepirle, altrettanto rapidamente non sono più in grado di tollerarle e così reagiscono cercando conforto nel cibo. La presenza di un’emozione troppo intensa induce all’utilizzo del cibo come mezzo per bloccarla e non percepire più nulla. L’abbuffata serve ad allontanare dalla coscienza le emozioni negative focalizzando il soggetto su quelle positive indotte dal cibo. Per queste persone insomma l’emotional eating rappresenta spesso l’unica modalità di risposta alle difficoltà della vita di tutti i giorni. Cura e trattamento Non è sufficiente seguire una dieta: risulta fondamentale intraprendere anche un lavoro di tipo psicologico che aiuti il soggetto ad individuare e comprendere cosa provoca questo comportamento riconoscendo i pensieri e i vissuti emotivi collegati, tra i quali spesso si riscontrano problemi di scarsa autostima, ansia e depressione. Risulta, quindi, di fondamentale importanza rivolgersi a professionisti con una formazione specifica per disturbi del comportamento alimentare. Ciò che ad oggi risulta essere l’intervento ottimale è una terapia multidisciplinare che tenga in considerazione sia l’approccio dietologico che quello psicologico di tipo cognitivo comportamentale. Quest’ultimo, originariamente studiato per la terapia della bulimia nervosa, è focalizzato sull’interruzione delle abbuffate e sulla risoluzione dei meccanismi che le sostengono. Roberta Bidone1, Hellas Cena2 1 Psicologa psicoterapeuta, Milano Specialista in scienza dell’alimentazione, Università di Pavia 2 << << FOCUS ON 36 Sfruttare i vantaggi dell’anestesia odontoiatrica Gli interventi sotto anestesia offrono una serie di vantaggi a operatore e paziente: il primo può concentrarsi sull’elemento dentale o sulla tecnica operatoria, senza doversi curare delle reazioni del paziente al trattamento «Lo studio dentistico suscita da tempo immemorabile diffidenza, ansia o persino fobia. Le cause sono in parte contingenti, legate all’interazione tra paziente e ambiente; in parte vengono da lontano, traggono origine da quell’inconscio collettivo che storicamente si stratifica nel susseguirsi delle generazioni, manifestandosi soggettivamente nelle forme più diverse, irrazionali e incontenibili». Le parole sono di Marco Ardigò, anestesista con una lunga esperienza in consulenze anestesiologiche in odontostomatologia, secondo cui all’anestesia nello studio odontoiatrico si ricorre ancora troppo poco, perché se ne ignorano tutti i benefici che può apportare. Dottor Ardigò, cominciamo dai punti fermi dell’anestesia. Quali sono i casi tipici, nei quali non ci devono essere dubbi sull'indicazione all'anestesia? Le indicazioni si sono modificate ed estese negli ultimi quattro decenni. Ma è in particolare negli ultimi 12 anni che i campi di applicazione dell’anestesia in odontoiatria si sono estesi. Per tre fattori: l’estensione e la complessità delle procedure odontoiatriche, l’affinamento rivoluzionario della farmacologia e della tecnologia anestesiologiche, l’evoluzione culturale e psicologica dei bisogni e delle attese del paziente. In linea generale, le indicazioni all'intervento dell'anestesista sono in relazione alla tipologia, invasività, impegno e durata della procedura; al tratto psico-emotivo e alle necessità organizzative del paziente; alla necessità e alle preferenze dell'operatore. Esistono inoltre contesti clinici che non trovano altra soluzione, se non quella di un trattamento anestetico: tipicamente tutti i pazienti che non sono in grado di assicurare un sufficiente grado di collaborazione come i bimbi al di sotto dei 5/6 anni; i pazienti psichiatrici affetti da schizofrenia, psicosi paranoide, sindrome bipolare, autismo; i pazienti affetti da sindromi geneticocromosomiche (Down, ecc.). Quali solo le principali tipologie di trattamenti anestesiologici e come avviene la loro somministrazione? La tipologia del trattamento si divide in quattro grandi categorie: ansiolisi, analgo-sedazione controllata, sedazione profonda, anestesia generale. Ognuna di queste viene attuata attraverso la somministrazione esclusivamente endovenosa di più farmaci, la cui asso- ciazione quali-quantitativa rappresenta il fulcro della tecnica stessa. Qual è la procedura tipica del trattamento dentistico con anestesia, da quando il paziente arriva in studio a quando viene dimesso? Il paziente incontra l'anestesista il giorno stesso della procedura; si raccoglie l'anamnesi, si esegue una visita semeiologica, si spiegano al paziente i dettagli di suo interesse. Si fa accomodare in poltrona, si procede a incannulamento venoso, monitoraggio multiparametrico, collegamento degli infusori alla cannula endovenosa, applicazione di naselli per somministrazione O2 e si inizia l’induzione farmacologica. Questa porta il paziente alle condizioni volute in alcuni minuti. Quindi si effettua l'infiltrazione con anestetico locale e si inizia l'intervento vero e proprio. Lo stato di sedazione viene mantenuto attraverso un’infusione continua di farmaci che permette di prolungare e modificare la profondità e la qualità del trattamento anestesiologico in base alla risposta del paziente e alle necessità dell'operatore. Alla fine della procedura il paziente viene svegliato. In pochi minuti riguadagna piena coscienza e orientamento spazio-temporale. In 10-15 minuti è in grado di deambulare e di attuare autonomamente ogni azione della vita personale: vestizione, igiene personale, deambulazione, alimentazione, autonomia domestica. Non può però guidare un autoveicolo, anche per il divieto prescritto dal codice della strada dopo assunzione di sostanze sedative. Durante il trattamento anestesiologico vengono somministrati per via endovenosa e in- tramuscolare farmaci di tipo steroideo, antinfiammatorio, analgesico. Questi trattamenti adiuvanti consentono, nel periodo post-operativo, un migliore controllo del dolore e dell'infiammazione, un ridotto edema mucoso, una migliore guarigione tissutale, una più bassa incidenza di complicanze anche infettive. Il paziente ritorna al proprio domicilio accompagnato. Da questo momento non ha più bisogno di assistenza, da parte di personale sanitario e non. Quali sono i vantaggi per l’operatore? Il trattamento anestesiologico apporta diversi vantaggi anche all'operatore: il paziente è collaborante ma indifferente, quindi l'odontoiatra può concentrarsi sul dente senza doversi preoccupare di lui, di tutti i suoi bisogni, insofferenze, fastidi, obiettivi e soggettivi. Il programma di trattamento può accorpare in un'unica seduta ciò che normalmente si effettua in più appuntamenti; questo a seguito della migliore tolleranza del paziente a procedure di lunga durata. Il dentista può trattare anche quei pazienti che senza assistenza anestesiologica non riuscirebbe a curare: bimbi piccoli, disabili, psicopatici. Queste possibilità determinano un significativo risparmio di risorse: tempi, materiali, procedure, personale; quindi abbattimento di costi e offerta di un servizio più efficiente, moderno, flessibile. Inoltre, avvalersi di queste metodiche consente di offrire una tipologia di prestazione terapeutica che ancora oggi si differenzia dalla maggior parte degli studi odontoiatrici: per questo può contribuire a conquistare la scelta dei pazienti. Come dovrebbe essere il rapporto tra odontoiatra e anestesista? Il rapporto tra odontoiatra e anestesista è improntato a un’assoluta e continua collaborazione: a cominciare dalle condizioni cliniche del paziente, alla pianificazione del programma terapeutico, al coordinamento spazio-temporale alla poltrona, al coordinamento tra fasi procedurali e preparazioni farmacologiche, alle pre- > scrizioni terapeutiche postoperative. Deve esserci sempre un aperto colloquio a tre parti tra paziente, dentista e anestesista, dal primo contatto a tutta la fase post-procedurale, al fine di ottimizzare l'intero atto terapeutico e rispondere adeguatamente alle necessità biologiche e psicologiche di ogni singolo paziente. so porta a una riduzione dei costi complessivi. Deve conoscere preventivamente le incombenze e le prescrizioni che dovrà eseguire, così come le eventuali limitazioni. È auspicabile che l'anestesista sia facilmente rintracciabile per qualsiasi necessità di chiarimento o conforto, anche se non di natura strettamente medica. Cosa è opportuno dire al paziente riguardo all’anestesia? Deve essere informato preventivamente del significato e delle motivazioni che inducono alla proposta di un’assistenza anestesiologica. Devono essere spiegati in maniera chiara e completa i vantaggi, le conseguenze, le caratteristiche e gli eventuali rischi connessi alla procedura. Il paziente deve capire il motivo di un esborso addizionale, che peraltro spes- Dal lato dei pazienti, quanto è frequente la richiesta di ricevere anestesie in studio? Il ricorso da parte dei pazienti a questo moderno approccio di trattamento odontoiatrico è ancora estremamente episodico, spesso casuale, affidato all'incontro di qualche odontoiatra illuminato o aggiornato che si prende la briga di informare e condurre il paziente verso un approccio di completezza e sicurezza. Il vero moti- LE PRINCIPALI TECNICHE ANESTESIOLOGICHE L'analgo-sedazione controllata è la tecnica di più frequente applicazione in campo odontoiatrico. Si somministra per via endovenosa, utilizzando in associazione più farmaci appartenenti a diverse categorie farmacologiche: potenti ansiolitici, ipnoinduttori, anestetici, morfinici. Lo scopo, e il risultato, è