Guarda il diario - ArcheoSailing.com
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Dal 1 al 18 aprile diariodi bordo british Virgin islands equipaggio: Fulvio, Laura, Cristina e Renzo Un mare da....sogno Non è un pesce d' aprile, sono tornata in barca per fare le BVI, arcipelago a nord di Guadalupa, Il viaggio da Palermo è molto lungo, un giorno e mezzo di voli, ben quattro via Parigi, ma questa vita di barca selvaggia e fuori dalla realtà ormai lo sappiamo ci regala molti momenti di puro paradiso, misti a qualche attimo di inferno... si fa per dire Da Tortola, un concentrato di banche, sportelli, uffici, casette colorate e supermercati in stile USA, ci molliamo subito per le isolette di rfronte il marina: S Peter e Norman island. Su Peter Island c'è un resort molto eslusivo che occupa l' intera isola, molto chic. Norman ci accoglie con gli scogli a nord di Pelican e Indians, parco marino, boe in corrente ma bagno stupendo con gorgonie di tutti i colori. I primi grossi tonni pinna gialla e barracuda ci vengono accanto. 2 e 3 aprile dormiamo in rada nella pace assoluta in mezzo agli uccelli, per lo più pellicani che volteggeranno su di noi continuamente. Il pomeriggio andiamo alle grotte di Norman Island, scavate dal mare nella roccia giallo- rosa della baia di Privateer. Si entra in grotta a nuoto e si lasciano i tender alle cimette di rispetto. Una cosa civile, ma ci sono troppi bagnanti. Quando tutte le barche vanno via, restiamo a dormire all' ancora, il primo tramonto in solitudine è una gioia, e ci svegliamo con enormi barracuca da 10 kg almeno sotto la barca, fare il bagno è una prova di coraggio. Il mare ha trasparenza e colore spettacolare e la brezza ci tiene freschi. Partiamo in direzione dei Baths. Prima una sosta al relitto di Salt Island, sulla punta sud è indicato un relitto dove fare snorkeling, il mare è agitato da forte corrente, ma la storia ci attira: il Rhone si schianto' su questi scogli, un bastimento enorme a vapore di fine 800, i marinai tutti morti, forse 300, sono seppelliti in una fossa comune sull'isola, cosi ci spiegheranno al bar i ragazzi sudafricani che lavorano nell' isola di fronte., Cooper island. Salt island è molto trasandata, come se fosse stata abbandonata dai pescatori o raccoglitori di sale, le due grandi pozze di raccolta del sale sono verdi e putrescenti, solo una villetta all' imbarcadero, appena rifatto, ha ancora segni di vita intorno...Ma l' ultimo abitante dell' isola sembra deceduto anche lui e si trova accanto alle salie, con una tomba ornata da lambi e fiori di plastica! Tule, tutto piuttosto spettrale, preferiamo Cooper island più ridossata e popolata da vivi per passare la notte. Scendiamo a terra per un gelato ed un rumh punch. 4 e 5 - I Baths L' indomani partiamo per i Baths, spiagge bianche sovrastate da grandissimi massi vulcanici lavorati e allisciati dal vento, creano un percorso di cunicoli e caverne da fare a piedi con il mare che entra fragoroso. Nuotiamo a terra, il fondale ha stupende rocce fatte a piramide aguzza, coralli e pesci a non finire. Dietro i massi rotondi si aprono piscine turchesi al riparo dalla corrente. L' nsieme è cosi bello con la luce del sole cocente che dimentichiamo il fastidioso via vai di motoscafi e turisti. Navighiamo a largo di Virgin Gorda, passiamo i resti di Spanish town diretti verso le grandi baie di Gorda Sound ed Eustatia, indicate come buoni ridossi per la notte. L' ingresso tra la barriera ed i bassi fondali non sono adatti ad una barca come Bulbo Matto, che pesca troppo, ma ci proviamo e passiamo indenni tra le boe, cinque metri di canale non certo largo, dove i bassi fondali creano colori spettacolari. Ma qui la barriera è tutta distrutta dagli uragani e sott' acqua regna il deserto. Tra isolotti privati costruiti ci inoltriamo nella grande laguna, dove sostano barche spettacolari, tra cui il F alcon Maltese, che avevamo visto navigare con le vele issate. Qui si trovano le marine e le ville più esclusive dell' isola, verde e non troppo rovinata nell' insieme. Il Tramonto è stupendo. L' indomani il Capitano decide di entrare nella laguna e fermarsi di fronte al reef. La corrente è forte e ci avviciniamo alla barriera, i fondali sono di nuovo pieni di vita, c'è persino uno squalo che dorme sotto i coralli, moltissimi barracuda, angelo, pappagalli e gorgonie. Dormiamo a Leverik marina, piccola ma ben organizzata, gestita da personale indiano. La cena troppo speziata intossica il capitano. Domani si parte rotta su Anegada. 