il museo a palazzo - Museo Regionale di Scienze Naturali
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il museo a palazzo - Museo Regionale di Scienze Naturali
IL MUSEO A PALAZZO La Regione promotrice di cultura naturalistica Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino a cura di Elena Giacobino e Daniele Ormezzano IL MUSEO A PALAZZO La Regione promotrice di cultura naturalistica Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino Presidente Valerio Cattaneo Vicepresidenti Riccardo Molinari Roberto Placido Consiglieri Segretari Lorenzo Leardi Gianfranco Novero Tullio Ponso Direzione Comunicazione Istituzionale dell’Assemblea regionale Rita Marchiori Direttore Settore Relazioni Esterne Valeria Giordano Settore Informazione Marina Ottavi Dirigente Gianni Boffa Carlo Tagliani Gabinetto della Presidenza Domenico Tomatis Dirigente Museo Regionale di Scienze Naturali ed Ecomusei Ermanno De Biaggi Dirigente Responsabile Progetto scientifico e cura del catalogo e della mostra Elena Giacobino Daniele Ormezzano Saggi di Luca Dal Pozzolo, Alessandro Bollo, Silvia Urti - Fondazione Fitzcarraldo Loris Dadam, Ermanno De Biaggi Elena Giacobino, Daniele Ormezzano Pasqualino Martino, Giuseppe Misuraca, Stefania Nasi, Francesca Onofrio, Luca Picciau, Annalisa Prete, Elvira Radeschi, Patrizia Scandurra, Marina Spini, Camillo Vellano Progetto grafico e impaginazione E20Progetti - Biella Stampa S.r.l. Fratelli Scaravaglio & C. Fotografie Dario Lanzardo Fabrizio Lava Daniele Ormezzano Luca Picciau Collaborazioni Paolo Belgioioso, Rosa Camoletto, Lorenzo Mariano Gallo, Elena Gavetti, Anna Grassini, Laura Marasso, Università degli Studi di Torino L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2010 “Anno Internazionale della Biodiversità” richiamando l’attenzione sull’esigenza imprescindibile di salvaguardarne la conservazione al fine di garantire adeguate condizioni di vita, se non addirittura la sopravvivenza della vita stessa, sul nostro pianeta. La conoscenza della biodiversità nelle sue caratteristiche e dinamiche è condizione prioritaria per definire adeguate strategie di politica economica e sociale e di conservazione attiva. I musei di storia naturale, in quanto detentori di un patrimonio fondamentale per la conoscenza della biodiversità, conservando importanti e significative collezioni naturalistiche, anche storiche, e sviluppando attività di monitoraggio e di studio sulle singole specie e sulla dinamica degli ecosistemi, hanno un ruolo fondamentale nella definizione di tali strategie. Anche per questo motivo, nel 2010, la Regione Piemonte vuol ricordare e raccontare un impegno assunto alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso con la costituzione del Museo Regionale di Scienze Naturali. Agli albori dello sviluppo di una nuova coscienza ecologica, salvaguardare i reperti naturalistici contenuti nelle collezioni dell’Università di Torino assumeva un’importanza fondamentale. Far sapere che uomini avevano percorso enormi distanze, osservato le cose più piccole, scavato la roccia per cercare di scoprire le origini e l’evoluzione biologica e geologica del pianeta, dava corpo alla necessità di non depauperare un patrimonio comune, di creare strutture in cui la conoscenza e la salvaguardia della natura fosse obiettivo prioritario. Questa la storia e i motivi di una decisione che il tempo ha reso concreta e significativa e che questa Amministrazione intende con forza proseguire, dando al Museo Regionale un futuro di istituzione sempre più presente sul territorio quale forza propulsiva per la conservazione degli ecosistemi, capace di rendere il cittadino partecipe di una crescita culturale, consapevole protagonista di un modello di sviluppo sostenibile in cui economia, qualità della vita e tutela dell’ambiente sappiano integrarsi e armonizzarsi. Il Consiglio regionale è dunque lieto di ospitare, nella sua prestigiosa sede, la mostra “Il Museo a Palazzo”, offrendo così una ulteriore opportunità di far conoscere ruolo e attività di un’importante istituzione scientifica del Piemonte. 3 Valerio Cattaneo Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Michele Coppola Assessore alla Cultura della Regione Piemonte Presentazione Presentazione 4 Prefazione La creazione del Museo Regionale di Scienze Naturali (MRSN) è stato un investimento di grande preveggenza, teso da una parte al necessario recupero funzionale di un edificio storico di eccezionale qualità e, dall’altra, alla valorizzazione di collezioni naturalistiche di enorme valore scientifico. L’idea vincente originale era quella di fornire al Piemonte una risorsa culturale e formativa di alto livello, fortemente competitiva con le migliori realtà internazionali, mettendo in valore i giacimenti di beni culturali dei musei universitari. Nel caso delle collezioni naturalistiche torinesi, si recuperava così un patrimonio specialistico strettamente legato alla storia del Piemonte e dell’Italia unitaria, ben conosciuto e amato da tante generazioni di piemontesi e a loro sottratto dalle temperie belliche della Seconda Guerra Mondiale e da significativi cambiamenti del modo di fare ricerca all’università. L’attività del Museo si è avviata fra grandi attese, in un periodo di aperture culturali e di buone disponibilità economiche pubbliche. Il restauro dell’Ospedale San Giovanni ha portato a risultati eccellenti in termini architettonici e scenografici, ma si è dimostrato lungo e oneroso, mentre si affievolivano le spinte progettuali sull’uso delle collezioni. La gestazione del Museo è stata così laboriosa e difficile, indipendentemente dall’impegno del personale, dei responsabili culturali e politici, dell’Università di Torino. Gli ultimi anni hanno visto infine il rilancio delle attività del Museo Regionale di Scienze Naturali, che nel frattempo non è più entità autonoma ma integrata nelle attività dell’Assessorato regionale alla cultura. Questo mutamento organizzativo, nella pratica, dovrebbe garantire un più solido inquadramento nelle politiche della cultura scientifica nella Regione Piemonte. Sono state così avviate e stabilizzate numerose iniziative su tutti i fronti (espositivo, didattico, della comunicazione, della gestione delle collezioni, dell’adeguamento dell’immobile), che hanno visto un significativo aumento dei visitatori e alimentato una crescita di interesse per il MRSN da parte dei media. Oltre a ospitare attività e mostre organizzate da altri musei ed enti (28 esposizioni di vario formato nel 2009), accompagnate da più di 100 conferenze all’anno in una bella sala da 150 posti, l’attività didattica coinvolge più di 80.000 ragazzi all’anno. Il restauro delle collezioni ha avuto un grandissimo incremento, con il recupero totale delle collezioni entomologiche e importanti avanzamenti sul restauro dei vertebrati. L’attività di ricerca prosegue sul piano della pubblicistica e con iniziative a livello internazionale (studi faunistici in Madagascar; ricerche paleontologiche in collaborazione con la rete dei Musei Pangea nella Provincia di Rio Negro in Argentina), in collaborazione tra musei italiani (progetto VERTEX per il censimento dei vertebrati) e a livello europeo (Progetto EDIT-ATBI in ambito tassonomico). Il MRSN ha poi iniziato una progettazione autonoma di iniziative di largo respiro, quali - fra le altre - la mostra sui cambiamenti climatici (2008) e “La scimmia nuda” (2009). Quest’ultima mostra, dedicata all’evoluzione dell’uomo, è stata un’occasione importante e qualificante di collaborazione con altri musei naturalistici (quelli di Trento e di Udine), dove si è realizzata sinergia progettuale ed economica, mantenendo nello stesso tempo alcune specificità di sede. Il prossimo evento espositivo importante è dedicato alla biodiversità e costituisce forse un esempio perfetto di quello che deve fare un museo naturalistico moderno: comunicare conoscenze ed emozioni che siano rilevanti in termini di contenuti, ma anche di sviluppo di comportamenti e atteggiamenti positivi. Il museo può, cioè, orientare ed educare niche di comunicazione, sull’evoluzione; potenziare le funzioni didattiche e comunicative del MRSN; integrare ancora meglio il Museo con gli spazi architettonici e urbani circostanti. Nel complesso, quindi, il MRSN viene ad assumere appieno i caratteri di un moderno museo, che coltiva obiettivi di conservazione delle collezioni, svolge attiva ricerca scientifica, produce e ospita mostre, svolge ruoli educativi, agisce come un ponte attivo fra scienza e società. In questa concezione moderna del museo, in tempi di maggiori difficoltà economiche, grande attenzione viene così data al recupero parziale dei costi (biglietti d’ingresso, vendite, cessione dei diritti delle mostre prodotte in sede), ma anche al valore economico indiretto in termini di servizi didattici e formativi. Non ultimo è poi l’aspetto legato al turismo. Il riconquistato ruolo di Torino come città della scienza e della tecnologia, in un contesto che sfruttando l’eredità fisica e di immagine post-olimpica ha creato nuovi flussi turistici e un’accresciuta fruizione culturale, è lo sfondo adeguato per una valorizzazione delle iniziative di cultura scientifica, e della rete di musei scientifici sia a livello cittadino sia in termini di coordinamento regionale. In ogni caso, il MRSN è e deve essere luogo di attive politiche culturali, scientifiche e formative ma anche richiamo potente a riallacciare l’antico rapporto affettivo con i cittadini che, adulti o bambini, desiderino visitarlo o rivisitarlo, con piacere e sempre rinnovati spunti d’interesse. 