Newsletter febbraio 2011

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Newsletter febbraio 2011
Febbraio 2011
Quanti Enti per la
Montagna?
2011 "Anno internazionale delle Foreste " (AIF)
Per mobilitare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle problematiche
forestali l' ONU - al pari di...
2011 "Anno internazionale delle foreste" Il ruolo del Parco Adamello,
dove i boschi coprono oltre il 40% della superficie.
Il Parco dell’Adamello sta realizzando, in collaborazione con
Alternativa Ambiente-Casa del Parco ...
La grave crisi finanziaria e
conseguentemente economica che
da qualche anno ha colpito in modo
particolare i Paesi occidentali non
pare attenuare i propri effetti e ha
indotto molte pubbliche
amministrazioni ai necessari
adeguamenti in termini di rid...segue
Brevi dal Parco
A Nagoya (Giappone) e Cancun (Messico) due successi della
diplomazia internazionale gettano le basi per affrontare globalmente la
perdita di biodiversita' e i cambiamenti climatici in atto
L’esigenza morale, culturale ed economica di tutelare la biodiversità
della Terra venne formalizz...
News
Fa' e desfa'
Bandi Europei
Le Pubblicazioni del Parco
La Comunita' Montana di Valle Camonica - Parco Adamello partecipa
al Trofeo Danilo Re e "vince" l'assegnazione dei giochi per il prossimo
anno.
Nei giorni dal 20 al 23 gennaio 2011 a Bled (Slovenia), nel Parco
Nazionale del Triglav è stata org...
Coltivare lo sviluppo sostenibile
La trasformazione e l’abbandono dell’agricoltura, in particolare in
alcune zone dell’Alta Vall...
Parco Adamello News Iscrizioni e cancellazioni
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2011 "Anno internazionale delle Foreste " (AIF)
Per mobilitare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle problematiche forestali l' ONU - al pari di quanto già
effettuato per altre risorse naturali quali la biodiversità - ha proclamato il 2011 "Anno Internazionale delle
Foreste" (AIF) un'iniziativa di ampio respiro volta a diffondere la conoscenza sulle azioni globali a sostegno
della gestione forestale sostenibile, della protezione e valorizzazione di alberi e foreste. La realizzazione di
un tale evento è stata proposta dalla Croazia nel 2006, durante il sesto Forum delle Nazioni Unite sulle
Foreste quale risposta al persistente problema della deforestazione e alla necessità di stimolare la
comunità internazionale a compiere azioni più efficaci per il suo contrasto. Per la sua rilevanza e per la
crescita dell'interesse pubblico sui problemi forestali, anche in relazione agli scenari di cambiamento
climatico globale in corso, l'ONU ha fatto propria la proposta con una risoluzione del dicembre 2006.
L'Anno internazionale delle foreste è iniziato ufficialmente il 23 gennaio 2011
I "media" ne hanno già incominciato a parlare da tempo, ma l'Anno internazionale delle foreste è iniziato
ufficialmente a New York il 23 gennaio us, dove presso la sede della Nazioni Unite si è tenuto il Forum
dedicato al tema. Le foreste sono un grande "contenitore" di biodiversità e secondo le ultime stime dell'Iucn
(Unione mondiale per la conservazione della natura) generano un valore economico diretto (in termini di
cibo, carburante, medicine, energia, guadagni e occupazione), valutato in 130 miliardi di dollari l'anno.
Secondo l’ONU il 2011 dovrà essere l'anno in cui il mondo riconoscerà la vitale importanza delle foreste
per la vita sul Pianeta, per tutte le popolazioni, per la biodiversità e per il mantenimento di un clima
confacente alle nostre esigenze.
Un sistema di foreste salubri ed efficienti significa anche il mantenimento di un clima in equilibrio con
grande possibilità di assorbimento di CO2 e enormi risparmi economici: secondi dati IUCN, dimezzare i
gas serra fra il 2010 e il 2020 porterebbe ad un risparmio di 3,7 migliaia di miliardi di dollari: il problema è
far capire ciò a governi e opinione pubblica.
Il valore ambientale, economico e sociale delle foreste va tutelato partendo dalla soluzione delle criticità
che lo mettano in pericolo, in primis la deforestazione. Secondo gli ultimi dati, dal 2000 ad oggi ogni anno
il Pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio forestale equivalente all'area di un paese come il
Costarica.
Deforestazione e degrado delle foreste sono responsabili di circa il 17% delle emissioni di gas serra a
livello globale, dato che gli alberi e la vegetazione sono i fra i principali serbatoi di carbonio (circa 289
Gigatonnellate). Blocco dell'espansione agricola nell'area delle grandi foreste pluviali tropicali che si
localizzano nella fascia equatoriale, fine del commercio illegale del legname attraverso la tracciabilità dei
legnami e riforestazione sono alcune delle soluzioni per salvare questo fondamentale ecosistema.
Secondo l’IUCN, soprattutto in Africa e Asia è ancora possibile piantare e recuperare 500 milioni di ettari di
foreste che possono essere riportate allo stato di salute originario.
2011 "Anno internazionale delle foreste" Il ruolo del Parco Adamello,
dove i boschi coprono oltre il 40% della superficie.
Il Parco dell’Adamello sta realizzando, in collaborazione con Alternativa Ambiente-Casa del Parco di Vezza
d’Oglio, il progetto di educazione ambientale dal titolo “Il bosco e i suoi mille volti”.
L’iniziativa, rivolta alle scuole della Valle Camonica per l’anno scolastico 2010/2011, è sorta dalla volontà di
diffondere la conoscenza dei boschi della Valle Camonica nell’ambito dell’Anno Internazionale delle
Foreste (2011), proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sostenere l’impegno di
favorire la gestione, conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo.
La consapevolezza dell’importanza del patrimonio forestale trae infatti origine dalla conoscenza dei suoi
aspetti naturalistici e storico-culturali. Il progetto consentirà quindi di avvicinare bambini e ragazzi al
rispetto per l’ambiente coinvolgendoli nel ruolo che possono rivestire nella salvaguardia dell’ecosistema
bosco.
L’iniziativa segue un programma specifico studiato per le diverse fasce d’età:
Scuola dell’infanzia: “NEL BOSCO… TRA ANIMALI, PIANTE E FANTASIA”: il bosco è da secoli fonte
di ispirazione per favole e leggende… animali, elfi, gnomi popolano nell’immaginario collettivo le estese
superfici boscate. Le attività previste stimolano la fantasia dei bambini attraverso la lettura di alcune favole
e leggende popolari ambientate nel bosco e lo svolgimento di giochi e attività pratiche.
