Allocuzione di Domenico Chiesa

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Allocuzione di Domenico Chiesa
40° Anniversario del Club – Venezia, Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio, il 4 ottobre 1991:
allocuzione celebrativa del Socio Onorario Co-fondatore del Panathlon, Prof. Domenico Chiesa.
Signor Presidente del CIO, Autorità, Signore e Signori,
per la terza volta, in queste aule stupende che videro le glorie della Serenissima, si celebra la
ricorrenza della costituzione del primo Panathlon Club, la nascita del Panathlon, questo grande movimento
che da Venezia è partito per espandersi nel mondo.
Ed a me, tra gli ultimi testimoni di quell’evento straordinario, è stato assegnato l’incarico di
celebrarlo.
Misurando la grandezza e la solennità di questo luogo e di questa ora, provo un sentimento di
trepidazione per l’inadeguatezza del mio contributo.
Per espressa volontà dell’attuale Presidente, Avv. Antonio Spallino, che, sin dall’inizio del suo
mandato, affermò illuminante la necessità, prima che il tempo ne disperda le testimonianze, di approfondire e
costruire la storia delle origini e dei successivi sviluppi del Panathlon, abbiamo oggi finalmente un volume
compilato con grande cura e passione da Carlo Alberto Magi, che rievoca le vicende della nostra
associazione.
Non traccerò perciò la storia del Panathlon, né seguirò la cronologia degli avvenimenti. Mi
soffermerò, invece, sulla nascita della nostra Associazione, sulle sue finalità, sulla sua fisionomia
associativa, sulle problematiche, sul suo futuro.
Siamo ormai giunti, come è stato acutamente sottolineato, alla seconda generazione ed è giusto, a
quarant’anni di distanza da quel 12 giugno 1951, che vide, a pochi passi da qui, la nascita del Panathlon, fare
il punto del cammino percorso. Soprattutto è giusto confrontare la situazione e le finalità di allora con la
situazione odierna, accertare se esse siano rimaste fedeli al modello primigenio e quali variazioni si siano
verificate nel tempo trascorso.
Il Panathlon nasce a Venezia nel 1951, a qualche anno dal termine del secondo conflitto mondiale.
La guerra aveva lasciato un solco profondo nella vita e nell’anima della Nazione Italiana. Ancora una volta
lo sport adempiva alla sua universale missione di affratellamento e pacificazione. Era, si può dire, il solo
terreno su cui uomini di diverse concezioni politiche, divisi da rancori, vendette, rivalità, trovassero un punto
di collaborazione e di intesa.
Fu in questo ambiente, in questo clima, che un gentiluomo veneziano, il Col. Mario Viali, splendida
figura di soldato e di autentico sportivo, sempre vivo nel nostro ammirato ricordo, prese l’iniziativa di
fondare un’associazione avente come unico scopo quello di servire lo sport, sul modello dei Club Service
(Rotary – Lion’s) che stavano in quel momento diffondendosi con fervido slancio, particolarmente negli stati
non più retti da regimi totalitari.
Lo fece per dare agli sportivi – mirando fin da principio ad estendere l’iniziativa agli sportivi di tutto
il mondo – un centro di vita e di azione comune, ove, cito testualmente dalla sua proposta originale,
“attraverso la reciproca conoscenza, nascesse rinsaldata e si sviluppasse, su un piano nobilmente devoto, la
volontà di difendere l’ideale sportivo al quale ispirare l’attività singola e l’azione comune”.
Lo fece per dare allo sport di una località un organismo rappresentativo ad alto livello, che ne
esprimesse autorevolmente la voce; una libera tribuna in cui i problemi, le necessità, gli atteggiamenti
riguardanti lo sport potessero trovare un’autorevole sede, data l’elitaria ed armonicamente rappresentativa
composizione dei Club.
