Scarica l`intera rivista - SIEF Società Italiana di Educazione Fisica

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I.D. Educazione Fisica
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Nota del Direttore
Da questo numero questa rivista diventa “ORGANO UFFICIALE della SOCIETA’ ITALIANA DI
EDUCAZIONE FISICA” (SIEF).
La rivista aveva perso la sua regolarità ormai da anni. Ciò era accaduto per diversi motivi, tra cui il principale era la mancanza di richiesta da parte degli studiosi potenzialmente interessati all’argomento, ossia
all’Educazione Fisica.
C’erano anche altri motivi, anch’essi di notevole rilevanza e tra questi la mancanza di partecipazione di
autori: quasi tutti gli articoli che venivano pubblicati, portavano la mia firma e ciò non dipendeva dalla
selezione privilegiata verso la mia persona dei “lavori pervenuti”, bensì dalla mancanza proprio di richiesta di pubblicazione: non “pervenivano lavori”.
Questo era un sintomo grave perché documentava il vuoto culturale nel settore, oppure il disinteresse
della categoria, oppure la sua incompetenza, o sfiducia, oppure la non conoscenza dell’esistenza della
nostra rivista, o altro.
Con queste premesse, anche il sacrificio economico e di impegno nella stesura degli articoli e delle rubriche, correzione delle bozze, ecc. diventava impari e la rivista non usciva.
Così, anche molti miei lavori, non pochi e secondo me di grande rilievo per la nostra materia, rimanevano e sono rimasti non pubblicati.
L’evoluzione dell’organizzazione universitaria, che ha trasformato gli ISEF in Facoltà e Corsi di Scienze
Motorie, ha fatto il resto.
Gli ultimi due numeri usciti sono stati uno sul Baumann ed uno, l’ultimo, sul XII Congresso SIEF su
Girolamo Mercuriale svoltosi a Forlì.
È quindi con gioia che annuncio il passaggio alla SIEF della mia rivista, perché spero che in questo modo
essa possa sopravvivere e possa soprattutto portare i suoi contenuti, secondo me notevoli, sulla nostra
materia ed in particolare sulla GINNASTICA ad un pubblico più vasto possibile e possa rispettare la
regolarità temporanea e la continuità di cui necessita.
Su tale fatto c’è una novità, ossia quella che la rivista da ora in poi sarà semestrale e non più quadrimestrale.
Mi auguro e vi auguro un futuro brillante e fruttuoso per i nostri studi così importanti sul piano culturale e sociale.
Marco Pecchioli
Firenze 6 giugno 2008
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I.D. Educazione Fisica
Presentazione (DVD 1)
La SIEF (Società Italiana di Educazione Fisica) è sorta nel 1995 ad opera di alcuni insegnanti ISEF
(Istituto Superiore di Educazione Fisica) formatisi sotto la guida e l’insegnamento di Marco Pecchioli,
Medico ortopedico, Docente di Ginnastica Correttiva all’ISEF di Firenze e attualmente Direttore
dell’Istituto Duchenne – Scuola Nazionale di Educazione Fisica di Firenze.
La SIEF si caratterizza per il fatto di essere, a differenza di tutte le altre associazioni del settore, un’associazione scientifica della materia, e non un’associazione di categoria.
Essa è formata da studiosi che si occupano degli studi e delle ricerche nel campo della Educazione Fisica
e della Ginnastica e della diffusione della loro pratica nella popolazione.
Tuttavia essa è aperta anche a tutti coloro che, pur non essendo diplomati ISEF o Laureati in Scienze
Motorie, condividono e vogliono sostenere gli scopi dell’associazione (art.9 Statuto).
Gli studi e le ricerche effettuate sui testi classici della materia, così come sulla storia e sulle vicende degli
anni dal dopoguerra ai giorni nostri, hanno chiarito da una parte che cosa si debba intendere con il
termine “Educazione Fisica”, dall’altra le ragioni per cui esso è stato oggetto di tante discussioni, tali da
determinare il suo completo abbandono in tutti gli ambiti, a partire da quello scolastico (nella scuola
primaria al suo posto c’è l’educazione motoria, per la quale non è prevista nessuna figura professionale
apposita) fino a quello universitario (oggi abbiamo il Corso di Laurea in Scienze Motorie, e non la
Facoltà di Educazione Fisica).
Proprio perché associazione scientifica, la SIEF ha sempre ritenuto di primaria importanza la questione
terminologica, in base all’assunto: “senza una definizione, non si sa neppure di che cosa si stia parlando”
(M. Pecchioli).
Perciò al primo punto del suo Nuovo Statuto, approvato il 10 dicembre 2006, ha voluto sottolineare la
fondamentale distinzione tra i due termini “Educazione Fisica” e Ginnastica”, non distinti nello statuto
precedente, mentre altre definizioni, come quelle di “Ginnastica Correttiva” o di “Ginnastica Medica”, e
soprattutto quella di “Sport”, consentono di chiarire fino in fondo le caratteristiche e le finalità della materia, alla quale la SIEF intende ridare il posto, il ruolo e la dignità che le spettano nella società attuale.
Nell’articolo 1 di detto Statuto, si dice infatti:
“Si deve intendere per EDUCAZIONE FISICA “la pratica razionale delle leggi igieniche”
(Emilio Baumann). L’Educazione Fisica comprende anche il canto, la danza e tutte le attività
motorie che devono essere apprese nel corso dell’età evolutiva e coltivate anche in età adulta
allo scopo di mantenere la migliore qualità della vita in un contesto di buona efficienza fisica.
L’Educazione Fisica comprende in particolare la Ginnastica.
Si deve intendere per GINNASTICA “la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che
con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il conseguimento ed il
mantenimento della buona salute” (da Girolamo Mercuriale, modificata).
L’Educazione Fisica e la Ginnastica non devono essere confuse con altre discipline denominate talvolta con termini similari, ma che ben poco hanno a che vedere con esse”.
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L’associazione non ha alcun scopo commerciale o di lucro; essa si propone il raggiungimento dei seguenti scopi (art. 2 dello Statuto):
a) Promuovere ed incoraggiare lo studio e la ricerca nel campo dell’educazione fisica e della ginnastica.
b) Diffonderne la pratica nella popolazione intera.
c) Favorire scambi di conoscenze e di esperienze tra i cultori e gli studiosi della materia.
d) Ragguagliare le autorità e gli enti preposti alla diffusione nella popolazione dell’insegnamento della
Educazione Fisica e della Ginnastica (scuole, università, enti pubblici e privati, ecc.) sull’importanza
di tali conoscenze.
e) Sorvegliare sul corretto uso dei termini.
La sede legale dell’Associazione è presso la sede dell’ISTITUTO DUCHENNE – Scuola Nazionale di
Educazione Fisica, attualmente ubicata in Firenze, Via Arcangelo Corelli, n. 27.
La sua attività si evidenzia in modo particolare nei suoi Congressi Nazionali (DVD 1), nei quali vengono affrontati ogni anno argomenti di rilievo per la materia.
A partire da questo numero, la rivista “I.D. Educazione Fisica” appare come organo ufficiale della
Società, fondamentale veicolo di informazione e di diffusione, che si aggiunge al sito Internet:
www.sief.eu.
Per saperne di più:
- C. BARONI - M. PECCHIOLI, La figura e l'opera di G. Mercuriale in relazione alla situazione
attuale dell'Educazione Fisica, a cura dell’Istituto Duchenne, Firenze 1997
- G. BOSI - M.PECCHIOLI, In memoria di Mario Gallo, Firenze 1992
- Rivista “I.D. Educazione Fisica”, Firenze (1991 - )
- Opuscolo informativo SIEF (Firenze, ultima ed. 2004)
- Opuscolo XI Congresso Nazionale SIEF (Forlì, 2006), con il Nuovo Statuto
- M. PECCHIOLI, Teoria dell’esercizio fisico, Firenze 2005
Cristina Baroni - Presidente SIEF
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I.D. Educazione Fisica
Definizioni
EDUCAZIONE FISICA: “l’applicazione pratica delle leggi igeniche” (E. Baumann, 1848-1916)
GINNASTICA: “la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre
sull’organismo umano, e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”
(da G. Mercuriale, 1530-1606, modificata)
GINNASTICA CORRETTIVA: “La Ginnastica Correttiva è quella branca dell'Educazione Fisica che
studia l’esercizio fisico in funzione della sua efficacia nella correzione dei Paramorfismi”
(M. Pecchioli)
GINNASTICA MEDICA: “La Ginnastica Medica è quella branca dell'Educazione Fisica che studia e
organizza gli esercizi fisici che possono essere fatti praticare a persone affette da disturbi dell'apparato locomotore di qualsiasi eziologia e patogenesi, o che si trovino in particolari stati fisiopatologici (gravidanza, vecchiaia, ecc.)” (C. Baroni)
SPORT: “Gara fra atleti svolta alla presenza di spettatori interessati, finalizzata alla conquista di un
premio mediante la vittoria” (SIEF)
E’ un grave malinteso accomunare, o peggio ancora confondere, i termini Sport ed Educazione Fisica.
L'Educazione Fisica comprende tutte le attività di movimento umano in tutti i loro aspetti e manifestazioni, già sintetiz-zate nel decalogo di Georges Hébert (marciare, correre, saltare, arrampicarsi, lanciare,
nuotare, lottare, trasportare, equilibrismi e quadrupedia) finalizzate al massimo benes-sere ed autonomia
di ogni persona; lo Sport ne valorizza una sola e finalizzata a sconfiggere gli avversari, anche a costo di
perdere la salute, vendendo il proprio corpo ad altri, nel periodo migliore della vita.
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ATTI DEL
XII CONGRESSO
NAZIONALE SIEF
“La ginnastica naturale.
50 anni dalla morte di Georges Hébert (1875-1957)”
Firenze, 23-25 novembre 2007
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I.D. Educazione Fisica
Programma
VENERDI 23 NOVEMBRE - Palagio di Parte Guelfa
15.00
Apertura segreteria
15.30
Saluto del presidente della V Commissione Consiliare Cultura-Istruzione-Sport
del Comune di Firenze – Dario Nardella
Saluto dell’Assessore per lo Sport del Comune di Firenze – Eugenio Giani
Saluto dell’Assessore per la Pubblica Istruzione del Comune di Firenze – Daniela Lastri
Saluto dell’Assessore per la Pubblica Istruzione della Provincia di Firenze – Elisa Simoni
Saluto del Console di Francia, Direttore dell’Istituto Francese di Firenze – Bernard Micaud
Saluto di Régis Hébert
Saluto del Direttore dell’Istituto Duchenne di Firenze – Marco Pecchioli
Saluto della Presidente SIEF – Cristina Baroni
Saluto del Presidente del Congresso – Danilo Matteucci e Apertura dei lavori congressuali
16,30
I SESSIONE: La figura di Georges Hébert
Moderatori: D. Matteucci – C. Baroni
La vita e l’opera di Georges Hébert (Régis Hébert)
Il contributo di Georges Hébert nel panorama dell’Educazione Fisica europea del primo
Novecento (N. Barbieri)
18,00
II SESSIONE: Presentazione delle “famiglie di movimento” (I parte)
Moderatori: M. Pecchioli – F. Reitano
IL CAMMINARE (P. Baldini)
IL CORRERE (G. Lombisani)
IL SALTARE (P. Bartolozzi)
19,00
Discussione e CHIUSURA GIORNATA
19,30
Assemblea dei soci
SABATO 24 NOVEMBRE - Palagio di Parte Guelfa
10,00
III SESSIONE: Presentazione delle “famiglie di movimento” (II parte)
Moderatori: S. Medici - D. Matteucci
12.40
LE QUADRUPEDIE (F. La Ferla)
IL TRASPORTO (F. Neri)
L’ARRAMPICATA (F. Reitano-F. Paoletti-W. Ciampa)
L’EQUILIBRIO (G. Cicogni)
La “claie” (C. Bedoni)
Discussione
13,00
Pausa pranzo
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14,30
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IV SESSIONE: La Ginnastica Naturale. L’eredità di G. Hebert
Moderatori: C. Baroni - C. Bianchini
All’aria aperta…quotidianità…per essere utili (C. Bedoni)
Scautismo e Hebertismo (S. Medici-L .Maggini)
Il “plateau” di Nantes (Centre Hébertiste Nantais - Francia)
L’attività della Federazione Hebertista Belga (C. Beugnier)
Camminare sospesi tra le chiome degli alberi. Il “Tarzaning” (S. Rosi- F. Ricci)
17,30
Discussione e intervallo
18,00
V SESSIONE: Presentazione delle “famiglie di movimento” (III parte)
Moderatori: S. Medici - P. Bartolozzi
I LANCI (M. Pecchioli)
LA DIFESA (D.Matteucci - M. P. Petrucci)
IL NUOTO (S. Mariotti)
19,00
Discussione e chiusura giornata
DOMENICA 25 NOVEMBRE – Salone de’Cinquecento – Palazzo Vecchio
10,00
Saluto del Presidente della Società Italiana di Ginnastica Medica, Medicina Fisica, Scienze
Motorie e Riabilitative (SIGM) – Alvaro Corigliano
Performance del gruppo “Danza- Energia”
10,30
VI Sessione: G. Hébert e la ginnastica oggi.
Moderatori: C. Bianchini - C. Baroni
Dalla “ginnastica medica” di Girolamo Mercuriale alla ginnastica “naturale”: elementi di continuità (C. Baroni)
Concetti-base della ginnastica in relazione alle moderne acquisizioni scientifiche (M.
Pecchioli)
Progetto di ginnastica nella scuola elementare (F. La Ferla)
La Ginnastica per adulti (Filmato)
La Ginnastica naturale nella prima e seconda infanzia (E. Ermini)
12,30
Discussione e pausa pranzo
15,00
VII Sessione: Le TECNICHE I.D. nella ginnastica. A cura dell’Istituto Duchenne –
Scuola Nazionale di Educazione Fisica riconosciuta dalla SIEF
Moderatore: D. Matteucci
Presentazione (M. Pecchioli - D. Matteucci)
La Ginnastica per anziani (C. Bianchini)
La Ginnastica nel Dorso Curvo (D. Matteucci)
Piede Piatto: ginnastica e chirurgia (M P.Petrucci)
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Mal di schiena e ginnastica (C. Bianchini)
Corsetti e ginnastica nella scoliosi (M. Pecchioli)
La ginnastica pre-parto (P. Bartolozzi)
La ginnastica per infanti (F. Reitano)…
La prevenzione nello sport, nel lavoro, nella vita (M. Pecchioli)
Storia della SIEF (C. Baroni)
Mettere in pratica le proprie idee (M. Pecchioli)
18,30
Discussione
19,00
Chiusura lavori congressuali
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Saluto di Régis Hébert
Prima di cominciare mi preme ringraziare vivamente la Sig.ra Baroni che mi ha fatto l’onore di invitarmi. Sono grato della sua gentile disponibilità e dell’opportunità che mi dà di poter intervenire. Mi
rallegro dunque di essere oggi in mezzo a voi per evocare la figura di mio padre e la sua opera .
Presente come testimone dell’opera di mio padre, mi sento in dovere di trasmetterVi quello che da lui
ho imparato. Essere testimone non è facile in quanto figlio e sicuramente altri si sentono più qualificati
di me per esporre il pensiero di mio padre. Lui vivo, poteva temperare gli ardori dei suoi laudatori quanto
fustigare i suoi detrattori e correggere gli errori di interpretazione. Osservo purtroppo, da diversi anni
ormai, una crescente disinformazione sulla persona e sull’opera di mio padre. Certe persone si autodefiniscono come portavoce o modernizzatori della sua opera. Esistono vari siti Internet, pubblicazioni, Club
e associazioni non autorizzati riguardanti la Méthode Naturelle, quando questa non è ancora di dominio pubblico .
Le prime vittime di questa disinformazione sono i giovani. E’ doveroso constatare che il loro avvenire non è più assicurato né da una sana educazione fisica , tanto meno di un’adeguata educazione morale
. Il vostro XII Congresso è riunito oggi a Firenze sotto il segno di Georges Hébert e vorrei ricordare
alle giovani generazioni, che non lo hanno conosciuto, che è soprattutto a loro che mio padre ha
consacrato la sua vita.
Prima di tutto Vi chiedo di conservare in memoria che l’azione di mio padre è dall’inizio priva di finalità sportiva . E’ incentrata sull’educazione , e pur essendo indirizzata a tutti, lo è particolarmente ai
giovani: vuole formare uomini, uomini di carattere.
Definire l’opera di mio padre è semplice : la Méthode Naturelle si impegna ad applicare con metodo
l’ordine naturale sulla macchina umana, qualunque siano le sue condizioni.
L’educazione realizzata grazie a quella che Georges Hébert ha chiamato la “Méthode Naturelle” è
non solo fisica ma anche “virile “ e “morale “ e risponde ai reali bisogni dell’essere umano. Dei tre termini usati , fisica, virile e morale sono senz’altro i due ultimi che destano reticenza nella società attuale.
Ma è proprio il connubio di questi termini che rendono la Méthode Naturelle unica perché come lo
diceva Georges Hébert ormai 100 anni fa :
“ogni uomo, se vuole realmente vivere nella pienezza delle sue facoltà, ha verso se stesso doveri fisici da
compiere,e ha anche doveri morali da osservare e obbligazioni sociali da rispettare . Tali doveri costituiscono
la “moralità fisica”.
La Méthode Naturelle genera dunque un modo di pensare e di agire . E’ caratterizzata da :
- una dottrina : quella di ritrovare le leggi fisiche della nostra specie, in modo da applicarle con metodo.
- Una pedagogia : quella di elaborare i metodi d’insegnamento adeguati per ottenere uno sviluppo fisico
completo che risponda agli obiettivi della dottrina
- Tecniche adatte sia alle nostre condizioni di vita (luoghi,tempo,spazi ) che alla natura stessa delle
persone (età, stato fisico)
- Applicazioni in altri settori (acquisizione, mantenimento o ristabilimento dello stato di salute)
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Infine, e in considerazione del fatto che durante il vostro congresso si affronterà nella giornata di
domenica il tema della ginnastica medica, bisogna ricordare che Georges Hébert, ferito gravemente
durante la prima guerra mondiale, è stato confrontato in prima persona al problema della sua rieducazione. Ha avuto pertanto modo di constatare che quando la medicina s’interressa all’esercizio fisico i suoi
studi sfociano spesso in ginnastiche analitiche e astratte. E’ altrettanto interessante vedere quanti usano
, senza saperlo a volte, le tecniche della Méthode Naturelle. Tecniche purtroppo private dello spirito con
la quale sono state create.
E’ dunque con grande interesse che seguirò il vostro congresso e i vari interventi .Siate sicuri che
mio padre sarebbe felice di sapere che il grande lavoro da lui svolto è ancora oggi utile e materia di
riflessioni.
Vi ringrazio di avermi prestato attenzione.
Régis Hébert
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LA FIGURA DI
GEORGES HÉBERT
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La vita e l’opera di Georges Hébert
Régis Hébert
Presidente della " Association Internazionale pour la pratique de la Méthode Naturelle”
52, rue Kurzenne, 78350 Jouy-en-Josas (Francia)
Premessa
In questo breve intervento mi propongo di presentarvi mio padre e la sua opera. Comincerò dunque con
una sua biografia, seguita da alcune testimonianze che delineeranno meglio la sua personalità e il suo
carattere. Terminerò con il rievocare il valore del suo messaggio che riguarda tutti noi e, in particolare,
l’avvenire della nostra gioventù, non solo su un piano fisico ma più che mai sul piano intellettuale e
morale.
Georges Hébert: biografia
Georges Hébert nasce il 27 aprile 1875 à Parigi, lo stesso anno in cui nasce la terza repubblica francese.
Trascorre la prima infanzia in campagna, a Breux, dove suo padre alleva cavalli. Suo nonno è libraio e
fondatore di una libreria francese a New Orleans (USA), una zia invece, avendo sposato un inglese vive
a Londra. Questi particolari spiegano perché Georges Hébert acquista molto presto una cultura Francoanglo-americana abbinata ad una vita a stretto contatto con la natura. Cresce in un ambiente profondamente cattolico, dove è forte l’idea di servire la propria nazione.
Dopo aver frequentato la Scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Parigi e successivamente il Liceo di
Cherbourg nel nord della Francia Georges Hébert entra nella Scuola Navale all’età di diciotto anni.
Dal 1893, Georges Hébert, allora giovane ufficiale, viaggia per il mondo e ha occasione di osservare da
vicino gli esseri umani, in particolare in Africa rimane stupito dalla forma fisica degli indigeni che vivono
ancora in stretto contatto con la natura.
L’8 maggio 1902 Georges Hébert assiste all’avvenimento che lo trasformerà da osservatore di uomini a
conduttore di uomini: è l’esplosione del vulcano sull’Isola della Martinica, la distruzione totale de la
cittadina di S. Pierre e la morte dei suoi 35000 abitanti. Qualche ora prima della catastrofe Georges
Hébert si trovava in città. Sei ore più tardi ci fece ritorno per tentare di organizzare al meglio i primi
soccorsi. Si accorse allora che la maggior parte degli uomini non erano minimamente preparati ad affrontare questo tipo di tragedia. Egli rimase altresì scioccato nel apprendere che una commissione scientifica
aveva dichiarato agli isolani che non c’era pericolo e aveva proibito ai cittadini di abbandonare l’isola
poiché le elezioni politiche erano imminenti. In poche parole l’interesse politico aveva soprafatto quello
umano. Dopo quel tragico episodio, per Georges Hébert diventa evidente la necessità di formare gli
uomini sia fisicamente sia moralmente, e di renderli capaci di dare un valido aiuto nelle situazioni più
difficili.
Si apre per Georges Hébert un altro capitolo della sua vita: incontrerà ostacoli, opposizioni ma per lui è
diventato come un apostolato e ci consacrerà fino alla fine tutte le sue energie.
Chiede allora di essere trasferito a una scuola di Marinai dove avrebbe potuto applicare la sua personale
concezione di formazione: “Essere forti per essere utili”. Fortunatamente la Marina sostiene la sua opera
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nascente. Viene trasferito alla Scuola di Ginnastica di Lorient e comincia a trasformarla radicalmente
lamentandosi però della lentezza con la quale riesce a introdurre miglioramenti. La Scuola di Lorient,
come tutte le altre scuole militari e civili dell’epoca, è sottomessa ai regolamenti della Lega
dell’Insegnamento. Essa impone il metodo svedese e ostacola subito l’operato di Georges Hébert, e in
seguito cercherà di ristabilirlo in tutti ministeri (Ministeri dell’educazione, della Marina, della Guerra
…) in cui la Méthode Naturelle prenderà il posto.
Nel 1905 Georges Hébert propone alla Marina di unire la Scuola dei Fucilieri con quella di ginnastica.
La sperimentazione si estende poi a tutta la Marina e hanno luogo le prime dimostrazioni pubbliche,
specialmente a Parigi. Nel 1910 il Presidente della Repubblica gli rimette la Legione D’Onore per servizi resi alla gioventù.
Dopo qualche anno e l’esperienza positiva dell’applicazione della sua dottrina, Georges Hébert pubblica
il suo primo libro intitolato” La Culture Virile ou des Devoirs Généraux de l’homme”. Nonostante gli
evidenti risultati positivi e i diversi riconoscimenti pubblici, Georges Hébert continua a subire tentativi di discredito. Viene adottata la dicitura “Méthode Naturelle”, continuano i perfezionamenti tecnici e
pedagogici, si susseguono le grandi manifestazioni. Nel 1913 riscontra grande successo al Congresso
Internazionale di Educazione Fisica di Parigi con conseguente applicazione della Méthode Naturelle nelle
scuole. Sempre nel 1913 il Marchese di Polignac offre la direzione del Collegio di Reims a Georges
Hébert che può finalmente, e senza nessun tipo di pressioni, formare uomini e donne. Ad appena un
anno della sua apertura acquista una fama internazionale.
Purtroppo i giorni del collegio sono contatti. Nel 1914, scoppia la I guerra mondiale e Georges Hébert
viene mobilitato. Ferito gravemente al braccio durante una battaglia in Belgio, deve rientrare in Francia
dove rimane in ospedale per più di un anno. Appena rimesso e con un’invalidità al 75 % viene chiamato dall’esercito per riformare i soldati. Fatto abbastanza strano se si pensa che l’esercito chiami un marinaio per formare le sue truppe! Crea percorsi d’attacco che assomigliano il più possibile alla realtà che
devono affrontare i soldati. Oggi tali percorsi sono conosciuti e addottati in tutto il mondo come
“percorsi del combattente”.
Dopo la guerra, il Collegio di Reims essendo distrutto, Georges Hébert decide di orientare la sua azione
verso i bambini e le donne. Nel 1919 apre il Collegio della Palestra nel nord della Francia che forma
anche nuovi istruttori. Allorché la Palestra è una scuola estiva, apre nuove scuole invernali sulla Costa
Azzurra. Nel 1929 crea la prima Scuola Nautica al femminile su un vecchio veliero chiamato l’Alcyon.
Sono gli anni in cui crea anche la rivista “L’Educazione Fisica” dove cerca di diffondere il suo messaggio
e di difendersi dei continui attacchi provenienti da diversi organismi contrari all’espansione della
Méthode Naturelle. In uno dei suoi ultimi libri " Le sport contre l’Education physique " denuncia, in
modo quasi profetico, gli abusi dello sport di competizione. Nel 1955, e al seguito di un primo attacco
cerebrale, Georges Hébert rimane paralizzato. Con la forza di volontà che lo distingue e destando l’ammirazione dei medici riesce a riacquistare l’uso della parola e della scrittura e a camminare di nuovo.
Due anni più tardi, un secondo attacco lo stronca definitivamente. Nel 1959 il suo ultimo libro “La natation” è pubblicato.
Georges Hébert: l’uomo, la sua personalità
Per illustrare la figura di mio padre e l’impatto della sua opera ho scelto di rapportare di seguito qualche
testimonianza di terzi.
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La prima testimonianza viene da parte di giornalisti che hanno fatto diversi reportage sulla scuola dei
Fucilieri della Marina intorno al 1910:
“Avete appena visto marinai formati da Georges Hébert e avete potuto constatare gli effetti del loro allenamento con risultati fisici sorprendenti. Ma quello che Georges Hébert non vi ha detto è il progresso
morale che va di pari passo con il miglioramento fisico … non solo Georges Hébert forma atleti, riesce
pure a farne uomini di una moralità superiore. L’anima migliora insieme al corpo ... Si è visto in Georges
Hébert solo l’inventore di un metodo di cultura fisica . Georges Hébert è un filosofo, un moralista e se
si accettasse di applicare in tutti i settori i principi di Georges Hébert, la vita di ognuno di noi sarebbe
più bella e più pacifica…“
La seconda testimonianza proviene dalla Marina quando questa subì pressioni per mandar via l’Ufficiale
Georges Hébert:
“L’opera di quest’ufficiale è efficace e utile, come lo dimostrano l’eccellenza dei risultati su più di 10.000
uomini …”
La terza testimonianza è resa da un altro giornalista nel 1913 :
“Quale strano uomo buttato nella nostra epoca come per un errore di data, quanto in anticipo sul suo
tempo!”
L’ultima testimonianza è l’analisi grafologica fatta nel 1959 da H. Clair, esperto in grafologia nei tribunali.
“ Quello che colpisce di più è la grafia semplice, chiara, l’equilibrio interiore delle facoltà … la qualità
primaria è la franchezza. Una grande chiarezza di vita e di pensiero, una personalità fiera ma non orgogliosa e che non si abbassa a compromessi …. disprezza gli interressi materiali ... una volontà di ferro è
l’armatura del suo carattere … Il suo senso morale è profondo …”
Georges Hébert: l’opera, il messaggio
L’evocazione sommaria dell’uomo e delle azioni che hanno marcato la sua vita non si può concludere senza
evocare lo spirito del suo messaggio, che va ben oltre l’uomo che è stato. Tale messaggio è indirizzato a tutti
noi.
Durante la sua vita Georges Hébert ha contestato l’impostazione che la ginnastica aveva già preso ai suoi
tempi: una ginnastica fatta senza alcuna considerazione dell’ordine naturale. Per lui invece, tutto quello
che è necessario all’uomo per uno sviluppo sano si trova nella natura. Pertanto bisogna ricreare tali condizioni in ambiente naturale se possibile, ma anche in palestre se non si può altrimenti, e allenarsi secondo un metodo dove si riscopre il movimento naturale.
“non c’è che un genere di educazione fisica razionale o di sistema di perfezionamento umano ed è quello dell’allenamento progressivo al lavoro e della pratica metodica di esercizi naturali e utili” guide pratique de
l’Education physique (1909).
L’azione di Georges Hébert fin dall’inizio non ha avuto finalità sportiva, ma una profonda vocazione
educativa. A differenza dello sport, la Méthode Naturelle possiede tre caratteristiche essenziali: l’utilità,
la misura e l’altruismo.
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L’utilità, in quanto Georges Hébert concepisce l’attività fisica come mezzo per preparare l’individuo ad
affrontare eventuali prove. Nel suo metodo non ci sono pertanto movimenti artificiali “inutili “o ricerca
di coreografie elaborate, ma una riscoperta dei gesti naturali ampiamente descritti nelle dieci famiglie di
movimento. Non vuole formare tecnici di questa o quest’altra disciplina ma semplicemente uomini di
carattere.
La misura, in opposizione allo sport dove spesso si cerca di superarsi senza risparmiarsi. Lo sport porta
ad eccessi e spesso lo si pratica con il fine di partecipare a gare, competizioni, tornei o esibizioni. Si cerca
il proprio limite sino ad arrivare ad eccessi assurdi dove l’atleta mette a rischio la propria salute o la
propria vita. All’opposto Georges Hébert insisteva sul senso della moderazione e sull’inutilità di tali
traguardi.
“il cuore deve resistere per ultimo, dopo i muscoli, dopo i nervi e il fiato”.
Non ci sono nella Méthode Naturelle differenze di natura nell’allenamento degli uomini, delle donne o
dei bambini. Ci sono invece questioni di adattamento, di dosaggio in funzione dello stato fisico delle
persone.
Infine l’altruismo, Georges Hébert non ha altro scopo che lo sviluppo armonioso di tutta la società. Gli
preme l’interesse collettivo che sembra assente nello sport. Lo sport, infatti, tende a sviluppare l’individuo per se stesso o per una federazione. Si impara a vincere sugli altri. Non educa l’individuo a implicarsi fisicamente e moralmente al servizio degli altri.
“l’uomo che vive solo per se stesso è un essere abietto che cade ancora più in basso della bestia “
La Méthode Naturelle è quindi, non solo educazione fisica, ma anche educazione morale. Georges
Hébert prende in considerazione le necessità del nostro corpo, ma alla base della sua dottrina, e siccome
si tratta dell’essere umano e non solo di corpo da sviluppare, Georges Hébert parla di cultura morale. E’
senz’altro l’aspetto che da più problemi nella società odierna ma per Georges Hébert cultura fisica e
cultura morale erano inscindibili l’una dell’altra. La Méthode Naturelle restituisce gli uomini a loro stessi
contribuendo a ritrovare con “metodo “ le condizioni favorevoli del loro sviluppo fisico.
La Méthode Naturelle non si copia e non si imita senza correre il rischio di tradirla. Tantomeno si può
pensare di applicarla solo in parte, tenendo la parte “fisica” e tralasciando l’aspetto morale. Se molti,
in effetti, hanno riconosciuto il valore della parte tecnica della Méthode Naturelle e della sua pedagogia,
tanti l’hanno svuotato dal suo senso profondo.
La pratica della Méthode Naturelle deve rimanere subordinata alla realizzazione di un ideale umano,
l’affermazione del corpo non può esistere senza quella del carattere e della volontà.
La ricerca della buona condizione fisica deve dunque essere orientata, motivata da un obiettivo ultimo
che si riassume semplicemente con il motto della Méthode Naturelle:
“essere forte per essere utile”
Se sono riuscito a trasmetterVi un soffio d’energia, sarò soddisfatto. Non desidero altra ricompensa.
I.D. Educazione Fisica
17
Il contributo di Georges Hébert
nel panorama dell'educazione fisica
europea del primo Novecento
Nicola S. Barbieri
Università di Modena e Reggio Emilia
Premessa
La proposta di educazione fisica e motoria contenuta nel “metodo naturale” di Georges Hébert va inquadrata nel contesto culturale della Francia dell’Ottocento, che presenteremo pertanto nei primi sette paragrafi, introduttivi all’ultimo, nel quale analizzeremo la vita e le opere di Hébert, la sua proposta di educazione fisica, la sua fortuna e il felice incontro con lo scautismo di Robert Baden-Powell.
1. La rinascita della ginnastica in Francia ai primi dell’Ottocento
Dopo la rivalutazione illuministica della corporeità, la nascita di una pratica sistematica della cultura
fisica e ginnica fu dovuta più che altro a motivi militari: la leva obbligatoria e le campagne napoleoniche
avevano denotato la necessità di una istruzione fisica per le truppe, che curasse specificatamente le abilità necessarie al combattimento: la marcia, la corsa, la scherma, il tiro. Nonostante l’attenzione posta al
potenziamento delle istituzioni educative, specialmente quelle di alto livello come i Licei e la Scuola
Politecnica, Napoleone Bonaparte non svolse mai un’azione positiva nei confronti della ginnastica, limitandosi a potenziare solo l’addestramento militare: in ogni caso, l’educazione fisica, se pure considerata
attività para – curricolare, venne praticata nelle istituzioni educative francesi.
2. La ginnastica militare di Francisco Amoros
Tuttavia l’impulso alla nascita di una ginnastica francese venne da un colonnello spagnolo, Francisco
Amoros y Ondeana1, che esule in Francia elaborò un suo eclettico metodo di educazione fisica che avrebbe avuto grandissima fortuna per tutto l’Ottocento. Partito da intuizioni pestalozziane, accettò alcune
pratiche ginniche tedesche (per esempio alcuni attrezzi e i relativi esercizi) e fu influenzato anche dalle
esigenze scientifiche di ascendenza linghiana.
