il museo a palazzo - Museo Regionale di Scienze Naturali

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il museo a palazzo - Museo Regionale di Scienze Naturali
IL MUSEO A PALAZZO
La Regione promotrice di cultura naturalistica
Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
a cura di Elena Giacobino e Daniele Ormezzano
IL MUSEO A PALAZZO
La Regione promotrice di cultura naturalistica
Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
Presidente
Valerio Cattaneo
Vicepresidenti
Riccardo Molinari
Roberto Placido
Consiglieri Segretari
Lorenzo Leardi
Gianfranco Novero
Tullio Ponso
Direzione Comunicazione Istituzionale
dell’Assemblea regionale
Rita Marchiori Direttore
Settore Relazioni Esterne
Valeria Giordano
Settore Informazione
Marina Ottavi Dirigente
Gianni Boffa
Carlo Tagliani
Gabinetto della Presidenza
Domenico Tomatis Dirigente
Museo Regionale di Scienze Naturali
ed Ecomusei
Ermanno De Biaggi Dirigente Responsabile
Progetto scientifico e cura
del catalogo e della mostra
Elena Giacobino
Daniele Ormezzano
Saggi di
Luca Dal Pozzolo, Alessandro Bollo,
Silvia Urti - Fondazione Fitzcarraldo
Loris Dadam, Ermanno De Biaggi
Elena Giacobino, Daniele Ormezzano
Pasqualino Martino, Giuseppe Misuraca,
Stefania Nasi, Francesca Onofrio,
Luca Picciau, Annalisa Prete,
Elvira Radeschi, Patrizia Scandurra,
Marina Spini, Camillo Vellano
Progetto grafico e impaginazione
E20Progetti - Biella
Stampa
S.r.l. Fratelli Scaravaglio & C.
Fotografie
Dario Lanzardo
Fabrizio Lava
Daniele Ormezzano
Luca Picciau
Collaborazioni
Paolo Belgioioso, Rosa Camoletto,
Lorenzo Mariano Gallo, Elena Gavetti,
Anna Grassini, Laura Marasso,
Università degli Studi
di Torino
L’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite ha dichiarato il 2010 “Anno Internazionale della Biodiversità” richiamando l’attenzione sull’esigenza imprescindibile di salvaguardarne la conservazione
al fine di garantire adeguate condizioni
di vita, se non addirittura la sopravvivenza della vita stessa, sul nostro pianeta.
La conoscenza della biodiversità nelle sue caratteristiche e dinamiche è condizione prioritaria per definire adeguate
strategie di politica economica e sociale e
di conservazione attiva.
I musei di storia naturale, in quanto
detentori di un patrimonio fondamentale per la conoscenza della biodiversità,
conservando importanti e significative
collezioni naturalistiche, anche storiche, e
sviluppando attività di monitoraggio e di
studio sulle singole specie e sulla dinamica
degli ecosistemi, hanno un ruolo fondamentale nella definizione di tali strategie.
Anche per questo motivo, nel 2010,
la Regione Piemonte vuol ricordare e
raccontare un impegno assunto alla fine
degli anni ‘70 del secolo scorso con la costituzione del Museo Regionale di Scienze Naturali.
Agli albori dello sviluppo di una nuova coscienza ecologica, salvaguardare i
reperti naturalistici contenuti nelle collezioni dell’Università di Torino assumeva
un’importanza fondamentale. Far sapere
che uomini avevano percorso enormi
distanze, osservato le cose più piccole,
scavato la roccia per cercare di scoprire
le origini e l’evoluzione biologica e geologica del pianeta, dava corpo alla necessità di non depauperare un patrimonio
comune, di creare strutture in cui la conoscenza e la salvaguardia della natura
fosse obiettivo prioritario.
Questa la storia e i motivi di una
decisione che il tempo ha reso concreta e significativa e che questa Amministrazione intende con forza proseguire,
dando al Museo Regionale un futuro
di istituzione sempre più presente sul
territorio quale forza propulsiva per la
conservazione degli ecosistemi, capace
di rendere il cittadino partecipe di una
crescita culturale, consapevole protagonista di un modello di sviluppo sostenibile in cui economia, qualità della vita e
tutela dell’ambiente sappiano integrarsi
e armonizzarsi.
Il Consiglio regionale è dunque lieto
di ospitare, nella sua prestigiosa sede, la
mostra “Il Museo a Palazzo”, offrendo
così una ulteriore opportunità di far conoscere ruolo e attività di un’importante
istituzione scientifica del Piemonte.
3
Valerio Cattaneo
Presidente del Consiglio regionale
del Piemonte
Michele Coppola
Assessore alla Cultura
della Regione Piemonte
Presentazione
Presentazione
4
Prefazione
La creazione del Museo Regionale di
Scienze Naturali (MRSN) è stato un investimento di grande preveggenza, teso da
una parte al necessario recupero funzionale di un edificio storico di eccezionale
qualità e, dall’altra, alla valorizzazione di
collezioni naturalistiche di enorme valore
scientifico. L’idea vincente originale era
quella di fornire al Piemonte una risorsa
culturale e formativa di alto livello, fortemente competitiva con le migliori realtà
internazionali, mettendo in valore i giacimenti di beni culturali dei musei universitari. Nel caso delle collezioni naturalistiche
torinesi, si recuperava così un patrimonio
specialistico strettamente legato alla storia
del Piemonte e dell’Italia unitaria, ben conosciuto e amato da tante generazioni di
piemontesi e a loro sottratto dalle temperie
belliche della Seconda Guerra Mondiale e
da significativi cambiamenti del modo di
fare ricerca all’università.
L’attività del Museo si è avviata fra grandi attese, in un periodo di aperture culturali e di buone disponibilità economiche
pubbliche. Il restauro dell’Ospedale San
Giovanni ha portato a risultati eccellenti
in termini architettonici e scenografici, ma
si è dimostrato lungo e oneroso, mentre si
affievolivano le spinte progettuali sull’uso
delle collezioni. La gestazione del Museo è
stata così laboriosa e difficile, indipendentemente dall’impegno del personale, dei
responsabili culturali e politici, dell’Università di Torino.
Gli ultimi anni hanno visto infine il rilancio delle attività del Museo Regionale di
Scienze Naturali, che nel frattempo non è
più entità autonoma ma integrata nelle attività dell’Assessorato regionale alla cultura. Questo mutamento organizzativo, nella
pratica, dovrebbe garantire un più solido
inquadramento nelle politiche della cultura scientifica nella Regione Piemonte. Sono
state così avviate e stabilizzate numerose
iniziative su tutti i fronti (espositivo, didattico, della comunicazione, della gestione
delle collezioni, dell’adeguamento dell’immobile), che hanno visto un significativo
aumento dei visitatori e alimentato una
crescita di interesse per il MRSN da parte
dei media. Oltre a ospitare attività e mostre
organizzate da altri musei ed enti (28 esposizioni di vario formato nel 2009), accompagnate da più di 100 conferenze all’anno
in una bella sala da 150 posti, l’attività
didattica coinvolge più di 80.000 ragazzi
all’anno. Il restauro delle collezioni ha avuto un grandissimo incremento, con il recupero totale delle collezioni entomologiche
e importanti avanzamenti sul restauro dei
vertebrati. L’attività di ricerca prosegue sul
piano della pubblicistica e con iniziative
a livello internazionale (studi faunistici in
Madagascar; ricerche paleontologiche in
collaborazione con la rete dei Musei Pangea nella Provincia di Rio Negro in Argentina), in collaborazione tra musei italiani
(progetto VERTEX per il censimento dei
vertebrati) e a livello europeo (Progetto
EDIT-ATBI in ambito tassonomico).
Il MRSN ha poi iniziato una progettazione autonoma di iniziative di largo
respiro, quali - fra le altre - la mostra sui
cambiamenti climatici (2008) e “La scimmia nuda” (2009). Quest’ultima mostra,
dedicata all’evoluzione dell’uomo, è stata
un’occasione importante e qualificante di
collaborazione con altri musei naturalistici (quelli di Trento e di Udine), dove si è
realizzata sinergia progettuale ed economica, mantenendo nello stesso tempo alcune specificità di sede. Il prossimo evento
espositivo importante è dedicato alla biodiversità e costituisce forse un esempio
perfetto di quello che deve fare un museo
naturalistico moderno: comunicare conoscenze ed emozioni che siano rilevanti in
termini di contenuti, ma anche di sviluppo
di comportamenti e atteggiamenti positivi.
Il museo può, cioè, orientare ed educare
niche di comunicazione, sull’evoluzione;
potenziare le funzioni didattiche e comunicative del MRSN; integrare ancora meglio il Museo con gli spazi architettonici e
urbani circostanti.
Nel complesso, quindi, il MRSN viene ad assumere appieno i caratteri di un
moderno museo, che coltiva obiettivi di
conservazione delle collezioni, svolge attiva ricerca scientifica, produce e ospita mostre, svolge ruoli educativi, agisce come un
ponte attivo fra scienza e società. In questa
concezione moderna del museo, in tempi
di maggiori difficoltà economiche, grande
attenzione viene così data al recupero parziale dei costi (biglietti d’ingresso, vendite,
cessione dei diritti delle mostre prodotte
in sede), ma anche al valore economico indiretto in termini di servizi didattici e formativi. Non ultimo è poi l’aspetto legato
al turismo. Il riconquistato ruolo di Torino
come città della scienza e della tecnologia,
in un contesto che sfruttando l’eredità fisica e di immagine post-olimpica ha creato
nuovi flussi turistici e un’accresciuta fruizione culturale, è lo sfondo adeguato per
una valorizzazione delle iniziative di cultura scientifica, e della rete di musei scientifici sia a livello cittadino sia in termini di
coordinamento regionale.
