riconoscimento del governo del benin a fra fiorenzo e all`ospedale di
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riconoscimento del governo del benin a fra fiorenzo e all`ospedale di
Periodico di informazione della Associazione Amici di Tanguiéta ONLUS Anno 13° Numero 1 - Aprile 2010 Spedizione in a.p. art. 2 c. 20/C legge 662/96 - Filiale di Milano RICONOSCIMENTO DEL GOVERNO DEL BENIN A FRA FIORENZO E ALL’OSPEDALE DI TANGUIÉTA Editrice Associazione Amici di Tanguiéta - Onlus Periodico di informazione dell’Associazione Amici di Tanguiéta-ONLUS. Anno 13° Numero 1 - Aprile 2010 Aut. Tribunale Milano n. 618 - 5.10.1998 - Spedizione in a.p. art.2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Milano. CONSIGLIO DIRETTIVO ASSOCIAZIONE Presidente Vice Presidente Presidente Onorario Consiglieri Carlo Giorgetti Nino Anzani Franco Poggio Arnaldo Borgonovo Angelo Carpanelli Anna Casati Gabriele Colombo Massimo Conti Padre Prov. Fatebenefratelli Emilio Galli Carlo De Min Flavio Maestrini Giuseppe Perone Amalia Sala Direttore responsabile Carlo Giorgetti Stampa Optima Centro Servizi Srl Milano Editore: Associazione Amici di Tanguiéta-Onlus Viale Brianza 117 20036 Meda (MB) Tel./fax 0362.34.13.04 e-mail: [email protected] www.amiciditanguieta.org La pubblicazione di questo periodico non ha costi se non quelli di postalizzazione, ed è resa possibile dal contributo volontario di quanti collaborano alla sua realizzazione Se desideri far pervenire il nostro periodico ad un amico, ti preghiamo di segnalarci il nominativo • per posta: Associazione Amici di Tanguiéta - V.le Brianza 117 - 20036 Meda (MI) • per fax al numero 0362.958267 • via e-mail: [email protected] Grazie! Nome Cognome Via Cap Città Provincia Dal 28.1.1998 la nostra associazione è riconosciuta come ONLUS, organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Pertanto come stabilito dal D.L. 4/12/97 n. 460, ogni erogazione a nostro favore è detraibile dall’imposta da pagare per le persone fisiche (Irpef) ed è un onere deducibile dal reddito d’imposta per le imprese. Offerte, elargizioni e donazioni, di cui anticipatamente ringraziamo, possono essere effettuate tramite versamenti come di seguito precisato: C/C Postale N° 191 06 202 Banca Intesa San Paolo Meda IBAN IT 62X 03069 33361000011390156 ■ EDITORIALE Cari Amici, questa volta affido con grande piacere lo spazio dell’editoriale a Fra Fiorenzo affinché ci racconti, con la semplicità che lo contraddistingue, l’importante ed ennesimo riconoscimento conferitogli dal Governo del Benin l’8 marzo 2010. Carlo Giorgetti, presidente Fondatore dell’Associazione “Amici di Tanguiéta-Onlus”, ne è da anni presidente e infaticabile sostenitore. Carissimo Carluccio, rispondo alla richiesta che mi hai fatto l’altro giorno, anche a nome dei cari Amici di Tanguieta, di sapere qualcosa di più sul riconoscimento davvero inatteso che mi è stato conferito, del quale, ti assicuro, non sapevo nulla praticamente fino al giorno prima. Quello che posso dirvi è che è stata una bella cosa ed anche, anzi, soprattutto, che mi ha fatto un piacere immenso il fatto che, decorando me, in realtà le autorità del Benin hanno inteso decorare l’Ospedale e, con esso, tutti coloro che ci lavorano, inclusi quelli che da lontano lo aiutano e lo sostengono. Penso davvero che questa sia la cosa di gran lunga più importante. Lo testimonia il fatto che, mentre in genere queste cerimonie avvengono o direttamente presso la Presidenza, oppure presso il Ministero della Sanità, in questo caso sono state le autorità a venire proprio all’Ospedale di Tanguieta. Colgo anche l’occasione per dirti che spero di rivedervi presto, magari dopo la conclusione del nostro Capitolo della Vice Provincia Africana che avrà luogo a fine maggio-primi