Canada
Transcript
Canada
••• Nalional library of Canada Slbllotheque nationale du Canada AcquisItions and Bibliographic Services Branch Olrectlon des acquIsitions et des services bibliographiques 395 Wellington Stree! Ottawa.Ontano 395. ruL' W('lhnç:on Or..1W,J (Onl.JflQ) K1AON~ K1AON~ l'JO ..... '\;":,,. """"~ .. -,, NOTICE AVIS The quality of this microform is heavily dependent upon the quality of the original thesis for microfilming. submitted Every effort has been made to ensure the highest quality of reproduction possible. La qualité de cette microforme dépend grandement de !a qualaé de la thèse soumise au microfilmage. Nous avons tout fait pour assurer une qualité sup~rieure de reproduction. If pages are missing, contact the university which granted the degree. S'il manque des pages, veuillez communiquer avec l'université qui a conféré le grade. Sorne pages may have indistinct print especially if the original pages were typed with a poor typewriter ribbon or if the university sent us an inferior photocopy. La qualité d'impression de certaines pages peut laisser à désirer, surtout si les pages ont été originales dactyl~raphiées à l'aide d'un ruban usé ou si l'université nous a fait parvenir une photocopie de qualité inférieure. Reproduction in full or in part of this microform is governed by the Canadian Copyright Act, R.S.C. 1970, c. C-30, and subsequent amendments. La reproduction, même partielle, de cette microforme est soumise à la Loi canadienne sur le droit d'auteur, SRC 1970, c. C-30, et ses amendements subséquents. Canada • LA POESIA IN L1NGUA VENETA DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE AOGGI by Eiettra Bedon Department of Italian McGiII University, Montreal November, 1994 A Thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in Partial Fulfillment of the Requirements of the Degree of Master of Arts This Thesis was directed and supervised by Prof. Sergio Maria Gilardino • Ali rights reserved for ail countries Elettra Bedon National L,brary of Canada Bibliothèque nationale du Canada Acquisitions and Bibliographie Services Branch Direction des acquisitions et des services bibliographiques 395 Wellington Street Ottawa. Ontario 395. rue WelllnQlon Ottawa (Onlanè) K1A0N4 K1AON4 THE AUTHOR RAS GRANTED AN IRREVOCABLE NON-EXCLUSIVE UC~CE~LOwrnGTHENATION~ LIBRARY OF CANADA TO REPRODUCE, LOAN, DISTRIBUTE OR SELL COPIES OF ffiSIHER THESIS BY ANY MEANS AND IN ANY FORM OR FORMAT, MAKING TffiS THESIS AVAILABLE TO INTERESTED PERSONS. THE AUTHOR RETAINS OWNERSmP OF THE COPYRIGHf IN ffiSIHER THESIS. NEITHER THE THESIS NOR SUBSTA1'ITIAL EXTRACTS FROM IT MAY BE PRINTED OR OTHERWISE REPRODUCED WITHOUT ffiS/HER PERMISSION. L'AUTEUR A ACCORDE UNE LICENCE IRREVOCABLE ET NON EXCLUSIVE PERMETTANT A LA BIBUOTHEQUE NATIONALE DU CANADA DE REPRODUIRE, PRETER, DISTRIBUER OU VENDRE DES COPIES DE SA THESE DE QUELQUE MANIERE ET SOUS QUELQUE FORME QUE CE SOIT POUR METTRE DES EXEMPLAIRES DE CETTE THESE A LA DISPOSITION DES PERSONNE INTERESSEES. L'AUTEUR CONSERVE LA PROPRIETE DU DROIT D'AUTEUR QUI PROTEGE SA THESE. NI LA THESE NI DES EXTRAITS SUBSTANTIELS DE CELLECI NE DOIVENT ETRE IMPRIMES OU AUTREMENT REPRODUITS SANS SON AUTORISATION. ISBN 0-315-99891-1 Canada L~ po~sia in lingua veneta dalla fine dell~ l guerra mondiale a oggi. • Sumo Questa ~(:s: si propone di mettere in rilievo come colom che hanno serino in "lingua veneta» siano moiti più di quanti appaiano nella steria della leneratura italiana. Occupandoci particolarmente degli scrittori e dei poeti della seconda metà deI Novecento, e mancando una elencazione di essi, nostro primo compito è stato quello - appunto - di ricercarli e presentarli, accompagnan-io la presentazione con dari bio-bibIiografici dettagliati. Si è voluto inoltre - anaIizzando le loro opere - proporre una suddivi- sione che tiene COntO di quelle da aItri precedentemente formulate, ma che vuole insieme dire quaIcosa di nuovo. • • • • • Résumé Celles et ceux qui ont écrit en "langue vénitienne" sont bien plus nombreux qu'il n'appère de l'histoire de la littérature italienne. Le but de cette thèse est bien celui de les faire connaître. Puisqu'ici on s'occupe SUrtout des écrivains et des poètes de la deuxième moitié du vingtième siècle, ,'ont il n'existe aucun répertoire, nous nous sommes fixé comme toute première tâche celle de les rechercher et de les présenter, tout en fournissant pour chacune et pour chacun d'entre eux des données bio-biographiques détaillées. Au cours de cette analyse on a quand même proposé un organigramme qui ~dlète les subdivisions tracées auparavant, mais qui se veut nouveau dans sa vision de l'etlsemble de cette littérature. • • • • Abstract Writers and poets who wrote in the "language ofVenice" are far more numerous than is commonly reported in the history of ltalian literature. It is the purpose of this dissertation to present and highlight their works. Since here we mainly deal with writers and poets of the second half of the twentieth century, for which there is no roll cali, we deemed it appropriate to research and introduce them, supplying for each of them detailed biobibliographical dara. In the course or our work we tried to sketch a subdivision of the matter which keeps in mind what has been previously done, but which is also new if one takes into account the whole scope and breadth of this literature. • • • • PREMESSA 1 "dialetti" italiani non sono - come è noto - varietà (corruzioni) di una stessa lingua comune, ma piuttosto lingue autonome detivate dalla sovrapposizione del latino alle lingue parlate dai popoli insediatisi nelle diverse regioni d'Italia. Alcuni di questi "dialetti" nel corso dei secoli sono assurti al rango di lingue ufficiali. Essi vennero usati, per esempio, nei rapporti diplomatici con altri Stati, e si arricchirono di opere di poesia, di teatro, di narrativa. Tra essi, uno dei più prestigiosi fu il "dialetto" veneto, lingua della Repubblica di Venezia e dei territori da essa conquistati. Oggetto del nostro studio sarà la letteratura in lingua VCltta.' Ci si propone di mostrare, da una parte, che essa ebbe inizi molto precoci e, dall'altra, che ai nomi di alcuni "grandi" (entrati nella storia della letteratura italiana) vanno aggiunti quelli di moiti altri che, pur mena "grandi", hanno tuttavia contribuito con le loro opere a formare quel tessUto che ha permesso alla lingua veneta di sopravvivere fino ai nostri giorni. Si esaminerà la produzione dell'area veneziana e - per la terraferma di quell'area considerara "centrale" (padovana, vicentina, polesana), nonché di quelle trevisana e veronese. L'attenzione sarà focalizzata sulla lirica scritta il lingua veneta, dalla fine della prima guerra mondiale a oggi. Questo argomento sarà pero inserito in un corpo organico che 10 preparerà e conrribuirà a inquadrarlo. • -Lingua venera" sostituid d·or:a in :IV2Ilti il termine correnrc: di -dia1eno veneto·. 7 • • ELF.JTRA BEDON Il presente lavoro sarà diviso in quattro capitoli. Ne! primo capitolo, dopo una breve imroduzione sulle origini della lingua veneta, si ripercorreranno per sommi capi le tappe evolutive della poesia veneta e veneziana prima de! 1920. Ne! secondo capitolo, dopo una considerazione d'insieme della lirica dei Novecemo in lingua veneta, si proporrà un discorso di carattere genetico: che cosa è diventata la poesia in lingua veneta a partire dagli anni '60. Si metteranno in rilievo eventuali cambiamemi e si cercherà di individuarne le possibili cause. Ne! terzo capitolo si prenderanno in esame - sempre per il periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale a oggi - i generi non lirici, ~ precisameme il teatro e la narrativa. Ne! quarto e ultimo capitolo si individueranno i singoli poeti de! nostro secolo, non per sottoporre i loro lavori ad analisi critica, ma per individuare i terni, gli stili, le tendenze della poesia contemporanea in lingua veneta. Nella conclusione, infine, si raccoglieranno le fila di quanto detto in precedenza. 8 • INTRODUZIONE 1 Veneti, popolo di origine indoeuropea dell'Europa centrale, ne! 1 millennio a. C. scesero a insediarsi nell'ltalia nord-orientale, nella zona compresa tra i fiumi Adige e Piave. Cio che si conosce della lingua di questo popolo deriva dal ritrovamento di epigrafi e di altro materiale archeologico, specialmente ad Este (l'antica Ateste) e intorno a Calalzo, ne! Cadore. Sono l'impero romano il Veneto, insieme alla Lombardia orientale, al Trentino, al Friuli e a una parte de~l'A1to Adige e dell'Istria, apparteneva alla zona riconosciuta come "X Regio". Si puo dire che la Iingua veneta sia la ucontinuazione regolare e ininterrona dei latino parlato dai Veneti romanizzati" .2 Essa fa pane dei dialetti della Romania occidentale (francese, provenzale, spagnolo, catalano e portoghese) e si distacca da quelli della Romania orientale (dialeni dell'ltalia centrale e meridionale, dalmatico, rumeno). Il nucleo centrale di diffusione della Iingua è stato identificato con Padova e i suoi dintorni. Il veneziano nacque come "dialetto" delle popolazioni che si erano spostate verso la laguna per sfuggire alle invasioni barbariche. • 2 A1beno Zamboni. 'Le Clr:mcriSliche cssenzioli dei diolettî veneti', GIIitJa IIi tlialrtti M.nlio Condazzo (P.dova: CLEUP,J979) J J. .""ri, • cura di 9 • • ELETIRA BEDON La varietà pariata a Treviso, Feltre e Belluno presenta alcune affinità con il friulano e il ladino. Esiste infine una quarta varietà, rappresenrata dal dialetto di Verona. Benché il celtico fosse in antico molto diffuso nell'ltalia settentrionale, la lingua veneta ne fu sempre chiaramente scissa: «i dialetti veneti risultanc ben distinti rispetto a quelli circostanti a tutti i livelli linguistici») , 10 IbiJnn42. • CAPITOLO l TAPPE EVOLUTIVE DELLA POESIA VENETA E VENEZIANA PRIMA DEL 1920 Uno sguardo d'insieme ai materiali prodotti nel corso dei secoli permette di notare che, nel Veneto, la letteratura in lingua volgare ha avuto inizi assai pristini. Ci si pub anche rendere conto che vi sono delle costanti, particolarmente per la commistione linguistica, nota come "sperimentalismo linguistico", risultante da un bilinguismo, 0 plurilinguismo, utilizzato a fini espressionistici. l primi testi poetici risalgono alla fine dei XII secolo. Il volgare fu utilizzato affinché i componimenti - di caranere didascalico, di contenuto morale e/o proverbiale - fossero comprensibili a quella parte della popolazione che, pur nutrendo interessi culturali, non era in grado di comprendere illarino. Alcuni di essi furono scritti da uomini di chiesa (come Giacomino da Verona, Bonvesin da Riva), con l'intento di ammaestrare il popolo; altri da giullari ( si cita, tra gli altri, Matazone da Caligano). La maggior parte restarono anonimi. Le varietà di lingua erano molto differenziate rra loro, poiché Venezia non aveva ancora conquistato linguisricamenre l'entroterra, non si era cioè ancora prodona l'uniformizzazione alla koini veneziana, imposrasi più tardi in virtù del prestigio culturale e politico della Serenissima. • 11 CAPITOLO 1 • • 1 maggiori centri di irradiamento, sulla terraferma, furono inizialmente Verona e Padova e, in seguito, Treviso. Dato il notevole apprezzamento - in tutta l'Italia settentrionale delle chansons tk g(St~s e dei romanzi dei cielo bretone, si ebbero traduzioni in "volgare locale" di episodi di questi; allo stesso pubblico vennero anche indirizzati componimenti di edificazione morale 0 di insegnamento religioso. (Si fa risalire al 1277 un poemetto in novenari rimati a coppie, scritto in una lingua definita dall'Ascoli «veneto di sud-ovest», il cui contenuto ricorda quella che Segre ha chiamato «didattica mondana»: quell'insieme di consigli su come si debba amare il proprio sposo, su come si debba "servire" la donna amata. Ancora dei secolo XIII si ricordano Il lammto tkila sposa padovana, di anonimo, e - altrettanto anonime - delle Antich~ laudi cadorin~. Nel Trecento, anche nelle aree prese in esame, si diffuse il toscano (non si dimentichi che Dante, e poi suo figlio Pietro, soggiornarono a Verona, e che il Petrarca visse i suoi ultimi anni ad Arquà, vicino a Padova). Si arriva a parlare di "preumanesimo veneto", per contrastare il quale prese origine una poesia in lingua vernacolare. Treviso e Padova diventarono «le capitali dell'espressionismo linguistico veneto»;· oltre alla tenzone tridialettale attribuita (in modo non univoco) a Nicola de' Rossi, l'esempio più probante di questo uso della lingua regionale in sense parodistico ed espressionistico è rappresentato dalla canzon~ di Aulivtr, il cui autore rifiura la lingua dei canzonieri, sceglie di scrivere nella sua lingua nativa, alla quale accosta e mescola elementi provenzali, francesi e franco-italiani. Scrissero in lingua venera, occasionalmente, anche autori la cui produzione fu in massima parte in toscano. Viene riconosciuto all'area veneta un gusto tipico per la mescolanza di stili diversi, gusto che, nel Trecento, caratterizzà particolarmente l'opera di quei poeti che vissero nelle corti. • 12 Furio Brugnolo, "1 toscan; n.1 Veneto • 1. cerchio to=ncggianti; SttJria tklltz nJn.TIl Trr<mIfJ, voL 2, a CU12 di Amaldi • Pastoro-Stoedù (Vi= Neri Po=. 1976) 374. rJnmIl. Il • U. POESlA IN UNGUA VENETA DALL\ fiNE DElli. PRIMA GUERRA MONDlALE A OGGI Francesco di Vannozzo è un esempio dell'uno e dell'altro casa: di famiglia aretina, ma nato a Padova e vissuto nel Veneto, utilizzo una lingua di fonda toscano, ma ricorse ad «artificiosità metriche proprie particolarmente della tradizione veneta».5 Scrisse anche, completamente in lingua veneta, due frottole - spontanee e popolaresche - in occasione della guerra di Chioggia tra Venezia e Genova, nella seconda metà dei 1380. Anche il pavano (il padovano delle campagne) entro presto in letteratura: 10 si trava, per esempio, in una burlesca corrispondenza in rima tra Marsilio da Carrara e - appunto - Francesco Vannozzo. Leonardo Giustinian viene considerato «il primo poeta dialettale veneziano, in ordine cronologico».6 Tra i trenta e i quaram'anni scrisse le ben conosciute Canzonette (dal 1428 in poi non scriverà più poesia amorosa, ma soltanto religiosa), in una lingua che - rifiutato il toscano - venne da lui stesso creata, costruita e raffinata per esprimtre al meglio il suo senso della musicalità, l'aderenza ai terni scelti, il richiamo costante a testi popolareggianti. Leonardo Giustinian ricevette una rigorosa preparazione umanistica, che mise a frutto nelle cariche pubbliche che ricoprl; l'utilizzo della lingua veneta nella sua poesia non puo quindi essere considerato come un elemento accidentale, ma deve essere visto come una scelta consapevole. Nella poesia veneta del Quattrocento si evidenziano comunque due tendenze: una verso l'espressionismo plurilinguistico, e l'altra fedele ai modelli toscani (nell'argomento come nello stile). Alla prima tendenza appartiene senz'altro la poesia in linguaggio rustico e villanesco; accanto a diversi autori anonimi si deve ricordare il veronese Giorgio Sommariva. È opportuno a questo punto chiarire che - come sottoIinea Marisa Milani in un suo saggio - gli autori di testi in poesia pavana «appaiono sempre apertamenre coscienti di usare un diverso registro Iinguistico ma non 5 Lino l.o=nni, "La culmra delle signone venete nd trecetllO e i poeti di cone: SIDri4 lJmdl4 op. • • tk"" crJn,rll dt..486. Giacinto Spognoletti e Ces:are Viv:oldi•• cura di. P.tsia tiiakttak Gananti.1991) 235.' Jal flj1lllSeÎmmID Il oIfi (Milano: 13 CAPITOLO 1 un diverso registro poetico».' ~ il genere, infarri, che richiede la lingua vernacolare: «il dialetto [è] segno distinrivo del comico cosl come il volgare è segno distinrivo del serio.»' Cio è valido sopratturto per i sommi, e svela l'origine lerreraria e cittadina degli amori. Si è porrati a riconoscerlo prendendo in esame alcuni degli argomenri svolti in dialetro pavano: la lotra polirica, la miseria conradina presa a pretesto per arraccare le auteorità, la guerra, la Chiesa e i preri, la vita, le abitudini, le tradizioni dei conradini, ecc. 1 mariazi (componimenti di argomenro matrimoniale sul merro della frottola), giocosi e popolareschi, mosrrano mena l'origine colta degli autori, ma rimane rurravia chiaro che - in un caso come ncll'alrro - la sarira villanesca è da arrribuirsi a "borghesi Icrterari" e non a "poeri conradil1i". Si ririene si debba inserire nel filone dell'espressionismo pluringuisrico anche 10 sperimenralismo macaronico. Come dice lvano Paccagnella, si rrarra di «un inrenzionale gioco ironico conrro cerre espressioni dell'umanesimo». 9 Ancora una volra è inrorno allo Srudio di Padova, all'ambiente universirario, che si raccolgono gli aurori di resti nei quali l'efferro comico è raggiunro arrraverso la conraminazione rra lingua vernacolare e larino umanisri::o: la morfologia rimane larina, ma le srrurrure sintàniche e lessicali appartengono al vernacolo. ~ sembrara interessanre la norazione dell'aurore del saggio citaro in nota secondo cui le "macaronee padov:me" rappresenrerebbero. nei confronti della poesia dialerrale pavana. <<l'alno versanre della reazione anriumanisrica».'O Presumibilmenre gli aurori apparrenevano - in enrrambi i casi - allo sresso ambiente e scrivevano per une sresso pubblico. 7 ,• • 10 14 M.rUa Mil.ni, "Le origini dell. poesi. p.van. e l'immagine dell. eulNra e dell. vira contadin.'Sm";" tklltt ndtur" _ DJ primo Qwzttroemm J ÛJMifüJ Ji TrmlD. vol.3/l, • eura di Amaldi e Pastore-Stoeehi (Viœnza: Neri pozza. 1980) 371. lbùImL lvano P.ecagnelIa. "Origini padonne dei macaronico: Corado e TIfi'- Sm";" tklltt primo Qwmtomrm J ÛJMiiüJJi T...."" .p. m., '113. lvano Paecagnella• •p. tiL. '121. adtu,,, lI<JletIL DJ • LA POESIA IN LINGUA VENETA DALU FINE DEl.LA PRIMA GUERRA MONDlAl.F A OGGI L'opzione per il vernacolo - sia a scopo parodistico che oppositivo - a Venezia nel Cinquecenro porterà alle rime di Andrea Calmo e ai versi composti in giovenrù da Maffio Venier, ambedue spinri dall'anripetrarchismo; sul piano dei plurilinguismo rimane esemplare il poema eroicomico 1 fani r Ir prodrzZ( di Manoli Blmi Strarhioro che Anronio Molino (detto il Burchiella) scrisse in una lingua ibrida (appunto il "dialetto stradiottesco") dove il veneziano era mescolato a suoni dalmati e istriani e a lessemi neoellenici." Tra Quattro e Cinquecento, inolne, abbondante fu la produzione anonima di versi ispirati dalla caduta di Costantinopoli, dalle vicende della guerra, dalle stragi compiute dai Turchi. La letteratura in lingua pavana, nel Cinquecento, sembra esaurirsi per moiti nel teatro dei Ruzanre (i cui versi si limitano a un paio di canzoni e ad alcuni sonetti). Non mancano invece opere di poesia, ma se la lingua è la stessa, ben diverso è sia 10 scopo che gli autori si propongono che il risultato raggiunto. Angelo Beolco usava la lingua dei contadini per parlare delle vicissitudini dei contadini, ma gli autori che appartengono al "manierismo dialettale" si allontanano dal realismo, effettuano une «spostamento del dialetto dalla mimesi ... alla parodia ... [anraverso] il continuo riferirsi, da parte di una lingua dei ceti subalterni, ai modi e ai terni di una cultura elevatal). 12 Poiché ancora una volta gli autori che scrissero in "lingua rustica" furono dei letterati, non stupirà che l'iniziatore di questo tipo di poesia sia stato un arnico e un proteno di Gian Giorgio Trissino. Giambattista Maganza (ritenuto «pittore non mena eccellente che poetanll) fu membro di accademie, sia a Padova che a Vicenza, e comincio a scrivere versi in toscano. 11 " • " 11 "dialeno str:adionesco" er:a usalo doi mereenari che Venezia assolda.o neUo pcnisolo baI..ni.. pcr difendcre i suoi possedimenli in Dalmazio e ne11'Egeo. Fernando Bandini, "La lener:alUr:a pavana dopo il Ruzon,e lr:a monierismo e barocco." $IDria tkll4 cuJ· mrll 1Jt7fGIl. 11 SrimtID, vol. 411, 0 cur:a di Amaldi e PaslOre-Slocchi (Vicen..: Neri Pozzo, )983) 346. Fernando Bandini. ciL 346• op. 15 • CAPIToJ.O 1 Ne! 1558 usd a Padova la Prima paru tU k rime in lingua rustica padovana di Magagno, Menon e Begono; seguirono alrre tre parti, di cui l'ultima fu pubblicata ne! 1583. "Magagno" fu appunto il Maganza; menrre "Menon" fu sempre riconosciuto come il nome d'arte dell'abate Agostino Riva, l'identità di "Begono" soltanto abbastanza recentemente'< fu anribuita al conte Marco Thiene. Caraneristica della loro poesia (e di quella dei moiti: )ro imitatori) fu la ripresa, in parodia, dei motivi ispiratori - e a volte addirittura dei testi dei Petrarca e dei petrarchisti, e anche di classici latini. Si veniva cosl a creare un effetto comico e grottesco dovuto alla disparità tra, da un laco, la lingua semplice e dimessa e, dall'alrro, i contenuti e!evati. Benché apparrenenti allo stesso filone, i tre autori citati presentano tra loro delle differenze: «Begotto '" esibisce un pavano ricco di termini rari, che tende a configurarsi come lingua poetica più per le sue possibilità interne che per le sue referenze a una tradizionale rusticità».'s Menon è il più vicino al mondo contadino, giàcché scrive di amori rustici e il suo petrarchismo è mescolato ad e!ementi popolari ripresi da antiche canzom. In Magagno-Maganza predomina l'imitazione di Virgilio (da! pseudovirgiliano Moretum, che divenra l'ispirazione de 1 Gniuochi, alla prima Georgica), insieme ad alrre reminiscenze classiche. Come si è detto, il "manierismo dialettale" fece scuola, dando origine a quello che F. Bandini, nel saggio citato in nota, chiama «il travestimento della cultura accademica in panni rustici».'6 Alla fine dd secolo, pero, e agli inizi di quello successivo, il Seicento, i poeti pavani sembrarono ritornare alla tradizione. L'opera che meglio sembra rappresentarli è Tuogno Zambon pmztlore da Schio (di autore rimasto sconosciuto), i cui temi sono la carestia, la Fame c la povcrtà c in cui, rra l'al- . • " . 