Le forme dell`acqua - Il Verde Editoriale

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Le forme dell`acqua - Il Verde Editoriale
ESTRATTO DA
PROGETTAZIONE FONTANE IN AMBITO URBANO
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
Le forme
dell’acqua
Testo e foto di Gilberto Oneto,
architetto paesaggista
L’
Specchio del paesaggio
Nello spazio urbano l’acqua è innanzitutto elemento di transizione quando questo
si affaccia su una riva o su una sponda: la
superficie del mare, del lago o del fiume
costituisce l’altra metà del paesaggio, una
sorta di presenza speculare, di supporto e
di arricchimento dei caratteri propri dello
scenario urbano. In tale caso la scena
acquista una direzionalità prevalente, si
trasforma in una
▼
Superficie speculare, fonte
di refrigerio, elemento
dinamico e decorativo,
l’acqua è un importante
tassello del paesaggio
urbano. Dal suo indiscusso
potere evocativo alle
difficoltà legate alla gestione
di questo bene, una lettura
del suo dialogo con la città
acqua costituisce uno degli elementi
fondamentali di qualificazione del
paesaggio inteso in senso complessivo e conserva questa sua speciale valenza
anche nella formazione dei caratteri fisici e
percettivi del paesaggio urbano.
In tale contesto essa ripropone gran parte
dei suoi caratteri generali ma assume anche
talune specialissime valenze collegate al
particolare ambiente costruito in cui si pone.
Carlo Galimberti
Freschezza,
dinamismo e
musicalità tra
le qualità che
connotano
l’acqua.
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Anna Pisapia
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▼
sorta di balconata sull’altro paesaggio che
vi entra quasi esclusivamente quale elemento di
percezione passiva: da guardare e, solo di rado,
da cui guardare. La presenza della superficie
d’acqua condiziona volumi, rapporti, ma anche
colori e sensazioni del paesaggio “asciutto”.
La presenza di uno specchio d’acqua “calma”
di buone dimensioni porta anche un’atmosfera
di quiete e di riflessione. Il senso di tranquillità
di una superficie speculare dilata gli spazi sfalsando dimensioni, volumi e prospettive, e modifica radicalmente la percezione complessiva
dell’ambiente con giochi di luci e di riflessi. Lo
stesso effetto può essere ottenuto anche da specchi o vasche d’acqua di dimensioni relativamente limitate purché rispondano ad alcuni
requisiti fisici basilari, come la sobrietà delle
forme, la scarsa percettibilità visiva delle sponde e l’assenza di movimenti fastidiosi sulla
superficie. Specularità e trasparenza dell’acqua
esaltano e moltiplicano gli effetti della luce e dei
colori, distorcendo i rapporti cromatici.
Fonte di dinamismo
Per contro, trova una straordinaria espressione di valore ambientale la presenza nel
paesaggio costruito dell’acqua in forma dinamica: il suo movimento porta colore, sensualità, vitalità e caratterizzazione formale.
Le proprietà visive e tattili dell’acqua
giocata con opportuni movimenti e con
studiate luminosità ne fanno un intrigante
elemento che risulta fondamentale nella
sensualità della percezione.
La funzione vitale e vivificante dell’acqua
sull’ambiente si rende evidente in mille modi:
la sua trasparenza ravviva i caratteri propri dei
materiali, il rumore drammatizza la percezione
dei rapporti scenografici, la freschezza dà carattere al micropaesaggio circostante, il movimento catalizza e moltiplica l’attenzione, la
musicalità completa il coinvolgimento sensuale e il gioco ripropone la fondamentale esperienza del paesaggio come divertimento. Lo
studiato utilizzo dell’acqua, soprattutto di quel-
Sopra, da sinistra, il Tevere, “altra metà
del paesaggio”, e giochi di luci e riflessi
di una fontana storica nel centro di Roma.
la in movimento, possiede pure la straordinaria
capacità di influire anche sul microclima urbano di contorno, sia in termini di più generale
refrigerio dell’aria che in quello di fonte diretta di sollievo alle persone e agli animali.
Scultura ambientale
Fra i caratteri più specifici legati al paesaggio urbano ci sono anche quelli dell’acqua
intesa come elemento decorativo, architettonico, scultoreo e simbolico.
