[nazionale - 30] gds/anngratis/pag095<untitled - cdn
Transcript
[nazionale - 30] gds/anngratis/pag095<untitled - cdn
© La riproduzione e la utilizzazione degli articoli e degli altri materiali pubblicati nel presente giornale sono espressamente riservate MODA ilnomeèunriferimentoalmitologicodiobifronte «Giano», tanti modi per indossare l’innovazione ... Mercoledì 31 Luglio 2013 PAGINA30 Porta il nome pretenzioso di «Giano» ispirato al mitologico dio Bifronte, l’innovativo modello di abito presentato, nei giorni scorsi al Gran Galà della Moda che si è svolto a Villa Boscogrande, a Palermo. Può essere indossato in due, tre o addirittura quattro maniere diverse, non esattamente un modello low cost ma un modo intelligente di fare economia permettendosi più di una mise con la stessa spesa. L’idea è della desi- gner, già film maker e segretaria di edizione, Paola Savona, palermitana 34 anni. L?ha realizzato per Linea 17, un progetto multibrand di prossima distribuzione. E' un abito trasformista, quindi, dalle linee semplici, una tunica in jersey leggero che deve la sua versatilità alla combinazione di colori, ad un gioco di incroci nascosti e a bottoncini strategici che consentono di drappeggiarlo in maniera diversa, cambiando fino ad otto scollature. È morbido e avvolgente, un po' peplo e un po' abito da gran sera, non si stira ed è adatto alla valigia per i viaggi e le sere d'estate. Le altre stiliste che hanno debuttato alla vetrina di moda, giunta alla sua terza edizione, sono la ventunenne Jessica Carollo, che, per la sua linea Berberi by JMC, ha puntato sulla jeanseria; Scheila Viviano laureata all’Accademia di Belle Arti, con uno stile caratterizzato dal nero per la sera e abiti ispirati alla natura impreziositi da borse in juta e collane in pietre. E ancora Modart di Flavia Pinello, che unisce l’alta sartoria dalla sposa al prèt à porter e Kiara Ferretta che dalla passerella, come modella e conduttrice, è passata dietro le quinte scegliendo la vivacità dei colori. Tra le veterane Stella Pucci di Benisichi con la sua linea «Blossoms» e Ida Andriolo da vent’anni nel settore moda. Mi.Av. Nella linea 2013 di alcuni stilisti ci sono molti richiami al celebre film. Ci ha pensato anche Valentina Violante, palermitana, creativa di Viola Murder Sulle tracce di Julia Roberts Pretty Woman ispira la Sicilia Progetto «tutto in casa», tra glam e low cost, di Area 51, in società con Fabio Cusimano Tonalità beige e terra bruciata, fantasie a piccoli disegni, con cappelli a falde larghe Flavia Faraone, dell'agenzia Life Sicilia indossa l'abito di Viola Murder con il volo di farfalle lanciato al Pride 2013 dai lettori Quell’aria sbarazzina Q uell’elegante trasognante di certi film. Questo è lo stile che ci piace: tra il british e lo sbarazzino. Perché no anche in Sicilia? (commento all’articolo «Estate, ecco il look da isola. A Panarea un tocco di colore»). Ada su www.gds.it Milvia Averna palermo I l film Pretty Woman ha fatto scuola di stile, forse perché tante donne si identificano con una cenerentola moderna che viene salvata da un principe azzurro, munito di auto costosa. Gli abiti indossati dalla protagonista, Julia Roberts, nella fortunata pellicola del 1990 e realizzati dalla costumista Marilyn Vance, sono oggi memorabili e imitati. Quello rosso della scena in cui Richard Gere, prima di portarla al teatro dell’Opera, le dona una preziosa collana, è considerato tra i più belli della storia del cinema, accanto al tubino nero Givenchy indossato da Audrey Hepburn in «Colazione da Tiffany» e a quello in seta bianca plissettata di Marylin Monroe, in «Quando la moglie è in vacanza» che le si solleva al soffio d’aria della metropolitana di New York. Questo stesso, disegnato da William Travilla per la pellicola nel 1955, è stato battuto all’asta nel 2011, a Los Angeles, per più di 2 milioni di dollari. Tornando a Pretty Woman, l’abito più audace del film, quello che appartiene alla Vivian non ancora «principessa» ma al lavoro in strada, dove avviene il fortunato incontro con il tycoon che la salverà, è bianco e celeste «an- nuvolato», in tessuto stretch e caratterizzato da ampi spacchi sull’addome, uniti da un anello in vita. Scandaloso all’epoca, quasi innocuo oggi, è attualmente un capo «best seller» di Tripp NYC, azienda con sede nel creativo East Village della Grande Mela, con il nome di «Pretty Woman Bodycon Dress» ed è stato indossato da Emma Watson, l’Hermione di Harry Potter, per la rivista GQ, dalla nipote della star e attrice, Emma Roberts ad un happening di Halloween, e da Miley Cirus, cantante ed ex reginetta Disney per una posa privata su Twitter. È invece il «polka dot» dress color