ma-vaffan-cuba

Transcript

ma-vaffan-cuba
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“Hasta el divano Siempre”
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“Sono un pigro. Rivoluzionario, ma pigro.
Questo è il mio diario.”
El Putrido
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ONE MOMENT!
Vuoi ascoltare musica figa mentre leggi?
Clicca il bottone!!!
Yes! I WANT Musica Feega!
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24 aprile
Marketing
Domani è il 25 Aprile, giorno della
Liberazione.
Sarebbe fantastico cominciare la Rivoluzione
proprio domani.
Ho mandato l’evento a tutti i miei contatti su
feisbuk, ma poi mi sono ricordato che domani,
oltre ad essere l’anniversario della Liberazione,
è anche l’anniversario di matrimonio dei miei
genitori, e quelli avevano prenotato
l’agriturismo.
Ho dovuto annullare l’evento su feisbuk. Una
bella figura di merda, visto che c’erano ben 12
amici che avevano cliccato “forse parteciperò”.
Comunque, poco male. Roma non è stata
costruita in un giorno e ho già un sacco di idee.
Ho scritto il “Manifesto della Rivoluzione
Senza Sbattimento”. Adesso ti scrivo qua sotto
la bozza, POI magari lo correggo con calma
che oggi pomeriggio devo andare ad un corso
che ti insegna a non rimandare le cose.
Ah, p.s. devo assolutamente ricordarmi di
chiedere a Nico se vuole partecipare anche lui
alla Rivoluzione. No, mica per niente. E’ che
poi se scopre che faccio qualcosa senza
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coinvolgerlo, mi infama sempre che non lo
cago abbastanza.
P.P.S. Il manifesto l’ho scritto come se fosse
stato qualcun altro a raccontare di me quando
ho avuto l’ispirazione. Geniale no? Così
sembra che c’è già qualcuno che ne parla e si
alimenta il mito. Ma quante ne so?
Dovrebbero darmi il premio Nobel per il
Marketing, a parte quello della Pace. Va bè,
quello della Pace lo vincerò solo dopo aver
portato la Pace. Ma prima devo fare la guerra.
Cazzo, che fatica, sono già stanco al pensiero.
Bozza del “Manifesto della rivoluzione senza
sbattimento” (romanzata ndr)
Ottobre, come si sa, è il mese delle rivoluzioni.
Poi vai in un supermercato e inizi a vedere gli
addobbi di natale e perdi il filo del discorso.
“Babbo Natale, reazionario di merda”,
esclamò un giorno El Putrido, il filosofo del
nostro movimento.
El Putrido tornò a casa e capì che la
rivoluzione non ci sarebbe mai stata, senza
prima fissare delle regole.
Prese un Kinder fetta al latte e iniziò a scrivere
il “Manifesto della nuova Rivoluzione”.
Quando sfondammo la porta, preoccupati per
la sua assenza alle assemblee del Komitato
Rivoluzionario, lo trovammo senza vita…
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disteso su un foglio, sporco di Kinder Fetta al
Latte (p.s l’ autore dichiara di non aver
percepito denaro o favori dalla Kinder per
questa nota. Però il Kinder fetta al latte è
buono e nutriente e vi posso assicurare che
sono malelingue quelli che affermano che è
morto per colpa del KINDER FETTA AL
LATTE).
Dopo aver rimosso il cadavere e finito di
mangiare le scorte di Kinder fetta al latte,
iniziammo a leggere quello che aveva scritto
sul foglio. Lo riporto in questa nota, sicuro che
il suo apporto cambierà tutto in questo Paese,
tranne la bontà del Kinder fetta al latte
MANIFESTO
RIVOLUZIONE.
DELLA
NUOVA
LA RIVOLUZIONE SENZA
SBATTIMENTO
di “EL PUTRIDO“
1) La rivoluzione deve essere totale: culturale,
sociale e militare. Ma perché devo cominciare
proprio io?
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2) La rivoluzione avrà il suo inno. Quando
entreremo a Roma vincitori, canteremo tutti
una canzone. Finché non avremo l’ inno
ufficiale, i rivoluzionari dovranno allenarsi a
fare entrate trionfali cantando la “Danza
Kuduro”. Lo so non è rivoluzionaria, ma è l’
unica di cui posseggo mp3 legalmente
scaricato da itunes.
3) Una volta portata a termine la rivoluzione,
bisogna essere pronti a trovare qualcuno a cui
dare la colpa, se qualcosa va storto. Visto che l’
idea è mia, evitate di dare la colpa a me,
stronzi.
4) Alla rivoluzione parteciperanno tutti.
Anche quelli che vogliamo cacciare. Lo so,
sembra non avere molto senso, ma vedrete
che andrà così. Siamo in Italia.
5) Abbiamo bisogno di un leader bello e
intelligente. Se proprio dobbiamo scegliere,
basta che sia bello. Deve venire bene sulle
magliette e le bandiere.
6) La Rivoluzione non dovrà mai cominciare
di sabato, o domenica (c’ è il campionato)
7) La rivoluzione non dovrà mai cominciare di
martedì o mercoledì (c’ è la champions)
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otto) La rivoluzione potrà cominciare di
giovedì (perché l’ Europa League non la segue
nessuno)
9) La rivoluzione non dovrà mai cominciare d’
estate (fa troppo caldo) o d’ inverno (fa troppo
freddo). Ma neanche in primavera (cazzo, una
stagione bella…che già dura poco…fatecela
godere). L’ autunno forse va bene. Ma
dobbiamo decidere tutti insieme.
10) La rivoluzione dovrà prendersi tutto il
tempo che serve per essere portata a termine.
Tanto io vi guarderò da qui… e non ho altro di
meglio da fare.
Il motto della rivoluzione è: Meglio un Kinder
fetta al latte oggi che La fabbrica di cioccolato
domani.
(Anzi no, è troppo lungo… meglio...”Hasta el
divano siempre!”)
El Putrido
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25 Aprile Agrivolution
“Hasta el divano siempre”
Oggi è stata una giornata campale.
Arrivati all’agriturismo, per l’anniversario di
matrimonio dei miei, ho capito subito che
sarebbe stato difficile uscirne vivo da due cose:
1) la corriera targata Belluno che ha scaricato
50 Alpini e relative consorti per la consueta
gita annuale
2) l’animatore, ingaggiato dai miei, che provava
l’impianto con le basi Karaoke dei balli di
gruppo.
Dopo due ore, nella sala interna, gli alpini
erano già alla grappa e intonavano “Quel
mazzolin di fiori”, mentre nella veranda estiva,
mio zio Eugenio, ubriaco, guidava gli
irriducibili dell’ Alligalli.
Io ero seduto proprio in mezzo ai due fuochi e
mi
arrivava
“QUEL
CONTINENTE
NERO/CHE VIEN DAL PARAPONZI/ E
BADABEN CHE LE GIRAFFE TE LO
VOGLIO REGALAR!”