Nessun altro elemento è carico di metafore e di implicazioni profonde come l’acqua,
sia che venga contenuta in una geometria
carica di sacralità sia che ne siano sfruttate le
valenze naturalistiche.
In quest’ottica risulta fondamentale la sua
funzione nella definizione architettonica di
Architetture d’acqua nei giardini storici
uso dell’acqua quale elemento di decoro e utilità ha caratterizzato
fin dalle origini parchi e giardini storici.
Negli impianti medievali l’acqua è elemento centrale, simbolo di vita e di
vita eterna: una fontana o un pozzo sono spesso collocati al centro del
giardino, quasi sempre impostato su uno schema quadrangolare, suddiviso in quattro riquadri da vialetti perpendicolari.
È però negli impianti formali dei giardini tardo rinascimentali che l’acqua
assume un ruolo architettonico fondamentale, in relazione simbiotica con
le decorazioni architettoniche. Su di essa si concentrano le attenzioni di ingegneri, architetti e scultori, impegnati a creare complessi sistemi di adduzione e smaltimento, fontane, vasche, peschiere, catene d’acqua, vere e
proprie cascate che caratterizzeranno nei secoli i giardini formali.
Dezailler d’Argenville, celebre trattatista francese, definisce nel 1739 l’uso
dell'acqua nei giardini: “le fontane e le acque sono l’anima dei giardini, e
ne costituiscono il principale ornamento; sono esse che li animano e per
così dire li fanno rivivere. Un giardino, per bello che sia, se non contempla l’uso dell’acqua, sembra triste e tetro, e manchevole in una delle sue
più belle componenti”.
Nei siti a carattere formale, fontane, ninfei, giochi d’acqua, cascate,
peschiere o bacini venivano collocati sugli assi principali e secondari del
giardino geometrico, costituendo il fulcro visivo dell’impianto: il giardino
della Villa d’Este di Tivoli o il parco della Reggia di Caserta esemplificano
in modo eccezionale quanto l’acqua costituisse il fulcro dell’impianto, con
vasche, cascate, fontane monumentali, zampilli scenografici. In Francia
la realizzazione dei sogni di Luigi XIV e del grandioso progetto di Le Nôtre
per i giardini della Reggia di Versailles fu possibile grazie alla costruzione
di una pompa gigante, la “macchina di Marly” che prelevava acqua dalla
Senna e, tramite un lungo acquedotto, riforniva le 1400 fontane che contribuirono a rendere Versailles un modello imitato in tutta Europa. Si tratta
di siti spettacolari, capaci di suscitare meraviglia e ammirazione nel visi-
tatore con colori, suoni, forme sempre mutevoli e inaspettate.
L’acqua poteva formare arcobaleni artificiali e gallerie percorribili (all’asciutto), riproduceva suoni quali il canto degli uccelli o melodie musicali, o
creava scherzi e occasioni di divertimento cui il visitatore, più o meno inconsapevolmente, partecipava e in cui il fontaniere manifestava tutta la sua
fantasia e abilità. Nel XVI-XVII secolo i giochi d’acqua erano molto ricercati: famosi, in proposito, quelli recentemente restaurati del ninfeo della villa
Litta di Lainate (MI) e rinomati quelli del parco di Villa Barbarigo a Valsanzibio (PD) o del Giardino segreto di Caprarola (VT).
Con il diffondersi del giardino paesistico l’acqua rimane componente
fondamentale, ma con un ruolo diverso: Ercole Silva nel suo trattato
Dell’arte de’ giardini inglesi del 1801 scrive che essa “...collegata con altri
oggetti produce effetti diversi e vantaggiosi. Dà un aspetto ridente all’om-
Alberta Cazzani
L’
Cascata della fontana di Eolo, nel parco della Reggia di Caserta.
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volumi e di rapporti spaziali: essa può essere
costruzione formale, gioco decorativo e vera e
propria scultura ambientale. Questo genere di
presenza all’interno dei paesaggi urbani avviene principalmente sotto forma di fontane e di
vasche formalmente definite.