1
Nato nel 1770, intraprese la carriera militare e, su incarico del re Carlo IV, fondò un collegio militare e lo diresse per alcuni anni, seguendo i criteri pedagogici pestalozziani. Dopo l’occupazione napoleonica, collaborò con il nuovo re Giuseppe Bonaparte ma, dopo la sconfitta definitiva di Napoleone e la caduta delle fragili case regnanti da lui impiantate in tutta l’Europa conquistata, fu costretto a stabilirsi a
Parigi, dove visse fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1815 iniziò ad organizzare attività ginniche in ambito militare, scontrandosi con lo svizzero H. Clias e costringendolo ad andare a Londra. Nel 1817, il Ministero della Guerra gli affidò l’incarico ufficiale di addestrare ginnicamente i soldati del genio: il successo riscosso fece sì che nel 1818 venisse fondata nel parco di Grenelle na scuola normale di ginnastica militare, la cui direzione venne affidata ovviamente ad Amoros. Nel 1820, il Ministero dell’Interno fece costituire una sezione civile all’interno
della scuola normale militare. Nel 1828 il re Carlo X affidò ad Amoros la preparazione fisica e militare di suo figlio. Nel 1830 pubblicò un
Manuale di educazione fisica, ginnastica e morale, in due volumi. Morì nel 1847.
18
I.D. Educazione Fisica
Nella prefazione del suo fortunato manuale egli affermava:
(la ginnastica) è scienza ragionata dei nostri movimenti, dei loro rapporti con i nostri sensi,
con la nostra intelligenza, con i nostri sentimenti, con i nostri costumi e con lo sviluppo di
tutte le nostre facoltà. Essa abbraccia la pratica di tutti gli esercizi che tendono a rendere
l’uomo più coraggioso, più intrepido, più intelligente, più sensibile, più forte, più industrioso, più addestrato, più veloce, più agile, più flessibile, e poi ci dispone a resistere a tutte le
intemperie delle stagioni, a tutte le variazioni del clima, a sopportare tutte le privazioni e le
contrarietà della vita, a vincere tutte le difficoltà, a trionfare su tutti i danni e tutti gli ostacoli, a rendere infine insigni servigi allo Stato e all’umanità.2
Dal punto di vista delle finalità generali, la ginnastica doveva quindi sviluppare tutte le facoltà umane,
sia quelle più strettamente fisiche (riferite allo sviluppo naturale del corpo umano: forza, fermezza, resistenza, agilità, velocità e destrezza), sia quelle fisico – morali (riferite al parallelo sviluppo delle dimensioni corporea e spirituale: regolarità, grazia, zelo, valore, energia e perseveranza), sia quelle strettamente morali (riferite alla crescita del soggetto in termini di capacità di passare dall’essere naturale al dover
essere etico: previdenza, saggezza, temperanza, bontà, generosità, amore per il bene).
Il suo metodo, sviluppato nella pratica dell’addestramento militare, prevedeva preliminarmente una
accurata classificazione dei tipi di ginnastica:
a. ginnastica civile e industriale;
b. ginnastica militare per l’esercito di terra e per la marineria3;
c. ginnastica medica4.
Nonostante questa classificazione ad ampio raggio, dalla quale era stata espunta la ginnastica acrobatica (da
lui chiamata sprezzantemente “scenica” o “funambolica”), Amoros costruì sostanzialmente una ginnastica
militare, arricchita da idee pedagogiche, come si capisce dall’elenco delle principali attività da lui implementate alla scuola di Grenelle e considerate fondamentali per qualsiasi programma serio di attività motoria:
2
N.
1
ESERCIZIO
Esercizi elementari
NOTE
Considerati fondamentali da Amoros, che applica alla loro esecuzione il ritmo e il canto
2
Camminare e correre
3
Salti
Da eseguirsi su terreno facile (piano e senza ostacoli) o difficile
(su terreno accidentato con ostacoli, anche artificiali)
In lungo, in alto, in basso (anche con l’aiuto di speciali apparecchiature)
4
Esercizi di equilibrio
Su travi orizzontali o inclinate, fisse od oscillanti; su scale a pioli poste orizzontalmente o inclinate
5
Superamento di ostacoli
Scalate di muri e steccati; superamento di fossi, burroni, torrenti
6
Lotta
7
Assalto
In molti modi possibili (per sviluppare la forza muscolare, la resistenza agli sforzi,
le capacità di destrezza: in termini moderni, le capacità condizionali e coordinative)
“andare all’assalto con i più svariati mezzi” (Amoros)
8
Passaggi in sospensione
“attraversare uno spazio tenendosi sospesi per le braccia ad una trave o ad una corda” (Amoros)
9
Nuoto
Nuotare nudi o vestiti, con o senza equipaggiamento militare completo, con o senza armi da fuoco
10
Trasporto di oggetti pesanti
Da soli o in gruppo (per esempio: travi di legno, che simulino materiale militare come canne di cannoni)
11
Lanci
12
Tiro al bersaglio
Lanci con la palla in tutte le variazioni della sferistica antica e moderna, ginnica e militare,
con palle e palloni di differente peso e grandezza; lancio del giavellotto, di pietre, di frecce
Con l’arco e con armi da fuoco
13
Scherma
Da praticarsi a piedi e a cavallo
14
Equitazione
Monta in tutte le variazioni, con esercizi di volteggio sia sul cavallo di legno sia sui cavalli veri
15
Danze
Comprendono sia una riedizione delle antiche danze “pirriche” (danze di guerra), sia i balli di società
16
Canto
Specifico per chi intende intraprendere la carriera di insegnante,
perché utilizzino la musica in chiave educativa
F. Amoros y Ondeana, Manuale di educazione fisica, ginnastica e morale.
Sia la ginnastica civile sia quella militare erano a loro volta suddivise in parte elementare e parte generale, comprendente anche nozioni di
pratiche igieniche.
4
La ginnastica medica prevedeva quattro ulteriori suddivisioni: I. ginnastica igienica o profilattica, finalizzata alla conservazione della salute;
II. ginnastica terapeutica, finalizzata alla cura delle malattie; III. ginnastica “analettica” o riabilitativa, per stimolare la guarigione durante la
convalescenza; IV. ginnastica orto – somatica, per correggere le malformazioni.
3
I.D. Educazione Fisica
19
Amoros prevedeva, a completamento dei corsi, lezioni di fisiologia (per insegnare agli allievi le leggi e gli
effetti dei movimenti e delle funzioni organiche) e di tecnologia ginnastica (per imparare la costruzione, il
funzionamento e il corretto uso degli attrezzi ginnici). Un’accurata scheda di valutazione fisiologica rendeva conto dei progressi degli allievi, il cui fine ultimo, almeno in quell’ambito, era quello di trovare una giusta
via di mezzo nell’attività ginnica, evitando gli estremi della pigrizia e dell’iperattività.
Nonostante queste intenzioni, tuttavia, in fase attuativa il programma di Amoros risultava sbilanciato verso
l’aspetto militare, oltre tutto appesantito dal fatto che egli pensava che l’esercizio dovesse il più possibile
avvicinarsi alla realtà bellica nella quale l’attuale ginnasta e futuro soldato si sarebbe trovato: le attività erano
dunque estremamente pesanti e pericolose, prevalentemente orientate ad uno sproporzionato utilizzo degli
arti superiori e del tronco.
Nonostante questo difetto, il suo indirizzo avrebbe avuto grande fortuna in Francia, anche per l’impegno
ideologico filo – monarchico del suo fondatore, che attraversò indenne le monarchie carlista e orleanista e
che fornì non pochi spunti alla retorica del Secondo Impero di Napoleone III.
3. Sviluppi della ginnastica dopo Amoros
Nel 1846, il Ministero della Guerra francese aveva incaricato una commissione, composta da Amoros, dal
suo allievo Laisné e dal colonnello D’Argy, di redigere un manuale per l’addestramento fisico delle truppe.
Immediatamente dopo la morte di Amoros, nel 1847, vennero date alle stampe le Istruzioni per l’insegnamento della ginnastica nei corpi delle truppe e nelle caserme, che con il Manuale di Amoros divennero il testo
base della ginnastica militare e civile francese per molto tempo: gli istruttori militari e civili usciti da
Grenelle diffusero nelle caserme dell’esercito e nelle scuole le sue idee, e anche molte società ginnastiche
private e molte scuole non statali lo avrebbero assunto come testo base.
In questo tumultuoso periodo della storia francese ed europea (di lì a poco sarebbero scoppiate le rivoluzioni del 1848), nelle divisioni dell’esercito si cominciarono a creare “ginnasi” per preparare fisicamente i soldati: prevedendo una difformità di metodi, e anche un notevole dispendio di energie, il maresciallo Saint
Arnaud li soppresse nel 1849 e centralizzò il tutto nella Scuola Militare di Ginnastica, attiva dal 1852 a
Joinville – le – Pont e inizialmente diretta dal colonnello D’Argy. Questa scuola per 50 anni formò insegnanti e soldati, seguendo abbastanza fedelmente la via tracciata da Amoros: vi avrebbe insegnato, tra gli
altri, Laisné 5 , allievo di Amoros a Grenelle, che contribuì a rendere meno violento e più attento all’incolumità fisica degli allievi il programma ginnico del maestro.
Per quanto riguarda gli sviluppi civili dell’educazione fisica francese, nel 1850 la ginnastica venne introdotta nelle scuole primarie per legge, come attività facoltativa, mentre il regolamento attuativo del marzo 1851
la rese obbligatoria in tutte le scuole normali: nella sua breve vita, la Seconda Repubblica poteva annoverare questa importante decisione di natura educativa tra i suoi provvedimenti più significativi.
4.
L’educazione fisica nelle scuole della Terza Repubblica
Se Amoros aveva fornito alla ginnastica francese un metodo, per quanto eclettico potesse apparire, fu
Eugene Paz 6 a farsi apostolo della causa della ginnastica nella Francia del Secondo Impero prima e della
Terza Repubblica poi.
5
Nato nel 1810, fu allievo di Amoros a Grenelle e fece parte nel 1847 della commissione per i programmi ginnico – militari voluta dal
Ministero della Guerra. Insegnante alla Scuola Militare di Ginnastica di Joinville - le - Pont, mitigò la durezza dei metodi di Amoros e
introduzze l’uso dei “manubri” nell’esecuzione di alcuni esercizi. Morì nel 1896.
6
Nato nel 1837, fu allievo di Triat e sperimentò sul suo fisico i benefici di un programma ginnico – atletico; una volta intrapresa la carriera di giornalista, divenne un infervorato propagandista della causa della ginnastica in Francia. Nel 1859 fondò a Parigi la “Società degli
Amici della Ginnastica”la prima società civile di ginnastica in Francia, che egli stesso presiedette. Nel 1865, poi, volle fondare anche un
20
I.D. Educazione Fisica
Secondo Paz, la ginnastica era “l’arte di sviluppare costituzioni robuste e di fortificare le costituzioni
deboli”: la sua azione propagandistica, sia mediante scritti sia mediante atti concreti, ebbe certamente
l’effetto di creare attorno al tema dell’educazione fisica un clima di grande interesse sociale. Dopo la
sconfitta di Sedan e la disastrosa conclusione della guerra franco – prussiana, l’opera di Paz riuscì a costituire un movimento per una effettiva obbligatorietà della ginnastica in tutte le scuole, cosa che sarebbe
avvenuta mediante una nuova legge nel 1880.
Nel 1882, inoltre, in pieno clima revanchista, si decretò la formazione di “battaglioni scolastici” nelle
scuole che avessero più di 200 alunni di età superiore ai 12 anni, in modo da educare lo spirito nazionale delle giovani generazioni. L’iniziativa fu dapprima accolta con grande entusiasmo: successivamente,
l’uso di armi leggere da parte di ragazzini non ancora quattordicenni fu severamente criticato, per ovvi
motivi pedagogici. Nonostante questo intoppo, le municipalità francesi furono costrette a investire in
impianti ginnici e palestre, e la legge del 1880, per quanto mai pienamente attuata, subì una spinta notevole. Tra le altre iniziative in favore della ginnastica è da segnalare, nel 1880, la fondazione del “Circolo
di ginnastica razionale” i cui corsi teorico – pratici, attivati fino al 1886, sarebbero stati finanziati dalla
municipalità parigina. Tra gli animatori del “Circolo” si segnalarono i medici Dally e La borde, il professor Etienne Jules Marey 7, il direttore della Scuola Militare di Ginnastica di Joinville–le–Pont Bonnal, il
già citato giornalista Paz e il docente di educazione fisica Triat, che inserì nell’ambiente il suo giovane
allievo Georges Demeny. Il “Circolo” pubblicava una rivista, “Education Physique”, sulla quale apparve,
curata proprio da Demeny, la sinossi dei corsi teorici.
La ginnastica francese iniziava così il percorso di affrancamento sia dalla metodologia di Amoros, sia dalle
finalizzazioni angustamente militare che l’avevano sempre caratterizzata. Inoltre, pendeva piede anche in
Francia l’indirizzo dei giochi sportivi, che si concretizzò con la fondazione nel 1887 dell’Unione delle
Società Francesi degli Sport Atletici (U.S.F.S.A.), da parte del Racing et Stade Française.
5. L’indirizzo “scientifico” dell’educazione fisica francese alla fine
dell’Ottocento
Negli ultimi 15 anni dell’Ottocento, il mondo dell’educazione fisica francese fu percorso da una vasta
azione di propaganda a favore sia di una via nazionale alla ginnastica, sia dei giochi sportivi di origine inglese: tra questi, si sarebbe distinto Pierre de Coubertin, del quale parleremo più avanti in un paragrafo a parte.
Il pedagogista Edmond Demolins, fondatore della Ecole des Roches, una delle prime “scuole nuove” europee, scrisse a questo proposito A quoi tiens la supériorité des Anglo – Saxons (A cosa è dovuta la superiorità
degli Anglosassoni), e ribadì la necessità di un’educazione fisica comprensiva dei giochi in L’éducation nouvelle (école des Roches), il suo testo più famoso (L’educazione nuova: la scuola di Roches).
Particolare fu l’impegno degli organi statali in questa opera di promozione. Alla fine degli anni Ottanta,
una commissione di studio fu convocata per migliorare la situazione della manualistica ginnastica in
Francia, alla quale fece proposte anche Georges Demeny, che sarebbe diventato uno dei capiscuola della
“ginnasio” modello. Verso la fine degli anni Sessanta redasse due relazioni volte a prendere provvedimenti concreti in materia di educazione fisica. La prima, nel 1868, diretta al ministro Duruy, era una disamina dello stato della ginnastica in Germania, nella quale egli sottolineava (non senza forzature) che la vittoria prussiana sugli Austriaci a Sadowa del 1866 era dovuta in gran parte alla migliore preparazione
atletica dei soldati tedeschi. La seconda, nel 1870, diretta al ministro Jules Simon, era un’invettiva sullo stato pietoso della ginnastica nelle
scuole parigine. Nel 1873 si fece promotore della “Unione delle società ginnastiche di Francia”. Morì nel 1901.
7
Nato a Beaune il 5 marzo 1830, fu uno dei massimi fisiologi francesi dell’Ottocento. Nel 1867 professore al Collège de France, fu l’inventore dei metodi “grafici” e “cronofotografici” per lo studio scientifico del movimento, e dei relativi strumenti quali il cardiografo, lo sfigmografo, il poligrafo, il termografo e il cinematografo. Scrisse numerosi testi, tra i quali Il movimento nelle funzioni della vita (1868), Studio
della locomozione per mezzo della cronofotografia, Fisiologia del movimento. Nel 1882, sovvenzionato dalla municipalità di Parigi, istituì una
“stazione fisiologica”, un laboratorio per lo studio del movimento, nel quale Georges Demeny lavorò come preparatore per alcuni anni. Morì
il 15 maggio 1904.
I.D. Educazione Fisica
21
nuova ginnastica francese. Il 7 luglio 1890, il ministro della Pubblica Istruzione emanò una circolare
nella quale si disponeva che le attività ginniche a scopo ricreativo e i giochi sportivi trovassero spazio nella
vita scolastica, affiancandosi alla ginnastica vera e propria, che veniva depurata dai residui militareschi ed
indirizzata, anche nelle discipline para – militari (tiro al bersaglio, equitazione, scherma, marcia), verso
obiettivi genuinamente pedagogico – sportivi. Al fine di dare un’impostazione razionale all’educazione
fisica francese, i governi degli anni Novanta inviarono all’estero, specialmente in Svezia, missioni di
studio, composte prevalentemente da medici e fisiologi 8, i quali apprezzarono evidentemente l’impostazione data alla ginnastica dalla scuola svedese erede di Ling. Infine, notevoli contributi furono dati, nel
campo della fisiologia dell’esercizio, da Ferdinand Lagrange 9.
6. Georges Demeny e le basi scientifiche dell’educazione fisica
In campo più propriamente educativo, il vero protagonista della scena francese per un ventennio fu
Georges Demeny 10. Ispirato ideologicamente dalle teorie positivistiche ed evoluzionistiche allora in
voga, secondo Demeny lo scopo dell’educazione fisica era il perfezionamento non tanto dell’essere
umano inteso come individuo, quanto della specie. Il perfezionamento fisico degli individui, unito ad
efficaci processi di educazione morale e intellettuale, portava ad un miglioramento della razza: il primo,
raggiunto mediante l’educazione fisica, faceva diminuire gli effetti delle malattie, sviluppava la forza di
resistenza necessaria alla sopravvivenza ed insegnava a ciascuno a ricavare il massimo beneficio dal
proprio corpo e dalla propria forza muscolare; i secondi rendevano più fini le funzioni cerebrali, preparando l’uomo a diventare essere sociale e pienamente “cittadino”.
Quindi il programma di educazione fisica doveva pervenire al raggiungimento di tre effetti fondamentali:
a. igienico, relativo ad influenzare positivamente la salute degli individui;
b. estetico, relativo al miglioramento della forma del corpo;
c. economico, relativo alla migliore utilizzazione possibile delle doti corporee e muscolari a disposizione.
8
F. Lagrange e G. Demeny nel 1890, il pubblicista H. Le Roux nel 1893, P. Tissié nel 1898.
9
Nato nel 1846, studiò medicina e fisiologia. Nel 1890 fu inviato in Svezia con G. Demeny, per conto del governo francese. Pubblicò
diverse opere tra cui Fisiologia degli esercizi del corpo (1882), Igiene dell’esercizio dei fanciulli e dei giovani, L’esercizio degli adulti, La cura
mediante l’esercizio, La meccanoterapia.
10
Nato nel 1850, studiò alla scuola di Triat e di Marey. Nel 1888, inviò alla commissione ministeriale incaricata di rivedere i programmi
e i manuali di educazione fisica una relazione estremamente dettagliata, comprensiva di una settantina di proposte concrete per migliorare la situazione. Nel 1890, dopo una missione in Svezia, compiuta insieme a Lagrange per conto del Governo, apprezzò la ginnastica di
quel paese e pubblicò L’éducation physique en Suède (L’educazione fisica in Svezia), subito seguita dalla Guide du maitre chargé de l’enseignement des exercices physiques (Guida per il maestro incaricato dell’insegnamento degli esercizi fisici, 1899). Nominato professore di
fisiologia applicata alla Scuola di Joinville–le–Pont, vi organizzò un laboratorio di ricerche, i cui risultati furono pubblicati nei testi Les
bases scientifiques de l’éducation physique (Le basi scientifiche dell’educazione fisica, 1903) e Mécanisme et l’éducation des mouvements
(Il meccanismo e l’educazione dei movimenti, 1904). Nel 1904, nominato membro di una commissione ministeriale per la ristrutturazione della scuola di Joinville, lasciò la direzione del laboratorio al dottor Bogey. In quegli anni, maturò anche un distacco dalla ginnastica
svedese, optando per un metodo eclettico descritto nei saggi Essai d’une méthode positive d’éducation physique (Saggio su un metodo positivo in educazione fisica, 1907), Education de l’effort (Educazione dello sforzo, 1910), Education et Harmonie des Mouvements
(Educazione ed armonia dei movimenti, 1911). Entrò anche in polemica con P. Tissié, al quale rispose con il saggio Sur l’évolution de l’éducation physique en France (L’evoluzione dell’educazione fisica in Francia). Il metodo, presentato al Congresso Internazionale di Parigi del
1913, suscitò reazioni contrastanti., che peraltro non scossero Demeny più di tanto, che rimase fedele alle sue idee fino alla morte, precocemente avvenuta nel 1917.
22
I.D. Educazione Fisica
Ciascuno di questi effetti era poi indagato approfonditamente, per definirne le caratteristiche peculiari,
come risulta dalla tabella sottostante:
TIPO DI EFFETTO
CAUSA
ASPETTI CARATTERISTICI
IGIENICO
Comprende anche un
effetto morale, in quanto dipende
Quantità di lavoro richiesta
anche dall’allenamento, dall’allegria
nell’esercizio
e dall’energia che l’insegnante sa
(dose di esercizi e loro intensità)
comunicare ai suoi allievi
nella relazione educativa
ESTETICO
Natura dell’esercizio
e ripartizione degli sforzi sulle
diverse parti del corpo
Le parti del corpo si sviluppano
seguendo il loro grado e la loro
modalità peculiare di attività
Bisogna badare alla corretta
esecuzione, evitare la ripetizione di
movimenti scorretti e la conseguente deformazione della parte in
questione, mirare a conservare una
buona forma e a migliorarla
Qualità dell’esecuzione
dell’esercizio
I movimenti devono essere
progressivamente coordinati,
in modo da giungere alla
perfezione, cioè al massimo
rendimento con il minimo
dispendio energetico
ECONOMICO
A questa impostazione, che inquadrava la ginnastica svedese negli schemi mentali del positivismo francese di fine secolo, Demeny aggiunse nel primo Novecento un suo personale contributo, privilegiando
un tipo di “movimento completo, continuo e arrotondato” (arrondi), in grado di preparare all’esecuzione di esercizi di ginnastica armonica e musicale. Questo nuovo indirizzo, che secondo alcuni era adatto
solo per le femmine, prevedeva dunque movimenti estesi, completi, arrotondati e continui in tutte le
direzioni: l’atleta doveva evitare di esprimersi in modo rigido o addirittura brutale, disperdendo così
preziose energie, mentre doveva rispettare la scansione dei movimenti e i tempi di arresto senza modificare il meccanismo nervoso e muscolare. I movimenti dovevano essere
a. il più possibile completi, cioè eseguiti fino alla massima possibilità del lavoro delle articolazioni;
b. massimamente ampi, in modo che i muscoli fossero correttamente contratti, senza dannosi sforzi
statici;
c. eseguiti in ogni direzione (avanti – indietro, destra – sinistra, alto – basso e nelle direzioni oblique),
in modo che tutti i muscoli lavorassero e tutte le loro singole parti fossero adeguatamente sollecitate.
In particolare, i movimenti della vita quotidiana erano eretti a vera e propria pietra di paragone dei movimenti ginnici: questi ultimi dovevano avere come qualità essenziali la continuità e la naturalezza (data
appunto, quest’ultima, dall’esecuzione “arrotondante”) tipiche dei primi. Tutti gli esercizi che rispondevano a queste condizioni diventavano perciò educativi.
Secondo Demeny, il suo metodo “arrotondato”, facendo evitare bruschi cambiamenti di direzioni o sforzi
improvvisi non controllati, manteneva sempre il corpo sotto “il dominio intelligente della volontà”: per
questo motivo, e per lo sviluppo di doti quali la destrezza, la grazia e la bellezza armonica, esso poteva
trovare applicazione in tutta la gestualità professionale (non solo in quella ginnica), e sboccare poi nella
gestualità prettamente artistica e nella danza.
I.D. Educazione Fisica
23
7. Philippe Tissié e l’educazione fisica razionale
Inizialmente concorde con Demeny sulla necessità di un approccio razionale all’educazione fisica fu
Philippe Tissié 11, che però dopo la svolta “arrotondante” polemizzò duramente con il vecchio compagno di cammino. Tissié vedeva nei giochi all’aria aperta il modo migliore per educare il corpo e lo spirito, fortificando l’uno e distendendo l’altro; accostandolo ad un’attività fisica ritenuta sana e utile, anche
le qualità morali si sarebbero sviluppate in parallelo. Proprio per questo reinventerà le Lendits 12, stabilendone anche un codice che le regolamentasse al fine di mantenerne saldo lo spirito educativo.
Il miglior modo per prepararsi all’attività sportiva, peraltro, era secondo Tissié una ginnastica razionale
di tipo svedese, che egli propagandò sempre, riuscendo anche a far prevalere un ideale igienico – educativo sulla vecchia ideologia ginnico – militare sempre in agguato, specialmente nell’infuocato clima
nazionalistico della Belle Epoque:
L’educazione fisica è per prima cosa una scienza biologica e non può quindi avere mire esibizionistiche. Le sue finalità si possono raggiungere solamente con la ragione suffragata dalla
fisiologia clinica e dalla psicopedagogia 13.
Consolidatosi il movimento olimpico, Tissié polemizzò anche con de Coubertin e con le Federazioni e
le Associazioni sportive francesi, colpevoli, a suo dire, di essere “organizzazioni di spettacoli, senza timore
di pregiudicare fisicamente, moralmente e materialmente i giovani”14, mentre egli rimase sempre convinto che soltanto le istituzioni scolastiche, dalla primaria all’università, potessero occuparsi a pieno titolo
di educazione fisica.
8. Georges Hébert e il metodo naturale dell’educazione fisica
Benedici, Signore, il vivace gioco dei nostri muscoli
perché renda le nostre volontà forti e docili,
i nostri corpi solidi ed equilibrati,
facendoci così più adatti a servire i nostri fratelli
e più degni di riceverTi in noi 15.
11
Nato nel 1852, compì studi medici e si laureò con una tesi dal titolo Les aliénés voyageurs (Gli stranieri viaggiatori, 1887).Interessati
inizialmente agli effetti psicomotori degli esercizi fisici, nel 1888 a Bordeaux fondò la Lega Girondina dell’Educazione Fisica, che dal 1890
cominciò a pubblicare un bollettino ufficiale intitolato “Jeux scolaires” (“Giochi scolastici”) e ad organizzare le Lendits (vedi nota sottostante). Nel 1898 fu inviato in missione ufficiale in Svezia, e divenne il principale assertore della ginnastica svedese, tanto da meritarsi l’appellativo di “Ling francese”. Nel 1905, la Lega Girondina divenne la Lega Francese dell’Educazione Fisica; nel frattempo, nacque una polemica con G. Demeny, che stava allontanandosi dalla ginnastica svedese e optando per un metodo eclettico, in occasione della quale Tissié
scrisse nel 1911 il pamphlet L’évolution de l’éducation physique en France et en Belgique, 1900-1910. Historie triste (suite à cent ans d’erreurs), e cioè L’evoluzione dell’educazione fisica in Francia e in Belgio, 1900-1910. Una storia triste (dopo cent’anni di errori). Tra le sue
opere principali ricordiamo La fatigue et l’entrainement physique (La fatica e l’allenamento fisico) e Education physique rationelle
(Educazione fisica razionale, 1922). Morì nel 1935.
12
Si trattava di manifestazioni regionali di giochi all’aria aperta, col preciso intento di rievocare le grandi feste che si tenevano a Saint –
Denis, nella regione di Parigi, nel corso delle quali docenti e studenti universitari si cimentavano in esercizi fisici e giochi di squadra. Nel
1905, queste manifestazioni furono interrotte, per poi riprendere nel 1936, allo scopo di vitalizzare lo sport universitario. Attualmente si
svolgono sotto il controllo delle Università francesi, ed equivalgono a dei campionati regionali universitari.
13
14
15
P. TISSIE’, Educazione fisica razionale, 1922 (citato in G. GRIFI, p. 315).
Ibidem.
Preghiera degli scout Hébertisti cattolici belgi.
24
I.D. Educazione Fisica
8.1. La vita e le opere
Nella Francia del primo Novecento, percorsa da ventate di nazionalismo antitedesco, alla ginnastica
razionale di Demeny si affiancò la “ginnastica naturale” di Georges Hébert.
Nato nel 1875, divenne ufficiale di marina; nel 1905 fu incaricato di insegnare ginnastica alla scuola dei
fucilieri di Marina di Lorient. Viaggiando per il mondo come militare, ebbe parecchie occasioni di osservare da vicino uomini alle prese con prove impegnative, e si convinse che più una persona è forte fisicamente e moralmente, maggiore è il servizio reso nelle circostanze difficili. Tra il 1907 e il 1909 mise a
punto, partendo dal concetto che l’uomo, come ogni essere vivente, poteva raggiungere il suo sviluppo
fisico integrale con il solo utilizzo dei suoi mezzi naturali (di movimento, di lavoro e di difesa), il cosiddetto “metodo naturale di educazione fisica”. Nel 1913, al Congresso internazionale di educazione fisica
di Parigi, presentò un’esibizione di 150 mozzi e 150 fucilieri di marina, che suscitò grande entusiasmo.
Nello stesso anno, Hébert fu chiamato a dirigere il “Collège d’Athlètes” di Reims, al quale l’anno successivo fu aggiunta una sezione femminile diretta dalla signora Morau, futura moglie di Hébert. Nel 1939,
organizzò una scuola nautica femminile a bordo della goletta Alcyon.
Dopo la seconda guerra mondiale, con la moglie, si interessò prevalentemente di educazione fisica giovanile e femminile. Tra le sue opere principali ricordiamo L’éducation physique raisonnée (1907), Le code de
la force (1910), L’éducation physique par la méthode naturelle (1913), La culture virile et les devoirs physiques del l’officier combattant (1918), La méthode naturelle d’éducation physique (1924), Le sport contre
l’éducation physique (1925), Guide abrégé du Moniteur et de la Monitrice (1929), L’éducation physique,
virile et morale par la méthode naturelle (1936-1957). Morì nel 1957.
8.2. La proposta hébertiana in educazione fisica
Ispirata dall’osservazione attenta che Hébert fece delle società “primitive” e dell’addestramento dei marinai per destreggiarsi sugli alberi delle navi, durante i suoi viaggi di servizio, la sua proposta costituì un
interessante passaggio dell’educazione fisica dalla tradizione militare ad un “metodo naturale”, sulla base
del quale impostare tutte le attività ginniche, e non solo quelle militarmente finalizzate. Le idee centrali
di Hébert, che peraltro aveva alle spalle un background culturale di ginnastica militare alla Amoros, erano
la completezza dello sviluppo fisico e l’enfasi posta sull’attività all’aria aperta, vista come una necessità
per l’uomo contemporaneo che, pur non rinunciando alle condizioni ambientali imposte dal progresso
scientifico e tecnologico, è capace di rivivere le sue origini come essere in movimento:
Ciascun essere, vivendo liberamente, perviene al suo sviluppo fisico completo con la semplice pratica degli esercizi dei movimento ai quali egli è destinato per natura, o che gli sono
essenzialmente utili per la sua conservazione e per la sua protezione 16.
Hébert afferma che lo sviluppo integrale viene ottenuto con la pratica ragionata di vari esercizi che fanno
parte del blocco utilitario composto dalle dieci famiglie: marcia – corsa – salto – arrampicata – sollevamento – lancio – difesa – quadrupedia – equilibrio – nuoto, ritenuti veri esercizi educativi, in quanto
utili a livelli differenti nel corso di tutta l’esistenza 17.
Queste attività ginniche, che avrebbero costituito poi la base di ulteriori esercizi specialistici, andavano
dosate a seconda dell’età, del sesso, della costituzione fisica e del livello di allenamento degli studenti o
16
17
G. HÉBERT, L’éducation physique raisonnée, Vuibert, Paris, 1907; citato in M. DI DONATO, op. cit. , p. 150.
Si veda l’Allegato 1.
I.D. Educazione Fisica
25
dei praticanti: il metodo naturale infatti è per tutti; quello che varia è solo l’intensità dello sforzo richiesto. Il triplice scopo della ginnastica naturale era dunque sia educativo, per la formazione delle strutture
corporee nell’età evolutivo; sia estetico, per il potenziamento delle qualità motorie tipiche del sesso
femminile; sia infine propriamente atletico, per la preparazione alla vita militare e alla sua disciplina.
Educare fisicamente significa arrivare a formare una persona possedente vigore fisico, salute robusta,
energia morale, che mette queste qualità acquisite al servizio del bene sociale.
La vera forza, nel suo concetto più ampio, è una sintesi fisica e morale. Risiede non solamente nei muscoli, nella potenza cardiaca, nella destrezza…, ma prima di tutto nell’energia che
l’utilizza, nella volontà che la dirige, nel sentimento che la guida 18.
Hébert definisce il suo metodo naturale di educazione fisica come
azione metodica, progressiva, continua dall’infanzia all’età adulta, avente lo scopo di assicurare lo scopo di assicurare lo sviluppo fisico integrale, di accrescere le resistenze organiche,
di mettere in valore le attitudini in tutti i generi di esercizi naturali e utilitari indispensabili, di sviluppare l’energia e tutte le altre qualità d’azione o del temperamento umano, infine
di subordinare tutto a un’idea morale dominante: l’altruismo 19.
Il motto del suo hébertismo diventa “essere forti per essere utili”. Stabilendo i principi del metodo naturale di educazione fisica, Hébert getta le basi di una nuova pedagogia, sostenendo che uno sviluppo puramente fisico non è tutto: esso deve essere inseparabile da una cultura del carattere, che possa sviluppare
l’energia e tutte le altre qualità d’azione, e da una cultura morale, che porti a mettere al servizio del prossimo le proprie qualità e energie. Queste convinzioni nascono da un acuto spirito d’osservazione della
natura e degli esseri viventi, soprattutto degli indigeni che, quasi a loro insaputa e in modo molto semplice, acquisiscono forza e bellezza grazie alla pratica dei movimenti di mantenimento e di difesa, alla vita
all’aria aperta e ad un nutrimento semplice. Sulla base di queste osservazioni viene formulato il principio dottrinale del metodo di Hébert:
utilizzare i gesti propri della nostra specie per raggiungere lo sviluppo fisico completo attraverso un ritorno ragionato alle condizioni naturali di vita 20.