Le finalità e le caratteristiche fondamentali dell’Associazione sono rimaste intatte attraverso gli anni
e posso qui affermarlo con profonda soddisfazione, avendo ininterrottamente partecipato all’intero corso
della vita del Panathlon, così come mi aveva espressamente raccomandato il Fondatore, sempre preoccupato
che questa sua creatura non si discostasse dalla rotta tracciata.
L’articolo dello Statuto sulle finalità del Panathlon è rimasto per quarant’anni pressoché immutato:
era infatti prevalso quasi un sacro rispetto per quello che consideravamo la colonna cardine della nostra
Associazione. L’applicazione che i Club ne hanno fatto nel corso dei decenni, costituisce un esempio
stupendo del contributo dei dirigenti dei Club e del Panathlon Italiano e International, di quanto la passione e
la generosità sappia inventare e fare per realizzare concretamente i principi stabiliti.
Oggi, trascorsi quarant’anni, prendendo atto dell’esperienza vissuta e dell’apporto di pensiero e di
iniziative, che con mirabile fervore i Club ed i dirigenti ad ogni livello hanno fornito per realizzare
compiutamente l’idea del Panathlon, il Consiglio Centrale ha dato vita ad una vasta azione di consultazione e
di studio per la revisione dello Statuto, formulando il testo che in questi giorni l’Assemblea straordinaria dei
presidenti dei Club ha discusso ed approvato.
Si è trattato di un’estesa rielaborazione e completamento della normativa precedente, adeguandola
alle più vaste dimensioni raggiunte dalla nostra Associazione.
Converrà a questo punto ribadire quali sono i cardini della nostra Associazione.
Il Panathlon International è un’associazione di Club: ogni Club, costituito a norma di Statuto, è
autonomo e, nella famiglia del Panathlon, fosse anche quello della più sperduta località del globo, gode di
pari dignità ed importanza ed ha diritto ad un voto nell’assemblea dei Club.
Gli organi superiori, Distretto e Consiglio Centrale, hanno funzione di coordinamento delle azioni
comuni, di stimolo e di controllo.
I soci dei Panathlon Club sono ammessi per nomina in rappresentanza di categorie sportive
determinate, previste dal Regolamento. In relazione a ciò, si deve aver riguardo non solo alle qualità sportive
e civili della persona, ma anche alla sua qualificata rappresentatività nella categoria di appartenenza.
Nella sua composizione, un Club deve presentarsi come una completa, autorevole, qualificata
immagine, equilibrata nelle sue componenti, del mondo sportivo della località in cui ha sede.
Fulcro della vita associativa del Panathlon sono le riunioni conviviali mensili del Club, da tenersi
con regolarità in date e luoghi fissi.
Anche tra noi, così come talvolta avviene in Rotary e Lion’s, ci si dimentica che l’obbligo delle
riunioni mensili costituisce l’innovativa concezione su cui sono stati costruiti i Club Service e cioè proprio le
associazioni tipiche della nostra epoca. Che sia un concetto riconosciuto ed accettato dai popoli di tutto il
mondo lo dimostra la prodigiosa esplosione del Rotary, che ha raggiunto oltre 25.000 Club con 1.200.000
soci in tutto il mondo e si propone finalità di servizio certo non meno alte ed impegnative.
Si sottovaluta evidentemente il fatto che proprio attraverso le riunioni conviviali si attua la
conoscenza, l’amicizia, la fratellanza tra quanti si occupano di sport, nei diversi campi in una data località,
permettendo anche ai rappresentanti degli sport più negletti di prendere posto accanto a quelli degli sport più
popolari e importanti e che la prima azione per la difesa e affermazione degli ideali, il Panathlon la realizza
attraverso i panathleti che nella loro azione quotidiana se ne mostreranno fedeli ed appassionati assertori.
E che dire della conoscenza diretta e reciproca con le personalità del mondo sportivo, amministrativo
e politico, che le riunioni conviviali permettono di conseguire?, delle possibilità di trattare con immediata
semplicità, dignità di organizzazione ed assoluta libertà d’opinione, tutti i temi attinenti allo sport e alle sue
esigenze?