In ogni caso, il MRSN è e deve essere
luogo di attive politiche culturali, scientifiche e formative ma anche richiamo potente
a riallacciare l’antico rapporto affettivo con
i cittadini che, adulti o bambini, desiderino
visitarlo o rivisitarlo, con piacere e sempre
rinnovati spunti d’interesse.
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Aldo Fasolo
Presidente del Comitato Scientifico
del Museo Regionale di Scienze Naturali
Prefazione
su temi ormai fondamentali: la protezione
dell’ambiente, la sostenibilità, la complessità delle interazioni ecologiche.
Altre ragioni di ottimismo sono l’ulteriore riqualificazione delle strutture edilizie che ospitano il MRSN, un edificio di
straordinario fascino, che con interventi
meno ambiziosi del passato ma più rapidi,
garantiscono una logica espositiva e di raccolta razionale delle collezioni. Il MRSN
ha inoltre una grande potenzialità come
catalizzatore e coordinatore - primus inter
pares - di iniziative sul territorio regionale
assieme ai molti musei naturalistici locali e
con risorse ambientali e culturali quali la
rete di ecomusei, il sistema parchi ed aree
protette e il progettato sistema dei siti geologici d’interesse.
Sul futuro, i progetti - a vario stadio di
elaborazione - sono tanti: creare un allestimento di eccellenza, per contenuti e tec-
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Facciata della manica di via
Accademia Albertina.
La luce del tramonto mette in
evidenza la sezione con mattoni
più chiara, edificata tra il 1760 e
il 1762, e la sezione con mattoni
più scuri edificata
nel 1886
La Regione Piemonte e
l’Università di Torino
unite per una prestigiosa
istituzione culturale
7
Elena Giacobino, Daniele Ormezzano
eravamo impegnati in Consiglio Regionale e, tra le altre cose, avevamo anche
in discussione la legge sulla istituzione
dei Musei Scientifici torinesi che è stata
approvata dal Consiglio all’unanimità e
che, a quanto sappiamo, sarà anche approvata dal Commissario del Governo.
Questo l’incipit, l’avvio, del Museo
Regionale di Scienze Naturali che nasce
ufficialmente con la legge regionale n. 37
del 29 giugno 1978.
La Regione Piemonte e l’Università di
Torino unite per una istituzione culturale
È il primo pomeriggio del 25 maggio del
1978. Nei saloni della Camera di Commercio di Torino, in via Giolitti, si sta svolgendo
il Secondo congresso dell’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, Orti Botanici,
Giardini Zoologici ed Acquari (ANMS).
Gli interventi si interrompono per dar la
parola all’assessore all’Istruzione e ai Beni
Culturali della Regione Piemonte, Fausto
Fiorini, che annuncia l’approvazione della legge istitutiva del Museo Regionale di
Scienze Naturali:
I primi passi della legge
istitutiva del Museo
Regionale
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Fin dall’origine il suo patrimonio è di inestimabile valore: le collezioni naturalistiche
dei musei universitari torinesi. Queste importantissime raccolte vengono affidate in
comodato d’uso alla Regione Piemonte:
mediante convenzione con l’Università
di Torino. Il Museo ha la funzione di
valorizzare le collezioni dell’Università
il cui valore è certamente di livello europeo; valorizzarle sia per la ricerca, sia
per la divulgazione scientifica.
Anche la scelta della sede del Museo,
che si inserisce in quella politica già da tempo promossa dalla Regione Piemonte di recupero del patrimonio edilizio di interesse
storico presente nel territorio piemontese,
è un progetto ambizioso volto alla:
valorizzazione culturale di un edificio illustre di Castellamonte, che a Torino è potremmo dire uno dei punti di riferimento
nella storia dell’architettura e che purtroppo è stato per anni molto trascurato.
A tal fine viene attivata, nel 1979, una
seconda convenzione con il proprietario
dell’immobile, l’Ospedale Maggiore di San
Giovanni Battista e della Città di Torino,
che stabilisce la concessione in comodato
dell’antica sede di via Giolitti.
I presenti alla seduta
del Consiglio regionale
del 25 maggio 1978,
data dell’approvazione
all’unanimità della legge
istitutiva del Museo
Prima pagina del testo
della legge
La Regione Piemonte e l’Università di
Torino unite per una istituzione culturale
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Pianta di Torino del
1680, anno di posa
della prima pietra del
“San Giovanni”, in
un’incisione su rame
di Giovanni Abbiati.
Su concessione
dell’Archivio Storico
della Città di Torino,
Collezione Simeom,
D 13. In rosso,
l’isolato dell’erigendo
Ospedale
10
L’antico Ospedale
del Castellamonte.
Una sede storica per
il Museo Regionale di
Scienze Naturali di Torino
Elena Giacobino, Daniele Ormezzano
Delineare la storia di un edificio come
il “San Giovanni Vecchio” è raccontare
la storia della città di Torino, della sua
evoluzione urbanistica, dei grandi avvenimenti che nel tempo l’hanno coinvolta.
È anche raccontare l’interesse della Città
verso i malati poveri sia nella componente
umanitaria sia in quella legata alla necessità di una città sgombra da torme di malati
questuanti davanti alle chiese.
Per comprendere l’ubicazione dell’edificio dobbiamo far mente locale ad una
Torino ancora rinchiusa nelle sue mura.
Non sono più quelle antiche. Sono le
mura del secondo ampliamento il contesto
ambientale scelto, a ridosso dei bastioni,
lontano dal centro. Il luogo, nel linguaggio dell’epoca, è un sito posto nel nuovo
ingrandimento di questa Città, e nell’Isola
- che sarà denominata di San Giovanni -,
coherente à levante la strada publica - ora
via San Massimo -, à mezzogiorno la strada
coperta, che resta tra’ d.o sito, ed il Bastione
L’antico Ospedale del Castellamonte
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A lato.
Particolare delle gallerie
porticate della manica
di levante di via Giolitti
edificate tra il 1680 e
il 1689, affacciate sul
cortile della “Farmacia” e
tamponate nel 1989
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di St. Ottavio - ora via Cavour -, à ponente
altra strada publica intermediante alle Monache del Crocifisso - ora via Accademia
Albertina -, ed a mezza notte altra strada
publica interm.te al sito de R.R.P.P. della
Compagnia di Giesù - ora via Giolitti.
Con l’anno 1680 comincia la storia
dell’edificio. Il 5 agosto la reggente Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours
pone la prima pietra. In realtà si tratta di
due lastre: una in marmore bianco di S.
Martino intagliato e polito con l’inscritione
e una seconda in pietra di Serizzo con l’arma intagliata dell’Ospedale.
Autore del progetto è Amedeo di Castellamonte, esponente di una famiglia
della nobiltà piemontese che ha dato più
personaggi legati alla progettazione e allo
sviluppo urbanistico di Torino. Figlio di
Carlo, ingegnere sovrintendente delle fortezze e autore del progetto di piazza San
Carlo, Amedeo si era già reso famoso per
la realizzazione di importanti opere quali
Palazzo Reale, la Reggia di Venaria, nonché la trasformazione della Città con il
secondo ampliamento in cui trovò spazio
l’ospedale. È una fabrica con corti, portici
e giardini per commodità de gl’infermi e
necessarij per li convalescenti, ossia un
edificio a pianta rettangolare con corpo centrale a croce greca che evidenzia
quattro cortili interni su cui si affacciano
In basso.
Enrico Arakel
“Assonometria
ricostruttiva del
progetto primitivo del
Castellamonte”. In pianta
è riportato, a livello
indicativo, lo schema della
situazione attuale sulla
fronte verso via Cavour e
sulle vie San Massimo e
Accademia Albertina
gallerie porticate. Frutto di un progetto
innovativo e razionale, la rigida collocazione dei malati prevedeva ambienti dedicati destinati ai curabili, agli incurabili
e alle sezioni chirurgiche. La separazione
tra i sessi era realizzata con sovrapposizione delle sale di degenza: sopra le donne,
sotto gli uomini.
Lo scalone edificato
tra il 1720 e il 1727
con, in primo piano, il
pianerottolo di accesso
al piano della crociera
superiore
nario. Col Settecento, attorno agli anni
‘20, si realizza lo scalone monumentale su
progetto dell’ingegner Giovanni Antonio
Sevalle e, tra il 1763 e il 1767, la chiesa a
pianta centrale coperta da cupola su progetto dell’architetto Filippo Castelli; le maniche subiscono interventi che ne variano
più o meno profondamente l’aspetto.