16 ln panico\arc, 1'.rtribuzione ~ circomnzi.", da Fem:ando Bandini ne! saggio ci"'to alla no", 12Giacin,o Spagnoletri e Cesare V"Mldi•• cura di. PDt1i4 tlùIm4k - Jal Jü1lllSCÏmm:t> Il ozgi (Milano: Garzan,i. 1991) 237.Giacinto Spagnolmi e Cesare V"Mlcli. ap. dt.,239. Fernando Banclini, ap: dt. 346. • LA POESIA IN UNGUA VENETA DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI tro, si fa l'attribuzione delle clisgrazie ricorrenti a streghe e a unrori: quasi una imerpretazione di dicerie popolari. Secondo Spagnoletti e Vivâldi, nella loro Po~sia diakttak dal Rinascimmto a oggi, «poco inreressante è il Seicenro». Non che manchino versi in lingua veneta, ma essi servono quasi esclusivamenre a evidenziare «mode [ ... ] cosrumi [ ... ] vi:zi del!'epoca. »'7 Gli autori citari faI)no solamenre due eccezioni: menzionano, da una parte, e a livel!o popolare, «Paolo Briti, detto il Cieco di Vene:zia, un cantore da strada» e, dali'altra, Marco Boschini, autore dei lungo poema Carra del navigar pitor(sco (1660), scritto per polemizzare con il Vasari e con il suo giudizio sul primato dei toscani nel!e arri. La Carta è in fondo un testo di critica pittorica, ma per la sua ricchezza di metafore, di paragoni iperbolici, è piacevole da leggersi anche per chi non si interessi di pittura. Come si potrà notare scorrendo questo capitolo, a mana a mana che passano i secoli diminuisce il numero delle pagine che gli studiosi della materia dedicano agli autori in vernacolo e alle lOTO opere di poesia. Si deve dire che moiti sono comunque i citati, ma i loro versi sono di minor rilievo, tanto da poter essere commentati e classificati in poche righe. Il tema di fondo, nel Settecento, sembra essere ancora la sarira, come nel secolo precedente. Una satira, pero, che spesso è ridotta al livello di pettegolezzo; in «epoche di decadenza», come dicono Spagnoletti e Vivaldi nella loro antologia, «10 sdegno [ ... ] divaga in scher:zi leggeri».'1 Un paio di nomi: Giorgio Baffo (<<vive in una società nella quale non vi è altra libertà d'azione che quella dei pettegolezzo e della maldicenza, magari dell'oscenità e della bestemmia») e Angelo Maria Labia (<<hrontolone e pettegolo, reazionario scontento di tuttO e di tutti»)." '7 • Il " Giacinto Spagnoletti e Cesare V"MIdi. op. dt. 241. lDidtm. 241. lDidtm. 241. 17 • CAPITOlO 1 Alrre sarire sono rimasre anonime, e irridono essenzialmente l'uso di rifarsi a modelli francesi e inglesi. Non mancano i favolisri, sulla scia di La Fontaine e di Jean Pierre Claris de Florian; Francesco Grirri «vien dopo i soli Giovanni Meli e Edoardo Calvo» e Antonio Lamberti, che scrive «sulle tracce dei Meli che egli ha in parte rradotto (0 ridorro) in veneziano».'· Olrre alle satire, per tUtto il secolo abbondano anche componimenti più leggeri, spesso anonimi: ballate, canzoni, canzonette. Dello stesso Lamberti, per esempio, moiti sono i testi musicati, ma «gran parte della produzione [ ... ] è sdo1cinara, frivola senza vera grazia».21 In periodo romantico sembra esservi una flessione nella produzione di poesia in lingua venera. 1 terni risorgimentali sono trattati da un Foscarini, da un Dall'Ongaro, mentre Selvatico e Sarfatti si dedicano di più a una poesia di stampo sentimentale. Spagnoletti e Vivaldi ritengono degno di menzione un solo nome: Pietro Buratto. Pur negando che egli abbia accellti di novità, riconoscono a questo autore la capacità di esprimersi con sincerità soggettiva, soprattutto quand'egli rievoca la propria triste infanzia, oppressa dalle convenzioni sociali. Interessante è che la poesia ricominci ad apparire in periferia e nel lin.« ." guagglo rustlCO. A questo proposito non si puo non citare Domenico Pittarini e il suo testo teatrale, in versi, La politica dei villan;' Pubblicato, con altre poesie, nel 1884 (e ripresentato recentemente a cura di F. Bandini), l'autore vi riprende ..il filone dei verseggiare rusticano antiunitario, in dialetto di campagna.»22 Per gli autori dell'antologia più volte citata, Berto Barbarani è colui che conclude l'Ottocento; il giudizio che essi ne danno non è positivo, poiché - . • 21 " 18 lbiâmr. 241• lbiâmr. 241. lbiâmr. 241. LA POESlA IN UNGUA VENETA DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI • • secondo loro - il suo talento poet:co viene troppo spesso inficiato dal semimemalismo. Di quelli che sono considerati poeti dei Novecemo, sia che abbiano cominciato a pubblicare in lingua veneta imorno agli anni della prima guerra mondiale, 0 più recememente (e sempre tenendo conto che l'area di appartenenza riemri tra quelle che si è deciso di prendere in esame), si parlerà nel capitolo segueme. 19 • • • CAPITOLO II LA POESIA VENETA CONTEMPORANEA "Padovani gran dotori, venesiani gran signori, vicennnl magnagati, veronesi tuti mati». Mancano "rrevisani" e "rovigoti" per completare quell'area ideale entro la quale la saggezza popolare ha riconosciuto elementi comunl. Viene lasciata da parte ( e cosl facciarno pure noi) la montagna e la zona di Trieste, non soltanto per differenze di tipo linguistico, ma soprattutto per una diversa storia e una diversa tradizione. All'interno di questa area ideale si puo allora parlare, per la letteratura, di una "linea veneta"? Secondo alcuni studiosi 2l ci sono delle caratteristiche, delle costanti, che restano valide almeno sino agli anni Sessanta, periodo in cui nel Veneto si sono prodotti i maggiori cambiarnenti dovuti al processo di industrializzazione accelerata. Si parla di «complesso inestricabile di odio e di amore nei confronti del dato religioso», che non si manifesta, pero, in modo violento, ma piuttosto sfumato. Anche questa àel "mezzo tono" sembra essere una costante, cosl come la tensione morale e la ricerca di un equilibrio tra tradizione e innovazione. • " Antonia Anlan c Franco Volpi. 14 _rit: t/'intLUigmr.Jl (P.dova: il poligt2fo. 1989). 21 • • CAPITOLO Il Altra caratteristica sembra essere «l'attenzione più per la comunità che per il singolo, una specie di realismo minuto ... nonché un rapporro quasi di immedesimazione col paesaggio.,." Nella poesia, in parricolare, si ritrova «un temperamento elegiaco, estetizzante e sentimentale»; mentre quesro giudizio puo essere riconosciuto corretto per poeti del primo Novecento, come Domenico Varagnolo, Berro Barbarani, Agno Bernese, non puo assolutamente attri~uirsi ad ;:;tri, come per esempio a Gino Piva, a Giacomo Noventa e a Biagio Marin. Si accenna qui - e resterà un accenno - a Biagio Marin, nato e vissuto a Grado ( al di fuori quindi della zona che si è scelta), per due motivi. Da una parte perché, avendo pubblicato la prima raccolta nel 1912, e avendo continuato a scrivere fino alla morre, nel 1985, è stato letto (e amato) da generazioni successive e, in un cerro qual senso, "universalizzato" all'interno dell'area linguistica veneta. Dall'altra, e soprattutto perché in virrù della sua scelta di scrivere nell'arcaico dialetto gravesano, ha anticipato «un tratto che caratterizza la poesia in dialetto degli ultimi quarant'anni,..2S Egli è dunque una figura paradigmatica, che ha influenzato e modellato a fondo i termini ed i canoni della poesia veneta a venire, anche al di là dei confini della koinl cui apparrenne. Si sono raggruppati i nomi di questi poeti non soltanto perché sono nati rutti nell'Ottocento, ma perché hanno cominciato (tutti, salvo Noventa, il cui libro Vmi ~ po~si~ è del 1956) a pubblicare - con uno scano per qualcuni di pochi anni - intorno al periodo della prima guerra mondiale. Cio detto, va subito rHevato che essi non possono pero essere ricondotti ail'interno di una "linea" comune. Beninteso, cio non significa che le caratteristiche attribuite alla letteratura veneta non si ritrovino per nulla nelle liriche di questi poeti, ma piuttosto che - al di là di una comune terra d'origine e tradizione - ciascuno di essi ha forgiato e adattato un proprio linguaggio a una propria esperienza esistenziale, cavandone cos1 una propria poetica contraddistintiva ed esclusiva. 1bWm.17. M.rio Chic::a. Gio....ni Tcsio•• cura di. uptuolrtli kgn•• vol. 1 (Milano: Mondadori. 1984) 26. 22 • • U. POESlA VENETA COl'o'TE.\lPORANEA Ove si raccogliessero i prodotti migliori di questa vasta produzione lirica e si scorressero le pagine di una ideale antologia della poesia contemporanea in lingua veneta, ci si renderebbe conto, innanzitutto, che alcuni autori appartengono nettamente alla prima 0 alla seconda metà de! secolo. Un'altra constatazione sarebbe che alcuni poeti hanno cominciato a scrivere in lingua e sono passati poi al vernacolo. Infine, sarebbe possibile raggruppare gli autori a seconda che - per la lingua usata eto per i temi trattati - rientrano ne! filone «di eredità ottocentesca [ ... ] di soggetto generalmente popolare (dal quadretto paesano alla vita dei campi, all'idillio)>>, oppure ne! filone "espressionistico", «di eredità ruzantiana e pavana», 0 ancora in quelle ove si compie una «operazione colta, rifiessa, intellettuale, ai limiti della preziosa ricerca filologica».26 Parlando di una "ideale antologia" si vuole mettere l'accento sull'aggettivo, perché non si intende cerramente dire che non esistono raccolte di liriche in lingua veneta. Infatti, da quella curata da Manlio Dazzi - necessario punto di riferimento per tutte le successive - alla recente sezione «Venezie» reperibile in quella uscita ne! 1991, a cura di Spagnoletti e Vivaldi, diverse sono le antologie che se ne sono fatte carico. Si sottolinea "ideale" perché per il nostro studio (e 10 si mostrerà meglio ne! quarro capitolo) sarà necessario andare al di là dei limiti, cronologici eto di scelta che - almeno a nostra conoscenza - tutte le antologie in circolazione presentano, non risultando dunque strumenti esaustivi di consultazione. Poiché si è citata l'antologia curata da M. Dazzi,27 bisognerà anche dire che ne! terzo volume, dedicato al Novecento, figurano nomi che non saranno ripresi in questo studio, perché la "promessa" che Manlio Dazzi aveva rilevato non è stata poi confermata da una successiva continua presenza a live!lo di pubblicazioni. " '" AnlonÏ2 Ats1an e Ft:lIlco Volpi. op. ciL. 64. M.nlio D=i•• eu.. di. Fio" tk/liz /inca uma.ùz1llt. OttIJcnrttl • Nout<mttl. vol. 3 (Venezi>: Neri Pozzo. 1959). 23 • CAPITOLO Il Parliamo, per esempio, di Ugo Facco de Lagarda, di Guido Marta, di Mario Padovani, di Tolo da Re, ma i nomi citati sono più numerosi. Come dice Fernando Bandini nel saggio Dialmo ~ filastrocca infantile in "Libtra nos a Malo« ~ "Pomoptro ~ «Poche generazioni in Italia [ ... ] come quelle nate nei primi tre decenni dei secolo hanno conosciuto un COi! forte strappo da un mondo di abirudini, di rapporti con gli uomini e le cose; un mondo violentemente superato».28 L'autore citato artribuisce a questo motivo il rinnovato interesse che, dagli anni Sessanta in poi, i dialetti hanno suscitato, sia a livello di srudi linguistici che di utilizzazione (ovvero di ri-utilizzazione) in lerteratura. Prima pero di esaminare più da vicino quella che è stata definita la "grande trasformazione", sarà opportuno soffermarsi a considerare 10 stato della poesia in lingua veneta intorno agIi anni che vanno dalla prima guerra mondiale sino alla metà circa dei presente secolo. L'unificazione politica deII'Italia non porto ëutomaticamente gli abitanti delle diverse regioni ad abbandonare le parlate locali per adocrare una lingua comune. L'indebolimento dei diaietti fu un proc.esso lento, che si protrasse per anni, e per anni rimase quasi inavvertito. 1 cambiamenti sociali - come ha COS! bene messe in rilievo Tuilio De Mauro nella sua Storia linguistica dell1talia unita - inf1uirono sul modo di vivere, ma anche sul modo di parlare della gente.29 Inizialmente il Veneto ebbe uno sviluppo più lento di altre regioni, eppure anche nella zona da noi presa in esame l'introduzione della radio, per esernpio, porto gIi abitanti non solo delle cirtà, ma anche dei piccoli centri, ad ascoltare, comprendere (se pure non ancora a parlare) l'italiano. Anche nel Veneto in quegli anni furono moiti di più gIi serinori e i poeti in Iingua che non quelli in vernacolo: l'italiano era ritenuto più prestigioso, Li'"'" • Fernando Bandini, "Dialetto e fibstrocca infantile in IID$ • MtdD e PomoptTo". Su 1 ptr Mmtfh./Jo, a cura di Giulio Lepschy (Miiano: Edizioni di Comunit2,1983) 73. Tullio De Mauro. SttIrÙllitrpistia: tit/l7t1ÛÜl lDÙtII. 2 vol. (Bari: Lare=, 1976) 66. In porticoWe il De Mauro si so~ sull'influenza esercitata dalla migrazione interna, conseguente all'industrlali=zione dell'economia itali..... 24 • LA POESlA VENETA CONTEMPORANEA permetteva una maggiore diffusione, e veicolava le opere ad un risconrro direrro con quelle degli alrri autori conremporanei exrra-regionali. A motivare la scrittura in vernacolo rimase quasi esclusivamente l'ader~n za al soggetto popolare, espressa sia nella forma orrocentesca della descrizione di un paesaggio, di una scena, di una situazione, che nell'adesione - di ispirazione socialisra - ;iÏ terni della lotta contro 10 sfruttamenro e la miseria, per un maggior rispetto delle c1assi sociali subalrerne.3 0 Scrivendo a proposiro di Domenico Varagnolo, Ugo Facco de Lagardanella sua introduzione aile Opue scelte - asserisce che i1lettore delle sue poesie, cosl come il pubblico delle sue commedie, «entra subito nel c1ima di una Venezia scomparsa [ ... ] particolarmenre la Venezia tra il 1900 e il1930•. ~1 Varagnolo utilizza una lingua venera dolce e armoniosa, quella, appunto, che ci si aspetterebbe di trovare in sonetti che recano titoli come Amor de marna, La [eücità, A la ciesa de S. Marco, Note d'istà, El dl dei morri, per citarne solo alcuni. La sua produzione in poesia è molto abbondante, e non solo sotto la forma del sonetto. Le parlate de le mascare raccoglie cinque componimenri, di lunghezza variabile, nei cui versi la rima è baciata 0 alternata. 1 fatti, le emozioni, della prima guerra mondiale, entrano nella poesia di Domenico Varagnolo in quanine a rima alternata, con titoli come 1 reoplani, La croce rossa, 1 mutilati. Sotto la stessa forma appaiono ::ltri terni legati alla poesia tradizionale: Nadal, Lano novo, La neve, mentre componimenti che ricordano le filastrocche parlano della sua città: El campanil de S. Marco, El campanil de S. Zorzi, 1 campaniü de la cità. Domenico Varagnolo fu critico teatrale attento e preparato, e autore molto apprezzato di commedie e monologhi, in une stile "più vicino all'accomodante [ ... ] Goldoni che al realistico GaIlina•. 12 .. 51 • 52 IbiJnn. p. 67. L'aumenlO dd reddito • dd tempo libero =rono 1. condizioni pet la diflUsion. di una lingua comun. attraverso la scuola, la srarnpa, la radio. poi la tdevisione. Domenico Varagnolo, Op'" sa/tr Ji p.ma ,Ji U4tTr> i1llÜ41mo wnnitmo (Venezia: Filippi Editore. 1967). Domenico Var.agnolo~ /"~t op. cit.. XII. 25 • CAPITOLO Il Su Berto Barbarani i critici hanno espresso pareri contrastanti. Per Manlio Dazzi, per esempio, il poeta veronese è stato «colui che [ ... ] dona alla poesia dialettale il respiro lirico, pudico e sensitivo»,33 mentre Pasolini, escludendolo dalla sua Pouia diakttak de! Novumto, gli amibui importanza solo nel contes:o regionale. Anche chi si è voluto allontanare da questi estremi, come Gian Paolo Marchi in un suo saggio,3< am mette che Barbarani, pur padrone di un linguaggio poetico fluido e melodioso, fu profondamente inserito nel contesto culturale e sociale della sua Verona, al punto da non riuscire ad evitare i limiti tipici della provincia italian:l di fine Ottocento. Anche il suo amore per la povera gente, che 10 porto a scrivere 1 pitochi (1896), rimase allivello di un "socialismo umanitario" che vede la soluzione delle disuguaglianze sociali nell'aiuto reciproco, nei buoni sentimenti. La carriera letteraria di Berto Barbarani fu lunga e apprezzata dal pubblico e dalla critica; sin noppo apprezzata, secondo alcuni, poiché fini coll'isolar10 anisticamente, precludendogli il con&onto con altre ricerche poetiche. Secondo l'autore deI saggio precitato, «la sua reputazione letteraria avrebbe tutto da guadagnare da una rigorosa selezione antologica».35 Un teno autore che chiaramente appaniene al filone della tradizione ottocentesca è il padovano Agno Berlese. Considerato poeta popolare (di quegli autori che, ancora oggi, parlano in rima di ogni avvenimento che colpisca la loro attenzione), è citato con una poesia anche su Fiort, la compendiosa antologia del Dazzi. 36 È nome di secondo piano, ma si è comunque impegnato, con una buona produzione, a tener viva la lingua venera.. Nei versi iniziali della sua poesia Potsia t sono vi è del resto un riconoscimento dei propri limiti: " " • .". 26 Manlio Dozzi. op. tit., 317. Gian Paolo Matchi, -Bcno Barb....ni. Mondo orrocenteseo nd vernacolo ddla piccolo borghcsia veroncse; NorJ«mttJ. 1 ~ (Milano: Marzorati, 1979). Gion Paolo Marchi, op. tit.,3669. a riferiamo ail'opera più ""t", àrara F"," tlJltI /iriar vmaüauL Ott«mto r Nwr<mtD. Vccli qui nora 21. . l-" POESlA VENETA CONTEMPORANEA • Quante. quante poesie go quà nd core quanta roba de fogo e de passion quanta dolcezza. quanto buon umore e no posse cantarlo. e no 50 bon! Dei poeti che scrissero in vernacolo nella prima metà dei Novecento, e la cui produzione non rimase un evento isolato, rimane da citare Gino Piva. Per lui il discorso è notevolmente diverso da quelle fatto finora. Qualificato quale «primo poeta veneto moderno»,37 scrive - come gli altri - in rima, e utilizza la lingua della koin! veneta: una lingua senza notazioni strettamente 10ca1i, facilmente comprensibile almeno all'interno della reglOne. Come gli altri parla della sua zona (ii Pclesine) nel suo tempo, ma è il modo in cui 10 fa che segna la differenza. Il Polesine (le nebbie, ie acque, i campi), e la sua gente (contadini, pescatori): sulla base di queste immagini, afrori, sentori, luci, silenzi, presenze, personaggi, Gino Piva evoca la vita dura, faticosa, segnata dalle tragedie delle genti polesane, e cio non per spingerle alla lotta, non per suggerire soluzioni fondate su "buoni sentimenti", ma per fare della loro esperienza quasi un paradigma, una metafora della condizione umana. Manlio Dazzi, che pure ha parole elogiative per questo poeta, vede un limite nel fatto che Gino Piva non abbia messe in rilievo la condizione di «ranti miseri», contrapponendola alla «ricchezza spropositata dei benestanti agrari dei Polesine».38 A noi sembra che proprio questo "limite" 10 renda capace di vera poesia. Alcune righe a parte devono essere dedicate a Giacomo Noventa che benché abbia pubblicato i suoi lavori solo nel 1956 - aveva in rea1tà pensato (detto, declamato} 19 le sue poesie già parecchi anni prima. >7 ,. • " Giacinlo Spognoletti e Cesare Vivolcli. a cur.a c1i. p«süz tli4Imttk - U/ Ri1UUdmml(> Il ogj (Mil2no: Ga=nti. 1991). Manlio Dam. Dp. ciL. 373. ~ nolo che G. Novent2 orna"" reciwe le sue poesie agli amici piUtlOSlO che scriverle. Si dcve alla della mugli" sc sono state racx:olœ. = 27 • CAPITOLO I: Giacomo Ca' Zoni, aristocratico veneziano, assunse il nome di Noventa da quando pubblico su Solaria un saggio su Heine. Uomo ricco di cultura e di interessi, ricorse a una sua lingua, in poesia, quasi a testimoniare l'indipendenza sua totale nei confronti della lirica a lui contemporanea. In fondo la poesia di Noventa - i motivi ispiratori, 10 stiIe, la lingua riflette la sua contrapposizione, il suo rifiuto di una società in cui valori come onore, amicizia, leaItà, non erano secondo lui più sentiti. «Il poeta [ ... ] non potrà usare la Iingua di una cultura che tradisce quei valori».'