Nei paesi industrializzati, le abitudini e gli obblighi sociali, le convenzioni e spesso anche i pregiudizi
allontanano l’uomo dalla vita naturale all’aperto e gli impediscono, anche nell’infanzia, di esercitare la
sua attività in modo efficace a raggiungere uno sviluppo fisico completo. Secondo il metodo naturale di
Hébert bisogna dedicare giornalmente un tempo sufficiente alla cultura del proprio corpo e ristabilire in
quel tempo le stesse condizioni dell’attività naturale (correre, marciare, saltare e altri gesti “naturali”; aria
aperta; minor ingombro di abbigliamento).
Conseguentemente suggerisce la pratica di esercizi, giochi, lavori naturali e utilitari; l’abitudine a affrontare e sopportare gli elementi atmosferici naturali; una vita semplice e igienica nei vestiti e nell’alimentazione e la disciplina per essere in grado di servire utilmente. Questo comportamento produce una
triplice azione: funzionale sugli organi vitali (cuore, polmoni, apparato digerente ecc.), utilitaria sulla
prontezza e nella preparazione all’azione vera, morale e fisica su carattere e personalità.
18
C. BEDONI, Essere forti per essere utili, Nuova Fiordaliso, Roma, 2004, pag. 12.
Ibidem.
20
Ibidem.
19
i
26
I.D. Educazione Fisica
La pratica del metodo deve adattarsi alle circostanze, deve perciò essere variabile e modificabile in base
all’età, al sesso, al grado di allenamento e di resistenza di ciascun soggetto, al tempo dedicato all’esercizio,
all’ambiente in cui si opera e alle condizioni atmosferiche.
Per Hébert gli esercizi naturali e utilitari che costituiscono la base di uno sviluppo fisico integrale e armonico sono le dieci famiglie, ma bisogna però tener presente che l’educazione fisica non è limitata a queste
attività, ma comprende innumerevoli altre attività fisiche, non ultime quelle di semplice divertimento.
8.3. Una lezione secondo il metodo naturale
Una lezione secondo il metodo naturale si basa sullo spostamento continuo, durante il quale ci si muove
all’aperto tutte le volte che sia possibile, avendo cura d’accordare a ogni esercizio il grado d’importanza
che gli conviene. Gli esercizi non sono presi casualmente, ma la loro scelta deve essere dettata dal fine
che si vuole raggiungere, dal carattere che si vuol dare alla lezione (di fondo, tecnico, di allenamento),
dalla capacità degli allievi secondo la loro età, il sesso e grado di allenamento, dai mezzi e attrezzi di cui
si dispone, dalla durata totale prevista dalla lezione e da altre considerazioni di ordine tecnico, pedagogico e fisico. Queste attenzioni permettono di dare alla lezione il suo pieno valore educativo.
Le regole fondamentali che Hébert pone alla base della sua lezione “naturale” sono cinque:
! il lavoro in scioltezza, per conseguire una migliore espressione del lavoro naturale;
! la continuità del lavoro, per sviluppare la resistenza generale e utilizzare al meglio il tempo dedicato
all’attività fisica,
! l’alternanza degli sforzi, per ottenere un recupero tra gli sforzi maggiori e assicurare così la continuità regolando il ritmo del lavoro,
! la libertà d’azione, per permettere l’individualizzazione degli sforzi, per regolare la resa del lavoro
personale e ottenere il miglior rendimento o perfezionamento, evitando qualsiasi forma di inquadramento e di lavoro meccanico e automatico,
! la progressività, per riscaldare progressivamente l’organismo al fine di prepararlo a esercizi più faticosi e per produrre maggior lavoro con minor fatica.
Hébert attua il suo metodo attraverso il percorso, successivamente chiamato percorso Hébert, che prepara all’azione vera e favorisce agevolmente lo sviluppo del fisico e del carattere per le difficoltà degli ostacoli da superare e la necessità dell’aiuto reciproco quando si partecipa in gruppo. Nel percorso si ha la
massima utilizzazione degli ostacoli naturali, con riferimento alle 10 famiglie di esercizi. Nel caso questi
siano assenti, prevede la realizzazione di ostacoli artificiali con alternanza e progressività degli sforzi. La
lunghezza del percorso Hébert varia a seconda dell’età, della natura del terreno, delle difficoltà da superare, della preparazione fisica, delle condizioni meteorologiche.
Il percorso ha il vantaggio di essere un sistema rapido per valutare il grado generale di sviluppo della
singola persona o del gruppo: in esso entrano in gioco varie componenti psicologiche quali lo spirito
d’iniziativa e d’avventura, il coraggio, la padronanza di sé, la decisione, il senso d’osservazione. Trasmette
la capacità di arrangiarsi con entusiasmo e gioia. Stabilisce tre forme di percorso: all’avventura, su terreno vario e sconosciuto o imprevisto; previsto, fissato in precedenza; organizzato, tracciato con ostacoli
anche artificiali per completare gli esercizi e aumentare la difficoltà.
L’attività fisica secondo il metodo naturale può essere praticata anche in uno spazio ristretto, chiamato
da Hébert plateau o base di lavoro. I principi di lavoro sono gli stessi, ma vengono attuati in uno spazio
ben definito e limitato21. Tutti i partecipanti al plateau vengono divisi in gruppi omogenei, le ondate,
che si spostano nel plateau dalla base di partenza alla base di arrivo eseguendo i vari esercizi e dalla base
21
Le dimensioni consigliate per il plateau degli adulti sono di 40x15 metri, quelle dei ragazzi di 30x10. I lati corti del plateau diventano
la base di partenza e di arrivo, mentre i lati lunghi basi di ritorno.
I.D. Educazione Fisica
27
di arrivo a quella di partenza, percorrendo i lati ad andatura più o meno lenta. L’andata rappresenta
quindi il momento di lavoro effettivo e di sforzo principale, mentre il ritorno il momento di recupero e
di rilassamento. Questa alternanza tra sforzi intensi e moderati, come il movimento dell’onda, assicura
la continuità dello spostamento e la libertà d’azione di ognuno all’interno della propria ondata. Il lavoro
nel plateau comporta diversi vantaggi, primo tra tutti la facilità di reperire a poca distanza un piccolo
spazio, piuttosto di un grande spazio naturale spesso troppo lontano dai centri abitati. Inoltre l’istruttore può osservare facilmente gli allievi e ciascun allievo ha assicurata la propria libertà d’azione, potendo
lavorare a fianco anche dei più forti senza inconvenienti per se stesso e senza essere di peso agli altri.
L’alternanza tra lavoro e recupero è assicurata in modo quasi automatico dall’andata, caratterizzata dallo
sforzo, e dal ritorno che rappresenta il riposo. Infine, il plateau permette di compiere grandi spostamenti e lunghi percorsi pur rimanendo in un piccolo spazio.
Mentre nel plateau tutto è regolato e prestabilito, nel percorso in piena natura (campestre) domina l’imprevisto che costituisce il lavoro ideale per perfezionare le tecniche esecutive e stimolare lo spirito d’iniziativa e d’osservazione. Si svolge su qualsiasi tipo di terreno, più o meno provvisto di ostacoli naturali
diversi, e il numero e l’ordine degli esercizi sono vincolati alla conformazione del terreno stesso. È importante sottolineare come il percorso in piena natura non sia una corsa a ostacoli, ma sempre un lavoro
continuo ritmato da sforzi e recuperi, dove l’ostacolo rappresenta il momento di fatica e lo spostamento
tra un ostacolo e l’altro coincide con la fase di riposo. Bisogna rispettare la libertà d’azione di ognuno,
prevenendo però le esuberanze che potrebbero causare incidenti, senza tuttavia inibire le sensazioni
avventurose provate dal ragazzo nel corso della sua “marcia avventurosa”.
8.4. La fortuna dell’hébertismo in Francia
Sull’hébertismo come metodo di educazione fisica si accese un dibattito serrato, tendente a metterne in
luce sia i vantaggi (la vita all’aria aperta, la riscoperta della naturalità), sia gli svantaggi (difficoltà di attuazione pratica, scarso rigore scientifico). Dopo la prima guerra mondiale, in ogni caso, il “metodo naturale” di Hébert si diffuse presso molti collegi privati e fu apprezzato anche presso le istituzioni pubbliche, e non solo per motivi di utilitario nazionalismo. Dal 1918, infatti, il Ministero della pubblica istruzione diede il via a grandi feste ginniche per la gioventù in età scolare; nel 1925, inoltre, fu istituito il
“libretto scolastico di educazione fisica”, documento obbligatorio per tutti quegli studenti che desideravano partecipare a competizioni sportive nell’ambito scolastico. Nel 1933 il monopolio militare della
ginnastica, detenuto dalla scuola unica di Joinville, venne messo in discussione dall’apertura a Parigi di
una Scuola Normale di Educazione Fisica: di natura civile, offriva corsi biennali, impostati su basi scientifiche ed ispirati ad un pragmatico eclettismo: il primo direttore della scuola fu E. Loisel 22.
8.5. Scautismo e hébertismo
È estremamente interessante notare come sia Robert Baden-Powell sia Georges Hébert siano partiti dalle
stesse esperienze, pur vissute in luoghi e circostanze diverse:
I viaggi in lontani paesi e il contatto con popoli che vivevano allo stato di natura avevano in
ambedue fatto sorgere spontaneo un confronto fra i ragazzi e i giovani di quei paesi e le corrispondenti generazioni delle società avanzate e li aveva confermati in un proposito: offrire ai
giovani e ai ragazzi la possibilità di vivere delle esperienze di vita libera, senza costrizioni e
artifici, in diretto e salutare contatto con l’ambiente naturale (la “vita del bosco” di Baden22
Tra le sue opere ricordiamo Le basi psicologiche dell’educazione fisica (1935).
28
I.D. Educazione Fisica
Powell, le attività fisiche en plein air di Hébert) che riproducano in qualche modo, e sia pure
per tempi limitati, la comunione originaria dell’uomo con la natura 23.
I popoli dei Paesi meno evoluti dal punto di vista tecnologico e tutti gli esseri viventi in natura arrivano
alla pienezza del loro sviluppo, alla salute e alla forza in modo spontaneo, attraverso la vita all’aria aperta,
un’alimentazione sana e semplice, il movimento libero nei giochi che simulano le attività indispensabili
al proprio mantenimento e alla propria sopravvivenza. Come notava Baden-Powell:
Dio non ha inventato movimenti astratti o a sbalzi. Il guerriero Zulù, che pure è uno stupendo esemplare umano, non è mai passato attraverso la ginnastica svedese 24.
L’attività fisica in piena natura diventa così educazione diretta all’uomo attraverso il corpo. Nel pensiero
di Baden-Powell la salute ha sempre occupato un posto importante, sostenendo che due cose sono necessarie al raggiungimento e alla conservazione di essa: l’esercizio fisico adatto all’età della persona e il
contatto più frequente possibile con l’ambiente naturale. Lo scautismo, mediante la sua attraente proposta educativa, ha saputo rispondere a questa doppia esigenza, promovendo attività all’aria aperta e
portando i ragazzi, soprattutto attraverso il gioco, ad acquisire sane abitudini e competenze utili a potenziare il proprio stato di salute.
Sono i sani giochi all’aperto, le uscite e i campi, oltre a una sana alimentazione e a un giusto
riposo, che apportano al ragazzo salute e forza in modo naturale e non artificiale 25.
Per questi comuni obiettivi si è venuto a creare una sorta di spontaneo gemellaggio tra scautismo e hébertismo, metodi che trovano punti comuni nella vita all’aria aperta, nella conoscenza, nell’adattamento e
nel rispetto della natura, nell’utilizzazione dell’ambiente senza sofisticazioni, nel diventare coscienti della
propria responsabilità verso la propria salute, nello sviluppo e nel mantenimento di un corpo sano,
solido, resistente, armonioso ed equilibrato attraverso esercizi semplici e adattabili all’estrema variabilità
delle singole persone, nell’amore e nel servizio verso il prossimo. Sempre nelle parole di Baden-Powell:
Ciò che ci serve sono alcuni semplici esercizi di diverse parti del corpo per sviluppare le
funzioni degli organi vitali, come il cuore, i polmoni e lo stomaco, che consenta di stabilire
in ciascun ragazzo una buona base per la sua salute e resistenza fisica, e di sviluppare più
particolarmente il fisico in quei punti in cui esso può essere al di sotto del livello medio. Tale
sviluppo è prodotto (…) da una istruzione individuale data a ciascun ragazzo mediante
pochi esercizi specialmente adatti alle sue particolari esigenze, così che l’allievo divenga
personalmente interessato e responsabile del proprio sviluppo e salute fisica. 26
Sulla stessa linea di pensiero si affiancano anche i motti proposti da Baden-Powell per le tre branche dello
scautismo: “Del nostro meglio – del mio meglio” (Branca Lupetti e Lupetti/Coccinelle), “sii preparato/a - estote parati” (Branca Esploratori/Esploratrici ed Esploratori/Guide), “servire” (Branca Rover e
Rover/Scolte), e da Hébert per il suo metodo naturale: “essere forti per essere utili” 27. L’hébertismo,
23
M. ROSI, Educazione fisica all’aperto, Ancora, Milano, 1989, pag. 19.
R. BADEN-POWELL, Il libro dei capi, Nuova Fiordaliso, Roma, 1999, pag. 75.
25
Ibidem.
26
R. BADEN-POWELL, Taccuino, Nuova Fiordaliso, Roma, 1997, pag. 35.
24
27
I motti e le denominazioni delle branche sono, nell’ordine, quelli del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani
(CNGEI) e dell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI).
I.D. Educazione Fisica
29
per queste affinità con il metodo scout, si è diffuso rapidamente all’interno dello scautismo:
nell’AGESCI, soprattutto ad opera dei campi nazionali di attività fisica, sostituiti dopo il 1970 dai campi
di specializzazione in hébertismo, tenuti in alcune basi scout italiane; nel CNGEI, nei Tecnicamp, campi
di specializzazione tecnica, a partire dal 1980. La stampa associativa di entrambe le organizzazioni scout
italiane ha pubblicato numerosi opuscoli, testi e articoli divulgativi in materia di educazione fisica in
ambiente naturale.
Conclusioni
A 50 anni dalla sua scomparsa, Georges Hébert continua ad affascinare con la sua proposta: anche se
questa non è più praticata come tale, se non appunto in alcune nicchie educative come lo scautismo, le
sue idee si sono disciolte in altre prospettive teoriche e pratiche.
La necessità di rivedere criticamente il suo operato è il segno della sua attualità e della sua modernità.
LE “DIECI FAMIGLIE” DEL METODO NATURALE DI GEORGES HÉBERT
MARCIA
Più che sviluppare in modo notevole gli arti inferiori, dona loro maggior forza di resistenza, assottigliandoli e indurendoli: è un esercizio molto interessante per la respirazione.
CORSA
Permette all’organismo lo sforzo più completo e più intenso, fa lavorare gran parte del sistema muscolare, attiva tutte le funzioni, soprattutto cuore e polmoni, elimina il grasso e purifica il sangue, aumenta
la capacità respiratoria, accresce la forza di resistenza.
SALTO
Dà al corpo un impulso conveniente per superare un ostacolo, permette frequentemente di evitare incidenti, mette in gioco le parti più importanti dell’organismo(soprattutto respirazione e circolazione),
sviluppa muscoli delle gambe e dell’addome, sviluppa agilità e colpo d’occhio, fortifica le ginocchia,
piedi e ginocchia, dà scioltezza e riflesso d’equilibrio nelle cadute, ha l’effetto morale di vincere la paura
dell’ostacolo.
QUADRUPEDIA
Sviluppa i muscoli dorsali e delle spalle, ha azione su tutte le articolazioni e sulla colonna vertebrale,
dà flessibilità, corregge le curvature anormali, procura automassaggio generale alle ossa e alle articolazioni.
ARRAMPICATA
Sviluppa la muscolatura del tronco, degli arti superiori e dell’addome e anche degli arti inferiori, è scuola
di volontà e fermezza.
EQUILIBRIO
E’ un’azione potente sull’affinamento dei centri nervosi e sullo sviluppo dell’intelligenza muscolare,
sviluppa tutta la muscolare come conseguenza di reazione alla contrazione, sviluppa agilità, sangue
freddo, coraggio e fiducia, mette in rilievo i punti deboli su cui lavorare.
SOLLEVAMENTO e TRASPORTO:
ha azione potente su tutta la muscolatura, preparazione alla lotta e alla difesa
LANCIO
Sviluppa la muscolatura superiore e addominale conseguente ai movimenti di torsione caratterizzanti i
lanci, coltiva destrezza, riflessi.
LOTTA e DIFESA
Sviluppa respirazione e circolazione, sviluppa la muscolatura, soprattutto braccia, spalle e dorso.
NUOTO
Ha azione su cuore e polmoni, sviluppa la muscolatura e la coordinazione dei movimenti, sviluppa agilità, fiducia e determinazione.
30
I.D. Educazione Fisica
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31
LA GINNASTICA NATURALE.
L’EREDITÀ DI
GEORGES HÉBERT
32
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All’aria aperta… quotidianità… per essere utili (DVD 1)
Cesare Bedoni
Capo in Agesci – Master in Hebertismo
All’aria aperta...
Il video mostra una giornata tipo di uno dei primi campi di “attività fisica” che si è svolto nel 1965 nella
Base scout di Colico (lago di Como), un posto ideale per attuare quanto detto da Hébert in “Exposé
doctrinal et Principes directeurs de travail”- (TOME I -pag.10) :
>ritorno ragionato all’attività fisica naturale;
>aria aperta – piena natura – nudità decente;
>pratica di esercizi naturali ed utilitari; (v. le 10 famiglie di Hébert messe in atto)
ma Hébert aggiunge (pag.14): è un principio dottrinale intangibile però, nella pratica, la dottrina deve, al
contrario, adattarsi alle circostanze. Essa è essenzialmente variabile o modificabile secondo l’età, il sesso - il
grado di allenamento o di resistenza di ciascun soggetto - il tempo dedicato all’attività – il luogo dove si svolge
– le condizioni atmosferiche…………..
Hébert dà molta importanza al ruolo pedagogico dell’educatore: massima attenzione alla persona ed
all’ambiente in cui la persona vive per un lavoro su misura. Il metodo di lavoro comprende: da una parte
la tecnica, cioè le regole di esecuzione pratica degli esercizi; dall’altra parte la pedagogia fisica, che consiste,
in generale, nel dirigere il lavoro, cioè nella scelta degli esercizi, nello stabilire il programma d’allenamento, nel condurre la lezione secondo un ritmo conveniente, nell’assicurare una produzione o dose di
lavoro secondo le possibilità di ogni soggetto…… l’educatore fisico perfetto è un tecnico capace di insegnare
e, nel contempo, di dimostrare lui stesso gli esercizi ed anche pedagogo adatto a condurre un’educazione.
(pag.16)
(nella seconda parte del filmato viene dimostrato che basta un angolo di campagna per fare una seduta di
hebertismo, sfruttando quanto si trova in natura e creando ostacoli anche con il corpo dei partecipanti)
Quotidianità...
“azione metodica, progressiva e continua dall’infanzia all’età adulta...”
È più la regolarità dell’attività fisica che non l’intensità ad apportare beneficio alla salute e, per poter
garantire la continuità, deve diventare abitudine (“Nécéssité de l’action personelle” pag.220)
... per essere utili.
Hébert è categorico: ...infine di subordinare tutto l’acquisito a una idea morale dominante: “l’altruismo”,
La vera forza non risiede solamente nei muscoli, nella potenza cardiaca, nella destrezza...,
ma soprattutto nella volontà che la dirige, nel sentimento che la guida. È martellante questo suo richiamo all’aspetto morale-pedagogico della forza in aiuto al prossimo.
Quindi l’essere forti senza essere utili non è Hebertismo.
Bene esprime questo sentimento la preghiera formulata dagli scout hebertisti del Belgio:
“Benedici Signore il vivace gioco dei nostri muscoli – perché renda le nostre volontà forti e docili, i nostri corpi
solidi ed equilibrati,- facendoci così più adatti a servire i nostri fratelli – e più degni di riceverti in noi”.
34
I.D. Educazione Fisica
La “CLAIE” (grata) (DVD 1)
Cesare Bedoni
Capo in Agesci – Master in Hebertismo
- strumento naturale
- di facile costruzione
- dalla forma di una grata
- composta da 8 pali di uguale dimensione
lunghezza pali:
mt.2,20 per bambini di 8-12 anni circa
mt.2,70 per ragazzi/giovani oltre i 12 anni
mt.3,00 per soggetti allenati
ideata da Georges NELISSEN – prof. di E,F.
Vice Presidente della Federazione Belga di E.F.secondo
il Metodo Naturale. Capo scout (Bison suo totem) + 1981
Difficile trovare, nel quotidiano, luoghi con possibilità di praticare tutte le 10 famiglie di esercizi secondo Hébert – con la CLAIE è possibile fare, in poco spazio, una lezione completa di hebertismo.
Attrezzo fantastico con cui si possono eseguire una quantità innumerevole di esercizi piacevoli e
attraenti di ogni genere - può essere usata:
- verticale
- orizzontale
- obliqua (tipo trampolino)
" mobile (sostenuta con le mani)
" posizionata a terra o sospesa
"#galleggiante (tipo zattera)
“claie BISON”:
“claie César” :
con pali di legno
tubolare – realizzata nella Base Scout di Melegnano
facilmente smontabile per il trasporto e rimontabile per l’attività più forte presa
nelle mani
torre Bison - 1954 – La Fresnaye – Belgio - 2 strati umani
torre César - 2006 – Roverway – Loppiano (Firenze)
3 strati umani
I.D. Educazione Fisica
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Scautismo e Hebertismo
S. Medici* – L. Maggini**
* Insegnante di Educazione Fisica
** Capo Scout CNGEI
(non pervenuta)
36
I.D. Educazione Fisica
Le plateau de Nantes
Dominique Lemoine
Centre Hébertiste de Nantes (France)
Le Centre Hébertiste Nantais pratique la méthode Hébertiste sur un petit stade situé en ville. Nous avons
adapté à ce lieu les principes de l’entraînement physique naturel. L’association regroupe environ 120
personnes (100 adultes, 20 enfants, une majorité de femmes). Des séances d’une heure sont proposées 5
fois dans la semaine.
Le stade comporte un plateau central (20 m x 40 m) entouré d’une piste et d’un ensemble d’agrès (un
grand portique, des barres d’appui, barres fixes, poutres d’équilibre, 2 sautoirs…). Nous disposons aussi
de quelques locaux : vestiaires, sanitaires, abris pour le matériel.
Le fonctionnement d’une séance type:
Les séances ont lieu sur le stade, en plein air (exceptionnellement nous utilisons les vestiaires pour une
partie de la séance ou en cas de forte pluie) et sous la responsabilité d’un moniteur. Les principes
généraux d’une séance sont :
• Pratique de 9 des 10 familles d’exercices définies par G Hébert : marche, course, quadrupédie,
grimper, saut, équilibrisme, lancer, porter-lever, défense-lutte. Seule la natation n’est pas pratiquée.
• Le respect des phases d’échauffement, corps de séance, effort final (jeux, parcours, course d’endurance
ou relais) et retour au calme (marche, étirements).
• Les exercices sont pratiqués en déplacement continu, pour développer l’endurance générale et utiliser au mieux le temps de la leçon : marche ou course entre 2 exercices.
• Évolution par vagues (groupe de 5 à 10 personnes, dont un chef de vague)
• Les exercices sont pratiqués soit au plateau (voir plus loin) soit en atelier
Les groupes comprennent hommes et femmes de tous âges. Des séances spécifiques sont cependant
organisées pour les jeunes enfants, accompagnés d’un parent. Chacun reste libre de doser son rythme
et la durée de l’exercice.
Les séances alternent les exercices individuels et les exercices collectifs, en favorisant l’entraide. Certains
exercices sont proposés sous forme de jeux.
Tout au long de la séance nous alternons les exercices intenses et moins intenses, le travail des membres
inférieurs et supérieurs, la gauche et la droite…
Le travail au plateau
Une partie des exercices est pratiquée sur le plateau d’évolution, par vague (groupe de 5 à 10 personnes).
Les exercices sont effectués en déplacement sur le plateau, en course ou en marche, par alternance, avec
retour (temps de récupération) par les cotés. Plusieurs vagues peuvent ainsi se succéder, sans temps d’arrêt. Le moniteur organise cette circulation, il décrit oralement et par l’exemple les exercices. Il donne les
signaux éventuels de changement de rythme… Il observe et conseille si besoin. Ce travail au plateau se
termine généralement par de la quadrupédie.
Ce travail au plateau constitue le début de séance, après un échauffement en course, ou marche rapide,
sur la piste. Il peut durer de 15 à 25 min. Dans le corps de la séance on peut revenir travailler au plateau
pour des lancers notamment, pour des raisons de sécurité.
Le travail en atelier
Le moniteur prévoit autant d’ateliers que de vagues. Ces ateliers comportent des exercices de saut,
d’équilibre, de grimper de porter-lever, de défense-lutte, ou des exercices mêlant plusieurs de ces familles.
Le moniteur organise les permutations entre les différents ateliers.
Certains exercices sont pratiqués sous forme de jeux, de relais ou de parcours.
Nous n’organisons pas la compétition individuelle mais plutôt la stimulation raisonnable et l’émulation
réciproque entre les participants. Chacun pratique les exercices à son rythme.
I.D. Educazione Fisica
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La fédération belge d’hébertisme (DVD 1)
Christian Beugnier
La fédération belge d’hébertisme est née en 1949 de la fusion des mouvements hébertistes scouts et des
prisonniers de guerre qui avaient pratiqués la Méthode naturelle dans les camps de prisonniers. Les
fondateurs en sont Marcel Beugnier et Georges Nélissen.
La fédération compte aujourd’hui 250 membres répartis dans huit centres Hébert, et plus spécialement
dans la partie francophone du pays. Un seul centre existe en partie néerlandophone du pays.
Les hébertistes belges comptent une plus grande proportion de femmes que d’hommes (55% contre
45%). La grande majorité des pratiquants ont plus de 35 ans tandis que les plus anciens pratiquent
encore la méthode à plus de 70 ans. Il s’agit donc bien dans ce cas d’une gymnastique d’entretien mais
aussi d’un moment de détente pour le pratiquant. Les hommes, les femmes et les enfants travaillent
ensemble et ceci grâce au pricipe de liberté d’action défini par Hébert.
Les centres sont organisés autour d’un ou plusieurs moniteurs qui dispensent généralement un ou deux
cours par semaine. Ces cours ont une durée d’une heure à une heure et demie en général. L’organisation
des cours varie d’un centre à l’autre généralement suivant l’environnement dans lequel le cours est donné.
Certains centres favoriseront le travail en plateau tandis que d’autres favorisent le travail en parcours ou
un mélange mi-plateau, mi parcours. Outre ces activités régulières (52 semaines sur 52 quelque soit le
temps), les centres organisent des moments de détente dans des rencontres inter-centre, dans des activités annexe comme la marche, le vélo, l’escalade, la natation ou encore le kayak par exemple.
Les moniteurs suivent un enseignement organisé par la fédération mais reconnu par l’état en 2 niveaux.
Ce diplôme suit les prescriptions européennes en matière d’enseignement du sport. Les cours sont suivis d’une période de stage qui se déroule dans les différents centres de la fédération.
Le rôle de la fédération est de donner un support aux centres en matière d’administration, d’assurance,
de commande de matériel. Elle participe à des actions de promotion en faveur de l’hébertisme. La revue
« Info Centres » est éditée deux fois par an. La fédération dispose d’un site internet (www.fbh.be).
Celui-ci est aussi consulté par les personnes qui veulent en connaître plus sur l’hébertisme.
La fédération est également régulièrement sollicitée en matière d’implantation de piste Hébert.
Au cours de ce congrès, notre fédération a présenté le film « naturellement vôtre ». Ce film en 8 mm
date d’une quinzaine d’années. Ceci pour dire que la fédération dispose de peu de moyen. Ceux-ci proviennent en partie de l’état et des cotisations des membres. L’éducation physique ne reçoit pas le soutien
des sponsors comme le sport. Il a donc fallu déployer beaucoup d’ingéniosité et faire beaucoup de sacrifices pour pouvoir vous apporter le témoignage de l’hébertisme aujourd’hui. Cela fait aussi partie de
notre témoignage.
Pour terminer, nous voudrions remercier toute votre organisation pour l’accueil que vous nous avez
réservé. Nous voulons aussi vous féliciter pour le témoignage que vous avez rendu à Georges Hébert.
Vous constituez aussi pour nous un espoir. L’espoir que le trésor immense que nous a laissé Hébert puisse
continuer à se diffuser, que sa méthode puisse toujours intéresser les jeunes, que des adultes handicapés
ou non puissent la pratiquer.
Encore bravo et bonne continuation.
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I.D. Educazione Fisica
Camminare sospesi tra le chiome degli alberi
IL TARZANING
Sandro Rosi - Francesco Ricci
E’ una favola reale,
abbiamo capito che è veramente un grande gioco un gioco, interessante, avvincente, affascinante,
emozionante...
Il nostro gruppo di attività comprende il lavoro di Arboricoltori ed il Parco Avventura Acrobatico
Arboreo.
Siamo noi 2, Francesco Ricci e Sandro Rosi che lavorando vivendo giocando da ormai più di 15 anni
(all’epoca demmo vita al lavoro sugli alberi: cura , potatura, restauro, abbattimenti, piantagione) e 4 o
5 anni fa abbiamo iniziato a realizzare il nostro sogno:
trasmettere la nostra passione, per farvi provare e conoscere l’importanza di un punto di vista diverso, di
sicuro più alto del punto di vista quotidiano ....
ecco che si è dato vita e movimento a questa attività, o meglio, a queste attività: il Tarzaning.....
l’arrampicarsi e spostarsi tra un albero e l’altro in maniera sicura.
Stiamo progettando e allestendo, altri sono già operativi, i Parchi Avventura Acrobatici Arborei (PAAA).
Camminare, arrampicarsi, lanciarsi tra le chiome degli alberi, proprio come l’eroe della letteratura
Tarzan, o come il fantastico Barone Rampante che per non voler più mangiare le lumache salta su di un
ramo di un grande Leccio entrando a vivere tra le fronde degli alberi, e non scendendone più.
Un omaggio a Italo Calvino, ed alla sua splendida storia...
Sollevarsi da terra attraverso il movimento, in un atmosfera di luci e ombre, caldo, brezza.
Il primo passo è il “briefing”: imparare con l’istruttore la lezione sul funzionamento pratico-manuale
dell’attività e poi cominciare a salire, con questa nuova sensazione di un’imbragatura che ci garantisce
estrema sicurezza,così da non avere più nessuna esitazione nel lanciarsi all’avventura ...
la bellezza è che è un gioco...ma richiede un po’ di muscolatura, un po’ di coraggio, un po’ di incoscienza se non altro nell’idea pura di provare, di mettersi alla prova... una sfida, con un sogno che diventa
realtà...
Chi ha pensato di salire su un albero?
Tutti ... e sei già sulla prima pedana, a 2 metri di altezza con i propri mezzi, la propria voglia.
Ora, sgancia e aggancia il moschettone, c’è d’attraversare il primo esercizio del percorso, un ponte
tibetano, un ponte di tavolette o di altalene, la rete in verticale ...
ci sono tanti movimenti, diversi usi dell’utilizzo della forza, del valutare la quantità di energia necessaria,
il sentirsi sicuri, con questa sensazione nuova dell’essere nella continua ricerca dell’equilibrio, ma determinati per proseguire andando incontro ad altri esercizi avvincenti come il salto di Tarzan...
La teleferica mozzafiato che conclude ogni percorso ti accompagna volando a riprendere contatto con la
superficie terrestre e con il cuore che spande piacere per averne ricevuto.
Ecco, l’equilibrio è proprio la molla, la scossa, la prima fase del PAAA ci sono in questa attività tutti gli
ingredienti e tutto è già apparecchiato.
Il raggiungere la tappa successiva con un ponte di altalene o di tavolette
trovare oltre che all’equilibrio, il Ritmo... ed allora il respiro cambia già l’emozione spinge, le altalene si
muovono il corpo fluttua o traballa, quasi si vola.
Tutto in estrema sicurezza, siamo sempre agganciati: imbragatura, doppia longe ,moschettoni e la linea
I.D. Educazione Fisica
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vita che ci segue e protegge su tutti i percorsi, il tutto testato ed omologato.
Dimenticavo, la Testa è tutto qua sopra, la testa è davvero la cabina della regia della nostra avventura.
Siamo in altezza, con il gioco del aggancia sgancia sgancia aggancia... è infallibile ... e divertente... abbiamo assistito a dei casi simpatici ma significativi... la storia del ragazzetto con i tic che poi gli sono passati
ed altre ancora, molte persone sostenevano di soffrire di vertigini, ma dopo aver provato l’attività ci
hanno confessato che forse era solo un po’ di paura... con questa attività si acquisisce sicurezza e si prende
coscienza che il nostro corpo può osare e può permettersi di affrontare con maggior decisione certi
imprevisti, superare prove di coraggio aumenta il potere decisionale.
Giocare con l’equilibrio dà i suoi buoni frutti... da bambini per me e per molti altri salire sugli alberi,
correre sulle pozze d’acqua lasciate dal temporale, salire sui ciliegi, era ginnastica di tutti i giorni, correre
sui campi arati o come si diceva a casa mia “ cottrati “, fantastico... e gli alberi hanno un fascino unico:
prima di tutto la forza, la pazienza, l’altruismo nel donarci i loro frutti.