Scuola primaria (classi I e II): “PICCOLI ESPLORATORI DEL BOSCO”: parlare di bosco ad un bambino
porta inevitabilmente a fare riferimento agli animali che trovano in esso il loro habitat ideale. L’attenzione
del progetto è posta principalmente sulla fauna alpina. In particolare i bambini saranno guidati nel
comprendere la collocazione esatta delle differenti specie di animali che “abitano” le tipologie forestali
presenti in Valle Camonica
Scuola primaria (classi III, IV e V): “IL BOSCO OSSERVATO CON UNA LENTE DI
INGRANDIMENTO…”: L’uomo, fin dall’antichità, ha sempre “sfruttato” ciò che il bosco offriva: dai frutti
delle piante, alle foglie secche, alle piante officinali del sottobosco, al legname e alla legna da ardere. Col
passare del tempo, però, il rapporto uomo-bosco è notevolmente cambiato; da questo cambiamento è
derivata una trasformazione del bosco stesso. Le attività approfondiscono gli aspetti che riguardano
l’intervento dell’uomo sul bosco ieri e oggi e una parte del progetto è riservata ai danni a cui boschi e
foreste sono sottoposti, sia per cause naturali sia antropiche
Scuola secondaria di primo grado: “L’ECOSISTEMA BOSCO”: L’attenzione del progetto è posta sulle
relazioni ecologiche che intercorrono tra le diverse componenti dell’ecosistema forestale. I ragazzi hanno
la possibilità di toccare con mano ciò che solitamente studiano sui libri: le importanti ed indispensabili
funzioni e ruoli del bosco non resteranno solamente concetti astratti e lontani dalla realtà locale.
Oltre alla parte teorica in classe, tutti i progetti proposti prevedono uscite sul territorio e attività di tipo
ludico-pratico.
La risposta delle Scuole della Valle al progetto del Parco Adamello è stata immediata e molto positiva: si
sono iscritte 37 classi (6 classi della Scuola dell’Infanzia, 19 classi della Scuola Primaria, 12 classi della
Scuola secondaria), per un totale di 700 alunni! A tutti loro, che in queste settimane sono impegnati con
Paola Bernardi di Alternativa Ambiente a studiare e giocare con le foreste di Valle Camonica, auguriamo
buon lavoro e buon divertimento.
A Nagoya (Giappone) e Cancun (Messico) due successi della
diplomazia internazionale gettano le basi per affrontare globalmente la
perdita di biodiversita' e i cambiamenti climatici in atto
L’esigenza morale, culturale ed economica di tutelare la biodiversità della Terra venne formalizzata
attraverso la Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB), sottoscritta durante la Conferenza delle Nazioni
Unite sull'ambiente, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992.
La CDB affidava agli Stati la responsabilità della conservazione della diversità biologica sui loro territori,
dell'utilizzazione durevole delle loro risorse biologiche e della ripartizione giusta ed equa dei vantaggi
derivanti dal loro sfruttamento, incentivando su tali temi la ricerca, la conoscenza e l'informazione al
pubblico.
Nel 2002, durante il summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, i Capi di Stato presenti si
accordarono sulla necessità di ridurre il tasso di perdita della biodiversità entro il 2010. Tale obiettivo,
denominato "Countdown 2010" ("Conto alla rovescia 2010") venne ripreso dalle Nazioni Unite che
proclamarono l’anno 2010 “Anno Internazionale della Biodiversità”, dandosi appuntamento a Nagoya, in
Giappone, per definire il quadro mondiale della situazione.
Nell’ottobre scorso ha quindi avuto luogo la decima Conferenza delle parti (COP 10) che ha visto riuniti
circa 18.000 partecipanti di 193 Paesi. Le due settimane di dibattito, con grande soddisfazione dei
partecipanti ed un sospiro di sollievo del pubblico maggiormente attento a questo tema, hanno dato il via
libera ad una serie di accordi che prevedono l’adozione di un vero e proprio “Piano strategico di azione
globale” per tutelare biodiversità e i servizi ecosistemici, con l’obbligo da parte degli Stati dell’intero pianeta
di assumere, entro i prossimi due anni, impegni coerenti con gli impegni sottoscritti a Nagoya.
Nelle varie assise tenutasi in Giappone sono stati raggiunti tre obiettivi ritenuti, anche dai più critici
osservatori della questione, “straordinari”.
Innanzitutto vi è stata l'adozione di un “Piano Strategico” che, nel corso dei prossimi dieci anni, dovrà
guidare gli sforzi internazionali e nazionali per salvare la biodiversità al fine di raggiungere gli obiettivi
previsti dalla Convenzione. In secondo luogo sono state definite le risorse economiche che consentiranno
di aumentare in modo sostanziale gli attuali livelli di aiuto pubblico a sostegno della biodiversità; a tale
proposito i Paesi firmatari si sono impegnati a integrare le contabilità nazionali e locali (bilanci) con i valori
delle risorse date da biodiversità e servizi ecosistemici, veri e propri “bilanci ambientali” che
affiancheranno, integrandoli, i bilanci tradizionali. Con il tempo tale metodo di contabilità ambientale verrà
esteso anche alle aziende private consentendo così di internalizzare le ricadute negative sull’ambiente
dovute ai loro cicli produttivi, cosa che invece oggi viene spesso esternalizzata sull’ambiente e sulla salute
dei cittadini.
Infine, è stato approvato un protocollo internazionale sull'utilizzo delle risorse genetiche del pianeta: il
“Protocollo di Nagoya ABS” (Access and Benefit Sharing) che norma l'accesso alle risorse genetiche (i
derivati, le sostanze e i composti ottenuti dalle risorse genetiche di animali, piante e microrganismi) da
parte delle industrie.
Lo sfruttamento delle risorse genetiche, d’ora in avanti, dovrà avvenire previo consenso informato e con la
ripartizione giusta ed equa dei vantaggi con le Comunità Locali detentori. Ciò consentirà, soprattutto, di
condividere tra popoli e nazioni l'immenso valore delle risorse genetiche del Pianeta. In altre parole,
quando le industrie, soprattutto farmaceutiche, utilizzeranno geni di piante e animali per sviluppare nuovi
prodotti, dovranno condividere i profitti con le comunità locali, profitti che invece, sino all’approvazione del
protocollo, era appannaggio incondizionato delle multinazionali.