giungo … forse a quel momento avrò un po’ di tempo per poter finalmente fare una scappata in Italia. Un abbraccio a te e a tutti. Fra Fiorenzo oh Tanguiéta, 15 Marzo 2010 ■ IL BENIN PREMIA FRA FIORENZO E L’OSPEDALE DI TANGUIETA L’8 marzo non è solo la festa mondiale della donna, ma anche la ricorrenza di San Giovanni di Dio. Nell’Ospedale Fatebenefratelli di Tanguiéta quest’anno la ricorrenza aveva un’importanza del tutto speciale, in quanto coincideva con i 40 anni di messa in servizio dell’opera. In particolare si sono solennemente celebrati i 40 anni di servizio in Africa di Fra Fiorenzo. I festeggiamenti hanno avuto inizio nel primo pomeriggio, con la Santa Messa celebrata dal Vescovo della Diocesi di Natitingou Mons. Pascal N’KOUE, al quale si sono associati altri Vescovi come lui particolarmente legati all’Ospedale: il Vescovo Emerito di Kara Mons. Ignace TALKENA SAMBAR; l’Arcivescovo Emerito di Cotonou Mons. Nestor ASSOGBA e il Vescovo di Djougou Mons. Paul VIEIRA. Alla celebrazione hanno assistito importanti autorità civili del Governo Beninese: i Sin- daci di tutta la regione sanitaria di Tanguiéta, Materi e Kobli e un’infinità di amici e ammalati venuti a manifestare la loro riconoscenza e la loro gioia. Poi è seguito il momento più toccante e significativo: il conferimento a Fra Fiorenzo Priuli dell’Onorificenza di “COMMANDEUR” dell’Ordine Nazionale del Benin; una carica prestigiosa, espressamente voluta dal Governo Beninese per dimostrare il loro “grazie” all’Ospedale S. Jean de Dieu per tutto il bene compiuto in 40 anni di servizio alla popolazione. I discorsi fatti dal Sindaco, dal Ministro della Sanità e dal Ministro del Turismo esprimevano tutti chiaramente il senso di gratitudine verso Fra Fiorenzo e verso tutti i componenti dell’Ospedale per quanto fatto e per quanto continuano instancabilmente a fare. Parole che hanno ricordato la presenza costante e inarrestabile dell’Ospedale in tutti i periodi politici del paese; parole che hanno sottolineato lo stile di lavoro dell’Ospedale che funge da modello per tutta l’Africa sub-sahariana; parole che hanno riconosciuto l’impegno, la gratuità e la fedeltà profusi negli anni da Frati e Suore per perpetuare quest’opera. C’è stato chi ha anche avanzato l’ipotesi che il nostro buon fondatore, San Giovanni di Dio, dall’alto dei cieli osservi e sia orgoglioso di quanto i suoi “piccoli fratelli” hanno fatto e fanno sulla terra seguendo i suoi insegnamenti e quelli di Cristo. Grande è stata la soddisfazione del personale medico e paramedico dell’ospedale, presente al completo, fieri nel veder riconosciuto a un livello così alto il loro impegno e il loro lavoro quotidiano. La medaglia della quale è stato insignito Fra Fiorenzo premia tutti: dal direttore Fra Bonifacio ai confratelli della comunità; dalle suore Theatine che collaborano intensamente a fianco di frati e chirurghi agli infermieri; dalle cuoche alle aiutanti; dagli addetti alla pulizia agli autisti….insomma, tutti coloro che con il loro piccolo o grande contributo contribuiscono a mandare avanti questa grande opera interamente votata a beneficio di tanti poveri e di tanti ammalati. (dal sito www.tanguieta.org) ■ IL MUTO GRIDO D’AIUTO DEI BAMBINI D’AFRICA Un nuovo allarme sull’avvenire dei bambini africani è stato lanciato dall’Organizzazione per l’Unità Africana nel forum promosso dall’Unicef e dal Consiglio Egiziano per la Maternità. Allarme prontamente raccolto anche dall’Assemblea Generale dell’ONU dedicata all’infanzia, la quale ha asserito che “i bambini africani sono i più sfortunati al mondo”. Superano infatti i 12 milioni gli orfani di genitori morti di Aids, 150.000 sono i “bambini soldato” arruolati in guerre tribali in Uganda, Congo e Sudan e più di 200.000 i