Al giorno d’oggi questo contatto con la natura viene meno, nella vita frenetica delle città, privandoci di
un’esperienza di vita fondamentale.
Con questa attività noi riusciamo ad ristabilire il contatto con loro ed a vivere la loro dimensione, la
grandezza la maestosità.
Le strutture che costituiscono il parco sono tutte progettate e realizzate con particolare attenzione verso
l’albero stesso, che non viene mai ferito o disturbato nella sua crescita, anzi, è soggetto a particolari attenzioni e cure per mantenerne la forza.
Siamo sicuri che l’attività dei PAAA è una grande e appassionante avventura che tutti dovranno prima o
poi provare, noi e la nostra organizzazione siamo alla Vostra più completa disposizione per metterVi alla
prova.
Attualmente abbiamo costruito, realizzato un PAAA all’interno della pineta del Caming village
CieloVerde in provincia di Grosseto tra Marina di Grosseto e Principina, e l’apertura dello stesso è subordinata all’apertura stagionale del Camping Village che generalmente inizia ai primi giorni di Maggio
e termina a fine Settembre.
E’ in corso d’opera un PAAA in località Pratolino nel comune di Vaglia (FI), nel bosco “La Garena” di
fronte all’entrata principale del parco Monumentale di Villa Demidoff.
E’ nostra intenzione renderlo operativo per la prossima primavera.
Crediamo molto in questa attività e quindi ci sentiamo ben sicuri nell’ affermare che una ginnastica di
questo genere sia molto formativa, pertanto concludo augurandoVi una buona e sana vita e sperando di
averVi come nostri ospiti (www.parcoalberovivo.com).
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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LE DIECI
“FAMIGLIE DI MOVIMENTO”
DI GEORGES HÉBERT
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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Camminare
Paolo Baldini
Insegnante di Educazione Fisica
Lettura del brano dedicato all’educazione fisica tratto da “Lettera a una professoressa” Allievi di Don
Lorenzo Milani ’66. Pag. 29 “Ragazzi infelici”:
“Agli esami di ginnastica il professore ci buttò un pallone e ci disse: “ Giocate a pallacanestro”. Noi non si
sapeva. Il professore ci guardò con disprezzo:” Ragazzi infelici” . Anche lui come voi. L’abilità in un rito
convenzionale gli pareva importante. Disse al Preside che non avevamo educazione fisica e voleva rimandarci a Settembre.
Ognuno di noi era capace di arrampicarsi su una quercia. Lassù lasciare andare le mani e a colpi d’accetta
buttar giù un ramo di un quintale. Poi trascinarlo sulla neve fin sulla soglia di casa ai piedi della mamma.
Mi hanno raccontato di un signore di Firenze che sale in casa sua con l’ascensore. Poi ha comprato un aggeggio costoso e fa finta di remare. VOI IN EDUCAZIONE FISICA GLI DARESTE DIECI …”
A Barbiana non erano concessi svaghi futili: non si giocava né col calcio balilla , né coi palloni. D’inverno
quando c’era la neve, i ragazzi sciavano o andavano in slitta per un’ora dopo mangiato sui pendii intorno
alla chiesa. D’estate imparavano a nuotare in una minuscola piscina. Ma per Don Milani sci e nuoto
erano materie scolastiche che non derogavano ai severi canoni barbianesi: saper sciare era utile per chi
viveva in quei casolari, che pochi centimetri di neve bastavano a isolare dal “mondo incivile”(così lo
definiva il priore); saper nuotare era utile nella vita.
Il lavoro fisico deve essere utile. L’inutilità lo rende assurdo. L’assenza di questo scopo lo rende un rito
(SPORT). Recuperare questo concetto può costituire una innovazione importante che rende l’educazione fisica necessaria. L’utilità può e deve essere uno dei discrimini nella scelta dei contenuti delle
lezioni data la vastità delle proposte e la scarsezza delle ore a nostra disposizione (mediamente solo due
a settimana). Non solo, ma toglie la materia dall’imbarazzo della ricerca della “ prestazione “, che ancora
oggi pesa molto soprattutto su noi insegnanti.
Utile perché risponde ad una necessità
Utile perché può esserci bisogno di ……..
Utile perché promuove il benessere
Ecc……..
Ed è seguendo questo filo di utilità che ben si può comprendere il valore della marcia, così come delle
altre famiglie di esercizi.
LA MARCIA E’ IL MEZZO DI LOCOMOZIONE PIU’ NATURALE ed è il modo di spostarsi più
economico dal punto di vista del dispendio di lavoro organico.
La marcia attiva la respirazione e la circolazione senza mai richiedere a queste funzioni uno sforzo
estremo.
Agisce anche sulle altre funzioni: sulla digestione (che facilita), sul sistema nervoso (che calma e riposa).
Sviluppa la muscolatura degli arti inferiori (la gamba più della coscia).
“E’ inutile insistere sull’importanza di questa andatura normale (naturale?).Le sue applicazioni pratiche sono
costanti durante tutta la vita e la sua influenza è capitale sullo sviluppo completo e sulla resistenza generale.
Tanto quanto sulla conservazione della salute. L’essere umano è anzitutto costruito (formato) per la marcia.
La marcia è il solo esercizio fisico che può essere praticato per tutta la vita lungamente e giornalmente senza
produrre alcun danno per l’organismo.” (G. Hébert)
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I.D. Educazione Fisica
Le ragioni di questa affermazione così perentoria possono essere cercate nella parte successiva di questo
primo capitolo allorquando l’autore passa in rassegna gli altri gruppi di esercizi:
La corsa: non può costituire un lavoro giornaliero… pena il sovraffaticamento o l’usura prematura
dell’organismo.
I salti: non si può che saltare un numero limitato di volte causa la stanchezza che procurano velocemente
nelle articolazioni degli arti inferiori.
Arrampicate: non si può arrampicare (soprattutto con le sole braccia) se non per una durata ridotta a
qualche minuto nel corso di una giornata.
Per le altre famiglie Hébert dice il lavoro giornaliero non può essere costituito unicamente da quadrupedie, equilibri, sollevamenti, lanci, lotta e nuoto. Esistono sì dei lavori di forza che comportano movimenti costantemente ripetuti di sollevare, lanciare o degli sforzi analoghi alla lotta; ma la pratica giornaliera ed esclusiva di questi presenta alla lunga degli inconvenienti i cui effetti sono:
La diminuzione dell’attitudine di spostarsi
Le forme massicce
La disarmonia muscolare
Lo squilibrio organico.
Questi sono più deformanti se eseguiti sul posto
Foto body builder.
Solo il trasportare può fare eccezione a questi inconvenienti essendo fatto più con la marcia che con il
sollevare.
QUANDO?
A partire dal termine della crescita si può marciare per giorni, settimane, mesi, anni senza PRENDERE
ALTRO RIPOSO CHE QUELLO NATURALE NECESSARIO PER IL RECUPERO DELLE
FORZE.
PERCHE’?
La marcia ha: un’azione sempre moderata sulla funzione respiratoria e circolatoria non produce shock
sulle articolazioni del ginocchio e della caviglia
Questo ne fa :L’ESERCIZIO IGIENICO PER ECCELLENZA PER TUTTE LE ETA’
Ma la marcia , praticata sola sarebbe insufficiente per permettere l’acquisizione dello sviluppo completo
e per mantenere i migliori livelli possibili di efficienza fisica.
Limiti della marcia anche alla luce delle acquisizioni attuali.
QUANTO?
In base ad alcune considerazioni di carattere sociale, storico, urbanistico Hébert ritiene che le tappe
medie di spostamento giornaliero( prima dell’avvento dei mezzi di locomozione in particolare la ferrovia)
fossero di 20/30 km. Ed è su questa distanza che ”bisogna basarsi per stabilire il valore di quello che può
essere chiamato lavoro naturale medio giornaliero ripartendolo su una durata di 8/10 ore compresi
fermate e riposo”.
Partendo dalla necessità vitale di lavoro fisico quotidiano e ammettendo che la sua intensità sia rappresentata da un percorso di 20/30 km sarebbe interessante determinare una equivalenza a questo lavoro di
spostamento. In altre parole si tratta di risolvere il seguente problema:
Dato il poco tempo che ciascuno può spendere nel suo DOVERE FISICO QUOTIDIANO con quali
esercitazioni possono essere rimpiazzati 20/30 km di percorso e con quale intensità esse devono essere
eseguite per ottenere in minor tempo lo stesso dispendio di lavoro muscolare e funzionale che si otterrebbe con la sola marcia? Su questa equivalenza si basa la costruzione delle “ LEZIONI ORDINARIE “
I.D. Educazione Fisica
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA MARCIA
Durante lo spostamento c’è sempre almeno un piede in appoggio. Lo spazio compreso tra i due piedi al
momento del doppio appoggio costituisce il PASSO.
La LUNGHEZZA del passo è la distanza che separa due impronte; si misura da tallone a tallone o da
punta a punta.
La CADENZA è il numero di passi eseguiti in un tempo dato.
La VELOCITA’ corrisponde allo spazio percorso in un tempo dato; è uguale al prodotto della lunghezza del passo per la cadenza. Si calcola in genere al minuto o all’ora.
Le caratteristiche precedenti sono comuni a tutti i modi di marcia. Questi modi si possono classificare
in due categorie principali:
- MARCE ATTIVE con sforzo volontario e sostenuto delle gambe per mantenere una certa andatura
o alla ricerca della maggiore velocità possibile
- MARCE PASSIVE nelle quali il peso del corpo è utilizzato il più possibile per l’avanzamento e dove
l’azione delle gambe consiste soprattutto nel ritenere il peso del corpo “cadente “ in avanti.
I DUE MODI ATTIVI DI MARCIA
In FLESSIONE stendendo la gamba in dietro ed effettuando una spinta sull’avampiede di questa
In ESTENSIONE lanciando in avanti la gamba che si solleva posandola a terra più o meno tesa
La grande differenza tra la forma esteriore del movimento nei due modi attivi di marcia è la seguente:
- nella marcia in flessione la gamba avanti è nettamente piegata al momento che si posa a terra; nella
marcia in estensione è tesa
- nella marcia in flessione il tronco è costantemente inclinato e il corpo continuamente squilibrato in
avanti; nella marcia in estensione il tronco è verticale e il corpo è in equilibrio su una o entrambe le
gambe.
- nella marcia in flessione la spinta principale è fornita dalla gamba indietro; nella marcia in estensione
dalla gamba lanciata in avanti
I DUE MODI PASSIVI DI MARCIA
In DOPPIA FLESSIONE
In MEZZA ESTENSIONE
Tutti e due hanno lo scopo di diminuire il lavoro soprattutto delle gambe quando il percorso sia molto
lungo oppure il marciatore sia gravato di un carico considerevole posto sulle spalle o sul dorso.
RUOLO DELL’OSCILLAZIONE DELLE BRACCIA
L’APPOGGIO DEI PIEDI azione dei piedi nella marcia,modo di appoggio, cause che contrastano il loro
naturale lavoro;deviazioni semplici dei piedi e loro correzione.
LA CLASSIFICAZIONE DEI PERCORSI: VELOCITÀ,IL MEZZO FONDO,IL FONDO
Le distanze da percorrere si possono classificare in tre grandi categorie: corte, medie e lunghe. Nella pratica comune, già da molto tempo di impiegare per questa classificazione le seguenti espressioni: velocità,
mezzo fondo, fondo. Queste definizioni sono di origine sportiva e risalgono all’introduzione dell’ippica
in Francia. Sono poi stati trasposti nel campo dello sport umano. Il loro vero significato è quindi sportivo. Esse designano distanze che servono a competizioni aventi un solo scopo: la migliore prestazione realizzabile.........in generale per quanto riguarda il nostro settore è preferibile raddoppiare la classificazione
sopra descritta: velocità pura, velocità prolungata, mezzo fondo leggero, mezzo fondo forte, fondo e gran
fondo. La classificazione dei percorsi in categorie è rigorosamente stabilita nelle competizioni sportive.
Nel campo educativo non deve essere intangibile ma dipenderà, secondo il principio delle possibilità
46
I.D. Educazione Fisica
individuali, dai soggetti che si preparano. Ad esempio per adulti di valore medio la classificazione potrà
essere:
Velocità pura: fino a 1 km
Velocità prolungata: da 1 a 5 km
Mezzo fondo leggero: da 5 a 10 km
Mezzo fondo forte: da 10 a 20 km
Fondo: da 20 a 40 km
Gran fondo: oltre 40 km
Si possono stabilire delle tabelle similari per le diverse categorie di età. Dal punto di vista educativo non
dobbiamo dimenticare che per i bambini i percorsi di velocità primeggiano su quelli di mezzo fondo e
che quelli di fondo non sono adatti salvo casi eccezionali; per gli adolescenti velocità e mezzo fondo
vanno di pari passo e il fondo conviene moderatamente. A partire dalle fine dell’adolescenza e soprattutto nell’età adulta il fondo acquista tutta la sua importanza per sviluppare la resistenza (fonciére) al punto
più alto.
VELOCITÀ ALLE DIVERSE ANDATURE
Si possono classificare le andature in lente , medie e vive. Le velocità più interessanti da conoscere sono
quelle relative alle andature medie. La velocità delle andature dove essere considerata :
- da un punto di vista assoluto cioè astraendola dalla lunghezza del percorso.
- da un punto di vista relativo tenendo conto della lunghezza del percorso.
Questa distinzione è necessaria. L’essere umano come produttore di energia non può essere comparato
ad un motore meccanico, che può sostenere una velocità costante su non importa che tipo di distanza o
effettuare un percorso un numero indeterminato di volte, sempre alla stessa media, basta fornirgli carburante. L’essere umano non può sostenere una velocità data che per un tempo limitato; passato questo
tempo la velocità scende progressivamente a zero. Va altresì detto che le velocità più alte corrispondono
in un adulto a 15, 20 e anche 22 km/ora.
Ma rispetto a queste ci sono diverse considerazioni da fare:
- al di sopra di certe velocità la marcia cessa di essere un mezzo di locomozione vantaggioso. Il suo rendimento non giustifica gli sforzi che questa esige. Conviene allora impiegare la corsa.
- La marcia al di sopra dei 13/15 km/ora diventa una marcia –corsa, tale da non essere più una andatura naturale ma una convenzione sportiva che non può trovare applicazioni fuori dalle piste.
- Le velocità record non hanno alcun interesse pratico perché sono state ottenute da soggetti eccezionali
e su piste perfettamente preparate.
Rimanendo in un campo puramente utilitaristico, possiamo dire che le velocità massime di marcia sono,
per gli adulti, nell’ordine dei 13-15 km/ora. Da questa base si possono dedurre le velocità delle diverse
andature e in particolare delle più importanti: le medie. Noi classifichiamo le andature medie in medie
basse e medie alte( forti). La gamma delle andature può stabilirsi come segue:
- andature molto lente, meno di 4 km/ora
»
lente, da 4 a 5 km
»
medio basse, da 5 a 6,5 km
»
medio alte, da 6,5 a 7,5 km
»
vive, da 7,5 a 10 km
»
extra vive, da 10 a 15 km
»
eccezionali, oltre 15 km
Al di sotto dei 18 anni questa divisione non ha alcun interesse.
I.D. Educazione Fisica
47
ALLENAMENTO SU PISTA E SU TERRENO VARIO
Il meccanismo della marcia, come quello di tutti gli esercizi, non si apprende come un movimento
analitico o un gesto limitato. E’ bensì il risultato di perfezionamenti successivi che si acquistano solo con
un allenamento lungo , paziente e continuo. In altre parole si diviene marciatori solo marciando nelle
condizioni più diverse e su percorsi vari. L’allenamento su pista permette di perfezionare le tecniche dei
diversi modi di marcia, di studiare le andature, di rendersi conto delle possibilità di velocità individuale,
infine di formare i piedi normalmente, lasciandoli nudi il più spesso possibile. Ma un tale allenamento
non è sufficiente per formare realmente un marciatore. L’allenamento su terreno vario è la scuola vera del
marciatore; è su questo che si sviluppa la sicurezza dei piedi, costringe a mettere in pratica , spesso all’improvviso, i diversi esercizi appresi nel corso delle lezioni ordinarie: scarti, arresti, mezzi giri, saltelli e salti
ecc. Inoltre solo essa propone ogni sorta di “accidenti” che sviluppano le qualità preziose di adattamento e iniziativa.
VALORE EDUCATIVO DELLA MARCIA
L’ utilizzo della marcia come mezzo di sviluppo è differente secondo le età. Durante l’infanzia il suo
impiego deve essere intimamente legato a quello della corsa. Il fanciullo non ama la sola marcia, soprattutto se prolungata; essa lo affatica e lo annoia. Preferisce gli spostamenti veloci e corti correndo a percorsi di lunga durata. Sono quindi adatti per essi percorsi alternati di marcia e corsa. In generale possia-mo
dire che l’allenamento alla marcia e alla corsa possono essere svolti in quantità uguali. Dalla fine dell’adolescenza e soprattutto dall’inizio dell’età adulta la marcia inizia a prendere tutta la sua importanza per lo
sviluppo della resistenza generale. Ogni programma di allenamento per giovani adulti dovrà prevedere
periodicamente dei percorsi di lunga durata (diverse ore, mezza giornata, giornata intera) al di fuori delle
lezioni ordinarie di preparazione generale, durante le quali manca il tempo per un allenamento specifico alla marcia. Senza tali percorsi non ci può essere cultura sufficiente della resistenza né della formazione
dei marciatori.
Segue un intero capitolo dedicato all’allenamento e allo studio pratico dei vari tipi di marcia su terreno
piano, ai cambi di direzione, agli arresti, alle ripartenze.
Il terzo capitolo illustra i modi, gli esercizi, le tecniche per affrontare la marcia su pendenze, siano esse
in salita, in discesa o anche su gradini, scale etc.
Fin qui la lettura del testo. Occorre ora rappresentare la situazione attuale cercando di capire cosa si può
fare oggi alla luce di nuove conoscenze ma anche, almeno in Italia, dei pochi mezzi a disposizione, dei
pochi investimenti per la formazione degli insegnanti , delle scarse o nulle risorse dedicate allo studio e
alla ricerca in questo settore, che pure potrebbe avere ricadute enormi sulla salute e il benessere della
popolazione.
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I.D. Educazione Fisica
Correre (DVD 2)
Giovanni Lombisani
Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica
Ringrazio la SIEF per avermi concesso la possibilità di relazionare a questo importante congresso. Spero
che la mia relazione possa essere utile ai lavori che seguiranno in questi giorni.
Io vi parlerò della II famiglia di movimento e cioè la corsa, che Hébert considera come il migliore ed il più
importante degli esercizi per lo sviluppo, il mantenimento e la conservazione delle capacità fisiche.
Possiamo suddividere la trattazione in tre parti: una prima parte, dove vengono esposti i principi generali
della corsa, la sua importanza, la sua utilità e i suoi effetti principali; una seconda parte, dove vengono
descritti in modo dettagliato le caratteristiche dei vari modi di correre, ed una terza parte, dove vengono
descritti gli incidenti e soprattutto i vari esercizi di corsa, alcuni dei quali verranno esposti nel filmato.
Per quanto riguarda la prima parte, dobbiamo subito sottolineare l’importanza della corsa all’interno del
Metodo di Hébert: egli considera infatti la corsa come il mezzo di comunicazione, naturale, più rapido
e, al tempo stesso, a causa del valore dei suoi effetti organici generali, l’esercizio che permette all’organismo di produrre lo sforzo più completo ed intenso.
I suoi principali effetti sono:
Mette in azione la maggior parte dell’apparato muscolare.
Attiva tutte le funzioni dell’organismo e soprattutto la respirazione ed il lavoro cardiaco.
Elimina i grassi, e purifica il sangue.
Aumenta la capacità respiratoria ed insegna in maniera naturale una corretta dinamica respiratoria.
Rende agile e flessibile, e sviluppa tutta la muscolatura degli arti inferiori.
Contribuisce in maniera determinante ad accrescere la forza di resistenza.
Hébert sostiene che è attraverso la corsa che si può valutare la potenza fisica di un soggetto, senza di essa
non è possibile sviluppare al massimo la potenza cardiaca e respiratoria. Lo sforzo che essa richiede, e che
può raggiungere una grande violenza, può essere perfettamente regolabile e dosabile in durata ed intensità. Si può correre piano o velocemente, in avanti, indietro o di lato, su tragitti brevi o lunghi, in salita
o in discesa, su vari tipi di terreno, ottenendo in questo modo degli sforzi graduali e progressivi che si
adattano a ciascun individuo.
Sottolinea che nell’esercizio educativo della corsa non si deve valutare la velocità raggiunta o le
prestazioni ottenute, ma unicamente il risultato materiale, l’effetto generale prodotto, ciascuno in
relazione alle proprie capacità e soprattutto in relazione all’UTILITÀ di ciò che viene appreso.
L’impiego intelligente della corsa è di competenza dell’arte dell’insegnante che permette di ottenere,
grazie alle sue conoscenze e ad una giudiziosa progressività, dei miglioramenti fisici insperati nelle
persone deboli , e notevoli prestazioni in quelle più forti.
Un altro aspetto che emerge in questa opera è il forte legame esistente tra l’esercizio della corsa e quello
della marcia: separarle sarebbe infatti innaturale, oltre che a costituire un errore sia dal punto di vista
tecnico che psicologico. Si deve sempre perseguire parallelamente questi due generi di esercizi, e possibilmente intramezzarli nello stesso tipo di percorso. Questo deriva dal fatto che l’uomo è soprattutto un
marciatore e non esistono soggetti che siano soprattutto o solamente corridori. La corsa nei confronti
della marcia permette degli spostamenti più rapidi, ma il vantaggio di questa rapidità decresce man mano
che la lunghezza del percorso aumenta.
I.D. Educazione Fisica
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Secondo Hébert, il tipo di corsa più utile nel corso dell’esistenza, è quella sulle corte o medie distanze
(velocità e mezzo fondo). È difficile aver bisogno di intraprendere una corsa sulla lunga distanza, poiché
per sostenere un simile sforzo bisogna essere particolarmente allenati. Al contrario, capita di frequente di
essere obbligati a fare un corto o breve tragitto a tutta corsa per sopperire ad un ritardo, rincorrere una
persona od un veicolo e soprattutto chiedere o portare soccorso. In quest’ultimo caso la corsa veloce od
il mezzo fondo sono certamente un mezzo di soccorso. Infine ci sono delle circostanze (incendi, alluvioni, terremoti, attacchi di sorpresa) dove non si può trovare scampo che attraverso una fuga precipitosa e cioè una corsa di velocità.
Nella seconda parte dell’opera, come già accennato, viene fatta una analisi dettagliata sulle caratteristiche della corsa, sui vari tipi di corsa, di come si comportano le mani, i piedi ecc. .
Questa sezione costituisce la parte più tecnica, riguardo alla quale faremo solo degli accenni, in quanto
anche noi, come l’Hébert, sfuggiamo da un eccessivo “tecnicismo” nell’esecuzione degli esercizi, in nome
di una “naturalezza” del gesto che avvalora comunque l’esercizio della corsa, pur consapevoli che la
conoscenza tecnica può e deve consentire all’insegnante, ad esempio, di correggere l’allievo in caso di
un’esecuzione marcatamente scorretta dell’esercizio.
Hébert in questa parte definisce il balzo o la falcata, classifica i diversi tipi di corsa in due categorie: il
modo attivo e quello passivo, secondo il tipo di sforzo dominante.
I due modi attivi sono: la corsa in flessione e quella in estensione.
La prima va bene per tutte le andature, tranne che per quelle extravive, si adatta a tutte le circostanze e
a tutti i terreni salvo quelli in discesa.
La seconda va bene per le andature extravive, ed è il modo per eccellenza per gli scatti e per le partenze
veloci.
I modi passivi sono: la corsa in doppia flessione e la corsa in semi-estensione.
La prima è l’andatura del fondo o di resistenza ed è anche l’andatura di riposo relativo dopo un percorso in flessione semplice.
La seconda essendo una via di mezzo tra la doppia flessione e l’estensione, conviene utilizzarla nelle andature intermedie e vive un po’ prolungate, fino al semi-fondo incluso.
In questa parte l’Hébert descrive anche il ruolo delle braccia , l’appoggio del piede e della gamba, tratta
della lunghezza del passo e della cadenza, sottolinea il lavoro del cuore e dei polmoni, e passa poi alla
descrizione dell’utilizzo dei vari tipi di corsa.
Riguardo a quest’ultimo punto, dopo aver distinto i vari tipi di andatura e di percorso, sottolinea come
per l’infanzia sia soprattutto importante la velocità, mentre il fondo non convenga affatto.
È solo a partire dalla fine dell’adolescenza e soprattutto nell’adulto che si può insistere progressivamente
sui percorsi di fondo, al fine di sviluppare la resistenza al suo più alto grado.
L’allenamento alla corsa può essere fatto sia su pista sia su terreni variabili. L’allenamento su pista ha
alcuni vantaggi come per esempio perfezionare la tecnica, studiare e affinare le andature, perfezionare gli
elementi essenziali della corsa. L’allenamento su terreno variabile è la migliore scuola per il corridore.
Sviluppa una grande resistenza, a causa dei cambiamenti obbligati e ripetuti dell’andatura (balzi che si
allungano o si accorciano secondo le asperità del terreno ecc.), salti di ostacoli, cambi di direzione.
L’allenamento alla corsa in piena campagna fortifica particolarmente le caviglie, infine sviluppa il colpo
d’occhio per l’attenzione.
Nella vita quotidiana, quando si tratta di fare un percorso correndo, intervengono alcuni elementi che
rendono lo sforzo più faticoso o complesso che non nel lavoro ordinario d’allenamento; questi sono i
principali: l’imprevisto dell’esecuzione ed i vari motivi che la rendono necessaria, la necessità di continuare, la natura del percorso, le circostanze atmosferiche, l’abbigliamento ecc. Se per esempio si deve
arrivare a tempo o prima possibile per prendere il treno, essendo sicuri di non dover fare nessuno sforzo
fisico subito dopo, l’andatura può essere spinta al massimo. Se invece appena arrivati dopo una corsa si
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I.D. Educazione Fisica
deve compiere un’azione di forza ( trasportare una persona, buttarsi in acqua per portare soccorso ecc),
se all’arrivo il soggetto è a corto di fiato rischia di aver fatto il percorso senza potersi poi rendere utile. Se
si deve scappare da un pericolo immediato (crolli, inondazioni, incendi ecc.) bisogna allora prendere
subito il massimo della velocità. Per ciascuno di questi casi esiste una soluzione lasciata al giudizio ed
all’esperienza di ognuno.
La soluzione adatta al fine da raggiungere costituisce la TATTICA.
Nella TATTICA DI GARA invece solo uno è l’obbiettivo: realizzare una prestazione o sorpassare un
concorrente, senza altre preoccupazioni. Essa è utile a sviluppare la competitività e ad esercitare lo spirito a superare le difficoltà. Obbliga il concorrente alla riflessione, a calcolare i suoi sforzi, ad osservare i
suoi concorrenti, a mettere in azione la forza di volontà, la sua energia, la sua tenacia. Bisogna soltanto
evitare che essa diventi, come nello sport (secondo il modo di intendere odierno) un’arte sottile e convenzionale, tutta piena di dettagli senza la conoscenza dei quali un soggetto, anche se molto forte, non può
vincere i suoi concorrenti. Una tale tattica perde in questa maniera tutto il suo valore educativo e pratico.
Esiste poi un modo di spostamento intermedio tra la marcia e la corsa, perfettamente caratterizzato e
molto utilizzato dagli indigeni di molte regioni, portatori rapidi o corrieri veloci, su percorsi molto
lunghi. Viene da loro utilizzato su terreni pianeggianti od in discesa, in alternativa alla marcia, e permette loro, senza correre realmente, di avanzare velocemente dosando bene le forze. Questo modo d’avanzamento così particolare, oggi è completamente abbandonato. Nella lingua francese non ha neppure un
nome specifico. Questo modo di spostarsi può essere chiamato con l’espressione “scorrimento” o scivolamento, si realizza quando durante la progressione non c’è più il doppio appoggio marcato, ma neanche
un vero balzo. In altre parole la gamba davanti tocca terreno nello stesso istante in cui la gamba dietro
lo abbandona. È principalmente un’andatura in flessione. Questo modo di avanzare non deve essere
utilizzato da solo, ma è preferibile associarlo alla marcia, alla corsa, o ad entrambe.
Passiamo ora alla terza parte riguardante la corsa, relativa agli “incidenti di corsa” ed agli esercizi.
Per incidente di corsa si intende tutto quello che, durante la progressione, interrompe la corsa o ne modifica il meccanismo, in particolare il cambiamento di direzione, gli arresti bruschi, il posare in modo
anomalo i piedi a causa delle condizioni del terreno.
Il filmato che presenterò è stato realizzato in una palestra di Educazione Fisica che prende il nome di un
altro grande personaggio. Emilio Baumann
Sicuramente una proposta di esercizi di corsa in palestra con spazi ristretti, o comunque limitati, non
sono la stessa cosa che correre in ambiente naturale, che lo stesso Hébert considera la migliore scuola.
Ma offre ugualmente notevoli vantaggi come: poter utilizzare molti degli attrezzi presenti in palestra, con
lo scopo di riproporre in ambiente sicuro le esperienze motorie naturali; lavorare in ambienti protetti ed
accessibili in ogni condizione atmosferica, perfezionare la tecnica, studiare le varie andature, le ripetizioni
e la gradualità nell’apprendimento degli elementi essenziali.
In Educazione Fisica restano sempre un’importante proposta, per raggiungere prima e mantenere poi,
per tutta la vita, l’efficienza fisica più completa possibile per ogni individuo, dai bambini agli anziani,
anche per i meno dotati, tale da poter svolgere per divertimento, necessità o addirittura per lavoro, qualsiasi attività o sport in ambiente naturale senza nessun pericolo. L’attività in ambiente naturale rientra
comunque a tutti gli effetti nella nostra ginnastica, anche se è molto difficile realizzarla per tanti motivi.
Film
Giulia – correndo esegue l’esercizio del bloccaggio contro un ostacolo verticale, poi a terra, esercizi molto
utili per imparare a proteggersi in caso di cadute evitando così traumi ( in modo particolare alla testa).
- corsa sui tappetoni , utile per rafforzare le caviglie, stimolare l’equilibrio, rendere più difficile la corsa.
I.D. Educazione Fisica
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Corsa diritta o in avanti- è utile ( ovviamente quando il terreno lo permette) poiché evita di allungare il
percorso e permette di guadagnare tempo che può essere prezioso quando si tratta per esempio di salvarsi o portare soccorso. È importante allenarsi ad effettuare delle partenze brusche e da tutte le posizioni,
perché ciò può essere utile in tante circostanze, soprattutto in caso di pericolo.
Corsa all’indietro – fatta sulle punte.
Arresto o bloccaggio – molto utile in quanto permette di evitare un rischio improvviso ( schivare per
esempio un veicolo). Può essere fatto in vari modi. Può essere diretto o indiretto, cioè con ripresa della
corsa in A/D ecc.
Arretramento ed avanzamento – ad un segnale dato, può essere utile per evitare un pericolo che sta per
sopraggiungere.
- bloccaggio sulla gamba anteriore e spinta sulla stessa con salto della gamba posteriore e ripresa della
corsa all’indietro.
Uncinetto – cioè cambiare in modo brusco la direzione della corsa rispetto alla precedente.
- un zig zag cioè una serie di uncinetti.
Corsa laterale ( a granchio) – verso destra avvicinando un piede all’altro oppure verso sinistra.
spostamento verso dx con incrocio per avanti della gamba sx.
spostamento verso sx con incrocio per dietro della gamba dx.
spostamento verso dx con incrocio della sx prima per avanti poi per dietro.
spostamento a sx con incrocio della dx prima per avanti poi per dietro.
spostamenti laterali a dx e a sx fatti a coppie.
Virata e contro virata – consiste nel passare da una linea di corsa rettilinea ad una curvilinea o al
contrario, o correre semplicemente effettuando una corsa curvilinea. La contro virata avviene dopo una
prima virata in senso opposto. Quando è collegata ad una contro virata chiusa forma un otto.
Mezzi giri – consistono nel bloccare il corpo, compiere un mezzo giro a dx o a sx e riprendere la corsa
in senso opposto.
girare dalla parte delle gamba posteriore, la ripresa della corsa è più veloce.
girare dalla parte della gamba anteriore, la ripresa della corsa è più difficoltosa.
mezzo giro attorno ad un punto obbligato.
mezzo giro con mezzo placcaggio.
mezzo giro con placcaggio completo.
metodo andare e tornare compiere cioè due mezzi giri effettuati in senso contrario quindi ripresa della
corsa nello stesso senso.
Volta sul piede e piroetta nello spazio- consiste nel compiere un giro su se stessi a dx o a sx, quindi
riprendere la corsa nella stessa direzione. Qui vediamo alcuni modi di esecuzione.
Salto allungato – cioè lanciare la gamba più avanti che per un salto normale, può essere utile per evitare
per esempio delle buche, pozzanghere ecc.: l’arrivo al suolo avviene con il tallone.
Salto rimosso – consiste nel sollevare il ginocchio più alto che normalmente, utile per superare ostacoli
più alti.
52
I.D. Educazione Fisica
A piè zoppo – compiere un salto o una serie di salti sullo stesso piede può essere fatto in avanti, dietro,
di lato, in lunghezza e in altezza. Può essere utile per evitare o scavalcare un piccolo ostacolo, per superare qualche metro in caso di ferita o di dolore di uno dei due piedi.
Il passa piede – sostituire cioè un piede all’altro in modo da eseguire uno o più salti di seguito con la
stessa gamba. Può servire da salvataggio quando la gamba posteriore inciampa contro un ostacolo,
oppure quando si deve correre per un tratto ed una delle gambe è dolorante o ferita.
