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 VERBALE DELLA CONSULTAZIONE CON LE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATIVE A LIVELLO LOCALE DELLA PRODUZIONE, SERVIZI, PROFESSIONI 17 GIUGNO 2015 Il giorno 17 giugno 2015, nella Sala Affreschi del Campus di Management ed Economia, si tiene l’incontro fra gli organi del Consiglio di Corso di Studio in Economia Aziendale ed i rappresentanti delle organizzazioni operanti nel mondo della produzione, dei servizi e delle professioni, per confrontarsi sull’offerta formativa del corso e meglio comprendere la domanda di formazione del settore. L’incontro avviene a distanza di due anni dalla precedente consultazione. Gli organi del corso di studio, in una fase di costante cambiamento, hanno sentito l’esigenza di monitorare gli effetti della propria proposta formativa. Ciò al fine di precisare meglio le competenze e le funzioni in un contesto di lavoro alle quali occorre siano preparati gli studenti, acquisendo il parere delle aziende, delle associazioni di categoria, del mondo delle professioni e delle istituzioni, che devono essere considerate alla stregua di veri e propri stakeholders del processo formativo. Le procedure di accreditamento alle quali il corso sarà sottoposto rappresentano dunque solo una ragione successiva del confronto. Le aziende invitate sono state scelte sulla base della numerosità dei tirocinanti che hanno accolto, con l’obiettivo di coinvolgere soggetti aziendali che conoscano i laureati in Economia Aziendale e che potessero dunque fornire un feed back effettivo. Sono inoltre stati invitati soggetti istituzionali (Regione Piemonte Assessorato istruzione) e a associazioni che rappresentano istituzionalmente manager (CDAF, CDVM, CDI) o imprese del territorio sia di grandi, sia di piccole e medie dimensioni (UI e API, Alleanza Cooperative Italiane), così come ci si rivolti al mondo professionale (ODCEC e studi/società di revisione di standing nazionale ed internazionale) e al mondo bancario (ABI e singole banche). È stata raccolta preventivamente la disponibilità dei soggetti a partecipare e si è ritenuto di inviare comunque il questionario allegato (all. 1) alle imprese che hanno manifestato la propria impossibilità a partecipare. La riunione ha inizio alle ore 18,15. Vi prendono parte, per il Dipartimento di Management, il Direttore, prof. Valter Cantino, il prof. Maurizio Cisi, presidente del Consiglio del Corso di Studio in Economia Aziendale, e la prof.ssa Francesca Culasso, vicedirettore alla Didattica. Partecipano inoltre la prof.ssa Donatella Busso, il prof. Christian Rainero e il prof. Luigi Bollani. Presiede il prof. Maurizio Cisi. Partecipa con funzioni di segretario verbalizzante, il dr. Marco Francesco Berruti, coordinatore del Centro Servizi.. Sono presenti, fra gli invitati:  Dott. Marco Corcione – API – Torino  Dott.ssa Ivana Morando – Assessorato al Lavoro Regione Piemonte  Dott. Roberto Strocco – Camera di Commercio, Industria, Agricoltura, Artigianato di Torino  Dott.ssa Mariateresa Buttigliengo – CDAF Club Dirigenti Amministrativi e Finanziari  Dott. Giancarlo Somà – CDAF Club Dirigenti Amministrativi e Finanziari e Unione Industriale Torino  Dott. Antonio Rassu – CDI Club Dirigenti Informatici di Torino  Dott. Fabrizio Cau – CNH Industrial S.p.A.  Dott. Gianfranco Bocchi – CVDM  Dott.ssa Stefania Giudice – ForCoop – La Valdocco  Dott. Roberto Cascella – Intesa Sanpaolo  Dott.ssa Cristina Balbo – Intesa Sanpaolo  Dott. Simone Archinti – KPGM  Dott. Lorenzo Ginisio – Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino  Dott. Stefano Barletta – Studio Pirola, Pennuto, Zei & Associati  Dott.ssa Rosella Sciolla – UNICREDIT  Dott.ssa Paola Barbero – Unione Industriale  Dott. Michele Pantè – Consiglio Regionale del Piemonte  Dott. Enrico Gennaro – ATLEC, Associazione Torinese Laureati in Economia Introduce la discussione il prof. Valter Cantino, Direttore del Dipartimento di Management, il quale traccia un breve profilo dell’attività didattica del Dipartimento. La struttura conta