minori di 10 anni costretti a lavorare in condizioni forzate. Altre centinaia di migliaia muoiono per malattie e infezioni che nei Paesi ricchi sono debellate da oltre mezzo secolo mentre sono più di 50 milioni i bambini che non sono in condizioni di poter ricevere alcun tipo di istruzione scolastica. In questo quadro allarmante e spaventoso, conforta sapere di avere per tanti anni contribuito, grazie anche al vostro aiuto, a portare in quei luoghi servizi, medicinali ed apparecchiature sanitarie, a costruire reparti e sale operatorie ed anche ad elargire borse di studio per formare medici e paramedici indigeni, mettendoli in grado di curare la loro gente per sottrarla a un sicuro futuro di fame, di miseria e di malattie. Ma non possiamo fermarci, soprattutto nei confronti dei bambini, che sono la fascia più debole: anche un piccolo contributo può servire a diminuire tante sofferenze e, spesso, a sottrarli ad una morte sicura. C’è infine da aggiungere che aiutando questa povera gente aiutiamo noi stessi, perché se le condizioni di vita in Africa migliorano, ciò contribuisce ad arrestare quel processo migratorio che tanto ci spaventa e che per tanti di loro si trasforma in tragedia. Forse il nostro aiuto è solo una goccia nel mare: ma il mare non è forse fatto di tante gocce? DARE LA VITA, RISCHIARE LA MORTE: LA MORTALITÀ MATERNA IN AFRICA Ogni anno nell’Africa sub-sahariana - Benin, Burkina Faso, Così si è perso del tempo prezioso. Quando sono tornato a Niger, Togo, Nigeria – sono oltre 4000 le donne che perdoprendere Safiatou il bambino era già nato, ma lei ormai no la vita a causa di complicazioni legate alla gravidanza e delirava. L’ho caricata sulla motocicletta, in mezzo, tra me e al parto. Alcune muoiono perché non riescono a raggiunl’autista. Quando siamo partiti da casa ormai erano le due gere in tempo le strutture sanitarie in grado di curarle; altre di notte. perché vi giungono troppo tardi; altre perché non hanno Per arrivare all’Ospedale bisogna attraversare tre burroni: mezzi per pagare la pur modesta retta ospedaliera; altre ogni volta dovevamo scendere dalla motocicletta, ridiscenancora perché mancano sangue, farmaci, attrezzature o dere e risalire la scarpata, cosa non semplice con Safiatou personale medico qualificato. che ormai era quasi priva di conoscenza. Questa la terribile testimonianza del vedovo della giovane Nell’ultimo tratto ho sentito che praticamente non si muoSafiatou. veva più, non reagiva. Ho capito che era morta. Proseguire “Safiatou ha trascorso i nove mesi della gravidanza senza era inutile. Non so come abbiamo ripreso la strada per ritoralcun problema. Il giorno del parto era in buona salute, era nare al villaggio con il suo corpo stretto in mezzo a noi allegra, aveva lavorato nei campi senza problemi... ormai senza vita”. Verso sera, quando sono iniziate le doglie, si è recata a casa della madre per essere Ricordiamo agli Amici le nostre coordinate aiutata a partorire. Qualche ora più tardi mia per eventuali elargizioni e donazioni suocera è corsa allarmata a chiamarmi, dicendomi che delle quali ringraziamo fin d’ora. Safiatou stava molto male ed era urgente trasportarla all’Ospedale, il più vicino dei C/C Postale N° 191 062 02 quali dista dal nostro villaggio parecchi chilometri. Banca Intesa San Paolo - Agenzia di Meda Il fatto è che purtroppo io non posseggo una motocicletta e IBAN IT 62X 03069 33361 000011390156 dovuto cercare qualcuno che mi accompagnasse. ■ TESTIMONIANZE “Il bello è lo splendore del vero”, disse Platone. E John Keats, nell’Ode su un’Urna Greca, ha scritto “La bellezza è verità, la verità bellezza; questo è tutto ciò che sapete sulla terra, e tutto ciò che vi occorre sapere”. Quanta verità c’è nei ritratti di “ARMATAN”, il libro (con