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L’antico Ospedale del Castellamonte
La costruzione di un complesso così
vasto richiede molto tempo. A dirigere i
lavori troviamo nuovi personaggi che in
vario modo modificano il progetto origi-
La farmacia in una
fotografia degli anni ‘30
del Novecento
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La trasformazione è tale che si giunge
addirittura a demolire opere precedentemente realizzate, come nel caso del settecentesco teatro anatomico dell’architetto
Bernardo Vittone. Tra quanto il tempo
ha conservato e tramandato merita certamente di essere citata la farmacia con
i suoi stupendi arredi settecenteschi. Il
diritto all’epoca acquisito tanto per il servitio publico che delli poveri del med.mo
Osp.le porta all’apertura sulla strada di
un vano che taglia a metà un’antica finestra. L’evolversi della scienza medica e,
soprattutto, le nuove tecnologie concorrono nel tempo a far invecchiare la struttura dell’edificio. I grandi saloni delle
“crociere”, con la loro lunga sequenza
di malati uno vicino all’altro, sono ormai
irrimediabilmente superati e l’Ospedale
è progressivamente abbandonato.
Altre istituzioni vengono a coabitare.
Inizia, nel 1936, l’Università degli Studi
di Torino con l’Istituto e il Museo di Zoologia che, precedentemente collocato
a Palazzo Carignano - l’antico “palazzo
dei musei scientifici” pensato e voluto da
Quintino Sella - deve far spazio al Museo
del Risorgimento. Segue, sul lato di via
San Massimo, il Museo di Mineralogia.
Gli anni ‘70 del Novecento aprono nuove prospettive ai saloni ormai
fatiscenti e inutilizzati: la Regione
Piemonte avvia un vasto programma
di recupero dell’edificio che cambia
destinazione d’uso diventando la sede
dell’appena nato Museo Regionale di
Scienze Naturali.
L’opera di restauro e di rifunzionalizzazione, iniziata nel 1980, vede il coinvolgimento di alcuni docenti e loro collaboratori della Facoltà di Architettura del
Politecnico di Torino.
A lato.
Lo stemma dell’Ospedale
Maggiore di San Giovanni
Battista e della Città di
Torino sulla volta della
farmacia
In basso.
La farmacia nell’attuale
utilizzo di bookshop del
Museo
L’antico Ospedale del Castellamonte
15
Frontespizio del
diciannovesimo volume
della Raccolta di leggi,
decreti,… contenente il
decreto napoleonico del 7
giugno 1805. Archivio di
Stato di Torino, Corte
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Le antiche collezioni
tornano a nuova vita:
la biodiversità conservata
Elena Giacobino, Daniele Ormezzano
L’evoluzione negli ultimi decenni dei
pensieri fondanti sulla visione e sul ruolo dei musei naturalistici ha prodotto un
cambiamento di prospettive anche per le
collezioni. L’antico insieme - i musei da
circa tre secoli raccolgono reperti - di curiosità e pezzi rari che dovevano semplicemente stupire il visitatore ha lasciato
man mano spazio al reperto che suscita
interesse, e poi al testimone della grande varietà che la natura ha prodotto con
l’evoluzione. Le collezioni, quindi, sono
oggi, dopo la Conferenza Internazionale
su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, il grande archivio della biodiversità.
Questa nuova chiave di lettura delle
collezioni comporta per i musei di storia
naturale la capacità di assumere un ruolo più alto, ossia “quello di diffondere il
pensiero scientifico a livello dei grandi
problemi e non a livello delle nozioni”.
A tal fine è significativo citare le parole
dell’illustre museologo inglese Peter Davis che, nel volume “Musei e ambiente
naturale, il ruolo dei musei di storia naturale nella conservazione della biodiversità”, evidenzia la nuova missione con
queste parole:
La maggior parte dei musei di
storia naturale è oggi in grado di riconoscere nelle collezioni una risorsa
fondamentale per la salvaguardia del
patrimonio naturalistico del pianeta
(…) e svolgere un ruolo attivo nella
conservazione della biodiversità.
Data la chiave di lettura, diamo spazio al racconto di cosa siano le collezioni
del Museo Regionale di Scienze Naturali, di come si siano formate nel tempo e
quale sia la loro organizzazione.
A titolo di premessa si evidenzia come
la realtà delle collezioni, dal punto di vista
amministrativo, sia duplice: un nucleo più
antico, scientificamente e storicamente rilevante, di proprietà dell’Università di Torino e gestito dal Museo a seguito di convenzione e un nucleo recente di proprietà della
Regione Piemonte, frutto di campagne di
raccolta e scavo, acquisti e donazioni che
hanno integrato e completato il patrimonio
storico o creato ex novo collezioni, come
avvenuto per quelle botaniche.
Come per la storia dell’edificio, anche le collezioni hanno le loro radici nel-
la Torino settecentesca. Carlo Emanuele
III nel 1739, su progetto del professore di
anatomia Gian Battista Bianchi, dà vita ad
un Museo di Storia Naturale presso il Palazzo dell’Università in via Po. Nello stesso periodo l’Accademia delle Scienze istituisce un Gabinetto di Storia Naturale.
In una Torino non più sabauda, ma
città dell’Impero, Napoleone I con decreto imperiale del 7 giugno 1805 unifica
In alto.
La parte iniziale del
decreto napoleonico con
la data del 18 pratile anno
13, secondo il calendario
rivoluzionario francese
In basso.
Il passo in cui si evidenzia
che i musei di storia
naturale… sono riuniti
all’Università
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Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
queste istituzioni. La sede viene posta nel
Palazzo dell’Accademia delle Scienze, ex
Collegio dei Nobili. A dirigere il nuovo
museo due autorità scientifiche, i direttori delle scuole universitarie di mineralogia e zoologia, Stefano Borson e Franco
Andrea Bonelli. Risale a questo periodo
il catalogo in cui sono elencati tanto minerali e rocce quanto pietre da costruzione e fossili e le specie, come l’aquila o
l’usignolo dedicate al Bonelli ornitologo,
entomologo e allievo di Lamark, di cui
seguì le idee evoluzionistiche.
Alla morte di Bonelli nel 1830 e due
anni dopo di Borson succedono nella
direzione Giuseppe Gené e Angelo Sismonda. Quest’ultimo gode di notevole
considerazione anche da parte della famiglia reale, al punto che Carlo Alberto lo
nomina precettore dei principi Vittorio
Emanuele e Ferdinando. Col Sismonda
si ha il maggior incremento delle collezioni geo-paleontologiche, che rendono
il Museo il più importante in Italia e tra i
primi in Europa.
Successore del Gené è Filippo De Filippi, tra i primi sostenitori della teoria
darwiniana in Italia. Egli avvia la sezione
di anatomia comparata e arricchisce le
collezioni zoologiche di materiali rari derivanti anche dalla sua partecipazione alla
spedizione in Persia nel 1862 e al viaggio
Le sale del Museo
storico di Zoologia
nell’allestimento di via
Accademia Albertina
18
di circumnavigazione del globo a bordo
della “Magenta” tra il 1865 e il 1867.
Nel 1874 le collezioni di zoologia e di
anatomia comparata si trasferiscono al
primo piano di Palazzo Carignano. Seguono, nel 1878, le collezioni di fossili,
rocce e minerali. Nello stesso anno, con
l’istituzione della cattedra di Geologia, i
fossili e la maggior parte delle rocce vengono separate dai minerali. Si formano
così tre entità distinte con storie separate, il Museo di Zoologia e di Anatomia
comparata, il Museo di Mineralogia e
quello di Geologia e Paleontologia, diretti ciascuno dal proprio cattedratico:
Michele Lessona, Giorgio Spezia e Bartolomeo Gastaldi.
Il Museo di Zoologia, dapprima con
il Lessona e successivamente con Lorenzo Camerano, diviene noto in tutto
il mondo come centro di ricerche e di
studi grazie anche all’opera dell’entomologo Ermanno Giglio-Tos e dell’ornitologo Tommaso Salvadori. L’epoca degli
esploratori e dei viaggiatori vede un forte
arricchimento delle collezioni grazie agli
esemplari giunti dai viaggi nell’America
Latina di Alfredo Borelli ed Enrico Festa e dalle spedizioni nel Mare Artico e al
Ruwenzori del Duca degli Abruzzi.
Quest’ultimo, nel corso della spedizione al Polo Nord con la “Stella Po-
lare”, iniziata nel 1899, arricchisce di
importanti reperti anche il Museo di Mineralogia, all’epoca diretto da Giorgio
Spezia, antesignano della mineralogia
sperimentale in Italia per le sue ricerche
sulla solubilità dei minerali, in particolare il quarzo.
Negli stessi anni le collezioni geologiche e paleontologiche vedono l’ingresso
di alcune importanti raccolte come quella di molluschi di Luigi Bellardi e Federico Sacco, illustrata da una monumentale
monografia in trenta volumi con ricco
apparato iconografico, opera ancor oggi
fondamentale per lo studio di questo
gruppo sistematico. Altrettanto scientificamente rilevanti quella di fossili della
collina torinese di Luigi di Rovasenda e
quella di rocce e fossili dell’Italia centrale e della Libia di Carlo Fabrizio Parona,
direttore per oltre quarant’anni del Museo di Geologia e Paleontologia.
Con il Novecento la maggior parte
dell’attività si concretizza, però, più che
nell’arricchimento delle collezioni, negli
studi sperimentali e nell’attività di laboratorio causando un progressivo rallentamento degli incrementi delle raccolte,
seppur con qualche eccezione come nel
caso del direttore del Museo mineralogico Emilio Repossi che fece pervenire
bellissimi cristalli di vesuviana, epidoto,
diopside e granati della Val d’Ala, veri e
propri vanti per l’istituzione.
Nel 1936 i Musei di Zoologia e Anatomia comparata e di Mineralogia vengono
trasferiti in alcuni locali dell’Ospedale di
San Giovanni Battista.