quello di indurre nel paziente una condizione di profonda liberazione da ansia e tensione emotiva, variabile stato di sonnolenza, moderato effetto analgesico, con mantenimento della coscienza al fine di poter garantire quel minimo di collaborazione necessaria all'esecuzione dell'intervento. Le indicazioni si pongono in tutti quei contesti caratterizzati da: paziente adulto e intervento di durata prevedibilmente lunga (oltre un'ora); paziente fobico, ansioso che tollera male persino procedure routinarie e brevi; paziente che preferisce accorpare in un'unica seduta più appuntamenti; contesti complessi in cui si dubita di poter controllare soddisfacentemente il dolore procedurale con l'anestetico locale (ascessi, infezioni, estesi scollamenti). L’anestesia generale consiste nell’induzione farmacologica endovenosa di quattro componenti funzionali: soppressione della coscienza, analgesia profonda, rilasciamento muscolare profondo, protezione neurovegetativa. Queste quattro componenti producono inevitabilmente l’arresto respiratorio: per questo viene posizionato un tubo naso-tracheale attraverso il quale si somministra ossigeno e si sostituisce la funzione respiratoria. Il paziente non è cosciente, e quindi nemmeno collaborante. In compenso è totalmente areflessico, quindi indifferente a qualsiasi manovra e procedura venga eseguita. Questo garantisce condizioni ottimali di lavoro, soprattutto per procedure complesse, di lunga durata, invasive. Le indicazioni riguardano anche quelle tipologie di pazienti che non sarebbero in grado di garantire una soddisfacente collaborazione (bimbi, psicopatici, disabili). Marco Ardigò vo alla base di questa insufficienza informativa e applicativa è di ordine culturale. Nei paesi avanzati esiste da tempo la figura dell'anestesista di studio che con una presenza plurisettimanale effettua assistenze di vario tipo, adeguando le metodiche alle esigenze del singolo paziente. Invece ancora oggi in Italia queste scelte vengono vissute come qualcosa di eroico, o rischioso, o esornativo! Non è ancora sufficientemente diffusa la consapevolezza dei benefici che derivano dall’associazione delle competenze: in termini di comfort e sicurezza del paziente, efficienza procedurale, risparmio di risorse, miglioramento del decorso post-operativo, espansione dell'immagine professionale, trattamento di categorie "difficili", più ampie opportunità operative. Nel corso della sua attività ha riscontrato qualche discrepanza tra le evidenze della letteratura scientifica e le convinzioni emerse dalla sua esperienza clinica? Il rapporto tra esperienza clinica e letteratura specialistica è sempre dinamico, così come deve essere nei contesti caratterizzati da traguardi sempre più ambiziosi e obiettivi sempre più ardui e complessi. L'ambito dell’assistenza anestesiologica in procedure odontoiatriche è molto peculiare, per vari motivi: è di recente individuazione nosografica, essendo un settore di nicchia e richiedendo specificità procedurali, farmacologiche, strumentali e di contesto. Inoltre si svolge di regola in ambiti di solvenza, dove il rapporto medico-paziente è improntato a una spiccata personalizzazione del trattamento, a un’attesa di qualità legittimamente alta, e quindi a una necessaria attenzione alla qualità, al risultato, al dialogo personale. Tutto questo fa sì che l'esperienza clinica di quei pochissimi specialisti che se ne occupano sia ampiamente più avanzata rispetto alle formule codificate in letteratura. Rimane una realtà urgente: questo è un contesto di nicchia, sostanzialmente extraospedaliero, che attende di conquistare maggiore visibilità accademica. Renato Torlaschi << << FOCUS ON 38 Epidemiologia e clinica della sensibilità dentinale Ancora orfana di una spiegazione certa delle sue cause, la sensibilità dentinale è lamentata da 1 paziente su 8. Oltre a intervenire sulle tecniche di igiene orale, sono al vaglio altre soluzioni. L’ultima è l’ossalato di potassio Come noto, l’ipersensibilità dentinale è una condizione dolorosa cronica dovuta alla perdita di smalto o di tessuto che lascia scoperti i tubuli dentinali causando episodi di dolore acuto. Universalmente molto diffusa, tale affezione necessita di un’analisi approfondita per essere diagnosticata e curata correttamente. Diverse teorie sono state proposte nel tempo per spiegare il motivo per cui l’esposizione della dentina possa associarsi a dolore; dolore caratterizzato da un esordio rapido, una breve durata e una significativa intensità. «Le pur recenti ricerche in campo fisiopatologico non sono state in grado di spiegare definitivamente il fenomeno e ancora oggi la teoria cosiddetta “idrodinamica”, formulata lo scorso secolo dal professor Brännström e dai suoi collaboratori, risulta la più accreditata – ha spiegato il professor Antonio Carrassi durante l’ultimo congresso della Società italiana di parodontologia –. Alla base di questa teoria – continua il direttore dell’unità di odontostomatologia II dell’Università di Milano – sta la particolare conformazione strutturale della dentina, dei suoi tubu- li e del fluido dentinale che si ritiene li pervada». Una ricerca negli Usa Un gruppo di ricercatori ha recentemente condotto uno studio trasversale su 787 pazienti adulti in 37 studi dentistici ubicati in cinque stati nel nord-ovest degli Stati Uniti per valutare la diffusione di questo disturbo e verificare i fattori di rischio associati (Cunha-Cruz J et al. The prevalence of dentin hypersensitivity in general dental practices in the northwest United States. J Am Dent Assoc 2013 Mar;144(3):288-96). Il fenomeno è stato indagato attraverso una domanda relativa alla percezione di dolore o sensibilità a denti o gengive. Successivamente i dentisti hanno esaminato i pazienti per assicurarsi che il dolore non fosse dovuto a un altro problema, come ad esempio denti scheggiati o gengive gonfie. Dei soggetti visitati, il 12,3% ha manifestato dolore non collegato ad altri problemi ed è quindi stata posta diagnosi di sensibilità dentinale. Dai risultati dello studio pubblicati sul Journal of the American Dental Association, la diffusione dell’ipersensibi- lità sarebbe maggiore tra i soggetti con un’età compresa tra i 18 e i 44 anni e minore tra quelli di età superiore ai 65 anni; secondo gli autori, questi dati sarebbero da associare al fatto che con il passare degli anni la dentina presente all'interno del dente si ispessisce, fornendo più di isolamento. La ricerca americana ha poi registrato una prevalenza della condizione dolorosa nei pazienti di sesso femminile, in quelli con recessione gengivale e in quelli che si erano sottoposti a trattamenti sbiancanti domiciliari. L’ipersensibilità non ri- > sulterebbe invece associata a evidenti traumi occlusali, lesioni cervicali non cariose o comportamenti di igiene orale troppo aggressivi. La diffusione del disturbo «È difficile generalizzare, ma probabilmente tra i pazienti che si recano dal dentista 1 su 8 soffre di denti sensibili» ha affermato Joana CunhaCruz, ricercatrice presso l’università di Washington e principale autrice dell’indagine. «Tuttavia i partecipanti allo studio erano prevalentemente bianchi, quasi l’82%, ed è possibile che la sensibilità dentinale sia più o meno comune in altri gruppi razziali» ha precisato l’autrice. Come riporta il professor Carrassi, secondo altri esperti, fatta salva la relativa scarsità dei dati epidemiologici disponibili, l’ipersensibilità dentinale sarebbe particolarmente frequente e si ritiene che possa interessare almeno il 25% della popolazione generale. Prevenzione e terapia Per cercare di prevenire fenomeni di sensibilità, gli autori dello studio americano raccomandano di bere acqua subito dopo aver assunto ci- Antonio Carrassi bi o bevande acide, come frutta, succo di arancia, vino o caffè e di evitare di spazzolare i denti nei primi 10-15 minuti. Un aiuto può essere rappresentato anche da dentifrici specifici per denti sensibili e, se questi non sono sufficienti, si può far ricorso a trattamenti più invasivi. «Il trattamento dell’ipersensibilità dentinale si basa su misure diverse – puntualizza Antonio Carrassi, che è intervenuto anche al recente congresso nazionale del collegio dei docenti di odontoiatria con la relazione “L'ipersensibilità dentinale: dalla fisiopatologia alla clinica”–. Esse possono essere sia di tipo preventivo, legate a correzioni dietetiche e delle tecniche di igiene orale, sia di tipo clinico-operativo. Le procedure operative hanno come fondamentale obiettivo la normalizzazione della pervietà dei tubuli dentinali; a tal fine possono essere utilizzate metodiche di odontoiatria conservativa, di chirurgia parodontale e di terapia topica a base di principi attivi. Tra i vari principi attivi utilizzati, l’ossalato di potassio sembrerebbe in grado di fornire ottimi risultati». Rachele Villa RICERCA & TECNOLOGIA Blanx White Shock, dentifricio fotosensibile per lo sbiancamento dentale Norberto Roveri è professore ordinario di chimica generale e inorganica presso il dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’università di Bologna e direttore del Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry. L'attività di ricerca del professor Roveri – che è un esperto dei processi di biomineralizzazione ossea e dentale – verte principalmente sulla progettazione, sintesi, caratterizzazione chimico-fisica e della reattività di biomateriali inorganici ed inorganici-polimerici aventi