Le fontane, indipendentemente dai loro
caratteri specifici, sono gioco e decorazione,
complemento e completamento dell’architettura o elementi a sé stanti. La storia del paesaggio urbano di qualsiasi epoca o luogo è anche
una lunga teoria di pagine gloriose di realizzazione di fontane, dalle più “classiche” e famose fino alle mille reinterpretazioni moderne e
postmoderne, magari anche lontane dalle più
tranquille consuetudini formali, ma rispondenti alle stesse eterne funzioni.
Tutte hanno, infatti, in comune la robusta
attrattività percettiva, la forza di immagine
preminente, e la carica di identificazione e di
riconoscibilità: tra tutti gli elementi che
compongono lo scenario urbano, le fontane
possiedono in misura maggiore la dote di
riuscire a connotare lo spazio in cui si collocano. Quasi inevitabilmente una piazza, uno
slargo o un brano di città vengono identificati, anche toponomasticamente, con la fontana presente in quello spazio.
Rovesciamento
delle leggi della
fisica in questa
fontana a Osaka
(Giappone).
Evocazione
▼
Un’ulteriore peculiarità dell’acqua è fornita
dalla sua capacità di conservare valori simbolici, e a volte anche pratici, sotto forma di surrogato dipinto, scolpito o addirittura solo
bra, e cambia un deserto in deliziosa regione; aumenta la sembianza
selvaggia delle difformi roccie e dé dirupi, e sparge altresì la serenità e
il bello su questi oggetti”. Muta la logica d’impiego dell’acqua: bandite le
forme regolari e rettilinee e le rigide simmetrie, si abbandona l’artificiosità dei manufatti architettonici e scultorei del giardino formale. L’acqua
si esprime in stagni, laghi, laghetti, fiumi, torrenti, ruscelli, cascate,
disegnati in forma libera a imitazione di quelli naturali.
Questi nuovi manufatti erano tanto più apprezzati quanto più riproducevano fedelmente forme e disposizioni naturali, celando gli accorgimenti
tecnici necessari alla loro creazione e sussistenza. Vengono progettate
scene che, come brani di natura, riproducono laghi dalle rive curvilinee,
torrenti circondati da rocce, cascate che superano ripidi dislivelli, come
se il paesaggio entrasse nel sito progettato.
Molti sono in proposito i parchi paesistici che nel corso del XIX secolo si
sviluppano in Italia spesso sostituendo o affiancandosi a precedenti
impianti formali: nel parco Gallarati Scotti di Oreno (MI) al settecentesco
La macchina di Marly riforniva d’acqua le 1400 fontane di Versailles.
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canale con ninfeo, fulcro dell’impianto del giardino, si affianca un lago
di forma sinuosa su cui affacciano alberi dal portamento pendulo e una
coffee house. Anche gli ampliamenti del parco della Reggia di Caserta
permettono di confrontare le nuove forme dell’acqua: viene allestita la
scena del Bagno di Venere con un romantico stagno circondato da grotte e specie esotiche e rare e viene creato un lago con isola e tempietto,
tra i principali momenti compositivi di nuova concezione.
I parchi che invece vengono realizzati ex novo, secondo il gusto del “giardino all’inglese”, come la Villa Reale di Monza, presentano impianti in cui
l’acqua, quale elemento naturalistico, possiede un importante ruolo
percettivo, ma anche architettonico e utilitario. La presenza del fiume
Lambro e di rogge che riforniscono le colture agricole suggerisce al Piermarini e poi al Canonica la creazione di un laghetto delimitato da rocce
artificiali, costeggiato da piante pregiate e caratterizzato da un’isola con
tempietto, una delle più significative scene del parco.
L’artificiosità degli elementi idrici dei giardini comporta grande impegno
nella gestione e nella manutenzione, come già osservava il barone Ernouf
agli inizi del XIX secolo “un ruscello di acqua corrente progettato con intelligenza, un elemento idrico ben disegnato, ben mantenuto, possono contribuire grandemente alla bellezza di un giardino o di un parco. Ma, se le
acque non sono oggetto di cure attente e continuative, cessano di essere un piacere per divenire una calamità”. Purtroppo, sottovalutare i necessari interventi di manutenzione degli impianti idrici ha innescato processi
di degrado che hanno implicato l’alterazione o la perdita di elementi di
grande importanza compositiva: gli alti costi di gestione hanno spesso
comportato l’interramento dei laghi artificiali (come è successo nel parco
della Villa Gallarati Scotti a Oreno o al parco della Reggia di Racconigi),
con la compromissione di scene di particolare valore paesistico, mentre
la mancanza di una continua manutenzione agli impianti idraulici di fontane e giochi d’acqua ha impoverito molti dei significati simbolici e dei valori percettivi di importanti composizioni architettoniche.
