sempre giovani - Confindustria Modena
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I numeri I La multinazionale di viale Emilio Po L a divisione figurine fa parte di un importante gruppo internazionale che, in Italia come nei principali Paesi europei, è strutturato in quattro divisioni: oltre a quella di sticker e card, vi sono la divisione New Media, la divisione Panini Publishing e la divisione Pan Distribuzione che distribuisce fumetti. La Panini ha sede a Modena e filiali in Europa, America Latina e Stati Uniti; è leader mondiale nel settore delle figurine con una produzione di un miliardo di bustine all’anno. Il fatturato, di cui circa l’80 per cento realizzato all’estero, ha toccato nel 2009 i 620 milioni di euro e 800 milioni nel 2010. L’organico vanta oltre 750 dipendenti. Le origini: l’azienda Fratelli Panini nasce nel lontano 1961 grazie a Giuseppe Panini, imprenditore con un grande istinto per gli affari, che lancia sul mercato la prima Collezione calciatori di cui vengono vendute tre milioni di bustine (15 l’anno dopo e 29 il successivo). Nel 1988 i fratelli Panini escono di scena e cedono l’azienda al gruppo Maxwell. Nel 1992 la Panini viene acquistata da Bain Gallo Cuneo e dalla De Agostini per poi, due anni dopo, diventare proprietà della Marvel Entertainment Group. Inizi anni Sessanta: le “fifi” erano appena arrivate in Italia e già spopolavano tra i bambini È solo nel 1999 che l’azienda torna in mani italiane grazie alla Fineldo, finanziaria di Vittorio Merloni che agisce in tandem con la società modenese guidata da Aldo Hugo Sallustro, imprenditore di origine argentina e oggi amministratore delegato Panini. Le prime figurine adesive risalgono al 1971: all’inizio erano infatti cartoncini da attaccare con la coccoina, mentre è della fine degli anni Sessanta l’utilizzo delle celline. Ai tempi degli esordi, ogni bustina conteneva due «fifi» e costava 10 lire. Il padre degli almanacchi illustrati del calcio italiano firmato Panini è del 1970. In quello stesso anno apparvero le didascalie plurilingue e, in occasione dei Mondiali del Messico, venne commercializzata per la prima volta una raccolta a livello internazionale. Il primo calciatore che ebbe l’opportunità di ammirarsi «stampato» fu Bruno Bolchi, giocatore dell’Inter, mentre Nils Liedholm del Milan si aggiudicò la copertina dell’album numero uno. In 50 anni di storia dell'azienda sono state stampate oltre 25 miliardi di figurine di calciatori. La prima collezione di argomento differente è datata 1965: «Aerei e missili». Ritratti d’impresa | Panini Spa L’azienda modenese, nata dal genio dei fratelli Panini, è oggi una multinazionale che produce un miliardo di bustine all’anno Da 50 anni sempre giovani con le 70 OUTLOOK figurine Nel 1961 serviva ancora la coccoina e attaccare sull’album le immagini dei calciatori era un’assoluta novità. Da allora tutte le generazioni di bambini sono cresciute scambiandosi le figurine per completare le collezioni. Non solo di calcio, ma anche di basket, di eroi di telefilm, cartoni animati e molto altro. Oggi l’entusiasmo è lo stesso, il gruppo Panini mantiene la leadership di mercato e continua a crescere di Arianna De Micheli e la memoria collettiva del Belpaese ha archiviato gli ultimi mondiali di calcio sotto la voce «c come Caporetto», lo stesso non si può dire per il Gruppo Panini, leader indiscusso del mercato globale di figurine e trading card. L'azienda modenese grazie all'esclusiva firmata con la Federazione internazionale di calcio (Fifa), valida anche per Brasile 2014, ha visto infatti schizzare il proprio fatturato dai 620 milioni del 2009 a 800 milioni. E forse più: un forse giustificato dal riserbo che l'assai lusinghiera pre-chiusura targata 2010 ancora impone, ma che, conti alla mano, assomiglia molto a una certezza. Eppure, nonostante simili imponenti cifre rappresentino un S Dall’alto: la copertina del primo album; i fratelli