. Poiché c'era Stato un tempo in cui essi avevano informato la società, Noventa see1se di parlarne neI linguaggio di quel tempo, un linguaggio in cui - a suo parere si poteva attuare «quella sintesi di aristocratico e popolare rona [ ... ] dalla cultura leneraria moderna».41 * * * Il Veneto, nella contrapposlzlone di massima rra primo e secondo Novecento per quello che riguarda i motivi che hanno portato alla sceIta dei vernacolo come "Iingua della poesia", non è diverso da altre regioni italiane. Essenzialmente si è passati da un intento di maggiore comunicazione, ad une di ricorso a une strumento "vergine" capace di garantire la massima "autenticità". Si trarta di una sceIta motivata in gran parte dalla convinzione che la lingua regionale permette di esprimere in modo più completo i sentimenti profondi. A cio neI secondo Noveœnto si sono sovrimposti la presunta capacità dei vernacolo a riflenere gli aspeni concreti, materiali, dell'esperienza e l'aspirazione a crearsi - sopranuno quando i dialetti utilizzati erano arcaici, lontani neI tempo e nello spazio - un idioleno, una lingua poetica dei tuno personale. Riprendendo in mana quell'ideaie antologia cui si è precedentemente fano cenno, ci si rende conto che è proprio intorno agli anni Cinquanta che • . " 28 Giacomo De Benedetti, Pomit iulùnut JJ NW«t1ItIJ (Mil:mo: Garz:mtÏ. 1974) 191• Pier Vin= Meng21do, 1 curo di, PHti it4Iùmi JJ NW«t1ItIJ (Milono: Mondodori. 1978) 634. • • LA POESlA YENETA CONTEMPORANEA si pub fissare il discrimine fra due generazioni di poeti, la seconda delle quali è costituita da coloro che «hanno vissuto il disorienramento dei dopoguerra e assistito aile trasformazioni, anche brutali, subite da un' contesto tradizionalmenre immobile come quelle dell'originale fisionomia culturale veneta.»" L'elemento dirimente e fertilizzante sembra essere diventato il passato, cio che non è più 0 che è in via di sparizione. A partire dagli anni Sessanta per diversi autori la scelta di scrivere in lingua veneta è successiva a una consumata esperienza lirica in italiano; alcuni di essi continueranno a oscillare tra lingua nazionale e lingua regionale in una opposizione - non risolta - fra il richiamo alla "lingua della madre", alla tradizione, e l'innovazione, la cultura, la civiltà (quello che, in Nordamerica, si chiamerebbe il mainstrtam). Numerosissimi sono i poeti in lingua veneta che hanno scritto a partire - appunto - dagli ultimi anni prima dei Cinquanta, e fino al giorno d'oggi. Il moltiplicarsi di antologie regionali, di associazioni di protezione delle lingue locali, di specifici premi letterari, mentre da un lato ha creato l'occasione per moIti autori di chiaro valore di farsi conoscere, dall'altro ha talmente allungato la lista dei "poeti" da vanificare il lavoro di quegli storici che volessero fume un elenco esauriente. Per quel che ci riguarda, si è seguito il criterio di nominare solo quegli autori le cui opere sono antologizzate in almeno due antologie di maggior respiro, 0 di cui si è avuta l'occasione di leggere - anche se solo parzialmente - le opere in Iibri corredati di tutti i carismi della più seria editoria. Ci si riserva di riprendere questo argomento nel quano capitolo. Per ora ci limiteremo a raggruppare gli autori per area geografica di appartenenza, fomendo - quando possibile - i dati necessari a una biografia essenziale.., .. 42 Pier Vincenzo Mcng:aldo, 1~. op. dt. LXXI. 1 clati bibliognfici di:gli autori ciran - quando repcrin -satanno romiti in appendice• 29 CAPITOLO Il • * * * Il primo aurore di area padovana a farsi conoscere, ne! 1953, è sraro Gianni Soranzo. Naro a Monselice ne! 1905, passè> diversi anni a Piove di Sacco, prima di srabilirsi a Padova. Ha parreciparo a diversi concorsi di poesia dialerrale, vincendo vari premi. È anche aurore di commedie in lingua venera. Ne! 1957 fu pubblicara la prima raccolra di Dina Dinali. Nara a Padova ne! 1929, ma residenre a Verona, nel 1958 pubblicè> un romanzo in iraliano. Ne! 1964 vinse il primo premio al concorso di poesia dialerrale L'am del magnar e bevare ne! Veneto, e nel1965 il secondo premio a Triesre, al concorso inrirolaro Il flore. Sue poesie furono segnalare ad alrri concorsi, ed apparvero su anrologie. Aderl a La Congrega, una delle associazioni che riuniscono scrirrori in lingua venera, cos1 come Dino Duranre jr., da anni presente sulla scena padovana. Quesr'ulrimo, naro a Padova nel 1923, insegnante, giornalisra e pubblicisra, ha vinro (0 vi è staro segnalaro) diversi concorsi lerrerari. Collabora a rivisre e quoridiani iraliani ed esreri. Dal 1964 cuta la redazione di un almanacco annuale (El strologo) che presenta - rra l'alrro - usi, cosrumi, rradizioni popolari. La sua prima opera in poesia fu pubblicata nel 1962, e nel 1965 quella di Ugo Suman, come lui, olrre che poeta, giornalisra e scrirrore. Suman è nato a Conselve nel 1929; da circa trent'anni si dedica alla difesa arriva della lingua veneta come veicolo di cultura. È staro ideatore, regista e animatore di un centinaio di rrasmissioni radiofoniche e televisive. Collabora a giornali locali e nazionali, sui quali scrive in italiano e in veneto. È aurore anche di saggi, di racconti, di commedie. • 30 • l.'. POESlA VENETA CONTEMPORANEA Livio Pe=ro (medico di famiglia che vive e lavora ad Abano Terme, dove è naro neI 1941) appartiene alI'ultima generazione - per quanto ci consta - di poeti in lingua veneta, colore cioè che oggi sono tra i quaranta e i cinquanr'anni. La sua prima raccolta poetica risale al 1967. Ha scritto cronaca d'me per J! Resto de! Car!ino, ha vinto numerosi premi a concorsi di poesia dialettale organizzati da città venete; ha pubblicato diverse raccolte di liriche. Non ha ancora pubblicato (ma ha diffuso come ciclostilati) un racconro e un lavoro teatrale in lingua veneta. Giovanni Organo, invece, appartiene ancora alla generazione precedente. Nato a Padova nel 1922, funzionario di carriera presso la locale Università, ha pubblicato nell968 le sue prime liriche in "dialetto padovano". Si è pure cimentato anche nella traduzione, rendendo in lingua veneta dialoghi ed epigrammi di Luciano. Ha scritto commedie in vernacolo, in collaborazione con G. Giaretta, ispirandosi ad opere di Menandro e di Shakespeare. Un altro autore di area padovana da citare è Bepi Missaglia, nato ad Arlesega nel 1900. Si conosce il titolo della sua prima raccolta, ma non è stato possibile accertarne la data di pubblicazione. Scarse sono anche le notizie biografiche: si sa che ha anch'egli aderito a La Congrega, e che ha collaborato allo Strologo padoan. Un posto tuttO particolare occupa Anonimo da Piove (Emanue!e Munari), nato a Corte di Piove di Sacco nel 1922. Iniziata "per diletto" negli anni dei liceo una traduzione della Divina Commedia, vi si è in seguito appassionato, dedicandovisi per trent'anni. Il suo lavoro - di tutto rispetto - è stato pubblicato ne! 1979-81 in tre volumi, con testo a fronte, e con una introduzione in cui sono affrontatÏ problemi di pronuncia, ortografia e metrica nel dialetto padovano. • 31 CAPITOl.O Il • * * * La seconda area linguistica di cui ci si vuole occupare è quella polesana. 1 due primi autori che si cireranno - Rizzi e Paimieri - sono stari tra i primi ad aspirare aIl'ambita sosrituzione dei termine "diaietto veneto" per "lingua veneta " . Livio Rizzi CI 905-1960) è stato presentato ai suoi inizi - dice Manlio Dazzi - proprio da Eugenio Ferdinando Paimieri, suo conterraneo. Le loro prime raccolte sono apparse quasi nello stesso tempo: il 1949 per Rizzi, il 1950 per Paimieri. Di quest'ultimo maggiori sono le notizie biografiche. Nato a Vicenza nel 1903, visse a Rovigo e poi a Bologna, dove mori nel 1968. Fu notissimo eririco teatrale. e autore di commedie in lingua veneta. Di Angelo Rasi si conoscono diverse raccolte di pocsia, aIcune senza data di pubblicazione. La più lontana da noi che si sia potuta accerrare è il 1969. Angelo Rasi risulta nato nel1914 e morro nel 1984. Flaminio De Poli è nato a Carceri di Este, in provincia di Padova, nel 1920. Per il suo linguaggio "pavano-euganeo" è assimilato ail'area polesana. Poeta e prosatore, ha seritto anche in italiano. La sua prima raccolta di poesia è del1970. Risale al 1976 la prima opera pubblicata di Angelo Savaris, di cui non si conosce la data di nascÎta. Gianni Sparapan è nato a Villadose nel 1941. È conosciuto anche come storico della guerra partigiana, come saggista, come autore di mcconti e di teatro, sia in lingua veneta che in italiano. Si è fano conoscere con una raccolta di liriche nel "linguaggio rutale" della Bassa, nel 1983. • 32 • LA POESlA VENETA CONTEMP0RANEA Giovanna Manzolli Modonesi è nata a Papoue, in provincia di Rovigo e ha vissuro per moIti anni a Scardovari, una cinadina nel delta del Po. Diverse sue poesie sono state pubblicate su amologie e hanno ricevuto apprezzamemi da personalità della cultura nazionale, tra gli altri, da storici della leneratura, come Valgimigli e da poeti, come Valeri, Marin, Pola, Zanono. Recentememe ha pubblicato un raccomo autobiografico. Il primo nome a imporsi, in area trevigiana, è quello di Ernesto Calzavara. Di lui, e di Andrea Zanzono, non mancano le notizie biografiche, dal momemo che ambedue fanno parte dell'olimpo letterario nazionale e sono citati nelle principali storie della leneratura italiana. Ernesto Calzavara, avvocato civilista, è nato a T reviso nel 1907. Le sue prime liriche pubblicate, in parte in italiano e in parte in vernacolo, risalgono al 1946, ma è dagli anni Sessama che questo poeta si dedica esclusivamente alla lingua regionale. Divide il suo tempo tra Milano, dove lavora, e la vecchia casa natale fuori Treviso, dove passa le vacanze. Proseguendo Je menzioni nell'ordine che abbiamo sinora (per quando possibile) rispenato, basandoci cioè sulla data di pubblicazione della prima opera di poesia, citiamo ora Sandro Zanotto. Nato a Treviso neJ 1932, si è fano conoscere come poeta in lingua veneta nel 1960. Collabora al Gazz(ttino di Venezia, ha pubblicato saggi sul paesaggio veneto. È critico d'arte rinomato; ha pubblicato monografie su arristi moderni e cura l'edizione degli scritti letterari di Filippo de Pisis. È autore di liriche in italiano, di un romanzo, di saggi, pure in italiano. Ha redano, con Bepi Missaglia, 10 Strologo padoan. Romano Pascutra, nato nel 1909, ha esordito nel 1971. Di lui si sono occupati studiosi della leneratura venera, come per esempio Antonia Arslan, che ha rilevato nelle sue liriche un messaggio sociale. • Andrea Cason, nato nel 1920, esordisce negli stessi anni Senanta, cosl come Andrea Zanzono, deI quale tuno è srato già scritto. 33 • CAPITOLO Il Una voce nora solo arrrayerso la parrecipazione a concorsi lerrerari, a pubblicazioni su anrologie e rivisre, è quella di Adriana Scarpa, di cui non si hanno dari biografici. N umerose sono ie sue raccolre di poesia in iraliano, cos1 come sono numerosi i premi che ha vinro in diverse occasioni. Tra i poeri che hanno scrirro in veneziano nel secondo Novecenro occorre cirare innanzirurro Giulio Alessi, anche se la maggior par..e della sua produzione è in iraliano. Alla fine degli anni Sessanra, e precisamenre nel 1969, fu pubblicara la prima raccolra di Mario Srefani. Naro a Venezia nel 1938, ha scrittO diverse raccolre di poesie, anche in italiano. Attilio Carminati, naro nel 1927, è un alrro di quei poeri che ha uniro al piacere di seguire l'ispirazione personale nello scrivere poesia quello della traduzione. Il suo primo lavoro in quesro campo (El Vangtlo in vmtxian) è dei 1978, ma come poeta si era già fattO conoscere nel 1973. Ha rradono (ridotto) in veneziano brani scelti della Bibbia, nonché l'opera di Trisran Corbière. Dopo aver curaro, con E. Stajkovic, una edizione delle opere di François Villon,44 nel 1982 ne ha pubblicato la traduzione, dichiarando che secondo lui il veneziano si presta parricolarmenre a rendere «il linguaggio scarno, sobrio, pieno di nerbo»45 dei poeta francese dei 'XV secolo. Tutti gli altri autori che si indicheranno per l'area veneziana hanno iniziato a pubblicare negli anni Onanta e Novanta; di essi risulta che soltanto Luigi Chigi deno Ciacia, naro nel 1925, abbia serino anche negli anni precedenti. Le poesie di quesro aurore sono state tutte pubblicate, in una raccolta, dopo la sua morre, avvenuta nelI988.46 .. • ." A. Carminati e E. Stajkovic, Frœrf"is V&n. Op<" (Milano: Mondadori. 1971) 1 edizione. Attilio Carminati. Frœrf"is VJlDn in lImœûm (Ahano Terme: BiblioleCa Venera Piovan. 1982) 36. Luigi Ghigi. 'Cùtaùl'~ p..m (Ahano Terme: BiblioleCa Venera PiOV2ll. 1988)• • UI POESlA VENETA COJ'"EMPORANEA Renato Coller, di cui non si conosce la data di nascita, ha cominciato a pubblicare nel 1981. Antonio Cacace, nato a Piano di Sorrento nel 1916, ma residente a Venezia da quando era ragazzo, ha ottenuto buone affermazioni in concorsi di poesia in italiano sin dal 1972, e ha pubblicato libri di poesie in italiano. L'opera pubblicata in veneziano, nel 1985, raccoglie le poesie che hanno vinto il concorso Veneto 1984; nel 1979 (1 ex-aequo) e nel 1982 (I assoluto) era già risultato vincente nel concorso Abano Terme. Nel 1985 appare anche la prima raccolra di Luisa Cozzi Zille, nata nel 1941 a Fosso. Le sue poesie sono scritte in un veneziano mescolato al dialetto di Treviso. La maggior parte della sua opera poetica è pero in italiano, ed è precedente. Ha scritto anche saggi storici, in collaborazione con il mariro e con 10 storico Libero Sosio. Nello sresso anno è apparsa un'alrra opera prima, di Paolo Ernesto Balboni, di cui si conosce solo l'anno di nascita, il 1945. Luciano Menetto nel 1985 ha pubblicato una raccolta di poesie in italiano e in veneziano, menrre una pubblicazione dei 1988 sarà solo in questa seconda lingua. Nato a Venezia nel 1956, vi vive e lavora come ricercatore storico. Collabora a riviste e a periodici specializzati in poesie e critica. Ha seritto un saggio storico, e ha partecipato - ottenendo significativi riconoscimenti - a diversi concorsi di poesia in vernacolo. Di Mario Ancona, nato nel 1917, è stata pubblicara una prima e una seconda edizione (1990/1991) della raccolra vincittice del premio Veneto 1989. In iraliano aveva pubblicato poesia da! 1978, e prosa da! 1980. • Oriundo chioggiotto i cui bisnonni, nel secolo scorso, passarono a Venezia, è Ernesto Sfriso, un altro di quegli autori che - a un cerro punto della pro- 35 • CAPITOLO 1/ pria carriera leneraria - lasciano l'italiano per la loro lingua locale. Quesro autore è conosciuto soprattutto come commediografo; i suoi lavori sono rappresentati, con vivo successo, in Italia e ail'esrefO. Si è cimentato più voIre con la narrativa, spesso a fondo storico. Scrive poesia in dialetto chioggiott::l; nel 1987 ha vinto il premio Ahana T ~mu. * * * Sono rimasti da citare i poeti appartenenti ad alrre due aree geografiche: quella veronese e quella vicentina. Egidio Menegheni, nato a Verona ne! 1892, morro a Padova nel 1961, si manifesta come poeta verso i cinquant'anni, forse stimolato da esperienze vissute durante la lorra parrigiana. Docente di farmacologia a1I'Università di Padova, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, concentra ncgli ultimi dieci anni della sua vita poesie scriite in quella lingua che fu chiamata "veronese-padovano". Altro autore veronese conosciuto più per a1tri scritti che per le poesie in lingua veneta è Dino Coltro. Nato nel 1929 a Strà di Coriano (Albaredo d'Adige), si è dedicato essenzialmente alla saggistica, con ricerche sul mondo contadino del passato. Sullo stesso argomento ha serino anche delle commedie, e opere di poesia in italiano, spinto - sembra - dal desiderio di recuperare culture marginali. La sua prima raccolta di liriche in lingua veneta è dei 1967. Vive a S. Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona. Nata a Verona nel 1931, Wanda Girardi Castellani pubblica la prima raccolta ne! 1969. Si dovrà asperrare sino al 1981 per vedere pubblicata un'a1tra opera prima di un veronese: Enzo Sonato, che pero aveva precedentemente parrecipato a concorsi di poesia e di nartativa in italiano e in lingua venera. Nato ne! 1934 • 36 • LA POESIA VENETA CONTEMPORANEA a San Vito di Bussolengo, lascià g!i srudi di scienze poliriche per dedicarsi a coltivare la rerra. È questo che fa ancora, a Bosco di Zevio. Anche Liliana Sonato Bazzoni (insegname eiememare a riposo, nara a Bosco di Zevio nel 1926) ha orrenuto riconoscimemi in diversi concorsi di poesia, s!a in Iingua nazionale che in lingua regionale. La sua prima pubblicazione è dei 1985. Ultimo dei veronesi è Gianni Recchi, nato nel 1922 a Sandrà di Castelnuovo dei Garda. Premiato a numerosi concorsi di poesia in lingua regionale, dopo essere stato funzionario di banca vive ora tra Verona e Negrar di Valpolicella, dove si prende cura di un qualificato vigneto. Il suo primo volume di versi è deI 1986. Adolfo Giuriato (Vicenza, 1881-1945) è autore noto anche per le sue opere tcatrali, e per raccolte di poesie in italiano. AlI'arca vicentina appartiene anche Nerina Noro, nata a San Gallo, in Svizzera, nel 1908, e resideme a Vicenza. È un'altra autrice che ha partecipato a vari concorsi di poesia, sia nazionali che regionali. Le sue prime liriche sono state in italiano, ma dal 1960 ha continuato a scrivcre nella sua parlata locale. Gino Pistorello, di cui non si conoscono i dari biografici, se non che è nato a Bassano dei Grappa, si fa conoscere nel 1971. Qualcosa di più si sa di ltalia Fracasso Bortoloso. La scheda biografica di cui si dispone è veramente esser.ziale: «Nata aVillaverIa, dove risiede. È autodidatta e scrive da sempre.» Dal 1967 partecipa a concorsi di poesia, in lingua nazionale e in lingua regionale, ed è stata più volte segnalata. Le sue poesie figurano in diverse antologie, mentre le prime pubblicate in raccolta sono del 1984. • 37 CAPITOLO Il • * * * ~ facile osservare, a questo punto, che ai pochissimi poeti in lingua veneta dei primi decenni dei Novecento si contrappongono i moiti (e sarebbero moltissimi se si fossero riportati tuni i nomi citati, dall'uno 0 dall'altro) che hanno scrino a partire da! secondo dopoguerra. Un'altra constatazione è che tra il periodo di produzione dei primi, e quelle dei secondi, c'è un intervallo. 1 primi che riprendono a serivere sono Rizzi e Palmieri, e cio avviene negli anni 1949-50. Tra la data di pubblicazione dell'u1tima raccoIta di Berto Barbarani e il 1950 non è mancata poesia serina nel Veneto. ~ mancata quella in lingua veneta, ed è mancato quell'interesse per la lingua regionale che, in seguito, darà vita ad associazioni e a concorsi. Ci sono stati due generi, pero, il teatro e la narrativa, che non hanno accusato questo stacco. Di essi ci occuperemo nel capitolo successivo. • 38 • CAPITOLO III GENERI NON URIe! Teatro e poesia, nel tempo, si sono spesso mescolati, sovrapposti. Il primo testo teatrale citato nel Ttatro Vmuo47 (Il lammto tkila sposa padovana, dei XIII secolo) è in versi, cos1 come 10 è - in un tempo mena lontano da noi - La politica tki villan;' che l'autore Domenico Pittarini fece ripubblicare nel 1884. In questo capitolo ci si vuole concenrrare sul teatro dei Novecento, e sulla r.mzione che esso ha avuto nel mantenere e nel diffondere - di una società e delle sue c1assi - non solamente la lingua, ma anche i valori e le tradizioni: in una parola, la cultura. Mantenimento e diffusione di una Iingua cornune (Iontana spesso dai particolarismi locali e per questo comprensibile a tutti), anche nel periodo in cui - per esempio - la poesia in vernacolo era stata quasi completamente abbandonata. Non è nostra intenzione, in questa sede, citare nomi di autori - più e mena grandi - delIa storia dei tearro veneto. Poiché pero il teatro dei Novecento non nasce daI nulIa, ma continua una tradizione lunga e ricca di opere, di a1Iestimenti di spenacoli, di pubblico interessato, riteniamo di dover fare due eccezioni: Goldoni, e a1cuni autori delIa fine delI'Ottocento. • " G. A. Cibolto. a cura C1i. TtJZtTO rJmrttI (Panna: Guanda. 