Alberta Cazzani e Mariacristina Giambruno
architetti, Politecnico di Milano
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La parola all’esperto
Alla ricerca dei segreti di bellezza delle fontane, da sempre elementi
di richiamo percettivo e intellettuale in tutte le culture del mondo
reziosi tasselli del paesaggio urbano,
le fontane costituiscono un universo
molto vario e spesso a sé stante. Quali
sono, per esempio, le considerazioni da fare
in fase di progettazione e, soprattutto, i fattori che ne condizionano modalità e costi di
manutenzione? Risponde a questi interrogativi Arrigo del Taglia, direttore marketing e
amministratore di un’importante azienda
toscana, operativa nel settore dell’irrigazione
e delle fontane dal 1985. Lo supporta in
questo compito Sonia Pecchioli, architetto e
responsabile tecnico del settore fontane,
fornendo una testimonianza dettagliata delle
difficoltà legate alla gestione e alla manutenzione di questi delicati ecosistemi.
P
Quali sono i principali problemi
delle fontane?
Sin dall’inizio dell’iter progettuale, le
fontane richiedono una fase di raccolta dati
molto chiara e definita. Deve essere, infatti,
stabilito da subito, un budget realistico sia
per la realizzazione che per la
manutenzione, onde evitare cattive
sorprese. È possibile realizzare comunque
una fontana, ma certamente occorrerà
ottimizzare le risorse economiche
stabilendo delle priorità rispondenti alle
reali condizioni ambientali.
Una fontana è un ecosistema che non ha
possibilità di tutelarsi da solo:
l’introduzione all’interno del bacino di
pesci o di vegetazione porta a un
accumulo di sostanza organica che
favorisce lo sviluppo di alghe e
mucillagini come pure la mancanza di
ossigeno, provocata dal surriscaldamento
dell’acqua per la ridotta profondità del
bacino e la mancanza di corretto ricircolo.
È difficile, e forse poco funzionale a un
inquadramento delle esigenze manutentive,
suddividere in categorie di appartenenza le
fontane. Anche perché i fattori che
influiscono sui costi di manutenzione sono
perlopiù esterni e legati a condizioni
ambientali ricorrenti. Il vandalismo, la
presenza di alberi a foglia caduca nelle
vicinanze, la realizzazione in aree ventose,
la presenza di polveri o sabbia, può
peggiorare notevolmente la situazione con
accumulo di sporco nel bacino che non può
essere rimosso se non vuotando la vasca.
Non esiste, per il fabbisogno di
manutenzione, una sensibile differenza tra
fontane storiche e moderne se non la
maggior cura da dedicare ai gruppi
scultorei. Nel caso si realizzi invece una
fontana a raso, con getti inseriti nella
pavimentazione e griglie di raccolta verso
la cisterna di accumulo, si potranno
contenere i costi di manutenzione potendo
diradare nel tempo gli interventi di pulizia
della cisterna e inserendo un sistema di
filtraggio sull’aspirazione.
Quali sono i principali sistemi di pulizia?
Dovendo ipotizzare la migliore delle
situazioni possibili, si dovrebbe equiparare
una fontana a una piscina con lo scopo di
mantenere la stessa qualità dell’acqua.
Occorre tuttavia ricordare che in una
fontana, soprattutto quando vi siano dei
getti d’acqua schiumogeni, il cloro si
disperderà molto più rapidamente, perciò,
più che un dosaggio in continuo, si opterà
per macrodosaggi giornalieri da farsi nelle
ore notturne quando la fontana sarà spenta.
È utile precisare che generalmente non
si prevedono programmi adeguati di
manutenzione per le fontane, o se si
prevedono in fase di realizzazione, in un
secondo momento vengono abbandonati a
causa dei costi elevati.
