MOON 750D - Simaudio

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MOON 750D - Simaudio
COPERTINA308_I cop 302 - Giugno.qxd 05/02/10 10.16 Pagina 1
MXA60, IL PRIMO (SUPER) SISTEMA COMPATTO DI MCINTOSH!
308
308
RIVISTA DI ELETTROACUSTICA
MUSICA ED ALTA FEDELTÀ
32 BIT!
LETTORE CD CON INGRESSI DIGITALI PER 4 DIVERSE SORGENTI (ANCHE USB!)
CON 8 CONVERTITORI A 32 BIT/192 kHz PER CANALE
9 771123 270007
AUDIOREVIEW ANNO XXX - FEBBRAIO - N.2 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Roma Aut. N. 130/2009 - MENSILE €
MOON 750D: ARRIVANO I
00308 >
AUDIO N. 308 - febbraio 2010
32 BIT – LAS VEGAS CES 2010
5,50
32 PAGINE DI MUSICA
SU CD, VINILE, DVD
REPORTAGE LAS VEGAS CES 2010, LUNGA VITA ALL'HI-END
AUDIO CLUB MY SONIC LAB, VTL
PROVE TECNICHE DIAPASON, ODYSSÉE, PARADIGM, PRO-JECT
PRIMO PIANO MONITOR AUDIO AIRSTREAM
VELODYNE DD 1812
SUPER-PROVA
DI UN SUPER SUBWOOFER
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MOON
750D
LETTORE CD
O
rmai era nell'aria. Praticamente non è un lettore CD bensì un'unità di conquattro sospensioni in gel per isolarla il più
tutti i maggiori costruttori di chip
versione a 32 bit con meccanica CD incor- possibile dalle vibrazioni, vibrazioni che
di conversione D/A (da digitale porata...
comunque assai difficilmente possono far
ad analogico) stanno infatti presentando o
danni all’interno dell’apparecchio vista la
hanno già presentato i loro "32 bit" (nomi- Tecnica e costruzione
massiccia e pesantissima costruzione: se vi
nali, ovviamente), e quindi a seguire stavacapita di sollevarlo non fate l’errore di penVisto l’interesse che sicuramente susciterà sare che “tanto è un CD player: sarà sicuramo aspettando l'arrivo di apparecchi audio
negli appassionati il funzionamento del
digitali appunto a 32 bit.
mente leggero”, altrimenti vi potreste ritrocircuito di conversione a 32 bit, a questo
Il primo ad uscire sui mercati mondiali è
vare con un bel mal di schiena.
abbiamo dedicato un ampio riquadro
stato il Moon 750D della canadese SimauLe sezioni che compongono la macchina
(“ESS9018: un gioiello di convertitore”),
dio, della quale abbiamo provato recentecanadese sono suddivise in tre stampati
per scrivere il quale siamo stati costretti a
mente l'anticonvenzionale amplificatore
principali: l’alimentazione (che adotta due
studiarci anche i documenti (pubblici) rela- toroidali a basso rumore, uno per i circuiti
integrato "i3.3" (vedi AUDIOREVIEW n. 307,
gennaio 2010) ed il lettore CD "no compro- tivi ai brevetti che coprono le diverse sezio- digitali e l'altro per quelli analogici), le conni del chip, poiché su alcuni temi la documise" "Supernova" (AUDIOREVIEW n. 302,
nessioni digitali ed infine la scheda più immentazione tradizionale (sostanzialmente
giugno 2009), un'azienda particolarmente
portante, vale a dire quella che contiene i
attenta alle evoluzioni tecnologiche ed alle il datasheet) era veramente assai lacunosa.
circuiti di conversione e d’uscita.
Per quanto riguarda invece la struttura inrichieste degli appassionati.