Questo non significa certo che non si debba portare l’azione del Panathlon anche fuori dei Club e,
come ho ricordato dianzi, è sempre stata ammirevole l’intelligenza, la fantasia, l’entusiasmo di cui hanno
dato prova i responsabili nel trovare forme e modi diversi ed originali di servire lo sport anche al di fuori
delle riunioni, con pubbliche manifestazioni, propaganda multiforme, tavole rotonde ecc..
L’art. 3 dello Statuto or ora approvato, amplia appunto l’elencazione delle finalità, dei mezzi prima
sinteticamente indicati.
Giunti all’inizio del quinto decennio, chiarite e ribadite le componenti ideali e pratiche della nostra
Associazione, è giusto chiedersi: le ragioni ideali che erano alla base della nascita del Panathlon, hanno
tuttora piena validità? O le vicende tumultuose di questa nostra epoca, che hanno sovvertito valori e costumi,
ne hanno minato la validità e la necessità?
Va tenuto presente che, per Statuto e per sempre riaffermati principi, esula dall’azione del Panathlon
ogni attività tecnica ed organizzativa propria delle associazioni e federazioni sportive: appare pertanto di
tutta evidenza che l’azione del Panathlon spazia nella sfera ideale e culturale.
La stessa azione di proselitismo e sviluppo sportivo, che assume importanza vitale e determinante
nelle nazioni meno progredite sportivamente, appare oggi, in molte altre, quasi superflua, mirando ora il
Panathlon soprattutto ad affermare essenziale l’importanza dello sport nella formazione dell’uomo come
equilibrato connubio di spirito e fisico e nel progresso della vita sociale.
Vi sono temi e problemi di carattere etico, filosofico, sociologico, scientifico o attinenti
l’inquadramento politico e amministrativo dello sport, e i suoi collegamenti con le arti e la letteratura, che
trovano la loro sede di trattazione e discussione più appropriata, talvolta direi unica, nelle riunioni dei
Panathlon Club.
Gli è che le società, le federazioni, gli stessi comitati olimpici nazionali, completamente impegnati
nell’adempimento dei loro compiti statutari ed in problemi organizzativi ognora più complessi e onerosi, non
sempre possono preoccuparsi, e comunque non sistematicamente, degli ideali sportivi e delle concezioni
altamente etiche.
La stessa stampa sportiva e gli altri mass-media, presi nel vortice degli innumerevoli e quotidiani
avvenimenti e dei problemi pratici interessanti il gran mondo dello sport, non trovano sovente tempo e spazio
per occuparsi di tali temi e problemi, pur importanti ma meno immediati e pressanti.
Il Panathlon è sorto appunto per colmare questa lacuna, ed è significativo e confortante ad un tempo
che gli sportivi più eletti, delle località nelle quali sono venuti a contatto con la nostra Idea, ne abbiano subito
recepito l’opportunità, anzi la necessità, dando vita a Club che, con molto prestigio e dedizione appassionata,
rappresentano nobilmente il mondo sportivo locale e ne interpretano autorevolmente pensiero, bisogni e
aspirazioni. Analogamente, nella più vasta sfera di competenza, agiscono i Distretti e il Consiglio del
Panathlon International.
Tutti i grandi temi che interessano lo sport nella sua concezione etica e sociale sono stati dibattuti, su
invito del Panathlon International, dapprima nelle riunioni dei Club, e poi in sede internazionale, nelle assise
del Panathlon International.
In primo luogo, considerato il fondamentale legame del Panathlon con l’Olimpismo, ricorderò i temi
attinenti ai giochi olimpici, al loro futuro, alla questione del dilettantismo.
Fin dai primi anni, il CIO ha manifestato il suo cordiale apprezzamento verso il Panathlon,
assegnando, nel 1954, alla nostra Associazione la Coppa Olimpica e riconoscendolo poi ufficialmente, con
determinazione della Commissione esecutiva del 26 maggio 1982.
