London Saetta.qxp

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I
FRATELLO E SORELLA
Corsero attraverso la spiaggia abbagliante, alle loro spalle
le impetuose onde del Pacifico, e quando raggiunsero la strada
lanciarono le biciclette e si immersero a tutta velocità nei verdi
viali del parco. Erano in tre, tre ragazzi, ciascuno con maglioni sgargianti e sfrecciavano pericolosamente sul margine della
pista ciclabile alla massima velocità, come fanno i ragazzi dai
maglioni sgargianti. Avrebbero potuto superarlo, quel limite.
Cosí pensò un poliziotto a cavallo, anche se non ne era sicuro,
e si accontentò di ammonirli mentre gli schizzavano davanti. I
ragazzi seguirono rapidamente il consiglio, ma appena svoltata la curva del sentiero con altrettanta rapidità se ne dimenticarono, come sono soliti fare i ragazzi dai maglioni sgargianti.
Sgusciati dal parco del Golden Gate, svoltarono dentro San
Francisco e presero la lunga discesa dei colli digradanti a una
tale velocità che i passanti si voltarono a guardarli spaventati.
Attraverso la città i maglioni sgargianti filavano, curvando e
serpeggiando per evitare le colline più scoscese e, quando le
salite erano proprio inevitabili, ognuno facendo acrobazie per
cercare di giungere per primo in cima.
Il ragazzo che spesso era in testa alle volate e vinceva veniva chiamato Joe dai suoi compagni. Era il capobanda e il più
vivace e audace del gruppo. Ma quando infilò la Western Addition, fiancheggiata da lussuose palazzine, rise meno forte e
con minor frequenza, e piano piano restò in coda. All’incrocio
tra Laguna e Vallejo street gli altri svoltarono a destra.
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JACK LONDON
– Ci vediamo, Fred – gridò sterzando a sinistra. – Ciao,
Charley.
– A stasera, allora! – risposero in coro.
– No, non posso uscire.
– Oh, e piantala!
– Spiacenti, stasera devo sgobbare. Addio!
Proseguendo solo, Joe si fece serio, con una vaga preoccupazione negli occhi. Prese a fischiettare all’apparenza deciso
ma poi quel fischio decrebbe, s’assottigliò e cessò del tutto
quando varcò il cancello di una grande palazzina a due piani.
– Oh, Joe!
Il ragazzo esitò davanti alla biblioteca. Bessie era lì dentro,
assorta a studiare. Sapeva che avrebbe finito presto con i compiti, perché finiva sempre prima di pranzo e al pranzo mancavano pochi minuti. I compiti di Joe erano ancora intatti. Questo pensiero lo fece stizzire. Già era avvilente trovarsi con la
propria sorella nella stessa classe – una sorella per giunta più
piccola di due anni – ma vederla primeggiare in tutte le materie era una cosa intollerabile. Non che lui fosse stupido. Nessuno meglio di lui sapeva che non era stupido. Eppure chissà
perché – e lui non lo avrebbe rivelato – era sempre distratto e
alle lezioni di continuo impreparato.
– Vieni, Joe – nella voce di lei vibrò una nota leggermente
lamentosa.
– Che vuoi? – le rispose spingendo impetuoso la porta.
Era stato brusco e un poco se ne pentì quando vide una piccola e triste fanciulla dall’altra parte dell’ampia tavola carica
di libri. Stava raggomitolata, con penna e taccuino, in una enorme poltrona che la faceva sembrare ancora più delicata e fragile di quanto era in realtà.
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LA CROCIERA DEL SAETTA
– Che c’è, Sis? – le chiese Joe più gentile, girando attorno
alla tavola.
Lei gli prese una mano, se la strinse contro una guancia e
appena lui si avvicinò di più, gli si rannicchiò addosso.
– Che hai, Joe? – gli chiese dolcemente. – Non me lo vuoi dire?
Lui rimase in silenzio. Trovava ridicolo confessare le sue
preoccupazioni a una sorella più piccola, anche se più avanti di
lui negli studi. E trovava ridicolo che una sorella più piccola si
interessasse ai suoi problemi. “Che guancia morbida” pensò
mentre lei premeva ancora la sua mano sul viso. Se soltanto
avesse potuto andarsene – era tutto cosí sciocco! Solo che
avrebbe offeso la sua sensibilità, e, in base alle sue esperienze,
le ragazze facilmente si offendono.
Lei gli aprì le dita e poi gli baciò il palmo della mano. Come
essere sfiorati da un petalo di rosa. Il suo modo di insistere per
conoscere la risposta a una domanda.
– Non ho nulla! – disse risoluto. E infine, per glissare, sbottò
senza riflettere: – Il babbo...
Ora i suoi occhi erano turbati.
