Brontallo, it`s magic again

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Brontallo, it`s magic again
Culture e società
lunedì 13 luglio 2015
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Elio sul palco. Sulla destra, dall’alto, Sandro Schneebeli durante l’esibizione con i Talking Drums, Chucho Valdés e uno dei Naturally 7
TI-PRESS
Splendida demenza
Elio e le Storie Tese, che sabato hanno
portato in Piazza della Riforma 30’000
persone, ma le tre serate luganesi
di Estival Jazz 2015 saranno ricordate
anche per i Talking Drums con Sandro
Schneebeli e Gabriela Mendes,
per il premio alla carriera al cubano
Chucho Valdés e la potenza tutta
vocale dei Naturally 7
di Beppe Donadio
giallo vestito Chucho Valdés ritira il Premio
alla Carriera (già di Corea, Zawinul e altre pari
piano-legend). Il maestro carica il suo metro e
94 sullo Steinway e affonda nelle radici afrocubane del tributo a Irakere, band da lui formata nel ’73. Sulla ritmica di Joya (basso), Barreto (batteria), Batàs (voce) e Robles (percussioni), si muovono Valdés e una sezione fiati
perfetta. Alle 23.30, via le sedie dalla piazza e
tutti in piedi sull’accordeon di David Hidalgo
per i Los Lobos dal suono “zozzo”. L’insieme di
R’n’R, blues, tex-mex e traditional ci porta tutti
alla frontiera con il Mexico (o al film “The
Blues Brothers”, manca soltanto la rete di protezione...).
play di Naturally 7, evoluzione del gruppo “a
cappella” che – novità – riproduce i suoni di
una band intera (ritmica, fiati e assoli di chitarra inclusi). L’escamotage è quello di applicare a
7 voci perfette i riverberi e i multieffetti tipici di
ogni strumento, e il gioco – fosse facile... – è fatto. Si ascoltano “While my guitar gently weeps” e “Englishman in New York” (con inserti
di Bach), tributi a Herbie Hancock, Phil Collins
(“In the air tonight”, in apertura) e Coldplay
(“Fix you”, in chiusura), ma pure “Jericho/Break these walls” e il bis “Ready or not” dai loro
album. Se Ana Moura, una settimana fa, fu regina, Estival ha ora 7 nuovi principi.
Partiamo dalla coda. Seun Kuti – del fu Fela,
padre dell’Afrobeat – porta la nuova black music (e i temi di denuncia cari al padre) nel caldo
afoso di Piazza della Riforma, per l’Africa più
bella di quest’anno. Splendidi gli Egypt 80 alle
sue spalle, inclusi i fiati di cui Seun è parte integrante e danzante, insieme alle coloratissime
Joy e Iyabo. Fanno il pari per bellezza, in apertura di serata, i Talking Drums del bernese Stephan Rigert e del ticinese Sandro Schneebeli,
punti di riferimento di una formazione che più
“World” di così non si può (il palco fonde anche Zurigo con Capo Verde, il Senegal con il
Canton Thurgau e gli Stati Uniti con il Brasile
del bravo Penz al basso). L’ottimo Schneebeli
ha dato forma alle linee melodiche della tradizione capoverdiana, della quale Gabriela Men-
des, al centro del palco, è splendida erede ed interprete.
E poi l’imponderabile, con Elio e le Storie Tese,
trait d’union tra musica colta e splendida demenza. A volumi da AC/DC – con Vittorio “Carmelo” Cosma in luogo di Rocco Tanica (che “ha
avuto un impegno con sua zia”) e la superba
Paola Folli a dispensare talento – gli Elii dal
batterista svizzero aprono pesanti con “John
Holmes” e “Servi della gleba”. Un’ora più tardi,
introducendo la danzereccia “Born to be Abramo”, Elio pronuncerà la frase della serata:
“Questo non è proprio jazz, ma chi se ne frega,
dai”.
In contesto di musiche dal mondo, non sempre
semplici per strutture, gli Elii sfoderano perfetti tutto il loro repertorio di tempi dispari in
“Milza” e “Pagano”, recuperano “Tristezza” e
“Heavy Samba” (stelle minori da “Studentessi”,
2008), celebrano le tonsille in “Gargaroz”, la discomusic in “Discomusic” e l’Africa dei bonghisti molesti in “Parco Sempione”, altro capitolo
musicalmente altissimo. Onorati i classici “TVUMDB”, “Uomini col borsello” e “Il vitello
dai piedi di balsa” - su “Il Rock and Roll” vanno
in scena gli EelST iconoclasti, con Mangoni (artista-a-sé, nei panni di Elvis) sacrificato sull’altare dello show-business. Si chiude nel tripudio generale con “La canzone mononota” e l’inno “Tapparella”, al grido di “Forza Panino”.