In tutti gli stadi vengono largamente utilizOltre ad adottare una sezione di conversio- terna del Simaudio non possiamo che ripezati componenti a montaggio superficiale
tere quanto già detto nella prova del Sune assolutamente all'avanguardia (basata
(in inglese SMD, "Surface Mount Device"),
sull'uso dei DAC "Sabre" a 32 bit della ESS pernova: tutti i circuiti sono meticolosa- più costosi e più complessi da utilizzare e
mente suddivisi in funzione ovviamente da montare di quelli tradizionali ma in gracon modulatore Sigma-Delta "Hyperdella loro funzione, utilizzando solamente
stream"), il Moon si presenta come una
do di assicurare migliori prestazioni comcomponentistica attiva e passiva della midelle sorgenti digitali più versatili in complessive vista la maggiore “compattezza”
mercio grazie alla presenza di ben 4 ingres- gliore qualità.
circuitale raggiungibile.
La meccanica è di pregio ed è montata su
si digitali per sorgenti esterne, rispettivamente
con
interfaccia
Versatilità ed uso
AES/EBU (professionale bilanCon il Moon 750D si apre una
C ostruttore: Simaudio Ltd., 95 Chemin du Tremblay, Unit #3, Boucherciata elettrica), S/PDIF (consuville, Quebec, Canada
nuova era, non solo perché è il
mer elettrica), TosLink (consuD istributore per l’I talia: Tecnofuturo Srl, Via Rodi 6, 25124 Brescia.
primo a 32 bit: infatti, pur esmer ottica) e USB. In pratica,
Tel. 030/2452475.
sendo formalmente un lettore
vista la quantità di ingressi a
Prezzo: Euro 9490,00
CD, il costruttore lo ha dotato
disposizione per sfruttare al
C A R A T T E R I ST I C H E D I C H I A R A T E D A L C O ST R U T T O R E
di così tanti ingressi digitali
massimo le prestazioni della
(ovviamente per poter sfruttare
R isposta in frequenza: 20 Hz-20 kHz +0/-0,1 dB (con meccanica CD insezione di conversione D/A
anche con sorgenti esterne le
terna), 2 Hz-100 kHz +0/-3 dB (con sorgente digitale esterna). R apporto
interna alla macchina, verrebsegnale/rumore: >120 dB. G amma dinamica: >120 dB. D istorsione arfantastiche performance della
be quasi da dire che il 750D
monica totale: <0,0003%. Separazione: >116 dB. L ivello d'uscita: 2
V/100 ohm (bilanciato e sbilanciato). Peso: 16 kg
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L’interno è esemplare per pulizia ed ingegnerizzazione: nella grande scheda contenente la gran parte dei circuiti, ogni stadio
ha il suo spazio ben definito.
USB solo a 16 bit
Come più volte abbiamo accennato nelle varie puntate sulla musica liquida pubblicate sui numeri scorsi di AUDIOREVIEW, l'interfaccia USB, essendo nata fondamentalmente per applicazioni informatiche di basso profilo (collegamento tra PC e mouse o tra PC e
stampante, "memory pen" e così via), così com'è offre solo il "minimo sindacale" per il trasporto di segnali audio, vale a dire 16
bit/48 kHz. Per spremerle qualcosa in più occorre approntare soluzioni particolari che hanno bisogno di driver specifici, come avviene ad esempio nelle interfacce audio professionali o semi-professionali per PC (le migliori usano tuttavia l’interfaccia firewire,
nata per applicazioni audio e video gravose ed in grado di supportare nativamente audio ad alta risoluzione).
Analogamente a quanto accade nell’unità di conversione Audio
Research DAC7 (provata sul n. 306, dicembre 2009), anche l’interfaccia USB del Moon “lavora” solamente a 16 bit/48 kHz e
quindi non può essere utilizzata per il trasporto di segnali audio
ad alta risoluzione.
In f igu r a 1 è visibile lo spettro del segnale in uscita dal Moon
quando all’ingresso USB è presente un segnale a 24 bit/48 kHz:
le componenti di distorsione armonica sono appunto quelle tipiche
di un “downsizing” da 24 bit a 16 bit, certamente ben diverse
dalle prestazioni eccezionali che l’apparecchio canadese può of-
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frire con segnali
ad alta risoluzione utilizzando
gli ingressi audio
digitali (ottici,
elettrici consumer
o professionali
che siano) di cui
è dotato, come
dimostrano chiaramente i grafici
nella pagina delle misure rilevate
nel nostro laboFigura 1 - Spettro del segnale in uscita dal
ratorio.
