Corsica di Roberto Forcherio

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Corsica di Roberto Forcherio
Corsica di Roberto Forcherio
(dal giornale del Camper Club La Granda "INSIEME" N. 64 2/2001)
Tra storia, leggende e profumo di maquis Gli antichi Greci la chiamarono kalliste, ossia la bella,
appellativo che innegabilmente si addice tutt'oggi alla Corsica. Merito indubbiamente della sua
singolare bellezza paesaggistica dovuta alla particolare conformazione del suo territorio che
racchiude, in poco più di 8600 km2, montagne, gole, caverne, grotte, boschi, fiumi, laghi,
torrenti, stagni, lagune, spiagge sabbiose…oltre ad altre meraviglie della natura quali i tafoni, i
sassi traballanti e le calanche che colpiscono in modo particolare i turisti. I tafoni sono rocce
che, per via delle infiltrazioni alcaline hanno assunto l'aspetto fantastico della traforazione, sia si
tratti di minuscoli sassi, sia di massi enormi. Quest'erosione del granito è detta tafone e deriva
dal termine corso tafonare, cioè traforare, e questi …. capricci della natura interessano anche le
calanche, un'altra delle immagini di spicco dell'isola. Nella zona di Porto, queste rossastre
formazioni granitiche a strapiombo sul mare che la natura ha modellato nel corso dei secoli in
forme fantastiche, caratterizzano uno dei più bei tratti costieri occidentali dell'isola dove si
susseguono baie con spiagge e caverne a pelo dell'acqua. I sassi traballanti sono particolari
invece per il loro apparente precario equilibrio: enormi massi, erosi dalla pioggia e dal vento
poggiano su basi, a volte, alquanto ridotte… L'isola, un vero mini continente, è considerata un
autentico paradiso anche dagli escursionisti che però tengono costantemente d'occhio il cielo
perché qui i cambiamenti meteorologici sono assai repentini e la causa è da imputarsi, in parte,
ai venti che spirano da ogni direzione: Libeccio, Ponente, Maestrale, Tramontana, Grecale,
Levante, Scirocco…. Un'altra particolarità dell'isola è quella di essere il territorio con la minore
densità di abitanti del Mediterraneo. Vari sono i motivi di questo fenomeno, tra cui la fortissima
emigrazione dovuta alla progressiva meccanizzazione delle attività agricole e l'arrivo dei
francesi dall'Algeria dopo che quest'ultima, nel 1962, fu dichiarata indipendente. Ritornarono
sull'isola circa 17.000 rimpatriati (che costituivano allora il 10% della popolazione corsa) e di
questi, buona parte si stabilì tra Bastia ed Ajaccio, il restante si fermò sulla costa orientale,
soprattutto nella piana di Aléria. Anche se la maggior parte dei rimpatriati era di discendenza
corsa, furono accolti ostilmente dagli isolani che consideravano ingiuste le agevolazioni
concesse dal Governo ai nuovi venuti; agevolazioni che a suo tempo erano state loro negate.
Ma questo non fu che un incidente nella lunga e tormentata storia dell'isola segnata da una
lunga serie di dominazioni. Iniziarono i greci che l'occuparono nel 560 a.C., poi fu la volta dei
romani e dei pisani cui seguirono i genovesi che la dominarono per circa cinque secoli. Dopo il
breve periodo della libera repubblica indipendente di Pasquale Paoli, l'isola fu ceduta
definitivamente alla Francia. Uno dei modi per conoscere da vicino la Corsica è indubbiamente
quello di effettuarne il periplo anche se la maggior parte delle strade, strette e tortuose, in
special modo quelle della costiera occidentale, impongono una guida prudente e consentono
un'andatura alquanto ridotta, ampiamente ripagata però dagli splendidi panorami. Bastia è la
capitale amministrativa dell'Alta Corsica e il suo nome deriva da "bastiglia" la primitiva fortezza
fatta costruire nel 1380 dal governatore genovese Leonello Lomellino per difendersi da Arrigo
della Rocca, schierato dalla parte pisana. A differenza di altre città corse, Bastia conserva una
spiccata impronta italiana che si riscontra nello stile delle abitazioni addossate al porto vecchio.