Ho cercato un po' di pace sotto un albero di
Albicocche e ho iniziato ad appuntarmi i
cardini del piano rivoluzionario. Non sono
ancora pratico con lo smartphone, per cui,
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dopo mezz’ora ero riuscito a scrivere quanto
segue:
“La rivplyzionw è nwcesssariz. Non su può pi§
aspwttare. Perà non è chw posso perdwrmi il
limoncwllo.”
Dopo il quinto limoncello, mi sono un pelo
rilassato anche io. Allora sono andato dagli
alpini per intervistare qualche valoroso ex
partigiano, per fare amicizia ed esporre il mio
progetto rivoluzionario. E magari, avere
qualche buon consiglio, soprattutto di tecniche
militari. Purtroppo, tutti parlavano in veneto
stretto, per cui non ho capito una benemerita
mazza di quello che mi dicevano, tranne che
tutti erano d’accordo sul fatto che io fossi un
“mona”. Credo che sia il loro modo gergale
per indicare la gente coraggiosa. Tra l’altro
devo essere risultato proprio simpatico, perché
mi sorridevano tutti. Anzi, di più. Ridevano
proprio.
A mezzanotte, dopo aver ascoltato 5 volte di
fila zio Eugenio che cantava il Waka Waka al
karaoke, sono tornato a casa convinto di una
cosa: quando la Rivoluzione avrà conquistato il
potere, bisognerà per prima cosa rendere
incostituzionali i balli di gruppo e punire con il
carcere e il lavori forzati gli autori del “Pulcino
Pio”.
Buonanotte, El Putrido
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26 Aprile
Look
Oggi sono andato in Montagnola a Bologna a
comprare qualcosa per avere il giusto look
rivoluzionario. Non è che puoi fare la
rivoluzione con le All Star e la Lacoste. Oddio,
se sulle Lacoste, invece del coccodrillo, ci fosse
un iguana, magari saremmo meno fuori tema.
L’idea era quella di andare sul cubano chic,
cioè una roba che vada bene per sopravvivere
tra i boschi in caso di guerriglia, ma che sia
anche accettabile durante un aperitivo in via
Gallucci a Modena, dove non è che puoi
trascendere troppo il modo di presentarti. Qui
in provincia puoi anche avere il cadavere di tua
madre nascosto a pezzetti in freezer, basta che
ti vesti in modo decente.
Tra l’altro, mentre pensavo a questa cosa del
look
guerriglia-aperitivo,
ho
avuto
l’illuminazione. Le riunioni dei collettivi
rivoluzionari sono sempre tristi: se va bene sei
in uno scantinato in mezzo a damigiane di vino
vuote. Puzza di umido, lampadine che non
fanno abbastanza luce e umore poco sunny. E’
chiaro che poi, quando cerchi di coinvolgere
qualcuno alle riunioni, la maggior parte degli
invitati non ti caga e quei pochi che vengono
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sono dei depressi cronici e pessimisti che
portano anche sfiga. Invece, se fai un “aperitivo
rivoluzionario”, il successo è assicurato. Un
bello spritz, veranda all’aperto, figa, magari la
finale di Champions; e tra il primo e il
secondo tempo fai un banchetto e raccogli le
adesioni per formare un esercito. Se la metti
sull’easy e offri un mojito per ogni amico che
convinci a morire per la causa, in un quarto
d’ora hai tirato su mezza fanteria. Mi sono
appuntato l’idea pubblicando uno status in
codice su feisbuk: “aperolution”. In dieci
minuti sono arrivati 28 “mi piace”. Che cazzo
clicchi “mi piace” se non sai neanche di che
cosa sto parlando, idiota!
Appena arrivato in Montagnola, prima di
ricordarmi cosa ero effettivamente venuto a
comprare, mi sono ritrovato con delle buste
piene di cose che con la rivoluzione non
c’entravano niente: una maglietta usata del
Bayern del 1974, otto chili di incenso
cancerogeno, un pelapatate, una rotella
tagliapizza, un fermacarte intagliato in legno
fatto a mano proveniente dall’Africa ma
fabbricato in Cina e un vinile originale di
“Gelato al cioccolato” di Pupo. Pupo mi fa
cagare, ma costava solo 1 euro. Mi è sembrato
un affare.
Alla fine sono riuscito anche a prendere tutto
l’occorrente per il look cubano-chic, compreso
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uno Swatch col cinturino recante la bandiera
dell’ Unione Sovietica. Era rotto, ma se mi
serve sapere l’ora, ho il cellulare.
Quando sono arrivato a casa ho provato i vari
outfit davanti allo specchio per delle ore.
Il futuro leader dell’aperolution era quasi
perfetto. Mi mancavano solo una decina di
lampade abbronzanti. Ho prenotato il centro
estetico tramite Groupon e sono andato a letto
con un solo pensiero: “speriamo che tutto
questo aiuti il mio Paese e mi porti tanta figa.
Ma se proprio devo scegliere, il mio Paese può
anche finire in mano ai Talebani.”
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27 Aprile
Moka
Stamattina mi sono alzato prima del solito.
A mezzogiorno ero già con la moka in mano.
A mezzogiorno e mezzo ero ancora con la
moka in mano. Maldito Gobierno! E’ finito il
caffè! A mezzogiorno (quindi mattina presto),
scoprire che il caffè è finito il giorno prima può
fare questo effetto. Ci rimani male. Rimani con
la moka in mano e pensi “moka a mammt!” e
decidi che quando la rivoluzione avrà vinto,
magari non ci sarà lavoro e giustizia proprio
per tutti, ma il caffè non dovrà mai mancare.
Trasportato da questi pensieri, fai presto a
scordarti che sei impalato davanti alla cucina
con la moka in mano da mezz’ora. Capita, a
noi filosofi della rivoluzione. Poi, il colpo di
genio! Il bar! Cazzo, il bar. Al bar fanno il
caffè! Sono andato al bar con la moka in
mano, mi sono fatto mettere il caffè nel filtro e
sono tornato a casa. Il barista mi ha guardato
con una faccia un pò così. Forse deve essersi
accorto che ero sceso senza lavarmi i denti.
Appuntarsi questo pensiero: “la rivoluzione
dovrà avere l’alito fresco”. Se aizzi il popolo
contro il Governo e hai l’alito che sembra una
fogna di New York, poi non ci rimanere male
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se il popolo sta con il Governo. Sono piccole
cose, sembrano banali, ma le guerre si vincono
stando attenti ai particolari. Prendi gli
americani nella Seconda guerra Mondiale: loro
erano attenti alle piccole cose, particolari che
gli altri non avevano. Tipo la bomba atomica.
Mentre bevevo il mio caffè, ho telefonato a
Nico. Come ti avevo già detto, Nico mi infama
se non lo coinvolgo nelle cose che faccio. Una
volta non l’ho chiamato per una partita a
calcetto e mi ha tenuto il muso per un mese.
Esattamente, fino a quando non ho scoperto
che per ripicca mi aveva rigato la macchina.
Quando l’ho smascherato, è diventato un
pochino più accondiscendente, ma mi ha
avvisato: “Non permetterti mai più di tenermi
nascosto qualcosa!”. Figurati se viene a sapere
da altri che sono il leader della rivoluzione.