Moon quando all’ingresso USB è presente un
Chi volesse utilizsegnale a 24 bit/48 kHz.
zare un PC come “music server” (o semplicemente come sorgente) ad alta risoluzione deve quindi utilizzare un PC con uscite audio digitali (ormai
comune nei computer), possibilmente tenendo conto dei consigli
da noi forniti nei già citati articoli sulla musica liquida.
R.L.
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Lettore CD MOON 750D. Numero di matricola: K717486.
CARATTERISTICHE RILEVATE
Misure relative alle uscite bilanciate se non diversamente
specificato
Distorsione
per differenza
di frequenze
(a 0 dB, toni a 19 e
20 kHz)
PRESTAZIONI RILEVATE MODALITÀ LETTORE DI CD
Livello di uscita (1 kHz/0 dB):
uscite bilanciate sinistro 1.98 V, destro 1.98 V
uscite sbilanciate sinistro 1.98 V, destro 1.98 V
Impedenza di uscita: uscite bilanciate 201 ohm
uscite sbilanciate 100 ohm
Gamma dinamica:
sinistro 96.1 dB, destro 96.1 dB
Risoluzione effettiva:
sinistro 16 bit, destro 16 bit
Rapporto segnale/rumore pesato "A":
sinistro 116 dB,
destro 116 dB
Risposta
in frequenza
(a 0 dB)
Residui in banda soppressa
(segnale costituito da 32 sinusoidi equispaziate
tra 15937.5 e
21750 Hz, livello
di picco -3 dB,
banda di analisi
192 kHz, scala
frequenze logaritmica. Segnale
utile in nero)
Distorsione
armonica
(tono da 1 kHz
a -70.31 dB con
dither e noise
shaping C1)
Risposta
impulsiva
(1 campione a 0
dB su 127, intervallo 2 ms)
Onda quadra
400 Hz
(livello 0 dB di
picco, +3 dB
efficaci, intervallo
5 ms)
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Distorsione
armonica
(tono da 1 kHz a 100 dB con dither
rettangolare)
rovare dei difetti apprezzabili in componenti come
questo player/convertitore è davvero un’impresa,
mentre è facile verificare che diversi dei parametri più
importanti sono prossimi od addirittura tangenti allo stato dell’arte. Così è ad esempio per la linearità ai minimi
livelli, indagata con il tono ditherizzato a rumore modellato per la modalità CD e con il tono puro da –70 dB
campionato a 96 kHz/24 bit. Nel primo caso il comportamento ricalca praticamente quello ideale, nel secondo
T
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PRESTAZIONI RILEVATE
IN MODALITÀ CONVERTITORE
Misure relative ad un segnale digitale
d’ingresso PCM campionato linearmente a
96 kHz/24 bit
Risoluzione effettiva:
sinistro >18.4 bit, destro >18.4 bit
Risposta in frequenza
(a -3 dB)
Segnale sinusoidale -70.31 dB
(segnale 1 kHz/-70.3 dB)
si “vede” qualcosa di extra, nel senso di due armoniche a –143 e –145 dB ed una microspuria a
frequenza elevata, che si “levano” sopra un tappeto di rumore collocato a –150 dB: pochissimi
componenti sono andati meglio, ed ovviamente di
assai poco. Anche la linearità ai livelli elevati è
peraltro eccellente, come mostrano gli spettri dei
doppi toni (non tutti pubblicati) in cui le componenti di intermodulazione giacciono ad almeno 80
dB dal segnale utile. La risposta è molto lineare e
coerente nel passaggio da modalità CD a convertitore di segnali 96/24, dacché la seconda ricalca
la prima estendendosi però fino a 41 kHz, con appena 0.4 dB di attenuazione e nessun ripple osservabile. Tutto ciò anche grazie ad un FIR potente (237 dB per ottava di pendenza di entrata in
banda oscura), esteso nel tempo per almeno 1.5
ms come si può osservare dalla risposta impulsiva. Quest’ultima ci informa anche che l’apparecchio è invertente e non introduce apprezzabili rotazioni di fase. Ineccepibili anche i parametri di
bilanciamento ed interfacciamento.