E a Panino inneggiano proprio tutti, anche gli
inviati stampa imparziali al cospetto del loro
gruppo preferito, in pieno conflitto di interessi…
In apertura The Two (Thierry Jaccard e Yannick Nanette), vincitori dello Swiss Blues
Award 2014. Duo Folk blues acustico vodese,
capace di mescolare le tipiche sonorità del
Blues arcaico degli anni 20 con suoni e ritmi
delle Isole Mauritius, patria di Nanette. Ne risulta una musica fresca e innovativa. Validi
strumentisti, dotati di voci ben calibrate e capaci di creare il giusto feeling con il pubblico, il
set di Brontallo ha confermato l’originalità
delle loro composizioni e la sincerità e il trasporto con i quali propongono la loro musica.
Uno dei gruppi più intriganti del panorama
svizzero.
GDB
Neal Black
Sabato 11
Quando tutto finisce, un po’ smarriti, viene da
chiedere al primo che passa “scusa, sai se domani suonano ancora?”. Tu lo sai che Estival
Jazz è finito, ma ne vorresti ancora. Rallegriamoci, però, perché la manifestazione di Jacky
Marti avrà appendice non troppo lontana
(Estival Nights, 13 e 14 novembre). Di Mendrisio vi scrivemmo al tempo. Da Lugano, eccovi
highlight di grande, grandissima musica…
Giovedì 9
Vibes & marimba tra classica, jazz, fusion e “un
po’ di Pink Floyd” (nella sua “On the riverside”). Un Marco Pacassoni bravo ed emozionato
omaggia Michel Camilo in “Michel”, il padre
nella bella “Happiness” e chiude – apprezzato – con “Spain”. Cambio di palco, e il cubano di
Venerdì 10
L’Operazione-Nostalgia di Les Ambassadeurs è
in verità un tantino logorroica e non indimenticabile. Il venerdì si ricorderà per Candy Dulfer (completino-caramella dalle tinte gialle e
blu), replica pressoché fedele di quanto visto al
Cittadella a novembre. Con band ristrutturata,
lo show della sassofonista olandese converge
sempre su “Bass in your face”, momento di
R&B peripatetico con la bella Candy suonante
a spasso per la piazza. La signora Dulfer (che in
apertura annuncia di essersi sposata) regala
brani da “Crazy” (2012), l’inedito “Hold up” e la
nota “Lily was here”. Si balla su “Pick up the
pieces” e sui bis “She’s a bad mama jama” e
“Good music”, fin quasi alle 3.
È stata anche e soprattutto la sera del vocal
MAGIC BLUES
Brontallo, it’s magic again
La “Opening night” nell’incantevole scenario
montano di Brontallo ha rimandato a casa felici gli aficionados spostatisi fin lassù. Di tutti gli
interessanti concerti tenutisi negli anni a
Brontallo quanto offerto da Neal Black non tiene paragoni. Alla testa di un super quartetto,
con i funambolici Kris Jefferson e Mike Lattrell
(basso rispettivamente tastiere, entrambi già
con Popa Chubby) in forma smagliante e liberi
di evolvere senza restrizioni, il trascendentale
chitarrista texano ha sfoderato il meglio dalla
sua Lag.
Molti brani originali, mai banali, che hanno
confermato la sua classe anche quale autore.
Innovativo, seppur ancorato saldamente al Texas blues, del concerto di Brontallo lasciano
tracce indelebili l’omaggio a Hendrix e Duane
Allman, lo strumentale “Chicken Shack Cognac”, vero e proprio tour de force alla chitarra
e “Handful of rain” e la ballad “Dead by now”,
frutto della penna del leader e tratti dai tre
splendidi album “Handful of rain”, “Sometimes
the truth” e “Before daylight”. Neal Black è insomma un altro di quegli artisti che, non si sa
per quale motivo, è fortemente sottovalutato,
non ottenendo il successo che merita. Il lungo
concerto di Brontallo si candida già ad entrare
nella Top 3 di questa edizione!
VMB/RÉMY STEINEGGER