Come minimo, pubblica su facebook le foto di
quando mi sono addormentato dentro un
cassonetto dopo un rave, per screditarmi di
fronte all’opinione pubblica.
- Nico, sono io.
- Chi?
- Il tuo migliore amico.
- Tu non hai amici.
- Devo parlarti in segreto. Puoi venire a casa
mia?
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- Non puoi venire tu? Sei tu che devi parlarmi.
(Cazzo, è l’uomo giusto. Incarna la rivoluzione
senza sbattimento perfettamente. E non lo fa
neanche apposta. E poi è un ottimo rivoltatore
di frittate. Quando sarò Presidente dell’Italia,
lo nominerò Vicepresidente e Portavoce
Ufficiale della Casa Bianca. Si si. Casa Bianca.
Anche il Presidente Italiano, cioè io, risiederà
alla Casa Bianca. Ma non quella roba insulsa
che hanno in America. Sarà una bellissima
Masseria tutta bianca immersa nei fichi d’India
in Puglia. Faremo la capitale in Puglia. Così,
dopo le consultazioni con i Parlamentari,
prendiamo il gommone e ce ne andiamo a
pesca. Da Roma al mare ci vuole troppo
tempo. Senza contare che sul Grande
Raccordo Anulare c’è gente che ci ha passato i
week-end, mentre partiva per andare a fare i
week-end. Adesso ho capito perché la
chiamano
la
“Città
Eterna”.
E’
un’abbreviazione di “Città della fila in
tangenziale eterna”.)
- Ok, Nico. Capisco che vuoi che venga io da
te. Però se sei curioso di sapere di cosa si tratta
vieni tu. Se no, pazienza. Anche io non ho
voglia di sbattermi.
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- Senti, facciamo così. Incontriamoci a metà
strada. Così ci rompiamo i coglioni tutti e due
metà per ciascuno.
- Ok ci sto. Ci incontriamo al terzo piano.
Nico abita al quarto piano e io al secondo.
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28 Aprile
Amaca
Nico è stato subito entusiasta della mia idea di
fare la rivoluzione.
Quando ho finito di enunciargli tutti i motivi
per cui andava fatta, le strategie, e soprattutto il
fatto che lui sarebbe stato il mio vice, mi ha
solo chiesto: – Il vice Presidente ha diritto ad
un’amaca?
- Certo che sì
- Allora ci sto! Quando si comincia?
- Lunedì.
- Perché non domani?
- Domani è lunedì.
- Allora dì “domani”, no?
- “Lunedì” mi sembrava più preciso e
professionale. “Domani” mi sa di promessa
generica che poi non si mantiene.
- Se è per questo anche “Lunedì” sa di
promessa generica che non si mantiene. Tipo.
“Da lunedì inizio la dieta”. Poi non si fa mai. Il
Lunedì è il giorno dei perdenti.
- Hai ragione. Facciamo da martedì.
- Martedì c’è la Champions.
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- Cazzo, vero. Quindi anche mercoledì è
bruciato. C’è ancora la Champions. Quindi
Giovedì. Restiamo d’accordo per giovedì.
- Giovedì ho il corso di Zumba Fitness. Se non
ci vado la mia ragazza mi molla.
- Allora venerdì. No, venerdì non posso io. Ho
un addio al celibato. Sabato e domenica sono
sacri. Facciamo così: aggiorniamoci nel week
end.
Ero molto soddisfatto di come si stavano
mettendo le cose. In Nico avevo trovato un
alleato fedele, motivato e pieno di idee.
All’amaca non avrei mai pensato. E’ bello fare
brainstorming. Perché più cervelli sono meglio
di uno.
Ho preso la macchina e sono andato in collina,
dove c’era la casa di campagna dei miei. Lì
avremmo stabilito il nostro quartier generale.
Nascosti tra i boschi, come dei veri guerriglieri.
Cucinando sul fuoco la selvaggina cacciata da
noi. Per sicurezza, ho preso anche venti chili di
“quattro salti in padella”, nel caso la selvaggina
fosse stata restia a sacrificarsi per la
rivoluzione. Stando lì, sotto il portico,
osservando il sole tramontare tra le chiome
degli alberi dalla mia amaca comprata da
Leroy Merlin, finalmente riuscivo a
immaginare un nuovo futuro per il mio Paese.
Un Paese in cui non ci sarebbero più state
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ingiustizie, malaffari, corruzione e Talent
Show. Un Paese governato dal Pueblo. Dove
tutti avrebbero avuto gli stessi diritti e uno
Stato che si sarebbe preso cura di loro. Come
un Padre. Ma non come quei padri che per
sentirsi a posto con la coscienza ti regalano la
Playstation e ti lasciano lì a giocare da solo.
Noi avremmo giocato alla Playstation con il
nostro Popolo. Perché un bravo padre è
questo quello che fa. Gioca a Playstation con il
figlio, finché il figlio non si addormenta. Poi
esce e va a puttane.
Non dimenticherò mai questi momenti da solo
sull’amaca a guardare il tramonto. Il tramonto
di un regime marcio. Quasi quasi rimango
sveglio per vedere l’alba. L’alba di un nuovo
Paese. Unito dalla Lombardia alla Sicilia in
nome della Rivoluzione. Dove Nord e Sud
non siano uniti soltanto quando gioca la
Nazionale di calcio. Anche il Rugby ha la sua
dignità.
La notte scende leggera qui in collina. Le
zanzare tigre ci tengono a farmelo notare.
Appuntarsi questo pensiero: “La rivoluzione
dovrà profumare di citronella. Per difendersi
dalle zanzare tigre dei politicanti corrotti, dei
soldati mercenari e dei plastici di Bruno
Vespa.”
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29, 30 Aprile e 1 Maggio
Arruolamento
29 Aprile
Ecco il mio piano: manderò un messaggio su
whatsapp a tutti quelli che conosco e li
convincerò ad arruolarsi nel Kollettivo
Rivoluzionario.
Porca puttana! Qui in collina non prende
internet sul cellulare! Il governo ne sa una più
del diavolo! Lo manderò domani quando
torno in città.
P.s. appuntarsi questo pensiero:
“C’è qualcosa che non va nella distribuzione
della ricchezza. Non è possibile che, con tutta
la gente che muore di fame, io non possieda
neanche uno straccio di piscina.”
30 Aprile
Sono tornato in città. La città è davvero
rumorosa. Dopo due giorni passati in collina,
non puoi fare a meno di notare questo
particolare. In realtà, è un particolare che ho
notato in seconda battuta. La prima differenza
che ho riscontrato tra la città e la collina, è la
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scandalosa disparità in rapporto alla quantità di
figa. Una volta, la domanda che più spesso mi
facevo era: “Qual’è il senso di questa vita?”.
Oggi, nella hit parade delle mie domande
esistenziali, al primo posto c’è: “Cos’hanno le
fighe contro la collina?”
Forse le cose cambieranno, quando le belle
ragazze sapranno che tra queste colline, ci
saranno dei baldi e aitanti giovani partigiani,
pieni di coraggio e con l’ormonella che spara
come un Kalashnikov.