Il Museo di Geologia e Paleontologia
resta a Palazzo Carignano, dove ancora
si trova, ultimo testimone della museologia naturalistica ottocentesca torinese.
Il venir meno dell’interesse per le collezioni si amplifica con lo scoppio della
Seconda Guerra Mondiale. I ripetuti
bombardamenti su Torino, a partire dal
giugno del 1940, causano gravi danni ai
palazzi e alle collezioni naturalistiche. Le
bombe e gli spezzoni incendiari che danneggiano la città non risparmiano le sedi
In alto.
Ricostruzione dell’aspetto
in vita di gliptodonte
(Glyptdon clavipes) nella
crociera del piano terra
In basso.
Lo scheletro fossile di
Glyptdon clavipes nelle
collezioni del Museo di
Geologia e Paleontologia
dell’Università di Torino a
Palazzo Carignano in una
fotografia del 1977
Botanica, gestisce esclusivamente reperti
di proprietà regionale.
Rinascono così le attività di conservazione, catalogazione e valorizzazione
con studi e pubblicazioni. Queste riportano l’ingente patrimonio di esemplari e
di “tipi”, cioè i reperti su cui è avvenuta
per la prima volta la descrizione della
specie, all’attenzione degli studiosi di
tutto il mondo.
19
Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
museali, dove le perdite di esemplari unici o scientificamente rilevanti si sommano
a quelle relative a documenti d’archivio,
libri e informazioni sulle collezioni.
Nel 1978, in un clima di attenzione
per l’ambiente e di rinnovato interesse
per le collezioni naturalistiche, la Regione Piemonte istituisce il Museo Regionale di Scienze Naturali che, sulla base delle indicazioni fornite dalla convenzione
stipulata con l’Università, diviene il naturale erede nella gestione delle collezioni
storiche.
L’edificio scelto, l’antico Ospedale
di San Giovanni Battista, già sede dei
musei zoologico e mineralogico, ridona
alle raccolte naturalistiche universitarie
quell’unità a lungo inseguita.
Per meglio adempiere alle finalità istituzionali, con Regolamento del Consiglio
regionale del 17 aprile 1980, la struttura
dell’istituzione viene articolata in macroaree rispettivamente dedicate a: Conservazione e ricerca, Museologia e didattica
e Informazione e documentazione.
La prima a sua volta è organizzata in cinque sezioni: quattro di queste,
Entomologia, Mineralogia - Petrografia e Geologia, Paleontologia e Zoologia gestiscono sia le collezioni storiche
dell’Università sia i nuovi apporti di proprietà regionale, la quinta, la sezione di
Iris “Giardino Rea”,
Maria Rita Stirpe,
acquarello su carta, 2008
Nella pagina a fianco.
In alto a sinistra.
Giardino Botanico Rea:
prato della collezione di
Iris e serre
In alto a destra. Fuchsia
‘Lambada’ [collezione
di fuchsie spontanee
e storia degli ibridi
ornamentali del
Giardino Botanico Rea]
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Sezione di Botanica
Tra i materiali che la sezione conserva, emergono l’erbario di Giacinto Abbà,
quello donato dagli eredi di Alfonso Sella,
la cospicua raccolta di flora del Piemonte
rappresentata da spermatofite, pteridofite, briofite e licheni e un ricco erbario di
flora mondiale.
Dal 1989 la sezione ha la responsabilità scientifica del Giardino Botanico
Rea, a Trana in Val Sangone, ove è rappresentata la varietà di forme vegetali
sviluppatasi attraverso l’evoluzione e gli
adattamenti delle piante nei diversi ecosistemi del mondo. Nel Giardino sono
presenti in vivo significative collezioni di
piante succulente, di piante carnivore, di
felci, iris e fuchsie.
L’attività di ricerca attualmente sviluppata riguarda la flora spontanea del
Piemonte, con raccolte sul campo e recupero di dati storici per la banca dati
della biodiversità floristica delle Alpi, e la
progettazione di nuove modalità di divulgazione botanica, materia in genere assai
poco rappresentata negli spazi museali.
In basso a sinistra.
Nepenthes sanguinea
nella serra tropicale
[collezione di piante
carnivore esotiche del
Giardino Botanico Rea]
In basso a destra.
Esemplare dell’Erbario
MRSN, collezione Lanza
Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
21
A lato.
Cassetta entomologica
della collezione storica
Massimiliano Spinola
con coleotteri dinastidi
In basso.
Cassetta entomologica
della collezione storica
Ermanno Giglio-Tos con
mantidi
22
Sezione di Entomologia
Il nucleo più importante delle collezioni
storiche è costituito dalle antiche raccolte,
ricche di “tipi”, di Flaminio Baudi di Selve,
circa 90.000 esemplari di coleotteri, di Ferdinando di Breme, comprendente parte della
collezione Dejean, con coleotteri provenienti
da tutto il mondo e di Ermanno Giglio-Tos
con ortotteri e mantoidei. L’ottocentesca collezione di Massimiliano Spinola rappresenta
un caso felice ed emblematico di sinergia
tra Museo regionale e Università per la conservazione e la valorizzazione di importanti
raccolte storiche. Nel 1858 i nipoti dello
Spinola inviano al direttore del Museo di
Zoologia, Filippo De Filippi, la parte di imenotteri con incarico di vendita. Il De Filippi
l’acquista l’anno stesso per il suo museo. Il
restante nucleo, coleotteri ed emitteri, rimane in mano alla famiglia. Nel 1979 la Regione
Piemonte, acquisendolo, rende possibile nel
Museo regionale dopo 122 anni l’unità organica originaria della Collezione Spinola, come
ben evidenzia Pietro Passerin d’Entrevès
nella guida alla mostra del 1980. Tra le collezioni recenti, oltre ai risultati di campagne di
ricerca e di raccolta svolte in particolare nelle
isole del Mediterraneo, meritano citazione la
collezione Bordon di insetti sudamericani,
Hartig di lepidotteri del mondo, Pagliano di
imenotteri e Zunino di scarabeidi.
Nella pagina a fianco.
Cassetta entomologica
con lepidotteri notturni e
diurni, parte dell’ultimo
acquisto di collezioni a
scopo ostensivo per il
c.d. “XIV Lotto”
Le collezioni entomologiche
del MRSN
23
In alto.
Quarzo ialino in
cristalli prismatici con
terminazioni a scettro
in quarzo ametista
proveniente dalla Denny
Mountain, Stato di
Washington, Stati Uniti
d’America
In basso.
Berillo varietà
acquamarina in cristalli
prismatici su muscovite.
Chumar-Bakar, Nagar,
Pakistan
24
Sezione di Mineralogia,
Petrografia e Geologia
La sezione, accanto alle collezioni storiche universitarie e a quelle regionali, si
è recentemente arricchita con la donazione delle raccolte del Museo di Geologia
e Giacimentologia del Politecnico di Torino. Tra i campioni più significativi conservati si segnalano i minerali provenienti
dalle miniere di Brosso e di Traversella
nel Canavese, dalla Val d’Ala, dall’Ossola e dal Vesuvio. Altrettanto importanti
sono le collezioni di meteoriti, di gemme
e di materiali lapidei lavorati. Nel settore
petrografico sono di rilievo le campionature dei tunnel del Frejus, il primo traforo delle Alpi, e del Monte Bianco, le collezioni di rocce della Libia provenienti
dalla spedizione italiana in Tripolitania,
della Sardegna raccolta a metà dell’Ottocento da Alberto Ferrero Della Marmora, dell’Egitto e delle Alpi Occidentali.
L’attività di ricerca della sezione interessa la mineralogia e la geologia della
Valsesia e dell’Astigiano meridionale, la
caratterizzazione e l’impiego delle pietre
ornamentali e le meteoriti storiche conservate in museo.
In alto.
Diamante su supporto
con graffa in argento e
basetta con cartellino
storico originale.
L’esemplare, proveniente
dalle miniere del
Sudafrica, fu donato dal
Cav. Falco al Museo di
Mineralogia e Petrografia
dell’Università di Torino
nella seconda metà del
XIX secolo
25
Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
In basso.
Oro in dendriti e
lamine con andamento
arborescente nella
quarzite. Campione
proveniente dal filone
Fenillaz della miniera di
Brusson in Valle d’Aosta
In alto.
La tartaruga d’acqua
dolce Tryonix cf. capellinii
dei livelli eocenici della
Purga di Bolca, nei pressi
di Verona
In basso.
Il coccodrillo Crocodilus
bolcensis degli strati della
Purga di Bolca. Questo
esemplare fu acquistato
all’Esposizione Nazionale
di Torino nel 1884
dall’allora direttore Carlo
Fabrizio Parona
26
Sezione di Paleontologia
Le collezioni di fossili della sezione
sono ricche di campioni di importanza
storica e scientifica. I crani di cervo megacero e di bisonte ritrovati nel 1776 e
descritti da Stefano Borson sono da considerarsi tra i primi vertebrati giunti in
museo. Nel tempo si formano altre raccolte: gli antracoteri, lontani parenti di
ippopotami e cinghiali, dell’Oligocene di
Cadibona descritti dal grande scienziato
George Cuvier, le forme plioceniche sia
terrestri - rinoceronti, mastodonti, zigolofodonti, elefanti, cervidi - sia marine
come i sirenidi e i numerosi cetacei e i
quaternari orsi delle caverne dalle grotte
del Cuneese. Dall’America meridionale
sono giunti gli scheletri di gliptodonte e di
megaterio, parenti di armadilli e bradipi, i
cui resti tanto colpirono Charles Darwin
nel suo viaggio a bordo del Beagle.