funzionalità e potenzialità innovative, per applicazioni in ambito ortopedico, odontoiatrico, chirurgico maxillofacciale e cardiovascolare. > Dalla ricerca Coswell nasce l’innovativa formula di Blanx White Shock, la prima linea di prodotti di sbiancamento dentale a base di ActiluX, un innovativo principio attivo fotosensibile dall’azione sbiancante. Attivato dalla luce, distrugge tutte le molecole che causano l’ingiallimento dei denti. A condurre le ricerche che hanno portato alla creazione della formulazione, oggi coperta da due brevetti, è stato il professor Norberto Roveri , direttore del Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry presso il dipartimento di chimica “G. Ciamician” dell’università di Bologna. ActiluX, costituito da clusters di idrossiapatite biomimetica funzionalizzata con ossidi inorganici fotocatalitici, è l’ingrediente principale della formula di Blanx White Shock. Come tutti i materiali fotocatalitici, i cristalli di ActiluX si attivano per azione della luce e agiscono proporzionalmente alla quantità di luce che ricevono, producendo delle cariche positive e negative che reagiscono a contatto con l'ossigeno e l'acqua presente nell'ambiente orale circostante. Questo processo provoca la formazione di specie radicaliche che, rompendo le molecole organiche responsabili di sporco e ingiallimento, sbiancano i denti senza danneggia- re lo smalto, composto invece da materiale inorganico. Grazie all’azione naturale della luce, ActiluX rimuove le macchie già esistenti e impedisce che se ne creino altre; forma una barriera protettiva sulla superficie dei denti; sbianca le superfici ceramiche e polimeriche di protesi dentarie e capsule; si deposita sulla superficie dentale e continua la sua azione nell’arco della giornata: grazie alla luce, continua a sbiancare anche dopo il lavaggio con lo spazzolino. Blanx White Shock produce anche un effetto superidrofilico, che lo rende affine e capace di attrarre l'acqua. Le particelle d'acqua presenti nell'atmosfera si distribuiscono quindi sulla superficie del dente, idratando le gengive. Blanx White Shock, se usato ogni giorno in sostituzione al normale dentifricio, rappresenta un’alternativa alle tecniche di sbiancamento professionale. 41 << << EDUCATION & MEETING NEWS Asio per un nuovo concetto di ortodonzia Dal 1994 l’associazione si batte per rendere le scuole di specializzazione in ortodonzia un passaggio obbligato per poter esercitare questa disciplina. Da questa visione deriva una netta distinzione tra dentista e ortodontista A pochi mesi dalla decima edizione del congresso nazionale organizzato dall’Accademia italiana di ortodonzia e dall’Associazione specialisti italiani di ortodonzia, che ha ribadito l’importanza delle moderne tecnologie digitali per la pratica odontoiatrica attuale e futura, Italian Dental Journal ha intervistato Alessandro Mario Greco, presidente Asio, che ha voluto ribadire l’identità professionale ben distinta dello specialista in ortodonzia: «È fondamentale far conoscere al cittadino e agli operatori sanitari la differenza tra dentista e ortodonzista, figura alla quale si affida la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle irregolarità dentali e facciali e che trova in Asio un’associazione sindacale in cui riconoscersi». Infine, Alessandro Mario Greco ci ha dato un’anticipazione sui temi del prossimo congresso, che si svolgerà a Bologna il 4 e 5 ottobre, che focalizzeranno l’attenzione sulla gestione della professione per chi presta consulenze presso vari studi. Dottor Greco, qual è il take home message del congresso nazionale che si è svolto in marzo a Roma? Il congresso nazionale AidorAsio di marzo ha avuto come tema lo sviluppo delle apparecchiature ortodontiche negli ultimi anni, dall’iniziale utilizzo dei primi brackets negli anni ‘50 ai sistemi “invisibili” e customizzati che sembrano anticipare il futuro. Il messaggio che i 350 partecipanti hanno potuto portare a casa è certamente legato al cambiamento che sta interessando il modo di concepire l’ortodonzia. Nel corso di questi anni la nostra professione è andata incontro a una progressiva digitalizzazione: le foto, le radiografie, i modelli, oggi la digitalizzazione interessa le impronte e domani probabilmente interesserà non solo la fase diagnostica, ma anche tutta la programmazione terapeutica. Oggigiorno la tecnologia entra prepotentemente nel mondo ortodontico, offrendo la possibilità di prevedere e visualizzare gli effetti del trattamento ortodontico in 3D, cambiando l’approccio dell’ortodontista, meno concentrato sul lavoro svolto alla poltrona davanti al paziente, cercando di muovere i denti e immaginare la loro posizione spaziale nel corso dei mesi, ma più impegnato davanti allo schermo di un computer per determinare la diagnosi e soprattutto per decidere la programmazione terapeutica sulla base di un set-up virtuale attendibile e completo. Questo è il principale take home message del congresso: dobbiamo prepararci a cambiare approccio impostando ogni singolo aspetto del trattamento dal primo giorno, applicando uno schema di cura proattiva e non reattiva, che vuole dire maggiore pianificazione, minor numero di errori, minor tempo di cura e minor spesa per il paziente. Come è cambiata l’associazione nell’ultimo anno e quali sono i progetti futuri? L’Asio cambia presidente ogni anno e ogni anno mostra un atteggiamento influenzato dalla personalità di chi la guida, mantenendo un minimo comun denominatore, che è la mission dell’Asio: creare un’associazione sindacale nel quale riconoscersi e dalla quale ricevere supporto legale, fiscale, assicurativo, culturale e promuovere la figura dello specialista in ortodonzia. L’Italia è uno dei pochi paesi della Comunità europea in cui per esercitare l’ortodonzia non è necessario, per legge, aver completato una scuola di specializzazione, ma basta semplicemente la laurea in odontoiatria. L’ortodonzia è una disciplina complessa che si occupa dell’osservazione e della modificazione della crescita del complesso cranio-facciale, della sua funzione e del suo sviluppo, della risoluzione delle malocclusioni dentali e scheletriche da un privilegiato punto di vista funzionale; non è semplicemente una disciplina nata per raddrizzare denti storti e svolgere una funzione cosmetica. Questa è la motivazione per cui l’ulteriore corso di ultra formazione come la specializzazione in ortodonzia diventa una necessità per poter approcciare e gestire la vasta gamma di problematiche che interessano i pazienti, adulti e bambini. Asio ha da sempre perseguito questo obiettivo e continuerà in questa direzione cercando di motivare le professionalità più vicine come pediatri, otorini e logopedisti a far conoscere la differenza tra dentista e ortodontista, ma comunicando anche con il cittadino comune attraverso campagne pubblicitarie sul web e sulla stampa. > I nostri prossimi passi sono orientati a offrire supporto a chi ha uno studio di ortodonzia, ma anche ai giovani che offrono consulenza senza avere uno studio proprio, a stringere collaborazioni e scambi con le associazioni di pediatri e di logopedisti, a usare il web per fare in modo che, in caso di problematiche ortodontiche, il referente sia lo specialista in ortodonzia. Quali saranno le finalità del prossimo congresso AsioAidor in programma in ottobre? Il nostro prossimo incontro a Bologna il 4 e 5 ottobre sarà incentrato sugli incontri sindacali con giornate dedicate alla gestione della professione per chi presta consulenze presso diversi studi, come la maggior parte dei giovani specialisti in ortodonzia. Dalla gestione fiscale agli accordi tra studio e consulente, dalla responsabilità legale agli obblighi di legge per chi ha un’attività in movimento, dalla gestione della privacy alle coperture assicurative. La gestione a 360 gradi della professione verrà analizzata da esperti in management e in medicina legale, come il dottor Gabriele Vassura e il Alessandro Mario Greco dottor Roberto Manca. Un’occasione unica per offrire risposte a molte domande che i giovani e adulti specialisti in ortodonzia si trovano quotidianamente a dover affrontare, senza la certezza della risposta; un servizio utile che indubbiamente richiamerà un ampio numero di colleghi. Una parte preliminare del congresso sarà invece dedicata all’approfondimento culturale attraverso un argomento dibattuto e difficile da trattare per tutti gli specialisti in ortodonzia come l’articolazione temporo-mandibolare e i suoi rapporti con l’occlusione. Grazie alla partecipazione del dottor Mario Molina, massimo esperto sull’argomento Atm, e al dottor Redento Peretta, attuale presidente dell’Italian Board of Orthodontics, avremo la possibilità di comprendere meglio come il trattamento ortodontico può influenzare le problematiche dell’articolazione temporo-mandibolare. Speriamo vivamente l’evento possa avere un alto numero di partecipanti per l’elevato livello di informazioni utili e per l’aggiornamento culturale di notevole spessore. Rachele Villa << << EDUCATION & MEETING NEWS 42 Premium Day Sweden & Martina La dodicesima edizione del Premium Day, approfondimento scientifico in implantologia organizzato dall’azienda Sweden & Martina, si terrà all’interno del Palazzo della Ragione di Padova dal 6 all’8 giugno. I lavori inizieranno nella giornata di giovedì 6 giugno con il corso precongressuale affidato al professor Niklaus P. Lang e al dottor Ignazio Loi, protagonisti rispettivamente