Corsa curvata o all’indiana – vede il tronco inclinato in modo orizzontale. Questo stile è utile per esempio per evitare un ostacolo a livello della testa o per nascondersi da un avversario.
Corsa mezzo accoccolato - correre cioè con le ginocchia più o meno piegate mantenendo il tronco verticale, permettendo così di “rimpicciolirsi”.
Corsa a ginocchia alte – può essere utile per facilitare la corsa su terreni morbidi o coperti da erba alta.
Corsa calciata – avvicinando cioè i talloni ai glutei.
Corsa con balzo in allungo – correre con balzi o falcate più lunghi del normale.
Manipolo – esercizio che consiste nel raccogliere uno o più oggetti da terra con una o con entrambe le
mani, inclinando il tronco in avanti e piegando le ginocchia (corsa all’indiana) oppure piegando solo le
ginocchia (corsa accoccolato). Può essere fatto con rialzata immediata dopo ogni raccolta, oppure
mantenuta durante diverse raccolte.
Scatto preparato - in alcune situazioni bisogna essere pronti a scattare il più rapidamente possibile. Due
sono le posizioni più favorevoli per questo tipo di partenze: la posizione avanzata, con la gamba anteriore piegata, e la posizione arretrata,dove la gamba anteriore è distesa mentre quella posteriore è piegata.
Corsa posando i piedi in modo diverso : a volte un qualsiasi incidente può costringere il corridore a
posare un piede o entrambi in una posizione anormale. Quindi è indispensabile allenarsi di anticipo. È
comunque opportuno ricordare che in generale è il posare anormale che causa traumi.
corsa sulle punte
corsa sul bordo esterno dei piedi
corsa sul bordo interno dei piedi
corsa sui talloni
Evitarsi durante la corsa – lanciare due o più gruppi gli uni contro gli altri costituiscono un ottimo esercizio per imparare ad evitarsi durante la corsa, poiché gli urti o gli scontri possono essere la causa di
traumi violenti o di cadute dure. Bisogna allora allenarsi per imparare ad evitarle. In questi esercizi
ognuno mette in atto tutti gli esercizi fatti in precedenza, uncinetti, arresti, mezzi giri ecc. Però è bene
sapere che, da un altro punto di vista, gli scontri o gli urti possono essere utili come atti di difesa, per
esempio quando si tratta di dover fermare o intralciare un malfattore durante la fuga.
- insinuarsi dentro ad un gruppo.
Esercizio della corsa saltando la funicella – attacco della gamba destra - attacco della gamba sinistra - a
gambe alternate.
I.D. Educazione Fisica
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La corsa fatta sulla panca I.D. rovesciata. Questo è un ottimo esercizio per lo sviluppo della coordinazione, equilibrio, ma soprattutto è un esercizio con forte impegno emotivo.
La corsa usata come mezzo per superare uno o più ostacoli. Qui se ne vedono alcuni, con difficoltà
differenti.
Correre per affrontare poi uno sforzo o un altro genere di esercizio.
Arresto bloccato contro un muro o un oggetto verticale.
Questo esercizio permette di evitare un trauma su una qualsiasi parte del corpo ( in modo particolare la
testa).
fatto con le mani
con il piede della gamba anteriore.
Arresto placcato al suolo – consiste nello stendersi sul ventre per terra, utile per nascondersi o schivare
qualcosa ma soprattutto per evitare traumi in modo particolare alla testa in caso di caduta. Qui si vedono
alcuni modi di esecuzione.
Esercizi di corsa sul posto , corsa a ginocchia alte, corsa calciata, piccoli spostamenti in avanti, in dietro,
a destra e a sinistra.
Esercizi di corsa per le scale
salita gradino per gradino. Questo modo è di scarso rendimento per un adulto perché obbliga ad effettuare dei passi troppo ravvicinati.
Salita di due o più gradini alla volta se l’agilità, la forza e la lunghezza delle gambe lo permettono. Questo
è il modo di salita che rende meglio.
Salita di lato (a granchio) gradino per gradino se la larghezza lo permette.
Salita di lato coprendo più gradini alla volta.
Salita di lato con incrocio per avanti, più gradini alla volta.
La corsa in discesa delle scale richiede maggior equilibrio.
corsa in discesa gradino per gradino, e di scarsa efficacia a causa del modesto ravvicinamento dei passi.
Però è la più sicura.
Corsa in discesa coprendo due o più scalini per volta. Questa non è più una vera corsa, ma una serie di
salti. Può essere fatta con l’aiuto del corrimano e ovviamente da soggetti allenati.
Concludo sottolineando il fatto che quello che oggi noi definiremmo come “allenamento cardio-vascolare” (il cui concetto è riassunto dall’Hébert dall’indicazione di “restare sempre dentro al proprio respiro
ad al proprio cuore”), al quale egli attribuisce, come abbiamo visto, la massima importanza, è tuttavia
inserito in un ampio contesto e non esaurisce certo, all’interno del suo “Metodo Naturale” il compito
della ginnastica: infatti il correre è solo una delle ben dieci famiglie di movimento , che Hébert ritiene
indispensabili per una sana e corretta “Educazione fisica, virile e morale” della persona.
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I.D. Educazione Fisica
Saltare (DVD2)
Paolo Bartolozzi
Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di ginnastica
La mia relazione ha la pretesa di commentare l’opera di G. Hébert con l’intento di capire se ciò che
contiene è da considerarsi ancora attuale oppure no.
Ho analizzato, dopo una accurata traduzione, il messaggio che l’autore intendeva far passare e mi soffermerò solo sui punti più salienti.
Non potevo fare un trattato di biomeccanica o di didattica sui salti, però commenterò i vari passaggi che
G. Hébert fa.
Ogni volta che ho letto l’opera ho sempre trovato qualcosa di importante e di nuovo che mi è servito per
il mio lavoro di maestro di ginnastica (intendo LA GINNASTICA, ossia “la scienza che studia l’esercizio
fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano, e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute” da G. Mercuriale, 1530-1606, modificata), quindi è ai
miei colleghi, insegnanti di educazione fisica, che io mi rivolgo con questa relazione.
Nel primo capitolo già vediamo come l’autore cerchi di far capire come gli schemi motori di base
debbano interagire tra di loro (le dieci famiglie interagiscono), quindi descrive attentamente l’utilità dei
salti: servono a superare degli ostacoli, degli spazi e ad evitare incidenti.
Quindi parla degli effetti positivi che questi hanno, attivando le funzioni respiratorie e circolatorie,
sviluppando la massa muscolare, l’agilità ed il colpo d’occhio, l’equilibrio; inoltre gli effetti sono positivi per le articolazioni che nell’esecuzione di un salto si fortificano; come si fortifica l’aspetto morale nel
vincere la paura dell’ostacolo reale, aumentando la volontà, acquisendo la calma ed il sangue freddo, lo
spirito a prendere decisioni veloci.
A questo punto il mio pensiero va verso i limiti, quando fermarsi?
Il bambino quando gioca usando il suo corpo si ferma da solo, poi riparte da solo, quindi un bravo maestro di ginnastica (“la scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre
sull’organismo umano, che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”…) nella
didattica va nella direzione delle necessità del discente.
L’ opera continua con la suddivisione dei salti in riferimento al valore educativo:
i SOBBALZI sono salti veri, spostamenti bruschi fatti in modo spontaneo ad evitare ostacoli o per fronteggiare un pericolo.
I SALTI FIGURATI sono salti di ostacoli rappresentati in modo fittizio per un fine di apprendimento
o di allenamento in condizione di sicurezza.
I SALTI DI OSTACOLI VERI rappresentano il superamento degli ostacoli che si trovano in natura:
scarpate, fossati, ruscelli, barriere ecc…; essi costituiscono il completamento indispensabile dei salti figurati e sviluppano numerose qualità come energia, volontà, iniziativa, colpo d’occhio, decisioni rapide,
ecc…. indispensabili per superare il pericolo che presentano alcuni ostacoli.
Riguardo alla classificazione dei salti l’autore dice che:
“Il salto si può effettuare di faccia, di lato, all’indietro. Si potrebbe infatti classificare i diversi tipi di salti
in base alle loro direzioni. Ma la classificazione solita, quella cioè stabilita in base alla natura del superamento dell’ostacolo (in altezza, in lunghezza, in profondità….) è di gran lunga preferibile, sia per le
descrizioni tecniche che per l’organizzazione del programma di lavoro.
Durante l’allenamento stesso è più semplice eseguire “le diverse varietà di un solo tipo di salto”, il salto
I.D. Educazione Fisica
55
in altezza con e senza slancio per esempio, che si può fare sulla stessa pedana, piuttosto che cambiare
continuamente posto per passare dal salto di faccia in altezza al salto di faccia in lunghezza e poi al salto
di faccia in profondità.
Adottando la classificazione in base alla natura del superamento, si possono distinguere:
- i sobbalzi di ogni tipo e in tutte le direzioni;
- i salti principali: in altezza, in lunghezza o in altezza e lunghezza combinati;
- i salti secondari o derivati dei salti principali e cioè: ad un livello inferiore, più in basso; in cammino o
in corsa, in sospensione, in appoggio con l’aiuto delle braccia;
- i salti e i sobbalzi con l’aiuto di un bastone;
- i salti di agilità, che fanno parte dell’equilibrismo (vedere la VI parte del libro).
Infine, devono essere classificati a parte, in quelli che noi chiamiamo “giochi ginnici”, i salti di fantasia
o ricreativi (per esempio i salti sul tappeto elastico), i salti atletici e quelli acrobatici”.
Dopo la classificazione, l’Hébert analizza il meccanismo del salto, che lui divide in due momenti ben
precisi: la distensione e la caduta.
“La distesa e la caduta sono separati da un momento intermedio di sospensione del corpo nello spazio
(planamento), e preceduti da un momento di predistensione.
La predistensione è un movimento preparatorio che ha come fine quello di mettere i muscoli in uno stato
di resistenza, e in più quello di posizionare gli arti e il tronco in una posizione favorevole allo sforzo che
dà l’impulso poi al salto (propriamente chiamata distesa).
Questo momento di predistenzione comporta la flessione di uno o due arti inferiori e del tronco e la
coordinazione delle braccia (nei salti senza slancio) che danno equilibrio e si spostano nel senso inverso
a quello del movimento di distensione.
Uno slancio, in camminata o in corsa, può servire ad amplificarlo.
La distensione implica il balzo e determina sia l’intensità che la direzione del salto.
E’ provocata dall’estensione di uno o due arti inferiori precedentemente flessi, alla quale poi si associa un
bilanciamento delle braccia nella stessa direzione del salto.
Il planamento è il volo del corpo nello spazio.
Effettivamente corrisponde al balzo, il quale è determinato dallo sforzo che dà poi l’impulso al salto (o
distensione). Inizia con il distacco del corpo dal terreno e termina con la ripresa del contatto. Durante il
planamento si effettua il superamento dell’ostacolo. Le diverse parti del corpo, e in special modo le gambe,
sono nella posizione più favorevole per ottenere il risultato cercato con il salto.
La caduta (o meglio ricezione) è l’arrivo sul terreno alla fine del balzo. Gli arti inferiori si flettono per
ammortizzare il corpo. Le braccia aiutano a ristabilire l’equilibrio, se ce n’è bisogno, fungendo da
bilancere.”
L’autore continua l’analisi biomeccanica del salto con la scelta del tipo di terreno che permette l’ottimizzazione nella riuscita dello stesso: “Le partenze migliori sono quelle da un terreno, unito, fermo, elastico (su di un tappeto erboso ben raso per esempio), e quelle peggiori da un terreno non uniforme,
morbido e scivoloso”. Quindi rimarca l’importanza della precisione nella esecuzione, quale studio attento di un esercizio fisico ben recitato.
L’azione degli arti inferiori e superiori, del tronco, della testa, l’appoggio dei piedi, li analizza in modo
scrupoloso.
“Gli arti inferiori conferiscono l’impulso al salto solo se sono precedentemente flessi. Il grado di flessione
delle ginocchia è variabile e non può essere fissato perché dipende da vari fattori: l’importanza del balzo
da effettuare e la rapidità richiesta per l’esecuzione da un lato, dall’altro la struttura degli arti inferiori e
la qualità dei muscoli. La flessione della coscia sulla gamba non deve scendere sotto i 90°, cioè l’angolo
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I.D. Educazione Fisica
formato dal femore e dalla tibia. La squadra del ginocchio marca il limite tra quella che definisce la “flessione alta” e la “flessione bassa” della gamba.
Per effettuare la distensione non c’è dunque nessun interesse a flettere le ginocchia in flessione bassa. Nel
momento della caduta, le condizioni sono inverse a quelle della distensione. Le gambe ammortizzano la
velocità invece di determinarla; resistono flettendosi invece di agire distendendosi”.
Sugli arti superiori afferma: “Nel salto, il ruolo delle braccia è ancora più importante di quello che hanno
nella marcia e nella corsa. Nella distensione le braccia si associano al movimento delle gambe. Mentre le
gambe si flettono (predistensione) le braccia sono poste in direzione opposta a quella del salto da
eseguire, nel momento in cui le gambe si distendono (distensione), le braccia sono nella stessa direzione
del salto.
Le braccia sono più o meno flesse in distensione. L’ampiezza è variabile e dipende, così come l’ampiezza
della flessione degli arti inferiori, da diversi fattori: importanza e rapidità del salto, conformazione fisica
e qualità muscolare del soggetto”.
L’autore continua la sua analisi biomeccanica, scrupolosa e precisa, spiegando l’azione del tronco e della
testa che secondo lui si avverte in ogni momento del salto: distensione, sospensione e atterraggio.
Analizza poi atterraggio e caduta con relativo ruolo dei piedi ed i diversi tipi di appoggio degli stessi.
Quindi Hébert afferma che: “Per determinare l’impulso del corpo, i movimenti degli arti inferiori e
superiori, del tronco e della testa devono essere perfettamente coordinati durante la predistensione e la
distensione”.
Bellissima è l’analisi di ciò che avviene durante la fase di volo di un salto, possiamo cogliere così molte
nozioni per le nostre didattiche. Il corpo si comporta come un proiettile, effettua una parabola, una volta
in volo la traiettoria è fissata, chi salta non ha più il potere di modificare gli elementi della forza di impulso che hanno determinato il balzo e continua la sua descrizione analitica:
“Tra tutte le posizioni che il corpo può assumere nello spazio, il tronco fa sempre gli stessi movimenti:
flessione o estensione, associata o no ad un movimento secondario, la flessione laterale o la torsione.
In base alla posizione del tronco al momento del superamento dell’ostacolo, il salto è detto:
- in flessione (tronco curvato in avanti);
- estensione (tronco in verticale o all’indietro)
Il movimento del tronco e la posizione degli arti nello spazio, non possono essere fissati rigorosamente.
Evidentemente esiste una posizione del tronco e degli arti favorevole al tipo di salto che si sta eseguendo
e assumerla è necessario, ma tale posizione può essere assunta solo se tutto è previsto in anticipo, come
nel caso dei salti figurati o dei salti ad ostacoli su pista.
Ogni movimento eseguito nello spazio modifica all’istante il movimento o l’equilibrio del corpo”.
Il trattato continua ancora con la distinzione netta tra salti figurati e salti veri, questi ultimi migliorano il
colpo d’occhio e la sicurezza, riducono le possibilità di pericolo e di incidenti con relative conseguenze.
Dice Hébert: ”Parlando ed eseguendo solo salti figurati, come nel caso dello sport, si perde di vista l’utilità dei veri salti.” Qualunque sia il tipo di salto egli dice:”L’allenamento per i diversi tipi di salto ovviamente non è uguale. Ma quando si è allenati per effettuare salti misti in lungo e in alto, tutti gli altri tipi
di salto sono facili o possono essere appresi rapidamente.
In generale tutti i salti richiedono attitudini analoghe e sono o delle semplificazioni e delle amplificazioni
delle seguenti categorie:
- sobbalzo;
- salto in alto;
- salto misto in alto e in lungo.
Questi sono i salti chiave che dovrebbero essere effettuati durante qualsiasi lezione di allenamento
metodico”.
I.D. Educazione Fisica
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Quindi grande importanza rivestono per Hébert i salti veri, ma non dimentica mai l’importanza dei salti
figurati per poter eseguire bene quelli veri.
Anche l’insegnamento attuale della ginnastica è in sintonia con questa impostazione.
Scrive infatti scrive M. Pecchioli:
“CON GLI ATTREZZI LA PRATICA DELLE ESPERIENZE MOTORIE NATURALI VIENE
RESA DI NUOVO POSSIBILE, MA C’E’ DI PIU’, ESSA DIVIENE STUDIABILE, OSSIA
RIPETIBILE SENZA CORRERE RISCHI ED IL SUO APPRENDIMENTO RESO GRADUABILE
NELLE SUE DIFFICOLTA’”.
L’opera continua con un lungo elenco dei vari tipi di salto con particolare attenzione alla tecnica di
esecuzione.
Qui troviamo una grande quantità di agganci (nozioni, contenuti) per fare la nostra lezione di ginnastica.
Quindi nella classificazione dei sobbalzi distingue molto bene ciò che è SPORT (secondo la definizione
SIEF: “Gara fra atleti svolta alla presenza di spettatori interessati, finalizzata alla conquista di un premio
mediante la vittoria”) da ciò che è Ginnastica, (la scienza…) che fa parte della EDUCAZIONE FISICA
(“l’applicazione pratica delle leggi igieniche”, E.Baumann 1848-1916).
“L’immensa varietà dei sobbalzi non permette di fare una lista per descriverli tutti.
Sta all’insegnante stabilire quali di tutti questi esercizi far effettuare agli allievi, in base sia alle loro capacità fisiche, sia ai risultati che vuol ottenere”.
Altro capitolo e nuova analisi precisa sui salti principali e salti secondari. Si ripete e si ripete tante volte
sugli stessi concetti ma sempre a sottolineare l’importanza della precisione di esecuzione dei salti, l’importanza dei salti veri, l’importanza di una distinzione fra le attività da far fare agli allievi a seconda delle
loro capacità e degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
CONCLUDIAMO CERCANDO DI RISPONDERE ALLA DOMANDA SE QUESTA OPERA
PUO’ ESSERE CONSIDERATA ancora ATTUALE:
è attuale se si riesce a distinguere l’educazione fisica dallo sport, come anche Georges Hébert ha fatto
nelle sue opere: ma ancora oggi per molti questa distinzione non è molto chiara;
è attuale se nella utilità e negli effetti dei salti si considerano le conoscenze scientifiche attuali, che ci
dicono di stare attenti nel proporre questo tipo di attività, di considerare le patologie che si possono
creare con l’eccesso sia in età evolutiva che in età adulta. Lo studio dell’esercizio fisico ci insegna che
ognuno deve dare per le sue capacità (“Il mio metodo ed i miei esercizi si fermano dove cessa l’utilità ed
inizia il funambolismo” , F.AMOROS 1830);
è attuale se si considerano di pari importanza i salti figurati ed i salti veri, (come li classifica G. Hébert)
in quanto lui stesso in questa opera dà grande valore da un punto di vista morale ai salti veri e li definisce
“il completamento indispensabile dei salti figurati “. Oggi, grazie allo studio sempre aggiornato presso
l’Istituto Duchenne - Scuola nazionale di Educazione Fisica, si può affermare che “GLI ATTREZZI
DELLA GINNASTICA CLASSICA SONO STATI IDEATI DAI MAESTRI DI GINNASTICA
CON IL PRECISO SCOPO DI RIPROPORRE IN AMBIENTE SICURO E CON POSSIBILITA’
DI STUDIO, OSSIA DI RIPETIZIONE E DI GRADUALITA’, LE ESPERIENZE NATURALI” (M.
Pecchioli).
Tutto questo va reso possibile nella scuola di ogni ordine e grado con personale preparato e strutture
adeguate, vere PALESTRE DI EDUCAZIONE FISICA.
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I.D. Educazione Fisica
Quadrupedia (DVD2)
Federica La Ferla
Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica
Cos’è la quadrupedia
Secondo Georges Hebert la quadrupedia è l’insieme di tutti gli esercizi possibili in appoggio sullequattro membra: “di faccia, di dorso, di fianco, con il corpo più o meno abbassato o disteso completamente
a terra”.
E’ un genere di esercizi molto complesso perché non è limitato ad una sola azione, come la marcia, la
corsa, il salto…ma è un insieme di tutte queste azioni fondamentali.
Proprio per questo gli esercizi sono di varia difficoltà : dai più semplici accessibili a tutti, ai più difficili
riservati ad una élite.
Il suo insegnamento comprende:
prese e cambiamento d’atteggiamento sui qusttro arti
QUADRILOCOMOZIONE, alta o bassa sui 4 arti tesi o più o meno flessi (di marcia, di corsa, di salto)
l’ arrampicata con il corpo piatto
l’equilibrio: è fondamentale in tutte le posizioni e gli spostamenti quadrupedici
la difesa: la lotta può avvenire a terra in posizione quadrupedica
il lancio e il trasporto: dalla quadrupedia si può lanciare, trasportare
il nuoto: tutte le nuotate orizzontali avvengono in posizione quadrupedica
le riprese: sono quegli esercizi che ci permettono di far fronte ai pericoli delle cadute accidentali
Per quello che abbiamo appena detto non c’è tecnica generale della quadrupedia, ma essendo vari gli esercizi che la compongono ci sono tecniche che riguardano i differenti generi. Ad esempio la marcia quadrupedica è una successione di passi come la marcia bipede, la corsa quadrupedica è una successione di salti
come la corsa bipede, i principi di esecuzione dei salti si applicano anche nei salti in quadrupedia.
La storia
Come dice G.Hebert la quadrupedia è il più primitivo e il più tipico degli esercizi naturali. Era un modo
di spostarsi importante presso “ l’uomo dei tempi lontani”. Nella nostra epoca quei popoli rimasti primitivi e selvaggi utilizzano d’istinto, con agilità ed intelligenza notevole, tutta la gamma di esercizi
quadrupedici per la caccia, la guerra, i loro lavori.
Bisogna ricordare che è anche il primo mezzo di locomozione nel bambino, anche il più civilizzato. I
bambini tendono a giocare in questa posizione anche quando hanno acquisito la posizione bipede.
Nella storia dell’Educazione Fisica questo esercizio non comparirà mai fino all’elaborazione del Metodo
Naturale, non veniva usato in nessun programma di allenamento sportivo, militare né come metodo di
sviluppo fisico.
Solo le persone del circo da sempre avevano dato importanza agli esercizi sulle mani e sui piedi come base
del loro allenamento generale,
Si può anche dire che il mondo di allora anzi disprezzava quegli esercizi che rendeva gli uomini volgari,
ignoranti e poco rispettosi delle convenienze e delle regole di buona creanza.
I.D. Educazione Fisica
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Anche nell’ambiente militare il disprezzo per gli esercizi a terra non permise per secoli la loro pratica per
ragioni morali e tattiche. La lotta in posizione in piedi era un rito e un’affermazione di bravura, della
capacità del mantenimento delle armi, del rango e di rispetto dell’avversario caduto a terra. Hébert
racconta che la conferma di questa convinzione proveniva proprio dal fondatore della ginnastica in
Francia, F. Amoros, il quale, ufficiale di grande valore e grande educatore, mai fece esercitare i suoi soldati
nelle quadrupedie, né nelle arrampicate né sugli altri esercizi naturali. Neanche Démeny, altro maestro
di ginnastica del momento, dava importanza a questi esercizi. Fino ad allora i militari tiravano nella
posizione del tiratore, si spostavano sul ventre con modalità rudimentali, si arrampicavano come potevano, non conoscevano gli esercizi di dissimulazione, ignoravano il placcaggio in picchiata come gesto
fondamentale per la difesa.
Soltanto negli ultimi due anni della guerra del 1914-18 Hebert fu chiamato a mettere a punto la
preparazione dei soldati francesi e per lui fu facile dimostrare come questi esercizi miglioravano l’efficienza e l’efficacia di alcuni gesti e come questo allenamento preservava vite umane nel momento del combattimento. Hébert ricorda come a quei tempi era difficile per le truppe regolari delle nazioni civilizzate
sconfiggere gruppi di indigeni che si spostavano in quadrupedia e che conoscevano l’arte della dissimulazione e ricorda ancora come nelle spedizione punitive contro le tribù dell’Alta Amazzonia, armati solo
di frecce ma ancora indomite, le truppe regolari tornarono con molte perdite senza aver visto un solo
indigeno.
Questi fatti confermarono l’importanza e il valore fisico degli esercizi naturali anche quando gli avversari erano armati.
Questi esercizi furono inseriti nei programmi di educazione fisica solo dopo la guerra del 1914-18, anche
se continuarono a trovare ostruzionismo da parte di uomini di cultura del tempo. Hébert racconta come
il primo magistrato della città di Reims commentò così il Metodo Naturale che era stato inserito nella
scuola degli atleti della città : “Non può interessarmi un metodo che abbassa l’uomo al rango di bestie”.
Anche un buon numero di intellettuali del mondo sportivo dell’epoca la pensava così.
Caratteristiche
5 - MODO DI APPOGGIARE MANI, AVAMBRACCI, PIEDI
6 - QUADRUPEDIA TRASCENDENTE
7 - LA DISSIMULAZIONE
5 - MODO DI APPOGGIARE MANI, PIEDI, AVAMBRACCI
Le braccia possono prendere contatto con il suolo con le mani o con gli avambracci :
La posa delle mani è la più frequente a patto che lo choc da ammortizzare non superi un certo limite.
Durante la marcia quadrupedica il contatto avviene con il “tallone”, l’appoggio si sposta sul palmo
quando il braccio diventa verticale, e sulla punta delle dita quando si lascia l’appoggio (rotolamento).
Nella corsa e nei salti l’appoggio avviene direttamente sul palmo per evitare il trauma al tallone. Negli
atteggiamenti l’appoggio è sulle palme, né sulle “nocche” né sui polpastrelli, le dita sono allungate ma
non rigide.
La posa degli avambracci viene praticata per dare più stabilità al corpo.La posa inizia con l’appoggio del
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I.D. Educazione Fisica
palmo della mano e poi dell’avambraccio per evitare uno choc al gomito.
La posa dei piedi è meno violenta che nelle locomozioni bipedi. Quando gli appoggi e le locomozioni
quadrupediche sono ventrali si poggerà la punta; quando sono dorsali sarà piatto o di tallone seguendo
la direzione delle gambe; negli appoggi laterali e nelle locomozioni laterali, sarà sul bordo interno ed
esterno a seconda del piede. E’ importante che l’asse del piede sia parallelo alla direzione della progressione del corpo.
Classificazione degli esercizi
STRISCIAMENTO: significa spostarsi a corpo disteso a terra con il dorso, con il ventre, di lato, nelle
varie direzioni.
Questo spostamento può avvenire:
con l’aiuto degli ARTI
senza aiuto degli arti e cioè per REPTAZIONE
per ROTOLAMENTO
STRISCIAMENTO VENTRALE con aiuto delle BRACCIA TESE, FLESSE ( AVAMBRACCI),
GOMITI in modo alternato o simultaneo.
STRISCIAMENTO VENTRALE con aiuto delle GAMBE FLESSE in modo alternato o simultaneo
STRISCIAMENTO VENTRALE con aiuto delle BRACCIA E delle GAMBE in modo alternato (diagonale, in ambio) o simultaneo. Può avvenire con il movimento simultaneo delle braccia e alternato
delle gambe o viceversa.
STRISCIAMENTO DORSALE :
solo braccia, simultaneo o alternato
solo avambracci “
“
solo gambe
avambracci e gambe
STRISCIAMENTO LATERALE:
solo braccia simultanee
una sola gamba
braccia con una gamba
REPTAZIONE:
per torsione delle spalle
per ondulazione longitudinale
per ondulazione laterale
ROTOLAMENTI:
A CORPO DISTESO
A CORPO RANNICCHIATO
Possono avvenire in modo cilindrico ( di traverso) o conico ( obliquo) a seconda di come si tengono le
braccia lungo i fianchi o tese sul prolungamento del corpo. I rotolamenti possono avvenire sul posto, a
dx a sx, o in pendenza ascendente o discendente.
CADUTE
Lo studio delle cadute ha lo scopo di insegnare a recuperare squilibri e cadute accidentali in modo da
I.D. Educazione Fisica
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non farsi male. Le cadute possono avvenire in avanti, in dietro, di lato. A seconda di come il corpo cade
si parla di caduta in :
ABBATTIMENTO, quando uno o i due piedi rimangono in contatto con il suolo
VERTICALE, le mani arrivano al suolo prima che i piedi si stacchino da terra
PICCHIATA, i piedi si sollevano prima che le mani arrivino al suolo
ABBATTIMENTO ventrale : bisogna allenarsi sulla repulsione e controrepulsione
ABBATTIMENTO dorsale : è molto pericoloso e ci si protegge flettendo le braccia, slanciando una
gamba avanti o facendo mezzo giro per arrivare centralmente.
ABBATTIMENTO laterale: si recupera facendo un quarto di giro ed arrivando ventralmente
VERTICALE, il suo studio consiste nel:
Imparare a sollevarsi
Allenarsi a tenere la verticale
Studiare la discesa (un piede per volta, di fianco, in ribaltata, in capovolta)
PICCHIATA, è la più impegnativa e lo sforzo delle braccia per ammortizzarla non è sufficiente, infatti
è necessario un rotolamento (capovolta saltata)
Queste cadute è consigliabile studiarle prima da fermo poi in movimento, di corsa, con giri.
Per recuperare le cadute accidentali può essere utile studiare anche le capovolte (in avanti, in dietro, di
lato, saltata) e la ruota ( con arrivo laterale, di fronte, di schiena) la ruota attorcigliata e la ribaltata( con
partenza da supino e da in piedi).
Vari utilizzi
Secondo l’Hébert l’atteggiamento quadrupedico, sotto varie forme, è utilizzato sia in numerosi esercizi o
lavori (sollevare, trainare pesi, lavori di giardinaggio ecc.) sia per facilitare alcuni movimenti e permettere
al corpo di sviluppare tutta la sua potenza muscolare come nei gesti sportivi (partenza della corsa, nel
ciclismo, nell’equitazione ).
Hebert parla anche degli effetti che un buon allenamento quadrupedico ha sull’organismo sia per il suo
sviluppo che per la salute:
La varietà e la diversità degli esercizi sviluppano la muscolatura in modo armonioso
Lo sforzo abituale delle braccia in spinta sviluppa la muscolatura del braccio e i muscoli della spalla, che
è la parte del corpo meno sviluppata nella maggior parte delle persone
Si fortificano le tre articolazioni dell’arto superiore
La respirazione è favorita per l’espansione della gabbia toracica
La circolazione è facilitata
Le prese, i cambiamenti di atteggiamenti, i diversi tipi di locomozione, hanno un’azione molto favorevole sulla colonna vertebrale
Nelle curvature anomale della colonna vertebrale, in particolare nel dorso curvo, il raddrizzamento è
obbligato dall’estensione obbligata del tratto dorso-cervicale che caratterizza tutti gli atteggiamenti e le
locomozioni quadrupediche ventrali.
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I.D. Educazione Fisica
Gli esercizi di caduta e le cadute volontarie rendono agili e abili. Sviluppano la velocità di reazione,i
riflessi, il colpo d’occhio e la fiducia in sé stessi.
Coloro che possono praticare esercizi quadrupedici di alto livello, cioè quelli trascendentali, sviluppano
non solo attitudini fisiche di alto livello ma allenano qualità nervose come la volontà e l’audacia.
Conclusioni
Secondo me tutte le esercitazioni quadrupediche proposte da G. Hebert sono ancora molto attuali,
naturalmente vanno semplificate in alcuni dettagli esasperati. Nella mia esperienza di insegnante di ed.
fisica nella scuola elementare, ho notato che questi esercizi permettono ai bambini di recuperare non solo
un movimento a loro caro e gioioso, ma anche di acquisire agilità, di rinforzare i muscoli della spalla del
braccio e della mano, e rendere elastiche tutte le articolazioni dell’arto superiore. Tutto ciò prepara ad
evitare traumi nel caso di cadute accidentali.
Nella ginnastica per adulti privilegio gli atteggiamenti per lavorare sul rinforzo muscolare, sulla mobilità articolare, sulla postura. Le locomozioni le trovo molto rischiose per un coinvolgimento sbagliato della
colonna vertebrale. Quando le ho proposte , mi sono preoccupata di lavorare prima sulla mobilità articolare dell’anca, sull’allungamento dei muscoli ischio crurali, sullo studio dell’inclinazione del bacino, sul
rinforzo degli arti superiori e sullo studio della capacità di ammortizzare sulle braccia.
Molti atteggiamenti si possono utilizzare nella ginnastica correttiva anche perché utilizzati da altri metodi
come ad esempio Klapp. A questo proposito mi trovo d’accordo con la considerazione di Hebert quando
dice che le quadrupedie possono avere un valore correttivo in particolare sul dorso curvo perché richiama costantemente l’estensione del tratto dorso cervicale. Io aggiungerei che questo può avvenire in modo
più efficace quando si parla di atteggiamenti tenuti (scivolamento).
Nella ginnastica per anziani e in quella preparto , le quadrupedie permettono di fare un buon lavoro di
rinforzo muscolare senza caricare sulla colonna vertebrale.
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Trasportare
Federica Neri
Insegnante di Educazione Fisica
(non pervenuto)
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I.D. Educazione Fisica
Arrampicare (DVD2)
F. Reitano* - F. Paoletti*- W. Ciampa**
* Insegnanti di Educazione Fisica e Maestre di Ginnastica
** Insegnante di Educazione Fisica
Prima di iniziare volevamo ringraziare il presidente Matteucci che ci ha permesso di partecipare a questo
Congresso perché per noi fare questo lavoro è stato molto bello, ci ha dato un nuovo slancio e ci ha offerto l’occasione di imparare ancora molte cose.