Place St. Nicolas, cinta da palme e platani, è il punto d'incontro e cuore cittadino. Gran parte dei
negozi sono ubicati però lungo Boulevard Paoli, denominato comunemente "A Traversa" a due
passi dalla città vecchia che, per il dedalo di stretti vicoli e muri scuri, è soprannominata "Terra
Vecchia". Si contrappone a quest'ultima la "Terra-nova", la città nuova, sorta nel XVI secolo e
che è un quartiere popolare praticamente annesso alla Cittadella. A 20 km da Bastia, dopo un
tratto costiero, un bivio porta a Corte, 400 m s.l.m., quarta città dell'isola, il cui nome è legato
indissolubilmente a Pasquale Paoli che la designò a capitale della libera Repubblica di Corsica.
La città è considerata oggi la "capitale morale" della Corsica ed il prestigio e l'affetto per il suo
fondatore sono rimasti immutati nel cuore dei cortinesi tanto che molte attività portano il suo
nome ed in Place Paoli si erge la statua dedicata a lui, il Babbu di a patria. Piacevole e
tranquilla città medievale, oltre che sede dell'università fondata da Paoli nel 1795 e che contava
a quel tempo dodici Facoltà per trecento studenti, Corte offre l'immagine del suo storico passato
negli edifici della città vecchia e nella quattrocentesca cittadella che domina l'omonima valle.
Inoltre, trovandosi a metà strada del sentiero di 220 km, tra Calenzana e Conca, la GR20,
rappresenta l'ideale punto di partenza per le escursioni nel Parco Naturale Regionale, che con i
suoi 350.000 ettari di estensione può veramente considerarsi il "cuore verde" dell'isola. Un
cuore estremamente affascinante che offre panorami incomparabili che spaziano dalle Gole
della Restonica alla Foresta di Vizzavona ai Laghi de Melo e quello de Capitello. Proseguendo
però lungo la strada 200, parallela al corso del fiume Tavignano, si raggiunge nuovamente la
costiera, poco prima di Aléria, nella Plaine Orientale. Aléria, antica colonia fondata dai greci nel
565 a.C. col nome di Alalia, ebbe una certa fama per la coltivazione dei frutti di mare. Ai greci
succedettero gli etruschi, poi i cartaginesi ed infine i romani che trasformarono la laguna in un
porto bellico, ma la coltivazione delle ostriche continuò ed anche in modo considerevole, tanto
che l'Isola dei Pescatori, nell'Etang, si dice si sia formata con i gusci scartati dai pescatori di
frutti di mare dell'epoca. Circa cinquantamila persone ogni anno visitano i resti dell'antica Alalia
che con il Museo, ubicato nel cinquecentesco Forte di Martra, costituisce la maggiore attrazione
della Plaine Orientale. Dopo Aléria s'incontra Ghisonaccia, uno dei più estesi comuni dell'isola
dove l'industria, il commercio ed il turismo rappresentano la forza della sua economia.
Ghisonaccia è uno dei molti centri facenti parte della pianura alluvionale che dal 1945, dopo le
bonifiche effettuate, è diventata un luogo fertile e coltivato, in seguito notevolmente valorizzato
dal turismo. Per inciso va sottolineato che la costa orientale, da Bastia a Ghisonaccia è
punteggiata da innumerevoli località tra cui Querciolo, Moriani Plage, Prunete e Bravono
caratterizzate da paesaggi lagunari e da spiagge di sabbia finissima oltre che dalle sviluppate
infrastrutture turistiche. La strada 198 si snoda lungo le località balneari di Travo, Solenzara,
Favone, poi la Baia di S. Cipriano, il Golfo di Pinarello e infine Porto Vecchio, la corsa Purti
Vecchiu dove inizia la CÛte des Nacres, la "Costa di Madreperla" Porto Vecchio è una
piacevole cittadina posta all'estremità del golfo omonimo e costruita dai genovesi, come
ricordano i resti dei bastioni e la Porte Génoise. Le vivaci stradine della città vecchia assumono
durante l'estate un aspetto affollato e colorato dove la vita urbana e quella turistica diventano
tutt'uno. Il turismo è parte integrante nell'economia cittadina che annovera una particolarità:
quella di possedere l'unica salina dell'isola. Consigliabile è poi l'itinerario nella regione che
circonda Porto Vecchio caratterizzata dalla macchia che qui è costituita principalmente da
querce da sughero e che si fonde con la ForÃt de l'Ospédale, fitta di pini marittimi. Il paesino de
L'Ospédale deve infatti il suo nome ad un antico ospedale costruito dai romani. E' quasi