Panathleta, socio da molti anni del Club di Barcellona è l’attuale illustre Presidente del CIO, Juan
Antonio Samaranch. I Presidenti Brundage, Lord Killanin, Samaranch, così come altri eminenti esponenti del
mondo olimpico e sportivo internazionale, e citerò per tutti l’On. Giulio Andreotti, socio del Club di Roma
dalla costituzione, sono stati con solenni cerimonie svoltesi in Campidoglio, insigniti del Flambeau d’Or,
diventando, a norma dello Statuto, Soci d’Onore del Panathlon International.
I grandi temi di preminente interesse etico e sociale, tra i quali menzionerò l’educazione allo sport
della gioventù, la violenza nello sport, il fair play, sport e famiglia, lo sport nella vita della città, la
promozione umana attraverso lo sport, lo sport quale componente essenziale dell’uomo moderno, sport e
droga, sono stati oggetto nelle riunioni dei Club e poi nei congressi ed assemblee internazionali, di profonde
ed appassionate trattazioni. Anche la letteratura e le arti collegate allo sport hanno interessato l’attività
promozionale del Panathlon.
Diversi, pertanto, e multiformi, sono i campi in cui si esplica l’attività del Panathlon. Vi è, tra i
Presidenti dei Club, tra i Governatori e nel Consiglio Centrale, una gara, un’emulazione, nel trovare ed
attuare sempre nuove iniziative per sviluppare, propagandare, sostenere lo sport in tutte le forme.
Ma quella che costituisce la ragione prima, la finalità più gelosa di cui il Panathlon è altamente
cosciente ed orgoglioso, è pur sempre l’azione in difesa dei valori umani e morali dello sport, azione da
svolgere con grande ed intelligente determinazione, sia per la propaganda e l’illustrazione dei principi, sia
seguendo con vigile attenzione l’applicazione e intervenendo nel modo più appropriato ed efficace ogni
qualvolta questi principi sono disattesi ed offesi.
E’ una lotta nobile e sacrosanta che i tempi che viviamo rendono sempre più attuale e necessaria.
Paradossalmente, proprio ora che lo sport sta vincendo su tutti i fronti, diffondendosi in ogni paese e
coinvolgendo ogni classe sociale, riconosciuto come fatto di cultura e di civiltà, si stanno creando sfavorevoli
situazioni che ne alterano l’autenticità, ne minano la validità, ne favoriscono la rovina.
Si è purtroppo iniziato un processo di alienazione e degenerazione contro il quale ogni autentico
sportivo, ogni fedele di Olimpia è chiamato ad opporsi, a lottare.
Quando lo sport era espressione di una ristretta cerchia sociale, la classe borghese - e la strenua
difesa del dilettantismo puro, per tanto tempo portata avanti nella assise del CIO, rappresentava in fondo la
patetica difesa di principi professati da una determinata classe sociale oggi travolti dal progredire dei tempi l’osservanza dei grandi principi dell’Olimpismo era un fatto del tutto spontaneo, un fatto d’onore.
La concezione dello sport era, e sempre lo è ancora per tutti noi, talmente elevata, da poter essere
considerato alla stregua di una religione, che informa la vita e gli atti degli uomini e non ammette sotterfugi e
bassezze.
Ma l’eccezionale sviluppo di questi decenni, l’estensione dello sport ad ogni classe sociale, hanno
suscitato attorno al fatto sportivo un interesse immenso: anzitutto politico, da parte dei governi e dei partiti, a
cagione dell’immediata popolarità che ne consegue e della possibilità indiretta di persuasione e propaganda.