prefazione del segretario generale dell’ONU Boutrus-Ghali) scritto dal Dott. Daniele Montruccoli, un medico che da alcuni anni conduce importanti ricerche in ambito medicodiagnostico sulla “materia delle origini” in Benin. Ritratti dell’anima, frutto dei suoi viaggi come medico di “frontiera”, come ci racconta nella sua toccante testimonianza. produttiva” organizzato dal prof. Aldo Campana, presidente “Geneva Foundation for Medical Education and Research” centro collaboratore dell’O.M.S. La Fondazione collabora da anni con l’Ospedale di Tanguieta, grazie all’attività svolta dal prof. Rochat nell’ambito della prevenzione e tera- dovrebbero fare: uscire dalla routine, confrontarsi con altre realtà per crescere dal lato umano e professionale. Da ultimo mia madre, che, pur visibilmente preoccupata, e in un difficile momento familiare, non ha mai tentato di farmi cambiare idea, anzi mi ha dato coraggio ed entusia- Perché chiamare Armatan questo libro sull’Africa? L’idea mi è venuta un giorno, quando, dopo aver pensato a lungo al titolo, uscendo dall’automobile un vento freddo mi ha coperto di polvere rossa: era proprio l’Armatan, il tipico vento che in Benin solleva nuvole di terra rossa e che mi ha accompagnato, svegliandomi ogni mattina, nel mio soggiorno africano. In qualche modo il vento è il collegamento tra noi e l’Africa, è la Vita che si muove, l’Energia che si propaga, è l’Anima dell’Africa che bussa alla porta, è l’essenza vitale che si pia delle fistola ostetrica. Rimasi affascinato e ammirato dall’entusiasmo con il quale Fra Fiorenzo parlava della vita del “suo” Ospedale. Nove mesi più tardi ero in Benin, avventura vissuta con il collega ginecologo dott. Giampietro Gubbini che, alla mia richiesta di condividerla, si era reso immediatamente disponibile. Un’ulteriore spinta mi è stata offerta dal mio Club, il Rotary Bologna Galvani, grazie al quale ho potuto realizzare con una perfetta organizzazione ciò che a mio avviso tutti i medici e operatori sanitari smo. L’amore vero va oltre ogni desiderio personale. Finiti i saluti, eccoci in partenza per Ouagadougou. A Parigi, nella sala d’attesa dell’aeroporto, c’erano numerose suore missionarie che, come noi, si recavano in Africa. La più giovane e inesperta chiedeva insistentemente alla Superiora come doveva comportarsi, cosa doveva dire e fare rispetto ai futuri incontri. Dopo averla ascoltata a lungo la madre rispose: “Dio ti ha dato due occhi, due orecchie, due mani, due gambe e una sola bocca: usa queste risorse smaterializza in un luogo per ricomparire in un altro: è Vita, è Amore, è … l’Armatan. Molti, incuriositi, mi chiedono perché un medico senta il bisogno di lasciare tutto e trasferirsi per un periodo in Africa. In tutta onestà è quello che mi sono chiesto anch’io quando ho conosciuto Fiorenzo Priuli, Frate dell’Ordine Ospedaliero Fatebenefratelli e chirurgo che nel 1969 lascia l’Italia per l’Africa. Ci incontrammo nel 2006 nella sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra, in occasione del corso sulla “Salute ri- di Dio con giudizio”. Probabilmente la saggezza della Superiora era rivolta anche a noi. Dopo aver dormito nella capitale del Burkina Faso, la mattina di buonora, guidati da Ibrahim, autista mussulmano della Missione Cattolica, ci incamminiamo per l’unica strada che porta a Tanguieta, nel Nord del Benin. Erano le 8 e già viaggiavamo da un paio d’ore quando Ibrahim, dopo aver rallentato, improvvisamente eseguì una pericolosa inversione di marcia: un agguato! La jeep che ci precedeva era stata bloccata e, alla richiesta di denaro, era seguita una sparatoria che aveva provocato morti e feriti. Un bel messaggio di benvenuto per uno che per la prima volta metteva piede in Africa! Tutto cambiò una volta giunti a