Intanto studiare questa parte dell’opera dell’ Hebert ci ha messo davanti a una gamma di esercizi molto
più ampia di quella che secondo noi poteva rientrare nella “famiglia” dell’arrampicare.
In secondo luogo abbiamo trovato molto interessante la stessa classificazione e sistematizzazione degli
esercizi così proposti perché, semplicemente memorizzando lo schema, possiamo variare notevolmente
le nostre lezioni quando vogliamo insegnare ai nostri allievi l’arrampicare.
Gran parte di ciò che è racchiuso in quest’opera è tuttora praticabile e proponibile. Chiaramente bisogna
saper scegliere a chi possono essere proposte queste cose e come fare arrivare le persone ad acquisire
queste capacità.
Il decalogo di G Hebert può essere ancora un buon punto di partenza per conseguire e mantenere la
buona salute, integrato con la ginnastica analitica, quella respiratoria ecc e noi pensiamo che questo
“ritorno alle origini” tramite la ginnastica naturale, sia auspicabile per l’uomo moderno, per risolvere i
molteplici problemi fisici che la sedentarietà gli ha portato ma anche molte delle nevrosi mentali che lo
affliggono.
Commenti tecnici generali
L’arrampicare consiste nell’elevare o abbassare il corpo o, più in generale, nello spostarlo in una direzione
qualunque, sia con l’aiuto dei soli arti superiori sia con l’aiuto comune delle gambe e delle braccia.
Nell’arrampicare il corpo è sempre dipendente da un oggetto o da un arnese sul quale è o sospeso o
appoggiato.
Gli esercizi dell’arrampicare sono estremamente vari e trovano la loro applicazione nelle seguenti
circostanze:
raggiungere un luogo elevato o, al contrario, un luogo in profondità
spostare il corpo intorno alla presa delle mani per alzarsi al livello di questa presa o stabilircisi sopra
spostare il corpo in senso orizzontale su traverse o rami d’albero
fuggire in senso verticale, obliquo, in salita o in discesa utilizzando attrezzi di ogni genere: scale, corde,
alberi, aste, ecc... in caso di incendio, di inondazione, di naufragio, di inseguimento da parte di un
animale, di caduta in un abisso, ecc...
agganciarsi con le mani, le braccia o le gambe per evitare una caduta.
La ginnastica agli attrezzi dell’arrampicata sviluppa l’agilità, il dominio nervoso, la potenza muscolare
delle braccia e del tronco e in più mette in gioco delle qualità di tipo virile, quali la volontà, la tenacia,
il sangue freddo e anche l’audacia e il coraggio.
L’arrampicare sviluppa in maniera consistente la muscolatura degli arti superiori e del tronco, specialmente quella dell’addome.
Non esiste, per così dire, un esercizio dove i muscoli addominali non entrino in azione quando si tratta
di spostare il corpo con le braccia.
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L’arrampicare con braccia e gambe sviluppa in più la muscolatura degli arti inferiori e mette in azione
dei muscoli che hanno poca occasione di lavorare abitualmente: gli adduttori della coscia per esempio
(arrampicata alla corda o agli alberi con le gambe incrociate).
L’arrampicare è, più degli altri esercizi, una scuola di volontà e di sicurezza: nessun risultato si acquisisce
senza l’idea ferma di “tenere”.
Ciascuno può arrivare ad arrampicare a condizione di volerlo.
Sforzi caratteristici dell’arrampicata
PRENSIONE, in appoggio o in sospensione, con mani o altre parti del corpo
SOSPENSIONE: le spalle al di sotto del punto di presa delle mani
APPOGGIO: le spalle al di sopra del punto di appoggio delle mani
COMBINAZIONE DI SOSPENSIONE E APPOGGIO: un braccio in sospensione e l’altro in appoggio
I tre modi di arrampicarsi:
ARRAMPICATA A MANI FISSE: il corpo si solleva, si abbassa o passa dalla sospensione all’appoggio
con le mani che rimangono allo stesso livello.
ARRAMPICATA IN SENSO VERTICALE
ARRAMPICATA IN SENSO ORIZZONTALE
I tre esercizi chiave:
LA TRAZIONE (traction):dalla sospensione, partenza a braccia tese
LA SPINTA (répulsion):dall’appoggio, partenza a braccia piu’ o meno flesse
L’ELEVAZIONE DELLE GAMBE: sia in sospensione che in appoggio allo scopo di alleggerire lo sforzo
delle braccia nel sollevarsi, per spostarsi, per cambiare di posizione, per posare i piedi su una base di
sostegno
Attrezzi-tipo di addestramento (naturali e artificiali):
LA SBARRA SEMPLICE; fissa e orizzontale, all’altezza della sospensione (es. ramo di un albero, attrezzi
classici della ginnastica, sbarra sostenuta da due persone, ecc,.)
LA DOPPIA BARRIERA: 2 corpi mobili e indipendenti, all’altezza dell’appoggio (es. doppia parete,
doppio bordo di roccia, angolo di un recinto, aiuto di una o due persone...)
MONTANTE VERTICALE RIGIDO O CORDA LISCIA LIBERA
La scala semplice può servire da attrezzo di rimpiazzo per tutti e tre gli attrezzi-tipo.
Tipi di arrampicata
IN SOUPLESSE O NATURALE: come una scimmia, vengono sfruttati al meglio gli slanci per bascule
e bilanciamenti, si mantengono i muscoli lunghi e fini
DI FORZA O CONVENZIONALE: attitudini prolungate volontariamente, non corrispondono a
niente di utile nella pratica; richiedono sforzi faticosi di contrazione, generando rigidità e riducendo l’attitudine alla velocità e all’agilità; in più sono inestetiche
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I.D. Educazione Fisica
La prensione
IN SOSPENSIONE:
- serrage: a piene mani o per le dita, pollice aperto o chiuso
- crochage: con tutta la mano, con dita o con polso; la presa forma una sorta di gancio ma l’attrezzo
non viene serrato
- pressage: le mani, le dita o l’avambraccio premono per mantenere il contatto con l’attrezzo
pincage: attrezzo fra pollice e indice o con tutte le dita
IN APPOGGIO:
- serrage
- crochage
- pressage
- pintage
PER STRETTA/ABBRACCIO (étreinte)
- In sospensione (per trazione); ha luogo quando lo spessore dell’attrezzo non permette di afferrarlo
con le mani solamente. Spesso completato dall’aiuto delle gambe
- In appoggio (per spinta)
- Contro-stretta o eccentrica (es. in un camino di roccia, per spinta o trazione)
- False-strette (incrocio arti tra loro)
PRENSIONE CON GAMBA E PIEDE:
- crochage
- etreinte (stretta/abbraccio)
- pressage
1) Arrampicata a mani fisse o sul posto
Le sospensioni primarie
Su attrezzo semplice (frontale o di traverso); distanza delle mani; orientamento delle mani
Ci sono quattro raggruppamenti di esercitazioni pratiche:
Trazioni e contro-trazioni
Fare una trazione consiste, stando in sospensione con le braccia completamente allungate, nel sollevare
il corpo tramite uno sforzo delle spalle e una flessione delle braccia. Una contro-trazione consiste, stando
in sospensione a braccia flesse, nel fare uno sforzo di tenuta durante il quale il corpo si abbassa per
ritornare con le braccia allungate.
Trazione Aperta: gomiti aperti dietro il piano delle spalle; favorisce l’espansione del torace e la correzione
della postura
Trazione Chiusa: gomiti più o meno portati avanti, torace compresso
Trazione e contro-trazione delle spalle
Trazione e contro-trazione delle braccia (parziale o a fondo)
Elevazione delle gambe:
IN AVANTI: la maggior parte degli esercizi di arrampicata richiedono un’elevazione più o meno grande
delle gambe. A GAMBE FLESSE: pedalata in senso verticale, in senso orizzontale, a gambe unite,
allungamento e abbassamento; A GAMBE TESE: a forbice, a gambe unite, piedi e ginocchia fino alla
sbarra, salita alla verticale. Per una corretta esecuzione arretrare la testa e avvicinare il pube allo sterno
I.D. Educazione Fisica
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LATERALE: a GAMBE FLESSE: alternata, simultanea, a rana, gambe unite o incrociate a ds o sn, sollevo-divarico-abbasso) o a GAMBE TESE: divaricata all’esterno, all’interno, a gambe unite a ds o sn, falciamento alternato o simultaneo. Quest’ultimo è un esercizio molto utile per la mobilità delle anche e per
l’irrobustimento addominale.
INDIETRO: alternata o simultanea; a gambe tese o flesse CON TORSIONE DEL BACINO
Le bascule e contro-bascule
Nelle bascule il corpo ruota intorno alle spalle, con gambe flesse o tese. La contro-bascula è il movimento di ritorno automatico del corpo verso la posizione di partenza. Nella sospensione frontale posso effettuare la bascula al di sotto o al di sopra della sbarra. Bascula in sospensione di traverso. Bascula laterale.
Bascula rovesciata indietro.
Le oscillazioni o slanci bilanciati
Le oscillazioni o dondolamenti hanno per scopo il dare al corpo, o alle gambe soltanto, uno slancio destinato a facilitare sia un’elevazione o una bascula sia l’esecuzione di un salto in avanti o indietro. Modalità
per attivare, aumentare e mantenere l’oscillazione. Oscillazione laterale. Torsione del bacino per
annullare l’oscillazione
Esercizi su attrezzi bassi
Da proporre a persone principianti che abbiano una forza insufficiente delle mani.
Gli appoggi primari
Gli esercizi d’appoggio consistono nel sostenere o elevare il corpo sulle due braccia agendo per spinta,
con le mani sempre più basse delle spalle, le gambe rilasciate o più o meno alzate. Appoggio bilaterale,
appoggio ventrale, dorsale, unilaterale; distanza delle mani; appoggio sulle avambraccia o sulle braccia;
orientamento delle mani
Ci sono quattro raggruppamenti di esercitazioni pratiche:
Spinta e contro spinta:
Una spinta consiste, stando il corpo in appoggio sulle braccia piegate, nel fare uno sforzo di braccia e di
spalle per alzare il corpo sulle braccia completamente allungate. La contro-spinta è il movimento inverso.
In appoggio bilaterale con o senza l’aiuto delle gambe
Spinta e contro-spinta delle spalle
Spinta e contro-spinta delle braccia (parziale o a fondo)
Elevazione delle gambe:
IN AVANTI: pedalata in senso verticale, in senso orizzontale, a gambe unite, alternate
INDIETRO
LATERALE
CON TORSIONE DEL BACINO
Le bascule contro bascule:
Bascule indietro, in avanti e laterale
Esempio di applicazione pratica:stando in appoggio su una parete, basculare indietro per posare le
gambe su una base avanti.
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I.D. Educazione Fisica
Le oscillazioni:
Preludio ad un salto fuori dall’attrezzo o a cambiamento di posizione del corpo.
Dall’appoggio bilaterale, dall’appoggio su una sola sbarra (ventrale o seduto). Con torsione del
bacino, con repulsione e contro-repulsione delle braccia.
Esempi di applicazione degli appoggi primari: salite a cavallo
Passaggio diretto dalla sospensione all’appoggio:
Il più importante degli esercizi dell’arrampicare; consiste nel passare dalla sospensione per le braccia,
all’appoggio sulle braccia senza cambiare la base di prensione delle mani. Con o senza l’aiuto delle
gambe. Il movimento-chiave consiste nell’invertire il senso di forza della braccia dalla trazione alla spinta
ossia nel passare dalla sospensione flessa a fondo alla spinta flessa a fondo. Questo passaggio è sempre
preceduto da un impegno dei polsi e/o dell’avambraccio/i al di sopra della base di prensione delle mani.
Sollevamento sul braccio inferiore (mani a livelli diversi); sollevamento per capovolgimento (rotazione
completa al di sopra della sbarra); discesa da una piattaforma per capovolgimento; sollevamento con
aiuto del poplite. Passaggio inverso dall’appoggio alla sospensione.
Esempi di applicazioni pratiche: scalcare un muro, una cancellata, un’impalcatura, una finestra, la cresta
di una roccia, uscita dall’acqua su una barca o su una banchina.
I tre modi per posizionarsi seduto o in piedi su una sbarra fissa o mobile.
2) Arrampicata in senso orizzontale
Nelle traslocazioni in senso orizzontale, il corpo si sposta senza sollevarsi, le mani restano costantemente
o sensibilmente allo stesso livello. Si esegue sia in sospensione che in appoggio. E’ necessario esercitarsi
al cambiamento di presa delle mani per poter eseguire delle prese forti e sicure.
Spostamento orizzontale in sospensione:
Su una sbarra fissa senza l’aiuto delle gambe: a gambe tese o raccolte, in avanti o indietro
(sospensione di traverso), ds o sn (sospensione frontale), in posizione basculata
Su una sbarra fissa con l’aiuto delle gambe (frontale o di traverso)
Su due sbarre
Su scala orizzontale, su filiera, su una sbarra sottile, su una corda non tesa, su scala flessibile.
Passaggi da un attrezzo mobile all’altro
Spostamento orizzontale in appoggio:
In appoggio bilaterale su due sbarre:
Spostamento a cavallo
Spostamento seduto o a cavallo di una sbarra
Spostamento con semi giro
Spostamento senza l’aiuto delle gambe (braccia tese o piegate, con semi giro, con saltello, avanti e
indietro
In appoggio su due basi distinte:
Spostamento in quadrupedia (alta o bassa)
Spostamento in appoggio sulle braccia, sugli avambracci o sulle mani con braccia piegate a fondo
In appoggio su una base unica:
Spostamento dorsale (in posizione seduta o in posizione di appoggio renale o di glutei)
Spostamento su una grossa trave (a cavalcioni, all’amazzone, seduto frontalmente, in appoggio
ventrale)
I.D. Educazione Fisica
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3) L’arrampicata in senso verticale
L’arrampicata in senso verticale consiste nel traslocare dal basso verso l’alto o dall’alto verso il basso, in
rapporto alla posizione iniziale del corpo. Ha luogo soprattutto in sospensione, ossia il corpo si trova al
di sotto della base di prensione delle mani, e occasionalmente in appoggio o spinta. Sono molteplici gli
attrezzi o gli oggetti sui quali può verificarsi un’arrampicata in senso verticale.
Arrampicata alla scala semplice
Per scala semplice si intende la scala a montanti e pioli rigidi.
Ci sono vari tipi di scale; è necessario porre attenzione al posizionare bene la testa e/o i piedi della scala
e all’inclinazione della stessa.
Arrampicata al dritto, in cui l’azione delle braccia è ridotta al minimo
Arrampicata al rovescio, in cui l’azione delle braccia è preponderante; con o senza l’aiuto delle gambe
Arrampicata alla scala verticale (frontale, di traverso, dorsale, laterale)
Arrampicata alla scala doppia
Per scala doppia si intendono due scale di forma triangolare collegate in cima con una corda centrale
all’interno oppure due scale legate una sopra l’altra.
Arrampicata su doppi montanti rigidi o piano inclinato
Su due montanti rigidi:
in sospensione (prese varie delle gambe, senza l’aiuto delle gambe, incrociando le gambe intorno ad un
solo montante)
in appoggio (con o senza gambe)
Su due montanti rigidi inclinati (al di sopra o al di sotto) Su un piano di scalata inclinato (al di sopra o
al di sotto e combinazioni)
Arrampicata alle scale di corda
Quando la scala di corda è fissata solamente in alto, le tecniche per arrampicarsi richiedono un sforzo
serio delle braccia. Può trovare applicazione nello scendere o salire su un balcone o su una finestra in caso
di incendio, per risalire da un precipizio, ecc..
Modi di arrampicata:
Frontale; con corpo dritto o a squadra, con un piede avanti e l’altro dietro Di traverso
Con scala fissata obliquamente
Arrampicata su corde mobili
Per corda mobile si intende una corda semplicemente fissata nella sua parte superiore; generalmente
liscia, talvolta munita di nodi. Lo spessore della corda deve permettere una prensione possibile e sicura
delle mani. La prensione varia a seconda dello stato di secchezza e di umidità della corda. L’arrampicatore
deve valutare questo aspetto per evitare uno scivolamento delle mani o delle gambe (soprattutto se nude)
che potrebbe produrre delle bruciature della pelle dolorose e lunghe a guarire. L’arrampicata può avvenire
con o senza l’aiuto delle gambe.
Con l’aiuto delle gambe:
per incrociamento delle gambe
per pressione dei piedi (bordo interno, uno sopra l’altro, poplite e piede) per avvolgimento della corda
intorno alla gamba.
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I.D. Educazione Fisica
Senza l’aiuto delle gambe (raccolte, semi-squadra, estese in basso); la corda può stare all’interno o
all’esterno delle gambe.
Arrampicata a due corde ; non comprime il petto, da preferire dal punto di vista educativo ma è difficile
trovare due corde alla distanza giusta.
Gli arresti sulla corda in piedi o seduto.
Giochi ginnastici,
Arrampicata su attrezzi verticali rigidi
Ne sono esempi sbarre e montanti, pertiche e tronchi d’albero, corde e funi rigide, pali. Le modalità per
arrampicarsi dipendono molto dallo spessore dell’attrezzo. Traslocazione su attrezzo rigido di poco spessore: per incrociamento di una o di entrambe le gambe, per incrocio di una gamba e pressione di un
piede, per pressione contraria dei piedi, per prensione delle dita dei piedi..
Progressione su corda o fune rigida, resa tale dal fissaggio di un peso di circa 50 kg all’estremità inferiore
Traslocazioni su attrezzi di spessore largo (es. grosse sbarre o montanti, pertiche, tronchi d’albero):
stretta delle braccia e incrocio delle gambe incrocio i piedi davanti all’attrezzo stretta delle braccia e pressione delle gambe
pressione contraria delle mani e dei piedi, corpo piegato a squadra
Arrampicata su corde inclinate e su corde a catenella
Per corda inclinata si intende una corda fissata alle due estremità, rigida o semi rigida, e avente un’inclinazione qualunque.
Traslocazione con l’aiuto di una o di entrambe le gambe agganciando la corda con il poplite, il tallone o
la punta del piede; la presa risulta più sicura passando la gamba all’esterno. Traslocazione senza l’aiuto
delle gambe. Discesa testa in basso.
Per corda a catenella si intende una corda le cui due estremità vengano fissate più o meno allo stesso livello e che abbia una curvatura più o meno pronunciata. Posso traslocare con la testa più bassa o più alta
dei piedi. Da evitare quella senza gambe perché pericolosa.
Caduta e risalita del corpo
Tipo di arrampicata in cui i piedi restano in contatto permanente con il suolo o una base qualunque sulla
quale prendono appoggio.
Il fine dell’esercizio è cambiare la posizione o l’orientamento del corpo sia lasciandosi cadere dalla
posizione verticale alla posizione orizzontale o inclinata tramite sforzi di trazione o di spinta delle braccia, sia, al contrario, risalendo verticalmente.
Piedi e mani fisse: utilizzo una scala di corda, una o due corde. Dalla sospensione o dall’appoggio.
Partenza in piedi o accovacciata. Caduta dorsale, ventrale o laterale. L’altezza delle mani condiziona
l’ampiezza del movimento. La caduta e la risalita sono rese molto più facili se si spostano i piedi.
Piedi fissi e mani mobili: su scala di corda, due barriere, una o due corde, una o due sbarre inclinate, un
anfratto, Dorsale, ventrale, laterale.
Caduta e risalita con un bastone:
il bastone deve essere posizionato almeno ad una distanza pari all’altezza delle spalle. Ventrale, dorsale o
laterale. Accovacciata o a corpo disteso.
Nel caso di un bastone corto, una mano tiene il bastone mentre l’altra si tiene pronta per l’appoggio al
suolo.
I.D. Educazione Fisica
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Le scalate
La scalata è l’azione che consiste nell’elevarsi in una direzione qualunque, su oggetto o ostacoli di tutti i
tipi, naturali o artificiali, scegliendo le più convenienti, più sicure e più rapide tecniche ordinarie di
arrampicata apprese. Prima di lanciarsi in scalate difficili o pericolose è indispensabile essere padroni del
proprio equilibrio e insensibili alle vertigini oltre che preparati ad arrampicarsi in tutte le maniere.
Per contro-scalata si intende l’azione inversa oppure la progressione in profondità.
La scalata vertiginosa
È considerata tale per l’importanza dell’altezza e per l’apprensione continua dovuta al vuoto.
Include tutti e tre i modi di arrampicarsi, quindi traslocazioni verticali, orizzontali, arrampicate a
mani fisse nonché cambiamenti di posizione.
La scalata di pareti verticali
Quando il limite di altezza di una parete non consente l’aggancio diretto è indispensabile l’utilizzo di
attrezzi o un aiuto materiale o umano che ci consenta 1’arrampicata lungo la parete per raggiungere la
vetta.
Con l’aiuto di un attrezzo; fissato o appoggiato in cima (una corda, una scala di corda, un palo, ecc).
Esempi di utilizzo pratico: arrampicata lungo il muro di una casa in caso di incendio, lungo le pareti di
un molo o i fianchi di una nave nel caso dì caduta accidentale nell’acqua, lungo le pareti di un precipizio o di un pozzo, lungo un cancello, lungo il cornicione...
Senza l’aiuto di un attrezzo:servendosi di sporgenze o fessure, afferrando la grondaia, il cavo parafulmini, ecc...
Con l’aiuto di una o due persone: posta/e sopra la parete o sotto la parete
La scalata fra pareti
Possono essere pareti di un camino, di un cunicolo, fenditure, ecc..
Il modo per avanzare lungo un corridoio verticale dipende sostanzialmente dalla distanza fra le due
pareti.
Distanza media: si ha la possibilità di assumere la posizione più sicura ossia quella di corpo a squadra, Le
braccia in dietro aiutano. In caso di corridoio obliquo porre il corpo in posizione quadrupedica ventrale.
Distanza stretta: in piedi con pressione di avambraccia e gambe
Distanza larga:gambe in punta, braccia in croce
Distanza molto larga: pressione dei piedi, delle spalle o delle mani.
Appartengono a questa categoria di esercitazioni, le FUGHE FRA PARETI, ossia le uscite da \ /, aperture strette e passaggi intrappolati quali botole (verticali, orizzontali, oblique), due barriere
verticali o orizzontali, una porta socchiusa e incastrata, un groviglio di sterpaglia, un groviglio di oggetti, un buco nel ghiaccio, la portiera di una macchina ribaltata.
In certe circostanze, la non pratica di questo genere di esercizi, e delle possibilità che presentano, può
costare la vita.
La scalata di rocce e pendii ripidi
Questo tipo di scalata può aver luogo senza attrezzi utilizzando le crepe e le asperità per i piedi e le mani,
oppure con l’ausilio di attrezzi.
La presa delle mani può avvenire tramite una, due o tutte e tre le falangi. Traslocazioni in senso orizzontale e verticale. Appiombo diretto, sotto appiombo, sopra appiombo (pericoloso)
72
I.D. Educazione Fisica
Arrampicata sugli alberi
Richiede attenzione, calcolo e prudenza.
Ci sono tre tipi di arrampicata:
l’arrampicata al tronco, per raggiungere il primo ramo
l’arrampicata da ramo a ramo, in senso verticale
traslocazione in senso orizzontale su un ramo (seduto, a cavallo, in appoggio ventrale, prono, in quadrupedia, su due rami, sotto il ramo
Precauzioni: assicurare una buona presa alle mani e un buon appoggio ai piedi; utilizzare il più possibile
le gambe per non sforzare troppo le braccia e per lasciarle libere in caso di perdita di equilibrio con
conseguente necessità di ripresa delle mani; appoggiare i piedi all’inforcatura dei rami; evitare la sospensione per le sole braccia; non afferrare rami secchi, scivolosi, troppo grandi o troppo piccoli.
Il sollevamento alla fine della scalata
Una scalata in elevazione termina nella maggior parte dei casi con una salita sopra una cresta, o un bordo
qualsiasi, allo scopo di stabilire il corpo in posizione di riposo, di equilibrio, di attesa o di lavoro.
I tragitti di scalata
Costruiti per esercitazioni pratiche utilizzando tutti gli attrezzi a disposizione (scale, corde, alberi,
montanti, traverse, muri, attrezzi diversi, costruzioni). Questi tragitti completano l’educazione dell’arrampicatore.
Gli agganci e le riprese per agganci
In caso di perdita di equilibrio, di scivolamento, di caduta o di fronte a certe situazioni critiche, (incendio, inondazione) è necessario, per tirarsi d’impaccio o salvare la propria vita o quella di altri, essere
capace di agganciarsi e di riprendersi con le mani, le braccia o le gambe.
Una volta trovato l’aggancio può accadere che sia impossibile uscire immediatamente dalla situazione
nella quale ci si trova e che sia necessario tenersi in posizione per un tempo più o meno lungo allo scopo
di attendere un aiuto o un soccorso.
Per cui è opportuno addestrarsi agli esercizi di tenuta i quali hanno una doppia valenza:
dal punto di vista tecnico: lavorare alle diverse modalità di tenuta
dal punto di vista morale: fare uno sforzo possente di volontà per mantenersi aggrappati e resistere al
dolore fisico.
I.D. Educazione Fisica
73
Gli equilibri (DVD2)
Gabriele Cicogni
Insegnante di Educazione Fisica
Nell’analisi inerente al capitolo sull’equilibrio Hébert mette inizialmente in evidenza la particolarità che
in certi momenti i corpi non mantengono in modo circostanziato e preciso la stazione di equilibrio ma
la assoggettano a forze agenti su di loro.
Questo si evidenzia quando i corpi si esercitano nel correre, nel saltare, nell’arrampicarsi, nel lottare ma
anche nel semplice camminare: allorché un movimento delle membra o del tronco tende ad allontanare
un corpo dalla verticale, un altro movimento compensatore o reattivo produce un azione nervosa chiamata “riflesso d’equilibrio”. Ciò avviene senza che l’interessato sia cosciente di attivare tale riflesso
durante le azioni che noi facciamo nella vita di tutti i giorni.
La volontà, la coscienza si attivano solo quando la perdita di verticalità oltrepassa un certo grado.
In fisica ogni corpo è detto in stato di equilibrio se la verticale passante per il centro di gravità cade dentro
la base d’appoggio.
Lo stato d’equilibrio del corpo umano non può essere assoggettato ad un corpo inerte: esso si muove,
oscilla ed è mantenuto in asse da accomodamenti che possono essere volontari o meno, a seconda di
quanto detto sopra.
Anche la camminata può divenire un esercizio complesso se eseguita in un ambiente accidentato o su
appoggi incerti, come l’attraversamento di un ruscello o lo scavalcamento di un ostacolo, o in luoghi
elevati dove una caduta può diventare rovinosa.
Si parla di equilibrio quando ci vediamo costretti ad attivare accorgimenti in contesti che per loro natura
tendono a farci perdere il nostro APLOMBE o stato di quiete.
Hébert mette in luce l’importanza dell’ ENTRAINEMENT o esercitazione, allenamento.
L’equilibrio è un gesto di per sé artificiale rispetto alle altre famiglie di esercizi e richiede uno studio
particolare, attivante capacità di ordine mentale e nervoso.
Subito si evidenzia la differenza di atteggiamento tra un soggetto che si è esercitato in questo studio e un
profano, deficiente di quel lavoro minuzioso elaborato dal cervello e tradotto, attraverso la rete nervosa,
alla periferia del corpo e ai muscoli in particolare.
Gli esercizi di equilibrio sono utili per attivare la coordinazione e per dare sicurezza anche a soggetti poco
abili.
Hébert mette in risalto il fatto che non ci sono esercizi specifici di equilibrio: ogni esercizio, di qualsiasi
natura, può diventare di equilibrio quando la sua esecuzione necessita di movimenti reattivi o volontari
del tronco o delle membra per mantenere o ristabilire la verticalità del corpo.
Un errore di esecuzione in qualsiasi atto da noi eseguito può divenire un esercizio di equilibrio durante
la sola durata dell’incidente, nel momento in cui facciamo fronte all’imprevisto (ad es., quando inciampiamo).
Nella vita corrente, faceva notare già Hébert, la mancanza di equilibrio è più frequente di quel che non
si pensi ed è causa di numerose cadute ed incidenti.
Pochi sanno riaccomodare il proprio corpo di fronte ad un imprevisto.
Molti sono influenzati dalla vertigine e rischiano una caduta.
Hébert definisce la vertigine come la mancanza di stabilità e sicurezza nella staticità del corpo.
L’equilibrio è una forma di destrezza che procura grandi vantaggi a chi lo sviluppa, oltre a ciò consente
di economicizzare gli sforzi e assicura un miglior rendimento.
74
I.D. Educazione Fisica
Andando nel particolare e cercando di tradurre gli insegnamenti del maestro nella nostra realtà, salta
subito agli occhi l’importanza di questo studio soprattutto per la popolazione anziana, sempre più
numerosa nella nostra società, come prevenzione degli incidenti.
Ma non solo! Lo studio degli equilibri consente di estendere a 360° le possibilità motorie dell’uomo con
evidente ripercussione sulla sua sicurezza e autostima.
Se questo è vero per gli adulti, non meno valido è il discorso se rapportato all’infanzia e alla giovinezza
in generale, sempre più carente di stimoli psicofisici positivi nell’ambiente in cui si trova a porre le basi
per il proprio futuro.
Virilità, fisicità, moralità non si creano per incanto da un giorno ad un altro, ma sbocciano passo passo
se coltivate con cura sin da bambini in contesti appropriati.
Nel filmato apprezzerete girotondi e strapazzi svolti con bambini molto piccoli: parte da qui il percorso
didattico nella costruzione dello schema corporeo “equilibrio”! Il prima possibile: tra le mura domestiche!
Non agendo direttamente sullo schema corporeo ma attivando prima l’apparato vestibolare: propedeutico alla strutturazione dell’equilibrio.
Nell’era della “playstation” i ragazzi hanno troppe opzioni, e troppo comode, per vivere il loro tempo
libero.
Assume un’importanza vitale la formazione degli insegnanti di educazione fisica che dovrebbero essere i
referenti principali, da un punto di vista psico-fisico, per i ragazzi nella società.
Oggi i ragazzi si trovano costretti fare attività fisica in strutture private, non sempre correttamente attrezzate, per lo più vincolati a queste da ortopedici, in presenza di patologie dell’età evolutiva o successivamente a traumi, o perché in difficoltà nel compiere una qualsiasi forma di attività agonistica per la
mancanza di quei pre-requisiti motori che la società attuale non può fornire!
Sport si! Dopo che i ragazzi hanno avuto una infarinatura educativa globale.
Senza pre-requisiti motori è il ragazzo che si adatta allo sport. Il più delle volte male!
Non lo sport che si adatta al ragazzo…
Lo studio degli equilibri è vitale nella didattica del processo formativo. Se a casa e in palestra esiste la
possibilità di controllo, all’aperto si può integrare il percorso didattico.
In bici, sugli sci ma anche in minimoto…
Vedrete come l’equilibrio vada stimolato in tutti: magari con “esche” diverse, ma tutti devono sviluppare
questa capacità.
I bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani ma soprattutto i disabili, che a differenza dei normodotati si
possono esercitare soltanto in palestra… Infatti, come osservava anche l’Hébert, noi possiamo avere gli
stimoli per andare ad agire sullo schema “equilibrio” più volte, anche inavvertitamente, durante la giornata: i disabili invece trascorrono la maggior parte del loro tempo in casa, sotto una campana di vetro:
se non si ricreano artificialmente, per loro gli stimoli sono difficili da trovare e gli obiettivi impossibili
da perseguire.
I.D. Educazione Fisica
75
Lanciare
Marco Pecchioli
Istituto Duchenne - Firenze
Medico Specialista in Ortopedia e Maestro di ginnastica
Georges Hébert descrive questa famiglia di esercizi nel fascicolo 2 del IV Volume, della raccolta su
“L’Education physique, virile et morale par la Méthode Naturelle”.
Questo IV Volume, nell’ambito dei 5 volumi di formato 22x14 cm., comprende anche il sollevare e la
difesa.
Il fascicolo 2 di questo IV Volume è dedicato ai lanci.
Esso, da solo, si compone di 475 pagine.
I lanci sono studiati in quanto tali, senza alcuna finalizzazione di tipo sportivo.
Fin dalle prime pagine risulta chiaro che lo scopo del loro studio è quello di migliorare le proprie capacità fisiche in relazione a tale gestualità. L’acquisizione della capacità di lanciare può quindi essere utilizzata nelle più varie circostanze.
Definizione:
“il lanciare consiste nel proiettare un oggetto nello spazio allo scopo di ottenere un risultato definito”.
In natura il lancio può essere un mezzo di
difesa
lavoro
salvataggio di altre persone
aiuto ad altre persone
liberarsi di un oggetto pericoloso
“mezzo” per prendere altri oggetti
divertimento (giochi vari)
In senso lato il lanciare deve comprendere anche la ricezione, o lo schivare. Su questo particolare Hébert
si sofferma in modo specifico.
Viene presa in considerazione subito la varietà di esecuzione dei lanci, che possono essere eseguiti con
ogni parte del corpo: mani, piedi, spalle, testa, gomiti, ginocchia, ecc.; a due mani, da sopra, da sotto, in
avanti, indietro, di lato, in alto, in basso, mirando qualcosa, al muro, a getto perduto. Gli oggetti che
possono essere lanciati sono i più vari…qualsiasi cosa, dalla sabbia alle pietre, alle palle, ecc.
Nei lanci sono inclusi quelli che si effettuano mediante l’aiuto di uno strumento, come la racchetta, un
bastone, una corda, ecc..
Tutte queste possibilità che vengono incluse in questa voce “LANCI” rendono tale famiglia di esercizi
estremamente varia, fantasiosa, ma anche completa. Sicuramente la svincolano dai canoni a cui siamo
abituati...
Il meccanismo d’esecuzione viene diviso in:
caricamento
spinta (distensione)
rilascio
ripristino
76
I.D. Educazione Fisica
Hébert parla anche di “rinculo”, proprio come nelle armi da fuoco.