A tal proposito,ho mandato su Whatsapp il
fatidico messaggio a 50 fortunati. I primi 50
che faranno la storia di questo Paese.
Domani,
saranno
tutti
presenti
all’inaugurazione del quartier generale, ubicato
nella mia casa in collina. Come faccio a
esserne sicuro? Ecco il messaggio:
“Domani tutti in collina da me. Grigliata,
alcool e figa a go-go. Grigliata e alcool offerti
da me. Non dovete portare niente. Portatevi
solo uno zaino con l’occorrente per
sopravvivere nel bosco. Poi vi spiego.”
1 Maggio
Si sono presentati tutti. Solo uno non è venuto,
ma mi aveva già anticipato via Sms che andava
al Concertone di Piazza San Giovanni a Roma.
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Povera stellina! Crede di fare politica attiva
solo perché sta 16 ore in piedi ad ascoltare
artisti che non ha mai lontanamente cagato
nella vita, mentre cantano per 15 minuti la
loro versione di Bella Ciao.
Gli altri 49, mi hanno legato ad un albero con
l’intenzione di torturarmi, non appena hanno
realizzato che non c’era la grigliata, la figa, ma
soprattutto l’alcool. Nico, il mio migliore
amico, ha subito fermato tutti urlando:
- Un attimo, ragazzi! Come suo migliore
amico, ho il diritto di pestarlo per primo! Tutti convennero che era sacrosanto.
Ho approfittato di questo momento di sana
democrazia riguardo al mio linciaggio, per
calmarli ulteriormente:
- Ragazzi, è vero. Ho mentito. La figa non c’è.
Ma dov’è la novità? Le uniche donne con cui
abbiamo mai avuto a che fare sono le suore
degli asili dove andavamo da piccoli. Ma la
carne per la grigliata e l’alcool ci sono! Ve lo
giuro! Volevo farvi uno scherzo! Guardate nel
mio furgone!
Un paio dei ragazzi sono andati a guardare nel
furgone e hanno riscontrato che c’era la carne
e c’era l’alcool.
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- Ci sono due pacchi di Wurstel e sei lattine di
birra del discount! Uccidetelo! – Ha urlato il
più ciccione del gruppo.
Tutti si sono una attimo guardati in giro per
cercare qualcosa di contundente. Ne ho
approfittato per parlare ancora:
- No, no ragazzi, calma! Lo spirito del Primo
Maggio non è strafogarsi di salsiccia e di birra!
Noi siamo qui per fare la storia! Ho usato
questo stratagemma per assicurarmi che oggi
foste qui. Ma siamo qui per qualcosa di molto
più importante di una grigliata. Siamo qui per
gettare le basi di un Paese nuovo, dove sia il
Popolo che comanda e nel quale non esistano
più ingiustizie. E se, per ottenere questo,
dobbiamo rinunciare a una grigliata, beh,
sapete che vi dico? Fanculo la grigliata! Se siete
con me, liberatemi e urlate “fanculo la
grigliata”. Altrimenti picchiatemi pure con la
mazza da baseball che c’è sotto il portico. Nico si è girato verso il portico. Anche gli altri
48. Poi Nico ha detto – Ottima idea!
Quando tutti e 49 hanno finito di sfogarsi, ero
ancora vivo. Per fortuna la mazza da baseball
era gommata. Comunque avevo fratture ed
ematomi un po’ ovunque. Nico, approfittando
del fiato corto di tutti e della apparente calma,
creatasi dall’appagamento di aver pestato il
sottoscritto, ha preso in mano la situazione.
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- Ok raga. Non possiamo mica rovinarci la
giornata per così poco. Facciamo la colletta.
Andiamo in Paese e compriamo qualcosa.
Tanto, con questa crisi, i negozi ormai sono
sempre aperti. Compriamo anche i cerotti per
questo stronzo e ammettiamolo: ha avuto
coraggio. Si è preso le botte. Ha fatto tutto
questo per una giusta causa. E poi io mi sono
portato l’amaca e voglio usarla. Cazzo se la
userò! Quindi io propongo: andiamo,
compriamo, ci strafoghiamo, ci sfasciamo di
alcool e poi sentiamo cos’ha da proporci El
Putrido. Ah…Qualcuno ha una canna? Nessuno aveva una canna. Con un filo di voce
sono riuscito a dire che avevo cartine, tabacco
e Maria per un reggimento. L’ovazione che ne
è seguita, e la mia immediata liberazione con
relativa messa in trionfo, mi ha fatto capire,
senza ombra di dubbio, che sono ancora il
loro Leader.
Certo, se mi giocavo la carta del fumo prima,
adesso magari avrei ancora tutti i denti.
26
2 Maggio
Fagioli e Rivoluzione
Ho svegliato i ragazzi con la colazione.
Ieri, dopo la grigliata e la relativa bevuta,
abbiamo perso i sensi molto presto, per cui
non c’è stata occasione di spiegare per bene a
tutti il mio piano rivoluzionario.
Per il resto, ricordo poco di quello che è
successo ieri. Ho solo alcuni flash. Tipo Nico
che si monta l’amaca e ci passa tutto il
pomeriggio cercando di salirci. Quando è
riuscito a sistemarsi comodo sulla sua amaca,
gli è venuto da pisciare, ma per evitare di
passare il resto del pomeriggio a cercare di
risalire sull’amaca, ha deciso di pisciarsi
addosso.
Un altro particolare che ricordo è quando il
ciccione mi ha chiesto: – Ma la rivoluzione ci
porterà un po’ di figa? - A badilate – gli ho risposto
- Allora ci sto! Dopodiché ci siamo addormentati.
La colazione consisteva in 20 chili di fagioli
stufati sul fuoco.
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- Sveglia, soldati! C’è la colazione! – Ho
iniziato a urlare, battendo il cucchiaio di legno
sul pentolone.
- Ma che cazzo…fagioli a colazione? Io voglio
il cappuccino e il cornetto ai cinque cereali!
Tutti hanno cominciato a borbottare qualcosa
che assomigliava vagamente ad una serie di
invettive verso di me e i miei fagioli.
- Il riferimento culinario del nostro esercito
sarà l’oste di “Lo chiamavano Trinità”. I fagioli
sono buoni, contengono ferro, sono economici
e mangiandone tanti non avremo bisogno del
trombettista per l’alzabandiera…ahahahah! (Nessuno ha riso)
- La tromba…le scoregge…l’inno nazionale con
le scoregge. Dai…se mangi i fagioli… – ho
spiegato.
(Nulla. Palle di rovi che rotolano, come nel
Far
West,
trascinate
dal
vento
dell’indifferenza.)
Appuntarsi questo pensiero:
“La rivoluzione dovrà avere il senso
dell’umorismo. Se sei troppo serioso poi il
popolo sta col governo, perché se deve lasciare
un leader con la faccia di un carro funebre per
un altro leader con la faccia da carro funebre e
rischiare anche la vita per questo, tanto vale
che si tiene il leader che ha già.”
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Ergo, oltre all’addestramento con le armi e le
tattiche di guerriglia, l’esercito rivoluzionario
dovrà fare dei corsi intensivi di umorismo.