– Il babbo è cosí buono e gentile, Joe – attaccò lei. – Perché
non provi a compiacerlo? In fondo lui non ti chiede molto e lo
fa per il tuo bene. Tu non sei stupido come certi ragazzi. Se
solo studiassi un po’ di più...
– Ma bene, una predica in piena regola! – esplose lui e ritrasse brusco la mano. – Ora ti ci metti anche tu. Tra poco sarà
il turno pure del cuoco e dello stalliere.
Infilò le mani in tasca e fissò sconsolato un triste, desolante avvenire, pieno di interminabili prediche e di un’infinità di
predicatori.
– Per questo mi hai chiamato? – e si voltò per andarsene. La
fanciulla gli riafferrò la mano.
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JACK LONDON
– No, non per questo. Ti ho visto preoccupato e... io... – si
bloccò ma poi riprese: – In realtà ti ho chiamato per parlarti di
una gita sulle colline che abbiamo progettato di fare attraverso
la baia fino a Oakland, sabato prossimo.
– Chi viene?
– Myrtle Hayes...
– Chi? Quella rammollita?
– Non mi pare una rammollita – rispose Bessie con slancio.
– È una delle ragazze più dolci che conosco.
– Non ci vuole molto, sapendo quali ragazze conosci. Ma
vai avanti. Chi sono gli altri?
– Perla Sayther e sua sorella Alice, e Jessie Hilborn e Sadie
French e Edna Crothers. Le ragazze che verranno sono queste.
Joe sbuffò con sdegno.
– Gli altri chi sono?
– Maurice e Felix Clement, Dick Schofield, Burt Layton e...
– Basta cosí. Tutte “mammolette”.
– Io... io ti ho cercato per chiederti se tu, Fred e Charley... –
continuò lei con voce tremante. – È per questo che ti ho chiamato... per sapere se vuoi venire.
– E a fare che?
– A fare due passi, raccogliere fiori selvatici... adesso sono
sbocciati anche i papaveri... poi fare colazione in bel posticino
e... e...
– E tornare a casa.
Bessie assentì. Joe infilò di nuovo le mani in tasca e camminò su e giù.
– Una compagnia di rimbambiti, – disse spiccio, – e un programma per rimbecilliti. No, grazie, non fa per me.
La ragazza strinse le labbra, si sforzò di stare calma e chiese: – Cosa preferiresti fare allora?
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LA CROCIERA DEL SAETTA
– Tra poco mi incontrerò con Fred e Charley e... andremo in
qualche posto a fare qualcosa... qualunque cosa.
Fece una pausa e la guardò. Lei aspettò paziente il resto del
discorso. Joe era consapevole di non riuscire a esprimere ciò
che sentiva e voleva, e tutte le sue angosce e una generale insoddisfazione si impossessarono di lui.
– Tu non puoi capire! – sbottò. – Non puoi capire. Sei una
ragazza. A te piace essere sempre a posto e andare bene a scuola. Non ti importano i pericoli e le avventure e tutte queste
cose, e non ti interessano nemmeno i ragazzi che sanno il fatto
loro e vivono la vita e tutto il resto. A te piacciono i figli di
papà dai colletti bianchi sempre puliti e con i capelli sempre a
posto, che restano in classe durante l’intervallo e si fanno pettinare dalle maestre per sentirsi dire quanto sono bravi e studiosi; quei piccoli, graziosi ragazzetti che non si mettono mai
nei guai, che sono troppo occupati a passeggiare e a raccogliere fiori e consumare spuntini con le ragazze e ficcarsi in altri
guai. Oh, conosco quei tipi! Hanno paura della loro ombra e
non hanno più coraggio di una pecora. Perché è questo ciò che
sono, pecore. Bene, io non sono una pecora e questo è tutto
quello che so. E siccome non ho nessuna voglia di andare al
tuo picnic, te lo ripeto: io non verrò.
Dagli occhi scuri di Bessie sgorgarono delle lacrime e le
labbra cominciarono a tremarle. Questo contrariò Joe senza ragione. Insomma, a cosa servono le ragazze? Sempre a piagnucolare, a immischiarsi in fatti che non le riguardano. Non
hanno un briciolo di cervello.
– Non ti si può dire niente senza che tu ti metta a piangere
– aggiunse provando a calmarla. – Dai, non volevo dire nulla,
Sis, te lo assicuro. Io...
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JACK LONDON
Si fermò imbarazzato e la guardò. Lei singhiozzava e nello
stesso tempo faceva di tutto per trattenere i singhiozzi, mentre
grosse lacrime le rotolavano giù per le guance.
– Ooh... Ragazze! – urlò Joe e s’incamminò furioso a grandi passi verso la porta.
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