superfluo sottolineare che in questi luoghi i panorami sono di ampio respiro e di una bellezza
incredibile perché lo sguardo può spaziare dalle aguilles "aghi di roccia" di Bavella (che i corsi
chiamano curiosamente "orecchie d'asino") al golfo di Porto Vecchio. Ritornando sul litorale,
s'incontra dapprima la bianca spiaggia di Palombaggia poi il Golfo di Santa Giulia, quelli della
Rondinara e di Santa Manza e si arriva infine a Bonifacio….. quasi Italia. Infatti, appena 12 km
ed un traghetto di 45 minuti la separano dalla Sardegna. Bonifacio, il cui nome deriva
probabilmente da un conte toscano che si distinse per il suo coraggio nelle battaglie contro i
mori, è situata in una scenografica penisola di alte scogliere calcaree. A questo punto apro una
parentesi. Se, giustamente, è stato citato il conte toscano per il fatto di averle dato, forse, il
nome, non si deve assolutamente dimenticare un altro personaggio che di questa città ha visto
sicuramente gli albori: la Dama di Bonifacio. Risalirebbe infatti a più di 6570 anni a.C. la
presenza umana in questi luoghi, testimoniata dallo scheletro della predetta signora che, qui
rinvenuto nel 1972 e la cui età è stata dedotta dall'esame al carbonio, è ora custodito al Museo
di Levie. Bonifacio, fondata in origine come fortezza, è praticamente disposta su due piani. Sulla
scogliera, ad oltre 60 m s.l.m., si trova la città vecchia con la cittadella costruita alla fine del XII
secolo dai genovesi e che ospitò, per un ventennio, la sede Legione Straniera; scendendo la
Scalinata Aragonese si giunge al porto sottostante, cuore cittadino con negozi, bar e ristoranti,
dai prezzi piuttosto elevati per la verità. L'isola è il luogo ideale per chi ha voglia di camminare e
sarebbe veramente un peccato tralasciare l'interessante passeggiata che, attraverso un
percorso pedonale di circa 3 km porta al Faro di Pertusato sull'omonimo capo, estrema punta
sud della Corsica, da cui si godono gli scorci più suggestivi dell'isola. Altre belle escursioni sono
quelle da effettuarsi in barca per raggiungere l'isola di Lavezzi, riserva naturale protetta, oppure
lungo le falesie alte fino a 150 m o alle grotte tra le quali quelle di Sdragonato e St. Antoine. Da
Bonifacio, lungo la strada 196 s'incontra il golfo di Ventilegne che offre una caratteristica visione
d'insieme della costa meridionale con macchia folta e bassa, oltre che sui Monti di Cagna, la
catena montuosa più meridionale dell'isola con cime che superano i mille metri tra cui la Punta
d'Ovace alta 1339 m. e l'Omo di Cagna di 1217 m. Gli agenti atmosferici e le variazioni di
temperatura hanno modellato queste rocce granitiche in forme insolite e bizzarre. Qui si trovano
anche i "sassi traballanti", imponenti blocchi di granito che poggiano su superfici minime come
ad esempio l'Omo di Cagna, chiamato anche "testa di drago" che poggia le sue 400 tonellate su
di una superficie inferiore al metro quadrato. Baia de Roccapina, che dista circa 30 km da
Bonifacio, ha una spiaggia di sabbia bianchissima e presso l'omonimo Capo si staglia una
roccia somigliante ad un leone che leva il suo ruggito contro una torre genovese, la Rocher du
Lion, al quale è legata una leggenda. Si narra, infatti, di un uomo nobile che si era distinto per il
suo coraggio durante le guerre saracene e del suo infelice amore per una bella dama. Disperato
per essere stato respinto l'uomo, prima di pietrificarsi nel leone di granito, gettò un ultimo
disperato sguardo verso la dama che l'aveva respinto. Per percorrere l'itinerario dei megaliti, la
Route des Mégalithes, si prosegue in direzione di Sartène giungendo ad un bivio che a sinistra,
lungo la D 48, conduce a Tizzano; prima però la strada si biforca nuovamente per Cauria sono
sono ubicati tre siti archeologici. I menhir delle due file dell'Alignement de Stantari, datati
all'incirca II millenio a.C. precedono di qualche centinaio di metri l'Alignement de Renaggiu,
consistente in 46 menhir più piccoli e pietre non scolpite. Nei pressi si trova anche il suggestivo
dolmen di Fontenaccia che presenta una lastra di copertura di oltre tre tonellate. Prima di
Tizzano, l'antico porto di Sartène, dalla costiera frastagliata e spiaggia bianca, s'incontrano gli
Alignements de Palaggio. I 258 monoliti che costituiscono l'allineamento dei menhir, il più