1960)• 39 • CAPITOLO III Goldoni non solo per aver realizzato quella riforma che si andava preparando da anni, ma anche per essere stato seguito, imitato, al puntO da essere diventato quasi sinonimo e personificazione dei "teatro veneto". Bisognerà arrivare alla fine dell'Ottocento per trovare autori (come Francesco Augusto Bon e, più Tardi, Riccardo Selvatico) che abbiano tenrato un discorso autonomo, sottraendosi alla suggestione goldoniana. Altro innovatore fu Giacinto Gallina, salutato per i suoi primi lavori come un continuatore di Goldoni. Dopo un silenzio di dieci anni (dovuto tra l'altro alla stesura di una commedia in itaiiano), nel 1892 creerà, con La famfgia del santolo (considerato il suo capolavoro), una «commedia borghese di affetti»,·s scavando nella psicologia dei personaggi secondo il nuovo spirito deU'epoca. Già nel 1872 era passato a osservare il «risvolto malinconico delle difficoltà economiche»,·' proponendo delle figure di vinti, di vittime. Nd primo Novecento coesistono, e a volte si intersecano, due tendenze: il rimpianto per le cose che vanno scomparendo e la denunci:l sociale. Secondo il critico Cibotto queste tendenze, già presenti nel teatro di Giacinto Gallina, verranno più esplicitamente espresse da Renato Simoni, che ha avuto il merito di anticipare esperienze di carattere intimistico, di introspezione psicologica, che più tardi appariranno anche nd teatro in lingua. Veronese, critico drammatico oltre che autore, Simoni sposto l'attenzione da Venezia alla terraferma. Come Simoni, anche il vicentino Arturo Rossato viene riconosciuto capace di passare «dai Toni foni, graffianti, al tono patetico, al registro d'evasione•. ~ Inoltre questo autore fu l'iniziatore (con Gian Capo, alias Giovanni Capodivacca) della commedia musicale Biondina in gondoleta, Nina no"far la stupitia, che dali'e5rate dd 1922, per cinque anni, fu molto di moda. .,.. • 40 /biJmr. /rmoi ..... xc. Giorgio PuUini. "1\ tCItfO fr:a scena e soàetà". StlJri4 tklltl crJ:ar1l fJt7IttIl. DIlIJ'n4 7IIlpoW7ÛU llIltl pmu t-Til -.uJiIlk. yol. 6, a ewa di Amaldi e Pasto~StoeXhi (Vic:enza: Neri Po=. 1986) 272 G. A. Cibono, 'Po tit.. XCI. • GENERI NON URIQ Intorno a Simoni, tra la fine deII'Ottocento e l'inizio dei nuovo secolo, sorge un teatro minore che presenta caratteristiche comuni. Si ripete 10 spostamento deII'interesse alla terraferma, vi sono accenni al Risorgimento, alla polemica tra liberali e cattolici, e il tentativo di menere alla berlina «certo perbenismo fin noppo proclamaro di una borghesia moralistica e formali- stîa, e sottO il quale si muove invece una più libera, ma impaurira e dissimulara. istintività•. SI Contrariamente a quanto è avvenuto per la poesia, che "esplode" negli anni Sessanta, il teatro in lingua veneta ha avuto moiti più autori e opere neIla prima metà dei secolo. Benché gli autori considerati "grandi" abbiano saputo utilizzare il vernacolo come lingua, senza che esso diventasse un limite, costringendoli quasi alla scelta deII'argomento, non sono mancati queIli - come per esempio Domenico Varagnolo - che hanno ripreso le "maschere", oppure che sono restati neIIa tradizione goldoniana. Vi sono poi autori che hanno serino soltanto in Iingua venera, e altri che - invece - hanno serino contemporaneamente commedie in italiano. NeIle pagine che seguono si cercherà di rendere conta di tuni questi autori, rimandando alI'appendice per un elenco delle opere. S2 Gino Rocca (1891-1941) è considerato une dei più grandi autori teatrali dei Novecento, secondo alcuni il più grande dopo Pirandello. Comincia giovanissimo la carriera di giornalista. Fu direttore dei Gazuttino di Venezia dalluglio 1937 all'agosto 1938; passa poi - come inviato speciale - al Corriue e al Giornak dei Popolo. La sua opera spazia dal teatro alla narrativa, alla eritica, alla poesia. Il suo amore per il teatro in lingua veneta, ne! quale manifesta una «schietta vena umoristico-sentimentalelt,s, si espresse inizialmente con El sol sui veri, dei " • " " Giorgio PulIini. op. cit.. 278. MoIti dei nomi citati non figurano nei testi più conosciuti che si ocxupano della materia. La ocgrWazione e la riœrea bibliografica sono dovule in massima parte a Luigi Piovan. La ,,_ mciclDpdiit "''''' kttrr.-. (Milano: Garzanti. 1985) 824. 41 • CAPITOLO III 1914 (opera ritenuta ancora "gracile"). Scrisse moite commedie in italiano, ma sue migliori sono riconosciute quelle in vernacolo, ch'egli riprese a scrivere daJ 1926. Descrisse una provincia cupa, impietosa, abitata da uomini di cui prevale i1lato più crudele, il rancore, l'odio represso. Ricche di um:p1ità quanto di sense della realtà, le sue opere segnano la fine di un modo idealizzato di vedere la provincia: luogo generoso e semplice ove si muovono personaggi altrettanto bonari. La tematica di Gino Rocca sarà continuata da Eugenio Ferdinando Palmieri (1904-1968), altro autore daï moiti interessi letterari. Commediografo e critico teatrale, autore di saggi, scrisse poesia e teatro in lingua venera, utilizzandola non per ottenere effetti patetici, ma per irridere le convenzioni borghesi. Cibotto gli riconosce un uso sapiente dei dialcno, che ricscc a imprcziosire e talvolta'a irrobusnre con il rccupero costante di vocaboli e modi di dire ftItran dal suo scrupolo quasi ftIo1ogico, severo e minuzioso.54 Il suo lavoro per il teatro comincio negli anni Venti; nel 1932 tornerà al teatro in vernacolo. Scrisse la sua ultima commedia nel 1940, lasciando da quel momento il lavoro creativo. Un autore ritenuto di grandissimo impegno sia sul piano letterario che su quelle sociale e morale è Attilio Frescura (1881-1943). Anche a lui si riconosce il grande merito di aver svincolato il vernacolo dall'uso tradizionale, raggiungendo in alcune sue commedie effetti di alra drammaticità. Scrisse narrativa in italiano e, con uno pseudonimo, un volume di racconti per ragazzi. Nel 1924, a Milano, con Giuseppe Bevilacqua, fondo il T~atro della Picco/a Canobbiana, dove furono allestiti spettacoli di avanguardia. Quest'ultimo autore (1893-1951) collaboro, come critico teatrale, a riviste come Sc~rio e T~atro, e fu critico cinematografico presso la RAI di Milano. • St 42 G. A. Cibotto. l~. op. tit.. xcv. • GENERI NON URlCI Scrisse teatro in lingua veneta dal 1913 ai 1929, dedicandosi in seguiro a quelle in lingua, per il quale merito diversi premi." Tutte le sue commedie furono messe in scena da grandi compagnie teatrali, e riscossero notevole successo. Come gli autori citati precedentemente, Giuseppe Bevilacqua - nelle sue commedie in vernacolo - ha rinnovato il teatro in lingua veneta, portandolo ad esprimere realtà contemporanee, benché non abbia sempre rinunciato completamente al vecchio schema della commedia dell'arte. Prima di citare altri commediografi, alcuni dei quali assurti aila notorietà più per fortunate circostanze che per meriti personaii, si vuole accennare a Giuseppe Flucco (a cui si ritornerà nella seconda parte di questo capitolo, quando si renderà conto della narrativa). Per Monsignor Flucco scrivere commedie non fu che un altro modo per raggiungere il suo pubblico (che, per il teatro, coincideva quasi compleramente con quelle delle compagnie amatoriali e di patronato), per divertirlo, mentre - con una strizzata d'occhio - gli trasmetteva il suo messaggio. Primo Piovesan esordl ne! 1924 con una commedia ispirara a Pio X, ottenendo grande successo di pubblico (tanto che l'opera si recira ancora nei teatri minori). Scrisse in seguito altre due commedie. ne! 1926. in collaborazione con altri autori. Degno di interesse per il suo impegno a favore della lingua veneta è Giovanni Cenzato (1888-1974). che scrisse solo in vernacolo. Arnaldo Boscolo (1885-1963), invece. fu commediografo anche in lingua. Un autore molto noto e stimato dalla critica. più conosciuto come poera. è Adolfo Giuriato (1881-1945). Di lui si conoscono. come commediografo. .. • Premio dei FestMI inten=ional. dei T..rro a Venezia, nel 1934. pc< lA ptuimuz tÛt_NiD. Premio StreSa, nell949. pc< DJiriD sul PD. Premio G:astaldi. nell949. pc< Un N1f'U' ptr tJIIti. Premio lOI. ~eI 1950. pc< QuJ rJ<CchiiJ 1NtlbJ" tTr• 43 • CAPITOLO III un ano unico in yersi, in dialetto vicentino, scrino ne! 1930 e - precedente di alcuni anni - una "Ieggenda" in tre atti che scrisse in collaborazione con Primo Piovesan. Benché autore di un'unica commedia in lingua veneta, merita di essere cÎtato Guido Rocca, figlio di Gino, morto nel 1961 a trentatrè anni. Fra coloro che non possono essere considerati di primo piano, ma che comunque hanno svolto un ruolo importante ne! mantenimento e nella diffusione della lingua veneta sono i rodigini Enzo Duse (1901-1963) e Gianni Sparapan. Quest'ultimo è nato nel 1941, è poeta, presente nel teatro con due commedie rispettivamente dei 1990 e del 1992. Allo stesso buon livello si pongono Gianni Soranzo, nato nel 1905, e Ugo Suman, dei 1929, ambedue scrittori di narrativa, di poesia, di teatro, in italiano e in vernacolo. Giuseppe Maffioli, trevisano, morto nel 1986, è srato una delle personalità della cultura e dello spettacolo: attore, ricercatore attento dei valori della cultura venera. Ha seritto una trentina di commedie, per 10 più ineclite. Due di quelle porrate sulla scena gli meritarono la notorietà, anche perché si occupavano di personaggi che, per motivi diversissimi, erano importanti: Vivaldi e Pio X. Giancarlo Fattori, nato a Vicenza nel 1930, è una presenza attiva nel teatro in lingua venera più recente. Il suo successo, che si ritiene ben merirato, è srato incentivato dal fatto che fece il suo esordio in televisione, rappresentato dalla celebre compagnia teatrale Baldanello-Baseggio. • Non si pue non cime Dino Coltro, nato a Verona nel 1929, che tra le sue moite attività letterarie annovera anche quella di commediografo, cosa che gli ha permesso di portare avanti - in modo diverso - il soggetto che 10 ap- • GENERI NON URICI passion" e a cui si è dedicato da anni: far rivivere il mondo contadino del passato. Miro (Casimiro) Penzo, nato a Botùighe di Adria, in provincia di Rovigo, nel 1910, oltre a saggi storici, a romanzi, a un radiodramma in italiano, è autore di commedie in vernacolo, inserite nel filone tradizionale, ma non prive di elementi di vivace ironia. Le sue opere sono state rappresentate alla raclio e messe in scena dalle migliori compagnie teatrali. Pensando a una graduatoria ralativa ai livelli letterari raggiunti e all'impegno dimostrato nel tentativo di mantenere viva la lingua veneta, si passa ora a elencare un altro gruppo di autori che vengono considerati "minori". Tra gli anni Quaranta e Cinquanta Oscar Wulten (morto nel 1978) scrisse e fece rappresentare un certo numero di commedie in vernacolo. Una di queste (lu, del1952) ebbe grandissimo successo, al punto da essere tradotta in italiano e in altre lingue vernacolari italiane. Carlo Lodovici (1912-1982) fu attore, regista, commediografo. Umberto Morucchio (1893-1979) scrisse numerose commedie, le più note delle quali furono tradotte in genovese per Gilberto Govi. Giudicato da Cibotto autore il cui «rigore morale sfugge al solito vizio di maniera e raggiunge un accento suo, personale e reciso»,56 Francesco Mandich (morto nel 1971) è autore degli anni Cinquanta. Autore di grande successo popolare, Elia Lockmann (1907-1965) fu attivo negli anni dell'immediato dopoguerra e sino agli anni Sessanta. Due sue commedie, in particolare, furono messe in scena ripetutamente da diverse • .. G. A Ciborto. 1~ op. dL. XCVII. 45 • CAPlTOLO III compagnie rearrali. Gran pane della sua popolarirà è dovura alla rrasmissione, sulle onde della RAI venera, di una lunghissima serie di suoi atri unici. Anronio Garzesi fu atrore e commediografo, per quel che risuira aurore di una sola commedia, messa in scena e portata in giro per il Veneto dalla sua Compagnia. Anche Bruno Capovilla, naro a Vigonza in provincia di Padova nel 1926, ha una sua Compagnia ("Il rearro comico") che merte in scena le sue commedie. Capocomico e aurore moiro popolare, crea testi che ricaIcano quasi sempre queIIi della commedia dell'arte. Gli viene contestato di forzare in modo caricaturale i personaggi e le situazioni, ripetendo del grande teatro veneto l'asp("tto più deteriore. Le sue commedie, comunque, hanno un grande successo, specialmente presso un pubblico «di ceto medio-basso della periferia campagnola». Sono state tutte scritre in lingua veneta, pubblicate e rappresentate tra il 1982 e il 1993. Si cita ancora il padovano Toni Pezzato, nato nel 1923, autore di scenette televisive e radiofoniche, nonché di a1cune commedie mai pubblicate e messe in scena una sola voira. Presentato a1cuni anni fa alla RAI e alla televisione svizzera, deve quasi essenzialmente a questo la sua notorietà. Testimoniata una presenza cosrante deI teatro in Iingua veneta durante tutto l'arco deI Novecento, e specialmente negIi anni tra la prima e la seconda guerra mondiale, ci resta ora da dimostrare che anche la narrativa ha avuto i suoi autori, il suo pubbIico. Una citazione in un saggio di Antonia Arslans7 e successive ricerche ci hanno fatto conoscere l'esistenza di Giuseppe Flucco. • " 46 'Pubblicistica c giomalismo ncl movimcnto cattolico·. StDrüt tkll4 nJlura IIt1IdIt. Da/l~ Mpokoni(JI aII4 prima tw"" _ru/iak. vol. 6. a cura di Amaldi c Pastote-Stocchi (Vice=: Neri Pozza, 1986) 701. . • GENERI NON URICI La sua opera, e la sua imponanza, vanno inquadrate in un periodo storico in cui la polemica tra cattolici e liberali fu vivace. Già ne! secondo Ottocento ogni provincia veneta ebbe i propri giornali diocesani, in cui alla pane "ideologica" si accompagnavano, facendo "da contraltare [ ... ] una puntata di romanzo e una rubrica conclusiva di notizie religiose e di varietà...,. Le scopo era quelle di "educare il popolo", diffondendo un messaggio ben pr::ciso, ed ebbe successo perché dimostro di interpretare le aspettative dei lettori anche sul piano creativo.linguistico, con il largo posto dato alla produzione dialettale e ai romanzi e racconti d'intrattenimento e d'appendice. S9 In più, veniva data voce alla consapevolezza profonda che la campagna fosse abbandonata a se stessa da una classe dirigente liberale che risiedeva in città. l giornali nati in que! periodo ebbero a volte vita lunga. È il caso, tra gli altri, dell'Ancora th/la domenica, pubblicato a Padova, dove Giuseppe Flucco fece apparire per la prima volta la maggior pane dei suoi scrini. Nato a Venezia nel 1859, è considerato il primo romanziere in Iingua veneta, e il precursore di tutti quegii autori (anche in italiano) che si sono serviti - e si servono - di personaggi semplici, a volte semplicioni, e di un tono umoristico per attaccare i contemporanei "regimi". (In realtà, niente di nuovo per chi abbia presente la letteratura in vernacolo, una delle cui costanti è stata que!la di poter dire cio che in "Iingua" non sarebbe stato accettato). Giuseppe Flucco, sacerdote, fu parroco a Padova, passo a Thiene (provincia di Vicenza) quando fu nominato Monsignore, torno a Padova - dove morl ne! 1930 - come Canonico. La sua narrativa si rivolge ai giovani e a un pubblico di Iivello culturale e sociale medio-basso. Finge un'ingenuità che gii permette battute ironiche, sarcastiche, a volte addirittura fortemente critiche. Sono i suoi ingenui personaggi a pronunciarle; essi sembrano a volte essere schiacciati e ridicolizzati dalla "storia", ma riescono sempre a capovol- • ,. Antonia Arslan. " lbültm. 688. op. dt., 688. . 47 • CAPITOlO III gere le situazioni metrendo a loro volta in ridicolo coloro che della sroria sono considerati protagonisti: i politici, gli scienziati. T uni i suoi scrini sono stad pubblicati rra gli anni Venti e gli anni T renta; alcuni di essi, raccolti in volume, sono stati ristampati fino agli anni Senanta. Un ruolo simile al suo è stato svolto in seguito da Giacometo (don Angelo Benolini, 1912-1971), che per circa quindici anni ha scrino racconti, spesso ispirati da fatti di cronaca, sul settimanale diocesano di Padova La diftsa de! ;0;010. Diretto discendente di Flucco umorista è Dino Durante jr. Nato a Padova nel 1923, giornalisra, insegnante, ha al suo arrivo una vasta produzione letteraria, in italiano olue che in lingua veneta. Il gusto per la battuta, per i particolari - a volte grassi - che suscitano il riso, risulra evidente anche solo scorrendo i titoli delle sue opere. Da una libera traduzione in lingua veneta degli epigrammi di Marziale, nel 1962, a una altrettanto Iibera traduzione di aIcune novelle dei Decamuone, nel1981, Dino Durante jr. (il padre, professore di ragioneria a Padova per moIti anni, aveva 10 stesso nome) è passato per una ricca produzione di opere originali che sono apparse con una scadenza per 10 più annuale. In collaborazione con G. F. Turato, nel 1976 e 1978, ha dato vita a due lavori dedicati agii studiosi: un dizionario deI gergo triviale e dei modi di dire popolari, e un dizionario etimologico veneto. Un aluo autore, Luigi Nardo, nato a Padova nel 1928, si è interessato ai derri gergali e popolari, riporrando all'attenzione degli studiosi (in panicolare con il Dizionarietto PortellatO)6O il Iinguaggio dei passato di un quaniere malfamato di Padova: tl Portelo. Si trarta di un linguaggio sguaiato e uiviale, diverso da! dialetto padovano dotto della signoria e della borghesia della Padova colra. Come curiosità si cira di questo autore (di cui si conosce anche un saggio storico in italiano) un testo di narrativa in lingua venera (E rtgoe • . 48 Luigi Nardo, D=1I4TÏrttD p-u-. (Pad0V2: s.e., 1990). • GENERI NON LIRJCI deI zogo) perché unico a essere sraro rradono in braille a cura dell'Unione ltaliana Ciechi. Prima di tomare alla narrariva vera e propria, si vogliono ancora cirare alrri aurori che esprimono il loro interesse per la lingua venera "rraducendo" opere già esisrenti. Mariuccia Baraldo Bazzaro è nata a Pozzonovo, in provincia di Padova, nel 1931. Si occupa parricolarmente dei recupero dei dialeno "rustico" della campagna della bassa padovana. Ha pubblicato una libera - e ben riuscita traduzione in quel dialerto dei Bertoldo di Giulio Cesare Croce. Le favole di La Fontaine sono stare invece liberamente tradone da Aldo Pozzer (Teolo, Padova, 1930), che è autore anche di narrativa umorisrica. Quest'ultimo parricolare rende conto di come esse siano srare rese, poiché l'autore sottolinea - appunto - più i trani umoristici che la "morale". Qualche esempio: da Ellupo e la piegorera Bruta carogneta de na piegora - el taca tutO inrabià - come te permetito de in· turbiare l'aqua che so drio bevare? E la piegoreta, che gaveva ciapà un Iremasso boia che par poco no ghe vegneva un colpo popletico, ghe risponde: - Signore celentissimo [ ... 1come posso inturbiarve el beveragio se voi sierte in alto e io soto? da El cavalo e el musso Dame na man, amigo - ga dito a un serte PUntO el musso. - No ghe ne posso più; so tuto sderenà e non posso più caminare. - Rànciati. Il peso sono tuo e te 10 porti ga risposto el cavalo fasendoghe anche serti rumori corporali. 61 Autore minore di teatro, Toni Pezzato (già citato appunto per le sue scenene radiofoniche e televisive) ha serino un libro di racconti .di uno sbia- • " Aldo Pozzer. Sagasa ik "" caparo (Abano Terme: "Il Gerione", 1972). 12·17• 49 • CAPITOLO III diro umorismo.. ,62 utilizzando il vernacolo nei dialoghi inseriti in un tesro in italiano, riprendendo una tecnica che era già stata di Fogazzaro. Anche Ugo Suman è stato già citato, come poeta e come aurore di commedie, e bisogna parlarne ancora. Sul versante della "traduzione" (ma leggi "adattazione" 0 anche, al limite, "rifacimento") è autore di El fornar~to tU Vmmia e di Pinocchio. Come autore di narrativa, oltre a raccolte di racconti in italiano, ha scrino parecchi racconti in lingua veneta, che egli usa in sense "antiauIico". Mario Stefani, nella prefazione a una di queste raccolte, scrive che Nei suoi r2cconti intensi quanto struggenti troviamo il rimpianto per la natura violara. per una realtà perdura e che divenra "logos" di memoria e di affetti. 6} Ugo Suman usa di proposito una "lingua comune" chiara e facilmcnte comprensibile, che si adatta perfettamente ail' amorare dell'ironia veneta, allo sguardo affenuoso verso la povera gente, a un evocato mondo familiare reso con poesia, senza retorica. Ricordi di una infanzia vissuta in campagna, in un tempo incantato non solo perché passato, in cui luoghi, e situazioni, e momenti della giornata diventano stati d'animo: La ser2. sui canpi. infassa de maIinconia ogni pensiero, e implssa cl ciàro dei afeti casalinghi che se spampàna senpre più in largo. come la note che vien zoo pianin, da le stde... 64 Senza retorica, si diceva, perché Ug" Suman è ben conscio che i tempi sono cambiati, che si vive con altri vaIori - diversi ma non necessariamente negativi. Quello che rimane è una leggera malinconia: " • .... 50 tt:ltlO lb una lettera manosaila ddl'eclilOn: Luigi Pio""". che aeeompagna i documenti lb lui ge:ntilmenti mcssi :a n0str2 disposizione. Ugo Sumon. El lmID tkfimrijlt. (padova: Ponlb Edizioni. 1987)• CommenlO lbilmt. 