cioccolato, a piccoli pois bianchi, altro capo icona sfoggiato nel film alla gara di Polo, ad aver ispirato Valentina Violante, palermitana, laureata all’Accademia di Belle arti, creativa della casa di moda «Viola Murder», appena nata su un progetto tutto siciliano glam e low cost, di Area 51in società con Fabio Cusimano. Nella collezione 2013, c’è un abito molto simile, nel taglio e nei colori, e molti i pezzi della linea ne richiamano lo stile. Con tonalità beige e terra bruciata, fantasie a piccoli disegni e cappelli a falde larghe abbinati. Frizzante l’abito su sfondo bianco con un volo di farfalle rosse e nastro di raso al collo in tonalità più accesa, che è stato proposto in occasione dello scorso Pride di Palermo, nello stand ai Cantieri culturali. Sofisticato lo stesso modello in marrone, con taglio della gonna trapezoidale e bustino stretto, stile anni Cinquanta. Il capo icona della nuova griffe è comunque la «Flower t-shirt», maglietta sagomata a tinta unica con una serie decorativa di applicazioni floreali, realizzati con stoffa rigida e fantasia a contrasto. Proposta anche nella versione «As you like it, viceversa» , mettibile da entrambi i lati. Il marchio strizza l’occhio anche alle mamme e figlie fashion che vogliono vestirsi alla stessa maniera, ma in misure diverse. La rete di vendita è costituita da due negozi monomarca a Palermo, in via Gaetano Daita, e a Catania in via Etnea e in multimarca di undici regioni italiane. la storia DallaHepburn aSexand thecity:lostile ènellapellicola ... Classificare gli abiti più belli della storia del cinema è un gioco che periodicamente, tanto le rubriche di moda quanto le comitive d’amiche, fanno per giudicare qualcosa che accomuna le esperienze di tante, per averli ammirati sul grande schermo e perché sono legati ai ricordi e alle emozioni provate per la pellicola. Un pò come spettegolare sugli abiti indossati ad una festa o ad un matrimonio a cui si è preso parte insieme. Nella memoria collettiva quelli che sono rimasti più impressi oltre a quelli di Julia Roberts in «Pretty Woman», e a quello che resterà mitico per la posa di Marylin Monroe che cerca di impedire alla gonna di sollevarsi, di «Quando la moglie è in vacanza», almeno un altro è legato all’icona di stile senza tempo, Audrey Hepburn. Oltre al tubino nero di «Colazione da Tiffany» infatti, memorabile è l’abito in pizzo bianco con decori floreali neri ricamati, gonna ampia e bustier scollato, della scena della festa da ballo, in «Sabrina» per il quale la costumista Edith Head, prese anche un Oscar. Decine sono gli altri modelli quasi sempre del passato. Nell’ultimo decennio però ad irrompere in classifica sono le ragazze di Sex and the City, serie tv che ha letteralmente contribuito al lancio di tanti designer americani e al consolidamento e la diffusione di alcuni must have, come le scarpe Jimmy Choo e le borse anelate dal gruppo. Mi.Av. Isola Bella, neonata griffe catanese, ha presentato la sua collezione che prende spunto da oggetti tipici visti nell’Isola Bijoux, ruote di carro e anfore diventano ciondoli ... Piccole icone del passato per progetti moderni che guardano al fashion come investimento imprenditoriale e vetrina per presentare il made in Sicily nel mondo. Sembra quasi di trovarsi in uno scorcio agreste dell’entroterra siciliano, guardando le immagini con cui Isola Bella, neonata griffe catanese, ha presentato la sua collezione di ciondoli, orecchini, pendenti e gemelli. Gli oggetti sono raffigurazioni in argento smaltato 925 di piccole ruote di carro, tamburelli, anfore, e rami di corallo, e ancora, pale di fico d’india e assi di bastoni. La creazione dei monili è affidata ad artigiani locali ed è eseguita attraverso il sistema della microfusione a cera persa, antica metodologia di tradizione orafa, con cui si trasforma l’argento. Nel design si inserisce il team di artisti e creativi, giovani e docenti di scultura, coordinati dal responsabile di produzione Giuseppe Argurio, che hanno cura, dopo il bagno in oro zecchino, di dipingere manualmente con lo smalto, riempiendo l’oggetto di colore. Verde, giallo dorato e rosso le tonalità dominanti. «La colle- zione di bijoux è ispirata alla natura, - spiega Alessio Strano, amministratore unico del marchio - abbiamo cercato di ripercorrere con le nostre creazioni il viaggio di J. W. Von Goethe del 1817, e alla sua definizione di Sicilia-museo a cielo aperto. E abbiamo scelto - prosegue - un metallo nobile come l’argento che fa parte della cultura della Sicilia. In soli due mesi siamo già in molte gioielleria siciliane ma puntiamo alle piazze dove sono i nostri immigrati, vecchi e nuovi, per un effetto nostalgia». MI. AV.