Dovrà saper smontare e rimontare un fucile
con gli occhi bendati, ma anche saper
raccontare una barzelletta sotto tortura. Dovrà
avere il coraggio di sparare a suo fratello, se
suo fratello sta col governo, ma anche di
raccontare come l’ha ucciso, infarcendo il
racconto di battute tipo: “E allora ho sparato in
testa a mio fratello carabiniere e anche al suo
collega. Purtroppo i carabinieri, si sa, vanno
sempre in coppia, perché uno sa leggere e
l’altro sa scrivere.” Cose così.
Tutti questi pensieri mi hanno estraniato dalla
realtà per un po’ di tempo. Infatti, mi sono
ridestato grazie al concerto di rutti che ha
concluso la colazione. Sinonimo che i fagioli
sono piaciuti.
Finita la colazione, ho radunato tutti in cerchio
e ho fatto un breve discorso.
- Abbiamo una grande opportunità che ci
viene data dal destino. Sì, spesso il destino ci
dà un casino di opportunità, è vero. Allora è
difficile capire quale opportunità sia più
opportuna. Magari trovi un portafogli per terra
con mille euro dentro e pensi che hai avuto
l’opportunità di fare un po’ di soldi facili.
Oppure hai avuto l’opportunità di restituire
tutto e dimostrare a te stesso che sei una
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persona onesta. Magari un giorno una
bellissima ragazza, senza motivo, ti sorride e
ammicca. E tu hai l’opportunità di avvicinarti e
conoscere la donna della tua vita. Oppure
pensi che se ti sorride sicuramente non è
normale. Perché si vede da lontano che sei
uno sfigato e non c’è un cazzo da sorridere.
Magari è psicopatica. Allora giri i tacchi e hai
l’opportunità di evitare di conoscere una
probabile rompicoglioni che, non avendo i
soldi per lo psicanalista, deve devastare la
nerchia a te.
L’opportunità che ci viene data oggi, invece,
non ammette dubbi. Siamo qui per cambiare il
volto di questo Paese. La nostra vita e quella
dei nostri connazionali. E’ vero, la maggior
parte dei nostri connazionali ci sta sui coglioni.
E’ colpa loro se Maria De Filippi ha un lavoro
e se Silvio Berlusconi non raccoglie saponette
nelle docce del carcere di San Vittore.
La maggior parte dei nostri connazionali parla
dei dialetti talmente astrusi che è più facile
chiedere un’informazione a un cliente ubriaco
di un pub di Edimburgo, che a un vigile
urbano in centro a Padova.
I nostri connazionali sono convinti di essere i
più furbi di tutti, ma siccome anche quelli che
noi riteniamo che siano coglioni, pensano
anche loro di essere i più furbi di tutti, finisce
che mentre cerchiamo di fare i furbi, lo fanno
30
anche gli altri. Per questo, in Italia, la fila al
supermercato sembra un albero di natale, se la
guardi dall’alto.
E allora, se i nostri connazionali ci stanno così
sul cazzo, perché decidere di fare una
rivoluzione per loro? Semplice. Perché la
nostra rivoluzione sarà talmente cool e priva di
sbattimento, che non ci peserà farla. Anzi,
quando la rivoluzione avrà trionfato e noi
prenderemo le redini del Paese, la gente ci
adorerà. Perché? Perché li avremo liberati?
Ma no! Perché avremo ottenuto tutto senza
farli
sbattere.
Ma,
soprattutto,
ATTENZIONE, avremo ottenuto la vittoria
senza sbatterci noi! Sì, perché gli Italiani
amano quelli che ottengono le cose senza
sudare. Gli Italiani amano i calciatori di talento
che si allenano poco. Amano i politici
simpatici che vanno in televisione invece di
stare in Parlamento. Amano i cantanti che
ottengono il successo al quarto mese della loro
carriera. Amano le donne che si affannano a
dire qualcosa di intelligente per dimostrare che
il successo si raggiunge con il cervello e con i
pompini. E non solo con i pompini, come
molti credono.
E allora ameranno noi molto di più di
qualsiasi idolo possano avere. Perché è vero:
adorano Cristo, che si è sacrificato sulla croce
per loro. Ma se avesse eliminato il peccato
31
originale
organizzando
Woodstock
e
suonando la chitarra meglio di Jimi Hendrix,
non credo che oggi gli vorrebbero meno bene.
Guardate qua. Dove vi ho portato? Siamo in
collina, in mezzo alla natura. Abbiamo le
amache. Ho anche la connessione a banda
larga in casa. Cosa volete di più? Diventeremo
talmente famosi che quelli che fabbricano le
magliette di Che Guevara moriranno di fame.
Saremo talmente pieni di figa che Rocco
Siffredi sarà costretto ad appendere le palle al
chiodo. Saremo talmente rock che Mick
Jagger userà i nostri rutti come suoneria del
Cellulare! Possiamo farlo. Qui! Ora! E senza
sbattimento!
HASTA
EL
DIVANO
SIEMPRE!
- HASTA EL DIVANO SIEMPRE! – Hanno
urlato tutti.
- Ce l’ho fatta! – ho pensato tra me e me. I
ragazzi sono passati subito all’azione. Ognuno
ha montato la sua amaca e ci si è stravaccato
sopra. Dai un fucile ad un uomo e diventerà
un soldato, probabilmente morto. Dagli
un’amaca e diventerà un vero Rivoluzionario.
Probabilmente con un ottimo umore.
Appuntarsi questo pensiero:
“La Rivoluzione vera è non fare un cazzo.”
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Se lavori troppo per portare a termine la
rivoluzione, stai già dando ragione al sistema:
per ottenere le cose bisogna lavorare. E a furia
di lavorarci sopra, alla fine ti scordi perché
avevi cominciato a lavorare. Qualsiasi fosse il
tuo obiettivo, rivoluzione, denaro, potere, o
solo una bella casa, avevi cominciato a lavorare
perché volevi arrivare alla fase in cui non
avresti fatto un cazzo. La vera rivoluzione è
non fare un cazzo da subito. Se poi la
rivoluzione fallisce, male che vada ti toccherà
lavorare. Ma almeno ci hai provato. Se la
rivoluzione funziona, avevi fatto bene a non
fare un cazzo.
33
3 Maggio
La metafora di Zenigata
Finalmente oggi è arrivato il corriere dal
Venezuela con i mitra per armare il Collettivo
Rivoluzionario. Aperta la cassa, abbiamo
scoperto che mancavano i proiettili. Ho
controllato sulla mia e-mail la fattura dei mitra.
La ditta che fatturava era di proprietà del
Governo che stiamo combattendo.
Ci hanno gabbati ancora, maledetti.
La dittatura si sta rivelando meno ingenua di
quel che credevamo. Adesso i mitra li usiamo
per sostenere le rampicanti del campo base.
Einstein mi si è avvicinato per aiutarmi, mentre
cercavo di piantare nella terra i mitra, a mo' di
tutore, per le giovani piante di fagiolini.