71• GENERI NON URlCI • El t~npo fa la so strada. M~ r~ndo conta - ~ n· '<Ido zo amaro m~ t~npi ~ d~i m~ scgni. no la X~ altro ch~ na reliquia. E quel ch~ m~ muc~to d~ ricordi incarrossà d~ nostalgia.6S ch~ la casa dei =ta. l'è solo un Da molri anni Ugo Suman scrive serrimanalmente, in lingua venera, un racconto su Il Gazzettino di Padova, edizione della domeniea. Si sono renuti per ulrimi due aurori, specialmenre per il linguaggio che contraddisringue le loro opcre. Già citaro, COine poera, Flaminio De Poli (Carceri di Esre, Padova, 1920) scrive in un "pavano-euganeo" ricordi e rradizioni dei passaro, recuperando frammenti di vira vissura, quasi a lasciare a chi verrà dopo un insegnamenro, un punto di riferimenro. l suoi racconti, semplici ndla tematiea, sono spesso percorsi da ironia, qualche volra da t.areasmo (mai da umorismo, come è abbasranza consuerudinario nella narrariva venera). Le vicende narrare sono quoridiane, la povera gente - proragonisra - sopporta l'amarezza e il peso giorna!iero del vivere, e la riflessione dell'aurore porta illenore a rravalicare questi limiri apparenti. Flaminio De Poli ha scritro molro anche in italiano: poesia, romanzi, saggi critici. Se si guardano le dare ddle sue pubblicazioni ci si rende conto che gli scrini in lingua venera e quelli in iraliano si affianeano, a cominciare dagli anni Settanta. l lavori precedenri (il primo apparso è del '51) sono tutti in iraliano. L'interesse di Flaminio De Poli per la scrittura in vernacolo sembra chiaramenre - più ancora che per a1rri aurori - avere una matrice ideologiea, quasi la ricerea di una identità perduta. C'è in lui anche un'attenzione di tipo filologico: moiti dei suoi lavori sono accompagnari da cenci di fonetiea, di grafia, di grammatiea venera. Gianni Sparapan (Villadose di Rovigo, 1941) è stara anch'egli già cirato come poera e come autore di commedie. Come De Poli è impegnaro - sia nei suoi scritti in italiano che in quelli ne! dialetto contadino dei basso Polesine - a recuperare modi di vira e tradizioni del passato. • " lbülnn. 20• 51 • CAPITOLO III Il suo linguaggio è duro, poco armonioso, straripame di impurità linguistiche per influenza dei dialetti limitrofi. Nd 1990 ha scritto dei raccomi di costume, e nel 1992 una serie di bozzetti, di riflessioni, sulle incoerenze (anche linguistiche) della società in cui viviamo. Riportiamo alcune righe di un bozzetto imitolato ConCT~ti ~ astTati"6 specialmeme per dare l'occasione di osservare questo dialetto della lingua veneta: Come tute le léngoe nate no so i libri, siben da l'ànema popolare, anca quela veneta la xe pom a la concreteza, par via che la nostra ume, bituà a canpare col sudore de la fronte, la xe pitosto pràtica. Gnissuna maravéja, donca, che denanzi a parole astrate la se cata in dificoltà. [ ... 1 Inveze de dire "orfano", a se dise "senza mama e senza upà"; inve2.e de dire "dipendeme" a se dise "soto paron"; e la parola "bisogno", che in italian la xe astrata, in veneto la xe conereta, e come! La più astrata de le parole la xe "spirito", ma in veneto la fa pensare a quelo ca ne onzèva le culate prima di ciavarse n~ puntura de penicilina. [ ... 1 quando ca pensàvimo a i morti, miga a li figuràvimo come splriti! siben tristi, sbasii e intortejà da on nizào, chi vegnéa a tirarne el deolon co jerimo indormenzà.67 Poeti, commediografi e autori di narrativa, nel Veneto hanno trovato occasioni di inconrro, e stimoli, in vari gruppi e associazioni, e nelle pubblicazioni da essi patrocinate. Va ricordata per esempio La Tavan~ta tki po~ti, nata a Padova tra il 1939 e il 1940, fondata da poeti locali. Essi si incontravano presso !I Bar Missaglia per scambiarsi idee cd esperienze, recitare poesie, a1lestire mostre d'arte. Nel 1966 fu pubblicata a Padova una antologia delle opere di questi poeti, con il titolo La Congrtga tki po~ti. .. 67 *. Gianni Sp=pon, Om4ni. sœpmm (Rovigo: La Nuo"" Rovigo Edizioni. 1992) 27-28. ûll(l"m • 4Utrlllti: .Come lUlle le lingue non nare sui libri, heml dall'anim:l popolare, anche qudla venera è pomra alla concrer"", pet il fallo che la noma genre, abiruara a vivcre con il sudore della fronre, è piullOSlO pratica. Nessuna meraviglia, dunque, che da""nti a parole asnalle si <rovi in difficolrà. [00. ]lnvece di dire 'orfano" si dice "sen.. m:lmma e sen.. popà; invece di dire "dipendente" si dice "sott.. podrone"; ela porola "bisogno", che in iraliano è astratta. in venero è con=, eccome! La parola più asrratta è "spiriro", m:I in veneto fa pensare a qudlo che ci sfregavano sulle nariche prim:l di farci un'iniezione di penicillina. 1.•• ] quando pensavamo ai mo"i, non ce li raffiguravamo mica come spiriti! ma rMi, pallicli e avvolti in un lenzuolo, che vcnivano a rirarci i piedi quando eravamo ::adciormenclti o •• _ • • 52 • • CENERI NON URIQ Vengono poi ancora pubblicati (e non solo a Padova) degli almanacchi annuali che raccolgono usi, cosrumi, proverbi, detti, del "volgo vernacolo". Ne! 1970 è nato a Padova un mensile di cultura e vita veneta, La Sp,cola, primo periodico in lir:gua veneta dopo l'unità d'Italia. È una rivist? giudicata di liveHo popolare più che di interesse letterario e culturale, ma ha avuro il merito di raccogliere attorno a sè scrittori che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti. Si attribuisce a questa iniziativa il fatto che l'attivi,à letteraria in lingua veneta abbia ripreso vigore. Terminata la parte dedicata a uno sguardo d'insieme sia dei generi lirici che di quelli non lirici dagli anni Venti a oggi, si ritornerà - ne! capitolo successivo - ai poeti in lingua venera del secondo Novecento. 53 • • • CAPITOLO IV PRESENZE. TENDENZE. SCUOLE. PERSONALITA DELLA POESIA VENETA CONTEMPORANEA Come è stato già detto nel secondo capitolo, Antonia Arslan riprende, per la poesia veneta contemporanea, la suddivisione in tee filoni: quello di tradizione ottocentesca, quello "espressionistico" (in cui un dialetto "plebeo" apporta colore) e quello della ricerca, della sperimentazione. Anche nella zona più ristretta, da noi presa in esame, queste indicazioni - in linea di massima - possono ritenersi valide, ma ci sembra che questo tipo di suddivisione non permetta di includere tutte le varianti. In realtà, soltanto la cosiddetra "poesia popolare" è chiaramente identificabile come tale; una stessa nostalgia dei passato - divenuto quasi mitico pub essere alI'origine sia della poesia di stampo ottocentesco (vedi per esempio Dina Dinali, Nerina Noro), che di scene di vira contadina rese in linguaggio rustico e vivace (come per esempio in Flaminio De Poli), che di rievocazioni in un dialetto arcaicizzante (vedi per esempio Mmi~oi di Zanzotto). Si è pensato dunque di osservare un po' più da vicino alcuni autori - più e mena noti, più e mena grandi - per tentare di formulare una proposra pcrsonale di suddivisione. • Emanue1e Munari, con 10 pseudonimo di Anonimo da Piove, ha "tradotto" la Divina Comm~dia. Per potersi avvicinare a quest'opera con la mente scevra da pregiudizi occorre tener presente un duplice assunto de1l'autore. Da 55 • ELETTRA BEDOt< una parte egli - mettendo da parte ogni lettura œologica, filosofica, politica, della Comml!dia - la vede essenzialmente come una narrazione; dall'altra ritiene che Dante abbia adoper:1to il di:aletto fiorentino [ ... 1 perché quello era il modo di parlare che la gente c:apiv:a :al volo, e che soprattutto era il miglior mezzo a disposizione per dire il f:lttO suo a preti, politic:anti•.68 Il linguaggio della "traduzione" è il dialetto padovano, non quelle «sensa nervo e crestà de le persone studiate» ma qudo grosso e intiero che parlav:a e parla 'ncora i contadini e i operai de la B:ass:a padoana d sabo sera cO i zuga a carte in ostarÏ:a e i perde.69 Per quel che riguarda il primo assunto, si deve dire che l'Anonimo non è il solo a proporce di mettere da parte l'allegoria. . In Nordamerica, per esempio (come ci dice Rino CaputO),70 John Freccero ha Iasciato la tem ddl':allcgoria [ ... 1 per compiere l'c:sodo ndla tcm promcss:a ddla narratività, ovvcro illuogo in cui la Comml!dÜl c Dante sono considcr:ati (soltanto) soggc:tti e oggc:tto di lettcr:arura. 7I Quanto al giudizio sul Iinguaggio, non ci è data la possibilità, ormai, di verificare come suonasse il "volgare" di Dante aile orecchie dei suoi contemporanei. (C'è un elemento che potrebbe appoggiare la tesi di Emanuele Munari, ed è la grandissima diffusione della Comml!dia già poco tempo dopo la morte di Dante, al punto che si è creato - per i critici - il problema di individuare gli originali, 0 le lezioni più vicine agIi originali, dei ranci manascritti che circolarono). Supponendo di dare per scontati g1i assunci dell'Anonimo, si pub passare a qualche altra considerazione. La lingua regionale, in questo Iavoro, esercita la Il .,. • " 56 Anonimo da Pi~, L1rr,frrtuJ tk DIDItz. inaoduzione .na prima edWone <SQIIlparo i.., proprio, 1979) XIX-xx. [ La ttaduzione ~ nosml. 1biMm. Rino Capuro, PnfllT "f/'D. (Roma: 11 CaIamo, 1993) III. Otaro da Rino Capu"" t1J'. ciL III. 11 libro da cui Capuro b:a trono la citazione ~ John Fr=ro. DiDI~. 1..4 p«tiaI tklltt ~ (Bologn:a: 11 Mulino, 1989). • PRE$ENZE. TENDENZE. SCUDLE. PERSONALITÀ DEll.'. POESIA VENETA CONTEMPORANFA funzione di dare colore e concretezza. 1 personaggi diventano persone, mena letterari e più farniliari, più vicini al lenore. Virgilio per esempio, al primo incontro, rd Canto 1 dell'Inftrno, è «un ométo apéna in fià come se '1 ghesse l'asmale raquanto malmesso e sbatuétO».72 Beatrice (nel Canto II), pur descritta «beata e bda che de pl no se poie» dimostra un'ansia tutta umana per il destino di Dante: -l'arnigo mio de mi inte la selva scur:a. el :lé, chel poro can, mezo sba:zlo e cossl spazemà da la paur:a. che no vorla che '1 me tomasse indrio. n E per spiegare «perch'io non temo di venir qua entro" dice: Eco parch': mi no temo sto logo: Dio me gà dà na peie cossita bona che '1 me fa fresco a mi tato sto fogo. 74 Eppure, pur "plebeo" e "grosso", il dialetto si presta anche a rendere momenti diversi, come la conclusione dei Canto XXXIV: El Dua e mi se ghimo incarninà par un trozo secreto verso el mondo: sensa fermarse par titare el fià, co davanti e mi drioghe, dal profondo vegnemo su verso ste robe beie. Finalmente tr:a.verso un buzo tondo simo tornà a revedare le stele•.75 Nel Purgatorio e nel Paradiso il linguaggio sostanzialmente non cambia, ma l'autore chiede alIe Muse di aiutarlo a dimenticare n " • • ••• un omettO che respi... con fatica, come se :M:SSC 1'= 1e alquanlo malmcsso e palliduc:cio ••• 0. • ... l'arnico mio ndla selva oseu... 1 è, povereno, pallido e lremanle 1 e cosl angolCÎa'o eWla pau... 1 che non vorrei se ne tomasse indietro ... _.' • ••• Ea:o perch~ non tempo questO Iuogo; 1 Dio mi ha daro una pelle cos! sana 1che a me fa fiaco IUttO questO fuoco •.••. •Col Oua mio mi sono inamminalo 1 pet un senlier segreto verso il mondo: 1 senza ferm:uci pet lime il liaro. 1 lui davanri e io dieno, eW profondo 1 veniamo su verso le eose bdl.. 1 Finalmenle aluaverso un buco rondo 1 siamo lornali a riv<der le srdI... 57 El.ETI"RA BEDON • le parolasse rr.arse, che! parlar bifolco e da vilan, cheia lenguassa onU aspra insendoza che :é e! me bel dialeto padoan.76 Il dialetto continua comunque a dare concretezza anche aile parri più amatte, come nella discussione (di cui si cita l'inizio) tra Dante e Beatrice sune macchie lunari: Ma intanto dime ti: ste macie nere che cassi zèle mai, che afari suani [ ••• J. la me fa. E mi che 50 na persona studiau: "Credo che la sia question de densità"a ghe nspondo, a l'imp.ovizada. ·Vero gnente!" - me dize Beatrisse: Te spiego mi de cossa che se traU ..." Ti cossa ghe ne dito?" - Un appunto che si puè fare a Emanuele Munari è di essersi fatto prendere la mano, qualche volta, dal desiderio di estendere il lavoro di creazione al di là della lingua. Ha attualizzato cetti riferimenti (specie politici) di Dante, 0 - sotto il nome di "variazioni sul tema" - ha inserito terzine aggiuntive. Farta questa critica, perè, bisogna anche mettere in rilievo i meriti dell'Anonimo. Innanzitutto l'aderenza ai testa di Dante (di cui fornisce a fronte l'originale), sia nel contenuto che nella struttura: terzine e metrica. Poi nella cura che ha messe nel premettere note sulla pronuncia e l'orrografia dei dialetto padovano, creando addirittura alcune regole orrografiche per uniformare suoni che precedentemente erano resi con segni diversi. Infine - e per noi è il merito maggiore, insieme a quello di aver realizzato un lavora notevole in lingua veneta - ha potenzialmente esteso (almeno • .... 1. parobeœ marœ 1 quel parlare rusrlco • da contadino 1 quella Iinguaa:ia spora ospra spiritosa 1 eh. ~ il mio bd dialeao poc!owno. ..••. • ... M. ÏDtanto dimmi: quesre lIl:lCehi. nen: 1 ch. cIiavoleria sono mai, ch. aITari suani 1.0. 1 .Tu eosa n. dici?" - mi f.L 1 E io ch. sono una persona istruita: 1 cCredo ch. sia question. di densità" 1 1. rispondo improvvisando. 1 .Non ~ affiarto vero!" mi diœ Beatrice: 1 Ti spiege io di ch. cosa si trattl ••• _. 58 • PRESENZE. TENDENZE. SCUOLE. PERSONAUTÀ DELU. POESIA YENETA CONTEMPORANEA ne! Veneto) il numero dei lenori della Comm~dia, aprendone la conoscenza ad ambienti diversi da quelli scolastici e accademici. È noto come sia tradizione tipicamente veneta, anche negli strati considerati inferiori della popolazione, la rccita dei classici. Potrebbe aumentare, un domani, il numero dei brani della Comm~dia imparati a memoria e recitati, proprio perché una prima lenura in dialetto ha ottenuto 10 scopo di rendere familiare cio che precedentemente era considerato troppo difficile e astrano. L'accenno alla recitazione dei classici, ne! Veneto, porta a un ricordo (in prima persona) di Andrea Zanzono.'s Quando era bambino, la nonna paterna gli recitava le strofe di Torquato Tasso, suscitando in lui ccqualche cosa di infinitamente dolce». In questo lavoro si vogliono presentare poeti in lingua veneta poco conosciuti (0 del tuno sconosciuti), e ci si limiterà quindi per quelli già noti a livel!o nazionale - come è appunto Andrea Zanzotto - a qualche considerazlone. Uno studio di Alfonso Berardinelli porta a considerare determinante, per questo poeta, un ccvero e proprio "amor loci" [ '" ] il problema delle radici, dell' habitat, dei!' Oikos. Casa e dimora».79 Considerato une dei poeti moderni più cosmopoliti, Zanzotto è contemporaneamente rimasto provinciale, legato alla sua Pieve di Soligo di cui utilizza il dialetto come una delle componenti della propria xenoglossia. Attirato e respinto dal fenomeno industriale, dolorosamente conscio della precarietà della vita, A. Zanzotto sembra essersi voluto ancorare a un paese che vede immutabile. Nel suo Filo,sD riprendendo l'amato Leopardi, si rivolge alla "tera", rimpiangendo che gli uomini si siano dedicati "a cavarse i oci un co l'alno" piuttosto che unirsi a combattere «contra de ti/mare da maledir e da adorar». Madre-matrigna la cui "gran colpa" forse <<l'è de verne fat noi, ami». Uomini che non sanno vivere in pace, forse perché hanno perso - con la 7t • " .. Felice Piemonlese. a cura c1i. AIItlNÜ%iD7IIUÏD tÛgÜ scritœri iI4/ia"i. (s. 1.: Leonardo, 1990). Alfonso llcrardinelli. "Pocsia della lingua c dei luogo". LillU J'ombra 67 (1992): 23-27. (Ed. Mondadori, 1988). 59 • ELETTRA BEDON lingua ancestrale - la capacità di vivere in un <<1uogo piccolo, appartato, che abbia dei precisi, sacri, invalicabili confini».81 Altro poeta veneto noto a livello nazionale è Ernesto Calzavara. Gli viene riconosciuto di non essersi orientato verso un uso iperculturale del dialerro [ ... 1 e neppure verso un dialerro orale e popolare. ormai antistorico.82 ma di aver creato una specie di "antidialetto", privilegiando - delle parole - il suono più che il significato. Ernesto Calzavara sembra concentrarsi sul problema ddla comunicazione umana (e dell'incomunicabilità); il dialetto, dunque, diventa «sfida all'immobilismo dei codici»83 e, insieme, un modo per entrare «nel coro degli uomini semplici che la civiltà non ha ancora saputo irregimentare».8. Uomini semplici come "Milio", di cui resteranno (<<e par poco») i segni: El manego de la vanga incurvà de quel anto da! to sforzo la lama del correlo consumada de più in un çerro punta [ ... 1 le macadure i segni [ ] del tO fracar sui bràncoli dei versor co te aravi coi ho. ... C'è una poesia, in particolare, che esprime l'atteggiamento di Ernesto Calzavara verso il linguaggio: La to vira La ta via e in mczo ghe gcra le case Il ... U • 60 Alfonso Ilerardinelli. op. ciL 27. Luciana Boneno, ü"f.IIII. tIùtImD. p«si4. (Ravenll2: Ed. Essegi. 1989) 72Luciana Boneno. op. ciL, 85• Cesare • • ~ # tIi EnustD CUz.itrJara.l'riftzr;ùmr. (Milano: A11'insegna dei pesee d'oro, 1974) 10. PRESENZE. TENDENZE. SCUOLE. PERSONALITÀ DELU POESIA VENETA CONTEMPORANEA • La to vita e in mezo ghe gera persone e da par tuto. sempre, parole. Della poesia di Sandro ZanOtto (fatto conoscere a livello nazionale come poeta in vernacolo da M. Dazzi quando, ne! 1959, una sua poesia fu inc1usa ne! Fiore) sono da mettere in evidenza due componenti: da una parte la lingua un padoV:l1lo urbano con influssi dei contado. con cadenze trevigiane, reso più vivace dall'inserimenro di termini gergali dei litorale veneto... 85 dove non mancano peraltro versi in altre lingue, e dal),altra il contenuto, che - in misura preponderante - è segnato dal passato: il ricordo, il rimpianto, il confronto con il presente. Già nella poesia inserita da M. Dazzi nel1a sua antologia, un ex contadino, ora une dei migliori calzoiai della città, vive questo sentimento di rimpianto La ze finia pal contadin che scoltava la campana de sera coi piè nel loame al punto da non voler più tomare al paese: e in sto paese dei me veci no vojo più vegnerghe gnanca rai Morti anc se co ghe penso me vien da pianzarc: sensa che la femena se n'incorza. 86 Benché non manchino le poesie in cui un linguaggio vivo e concreto si tramur.a per il lettore in immagini di tutto rilievo (pensiamo, per esempio, a fera a posta elpaese, a Pma ftra th Este ghe :u i vignali, a Nek caze nove distanet), nella maggior parte delle altre un alto tono Iirico accompagna riflessioni, meditazioni, su uno stesso argomento. Si veda • .". Livio PezzarD. lnsDni4rse tk ~ Ji Stmtiro ZmDttD, 1'rcfDZÜJnr. (P.don: Ediroriale Oessidro. J985) 9. Manlio D:ozzi. op. dt: 53 J. 61 ELETrRA BEDON • Un canton tU aqu~ «In 'sto canton de aque tacà i volti, na sera te go conù na storia che ana mi go desmentegada. El tenpo magna le ore e i ani e le storie inventae [ ... 1 Desso piove, son lontan da ci e claie storie (col tenpo se se chieta) e no so parché salto su co sbate na porta che no ghe ze na porta che va via col vento; sensa saverlo la go vem."' dove i ricordi arrivano passando da una pona che il poeta ha apeno forse senza rendersene como. Si veda Isola V; un lungo componimenro in cui la contemplazione della "laguna mona" di oggi fa ricordare al poeta la laguna di ieri, "el paradiso dde lagune". Un sense di disfacimento grava sulle cose, e sulle persone: se sente co riva la sera solo na tosse de omo che no ghe mola; [... 1 el xe sta uno de quei che ga f.ltO la ririrata de Russia [ ... 1 La 50 tosse ne la note coi salti dei siegoli e sighi dele soete xe i soli segni de anema viva (el an dorme i gati varda chissà cossa).88 Si veda Sogni sul topo: 11 .. • 62 •... In questo angolo 1 di .eque vieino ai vo"hi, un. serai ti ho t:lccont:lto una stori. che anch'io 1 ho dimentioro. I1rempo mangi:lle ore 1 e gli anni e le storie invent:lre 1 (... 1Adesso piove, sono 10nt:lRo do te 1e dalle storie (con ilrrempo ci si alma) 1e non so pereh~ sussulto 1quando sbarre un. pora che non c'~ 1 un> polU che va via col vento; = ..perlo l'ho aperca.' .... si senre, quondo arriva la serai solo la tosse incessante di un uomo; [... 1~ staro uno di quelli 1 che ha f.ltlO 1. ririrat:l di Russi. 1 (... 1 La SlI:l rosse nella norre 1coi salri dei cef.ùi e i gridi delle civetre 1 sono i soli segni di anima viva 1 (il cane donne i gam guardano chïs= COS>. ) • PRESENZE. TENDENZE. SCUOLE. PERSONALITÀ DELU POESIA VENETA CL1NTEMI'ORANF.A • Fora col topo dtio canali morti [ ... ] La barca ze na cuna che dindola e Giopo sogna le ultime canonae de Venezia regina, a San Nicoleto. 89 dove, nell'abbandono di oggi, "Giopo" sogna la gloria di ieri, oppure La santa patrona de Buran, in cui un filtto di cronaca è l'occasione per attestare il valore di cio che c'era e che si è perduto: In na buza dele fondamenta pale scole nove de Butan, ze vegnua su (dopo senrenari de ani) na suora sepelia. [ ... ] i ga butà via ia santa de i'izola. Mi no ia crovaro più co giraro pai canali cole aneme perse par aque. 90 Sandro Zanotto sembra credere che, se ci sono ancora luoghi intatti, si potranno raggiungere forse solo in sogno, attaccati come siamo alla realtà. Attraverso il sogno si potrà tomare a contatto con la natura, e parlare con i gabbiani, come in Drio l 'aqua: A pope de quele barche, in pie cola ribola in man, varia srarghe senpre a contarghe ai cocali la scoria che no me ricordo aluO.91 In Livio Penato la meditazione sulla vi~a e sulla morte, sul passato e sul presente, prende quasi sempre 10 spunto da immagini concrete, molto spesso prese dalla natura. La sua lingua è quella della koini veneta (con influenze deI padovano), il suo tono è lirico. In composizioni di andamento narrativo riflette su persone, su situazioni, ripetendo 10 stupore gioioso per il miracolo .. .. • " .Fuori col barchino per i CUl21i morti 1 [••• 1La barc:a ~ una culla che ninna 1e Giopo sogna le uhime cannonate 1 di Venczia regina, :a S. Nicoletto.