F . M ontanucci
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L’ASCOLTO
Se c’è un settore dell’alta fedeltà dove bisogna fare molta attenzione quando si parla
di qualità dell’ascolto e di differenze tra prodotti è certamente quello delle sorgenti
digitali, dove grazie alla tecnologia è possibile costruire prodotti anche da poche
centinaia di euro in grado di suonare bene e di far bella figura pur se inseriti al’interno di catene di alto livello. In altre parole si può tranquillamente affermare che il digitale è quanto di più democratico esista nell’hi-fi, in quanto consente a tutte le tasche di permettersi oggetti bensuonanti ma al contempo richiede sforzi enormi ai progettisti per emergere dalla media, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi.
In effetti, se ripenso alle sorgenti digitali che in trent’anni di storia dell’audio digitale domestico mi hanno colpito fin dal primo istante, che hanno evidenziato differenze talmente concrete da farti pensare di aver combinato qualche pasticcio con i collegamenti, allora non mi vengono in mente che quattro o cinque nomi al massimo.
Ebbene, senza ombra di dubbio il Moon va ad aggiungersi a questo ristrettissimo
gruppo, perché è una di quelle rarissime sorgenti che emerge immediatamente con
qualsiasi genere musicale e con qualsiasi disco, anche con quelli realizzati sapendo che poi saranno riprodotti certamente più spesso da iPod che non da impianti
sofisticati, come ad esempio “21st Century Breakdown” dei Green Day.
Ma procediamo con ordine.
Come mio solito, inizio l’ascolto con brani ottimamente registrati e con voci in primo piano, in modo da farmi subito un’idea della caratura dell’apparecchio.
Un pezzo che ascolto sempre molto volentieri è la versione di Benito Madonia e Antonio Forcione di “Caruso” di Lucio Dalla, dall’albo “Vento del Sud” della Naim,
presente anche nella raccolta “Naim per Audio Review”.
L’ascolto dura però solo pochi istanti in quanto la differenza con il mio riferimento
casalingo, un eccellente lettore universale giapponese che ho avuto modo in questi
anni di confrontare con decine di altri lettori di altissimo livello, apprezzandone il
valore assoluto, appare subito troppo evidente.
Mi alzo, controllo i collegamenti dell’uno e dell’altro, scambio i cavi (identici) tra i
due per controllare che non ci siano problemi nelle connessioni e via, riparto di
nuovo. Tutto come prima. Mi rialzo, ricontrollo tutto ma proprio tutto e stavolta
scambio gli ingressi del pre (che non avevano mai evidenziato differenze, ma non
si sa mai…). Niente da fare. La voce di Madonia riprodotta dal Moon è più rotonda, molto più rotonda, la sorgente virtuale è in un caso scolpita e nell’altro solamente accennata, mentre la chitarra di Forcione è lì, perfettamente materializzata a pochi metri dal punto d’ascolto.
OK. A questo punto decido di passare subito al difficile (ovviamente dal punto di vista della valutazione della qualità dell’ascolto) rock attuale e per sgombrare qualsiasi dubbio dalla mia mente chiamo in aiuto mio figlio Andrea, quattordicenne che
come molti della sua età preferisce l’ascolto in cuffia (magari di qualità) da PC o
iPod a quello con un buon impianto tradizionale.
Per convincerlo gioco sporco: metto su “21 Guns” dall’album sopra citato dei
Green Day (disco che fra l’altro ha vinto proprio in questi giorni il Grammy Award
2010 come miglior album rock), ovvero brano e gruppo preferito di Andrea, ed alzo il volume. In un attimo dimentica le cuffie e batte il suo record di discesa delle
scale; organizzo al volo una prova d’ascolto a singolo cieco facendogli ascoltare il
brano più volte alternativamente sulle due macchine. Non apriamo bocca per non
influenzarci (altrimenti addio “cieco”) ma alla fine anche lui non ha dubbi: suona
senz’altro meglio il n. 2, il numero che corrispondeva appunto al Moon.