Panini al decennale delle Collezioni; nel 1966, Giuseppe, Umberto, Franco Cosimo e Benito nella nuova sede di viale Emilio Po appena completata OUTLOOK 71 Ritratti d’impresa | Panini Spa La figurina resiste anche all’era playstation. «Un tempo gli adulti consideravano questa passione un po’ una perdita di tempo», ricorda Antonio Allegra, responsabile del mercato Italia per Panini. «Oggi invece sono i primi a essere contenti se i ragazzi si interessano a qualcosa che non sia virtuale» Alcuni momenti di lavorazione nell’azienda modenese. Antonio Allegra mostra il primo album del 1961 e quello del 50° IL GRUPPO PANINI leader mondiale nel settore delle figurine con una produzione di 1 miliardo di bustine all’anno • sede a Modena e filiali in Europa, America Latina e Stati Uniti • opera in 100 Paesi con 750 dipendenti • fatturato 2009 620 milioni di euro • fatturato 2010 800 milioni di euro per l’80%realizzato all’estero • 3 divisioni internazionali: • collectibles • publishing, • distribution • 3 divisioni centrali: • New media • Licensing • Promoting • 72 OUTLOOK valido motivo per alzare i calici e brindare a un nuovo decennio, la consapevolezza tipica della piena maturità fa riportare i piedi per terra. E svela l'indole prudente di Antonio Allegra, responsabile del mercato Italia. «Penso già alla prossima, e più difficile, collezione di calciatori: la numero cinquantuno. Sarà dura», confessa un po' in anticipo sui tempi Allegra, portavoce accreditato dei vertici aziendali. «Avete presente come ci si sente il giorno dopo l'esame di maturità?». Sì, ne abbiamo memoria: sollevati ma anche timorosi di tradire il futuro importante che altri vorrebbero per noi. Al momento però, al civico 380 di viale Emilio Po, quell'esame-traguardo che chiude un'epoca e spalanca la porta su nuove stagioni è ancora in corso. Nata come Fratelli Panini nel lontano 1961 dal fiuto imprenditoriale di Giuseppe, cervello fine ed eccelso enigmista che con lo pseudonimo «Paladino» inventava cruciverba e che del lanciere in corsa ha fatto lo stemma del proprio impero, l'azienda che oggi si chiama Pa- nini Spa, in Italia è «signora indiscussa delle figurine» è ormai al giro di boa dei cinquanta. Mezzo secolo di devozione a un prodotto «diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale» citando una vecchia canzone di Francesco Guccini, un'infatuazione condivisa da migliaia, anzi milioni di collezionisti. Il che, a volere ben guardare, ha del sorprendente: se è vero infatti che l'ex impresa di stampo familiare si è guadagnata un posto al sole nell'Olimpo multinazionale a suon di strategiche diversificazioni (editoria, distribuzione, multimedia) è altrettanto vero che il suo fiore all'occhiello, nonché la prima ragione d'essere, rimane la mitica, intramontabile «fifi». Fedele compagna di innumerevoli scambi che sulle note di «celo, manca» (traduzione per gli adulti senza memoria: «questa figurina ce l'ho, questa mi manca») compone l'inno di ogni nuova generazione, la figurina è di fatto un'emozione da tasca intramontabile. «È la magia di questo semplice gesto», Allegra apre una bustina della collezione calciatori 2010-2011, in LA STORIA DELLE «FIFI» • Le figurine all’inizio erano cartoncini da attaccare con la coccoina, ogni bustina conteneva due immagini e costava 10 lire Le prime figurine adesive risalgono al 1971 • Il primo calciatore a vedersi «stampato» fu Bruno Bolchi, giocatore dell’Inter • La copertina dell’album numero uno se la aggiudicò Nils Liedholm, giocatore del Milan • • La prima collezione non calcistica è dedicata ad «Aerei e missili» e risale al 1965 OUTLOOK 73 Ritratti d’impresa | Panini Spa L’anniversario | L’album Calciatori numero 50 S ono 738 figurine adesive, di cui 660 in carta e 78 speciali in materiale metallizzato, da attaccare sulle 128 pagine di un album, a detta dei vertici aziendali, «bello anche da vuoto»: questi i numeri della collezione Calciatori 