6,7 e 8 Anegada Tre ore di forte gran lasco, i soliti 15 nodi di vento, perfetti, una decina di miglia per avvicinarci verso lo spettacolo della laguna di Anegada, la più a est delle BVI . Si potrebbe definire l' isola che non c'è, tanto è bassa e non si vede terra approcciandosi alla barriera di corallo quasi impenetrabile che la circonda. Il fatto è che siamo anche abbacinati dal turchese talmente riflettente ed esteso che non riusciamo a vedere altro.. e poi l' attenzione e tutta a quei fondali insidiosi, alle teste di corallo da intuire a vista...perfino il bagno non è rilassante. Ma il colpo d' occhio, lo capiremo bene solo l' indomani, dopo aver trovato il canale d' ingresso e ormeggio sicuro davanti a Settle Point, è di una bellezza indicibile. Scendiamo a terra per percepire l' isola sotto i nostri piedi. E a piedi, sotto il sole cocente iniziamo a camminare verso le saline al centro di Anegada, in mezzo ad una steppa erbacea che non nasconde le barche semidistrutte arenate sugli scogli! Con un passaggio in auto arriviamo a Lollybay, stupenda, il reef molto colorato e la spiaggia deserta piena di conchiglie e gorgonie secche al sole. M a la corrente è spaventosa, cominciamo a capire che quest' isola è più dura di quanto dicano le guide, ecco perchè è quasi deserta, abitata solo da 300 persone, gente tranquilla con piccoli business nel turismo, gente di poche parole. Scendiamo convinti di poter sfidare la corrente e arrivare a nuoto al reef, ma in realtà riusciamo solo a camminare a piedi oltre alcuni boungalow che la furia del mare ha semidistrutto. La spiaggia non finisce mai, ci rendiamo conto che forse si arriva a fare tutto il giro dell' isola, gli uccelli bianchi volteggiano da padroni, i pellicani pescano e le razze saltano fuori dall' acqua! Che spettacolo! La sera torniamo a terra per il tramonto e per una cena di aragoste alla griglia al Pomato beach restaurant. Saranno le migliori fin ora trovate in tutti i caraibi. Luna, stelle e ottimo vino sudamericano ci hanno riempito gli occhi ed cuore. Anegada è un fuori dal mondo per pochi intenditori e qualche barca di navigatori volenterosi. Un mare insidioso eppure unico. 9 e 10 Camanoe e Marina Cay Altre 12 miglia di bella bolina ci riportano verso la civiltà, a nord di Tortola ci fermiamo a Gran Camanoe un altro mondo di foresta bassa a cespuglio e vulcani antichi spenti, spiagge color bronzo di sabbia fine e sassi levigati. Acqua pulitissima e piena di grossi pesci che sfrecciano tra muri di sardine azzurre, pesci palla e pappagallo, un paradiso per i pellicani che pescano sulla nostra testa. Giriamo la punta di pomeriggio per fare cambusa a Marina Cay e restiamo alla boa, ma c'è troppa civiltà intorno. Scendiamo a terra per la solita corsa al wifi di cui siamo come drogati, e restiamo ben impressionati da questa piccola isoletta-marina di fronte alla costa di Tortola. Qui si trova tutto: acqua, carburante, bagno, boutique super fighetta e ristorante con vista sulla spiaggia. Molte foto d' epoca di pesca alle pareti: l' isolotto era di proprietà di una coppia di americani che vi si trasferirono e poi fu oggetto di un film americano sulla loro storia. L' indomani è grigio ma riprendiamo subito a navigare attorno all' isola di Guana, quella con una roccia stupenda a forma di uncino che sporge dalle rocce laviche. Ci attira una piccola baia con altre barche e ci mettiamo all' ancora pronti per lo snorkeling verso una spiaggetta candida che si apre su due versanti di mare, un capolavoro delle correnti. Arriviamo in tender e sentiamo le urla di una americana, ma, sorpresa con la maschera, ci accorgiamo che in pochi metri di mare si aggirano grosse bestie da decine di chili, due, tre, quattro, in mezzo alle sardine anche barracuda, per arrivare in spiaggia bisogna quasi chiedere permesso a questi giganti. Sorvolati da pellicani che fanno del posto il loro paradiso di caccia! La vegetazione fatta di cactus e cespugli aridi è intatta, quà e la poche ville colorate non disturbano la bellezza generale del paesaggio. 