5 Aldo Fasolo Presidente del Comitato Scientifico del Museo Regionale di Scienze Naturali Prefazione su temi ormai fondamentali: la protezione dell’ambiente, la sostenibilità, la complessità delle interazioni ecologiche. Altre ragioni di ottimismo sono l’ulteriore riqualificazione delle strutture edilizie che ospitano il MRSN, un edificio di straordinario fascino, che con interventi meno ambiziosi del passato ma più rapidi, garantiscono una logica espositiva e di raccolta razionale delle collezioni. Il MRSN ha inoltre una grande potenzialità come catalizzatore e coordinatore - primus inter pares - di iniziative sul territorio regionale assieme ai molti musei naturalistici locali e con risorse ambientali e culturali quali la rete di ecomusei, il sistema parchi ed aree protette e il progettato sistema dei siti geologici d’interesse. Sul futuro, i progetti - a vario stadio di elaborazione - sono tanti: creare un allestimento di eccellenza, per contenuti e tec- 6 Facciata della manica di via Accademia Albertina. La luce del tramonto mette in evidenza la sezione con mattoni più chiara, edificata tra il 1760 e il 1762, e la sezione con mattoni più scuri edificata nel 1886 La Regione Piemonte e l’Università di Torino unite per una prestigiosa istituzione culturale 7 Elena Giacobino, Daniele Ormezzano eravamo impegnati in Consiglio Regionale e, tra le altre cose, avevamo anche in discussione la legge sulla istituzione dei Musei Scientifici torinesi che è stata approvata dal Consiglio all’unanimità e che, a quanto sappiamo, sarà anche approvata dal Commissario del Governo. Questo l’incipit, l’avvio, del Museo Regionale di Scienze Naturali che nasce ufficialmente con la legge regionale n. 37 del 29 giugno 1978. La Regione Piemonte e l’Università di Torino unite per una istituzione culturale È il primo pomeriggio del 25 maggio del 1978. Nei saloni della Camera di Commercio di Torino, in via Giolitti, si sta svolgendo il Secondo congresso dell’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, Orti Botanici, Giardini Zoologici ed Acquari (ANMS). Gli interventi si interrompono per dar la parola all’assessore all’Istruzione e ai Beni Culturali della Regione Piemonte, Fausto Fiorini, che annuncia l’approvazione della legge istitutiva del Museo Regionale di Scienze Naturali: I primi passi della legge istitutiva del Museo Regionale 8 Fin dall’origine il suo patrimonio è di inestimabile valore: le collezioni naturalistiche dei musei universitari torinesi. Queste importantissime raccolte vengono affidate in comodato d’uso alla Regione Piemonte: mediante convenzione con l’Università di Torino. Il Museo ha la funzione di valorizzare le collezioni dell’Università il cui valore è certamente di livello europeo; valorizzarle sia per la ricerca, sia per la divulgazione scientifica. Anche la scelta della sede del Museo, che si inserisce in quella politica già da tempo promossa dalla Regione Piemonte di recupero del patrimonio edilizio di interesse storico presente nel territorio piemontese, è un progetto ambizioso volto alla: valorizzazione culturale di un edificio illustre di Castellamonte, che a Torino è potremmo dire uno dei punti di riferimento nella storia dell’architettura e che purtroppo è stato per anni molto trascurato. A tal fine viene attivata, nel 1979, una seconda convenzione con il proprietario dell’immobile, l’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista e della Città di Torino, che stabilisce la concessione in comodato dell’antica sede di via Giolitti. I presenti alla seduta del Consiglio regionale del 25 maggio 1978, data dell’approvazione all’unanimità della legge istitutiva del Museo Prima pagina del testo della legge La Regione Piemonte e l’Università di Torino unite per una istituzione culturale 9 Pianta di Torino del 1680, anno di posa della prima pietra del “San Giovanni”, in un’incisione su rame di Giovanni Abbiati. Su concessione dell’Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, D 13. In rosso, l’isolato dell’erigendo Ospedale 10 L’antico Ospedale del Castellamonte. Una sede storica per il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino Elena Giacobino, Daniele Ormezzano Delineare la storia di un edificio come il “San Giovanni Vecchio” è raccontare la storia della città di Torino, della sua evoluzione urbanistica, dei grandi avvenimenti che nel tempo l’hanno coinvolta. È anche raccontare l’interesse della Città verso i malati poveri sia nella componente umanitaria sia in quella legata alla necessità di una città sgombra da torme di malati questuanti davanti alle chiese. Per comprendere l’ubicazione dell’edificio dobbiamo far mente locale ad una Torino ancora rinchiusa nelle sue mura. Non sono più quelle antiche. Sono le mura del secondo ampliamento il contesto ambientale scelto, a ridosso dei bastioni, lontano dal centro. Il luogo, nel linguaggio dell’epoca, è un sito posto nel nuovo ingrandimento di questa Città, e nell’Isola - che sarà denominata di San Giovanni -, coherente à levante la strada publica - ora via San Massimo -, à mezzogiorno la strada coperta, che resta tra’ d.o sito, ed il Bastione L’antico Ospedale del Castellamonte 11 A lato. Particolare delle gallerie porticate della manica di levante di via Giolitti edificate tra il 1680 e il 1689, affacciate sul cortile della “Farmacia” e tamponate nel 1989 12 di St. Ottavio - ora via Cavour -, à ponente altra strada publica intermediante alle Monache del Crocifisso - ora via Accademia Albertina -, ed a mezza notte altra strada publica interm.te al sito de R.R.P.P. della Compagnia di Giesù - ora via Giolitti. Con l’anno 1680 comincia la storia dell’edificio. Il 5 agosto la reggente Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours pone la prima pietra. In realtà si tratta di due lastre: una in marmore bianco di S. Martino intagliato e polito con l’inscritione e una seconda in pietra di Serizzo con l’arma intagliata dell’Ospedale. Autore del progetto è Amedeo di Castellamonte, esponente di una famiglia della nobiltà piemontese che ha dato più personaggi legati alla progettazione e allo sviluppo urbanistico di Torino. Figlio di Carlo, ingegnere sovrintendente delle fortezze e autore del progetto di piazza San Carlo, Amedeo si era già reso famoso per la realizzazione di importanti opere quali Palazzo Reale, la Reggia di Venaria, nonché la trasformazione della Città con il secondo ampliamento in cui trovò spazio l’ospedale. È una fabrica con corti, portici e giardini per commodità de gl’infermi e necessarij per li convalescenti, ossia un edificio a pianta rettangolare con corpo centrale a croce greca che evidenzia quattro cortili interni su cui si affacciano In basso. Enrico Arakel “Assonometria ricostruttiva del progetto primitivo del Castellamonte”. In pianta è riportato, a livello indicativo, lo schema della situazione attuale sulla fronte verso via Cavour e sulle vie San Massimo e Accademia Albertina gallerie porticate. Frutto di un progetto innovativo e razionale, la rigida collocazione dei malati prevedeva ambienti dedicati destinati ai curabili, agli incurabili e alle sezioni chirurgiche. La separazione tra i sessi era realizzata con sovrapposizione delle sale di degenza: sopra le donne, sotto gli uomini. Lo scalone edificato tra il 1720 e il 1727 con, in primo piano, il pianerottolo di accesso al piano della crociera superiore nario. Col Settecento, attorno agli anni ‘20, si realizza lo scalone monumentale su progetto dell’ingegner Giovanni Antonio Sevalle e, tra il 1763 e il 1767, la chiesa a pianta centrale coperta da cupola su progetto dell’architetto Filippo Castelli; le maniche subiscono interventi che ne variano più o meno profondamente l’aspetto. 