Dovendo schematizzare gli interventi di
trattamento dell’acqua necessari occorrerà
prevedere pompe dosatrici per il cloro e
per il controllo del Ph. In alternativa o a
integrazione, è possibile ricorrere ad
antialghe, meno aggressivi ma più
persistenti. Ultimamente si vanno sempre
più diffondendo i dispositivi a raggi UV.
Avendo provveduto a eliminare le alghe
l’acqua andrà filtrata, allo scopo di
evitare sedimenti sul fondo. Normalmente
è preferibile separare i circuiti di
trattamento dell’acqua e di ricircolo per i
getti sia per ridurre la dimensione dei filtri
sia per poter garantire il trattamento
anche quando le condizioni ambientali
sconsiglino l’accensione dei getti.
Esiste un segreto per mantenere l’acqua
limpida e libera dalle alghe?
Purtroppo non esiste, ma è necessario
avere buona volontà, costanza e ricordare,
come scrisse Eugène Viollet-le-Duc,
celebre architetto francese del XIX secolo,
che “gli architetti non devono mai perdere
di vista il fatto che lo scopo dei loro sforzi
è la conservazione di questi manufatti e
che la via per raggiungere tale fine è la
cura messa nella manutenzione”.
Trattare una fontana come una piscina
significa prevedere skimmer per raccogliere
le foglie e tutto ciò che galleggia in
superficie, evitando che appesantiti si
depositino sul fondo. Significa prevedere
prese di fondo per ricircolare e trattare
tutta l’acqua della fontana e stabilire
interventi regolari con frequenza variabile
in relazione alle problematiche specifiche di
un sito e di un impianto.
Nel caso si tratti di fontane per parchi
pubblici e aree gioco per bambini si dovrà
procedere con maggior cura poiché non si
può escludere che i piccoli possano
toccare l’acqua e portarsi le mani alla
bocca. Negli ultimi tempi si tende a
utilizzare prodotti di origine biologica
perfettamente atossici e di lunga
persistenza, ma il loro impiego deve essere
supportato da una attenta valutazione
delle condizioni ambientali.
Si possono quantificare i costi di
manutenzione di una fontana?
È difficile stabilirlo, dato che questi
valori dipendono dalle dimensioni della
vasca, dalla tipologia dei getti e dalle
condizioni ambientali: in genere potrebbe
essere sufficiente un intervento per
settimana con costi variabili tra 50 e 250
Euro. Tuttavia non si può escludere, per
fontane più complesse, formate da molti
getti con fori di uscita piccoli più
facilmente otturabili, anche costi di
manutenzione di 500 Euro alla settimana.
La scarsità di risorse idriche incide
sulle fontane?
In genere, se la fontana è correttamente
progettata e studiata per un determinato
contesto ambientale i consumi d’acqua sono
molto contenuti e si limitano alla normale
evaporazione superficiale. Se, per contro, il
getto è troppo alto rispetto alla dimensione
della vasca o se la zona è molto ventosa è
possibile che vada persa una grande
quantità d’acqua che deve essere
reintegrata. Inoltre se il bacino non è stato
realizzato correttamente o se non si
prevedono interventi di manutenzione
frequenti a garantire l’impermeabilizzazione
è possibile raggiungere elevati consumi
d’acqua che non saranno, comunque, mai
equiparabili a quelli delle fontane storiche,
alimentate con acqua a perdere.
A.R.
Costi di manutenzione contenuti per le
fontane a raso come questa, a Monaco (D).
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ESTRATTO DA
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PROGETTAZIONE
Arianna Ravagli
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A sinistra, in alto, un velo d’acqua per una fontana di Lione (Francia) e sotto, una darsena.
Sopra, acqua nebulizzata per un’immediata sensazione di freschezza a Boston (Usa).
▼
simboleggiato a sua volta: vero, quasi
paradossale, “simbolo del simbolo”. Specchi
d’acqua imitati con pavimentazioni, scene e
panorami acquatici dipinti sulle pareti degli
edifici riescono quasi a restituire lo stesso
effetto, in termini di mera percezione visiva,
dell’acqua “vera”.
Il significato e il valore ambientale dell’acqua possono così anche essere semplicemente evocati con surrogati, con finzioni e con
divertenti richiami che riescono comunque a
conservarne parte delle valenze, sia pur
mediandole con linguaggi anche stravaganti.