Tanguieta ed entrati nell’Ospedale S. Jean de Dieu. Fummo accolti con una gentilezza e una ospitalità eccezionali: un’atmosfera magica durata tutto il tempo che abbiamo lavorato in questa meravigliosa struttura, e il solo ricordo mi fa rivivere le sensazioni e le emozioni provate. La sera, come consuetudine della casa, siamo stati accolti nel refettorio dei frati per il benvenuto. E’ stata l’occasione per conoscere, oltre ai colleghi di Fra Fiorenzo, anche padre Pierre Bio Sanou della tribù Baribà, che da anni combatte “l’infanticidio rituale”, usanza anti- ca della sua tribù. L’infanticidio rituale è una pratica antica, frutto della convinzione che un figlio nato da un parto complesso - ossia quando il bambino non esce di testa ma con altre parti del corpo anche se non ne ha riportato danno fisico, debba o essere lasciato morire durante il parto oppure, dopo sei mesi, debba essere portato dal “riparatore”, che dietro lauto compenso e con metodi barbari, lo uccide. I Baribà sono migliaia, distribuiti tra Benin, Togo, Burkina Faso, Niger e Nigeria. Padre Pierre Bio Sanou ha costruito una struttura per la maternità nel mezzo della savana e tutti i figli di questa etnia ufficialmente sono nati con parti spontanei, senza alcuna complicanza; così facendo l’anno scorso sono stati salvati più di 280 neonati. È a questo proposito che Marcello Veneziani ha scritto il suo contributo dal titolo “Lettera a un Bambino quasi nato”. In Benin vivono circa 40 gruppi etnici diversi, il maggiore è quello Fon, al quale appartiene il 49% della popolazione totale del paese. Altri sono gli Adja, Yoruba, Somba e Baribà. Si pensa che il Vodun o Voodoo (v. articolo successivo) abbia avuto origine proprio in Benin per essere poi introdotto dagli schiavi prelevati da questa zona anche in Brasile, nelle Isole Caraibiche e in parte del Nord America. La religione indigena del Benin è praticata da circa il 70% della popolazione. Dal 1992 il Voodoo è stata riconosciuta come religione ufficiale del Benin, e la Festa Nazionale che si celebra il 10 gennaio. Dopo i primi giorni di assestamento, sempre gratificati da cure e attenzioni, abbiamo potuto apprezzare l’organizzazione e la preparazione del personale medico e paramedico, la cordialità e l’amicizia con cui si veniva trattati e il profondo rapporto umano che si creava con i pazienti. Questo “centro di eccellenza” sperduto nell’Africa nera mi ha insegnato tantissimo, sia come professionista che come uomo. Dopo qualche settimana ci sentivamo parte integrante del villaggio, entravamo nelle case degli abitanti, mangiavamo con loro ed io ne ho approfittato per documentare la loro quotidianità nelle foto raccolte in questo libro che ho diviso in 4 capitoli: “Armatan e Tanguieta”, la cittadina che ci ha ospitato; “Armatan rosso, bianco e nero”, con foto in b/n; “Armatan e S. Jean de Dieu”, l’ospedale fondato da Fra Fiorenzo nel 1969 e le “Donne dell’Armatan”. Ogni capitolo è intervallato da brevi ma significativi contributi di uomini di cultura che commentano alcuni aspetti di questa realtà. Concludo con un proverbio ebraico che afferma “Un uomo è tale se scrive un libro, pianta un albero e genera un figlio”. Io ho deciso di iniziare dal libro, e i fondi ricavati dalla sua vendita saranno interamente devoluti all’Ospedale di Tanguiéta. Perciò, se lo leggerete, avrò raggiunto il mio scopo. Grazie! Daniele Montruccoli [email protected] ■ COS’È IL VODOUN Si pensa che il Vodoun (o Voodoo”, com’è comunemente conosciuto) abbia avuto origine nel sud del Benin e da lì in tempi successivi sia stato introdotto in Brasile, nelle Isole Caraibiche e in alcune parti del Nord America dagli schiavi che venivano prelevati in Benin e imbarcati dalla Costa degli Schiavi. Il termine deriva dalla lingua