13 L’antico Ospedale del Castellamonte La costruzione di un complesso così vasto richiede molto tempo. A dirigere i lavori troviamo nuovi personaggi che in vario modo modificano il progetto origi- La farmacia in una fotografia degli anni ‘30 del Novecento 14 La trasformazione è tale che si giunge addirittura a demolire opere precedentemente realizzate, come nel caso del settecentesco teatro anatomico dell’architetto Bernardo Vittone. Tra quanto il tempo ha conservato e tramandato merita certamente di essere citata la farmacia con i suoi stupendi arredi settecenteschi. Il diritto all’epoca acquisito tanto per il servitio publico che delli poveri del med.mo Osp.le porta all’apertura sulla strada di un vano che taglia a metà un’antica finestra. L’evolversi della scienza medica e, soprattutto, le nuove tecnologie concorrono nel tempo a far invecchiare la struttura dell’edificio. I grandi saloni delle “crociere”, con la loro lunga sequenza di malati uno vicino all’altro, sono ormai irrimediabilmente superati e l’Ospedale è progressivamente abbandonato. Altre istituzioni vengono a coabitare. Inizia, nel 1936, l’Università degli Studi di Torino con l’Istituto e il Museo di Zoologia che, precedentemente collocato a Palazzo Carignano - l’antico “palazzo dei musei scientifici” pensato e voluto da Quintino Sella - deve far spazio al Museo del Risorgimento. Segue, sul lato di via San Massimo, il Museo di Mineralogia. Gli anni ‘70 del Novecento aprono nuove prospettive ai saloni ormai fatiscenti e inutilizzati: la Regione Piemonte avvia un vasto programma di recupero dell’edificio che cambia destinazione d’uso diventando la sede dell’appena nato Museo Regionale di Scienze Naturali. L’opera di restauro e di rifunzionalizzazione, iniziata nel 1980, vede il coinvolgimento di alcuni docenti e loro collaboratori della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. A lato. Lo stemma dell’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista e della Città di Torino sulla volta della farmacia In basso. La farmacia nell’attuale utilizzo di bookshop del Museo L’antico Ospedale del Castellamonte 15 Frontespizio del diciannovesimo volume della Raccolta di leggi, decreti,… contenente il decreto napoleonico del 7 giugno 1805. Archivio di Stato di Torino, Corte 16 Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata Elena Giacobino, Daniele Ormezzano L’evoluzione negli ultimi decenni dei pensieri fondanti sulla visione e sul ruolo dei musei naturalistici ha prodotto un cambiamento di prospettive anche per le collezioni. L’antico insieme - i musei da circa tre secoli raccolgono reperti - di curiosità e pezzi rari che dovevano semplicemente stupire il visitatore ha lasciato man mano spazio al reperto che suscita interesse, e poi al testimone della grande varietà che la natura ha prodotto con l’evoluzione. Le collezioni, quindi, sono oggi, dopo la Conferenza Internazionale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, il grande archivio della biodiversità. Questa nuova chiave di lettura delle collezioni comporta per i musei di storia naturale la capacità di assumere un ruolo più alto, ossia “quello di diffondere il pensiero scientifico a livello dei grandi problemi e non a livello delle nozioni”. A tal fine è significativo citare le parole dell’illustre museologo inglese Peter Davis che, nel volume “Musei e ambiente naturale, il ruolo dei musei di storia naturale nella conservazione della biodiversità”, evidenzia la nuova missione con queste parole: La maggior parte dei musei di storia naturale è oggi in grado di riconoscere nelle collezioni una risorsa fondamentale per la salvaguardia del patrimonio naturalistico del pianeta (…) e svolgere un ruolo attivo nella conservazione della biodiversità. Data la chiave di lettura, diamo spazio al racconto di cosa siano le collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali, di come si siano formate nel tempo e quale sia la loro organizzazione. A titolo di premessa si evidenzia come la realtà delle collezioni, dal punto di vista amministrativo, sia duplice: un nucleo più antico, scientificamente e storicamente rilevante, di proprietà dell’Università di Torino e gestito dal Museo a seguito di convenzione e un nucleo recente di proprietà della Regione Piemonte, frutto di campagne di raccolta e scavo, acquisti e donazioni che hanno integrato e completato il patrimonio storico o creato ex novo collezioni, come avvenuto per quelle botaniche. Come per la storia dell’edificio, anche le collezioni hanno le loro radici nel- la Torino settecentesca. Carlo Emanuele III nel 1739, su progetto del professore di anatomia Gian Battista Bianchi, dà vita ad un Museo di Storia Naturale presso il Palazzo dell’Università in via Po. Nello stesso periodo l’Accademia delle Scienze istituisce un Gabinetto di Storia Naturale. In una Torino non più sabauda, ma città dell’Impero, Napoleone I con decreto imperiale del 7 giugno 1805 unifica In alto. La parte iniziale del decreto napoleonico con la data del 18 pratile anno 13, secondo il calendario rivoluzionario francese In basso. Il passo in cui si evidenzia che i musei di storia naturale… sono riuniti all’Università 17 Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata queste istituzioni. La sede viene posta nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze, ex Collegio dei Nobili. A dirigere il nuovo museo due autorità scientifiche, i direttori delle scuole universitarie di mineralogia e zoologia, Stefano Borson e Franco Andrea Bonelli. Risale a questo periodo il catalogo in cui sono elencati tanto minerali e rocce quanto pietre da costruzione e fossili e le specie, come l’aquila o l’usignolo dedicate al Bonelli ornitologo, entomologo e allievo di Lamark, di cui seguì le idee evoluzionistiche. Alla morte di Bonelli nel 1830 e due anni dopo di Borson succedono nella direzione Giuseppe Gené e Angelo Sismonda. Quest’ultimo gode di notevole considerazione anche da parte della famiglia reale, al punto che Carlo Alberto lo nomina precettore dei principi Vittorio Emanuele e Ferdinando. Col Sismonda si ha il maggior incremento delle collezioni geo-paleontologiche, che rendono il Museo il più importante in Italia e tra i primi in Europa. Successore del Gené è Filippo De Filippi, tra i primi sostenitori della teoria darwiniana in Italia. Egli avvia la sezione di anatomia comparata e arricchisce le collezioni zoologiche di materiali rari derivanti anche dalla sua partecipazione alla spedizione in Persia nel 1862 e al viaggio Le sale del Museo storico di Zoologia nell’allestimento di via Accademia Albertina 18 di circumnavigazione del globo a bordo della “Magenta” tra il 1865 e il 1867. Nel 1874 le collezioni di zoologia e di anatomia comparata si trasferiscono al primo piano di Palazzo Carignano. Seguono, nel 1878, le collezioni di fossili, rocce e minerali. Nello stesso anno, con l’istituzione della cattedra di Geologia, i fossili e la maggior parte delle rocce vengono separate dai minerali. Si formano così tre entità distinte con storie separate, il Museo di Zoologia e di Anatomia comparata, il Museo di Mineralogia e quello di Geologia e Paleontologia, diretti ciascuno dal proprio cattedratico: Michele Lessona, Giorgio Spezia e Bartolomeo Gastaldi. Il Museo di Zoologia, dapprima con il Lessona e successivamente con Lorenzo Camerano, diviene noto in tutto il mondo come centro di ricerche e di studi grazie anche all’opera dell’entomologo Ermanno Giglio-Tos e dell’ornitologo Tommaso Salvadori. L’epoca degli esploratori e dei viaggiatori vede un forte arricchimento delle collezioni grazie agli esemplari giunti dai viaggi nell’America Latina di Alfredo Borelli ed Enrico Festa e dalle spedizioni nel Mare Artico e al Ruwenzori del Duca degli Abruzzi. Quest’ultimo, nel corso della spedizione al Polo Nord con la “Stella Po- lare”, iniziata nel 1899, arricchisce di importanti reperti anche il Museo di Mineralogia, all’epoca diretto da Giorgio Spezia, antesignano della mineralogia sperimentale in Italia per le sue ricerche sulla solubilità dei minerali, in particolare il quarzo. Negli stessi anni le collezioni geologiche e paleontologiche vedono l’ingresso di alcune importanti raccolte come quella di molluschi di Luigi Bellardi e Federico Sacco, illustrata da una monumentale monografia in trenta volumi con ricco apparato iconografico, opera ancor oggi fondamentale per lo studio di questo gruppo sistematico. Altrettanto scientificamente rilevanti quella di fossili della collina torinese di Luigi di Rovasenda e quella di rocce e fossili dell’Italia centrale e della Libia di Carlo Fabrizio Parona, direttore per oltre quarant’anni del Museo di Geologia e Paleontologia. Con il Novecento la maggior parte dell’attività si concretizza, però, più che nell’arricchimento delle collezioni, negli studi sperimentali e nell’attività di laboratorio causando un progressivo rallentamento degli incrementi delle raccolte, seppur con qualche eccezione come nel caso del direttore del Museo mineralogico