Il piano approvato dalla Conferenza affronta, inoltre, le varie cause della perdita di biodiversità nel mondo e
tenta di ridurre le pressioni che su di essa si esercitano individuando alcune azioni strategiche alle quali i
vari Stati dovranno conformarsi entro i prossimi due anni. Innanzitutto è stato previsto di ridurre, entro il
2020, il tasso di perdita di habitat naturali, comprese le foreste, di almeno la metà, con l’ulteriore obiettivo
di portarlo allo zero, anche adottando un forte ridimensionamento dei sussidi concessi ad attività nocive
come l'agricoltura intensiva e la trasformazione dei territori. In secondo luogo si è previsto di raggiungere,
entro il 2020, il 17% di zone terrestri e di acque interne e il 10% di aree marine e costiere, protette (contro
gli attuali 13% e 1%). Quindi è stata programmata la protezione delle barriere coralline e di ridimensionare
ulteriormente i sussidi finora concessi ad attività ritenute nocive per l’equilibrio biologico degli oceani, come
la pesca industriale.
Infine, gli Stati riuniti a Nagoya si sono impegnati ad adottare e finanziare sistemi di recupero degli habitat
e dei servizi ecosistemici che portino a restaurare almeno il 15% delle aree sin’ora degradate e ad
aumentare in modo sostanziale il livello di risorse finanziarie a sostegno della messa in opera della
Convenzione.
Il piano strategico approvato a Nagoya costituirà il quadro generale di riferimento sulla tutela della
biodiversità e lo sviluppo dei servizi ecosistemici per l'intero sistema delle Nazioni Unite per almeno il
prossimo decennio.
Anche per il clima, buone notizie, almeno sul fronte della diplomazia internazionale. Dopo il fallimento
dell’Assemblea Onu di Copenhagen (COP15), dove si consumò un drammatico strappo tra i protagonisti (e
principali responsabili) dei cambiamenti climatici in corso, Stati Uniti e Cina, forse anche grazie ai
documenti messi in circolazione da WikiLeaks che ne hanno svelato i vergognosi retroscena, le cose a
Cancun hanno preso una piega completamente diversa.
A Copenaghen già si sapeva, e tanto più a Cancun, che per stabilizzare il clima occorreva raggiungere,
entro il 2050, una media annuale di emissioni sotto una tonnellata di anidride carbonica per abitante della
Terra. Questo, in pratica, significava ridurre dall'80 al 95% le emissioni pro capite rispetto a quelle presenti
nelle nazioni industrializzate nel 2000.
Memori di quanto accaduto a Copenhagen, la COP 16 era stata impostata dai diplomatici delle Nazioni
Unite con un basso profilo. Pochi i Capi di Stato presenti, nessuna grande aspettativa: l’incontro si sarebbe
per lo più incentrato sul “salvare il salvabile” nei rapporti internazionali, cercando nel frattempo di trovare
misure concrete da adottare a favore dei paesi maggiormente vulnerabili al cambiamento climatico; le vere
decisioni sarebbero state rinviate a tempi migliori. Forse, proprio per questo Cancun si è invece rivelato un
buon vertice, o perlomeno un “non-insuccesso”, come anche gli osservatori più critici lo hanno definito.
A Cancun è innanzitutto emerso che le Nazioni Unite devono assumere il ruolo di controllore e garante di
un percorso politico mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici. Anche se gli accordi di Cancun non
prevedono obiettivi vincolanti per i singoli Stati, la loro approvazione posta sotto l'ombrello delle Nazioni
Unite costruisce un clima di ottimismo internazionale in previsione della COP 17 che si terrà nel 2011 a
Durban, in Sudafrica.
La conferenza ha finalmente ufficializzato la necessità di ridurre i gas clima alteranti secondo le indicazioni
date dagli scienziati, ovvero dal 25 al 40% entro il 2020 e almeno dell'80% entro il 2050: queste sono state
riconosciute come le quantità necessarie a limitare il riscaldamento globale entro un massimo di 2° per la
fine del secolo.
Tra le novità del vertice vi è l’approvazione del meccanismo “Reduction of Emissions from Deforestation
and Forest Degradation" (REDD) che contribuirà all’avvio di un nuovo tipo di cooperazione internazionale
nel settore forestale prevedendo una serie di impegni di spesa per sostenere meccanismi di assorbimento
dei gas serra, soprattutto in cambio di denaro da versare nelle casse dei Paesi in via di sviluppo per
ripagarli della protezione che vorranno attuare alle loro foreste. La protezione delle foreste è, infatti, una
misura fondamentale da adottare per contrastare il cambiamento climatico.
Il vertice di Cancun sarà ricordato anche per la forzatura delle regole procedurali per l’adozione delle
decisioni. Per la prima volta nella storia della Convenzione ONU sul clima una decisione è stata adottata
nonostante il dissenso esplicito di un piccolo Paese, la Bolivia, che ha rifiutato gli accordi perché giudicati
inconsistenti rispetto alle reali necessità imposte dai cambiamenti climatici in atto. Una posizione
rispettabile, che però non ha trovato proseliti.
Nel 2011 è prevista la 17° Conferenza delle Parti che si terrà a Durban, in Sud Africa, dove si cercherà di
raggiungere un accordo vincolante che indichi riduzioni significative delle emissioni dei gas clima alteranti
in tempi brevi e certi, anche con l'indicazione dei mezzi tecnici ed economici che dovranno essere utilizzati
per ottenere tali obiettivi.
La Comunita' Montana di Valle Camonica - Parco Adamello partecipa al
Trofeo Danilo Re e "vince" l'assegnazione dei giochi per il prossimo
anno.
Nei giorni dal 20 al 23 gennaio 2011 a Bled (Slovenia), nel Parco Nazionale del Triglav è stata organizzata
da “Alparc”, network delle aree protette alpine facente parte del segretariato permanente della
“Convenzione delle Alpi” e dal Parco Nazionale del Triglav stesso, la XVI Edizione del “Trofeo Danilo Re”.
Il Trofeo è, oramai da sedici anni, una importante occasione di incontro tra le Aree Protette Alpine e si
compone di una competizione sportiva (il Trofeo vero e proprio), di un convegno a tema e di un momento
conviviale e festoso tra i partecipanti, simbolizzante l’amicizia, gli sforzi e gli obiettivi comuni a tutte le Aree
Protette Alpine. La componente competitiva della manifestazione riveste si, un interesse prevalente da
parte dei partecipanti, ma lo spirito della manifestazione va ben oltre tale evento.