fon, parlata nel sud del Benin, e sta a significare “genio”, “spirito protettore”. Dal Golfo di Guinea, questo antichissimo rito ha attraversato l’oceano fino ad approdare sulle coste haitiane dove si è sviluppato con uno splendore ancora maggiore di quello che godeva in Benin. Pur assorbendo influenze locali che lo hanno trasformato, il voudun ha mantenuto le sue caratteristiche originali, che ancora oggi affonda le radici nel fertile terreno E, A PROPOSITO DI VOdoun E DELL’AFRICA NERA… Dal racconto di una milanese che ha viaggiato in remote regioni del Benin e del Burkina Faso, dove filtri e rituali si preparano con teste di scimmia e animali essiccati che i “sacerdoti celebranti” reperiscono in mercati nascosti. L’energico suono del campanello infrange il silenzio della mia casa di Milano. Mi precipito ad aprire, trafelata. Sulla soglia c’è l’imponente El Hadj con uno dei suoi smaglianti sorrisi. Vecchio amico esperto d’arte africana, nel suo frequente andirivieni dalla sua terra d’origine importa oggetti di artigianato. Anni fa un altro comune amico gli aveva parlato di un interessante manufatto visto molti anni prima durante un suo viaggio in Benin. Si trattava di un feticcio Vodoun che in quel momento non poteva assolutamente essere venduto perché pare fosse ancora “attivamente impiegato” nelle sue magiche funzioni. Il sacerdote Vodoun gli aveva però promesso che, se fosse tornato di lì a un paio di anni - una volta che, terminato il periodo di attività, il magico oggetto avesse esaurito i suoi soprannaturali poteri - il feticcio sarebbe stato suo. A suggello della solenne promessa soltanto una vecchia Polaroid, memoria di una torrida giornata di tanti tempo prima. Di anni in realtà ne sono trascorsi non due, ma più di 20 e, più per scaramanzia che per effettivo desiderio di entrare in possesso dell’oggetto, mostro la Polaroid ad El Hadj che vedo sorridere, enigmatico, mentre legge sul retro della foto il nome del villaggio dove fu scattata. della tradizione culturale africana. “Rito di possessione” per eccellenza, il vodoun è stato spesso accusato di essere un temibile fenomeno di estasi collettiva, ma studi recenti gli hanno invece conferito la dignità di religione, riconoscendo in esso elementi che ne confermano il valore teologico. PER IL TUO 5 PER MILLE SCEGLI L’AFRICA! Un modo semplice per aiutarci - che non vi costerà nulla - è devolvere il 5 per mille della vostra prossima dichiarazione dei redditi alla nostra Associazione. Non aggraverà le vostre imposte: lo Stato rinuncia al 5 per mille per destinarlo alle associazioni Onlus e va ad aggiungersi (senza sostituirlo) all’8 per mille a sostegno delle varie confessioni religiose. Se, come speriamo, lo farete, basterà apporre la vostra firma nel 1° riquadro in alto a sinistra (dedicato ad Onlus e associazioni non profit) indicando il Codice Fiscale della nostra Associazione, ovvero il numero: 970483600156. La scelta si può fare sia sul modello Unico Persone Fisiche che sul modello 730. Chi percepisce un solo reddito da lavoro dipendente o la sola pensione (cioè chi non è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi) e vuole devolvere il 5 per mille alla nostra Associazione può utilizzare il modello CUD sul quale dovrà semplicemente apporre la propria firma e l’indicazione del suddetto numero di Codice, presentando il modello, nell’apposita busta, presso un qualsiasi ufficio postale. Grazie di cuore! ■ VISITA IL SITO WWW.AMICIDITANGUIETA.ORG Dal settembre 2007, data in cui l’abbiamo messo on-line, il nostro sito ha registrato quasi 50.000 visite (esattamente 49.451). A noi sembra un buon traguardo. Esortia- mo chi non l’avesse ancora visitato a farlo, aiutandoci a promuoverlo ed a segnalarlo ad amici e conoscenti. Grazie!