In effetti anche con un brano costruito completamente in studio di registrazione le
differenze emergono facilmente: la voce del solista è molto più a fuoco, la scena
virtuale assai più ampia, anche in senso verticale. Con il Moon si riconosce al volo
la volontà del tecnico del suono di mettere uno strumento più o meno avanti (con
l’aiuto ovviamente dei riverberi artificiali) e più o meno spostato sulla destra o sulla
sinistra (ma questo è più semplice) rispetto agli altri. Il messaggio sonoro non è un
unico amalgama indistinto ma è invece composto da una serie di piani sonori ben
distinti, nei quali a loro volta sono posizionati i singoli strumenti.
A questo punto continuo con dischi di ogni genere, ma più per il piacere d’ascolto
che per effettiva necessità, convincendomi sempre di più di trovarmi di fronte ad un
vero campione anche dal punto di vista delle prestazioni sonore.
Purtroppo non sempre è così, ma stavolta è successo: un apparecchio che dal punto
di vista tecnologico rappresenta una chiara evoluzione ha veramente esibito qualcosa in più in laboratorio e contemporaneamente anche in sala d’ascolto.
Sono molto contento.
R.L.
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ESS ES9018: un gioiello di convertitore
Il cuore della macchina Moon è il nuovo, costosissimo e per molti versi rivoluzionario chip di conversione D/A prodotto dalla ESS Technology (giovane e dinamica azienda americana specializzata nella produzione di circuiti integrati ad altissima integrazione per uso audio e
video), siglato ES9018.
Oltre naturalmente al fatto di essere un “32 bit”, l’altra grande particolarità di questo circuito integrato è la presenza di ben 8 DAC per
canale (acronimo di "Digital to Analog Converter", convertitori da digitale ad analogico) preceduti da un modulatore Sigma-Delta "Hyperstream" (vedi schema a blocchi di Figu ra a).
L'idea (secondo me vincente) di ESS è stata quella di prendere i classici due piccioni con una sola fava: a seconda della necessità del progettista il chip può infatti essere utilizzato come un DAC multicanale (fino a 8 canali, appunto) per applicazioni home theater di altissimo livello, oppure si può far funzionare in modalità 2 canali sfruttando tutti
e 8 i DAC in una particolare configurazione parallela più differenziale
(vedi Figu ra b) che permette di raggiungere prestazioni straordinarie
in termini di risoluzione effettiva, gamma dinamica e linearità, come le
nostre analisi di laboratorio hanno puntualmente evidenziato.
Il demodulatore S/PDIF
Ma le peculiarità non si fermano certo qui.
Convinti che l’uso di un PLL analogico, pur se attentamente progettato, sia troppo sensibile alle interferenze della sezione digitale e quindi in definitiva possa essere causa di alterazioni udibili del segnale
d’uscita, i tecnici ESS hanno infatti deciso di farne completamente a
meno e di inserire direttamente al’interno del chip il circuito di demodulazione S/PDIF (acronimo di “Sony/Philips Digital Interconnect Format”), il cui scopo è quello di ricevere il segnale digitale proveniente
da uno degli ingressi, demodularlo in modo da renderlo gestibile dai
circuiti successivi (nella fattispecie il convertitore di frequenza di campionamento, il modulatore Hyperstream ed il DAC vero e proprio) e
sovrintendere al clock.
Ho scritto “sovrintendere” e non “ricreare” proprio perché l’ES9018
riesce a decodificare il segnale S/PDIF senza dover estrarre (così come sarebbe richiesto dallo standard) il clock dal segnale stesso, ma
utilizzando invece una tecnica proprietaria che non richiede affatto
un’esplicita misura della frequenza di clock.
In pratica, dopo aver opportunamente ritardato i fronti d’onda positivi
e negativi del segnale digitale d’ingresso in modo da fargli assumere
un “duty cycle” pari esattamente al 50%, ad ogni impulso viene assegnata da un circuito di controllo sulla base della storia del segnale e
di altri parametri una durata pari a 1, 2 o 3 unità.