circa 8000 studenti, quasi 5000 dei quali sono iscritti alla laurea in Economia Aziendale. Si pongono problemi di sostenibilità e di efficacia. I vincoli alla sostenibilità sono rappresentati da un corpo docente che si sta riducendo a causa di un turnover solo parziale. Per questa ragione l’efficacia del progetto formativo è da porre in diretta correlazione con i numeri, che richiedono la ricerca di standard qualitativi orientati ad una fruizione di massa dei servizi messi a disposizione, dall’orientamento in ingresso e in itinere, alla didattica in senso stretto, al tutorato al job placement. Il ricorso al numero programmato ha avuto l’obiettivo di garantire, in particolare nel settore del placement ma non solo, a tutti un livello di servizi compatibile con gli obiettivi formativi. Il corso di laurea in Economia Aziendale ha la funzione di base, che sostiene il territorio ed è un prodotto importante, destinato a formare persone orientate a diventare classe dirigente. Nello stesso tempo occorre tenere conto del contesto, del fatto che spesso i laureati sono laureati di prima generazione. Il Vicedirettore alla didattica, prof.ssa Francesca Culasso, sottolinea l’estrema rilevanza dell’incontro. Il confronto con le organizzazioni rappresentative del mondo della produzione e dei servizi rappresenta un momento essenziale nella costruzione del percorso formativo e nell’analisi dei risultati e del conseguimento dei relativi obiettivi. In questo contesto a coloro che sono stati invitati sarà richiesto di esprimere pareri in itinere per monitorare la situazione. A seguire il presidente del consiglio di corso di studio, prof. Maurizio CIsi, presenta le caratteristiche della proposta formativa. Il corso di laurea in Economia Aziendale, nella nuova architettura che è attiva dall’a.a. 2014/2015 è articolato in 6 percorsi, quelli in Amministrazione, Finanza e Controllo, Banca, Borsa e Assicurazione, Marketing, Professioni Contabili, Gestione Strategica d’impresa e Start‐Up. A questi si aggiungono il percorso in Business & Management, interamente in lingua inglese, e quello in Direzione d’imprese, erogato nella sede di Cuneo. È sotteso al progetto formativo di Economia Aziendale un concetto di azienda molto ampio, questa può essere privata, industriale ma anche pubblica e non profit. Caratterizza il percorso la presenza dello stage obbligatorio. La lingua inglese è trattata alla stregua di una idoneità. Il presidente del consiglio di corso di studio esprime l’esigenza di conoscere l’atteggiamento del mercato del lavoro nei confronti del laureato triennale. Quello in Economia aziendale è un corso di laurea triennale. Siamo a quasi tre lustri dall’avvio della riforma. Si pone tuttavia ancora il problema della sua riconoscibilità. Capire la riforma e le istanze che l’hanno ispirata (in particolare quella di consentire ai giovani un più rapido ingresso nel mondo del lavoro) non è stato facile. Ci sono altri corsi di laurea il cui nome è legato alla vecchia denominazione delle lauree quadriennali dell’ordinamento precedente. La riconoscibilità del corso di laurea in Economia Aziendale, la conoscenza dei suoi obiettivi formativi e infine l’atteggiamento del mondo della produzione e dei servizi nei suoi confronti sono le questioni che il presidente del Consiglio di Corso di Studio pone agli intervenuti. Il Dott. Enrico Gennaro (ATLEC, Associazione Torinese Laureati in Economia) rileva come nell'azienda la conoscenza delle specificità della laurea triennale sia ancora modesta. A fronte di questo è un dato di fatto che molti dei laureati triennali proseguano con la laurea magistrale. Occorrerebbe che gli organi accademici si facessero carico di spiegare l'evoluzione del processo formativo. Il Dott. Gennaro sottolinea inoltre che l’estrema parcellizzazione dei corsi di studio di primo livello derivante dalla prima fase di attuazione della riforma abbia creato confusione nei fruitori ed abbia complicato l’ingresso al lavoro dei giovani. Il Dott. Stefano Barletta (Studio Pirola, Pennuto, Zei & Associati) sostiene