Le quattro discipline sportive del Trofeo sono: lo sci di fondo, lo sci alpinismo (denominazione ufficiale della
UIAA: “mountaineering ski”), lo slalom gigante e il tiro al bersaglio. Le prove individuali sono le seguenti:
sci di fondo, su una distanza compresa fra 5 e 8 km, a tecnica libera, con partenza in linea; sci alpinismo,
su un dislivello compreso fra i 600 e gli 800 metri, con partenza in linea; slalom gigante, su un dislivello
compreso fra 200 e 500 metri e una lunghezza del tracciato di almeno 600 metri, in una “manches”; tiro a
segno, con carabina ad aria compressa (calibro standard di 4,5 mm) e bersagli metallici di tipo biathlon
posti alla distanza di 10 metri.
Alla manifestazione di Bled in hanno preso parte quarantaquattro squadre di sette Paesi (Francia,
Svizzera, Italia, Germania, Austria, Slovenia e Romania) per un totale di centosettantasei atleti che hanno
gareggiato in squadre da quattro elementi nelle quattro diverse specialità.
La Comunità Montana di Valle Camonica, quale ente gestore del Parco Adamello lombardo, ha
partecipato per la prima volta alla manifestazione, oramai giunta alla sua sedicesima edizione, ritenendo
tale evento sportivo e culturale, utile occasione di incontro e dibattito internazionale circa l’organizzazione
di attività e progetti comuni, ciò anche in previsione di future attività di partenariato comune rispetto a
progetti europei che richiedono la partecipazione di consorzi internazionali di Enti, cosa sicuramente
favorita da momenti di aggregazione e conoscenza reciproca quale il “Danilo Re”.
Per il nostro Ente hanno partecipato alla manifestazione Gianluca Santoro (sci di fondo), Gianluigi Turelli
(slalom gigante), Marco Bazzana (sci alpinismo) e Domenico Squaratti (tiro a segno con carabina), oltre
all’Assessore al Parco Adamello, Elena Broggi e al Direttore del Parco, Dario Furlanetto. La squadra si è
classificata al 33° posto: non male, considerato che si partecipava per la prima volta e che la
partecipazione era stata organizzata in tempi ridottissimi.
Ma il vero successo della manifestazione, obiettivo che l’Amministrazione della Comunità Montana aveva
assegnato ad Assessore e Direttore, è stato raggiunto con l’ottenimento del gonfalone “Danilo Re” che è
stato consegnato alla Comunità Montana di Valle Camonica - Parco Adamello durante la cerimonia di
conclusione della manifestazione di Bled. Così, la Comunità Montana di Valle Camonica - Parco Adamello
è stata ufficialmente autorizzata ad organizzare la manifestazione per l’anno 2012, manifestazione che si
svolgerà in quattro giornate consecutive, presumibilmente nel mese di gennaio 2012 a Ponte di Legno.
Grande soddisfazione è stata espressa dal Presidente della Comunità Montana, Corrado Tomasi che, nel
corso della Giunta Esecutiva di martedì 25 gennaio con la quale è stato deliberato di accettare
formalmente la candidatura, ha ringraziato, a nome di tutta la Comunità, l’assessore Elena Broggi e il
Direttore Dario Furlanetto per il risultato raggiunto.
Nei prossimi mesi sarà necessario dare corso a tutto l’iter organizzativo che, già per giugno quando il
Comitato di Pilotaggio del Trofeo Danilo Re verrà in visita ad impianti e attrezzature di Ponte di Legno,
dovrà essere definito. La Valle Camonica saprà certamente accogliere gli oltre 400 partecipanti a questa
importante vetrina internazionale con la cordialità e il calore che sa riservare ai migliori ospiti. La nostra
news Vi terrà informati sul prosieguo degli eventi.
Coltivare lo sviluppo sostenibile
La trasformazione e l’abbandono dell’agricoltura, in particolare in alcune zone dell’Alta Valle Camonica, si è
tradotta in alcuni casi nel degrado del paesaggio e nella potenziale riduzione dell’attrattività del territorio,
che dipende anche dall’offerta di beni e servizi eno -gastronomici locali, autentici e di qualità.
Nello spazio alpino italiano sono noti invece diversi esempi di produzione vitivinicola e frutticola ad elevata
specializzazione, che, grazie all’elevato valore aggiunto, offrono capacità di resistenza all’abbandono ai
territori dove vengono praticati. A tale riguardo, considerata l’altitudine, la frammentazione e la
polverizzazione fondiaria che caratterizza il territorio, può risultare d’interesse tra le altre la coltivazione di
di fragola, di ciliegio e in parte di piccoli frutti da destinare al mercato del consumo fresco.
La coltivazione dei piccoli frutti è iniziata negli anni ’50 del secolo scorso, riprendendo la tradizione di
raccolta e commercializzazione dei frutti spontanei del bosco che, dai ricordi degli anziani, era presente
pure nei territori dell’Alta Valle Camonica. La maggior parte del prodotto italiano è destinato al mercato del
fresco, ma le produzioni nazionali non sono sufficienti a coprire il fabbisogno interno: il grado di
autoapprovvigionamento è del 21% (2004) e l’Italia si colloca tra i principali produttori ed esportatori a
livello Europeo, con in testa le produzioni del Piemonte e del Trentino Alto Adige (G. Bounous, Piccoli
Frutti, Edagricole Bologna 2009).
Attualmente in Valle Camonica si stima la presenza di alcuni ettari di piccoli frutti e fragola in suolo,
realizzati negli ultimi 15 anni da una ventina di aziende circa; in alcuni casi si tratta ancora di impianti
desueti, privi di irrigazione e copertura e poco adatti ad un mercato evoluto. Negli ultimi anni è però sorta
una cooperativa, che si occupa di commercializzare il prodotto dei soci, segno della crescita di interesse
per il settore.
Al di fuori della produzione amatoriale, si tratta di una tipologia di coltura che richiede specializzazione e
competenza tecnica: è condizionata dall’ estrema delicatezza dei frutti e dal loro contenuto salutistico ed
edonistico, presupponendo una conoscenza approfondita della tecnica produttiva, ma anche un’ efficiente
capacità logistica e commerciale post-produzione. Vi è la necessità di lavorare su modelli di sviluppo poco
impattanti sull’ambiente, per coerenza con gli aspetti salutistici delle colture e la naturalità e qualità delle
stesse, che deve essere rispettata.
Alcuni Enti pubblici si sono già mossi per animare il territorio sul tema specifico: a partire dalle diverse
iniziative dell’Assessorato all’agricoltura della Comunità Montana, per passare ai corsi di coltivazione di
piccoli frutti organizzati dal Parco dell’Adamello nel 2001-2002, ai corsi e seminari organizzati dalla facoltà
di Agraria di Milano (Sede distaccata di Edolo), oltre che dall’Istituto d’Istruzione Superiore Meneghini di
Edolo.