delle relazioni dal titolo “Treatment strategies for the mutilated dentition” (con traduzione simultanea) e “Rapporto tra contorno protesico e tessuti gengivali”, che occuperanno l’intera giornata. Nelle due giornate successive il salone del Palazzo della Ragione sarà teatro del programma scientifico per odontoiatri. Sul palco allestito all’ombra del gigantesco cavallo ligneo, copia rinascimentale di quello del monumento al Gattamelata di Donatello, > Niklaus P. Lang > Ignazio Loi si alterneranno alcuni tra i più grandi esponenti del mondo odontoiatrico internazionale, che offriranno un crescendo di interventi di approfondimento e confronto suddivisi in cinque sessioni: “Cosa abbiamo imparato in 30 anni di chirurgia implantare” e “di protesi su impianti”, “Protesi. Nuovi orizzonti della protesi su impianti”, “Rigenerazione tissutale. Gestione dei tessuti duri e molli” e infine “Le chiavi del successo implantoprotesico”. Parallelamente, in altre sale del palazzo, saranno allestite le sessioni specifiche per odontotecnici, per igienisti dentali e per assistenti di studio. Durante le giornate congressuali sarà possibile visitare tutte le sale del Palazzo della Ragione e il Museo del Rinascimento. Come già nelle precedenti edizioni del congresso Premium Day, anche quest’anno sarà allestita una grande festa di gala presso il parco dell’azienda, con musica dal vivo e open-bar, che rappresenterà tra l’altro l’occasione per concludere i festeggiamenti per il 40° anniversario di Sweden & Martina. L’edizione spagnola del Premium Day Intanto Sweden & Martina Mediterranea – base spagnola della casa madre italiana – comunica di aver organizzato per il 7, 8 e 9 novembre di quest’anno l’atteso remake del congresso tenutosi nel 2011, annunciando così la seconda edizione del Premium Day in Spagna. Sede dell’evento sarà ancora il centro congressi Eurobuilding 43 << << IN QUESTI GIORNI A RIMINI Dentsply Dental Forum > Ugo ovani > Mariano Sanz 4 di Madrid, che ospiterà un cospicuo gruppo di eccellenti relatori già a partire dalla giornata dei corsi precongressuali. Giovedì 7 novembre saranno infatti ben quattro i corsi teorico-pratici di approfondimento tenuti dai relatori Juan Faus (corso di chirurgia con utilizzo delle suture), Marco Csonka (corso molto atteso sulle tecniche di applicazione del rivoluzionario apparecchio Magnetic Mallet), Giuseppe Iaria (corso sull’utilizzo dei laser), Giorgio Carusi (approfondimento della tecnica Mise). Il congresso scientifico, presieduto anche in questa seconda edizione dal professor Mariano Sanz Alonso, decano della prestigiosa Università Complutense di Madrid, e dal professor Ugo Covani, da sempre referente scientifico di Sweden & Martina, prevede la presenza di relatori delle più importanti università spagnole – quali lo stesso Sanz ma anche i professori Juan Manuel Aragoneses, Juan Carlos De Vicente, Maximino Gonzalez, José Maroto, Miguel Penarrocha, Guillermo Pradies, Eugenio Velasco – e moltissimi illustri nomi dell’odontoiatria spagnola, tra i quali spiccano Fernando Bustillo, Calvo de Mora e José Manuel Vásquez Moreno. Gli argomenti trattati verteranno su estetica in implantologia, carico immediato, protesi su impianti con tecnologia Cad-Cam, oltre a una rassegna delle collaudate o nuovissime tecnologie abbracciate e proposte dall’azienda: il dispositivo Magnetic Mallet, la chirurgia guidata, la chirurgia piezoelettrica, il laser in chirurgia. Relatore italiano di eccellenza sarà il dottor Ignazio Loi, che presenterà la sua tecnica Bopt (Biologically Oriented Preparation Technique) per la preparazione a finire del moncone naturale: questa tecnica, documentata dalla sua lunga esperienza clinica, consente l’adattamento delle mucose ai profili protesici determinati dalle corone e ha dimostrato di garantire la stabilità dei tessuti a medio e lungo termine. Per informazioni Sweden & Martina spa Rossella Tosello - [email protected] Tel. 049.9124300 - Fax 049.9124290 www.sweden-martina.com I corsi monotematici degli Amici di Brugg Dopo il successo riscontrato lo scorso anno, prosegue la programmazione dei “corsi dedicati” degli Amici di Brugg, nati dalle richieste di approfondimento pervenute dai frequentatori del corso di alta formazione. Ciascun corso teorico-pratico è una “full immersion” di due giorni su una tematica specifica, con circa 16 ore di lezione. Riservati a odontoiatri e odontotecnici, questi incontri hanno caratteristiche essenzialmente pratiche. Specifiche strutture, atte all’esecuzione delle singole fasi di lavoro, saranno a completa disposizione dei partecipanti nelle varie sedi in cui verranno svolti i corsi. L’organizzazione, interamente garantita dagli Amici di Brugg, non mancherà di coniugare le attività di carattere scientifico-applicativo a momenti d’incontro conviviale, nell’atmosfera di amicizia che contraddistingue tutte le iniziative dell’Associazione fin dalla sua nascita. I prossimi corsi in programma (con date e sedi ancora da definire) sono “Il digitale in odontoiatria: fotografia, Cad-Cam, Smile Design”, “La programmazione della protesi estetica” e “Occlusione nella pratica quotidiana. Preparazioni protesiche, registrazioni endoextra orali, esecuzione di casi reali”. Programmi completi, sedi e date vengono aggiornati sul sito www.amicidibrugg.it Venerdì 24 maggio, concluse le sessioni del congresso degli Amici di Brugg di Rimini, si può continuare il percorso di aggiornamento scientifico e professionale spostandosi dalla Fiera al Grand Hotel di Rimini per il Dentsply Dental Forum. Tra le 18 e le 20 si terranno tre sessioni simultanee (endoconservativa, prevenzione e protesi) con la partecipazione di relatori di rilievo nazionale e internazionale. La sessione endo-conservativa si rivolge agli odontoiatri che desiderano conoscere i protocolli operativi Dentsply per le procedure endodontiche e di restauro post-endodontico. Ne parleranno Vittorio Franco, Simone Grandini, Antonio Cerutti e Camillo D’Arcangelo. La sessione prevenzione, condotta da Antonia Abbinante, Marisa Roncati Parma Benfenati e Annamaria Genovesi, è aperta a odontoiatri e igienisti e si occuperà di esplorare i più innovativi protocolli di trattamento della malattia parodontale non chirurgica, tra cui l’utilizzo della terapia laser e le procedure di controllo dell’ipersensibilità dentinale. La sessione protesi si rivolge a odontotecnici e odontoiatri protesisti interessati ad approfondire la conoscenza dei materiali innovativi che le moderne tecnologie mettono a disposizione del laboratorio e dello studio. In questo caso i relatori saranno gli odontotecnici Lanfranco Santocchi e Massimiliano Petrullo, Griselda M. Guidoni e Giovanni Ceccato. Alle conferenze, come ormai da tradizione, seguirà un Dinner Party offerto da Dentsply presso il Coconuts, uno dei locali più trendy della riviera romagnola. L’evento è a numero chiuso con partecipazione gratuita. L’iscrizione è obbligatoria e può essere fatta direttamente alla fiera degli Amici di Brugg presso lo stand Dentsply (padiglione A7, corsia 2-3, stand 72-91). ANAGRAFE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE: AL VIA CONSULTAZIONI ONLINE Sono aperte online le consultazioni pubbliche per individuare i criteri che identificano il carattere scientifico delle pubblicazioni e degli altri prodotti di ricerca. L'iniziativa del Consiglio universitario nazionale (Cun), in collaborazione con l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) durerà tre mesi e dovrà acquisire indicazioni e osservazioni di quanti, per le loro competenze professionali e le loro esperienze scientifiche, intendano dare il loro contributo; in particolare: docenti e ricercatori anche a contratto, assegnisti di ricerca degli atenei, degli istituti speciali, delle scuole superiori e degli istituti di alta formazione dottorale, ricercatori degli enti pubblici nazionali, regionali e locali di ricerca scientifica e degli enti privati di ricerca scientifica, dottorandi e dottori di ricerca, editori attivi nel settore dell'editoria accademica e professionale. La consultazione darà la possibilità di inviare proposte, osservazioni, idee sui diversi profili che attengono al tema della scientificità. «Le esamineremo considerando anche l’area scientifica di riferimento di chi contribuisce, così da poter pesare le osservazioni e non solo contarle – ha spiegato la professoressa Carla Barbati, vicepresidente del Cun –. Daremo conto, in forma aggregata, e dunque nel rispetto dell’anonimato, dei contributi che perverranno. Di tutti. Sia di quelli che accoglieremo sia di quelli che non accoglieremo. In questo modo, potremo rappresentare alla stessa comunità scientifica, all’editoria accademica oltre che ai decisori politici quali siano le opinioni espresse dagli attori della ricerca. Queste osservazioni, in sostanza, saranno patrimonio di tutti, non solo del Cun». Collegandosi ai siti www.cun.it e www.miur.it è possibile consultare le istruzioni dettagliate e poi accedere e compilare il questionario sui criteri generali per definire la scientificità di una pubblicazione e sui requisiti minimi che qualificano le principali tipologie di pubblicazioni scientifiche. Obiettivo di questa raccolta è l'istituzione dell'Anagrafe nazionale nominativa dei professori e dei ricercatori e delle pubblicazioni scientifiche (ANPRePS). EDUCATION & MEETING NEWS Dental Daunia “Dental Daunia” è il convegno gratuito organizzato per sabato 8 giugno a Manfredonia (Foggia) dal dipartimento regionale Andi Puglia. Presso il Regio Hotel Manfredi per tutto il giorno i partecipanti assisteranno a relazioni su argomenti che toccano un po’ tutti i > Giuseppe Fanelli campi dell’odontoiatria. «Il tema portante dell’evento sarà l’aspetto interdisciplinare dell’odontoiatria» conferma Giuseppe Fanelli, segretario culturale regionale, che ci ha presentato i contenuti del convegno. Il primo tema sarà il buon mantenimento dei tessuti duri e molli intorno ai denti e intorno agli impianti come una delle condizioni che il clinico deve contemplare nella stesura del suo piano di trattamento. Si parlerà poi di ortodonzia, che svolge un ruolo di supporto importante nei trattamenti dei casi parodontali. «Verranno proposti dei protocolli di intervento che permetteranno di risolvere questi problemi terapeutici con un alto grado di successo – ci ha anticipato Fanelli –. Questi aspetti clinici interessano tutte le branche odontoiatriche e in particolare la parodon- tologia, ma non si può non considerare l’implantologia con i suoi ritrovati tecnologici forieri di soluzioni cliniche accattivanti, finalizzati a mantenere la salute dei tessuti perimplantari. Tutti questi punti di vista verranno trattati dai relatori, mantenendo il concetto di interdisciplinarietà. Una menzione particolare merita la relazione sui bisfosfonati, argomento di particolare attualità. Conoscere le varie componenti chimiche della molecola dei bisfosfonati, e come queste possono interferire o interagire nelle fasi di guarigione tissutale, è una di quelle informazioni da “portare a casa”, per farne buon uso già dal giorno successivo all’evento culturale» ha sottolineato il segretario culturale. Il convegno è stato pensato come un aggiornamento per l’attività clinica quotidiana e ospiterà interventi di relatori di alto livello, provenienti sia dall’università che dalla libera professione. «Mantenere alta la qualità della nostra attività clinica equivale a sostenere le nostre posizioni sul mercato odontoiatrico, senza dover scendere a compromessi mercificanti la professione» ha concluso Giuseppe Fanelli. Per informazioni Meeting Planner srl Tel. 080.9905360 [email protected] << << EDUCATION & MEETING NEWS 44 45 << << DENTAL MARKET I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti Congresso internazionale di terapia implantare Biomet 3i A Verona, all’interno del Palazzo della Gran Guardia, dal 19 al 21 settembre si terrà il Congresso internazionale di terapia implantare organizzato da Biomet 3i e giunto già alla sua sedicesima edizione. Il tema scelto quest’anno è quello dell’“Integrazione tra innovazione tecnologica, eccellenza clinica e accessibilità sociale alla terapia implantare” con l’obiettivo di mostrare come l’innovazione tecnologica continui oggi a garantire l’eccellenza clinica del trattamento implantare rendendola allo stesso tempo accessibile ad ampie fasce sociali e applicabile in svariate indicazioni. «Nel corso di soli tre decenni tutto è cambiato sul fronte implantare – osservano gli organizzatori del congresso –. Le morfologie e le superfici implantari sono cambiate per migliorare e accelerare l’osteointegrazione. L’interfaccia dei pilastri è stata completamente modificata per facilitare il restauro protesico. Sono state sviluppate nuove tecniche e tecnologie rigenerative per aumentare i tessuti duri e i tessuti molli. L’era digitale ci ha permesso di pianificare la chirurgia anticipandone virtualmente il risultato finale e di guidare l’atto chirurgico con precisione e accuratezza. Trasformando totalmente la terapia implantare, scienza e tecnologia l’hanno anche resa socialmente molto più accessibile». Sono cinque le sessioni scientifiche previste, che sono state affidate a relatori di fama internazionale come Daniel Baumer, Myron Nevins, Tiziano Testori, Harold Baumgarten, Xavier Rodriguez e a odontoiatri della scuola italiana: Federico nata di sabato 21 settembre, i partecipanti potranno scegliere tra quattro corsi monotematici su argomenti di chirurgia e implantologia. Questa edizione del congresso di Verona intende anche rendere omaggio al dottor Giampaolo Vincenzi, scomparso lo scorso anno, per ricordare il suo prezioso contributo alla diffusione della terapia implantare. «Vincenzi sarà ricordato come il grande maestro che misurava il proprio successo da quello dei propri allievi e colleghi, l’amico schietto e pieno di vita che non si fermava mai, il professionista gioviale e generoso, sempre pronto e disponibile ad aiutare tutti» spiegano i suoi ex colleghi che fanno parte del comitato scientifico del congresso. Igiene Orale Conservativa FLUOR PROTECTOR S ALL-BOND UNIVERSAL Per informazioni Angela Negri Tel. 0444.913410 [email protected] Gualini, Mario Aimetti, Tiziano Tealdo, Daniele Cardaropoli, Vittorio Ferri, Gioacchino Cannizzaro, Francesco Amato e altri nomi di rilievo. Accanto alle sessioni congressuali sono previsti una serie di workshop su nuove tecniche e nuovi prodotti e, nella gior- Anatomia e chirurgia avanzata all’Università di Parigi È un appuntamento dal successo ormai consolidato nel tempo quello con i corsi teorico-pratici con dissezioni anatomiche organizzati presso l’Université “R. Descartes” di Parigi, in cui relatori italiani guideranno i partecipanti dall’anatomia del cavo orale alle tecniche di chirurgia avanzata in odontoiatria. Per andare incontro alle necessità di tutti i chirurghi interessati, nel secondo semestre del 2013 sono previsti ben due eventi formativi, con relatori di altissimo livello e uno staff di docenti di provata esperienza, che offrono l’opportunità unica di approfondire la conoscenza dell’anatomia del cavo orale attraverso i preparati umani. Il numero chiuso di partecipanti e il contatto diretto con i relatori sono tra i punti di forza di questi progetti educativi, che permettono di acquisire una rigorosa preparazione teorica, di apprendere utili suggerimenti sui moderni approcci terapeutici e migliorare la proprie conoscenze pratiche per eseguire con maggiore sicurezza le più comuni tecniche di chirurgia avanzata. Il primo appuntamento è dal 24 al 26 ottobre con il corso dal titolo “Dissezioni su cadavere e tecniche avanzate”, tenuto dai professori Tiziano Testori, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy. Nella parte teorica del corso verranno trattati l’imaging diagnostico correlato all'anatomia clinica e le procedure chirurgiche di rialzo del seno mascellare. La parte pratica permetterà invece a ogni partecipante di eseguire la completa dissezione e identificazione delle strutture anatomiche mandibolari e mascellari. Inoltre, ci sarà la possibilità di eseguire interventi utilizzando la chirurgia piezoelettrica. Il secondo corso si terrà dal 21 al 23 novembre e sarà tenuto dai professori Matteo Chiapasco, Pascal Valentini e Jean F. Gaudy sul tema “Tecniche chirurgiche preimplantari con dissezioni su cadavere”. Durante il corso sarà cura dei docenti mostrare le strutture anatomiche a rischio per ciascun settore di intervento e insegnare come identificarle e proteggerle, presentando le tecniche chirurgiche step-by-step per ottimizzare il risultato e minimizzare le complicanze. «Verrà inoltre discussa la scelta tra le varie tecniche e i vari materiali, evidenziandone vantaggi e limiti» sottolineano i docenti. Per informazioni Nicola Maino Tel. 0445.376266 L’innovativa tecnologia di Fluor Protector S nasce dall’esperienza ultradecennale di Ivoclar Vivadent nello sviluppo e nella produzione di lacche dentali nonché dalla stretta collaborazione dell’azienda con i dentisti e i loro team. Fluor Protector S è stato studiato per offrire una protezione professionale mirata contro ipersensibilità, carie ed erosione dentale. Il sistema di lacca, grazie al fluoro in soluzione omogenea, consente l’immediata disponibilità di questo componente. La lacca copre direttamente ed efficacemente lo smalto dentale e rilascia il fluoro molto rapidamente. Si crea inoltre un de- posito a rilascio di calcio e fluoro per un’azione protettiva prolungata nel tempo. Fluor Protector S è di gusto piacevole ed è pertanto indicato nel trattamento di piccoli pazienti e soggetti sensibili. L’innovativa confezione in tubo multidose consente di erogare Fluor Protector S nella quantità desiderata velocemente, senza sprechi e con massima igiene. Il prodotto si presenta anche in singole confezioni monodose. Per informazioni: Ivoclar Vivadent srl Tel. 051.6113555 Fax 051.6113565 www.ivoclarvivadent.it Conservativa RIVA BOND LC SDI Limited ha annunciato il lancio di Riva Bond LC, un sistema adesivo di nona generazione, in grado di ridurre notevolmente lo stress da polimerizzazione causato dalla contrazione del composito. Un’adesione priva di stress insomma, che si traduce in assenza di sensibilità per il paziente. Riva Bond LC è un adesivo universale fotopolimerizzabile per restauri diretti. Fino ad ora il clinico ha utilizzato il composito sapendo che non è possibile evitare la contrazione da polimerizzazione. Secondo SDI Limited grazie a questo composito ora «è possibile ottenere un restauro duraturo e in assenza di sensibilità, in quanto Riva Bond LC non causa stress margi- nale e, inoltre, riesce a compensare la contrazione da polimerizzazione del composito. Nessun altro adesivo offre una forza adesiva elevata, unita alla riduzione significativa dello stress nell’interfaccia». Grazie alla Stress Reduction Technology brevettata dall’azienda, Riva