grande dell'isola, è chiamato dai corsi "Campu dei Turchi", cimitero dei Turchi; datato
probabilmente tra il 1900 e il 1000 a.C. fu portato totalmente alla luce nel 1968. Sartène, con i
suoi 20.000 ettari è il comune più grande dell'isola e fu definita da Prosper Méerimée, scrittore
oltre che funzionario del governo corso verso il 1860, "la città più corsa di tutte". Dominante la
valle del Rizzanèse, la città medievale conserva l'oscuro fascino derivante dalla sua storia
turbolenta, intrisa fino al secolo XIX da episodi sanguinosi e faide tra gli abitanti del Borgo, la
città alta, e quelli della città vecchia. Dell'antica Sartène non resta oggi che l'Echauguette, la
piccola torre angolare del XII secolo, ma il suo nome è da tempo legato alla rievocazione di una
tra le più suggestive cerimonie cristiane della Corsica che avviene il Venerdì Santo, quella del
Catenacciu. Testimonianza di una profonda religiosità, questa processione si snoda lungo le vie
della città vecchia iniziando dalla Chiesa di St. Marie, sostando poi alla Cappella St. Sebastien
per fare nuovamente ritorno al punto di partenza. L'ascesa di Cristo al Calvario è rievocata dal
"catenaccio", l'incatenato, un anonimo penitente dal volto coperto da un cappuccio rosso, con al
piede una pesante catena e sotto il peso di una grande croce che compie il suo percorso tra ali
di fedeli che ripetono incessantemente come una nenia dolente: Perdono mio Dio / mio Dio
perdono. Appena 13 km separano Sartène da Propriano, graziosa città portuale seguita da
Olmeto-Plage con un mare splendido; ancora qualche km ed ecco Porto Pollo, ex villaggio di
pescatori, dal futuro turistico ampiamente assicurato. La vera attrattiva di questa zona è però
rappresenta, a pochi km da Porto Pollo, dalla zona archeologica privata di Filitosa, la più
importante testimonianza del Neolitico in Corsica. I Guerrieri di Filitosa, statue in pietra risalenti
a circa 4000 anni fa e scoperti nel 1946, sono menhir dalla forma fallica, a volte scolpiti con
spade e pugnali; una visita a questo sito è assolutamente imperdibile anche perché il villaggio
preistorico è inserito in una vegetazione lussureggiante e profumata dal rosmarino, dalla salvia
selvatica e dal mirto. Stiamo per giungere nel Golfo di Ajaccio dove s'incontra Porticcio con
un'ampia spiaggia lambita da un mare verde smeraldo, mentre si profilano in lontananza le
rocciose Iles Sanguinaires, distanti circa 12 km. Prossima tappa il capoluogo dell'isola, Ajaccio,
storica rivale di Bastia e odierna capitale della Corsica nazionalista, dal nome indissolubilmente
legato a Napoleone Bonaparte, cui diede i natali nel 1769. Ajaccio è moderna, vivace, rumorosa
e tipicamente francese: qui tutto parla di Napoleone, dalla sua casa natale alla Cattedrale Notre
Dame de la Miséricordie dove fu battezzato, a Palazzo Fesch con la Chapelle Impèrial, al
Museo Fesch. Dopo Sagone, dalle baie sabbiose e rocciose, s'incontra Cargèse che merita
certamente una sosta, se non altro per la sua storia. Nel XVII secolo, molti greci ortodossi di
Vitylo (l'odierna Oitylos) approdarono in Corsica per sfuggire ai soprusi del regno ottomano.
Fino al secolo XIX le difficoltà di convivenza con i corsi furono varie ed inevitabili ma in seguito i
rapporti sono decisamente migliorati e le 120 case che il conte Marbeuf fece costruire per la
comunità greca sono la testimonianza tangibile di quel particolare periodo. Oggi non sono molti i
nomi ellenici ma in parte è dovuto ai matrimoni misti, in parte all'italianizzazione dei cognomi
che veniva effettuata all'arrivo dei greci, in terra corsa. Attorno a Cargèse vi sono alcune belle
spiagge, come quella di Pero e Chiuni a nord e Mènasina e Stagnoli a sud. Dopo il grazioso
villaggio di Piana, a circa un paio di km da Porto, si ergono le rosse scogliere delle Calanche,
alte fino a 300 m che l'erosione ha modellato in forme fantasiose a sembianze di guglie, alberi,
uccelli, picchi, colonne, volti grotteschi… Un'immagine che si veste d'intrigante fascino
all'imbrunire quando la luce del tramonto crea un incredibile contrasto tra il blu del mare, il rosso
fiammante delle rocce ed il verde dei pendii (o il bianco immacolato dei monti se si è d'inverno).