Nell’Alta Valle Camonica (ma non solo) esistono centinaia di ettari di prati che si possono prestare allo
sviluppo di coltivazioni di fragola e in parte piccoli frutti, oltre ad istituzioni e imprenditori che mostrano
interesse diretto ad iniziative di questo tipo. Esiste una sinergia con il comparto turistico, che fa leva su una
consolidata promozione territoriale legata al demanio sciabile ed alla presenza contemporanea di due
Parchi nella stessa area (Parco Regionale dell’Adamello e Parco Nazionale dello Stelvio).
Si vorrebbe quindi provare a mettere in incubazione nuove attività tecniche e dimostrative, fare da collante
tra le istituzioni presenti, aziende agricole e forze territoriali e provare a dare un impulso allo sviluppo della
coltivazione di fragola e piccoli frutti in questo ambito territoriale.
Il tutto lavorando con gli attori che già sono presenti sul territorio, valorizzando la collocazione diretta ma
anche la creazione di circuiti di più largo respiro, che beneficino per esempio dei meccanismi di
promozione del sistema turistico locale.
Tutti i suggerimenti al riguardo, gli stimoli e le osservazioni sono pertanto bene accette.
rif. Parco dell’Adamello - Dott. Agr. Guido Calvi -
Quanti Enti per la Montagna?
La grave crisi finanziaria e conseguentemente economica che da qualche anno ha colpito in modo
particolare i Paesi occidentali non pare attenuare i propri effetti e ha indotto molte pubbliche
amministrazioni ai necessari adeguamenti in termini di riduzione di spesa.
L’Italia non ha potuto sfuggire ai morsi della crisi, acuita anzi dall’enormità del proprio debito pubblico,
nonché dall’inadeguatezza della propria classe dirigente pubblica e privata.
Sappiamo tutti dei dolorosi tagli alla finanza pubblica operati dallo Stato negli ultimi anni e delle
drammatiche conseguenze che ciò ha comportato in particolare per i bilanci degli Enti locali e per le attività
di tali Enti sui territori amministrati.
Nei contesti di crisi le conseguenze maggiori ricadono normalmente sui soggetti più deboli e marginali.
Così, a livello nazionale, è stata per qualche tempo imposta la discussione circa la falsa e miope illusione
di salvare il Paese attraverso tagli alla montagna, in particolare agli Enti preposti a rappresentarne in modo
unitario i problemi e ad esserne strumento di soluzione in forma organica e solidaristica: le Comunità
Montane.
Dopo un primo attacco con la legge finanziaria 2008, che ha portato a una drastica riduzione delle
Comunità, la legge finanziaria 2010 ha inferto un altro durissimo colpo, con il taglio pressoché totale dei
trasferimenti statali agli Enti montani.
Si tratta evidentemente di un attacco senza precedenti alla gente e ai territori della montagna che
conseguirebbe fra l’altro l’obbiettivo di accentrare il livello decisionale e financo gestionale, ponendo i
Comuni di territori marginali gli uni contro gli altri nella umiliante richiesta di aiuti ai potenti di turno, senza
una rappresentazione unitaria di territori omogenei.
Come è noto, sul territorio della Valle Camonica, come in molte altre vallate della montagna italiana,
esistono da molti anni due Enti comprensoriali: la Comunità Montana e il Consorzio Bacino Imbrifero
Montano.
Le leggi più recenti assegnano ai due Enti i seguenti compiti:
·
Comunità Montane: concorrono alla realizzazione delle politiche regionali di tutela e valorizzazione
del territorio montano; esercizio associato di funzioni proprie dei comuni o a questi conferite dalla regione;
esercizio di ogni altra funzione ad esse conferita dai comuni, dalla provincia e dalla regione; funzioni
attribuite dalla legge e interventi speciali per la montagna stabiliti dalla Unione europea o dalle leggi statali
e regionali; adottano piani pluriennali di opere ed interventi e individuano gli strumenti idonei a perseguire
gli obiettivi dello sviluppo socioeconomico (piano pluriennale di sviluppo socioeconomico)
·
Consorzi BIM: impiegano il fondo comune, derivante dal sovracanone versato dai concessionari di
grandi derivazioni d'acqua per produzione di forza motrice, a favore del progresso economico e sociale
delle popolazioni, nonché ad opere di sistemazione montana che non siano di competenza dello Stato.
Pur con tutti i limiti e le critiche scaturenti dalla dialettica politica e dalle forme di espressione della vita
democratica, oltre che dai limiti delle persone e dell’azione amministrativa, sono innegabili, per un
osservatore attento ed imparziale, gli straordinari risultati in termini di sviluppo e di ammodernamento dei
territori e della vita delle persone della Valle Camonica derivanti dall’azione dei due enti comprensoriali,
che per tanti anni hanno saputo rappresentare in forma unitaria le esigenze del territorio.
E’ ovviamente impossibile elencare qui tutti i risultati conseguiti, ma ci limiteremo a ricordare i più
significativi: dalla realizzazione delle aree industriali comunali all’ospedale di Valle Camonica, dalle reti del
gas metano alla raccolta associata dei rifiuti, dallo sviluppo della viabilità alla rete in fibra ottica, dalla cura
delle foreste e dei torrenti all’attività in campo ambientale, dal caseificio sociale di Valle Camonica alla
cantina comprensoriale, dall’università per la montagna agli interventi in campo culturale, dalla gestione
unitaria dei servizi sociali al Centro intervallivo, ecc.
Un’azione fondamentale che non avrebbe potuto essere svolta, né potrà esserlo in futuro, dalle singole
amministrazioni comunali o da piccole Unioni di Comuni, pur necessarie queste ultime per la gestione
associata di servizi tecnico-amministrativi agli Enti associati, anche nella prospettiva di futuri ancor più
stringenti rapporti fra i Comuni medesimi.
Qualcuno vuole esercitarsi a immaginare come sarebbe oggi la Valle Camonica se nel tempo fosse stata
affidata alle esclusive decisioni o all’opera dei singoli campanili o di altri Enti lontani dal territorio? Senza
l’azione di una politica comprensoriale?
Ma la montagna, e la Valle Camonica in particolare, non può rassegnarsi ad un’ulteriore marginalizzazione,
non può delegare ad altri le scelte sul proprio destino ma, in un periodo di così profonda crisi, non può
nemmeno essere rappresentazione di conservazione, proponendo invece essa stessa possibili iniziative di
riforma.
