Alloggi universitari: il mercato privato non ha rivali NanniMagazine

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Alloggi universitari: il mercato privato non ha rivali
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Tra collegi e case dello studente l'offerta è risicata. Il ricercatore del Rui, Giovanni Finocchietti, anticipa un
dato della prossima indagine Eurostudent 2011: "Posti in aumento di qualche migliaio". Il fenomeno del
pendolarismo e il raffronto con l'Ue.
Annunci in bacheca, passaparola o, come capita
più spesso, agenzie immobiliari. Tra un mesetto, giusto
il tempo di fare gli esami di maturità, scatta per le
matricole universitarie la faticosissima caccia all'alloggio
universitario. Ma tra stanze singole, doppie e posto letto
anche chi già frequenta i corsi sa bene che il periodo a
ridosso dell'estate (o subito prima o subito dopo) è uno
dei migliori per trovare una nuova sistemazione.
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gennaio scorso) parla chiaro: sono 38mila gli alloggi disponibili e rappresentano appena il 22 per
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cento degli aventi diritto a una borsa di studio nell'anno accademico 2008-2009. Una percentuale
che si abbassa al 2,1 se si rapporta il numero di posti disponibili al totale degli studenti iscritti. Un
buon osservatorio del fenomeno, da più di un decennio, è rappresentato dall'indagine Eurostudent,
condotta ogni tre anni dalla Fondazione Residenze universitarie internazionali (Rui) in
collaborazione con il Miur e di cui si attende l'aggiornamento proprio nel prossimo mese.
DISPONIBILITÀ DI POSTI IN CRESCITA NELLE CASE DELLO STUDENTE. In attesa di
conoscere i numeri della sesta edizione dello studio, però, già la quinta aiuta a farsi un'idea della
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che sta curando la ricerca 2011: "Per grandi linee, l'indagine non presenta sostanziali differenze
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rispetto a quella precedente, né nella percentuale di studenti che vivono fuori sede (in case dello
studente o appartamenti privati), né nella gerarchia delle modalità di ricerca casa: la maggior
parte degli alloggi affittati appartiene al mercato privato". Finocchietti, però, anticipa a
Nannimagazine.it che "i dati raccolti fino a ora fanno registrare un piccolo miglioramento della
disponibilità nelle case dello studente. C'è un incremento di alcune migliaia di posti".
MENO STUDENTI FUORI SEDE, CRESCE IL PENDOLARISMO. Secondo il quinto rapporto
Eurostudent, il 72,6 per cento degli universitari vive con la famiglia d'origine e solo l'1,5 gode di un
alloggio Dsu (Diritto allo studio universitario), mentre il 21,6 si rivolge al mercato privato e, quindi,
si sistema in appartamento con altre persone o da solo. Dai dati aggiornati al 2006 emerge che i
fuori sede sono circa il 25 per cento del campione (costituito da 3mila 704 persone), in numero
minore rispetto ai pendolari, a quota 54 per cento. Un fenomeno, quello del pendolarismo,
cresciuto del 13 per cento rispetto al 2000 e che non è destinato ad arrestarsi, come conferma
Finocchietti: "Anche l'indagine in corso rivela come il forte incremento dei costi di studio, tra tasse
universitarie e affitti, ha determinato un grosso cambiamento nelle abitudini dei giovani. Molti
studenti i cui fratelli maggiori hanno affittato un appartamento – spiega il ricercatore– hanno
deciso, invece, di viaggiare da casa all'università. C'è, poi un'altra tendenza che si sta affermando:
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anziché rinunciare al diritto di studio i ragazzi sacrificano solo la scelta della sede preferita per
quella più vicina a casa". Ad andarci di mezzo, insomma, è la libertà di scelta.
RESIDENZE UNIVERSITARIE UE? L'ITALIA RESTA AL PALO. Dal raffronto col resto d'Europa
lo Stivale non ne esce bene. La Confappi, rielaborando sempre un'indagine Eurostudent, ma
questa volta del 2005, mostra come il 76 per cento degli studenti italiani viva con i genitori, contro
il 23 della Germania e il 22 della Gran Bretagna. Più vicini ai dati dell'Italia sono quelli della
Spagna dove comunque la percentuale di universitari che sta in famiglia è più bassa (69). Anche il
paragone tra i connazionali che alloggiano in residence universitari (2 per cento) con gli inglesi
(29) o francesi (16) è impietoso per noi. Improponibile, infine, il parallelo con l'Olanda dove il 32
per cento dei giovani vive in un alloggio universitario. Non che all'estero il mercato privato sia
meno grande: ragazzi che vivono in appartamenti di proprietà o in affitto sono il 42 per cento in
Francia, il 49 in Gran Bretagna fino al 59 dell'Irlanda.
MAGGIORE OFFERTA E CANONI COMMISURATI AL REDDITO FANNO LA DIFFERENZA IN
EUROPA. "In molti Stati Ue – spiega Finocchietti – è un fatto normale andare a vivere fuori casa
per studiare. Otreconfine, tuttavia, manca un modello di welfare misto pubblico-privato che
funzioni. L'Italia ci prova attraverso accordi territoriali o intese tra l'Anci e le associazioni di piccoli
e medi proprietari. Solo la Gran Bretagna, da quanto ho avuto modo di osservare, può fare
affidamento su agenzie nazionali che si preoccupano di cercare alloggi per gli studenti. Ma si tratta
sempre di iniziative private, magari ben monitorate. Spagna e Francia, invece, sono più simili
all'Italia con la differenza però che godono di un sistema privato maggiormente regolamentato
rispetto al nostro". Anche il segretario nazionale del Sicet, Massimo Petterlin, fa un paragone con
l'Europa e marca subito la distanza: "Un'offerta pubblica più forte con canoni commisurati al
reddito. Sono questi i due elementi principali di differenza. Due fattori che hanno prodotto l'effetto
importante di calmierare il mercato da noi fuori controllo". Petterlin cita il caso di Berlino "dove un
affitto mensile costa un terzo rispetto ai prezzi italiani. Se da noi è difficile reperire un alloggio in
affitto e quando lo si trova in genere è caro, in Germania la ricerca di un appartamento in
locazione è più facile e i canoni sono più bassi. Insomma, offerta maggiore e prezzi inferiori: è
questo che fa la differenza".
MATERIALI
- Eurostudent, indagine sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani
- Undicesimo Rapporto sullo stato del sistema universitario
Paola Alagia (16/05/2011)
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