Una macchina a stati finiti, che per definizione agisce secondo un
modello di comportamento composto da un numero finito di stati e di
direzioni di evoluzione degli stessi, ha il compito di agire sulla successione di impulsi da 3 durate diverse così da individuare i contorni dei
blocchi di bit ed i loro stati, in modo da effettuare una “marcatura
temporale” degli eventi.
Questo complicatissimo sistema consente, insieme al circuito di riduzione dello jitter incorporato nel convertitore di frequenza di campionamento (vedi sotto), di ottenere a detta del costruttore una reiezione
del jitter pari al 100%!
Il convertitore di frequenza di campionamento
La conversione di frequenza di campionamento asincrono (in inglese
Figura a - Schema a blocchi del chip a 32 bit ES9018.
“ASRC”, “Asynchronous Sample Rate Conversion”) è un’operazione
che permette di modificare la frequenza di campionamento di un dato segnale digitale, ad esempio di aumentarla di un fattore x.
Se x è un numero intero, ad esempio 4, allora l’operazione prende
generalmente il nome di sovracampionamento quadruplo e si può facilmente effettuare inserendo 3 zeri tra un campione e l’altro del segnale originale e quindi filtrando con un passa-basso opportuno il segnale zeri+campioni in modo tale che nel dominio del tempo gli zeri
siano interpolati, vale a dire assumano dei valori intermedi tra quelli
dei campioni. Questo è il sistema ultra-classico.
Se invece x non è un intero, ad esempio se vogliamo aumentare la
frequenza di campionamento da 44,1 kHz (quella del CD) a 48 kHz
(una di quelle del DVD), allora occorre adottare delle soluzioni ben
più complesse dei semplici zeri più filtro.
Uno dei più noti chip in grado di svolgere la funzione di convertitore asincrono di frequenza di campionamento è senza dubbio
l’AD1896 della Analog Devices, che abbiamo incontrato più volte in apparecchi audio digitali di alto livello ed il cui funzionamento è fondato sull’uso di filtri FIR a struttura polifase. Le due
principali limitazioni di tale tecnica riguardano il tasso di conversione piuttosto limitato (1 a 8 nel caso dell’AD1896) e la diminuzione (contenuta, se l’implementazione è corretta) della dinamica
e delle prestazioni in generale a causa dell’elaborazione digitale
del segnale.
L’ASRC sviluppato da ESS ed inserito all’interno dell’ES9018 non
soffre invece di tali limitazioni: infatti permette di alzare la frequenza di campionamento da un minimo di 4 kHz ad un massimo di
40 MHz con un solo passaggio, ed inoltre il processo è praticamente trasparente dal punto di vista delle prestazioni.
Per ottenere tali performance si è ricorso ad una struttura a doppio
loop il cui funzionamento è riassunto nello schema di Figu r a c: nel
primo anello un contatore “up/down” (304) riceve al suo ingresso
sia il segnale originale (302) che il feedback da un sommatore
(322), mentre invece nel secondo anello l’uscita del sommatore va
al modulatore (310) e da qui all’uscita (316) e indietro allo stesso
sommatore. In Figu r a d vediamo lo schema di funzionamento: se
nello schema c viene generato un impulso di “carry out” (quando il
processo è giunto a conclusione) allora il contatore, che in partenza
contava “in avanti”, viene costretto a contare all’indietro.
Figura b - Schema a blocchi della completa sezione
di conversione D/A del Moon. Gli 8 DAC (tutti
con uscita in corrente) per canale del chip ES9018
vengono utilizzati in configurazione differenziale,
vale a dire 4 in parallelo per il canale sinistro non
invertito (+L), 4 per il sinistro invertito (-L), 4 per
il destro non invertito (+R) e 4 per il destro
invertito (-R), per un totale quindi di 16 DAC! In
questo modo si ha un doppio vantaggio: il parallelo
dei 4 DAC aumenta il rapporto S/N e quindi la
risoluzione, teoricamente di 6 dB (quando si
sommano due segnali identici e in fase il livello del
segnale stesso aumenta di 6 dB, mentre quello del
rumore, che è "scorrelato", aumenta solamente di 3
dB), mentre invece il differenziale consente di
eliminare completamente le "imperfezioni" comuni.