E poi materiale, per la possibilità di sfruttare la passione popolare, trasformando, fino al limite
dell’opportunità offerta dai diversi sport, ogni competizione sportiva in spettacolo redditizio, che
indubbiamente serve al sostenimento dell’attività sportiva organizzata, ma spesso travalica ogni corretta
norma di comportamento, risolvendosi in una deprecabile speculazione da parte degli organizzatori e degli
stessi atleti.
La stampa e i mass-media si sono impadroniti prepotentemente del fenomeno sportivo, facendo largo
spazio ad ogni avvenimento dello sport e alle vicende dei suoi protagonisti, accentuando oltre i limiti del
buon gusto e del lecito rivalità, scandali e pettegolezzi, con ciò contribuendo certo in maniera decisiva alla
diffusione dello sport nelle masse, ma dedicando sempre meno attenzione e rilievo e il minimo spazio alla
riaffermazione e alla difesa dei valori morali, all’educazione degli atleti e del pubblico, all’appoggio
dell’attività dilettantistica. Si è rafforzata la pratica della sponsorizzazione, che ha fornito allo sport mezzi
cospicui, certo provvidenziali, ma che ha posto le leve del comando nelle mani di persone che, a differenza
dei vecchi dirigenti e mecenati, spesso considerano le mete sportive solo un indiretto strumento per il
raggiungimento di più pratiche finalità e talvolta di accese personali ambizioni.
In questo contesto l’area del professionismo ha acquistato, e senz’altro conquisterà in avvenire,
sempre maggiore estensione, postulando serie esigenze di regolamentazione e di controllo da parte delle
autorità sportive, con particolare riguardo all’osservanza dei principi di correttezza e lealtà che devono
presiedere alle competizioni.
Un vasto intreccio di interessi di ogni genere sta avviluppando lo sport, attenuandone e talvolta
stravolgendone gli ideali.
In un mondo pieno di divisioni, di incomprensioni, ove la violenza dei singoli e delle folle domina
spesso incontrastata, soggetto forsennata opera dissacratrice di ogni valore spirituale, lo sport rappresenta
l’ultima spiaggia, sottratta allo scatenamento di malsane passioni e di ignobili interessi, a cui approdano con
cuore puro e spirito di fraternità gli uomini di buona volontà.
Ma a patto che i valori supremi, quelli che pongono lo sport tra le manifestazioni più nobili ed
esaltanti dello spirito umano, restino integri e rispettati.
Per questo, soprattutto per questo è sorto, vive e si sviluppa il Panathlon.
La nostra Associazione, che annovera nelle sue fila le personalità più eminenti e rappresentative tra
quanti uomini e donne in un determinato luogo si occupano e si sono occupati dello sport, è, e vuol essere, a
differenza degli altri Club Service che hanno genericamente la finalità del servire, uno strumento prezioso
posto specificatamente al servizio dello sport.
E la sua internazionalità, alla quale essa mira come segno altamente distintivo, estendendo il suo
campo a tutte le nazioni e reclutando i suoi soci senza distinzione di razza, di religione, di fede politica,
conferisce alla sua azione, nello spirito dell’ideale sportivo e della fratellanza umana, un prestigio ed
un’efficacia ognor più validi e riconosciuti.
Con entusiasmo e fede illuminata noi ci proponiamo di agire affinché l’azione del Panathlon sempre
più si estenda, perché sempre più numerosi sorgano i nostri Club e attraverso la loro azione vengano
proclamati, esaltati, difesi gli ideali dello sport e i principi dell’Olimpismo.
La prestigiosa presenza del Presidente del Comitato Internazionale Olimpico, che altamente onora
questa nostra riunione celebrativa, mi induce a ricordare, con legittima fierezza, che sulla prima tessera del
Club di Venezia figurava la frase augurale “Nello spirito dei giochi di Olimpia l’umano desiderio di
fratellanza e di pace”.
Ebbene, con la fiaccola accesa, che spicca al centro del nostro emblema, tra i colori olimpici, il
Panathlon vuole recare il sacro fuoco d’Olimpia, ovunque, nelle contrade del mondo.