Con questo spirito, insieme al rilancio orgoglioso del valore delle ricchezze naturali e culturali e storiche del
territorio, abbiamo recentemente proposto un’azione, da svolgersi in termini attenti ma determinati,
finalizzata alla sostanziale unificazione dei due enti comprensoriali. Cominciando dalla riunificazione delle
presidenze in un’unica persona e dall’avvio dell’unificazione delle strutture tecnico-amministrative.
Riteniamo che tale iniziativa, oltre a rappresentare un’azione di razionalizzazione, semplificazione e
chiarimento dell’azione e delle responsabilità istituzionali, superando gli stalli e i veti non sempre
trasparenti legati al dibattito politico/istituzionale e comunque eliminando stucchevoli, ripetitive e identiche
rappresentazioni assembleari, se accompagnata ad una attenta definizione del ruolo e dei compiti dell’Ente
possa consentire alla Valle di proseguire unita ed efficiente nella scrittura della propria storia e del proprio
futuro.
Confidiamo che le variegate realtà e Istituzioni della Valle Camonica sappiano cogliere e condividere la
serietà e il senso di responsabilità alla base della proposta, nella certezza di incontrare il sostegno e
l’apprezzamento dei Camuni.
Corrado Tomasi
Presidente della Comunità Montana di Valle Camonica
Ente Gestore del Parco dell’Adamello
News
Il costo delle catastrofi “naturali” nel 2010
Munich Re, la più grande compagnia di assicurazioni del mondo, ha pubblicato il suo rapporto "Natural
catastrophes in 2010" dove sottolinea le «Notevoli perdite e un numero eccezionalmente elevato di
decessi». Secondo la Compagnia assicurativa il 2010 è stato caratterizzato da un numero elevato di
catastrofi naturali legate al clima e le temperature record sia a livello globale che in diverse regioni del
mondo, hanno fornito ulteriori indicazioni dell'avanzare dei cambiamenti climatici».
In tutto nel mondo sono state registrate 950 catastrofi naturali, 9 su 10 sono state eventi meteorologici
come tempeste e inondazioni. Il 2010 è stato l'anno con il secondo maggior numero di catastrofi naturali
dal 1980, nettamente superiore alla media annuale per gli ultimi dieci anni (785 eventi all'anno). Le perdite
complessive sono valutate in circa 130 miliardi di dollari, solo 37 miliardi dei quali erano coperti da
assicurazione.
Da questo conteggio manca però la cifra esatta dei danni provocati dalle grandi inondazioni nel nord-est
dell'Australia, dove dall'inizio di dicembre molte aree sono state sommerse ed isolate, molte miniere hanno
dovuto interrompere le operazioni.
La Compagnia assicurativa ha affermato che il 2010
L’ondata di caldo in Russia (da luglio a settembre) e le inondazioni in Pakistan (da luglio a settembre) da
sole rappresentano la maggior parte di incidenti mortali nel 2010: circa 295.000 morti, quasi la metà delle
perdite complessive causate da catastrofi naturali. Solo il terremoto di Haiti con oltre 220.000 vittime, ha
superato per mortalità le altre due “catastrofi” di origine atmosferica, mentre almeno 56.000 persone sono
morte in Russia a causa del calore e dell’inquinamento dell'aria, diventando così il più letale disastro
naturale nella storia di quel Paese.
Specie esotiche: l'invasione costa 12 miliardi di Euro solo all’Europa.
Scoiattolo grigio, barracuda, nutria, zanzara tigre, punteruolo rosso e tarlo asiatico: sono solo alcune delle
specie esotiche “invasive” che stanno creando danni, oltre che ambientali e biologici, anche economici.
Queste specie animali non sono nate nel nostro continente ma sono state importate, spesso dal
commercio anche illegale, e stanno mettendo in crisi molti comparti dell'economia europea. L’Istituto
superiore per la ricerca e per l'ambiente (ISPRA) calcola in dodici miliardi l'anno i danni economici causati,
soprattutto all’agricoltura, in Europa.
I tecnici dell’ISPRA hanno definito questo disagio come "debito di invasione", un debito che in futuro ci
ritroveremo a pagare, e sarà molto alto!
I ricercatori hanno evidenziato che le attuali politiche di libero commercio, spesso assolutamente carenti in
termini di misure di prevenzione delle nuove introduzioni, causeranno impatti solo tra qualche decennio,
come le specie già introdotte decenni fa lo stanno provocando ai giorni nostri (si pensi solo al caso di danni
da nutrie alle risaie ed ai campi coltivati di Lombardia).
Al proposito, l'Italia è «sotto inchiesta» dell’Unione Europea per non aver fatto abbastanza per fermare
l'espandersi dello scoiattolo grigio americano, mentre una vera e propria «bomba a orologeria» è
rappresentata dal “Tarlo asiatico” », un bellissimo coleottero ghiotto di alberi da frutta (ma non solo)
attualmente localizzato nelle province di Milano e Varese che, espandendosi, potrebbe devastare i nostri
frutteti. Proveniente dalla Cina e arrivato alcuni anni or sono negli Usa, ha provocato il taglio di 50 milioni di
alberi, perché l'unico modo per sconfiggerlo è tagliare intorno agli alberi infetti metri e metri di piante.
L’unico modo per proteggere i nostri boschi e i nostri frutteti è quello di fermarlo prima che sia troppo tardi!
Muoiono tortore ed altri volatili: un equilibrio antico si sta rompendo nei nostri cieli
Tortore dal collare ed altri uccelli che cadono stecchiti sotto i loro alberi- dormitorio, nubi d'uccelli che
muoiono a migliaia cadendo direttamente dal cielo, cornacchie metropolitane che invadono i boschi a
caccia di nidi di altre specie cibandosi di uova e pulcini, migliaia di uccelli che vanno a morire contro le
vetrate dei palazzi cittadini per lo spavento subito dai botti di Capodanno: cosa sta succedendo in cielo?
Questi episodi, pur slegati tra loro, indicano che qualcosa di grave sta accadendo, che c'è qualcosa di
malato nei cieli d'Italia e d'Europa, soprattutto a causa dei mutamenti climatici a loro volta innescati da
varie forme di inquinamento, termico o chimico che sia, comunque riconducibile all'uomo e spesso, senza
nemmeno che questo sia in grado di avvertirlo: gli uomini continuano a guardare il cielo senza vedere e
senza capire, come se vivessero in un altro mondo!
Ma gli uccelli, come spesso fanno gli animali, ci parlano: ci dicono che la crisi degli habitat è drammatica,
che la tropicalizzazione procede veloce e sta spingendo a Nord specie africane sin’ora mai viste, come le
locuste o le farfalle monarca, ci indicano, come stanno facendo anche i nostri ghiacciai, che il clima della
fascia temperata si sta restringendo e che c'è caos nella nostra aria e nei cieli.