Altrettanto importanti sono le collezioni di invertebrati: le ammoniti, le rudiste mesozoiche della Parona e i molluschi terziari della Bellardi e Sacco, tutte
ricchissime di “tipi”. Nella collezione costituita attraverso campagne di scavo del
Museo sono di rilievo le ammoniti dei
dintorni di Bayeux, i pesci di Pecetto di
Valenza, i molluschi pliocenici dell’area
astigiana, i resti di un sirenide di Nizza
Monferrato e lo scheletro di rinoceronte
ritrovato non lontano da Roatto. Il Museo ha inoltre acquisito molti esemplari
fossili e alcuni modelli di dinosauri, i cui
originali sono stati recentemente rinvenuti in Argentina.
In alto.
Le collezioni di
molluschi nelle antiche
cassettiere degli anni
‘70 dell’Ottocento del
Museo di Geologia
e Paleontologia
dell’Università a Palazzo
Carignano
A sinistra.
I pesci di Pecetto di
Valenza
Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
27
In alto.
L’alca impenne in una
tavola del volume “A
natural history of birds”
di George Edwards
della seconda metà del
Settecento
28
In basso.
L’alca impenne (Pinguinus
impennis) nella vetrina
degli animali estinti
nel Museo storico di
Zoologia. In primo piano
è visibile una coppia
di huia (Heteralocha
acutirostris), passeriforme
neozelandese estintosi
all’inizio del Novecento
Sezione di Zoologia
Le preziose collezioni storiche conservate derivano per lo più da viaggi e da
spedizioni di esploratori dell’Ottocento.
Tra le raccolte di mammiferi, di uccelli,
di rettili e di anfibi figurano diversi campioni appartenenti a specie rare e numerosi “tipi”.
Di grande valore scientifico sono
inoltre i reperti di animali estinti, tra cui
l’alca impenne, l’emù nero, il macroscinco di Capoverde, il quagga e il tilacino.
Tre celacanti, pesci arcaici del Canale di Mozambico la cui presenza è assai
rara nei musei naturalistici, arricchiscono
la collezione di pesci. Questi esemplari
sono stati donati al museo alla fine degli
anni ‘70 del Novecento.
Nell’ambito dei programmi di ricerca
della sezione è rilevante l’attività finalizzata allo studio e alla conservazione degli anfibi, dei rettili e dei mammiferi del
Madagascar. Interessanti risultano anche
gli studi sulla salamandra di Lanza, endemica delle Alpi Cozie, con particolare
riferimento alla sua conservazione.
A lato.
Sala espositiva della
crociera al piano terra
con, in primo piano,
l’esemplare CN-M40 di
lupo (Canis lupus) trovato
morto per aggressione di
suoi simili nel marzo 2010
in Valle Gesso, Vallone
Desertetto
In basso.
Coppia di alci (Alces
alces) nel Museo storico di
Zoologia
Le antiche collezioni tornano a nuova
vita: la biodiversità conservata
29
In alto.
Bruco e adulto di sfinge
testa di morto (Acherontia
atropos) in una tavola a
colori del “Curtis’ British
entomology” del 1824
In basso.
La sala lettura della
Biblioteca del MRSN
30
Oltre le collezioni…
La biblioteca, la didattica
e l’attività espositiva
Ermanno De Biaggi, Elena Giacobino,
Daniele Ormezzano
Se alla parola museo normalmente si associano le collezioni, sarebbe grave dimenticanza non considerare altri settori dove la
conoscenza ha la sua materia prima, i libri,
e la funzione di educazione e divulgazione scientifica assume caratteristiche tali da
rendere il museo particolarmente adatto al
pubblico di età scolare, la didattica.
La Biblioteca del Museo regionale è
il punto di riferimento della macroarea
Informazione e documentazione. Aperta al pubblico dal 1993, possiede circa
14.000 monografie e un migliaio di riviste nell’ambito delle scienze naturali,
prevalentemente a livello specialistico. Il
suo patrimonio librario, oltre alle pubblicazioni moderne, comprende un fondo
antico di grande valore, appartenuto al
marchese Spinola, in cui sono presenti
più di 6.000 titoli tra volumi, riviste e
miscellanee, tra cui la “Description de
l’Egypte”, i resoconti dei viaggi di Ramusio, di Imperiale e di Cook, e la raccolta
completa del “Curtis’s Botanical Magazi-
ne”. Integrata nel Sistema Bibliografico
Nazionale vede tutte le sue pubblicazioni moderne inserite nel catalogo on-line
Librinlinea, nell’Indice nazionale SBN e
nel Catalogo dei periodici italiani ACNP.
Il materiale bibliografico è consultabile
e, grazie all’ausilio di repertori bibliografici in rete, il lettore può ottenere una
grande quantità di informazioni anche su
documentazione esterna alla biblioteca.
La Museologia e didattica può essere considerata come la parte di Museo
Attività di laboratorio
didattico nella sala
dell’Arca. Sullo sfondo lo
scheletro di balenottera
spiaggiata a Bordighera
nel 1844
31
Descrivere l’attività espositiva del
Museo regionale è ripercorrere le molte
occasioni in cui i tesori nascosti delle collezioni sono stati mostrati al pubblico. È
il 1980 quando le allora recenti acquisizioni dei celacanti e della collezione Spinola di insetti diventano mostre.
Poi l’attività espositiva si libra sulle
ali di Lepidoptera, si presenta col pesante
passo dei grandi dinosauri cinesi in Mamenchi e Tsintao, per alternarsi con Amphibia e Licheni, Pietre figurate & minerali
in Piemonte, Primates: Noi e le scimmie,
senza dimenticare un’incursione nell’immaginario con Zoologia Fantastica.
La riapertura nel 2000 dello storico
Museo di Zoologia e l’allestimento della sala dell’Arca hanno reso fruibili in
modo permanente parte delle collezioni
zoologiche, l’esposizione Gioielli nella
roccia ha reso visibili cristalli di grande
valore estetico, il ricco calendario di mostre temporanee ha permesso la continua
riscoperta di collezioni con le esposizioni
Insecta. Scienza e arte tra forme e colori
e Minerali. Storie di minerali e riflessi di
cristalli al Museo Regionale di Scienze
Naturali di Torino.
Ultima citazione, doverosa in quanto aperta nello stesso periodo della mostra al Consiglio regionale, l’importante
esposizione in occasione dell’Anno In-
Oltre le collezioni... La biblioteca,
la didattica e l’attività espositiva
espressamente legata al pubblico. Le
scelte del linguaggio espositivo, la mediazione e la modulazione per gli utenti
delle diverse fasce di età, l’articolazione
del percorso con una particolare attenzione per i disabili e i portatori di handicap visivo, per i quali sono previsti percorsi tattili e didascalie in braille, sono
solo alcuni dei tanti ambiti in cui opera
questa macroarea. Centro propulsore è
la Sezione Didattica con gli oltre 80.000
studenti che ogni anno partecipano alle
attività proposte.
La struttura, attiva dal 1996, ha sviluppato modelli originali di informazione e di coinvolgimento delle scuole
di ogni ordine e grado e delle famiglie
sulle tematiche delle scienze naturali. Le
attività didattiche proposte al Museo, al
Giardino Botanico Rea, nelle scuole e
presso le sezioni ospedaliere della Regione sono articolate e spaziano dai laboratori didattici ai percorsi naturalistici,
dalle visite guidate alle conferenze e ai
corsi di formazione per gli insegnanti,
dalla realizzazione di mostre alla produzione di sussidi didattici. Parallelamente
è attiva un’intensa collaborazione e interazione con l’Università di Torino e altre
istituzioni culturali, realtà museali e parchi regionali volta alla progettazione di
percorsi interdisciplinari.
Andrea Bruno, sala
dell’Arca, 2000. La
struttura espositiva
rievoca la stiva di una
nave in cui si incontrano
le varietà dei viventi
32
A lato.
La sezione fotografica
della mostra temporanea
Insecta. Scienza e arte fra
forme e colori allestita
al Museo Regionale di
Scienze Naturali dal 14
aprile al 31 agosto 2007
In basso.
La sala d’ingresso alla
mostra temporanea
Mineralia con i cristalli
“giganti” dell’Arkansas e
del Brasile. Sullo sfondo
alcuni dei pannelli
dedicati alle vicende
storiche delle collezioni
Oltre le collezioni... La biblioteca,
la didattica e l’attività espositiva
33
La sintesi tematica della
mostra I tempi stanno
cambiando, riproposta
nell’atrio affrescato di
accesso alla crociera
superiore
34
ternazionale della Biodiversità, Un futuro
diverso. Salvare la biodiversità per salvare
il pianeta che prosegue il filone sulla natura e il suo rapporto con l’uomo iniziato con I tempi stanno cambiando. Come
varia il clima: conoscenze attuali e scenari
futuri e La scimmia nuda. Storia naturale
dell’umanità.