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E SOTERIC X-05
Sul pannello posteriore trovano posto uscite analogiche sia di tipo sbilanciato che bilanciato. Grazie all’ingresso digitale è possibile sfruttare le
potenzialità dei circuiti di conversione D/A interni ad alta risoluzione anche con sorgenti esterne.
sua sezione di conversione) che effettivamente verrebbe da dire che qui il CD non
è altro che uno dei cinque ingressi e forse
uno dei meno importanti, visto che è a
soli 16 bit.
Le altre quattro interfacce d’ingresso, come già accennato, sono l’intramontabile
S/PDIF, la TosLink (che altro non è che
la precedente per segnale ottico e non
elettrico), la bilanciata AES/EBU e l’USB.
Le prime tre accettano anche segnali ad
alta risoluzione (24 bit) mentre invece
l’USB è solo a 16 bit (vedi riquadro).
Per quanto riguarda l’utilizzo pratico tutto è improntato alla massima semplicità
(in questo i canadesi sono molto simili a
noi europei), grazie anche all’ampio e luminoso display e, soprattutto, al completo ed elegante telecomando in alluminio
in dotazione (lo stesso del Supernova),
che permette di comandare anche altri
apparecchi Simaudio Moon (come ad
esempio i preamplificatori P-3, P-5 e P-8
e gli amplificatori integrati i-3, i-5, i-7). Se
collegati attraverso la “SimLink” si possono comandare in modo opportuno più
prodotti Moon contemporaneamente.
Le sorgenti esterne collegate ai 4 ingressi
digitali vengono selezionate agendo sul
tasto “Input”: l’ingresso scelto (da D1 a
D4), insieme con la sua frequenza di
campionamento (l’apparecchio accetta
44,1 kHz, 48 kHz, 88,2 kHz, 96 kHz, 176,2
kHz e 192 kHz, in pratica tutte quelle del
consumer e del professionale), vengono
contemporaneamente mostrati sul display.
Conclusioni
Lo abbiamo già detto, ma è il caso di ripeterlo ancora.
Il modulatore Hyperstream e i DAC veri e propri
Il modulatore Sigma-Delta sviluppato da ESS e denominato “Hyperstream” è in pratica un quinto ordine con uscita multi-bit configurabile
(generalmente a 6 bit) ed a detta del costruttore presenta numerosi
vantaggi rispetto a Sigma-Delta tradizionali.
Prima di tutto può raggiungere in teoria una modulazione del 100%
senza alcun problema di stabilità, grazie all’uso di numerosi ed indipendenti stadi in cascata di bassissimo ordine, ognuno dei quali è intrinsecamente stabile. Inoltre non soffre del problema, tipico di alcuni
Sigma-Delta, dell’aumento del rumore in funzione della componente
in corrente continua, che in alcune particolari situazioni può degradare le prestazioni dinamiche anche di 30 dB. Inoltre molta attenzione
è stata posta nel progetto per evitare che si possano formare artefatti
udibili quando si passa molto rapidamente da un livello alto ad uno
estremamente basso e ancora ad uno alto.
Per quanto riguarda infine i DAC veri e propri, che come si è già det-
Figura c - Schema a blocchi del convertitore asincrono di frequenza di
campionamento.
AUDIOREVIEW n. 308 febbraio 2010
Con il Moon 750D si apre una nuova era
nell’audio digitale, non solo perché è il
primo ad utilizzare convertitori a 32 bit,
ma anche perché ha una struttura tale da
renderlo più simile ad un convertitore
D/A con meccanica CD inclusa, struttura che penso (e spero) presto verrà copiata da molti altri costruttori.
Il 750D è stato pensato per diventare il
centro nevralgico di impianti di altissima
qualità, e questo dev’essere il modo in
cui dev’essere utilizzato: collegando a lui
tutte le sorgenti audio digitali in nostro
possesso in modo da ottenerne il massimo rendimento.
Ovviamente, per poter apprezzare a pieno il miglioramento il resto dell’impianto
(amplificazione e sistemi di altoparlanti)
devono assolutamente essere all’altezza
della situazione.