2010-2011 con cui il gruppo Panini celebra i suoi primi cinquanta anni. Figurina «extra» prologo dell’album è il logo esclusivo realizzato in occasione del cinquantenario dell’azienda modenese. Che, sull’onda delle celebrazioni, trasforma in «fifi» anche le copertine delle raccolte calciatori pubblicate dal 1961 ai giorni nostri. Novità di quest’anno si rivela il concorso «Top Team Panini» il cui obiettivo è quello di selezionare i 18 calciatori preferiti tra i campioni raffigurati in mezzo secolo di attività: sono 300 i giocatori soggetti al giudizio dei tifosi italiani e di una giuria composta da sei giornalisti sportivi. Le icone dei prescelti saranno poi stampate e inviate su richiesta da Panini. Tra chi ha partecipato al voto, il gruppo mette inoltre in palio 15 i tifosi di calcio italiani insieme a una giuria di 6 giornalisti sportivi dovranno selezionare tra 300 giocatori raffigurati in mezzo secolo di attività i 18 calciatori preferiti. pacchetti-viaggio dedicati a due persone e che regalano l’opportunità di visitare gli storici stabilimenti di Modena. Dopo gli ottimi riscontri ottenuti la scorsa stagione, anche quest’anno l'azienda ha pensato di investire centinaia di migliaia di euro (sulla cifra esatta la bocca resta cucita) nel tour promozionale Panini, iniziato il 15 gennaio e che per oltre due mesi coinvolgerà le piazze di 40 città italiane. Garantiti non meno di 200.000 contatti con i collezionisti, dato che però si riferisce al 2010 quando le piazze coinvolte furono la metà e che dunque promette di garantire numeri almeno raddoppiati. D’altra parte gli appassionati delle collezioni Panini crescono ogni anno e non solo tra i più giovani. In tutto questo un unico neo: ogni bustina, impreziosita da effetti oro su supporto olografico, contiene cinque figurine e costa 60 centesimi. Nulla da dire, se non che le bustine della collezione 2009-2010 di calciatori di carta ne custodivano sei e venivano vendute allo stesso prezzo. LA COLLEZIONE CALCIATORI 2010/2011 È LA NUMERO 50: album di 128 pagine • 738 figurine adesive di cui 660 in carta e 78 speciali in materiale metallizzato • Per celebrare l’evento sono state trasformate in figurine tutte le copertine delle raccolte calciatori pubblicate dal 1961 ai giorni nostri 74 OUTLOOK NUOVO CONCORSO «TOP TEAM PANINI»: edicola dall'inizio dell'anno. «È sentire l'odore della carta e della colla. Certo, diverso rispetto a quando si usava la coccoina (le prime figurine adesive risalgono all'inizio degli anni Settanta) ma comunque inconfondibile. È la sensazione di avere tra le mani non tanto l'immagine del tuo giocatore preferito, quanto proprio lui in carne e ossa. È il conosciuto e riconoscibile piacere antico di cinquant'anni fa. Con una differenza: ai tempi della mia infanzia, gli adulti spesso consideravano la passione di noi bambini per queste piccole icone una perdita di tempo. Oggi invece genitori e nonni sono diventati nostri "complici". Sono infatti i primi a essere contenti se i propri ragazzi si interessano a qualcosa che non sia virtuale». Provare per credere. Scartare, attaccare e scambiare «fifi» (da cui il nome Fifimatic per la prima macchina imbustatrice inventata da Umberto Panini, mago della meccanica e ultimo dei fratelli ancora in vita) è come mangiare ciliegie. Una tira l'altra. Ma al di là degli aspetti romantici dell'epopea Panini, che sono molti e a cui poche righe certo non bastano a rendere merito, rimangono i numeri che dell'impresa cinquantenne iden- Le icone dei prescelti saranno stampate dalla Panini e inviate su richiesta SUCCESSO SENZA TEMPO Nel 1961 vengono vendute 3 milioni di bustine nel 1962 diventano 15 e l’anno successivo 29 In 50 anni di storia della Panini 25 miliardi di figurine di calciatori stampate tificano l'attuale evoluzione: 700 e più i dipendenti, oltre 100 i Paesi coinvolti nella distribuzione, un fatturato stellare di cui soltanto un quinto generato dal