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Ninive, giocare con le parole http://nuvoleapatiche.splinder.com/ Toti Scialoja, artista poliedrico conosciuto soprattutto per la sua opera pittorica, è stato un poeta innovativo e singolare nel panorama della poesia italiana del Novecento. Lo si può definire un giocoliere di parole: la parola, nucleo originario, elemento di base su cui si costruisce il componimento poetico, torna ad essere protagonista con la sua opera. Se si escludono i componimenti giovanili - influenzati in maniera piuttosto evidente dalla tradizione simbolista, soprattutto dall'opera di Rimbaud - si può affermare che Scialoja pensa alla poesia in età matura, quando è ormai un pittore affermato in ambito non solo italiano, ma internazionale. Le sue prime poesie nascono quasi per gioco: si trova a Parigi, sul finire degli anni Sessanta, ha forte nostalgia per la sua lingua materna e, con lo scopo di divertire i suoi nipotini, inizia a comporre poesie che hanno protagonisti insoliti: zanzare, ghiri, gatti. Dai ghirigori delle sue parole e delle sue invenzioni poetiche ne viene fuori un vero e proprio bestiario. Poesie per bambini dunque, ma non solo: perché le sue sono poesie segretamente indirizzate ad un adulto che deve fare da tramite tra lui e i nipoti, la moglie - che sicuramente riesce ad apprezzarne gli aspetti più prettamente poetici e le sfumature più sottili. Elemento centrale, si è già detto, è la parola: una parola leggera, quasi eterea, giocosa, divertita e divertente. Una parola ridotta all'osso dove conta di più il suo aspetto primitivo, materiale; quello prettamente sonoro. Una parola enigmatica che allude sempre a qualcos'altro, che lascia sempre spazio alla sorpresa e all'inaspettato. Poesie estremamente studiate, dove nulla è lasciato al caso, ma dall'aspetto semplice. Scialoja ama logorare le parole e, allo stesso tempo, ama effettuare il processo inverso: usa parole logore, svilite dall'uso quotidiano e dà loro una nuova veste, dando loro una nuova importanza. Le sue poesie si costruiscono sulla ripetizione sonora: il ritmo è incalzante, a volte diventa ipnotico, incanta il pubblico infantile senza lasciare immune dal suo fascino anche quello adulto. I suoi versi sono anomali nella tradizione poetica italiana e sono piuttosto ascrivibili alla tradizione anglosassone del nonsense e del limerick, come ha giustamente riconosciuto - tra i primi - Italo Calvino. Col passare del tempo le sue diventano sempre più poesie serie, indirizzate agli adulti: il lato giocoso col tempo viene permeato da ombre; il gioco diventa sempre più crudo e più crudele; i temi diventano meno spensierati dei precedenti. Al mutamento graduale di registro si accompagna anche un mutamento formale. Dal nonsense si passa ad una maggiore liricità; l'esempio a cui guarda è quello dei classici, ma anche poeti come Leopardi, ma soprattutto Pascoli. La sua attenzione per la parola sonora, ridotta all'elemento sillabico, non muta. Tuttavia le sue poesie si fanno racconto e giunge ad una forma metrica insolita per la poesia italiana: l'esametro. Il mondo dei ricordi riempie lo spazio lasciato dalle strambe avventure degli animali dei componimenti precedenti; il tema della morte diventa preponderante; le citazioni dei grandi del passato, come per esempio di Leopardi, si fanno più raffinate, racchiuse in poche parole chiavi. Non si può che restare affascinati dall'universo poetico di Scialoja: la sua parola sonora entra di prepotenza nel nostro immaginario, lascia la sua impronta permanente. Ecco un assaggio della sua produzione di nonsense: Toti Scialoja I corvi di Orvieto - Upload a Document to Scribd Read this document on Scribd: Toti Scialoja I corvi di Orvieto La giocosità di queste poesie, mi ha spinto a giocare a mia volta unendo alcune delle poesie che preferisco, remixandole, colorandole ed evidenziandole attraverso Wordle (che avevo trovato segnalato in un post del Blog del Mestiere di Scrivere). Questo è il risultato: Queste invece le poesie catturate da quest'immagine: Da Toti Scialoja, Una vespa! Che spavento, Einaudi, Torino, 1975 * Vive a Zara, anzi vi langue, la zanzara senza zeta, non si azzarda a succhiar sangue ma nient'altro la disseta. Da Toti Scialoja, La stanza la stizza l'astuzia, Cooperativa Scrittori, Milano, 1976 * La stanza la stizza l'astuzia di quando vivevi a Venezia ed eri zanzara... la pazza zanzara – che all'alba è un'inezia. Da Toti Scialoja, La mela di Amleto, Garzanti, Milano, 1984 * Di giorno quando i gatti sono intensi pensi che il loro pelo offuschi i sensi. Di notte quando i gatti sono immensi si ricopre di pelo quel che pensi. * Ho una mosca chiusa in pugno presa a volo il primo giugno. L'ho sentita far subbuglio fino circa a metà luglio. * C'è un ramo che sporge sul lago di Como, sospeso a quel ramo un ragno si specchia nel lago ma l'onda morente di un remo increspa, col ragno, nel lago quel ramo del lago di Como. * Chi mette la mosca per esca dimostra che losca è la pesca: se infatti la lasca ci casca c'è caso che a sera finisca non lasca ma labile lisca. * D'inverno quando i vermi sono spenti ho scritto pochi versi, quasi lenti. D'estate quando i versi sono ardenti ho fritto molti vermi: quasi venti. * Che fai malato Amleto con una mela in mano che fai mela di Amleto nella mano malata che fai molesto Amleto matto della tua mela che fai mela di Amleto destinata a letame che fai letale Amleto masticandola male che fai mela di Amleto per metà malandata che fai melato Amleto con una mela in meno? * Cerco l'ago nel pagliaio cerco l'ego nel migliaio cerco l'ergo nel bisbiglio cerco l'agro nell'intruglio cerco il largo nel risveglio cerco il drago nel vermiglio. * Il sabato del vigliacco che ha la testa in un sacco due braccia in una manica e grida: "Oh Dio! Domenica!" * Dove sono le nevi addormentate un tempo nel silenzio di brevi inverni senza vento? Estate. Il chiar di luna luccica sulle pietre. Accanto alla fontana morrò sempre di sete. * In mezzo ai rovi a Ninive visitiamo rovine sono bianche le spine bianche in alto le nuvole. Non cade neve a Ninive non arrivano navi tu che puoi farlo vivine le inanità soavi. * Mi farò per l'autunno una cuccia di cane fino alla fin dell'anno sotto le tue sottane. Ci sorbiremo un uovo il primo di gennaio poi tornerò di nuovo dove fa caldo e buio. Da Toti Scialoja, Poesie 1979-1998, Garzanti, Milano, 2002 * La notte chiara è un cerchio un triangolo è l'alba un quadrato l'aurora - teoremi di dolore. Di giorno il loro marchio timbra la mente calma necessaria a chi esplora rottami di dolore. 18:02 Scritto