Il Golfo di Porto, sicuramente il più bello dell'isola, è un ininterrotto susseguirsi di insenature e
calette protette da scogliere di granito rosa ed è ricchissimo di flora e di fauna tanto da essere
stato inserito dall'UNESCO tra i luoghi considerati patrimonio culturale mondiale. La città di
Porto è oggi un moderno insediamento di alberghi e ristoranti che sorgono alla base di una
roccia sovrastata da una torre genovese, certamente una delle più fotografate dell'isola;
dell'antico villaggio di pescatori non rimane più nulla. Baie, scogliere, punte e calette
caratterizzano i 90 km che separano Porto dalla città balneare di Calvi, situata nell'omonimo
golfo riparato da rocce granitiche, con spiagge bianche e mare blu. Per la sua posizione
geografica Calvi può essere inoltre punto di partenza ideale per gli escursionisti verso la zona
della Balagne oltre che per gli amanti degli sport acquatici. E per spostarsi da un luogo all'altro
si può sempre approfittare di Micheline, la leggendaria ferrovia isolana che in 258 km collega
Bastia, Ajaccio e Calvi attraverso il nodo di Ponte Leccia. Anche in Calvi si distinguono la Città
Alta, con la quattrocentesca cittadella fortificata, sede di un reggimento scelto della Legione
Straniera e "U Burgu", la città bassa con la Marina St. Marie che ospita yacht a vela e a motore
mentre i pescherecci sono ancorati al molo vicino alla Tour du sel, una ex torre di guardia, un
tempo usata per il deposito del sale. La strada costiera 197 continua a risalire verso nord e
tocca il piacevole paesino di Algajola che precede Ile Rousse, centro balneare che vanta il clima
più mite di tutta la Corsica. Fondata nel 1758 da Pasquale Paoli, l'Ile Rousse offre ai turisti
l'opportunità di visitare gran parte della Balagne con il Tramway de la Balagne che copre, da
giugno a settembre, il tratto costiero Ile Rousse - Algajola - Calvi più volte il giorno e ferma su
molte spiagge e calette per un totale di 22 fermate. Poiché in estate Ile Rousse è decisamente
presa d'assalto dai turisti, vale la pena di percorrere altri 10 km e di arrivare a Lozari che offre
splendide spiagge sabbiose, con un relax decisamente superiore. Prima di arrivare a St.
Florent, ci s'imbatte nel Désert de Agriates, regione desertica di rocce e flora nana assai
resistente, simile alla macchia, dove abbondano rosmarino, salvia, lavanda, timo e la menta di
montagna. Una curiosità che è inevitabile citare: è qui, sulle bellissime spiagge di questa zona
suggestiva e deserta che sono state girate le scene dello sbarco alleato del film "Il giorno più
lungo" e non in Normandia, dove le coste troppo "edificate" non erano adatte alla realizzazione
del film. St. Florent, fondata dai genovesi nel XV secolo nel luogo di un antico mercato romano,
è oggi una città balneare molto elegante, frequentata dagli artisti e nel suo porto turistico
abbondano i motoscafi ed i panfili. Oltre la Cittadella (non visitabile), significativo esempio di
architettura militare, conserva alcune Chiese tra cui la Cattedrale di Santa Maria Assunta (a 1
km dal centro) dov'è custodita la statua in legno di San Floriano, patrono di St. Florent.
Estremamente interessanti i dintorni di St. Florent che comprendono, nella regione del Nebbio,
le chiese del XIII secolo di Santo Pietro di Tenda e quella, tardoromanica pisana di San Michele
di Murato, considerata la più bella ed originale dell'isola, in località Murato. Suggestivo anche il
passo di S. Stefano, quello del Teghime ed il paese di Oletta, famoso per la produzione di un
formaggio di pecora, simile al roquefort. Non lontano da St. Florent, si trova Patrimonio, (con il
caratteristico menhir dalle "grandi orecchie") il centro della zona vinicola più famosa dell'isola.
