La Russia a casa? Gamba aspetta «Ma non è giusto

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La Russia a casa? Gamba aspetta «Ma non è giusto
La Russia a casa?
Gamba aspetta «Ma non è giusto»
«Come si fa a preparare un’Olimpiade in questo
clima di incertezza? Ed è giusto che la mia
squadra, che non ha nessun caso di doping, sia
esclusa dai Giochi?».
Lo sfogo di Ezio Gamba arriva dal lago di Garda,
dove il ct bresciano della nazionale russa di judo
sta trascorrendo un paio di giorni di relax in
famiglia, gli ultimi prima di ripartire per Mosca.
L’incertezza, con il passare dei giorni, aumenta. Ieri il Comitato olimpico internazionale ha deciso
di rimandare la decisione sulla possibile esclusione della Russia dalle Olimpiadi di Rio. Il Comitato
Esecutivo del Cio, riunito in teleconferenza, ha deciso di aprire formalmente una procedura
disciplinare nei confronti delle persone coinvolte nel rapporto della Wada sullo scandalo doping.
Per quanto riguarda l’eventuale esclusione della Russia dai Giochi di Rio, il Cio ha fatto sapere che
«valuterà con attenzione» il rapporto stilato dalla commissione indipendente della Wada e che
«esplorerà le opzioni legali per quanto riguarda un divieto collettivo a tutti gli atleti russi e il diritto
alla giustizia individuale». A tal proposito, il Cio ha spiegato che dovrà prendere in considerazione
la sentenza del Tas di domani sul ricorso degli atleti russi squalificati dalla Iaaf, la Federazione
internazionale di atletica.
«Non esiste un solo caso di positività in cui sono coinvolti i miei atleti - tuona Gamba -: siamo in
11, 4 femmine e 7 maschi, e ci sono 13 che hanno la qualificazione a Rio e sono pronti a sostituire
eventuali infortunati. Questo per dire come ci prepariamo. Io dico che, in caso di comprovato uso di
sostanze dopanti, i responsabili vanno puniti con la massima severità. Ma davvero non capisco
perché penalizzare una squadra come la mia, che è totalmente pulita».
Nei mesi scorsi era scoppiato il caso di 4 atleti della squadra russa di judo positivi al Meldonium:
«E poi si è risolto tutto in una bolla di sapone - spiega Gamba -. Perchè? Il Meldonium è come
l’aspirina: quando uno sente un malanno, il medico glielo prescrive. E quando i miei atleti l’hanno
preso, il divieto internazionale non era ancora scattato. Il livello consentito è mille, i miei atleti sono
stati trovati con 4, 14, 23, 27. Quantità irrisorie. E ne sono usciti senza macchia».
Però tutto questo, spiega il commissario tecnico bresciano della Russia, olimpionico a Mosca ’80,
argento a Los Angeles ’84, «ha pesantemente condizionato la nostra preparazione per Rio. Ho
dovuto lasciare a casa questi atleti perché non hanno partecipato agli ultimi 3 mesi di gare. Ne ho
messi altri e altri ancora scalpitano alle spalle. Ma a parte questo aspetto, come si può preparare
bene un atleta professionista non sapendo se alla fine andrà a Rio?».
Gamba punta il dito contro il clima che si è creato raccontando un episodio di venerdì scorso:
«Stavamo partendo da Barcellona, dove abbiamo lavorato per una settimana, per Bratislava dove
eravamo impegnati nell’ultimo torneo prima di Rio. Sapete che è successo? Sono arrivati a farci i
controlli antidoping a sorpresa mentre stavamo partendo per l’aeroporto. Hanno avuto 8 giorni di
tempo, lo hanno fatto mentre stavamo partendo e alla vigilia di una gara dove gli atleti sono
controllati ufficialmente. No, così proprio non va».
Gamba, ct dal 2008, ai Giochi di Londra 2012 ha portato la Russia del judo a vincere 3 ori, un
argento e un bronzo: «Sono sbalordito. Non si può preparare un’Olimpiade così. Alla fine magari
nessuno dei miei atleti potrà andarci nonostante nessuno abbia usato sostanze proibite».