Bond LC sfrutta la tecnologia del riempitivo vetroso bioattivo ionglass unita a una tecnologia della resina che permette di ridurre lo stress al minimo su tutte le interfacce di adesione. Per informazioni: SDI Limited [email protected] Numero verde: 800.780625 www.sdi.com.au Nuovo nato di casa Bisco, AllBond Universal raccoglie i frutti di oltre 30 anni di ricerca dell’azienda americana nel campo dei protocolli adesivi per il settore dentale. All-Bond Universal presenta una formulazione monocomponente adatta sia per utilizzo in procedure adesive a mordenzatura totale sia per utilizzo in modalità self-etching o in mordenzatura selettiva; in tutte queste procedure i valori di adesione risultano equivalenti. All-Bond Universal è indicato per tutti i restauri diretti e indiretti (spessore <10μ) con significativi valori di adesione a tut- ti i substrati fungendo anche da vernice protettiva. All-Bond Universal contiene il monomero MDP che aumenta significativamente la durata del sigillo e l’adesione ai restauri indiretti (zirconia, alumina e metalli) anche senza l’utilizzo di un primer specifico, creando allo stesso tempo un doppio legame chimico-meccanico dopo la polimerizzazione. Analogamente agli altri sistemi adesivi Bisco, anche questo presenta una formulazione leggermente acida (pH>3) che garantisce una completa compatibilità con compositi e cementi autopolimerizzabili e duali (in modalità auto), senza necessitare di un ulteriore attivatore. Terminata la polimerizza- zione All-Bond Universal diventa altamente idrofobico per un sigillo resistente nel tempo e non richiede uno strato aggiuntivo di resina. La speciale miscela azeotropica di acqua ed etanolo, brevettata, favorisce una drastica riduzione di acqua dopo l’evaporazione del solvente diminuendo l’attività delle metalloproteinasi (MMP) anche senza l’utilizzo di una soluzione igienizzante per cavità. All-Bond Universal si conserva a temperatura ambiente con la massima stabilità nel tempo. Per informazioni: Sweden & Martina spa Tel. 049.9124300 www.sweden-martina.com << << DENTAL MARKET 46 Endodonzia TECH BIOSEALER Isasan presenta al mercato odontoiatrico internazionale una gamma di cementi endodontici MTA dalla formulazione particolarmente innovativa: Tech Biosealer. Questo prodotto nasce da una collaborazione tra Isasan e alcune università italiane, che hanno condotto un’analisi dei cementi MTA con metodiche chimico-fisi- che per capire la complessa cinetica di indurimento e le variabili in grado di garantire l’insensibilità all’umidità. Sulla base di un cemento Portland (noto come legante idraulico) modificato sono state realizzate quattro formulazioni differenti in funzione dell’utilizzo clinico, che contengono silicati, cloruri di calcio e fillosilicati brevettati, con il risultato di tempi di lavorabilità, indurimento, fluidità, espansione e radiopacità differenti. I cementi Tech Biosealer sono tetrasilicati che rilasciano idrossido di calcio già nella prima ora e per diversi giorni con aumento del pH e con conseguente attività antibatterica. I cementi Tech Biosealer induriscono anche in presen- za di fluidi organici (sangue, plasma e fluidi dentinali) e il contatto con questi fluidi porta alla formazione sulla superficie del cemento di uno strato di apatite osteosimile definito biocoating su cui cellule staminali pulpari possono aderire, crescere e differenziarsi in osteoblasti, per dare origine a tessuto osseo e dentinale. Questo a conferma della biocompatibilità e bioattività di Tech Biosealer. La presenza di fillosilicati assicura una notevole stabilità dimensionale e adattamento marginale. La gamma di cementi è composta da: Tech Biosealer Endo, Tech Biosealer Root End, Tech Biosealer Apex e Tech Biosealer Capping. Tech Biosealer Endo, per otturazioni ortograde, indurisce in canali umidi o bagnati con apici aperti, può essere usato in associazione a qualsiasi tecnica con guttaperca ed è radiopaco. Tech Biosealer Root End, per otturazioni retrograde, ha un’elevata biocompatibiltà e bioattività, con induri- mento e adattamento marginale rapidi. Tech Biosealer Apex, per apecificazioni, offre un elevato rilascio di idrossido di calcio e induce la formazione di apatite a livello apicale. Tech Biosealer Capping, per incappucciamenti, indurisce rapidamente in presenza di sangue e umidità, stimolando la formazione di dentina secondaria già in 3-4 settimane. Per informazioni: Isasan srl Tel. 02.96754179 Fax 02.96754190 [email protected] www.isasan.com Endodonzia PROTAPER NEXT Protaper Next è il successore del sistema Dentsply Maillefer Protaper Universal, da molti considerato il gold standard in endodonzia. Protaper Next è un sistema versatile e flessibile, in grado di trattare la maggior parte dei canali radicolari con alcuni vantaggi: una sola sequenza di file per tutti i casi clinici, conicità variabili per una tecnica crown-down ottimizzata e diametri di finitura apicale comunemente approvati. Grazie a queste caratteristiche Protaper Next risolve i casi clinici più difficili, abbrevia i tempi della sagomatura e garantisce il rispetto dell’anatomia originale del canale radicolare. La nuova sezione rettangolare eccentrica di Protaper Next conferisce allo strumento un movimento “swaggering” simile a quello tipicamente ondulatorio del serpente, il quale genera uno spazio più ampio per la raccolta dei detriti. L’effetto “swaggering” permette anche un’ottimale tracciatura del canale. Il materiale NiTi M-Wire con cui è prodotto il nuovo stru- mento ne migliora la flessibilità pur mantenendo l’efficienza di taglio. Questo è possibile grazie a un avanzato processo di trattamento termico esclusivo di Dentsply. Il NiTi M-Wire assicura anche una maggior resistenza al lavoro ciclico, causa principale della rottura dello strumento. Gli strumenti sono disponibili in blister presterilizzati da 6 files nelle misure singole (X1-X2-X3-X4-X5) oppure assortite (X1-X3), nelle lunghezze 21, 25 e 31 mm. Il sistema comprende anche punte di carta, punte di guttapercha e otturatori GuttaCore dedicati, cioè corrispondenti alla dimensione dei canali preparati con gli strumenti Protaper Next. Per informazioni: Distributore: Simit Dental srl www.simitdental.it L’evoluzione tecnologica per una professione ecosostenibile Seguire il progresso è una necessità: l’aggiornamento continuo con lo stato della tecnica è vitale per qualsiasi azienda. L’elettronica, come a suo tempo l’elettricità, ha migliorato la vita dell’uomo in generale: molti oggetti utili, aggiornati con l’aiuto dell’elettronica, sono diventati più semplici, più leggeri, più completi e, in molti casi, meno costosi. Al posto di un relé o di un teleruttore, c’è un componente elettronico, all’apparenza statico, che ha le stesse funzioni. L’elettronica più l’informatica hanno creato l’intelligenza artificiale, che ha dato luogo a una miriade di programmi e di software gestionali, amministrativi, organizzativi, previsionali e di controllo; nella pratica quotidiana, l’intelligenza artificiale è qualcosa della quale non si può più fare a meno. L’elettronica e l’informatica entrano in tutti i settori del lavoro e della vita. La meccanica ha sostituito i vecchi torni e le frese con le macchine a controllo numerico, la precisione di queste ultime è centesimale, mentre le macchine utensili tradizionali facevano fatica a rispettare il decimo. La velocità del controllo numerico ha abbattuto i costi di lavorazione; si può ben dire, senza tema di essere smentiti, che il controllo numerico ha aumentato la precisione e ha reso più facile l’intercambiabilità di tanti particolari. Il progresso nel campo dentale Se osserviamo la trasformazione della professione dentale degli ultimi anni, notiamo che si sono compiuti passi importanti: cure e prevenzione hanno sconfitto le malattie parodontali, l’implantologia ha avuto successo, gli impianti consentono ormai ricostruzioni protesiche sempre più rispettose della dentatura residua e più confortevoli per il paziente. I piani di cura per l’ortodonzia infantile e pre-protesica vengono ormai progettati al computer con software sempre più precisi e completi. Sembra che presto lo scanner e il Cad-Cam potranno sostituire l’impronta e parte delle lavorazioni odontotecniche per la costruzione della protesi. Ovviamente per tali realizzazioni sono state progettate nuove attrezzature odontoiatriche e odontotecniche, e altre verranno adeguate alle nuove necessità professionali. Parimenti si è sentita la necessità di migliorare l’aspirazione chirurgica dentale: si è pensato di dare al professionista la possibilità di regolare la potenza di aspirazione, di controllare attraverso il piccolo video dell’aspiratore le cause di eventuali anomalie di funzionamento, di dotare l’aspiratore di sistemi di auto-protezione per piccoli disturbi ambientali o di alimentazione, onde evitare fastidiosi arresti momentanei. Questo e altro che abbiamo ritenuto utile e che esporremo di seguito è stato fatto con l’aiuto delle moderne tecnologie. Le nuove tecnologie: costi e vantaggi L’aggiornamento alle nuove tecnologie richiede tempi e costi elevati ma offre anche vantaggi d’immagine per l’azienda e vantaggi economici e funzionali che riguardano la gestione degli aspiratori e dei compressori in studio. Vantaggi, questi ultimi, che certamente non sfuggono al professionista attento. Ci spieghiamo con qualche esempio. • L’uso dell’inverter, abbinato a un programma specifico, offre la