Emilio Repossi che fece pervenire bellissimi cristalli di vesuviana, epidoto, diopside e granati della Val d’Ala, veri e propri vanti per l’istituzione. Nel 1936 i Musei di Zoologia e Anatomia comparata e di Mineralogia vengono trasferiti in alcuni locali dell’Ospedale di San Giovanni Battista. Il Museo di Geologia e Paleontologia resta a Palazzo Carignano, dove ancora si trova, ultimo testimone della museologia naturalistica ottocentesca torinese. Il venir meno dell’interesse per le collezioni si amplifica con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. I ripetuti bombardamenti su Torino, a partire dal giugno del 1940, causano gravi danni ai palazzi e alle collezioni naturalistiche. Le bombe e gli spezzoni incendiari che danneggiano la città non risparmiano le sedi In alto. Ricostruzione dell’aspetto in vita di gliptodonte (Glyptdon clavipes) nella crociera del piano terra In basso. Lo scheletro fossile di Glyptdon clavipes nelle collezioni del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Torino a Palazzo Carignano in una fotografia del 1977 Botanica, gestisce esclusivamente reperti di proprietà regionale. Rinascono così le attività di conservazione, catalogazione e valorizzazione con studi e pubblicazioni. Queste riportano l’ingente patrimonio di esemplari e di “tipi”, cioè i reperti su cui è avvenuta per la prima volta la descrizione della specie, all’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. 19 Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata museali, dove le perdite di esemplari unici o scientificamente rilevanti si sommano a quelle relative a documenti d’archivio, libri e informazioni sulle collezioni. Nel 1978, in un clima di attenzione per l’ambiente e di rinnovato interesse per le collezioni naturalistiche, la Regione Piemonte istituisce il Museo Regionale di Scienze Naturali che, sulla base delle indicazioni fornite dalla convenzione stipulata con l’Università, diviene il naturale erede nella gestione delle collezioni storiche. L’edificio scelto, l’antico Ospedale di San Giovanni Battista, già sede dei musei zoologico e mineralogico, ridona alle raccolte naturalistiche universitarie quell’unità a lungo inseguita. Per meglio adempiere alle finalità istituzionali, con Regolamento del Consiglio regionale del 17 aprile 1980, la struttura dell’istituzione viene articolata in macroaree rispettivamente dedicate a: Conservazione e ricerca, Museologia e didattica e Informazione e documentazione. La prima a sua volta è organizzata in cinque sezioni: quattro di queste, Entomologia, Mineralogia - Petrografia e Geologia, Paleontologia e Zoologia gestiscono sia le collezioni storiche dell’Università sia i nuovi apporti di proprietà regionale, la quinta, la sezione di Iris “Giardino Rea”, Maria Rita Stirpe, acquarello su carta, 2008 Nella pagina a fianco. In alto a sinistra. Giardino Botanico Rea: prato della collezione di Iris e serre In alto a destra. Fuchsia ‘Lambada’ [collezione di fuchsie spontanee e storia degli ibridi ornamentali del Giardino Botanico Rea] 20 Sezione di Botanica Tra i materiali che la sezione conserva, emergono l’erbario di Giacinto Abbà, quello donato dagli eredi di Alfonso Sella, la cospicua raccolta di flora del Piemonte rappresentata da spermatofite, pteridofite, briofite e licheni e un ricco erbario di flora mondiale. Dal 1989 la sezione ha la responsabilità scientifica del Giardino Botanico Rea, a Trana in Val Sangone, ove è rappresentata la varietà di forme vegetali sviluppatasi attraverso l’evoluzione e gli adattamenti delle piante nei diversi ecosistemi del mondo. Nel Giardino sono presenti in vivo significative collezioni di piante succulente, di piante carnivore, di felci, iris e fuchsie. L’attività di ricerca attualmente sviluppata riguarda la flora spontanea del Piemonte, con raccolte sul campo e recupero di dati storici per la banca dati della biodiversità floristica delle Alpi, e la progettazione di nuove modalità di divulgazione botanica, materia in genere assai poco rappresentata negli spazi museali. In basso a sinistra. Nepenthes sanguinea nella serra tropicale [collezione di piante carnivore esotiche del Giardino Botanico Rea] In basso a destra. Esemplare dell’Erbario MRSN, collezione Lanza Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata 21 A lato. Cassetta entomologica della collezione storica Massimiliano Spinola con coleotteri dinastidi In basso. Cassetta entomologica della collezione storica Ermanno Giglio-Tos con mantidi 22 Sezione di Entomologia Il nucleo più importante delle collezioni storiche è costituito dalle antiche raccolte, ricche di “tipi”, di Flaminio Baudi di Selve, circa 90.000 esemplari di coleotteri, di Ferdinando di Breme, comprendente parte della collezione Dejean, con coleotteri provenienti da tutto il mondo e di Ermanno Giglio-Tos con ortotteri e mantoidei. L’ottocentesca collezione di Massimiliano Spinola rappresenta un caso felice ed emblematico di sinergia tra Museo regionale e Università per la conservazione e la valorizzazione di importanti raccolte storiche. Nel 1858 i nipoti dello Spinola inviano al direttore del Museo di Zoologia, Filippo De Filippi, la parte di imenotteri con incarico di vendita. Il De Filippi l’acquista l’anno stesso per il suo museo. Il restante nucleo, coleotteri ed emitteri, rimane in mano alla famiglia. Nel 1979 la Regione Piemonte, acquisendolo, rende possibile nel Museo regionale dopo 122 anni l’unità organica originaria della Collezione Spinola, come ben evidenzia Pietro Passerin d’Entrevès nella guida alla mostra del 1980. Tra le collezioni recenti, oltre ai risultati di campagne di ricerca e di raccolta svolte in particolare nelle isole del Mediterraneo, meritano citazione la collezione Bordon di insetti sudamericani, Hartig di lepidotteri del mondo, Pagliano di imenotteri e Zunino di scarabeidi. Nella pagina a fianco. Cassetta entomologica con lepidotteri notturni e diurni, parte dell’ultimo acquisto di collezioni a scopo ostensivo per il c.d. “XIV Lotto” Le collezioni entomologiche del MRSN 23 In alto. Quarzo ialino in cristalli prismatici con terminazioni a scettro in quarzo ametista proveniente dalla Denny Mountain, Stato di Washington, Stati Uniti d’America In basso. Berillo varietà acquamarina in cristalli prismatici su muscovite. Chumar-Bakar, Nagar, Pakistan 24 Sezione di Mineralogia, Petrografia e Geologia La sezione, accanto alle collezioni storiche universitarie e a quelle regionali, si è recentemente arricchita con la donazione delle raccolte del Museo di Geologia e Giacimentologia del Politecnico di Torino. Tra i campioni più significativi conservati si segnalano i minerali provenienti dalle miniere di Brosso e di Traversella nel Canavese, dalla Val d’Ala, dall’Ossola e dal Vesuvio. Altrettanto importanti sono le collezioni di meteoriti, di gemme e di materiali lapidei lavorati. Nel settore petrografico sono di rilievo le campionature dei tunnel del Frejus, il primo traforo delle Alpi, e del Monte Bianco, le collezioni di rocce della Libia provenienti dalla spedizione italiana in Tripolitania, della Sardegna raccolta a metà dell’Ottocento da Alberto Ferrero Della Marmora, dell’Egitto e delle Alpi Occidentali. L’attività di ricerca della sezione interessa la mineralogia e la geologia della Valsesia e dell’Astigiano meridionale, la caratterizzazione e l’impiego delle pietre ornamentali e le meteoriti storiche conservate in museo. In alto. Diamante su supporto con graffa in argento e basetta con cartellino storico originale. L’esemplare, proveniente dalle miniere del Sudafrica, fu donato dal Cav. Falco al Museo di Mineralogia e Petrografia dell’Università di Torino nella seconda metà del XIX secolo 25 Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata In basso. Oro in dendriti e lamine con andamento arborescente nella quarzite. Campione proveniente dal filone Fenillaz della miniera di Brusson in Valle d’Aosta In alto. La tartaruga d’acqua dolce Tryonix cf. capellinii dei livelli eocenici della Purga di Bolca, nei pressi di Verona In basso. Il coccodrillo Crocodilus bolcensis degli strati della Purga di Bolca. Questo esemplare fu acquistato all’Esposizione Nazionale di Torino nel 1884 dall’allora direttore Carlo Fabrizio Parona 26 Sezione di Paleontologia Le collezioni di fossili della sezione sono ricche di campioni di importanza storica e scientifica. I crani di cervo megacero e di bisonte ritrovati nel 1776 e descritti da Stefano Borson sono da considerarsi tra i primi vertebrati giunti in museo. Nel tempo si formano altre raccolte: gli antracoteri, lontani parenti di ippopotami e cinghiali, dell’Oligocene di Cadibona descritti dal grande scienziato George Cuvier, le forme plioceniche sia terrestri - rinoceronti, mastodonti, zigolofodonti, elefanti, cervidi - sia marine come i sirenidi e i numerosi cetacei e i quaternari orsi delle caverne dalle grotte del Cuneese. Dall’America meridionale sono giunti gli scheletri di gliptodonte e di megaterio, parenti di armadilli e bradipi, i cui resti tanto colpirono Charles Darwin nel suo viaggio a bordo del Beagle. Altrettanto importanti sono le collezioni di invertebrati: le ammoniti, le rudiste mesozoiche della Parona e i molluschi terziari della Bellardi e Sacco, tutte ricchissime di “tipi”. Nella collezione costituita attraverso campagne di scavo del Museo sono di rilievo le ammoniti dei dintorni di Bayeux, i pesci di Pecetto di Valenza, i molluschi pliocenici dell’area astigiana, i resti di un sirenide di Nizza Monferrato e lo scheletro di rinoceronte ritrovato non lontano da Roatto. Il Museo ha inoltre acquisito molti esemplari fossili e alcuni modelli di dinosauri, i cui originali sono stati recentemente rinvenuti in Argentina. In alto. Le collezioni di molluschi nelle antiche cassettiere degli anni ‘70 dell’Ottocento del Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università a Palazzo Carignano A sinistra. I pesci di Pecetto di Valenza Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata 27 In alto. L’alca impenne in una tavola del volume “A natural history of birds” di George Edwards della seconda metà del Settecento 28 In basso. L’alca impenne (Pinguinus impennis) nella vetrina degli animali estinti nel Museo storico di Zoologia. In primo piano è visibile una coppia di huia (Heteralocha acutirostris), passeriforme neozelandese estintosi all’inizio del Novecento Sezione di Zoologia Le preziose collezioni storiche conservate derivano per lo più da viaggi e da spedizioni di esploratori dell’Ottocento. Tra le raccolte di mammiferi, di uccelli, di rettili e di anfibi figurano diversi campioni appartenenti a specie rare e numerosi “tipi”. Di grande valore scientifico sono inoltre i reperti di animali estinti, tra cui l’alca impenne, l’emù nero, il macroscinco di Capoverde, il quagga e il tilacino. Tre celacanti, pesci arcaici del Canale di Mozambico la cui presenza è assai rara nei musei naturalistici, arricchiscono la collezione di pesci. Questi esemplari sono stati donati al museo alla fine degli anni ‘70 del Novecento. Nell’ambito dei programmi di ricerca della sezione è rilevante l’attività finalizzata allo studio e alla conservazione degli anfibi, dei rettili e dei mammiferi del Madagascar. Interessanti risultano anche gli studi sulla salamandra di Lanza, endemica delle Alpi Cozie, con particolare riferimento alla sua conservazione. A lato. Sala espositiva della crociera al piano terra con, in primo piano, l’esemplare CN-M40 di lupo (Canis lupus) trovato morto per aggressione di suoi simili nel marzo 2010 in Valle Gesso, Vallone Desertetto In basso. Coppia di alci (Alces alces) nel Museo storico di Zoologia Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata 29 In alto. Bruco e adulto di sfinge testa di morto (Acherontia atropos) in una tavola a colori del “Curtis’ British entomology” del 1824 In basso. La sala lettura della Biblioteca del MRSN 30 Oltre le collezioni… La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva Ermanno De Biaggi, Elena Giacobino, Daniele Ormezzano Se alla parola museo normalmente si associano le collezioni, sarebbe grave dimenticanza non considerare altri settori dove la conoscenza ha la sua materia prima, i libri, e la funzione di educazione e divulgazione scientifica assume caratteristiche tali da rendere il museo particolarmente adatto al pubblico di età scolare, la didattica. La Biblioteca del Museo regionale è il punto di riferimento della macroarea Informazione e documentazione. Aperta al pubblico dal 1993, possiede circa 14.000 monografie e un migliaio di riviste nell’ambito delle scienze naturali, prevalentemente a livello specialistico. Il suo patrimonio librario, oltre alle pubblicazioni moderne, comprende un fondo antico di grande valore, appartenuto al marchese Spinola, in cui sono presenti più di 6.000 titoli tra volumi, riviste e miscellanee, tra cui la “Description de l’Egypte”, i resoconti dei viaggi di Ramusio, di Imperiale e di Cook, e la raccolta completa del “Curtis’s Botanical Magazi- ne”. Integrata nel Sistema Bibliografico Nazionale vede tutte le sue pubblicazioni moderne inserite nel catalogo on-line Librinlinea, nell’Indice nazionale SBN e nel Catalogo dei periodici italiani ACNP. Il materiale bibliografico è consultabile e, grazie all’ausilio di repertori bibliografici in rete, il lettore può ottenere una grande quantità di informazioni anche su documentazione esterna alla biblioteca. La Museologia e didattica può essere considerata come la parte di Museo Attività di laboratorio didattico nella sala dell’Arca. Sullo sfondo lo scheletro di balenottera spiaggiata a Bordighera nel 1844 31 Descrivere l’attività espositiva del Museo regionale è ripercorrere le molte occasioni in cui i tesori nascosti delle collezioni sono stati mostrati al pubblico. È il 1980 quando le allora recenti acquisizioni dei celacanti e della collezione Spinola di insetti diventano mostre. Poi l’attività espositiva si libra sulle ali di Lepidoptera, si presenta col pesante passo dei grandi dinosauri cinesi in Mamenchi e Tsintao, per alternarsi con Amphibia e Licheni, Pietre figurate & minerali in Piemonte, Primates: Noi e le scimmie, senza dimenticare un’incursione nell’immaginario con Zoologia Fantastica. La riapertura nel 2000 dello storico Museo di Zoologia e l’allestimento della sala dell’Arca hanno reso fruibili in modo permanente parte delle collezioni zoologiche, l’esposizione Gioielli nella roccia ha reso visibili cristalli di grande valore estetico, il ricco calendario di mostre temporanee ha permesso la continua riscoperta di collezioni con le esposizioni Insecta. Scienza e arte tra forme e colori e Minerali. Storie di minerali e riflessi di cristalli al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Ultima citazione, doverosa in quanto aperta nello stesso periodo della mostra al Consiglio regionale, l’importante esposizione in occasione dell’Anno In- Oltre le collezioni... La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva espressamente legata al pubblico. Le scelte del linguaggio espositivo, la mediazione e la modulazione per gli utenti delle diverse fasce di età, l’articolazione del percorso con una particolare attenzione per i disabili e i portatori di handicap visivo, per i quali sono previsti percorsi tattili e didascalie in braille, sono solo alcuni dei tanti ambiti in cui opera questa macroarea. Centro propulsore è la Sezione Didattica con gli oltre 80.000 studenti che ogni anno partecipano alle attività proposte. La struttura, attiva dal 1996, ha sviluppato modelli originali di informazione e di coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado e delle famiglie sulle tematiche delle scienze naturali. Le attività didattiche proposte al Museo, al Giardino Botanico Rea, nelle scuole e presso le sezioni ospedaliere della Regione sono articolate e spaziano dai laboratori didattici ai percorsi naturalistici, dalle visite guidate alle conferenze e ai corsi di formazione per gli insegnanti, dalla realizzazione di mostre alla produzione di sussidi didattici. Parallelamente è attiva un’intensa collaborazione e interazione con l’Università di Torino e altre istituzioni culturali, realtà museali e parchi regionali volta alla progettazione di percorsi interdisciplinari. Andrea Bruno, sala dell’Arca, 2000. La struttura espositiva rievoca la stiva di una nave in cui si incontrano le varietà dei viventi 32 A lato. La sezione fotografica della mostra temporanea Insecta. Scienza e arte fra forme e colori allestita al Museo Regionale di Scienze Naturali dal 14 aprile al 31 agosto 2007 In basso. La sala d’ingresso alla mostra temporanea Mineralia con i cristalli “giganti” dell’Arkansas e del Brasile. Sullo sfondo alcuni dei pannelli dedicati alle vicende storiche delle collezioni Oltre le collezioni... La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva 33 La sintesi tematica della mostra I tempi stanno cambiando, riproposta nell’atrio affrescato di accesso alla crociera superiore 34 ternazionale della Biodiversità, Un futuro diverso. Salvare la biodiversità per salvare il pianeta che prosegue il filone sulla natura e il suo rapporto con l’uomo iniziato con I tempi stanno cambiando. Come varia il clima: conoscenze attuali e scenari futuri e La scimmia nuda. Storia naturale dell’umanità. Su queste tematiche si inserisce il nuovo allestimento permanente di prossima realizzazione negli spazi espositivi della crociera al piano terra, il c.d. “XIV Lotto”, progettato da un gruppo di esperti a livello europeo con il