LA NASCITA DELLA VIDEO ART La Video Art è un linguaggio
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LA NASCITA DELLA VIDEO ART La Video Art è un linguaggio
LA NASCITA DELLA VIDEO ART La Video Art è un linguaggio artistico basato sulla creazione e sulla riproduzione di immagini in movimento mediante la strumentazione video. Si afferma come mezzo di espressione artistica alla fine degli anni Sessanta, in un'epoca in cui la percezione del pubblico è ormai plasmata da più di mezzo secolo di cinema. Il video è da sempre il linguaggio più dipendente dalla tecnologia. All'inizio si lavorava con una telecamera analogica e un videoregistratore, oggi si può lavorare direttamente al computer. Il video è ormai un mezzo di comunicazione familiare. Pensate alle telecamere portatili, ai films a noleggio, agli impianti di sorveglianza in luoghi pubblici e privati, alle web camere, alle immagini proiettate sulle pareti dei musei. Può presentarsi in tante forme, è un ibrido: dai grandi schermi delle piazze delle metropoli come New York ai monitor casalinghi fino ai minischermi dei vostri telefoni cellulari. Uno dei primi pionieri della Video Art è Name June Paik, uno statunitense di origine sudcoreana. nei suoi lavori lo vediamo operare direttamente sugli strumenti elettronici: ad esempio, in alcune mostre collegava dei mangianastri ai televisori in modo che il segnale sonoro intervenisse sul segnale delle immagini trasmesse e si creavano così dei veri quadri luminosi in movimento all'interno dello schermo. Negli anni Settanta nasce poi un tipo di arte chiamata Videoinstallazione: si tratta di un'installazione, quindi un'opera tridimensionale, mediata da uno o più schermi che attraverso la proiezione video creano e rappresentano una nuova realtà, quella voluta dall'artista. nascono così intere pareti di televisori...o statue messe di fronte a un televisore dove è proiettata l'immagine della statua stessa. Name June Paik sosteneva che presto la televisione avrebbe rimpiazzato la tela. Certo nell'arte non è successo, la pittura esiste ancora per fortuna, ma nella quotidianità possiamo anche dargli ragione: siamo invasi dalle videotrasmissioni. Un passaggio fondamentale per il video è la mutazione da analogico a digitale. Inizialmente si impressionava la luce sulle pellicole creando dei fotogrammi, poi negli anni Ottanta siamo passati alla magnetizzazione dei nastri dove una testina magnetica trasformava i dati in un campo magnetico che andava a magnetizzare il nastro, infine negli anni Novanta siamo giunti alla digitalizzazione delle immagini dove vengono codificate in sistema binario tutte le informazioni che compongono le immagini. Le immagini che produciamo quindi con le nostre macchinette digitali o con i telefonini non sono più impresse su pellicola e nemmeno magnetizzate su nastro ma sono dei numeri, dei dati, dei valori che vengono archiviati in memorie e che, combinati da appositi strumenti, ritornano all'immagine. Anche Andy Warhol, il padre della Pop Art, lavorava nel suo studio e spesso lasciava per ore degli attori di fronte alle telecamere riprendendoli di continuo nella loro normalità. Abbiamo così un'intensa riflessione sul tempo che passa: un video infatti non è nient'altro che un insieme di più fotogrammi scattati al secondo che rendono il movimento nello scorrere delle immagini, pensate a 25 o 50 foto in un secondo, una dietro l'altra, che raccontano quello che sta succedendo. Anche se non succedesse nulla di eccezionale all'interno della proiezione possiamo riflettere su come il video sia legato al tempo, al suo scandire inesorabile. Molti artisti degli anni Settanta si sono confrontati con questo mezzo sia perchè era innovativo e rompeva con la tradizione, sia perchè dava loro infinite possibilità, come quella di lavorare con la luce, di dipingere quadri in movimento dinamico, di rappresentare la realtà, di documentarla, di creare nuovi spazi e nuovi mondi. Il montaggio, chiamato Editing,è la fase successiva alle riprese. In questa fase può succedere di tutto: possiamo invertire gli avvenimenti, raccontare una storia al contrario, mettere insieme più parti di mondo, abbiamo il controllo del tempo reale che è trascorso all'interno delle riprese e possiamo governarlo, decidere come farlo scorrere. attualmente il video, in quanto mezzo di comunicazione, è oggetto di studio da parte di numerose discipline come la Teoria delle comunicazioni di massa, la Storia dell'arte e la Filosofia. Anche se la Video Art utilizza gli stessi strumenti, non è come il cinema che racconta una storia ma di solito racconta un'idea, una sensazione, un concetto. bisogna aprire bene la mente e cercare di trovare all'interno delle immagini il concetto che l'artista ha voluto esprimere, senza dimenticare le riflessioni che può aiutarci a compiere. quindi dalla riproduzione documentaristica, che riprende la realtà per quella che è, si passa alla messa in scena che crea una realtà all'interno del video come nel cinema, fino alla performance dove il corpo diviene strumento per esprimere un'idea, una sensazione. Il video d'arte permette di comunicare al pubblico, attraverso i sensi dell'udito e della vista, tutte le emozioni e le sensazioni all'interno dell'opera.