Su queste tematiche si inserisce il
nuovo allestimento permanente di prossima realizzazione negli spazi espositivi
della crociera al piano terra, il c.d. “XIV
Lotto”, progettato da un gruppo di
esperti a livello europeo con il coordinamento scientifico di Giorgio Celli. L’allestimento in progetto intende comunicare le riflessioni più significative maturate
nell’ambito delle scienze biologiche e
naturali e prefigura l’esposizione stessa
quale elemento integrato dell’identità del
Museo, capace di restituire ai cittadini la
fruizione del patrimonio di reperti conservati nel corso del tempo, comunicare
le dimensioni storiche e attuali della ricerca, costituire un fattore di supporto
allo svolgimento dei programmi educativi
e, più in generale, rappresentare uno spazio di dialogo tra il Museo e la comunità.
L’allestimento si articola in tre sezioni:
La diversità della natura
La diversità costituisce un aspetto eclatante della natura e come tale suscita da
sempre attenzione e meraviglia. Interessa
il mondo vivente e non vivente in una varietà di forme, strutture, colori, dimensioni. Pervade i diversi habitat del pianeta, si
esprime in termini di comportamenti e di
modi di vita, assume caratteristiche diverse nelle differenti aree geografiche.
Indagare tale diversità, individuando somiglianze e differenze, scoprire e
descrivere nuove forme, organizzarle in
categorie funzionali e costruire sistemi
di classificazione alla ricerca di un ‘‘ordine’’, più o meno naturale, costituiscono
da sempre attività del genere umano e
rappresentano il fondamento delle scienze naturali. È a tale aspetto delle relazioni tra l’uomo e la natura che è dedicata
la prima sezione del percorso: un viaggio
nella diversità così come rappresentata
dalle straordinarie collezioni del Museo.
Le storie della vita
Articolata in due sottosezioni, “Le
origini della diversità” e “Selezione,
adattamenti, evoluzione”, la sezione occupa due aree dedicate rispettivamente
alle dinamiche dell’evoluzione e alle sue
basi genetiche, intrecciando, attraverso l’esposizione di reperti, immagini ed
exhibit interattivi, contenuti di carattere
storico e scientifico.
Chiave di lettura della straordinaria diversità della vita è il viaggio di Charles Darwin, ripercorso attraverso una proiezione
che permette di seguire la rotta del Beagle e
nel contempo lo sviluppo delle sue ipotesi
scientifiche. I concetti di selezione artificiale, selezione naturale e selezione sessuale,
nonché il significato di adattamento all’ambiente e i meccanismi dell’evoluzione sono
esplorabili con postazioni interattive.
Un mondo di relazioni. La foresta del
Madagascar
Dedicata a illustrare le complesse relazioni tra gli organismi viventi e i loro
Le storie della vita
Planimetria con in
colore le aree tematiche
sviluppate nel c.d. “XIV
Lotto”
35
Oltre le collezioni... La biblioteca,
la didattica e l’attività espositiva
La diversità della natura
Le origini della diversità
Selezione, adattamenti, evoluzione
Un mondo di relazioni.
La foresta del Madagascar
Rendering del c.d. “XIV
Lotto”. In alto la sala “La
diversità della natura” e
suo particolare; in basso
a sinistra la sezione “Le
origini della diversità”, a
destra la sala “Un mondo
di relazioni. La foresta del
Madagascar”
36
ambienti, la sezione presenta il confronto fra tre ecosistemi profondamente diversi: la foresta pluviale del Madagascar,
il campo coltivato e la città.
I visitatori possono immergersi nella
ricostruzione di una porzione di foresta
pluviale del Madagascar, con riproduzioni vegetali, inserti di elementi viventi,
reperti naturalistici e modelli di piante e
di animali. Ambiente tra i più ricchi al
mondo in termini di biodiversità, la foresta costituisce un esempio paradigmatico non solo della straordinaria varietà
di specie ed esemplari tipici di questo
ecosistema, ma delle relazioni tra la vita
e la storia geologica del territorio e delle
complesse dinamiche che legano l’uomo
e l’ambiente.
Sezioni longitudinali
sull’asse infermeria chiesa e sull’asse androne
carraio - cortile di levante,
secondo il progetto
originario
Pensando al domani
37
L’allestimento del cosiddetto “XIV
Lotto” sul tema della “Storia della natura”, non è il solo progetto per il futuro del
Museo Regionale di Scienze Naturali.
Negli ultimi anni l’attività di recupero
e di rifunzionalizzazione della struttura è
proseguita mediante l’esecuzione progressiva di interventi puntuali e mirati.
I criteri guida sono stati, da un lato,
le esigenze tecniche, ambientali, dimensionali e organizzative delle singole sezioni di attività in cui si articola il Museo; dall’altro, gli aspetti organizzativi e
logistici complessivi al fine di ottimizzare
la funzionalità della struttura con quella
delle singole attività.
Questo processo ha tenuto conto
sia della storia e delle caratteristiche
dell’edificio sia del nuovo progetto museologico, museografico e gestionale del
Museo (cfr. Il processo di ripensamento
strategico del Museo).
Pensando al domani
Ermanno De Biaggi
38
I lavori in corso
e le destinazioni
Ermanno De Biaggi
Per meglio seguire il complesso delle
attività di recupero e di rifunzionalizzazione del Palazzo, si riporta, in una sorta
di visita dai sotteranei a salire, gli interventi di dettaglio per le varie aree.
Il piano interrato è stato già in parte
recuperato in questi ultimi anni per attività espositive temporanee, depositi, archivi
e impianti tecnologici, aree per movimentazione di materiali, attrezzature e reperti.
È previsto che ospiti, sul lato di via San
Massimo, le collezioni della Sezione di
Mineralogia, Petrografia e Geologia, già
ricollocata nella quasi globalità, e, sul lato
est di via Giolitti, un’esposizione permanente a tema, ancora in fase di progetto.
Sono inoltre in corso i lavori per collocarvi le collezioni della Sezione di Paleontologia, tuttora a Palazzo Carignano. I
locali al piano seminterrato della manica
di via Accademia Albertina sono stati oggetto di un primo intervento di pulizia e
di manutenzione e ospitano provvisoriamente le collezioni in alcool del Museo:
invertebrati, ad esclusione degli insetti,
pesci, anfibi, rettili, mammiferi chirotteri
e insettivori.
Con la realizzazione del nuovo ingresso da piazza Valdo Fusi (cfr. Strategie per il futuro) è previsto in questi spazi
l’allestimento dei servizi di accoglienza,
biglietteria, vendita di libri e di altri materiali, e una mostra illustrativa della storia del Palazzo e del Museo con presentazione dei progetti realizzati, di quelli in
previsione e dello stato di avanzamento
dei lavori.
Il piano terra, dove attualmente si trova l’ingresso del Museo al n. civico 36 di
via Giolitti, ospita, nella manica di via Accademia Albertina, le esposizioni permanenti del Museo storico di Zoologia (progetto in corso di riorganizzazione da parte
del personale interno), nel braccio ovest
della crociera la sala dell’Arca, nel porticato chiuso della sezione est della manica
di via Giolitti la sala di minerali “Gioielli
nella Roccia” e in quello ovest della stessa
manica la mostra “Tassidermia”.
I locali affacciati su via Giolitti contengono nella sezione ovest servizi, tecnologie e depositi, mentre nella sezione
est laboratori, aule didattiche e l’antica
farmacia settecentesca ancora completa
degli arredi lignei originari, oggi adibita
a bookshop. Altri laboratori e aule didattiche sono stati organizzati nei locali affacciati sul cortile dell’“Accettazione” e
sul cortile della “Cucina”. Gli spazi del
c.d. “XIV Lotto”, braccio nord e brac-
cio est della crociera e manica di via San
Massimo, in attesa che venga realizzato
il nuovo allestimento permanente, ospitano mostre temporanee ed eventi. Dei
quattro cortili, quello a nord/est detto
della “Farmacia” è stato restaurato: svolge funzioni di accoglienza, relax e ospita
spettacoli, eventi e rassegne, tra cui “Museosera”. Il cortile a nord/ovest detto
dell’“Accettazione” è attualmente uno
spazio di servizio utilizzato come parcheggio, deposito e movimentazione di
materiali e di attrezzature. Sono di prossima realizzazione interventi di restauro
delle facciate, degli infissi e della pavimentazione; questo cortile è destinato a
spazio di accoglienza e relax con struttura coperta della caffetteria del Museo
che sarà collocata nella adiacente manica
di via Accademia Albertina. Il cortile a
sud/est, detto della “Lavanderia”, è attualmente utilizzato come deposito e per
la movimentazione di materiali e attrezzature; è destinato a parcheggio e alla
movimentazione di materiali. Il cortile a
sud/ovest detto della “Cucina” è attualmente adibito a deposito ed è destinato
ad ospitare uno spazio verde con funzioni ricreative collegato con la struttura
per l’accoglienza dei bambini prevista al
piano terra, nell’adiacente manica di via
Accademia Albertina (sezione sud).