come la riconoscibilità aumenti nel mondo delle professioni, laddove è richiesto un percorso formativo più specifico e per certi versi tipico. Ci sono molti praticanti iscritti con laurea triennale. Il Dott. Lorenzo Ginisio (Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Torino), nella sua qualità di responsabile dei praticanti dell’Ordine, sostiene che in ambito professionale sono numerose le figure che potrebbero essere ricoperte da un laureato triennale e che di conseguenza non ci sono ostacoli ad assumere. Interviene il Dott. Marco Corcione (API – Torino). Sul versante delle piccole e medie imprese le differenze sono poco note. Spesso le aziende non hanno competenze per distinguere. Non si apprezza neppure la distinzione rispetto alla laurea magistrale. E lo stesso vale per quella fra il laureato di questo dipartimento e quello di altri. Diversamente, secondo quanto riportato dalla Dott.ssa Rosella Sciolla (UNICREDIT), il mondo bancario conosce le distinzioni. Questo fa sì che vi sia una richiesta di laureati magistrali, che sono inseriti in percorsi particolari, mentre per i laureati triennali le poche assunzioni sono soprattutto derivanti dalla congiuntura non favorevole. Sul medesimo argomento interviene la dott.ssa Cristina Balbo, che, insieme al collega dott. Roberto Cascella (Intesa Sanpaolo e ABI), porta un’esperienza derivante dal medesimo settore. I gruppi bancari sono strutturati per distinguere la provenienza dei laureati. Il settore non è in espansione per quanto riguarda il ricorso alle risorse umane e questo fa sì che si assuma personale qualificato. Si cerca la specializzazione, o attraverso il ricorso al laureato magistrale o, più ancora, al laureato triennale in possesso di un master. La specializzazione costituisce una base sulla quale far maturare l’esperienza necessaria a ricoprire gli incarichi richiesti. La dott.ssa Balbo sostiene che l’Università debba comunicare di più. Il mondo del lavoro ignora che già nella laurea triennale ci sia, attraverso i percorsi, una significativa apertura alla specializzazione. Più in generale, si rileva una conoscenza della lingua inglese non sempre adeguata. Sempre sul fronte comunicativo, colpisce la scarsa visibilità data nei confronti dell’esterno all’esistenza di un indirizzo interamente erogato in lingua inglese. Il Dott. Roberto Strocco (Camera di Commercio, Industria, Agricoltura, Artigianato di Torino) sottolinea come il cambiamento, spesso sancito anche nella denominazione dei singoli insegnamenti, abbia confuso un po’ gli operatori. Il Dott. Fabrizio Cau (CNH Industrial S.p.A.) sottolinea come nel settore la laurea triennale in Economia Aziendale abbia ottenuto una certa riconoscibilità, soprattutto grazie alla presenza di molti giovani che si presentano a colloqui di lavoro con questo titolo di studio. C’è senza dubbio confusione nella comunicazione ma occorre anche considerare che le aziende non passano molto tempo a capire e che il miglioramento dovrebbe avvenire da ambo le parti. L’impressione che la sola laurea non sia sufficiente è rafforzata dal fatto che il possesso di un master (magari con esperienza all'estero) rappresenti un rilevante elemento di valutazione. La Dott.ssa Paola Barbero (Unione Industriale) ritiene che la realizzazione della riforma si sia rivelata poco coerente. La laurea triennale dovrebbe essere professionalizzante, sull’esempio di quanto avviene in ambito medico. Dott. Giancarlo Somà (CDAF Club Dirigenti Amministrativi e Finanziari e Unione Industriale Torino) mette in guardia sui rischi legati ad un corso di laurea triennale troppo legato alla sola acquisizione di conoscenze di base. L’imprenditore potrebbe orientarsi sull’assunzione di diplomati. La Dott.ssa Balbo interviene citando alcuni dati. Da questi emerge come, durante la crisi i laureati abbiano accettato professioni a basso contenuto professionale. La conseguenza è che i laureati nel nostro paese abbiano lo stipendio d’ingresso più basso di tutta Europa e che, in molti casi, lo mantengano. La risposta a