Le locuste, che fino a ieri arrivavano in Sicilia e Calabria esauste, alla spicciolata e dopo aver già deposto
le uova, hanno iniziato a riprodursi in Sicilia e Calabria, il che significa che in brevissimo tempo potrebbero
divorare interi campi di grano, in una migrazione che ricorderebbe le bibliche piaghe d'Egitto.
Mille messaggi, che i tecnici interpretano e chiamano “bioindicatori”, ci giungono dal cielo e sono, o
dovrebbero, coinvolgerci tutti: quanti se ne accorgono?
Biodiversità: trovate nuove specie nel 2010.
Decine di nuove specie animali e vegetali sono state scoperte nel corso del 2010. Tra questa anche alcune
specie particolari e “strane”come iI pappagallo calvo, il pesce dagli occhi a barile, la lumaca dalla coda
lunga. Quest’ultima usa i cosiddetti «dardi d'amore», un'arma vincente nel corteggiamento. Il dardo
d'amore è una sorta di arpione che inietta nell’altro soggetto (le lumache sono ermafrodite) un ormone che
stimola la riproduzione. Altro animale bizzarro è il Pesce dagli occhi a barile, individuato dal Monterey Bay
Aquarium Research Institute: ha gli occhi posizionati verso l'alto in modo da poter individuare le prede
guardando attraverso la propria testa che è trasparente. Gli australiani, nelle profondità del loro mare
hanno scoperto un «pesce drago» che ha i denti sulla lingua: nessun pericolo, il pesce misura pochi
centimetri!
Si è riunita a Strasburgo, dal 6 al 9 dicembre scorso, la “Commissione Permanente per la
conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale”.
La trentesima sessione della “Commissione Permanente per la conservazione della vita selvatica e
dell'ambiente naturale”, che si occupa della tutela della fauna selvatica a seguito della adozione della
Convenzione di Berna, si è svolta presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo, dal 6 al 9 dicembre scorso.
Sono stati discussi temi importanti, quali il cambiamento climatico, le specie aliene invasive, le aree
protette, la pesca sportiva e la biodiversità,
Ampio spazio è stato dato anche allo studio delle specie invasive e alle strategie attuate per combatterle.
Questo ha portato la Commissione alla proposta di istituire un Codice per la gestione degli animali da
compagnia e delle specie esotiche invasive (compresi i pesci ornamentali) in Europa, al fine di prevenire
l'ulteriore espansione e l'introduzione di nuove specie potenzialmente nocive alla nostra fauna.
Molte specie esotiche. introdotte dall’uomo per errore o come animali da compagnia che poi sfuggono al
suo controllo, causano notevoli danni alle specie animali e vegetali autoctone, introducendo nuove
malattie, aggredendole o occupandone con maggiore aggressività i loro habitat.
Per prevenire il rilascio di pesci esotici, che oramai hanno pesantemente alterato molti degli ecosistemi
delle acque dolci continentali, è stata proposta una "Carta Europea per la pesca sportiva e la biodiversità"
definendo principi e linee guida per cercare di tutelare al meglio la sostenibilità della pesca sportiva nei
riguardi delle specie ittiche delle risorse naturali locali.
Fa' e desfa'
La gestione dello Stelvio divisa in tre: ma il Parco rimane nazionale!
La gestione del Parco Nazionale dello Stelvio è stata attribuita alle due Province autonome di Trento e
Bolzano ed alla Regione Lombardia. Da tempo, soprattutto Bolzano, spingeva per questa soluzione. Le
Province di Trento e Bolzano godono di ampia autonomia e da tempo desideravano estenderla alla
gestione del Parco per la loro parte di territorio. Nei confini della Lombardia rientra una parte dei territori
del Parco Stelvio che coinvolge sei Comuni in alta Valtellina e quattro Comuni in Valle Camonica. Tutti
(Governo, Ministeri, Province autonome, Regione Lombardia), assicurano che comunque il Parco dello
Stelvio rimarrà “nazionale”.
A sovrintendere alle tre nuove amministrazioni è stato posto un comitato di coordinamento formato da sette
rappresentanti: due trentini, due tirolesi e due lombardi, mentre l’ultimo rappresentante sarà nominato a
cura del Ministro dell’Ambiente.
L’Etiopia investe sui parchi naturali
L'Etiopia possiede imponenti risorse naturalistiche e ambientali in grado di attrarre turisti da tutto il mondo,
con un potenziale afflusso annuo di valuta pregiata per oltre 1,8 miliardi di euro. Lo ha affermato il
coordinatore dell'Autorita' per l'Ambiente, Cherie Enawgaw, che ha annunciato una serie d'iniziative per il
rilancio dei parchi naturali che, ha spiegato, "in passato sono stati quasi del tutto trascurati dai programmi
di governo". Ma ora, ha rilevato Cherie, "i nuovi progetti nel comparto del turismo non possono trascurare
una delle risorse principali del Paese: l'ambiente naturale".
Il Madagascar farà 5 nuovi parchi nazionali
Il direttore generale del Madagascar National Parcs (MNP), ha annunciato che nel 2011 saranno istituiti 5
nuovi parchi nazionali che si estenderanno su una superficie di circa 150.000 ettari.: la Réserve Naturelle
Intégrale de Lokobe (nel sud-est dell'isola di Nosy Be, nel nord del Madagascar), l' île de Nosy Hara (nord)
l' île Nosy Tanikely (un isolotto di Nosy Be) e la Réserve Intégrale de Bemaraha (nel Madagascar centro-
occidentale), la Forêt de Mikea (nel sud della "grande île").
Il compito affidato ai nuovi parchi sarà quello della tutela della natura, dell'educazione ambientale, della
valorizzazione dell'ecoturismo e della scienza e della divisione equa dei vantaggi generati dalle aree
protette con le popolazioni che vi abitano.
Bandi Europei
Bando europeo (sovvenzione) - Cittadini attivi per l'Europa, Società civile attiva in Europa e
Memoria europea attiva (Programma Europa per i cittadini)
Scadenza:
1 giugno 2011
Obiettivo:
Il programma Europa per i cittadini si pone i seguenti obiettivi specifici:
Riunire le persone delle comunità locali di tutta Europa affinché condividano e scambino esperienze,
opinioni e valori, traggano insegnamenti dalla storia e operino per costruire il proprio futuro,
Incoraggiare l’interazione tra i cittadini e le organizzazioni della società civile di tutti i paesi partecipanti,
contribuendo al dialogo interculturale.