I locali dalla manica di via San Mas-
generale) è ora utilizzata per attività espositive temporanee e per eventi e manifestazioni. È in fase di redazione il progetto per il suo impiego quale deposito ed
esposizione della collezione ornitologica
e oologica (bracci est e ovest). A tal fine
sono stati restaurati arredi (vetrine) settecenteschi ove collocare alcune collezioni; il braccio sud è destinato a ospitare la
collezione di preparati anatomici, mentre
il braccio nord sarà mantenuto libero per
essere impiegato per mostre temporanee
ed eventi. La manica di via San Massimo
- anch’essa liberata dai materiali e dai reperti in essa accumulati - è stata oggetto,
nel 2009, di un primo intervento di manutenzione delle pareti murarie e della
pavimentazione. Tale spazio è ora temporaneamente impiegato quale deposito
e laboratorio per il restauro dei reperti
dei vertebrati (mammiferi e collezione
osteologica) ed è destinato ad ospitare
le collezioni dei vertebrati (pesci, anfibi, rettili e mammiferi). La manica di via
Accademia Albertina, recentemente affidata alla gestione del Museo, è oggetto
di un progressivo intervento di recupero
che ha già visto la rimozione di impianti,
arredi e attrezzature obsolete e di alcuni
setti murari. Il progetto prevede la liberazione dell’intera manica da tali strutture
provvisorie per organizzarvi il deposito e
l’esposizione delle collezioni botaniche e
di invertebrati; i locali affacciati sui cortili dell’“Accettazione” e della “Cucina”
saranno recuperati come uffici e laboratori, mentre l’ex biblioteca del citato Dipartimento sarà riorganizzata e arredata
come studio di conservatori e ospiterà il
Fondo Roberto Malaroda, recentemente
donato al Museo.
Nella sezione più meridionale della
manica di via Accademia Albertina accessibile dal numero civico 17 e sviluppata su sei piani, richiesta in concessione
all’Azienda Ospedaliera Universitaria
“San Giovanni Battista” di Torino, si
potranno riorganizzare tutti gli spazi e i
servizi necessari per le attività didattiche
(accoglienza, depositi, uffici, laboratori,
aule) e al sesto piano verrà realizzata una
foresteria dove ospitare gruppi e scolaresche per stage formativi e una struttura
per il soggiorno (giornaliero) dei bambini
che potranno svolgere attività ludiche ed
educative, a contatto con i reperti conservati nel Museo. L’ex Aula Magna del
Dipartimento, collocata al quinto piano,
sarà recuperata sia per attività didattiche
sia per incontri e conferenze. La possibilità di accedere indipendentemente a tale
porzione di edifico consentirà di ospitare
in alcuni locali la sede di associazioni e di
gruppi che collaborano con il Museo.
39
Pensando al domani: i lavori in corso
e le destinazioni
simo prospicienti il cortile sud/est detto
della “Lavanderia” - attualmente destinati
a deposito - ospiteranno laboratori e studi
di tassidermia e di preparazione e restauro
dei reperti organici, la cui gestione è prevista in collaborazione con l’Accademia
Albertina delle Belle Arti di Torino.
Il piano primo della manica di via
Giolitti, ristrutturata negli anni ’90, ospita gli uffici della Direzione, quelli amministrativi e tecnici e la Biblioteca. Recenti
lavori hanno consentito di recuperare i
locali collocati allo stesso livello e situati
al piano ammezzato della manica di via
Accademia Albertina affacciati sui cortili dell’“Accettazione” e della “Cucina”
per destinarli rispettivamente a uffici
collegati alla Direzione (Comunicazione,
Amministrativi, ecc.) e a sede del Laboratorio Ecomusei.
Al piano secondo, nella manica di via
Giolitti, ristrutturata negli anni ’90, sono
ospitati gli uffici del personale dipendente (conservatori, tecnici, ecc.) e dei collaboratori che si occupano delle collezioni
e delle attività scientifiche, della didattica e dei sistemi informativi; la crociera
liberata dai materiali e dai reperti in essa
accumulati e oggetto di un primo intervento di recupero nel 2007 e nel 2008
(manutenzione degli intonaci, della pavimentazione e degli infissi e realizzazione
dell’impianto elettrico e di illuminazione
Planimetrie dei 4 piani del
Museo con evidenziate
in colore le aree e le loro
destinazioni d’uso
OR
NI
SE
CO
ND
O
TO
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INVERTEBRATI
LEGENDA
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PREPARATI
ANATOMICI
OR
NI
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L
Deposito ed Esposizione /
Collezioni
MAMMIFERI
Mostre permanenti
(XIV Lotto - “Storia della natura”)
Mostre temporanee
Biblioteca
40
PI
AN
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PR
IM
O
Didattica (Aule, Laboratori)
ingresso n°17
ingresso n°15
via Accademia Albertina
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XIV LOTTO
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ingresso n°36
ANTICA FARMACIA
Sala Conferenze
Antica Farmacia
Ingresso sotterraneo
da piazza Valdo Fusi (in progetto)
PALEONTOLOGIA
Cortili
Uffici Direzione, Amministrativi,
Comunicazione, Tecnici
Studi e Laboratori dei Responsabili delle Sezioni e dei Collaboratori
Laboratorio Ecomusei
OFFICINA
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via San Massimo
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MUSEO STORICO DI ZOOLOGIA
Sezione meridionale della manica di via Accademia Albertina richiesta in concessione
all’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni Battista” per collocarvi il complesso
dei servizi didattici (accoglienza, uffici, aule, depositi), una
foresteria e una struttura per il
soggiorno diurno dei bambini.
Nota: a seguito della formale concessione di tale sezione, gli spazi
al piano terra ora dedicati alle
attività didattiche saranno ridestinati a: sala riunioni (locale a fianco cortile della Cucina), caffetteria (locale a fianco cortile della
Accettazione), sale lettura (locali
a fianco cortile della Farmacia)
Magazzini, Locali tecnologici,
Officina
MINERALOGIA
GEOLOGIA
PETROGRAFIA
Accoglienza, Biglietteria, Guardaroba, Bookshop, Mostra sulla
storia del Palazzo e del Museo (in
progetto)
Luca Dal Pozzolo, Alessandro Bollo,
Silvia Urti - Fondazione Fitzcarraldo
Dal 2008 il Museo ha intrapreso un
percorso di ripensamento strategico che
riguarda aspetti molto importanti della
vita dei musei quali l’identità, il sistema
di funzionamento, il rapporto con il territorio e i pubblici, i modelli organizzativi e gestionali. Tale processo, che ha visto
il coinvolgimento attivo della direzione e
dello staff del Museo, ha contribuito a
segnare la cesura tra il vecchio e il nuovo
corso del Museo, fornendo l’occasione
di riflettere sull’identità, sugli obiettivi
e sulle prospettive per il futuro. La nuova mission del Museo ne rappresenta il
principale punto di sintesi.
La missione del Museo Regionale di
Scienze Naturali di Torino consiste nel
conservare, incrementare e valorizzare
le collezioni - con la loro storia - al fine
di promuovere e diffondere la scoperta,
la conoscenza, l’interpretazione, la salvaguardia, l’uso responsabile e il godimento della natura in tutti i suoi aspetti.
Gli elementi fondanti della nuova
identità fanno quindi leva su una maggiore valorizzazione delle collezioni del
Museo, rese ancora più accessibili attraverso percorsi e modalità espositive
innovative e moderne, su una maggiore
attenzione ai temi dell’accessibilità (fisica, economica e culturale), della divulgazione e dell’apprendimento, cercando
di coniugare lo specifico delle collezioni ai grandi temi e ai grandi problemi
dell’ambiente, della natura, della società
e dell’economia.
L’aumento costante di pubblico adulto
e scolastico degli ultimi anni (dalle 32.000
visite del 2002 alle 125.000 del 2010) appare comunque indicativo della capacità del
Museo di interloquire e coinvolgere pubblici sempre più ampi e diversificati. In
prospettiva futura si stima che, con l’inaugurazione del c.d. “XIV Lotto” e con il
completo allestimento dei percorsi museali
e dei relativi servizi, il pubblico possa ancora aumentare attestandosi su soglie comprese tra le 220.000 e le 300.000 visite.
Le politiche e le attività di networking
del MRSN si articolano su più livelli in
coerenza con le indicazioni programmatiche che chiedono al Museo di intessere
un costante dibattito e costruire relazioni di cooperazione con il sistema dei
musei scientifici a livello metropolitano,
assumendo, inoltre, il ruolo di nodo di
riferimento per i musei scientifici del territorio regionale.
Per quanta riguarda la governance e
l’assetto istituzionale, diventa di fondamentale importanza prevedere una strutturazione forte dell’istituzione che mantenga però agilità e velocità di decisione,
data la molteplicità dei fronti d’impegno,
ma anche una capacità di sintetizzare e di
riportare a logiche coordinate e integrate la vasta pluralità di azioni e di accordi
con differenti stakeholders che si renderanno necessari per perseguire la missione individuata.
41
Pensando al domani: il processo di
ripensamento strategico del Museo
Il processo
di ripensamento
strategico del Museo
Rendering dell’interno
della serra/atrio
42
Strategie per il futuro
Loris Dadam, Ermanno De Biaggi
Nell’ambito del programma di rilancio del ruolo e della funzionalità del
Museo Regionale di Scienze Naturali, uno dei problemi affrontati è quello
dell’accessibilità e dell’accoglienza che
ora si svolge negli angusti, ancorché aulici, spazi che si affacciano al n. 36 di via
Giolitti.
Lo “Studio di fattibilità”, sviluppato
dal Museo Regionale di Scienze Naturali
in collaborazione con la Divisione Infrastrutture e Mobilità del Comune di Torino, prevede alcune soluzioni progettuali
che individuano piazza Valdo Fusi come
la porta di accesso al Museo. Lo studio
propone una serie di interventi volti a valorizzare sia il ruolo di piazza, sia quello
di spazio dialogante con il contesto e le
funzioni delle strutture che vi si affacciano, in particolare con l’antico edificio del
Castellamonte.