queste criticità sta nell’intensificazione della specializzazione, fin dalla laurea triennale. A questo punto interviene il prof. Cisi. La questione posta dal presidente riguarda le attese del mondo del lavoro rispetto al tipo di sapere che dovrebbero avere i laureati Economia Aziendale. Il Dott. Antonio Rassu (CDI Club Dirigenti Informatici di Torino), nel settore del quale si occupa (informatica) ritiene che il laureato in Economia Aziendale dovrebbe favorire il cambiamento del modello di business, aumentare la capacità di coinvolgimento, in un territorio, come quello piemontese, che ha un numero di addetti molto alto ma anche molte microimprese e partite IVA. La Dott.ssa Mariateresa Buttigliengo (CDAF Club Dirigenti Amministrativi e Finanziari), Direttore generale Soris, sottolinea come la distanza fra la realtà che si sperimenta nelle aziende e quel che si vive dando gli esami dovrebbe essere ridotta. Le esperienze di tirocinio, obbligatorie nel corso di laurea, potrebbero essere utili. Ancora più occorre però che sia sviluppato il senso di un’economia civica, base da cui partire insieme alla consapevolezza del senso di cittadinanza. Il Dott. Michele Pantè (Consiglio Regionale del Piemonte) insiste sull’importanza del senso civico. Ritiene di trovare un limite riforma, laddove i percorsi non favoriscono l’ingresso nella pubblica amministrazione del laureato in economia, che ha meno chance di quello in giurisprudenza. Sarebbe utile dare informazioni sui ruoli e sulle regole della pubblica amministrazione. La dott.sa Balbo sostiene che, a causa dell’aumentata complessità, acquisire la capacità di gestire il cambiamento sia diventata un'esigenza. Per questo occorrerebbe costruire la personalità dei giovani, testandone la capacità di lavorare in gruppo ed abituandoli a farlo. La Dott.ssa Ivana Morando (Assessorato al Lavoro Regione Piemonte) sottolinea come spesso i percorsi non abbiano un periodo di tirocinio sufficiente. Intensificare il profilo professionalizzante della laurea triennale in Economia Aziendale consentirebbe di limitare i numeri sulle lauree magistrali per riservarle a coloro che sono davvero motivati. La Dott.ssa Stefania Giudice (ForCoop – La Valdocco) afferma che le imprese no profit sono molto flessibili ed hanno bisogno di competenze molto tecniche che spesso comprano da fuori. Avere laureati in possesso di queste competenze da inserire nelle aziende rappresenterebbe un valore aggiunto. La Dott.ssa Barbero individua nella scarsa padronanza della lingua inglese un problema di tutti i laureati, non solo di quelli in Economia Aziendale. Per il resto questi dimostrano una buona capacità di base ma un corredo inferiore di capacità pratiche, che potrebbero essere sostenute attraverso appositi percorsi di esercitazione su software di gestione o con studi di casi. Il prof. Cisi, al termine del confronto, tira le fila del discorso. Sono emersi numerosi spunti interessanti, che si elencano di seguito: 1. È necessario che gli organi del corso di studio intensifichino i canali comunicativi, al fine di far conoscere al mondo della produzione e dei servizi le specificità del corso, i suoi percorsi e le sue peculiarità. 2. Il profilo di specializzazione, attraverso i sei percorsi nei quali è articolato il corso, deve essere sostenuto e potenziato. 3. È utile insistere sulle competenze relazionali, sulla capacità di lavorare in gruppo, sulla attitudine alla flessibilità ed alla gestione del cambiamento, sull’acquisizione di opportuni elementi etici. 4. Posta l’impossibilità di insegnare le lingue attraverso i corsi universitari, occorre stimolare gli studenti a conseguire altrimenti una buona padronanza della lingua inglese. Gli organi del corso di studio terranno conto delle indicazioni ricevute. Il prof. Cantino, la prof.ssa Culasso e il prof. Cisi ringraziano e salutano gli intervenuti. L’incontro si conclude alle ore 20.00. Letto, confermato e sottoscritto. Torino, 17 giugno 2015 Il segretario verbalizzante
Il Presidente (dr. Marco Francesco Berruti) (Prof. Maurizio Cisi)