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Giornata di Studio “Religioni e pace: Raimon Panikkar” - 19 aprile 2013
Abstract dell’intervento del prof. Giangiorgio Pasqualotto
È importante, e non solo interessante, cogliere alcuni fondamenti concettuali che stanno alla base
della proposta di Panikkar a proposito del dialogo interreligioso.
1) Prima di tutto risulta fondamentale il suo richiamo al concetto di relazione come emerge, tra
gli altri, in Tommaso d’Aquino, sia per quanto attiene alla questione della contingenza delle
creature (cfr. S. Thom., De Pot., q.V, a1 e De Veritate, q.8. a16, ad 12, In Sent., d.4, q.1, ad 3), sia
per quanto riguarda la questione più propriamente teologica del rapporto intrinsecamente
relazionale tra le tre figure della Trinità.1
2) Altrettanto fondamentale risulta il richiamo di Panikkar alla nozione buddhista di anattā 2 e a
quella, ad essa correlata, di paticcasamuppada3 (cfr. R. Panikkar, Il silenzio di Dio. La risposta del
Buddha, [1970], tr. it., Roma, Borla 1992). Da questi richiami Panikkar ricava l’idea che non è
sostenibile né il concetto di identità assoluta, né quello, ad esso connesso, di relazione estrinseca.
Questa insostenibilità va fatta valere secondo Panikkar anche nel confronto tra le culture e tra le
religioni, al punto che soltanto l’idea di una relazione intrinseca (o ‘radicale’) può legittimare e
rendere fecondo un dialogo interculturale ed interreligioso.4
1 1
) Cfr. S. THOM. , Summa Theol. Iª q. 28 a. 2 co. :“E’ dunque evidente che in Dio l'essere della relazione non è diverso da quello
dell'essenza, ma è la stessa e identica cosa”. E Summa Theol., Iª q. 29 a. 4 co.: “Ora, come si è già detto, la distinzione in Dio non
avviene se non per le relazioni di origine, E tali relazioni in Dio non sono come accidenti inerenti al soggetto, ma sono la stessa
essenza divina: perciò esse sono sussistenti come sussiste l'essenza divina. A quel modo dunque che la deità è Dio, così la paternità
divina è Dio Padre, il quale è persona divina. Perciò la persona divina significa una relazione come sussistente”.
2
Sulla presenza del tema dell' anattā nella tradizione buddhista, cfr.:1. Il Canone Pali, Anguttara Nikāya, I,
16,62,147,149,164,166,283; II, 16,163,177,207,215; III, 49,79,85,138,359,441; IV, 11,22,44,46,54,146; V,108,180; (ed. Pali Text
Society, Oxford 1989-1994); Samyutta Nikāya, (III, 2,4,6,19,66,81,96,127,135,165,179; IV, 196,391,398; V, 143,161,163; (ed. Pali
Text Society, Oxford 1992-1994); Majjhima Nikāya, 22, 43, 44,109,121-122 (śunya śunyatā),140,151; (ed. a cura di Bhikku
Nanamoli e Bhikku Bodhi, Boston, Wisdom 1995); Dhammapada, 279: sabbe dhamma anatta: “Tutti i dhamma sono privi di sé”
(tr. di F. Sferra, Milano, Mondadori 2001, p. 556); 2. Milindapañha (Le domande di Milinda, [opera non canonica della tradizione
Theravada (Hinayana), I sec. d. C.] tr. di F. Sferra, Milano, Mondadori 2001, pp. 105-192); 3. Testi del Buddhismo Māhāyana:
Vimalakirti Nirdeśa Sūtra (Il sūtra pronunciato da Vimalakirti, I sec. d.C.); tr. di P. Nicoli dalla tr. ingl. di Ch. Luk, Roma, Ubaldini
1982, pp. 31, 37, 46, 89, 92; Nāgārjuna Madhyamakakārikā (Il cammino di mezzo), II sec. d.C.), tr. di M. Meli, Commento di E.
Magno, Padova, Unipress 2004, Cap. XVIII, pp.87-90; Mahāprajñāpāramitā-Hridaya-Sūtra (Sūtra del cuore, IV, sec. d.C.); tr. di G.
Mantici dalla tr. ingl. di E. Conze, Roma, Ubaldini 1976, p. 73; Fa jie guan (Sulla meditazione del Dharmadathu) del maestro Du
Shun (558-640) [antesignano della Scuola Hwa Yan (giapp.: Kegon)]; tr. dalla tr. ingl. di Garma C. C. Chang, La dottrina buddhista
della totalità, Ubaldini, Roma 1974, pp. 238-235; Trattato sul leone d' oro del maestro Fazang (643-712), fondatore della Scuola
Hwa Yan, tr. in Garma C. C. Chang, op. cit., pp. 256-262; tr. di S. Zacchetti, Padova, Esedra 2000; Zang dong zi (giapp.: Sandokai,
La coincidenza di diversità e eguaglianza) scritto del maestro chan Shi Dou Xi Qian (giapp.: Sekito Kisen), 700-790, tr. di P.
Imperio dalla tr. franc. di Taisen Deshimaru, Lo zen passo per passo, Roma, Ubaldini 1981, p. 164; San mei ge (giapp.: Hokyo
Zanmai, <Canto del> Samadhi della preziosa casa dello specchio) scritto del maestro chan Dong Shan Liang Qie (giapp.: Tozan
Ryokai), 807-869, tr. in Taisen Deshimaru, op. cit., p. 101.
3
) Cfr. 3 Samyutta Nikāya, II, 1, tr. ingl. Pali Text Society, Oxford 1992-1994, p. 2; cfr. tr. it. di V. Talamo, Roma, Ubaldini, Roma
1998, pp. 211-212.
3
Cfr. Mahānidānasuttanta in La Rivelazione del Buddha a cura di R. Gnoli, Milano, Mondadori 2001, tr. di C. Cicuzza, § 9, p. 52.
4
) Cfr. R. PANIKKAR, L’esperienza filosofica dell’India, [1997], tr. it. Assisi, La Cittadella 2000; Pace e interculturalità, Milano,
Jaca Book 2002; Le religioni chiamate alla conversione, in La religione,il mondo e il corpo; tr. it., Milano, Jaca Book 2010,pp. 3-7).