Lo chiamiamo Einstein perché ha il quoziente
intellettivo di Einstein quando aveva due mesi
di vita. E’ uno che si troverebbe molto bene ad
avere una discussione filosofica con un palo
della luce. Senza, peraltro, riuscire a
convincere il palo con le sue argomentazioni.
Insomma, uno con lo sguardo sveglio di un
Maurizio Gasparri e la dialettica sopraffina di
un Luca Giurato.
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La domanda che mi ha posto, però, non era
stupida. Anzi. Forse gliel’aveva suggerita
qualcuno. Forse l’Allegrone. L’Allegrone era
molto intelligente. Ma era così timido che a
scuola fu bocciato tre anni di fila per troppe
assenze. Fin quando si accorsero che non era
assente, semplicemente cercava di stare in
disparte e non farsi notare. Insomma, come lo
Stato quando fa l’amore con la Mafia. Passava
così inosservato che a Natale, i suoi genitori si
scordavano sempre di fargli i regali. Ed era
figlio unico!
Secondo me, l’Allegrone si vergognava di
parlarmi e allora ha mandato Einstein per
farmi quella domanda. Con Einstein andava
molto d’accordo. Era l’unico con cui riusciva a
parlare.
Dopo un po’ che lavoravamo ai mitra-tutori
per le rampicanti, Einstein mi fa:
- Comandante, posso chiederti una cosa?
- Certo, Einstein.
- Tu hai detto che la vera Rivoluzione è non
fare un cazzo, giusto?
- Sì.
- Però hai anche ordinato delle armi.
Insomma, formare un esercito è uno
sbattimento. E anche andare in battaglia. Per
non parlare di piantare i tutori per i fagiolini.
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- Hai ragione, Einstein. Ringrazia l’Allegrone
per la bella domanda.
Ti spiego: “non fare un cazzo” è
un’espressione abbastanza sintetica. E’ chiaro
che, nella vita, non fare un cazzo è impossibile.
Siamo uomini, non pietre. Qualcosa dovremo
farla. Ma saranno sbattimenti minimi e utili.
Ad esempio, procurarci il cibo e tenere in
ordine il campo è il minimo che possiamo
fare. Siamo tanti, dividendoci i lavori, a
ognuno di noi resterà molto tempo da
impegnare col cazzeggio privato. Il mio “non
fare un cazzo” si riferisce a tutte quelle attività
del cittadino medio che sembrano innocue, ma
fanno sì che il sistema che noi vogliamo
combattere stia in piedi. La storia ci insegna
che le rivoluzioni o le guerre sono sempre state
vinte dal più forte, grazie alle armi. Per noi non
sarà così.
Tu immagina se domani, ad esempio,
nessuno si alzasse per andare a lavorare,
nessuno prendesse la macchina, nessuno
facesse la spesa al supermercato, portasse i
soldi in banca, usasse la televisione, andasse in
pizzeria. Se tutti rimanessero per un giorno a
casa a fare l’amore, o giocare, o semplicemente
dormire, cosa succederebbe? Succederebbe
che in un solo giorno l’intero sistema andrebbe
in cortocircuito. Chi si arricchisce grazie al
sistema si troverebbe in mano un pugno di
36
mosche, non avrebbe la forza di imporre le
proprie regole a chi governa e chi governa non
saprebbe che cosa fare perché nessuno glielo
dice. Rimarrebbero tutti lì a chiedersi. “Ma che
cazzo è successo?”. Come dopo un terremoto.
E allora arriviamo noi, che siamo preparati, li
spostiamo da un lato con delicatezza e diciamo
loro: “Guarda, siediti là e bevi un bicchiere
d’acqua, che adesso ci pensiamo noi.” Non ho
ancora ben chiaro come risolvere il casino che
avremo combinato. Però intanto ho ben chiaro
come combinarlo. Hai capito, Einstein?
- Cioè…credo di sì. Mi stai dicendo che se
Lupin smette di rubare, Zenigata rimane senza
lavoro?
- Ehm…sì, dai può essere una metafora
adeguata.
- Non so cosa sia una metafora, Comandante,
ma una cosa non mi torna. Se possiamo
battere il Governo senza fare un cazzo, a che ci
servono le armi?
- Questioni di look, Einstein. Ad un uomo, per
accoppiarsi con una donna, basta avere il
pisello. A una donna basta avere le tette e la
patata. Eppure l’uomo sente di avere bisogno
di una bella macchina. E la donna di un bel
rossetto e belle scarpe. Quelle cose ci fanno
solo sentire più sicuri. Sono armi che vogliamo
convincerci che ci servano davvero. In realtà lo
37
sappiamo benissimo che mentre facciamo
l’amore, ci scordiamo di tutto quello che ci sta
intorno. Ecco, fai finta che per noi le armi
siano come mettersi il rossetto.
- Ma non potevamo comprare del rossetto,
invece delle armi? Spendevamo di meno…
- Si, Einstein, come contabile del Collettivo ci
saresti molto utile! Ho un compito per te: vai
nel bosco e conta tutte le foglie che ci sono
sugli alberi. Torna solo quando hai finito. Va
ora, va!
Non so se rivedremo mai più Einstein. Sarà
anche poco intelligente, ma se gli dai un
compito lui si impegna fino alla fine. E’ un
generoso. Fossero tutti come lui, avremo già
vinto la guerra. Purtroppo, in questo Paese,
non sono tutti così ingenui….Un momento…
ma sai che…
38
4 Maggio
Tipo Trainspotting
Le cose procedono bene. Senza grossi
problemi, ci stiamo organizzando per tutto. Ci
dividiamo i compiti per la cucina, il lavaggio, i
lavori di raccolta. Turni per docce, computer e
playstation.
Abbiamo un solo computer, e un solo
smartphone. Quindi su internet ci si può stare
un quarto d’ora a testa. C’è qualcuno che
sbarella un po’ per l’astinenza da feisbuk. I più
gravi li chiudiamo in una stanza, dove sudano
freddo e urlano per delle ore. Una roba alla
Trainspotting, ma senza lo spacciatore che per
farti ritornare nel giro, di regala un iPad di
straforo. Insomma, ci aiutiamo davvero.
Abbiamo avuto anche molte idee per quello
che riguarda la propaganda: video da caricare
su youtube, profilo twitter della Rivoluzione
Senza Sbattimento e, soprattutto, un metodo
innovativo di autopromozione, che abbiamo
battezzato PeruLame.
PeruLame nasce dall’incontro delle parole
“Perugina” e “Salame”. L’idea è quella di
infiltrarci di nascosto nelle scuole superiori e
infilare dei bigliettini, tipo quelli dei Baci
Perugina, nei panini col salame che vengono
39
venduti durante l’intervallo. Nei bigliettini, ci
saranno frasi molto brevi. Ad esempio: “La
rivoluzione aspetta te”, “Fanculo il diploma,
prendiamoci Roma”, “Se il governo vuoi
mandare via, boicotta la ragioneria” o
“Combatti lo Stato e non sarai mai bocciato”.
Abbiamo bisogno di forze fresche. ragazzi
giovani e pieni di speranze.