Sono inclusi in quest'area vinicola anche i comuni di St. Florent, Farinole, Olmeta di Tuda,
Oletta e Poggio d'Oletta, quindi gli estimatori del rosso nettare potranno fare, oltre ai percorsi
turistici, anche quelli enologici e allora diventa d'obbligo un brindisi, magari in lingua locale: "A a
saluta!". Ovviamente la traduzione non è necessaria… Da St. Florent inizia il percorso costiero
della penisola che si protende a nord che, come un "Dito" puntato, sembra indicare in modo
accusatorio Genova, per averla venduta alla Francia nel 1769 per 40 milioni di Franchi. Il
percorso della penisola di Cap Corse (lunga 40 km e larga fino a 12 km), una delle regioni meno
abitate dell'isola, è estremamente affascinante, la strada però è alquanto tortuosa ed in alcuni
punti decisamente stretta, occorre quindi affrontarla con la massima prudenza e soprattutto con
il serbatoio del carburante pieno perché i distributori sono piuttosto scarsi. I panorami sono
"mozzafiato" e allora ecco Nonza con i tafoni e la spiaggia scura. Steso su di una formazione
rocciosa, il paese ha case dai colori tenui e con il tetto d'ardesia, la chiesa di St. Julie ed una
piccola piazza; sul punto più alto del paese si leva una torre quadrata (una volta tanto non
"genovese" ma voluta da Pasquale Paoli). Alla torre è legato un aneddoto che i corsi
raccontano con un certo compiacimento. Si racconta che nel 1768 il capitano Casella della
milizia paolina, abbandonato dai compagni impauriti, avesse difeso da solo la torre, contro 1200
francesi, sparando a ripetizione colpi di fucile. Alla fine dovette arrendersi, ma fu una resa con
tutti gli onori e le armi. Quando i francesi si accorsero di aver combattuto contro un solo uomo
(Casella aveva usato tutti i fucili dei compagni) rischiò di essere linciato ma il Generale
Grandmaison, apprezzò la sua audacia e gli risparmiò la vita. La strada sale lungo il "Dito" e si
susseguono Marina d'Albo, deviazione per Canari con la splendida chiesa romanico pisana di
Santa Maria Assunta in ardesia verde, le Marine di Canelle e di Giottani ed infine si arriva a
Pino, paese immerso in un'ambiente di ricca vegetazione e di torri, quadrate o circolari, a
seconda delle loro funzioni, oggi in gran parte trasformate in abitazioni. Superata Pino, sulla
destra una strada indica il colle di Santa Lucia con la Torre di Seneca dove la leggenda vuole
che il filosofo abbia trascorso qui gli anni del suo esilio corso. Centuri è oggi un paese piacevole
con numerose frazioni tra cui Centuri-Port, sorto nel luogo di un antico insediamento romano,
dove si può gustare dell'ottimo pesce. Sulla punta di Cap Corse si trovano i villaggi di Tollaro e
Barcaggio, raggiungibili da una strada secondaria che parte da Ersa; il paesaggio è ora pietroso
e brullo, con evidenti tracce di ricorrenti incendi. Stiamo ormai scendendo verso la Costa
Orientale ed incontriamo il maggior porto del Capo, Macinaggio, anch'esso legato al nome di
Pasquale Paoli. Dal 1757 al 1761 Paoli dapprima assediò il porto e poi lo fece diventare il
quartier generale della sua flotta che da qui partì alla conquista dell'isola di Capraia. Si
susseguono poi le Marine di Meria, di Porticciolo, di Pietracorbara e di Sisco prima di arrivare al
pittoresco porticciolo di Erbalunga, poi Cavasina, quindi Miomo con la consueta torre genovese
ed il nostro itinerario è quasi concluso: tra un po' saremo nuovamente a Bastia. I paesaggi
straordinari di quest'isola incastonata nel Mediterraneo costituiscono certamente un'importante
componente del suo fascino, ma questa è solo la cornice, una stupenda ed emozionante
cornice che racchiude città differenti, ognuna con una storia da raccontare e legata a
personaggi che ancora aleggiano tra le mura di certi edifici antichi. Una storia mediterranea
antichissima quella della Corsica, con tradizioni che non si sono perse nel corso dei secoli e che
ancor oggi sopravvivono e rinascono in occasione di molte manifestazioni. Un'isola che ogni
anno in primavera ritorna verdeggiante e s'ingentilisce di fiori selvatici, come in pochi altri
luoghi. Eliantemi, ginestre, rose selvatiche, giacinti e gigli di mare punteggiano il maquis, la
macchia mediterranea rigogliosa di cisto, oleastro, rovo, lavanda, rosmarino, mirto, erica,
lentisco, ginepro, timo…..una vegetazione lussureggiante e odorosa che le ha valso il
soprannome d'Ile parfumée, l'isola profumata. Napoleone affermava di riconoscere dal profumo
della macchia, la sua patria. Un'isola da scoprire a poco a poco, senza fretta….