possibilità di regolare la prevalenza di aspirazione che consigliamo: massima per gli interventi chirurgici, media durante gli interventi di preparazioni protesiche e minima quando l’uso dell’aspirazione si riduce all’aspira-saliva. • Il programma regola in automatico la portata, aumentando o diminuendo la velocità di rotazione del gruppo aspirante in relazione alla richiesta. • Durante gli interventi l’aspiratore potrebbe andare in sovra amperaggio per l’arrivo improvviso di un eccessivo quantitativo di liquido, o in surriscaldamento per una momentanea ostruzione della ventilazione; in entrambi i casi il software adegua il funzionamento dell’aspiratore all’emergenza, segnala l’anomalia sul video dell’aspiratore, o sul computer (se collegato); terminata l’emergenza l’aspiratore riprenderà automaticamente il funzionamento normale. Abbiamo fatto tre esempi, per non dilungaci troppo; invitiamo comunque il lettore che desidera informarsi meglio sulle caratteristiche della nostra produzione a visitare il nostro sito internet www.cattani.it L’ecosostenibilità Non completeremmo il nostro discorso se non accennassimo all’ecosostenibilità, cioè al risparmio di materie prime e al risparmio energetico, risultati che si ottengono soltanto attraverso l’applicazione delle moderne tecnologie. Ci spieghiamo con l’aiuto di tre nuovi esempi. Studio con due poltrone Turbo-Jet 2 modular è un aspiratore a velocità fissa per due poltrone in aspirazione contemporanea, pesa 32 kg. Micro-Smart è un aspiratore a velocità variabile per due poltrone in aspirazione contemporanea, pesa 21,5 kg. Il risparmio di materie prime che si ottiene con Micro-Smart nei confronti di Turbo-Jet 2 modular è di 10,5 kg. Il risparmio energetico è di circa il 30%*. Tale risparmio si realizza principalmente quando l’aspiratore è sotto utilizzato. Il primo aspiratore, a velocità fissa, consuma sempre il massimo; il secondo, a velocità variabile, consuma il massimo quando entrambi gli operatori usano l’aspirazione con cannule grandi, consuma la metà quando un solo operatore usa l’aspirazio- ne, il consumo si riduce anche con cannule di aspirazione di piccolo diametro. Il consumo dell’aspiratore a velocità variabile dipende dalla richiesta. Studio con quattro poltrone Turbo HP quattro è un aspiratore a velocità fissa per quattro poltrone in aspirazione contemporanea, pesa 58 kg e ha un consumo costante da 8,7 A a 9,5 A = (2,09 kW/h). Turbo-Smart è un aspiratore a velocità variabile per quattro poltrone in aspirazione contemporanea, pesa 23 kg e ha un consumo da 5,8 A a 6,20 A = (1,4 kW/h). Con Turbo-Smart si ha un risparmio di 11 kg di materie prime e un risparmio di energia elettrica di 0,690 kW/h*. Ripetiamo il confronto con aspiratori più grandi Un gruppo aspirante Uni-Jet 1000 a velocità fissa per 32 poltrone in aspirazione contemporanea pesa 155 kg, con consumo costante di 13,5 kW/h. Un gruppo aspirante Uni-Jet 500 a velocità variabile per 32 poltrone in aspirazione contemporanea pesa 88 kg, con consumo variabile da 5,7 kW/h a 13,5 kW/h. Con il gruppo aspirante a velocità variabile si ha un risparmio di materie prime di 67 kg e un risparmio presunto di energia elettrica di 9,6 kW/h*. Le nuove tecnologie consentono sempre di fare lo stesso lavoro con motori molto più piccoli e i motori più piccoli consumano meno: c’è quindi un significativo risparmio di materie prime e di energia elet- trica. Ovviamente il risparmio aumenta con macchine di dimensioni maggiori. Inoltre il risparmio di energia riguarda la gestione e si prolunga nel tempo. Prescindendo comunque dagli interessi economici, ci siamo ormai resi conto che la domanda umana delle risorse naturali è superiore all’offerta. È perciò necessario ridurre i consumi. Diversamente, consumando più di quanto la natura riesca a riprodurre, erodiamo quanto dovremmo lasciare alle future generazioni. La nostra aspirazione è sempre stata quella di rendere un servizio alla professione dentale, per la quale lavoriamo ormai da mezzo secolo. Con la produzione in oggetto, sfruttando le moderne tecnologie, siamo andati molto oltre, nella direzione di rendere un servizio all’umanità e alle generazioni future in particolare. Se le produzioni in argomento hanno avuto successo, il merito è di tutti i componenti dell’azienda, che assieme hanno reso possibili la ricerca e la produzione. Un riconoscimento particolare è dovuto ai componenti del gruppo di ricerca. Solo per chiarezza d’informazione, si precisa che l’autore del presente lavoro è estraneo al gruppo ricerca. Augusto Cattani *Il risparmio di energia elettrica è stato calcolato con precisione. L’incertezza, e quindi l’uso dei termini “circa” e “risparmio presunto”, derivano dalle probabilità di uso delle cannule di piccolo diametro; pur pensando che il professionista usi per la maggior parte cannule di piccolo diametro, abbiamo diviso il tempo al 50%. << << DENTAL MARKET 48 49 << << DENTAL MARKET Chirurgia Diagnostica Illuminazione Imaging RAY SET IHEALTH IRIS X-MIND UNITY Ray Set è un sistema per la programmazione extraorale del trattamento protesico riabilitativo e della chirurgia. Il protocollo si avvale di un software dedicato, il Ray Set Implant 3D, e di un hardwa- re, il Ray Set Apparatus. Si inizia con la costruzione di una dima radiologica razionale per proseguire con lo sviluppo, sul modello del paziente, del trattamento chirurgico virtuale, tramite l’inserimento preventivo degli analoghi d’impianto, la costruzione della dima chirurgica e del dispositivo protesico che potrà essere applicato per il carico immediato, nella stessa seduta chirurgica. Tra i vantaggi del sistema vi è sicuramente la possibilità di costruire un dispositivo diagnostico, la dima radiologica, che consente di valutare tridimensionalmente l’anatomia del supporto osseo. Lo studio di fattibilità costituisce infatti il primo obiettivo diagnostico, che ci consentirà poi di scegliere la più opportuna strategia chirurgica per quel determinato progetto protesico. Grazie a Ray Set sarà poi possibile procedere con una simulazione informatica virtuale del trattamento chirurgico in rapporto al progetto protesico rappresentato dalla ceratura diagnostica dalla quale origina la stessa dima radiologica. Lo sviluppo preventivo del progetto chirurgico sul modello con l’inserimento degli analoghi d’impianto e la costruzione della dima chirurgica completano la fase della programmazione dell’intervento. Per informazioni: Biaggini Medical Devices srl Tel. 0187.509575 Fax 0187.599076 [email protected] www.biaggini.it Gima, azienda italiana che commercializza apparecchi e dispositivi medici, lancia iHealth, una linea di prodotti tecnologici per Apple e Android – tutti wireless Bluetooth – per rilevare e monitorare i parametri biologici, conservarli automaticamente in archivio e condividerli con semplicità con altri specialisti. iHealth di fatto trasforma smartphone e tablet in una stazione diagnostica avanzata, economica e facile da usare. A disposizione di medici e pazienti c’è il misuratore di pressione da braccio e da polso, il glucometro (che genera grafici personalizzati per il livello di gluco- sio e insulina) e la bilancia wi-fi (oltre al peso rileva body fat, massa muscolare, massa ossea, massa fibre, acqua nel corpo, calorie giornaliere, Bmi e grasso viscerale). Tutti questi prodotti sono certificati CE e FDA. Per informazioni: Gima spa Tel 02.9538541 Fax 02.95381167 www.gimaitaly.com Italian Dental Journal Anno VIII - numero 6 - maggio 2013 Mensile di attualità, informazione, cultura Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo Direttore responsabile Paolo Pegoraro [email protected] Redazione Andrea Peren [email protected] Rachele Villa [email protected] Segreteria di redazione e traffico Maria Camillo [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Grafica e impaginazione Marco Redaelli - www.creativastudio.eu Hanno collaborato in questo numero: Paolo Brunamonti Binello, Viviana Cortesi Ardizzone, Aldo Crespi, Francesco Frova, Mauro Labanca, Giovanni Lodi, Giorgio Perini, Giampiero Pilat, Luigi F. Rodella, Renato Torlaschi, Elena Varoni PUBBLICITÀ Direttore commerciale Giuseppe Roccucci [email protected] Iris, seconda generazione di lampada a Led con caratteristiche multifunzionali, combina una tecnologia a luce Led diretta con una videocamera ad alta risoluzione (Full HD) per uso professionale. Lenti speciali, sviluppate e prodotte da Gcomm, in combinazione con 8 Led bianchi, caldi e freddi, garantiscono un pattern regolare e una distribuzione uniforme dell’illuminazione. Iris dispone di un’applicazione per iPad (scaricabile da App Store) per la completa gestione Wi-FI di tutte le funzionalità della lampada; ad esempio: la regolazione della temperatura colore (4.200 6.000 K), la regolazione dell’intensità luminosa (8.000 35.000 lux) così come la pos- sibilità di eseguire Zoom In e Zoom Out (30x ottico). Tutto questo dal proprio iPad semplicemente scaricando l’applicazione “My Light”. I particolari dell’intervento o del trattamento potranno essere seguiti su un Monitor Full HD. Infine l’ergonomia di Iris migliora la postura dell’utilizzatore evitando l’affaticamento vertebrale, a beneficio anche dell’attenzione e della concentrazione del professionista. Per informazioni: G.Comm srl Tel. 039.6060420 www.gcomm-online.com [email protected] www.facebook.com/gcommsrl Direttore vendite Stefania Bianchi [email protected] Vendite Sergio Hefti (Agente) [email protected] Manuela Pavan (Agente) [email protected] EDITORE: Griffin srl P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (Co) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - [email protected] www.dentaljournal.it - [email protected] Implantologia BT-TITE ACTIVE Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al REGOLAMENTO CSST Per il periodo 1/1/2012-31/12/20112 Periodicità: mensile Tiratura media: 17.000 Diffusione media: 16.880 Certificato CSST n. 2012-2330 del 27 febbraio 2013 Società di revisione: Refimi TESTATA ASSOCIATA L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di autodisciplina pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di controllo e del Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione. Stampa Roto3 Industria Grafica SpA Via Turbigo 11/b - Castano Primo (MI) Italian Dental Journal, periodico mensile - Copyright© Griffin srl Registrazione del Tribunale di Como N. 13/06 del 24.07.2006 Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione N. 14370 del 31.07.2006 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art 1 comma 1, DCB Milano Taxe Perçue Abbonamento annuale Italia: euro 2.25 - Singolo fascicolo: euro 0.25 Tutti gli articoli pubblicati su Italian Dental Journal sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La proprietà letteraria degli articoli pubblicati è riservata a Griffin srl. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi. La nuova linea implantare BTTite Active è l'ultima nata in casa BTLock. Oltre a presentare l'originale e brevettata connessione triangolare che assicura durata al manufatto e impermeabilità a liquidi e batteri, questa nuova linea unisce e perfeziona le due migliori caratteristiche delle linee CV2 e CV3: la parte terminale del colletto, a taglio di macchina, garantisce un perfetto serraggio tra impianto e moncone, mentre il design aggressivo della fixture, caratterizzata da scanalature longitudinali autofilettanti e antirotazionali e la su- perficie altamente osteointegrante, ottimizza la stabilità primaria, dando vita a un dispositivo preciso e performante, adatto in caso di osso debole su mascellare superiore. La linea Active è disponibile in quattro diametri (3.30, 3.75, 4.50, e 5.50 mm) e cinque lunghezze (8, 10, 11.5, 13 e 16 mm) più le misure short (5.5 mm e 6.5 mm) per i diametri 3.75, 4.50 e 5.50 mm, per i casi di gravi atrofie ossee. Per tutti gli impianti è disponibile la componentistica protesica tradizionale completa di monconi calcinabili, in titanio, in zirconio, con Ucla in oro e passivi Mua per la tecnica all on four e all on six. Per informazioni: BTLock International srl Tel. 0444.492609 Fax 0444.497647 www.btlock.com [email protected] deGotzen srl, azienda del gruppo Acteon e produttrice dell’ormai apprezzatissimo radiografico X-Genus, ha sviluppato X-Mind Unity, un nuovo radiografico intraorale che si distingue, oltre che per il design, per le funzionalità tecnologiche avanzate che gli consentono di acquisire immagini nitide e contrastate grazie a una macchia focale da 0,4 mm e all’utilizzo di generatori di raggi X di ultima generazione. X-Mind Unity è pre-cablato per consentire l’integrazione del sensore digitale Sopix. Sarà così possibile connettere il sensore all’X-Mind Unity durante l’installazione oppure in un secondo momento. La modalità Sopix Inside consente l’integrazione senza alcun cavo visibile: il sensore può essere connesso all’X-Mind Unity senza sforzi, senza assistenza tecnica e in meno di un minuto, in modalità plug&play. Grazie alla tecnologia Ace, le immagini sovraesposte vengono eliminate: il sensore Sopix utilizza solo la quantità di radiazioni ottimale e necessaria per ottenere un’immagine di qualità. In questo modo il paziente sarà sottoposto alla sola dose necessaria, valutata sulla base della sua morfologia dentale. La dose ricevuta dal paziente dopo ogni singola esposizione appare sul display del timer e, con Sopix Inside, viene inoltre registrata in un apposito file-paziente garantendone la tracciabilità. Il nuovo X-Mind Unity viene presentato in esclusiva in questi giorni durante la 56esima edizione del congresso degli Amici di Brugg (Rimini, 23-25 maggio). Lo stand del gruppo Acteon è il numero 55 del padiglione A7, corsia 2. Per informazioni: Acteon-deGotzen [email protected] Tel. 0331.376760 << << DENTAL MARKET Igiene Professionale Terapia fotodinamica CLEANJOY SISTEMA HELBO CleanJoy è la nuova pasta di pulizia e lucidatura professionale per trattamenti di profilassi. Questa pasta è indicata per la rimozione della placca e per eliminare le macchie estrinseche causate per esempio da tè, caffè o tabacco. CleanJoy si può utilizzare anche per la pulizia e lucidatura delle superfici dei denti e dei restauri nel corso di una seduta di igiene professionale. Inoltre, CleanJoy può essere utilizzata prima dell’applicazione di gel sbiancante o dopo la rimozione di dispositivi ortodontici. Prima della cementazione definitiva di restauri indiretti, i residui di cemento provvisorio possono essere rimossi efficacemente con CleanJoy. CleanJoy è disponibile in tre gradi di pulizia, permettendo così al dentista di scegliere la versione più adatta al singolo caso clinico, in base al grado di contaminazione presente. Grazie al codice colore utilizzato per identificare i tubetti, si assicura l’applicazione corretta, senza pericolo di confondere i prodotti (colore rosso = pulizia di grado elevato, colore giallo = pulizia di grado medio, colore verde = pasta da lucidatura). CleanJoy contiene 700 ppm di fluoro e quindi aiuta a remineralizzare e rafforzare il tessuto duro dentale naturale. Il prodotto è facile da utilizzare e può essere applicata con qualunque coppetta o piccolo spazzolino disponibile sul mercato. La quantità necessaria di pasta viene dispensata su un blocco di miscelazione, prelevata con lo strumento di pulizia prescelto e applicata sulla superficie dentale da trattare con una velocità di rotazione corretta e una lieve pressione. Infine, le aree pulite vengono sciacquate accuratamente con acqua e il materiale in eccesso viene aspirato. Il trattamento con la pasta di pulizia rossa o gialla viene sempre seguito dall’applicazione finale di pasta da lucidatura per lisciare le superfici pulite ed evitare che le particelle aderiscano nuovamente. Questa procedura è raccomandata anche dopo l’utilizzo di dispositivi di pulizia ad aria. Per informazioni: Voco GmbH www.voco.it Le infezioni batteriche del cavo orale rappresentano una delle maggiori sfide per l’odontoiatria. In particolare le malattie parodontali sono in forte ascesa e recenti pubblicazioni affermano che queste colpiscono oltre il 60% della popolazione. Contro malattie come la parodontite, la perimplantite, l’endodontite, la carie, la pulpite e le complicanze da guarigione (per esempio a seguito di interventi chirurgici), oltre ai metodi tradizionali di trattamento, è possibile affidarsi alla terapia fotodinamica antimicrobica. Questa terapia combatte i batteri patogeni, accelera il processo di guarigione delle malattie e lenisce il dolore. La terapia fotodinamica trova inoltre 50 applicazione nell’implantologia post-estrattiva e nella chirurgia ricostruttiva per la decontaminazione dei siti riceventi. La terapia fotodinamica antimicrobica è facilmente attuabile in studio con il sistema Helbo di Bredent Medical. Molti studi e più di 50 pubblicazioni scientifiche confermano l'efficacia di questa terapia, che si basa sulla colorazione della membrana batterica per mezzo di molecole coloranti fotosensibili con il fotosensibilizzatore HelboBlue. Le molecole si diffondono nel biofilm e vengono successivamente attivate dalla luce del laser. Trasferiscono la loro energia all’ossigeno presente a livello locale, producendo in tal modo ossigeno singoletto altamente aggressivo, che in un minuto distrugge il 99% dei batteri presenti nel biofilm. Per informazioni: Bredent srl - Tel. 0471.469576 www.helbo.de/it www.bredent.it Zero, la nuova collezione Grande l'interesse per Zero, il gruppo igiene Dental Art divenuto ormai un'icona nel mondo del dentale e non solo. Con il suo sorprendente design e l’originale concezione dello spazio, Zero ha rivoluzionato il concetto di igiene, fin dalla creazione. E da allora non smette più di stupire. La nuova collezione, appena presentata alla fiera di Colonia, permette di scegliere tra nuovi colori e decori che rendono il gruppo igiene ancora più fashion e d'impatto. Gli originali motivi a forma di curva della collezione Curves, lo arricchiscono di un effetto piacevole e contemporaneo. Ma non è tutto. Da oggi Zero strizza l'occhio anche al mondo dei bambini con quattro nuove grafiche, colorate e allegre, che vedono protagonisti simpatici animali e personaggi della fantasia. Il risultato è unico: piace agli adulti e fa impazzire i più piccoli. Zero, però, oltre ad essere un bell'oggetto, è testimonial della qualità Dental Art, azienda vicentina che da quarant'anni progetta e costruisce mobili e arredi per il settore dentale, unendo design e qualità. La tecnologia touch integrata, che consente di aprire e chiudere Zero con un semplice tocco, ne è l'espressione.?L'innovativo sistema di apertura a quarti e a mezzaluna e la chiusura temporizzata dopo 10 secondi consentono di tenere lontana la polvere e di avere tutto protetto e a portata di mano, assicurando al contempo grande praticità e massima igiene. Per informazioni: www.dental-art.it/prodotti/zero