coordinamento scientifico di Giorgio Celli. L’allestimento in progetto intende comunicare le riflessioni più significative maturate nell’ambito delle scienze biologiche e naturali e prefigura l’esposizione stessa quale elemento integrato dell’identità del Museo, capace di restituire ai cittadini la fruizione del patrimonio di reperti conservati nel corso del tempo, comunicare le dimensioni storiche e attuali della ricerca, costituire un fattore di supporto allo svolgimento dei programmi educativi e, più in generale, rappresentare uno spazio di dialogo tra il Museo e la comunità. L’allestimento si articola in tre sezioni: La diversità della natura La diversità costituisce un aspetto eclatante della natura e come tale suscita da sempre attenzione e meraviglia. Interessa il mondo vivente e non vivente in una varietà di forme, strutture, colori, dimensioni. Pervade i diversi habitat del pianeta, si esprime in termini di comportamenti e di modi di vita, assume caratteristiche diverse nelle differenti aree geografiche. Indagare tale diversità, individuando somiglianze e differenze, scoprire e descrivere nuove forme, organizzarle in categorie funzionali e costruire sistemi di classificazione alla ricerca di un ‘‘ordine’’, più o meno naturale, costituiscono da sempre attività del genere umano e rappresentano il fondamento delle scienze naturali. È a tale aspetto delle relazioni tra l’uomo e la natura che è dedicata la prima sezione del percorso: un viaggio nella diversità così come rappresentata dalle straordinarie collezioni del Museo. Le storie della vita Articolata in due sottosezioni, “Le origini della diversità” e “Selezione, adattamenti, evoluzione”, la sezione occupa due aree dedicate rispettivamente alle dinamiche dell’evoluzione e alle sue basi genetiche, intrecciando, attraverso l’esposizione di reperti, immagini ed exhibit interattivi, contenuti di carattere storico e scientifico. Chiave di lettura della straordinaria diversità della vita è il viaggio di Charles Darwin, ripercorso attraverso una proiezione che permette di seguire la rotta del Beagle e nel contempo lo sviluppo delle sue ipotesi scientifiche. I concetti di selezione artificiale, selezione naturale e selezione sessuale, nonché il significato di adattamento all’ambiente e i meccanismi dell’evoluzione sono esplorabili con postazioni interattive. Un mondo di relazioni. La foresta del Madagascar Dedicata a illustrare le complesse relazioni tra gli organismi viventi e i loro Le storie della vita Planimetria con in colore le aree tematiche sviluppate nel c.d. “XIV Lotto” 35 Oltre le collezioni... La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva La diversità della natura Le origini della diversità Selezione, adattamenti, evoluzione Un mondo di relazioni. La foresta del Madagascar Rendering del c.d. “XIV Lotto”. In alto la sala “La diversità della natura” e suo particolare; in basso a sinistra la sezione “Le origini della diversità”, a destra la sala “Un mondo di relazioni. La foresta del Madagascar” 36 ambienti, la sezione presenta il confronto fra tre ecosistemi profondamente diversi: la foresta pluviale del Madagascar, il campo coltivato e la città. I visitatori possono immergersi nella ricostruzione di una porzione di foresta pluviale del Madagascar, con riproduzioni vegetali, inserti di elementi viventi, reperti naturalistici e modelli di piante e di animali. Ambiente tra i più ricchi al mondo in termini di biodiversità, la foresta costituisce un esempio paradigmatico non solo della straordinaria varietà di specie ed esemplari tipici di questo ecosistema, ma delle relazioni tra la vita e la storia geologica del territorio e delle complesse dinamiche che legano l’uomo e l’ambiente. Sezioni longitudinali sull’asse infermeria chiesa e sull’asse androne carraio - cortile di levante, secondo il progetto originario Pensando al domani 37 L’allestimento del cosiddetto “XIV Lotto” sul tema della “Storia della natura”, non è il solo progetto per il futuro del Museo Regionale di Scienze Naturali. Negli ultimi anni l’attività di recupero e di rifunzionalizzazione della struttura è proseguita mediante l’esecuzione progressiva di interventi puntuali e mirati. I criteri guida sono stati, da un lato, le esigenze tecniche, ambientali, dimensionali e organizzative delle singole sezioni di attività in cui si articola il Museo; dall’altro, gli aspetti organizzativi e logistici complessivi al fine di ottimizzare la funzionalità della struttura con quella delle singole attività. Questo processo ha tenuto conto sia della storia e delle caratteristiche dell’edificio sia del nuovo progetto museologico, museografico e gestionale del Museo (cfr. Il processo di ripensamento strategico del Museo). Pensando al domani Ermanno De Biaggi 38 I lavori in corso e le destinazioni Ermanno De Biaggi Per meglio seguire il complesso delle attività di recupero e di rifunzionalizzazione del Palazzo, si riporta, in una sorta di visita dai sotteranei a salire, gli interventi di dettaglio per le varie aree. Il piano interrato è stato già in parte recuperato in questi ultimi anni per attività espositive temporanee, depositi, archivi e impianti tecnologici, aree per movimentazione di materiali, attrezzature e reperti. È previsto che ospiti, sul lato di via San Massimo, le collezioni della Sezione di Mineralogia, Petrografia e Geologia, già ricollocata nella quasi globalità, e, sul lato est di via Giolitti, un’esposizione permanente a tema, ancora in fase di progetto. Sono inoltre in corso i lavori per collocarvi le collezioni della Sezione di Paleontologia, tuttora a Palazzo Carignano. I locali al piano seminterrato della manica di via Accademia Albertina sono stati oggetto di un primo intervento di pulizia e di manutenzione e ospitano provvisoriamente le collezioni in alcool del Museo: invertebrati, ad esclusione degli insetti, pesci, anfibi, rettili, mammiferi chirotteri e insettivori. Con la realizzazione del nuovo ingresso da piazza Valdo Fusi (cfr. Strategie per il futuro) è previsto in questi spazi l’allestimento dei servizi di accoglienza, biglietteria, vendita di libri e di altri materiali, e una mostra illustrativa della storia del Palazzo e del Museo con presentazione dei progetti realizzati, di quelli in previsione e dello stato di avanzamento dei lavori. Il piano terra, dove attualmente si trova l’ingresso del Museo al n. civico 36 di via Giolitti, ospita, nella manica di via Accademia Albertina, le esposizioni permanenti del Museo storico di Zoologia (progetto in corso di riorganizzazione da parte del personale interno), nel braccio ovest della crociera la sala dell’Arca, nel porticato chiuso della sezione est della manica di via Giolitti la sala di minerali “Gioielli nella Roccia” e in quello ovest della stessa manica la mostra “Tassidermia”. I locali affacciati su via Giolitti contengono nella sezione ovest servizi, tecnologie e depositi, mentre nella sezione est laboratori, aule didattiche e l’antica farmacia settecentesca ancora completa degli arredi lignei originari, oggi adibita a bookshop. Altri laboratori e aule didattiche sono stati organizzati nei locali affacciati sul cortile dell’“Accettazione” e sul cortile della “Cucina”. Gli spazi del c.d. “XIV Lotto”, braccio nord e brac- cio est della crociera e manica di via San Massimo, in attesa che venga realizzato il nuovo allestimento permanente, ospitano mostre temporanee ed eventi. Dei quattro cortili, quello a nord/est detto della “Farmacia” è stato restaurato: svolge funzioni di accoglienza, relax e ospita spettacoli, eventi e rassegne, tra cui “Museosera”. Il cortile a nord/ovest detto dell’“Accettazione” è attualmente uno spazio di servizio utilizzato come parcheggio, deposito e movimentazione di materiali e di attrezzature. Sono di prossima realizzazione interventi di restauro delle facciate, degli infissi e della pavimentazione; questo cortile è destinato a spazio di accoglienza e relax con struttura coperta della caffetteria del Museo che sarà collocata nella adiacente manica di via Accademia Albertina. Il cortile a sud/est, detto della “Lavanderia”, è attualmente utilizzato come deposito e per la movimentazione di materiali e attrezzature; è destinato a parcheggio e alla movimentazione di materiali. Il cortile a sud/ovest detto della “Cucina” è attualmente adibito a deposito ed è destinato ad ospitare uno spazio verde con funzioni ricreative collegato con la struttura per l’accoglienza dei bambini prevista al piano terra, nell’adiacente manica di via Accademia Albertina (sezione sud). I locali dalla manica di via San Mas- generale) è ora utilizzata per attività espositive temporanee e per eventi e manifestazioni. È in fase di redazione il progetto per il suo impiego quale deposito ed esposizione