(dal giornale del Camper Club La Granda "INSIEME" N. 67 5/2001)
Quest'anno abbiamo deciso di passare le festività pasquali in modo diverso dal solito, così
abbiamo aderito all'iniziativa del Camper Club La Granda, di cui siamo soci, di effettuare un tour
in Corsica.
Prenotati con anticipo abbiamo avuto la disponibilità per l'imbarco dal porto di La Spezia per le
ore 20,15 del giorno 11 aprile 2001, così abbiamo caricato armi e bagagli nonché i nostri due
gatti Geo e Felix sul nostro camper C.I. Ford 2500 aspirato che pur non essendo giovanissimo
ha dimostrato tutta la robustezza della meccanica diesel Ford.
Il merlo Cirillo, per mancanza di spazio é stato parcheggiato presso un negozio specializzato in
assistenza e cura degli animali dove, al ritorno é stato trovato in piena forma, pulito e ben
toelettato.
La sera dell'imbarco ci siamo trovati un paio d'ore prima sul molo di La Spezia assieme con una
sessantina di altri camperisti che hanno aderito all' iniziativa. Un altro gruppo era partito alle ore
otto dello stesso giorno. Dopo l'imbarco, operazione di per sé emozionante e rumorosa che ci
ha portato all'interno della stiva, abbiamo preso con noi le gabbie dei gatti e ci siamo recati sul
ponte passeggeri, dove dalle ampie vetrate, potevamo ammirare il golfo di La Spezia e l'isola
della Palmaria.
Partiti in orario, il primo tratto del viaggio é stato tranquillo, poi al largo le condizioni sono
decisamente peggiorate ed il mare è salito a forza otto. Immaginate le conseguenze sulle
persone o almeno su molte di esse: da un poco di mal di testa a conati di vomito; altri erano
letteralmente stesi ko sul tappeto del pavimento. Il gatto Geo, pur calmato con apposite gocce,
si è spaventato a tal punto da farsela addosso dopo un paio di ore di viaggio.
Per fortuna, vicino a noi non si trovavano molte persone; una signora parlando con suo marito
ha detto: "Certo che questi motori diesel puzzano molto...", invece era il gatto!
All' una e trenta siamo giunti nel porto di Bastia dove il commissario del porto aveva assicurato
la possibilità di dormire in loco sino alle ore otto del mattino successivo, invece alle 5,30 del
mattino dei personaggi hanno bussate alle porte dei camper per svegliare i passeggeri,
personaggi che poi se la sono data a gambe onde evitare un linciaggio.
Da bastia siamo partiti in fila per Ghisonaccia, a circa 80 km di distanza in direzione Bonifacio,
abbiamo attraversato zone molto belle e verdi e siamo giunti al villaggio "Arinella Bianca" che ci
ha gradevolmente ospitato per tutto il tempo sotto una marea di pini marittimi, eucalipti e tante
altre piante così da rendere gradevole e riposante il soggiorno.
Ogni sera, dopo cena, si sono susseguiti intrattenimenti per grandi e piccoli con musiche per
tutte le stagioni, unico neo la scarsa partecipazione dei giovani.
Durante il soggiorno, si partiva il mattino e si tornava la sera con torpedoni messi a disposizione
dall'organizzazione con i quali ci siamo mossi su e giù per l'isola..
Abbiamo visitato la città di Bonifacio che ci ha colpito per la forma ristretta del suo golfo chiuso
in mezzo alle montagne e all'impeto del mare che dalle sue bocche sprigionava una potenza
veramente impressionante sulla quale giocavano ad arte i marinai che con le motobarche ci
portavano a visitare le grotte ed il famoso granello di sabbia.
Sull'altura di Bonifacio spicca la villa di "Fantozzi" Paolo Villaggio che lassù si è costruito una
residenza megagalattica..
Tra l'altro abbiamo conosciuto molta gente proveniente da regioni diverse.
Abbiamo visitato l'antica capitale della Corsica, la città di Corte, visita avvenuta purtroppo sotto
un diluvio insistente che ci ha costretto a rifugiarci presto nei pulmann al caldo perché,
oltretutto, la temperatura esce scesa e di molto. I bar locali si erano così riempiti di turisti alla
ricerca di bevande calde e i negozi hanno venduto insperatamente tanti ombrelli perché, partiti
con l'auspicio del bel tempo, abbiamo dovuto fare i conti con una pioggia battente.