• •Nella fossa delle fondamenta 1 per le stuole nuove di Burano, ~ venuta su 1 (dopo ..nlinaia di anni) una suora seppellira. 1 [••• 1hanno buttalo via la santa dell'isola. 1 Non la uovero più quando girerl> 1 per i canali con le anime perse sulle acque.• • ... A poppa di quelle barche, in piedi 1 con la barra dei limone in mano, vom:i swc 1 sempre a racconwc ai gabbiani l'Ia storla che non ricordo pi"_. 63 • ELEITRA BEDON della vita (ccSi, sémo 'ncora vivi, Tono/la ze 'na roba granda»)," la convinzione profonda che se malgrado la malvagità delI'uomo il mondo continua a vivere è perché Lu gà p~rdonà. Un ennesimo assassinio ccgà inpinlo la note de angosse», ma la vita della natura non si è fermata: El monda zé vivo, sema'ncara vivi, ±:u gà perdonà 'n'àlcra volea... 9 ' Questa fiducia di fondo non gli impedisce di cogliere i segni del degrado degli uomini e deIIa natura. Pensa (ccFa gran fadiga a nàssare/sta primavèra longa de pensieri») agli ucceIIi marini, e constata che Ssora 'sco mare màrso svo!a i ccocàli [ •.• 1 ±:a morte che 'na volca ve c:apàva - fa)co de palù a aqui!a de mare la gèra l'a1a de '1 Signore, senpre vera invésse 'desso la morte v~ la dà l'omo [ .00 1 'na morte lenca, porca, incarognlao" Specialmente neIIa raccolta del 1986 più forte si fa senrire la consapevolezza che anche chi vive lontano dalla città, in una supposta "isola felice', è ormai raggiunto clal!' alienazione: e 'corna la smània in fonda a '1 core [ o •• 1 de savère se ruci che corl!mo savémo dove 'ndare, par che scrada a se invésse girémo 'corna 'corna come i mosconi co i ghe cava le a1e!9S " .". • " SI, siamo ancoro vivi. Tono, , ed ~ una cosa grande ... _. Lmna a T0710. •• 00 Il mondo ~ vivo, si:lmo ancoro Lui ha perdonato un'a1m volta 000 _0 • 00' nascere' pora, inarognita ... -. • 0.. e toma la smania in fondo al euore , 1000 1 di $Opere se tutti noi che corriamo , $O?piamo dove andare, pet che smda , 0 se invece giriamo su noi stessi , come i mosconi quando gli .i stroppano ie ali!.. 64 vivi.' .Fa una gnan btio a qu.... primavero creve di pensierioo. 1... 1 Sapro queslO man: marcio volano i g:tbbiani 10 •• 1 La mone che un. vola vi affemva , - falco di palude 0 aquila di man: - , ero l'a1a deI Signore, sempre vera , invece adessa la mone ve la cIà l'uomo , [000 1 una mone lena, . PRESENZE. TE.'IDENZE. SCUOu:. PERSONALITA DELL~ POESlA VENET.~ CONTEMPc)RANEA • E ancora: E tuto par 'Sta vèja de savère se mer;ta de vlvare de 'ndàre fin in fondo a 'sto mÎstero. 96 Racconta di un contadino che, dopo la .-.:octe della moglie, con il figlio che lavora lomano e «no ghe vànsa tante ore par so pàre», ha ln testa pensieri màti che no vola più via - farfaie inciodà da la radèstola so ; spini la matina su, la seta in lèto el giorno massa lèngo da passare... curra la scala che te ga portà in téza - i scdini senpre più lezié!i da la corda ligà a '( trave la disperassièn cère zè pa '1 monte. 9' Soltamo nelle ultime poesie di questa raccolta riappare la speranza, ancora una volta basata sulla saggezza antica della gente che vive a contatto con la natura, 1 contadini che sémena scrive par tèra parole ch. pochi sa lezàre discorsi che vien da distante da le caverne de '1 tenp098 sul convincimento che si potrà riavere la natura incontaminata: •.. Ma fotse un Signore ghe zé anca pa' i àlbari el ne darà indrlo le fOje de velùdo el gnàro de '1 Anco, j bàj che devénta pavéje nova. le sàte el favo de le ave che fa = • •.•. E lUno per Cjues", voglia di $Opere 1 se mcri", di viven< 1 di ""chre fino in fondo • queslO miSle- " ra .•. " • •.. In lesta pensicri mani 1 che non vol.no più via 1- farl2Jle inchiod:lle chll'.vcrla sulle spine lia mattÏna su, la seta • letto 1 il giomo ttoppo lungo ch passare... / co.... la sai. che li ha po....IO in solfit'" 1 - gli salini sempre più leggeri - 1 dall. corch lega", .11. lrave 1 1. disperazione corr. tiù cb1 monte .•• !t • •1 con",dini che sernin""o 1 scrivono pet 1er... paroi. ch. pochi sanno leggere 1 disco..i ch•••ngono ch lon"",o 1 dall. caverne dei lempo ...•. It• 65 ELETrRA BEDON • lezière de '1 tarda, le ale de l'astore che caréssa ànca el Venta el zalo de la milezia el nero dei merlo ... 99 Un a1rro poera che si esprime nella "lingua comune" è Mario Srefani. La sua poesia intima, personale, rirorna spesso sugli afferri profondi (che continuano nel ricordo), sul sense di inurilirà della vira, sulla ineluttabilirà della morre. Il tempo passa, gli amici muoiono, il ricordo resra: ... Carlo Nanc anca Toni e Bepi i xe ..,dai come se fusse farai destuai uno a uno sensa Eu- rurnOr e pur j xe qua ancora e i vive co mi e mi ghe parla e lori a mi.'·· La vira scorre, la morte arriva per tutri, a che vale vivere? e mi di:;o a me stesso: varda quanti putei xe divenrai veci quanti toseti co que l'aria dolse xe armai a san Micd quanti omeni cativi e done da la lingea longa xe andai par più no tomar quante preghier.: dire inutilmeme quante speranze tradi:...'.' " .... Ma fone un Signo,. c'è anch. per gli .Jberi 1 c ci restitui12 1. foglio di vellulo 1 il nido de! fringue!lo, i bruehi eh. divenrano farfall. 1 il favo d.lI. api eh. fanno ':as:l nuova, 1. zampe 1 sortili dei ,ordo, 1• .Ji 1 d.II'oslore eh. aneh. il vento a = = 1 il gi.Jlo de! rigogolo 1 il n.ro dei 100 • ... Carlo Giovanni aneh. Antonio 1 • Giuseppe sc n. sono andati 1 com. fossera fan:ùi eh. si openl\Ono 1 a uno a uno 1 scnza far rumore 1 eppure sono ancura qui 1 • vivono con m. 1 c io gli parlo 1 • lore a me.-. •• io dico a m. SIOSSO: 1 guarda quanli bambini 1 son divenrati vecchi 1 quanti ragazzi c1a1I'aria viva 1 sono ormai a san Mich.i. (il cimileto di V.nezia] 1 quanli uomini caltivi 1 • donnc clalla lingua merlo .•. - . • 101 66 • PRESENZE. TENDENZF. SC.UOLE. PERSONALrrA DEU.A POESlA VENETA CONTEMPORANEA Eppure non mancano nella sua poesia i momenri di gioia per la narura ser'::na, e sOFartutto per i «ricordi/che me ciapa per il bavaro/da rente.» Egidio Meneghetti non vuole essere poera inrimista, ma impegnaro. Come dice ne La flia bala: Essar poeta par savàr nel fondo scanossàr el so cor e quel dei mondo e coi versi desfàr la grost:l cruda che j'àllema ne in::'rivida de bruma e C1aparse per man a mila a mila in de 'na lon~ fila che av:lllS:l. e sPera'" llU Si esprime in un dialetto veronese-padovan{\ di «tono popolareggianre [ ... ] una specie di adesione coscienre e volonraria, senza artifici»'Q) alla gente che prende a esempio. Le sue poesie sono in genere composizioni non brevi, che possiedono un ritmo che riccrda i racconti dei cantastcrie. Con parole semplici e disadorne trasmette al lettore il brivido che dà la riflessione sul!'alternarsi della vita e della morre. Si veda per esempio Primav(T'a de sempr~. In una fresca mattina di aprile una cinciallegra si dà da fare intorno al nido dove sono i suoi piccoli. Un ragazzino con la fion da lancia un sasso e PIof, pIof, pIof... casa 'na pesséta de ramo in ramo e la se Sffi2a in rèra. [ ••. 1 Quatro speronsolini desperadi a béco verto i sa sgolà par ore ma infine so da! nido iè casadi: lunga 1sono onclari pet non tomare più 1 quanre preghiere dette inurilmenle 1 quanle operon"" tradi· te ..... ..2 • ... • ••• Esser poeta 1 pet SClVate ne! fondo 1 seanoeeiare il proprio euore 1 e quello dei mondo 1 e con i versi sciogliere la <tosta dura 1 che <Dme brina ci fa rabbrividire l'anima 1 e prendersi pet mano ! a mille a mille 1 in una lunga fila 1 che avanza e spera ••••• Monlio Dazzi. op. cit. 482. 67 ELETTRA BEDON • i piega la sucheta, i taSC:, i more. Pi"n a pi,," se smarsisse i mortesini le mosche magna, magna i sentaini " se li porta'na semensa al venco la pianra sponra e cresse in un momen:o. L'è '1 girotondo de 'na stramb:a sorte la giostra del:a vira col:a morte e gif3 e gif3 e gira... nissùn ~ ne d:a dove ch'el vièn, ne dove '1 V3."" L'esperienza di vita p:migiana gli ha dettato versi forti e di emozione profonda. In Partigiana nuda già l'attacco crea una atmosfera: Dai Santo do batude Jonghe, fonde rompe b nOte carga de paUf3 e d:a PaI:asso Giusti ghe risponde un sigo sp:asitn3do de cre3tur:l. (AI fredo, drio dei scun, i p:adoV3l1i i scolca l'agoni:a dei parcigiani). Una p~rtigiana è stata catturata; rifiuta di confessare, Vlene costretta a spogliarsi completamente: e quando man de piombo le se V3I1sa pu spoiarla, ghe vièn b pèle d'oca; con ur. sguisso de schifo l:a se sansa: "Me spoio de par mi, lu no '1 me tact. La paUf3, la vergogna b sopraffanno: No l:a sa dove l'è... fo!Si la sogn~... b sav2ri3 con vase de creatura: "Dame el vestito, marn:a, g'o vergogna marna g'o fredo, marna g'o p:aUf3.•. e impazzisce, si mette a ridere, perde il contatto con la realtà: Su d:a tef3 la toi le 50 Str3SSete b le spolV3t3 a piàn, b se le mete ... • Plof, plof, plof••• CISCl une st..=no 1 di ..mo in ..mo e si schiaccia a terra. [••. 1Quattro uecellini dispe..ri 1 a bccco apcno si sgolano pet ore 1 ma infine dal nido son CISClti: 1 picgano la testina, txeiono, muoiono. 1 Pian piano marciscono i morticini Ile mosche mangianc. mangiano :altri insctti : il venlo se li potta via come semenle lla pianta spunta e crcsec in un momenlO. 1 E il girelondo ~~o strano clcstino lla gioscra ddla vita ccn 1:. morte 1 • gi... gi... gi..... nossun sa 1 né da dove venga, ne! dove v.ad2•• « ... cl, 68 PRESENZE. TEl<DENZE. SCUOLF. PERSONALITÀ DE!.UI POESIA VENETA CONTEMPORANEA • ogni UIllO un sangioto... un gr:m scorlèm. 1os Altreteanto intcnsi sono i versi dedicati ancora a una manifesrazione di crudeltà umana. La panigiana era evasa amaverso la paUla, l'Ebreeta 10 farà lasciandosi morire di fame: Sunote s'è smorS:lda l'ebreeta come'na candeleta de serioIa consumà. [ ... ] 1 l'à butada SOr:1 '1 uvolasso i l'à lassada sola, qualche giorno fin canto che 'na sera MiSS:l e Oto i s'à inciavado nela cela nera e i gh'è restà par I1na note intiera. [ ... ] Ebreeu, te vè> morir de fame e nela fame t'è desmentegado quela note e stO n:ondo strangoSS:ldo da tormenti e bisogni. Te si scapà nel mondo dei to sogni: la fame ghe voiea picola ebrea per dane un poea de felicità. [ ... ] Ormai fora de l'onda dei dolor: iontàn te miri pian pianin te mori e car= legera de soriso '" • .DoI Santo du. rintocchi lunghi, profondi 1 rompono la nott. caria di paura 1 • da Palazzo Giusti rispond. 1 un grido strazi.to di bambin. 1 (AI /Teddo, dierro 1. impos'., i padovani 1 ascolcano l'agania dei panigiani. [.•• 1• quando mani cii piombo si fanno .vanti 1 pet spogIiarl., 1. vien. la pell. d'oca; 1 con un brivido di schifo si scosta: 1 .Mi spogIio da sola. lei non mi ,occhi.••[... l non la dov'L. forse seo sognando 1 vaneggia con voa: da bambina: ,. .Dammi il vesti,o, mamm., mi vetgogno 1 mamma ho freddo, mamma ho paura ...• [... 1 raccogli. cia ,erra i suoi straeeetti Iii spolvera pi.n piano, se li mette 1 ogni WltO un singhiozzo. un sussulro ... -. 69 EllTrRA BEDON • te cohsob 1::1 boca moribonda. PO te c:hini la racia verso tef2 sempre più sempre più... '06 Dino Coltro, come si è già avuta occasione di dire, riprende in poesia il suo dialetto veronese dei contado («me parlare pitoco»), come - ndle sue parole - l'ultimo sapore di una volta che ancora gli resti. Ripensa a «1 veci nati n.:: la tera/del fromento e de la polenta» e rimpiange che «i more anca lori cussita/sensa catare uno/da lassargàeli so ricordi.»,07 Ripensa a suo padre, aile sue parole: Come ié nove le to parole bupà adesso c:he no te ghe si pi e mi le tegno come d fa... '08 = Il dialetto fa tornare il passato - un passato che in realtà non puo tornare. E a1lora, «No me resta che ste parlare pitoco/che g'ha la vita deI cor.» "Torototela" (cantastorie) polesano è stato definito Eugenio Ferdinando Palmieri, notissimo critico teatraie e commediografo in "dialetto veneto". Manlio Dazzi gli riconosce «Un piglio esrroso, giocoso, verboso, spavaldo e sentimentale, rabbioso anche e amaro» che mette nella sua poesia «la Felice incoerente fantasia delle anonime canzoni popolari, [... ] un pizzico del ID' IC" • . , 70 oStanone ~ mona la ragozzina ob.... , ceme una canddina , di œCI soltile , consumata , 1••• 1L'banno buttata , sopra il tavolaccio 'l'banno lasciata , sola, qualehe giorno' 6no a ehe una sera , Missa e OIo , si sono chiusi a ehine ndla edla nela , • ci sono rirnasti pet tutta la none. 1•.• 1 Ragozzina .b..... woi morire di fmi. , e ndla fmi. haidimenric:aIO , qudla nott. e il mondo angosciato , da IOrmenri e bisogni. , Sei Nggita nd mondo dei NOi sogni: , ci ""Iev:a la fmi. , piccola ob.... , pet dani un po' di fdicilà , 1... J Ormai Nori daIJ'onda , dd dolore , guardi lonrano , muori pian piano , • un sor· riso , c:arezza logera , ri c:onsola la boeea moribonda. , Poi ehini la f.Iccia , verso terra , sempre più , sempre , più ... -• •1 vecchi nari n.11a terra , dei frumento • ddla polenta •.. _. cE muoiono aneh. loro eosI , sen= trovan: uno , cui losciare i propri ricordi•• •Com. sono nuove le tu. parole, papi' adcsso eh. non ci sei più , • m. 1. rone<' are com. il respira ... ». . • PRESENZE. TI.NDENZE. SCUOLE. PERSONAUTÀ DELU. POESlA \'ENETA CONTEMPORANEA sapore arcaico delle villotte, [ ... ] il gusto di riinvenrare il linguaggio e il picaresCO».I09 Apparrenente al l'area rodigina, Palmieri utilizza !.ln dialecto polesano in cerro modo addomesticato, al quale sono cioè srare rolte le punte "locali". Non mancano nei suoi componimenti, come ha facto norare Manlio Dazzi, anche componenti rabbiose e amare; in quesro lavoro si darà qualche esempio - invece - deI suo amore per la vira, che gli ha fatto scrivere una serie di «. Innl." . Inno alla nuova vira nella villocta Cama P" mama giovall~ na Ma c.'le bd fiolo. Madona, che è nato o che bd fiolo che fato gavl. Questo madona l'è '1 primo tosato una dozena de fioi gavarl. [ ... ) Ride 'na cuna e me se slarga il cuote Ghe xe un falçetO novo pet 'sri campi un'a1ua vita ga mandà d Signoreo llo ma anche nella Canra p.:r la vaca mora: La vaca mota l'ha da me un fiolo. Ga impromesso d Signore un veddeto d ga impromesso de portatlc a svolo drento la stala... [ ... ) Speta le ortighe speta le cornacie nei campi, lavorando col gemiero spera i vilani.•• [ ) ... Nuvole se impissa sfiàmega i olmi sfiàmega i onan buri che ride creste che se drissa in sta1a se precipita i boari. El Signor l'è vegnù, l'è corso via. 1 rondoni l'ha visto zo da! cido enuar de furia ne la boaria. ... ... 110 • Manlio Dozzi, op. <iL 397• Cm", pa UNI "''''''''''' fjovmrr. .M. ch. bd liglio. Madonna, vi è nalo loch. bd liglio >ver. fatlo. 1 Qucsro modonna è il primo bambine 1 n. avrcrc un'a1rra clozzina•.. 1... 1 Ride una culla. mi si a11argo il cuore 1 C'è un faIcetto nuovo pcr qucsri campi 1 un'a1rra vira ha mandalo il Signore .•. ' . 71 El.ETIRA BEDON • La vaa mora lea '1 so veddo.' Il Inno al nuovo giorno in Marina, ... Salta fora dal leto, Catarina. Se fonda in cielo el burcio de la luna se fonda in cielo el burcio de le stde salra fora dallero, xe matina... 112 Inno all'incontro rra innamorari in Istà Istà, sbornia de verde. [ ..• 1 Islà, sbornia de fogo. [ ... 1 Mi ghe palpa la boa ghe palpo le tetine onore del paese do tete barechine color de le sarese. [ ... 1 Morsegà da la voia la putda me brina. Spalanchemo le vene. Scominzio daï zc:nooci me rampego me buto me perdo... Oè, poeta! Un'asti., me ne &ego. Me goda come un mata me sprofondo, me nego. m III lU Ils • 72 o.,,,,, p" Itt INZ«JI bru_ .La vaeea bruna deve f.ue un figlio 1 Il Signore ha promesso un virellino 1 h. promesso di portarlo in volo 1 dentro la stalla... (... 1 Aspettano le orriehe aspettano le oomacchie 1 nei campi, lavorando oon l'.ratro 1 aspertano i oonradini... (... 1 Le nuvole si accendono 1 fiammeggi.no gli olmi fi.mmeggiano gli onrani 1 ridono i bimbi si drizzano le creste 1 nell. stall. si precipirano i bovari III Signore ~ venUlO, ~ oorso via 1 1 rondoni l'hanno visro scendere cial cielo 1 entrare in fretta nella stail.. 1 La vaeea bruna 1= il suo vitello.• ManintZ: cSalra filori cial leno, Caterina 1 AJfonda nel cielo la barca della luna 1 affonda nel cielo la barca delle stelle 1 salra filori cial lerro, ~'già mattina.. Eswr. .... Esta.., ubriacarura di verde 1(... 1 Estare, ubriacarura di calo.... 1 ( 1Le palpo la boeea Ile palpo le tenine 1 onore dei paese 1 due terre biriehine 1 oolor delle ciliegie 1 ( 1 Mo... c1a11. voglia 1 la ragazza mi afFerra 1 Spalanehiamo le vene 1 Comincio dai ginoeehi 1 mi arrampioo mi buno 1 mi perdo... 1 ehi, poeta! 1 AI diavolo, me ne frego 1 Me la godo c:ome un mano 1 mi splOfondo, mi anncgo.» • PRf.SENZE. TENDENZE. SClJOLE. PERSONALITÀ DEl.U POESIA VENETA CONTEMPORANEA Anche Fiaminio De Poli è di area rodigina. ma il suo dialeno è più aspro e ruvido. Lui stesso 10 chiama "lingua euganea~; è vicino al pavano, e nella grafia ricorda il dialetto di Zanzono. Flaminio De Poli, come altri, ha dedicaro una cura particolare alla resa grafica della lingua che utilizza, cercando di dare al meglio l'impressione di ascoltare più ancora che di leggere. Sia ne La Degora (poemetto dove cama il fiumiciattolo della sua infanzi::., vista ora come mitica) che nel canto epico El toro (dedicaro a un toro fuggito dalla stalla, che semina distruzione finché non è rabbonito da una vecchia mucca) , che nei brevi componimemi lirici della raccolta Da la Tore a le Valtele, il dialetto gli serve per creare immagini vive e forti, con un passaggio continuo - specialmente nelle liriche - dalla concretezza degli oggetti ai sentimenti, aile emozioni. Come ha efficacemente detto Gino Chiellino, il dialetto è usato dai poeti sempre come strumemo artistico - cosl come un pittore userebbe i colori. Ci sono poeti che, vivendo in un paese diverso dal proprio, possono adottarne la lingua anche per la loro scrittura poetica. Ma mentre in questo caso la motivazione è la necessità di comunicare, l'uso dei dialetto è motivato dal ricordo, dal desiderio - più 0 mena conscio - di mamenere in vira, 0 di far rivivere, una parte di sè. Nel caso delle liriche di Flaminio De Poli il ricordo è elemento ricorrente. Bambino, la madre che brontola vedendolo rincasare in ritardo: Le poce Co jera piculo [ ... ] a dhugava a poce pa la suada. A stacava i butùni da le braghe la camisa me dava i butunzhini. A rivare in retardo de do ore • 73 ELETTRA BEDON • co na scropa su i nanchi cici su... '14 Il padre: M~opà El speca solamence de migrare. E se se cala el sole cu i piopi russi SOtO la canpagna e la nugola po la ghe va drio querdendo de dhaléco '1 50 formenco no ') vuol sincire jence che se lagna... 1l5 1 contadini, dalla religione semplice e convinra lmatutini Co i cuncadini se alzha in cancona pa canrarne i macurini popolo mto quille fici tivi? a pare che se spaca le verrace ca se bloca le porte e le canpane su i altari là silenzhio i crucilissi le scatue de Jusepc e de Maria trema parlin la sagristia. [ ... 1 par« i/i qui sun cativi; qui venisti a Bateleme ga da entrare a Rusalème.1\6 E ancora, una lavandaia contenta perché vede nello svolazzare del bucato steso al vento gesti di saluto affettuoso: El bugà li> • '" Le pM/ci: .Quando cro piccolo (... 1giocavo a pulce pet la .c...da 1 StaCC3vo i bononi dai ca!zoni lia camicia mi dava i bononani 1 Atrivavo in ritardo di due ore 1con unD spago streno inromo ai flanchi ... o. MÙJ ~pd; oAspetta soltanco di ernigme 1 E se cala il sol. sui pioppi rossi 1 sono la campagna 1• una nuvola gli va dieno 1 ricoprendo di giallo il ftumento 1 non vuol. sentire gent. ch. si lamenta .•. o. Il ""'1tJI1Ï7UJ: .Quando i contadini si a1zano nel coro 1 pet cantarci il matlUcino 1 popolo mio quid. feci civil 150mb... ch. si spezzino 1. ver...c. 1 ch. si bloechino 1. port. e 1. campan. 1 sugli a1tari f.anno silenzio i croèiflssi 1 1. stalU. di Giuseppe. di Maria 1 persino la saCtCStÎa ... o• = 74 PRESENZE. TENDE.'lZE. SCUOLE. PEItSONALITÀ DELl.'> roE.~tA VENETA CONTFMPORANEA • 'Na pom dona, la Rosa Bodola sonpro contont:l do faro i bugà mastdà do nizhuoj, fuogo inpizhà brazhi par aria co fumo e full.o o la cant:lva pi assé do na lodola... 117 1 ricordi sono il diaIetto, una lingua che scmpre in mena parlano (<<Ora se parlalgreco gizhiàn maItese e cussl via/mai padovan e gnanca veronesc»), che il poeta stesso a volte ha l'impressione di non comprendere più: Cong~do Mi 10 parolo a no sento pl ciàro che me opà ghe diseva a mo mare denanzhi a on purin dormenzhà... 118 Una lingua che non serve più per comunicare: S~qumzh~ ... 