Tra l’altro, abbiamo fatto amicizia con i vicini
di casa qui in collina. In mezzo a questi boschi
ci sono poche case. Sono tutte abitate da dei
nonnetti dell’età media di 90 anni. Gente che
la notte infila i denti in un bicchiere, ma con le
palle veramente quadrate.
Sono tutte persone che hanno vissuto la
guerra e la Resistenza. Il più tranquillo di loro
ha strappato a morsi le orecchie a qualche
nazista. Insomma, abbiamo fatto amicizia
molto in fretta e si sono offerti di sacrificarsi
un’altra volta per la causa. Sono tutti pronti a
morire (anche perché, se non sono pronti a 90
anni, quando dovrebbero esserlo?). Per ora, la
loro morte non serve, per cui si rendono utili
con offerte di vino, formaggio, salumi.
Inoltre, ci danno consigli su come tenere
l’orto e hanno messo a disposizione le loro
case per ospitare eventuali nuove reclute.
Grazie ai nonnetti, abbiamo anche pensato ad
un programma di disintossicazione dalla
40
Playstation per i casi più gravi. I nonnetti
faranno dei Workshop di Briscola, Tressette e
Bocce. Vi ricordo che tra di noi ci sono dei
ragazzi che sono nati con la consolle in mano e
non hanno mai toccato in vita loro un mazzo
di carte da Scopa. Quindi bisognerà
organizzare dei corsi intensivi e un programma
con degli educatori preparati, alternando la
Briscola al metadone e a qualche damigiana di
valium.
Direi che siamo messi abbastanza bene,
anche perché, se “il buongiorno si vede dal
mattino”, forse, abbastanza presto, riusciremo
ad alzarci prima delle dodici e mezza.
El Putrido
41
22 Maggio
Missione a Londra
La settimana scorsa e Nico ci siamo presi
alcuni giorni liberi per recarci a Londra e
provare ad esportare la Rivoluzione Senza
Sbattimento in Inghilterra. Sapevamo la parola
chiave: “Couch”, “Divano”. Ma non eravamo
molto convinti dello slogan “No sbattiment
revolution”.
A Londra avevamo alcuni amici. Erano lì da
due anni, ma ancora non avevano trovato un
lavoro. Quando su Skype ho chiesto loro cosa
erano andati a fare fin là, visto che potevano
fare benissimo i disoccupati a Bologna, mi
hanno risposto: “Eh va beh, vuoi mettere non
fare un cazzo a Londra? Non c’è paragone.
Vieni a vedere, se non ci credi!”
Allora sono andato a vedere. Abbiamo preso
la Ryan Air, che con lo zero sbattimento non
ha proprio nulla a che vedere, visto che si
viaggia scomodi, parti a degli orari di merda e
soprattutto, ci vuole più tempo per arrivare
dall’aeroporto di Stansted a Londra città che
dall’aeroporto di Bologna a Stansted. Ma
soprattutto, ci vuole più tempo per arrivare
dall’aereo (atterrato a Stansted) all’uscita
42
dell’aeroporto di Stansted, che a visitare
Londra.
Per non parlare del fatto che mentre stai per
addormentarti, passa sempre una hostess
vestita malissimo che cerca di venderti un
gratta e vinci, continuando a parlarti in inglese,
quando sa benissimo che sei Italiano (e ci
scommetterei che lei è come minimo di
Frascati, ma non vuole darti soddisfazione).
Arrivati a casa dei nostri amici, abbiamo
dovuto constatare con una certa tristezza che la
moquette era color fungo porcino. Non che
abbia niente contro il color fungo porcino, a
meno che il colore non sia quello a causa del
fatto che la moquette è così sporca che ci sono
cresciuti davvero i funghi.
Duilio e Walter, i nostri amici, si erano offerti
di aiutarci nella traduzione del manifesto della
rivoluzione senza sbattimento. Ma, avendo
passato quasi tutti i 700 giorni della loro nuova
vita londinese sul divano (da soli), il loro
inglese era certamente migliore del nostro, ma
tristemente peggiore di quello di Berlusconi.
Insomma, a parte prestarci una mappa di
Londra sporca di sugo, non è che ci abbiano
aiutato molto.
Così io e Nico ci siamo dovuti arrangiare da
soli. Abbiamo girato in lungo e in largo, da
43
Wenstminster a Portobello, ma niente. Non
c’erano facce che ci ispirassero.
Alla fine, abbiamo deciso di prenderne uno a
caso e cercare di spiegare a gesti cos’è la
Rivoluzione senza Sbattimento e convincerlo
ad aprire una succursale a Londra. Dopo
mezz’ora, abbiamo scoperto che il prescelto
era di Genova e non aveva capito un cazzo di
quello che dicevamo. Però ci ha venduto della
Maria. Due Etti. Abbiamo dovuto fumarla
tutta in 18 ore, perché dopo avevamo l’aereo.
Escluso che rischiavamo a portarcela dietro.
Ancora più escluso che la lasciassimo ai nostri
amici e ai loro funghi porcini.
Comunque Londra è una delusione. La gente
lavora, ha i soldi e ha un sacco di verde per
passeggiare e rilassarsi. Si suona rock and roll
anche alle due di pomeriggio. Non sono
ancora pronti per la Rivoluzione. Devono
mangiarne di pane duro.
My name is Putrido.
El Putrido.
44
29 Giugno
Il concerto e la fine della Rivoluzione (?)
Lo so. E’ più di un mese che non scrivo.
Purtroppo, questo Blog si chiama
“Rivoluzione senza sbattimento”. E a volte
scrivere lo è. Uno sbattimento, intendo.
D’altra parte perché fingere? Puoi cercare di
apparire migliore di quello che sei, ma tanto,
prima o poi ti sgamano.
E allora diciamolo chiaro e tondo: non scrivo
da un pò perché la Rivoluzione Senza
Sbattimento si sta un po’ arenando.
Nonostante il campo base fosse il regno del
cazzeggio e della pigrizia, abbiamo iniziato ad
avere qualche defezione. Qualche… Da 50 che
eravamo, siamo rimasti di nuovo solo io e
Nico.
Eppure, notando che un certo malumore
iniziava a serpeggiare tra la truppa, avevo
provato a risollevare il morale delle reclute,
portandoli al concerto di Vasco.
Alle sette meno dieci eravamo tutti al piazzale
Ovest di Bologna. (Lo so, forse le sette meno
dieci sono uno dei motivi per cui la truppa
dopo ci ha mollati)
45
Mancava solo il Bazza, che aveva voluto
prima passare da casa sua. Stavamo per
perdere il treno che ci portava a Torino
- Eccolo! Arriva. Ma… che cazzo ci fa con la
chitarra appresso? – Disse Nico
- Non ci posso credere, si è portato la chitarra
per venire al concerto! Diventerà una sottiletta
con le corde, si dice che saremo in
quarantamila.
- Ciao, raga. Avete visto la stazione? E’
murata ! – Disse Bazza, come se non si
rendesse conto che il suo ritardo aveva
mandato in sbattimento 49 persone che
aborrono lo sbattimento. Senza contare che
avevo fatto la stronzata di dare tutti e 50 i
biglietti del concerto a lui.