della collezione ornitologica e oologica (bracci est e ovest). A tal fine sono stati restaurati arredi (vetrine) settecenteschi ove collocare alcune collezioni; il braccio sud è destinato a ospitare la collezione di preparati anatomici, mentre il braccio nord sarà mantenuto libero per essere impiegato per mostre temporanee ed eventi. La manica di via San Massimo - anch’essa liberata dai materiali e dai reperti in essa accumulati - è stata oggetto, nel 2009, di un primo intervento di manutenzione delle pareti murarie e della pavimentazione. Tale spazio è ora temporaneamente impiegato quale deposito e laboratorio per il restauro dei reperti dei vertebrati (mammiferi e collezione osteologica) ed è destinato ad ospitare le collezioni dei vertebrati (pesci, anfibi, rettili e mammiferi). La manica di via Accademia Albertina, recentemente affidata alla gestione del Museo, è oggetto di un progressivo intervento di recupero che ha già visto la rimozione di impianti, arredi e attrezzature obsolete e di alcuni setti murari. Il progetto prevede la liberazione dell’intera manica da tali strutture provvisorie per organizzarvi il deposito e l’esposizione delle collezioni botaniche e di invertebrati; i locali affacciati sui cortili dell’“Accettazione” e della “Cucina” saranno recuperati come uffici e laboratori, mentre l’ex biblioteca del citato Dipartimento sarà riorganizzata e arredata come studio di conservatori e ospiterà il Fondo Roberto Malaroda, recentemente donato al Museo. Nella sezione più meridionale della manica di via Accademia Albertina accessibile dal numero civico 17 e sviluppata su sei piani, richiesta in concessione all’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni Battista” di Torino, si potranno riorganizzare tutti gli spazi e i servizi necessari per le attività didattiche (accoglienza, depositi, uffici, laboratori, aule) e al sesto piano verrà realizzata una foresteria dove ospitare gruppi e scolaresche per stage formativi e una struttura per il soggiorno (giornaliero) dei bambini che potranno svolgere attività ludiche ed educative, a contatto con i reperti conservati nel Museo. L’ex Aula Magna del Dipartimento, collocata al quinto piano, sarà recuperata sia per attività didattiche sia per incontri e conferenze. La possibilità di accedere indipendentemente a tale porzione di edifico consentirà di ospitare in alcuni locali la sede di associazioni e di gruppi che collaborano con il Museo. 39 Pensando al domani: i lavori in corso e le destinazioni simo prospicienti il cortile sud/est detto della “Lavanderia” - attualmente destinati a deposito - ospiteranno laboratori e studi di tassidermia e di preparazione e restauro dei reperti organici, la cui gestione è prevista in collaborazione con l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. Il piano primo della manica di via Giolitti, ristrutturata negli anni ’90, ospita gli uffici della Direzione, quelli amministrativi e tecnici e la Biblioteca. Recenti lavori hanno consentito di recuperare i locali collocati allo stesso livello e situati al piano ammezzato della manica di via Accademia Albertina affacciati sui cortili dell’“Accettazione” e della “Cucina” per destinarli rispettivamente a uffici collegati alla Direzione (Comunicazione, Amministrativi, ecc.) e a sede del Laboratorio Ecomusei. Al piano secondo, nella manica di via Giolitti, ristrutturata negli anni ’90, sono ospitati gli uffici del personale dipendente (conservatori, tecnici, ecc.) e dei collaboratori che si occupano delle collezioni e delle attività scientifiche, della didattica e dei sistemi informativi; la crociera liberata dai materiali e dai reperti in essa accumulati e oggetto di un primo intervento di recupero nel 2007 e nel 2008 (manutenzione degli intonaci, della pavimentazione e degli infissi e realizzazione dell’impianto elettrico e di illuminazione Planimetrie dei 4 piani del Museo con evidenziate in colore le aree e le loro destinazioni d’uso OR NI SE CO ND O TO LO GI A INVERTEBRATI LEGENDA OG IA PI AN O PREPARATI ANATOMICI OR NI TO L Deposito ed Esposizione / Collezioni MAMMIFERI Mostre permanenti (XIV Lotto - “Storia della natura”) Mostre temporanee Biblioteca 40 PI AN O PR IM O Didattica (Aule, Laboratori) ingresso n°17 ingresso n°15 via Accademia Albertina C FA ORT RM IL AC E D IA EL LA XIV LOTTO tti Gi oli via C AC ORT CE ILE TT D AZ E IO LLA NE ingresso n°36 ANTICA FARMACIA Sala Conferenze Antica Farmacia Ingresso sotterraneo da piazza Valdo Fusi (in progetto) PALEONTOLOGIA Cortili Uffici Direzione, Amministrativi, Comunicazione, Tecnici Studi e Laboratori dei Responsabili delle Sezioni e dei Collaboratori Laboratorio Ecomusei OFFICINA PI AN O IN TE RR AT O via San Massimo CA NA XIV LOTTO AR C DE ORT LL ILE A CU CI XI V LO TT O NATURA DEL PIEMONTE C LA ORT VA IL ND E D ER EL IA LA PI AN O TE RR A via Ca vo ur MUSEO STORICO DI ZOOLOGIA Sezione meridionale della manica di via Accademia Albertina richiesta in concessione all’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni Battista” per collocarvi il complesso dei servizi didattici (accoglienza, uffici, aule, depositi), una foresteria e una struttura per il soggiorno diurno dei bambini. Nota: a seguito della formale concessione di tale sezione, gli spazi al piano terra ora dedicati alle attività didattiche saranno ridestinati a: sala riunioni (locale a fianco cortile della Cucina), caffetteria (locale a fianco cortile della Accettazione), sale lettura (locali a fianco cortile della Farmacia) Magazzini, Locali tecnologici, Officina MINERALOGIA GEOLOGIA PETROGRAFIA Accoglienza, Biglietteria, Guardaroba, Bookshop, Mostra sulla storia del Palazzo e del Museo (in progetto) Luca Dal Pozzolo, Alessandro Bollo, Silvia Urti - Fondazione Fitzcarraldo Dal 2008 il Museo ha intrapreso un percorso di ripensamento strategico che riguarda aspetti molto importanti della vita dei musei quali l’identità, il sistema di funzionamento, il rapporto con il territorio e i pubblici, i modelli organizzativi e gestionali. Tale processo, che ha visto il coinvolgimento attivo della direzione e dello staff del Museo, ha contribuito a segnare la cesura tra il vecchio e il nuovo corso del Museo, fornendo l’occasione di riflettere sull’identità, sugli obiettivi e sulle prospettive per il futuro. La nuova mission del Museo ne rappresenta il principale punto di sintesi. La missione del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino consiste nel conservare, incrementare e valorizzare le collezioni - con la loro storia - al fine di promuovere e diffondere la scoperta, la conoscenza, l’interpretazione, la salvaguardia, l’uso responsabile e il godimento della natura in tutti i suoi aspetti. Gli elementi fondanti della nuova identità fanno quindi leva su una maggiore valorizzazione delle collezioni del Museo, rese ancora più accessibili attraverso percorsi e modalità espositive innovative e moderne, su una maggiore attenzione ai temi dell’accessibilità (fisica, economica e culturale), della divulgazione e dell’apprendimento, cercando di coniugare lo specifico delle collezioni ai grandi temi e ai grandi problemi dell’ambiente, della natura, della società e dell’economia. L’aumento costante di pubblico adulto e scolastico degli ultimi anni (dalle 32.000 visite del 2002 alle 125.000 del 2010) appare comunque indicativo della capacità del Museo di interloquire e coinvolgere pubblici sempre più ampi e diversificati. In prospettiva futura si stima che, con l’inaugurazione del c.d. “XIV Lotto” e con il completo allestimento dei percorsi museali e dei relativi servizi, il pubblico possa ancora aumentare attestandosi su soglie comprese tra le 220.000 e le 300.000 visite. Le politiche e le attività di networking del MRSN si articolano su più livelli in coerenza con le indicazioni programmatiche che chiedono al Museo di intessere un costante dibattito e costruire relazioni di cooperazione con il sistema dei musei scientifici a livello metropolitano, assumendo, inoltre, il ruolo di nodo di riferimento per i musei scientifici del territorio regionale. Per quanta riguarda la governance e l’assetto istituzionale, diventa di fondamentale importanza prevedere una strutturazione forte dell’istituzione che mantenga però agilità e velocità di decisione, data la molteplicità dei fronti d’impegno, ma anche una capacità di sintetizzare e di riportare a logiche coordinate e integrate la vasta pluralità di azioni e di accordi con differenti stakeholders che si renderanno necessari per perseguire la missione individuata. 