Abbiamo apprezzato l'abilità degli autisti che si sono arrampicati per strade di montagna e
percorso ponti veramente stretti e a picco su gole molto profonde.
Nel fiume Golo che é il più grande della Corsica molti canoisti si divertivano praticando il loro
sport preferito. Comunque siamo riusciti a vedere la statua del fondatore della patria, il generale
Pascal Paoli, eroe rivoluzionario ed indipendentista al cui merito va, tra le altre molteplici
iniziative, l'università interdisciplinare, mondo di cultura per le genti corse.
Il giorno di Pasqua parte di noi ha pranzato in un vicino ristorante proprio davanti la bellissima
spiaggia, mentre altri, tra cui mio figlio Noel, hanno preferito la levataccia alle ore 7,00 per
recarsi a visitare Ajaccio. Il pranzo é risultato molto buono, così come la compagnia dei signori
Ignazzi provenienti da Chiavari e della loro bimba, proveniente dall'India, così bella da fare
risaltare la sua pelle scura sotto i raggi del sole e coetanea di mio figlio Ilario di anni dieci. La
proprietaria del locale si è dimostrata ospite squisita come la cameriera di origine italiana.
Dopo pranzo una passeggiata lungo la spiaggia, con i piccoli che giocavano e scherzavano
allegramente e qua e là qualche scatto di fotografie.
L'ultimo giorno di visite é stato dedicato alla città di Calvi, col suo bellissimo porto peschereccio
e turistico dal quale si ammira la parte alta dove troneggia la caserma della "Legion étrangere"
l'ultima rimasta sull'isola. Molto bella la salita verso la parte alta della città con molti giardini e
piazze ben curate. Sotto il castello il monumento a Cristoforo Colombo che, a sentire i corsi, è
nato a Calvi: ogni opinione va rispettata…
La sera dopo la consueta cena, ci siamo trovati presso l'open space davanti la spiaggia e alla
bellissima piscina per grandi e piccoli dove la proprietaria del villaggio, bella donna, ballerina e
cantante (che attirava gli sguardi dei maschietti presenti) si é esibita in costume da carnevale
brasiliano in danze sfrenate assieme ad un'altra ballerina. Poi la proprietaria ci ha regalato un
cd rom contenente un video della Corsica in generale ed in particolare del villaggio Arinella
Bianca. Non è mancata l'esibizione dei bambini, tra cui i nostri figli, che si sono scatenati anche
con la partecipazione delle mamme, tra cui mia moglie Daniela, in una danza orchestrata da un
animatore professionista facente parte del nostro gruppo che ringraziamo per il divertimento
offerto a grandi e piccini.
In ultimo dopo i ringraziamenti ed i saluti e qualche bacio, l'esibizione di una copia di non
giovanissimi in passi di valzer i quali si sono dimostrati molto bravi e arzilli. Poi la proprietaria ci
ha cantato l'inno della nazione corsa insieme al disk jockey perché tradizione vuole che detto
inno sia sempre cantato a due voci una femminile e una maschile. E' un inno molto bello anche
se fa stringere un poco il cuore perché descrive le sofferenze di un popolo che si sente lontano
anni luce dal potere centrale francese e che non può che colpire il cuore di chi condivide e
apprezza gli ideali di indipendenza e libertà.
Il giorno dopo, martedì 17 aprile 2001, siamo partiti per Bastia dove ci siamo imbarcati alle ore
14,15: il viaggio è stato tranquillo e il mare calmissimo. I gatti sono stati calmi e Daniela ha
tenuto per tutto il tempo la mano sulla testa del gatto Geo per accarezzarlo e farlo stare
tranquillo anche se i tranquillanti hanno fatto fino in fondo il loro dovere. Dal traghetto vediamo
le isole dell'arcipelago toscano, l'Elba e la Palmaria e giungiamo a sera al molo da dove
eravamo partiti. Si é trattato di una bella avventura, che ci ha consentito di conoscere tante
persone del Club.
Eravamo stati in Corsica sedici anni fa, quando nostro figlio Noel aveva solo tre anni e vi
eravamo andati con una vecchia auto citroen, una tendina canadese da motociclista e tanto
entusiasmo.
Ora abbiamo completato la visita dell' isola con immutato entusiasmo, anche se allora eravamo
più giovani.