Azioni:
Gemellaggio tra città
Incontri fra cittadini nell’ambito del gemellaggio tra città
Collegamento in rete telematico tra le città gemellate
Chi può partecipare:
Il programma è aperto a tutti i promotori che risiedano in uno dei paesi partecipanti al
programma e siano, a seconda della misura:
un ente pubblico,
un’organizzazione senza fini di lucro dotata di status giuridico.
Bando europeo (sovvenzione) EACEA/26/10
- Supporto per lo sviluppo di opere interattive online e offline Scadenza:
11 aprile 2011
Obiettivo:
Sono ammissibili le attività relative alle seguenti opere interattive:
lo sviluppo concettuale (fino a una prima applicazione eseguibile) di contenuto digitale interattivo a
complemento di un progetto audiovisivo (fiction, documentari di creazione e opere di animazione)
appositamente sviluppato per almeno una delle seguenti piattaforme:
Internet,
PC,
consolle,
dispositivi portatili,
televisione interattiva.
Chi può partecipare:
Il bando è destinato in particolare alle società di produzione indipendenti.
L’importo massimo del contributo finanziario concesso per ogni progetto individuale può variare
da 10.000 EUR a 150.000 EUR.
Bando europeo (sovvenzione) EACEA/31/10
- Media 2007: Festival audiovisivi Scadenza:
30 aprile 2011
Obiettivo:
Facilitare e incentivare la promozione e la circolazione di opere audiovisive e cinematografiche europee
nel quadro di manifestazioni commerciali, di mercati professionali, nonché di “Festival di programmi
audiovisivi”.
Si definiscono “festival audiovisivi” gli eventi che programmano opere audiovisive di creazione (lunghi e
cortometraggi, documentari, animazione in tutti i formati, compresi i new media). I festival specializzati su
tematiche quali: l’archeologia o l’antropologia, la medicina, l’ornitologia, le scienze, l’ambiente, il turismo, lo
sport e la pubblicità, così come i festival che programmino la trasmissione di eventi in diretta, di video-clip
e di videogiochi, film amatoriali, opere artistiche non-narrative, film per cellulari NON sono considerati
eleggibili.
Chi può partecipare:
Il bando è aperto alle organizzazioni europee (società private, organizzazioni nonprofit, associazioni,
organizzazioni benefiche, fondazioni, comuni, società di diritto pubblico, ecc.) registrate in uno dei paesi
ammissibili direttamente detenute o di proprietà maggioritaria di cittadini di tali paesi o di Stati membri.
Il sostegno finanziario della Commissione non può superare il 50% del totale dei costi eligibili.
L'importo massimo delle sovvenzioni ammonta a 75.000 EUR.
Bando europeo
- Programma Eurostars: finanziamenti per l'eccellenza nell'innovazione Scadenza:
24 marzo 2011
Obiettivo:
Il bando si rivolge a progetti internazionali di ricerca e sviluppo, orientati al mercato, che perseguono scopi
civili e che sono finalizzati allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e servizi nell'ambito di qualsiasi area
tecnologia.
Almeno il 50% dei costi totali del progetto per attività di ricerca e sviluppo dovranno essere imputati alle/a
PMI innovativa/e.
La durata massima dei progetti è di 3 anni.
Chi può partecipare:
I soggetti beneficiari di questo bando sono le piccole e media imprese (PMI) innovative che svolgono
attività di ricerca.
Le Pubblicazioni del Parco
Il Parco dell’Adamello dispone di molte pubblicazioni;
Si possono acquistare:
Presso diverse strutture convenzionate (per informazioni contattare gli uffici dell’Ente -Tel. 0364-324047)
Dal sito http://www.parks.it/ - EMPORIO DEI PARCHI – ACQUISTI ON LINE – FORNITORI: PR
ADAMELLO LOMBARDO
Ogni attività che intende vendere le pubblicazioni del Parco dell’Adamello – previo accreditamento - avrà
uno sconto del 25% sul prezzo di copertina.
OGGI VI PROPONIAMO:
Guida del Parco Adamello.
(disponibile sia in italiano che in inglese - € 15,00)
Gli straordinari paesaggi del Parco dell'Adamello possono essere apprezzati pienamente solo percorrendo
i numerosi sentieri che si snodano sul suo territorio.
La mutevolezza e la diversificazione degli ambienti dell'area protetta, risultano dell'escursione altitudinale
di oltre 3000 metri tra la quota minima del Parco e la vetta del Monte Adamello (3539 metri s.l.m.),
assegnano al nostro territorio valenze naturalistiche di rara suggestione.
Nuclei rurali, paesaggi agricoli, boschi di latifoglie e conifere, arbusti e praterie alpine, macereti e morene,
pareti scoscese, ghiacci perenni: questi sono i paesaggi del Parco, gli habitat d'elezione di numerosissime
specie vegetali ed animali, gli scenari della cultura e della storia, nei quali si è combattuto il primo conflitto
mondiale.
Nel Parco dell'Adamello le vicende umane si sono intrecciate - e si intrecciano oggi - con l'ambiente
naturale. Questo reciproco scambio ci ha trasmesso le rocce istoriate, i paesaggi rurali costruiti dall'uomo, i
reperti della Guerra Bianca, i sentieri tracciati sulle montagne sin dai primi del 1800, quando ha preso il via
la grande avventura dell'esplorazione alpinistica dell'Adamello.
Questa pubblicazione è stata realizzata con l'obiettivo di raggiungere tutti i fruitori del Parco, guidandoli alla
scoperta delle sue bellezze naturali, della sua cultura, della sua gente.
Le attività turistiche, quando praticate in modo compatibile con la tutela ambientale, consistono in
occasioni di accrescimento culturale e di sviluppo economico per la gente di montagna. La guida descrive
quindi numerosi itinerari, in grado di soddisfare ogni esigenza escursionistica, anche al di fuori del percorsi
più "battuti".
La realizzazione di strumenti di conoscenza ed approfondimento delle peculiarità naturalistiche e storiche
del Parco dell'Adamello costituisce una delle finalità istitutive dell'area protetta, che vuole porsi sempre più
quale strumento di crescita sociale e di volano economico per la popolazione locale. Dal 1983 ad oggi
molto è stato fatto per avvicinare il Parco a chi lo abita.
Siamo certi che ogni contributo alla divulgazione e alla promozione dell'area protetta costituisca un passo
avanti verso la consapevolezza che tutela e sviluppo siano, oggi, due indispensabili realtà.