41 Pensando al domani: il processo di ripensamento strategico del Museo Il processo di ripensamento strategico del Museo Rendering dell’interno della serra/atrio 42 Strategie per il futuro Loris Dadam, Ermanno De Biaggi Nell’ambito del programma di rilancio del ruolo e della funzionalità del Museo Regionale di Scienze Naturali, uno dei problemi affrontati è quello dell’accessibilità e dell’accoglienza che ora si svolge negli angusti, ancorché aulici, spazi che si affacciano al n. 36 di via Giolitti. Lo “Studio di fattibilità”, sviluppato dal Museo Regionale di Scienze Naturali in collaborazione con la Divisione Infrastrutture e Mobilità del Comune di Torino, prevede alcune soluzioni progettuali che individuano piazza Valdo Fusi come la porta di accesso al Museo. Lo studio propone una serie di interventi volti a valorizzare sia il ruolo di piazza, sia quello di spazio dialogante con il contesto e le funzioni delle strutture che vi si affacciano, in particolare con l’antico edificio del Castellamonte. Una serra collocata in piazza Valdo Fusi svolgerà funzioni di area di sosta e di lettura, nonché di accoglienza e di informazione sulle attività museali, diventando l’atrio del Museo. Lo spazio esterno attualmente esistente sarà riprogettato come giardino botanico, riquali- ficando, anche in collaborazione con il mondo scolastico, le parti con aiuole che diventeranno pertanto sede di attività didattiche, formative e scientifiche; le restanti parti aperte ospiteranno strutture con funzione di arredo della piazza che di volta in volta richiameranno le attività in corso al Museo. Dalla serra/atrio, attraverso un percorso che si svilupperà sotto via Accademia Albertina, saranno raggiunti i locali seminterrati dove verranno collocati ulteriori servizi di accoglienza, di informa- zione e di presentazione della storia del Palazzo, nonché delle attività e delle collezioni museali. Da tali locali si accederà quindi alle sale espositive permanenti e temporanee. L’analisi di fattibilità, redatta dallo Studio L. Dadam, verificate tutte le interferenze con la funzionalità del parcheggio sotterraneo, con i sottoservizi e con gli impianti esistenti, ha accertato la realizzabilità tecnica dell’accesso al Museo da piazza Valdo Fusi. Piazza Valdo Fusi e ingresso del Museo nella nuova veste Pensando al domani: strategie per il futuro 43 44 A sinistra in alto e in basso. Rendering della galleria di comunicazione passante sotto via Accademia Albertina A destra. Il parcheggio e l’area progettata come giardino botanico LE COLLEZIONI DEL MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI DI TORINO Collezioni Paleontologiche (250.000 esemplari circa) Collezione sistematica (vertebrati e invertebrati) - PU 7.200 campioni schedati Collezioni minori (circa 320) - PU 42.646 campioni Collezione Bellardi e Sacco - BS (bivalvi) 6.605 campioni - 32.294 esemplari; BS (gasteropodi) - 20.783 campioni 157.289 esemplari Collezione MRSN – 250 campioni Collezioni Zoologiche Collezione MZUT - 415.000 esemplari Collezione MACUT - 7.800 esemplari Collezione MRSN -128.600 esemplari Collezione invertebrati (esclusi molluschi) - MRSN 21.000 esemplari - MZUT 28.000 esemplari Collezioni malacologiche - MRSN 70.000 esemplari - MZUT 330.000 esemplari Collezioni ittiologiche - MRSN 2.500 esemplari - MZUT 15.000 esemplari MACUT 100 esemplari - Specie a rischio di estinzione: Latimeria chalumnae (Celacanto - Oceano indiano occidentale) Collezioni erpetologiche - MRSN 25.000 esemplari - MZUT 12.000 esemplari MACUT 300 esemplari - Specie estinte: Macroscincus coctei (Lagarto o Scinco di cocteaugigante di Capoverde) Collezioni ornitologiche - MRSN 3.000 esemplari - MZUT 20.500 esemplari - MACUT 1.000 esemplari - Specie estinte: Pinguinus impennis (Alca impenne - Oceano atlantico settentrionale), Conuropsis carolinensis (Parrocchetto o Pappagallo della Carolina - America settentrionale), Ectopistes migratorius (Piccione migratore o Colomba migratrice America settentrionale), Heteralocha acutirostris (Huia – Nuova Zelanda), Dromaius ater (Emù nero - Australia, Nuova Zelanda) - Specie a rischio di estinzione: Rhinochetus jubatus (Kagu o Cagou - Nuova Caledonia), Strigops abroptilus (Kakapo - Nuova Zelanda), Nipponia nippon (Ibis crestato giapponese - Giappone, Cina, Corea, Taiwan, Russia) Collezioni teriologiche - MRSN 2.600 esemplari - MZUT 5.500 esemplari MACUT 6.500 esemplari - Specie estinte: Equus quagga (Quagga - Sudafrica), Panthera leo leo (Leone dell’Atlante o di Barberia o Nubiano - Nord Africa), Thylacinus cynocephalus (Tilacino o Lupo marsupiale - Australia e Tasmania), Hydrodamalis gigas (Ritina di Steller - Mare di Bering) - Specie a rischio di estinzione: Rhinoceros sondaicus (Rinoceronte di Giava o della Sonda - Isola di Giava) Collezione oologica - MRSN 8.356 uova e 413 nidi di uccelli nidificanti in Italia Collezioni entomologiche Collezione entomologica - MRSN 4.500.000 esemplari (contenute in circa 6.000 cassette entomologiche), contiene una collezione di insetti in ambra 20 Collezioni storiche - MZUT 386.500 esemplari (contenute in circa 6.000 cassette entomologiche) Collezioni Botaniche (60.000 esemplari) Collezione exsiccata MRSN - 60.000 esemplari di cui: - Spermatofite - 47.000 esemplari - Semi e frutti - 3.000 esemplari - Pteridofite - 3.500 esemplari - Briofite - 4.000 esemplari - Licheni e funghi - 1.500 esemplari Piante vive presso il Giardino Botanico REA di Trana - 2.500 Collezioni mineralogiche (75.238 esemplari) Collezioni geologiche-litologiche del MGPUT - 13.138 campioni (26.884 esemplari) suddivise in 132 Collezioni Collezioni litologiche del MMPUT 4.000 esemplari Collezioni litologiche del MRSN - 3.083 campioni (4.500 esemplari) Collezioni geologiche e giacimentologiche del MGGPT - 4.000 esemplari Collezioni mineralogiche del MMPUT 15.554 esemplari Collezioni mineralogiche del MRSN 20.000 campioni Collezioni mineralogiche del MGPUT 300 esemplari Legenda MRSN - Collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali MZUT - Collezioni del Museo di Zoologia dell’Università degli Studi di Torino MACUT - Collezioni del Museo di Anatomia Comparata dell’Università degli Studi di Torino MGPUT - PU - BS - Collezioni del Museo di Geologia e di Paleontologia dell’Università degli Studi di Torino MMPUT - Collezioni del Museo di Mineralogia e di Petrografia dell’Università degli Studi di Torino MGGPT - Collezioni del Museo di Geologia e di Giacimentologia del Politecnico di Torino 45 46 Bibliografia AA.VV. 1978, Notizie storiche e cenni sulla consistenza delle collezioni dei musei naturalistici universitari di Torino, Torino AA.VV. 1980, L’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista e della Città di Torino (antica sede), Torino AA.VV. 1980, Atti del 2° Congresso dell’A.N.M.S.. Torino, 25 - 27 Maggio 1978, Torino BARRA BAGNASCO M., GIACARDI L. (a cura di) 1999, I due volti del sapere. Centocinquant’anni delle Facoltà di Scienze e di Lettere a Torino, Torino CURLETTI G., GIACOBINO E. (a cura di) 2008, Insecta. Scienza e arte tra forme e colori, Torino DAVIS P. 2001, Musei e ambiente naturale. Il ruolo dei musei di storia naturale nella conservazione della biodiversità, Bologna DE BIAGGI E., GIACOBINO E., ORMEZZANO D. 2008, Le collezioni naturalistiche cittadine. Il Museo Regionale di Scienze Naturali, in “I Musei Scientifici ...I grandi Musei del Piemonte”, Torino ELTER O. ( a cura di) 1980, Il celacanto, Torino GALLO L. M. (a cura di) 2008, Mineralia. Storie di minerali e riflessi di cristalli al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Torino GIACOBINI G. (a cura di) 2003, La memoria della scienza. Musei e collezioni dell’Università di Torino, Torino LOMAGNO P. 2008, Trecento anni di farmacia in Piemonte, Ivrea PASSERIN D’ENTRÈVES P. (a cura di) 1980, La collezione Spinola di Tassarolo, Torino PINNA G. 2001, I musei scientifici fra ricerca e comunicazione, in “Nuova Museologia”, Milano ROERO C. S. 1999, La Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali di Torino 1848-1998, Torino 47 Indice Presentazione pag. 3 Prefazione La Regione Piemonte e l’Università di Torino unite per una prestigiosa istituzione culturale pag. 4 L’antico Ospedale del Castellamonte. Una sede storica per il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino pag. 10 Le antiche collezioni tornano a nuova vita: la biodiversità conservata Sezione di Botanica Sezione di Entomologia Sezione di Mineralogia, Petrografia e Geologia Sezione di Paleontologia Sezione di Zoologia pag. 16 pag. 20 pag. 22 pag. 24 pag. 26 pag. 28 Oltre le collezioni... La biblioteca, la didattica e l’attività espositiva pag. 30 Pensando al domani I lavori in corso e le destinazioni Il processo di ripensamento strategico del Museo Strategie per il futuro pag. 37 pag. 38 pag. 41 pag. 42 Le collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino pag. 45 Bibliografia pag. 46 Indice pag. 7 Finito di stampare nel mese di settembre 2010 presso S.r.l. Fratelli Scaravaglio & C. - Torino