Le uve "dix foix colorées"
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Le uve "dix foix colorées"
L’ANGOLO DELLA vIGNA Ann a Sch ne id er Le uve “dix fois colorées” foto Anna Schneider Chi di voi si avventura per vigneti, soprattutto quelli delle aree un incrocio aramon x teinturier du Cher prese origine nel 1824 di coltura più marginali, vecchi almeno di qualche decennio, il Petit Bouschet, vitigno che ebbe grande fortuna soprattutto magari posizionati nelle zone acclivi, avrà notato qua è là viti nella Francia meridionale e in algeria, ma in seguito fu abbandorosseggianti in primavera, di un verde violaceo più o meno nato. Ha però il merito di aver dato i natali al forse più celebre tra intenso con il progredire della stagione e di un bel rosso fuoco i vitigni a polpa colorata, l’alicante Henry Bouschet o alicante a fine estate. Patogeni fungini che attaccano il legno possono Bouschet. È questa una delle viti tintorie che si è più diffusa perdare talvolta colorazioni così accese, ma altre volte si tratta di ché, a fronte di un contenuto di antociani inferiore ai più intensi vitigni “tintori”, la cui uva ha polpa più o meno intensamente teinturiers, dà uve di buona qualità, adatte perfino ad una vinificacolorata non solo negli strati più periferici accanto alla buccia zione in purezza. anche per questo è ammesso in molti paesi ma in tutto il suo spessore. Schiacciate un acino maturo e ne europei tra cui l’Italia, dove rientra nelle liste regionali o provinsprizzerà un succo super colorato, che ciali di Sardegna, Sicilia e toscana. È macchierà in modo persistente mani e però presente, se pure sporadico, in stoffe. Le varietà tintorie, da noi localmolti vigneti italiani: in Piemonte qualmente chiamate tenjin, teinjurin, cuno lo ritiene un antico vitigno locale e tintorelli, in Francia teinturiers o lo denomina neirano (che è invece un tachants, nigron o uva tinta in vitigno distinto a polpa non colorata); in Spagna, Färbertraube in Germania, toscana, senza riconoscerlo, lo si chiahanno per secoli offerto un prezioso ma Colorino (uno dei tre diversi servizio nell’arricchire i vini scarichi di Colorini toscani, il secondo dei quali colore provenienti dalle zone meno corrisponde al già ricordato Petit vocate o dai vitigni poveri di pigmenti, Bouschet); nell’Italia del Sud lo si indica e addirittura nel trasformare dei biancome alicante, nome che crea confusiochi anonimi in vini rossi. ne visto che alicante è sinonimo di Contrariamente a quanto molti penGrenache o Cannonau, il suo genitore sano, non tutte le uve a polpa colorata non “tintorio”. derivano da incroci inter-specifici; In nord Italia mi è accaduto di inconmolte di esse sono cultivar di vitis vinitrare con una certa frequenza un’altra fera, originate per mutazione oppure creazione Bouschet di metà ’800, per incrocio con almeno un genitore l’aspiran Bouschet dai piccoli acini “tintorio”. una delle più antiche, in ellittici, anch’esso chiamato genericacui qualcuno ha preteso intravvedere le mente tintorello e affatto riconosciurubellae di Columella, è il teinturier to. un altro vitigno “da colore” preGrappolo di teinturier. du Cher, un vitigno a polpa coloratissisente anche in Italia ma raramente ma, oggi scomparso ma un tempo assai riconosciuto è il Grand noir de la presente nel centro della Francia e sparso un po’ in tutti i paesi Calmette, incrocio Petit Bouschet x aramon, bandito però dalla viticoli europei dal Portogallo alla Bulgaria. È forse a questo coltivazione. La stessa interdizione vale per il Jacquez che, pur vitigno che corrisponde il neraut di Estienne e Liébault, che non identificato, abbiamo visto in Italia un po’ ovunque nelle nel 1570 raccontavano di come il suo vino servisse per tingere zone marginali, dalla Liguria alla Calabria. le stoffe e per questo si vendesse assai caro. Ed è forse lo stesso In Italia, infine, ha preso probabilmente origine un locale vitinoiraut o teinturier di Jean Merlet (1667), che serviva a far gno “tintorio” diverso da tutti quelli fino ad ora citati, con uve a rimarginare piaghe e ferite. grappoli piccoli ed acini rotondi intensamente colorati (nell’imvero è che Louis ed Henry Bouschet si sono serviti proprio del magine che vi presentiamo); una pianta graziosa, poco invadente, teinturier du Cher per dar origine nella prima metà deliziosamente decorativa in un giardino. Per il suo valore enolodell’Ottocento ad una celebre famiglia di incroci tintori, allo gico, ci piace ricordare la riflessione di roy-Chevrier: non si può scopo di venire in soccorso ai vini poveri di colore del Midi della certo pretendere da un’uva che tinge bene i tessuti e che guarisce Francia essenzialmente a base del “pallido” aramon. Proprio da piaghe e ferite, di dare nel contempo un buon vino! OICCE tIMES - nuMErO 53 annO XIII - InvErnO 2012 63