10 zhoète mo beca la monte no go pi na palanca pa la borsa de 10 àneme muorte a no vuojo pi gnonte cu l'u1tima corsa vago drio a la me sorte. De là da le porto go lassà la me arte bandonà in te la corte... 119 ma che aiuta a dissimulare - 1I7 III • '" aspra e ruvida quaI è -l'angoscia esistenziaIe: Il 1""'ItD: .Una pover:a donna' Rosa Bodola , sempre contenta di r:.re il buato , masldlate di lenzuola, fuoco acœso , braccia in aria col fur.'lo e le mme' e antava ben più di un'allodola ... -, Conge#. .Non sento più chiaramente le parole' che mio padro , diœva a mia madrc , davanti a un bambino addormentato ... -. St'1"= .... le civette , mi bcccano il cervello , non ho più ncanche un soldo pa la balla , delle .nime mone , non voglio più niente , con "ultima corsa , scguo il mio destino. , Di ~ dalla pona , ho lasciato la mia aitc , abbandonata ndl'aia._ 75 ELEITRA BEDON • Brindisi ... La me iogossa a ghi capio: che a 50 solo colà (Uri quaodo i sara l'osraria, el corpo straco e l'anema rameoga sora al venro; vu, querdlme de rristc:zha e feme do parole in cunpagnia. 120 L'economia di quesro lavoro non ci permette di aggiungere alrri nomi. Del resro, in base alle lerrure farre, ci sembra di porer dire che la suddivisione che proponiamo sia valida in generale. Secondo noi il vero discrimine, rra i poeri del secondo Novecenro, è la lingua. C'è una distinzione iniziale rra fare rra colore che scrivono nella koini venera (una lingua più 0 mena comune su base veneziana), e coloro invece che urilizzano un dialetto venero. Tra quesri ultimi, ancora, si riconoscono colore che si servono dei dialerro per dare colore, spessore, rilievo a cio che dicono (facciamo i nomi, rra gli aleri, di Palmieri, di De Poli e - a un livello diverso - di Dino Duranre jr. ), e coloro che vanno alla ricerca di un linguaggio a volte arcaico, che in cerro modo creano - insieme alla loro poesia - la lingua per esprimerla (pensiamo per esempio ad Andrea Zanzorro, a Sandro Zanorro). Alere suddivisioni secondo noi sono trasversali. In tutti si rierova, per esempio, l'amore per il proprio paese e per le sue eradizioni, come l'amarezza per il degrado ambienta!e e umano della socierà odierna; che esso sia reso atrraverso "quadrerri" di stampo orrocenresco 0 divenri la base per una riflessione su se stessi e sulla vira, dipende dallivello di poesia di cui sono capaci i singoli aurori, non dalla lingua 0 dallo stile che usano. '20 • 76 BrinJis~ « ••• Avere "'pire. la mia angoscia: 1 che sono solo eome tutti 1 quando chiudono l'osreria, 1 il eorpo st.lneo 1 e l'anima vagobonda eome il venro; 1 vai, eopriremi di trisr= 1 e f.lremi un po' di compagnia._ • • PRESENZE. TENDESZE. SCUOLE. PER..<\ONAUTÀ PELl.A POF$IA VF.NETA CONTEMPORANFA C'è ancora da osservare che per alcuni il vernacolo diventa parre di una esperienza plurilinguisrica, ma a quesro punto non si natta più di individuare gruppi e rendenze, quanto di analizzare il lavoro di singoli poeri. Un'ultima norazionc a c()nc!usione ai quesro capirolo. La maggior parre dei poeti in iingua venera dei secondo Novecento - e cerramente rurri i maggiori - sono persone coire, dai vasri interessi letterari. spesso con abbondanre produzione anche in iraliano. Conrinuarori ideali di turri quei poeri veneri che - nel corso dei secoli - han no scritto in vernaco10 non perché incapaci di farlo in iraliano, ma per libera scelra. 77 • • • CONCLUSIONE Alla fine di quesro lavoro in cui si è cercato di mosrrare che gli aurori di poesia in lingua venera - nel corso dei secoli e fino al periodo a noi contemporaneo - sono moiti più di quelli cirari nella sroria della lerrerarura iraliana, ci si rende COntO che molto resra ancora da Fare. In particolare, sarebbe inreressante cercare la conferma all'impressione che gli aurori più "giovani" siano ora inrorno ai quaranr'anni, il che denuncerebbe la mancanza di un ricambio generazionale. Sarebbe importanre anche Jeggere esausr;vamente e analizzare con rigore e profondità rutta la lirica scritta da quesri aurori, per porer esprimere un' giudizio morivaro sulla auronomia - 0 sulla dipendenza - della poesia vernacolare risperro a quella in lingua. Ci si augura comunque che il presenre lavoro - par nei suoi limiti possa esser~ di qualche inreresse per colora che, più che a una sroria della lerterarura iraliana, pensano a una sroria della lerrerarura (delle lerrerarure) ln Italia. • 79 • • • • RINGRAZIAMENTO Raccogliere i dati necessari alla redazione di questa tesi non è stato facile, specialmente per quello che riguarda i contemporanei. Ringraziamo Luigi Piovan - editore (per passione) ad Abano Terme per le informazioni e i consigli che si sono rivelati preziosi. Egli, coadiuvato da Carlo Manfio, ha preparato per noi, tra l'altro, una lunga lista di autori e di opere, permettendoci cosl di completare illavoro che ci eravamo proposto. • 81 • • • BIBLIOGRAFIA GENERALE Aiic5ri, Mario. "Venezia e il Veneron. Lm"atura italiana. Storia ~ g~ografia. L étà moderna 1. Vol. 3. Torino: Einaudi, 1988. - - "Venezia e il Venero dopo Lepanro". Lm~ratura iraliana. Storia ~ g~o grafia. L étà mod~ II. Vol. 2. Torino: Einaudi, 1988. Arslan, AntOnia. "Pubblicisrica e giornalismo nel movimenro carrolico". Storia della cultura vm~ra. Da//'~tà napokonica alla prima gu~rra mondial~. Vol. 6. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pasrore Srocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1986. Arslan, Anronia e Franco Volpi. La m~moria ~ /'inu//igmza. Padova: il Poligrafo, 1989. Avesani, Rino, Giuseppe Billanovich e Giovanni Pozzi. a cura di. M~dio~vo ~ Rinascimmto vm~to. 2 Vol. Vol. 1. Padova: Anrenore, 1979. Bandini, Fernando. "Sroria, valore e limiri linguisrici della le[terarura dialerraie". Guida ai diaktti vm~ti. a cura di Manlio Correlazzo. Padova: CLEUP, 1979. - - "La lerrerarura pavana dopo il Ruzanre rra manierismo e barocco". Sroria della cuIrura venera..~l Seicenro. Vol. 4/1. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pasrore Srocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1983. - - "Dialerro e filasrrocca infantile in Lib"a nos a Malo e Pomop~ro". Su/per Mm~gh~//o. a cura di Giulio Lepschy. Milano: Edizioni di Comunità, 1983. Bernardi, Ulderico. "Il diale[to denrro la culrura popolare". Guida ai diaktti vm~ti. a cura di Manlio Correlazzo. Padova: CLEUP, 19~"\ - - "Gli studi sul costume e le tradizioni popolari nell'Or~ocento". Storia della ,,""L,"ra vm~ta. Dall'aà napokonica alla prima ~a mondiak. Vol. 6. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 19H6. • 83 • • l-' roE5lA iN UNGUA VENETA DALU FINE DEllA PRIMA GUERRA MONDIAll A OGGI Bologna, Corrado. "La letteratura dell'Italia settemrionale ne! Duecento". Luuratura italiana. Storia I! gl!ografia. 3 Vol. Vol. 1. Torino: Einaudi, 1987. Brugnolo, Furio. "1 toscani nel Veneto e le cerchie toscaneggiami". Storia rklla cultura vml!ta. Il Tucmto. Vol. 2. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri POlla, 1976. Caputo, Rino. PI!r far Sl!gno. Roma: Il Calamo, 1993. Ceva, Lucio. "Veneto e Italia di frome alla guerra. Memorialisti e letteratura di guerra". Storia di!lla cultura vml!ta. Dall'l!tà napoli!onica alla prima gul!rra mondial!!. Vol. 6 a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri POlla, 1986. De Mauro, Tullio. Storia linguistica di!ll1talia unira. 2 Vol. Bari: Laterza, 1976. Lazzarini, Lino. "La cultura delle signorie venete nel trecemo e i poeti di corte". Storia di!lla cultura vmua. Il Trumto. Vol. 2. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1976. Milani, Marisa. "Le origini della poesia pavana e l'immagine della cultura e della vita comadina". Storia di!lla cultura vml!ta. DaI primo Quattrocmto al Concilio di Trmto. Vol. 3/1. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 19~0. Mutterle, Anco Manio. "Narrativa e poesia dell'età romantica e nel secondo Ottocento". Storia rklla cultura vml!ta. Dall'I!tà napoli!onica alla prima gul!rra mondial!!. Vol. 6 a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1986. Paccagnella, lvano. "Origini padovane dei macaronico; Corado e Tifi". Storia eklla cultura vml!ta. DaI primo Quattrocmto al Concilio di Trmto. Vol. 3/1. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1980. PulIini, Giorgio. "Il teatro fra scena e società". Storia dl!lla cultura vml!ta. DaU'l!tà napol!!onica alla prima gul!TTa mondial!!. Vol. 6. a cura di Girolamo Arnaldi e Manlio Pastore Stocchi. Vicenza: Neri Pozza, 1986. Zamboni, Alberto. "Le eatatteristiche essenziali dei diaIetti veneti". Guida ai diaktti vmai. a cura di Manlio Cottelazzo. Padova: CLEUP, 1979. Zancan, Marina. "Venezia e il Veneto". Lettl!ratura italiana. Storia I! gl!ografia. L'I!tà modnna L Vol. 3. Torino: Einaudi, 1988. 84 • BIBUOGRAFlA GEl"ERALE TEATRO Cibono, G. A. a cura di. T~atro Vm~to. Parma: Guanda, 1960. Palmieri, Eugenio Ferdinando. T~atro in dialmo. (in ccllaborazione con F. Zardi) Torino: ER!, 1960. - - Commdi~ in vm~to. Cirraddla: Rebellaro, 1969. - - D~l t~atro in dialetto. (uscito posrumo) Venezia: Edizioni dd Ruzante, 1976. Varagnolo, Domenico. Oper~ sc~lt~. Venezia: Filippi Edirore, 1%7. PROSA Organo, Giovanni. ü dacole con la zonta. Abano Terme: Biblioreca Venera Piovan.1980. Pouer, Aldo. Sagma tU un càparo. Abano Terme: "il Gerione", 1972. Sparapan, Gianni. Omani, clp~ ~ scop~tun. Rovigo: La Nuova Rovigo Edizioni, 1992. Suman, Ugo. El brolo tU famtja. Padova: Panda Edizioni, 1987 • 85 • LA POESIA IN UNGUA VENETA DALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE A OGGI • POESIA Ancona, Mario. Strass~f(TUt. Abano Terme: Piovan Editore, 1990. Anonimo da Piove (Emanuele Munari). L Tnfano de Dant~. Stampa in proprio, 1979. - - El Paradiso de Dant~. Jesolo: s. e., 1981. - - El Purgatorio de Dan~. Jesolo, s. e., 1982. Bandini, Fernando. a cura di. Antologïa di pot:sia con~mporant:a in diaktto vt:nt:to. Padova: Rebellato, 1972. Berlese, Agne. Onçt: de sogno. Padova: s. e., s. d. Borserro, Luciana. Lingua, diaktto, pot:sia. Ravenna: Ed. Essegi, 1989. Brevini, Franco. a cura di. Pot:ti diakttali dei Novt:et:nto. Torino: Einaudi, 1987. Cacace, Anronio. Almanco un sigo. Padova: Editoriale Clessidra, 1985. Carminari, A. e E. Stajkovic. a cura di. François Vil/on. Opt:rt:. Milano: Mondadori, 1971. 1 edizione. Carminati, Attilio. El pajasso co Ut tromba. Schio: La Bancardla, 1981. - - François Villon in vt:nt:sian. Abano Terme: Biblioteca Venera Piovan, 1982. - - U smt: vt:nt:siant:. Abano Terme: Biblioreca Venera Piovan, 1985. Chigi, Luigi ("Ciacia"). Pot:sit:. Abano Terme: Biblioreca Veneta Piovan, 1988. Chiesa, Mario e Tesio, Giovanni. a cura di. U parok di kgno. Vol. 1. Milano: Mondadori, 1984. Coller, Renaro. L omo de k màscart:. Padova: s. e., 1984. Colrro, Dino. U sgiàvart: de Legno. Padova: s. e., 1989. Cozzi Zille, Luisa. Schiribissi. Venezia: Ed. Hdvetia, 1985. Dazzi, Manlio. a cura di. Fiort: della ürica vmt:zÏana. Ottocmto t: Novt:cmto. Vol. 3. Venezia: Neri Pozza, 1959. • 86 • • BIBLIOGRAFIA GENERALE De Benedetti, Giacomo. Po~sia italiana deI Nov~anto. Milano: Garzanci, 1974. De Poli, Flaminio. EL toro. Rovigo: Atestina, 1970. - - Da Le TiJr~ a Le VaLtèLe. Rovigo: Atestina, 1971. Dinali, Dina. EL trmin de La Vm~ta. Padova: Editoriale Clessidra, 1987. - - "Dina Dinali". La Congr~ga. a cura dei poeti della Taverneta. Padova: s. e., 1966. Durance, Dino jr. "Dino Durar.te". La Congr~ga. a cura dei poeti della T avernera. Padova: s. e., 1966. Fracasso Borroloso, Italia. Gioss~ de Aguasso. Vicenza: s. e., 1975. - - Rancurnno calcossa. Vicenza: s. e., 1984. Luzzagni, Giacomo. a cura di. IL diaLetto dû po~ti. Abano Terme: Piovan Editore, 1988. Marchi, Gian Paolo. "Berro Barbarani. Mondo ottocentesco nel vernacolo della piccola borghesia veronese". Novumto. 1 Conumporanû. Milano: MaI7'lrati, 1979. Marini, Sandro. a cura di. Antologia n. 7 (poesie premiate e segnalate al premio internazionale Giulietta & Romeo 1992) Padova: Editoriale Clessidra, 1992. Menetto, Luciano. Sogni saisi. Abano Terme: Piovan Editore, 1988. MengaIdo, Pier Vincenzo. a cura di. Po~ti itaLiani d~l Nov~cmto. Milano: Mondadori, 1978. Missaglia, Bepi. "Bepi Missaglia". La Congr~ga. a C:Ira dei poeti della Tavernera. Padova: s. e., 1966. Noro, Nerina. L 'Otuno X~ drio partir~. Milano: Gastaldi, 1955. - - 1 raionam~nti d'un imbriago. Vicenza: Gualandi, 1985. Orgno, Giovanni. El vmto neI tamÏZD. Abano Terme: Piovan Editore, 1986. - - Distanti i giomi. Abano Terme: Piovan Editore, 1988. Pampaloni, Geno. "Giacomo Noventa". Nov~cmto. 1 Contnnporan~i. Milano: Manorati, 1979. Pezzato, Livio. D~ 'sri giomi inmaton'ii n~ '1 sole. Schio: La Bancarella, 1983. - - EL lusso n~l giro de La rosta. Abano Terme: Piovan Editore, 1986. Piemontese, Felice. a cura di. Autodizionario d~gli scrittori italiani. s.!.: Leonardo, 1990. Rasi, Angelo. Sbrindoli. Milano: s. e., 1969. - - L 'organao. Milano: s. e., 1970. - - El varsuro. Abano Terme: s. e., 1973. Recchi, Gianni. Sucando po~sia. Verona: Ed. Stimmgraf, 1986. Savaris, Angelo. Mt?ndo pmo. Conselve: s. e., 1979. 87 • • u. roESlA IN L1NGUA VENETA DALLA FINE DELu. PRlMA GUERRA MONDIALE A OGGI Segre, Cesare. Prefazione. Com~ S~ di Ernesto Calzavara. Milano: AlI'insegna del pesee d'oro, 1974. Sonaro Bazzoni, Liliana. Piànzar 0 ridar. Zevio: Perosini, 1985. Sonato, Enw. Asédo ~ Jiél Belluno: Ed. Belumat, 1981. Soranzo, Gianni. "Gianni Soranzo". La Congr~ga. a cura dei poeti della Taverneta. Padova: s. e., 1966. Spagnolerri, Giacinto e Cesare Vivaldi. a cura di. Po~sia dialma/( - dal Rinascimmto a oggi. Milano: Garzanti, 1991. Stefani, Mario. Com( el vmro n~ la laguna. Cittadella: Rebellato, 1968. - - Un poco tk TUro. Cittadella: Rebellato, 1969. Varagnolo, Domenico. Opuncelu. Venezia: Filippi Editore, 1967. Vittoria, Eugenio. a cura di. Antologia tklla lirica vm(zia;'za. (dal 500 ai giorni nostri) Venezia: Editrice EV!, 1968. Zanotto, Sandro. El dl tk la conta. Milano: s. e., 1966. - - !moniars( tk aqur. Padova: s. e., 1985. Zanzotto, Andrea. FillJ. Milano: Mondadori, 1988. 88 • BIBLIOGRAFIA GENERALE APPENDICE Per gli autori del Novecento citati in questo lavoro e che si ritiene siano mena conosciuti, si fornirà qui di seguito un elenco delle opere, indicando separatamente quelle in poesia, in prosa, 0 per il teatro. Poiché parecchi autori non hanno scrino solo in lingua veneta, si indichcranno con (it. ) le opere scritte in italiano. OPERE IN POESIA • Alessi, Giulio. Lt potsit. (it. e veneto). a cura di 1. De Luca e V. Zaccaria. Milano: Mursia, 1986. Ancona, Mario. Dmtro il rtcinto t jùori. (it. ) s. L: s. e., 1978. - - Una mandata di Parigi. (it. ) Ahano Terme: s. e.,1990. - - Strasstftrut. Padova: s. e., 1990. Anonimo da Piave (Emanuele Munari). L 1nftmo de Dantt. Stampato in proprio, 1979. - - El Paradiso de Dantt. Jesolo: s. e., 1981. - - El Purgatorio de Dan~. Jesolo: s. e., 1982. 89 • • I-' ;·O!'.SIA IN L1NGUA VENETA DA1.UI FINE DEI..IJ. PRJMA GUERRA MONDIALE A OGGI Balboni, Paolo Ernesro. La zogia cascada. Abano Terme: s. e., 1985. Berlese, Agno. Lo studmu. s.!.: s. e., s. d. - - La gata tk S. Andr~a. s. 1.: s. e., s. d. - - Grataklà. s. 1.: s. e., s. d. - - J cami tkll'esuk. s. 1.: s. e., s. d. - - Onç~ tk sogno. Milano: s. e., s. d. Bertizzolo, Edoardo. E mi /ascio cu&r~. (it. ) Abano Terme: s. e., 1968. - - L 'an~ coi culi. Abano Terme: s. e., s. d. Cacace, Anronio. Almanco un sigo. Padova: Ed. Clessidra, 1985. Carminati, Attilio. Risv~glio. (it. ) Venezia: s. e., 1945. - - Po~si~pr~iau al Gerio~ d'oro. (it. ) s. 1.: s. e., 1967. - - Pür~ ross~. Abano Terme: s. e., 1973. - - R~qui~P" un colombo. Venezia: s. e., 1978. - - El Vang~lo in vmocian. Venezia: s. e., 1978. - - Robm François Damims. Venezia: s. e., 1980. - - La Bibia in vmocian. Venezia: s. e., 1981. - - Elpajasso co la tromba. Schio: La Bancarella, 1981. - - François Villon in vm~sian. Abano Terme: Biblioteca Veneta Piovan, 1982. - - Tristan Corbi"~ in vm~sian. Abano Terme: Biblioteca Veneta Piovan, 1983. - - Lf smf vmfsianf. Abano Terme: Piovan Editore, 1985. - - La camon tk Roland. Venezia: Fonème, 1988. Cason, Andrea. Un saluto da TrfViso. s. 1.: s. e., 1973. - - Trroiso ritrovata. s. 1.: s. e., 197/. - - Poaia trfVisana in dialmo. s. 1.: s. e., 1979. - - Quella mia TrfViso. s. 1.: s. e., 1980. Chigi, Luigi ("Ciacia"). POfsif. Abano Terme: Bibliotc, . Veneta Piovan, 1988. Coller, Renato. RovO'So th mfdagia. Venezia: s. e., 1981. - - L omo th k m4scarf. Padova: s. e., 1984. Coltro, Dino. Il contratto salariak. (it. ) Cittadella: s. e.,1958. - - Il suono dflla utra. (it. ) [traduzione di poeti greci] Cittadella: s. e., 1962. - - Znumt th ftnik. Padova: Rebellato, 1967. Cittadcl1a: Benoncello, 1967. - - Lt zurk. Padova: Rebellato, 1973. Rivalunga. (it. ) Milano: s. e., 1977. - - Lt sgiàvart th kgno. Padova: s. e., 1989. 90 • • BIBLlOGRAFlA GENERALE Cozzi ZiBe, Luisa. Sentire il male. (ir. ) s. 1.: Forum/Quinta GeneraLione, 1982. - - Lessemi e altri versi. (it. ) T reviso: Discorso Diretto, 1983. - - Un varco a fatica. (it. ) s. 1.: Forum/Quinra Generazione, 1984. - - Schiribissi. Venezia: Helvetia, 1985. De Poli, Flaminio. DaI seno deU'amaro. (it. ) Padova: s. e.,1953. - - Le necessità. (it. ) Parma: s. e., 1957. - - La Pietà. (it. ) Parma: s. e., 1958. - - Preghiera in volgare. (it. ) Padova: s. e., 1960. - - Preghiera per un laico. (it. ) Rovigo: s. e., 1962. - - La Chiesa di Pientro. (it. ) Este: s. e., 1967. - - La Degora. s. 1.: s. e., 1970. - - El toro. Rovigo: Atestina, 1970. - - Da la TOre a le Valûle. Rovigo: Atestina, 197I. - - Psalmi (3: multitudinis individuatis solitudinis) (it. ) Este: s. e., 1972. - - JI VissineIlo. (it. ) Este: s. e., 1975. - - Lirania deI Giutfizio. (it. ) [il poemeno termina con una conclusione lirica in lingua euganea] Rovigo: s. e., 1979. - - Variazioni ed enigmi. [14 variazioni dantesche seguite da liriche finali in italiano] s. 1.: s. e., 1984. Dinali, Dina. Sulfil de le ore. Abano Terme: Il Gerione, 1968. - - El trenin de la Venera. Padova: Ed. Clessidra, 1986. Durante, Dino jr. Jncontro. (it. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Poesie. (it. ) s. 1.: s. e., s. d. Fracasso Bonoloso, ltalia. Giosse de Aguasso. s. 1.: s. e., 1975. --Rancuremo calcossa. s. 1.: s. e., 1984. Flucco, Giuseppe. Giovanna d'Arco. s. 1.: s. e., s. d. - - T/?SU de pia. s. 1.: s. e., s. d. - - Frogole novele. s. 1.: s. e., s. d. - - COSI va il mondo. Padova: Tip. Antoniana, 1922. Girardi Castellani, Wanda. Pane e scoa. Veron..: s. e., 1969. - - Vanesa dei cor. s. 1.: s. e., 197I. - - Ti tari elsoL Verona: s. e., 197I. - - Dedicato a lamor. Verona: s. e., 1972. --Amora Verona. Verona: s. e., 1978. --Noi aItre. Verona: s. e., 1978.· --Papusse e scarponi. Verona: s. e., 1985. Giuriato, Adolfo. Ariett Visentine. Vicenza: s. e., 1905. - - Canzoniere vicentino. Vicenza: s. e., 1919. 91 • • tA rOESIA IN UN GUA VFSETA DALLA. FINE DF.LU. PRIMA GUf.RR..... ~H)NDlALF ..... lX~l~1 - - Ortighe epapavm. Vicenza: s. e., 1924. - - Vicmza mia. Vicenza: s. e., 1924. - - Le Vilote de! Bachiglion. Vicenza: s. e., 1926. - - Le musiche de! Vespro. Vicenza: s. e., 1928. - - Fuor de la siepe. (ir. ) Vicenza: s. e., 1931. Meneghetti, Egidio. Nde Basse Veronese. Verona: Off. Bodoni, 1951. - - De sera. Verona: Sramperia Valdonega, 1952. - - Partigiana nuda. Verona: Sramperia Valdonega, 1953. - - Mato guarido. Verona: Sramperia Valdonega, 1953. - - A mila a mila. Verona: Sramperia Valdonega, 1955. - - Cante in piassa. Vicenza: Neri Pozza, 1955. - - La partigiana nuda e altre cante. Milano: Ed. Avanri, 1958. - - Poesie e prose. a cura di F. Opocher e D. Valerio Venezia: Neri Pozza, 1963. Menerro, Luciano. Mani fmnda. ) Venezia: s. e., 1985. - - Sogni saIsi. Ahano Terme: s. e., 1989. - - Trascurata !una. (ir.) Ahano Terme: S. e., 1989. Missaglia, Bepi. Spirito desbotiglià. Ahano Terme: S. e., s. d. Noro, Nerina. Di notte gli a!bm piangono. (ir. ) Milano: Gasraldi, 1955. - - L 'Otuno xe drio partire. Roma: Dell'Arco, 1960. - - 1 raionamenti d'un imbriago. Vicenza: Gualandi, 1985. Organo, Giovanni. Spegassi. Ahano Terme: s. e., 1968. - - 1scanarèi. Ahano Terme: s. e., 1969. - - Co na ganassa sola. Ahano Terme: s. e., 1971. - - Storie de! nono cocon. Ahano Terme: s. e., 1973. --Pomta nova. Padova: s. e., 1977. - - E! venta ne! tamizo. Ahano Terme: Piovan Editore, 1986. Pezzaro, Livio. Incontro. (ir. ) Ahano Terme: s. e., 1965. - - Luna nova. Ahano Terme: Il Gerione, 1967. - - E tornaro qua. Ahano Terme: Il Gerione, 1970. - - Vento de tera. Ahano Terme: Il Gerione, 1972. - - Persona. Ahano Terme: s. e., 1974. - - E semo sempre omani. Venezia: Helvetia, 1979. - - De 'sti giorni inmatonii ne 1 sole. Schio: La Bancarella, 1983. - - Ellusso nelgiro de l'l rosta. Ahano Terme: Piovan Edirore, 1986. - - Eugan~s quidam. [opera antologica ricavara dalle precedenti edizioni] Ahano Terme: s. e., 1988. Pisrorello, Gino. Poesie. Bassano del Grappa: s. e., 1971. Piva, Gino. La gloria e 1pianto. T orino: s. e., 1909. 