mercato nostrano e ben 25 miliardi di figurine di calciatori italiani stampate in mezzo secolo di attività. Panini non è però soltanto calcio. Le raccolte infatti sfruttano l'onda lunga di tutti quei fenomeni mediatici che, alla stregua della serie argentina «Il mondo di Patty», in assoluto la collezione più gettonata dello scorso anno, o dell'assai più nostrana fiction «I Cesaroni», la cui seconda edizione ha però segnato una leggera battuta d'arresto, vantano tutte le caratteristiche del cavallo vincente su cui puntare senza remore. «Siamo un'azienda italiana con una forte vocazione internazionale, globali per strategia ma pur sempre locali nella gestione commerciale dei fenomeni», chiosa ligio al proprio ruolo di comunicatore designato Antonio Allegra. «Ci sentiamo molto gruppo, un gruppo in utile da anni che è riuscito a difendersi da forti turbolenze senza mai smettere di crescere. Il segreto del successo? L'abilità sta nel sapere diversificare, tanto in termini di Paesi quanto di attività, così da potere bilanciare l'eventuale Il cuore pulsante della Panini è rimasto a Modena: «Sebbene l’appartenenza territoriale in termini di marketing non rappresenti un aspetto rilevante», ammette Antonio Allegra, «sono convinto che la Panini spostata altrove non sarebbe più la stessa cosa» crisi di un singolo segmento. Dimostrare di essere sempre attuali è per noi tanto una necessità quanto un dovere. E questo nel rispetto della logica dei fratelli Panini, grandi innovatori e sino dagli esordi votati all'interazione con i propri collezionisti. Il confronto con i nostri clienti, oggi incentivato anche dall'uso dei social network, per noi resta fondamentale». Un successo quello del gruppo Panini che mai può prescindere né da un'attenzione ai costi, quasi maniacale a detta di Allegra, né dalle ingenti risorse investite in una campagna pubblicitaria aggressiva e mirata, in cui nulla è lasciato al caso. E che viaggia sul doppio binario adulto-adolescente. Due infatti i filmati trasmessi dai media a tamburo battente per promuovere il nuovo pacchetto calciatori. E se il primo spot («le emozioni si attaccano»), fa leva sul sentimento nostalgico del padre felice di condividere col proprio figlio i ricordi legati a una passione che si tramanda da generazione in generazione, il secondo («l'attaccante sei tu»), costruito ad hoc sulla sentita necessità dei giovani di essere presi in considerazione, veicola senza falsi pudori un messaggio forte e chiaro: collezionare figurine non è un gioco OUTLOOK 75 Ritratti d’impresa da perdenti. Anzi, è un affare molto serio. Che nello sport va oltre il calcio. Al gruppo Panini non bastava di continuare a segnare gol sul mercato italiano grazie alle raccolte calciatori né di accontentarsi, in veste di licenziatario Fifa, della prospettiva di rimpinguare il gruzzolo tanto in Europa quanto in Sud America: nel 2009 ha pure deciso di andare a canestro. Neanche a dirlo, negli Stati Uniti. Risale infatti a gennaio di due anni fa l'accordo pluriennale siglato con la mitica Nba (l'Associazione nazionale di basket degli Usa, patria indiscussa della pallacanestro) per la commercializzazione in esclusiva su scala mondiale di sticker e trading card riguardanti quello sport. E non solo: «Sempre nel 2009», spiega Allegra, «abbiamo acquistato l'attività di Donruss Playoff, editore ufficiale dei prodotti della National Football League, la lega nazionale Usa di football americano. Ora la Panini America ha la sua sede operativa in Texas». L'anima a Modena e stabilimenti in Cile, Brasile, Messico, Gran Bretagna, Spagna, Francia, Olanda, Svizzera, Germania, Turchia, Polonia. E ora anche una filiale statunitense. Ma chi tira le fila di questo colosso industriale? Il deus ex machina della Panini si chiama Aldo Hugo Sallustro. Amministratore delegato nonché azionista del gruppo insieme a Vittorio Merloni, Sallustro agisce nel più rigoroso riserbo. Rotto soltanto