Una serra collocata in piazza Valdo
Fusi svolgerà funzioni di area di sosta
e di lettura, nonché di accoglienza e di
informazione sulle attività museali, diventando l’atrio del Museo. Lo spazio
esterno attualmente esistente sarà riprogettato come giardino botanico, riquali-
ficando, anche in collaborazione con il
mondo scolastico, le parti con aiuole che
diventeranno pertanto sede di attività
didattiche, formative e scientifiche; le restanti parti aperte ospiteranno strutture
con funzione di arredo della piazza che
di volta in volta richiameranno le attività
in corso al Museo.
Dalla serra/atrio, attraverso un percorso che si svilupperà sotto via Accademia Albertina, saranno raggiunti i locali
seminterrati dove verranno collocati ulteriori servizi di accoglienza, di informa-
zione e di presentazione della storia del
Palazzo, nonché delle attività e delle collezioni museali. Da tali locali si accederà
quindi alle sale espositive permanenti e
temporanee.
L’analisi di fattibilità, redatta dallo
Studio L. Dadam, verificate tutte le interferenze con la funzionalità del parcheggio sotterraneo, con i sottoservizi e
con gli impianti esistenti, ha accertato la
realizzabilità tecnica dell’accesso al Museo da piazza Valdo Fusi.
Piazza Valdo Fusi e
ingresso del Museo nella
nuova veste
Pensando al domani: strategie
per il futuro
43
44
A sinistra in alto e in
basso.
Rendering della galleria di
comunicazione passante
sotto via Accademia
Albertina
A destra.
Il parcheggio e l’area
progettata come giardino
botanico
LE COLLEZIONI DEL MUSEO
REGIONALE DI SCIENZE
NATURALI DI TORINO
Collezioni
Paleontologiche
(250.000 esemplari circa)
Collezione sistematica (vertebrati e invertebrati) - PU 7.200 campioni schedati
Collezioni minori (circa 320) - PU 42.646
campioni
Collezione Bellardi e Sacco - BS (bivalvi) 6.605 campioni - 32.294 esemplari;
BS (gasteropodi) - 20.783 campioni 157.289 esemplari
Collezione MRSN – 250 campioni
Collezioni Zoologiche
Collezione MZUT - 415.000 esemplari
Collezione MACUT - 7.800 esemplari
Collezione MRSN -128.600 esemplari
Collezione invertebrati (esclusi molluschi) - MRSN 21.000 esemplari - MZUT
28.000 esemplari
Collezioni malacologiche - MRSN 70.000
esemplari - MZUT 330.000 esemplari
Collezioni ittiologiche - MRSN 2.500
esemplari - MZUT 15.000 esemplari MACUT 100 esemplari
- Specie a rischio di estinzione: Latimeria chalumnae (Celacanto - Oceano
indiano occidentale)
Collezioni erpetologiche - MRSN 25.000
esemplari - MZUT 12.000 esemplari MACUT 300 esemplari
- Specie estinte: Macroscincus coctei
(Lagarto o Scinco di cocteaugigante
di Capoverde)
Collezioni ornitologiche - MRSN 3.000
esemplari - MZUT 20.500 esemplari
- MACUT 1.000 esemplari
- Specie estinte: Pinguinus impennis
(Alca impenne - Oceano atlantico
settentrionale), Conuropsis carolinensis (Parrocchetto o Pappagallo
della Carolina - America settentrionale), Ectopistes migratorius (Piccione migratore o Colomba migratrice America settentrionale), Heteralocha
acutirostris (Huia – Nuova Zelanda),
Dromaius ater (Emù nero - Australia,
Nuova Zelanda)
- Specie a rischio di estinzione: Rhinochetus jubatus (Kagu o Cagou - Nuova Caledonia), Strigops abroptilus
(Kakapo - Nuova Zelanda), Nipponia nippon (Ibis crestato giapponese - Giappone, Cina, Corea, Taiwan,
Russia)
Collezioni teriologiche - MRSN 2.600
esemplari - MZUT 5.500 esemplari MACUT 6.500 esemplari
- Specie estinte: Equus quagga (Quagga - Sudafrica), Panthera leo leo
(Leone dell’Atlante o di Barberia
o Nubiano - Nord Africa), Thylacinus cynocephalus (Tilacino o Lupo
marsupiale - Australia e Tasmania),
Hydrodamalis gigas (Ritina di Steller
- Mare di Bering)
- Specie a rischio di estinzione: Rhinoceros sondaicus (Rinoceronte di Giava
o della Sonda - Isola di Giava)
Collezione oologica - MRSN 8.356 uova e
413 nidi di uccelli nidificanti in Italia
Collezioni
entomologiche
Collezione entomologica - MRSN
4.500.000 esemplari (contenute in circa
6.000 cassette entomologiche), contiene
una collezione di insetti in ambra
20 Collezioni storiche - MZUT 386.500
esemplari (contenute in circa 6.000 cassette entomologiche)
Collezioni Botaniche
(60.000 esemplari)
Collezione exsiccata MRSN - 60.000
esemplari di cui:
- Spermatofite - 47.000 esemplari
- Semi e frutti - 3.000 esemplari
- Pteridofite - 3.500 esemplari
- Briofite - 4.000 esemplari
- Licheni e funghi - 1.500 esemplari
Piante vive presso il Giardino Botanico
REA di Trana - 2.500
Collezioni mineralogiche
(75.238 esemplari)
Collezioni geologiche-litologiche del
MGPUT - 13.138 campioni (26.884
esemplari) suddivise in 132 Collezioni
Collezioni litologiche del MMPUT 4.000 esemplari
Collezioni litologiche del MRSN - 3.083
campioni (4.500 esemplari)
Collezioni geologiche e giacimentologiche del MGGPT - 4.000 esemplari
Collezioni mineralogiche del MMPUT 15.554 esemplari
Collezioni mineralogiche del MRSN 20.000 campioni
Collezioni mineralogiche del MGPUT 300 esemplari
Legenda
MRSN - Collezioni del Museo Regionale di
Scienze Naturali
MZUT - Collezioni del Museo di Zoologia
dell’Università degli Studi di Torino
MACUT - Collezioni del Museo di Anatomia
Comparata dell’Università degli Studi di Torino
MGPUT - PU - BS - Collezioni del Museo di
Geologia e di Paleontologia dell’Università degli Studi di Torino
MMPUT - Collezioni del Museo di Mineralogia e di Petrografia dell’Università degli Studi
di Torino
MGGPT - Collezioni del Museo di Geologia e
di Giacimentologia del Politecnico di Torino
45
46
Bibliografia
AA.VV. 1978, Notizie storiche e cenni sulla consistenza delle collezioni dei musei naturalistici universitari di Torino, Torino
AA.VV. 1980, L’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista e della Città di Torino
(antica sede), Torino
AA.VV. 1980, Atti del 2° Congresso dell’A.N.M.S.. Torino, 25 - 27 Maggio 1978, Torino
BARRA BAGNASCO M., GIACARDI L. (a cura di) 1999, I due volti del sapere.
Centocinquant’anni delle Facoltà di Scienze e di Lettere a Torino, Torino
CURLETTI G., GIACOBINO E. (a cura di) 2008, Insecta. Scienza e arte tra forme e
colori, Torino
DAVIS P. 2001, Musei e ambiente naturale. Il ruolo dei musei di storia naturale nella
conservazione della biodiversità, Bologna
DE BIAGGI E., GIACOBINO E., ORMEZZANO D. 2008, Le collezioni naturalistiche cittadine. Il Museo Regionale di Scienze Naturali, in “I Musei Scientifici ...I grandi
Musei del Piemonte”, Torino
ELTER O. ( a cura di) 1980, Il celacanto, Torino
GALLO L. M. (a cura di) 2008, Mineralia. Storie di minerali e riflessi di cristalli al
Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Torino
GIACOBINI G. (a cura di) 2003, La memoria della scienza. Musei e collezioni dell’Università di Torino, Torino
LOMAGNO P. 2008, Trecento anni di farmacia in Piemonte, Ivrea
PASSERIN D’ENTRÈVES P. (a cura di) 1980, La collezione Spinola di Tassarolo, Torino
PINNA G. 2001, I musei scientifici fra ricerca e comunicazione, in “Nuova Museologia”, Milano
ROERO C. S. 1999, La Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali di Torino
1848-1998, Torino
47
Indice
Presentazione
pag. 3
Prefazione
La Regione Piemonte e l’Università di Torino
unite per una prestigiosa istituzione culturale
pag. 4
L’antico Ospedale del Castellamonte.
Una sede storica per il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
pag. 10
Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata
Sezione di Botanica
Sezione di Entomologia
Sezione di Mineralogia, Petrografia e Geologia
Sezione di Paleontologia
Sezione di Zoologia
pag. 16
pag. 20
pag. 22
pag. 24
pag. 26
pag. 28
Oltre le collezioni... La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva
pag. 30
Pensando al domani
I lavori in corso e le destinazioni
Il processo di ripensamento strategico del Museo
Strategie per il futuro
pag. 37
pag. 38
pag. 41
pag. 42
Le collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino
pag. 45
Bibliografia
pag. 46
Indice
pag. 7
Finito di stampare nel mese di settembre 2010
presso S.r.l. Fratelli Scaravaglio & C. - Torino