Mi sembra improprio, perché al momento del rilascio tutta la forza del corpo è proprio concentrata
sull’oggetto da scagliare, che ha ricevuto una velocizzazione progressiva lungo la traiettoria descritta nella
spinta ed “esce” dal contatto corporeo a fine corsa; lì non ci può essere rinculo. Anche nel calciare non
c’è rinculo ed il piede continua al sua corsa dopo che il pallone (per esempio) va per conto suo, tuttavia
il rinculo può essere individuato nella parte opposta del corpo (quella che non lancia) e che si porta con
forza in direzione opposta, dando vigore ed effetto al lancio.
Vengono esaminate nel dettaglio gli elementi detti sopra, la partecipazione ed il ruolo delle varie parti
del corpo, dai piedi, alle dita delle mani e vengono indicate le modalità atte a fornire la massima efficacia, incluso in particolare la necessità della fluidità del gesto, specialmente tra caricamento e spinta, ma
vengono indicate anche le altre possibilità di lancio, dove il caricamento è nella stessa direzione della
spinta, come nei lanci con giro.
Non viene trascurato il ruolo del sistema nervoso nella pratica dei lanci, pur restando sugli elementi esteriori (non essendoci all’epoca le conoscenze e le possibilità di studio di oggi; tuttavia quello che Hébert
dice, è quello che veramente serve sapere per un maestro di ginnastica e che è proprio quello che succede
in ogni caso, indipendentemente da qualsiasi dimostrazione scientifica, elettromiografica, ecc.).
Ogni descrizione si completa con delle illustrazioni schematiche e moltissime considerazioni e studio
teorico. Sicuramente si prova un senso di dispiacere nel non poter beneficiare dell’insegnamento diretto,
(o almeno di una sua consulenza) dell’autore. In effetti, la descrizione dettagliata prende il sapore di una
certa pedanteria, quasi scollegata tra la teoria e la sua applicazione pratica, perché non c’è corrispondenza tra il sapere come si deve fare ed il fare e le due cose si collimano soltanto dopo una lunghissima pratica. Sarebbe stato per me molto interessante chiarire un tale equivoco direttamente con il “maestro”. Le
pagine difatti si riempiono di tantissime considerazioni, talvolta apparenti ripetizioni, spesso precisazioni
di uno stesso argomento già trattato.
Particolare valore viene dato all’ambidestrismo. Personalmente trovo ciò veramente notevole e valido.
Questa capacità si collega con i “jonglage” (giocoleria) per l’affinamento che con tali pratiche si realizza
nei due momenti fondamentali dei lanci:
massima conoscenza del meccanismo di esecuzione
scioltezza e coordinazione necessaria nell’esecuzione
Un intero paragrafo è dedicato alla citazione del lancio nei tempi passati. In questo argomento Hébert
dimostra una approfondita conoscenza storica dei vari strumenti ed armi da lancio.
I lanci principali ed i corrispondenti jonglages vengono esaminati.
Sicuramente lo studio completo dei lanci richiederebbe dedizione, tempo, costanza, convinzione, desiderio di sviluppare certe capacità e raramente si può fare tutto. Questa è un’opera più da appassionati, quasi
da “collezionisti”. Oggigiorno si deve sempre scegliere e qualcosa resta sicuramente fuori.
Il piano dell’opera è il seguente:
Considerazioni tecniche generali
Lanci fondamentali e relativi Jonglages
Lanci secondari o derivati
La presa e lo schivare
I.D. Educazione Fisica
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La finalizzazione del lancio
Utilizzazioni pratiche del lanciare: difesa, salvataggio, lavoro
Giochi di lancio
Il lancio del disco nell’antichità
Considerazioni:
Il maestro di ginnastica dovrà conoscere l’intera proposta di Hébert
Confrontarla con altre proposte
Confrontarla ed integrarla con le conoscenze attuali, soprattutto sue personali
Farsi degli schemi attorno ai quali lavorare, selezionando le varie tecniche secondo la graduatoria che
partendo dall’indispensabile, passa al necessario, all’utile, al possibile, fino al superfluo.
Da non trascurare sono i pericoli insiti nelle esercitazioni di lancio, che Hébert indica e dice anche come
evitare.
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I.D. Educazione Fisica
La difesa (DVD2)
D. Matteucci* - M.P. Petrucci**
* Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di ginnastica
**Maestro di ginnastica (studente)
La relazione è presente come Presentazione Power Point nel DVD 2.
Nuotare
Serena Mariotti
Insegnante di Educazione Fisica
(non pervenuto)
I.D. Educazione Fisica
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GEORGES HÉBERT
E LA GINNASTICA OGGI
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
81
Dalla “Ginnastica medica” di Girolamo Mercuriale
alla ginnastica “naturale” (DVD 1)
Cristina Baroni
Presidente SIEF
L’argomento che intendo affrontare oggi è relativo alla storia della ginnastica, perché voglio evidenziare
il fatto che la GINNASTICA che la nostra Società vuole portare avanti e diffondere ha una grande storia
alle spalle, storia nella quale è possibile riscontrare delle “linee di continuità” che possono darle, al di là
di divergenze a volte solo apparenti tra i suoi Maestri, coerenza e unitarietà.
Condurremo la nostra indagine a partire dal testo che ne costituisce in età moderna l’atto di fondazione,
il De Arte Gymnastica di Girolamo Mercuriale.
Mercuriale è stato un grande medico, un grande politico, un grande ricercatore (in un senso veramente
moderno del termine, considerato l’uso interdisciplinare delle fonti).
Egli ha pubblicato, per ben quattro volte, in vita, questo testo, ampliandolo sempre più (1569, 1573,
1887, 1601), e altre edizioni sono state pubblicate dopo la sua morte, nei secolo successivi 1.
Questo testo però, seppur tanto diffuso, si è reso celebre più per le sue belle illustrazioni che per il suo
contenuto: pochi devono averlo veramente letto (anche perché poderoso!), infatti la sua ars gymnastica
così come lui l’aveva configurata, descritta e fondata con un’operazione culturale ineguagliata per la
nostra materia, è rimasta lettera morta.
Noi cercheremo di capire bene questo testo, perché costituisce un elemento di chiarezza, in questo
momento, fondamentale.
La “ginnastica” successiva, cioè quella che si è sviluppata soprattutto nell’Ottocento, si è configurata
come strumento essenzialmente militare, e tale è rimasta nella nostra memoria e nel nostro immaginario.
Anche Georges Hébert, quando scrisse il suo “La Méthode Naturelle” (scritto nell’arco di venti anni, dal
1936 fino al 1957) aveva di fronte QUESTA ginnastica, perciò se ne è discostato esplicitamente ed a
più riprese, parlando di “vecchia ginnastica” 2.
Georges Hébert non conosceva Mercuriale, ma gli elementi comuni di contrasto con altre forme di attività fisica, così come altri che cercheremo di evidenziare, ci possono consentire di avvicinare i due Autori,
portandoci, con le dovute precisazioni ed osservazioni, verso quella GINNASTICA che la SIEF vuole
proporre oggi, e che vedremo nel corso della mattinata.
Se vogliamo procedere correttamente, occorre in primo luogo evidenziare ciò che (più o meno apparentemente, lo vedremo dopo) distingue i due Autori.
L’aspetto che salta più evidente agli occhi è l’utilizzo di termini diversi.
1
A Mercuriale la SIEF ha dedicato, in occasione del celebrazioni per il 400° anniversario della sua morte, il suo XI Congresso Nazionale,
intitolato “Ginnastica e Ginnastica Medica oggi. Riflessioni sul De Arte Gymnastica di Girolamo Mercuriale” (Forlì, 17-18 febbraio 2007).
Gli Atti sono ora pubblicati sulla rivista “I. D. Educazione Fisica”, Numero speciale, novembre 2007. Su Mercuriale v. anche C. BARONI
– M. PECCHIOLI, La figura e l’opera di Girolamo Mercuriale in relazione alla situazione attuale della Educazione Fisica, Firenze 1997.
2
G.HEBERT, “La Méthode Naturelle. Education Physique, virile et morale”, Paris, Vuibert, I vol, 19747, pp. 93, 100, 242-43, 289-90.
82
I.D. Educazione Fisica
G. Mercuriale intitola il suo testo “De Arte Gymnastica”, ed a questa ginnastica (che egli definisce
“medica” unicamente per distinguerla dalla ginnastica militare e da quella “atletica””) dedica l’intero suo
volume, diviso in sei parti.
La ginnastica viene da lui definita come:
“(ita dicere poterimus) artem gymnasticam esse facultatem quandam omnium exercitationum facultates contemplantem, eorumque varietates opere ipso edocentem, vel gratia bonae
valetudinis conservandae, vel gratia optimi corporis habitus acquirendi atque tuendi” (…)
“L’arte ginnastica è la disciplina (scienza) che studia l’efficacia di tutti gli esercizi e che insegna con l’opera le loro varietà, al fine o di conservare la buona salute o di acquisire e conservare un ottimo aspetto del corpo”.
Tradotto in termini moderni, possiamo indicare la ginnastica come
“scienza che studia l’esercizio fisico, gli effetti che con esso si possono produrre sull’organismo umano e che ha per fine il conseguimento ed il mantenimento della buona salute”
(da G. Mercuriale, modificata)
che è la definizione oggi accettata dalla nostra Società Italiana di Educazione Fisica.
Da una definizione di questi tipo consegue, e Mercuriale stesso sottolinea quest’aspetto, che l’arte ginnastica, ben studiata, può e deve essere APPLICATA A TUTTI (Mercuriale, di contro a tutta la tradizione
classica, esclude solo i febbricitanti), perché a tutti porta beneficio: occorre però, come per un farmaco,
dosarlo e graduarlo attentamente, con una grande conoscenza sia degli effetti propri di ciascun esercizio
che del soggetto cui esso è diretto.
Fin qui Mercuriale.
Georges Hébert invece, per il suo “Metodo Naturale”, parla di “Education physique, virile et morale”,
definendo l’Educazione Fisica in questo modo:
“L’education Physique est une action complexe et suivie qui s’étend sur la période de l’existance comprise entre la première enfance et la fin de la croissance, et au delà même pour
certaines applications. Elle a pour but l’acquisition du développement physique intégrale,
lequel se resume en ces trois matières: la SANTE’, la BEAUTE’, la FORCE.” 3.
“L’educazione fisica é un’azione complessa e continuativa che si estende sul periodo dell’esistenza compreso tra la prima infanzia e la fine della crescita, e anche oltre per alcune applicazioni. Essa ha per scopo l’acquisizione dello sviluppo fisico integrale, che si riassume in
questi tre aspetti: la SALUTE, la BELLEZZA, la FORZA”
In questa definizione, riferita all’Educazione Fisica, noi ritroviamo i due elementi della SALUTE e della
BELLEZZA DEL CORPO già incontrati nella definizione di Mercuriale
Ma il suo “Metodo Naturale”, vuole andare molto oltre questo “sviluppo fisico integrale”: esso comprende
degli “elementi fisici intangibili” (che sono l’aria aperta, la natura, la nudità, la pratica degli esercizi naturali e utili) e consiste in un metodo di lavoro comprendente sia la tecnica (esecuzione pratica degli eser3
“La Méthode Naturelle. Education Physique, virile et morale”, Paris, Vuibert, I vol (1936), VII ed. 1974, p.8
I.D. Educazione Fisica
83
cizi) che la pedagogia, vale a dire la capacità di dirigere il lavoro.
Il “Metodo Naturale” viene così definito:
“Action méthodique, progressive et continue, de l’enfance à l’état adulte, ayant pour objet:
• d’assurer le développement physique intégral;
• d’accroître les résistances organiques;
• de mettre en valeur les aptitudes dans tous les genres d’exercices naturels et utilitaires indispensables
(marche, course, saut, quadrupédie, grimper, équilibrisme, lancer, lever, défence, natation);
• de développer l’énergie et toutes les autres qualités d’action ou viriles;
• enfin, de subordonner tout l’acquis, physique et viril, à une idée morale dominante, l’altruisme.”
(“La Méthode Naturelle” , Vuibert, 1974 7, p.10-11).
Azione metodica, progressiva e continua, dall’infanzia all’età adulta, avente come scopo:
• d’assicurare lo sviluppo fisico integrale ;
• d’accrescere le resistenze organiche;
• di valorizzare le attitudini in tutti i generi di esercizi NATURALI ED UTILI indispensabili
(marcia, corsa, salti, quadrupedia, arrampicata, equilibrio, lanci, trasporti, difesa, nuoto)
• di sviluppare l’energia e tutte le altre qualità d’azione o virili
• infine, di subordinare tutto quanto appreso, di fisico e di virile, ad un’idea morale dominante, l’altruismo
Quello che caratterizza quindi il pensiero di Georges Hébert è la forte impronta pedagogica, tale e tanta
da fargli affermare:
“L’Education Physique est surtout una question d’ordre pédagogique et non pas physiologique, encore moins médical” (ibidem, p.XII)
Ed è per questo che, coerentemente, Georges Hébert limitava il campo d’azione dell’educazione fisica,
come abbiamo visto, pressochè esclusivamente all’età della crescita: dopodiché, affermava, si può solo
mantenere o rieducare 4.
Siamo quindi molto lontani, almeno apparentemente, dall’impostazione scientifico-razionale del medico
Mercuriale, il quale (in un momento storico decisivo quale quello del Rinascimento, compiendo un’operazione culturale di una enorme rilevanza, il ricupero cioè dal mondo classico di tutto ciò che esso ci ha
lasciato riguardo alla ginnastica greca e romana) la ripropone ai suoi contemporanei. come necessità
igienica.
Ma volgiamoci ora agli elementi in comune.
Georges Hébert, pur rifuggendo da ogni tecnicismo, da lui ravvisato invece nelle specializzazioni sportive
(non dimentichiamo che Hébert sviluppa il suo pensiero negli stessi anni in cui si organizza e si sviluppa il movimento sportivo), ravvisa nella conoscenza tecnica del MAESTRO la componente fondamentale del suo insegnamento: i concetti di MISURA, di GRADUALITA’, di PROGRESSIVITA’, propri
dell’aspetto “pratico” dell’insegnamento, sono basilari nel suo pensiero.
Inoltre, l’importanza di questa conoscenza “tecnica” relativa al “che fare” è testimoniata dalla sua grande
opera in cinque volumi, dove vengono minuziosamente descritte le dieci “famiglie di movimento”, che
abbiamo viste rappresentate nei due giorni precedenti.
Dal canto suo, Mercuriale aveva scritto che, “al pari di un farmaco, gli esercizi fisici possono fare bene o
4
“L’objet principal du présent ouvrage est l’éducation de la jeunesse. L’éducation commence dès le plus jeune âge et s’achève avec la fin de
la croissance. Au-delà il ne peut plus agir que d’entretien, de remise « en condition » ou bien de rééducation » (idem, p. XVI)
84
I.D. Educazione Fisica
male a seconda di come vengono somministrati, se ” opportune ac prudenter” (in modo opportuno e
razionale) o “temere nullaque opportunitatis ratione” (in modo temerario e senza nessuna cognizione di
opportunità), ritenendo il “gymnastes” l’unico detentore di questo sapere 5.
Nella descrizione infatti delle figure professionali del ginnasio greco, Mercuriale si attarda sulla differenza esistente tra il GINNASTA (colui che sa)
“maestro di tutti gli esercizi, che conoscendo bene la loro potenza e le loro potenzialità
(L’EFFICACIA) nei confronti della salute, insegnava tanto agli atleti quanto a tutti gli altri,
in che modo dovessero essere fatti, per quanto tempo e quali a chi convenissero”
e il PEDOTRIBA (“colui che ha esperienza, ma non conosce profondamente né il corpo umano, né gli
effetti dei singoli esercizi sul singolo individuo”). A quest’ultimo associa lo SFERISTICO, come “istruttore di coloro che giocavano a palla, simile al pedotriba, e che secondo Galeno conosceva per esperienza
(“callebat”) ogni tiro, ogni presa e ogni respinta, ma ignorava del tutto il loro effetto motorio”.
Interessante a questo proposito è che anche Hébert, nel I libro, riporta questa distinzione, da lui conosciuta solamente attraverso il Dizionario del Littré, come quella tra “EDUCATORE” e “TECNICO”,
attribuendo al “gymnastes” non, come intendeva Mercuriale, una competenza di tipo SCIENTIFICO
bensì PEDAGOGICO, in quella insistenza verso l’aspetto educativo della disciplina che come abbiamo
visto costituisce l’essenza del suo pensiero e del suo messaggio.
Ma la ars gymnastica di Mercuriale si pone su un piano diverso.
Mercuriale, paradossalmente rispetto al tempo “storico”, va oltre.
Da uomo del Rinascimento, trova nella “cura del corpo” un valore in sé, profondamente legato alla
intima essenza dell’uomo:
“quoniam si animi semper habenda est cura, neque ille absque corporis auxilio quidquam
grave, aut dignum efficiere valet: profecto studendum est corporis salubritati, bonoque habitui, ut et animo inservire et eius operationes nequaquam impedire, sed adiuvare possit” (I,4)
“perché se sempre bisogna avere cura dell’animo e se questo senza l’ausilio del corpo non
può portare a termine niente di importante o di degno, allora certamente bisogna attendere alla buona salute del corpo, di modo che questo possa SERVIRE ALL’ANIMO, e
possa aiutarlo, e non essergli d’impaccio in ciò che egli vuole fare”
La ginnastica volta alla buona salute DEL CORPO ha un valore enorme, anche perché questa che lui
definisce la “medicinae gymnastica” impedisce di “andare oltre” in questa stessa cura, in quanto
“tametsi corporis uni curae operam navare videatur, ita tamen, et illius et animae simul
exercitationis… curam gerit, ut non sinat ita corpus prae robore atque crassitie insolenter
ferocire … id quod athleticam non effecisse” (III,1).
5
Mercuriale descrive il gymnastes come “magister omnium exercitationum, qui eorum vires ac potentias ad sanitatem conducentes callens
, quomodo fieri debent, quam diu, e quae quibus convenirent, tam athletas quam caeteros omnes exercitatores edocebat, eo quod vel
medicus esset, vel medico in multis par”(I,12). Questa figura di Maestro viene messa in forte contrasto con quella del “pedotriba” (sorta
di “istruttore”, il quale “exercitationum omnium facultatem ignorabat, gymnastaeque praecepta solum faciebat, utpote qui et usum et
differentias et modum exercitationum experientia quadam calleret, sed ob ignorantiam saepenumero aberraret”) e con quella dello sferistico, “eorum, qui pila ludebant, institutor, ac veluti paedotriba quive secundum Galenum, omnem pilae iactum, exceptum, repulsumve callebat, minime tamen quem corpori affectum parerent hi, noscebat” ( I,12).
I.D. Educazione Fisica
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“sebbene sembri occuparsi solo del corpo, esercita insieme quello e l’anima, in modo da non
permettere che il corpo per la robustezza e la grossezza inferocisca in modo smodato (“insolenter ferocire”)”
La rabbia di Mercuriale verso chi perde di vista questo rispetto per la propria persona e per la propria
dignità si esprime con parole durissime, descrivendo gli atleti come coloro che, abbruttendo il proprio
corpo in nome della vittoria, dei premi e dello spettacolo, vengono meno alla loro dignità di uomini, in
quanto
“corpori incrassando roborique comparando nimium incumbebant, mentem etiam crassam
sensusque omnes hebetes, torpidos ac segnes reddebant” (I,14).
“si dedicavano troppo ad ingrossare il corpo e ad acquisire robustezza, rendendo anche la
mente grassa e tutti i sensi ebeti, torpidi e pigri”
E allora ci accorgiamo che anche qui siamo molto vicini a Georges Hébert, che a torto troviamo (su
Wikipedia, l’enciclopedia virtuale) tra i “precursori del culturismo” per la sua indiscutibile attenzione
all’aspetto esteriore, alla bellezza, del corpo umano, ma che invece tuonava contro coloro che perdono di
vista questo senso di dignità della propria persona:
“En ne s’occupant que strictement du corps … on tend, en effet – et l’experience ne le
prouve que trop – à ne former que de beaux pantins, des brutes, des égoistes ou pis encore.
La culture du corps pour le corps, ou pour la domination par la force brutale n’a jamais rien
produit de beau, de bon, ni d’élevé; elle mène toujours, aujourd’hui come hier, aux pires
excès moraux et sociaux.” (p.9).
“Non occupandosi che strettamente del corpo… si tende, in effetti – e l’esperienza lo
dimostra anche troppo- a non formare che dei bei burattini, dei bruti, degli egoisti o peggio
ancora. La cultura del corpo per il corpo, o per il dominio della forza bruta, non ha mai
prodotto niente di bello, di buono, né d’elevato; essa conduce sempre, oggi come ieri, ai
peggiori eccessi morali e sociali”
Il riferimento qui è esplicitamente a quella “cultura puramente muscolare” e a quei “procedimenti di
lavoro che tendono a sviluppare unicamente i muscoli pezzo per pezzo, per mezzo di esercizi detti «di
panca» o di cultura fisica, o con l’aiuto di macchine, di pesi o di apparecchi vari ” (p.20).
Se tutto questo quindi accomuna i due Autori, noi non possiamo non sottolineare la semplicità, e la
grandezza al tempo stesso, del pensiero di Mercuriale, il cui messaggio potremmo così riassumere: “IL
NOSTRO CORPO HA UN VALORE GRANDE, BISOGNA AVERNE CURA”.
Di fronte ai problemi legati alla sedentarietà ed al progresso tecnologico, di fronte al decadimento della
efficienza fisica nostra, dei nostri figli, dei nostri genitori; di fronte all’obesità che incombe e che impone
una selezione ancora più accurata degli esercizi fisici, abbiamo il dovere di porci il problema della “cura
del corpo” nel senso semplice, laico, indicatoci da Mercuriale.
In quest’opera vengono infatti stabiliti i seguenti punti:
• La GINNASTICA come “scienza dell’esercizio fisico”, studiata in funzione del conseguimento e del
mantenimento della buona salute (leggi: massima efficienza fisica possibile). Lo stesso Hébert dava
enorme importanza alla figura (virile e morale) ed alla competenza dell’insegnante, e ai suoi “procedimenti di lavoro razionali”. Proprio in quanto “scienza”, è soggetta a continui aggiustamenti, dati dal
86
I.D. Educazione Fisica
progresso scientifico nel settore del corpo e del movimento umano, e nella relazione che seguirà
potremo vedere quali sono, allo stato attuale, i PUNTI FERMI in questo senso.
• La GINNASTICA che, ancora proprio in quanto “scienza dell’esercizio fisico”, può dare il suo contributo come disciplina in tutte le situazioni, di normalità ma anche di patologia (ciò verrà presentato oggi
pomeriggio, nel corso della VII Sessione di questo Congresso). La SIEF ha affrontato con questa
impostazione anche il problema dell’ “Educazione Fisica nell’handicap”, e da Mercuriale ha tratto
questi insegnamenti: 1) TUTTI possono e devono fare ginnastica, come sana igiene di vita 2) c’è un
esercizio adatto per ciascuno 3) E’ sempre possibile fare qualcosa, per migliorare la qualità della vita.
• La GINNASTICA infine che, per le indiscutibili correlazioni con l’anima (se vogliamo parlare il
linguaggio di Mercuriale) o (secondo il pensiero di Georges Hébert) con la parte “virile e morale” della
persona, si configura comunque come STRUMENTO EDUCATIVO insostituibile, prevalentemente, com’è ovvio, nella scuola: nel corso di questa mattinata, potrà essere sottolineata questa grande
valenza educativa, importante oggi come non mai.
LA PALESTRA, è vero, non è l’ambiente naturale di cui parlava Georges Hébert, e manca di quell’elemento dell’imprevedibilità al quale egli attribuiva grande valore: ma una scienza dell’esercizio
fisico, se vuole sempre e comunque creare solo beneficio, deve eliminare quanto più possibile (specialmente nella scuola, ma anche, ad esempio, negli anziani), ciò che può arrecare danno.
Invece, COME l’ambiente naturale, essa presenta rilevante, con la presenza degli ATTREZZI, l’elemento del PERICOLO, che essa insegna ad affrontare ed a superare, in un ambiente dove, a differenza dell’aula o di ogni altro luogo del vivere sociale, “on ne peut pas tricher” (“non si può barare”) 6,
ciascuno essendo messo, senza possibilità di inganno, di fronte alle proprie paure, alle proprie reali
capacità ed alla propria lealtà.
Se grande quindi è il valore di Mercuriale per la storia della ginnastica, altrettanto dobbiamo dire di
Georges Hébert. , che ha valorizzato il GESTO NATURALE di contro a quelli artificiosi, stereotipati
in uso al suo tempo, consegnandoci quelle dieci “famiglie di movimento” che sono state descritte nelle
due giornate precedenti e che costituiscono la “materia” del suo Metodo Naturale.
Ed eccolo allora il senso di quella “Ginnastica Naturale” di cui parliamo oggi.
A questo proposito vorrei citare (rendendogli omaggio perché è stato uno studioso che, con i suoi due
testi su Françisco AMOROS e su Georges Hébert, ha fatto molto per la storia della Ginnastica), ADRIANO LENZI, che nel suo libro intitolato “Il Metodo Naturale” scrive:
“Come l’uccello vola, come il cavallo ed il cane corrono, saltano e nuotano, l’uomo cammina, corre, salta, si arrampica, nuota; è fatto per questo; sono gli esercizi della sua specie, quelli
che mantengono in lui la forza e la salute.
Le occupazioni creategli dalla civiltà lo distolgono da questi movimenti; ma, quanto più egli
se ne allontana, tanto più la vita artificiale fa sentire il suo peso su di lui e tanto più le
influenze nefaste gravano numerose sulla sua salute; le esigenze profonde della sua NATURA
reclamano il ritorno alle attività essenziali della sua specie” (p.56).
E questa è la ginnastica che noi vogliamo diffondere: ginnastica “naturale” perché, grazie al contributo
di Georges Hébert, la ginnastica si è finalmente evoluta verso quei movimenti naturali propri dell’essere
umano, e che sono i solo ad essere (ieri, oggi e domani) veramente UTILI e NECESSARI per il nostro
PREZIOSISSIMO CORPO.
6
L’espressione è del Prof. J. M. Delaplace, in un’intervista rilasciata a C. BEUGNIER, presidente della Federazione Hebertista Belga e
comparsa sulla rivista ufficiale di tale associazione (FBH) nel dicembre 2006, pp.5-10 (è possibile visionarla sul sito www.fbh.be)
I.D. Educazione Fisica
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Ed è per questo che ciò di cui parliamo oggi è di Ginnastica tout court, la ginnastica per tutti e per tutta
la vita, come avevano capito Emilio BAUMANN, grande figura di educatore fisico italiano o MARIO
GALLO, scomparso nel 1971 e fondatore nel 1952 della “Società Italiana di Ginnastica Medica”
(SIGM), perché aveva capito, come ci ripete oggi Marco Pecchioli, che MEDICINA e GINNASTICA
sono due versanti della stessa montagna, volte ambedue allo “stare bene” del nostro corpo.
Questo non deve però far dimenticare la profonda esistenza esistente tra i due ambiti.
A questo proposito vogliamo riportare le parole di Georges Hébert, il quale, nel 1936 scriveva:
“Le médecin est CONSERVATEUR ET FREINEUR par essence comme par devoir social.
Il doit PROTÉGER les faibles en les maintenant dans les limites de leurs possibilités, et
MODÉRER les forts dans leur tendences excessives. Il doit précher la MESURE et répandre à profusion les conseils de PRUDENCE. C’est peut-e^tre l’exagération de ce ro^le social
qui rend le médecin si hostile aux exercices du corps.
L’éducateur a un tout autre ro^le à remplir : il doit aller de l’avant, se montrer volontaire,
infatigable et audacieux. On ne devient viril qu’en travaillant dur et en développant le
GO^UT DE L’EFFORT ET DU RISQUE.
A’ un certain point de vue, il y a incompatibilité entre le médecin et l’éducateur. Les r^oles
de l’un et de l’autre sont très differents. On ne peut songer à faire des ^etres forts en ayant
constamment le médecin à ses trousses ! » (p.XIII)
“Il medico è CONSERVATORE e “FREINEUR” per sua essenza come per dovere sociale.
Deve PROTEGGERE i deboli mantenendoli nei limiti delle loro possibilità e MODERARE i forti nelle loro tendenze eccessive. Deve predicare LA MISURA e spandere a profusione consigli di prudenza. È forse l’esagerazione di questo RUOLO SOCIALE che rende il
medico così ostile agli esercizi del corpo.
L’educatore ha tutt’altro ruolo da svolgere: deve ANDARE AVANTI, mostrarsi VOLONTEROSO, INFATICABILE E AUDACE. Non si diventa “VIRIL” che lavorando duro e
sviluppando il GUSTO DELLO SFORZO E DEL RISCHIO.
Da un certo punto di vista, c’è incompatibilità tra il medico e l’educatore.
I ruoli dell’uno e dell’altro sono molto diversi.
Non si può pensare di fare degli ESSERI FORTI avendo costantemente il medico alle
calcagna”
E qui terminiamo, sottolineando proprio questo che è il filo conduttore della giornata di oggi, con il
Saluto del Presidente della Società Italiana di Ginnastica Medica, Medicina Fisica, Scienze Motorie e
Riabilitative e con la Sessione conclusiva di oggi pomeriggio, vale a dire il rapporto tra Medicina e
Ginnastica, due discipline con lo stesso fine, la stessa dignità (anche se la storia ha fatto deviare la
Ginnastica strumentalizzandola a fini diversi), ma che sono , come ha splendidamente sottolineato
Georges Hébert nelle parole che abbiamo appena riportato, profondamente, intimamente diverse tra
loro, pur essendo ambedue, e questo bisognerebbe che venisse oggi finalmente unanimemente riconosciuto anche per la Ginnastica, strumenti insostituibili per il benessere dell’uomo.
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I.D. Educazione Fisica
Concetti-base della ginnastica in relazione
alle esigenze della società contemporanea e secondo le
attuali acquisizioni scientifiche
Marco Pecchioli
Istituto Duchenne – Firenze
Medico specialista in Ortopedia e Maestro di Ginnastica
Gli elementi espressi nel titolo e da esaminare in questa mia relazione sono i seguenti:
- CONCETTI-BASE della GINNASTICA
- Le ESIGENZE della società contemporanea
- Le attuali ACQUISIZIONI scientifiche
I concetti-base della GINNASTICA sono ormai acquisiti e possono essere sintetizzati nello “studio
dell’esercizio fisico” inteso come studio atto a realizzare il possesso del proprio corpo da parte del Sistema
Nervoso Centrale (S.N.C.), oltre che a migliorare l’efficienza fisica in tutti i suoi aspetti (forza, scioltezza articolare, ecc.).
Questo concetto è molto importante perché l’esercizio fisico si discosta in modo essenziale dalla motricità spontanea.
Esso è un “atto motorio voluto e precisato” (E. Baumann) e non può quindi prescindere dalla consapevolezza.
La consapevolezza fa parte della coscienza e quando un movimento viene stampato nella coscienza è a
disposizione della volontà in ogni occasione.
Quando invece il movimento è spontaneo, avviene come avviene, senza alcun controllo volontario da
parte del soggetto e soprattutto senza nessuna consapevolezza di muovere quella o quell’altra parte del
corpo e di muoverla proprio in quel modo.
Esempi: correre è possibile a tutte le persone normali, ma controllare l’assetto dei piedi, delle gambe, del
bacino, delle braccia,ecc., è possibile soltanto a chi abbia studiato la corsa in quanto esercizio fisico.
Tuffarsi nell’acqua da due metri di altezza è possibile a tutte le persone, ma tuffarsi in un modo precisato,
no. Lanciare un oggetto così come viene, in modo spontaneo, è possibile ad ogni persona, ma fare centro,
o lanciare un pallone dentro ad un canestro, no, se non si è studiato con specifici esercizi fisici. In questi
esempi si vede come il SNC giochi un ruolo di protagonismo. Questo cambia la vita della persona che
possiede tali capacità di controllo volontario e di consapevolezza.
Questo realizza la GINNASTICA e non solo.
Nota: il “non solo” dipenderà dall’indirizzo educativo che sarà stato dato all’allievo, dal maestro di
ginnastica e questo è ancora un altro fatto che si aggiunge agli effetti della GINNASTICA ed è di
“notevolmente maggiore” difficoltà di comprensione, ma anche di risoluzione (ne senso di come si possa
fare ad orientarlo) del primo; ossia, se per capire la presa di possesso del corpo come indicato sopra, è un
concetto abbastanza accessibile a qualsiasi persona, più difficile è capire come una persona possa
diventare per esempio altruista, o riflessiva, o migliori le sue capacità di ragionamento, o orienti le sue
I.D. Educazione Fisica
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scelte di vita in un modo piuttosto che in un altro, in seguito all’insegnamento della ginnastica che ha
ricevuto.
Le ESIGENZE della società contemporanea possono riassumersi in una sola parola:
MOVIMENTO
difatti i politici, i sociologi, i medici, ecc, che non conoscono la GINNASTICA, danno continuamente
consigli più o meno pellegrini alle persone di muoversi pur di muoversi e ci sono sciacalli pronti ad
approfittare di tale situazione confusa per fare lucrosi profitti alle spalle degli ignari cittadini.
Le ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE sono anch’esse semplici ad elencare e sono ben descritte nel mio
libro “Teoria dell’esercizio fisico” al quale rimando.
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I.D. Educazione Fisica
Progetto di ginnastica nella scuola elementare (DVD 1)
Federica La Ferla
Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica
La relazione è presente sul DVD 1, con una Presentazione Power Point e con un filmato.
La ginnastica per adulti (DVD 1)
A cura dell’Istituto Duchenne
Scuola Nazionale di Educazione Fisica riconosciuta dalla SIEF
La relazione è presente sul DVD 1 con un filmato.