in rarissime occasioni. «L'obiettivo è molto chiaro: incrementare in modo considerevole la nostra quota nel mercato nordamericano di trading card», puntualizzava perentorio due anni fa Sallustro a margine dell'affaire Donruss. «Questa acquisizione è la prova di quanto siamo determinati. Abbiamo incorporato un team di notevole talento che conta oltre cinquanta persone la cui comprovata esperienza è un ottimo punto di partenza. La nostra priorità è ora di supportare questa squadra fornendo la spinta necessaria al fine di portare a termine il lavoro già iniziato nello sviluppo di un programma editoriale molto impegnativo». Non formale, ma commosso invece il Sallustro che la scorsa estate si unì al coro di cordoglio per l'improvvisa scomparsa del settantunenne direttore generale Arrigo Beltrami. Entrato in azienda nel 1969 dopo aver lavorato come giornalista professionista per «La Gazzetta dell'Emilia» prima e per «Il Sole 24 Ore» poi, Beltrami non era soltanto l'ultimo esponente della vecchia guardia modenese di viale Po, ma di fatto della dinastia Panini rappresentava l'unico «figlio» superstite ancora in sella ai vertici del gruppo. Un'istituzione. «La scomparsa dell'amico Arrigo Beltrami è un lutto per tutti noi», si rammaricava Sallustro in una nota stampa datata 21 luglio 2010. «Per molti decenni Arrigo ha offerto un contributo fondamentale alla crescita dell'impresa». E a scuotere il capo sconsolato è ancora oggi quello stesso Allegra la cui energia sembra essersi spenta in un instante. «Trovo ingiusto che Arrigo non abbia avuto l'opportunità di condividere questi bei momenti insieme a noi. Il suo posto è ancora vacante». Carta e penna sempre a portata di mano, poco incline a inutili sentimentalismi, Aldo Hugo Sallustro pare sia un super tecnico abile nel sviscerare le questioni ragionando per schemi e diagrammi. Nato a Buenos Aires all'incirca sessant'anni fa, parente stretto di Attila Sallustro, calciatore degli anni Trenta apprezzatissimo in Italia soprattutto dai tifosi del Napoli, Hugo Sallustro, il cui destino nel calcio seppure in modo collaterale era evidentemente già scritto, pensò bene di comprare la Panini dalla Marvel. Agì in tandem con Fi- Commosso il cordoglio di Aldo Hugo Sallustro per l'improvvisa scomparsa la scorsa estate del settantunenne direttore generale Arrigo Beltrami, che lavorava in Panini dal 1969 (sopra una delle sue ultime immagini in azienda). Beltrami era l'ultimo esponente della vecchia guardia modenese di viale Po neldo, finanziaria dell'amico Vittorio Merloni. Era il 1999: ceduta nel 1988 al gruppo Maxwell, acquistata nel 1992 dal binomio Bain Gallo Cuneo-De Agostini per poi, due anni più tardi essere rifilata a una Marvel ormai avviata alla bancarotta, l'azienda modenese boccheggiava. Poteva essere l’epilogo. È successo invece che Sallustro, persuaso delle enormi potenzialità e dalla forza insita in un marchio dal comprovato valore aggiunto, dopo aver ha preso in mano le redini dell’ impresa e averla rimessa in sesto, è riuscito a farla crescere in modo esponenziale. Quindi, come ha ricordato Roberta Scagliarini su «Il Corriere della Sera» due anni fa, «con una classica operazione di leveraged buyout, ha trasferito all'azienda stessa i debiti contratti per acquistarla. A forza di diversificazioni la Panini è diventata una multinazionale». Il cui cuore pulsante è però rimasto a Modena. «È vero, molti dei nostri manager non hanno radici modenesi. Io stesso sono siciliano. Ma lo spirito della Panini, nonostante la scomparsa di un modenese doc come Arrigo Beltrami, resta legato alle proprie origini. Sebbene l'appartenenza a questo territorio, in termini di operazioni di marketing, non rappresenti per noi un aspetto rilevante», ammette senza giri di valzer Allegra, «è mia convinzione che, spostata altrove, la Panini non sarebbe più la stessa cosa. Ma non chiedetemi il perché, non saprei darvi una risposta». OUTLOOK 77