Roberto Lucchesi
to sono 8 per canale con una struttura differenziale/parallela, adottano un’evoluzione della tecnologia definita “Dynamic Element Matching” che permette una totale cancellazione degli errori e quindi un
livello estremamente contenuto dei segnali spuri e delle componenti di
distorsione in banda audio.
Il sistema di clock sviluppato da Moon e denominato “Alpha Clocking
System” sfrutta ovviamente tutte le particolarità sopra accennate del
chip ESS ed agisce direttamente proprio sui DAC in uscita (vedi nuovamente la Figu ra b), assicurando un jitter massimo pari ad un solo picosecondo (un milionesimo di milionesimo di secondo…).
R.L.
Figura d Schema di
funzionamento
del convertitore
asincrono di
frequenza di
campionamento.
47
146 - Il punto_146 - Il punto.qxd 08/02/10 12.17 Pagina 146
32 BIT:
SERVONO VERAMENTE?
il punto del direttore
di Roberto Lucchesi
146
"In realtà non
conosciamo nulla,
perché la realtà
sta nel profondo."
Democrito
Uno degli incontri più interessanti che ho avuto all'ultima edizione del Top
Audio Video Show di Milano è stato senza alcun dubbio quello con il simpatico Jean Poulin, presidente della Simaudio, azienda canadese che produce con
il marchio Moon amplificatori e sorgenti digitali di alto livello. È stato proprio
in quell'occasione che per la prima volta ho sentito parlare del primo apparecchio audio digitale a 32 bit, appunto il Moon 750D progettato dallo staff di
Poulin ed in prova in esclusiva su questo stesso numero.
Naturalmente la prima domanda che mi è ventura in mente, da buon giornalista ultra-scettico, è stata se il nuovo 750D fosse "veramente" un 32 bit.
Ebbene, "Monsieur Moon" mi ha risposto con fare un po' seccato: "ma certo che
lo è" (l'incontro è poi proseguito prendendo una piega molto amichevole
anche perché abbiamo scoperto di pensarla allo stesso modo su molti aspetti
dell'alta fedeltà moderna).
In realtà avevo da poco provato il loro CD player Supernova e mi ero perfettamente reso conto che, pur essendo un nome relativamente poco conosciuto
nel nostro paese a causa di precedenti distribuzioni non certo perfette,
Simaudio era certamente uno dei costruttori più seri e affidabili nel panorama
dell'hi-end mondiale.
Tuttavia non vedevo l'ora di posare le mani sull'apparecchio, che allora era
ancora un prototipo (fra l'altro Poulin ci aveva promesso l'esclusiva mondiale)
per rendermi conto di persona di come stavano le cose.
Ebbene, se avete già letto la prova del 750D sapete anche voi come è andata a
finire: il 750D è tutt'altro che una "bufala", è un oggetto di altissimo valore che
usa appunto quello che oggi è da tutti considerato come il miglior convertitore D/A al mondo (l'ESS ES9018, del quale trovate un'ampia disamina all'interno della prova del Moon), e non solo perché è a 32 bit.
Il punto sta proprio qui: il vantaggio di questo convertitore rispetto a tutti gli
altri, perlomeno in questo momento, consiste non solo nell'essere a 32 bit, ma
anche nell'avere tutti (ma proprio tutti) gli stadi al proprio interno, ognuno dei
quali adotta soluzioni radicalmente innovative per ottenere prestazioni complessivamente straordinarie sotto tutti i punti di vista: linearità, gamma dinamica, jitter.
Se avesse avuto i DAC interni a 24 bit invece che a 32 bit l'ESS ES9018 sarebbe
comunque stato straordinario allo stesso modo? No, perché comunque avremmo avuto un "filino" in meno in qualche parametro, ed a questi livelli di eccellenza è magari quel "filino" che fa la differenza.
Naturalmente adesso ci aspettiamo che tutti gli altri costruttori di chip di conversione D/A per uso audio tenteranno di colmare il gap. Ed in parte sta già
accadendo.
Buona lettura e buon ascolto a tutti.
AUDIOREVIEW n. 308 febbraio 2010

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