Per contro, nulla è più desolante e negativo
agli effetti della percezione complessiva, ma
anche della qualità sensoriale, di uno spazio
urbano di una vasca o di una fontana disattiva, vuota, sporca oppure mal tenuta.
In simili situazioni, sarebbe piuttosto preferibile che non vi fosse nulla.
■
Abstract
The forms of water
There is a multitude of forms of water, just
like the ways with which it interacts with the
landscape, though retaining its catalyst role in
the various situations. Whether a mirror surface, a dynamic and sound element, or ornamental and plastic, water not only features
strong perceptive attraction, but it is also able
to physically characterize space, by transferring
water’s identity to it. The interpretation of the
role of water in the urban fabric and in landscape over time and with the passing of cultures and fashions is suggested in this pages.
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Glossario delle architetture d’acqua
Bacino: specchio d’acqua, di norma rotondo o
poligonale con bordi in materiale lapideo.
Canale: elemento regolare, sviluppato in
lunghezza, con bordi paralleli. Talvolta terminava con una fontana, una grotta o una cascata.
Se di ampie dimensioni poteva essere destinato al nuoto. I canali potevano essere utilizzati
anche come peschiere per l’allevamento di pesci
o molluschi d’acqua dolce.
Cascata: salto del corso d'acqua provocato da
un dislivello artificiale o naturale del terreno,
spesso ornata negli impianti formali con conchiglie, rocce, statue di divinità marine.
Evoluzione della cascata è la catena d'acqua,
tipica dei giardini formali, costituita da una concatenazione di decorazioni in materiale lapideo
poste in pendenza, su cui scorre l’acqua.
Darsena: costruzione edificata in vari stili architettonici sulle rive di specchi d’acqua naturali o
artificiali per il ricovero delle imbarcazioni.
Fiume/ruscello/torrente: differenti per quantità
d’acqua, regolarità del corso e impetuosità. Nel
parco paesistico le entrate e le uscite di questi
elementi dovevano essere celate alla vista. Le
rive di fiumi, ruscelli e torrenti potevano essere
variate nel disegno e arricchite con oggetti di
ogni sorta, così come il loro corso poteva stringersi e allargarsi o formare rami diversi.
Fontana: costruzione di carattere ornamentale
o utilitario per raccogliere e distribuire l’acqua
di sorgenti naturali o condotti. Di svariate forme
o dimensioni, le fontane erano ornate da statue
o decori di foggia marina, arricchite da getti d’acqua capaci di elevarsi notevolmente.
Giochi d’acqua/scherzi d’acqua: gioco fonta-
niero destinato a sorprendere i visitatori, costituito da complessi artifici idraulici per manovrare getti d’acqua nascosti, azionandone apertura e chiusura in momenti prestabiliti.
Isola: elemento decorativo di bacini e laghi
realizzata, negli impianti formali, in materiale lapideo e ornata di statue e, nei siti a carattere
paesaggistico, con forme naturali e spesso ornata con elementi quali tempietti o statue e da
specie arboree e arbustive rare ed esotiche.
Lago: elemento artificiale che riproduceva i laghi
naturali. Se lo specchio d’acqua era molto vasto
le rive erano rialzate e ospitavano elementi architettonici sopraelevati che lo delimitavano. Se le
dimensioni erano ridotte, le sponde erano ribassate e gli edifici venivano posizionati in modo
degradante, per ampliare l’orizzonte dello sguardo. Il disegno delle rive era curvilineo. Al suo
interno vi potevano essere isole artificiali. Negli
impianti formali il termine lago indicava bacini e
vasche di elevate dimensioni.
Ninfeo: edificio dedicato alle Ninfe e dotato di
fontane, getti d’acqua, ruscelli. Poteva essere
edificato come grotta naturale o edificio sopraelevato rispetto alla quota del terreno. Le decorazioni raffiguravano concrezioni o conchiglie.
Scala d’acqua: cascata artificiale in cui il dislivello del terreno è coperto da una serie di gradini sui quali scorre l’acqua.
Torre delle acque: costruzione eretta in forma
di torre, destinata a contenere un serbatoio per
l’alimentazione degli elementi idrici, collocato
in cima. L’acqua vi veniva convogliata tramite
un complicato sistema di ruote e ingranaggi
mossi da forza animale.