I.D. Educazione Fisica
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La Ginnastica naturale nella prima e
nella seconda infanzia (DVD 1)
Elena Ermini
Insegnante di Educazione Fisica
La Ginnastica naturale e i bambini
La mia relazione intitolata “La Ginnastica naturale nella prima e nella seconda infanzia”, tratta di due
esperienze di Educazione Fisica da me condotte con bambini dell’Asilo Nido (0-3 anni) e bambini della
Scuola dell’Infanzia (3-6 anni).
La motivazione che mi ha spinto a progettare e intraprendere queste esperienze coincide con la mia ferma
convinzione che (come Georges Hébert ci insegna) per l’acquisizione di uno sviluppo integrale e il
mantenimento della forza e della salute sia necessario adoperarsi fin dalla nascita e con efficacia in tutta
l’età evolutiva (per proseguire poi fino all’età adulta e oltre…).
Purtroppo oggi giorno sono pochi gli spazi naturali per coltivare le qualità fisiche, morali e virili (del
carattere) e vi è una diminuita efficacia e presenza di guide sicure quali l’istinto e il bisogno (proprie del
vivere allo stato naturale). Allora diviene necessario utilizzare un’azione ragionata, continua, metodica e
progressiva (che ci permetta di evitare prove infruttuose ed esperienze pericolose) e utilizzare spazi “artificiali” (come le palestre) che ripropongano gli stessi “sforzi”, le stesse regole che si sarebbero potute
trovare nel “mondo vero”.
“Consacrare” quindi giornalmente un tempo sufficiente alla cultura del proprio corpo.
Quando si parla di “cultura del proprio corpo”, di Educazione Fisica, e ci si riferisce ad un programma
di attività da proporre a bambini in età evolutiva, si parla di “sviluppo delle abilità di base” , a cui Hébert
attribuisce un’importanza capitale, e che è riuscito a riassumere e classificare in maniera semplice ed efficace nel suo famoso “Decalogo”.
L’aver ordinato così in 10 gruppi fondamentali la grande varietà di esercizi e movimenti naturali (la
marcia , la corsa, il salto, la quadrupedia, il sollevare, il lanciare, il difendersi e il nuotare, -e in un secondo tempo- l’arrampicare e l’equilibrio) è stata a mio avviso una forma di chiarezza mentale a cui potersi
riferire ogni volta che si vuole programmare l’insegnamento di una disciplina quale l’Educazione Fisica.
Le mie esperienze hanno avuto come uno dei loro scopi principali il “contrebalancer les effets de
mauvaises postures habituelles”. Hébert stesso sottolinea l’importanza di un intervento precoce e tempestivo nel correggere eventuali alterazioni dovute ad atteggiamenti errati in soggetti in età evolutiva
(paramorfismi), che “deviennent déformations à la longue inévitables”.
Quindi offrire stimoli per lo sviluppo e l’educazione delle potenzialità fisiche di ogni bambino, educare
l’attenzione e la disciplina dei soggetti, proporre occasioni per creare ed aumentare in ogni individuo
motivazioni, autostima e sicurezze, darà l’opportunità di sviluppare un profondo senso di gratificazione,
di accettazione di se stessi … e degli altri, soddisfacendo il bisogno di ognuno di autorealizzazione,
trasformando le potenzialità in capacità, conseguendo la miglior efficienza e autonomia possibili e
rendendo “forti” fisicamente, emotivamente e socialmente.
Per raggiungere tale finalità è necessario che l’insegnante sia competente nella tecnica e nella didattica di
ogni attrezzo e “movimento”, sia un bravo conoscitore dell’anatomia e della fisiologia, ma anche un
esempio di energia e di “coraggio” (“per suscitare nei fanciulli entusiasmo e volontà”) ed essere armato di
fantasia e pazienza.
92
I.D. Educazione Fisica
I Filmati
Il primo filmato che vi propongo è stato realizzato nel 1997 ed è stato parte integrante della mia ricerca
di tesi di laurea.
Si tratta di momenti ‘salienti’ estratti da tre sedute di Educazione Fisica con bambini di 4-5 anni nelle
Scuole dell’Infanzia del Comune di Scandicci.
Nella ripresa si può notare come il numero dei bambini presenti, l’eccitazione per un’attività non consueta e la contenuta capacità attentiva, possano essere controbilanciate dalla varietà e complessità delle
proposte, dalla progressiva trasformazione dei giochi e dei percorsi, dalla non improvvisazione e pertinenza degli esercizi (cioè adatti non solo a quella età, ma a quel gruppo di bambini!), dalla chiarezza e
semplicità nella spiegazione e nella possibilità dell’imitazione e infine dalla sola presenza di una ‘stazione’
difficile (sia per sicurezza - ci si fa male se si cade; sia per questione emotive - paura dell’altezza - non l’ho
mai fatto - non mi riesce; sia per la complessità dei movimenti – tenere la testa dentro durante la capriola o le gambe tese nella quadrupedia...).
Il secondo filmato è stato realizzato nel 2005 con gruppi di bambini dell’Asilo Nido “Chicco di Grano”
del Comune di Firenze. L’esperienza è stata continuativa per 3/4 mesi, una volta la settimana per circa
1h, con un gruppo di bambini al massimo di 6 elementi, con la presenza di una seconda persona adulta
di riferimento come aiuto e appoggio.
Con questi bimbi sono stati fatti quasi sempre giochi guidati e proposti un esercizio alla volta, per andare
incontro alla loro breve capacità attentiva e alla loro grande abilità imitativa.
Anche i bambini che inizialmente erano “intimoriti e intimiditi” nell’affrontare giochi nuovi e spazi non
conosciuti (e grandi : pensate come può essere enorme una palestra per un bimbo di 2 anni e ? con i
suoi rumori e le sue ‘immense’ dimensioni!!!), hanno trovato sicurezza e autostima grazie alla “ripetitività” della scansione della ‘mattinata in palestra’ e nella gradualità delle proposte.
...tre incisi
Il nuoto: fa parte delle ‘locomotions secondaires’, comporta l’utilizzo sia degli arti superiori che inferiori
ed è eseguito in ambiente acquatico. Per ciò costituisce non solo un’attività che tonifica ed irrobustisce,
ma un’occasione di prova per adattare il proprio corpo ad un nuovo ambiente dove le propriocezioni
sono completamente diverse : ci si trova infatti in costume, immersi in una sostanza con una densità
decisamente diversa dall’aria, dove si galleggia. Inoltre sapersela ‘cavare’ in un ambiente non consueto è
alquanto gratificante e allena la capacità di affrontare e trasformare le difficoltà fisiche ed emotive in esperienze divertenti ed affatto paurose.
Per ciò è indispensabile proporre le difficoltà in maniera graduale (acquaticità), tenendo sempre ben
presente i prerequisiti dei soggetti che ci troviamo di fronte e chiari in mente gli obbiettivi. Si utilizzeranno così metodi e strumenti adatti, che dovranno essere valutati e verificati divenendo quindi sempre
efficaci.
Il difendersi: la lotta è un modo di misurarsi con se stessi ed i propri limiti e con gli altri in giochi di
competizione e di “opposizione” o di forza, che deve dissociarsi dall’idea di aggressività e dalle forme di
antagonismo e ‘violenza’ per trasformarsi in agonismo e gioco.
L’equilibrio: riveste una particolare importanza per lo sviluppo delle qualità di ordine mentale e nervoso.
Consiste nel lottare costantemente contro la causa di instabilità e disequilibrio, grazie ad uno sforzo
volontario di mantenere e ristabilire “l’aplomb” (la stabilità) e che progressivamente da reazione volontaria calcolata diviene azione riflessa incosciente.
Vi ringrazio per la vostra attenzione e spero nella prosecuzione di questo tipo di esperienze, non come
occasionali e frutto della grande disponibilità dei singoli, ma come facente parte di una vera programmazione scolastica della disciplina Educazione Fisica.
I.D. Educazione Fisica
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LE TECNICHE I. D.
NELLA GINNASTICA
A cura dell’Istituto Duchenne
Scuola Nazionale di Educazione Fisica
riconosciuta dalla SIEF
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I.D. Educazione Fisica
I.D. Educazione Fisica
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Le Tecniche I.D.
M. Pecchioli* - D. Matteucci**
* Medico specialista in Ortopedia e Maestro di Ginnastica
** Insegnante di Educazione Fisica e Maestro di Ginnastica
TECNICHE I.D. (I.D. sta per ISTITUTO DUCHENNE)
Questa espressione è stata scelta deliberatamente in contrapposizione a quella di “metodo I.D.”
Essa indica le modalità da rispettare nell’eseguire esercizi fisici proposti per ottenere specifici effetti motori;
per esempio allungare i muscoli ischio-crurali (effetto motorio ricercato) utilizzando gli esercizi fisici
effettuati “secondo le tecniche I.D.”
Queste tecniche vengono studiate presso l’ISTITUTO DUCHENNE – Scuola Nazionale di Educazione
Fisica.
Quando ci si riferisca ad un determinato programma di ginnastica nel suo insieme, da eseguire secondo
le tecniche I.D. (per esempio “ginnastica per infanti”, “ginnastica per anziani”, ecc.) ugualmente tale
programma deve essere svolto ricercando gli obiettivi contemplati dalle tecniche I.D. relative al tema del
corso ed effettuando gli esercizi fisici secondo le modalità previste dalle tecniche I.D..
Esempio: nel programma di ginnastica per anziani le tecniche I.D. prevedono lo studio degli esercizi di
sospensione, lo studio degli equilibri, lo studio del rilassamento volontario, ecc. e tali obiettivi devono
far parte del programma del corso di ginnastica per anziani, se si è indicato che tale programma deve
essere eseguito secondo le tecniche I.D.; contemporaneamente, i singoli effetti motori ricercati saranno
raggiunti mediante l’applicazione di esercizi fisici eseguiti secondo le modalità previste dalle tecniche
I.D..
Quindi in questo ultimo caso esemplificato, l’espressione “secondo le tecniche I.D.” va intesa come riferita sia ai singoli argomenti che devono comporre il programma nella sua interezza, che alle modalità di
esecuzione dei singoli esercizi fisici.
La scelta dell’uso del termine “tecniche” in contrapposizione a quello di “metodo”, come già detto sopra,
è una scelta deliberata.
I motivi risiedono nel fatto che il termine “metodo” indica qualcosa di definito ed anche di compiuto,
mentre il termine “tecniche” ha un significato aperto e riguarda soltanto le modalità di esecuzione.
Tali modalità restano aperte a modificazioni possibili, se valide e se accettate dal gruppo degli studiosi
che si raccolgono attorno alla sigla di cui si tratti (in questo caso tecniche “I.D.”) e si confrontano e si
aggiornano continuamente.
Inoltre i “metodi” sono generalmente il frutto della mente di uno studioso che li propone e li elabora e
restano fissi dalla loro nascita alla loro scomparsa.
96
I.D. Educazione Fisica
Le “tecniche” sono invece delle modalità di esecuzione (in questo caso di esercizi fisici) elaborate da più
studiosi; esse possono anche variare nel tempo, in base agli studi ed ai risultati della loro applicazione.
Il termine “tecniche” inoltre e soprattutto, non preclude la ricerca e quindi le eventuali modificazioni ed
aggiornamenti che si rendano via via necessari e lascia spazio a qualsiasi studioso che desideri impegnarsi nella ricerca, che voglia rendere partecipi gli altri dei suoi progressi e che accetti di restare sempre sotto
il giudizio degli altri e del risultato che scaturisce dalla applicazione pratica delle sue proposte.
Il termine “tecniche” inoltre lascia apertura alla introduzione di obiettivi aggiuntivi, come pure al
perfezionamento di elementi in uso, o alla eliminazione di modalità superate.
Deve essere aggiunto un altro particolare, degno di nota, che consiste nel fatto che qualora si riscontri la
validità di tecniche motorie proposte in qualsiasi altro contesto (può trattarsi di esercizi che fanno parte
di specifici metodi, o di esercizi usati in discipline sportive, ecc. e riconosciuti efficaci ed utili per i risultati che già sono stati verificati nel contesto del quale fanno parte) esse vengono aggiunte ed incluse nel
repertorio delle tecniche I.D., sono a disposizione di chiunque le voglia applicare (se sa applicarle) e sono
poste sotto quella fiducia che emana dal fatto della loro inclusione, quindi della loro validità (altrimenti non sarebbero state incluse).
Attualmente le tecniche I.D. sono in parte scritte su libri, opuscoli e riviste, in parte registrate su videocassette, in parte ancora oggetto di studio e di perfezionamento.
Esse vengono discusse almeno mensilmente in occasione delle riunioni di studio che si svolgono presso
l’ISTITUTO DUCHENNE e vengono attuate e verificate all’interno dello stesso ISTITUTO
DUCHENNE, o presso le palestre e studi dei suoi Collaboratori, o anche presso strutture diverse dove
si svolga la verifica sperimentale (esempio scuole elementari per il programma di ginnastica per infanti).
I.D. Educazione Fisica
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La ginnastica per infanti (DVD2)
F. Reitano* - W. Ciampa**
* Insegnante di Educazione Fisica e Maestra di Ginnastica
** Insegnante di Educazione Fisica
Nel filmato vengono mostrati alcuni spezzoni di saggi di ginnastica formativa della palestra “Francisco
Amoros”, dove si usano gli attrezzi classici della ginnastica. I bambini hanno un’età compresa tra i 6 ed
i 10 anni.
Alcuni di loro frequentano i nostri corsi da 2/3 anni circa, altri invece da 1 anno solo. Oltre agli attrezzi che si vedono nel film, durante le lezioni settimanali se ne usano degli altri, che nell’occasione dei saggi
ripresi non si sono utilizzati.
La ginnastica per infanti è un capitolo importante per la materia stessa.
È da bambini che si dovrebbe cominciare. L’osso è ancora cartilagineo e quindi modellabile, le capacità
coordinative si riescono ad apprendere con più facilità; le paure, quali ad esempio quella del vuoto, sono
meno ostiche da vincere.
Questi sono alcuni aspetti che motivano la presenza dell’Educazione Fisica a cominciare dalla scuola d’infanzia.
Come mai allora questa materia ha raggiunto la sua situazione attuale che definire catastrofica è ottimistico?
98
I.D. Educazione Fisica
La conquista della salute e la prevenzione dei traumi
dell’apparato locomotore nella vita, nel lavoro
e nello sport si chiama
“Educazione Fisica (ginnastica)”
Marco Pecchioli
Istituto Duchenne - Firenze
Medico specialista in Ortopedia e Medico di Ginnastica
OBIETTIVI SPECIFICI
(I obiettivo specifico)
– AFFERMARE IN MODO ASSOLUTO LA DISTINZIONE NETTA TRA L’EDUCAZIONE
FISICA (GINNASTICA) E LO SPORT.
Negli ultimi decenni si è andata affermando una diffusa confusione terminologica con la quale si è parlato indifferentemente di sport, di ginnastica, di educazione motoria, attività motorie, psicomotricità,
attività fisiche, scienze motorie, fitness, stretching, ecc.. Un tale linguaggio erroneo e spreciso potrebbe
essere tollerato tra la gente comune, ma ben diverso e ben più grave sarebbe l’errore nel caso in cui ciò
accadesse in ambito politico o in ambito scientifico, o peggio ancora in ambito giuridico…Ma ciò è
quanto è già accaduto ed è necessario correggere al più presto questo errore.
Oggi ne stiamo pagando le conseguenze tutti.
In questa relazione si cercherà semplicemente (si fa per dire, ma così in effetti è) di ricordare a tutti il
significato dei termini da usare in ambito scientifico, sottolineando che in ambito scientifico, che è poi
quello da cui dovrebbero prendere le mosse le iniziative sociali e politiche, “senza una definizione, non
si sa neppure di che cosa si parli”. Ciò significa che senza una definizione è impossibile capirsi e
conseguentemente è impossibile discutere.
Trascurando i vari termini più o meno fantasiosi, o di comodo, in questa nostra comunicazione ci soffermeremo soltanto sui termini di SPORT e di EDUCAZIONE FISICA (La GINNASTICA appartiene
all’Educazione Fisica).
Si tratta di due ambiti profondamente diversi tra loro. La distinzione tra l’uno e l’altra è una distinzione
fondamentale. Essa deve essere tenuta sempre presente. Essa scaturisce dalla loro DEFINIZIONE. E’ la
definizione che ci permette poi di capire di che cosa stiamo parlando, che ci permette di parlare la stessa
lingua e di capirsi con i nostri interlocutori che discutono insieme a noi dell’argomento in oggetto. Ecco
dunque le definizioni:
(II obiettivo specifico)
- DEFINIZIONI
SPORT: gara
fra atleti,
finalizzata al conseguimento di un premio,
mediante la vittoria.
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EDUCAZIONE FISICA: pratica razionale delle norme igieniche. Tali norme igieniche comprendono la
pratica della
ginnastica: scienza
che studia l’esercizio fisico,
gli effetti
che con esso si possono produrre
sull’organismo umano
e che ha per fine
il conseguimento ed
il mantenimento
della buona salute.
Commento
Lo SPORT è sempre e soltanto una gara. Qui si parla sempre e soltanto di competizione, perché, se
esistono giochi senza competizione, come ad esempio l’andare sull’altalena, i saltelli alla funicella e tante
altre attività motorie, lo SPORT è invece e sempre una gara.
Nello SPORT sono previsti dei contendenti che si sfidano per raggiungere un preciso obiettivo e soltanto uno di loro (o una delle squadre “in gara”) raggiungerà tale obiettivo.
Ma qual è l’obiettivo nello SPORT ? L’obiettivo nello SPORT non è più, come nella competizione
giocosa “vincere”, ma è invece il premio che viene conquistato “mediante la vittoria”, dunque vincere non
è nello sport il fine, ma il mezzo per ottenere il premio, che è il vero fine dello SPORT.
Ecco allora l’essenza. Ecco il vero elemento caratterizzante dello SPORT, ecco la differenza, la differenza sostanziale rispetto alle altre espressioni della competizione. Ecco l’elemento che incasella e contraddistingue lo SPORT: il premio.
Si faccia adesso molta attenzione a possibili equivoci: non si può giocare con altri senza competere,
perché altrimenti il gioco perde di soddisfazione per i contendenti, ma anche perde ogni senso. Giocare
per vincere, nei giochi di competizione, non certo nel fare l’altalena, è un elemento essenziale del gioco.
Ma ciò non è ancora SPORT. Io giocherò per vincere e devo anche essere convinto che il mio avversario
faccia altrettanto, altrimenti non avrò soddisfazione né a giocare, né a vincere, quando vincerò. La vittoria è la soddisfazione, il divertimento, l’autostima, il ringraziamento dell’amico, o del coniuge, o del
padre, o parente qualsiasi, ecc., che con noi si cimenta. Ciò rientra nel gioco come una sua intima essenza ed il “gioco” appartiene alla GINNASTICA.
Il discorso cambia e di molto, quando si va oltre. L’”oltre” è che chi vince, vince il gioco e grazie a ciò,
vince anche e prende lui il premio, mentre l’altro contendente resta a bocca asciutta…E’ questo che ci
trasporta nello SPORT e che distingue lo SPORT dal GIOCO che è anch’esso gara e competizione, ma
non premio, con tutto ciò che al premio consegue, incluso il tifo di coloro che non giocano, ma che
gioiranno del premio insieme ai giocatori perché si sentiranno coinvolti e vincitori anch’essi. Questo è
dunque l’elemento caratterizzante, ma anche l’elemento che valorizza lo SPORT, perché i sacrifici fatti
per raggiungere la vittoria e quindi conquistare il premio, vengono dal premio stesso ripagati e l’atleta, o
la squadra si vedono ricompensati sia dalla soddisfazione della vittoria, che dalla soddisfazione del
premio, che garantirà loro, direttamente o indirettamente, anche il sostentamento per continuare la
SPORT prescelto. Ciò inoltre agirà da stimolo per coinvolgere in quello SPORT altre persone che si
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impegneranno per lo stesso risultato sportivo, ossia il premio, che negli sport più popolari e redditizi,
significherà anche ricchezza per l’atleta e/o per la squadra. Tutto ciò si completerà quindi e come logica
conseguenza, con la organizzazione che deve stare dietro allo sport per mandarlo avanti. Ecco allora le
tifoserie, le scommesse, gli studi e le ricerche di settore per progredire nei risultati, per migliorare le
prestazioni atletiche e dei materiali, ecco l’industria, i negozi di articoli sportivi, ecc., ecco anche gli scontri fra tifosi, o fra gli stessi atleti in caso di scorrettezze, o nella valutazione erronea delle prestazioni
atletiche da parte di arbitri incapaci o venduti (come talvolta succede…). In altre parole, se c’è un premio
in palio, esso dovrebbe essere vinto da chi è il migliore e non da chi truffa, o viene ingiustamente favorito
da arbitri scorretti o incapaci; in questo ultimo caso si scatena l’ira delle persone truffate e ciò è comprensibile.
Viceversa: se non c’è premio, non c’è SPORT, ma c’è soltanto gioco, o ginnastica (EDUCAZIONE
FISICA). Anche qui, come già detto, ci deve essere la competizione se si gareggia con altri, ma ci si
diverte, non c’è premio, né c’è avversione o disprezzo per l’avversario, che è semplicemente un nostro
compagno che si diverte insieme a noi, indipendentemente da chi ora vincerà, ora perderà, e così via.
Spesso accade che l’”avversario” si sia noi stessi che ci esercitiamo per migliorarci rispetto al livello che
avevamo raggiunto in precedenza. Questo è ginnastica: io che vado a nuotare al mare o in piscina, o che
vado a correre, o a sciare, o a giocare a tennis con mia moglie, ecc., fo ginnastica, non SPORT !
Si faccia bene attenzione:
se alle competizioni sportive si toglie il premio,
si esce dallo sport per entrare nella ginnastica !
Le strutture pubbliche devono spingere per promuovere la GINNASTICA, per tutte le persone, perché
ciò è sicuramente un bene. Lo stesso non si può dire per lo SPORT.
Lo SPORT deve avere i suoi spazi, ma non a scapito della ginnastica, o camuffandosi (qui sta il vero
male, come è adesso…) con essa.
Ad ulteriore conferma della sostanziale differenza tra le due cose può essere portato anche il fatto che tra
gli Sport – e tali essi sono – c’è lo Sport degli scacchi, per esempio, dove l’impegno fisico, ossia l’esercizio
fisico non esiste proprio, ma il significato di “Sport”, quando il gioco degli scacchi viene preso come una
occasione di competizione sportiva, si afferma, malgrado la assenza di sforzo fisico. In effetti, rimane
proprio l’essenza dello Sport, ossia la competizione sottoforma di torneo per la vittoria ed il premio al
vincitore. Lo stesso si dica per l’automobilismo, uno Sport di notevole rilevanza tra i vari Sport, dove
l’elemento fisico del pilota, inteso come sforzo muscolare determinante ai fini del risultato della gara, si
può considerare nullo in confronto al valore tecnologico della automobile. In altre parole, se un corridore dei 100 metri deve vincere la gara dei 100 metri, deve avere lui stesso un fisico che viaggi. Viceversa
un pilota automobilistico può avere un fisico potente quanto si voglia e più potente di tutti gli altri piloti
in gara ed una intelligenza ed una scaltrezza eccezionale e superiore a quella di tutti i suoi avversari, ma
se la sua automobile non è veloce e potente come deve essere, non vincerà mai. Analogamente per il
motociclismo e tutti gli altri Sport che si svolgono con uso di macchine.
(III obiettivo specifico)
- AFFERMARE LA NECESSITA’ DELL’EDUCAZIONE FISICA PER TUTTA LA POPOLAZIONE
(e per tutta la vita, in particolare infanti, anziani e disabili)
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L’EDUCAZIONE FISICA (GINNASTICA) ha come fine ultimo la salute e più precisamente la buona
salute. Il concetto di “buona salute” è un concetto superiore a quello di “non soffrire di malattie”, cosa
fra l’altro rara, se si pensa anche e soltanto alle malattie croniche e degenerative (si pensi all’artrosi per
esempio), così diffuse nella popolazione sopra ai 50 anni e che non danno, se non quando sono in uno
stadio avanzato, o nelle fasi di acuzie, disturbi consistenti (potrà sembrare strano, ma si potrebbe
sostenere che al mondo, di persone “sane” intese come definisce la salute l’OMS, non ne esisterebbero…).
Il concetto di “buona salute” può essere identificato, per quanto concerne gli aspetti motori, nella buona
efficienza fisica. Così una persona ha una “buona salute” quando, se va al mare, può nuotare a suo piacimento; se va in montagna, può camminare, salire e scendere sulla roccia, sciare quando c’è la neve; se
deve fare un salto in basso da un muro, o in alto per superare un ostacolo, o in lungo per saltare un fosso,
ha la capacità di poterlo fare con naturalezza e così via. Ebbene, queste capacità, che possono essere identificate nelle “famiglie” di movimenti così magistralmente descritte dall’Hèbert ed a sua volta da lui
riprese dai grandi Maestri dell’Educazione Fisica, non sono innate nell’uomo, per cui, per il solo fatto di
essere “uomini” si dovrebbe presumere di possederle in quanto capacità insite nel fisico umano...
Tutt’altro. Se tali capacità non vengono studiate, apprese in età opportuna e mantenute, esse non si
acquisiscono mai, né conseguentemente si mantengono.
Ciò è ancora più evidente ai nostri giorni e per i nostri figli che sono indotti, o costretti a condurre una
vita decisamente sedentaria e priva di stimoli motori adeguati. E’ proprio da ciò che scaturisce la necessità dell’insegnamento dell’Educazione Fisica ed in particolare della GINASTICA a tutte le persone,
affinché tutti possano avere la possibilità di raggiungere quella “buona salute” che altrimenti non
verrebbe mai raggiunta spontaneamente.
Andando ad osservare che cosa potrebbe succedere per lo Sport, si può anche aggiungere che, se
l’Educazione Fisica venisse insegnata a tutti i giovani, essi si troverebbero comunque ben preparati ad
affrontare, se lo volessero fare, anche lo Sport da loro preferito e con i migliori risultati. In altre parole il
numero delle persone tra le quali attingere i soggetti che potrebbero dedicarsi allo Sport verrebbe molto
ampliato, permettendo sia la migliore selezione tra i soggetti che vogliono dedicarsi a fare un certo tipo
di Sport, che una loro buona preparazione motoria di base fin dalla più tenera età.
In conclusione, la pratica diffusa dell’Educazione Fisica sarebbe vantaggiosa per la salute di tutta la popolazione in genere ed anche per lo Sport, che è e deve essere attività agonistica di alto livello e riservata a
chi sia naturalmente dotato di capacità elevate specifiche dello Sport prescelto. Costoro se lo vogliono,
devono poter praticare lo Sport, devono avere accesso ai premi che lo Sport prevede per i vincitori, ossia
per coloro che si sono dedicati e sacrificati per raggiungere alti o altissimi livelli di prestazioni fisiche ed
intellettive e quando raggiungono il loro obiettivo, ossia vincono, hanno diritto al meritatissimo e possibilmente consistente premio.
Materiali e metodi per documentare la veridicità degli effetti preventivi dei traumi dell’apparato locomotore grazie alla pratica della Educazione Fisica ed in particolare della GINNASTICA.
Affrontando questo argomento, che è poi l’argomento fondamentale, perché senza la verifica di ciò che
si afferma, non ci può essere certezza di verità dell’affermazione stessa, si rende necessario utilizzare il
metodo deduttivo, per mancanza della possibilità concreta di verifica sperimentale: manca proprio il dato
concreto, perché non esiste la pratica della Educazione Fisica nella popolazione e pertanto manca il
“campione” su cui studiare.
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Per brevità di esposizione si prenderà in considerazione soltanto qualche esempio che dimostri la veridicità della affermazione esposta nel titolo. Così si prenderà in considerazione uno degli eventi che possono
dar luogo a traumi: il cadere. Nel cadere si devono considerare almeno due elementi: (1) la perdita di equilibrio che crea le premesse per la caduta e (2) l’atto del cadere.
E’ ovvio affermare che sviluppando l’equilibrio e le reazioni paracadute con gli opportuni esercizi ginnici,
si tende a ridurre le occasioni di perdita di equilibrio e quindi di caduta. Se non si cade, non ci si fa male.
Così come è ovvio affermare che irrobustendo la muscolatura dei muscoli delle braccia si evitano traumi
possibili, qualora si cada, perché i muscoli delle braccia, diventati forti grazie agli esercizi ginnici eseguiti, permettono di proteggere il volto dai danni della caduta e permettono di proteggere le ossa delle braccia e delle mani attraverso il molleggio sui gomiti.
Per motivi di tempo non riporto altri esempi dai quali si può dedurre il vantaggio della GINNASTICA
nel prevenire i traumi ed anche la morte, come ad esempio, in caso di caduta in acqua profonda, se uno
sa nuotare non succede niente, se uno non sa nuotare, muore affogato.
Queste considerazioni devono dunque far riflettere sulla necessità di realizzare in concreto ed anche più
alla svelta possibile, i concetti fondamentali espressi sopra. Ciò prevede una serie di decisioni, di chiarimenti, di realizzazioni, di incontri fra studiosi e politici ed altre cose ancora che saranno prese in esame
strada facendo, se si abbraccia questa linea di politica sociale. Sintetizzando si può elencare questa serie
di punti:
La netta distinzione tra Educazione Fisica (Ginnastica) e Sport sul piano terminologico (ossia non deve
essere concesso l’uso indifferente dei due termini e lo scambio dell’uno per l’altro).
La precisa definizione delle due materie, per sapere di che cosa si parla e che cosa si dice, quando si
pronuncia l’uno o l’altro termine. Tale definizione esiste già e ci viene consegnata dalla storia e dalla
osservazione dei fatti.
La necessità di tenere distinta l’una dall’altro. Ciò non sta accadendo e deve invece essere considerato
fondamentale.
L’utilità ed anzi la necessità sociale di tutte e due e non del solo Sport come purtroppo è adesso.
I vantaggi per lo Sport in una società così organizzata. Difatti, pur restando prioritaria l’Educazione
Fisica perché necessaria per tutte le persone, essa precede e garantisce una buona pratica sportiva ed
anche una sua ampia diffusione, preparando allo Sport una “base” di persone veramente grande (teoricamente tutti) a cui attingere.
I grandi benefici per la salute sia fisica che morale e mentale delle persone, derivante dalla pratica della
Educazione Fisica (Ginnastica).
Ultimo, ma non meno importante, anche se consequenziale, i benefici per il mondo del lavoro:
a) in termini soprattutto di minori giornate lavorative perse, grazie agli incidenti evitati in seguito alle
maggiori abilità motorie acquisite con la pratica della GINNASTICA;
b) alla diminuzione delle malattie degenerative (artrosi, ecc.)
c) ai vantaggi per il sistema sanitario nazionale, in termini di minore spesa per le diagnosi e per le cure
delle patologie dell’apparato locomotore, derivanti dalla pratica diffusa a tutta la popolazione, della
Educazione Fisica e della GINNASTICA.
Nota: non si deve dimenticare che lo Sport da solo, è responsabile di un gran numero di invalidità e
danneggiamenti dell’apparato locomotore e talvolta anche di morti (automobilismo, sci, pugilato, ecc.).
Ciò non esiste per l’Educazione Fisica (Ginnastica).
E’ superfluo dire del maggior benessere collettivo.
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OPERATIVITA’
Realizzare tutto questo non è facile, ma bisogna partire da conoscenze già acquisite. I punti salienti di un
progetto che voglia rendere concreto quanto sopra possono essere riassunti nei seguenti:
Disporre delle basi teoriche, ossia disporre di una serie di conoscenze nel settore dell’Educazione Fisica,
che ne permettano l’applicazione sulla popolazione con la convinzione di sapere il perché, il come e la
effettiva validità. Ciò è già una realtà, ed è raccolto in ciò che può essere estratto dalla storia della materia ed aggiornato, confrontandolo col progresso scientifico e sociale dei nostri giorni e da quanto è stato
prodotto presso l’Istituto Duchenne.
Disporre di una struttura di livello Universitario, necessaria per la formazione degli insegnanti. Anche
qui si può dire di avere già delle basi nell’Istituto Duchenne, che in effetti, rappresenta già una struttura
paragonabile ad una Università, sia per le sue caratteristiche “fisiche” (immobili, palestre sparse sul territorio regionale), che organizzative (personale docente, biblioteca, materiale didattico, incluso quello
tecnologico, possibilità di collegamento con altri centri di studio, segreteria, archivi, ecc.).
Reperire persone disponibili a studiare per fare dell’insegnamento la loro professione. Ciò è fisiologico
in qualsiasi società.
Predisporre una legislazione che regolamenti quanto sopra. In particolare a livello di istruzione pubblica, incluso l’allestimento degli impianti necessari in ogni scuola, dove si possa insegnare l’Educazione
Fisica.
Per fare ciò è necessario che i concetti su esposti vengano fatti propri almeno da una parte politica che
abbia peso in Italia.
I primi passi sono già stati fatti. Adesso sarà bene che per andare avanti, si proceda alla espansione della
verifica della situazione in ogni scuola o istituzione dove ciò sia possibile.
Per motivi che in questa sede è impossibile spiegare, è inutilizzabile per il momento l’Università (Corso
di Scienze Motorie), in quanto essa è diretta da persone esperte in Scienze Motorie, ma non esperte della
Ginnastica. Inoltre tali persone sono state messe al suo comando per lo più per motivi di clientelismo,
ma non per capacità o passione per il settore dell’Educazione Fisica e della Ginnastica, difatti l’Università
di Firenze, pur essendo stata interpellata, è assente in questo Congresso.
Mettere in pratica le proprie idee
(DVD 2)
Marco Pecchioli
Istituto Duchenne – Firenze
Medico specialista in Ortopedia e Maestro di Ginnastica
Il filmato è presente in DVD 2.
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