Ricostruire una vita libera dalla violenza: sostegno ai percorsi di

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Ricostruire una vita libera dalla violenza: sostegno ai percorsi di
Ricostruire una vita libera dalla violenza: sostegno ai percorsi di autonomia delle
donne maltrattate
Premessa
L’Associazione “Nondasola onlus” è un’associazione di donne nata nel 1995 con l’obiettivo di
contrastare ogni forma di violenza contro le donne e facilitare il riconoscimento sociale della
violenza di genere, incidendo sul contesto socio-culturale che la sostiene.
Dal 1997 l’Associazione gestisce l’attività del centro antiviolenza “Casa delle Donne”, in
convenzione col Comune di Reggio Emilia, e offre a tutte le donne che ad essa fanno riferimento
colloqui di accoglienza, consulenze legali, sostegno nella ricerca del lavoro e ospitalità temporanea.
Dall’apertura della Casa al 30 Ottobre 2013 si sono rivolte a noi 3738 donne e ne sono
state ospitate 153 con le/i rispettive/i figlie/i; per la quasi totalità dei casi si è trattato di
violenze messe in atto da mariti, conviventi e fidanzati, violenze che si ripetono e si aggravano nel
tempo.
L’esperienza di questo tipo di violenza impoverisce le donne sul piano dell’autonomia personale
mettendole spesso in pericolo tanto da dover chiedere protezione per sé e per i/le propri/e figli/e
quando decidono di interrompere la relazione e riprogettare la propria vita.
Particolare rilevanza in questo percorso di uscita dalla violenza assume la possibilità di poter essere
ospitate in un luogo che risponda al bisogno di protezione e sicurezza, dando al tempo stesso la
possibilità di ridisegnare un proprio progetto di vita.
La struttura residenziale interna alla Casa delle donne (5 monolocali) offre ospitalità a donne,
italiane o straniere, ed i loro figli/e, per un periodo massimo di 6-8 mesi; è gestita da operatrici e
volontarie, che affiancano le donne ospiti ad analizzare i propri bisogni, a mettere a fuoco le
proprie risorse, a individuare valide strategie di ricostruzione della propria autonomia. Autonomia
che, oltre alla rielaborazione del proprio vissuto personale, non può prescindere dal reperimento di
un lavoro, di un’abitazione e di una rete relazionale e di sostegno.
Oltre alla casa-rifugio, l’Associazione Nondasola gestisce due appartamenti: uno di post-ospitalità
dove accogliere contemporaneamente 3 donne con i/le propri/e figli/e, per offrire loro
l’opportunità di consolidare quel percorso di autonomia già avviato nella prima fase della
ospitalità, ma non ancora compiuto; l’altro destinato ad accogliere donne migranti in difficoltà, sole
o con figli/e, finalizzato sia a rispondere a un bisogno abitativo che alla realizzazione di un percorso
di crescita personale e autonomia. Quest’ultimo rientra nel più ampio progetto “Native-Migranti”
che si rivolge a donne migranti che, per le difficoltà incontrate nel percorso di interazione col
territorio e di inclusione sociale, sono esposte a situazioni di violenza o hanno subito violenza ma
che hanno già concluso il percorso di rielaborazione/uscita dalla violenza.
Il progetto
La conclusione del percorso di uscita dalla violenza o perlomeno dalle sue fasi più acute coincide
spesso con il desiderio, la voglia, ma anche la necessità e la fatica di ri-costruire il proprio progetto
di vita, immaginarselo, compiere i primi passi per iniziare a realizzarlo. Il consolidamento della
propria autonomia diviene allora uno snodo fondamentale per le donne che hanno subito violenza
poiché consente di andare oltre le conseguenze della violenza, sentirsi libere di scegliere ciò che è
meglio per sé (e per i propri figli/e), costruire spazi in cui coltivare e valorizzare le proprie risorse,
conoscenze e competenze, dare voce ed espressione ai propri desideri, sogni, speranze per il futuro.
Un aspetto imprescindibile dell’autonomia è sicuramente l’indipendenza economica, che per la
maggioranza delle donne non significa solo autosufficienza ma soprattutto la possibilità di
riaffacciarsi al mondo extra-domestico, rafforzare ed espandere aree identitarie intaccate e
indebolite dalla violenza, imparare a relazionarsi con gli altri in situazioni di parità e di gerarchia.
In altre parole la possibilità di sentire che la vita è “nelle proprie mani”.
I percorsi delle donne che accogliamo e/o ospitiamo hanno, tuttavia, visto crescere la loro durata
anche a causa della crisi economica che sta determinando la necessità di interventi più complessi e
articolati, se si considera che alle situazioni di violenza si accompagnano, sempre di più,
drammatiche difficoltà economiche legate alla mancanza di lavoro, all’impossibilità di sopportare i
costi di gestione di un’abitazione, al problema di individuare strumenti di conciliazione tra il lavoro
e la cura dei figli/e.
In particolare per garantire la sostenibilità di un percorso di uscita dalla violenza che miri al
raggiungimento e il mantenimento della propria autonomia può essere determinante il sostegno
relativamente:
o
all’acquisizione di alcuni pre-requisiti indispensabili per il raggiungimento di un adeguato
livello di autonomia e per l’avvicinamento al mondo del lavoro e, nello specifico:
~ corsi di lingua italiana per donne straniere
~ conseguimento della patente di guida o acquisto di un mezzo di trasporto
~ disponibilità di una figura educativa che possa curare i figli nel caso in cui i tempi di
lavoro della donne mal si conciliano con gli orari dei servizi pubblici per l’infanzia.
o
o
o
alla conoscenza e avvicinamento al mondo del lavoro (corsi di formazione professionale e di
orientamento);
alla ricerca della casa, in particolare attraverso un contributo utile alla copertura dell’affitto
e/ spese condominiali o della cauzione iniziale;
alle spese legali riferite a procedimenti legati al percorso di uscita dalla violenza (procedure
di separazione, rifacimento di documenti sottratti, percorsi giudiziali a seguito di denunce
per violenza, ecc.);
Il Centro antiviolenza ha da sempre creduto e investito su questa parte del percorso delle donne
maltrattate poiché è quello che permette loro di trasferire su un piano di realtà e concretezza la
rielaborazione e il superamento del vissuto di violenza, di mettersi in gioco e attivare quelle risorse
individuali che la violenza oscura e indebolisce. Tuttavia, negli ultimi anni, tali percorsi
comportano oneri finanziariamente sempre più significativi, a cui la nostra Associazione, dati i
vincoli di bilancio, non riesce a far fronte in maniera adeguata.
In quest’ottica il sostegno del progetto “Essere Donna” sarà un contributo prezioso che ci
consentirà di aiutare alcune donne nei loro percorsi di autonomia in maniera più consona ai loro
bisogni e a quelli dei/lle loro figli/e, rafforzando la speranza di un futuro migliore.