- Ma come sei messo? Portare la chitarra in
questo bordello! Comoda da portare in giro…
meno male che non suoni il contrabbasso!
- Cosa vuoi fare? Sostituire Steff Burns, nel
caso in cui gli venisse un coccolone? Me lo
vedo Vasco che dice: “…e alla chitarra acustica
loffia… la bestia: Diego Bazzani detto
Bazza!!!!”
46
- Scommetto che nella premura di portarsi la
chitarra, si è scordato i biglietti del concerto.
- Non ho scordato proprio niente. E la chitarra
servirà anche a voi. Catalizza la figa.
- Il mio pisello di figa ne catalizza poca, però
almeno entra nelle mutande…
- Specialmente il tuo.. di spazio ne occupa
poco.
- Ma a voi che vi frega? Tanto la devo portare
io, no? E poi almeno inganniamo il tempo.
Arriveremo allo stadio verso l’una, non
possiamo grattarci il pacco per otto ore. Avete
preso il fumo?
- L’ ho nascosto dentro la carta stagnola in
mezzo ai panini con la mortadella. Neanche
quelli di Miami Vice ci beccherebbero. – disse
l’Allegrone, (il nostro futuro ministro delle
politiche sociali e delle sostanze stupefacenti
legali) con tono soddisfatto e, stranamente, di
buon umore.
- Direi che siamo pronti. Il treno è sul primo
binario, andiamo. - fece Nico.
47
- Dove andate… dobbiamo fare il biglietto del
treno! – urlò preoccupato Einstein.
- Ma che biglietto! Secondo te in un treno
pieno di scoppiati come noi, sistemati come
carne bovina in una scatoletta, passa il
controllore? Quello non ci pensa neanche a
infilarsi in quei vagoni putridi, starà due ore a
ronfare nel suo scompartimento, tanto sai chi
lo controlla al controllore…
- Ha ragione. E anche se fosse che si presenta a
chiedere il biglietto, non ne uscirebbe vivo,
quindi… don uorri.
Mentre il treno arrivava sul primo binario,
centinaia di ragazzi si accalcarono lungo il
marciapiede, tanto che alcuni agenti di polizia
dovettero intervenire per evitare che qualcuno
si facesse male, visto che nessuno rispettava il
divieto di sorpassare la linea gialla di sicurezza.
Quella massa rumorosa e festante di capelloni
bandanati-zainettati e un po’ esagitati mise
paura a Bazza, che forse iniziò a chiedersi
quanto fosse opportuno per una chitarra
andare a vedere Vasco Rossi.
Dopo attimi interminabili di spinte, gomitate,
48
vaccagare e vaffanculi vari, riuscimmo a salire
su quel benedetto treno.
Camminammo lentamente come delle
pecore per i corridoi, vagone dopo vagone, in
cerca di un chimerico posto a sedere. Il treno
veniva da Reggio Calabria ed era una babele di
accenti mai sentita prima: calabresi, napoletani,
romani, toscani ed emiliani si fondevano in un
unico ambiente guardandosi in cagnesco.
All’ improvviso qualcuno partiva con un coro
da stadio: OE’ OE’ OE’ OE’ OE’ VASCO’
VASCO’ e tutti diventavano tutto ad un tratto
amici, come quando la nazionale di calcio
giocava il Mondiale e tutto lo Stivale sembrava
un’unica famiglia. Alla fine, io, Nico e Bazza,
trovammo un buco libero nell’ultima carrozza,
dove due ragazzi stavano appendendo uno
striscione fatto con un lenzuolo e la
bomboletta spray.
C’era scritto SALERNO SPAPPOLATA e i
due sembravano molto fieri del loro lavoro,
visto che fino a Piacenza non fecero altro che
parlare di come era stato difficile convincere la
madre di uno di loro a rinunciare a quel pezzo
di stoffa e soprattutto di quanto “è importante
usare della carta da giornale quando si fanno
certi lavori perché lo spray vola dappertutto e
bla bla bla”.
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Inutile dire che l’ aria era talmente impregnata
del fumo di sostanze stupefacenti che anche un
fumatore passivo avrebbe visto i pinguini, con
gli occhiali da sole e la bandana in testa, intenti
a fare wind surf.
Arrivammo a Torino che pioveva. Ma
nonostante la pioggia, il viaggio da bestie e la
nebbia che si respirò in quel treno, il popolo
rockettaro invase la stazione centrale con la
carica di un gruppo di ultrà in trasferta, mentre
i pendolari in valigetta, che loro malgrado
avevano condiviso il convoglio con noi,
tirarono un sospiro di sollievo, visibilmente
distrutti dall'esperienza.
Nessuno sapeva come arrivare allo stadio
Olimpico, ma il fiume umano si muoveva
unito e sicuro di sé, come se fosse guidato da
un pastore invisibile. Prendemmo un autobus.
E ad un tratto, finalmente, dal vetro
dell’autobus:
- Hey, guardate, lo stadio!!
- Me lo immaginavo più grande.
- Ma se è enorme!
- Me lo immaginavo più enorme.
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- Ma ci pensate che calpesteremo la stessa erba
che hanno calpestato…chi cazzo ci gioca allo
stadio Olimpico?
- Non lo so, io non seguo più il calcio da
quando non gioca più Roberto Baggio, mi
spiace.
- Scendiamo, dai, che scendono tutti.
- Finalmente, devo fare una gran pisciata!
- Sei sempre così fine perché hai studiato a
Oxford o è una dote di famiglia, Bazza?
- Scusate, Milord! Vi dispiacerebbe se io mi
appropinquassi in qualche recondito anfratto
per adempiere alle mie ineludibili funzioni
idriche?
- La accompagnerei con diletto e abnegazione,
Sire, anche io ho la vescica che grida vendetta!
Poi entrammo. E da quel momento, fino
all’ultima nota di Albachiara, fummo fratelli
più che mai.
Pensavo che l’umore della truppa tornasse
quello del primo giorno al campo, quando ero
riuscito a convincerli che la Rivoluzione li
avrebbe resi persone speciali.
Invece, sul treno che ci riportava indietro, ad
uno ad uno mi presero da parte e mi dissero
che sarebbero ritornati a casa. Così, senza
darmi una motivazione.
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L’unico che espresse un’idea sul perché
mollava, udite udite, fu Einstein. Incredibile
che il più stupido di tutti fosse la sola persona
che avesse la spiegazione, a suo modo.
- Guarda Vasco, Putrido. Raccoglie centinaia
di migliaia di persone attorno a sé. Noi siamo
solo 50 e vogliamo fare la rivoluzione. Lui è il
Comandante di un vero esercito, ma la
Rivoluzione non la fa. E sai perché? Perché la
gente vuole cantare, ballare, ridere, piangere,
bere e urlare la rabbia per la vita di merda che
fa. Poi torna a casa e continua a fare quello che
faceva prima. Si accontenta di questo. La
musica di Vasco dà loro una speranza.
- Ma anche la Rivoluzione dà una speranza –
dissi.
- No, Putrido. La Rivoluzione, per farla, DEVi
essere già disperato.
Fine?
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