92 • • BIBLIOGRAFIA GENERALE - - Pa k vi~ d'una quarta !talia. Biella: s. e., 1911. - - Su p" Cami<!... . s. 1.: s. e., s. d. - - Canu d'Ades~ ~ Po. Udine-Aquileia: s. e., 1930. - - Bi-Ba-Ri-Bo. Rovigo: s. e., 1934. - - Po~si~. Venezia: Neri Pozza, 1952. Padova: Rebellato, 1975. Rasi, Angelo. Po~sia in s~dic~simo. Cir. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Cmm. Cir.) Milano: s. e., 1965. - - Bruti ~ porchi. s.!.: s. e., s. d. - - CaUigrammi. Cir. ) s.!.: s. e., s. d. - - Ratatuia. s. 1.: s. e., s. d. - - Sbrindeli. Milano: s. e., 1969. - - Lichmi. Cir. ) s.!.: s. e., s. d. - - Graffiti. Cir.) Milano: s. e., 1970. - - L 'organ~to. Milano: s. e., 1970. - - S~lci. Cir. ) Milano: s. e., 1970. - - El mak de la vira. s.!.: s. e., s. d. - - Rùcola. Milano: s. e., 1971. --Bqugagiardo. Milano: s. e., 1972. - - Spirali. Cir. ) Milano: s. e., 1972. - - Sak ~ ptvaro. s. e.: s. e., 1972. - - Mommti (it. ) Milano: s. e., 1972. - - Fr(gok. Milano: s. e., s. d. - - El vaTSUro. Abano Terme: s. e., 1973. Recchi, Gianni. Sacando po(sia. Verona: Ed. Stimmgraf, 1986. Rizzi, Livio. Cantau. (it. ) Bologna: s. e., 1924. - - L arca delle malinconi(. (it. ) Bologna: s. e., 1927. - - Po(si( pa la me gmt(. Milano: s. e., 1949. - - Po(si(. Venezia: Neri Pozza, 1955. - - Po(si(. [amologia pubblicata posroma a cura di G. Marchiori] s.!.: s. e., 1969. Savaris, Angelo. Sonmi a Silvana. (it. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Fumara. s. 1.: s. e., s. d. --Anguria m(kanica. Conselve: s. e., 1976. --Monde pmo. Conselve: s. e., 1979. Sonato Bazzoni, Liliana. Piànzar 0 ridar. Zevio: Perosini, 1985. Sonato, Enzo. Asldo (filL Belluno: Ed. Belumat, 1981. Soranzo, Gianni. Fiori tk campo. Milano: s. e., 1953. - - Pom( V(C( ( nov(. Abano Terme: s. e., 1968. Sparapan, Gianni. E k pararia monatk. Rovigo: s. e., 1983. 93 • LA POESLA IN LlNGlJA VENET A DAU-o\ FINE DELLA PRIMA Gl'F.RRA MONDiALE A OCl;! - - E invezhe no. Rovigo: s. e., 1984. - - Soadhe. [prosa e poesia] Rovigo: s. e., 1985. - - Le immagini care. (ir. e venero) Rovigo: s. e., 1993. Srefani, Mario. Desiderio di della vira. (ie ) Cirradella: s. e., 1960. - - Giorno dopo giorno. (ir. ) Cirradella: s. e., 1961. - - Poesie sceIte. (ir. ) CitradelIa: s. e., 1962. - - La speranza avara. (ir. ) s. 1.: s. e., 1967. - - Come Û vmto in laguna. Cirradella: Rebellaro, 1968. - - Il male di vivere. (it. ) s. 1.: s. e., 1968. - - Un poco ck tuto. CirradelIa: Rebellaro, 1969. - - Libertà cklprigioniero. (ir. ) s. 1.: s. e., 1970. - - Elegie vOleziane. (ir. ) Citradella: s. e., 1971. - - Poesie a un ragazzo. (ir. ) s. 1.: s. e., 1974. - - Ilpoera assassino. (ir. ) s. 1.: s. e., 1980. - - A ckbito cklla vira. (ir. ) Padova: s. e., 1984. - - Poesie erotiche. (ir. ) Padova: s. e., 1988. - - Poesie 1960-1988. [anroiogia delle opere già pubbiicare] Padova: s. 1989. • - - Perpiù antiche mernorie. Ot. ) Venezia: s. e., 1990. Surnan, Ugo. El ga penil. (it. e venero) Conselve: s. e., 1965. - - Inverno alpino. Esre: s. e., 1967. - - Poesie per la me zmte. Abano T crrne: s. e., 1969. - - Foje al vOlto. Padova: s. e., 1973. - - Boie ck saon. Conseive: s. e., 1975. - - Le do misure. Cirradella: s. e., 1976. - - Na torciada ck sOltimOlto. Cirtadel1a: s. e., 1977. - - Rosso ck sera. Padova: s. e., 1980. - - Veno l'imbrunire. Padova: Panda Edizioni, 1980. - - Pan ck casada. Padova: s. e., 1982. - - L orto ck casa. Padova: s. e., ~ 983. --5Olsazioni e immagini. (it.) Padova: s. e., 1985. - - Pisoli. Padova: s. e., 1986. - - Un balcon su la campagna. Stanghelle: Grafiche Diel1e, 1986. - - E l'aria ckscartossa ved odori. Padova: s. e., 1992. Zanorro, Sandro. Basso orizzonte. (it. ) Padova: s. e., 1959. - - La fiora ckl vin. Padova: Amicucci, 1960. - - El dl ck la conta. Milano: All'insegna dei pesee d'oro, 1966. - - IlJùnzionario testimonia. (it. ) Milano: s. e., 1975. - - Aque pene. Acireale: Lunario Nuovo, 1985. 94 C., • BI8LIOGRAFIA GENERALE - - Insoniarse de aque. Padova: Piovan Editore, 1985. OPERE IN PROSA [Quando non indicato a1trimenti si tratta di narrativa] Ancona, Mario. L'alrra condizione. (it. ) s. 1.: s. e., 1980. - - Tetti di falasco. (it. ) Abano Terme: s. e., 1990. Baraldo Bazzaro, Mariuccia. Le toghissime scaltresse de Bertoldo. [traduzione da! Bertoldo di G. C. Croce] s. 1.: s. e., s. d. Bertizzolo, Edoardo. Corna epalkrroni. (it. ) Abano Terme: s. e., s. d. Coltro, Dino. Canei di Dio. Letture e Salmi. (it. ) [traduzioni] s. 1.: s. e., 1975. - - Ricerche e testimonianu del mondo contadino. (it. ) [saggio] 5 Vol. Verona: s. e., 1975-1979. - - Sapienza del tempo contadino. (it. ) [saggio] Venezia: Lunario Veneto, 1980. --Padroni, bestincristiani. (it.) [saggio] 5.1.: s. e., 1981. - - Mondo contadino. Società. lavoro. flste e riti agrari dellunan'o veneto. Cit. ) [saggio] 2 Vol. Venezia: s. e.• 1982. - - Leggende e racconti popolari del Veneto. (it. ) [saggio] Roma: s. e., 1983. - - Dalla magia alla medicina contadina e popolare. Cit. ) [saggio] Milano: s. e., 1983. - - La cucina tradizionak venera. (it. ) [saggio] Roma: s. e., 1983. - - L'albero della memoria. (it.) [saggio] 5.1.: s. e., 1983. - - Lunario venàO 1984. (it. ) [saggio] s. 1.: s. e., 1984. - - C%gnola ai colli. (it.) [saggio] Venezia: s. e., 1985. Un proverbio al giorno. Proverbi e modi proverbiali veronesi e veneti. (it. ) [saggio] 5.1.: s. e., s. d. --Fiabe venere. (it.) [saggio] Verona: s. e., 1987. • 95 • LA POESIA IN UNGUA VE.''ETA O.OJ.U FINE Oru.- PRIMA GUERRA MCNDlALE A OGGI - - Canu e cantari. La vita. il lavoro. k frsu nef canto veneto di tradizione orak. (ir. ) [saggio] Venezia: s. e., 1988. - - La nostra poknta quotidiana. Storia di donne. (ir. ) [saggio] Venezia: s. e., 1988. - - L'Adige. Ani e mestieri sulfiume. (ir. ) [saggio] Venezia: s. e., 1989. D: Poli, FJaminio. La religione delle baccanti. (it. ) [saggk. critico] Rovigo: s. e., 1951. - - L 'uomo k cose l'aggettivo. (it. ) [saggio di estetica] Padova: s. e.,1958. - - Gli schiavi nel monda antico. (it. ) [saggio] Padova: s. e., 1971. - - 1poeti di cone. (it. ) [saggio] Padova: s. e., 1971. - - Nanin de la Degora. s. 1.: s. e., 1972. - - Prediche de Santo e altra jenu. s. 1.: s. e., 1972. - - La "Colpa originak" in Anassimandro. (ir.) [saggio] Verona: s. e., 1975. - - U sàndane. s. 1.: s. e., 1975. - - Cjàina Nista. (it.) Esre: s. e.,1976. - - Paolino de la Gjrometa. s. 1.: s. e.,1978. - - . Ecloga XII Sive Ovis Perdita di G. B. Pighi. (ir. ) [resro, rraduzione poetica, saggio critico] Padova: s. e., 1978. - - La cultura e l'uomo: G. B. Pighi. (ir. ) [saggio critico] Verona: s. e., 1978. - - Sapienza senza pagella. s. 1.: s. e., 1984. - - I l Veneto ai Veneti. (ir. ) [saggio ernico-polirico] Esre: s. e., 1987. - - Vra da Roma. (ir. ) [saggio etnico-polirico] Esre: s. e., 1991. - - L'isola della scienza. (ir. ) [saggio] in corso di stampa. - - La storia di Giovanni. (ir. ) in corso di srampa. - - Il sogno di Paolino. (versione iraliana de!libro pubblicaro ne! 1978) in corso di stampa. Dinali, Dina. Ilpeccato. (ir. ) Padova: s. e., 1957. Duranre, Dino jr. Un maestro ride. (ir. ) Padova: s. e., 1954. - - Tre pazzi e un canefesso. (ir. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Pallini nd rognoni. (ir. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Catilina daghe un rajo. [libera rraduzione degli epigrammi di Maniale] Abano Terme: s. e., 1962. - - Messalina sulpajon. Abano Terme: s. e., 1968. - - Va ramengo Luaessia. Abano Terme: s. e., 1969. - - El goto. El piron. El biciarin. (ir. ) [ricette commentare] Abano Terme: s. e., 1969. - - Un brevissimo aprile. (ir. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Una Lunga primavera. (ir. ) s. 1.: s. e., s. d. - - Napokaone comi egloria. Ahano T ettne: s. e.,1970. .~ • 96 • BIBl.IOGRAflA GENERALE - - Guiscardo il mona. (it. ) [vignette commentaœ] Abano Terme: s. e., 197J. - - Adolfo tàchete al pmelo. Abano Terme: s. e., 1971. - - Ellibro dete parofasse. Abano Terme: s. e., 1972. - - Ellibro dete monade. Padova: s. e., 1973. - - Bacco, Tabacco e Venere. (it. ) [canzoni goliardiche commentate] Abano Terme: s. e., 1973. - - Rosina,femma bicilindrica. Padova: s. e., 1974. - - El manuate dei màsaro. Padova: s. e., 1975. - - L âne dei parlar onto. (it. ) [dizionario dei gergo triviale] s. 1.: s. e., s. d. - - Elprof Luigi Baallo. Padova: s. e., 1978. - - Dizionario etimologico Vmet~Iraliano. s. 1.: s. e., s. d. - - Elfesso in confessionate. Padova: s. e., 1978. - - Quatro sganassatk con Dino Durante. Padova: s. e., 1979. - - La Bibia seconde Nane Speronelo. Padova: s. e., 1980. - - 1 comi dei re. [Iibera traduzione di novelle dei Decamerone] Abano Terme: s. e., 1981. - - Dino Durante. [opera antologica] Padova: s. e., 1982. - - Robe turche. Padova: s. e., 1984. - - Dove si attaeca la signora Luigia. (it. ) Padova: s. e., 1991. F1ucco, Giuseppe. Anzoleto Spasimi e Frich-Froch. s. 1.: s. e., s. d. - - Le catene Nikspan. Padova: s. e., 1923. - - Zente smza testa. s. 1.: s. e., s. d. - - Frich-Froch imboscà. 2 Vol. s. 1.: s. e., s. d. - - Baby-Babo, el nevodo de Frich-Froch. s. 1.: s. e., s. d. - - Saldi in Pope. s. 1.: s. e., 1929. - - Passemo traghero. [pubblicato postumo] Padova: Tip. Antoniana, 1940. Giacometo (Angelo Bertolin). Soto la casragnara granda. Padova: s. e., s. d. - - Rtuonti. Padova: s. e., s. d. - - El brivido de la casragnara granda. Padova: Tip. Antonia.la, 1972. Giuriato, Adolfo. Meteore. (it. ) s. 1.: s. e., 1904. - - Pergote e cipressi. (it. ) Vicenza: s. e., 1932. - - Le faville deU'ultimo ciocco. (it. ) Bergamo: s. e., 1944. Manzolli Modonesi, Giovanna. Polesine con amore. La Casa Rosa. s. 1.: s. e., s.d. Meneghetti, Egidio. Scritti clandestini. Padova: 1945. [poi 1946 e 1975]. Menetto, Luciano. Goldoni. (it. ) [biografia] s. 1.: s. e., s. d. - - Il makostume a Vmezia nelXVI e XVII secolo. (it. ) [saggio storico] Abano • Terme: s..e., 1987. 97 • L" rOESL" l~ L1~GUA VESETA DA.l..L\ FIl':'E DF.l..L\ PRIMA GUERRA MO~01ALF A OCGl Nardo, Luigi. Sem secoli di storia della chiesa tUrra "della Beata Elma ': (it. ) [saggio storico] Padova: s. e., 1990. - - Dizionarimo Porrellato. [dizionarie gergale] Padova: s. e., 1990. - - A ciascuno il suo. [epiteti veneti] Padova: s. e., 1992. --Adio bisi. [modi di dire veneti] Padova: s. e., 1993. - - E règoe tUI zogo. s. \.: s. e., s. d. Organo, Giovanni. Le ciàcou co la zonta. [traduzione dei Dialoghi e degli epigrammi di Luciano] Abane Terme: Biblioteca Veneta Piovan, 1980. - - Fregole tU latin. [traduzione di 6 satire di Orazio e di braai dell'Ars Amatoria di Ovidio] Abano Terme: s. e., 1992. Penzo, Miro (Casimiro). L'eccidio di Villadose. (it. ) [saggio storico] Rovigo: s. e., 1946. - - La vira di Aussandro. (it. ) [saggio stotico] Padova: s. e., 1969. - - Un uomo inutiu. (it. ) Lendinara: s. e., 1978. pezzato, Livio. Ritorno. inedito. Pezzato, Toni. Cussl a la bona. s. \.: s. e., 1982. Pozzer, Aldo. Sagessa tU un càparo. [rraduzione delle favole di La Fontaine] Abano Terme: s. e., 1972. - - Mariera con la quau... . Conselve: s. e., 1978. Piva, Gino. Una terra e un retUntore. (it. ) Venezia: s. e., 1933. - - Tre ritrarti. (it. ) [profili storici] inedito. - - Le anime solirarie. (it. ) inedito. - - Storia prouraria tra l'Adige e il Po. (it. ) inedito. Savaris, Angelo. Le invenzioni da invenrare. (it. ) [satira umoristica] Abano Terme: s. e., s. d. - - Galiverna. s. 1.: s. e., s. d. - - Giorni tUfiera. s. \.: s. e., s. d. - - 1 mai [traduzione da Fabio Tombari] s.\.: s. e., s. d. - -Proverbi novi. s. \.: s. e., s. d. - - Quadreti vilmzi. s.\.: s. e., s. d. Sfriso, Ernesto. Il cavallo bianco. (it. ) Verona: Bertani, 1980. - - Uomini di sau. (it. ) Chioggia: Itinerari cuIturali, 1985. - - NicoLO tU' Conti. [s.ui viaggi dei navigatore quamocentesco] Venezia: • Corbo e Fiore, 1986. Soranzo, Gianni. Fior di cardo. (it.) Abano Terme: s. e., 1967. - - I l teatro venero. (it.) [saggio] Ahano Terme: s. e., 1969. Sparapan, Gianni. 1[arti di Granzme. (it. ) [storia] Rovigo: s. e., 1985. --Adria partigiana. (it.) [storia] Rovigo: s. e.,1986. 98 • BIBLlOGRAFlA GENERALE - - La R~sistmza in Bassopoksin~. (it. ) [saggio storico] s. 1.: s. e., 1986. - - Pa-cht i giovani sappiano. (it. ) [saggio storico] Conselve: s. e., 1988. - - I l canto rklk Angoan~. (it. ) [saggio] Conselve: s. e., 1988. - - T~gn=~ al naturak. Rovigo: s. e., 1990. - - Fascisti ~ collaborazionisti in Poksin~. (it. ) [saggio storico] Venezia: s. e., 1991. - - Omani, dpe ~ scop~tun. Rovigo: s. e., 1992. Suman, Ugo. La storia rk un poro cano Ahano Terme: s. e.,1970. - - Gmte rkUa mia ta-ra. (it. ) Ahano Terme: s. e., 1971. - - Un uomo gratuito. (it. ) Padova: s. e., 1972. - - Elfomawo rk Vmessia. [traduzione] Ahano Terme: s. e., 1972. - - Pissegoni. [satire] Conselve: s. e., 1974. - - 1 racconti rk la rajsa sconta. Padova: s. e.,1978. --Illinguaggio dei fion. [prosa poetica] Padova: s. e., 1979. - - El brolo rk famqa. Padova: Panda Edizioni, 1987. - - Pinocchio. [traduzione] Padova: s. e., 1988. - - Figur~ in contro!uce. (it. ) Padova: s. e., 1989. - - Ctra una volta Padr~ uopoldo. (it.) Padova: s. e., 1991. - - Ctra una volta Padr~ uopoldo IL (it. ) Padova: s. e., 1993. Stefani, Mario. Epigrammi. (it. ) Padova: s. e., 1981. - - A tavola con Marghmta. (it. ) Padova: s. e., 1986. - - Torte ecceUmti e vizios~ virtù. (it. ) Padova: s. e., 1987. - - M~tamorftsidi un cane e altri racconti. (it. ) Venezia: s. e., 1988. Zanono, Sandro. Proverbi pavani. Milano: s. e., 1967. - - Delta di Vmt'Tf. (it. ) Milano: s. e., 1975. - - La Vmt'Tf rkl Buttini. (it. ) [diario anarchico 1966-67] Milanc: s. e., 1980. --Adone. (it. ) Firenze: s. e., 1984. - - Piaro d:Abano ( altre evocazioni. (it. ) s. e.: s. e., s. d. OPERE PER IL TEATRO • 99 • LA POESIA IN L1NGUA VENETA DAL!JI FINE DF.LI.A PRlM.A GLIERR.A MONDIAl.E A l'GGI N. B. Dei più conosciuri si cirano soltamo le commedie in lingua venera. In moiti casi non si pub fornire che i riroli delle commedie. Bevilacqua, Giuseppe. L'irreparabik. s. l.: s. e., 1913. - - El moroso della senJa. s. 1.: s. e., 1913. -_. Lafia deI sindaco. s. 1.: s. e., 1915. - - Refolatk. s.l.: s. e., 1915. - - El vestito de Arkccbin. s. 1.: s. e., 1927. Boscolo, Arnaldo. Evviva i parmti. - - La testa sora el capelo. • - - Tuti quanti vmeziani. - - Lassa pur che il mondq diga. - - Vicmza-Tavernelk per Recoaro si cambia. - - El concorso de bekssa a Vmezia. - - 1 milioni in balanza. - - Il piccolo faro. - - Gli sfratti a San Martino. - - Il crogiuolo. - - La ct:Sa di cristallo. - - Il sisterna pacifico. - - La notte di San Silvtstro. - - 1globuli ardenti. - - Pulcinella aveva una gatta. - - Il cappio della frode. - - L'abate dai riccioli d'oro. - - Il guardiano deI Tempio. - - Ummi valligiani. (it. ) [tradotto in lingua vmeta con il titolo 1 ummi valisani] - - Il gallo della checca. - - Premio ftdeltà. - - La moglie che non sdruccila. - - Quando i pulcini... cantano. - - Una virgola J'Ïlori posto. - - L'onortVok mia moglie. Capo, Gian (Giovanni Capodivacca). 1 borghrsi di Treponti. s.l.: s. e., 1930. Capovilla, Bruno. Martina te si la me rovina. - - Pompeo ciapala curra. - - Semo tuti da manicomio. --Aristide e Tobia: unD gobo e st'altro spia. 100 • E:BUOCRAFlA GENERALE - - Don Orlst( tl gu.2Sta. .. tlSt(. - - L'AsslSSorl Furlgoni. - - Carolina... so zo th sust(!. - - EVlTarda, monl tua vita mla!. - - Sano a ranmgo!. - - La vldova l tl vldovo. - - Sconcrno lktorak "vota par mi~ - - Chl fadiga lSSlTl disonlsti. - - Comi in &lsta pan in tola. Cenzato, Giovanni. Papà cocarda. - - Elgiudissio th Parü.k. - - VmlZia mia. - - Nastro azuro in casa ComlT. - - Rich= d'ancuo. - - Casa rlstaurada. - - All'os&lrUz &kl cavallino mono. Coltro, Dino. VlTona 1901. (testi e poesie contadine) Verona: s. e., 1975. - - Con un btlfueil contro II nemico vil Verona: s. e., 1976. --Ecco qui ilglorioso pa($(. Verona: s. e., 1977. --Patrianostra tu. Verona: s. e., 1977. - - 5talk l piaze. (El Fila, il teatro di paese e di parrocchia) Verona: s. e., 1979. • - - Salotti l ostml. Verona: s. e., 1979. Duse, Enzo. QUll dt famosa. - - Virgola. - - Bona fimuna PimJ. - - Mato plT k donl. Fattori, Giancarlo. Marra l suo figlio. - - La nostra colpa. Flucco, Giuseppe. Colpi di vmto. --Al riCOVt7'l.l. s. 1.: s. e., 1916. - - Di sotta ilfanak. Vicenza: s. e., 1920. - - Disinganno. Vicenza: s. e., 1920. - - &thk. Vicenza: s. e., 1920. - - CUSSt la u!: Venezia: s. e., 1921. --&dora. Vicenza: s. e., 1921. - - Farta d'animl. Vicenza: s. e., 1921. - - La moIta. Vicenza: s. e., 1922. - - Dao i gransi Vicenza: s. e., 1934. 101 • l.~ POE.slA IN UNGUA \'ENETA DAl.LA FINE ù:::.:J. PRIM.~ GUERRA MONDIAl.E A OCGI - - Che tombola!. Vicenza: s. e., 1934. - - Elprimo de aprik. Vicenza: s. e., s. d. - - Un tekgramma. Vicenza: s. e., s. d. --Monologhi. Vicenza: s. e., s. d. Frescura, Attilio. Quei che toma. - - 9,21,37per tute k estrassion. - - Din, dan, don, k campane tk Mortaton. - - El disperso. - - Vusto che te la conta 0 vusto che te la diga? Garzesi, Antonio. Cose da laguna. Giuriato, Adolfo. El strologo tk Poiana. [con Primo Piovesan] Vicenza: s. e., 1926. • - - La ftsta tk la Zniola. Vicenza: s. e., 1930. Loekmann, Elia. Sto balcon che passion. - - El proftssore. - - Casa Caneta. Lodovici, Carlo. E Giuditta apTi gli occhi. - - Zente a la finestra. - - Zente alegra el çiell'aiuta. Maffioli, Giuseppe. Il prete rosso. - - Papa Sarto. [più moite aItre commedie restate inedite] Mandich, Franco. El campielo tkl miracolo. s. 1.: s. e., 1951. - - Strasseossi. s. 1.: s. e., 1952. - - 1 sam ne le scarpe. Morucchio, Umberto. El Felze. - - El re tk le màscare. - - L'indimenticabik agosto. s. 1.: s. e., 1928. - - Il maTito t quella cosa .... - - Sior Feliçe. che cucagna!. s. 1.: s. e., 1933. Organo, Giovanni. El salvadego. (da! Discolos di Menandro) - - La padovana. (da Bisbetica domata di Shakespeare) Penzo, Miro (Casimiro). Il pino tkllafattoria. (it.) Venezia: s. e., 1949. - - Lefantasie tkl Signor Athos. (it. ) [radiodramma] Venezia: s. e., 1953. - - Teatro Veneto. (comprende le commedie Commmdatore a rate147 morto che parla/Donna CanastaiTre povm vect) Ahano Terme: s. e., 1988. Piovesan, Primo. Papa Sarto. s. 1.: s, e., 1924. - - 1 comici in campagna. s. 1.: s. e., 1926. - - El mologo tk Poiana. (con Adolfo Giuriato) s. 1.: s. e., 1926. Rocca, Gino. Elsol SJIi vm. s. 1.: s. e., 1914. 102 • -. BlRl.IOGRAFIA GENERALE - - SI: no i XI: mati no li vokmo. s. 1.: s. e., 1926. - - La scorzera de limon. s. 1.: s. e., 1928. - - Sior Tira paron. s. 1.: s. e., 1928. - - Musraci de Il?ro. - - 1 morosi smza basi. - - Una ombra de bianco. - - Un baso. - - L 'imbriago de Sl:Sto. - - La Vl:cia insempiada. - - Chl:Co. - - Urli d'amor. Rocca, Guido. La conquisra de Roma. s. 1.: s. e., 1958. Rossaro, Arturo. 1L priml:giOSSI:. s. 1.: s. e., 1919. - - La brmrana. - - Afari... afari. - - Uno qualunqul:. s. 1.: s. e., 1924. - - ElparI: tU Vml:ZÏa. (su Daniele Manin) s. 1.: s. e., 1927. --Prima mi, dopo ti s.l.: s. e., 1933. - - Emani, involami. s. 1.: s. e., 1933. - - Tl:Tra nost1'a, s. 1.: s. e., 1933. - - Tma matta. s. 1.: s. e., 1934. --Ritratto diAnnaron. s.l.: s. e., 1939. Simoni, Renato. La vl:dova. s. 1.: s. e., 1902. - - Carlo Gozzi. s.l.: s. e., 1903. - - Tramonto. (tradono anche in italiano) s.l.: s. e., 1906. - - Congl:do. s.l.: s. e., 1910. Soranzo, Gianni. Cinqul:Comml:dil:. Abano Terme: s. e., 1972. - - AltrI: comml:dil: 1: atti unici. Abano Terme: s. e., 1972. Sparapan, Gianni. LI: Bonàneml:. Rovigo: s. e., 1990. - - El Barbajozo. Padova: s. e., 1992. Suman, Ugo. Atksso tl: copo. Padova: s. e., 1974. - - 1 pl:nsim tU Maraml:o. Padova: s. e., 1978. (messa poi in scena dalla RAI con il titolo L ostma tUl sok). Varagnolo, Domenico. Sil: monologhi vml:ZÏani. - - La marina tU nozu. - - La dotl: tU Gigl:ta. - - PI?r la rl:go/a. - - S. Crispin. - - Da l'alrana al magazm. 103 • LA. POESLA, 1'" L1~GtJA \'E.~ETA DALLA. FIl':F. OELLA. PRIMA GUERRA MO!':PIALF. A lX;Cl - - La casa dei scandoIi. - - L omo che no capisse gnmte. - - El sangue no xe acqua. - - El pitor del Paradiso. Wulten, Oscar. Piccola scuola. --lx2. --Elrospo. - - La carabiniera. - - El boteghin dei sogni. - - La casa dei sojà. (tutte pubblicate a Padova nel1951) •• 104 • INDICE GENERALE Sunto 1 Résumé 3 Ahstract 5 Premessa 7 Introduzione 9 Tappe evolutive della pcesia veneta e veneziana prima dei 1920 . 11 CAPITOLO Il: La poesia venera contemporanea .. 21 CAPITOLO III: Generi non lirici . 39 CAPITOLO IV: Presenze, tendenze, scuole, personalità della poesia venera contemporanea .. 55 CAPITOLO 1: Condusione 79 Ringraziamento 81 Bihliografia generale 83 Indice • 105