11, 12, 13 e 14 a Josh Van Dyke e l' atollo di Rockfeller Il biglietto da visita di Josh VanDyke, che è poi lisola dell' olandese volante, il mitico pirata dei caraibi, sono i due atolli candidi di Sandy Spit e Sandy Island, dove ci fermeremo all' andata ed al ritorno. Purtroppo ci sono catamarani e motoscafoni che arrivano all' impazzata dalle vicine US Virgin, st John e st Thomas, che la sera si accendono di eccessive luci, neanche fossero alberi di natale! Il bagno a Spit non ci sorprende, la corrente è troppo forte e ne abbiamo visti già di bei fondali, così il pomeriggio andiamo in rada e scendiamo al pontile di great Harbour di JVD,l' isola cara ai Pirati. Scendiamo a terra, l'approccio è di un luogo poco ospitale, minimale, vagamente turistico. Ci sono però fantastiche amache lungo la spiaggia a disposizione. Camminiamo ramenghi, facciamo un pò di spesa e come sempre, ci mettiamo alcune ore per rilassarci davvero, goderci il poco che l' isola offre, che è la sua ricchezza. Ci vuole tempo per entrare nella bellezza selvatica dell' isola. Il mitico bar Foxy, alla punta ovest dell' approdo, è molto caraibico, uno "state of mind", il tetto è ricoeprto di bigliettini e magliette di gente di mare di passaggio. La sera non manchiamo il mitico barbecue di pollo, pesce ed un ben di Dio che gli americani in charter si godono al ritmo deludente della country music. Ci sembra piu autentico il Corsair, dove finiamo la serata con rhum e chiacchere. L' indomani ci aspetta la messa con i canti gospel e la giornata alla white bay, spettacolare con le due anse bianche bordate da palme. Uno scempio lo fanno i motoscafi e le barche che ficcano le ancore direttamente nella sabbia, ed il volume degli stereo, mentre a terra impazza il caraoke. Un mezzo casino per noi velisti integrali, torniamo così nella nostra pace perfetta di bordo. Ancora un giorno per visitare l' ultimo atollo, quello di proprietà di Rockfeller, che per fortuna lo ha donato al BVI Trust che ne ha fatto un parco protetto. L' isolotto si gira a piedi in circa mezz'ora, la vegetazione è stupenda, la costa sale alta e lavica, il mare è di una limpidezza speciale, sul versante aperto di est tentiamo uno snorkeling nella corrente, sotto di noi immense gorgonie viola e verdi si agitano come danzando nel blu. Non ci sembra di vedere molto pesce, cosi io e Cristina torniamo verso terra quando in poco meno di un metro d' acqua restiamo di sasso, respiro e muscoli contratti: ci nuota davanti una grossa aquila di mare maculata con il muso di delfino ed una ( pericolosa di certo) lunghissima coda affilata, sotto le ali aperte nuotano in simbiosi remore e piccoli pesci cane, ci gira intorno e dispiega le ali bianche all' intero, mostrandosi maestosa... che emozione! Inutile chiamare i compagni di snorkeling che si sono allontanati in mezzo alle onde. Quest' incontro inatteso ed indimenticabile rimarrà solo per noi. Questo è il mare vero. Ultimo giorno a Little Tobago Solo l' ostinazione per i luoghi selvaggi ed isolati ed il senso dell' avventura dle nostro capitano ci portano a vivere l' esperienza inebriante e direi inquitante di una notte isolati dal mondo nell' ultimo lembo di BVI. Rotta su Little Tobago, dopo la mitica navigazione nel Francis Drake Channel, una bolina stupenda, perfetta, 12.15 nodi di brezza costante un bordo dopo l' altro. Little Tobago è perfino sconsigliata come approdo dai libri di navigazione, e noi ci andiamo per questo... Uccelli bianchi, forse garzette con il becco rosso, pellicani, una sola baia ridossati ma un vento continuo e risacca che non rilassano di certo. Il fondale stupendo, le capre sugli scogli e poi il tramonto e le stelle. La cambusa scarseggia e Cristina si cimenta in una pizza con cipolle e patate che lievita a stento. Per farci compagnia mettiamo un cd d' opera a tutto volume. Salutiamo cosi le British Virgin che ci hanno regalato un mare strepitoso ed una pace irripetibile lontani dalla civiltà. Cose da gente di mare.