l`architettura americana - Della Porta

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l`architettura americana - Della Porta
L’ARCHITETTURA AMERICANA
LA CASA DEI PIONIERI;
IL NEOCLASSICISMO AMERICANO;
L’ARCHITETTURA DI CHICAGO;
F. L. WRIGHT.
La casa dei pionieri
Caratteri:
tradizioni costruttive dai paesi di provenienza dei coloni ed
adeguamento alle esigenze locali
(es. grande camino, doghe, piccole e distanziate aperture, industrializzazione)
strutture in legno (abbondanza di legname nel nuovo continente)
industrializzazione (scarsezza di mano d’opera specializzata)
il sistema “Ballom Freame” (listelli sottili + chiodi)
macchinari da segheria per produrre listelli, macchine per la
produzione seriale dei chiodi)
il camino in muratura al centro della costruzione come nucleo
portante
il rivestimento in doghe
IL NEOCLASSICISMO
AMERICANO
Thomas Jefferson
(III presidente USA)
soggiorno a Parigi, legame con gli ambienti neoclassici, illuministi e dei
rivoluzionari francesi
neoclassicismo non rigoroso nel seguire i modelli antichi
antimonumentalità e praticità (vedi l’uso dei materiali, ampie finestre,
articolazione dei volumi, assenza di sculture e decorazioni…)
integrazione con la natura - la natura rientra nella composizione
architettonica (anticipo della tendenza organica)
necessità di organizzare la struttura politica, amministrativa, giuridica,
economica ecc. del nuovo stato;
la scelta federale;
la “Land Ordinance”: la maglia ortogonale a vari livelli disegna i confini
degli stati, delle città, dei quartieri, dei singoli lotti;
Gli edifici rappresentativi del potere - sedi di Governi, Tribunali,
Banche, residenze per ricchi borghesi, ecc.;
La mancanza di una grande tradizione costruttiva americana e la
soggezione verso la cultura e l’architettura europee;
Il neoclassicismo assunto come stile dei nuovi edifici per porsi a livello
dell’Europa.
la pianta di Washington di Pierre Charles
l’Enfant:
sintesi della struttura ortogonale con la
concezione barocca europea;
due assi monumentali ortogonali;
arterie radiali diagonali che uniscono le principali
piazze.
LA SCUOLA DI CHICAGO
L’incendio del 1871 e la ricostruzione;
La prima generazione: W. Le Baron Jenney (ingegnere, dall’ecòle
polytechnique di Parigi)
la seconda generazione: Daniel H. Burnham, John Welborn
Root, Adler, Sullivan (architetti ed ingegneri formatisi nello studio di Jenney
che si liberano del tutto dalla tradizione classica)
il grattacielo reso possibile dalla struttura in acciaio, dalle
fondazioni a platea, dall’ascensore, dal telefono e dalla posta
pneumatica;
- permane la prevalenza dello sviluppo orizzontale su quello verticale
- struttura manifestata all’esterno ma pilastri di muratura (struttura mista)
- interno in acciaio
- ampie vetrate
- modanature classiche (storicismo – neoclassicismo)
W. Le Baron Jenney: Laiter Building (poi Sears)
Home Insurance building by W. Le Baron Jenney, 1885
(primo grattacielo a struttura interamente metallica)
Burnham e Root: Monadnock building)
(eliminazione di ogni ornamento - 16 piani, in pietra!)
Root
Burnham
- grattacielo interamente in acciaio ottenuto dalla
sovrapposizione di piani tutti uguali
- struttura non mostrata e dematerializzazione delle facciate
- assenza di ogni riferimento stilistico
- funzionalità, razionalità, essenzialità
- la “finestra di Chicago” / finestre da pilastro a pilastro)
- anticipa le opere di Le Corbusier e di Mies degli anni venti
Una battuta d’arresto nello sviluppo della “Scuola di Chicago”
Louis Henry Sullivan
1856 - 1924
La forma compiuta del grattacielo:
tripartizione formale (base, fusto, capitello) che corrisponde alla tripartizione
funzionale:
piano interrato
locali tecnici;
piano terra e primo
banche, negozi, ingresso ecc.;
piani intermedi
uffici (finestre tutte uguali perché la funzione è
sempre la stessa);
attico
locali tecnici e servizi.
deroghe al principio funzionalista: i piloni del “fusto”
sono più fitti rispetto a quelli del basamento,
realmente portanti.
Per accentuare il senso di verticalismo si ricorre ad
elementi non portanti anche se qualificati come tali
* Neoromanico (non stilismo ma migliore rispondenza alle esigenze
moderne)
* polifunzionalità (auditorium, uffici, appartamenti, studio di Sullivan);
* decorazione interna organica
H. H. Richardson: magazzini Marshall & Field
Chicago, 1885 - 87
HENRY HOBSON RICHARDSON
• lavora essenzialmente a Boston ma influenza gli architetti di Chicago;
• rifiuto degli stili storici (studia alla scuola di Belle Arti di Parigi);
• adesione allo stile “neoromanico” considerato non come “stile” ma come “metodo compositivo” che consente il rispetto
dei materiali, delle esigenze moderne, elimina ogni decorazione sovrapposta alla struttura e lascia spazio alla fantasia;
• si impone al pubblico non per lo stile che segue ma per ciò che fa, per la sua individualità creatrice.
Henry Hobson Richardson, Chiesa della Trinità di Boston
Professionalmente Richardson è un uomo del Rinascimento: domina
una clientela, persegue una direttiva rettilinea, usa maestranze
altamente specializzate, un vero stuolo di artisti minori. Per la prima
volta nella storia dell’architettura americana non và più di moda abitare
una casa di stile greco o di stile francese o di qualunque altro stile: va
di moda vivere in una casa di un architetto, in una casa di Richardson.
E’ la prima grande figura professionale che si impone non per lo stile
che segue, ma per l’architettura che fa”
B. Zevi
Il ruolo di Wright nella storia della cultura architettonica americana
(il paragone con Dante)
L’architettura organica
Roberts House F. L. Wright
Villa Savoy Le Corbusier
Villa Savoy
Robert’s House
primo periodo (1888 – 1910):
• 1888: inizio attività progettuale presso lo studio di Sullivan;
• 1910: mostra a Berlino che influenzerà gli architetti europei;
• “Le case della prateria”
il camino centrale fulcro dell’abitazione (dalla casa dei pionieri);
la pianta cruciforme, a “ T “; a “ L “ ecc.;
il “continuum spaziale”
integrazione esterno-interno (esaltazione degli elementi orizzontali);
la scala umana: altezze degli ambienti e delle aperture in rapporto all’uomo;
disposizione funzionale delle finestre (e non allineamenti obbligati);
ornamentazione non sovrapposta alla struttura ma data dalla natura dei materiali;
integrazione architettura/impianti;
integrazione architettura/arredamento;
lo spazio come “essenza” dell’architettura (influenza dell’architettura giapponese).
F. L. Wright: Winslow House, pianta e prospettiva (lato anteriore)
F. L. Wright: Winslow House,
River Forest, Chicago - 1893
(vista del lato posteriore)
F. L. Wright: Coonley House
pianta 1° piano
•struttura antisismica fatta per parti autonome
•espressionismo
l’eliminazione della facciata classica
la tridimensionalità antiprospettica, la temporalizzazione, l’organicità
F. L. Wright: uffici Johnson (Racine, Wis. 1936-39)
F. L. Wright: uffici Johnson (Racine, Wis. 1936-39)
F. L. Wright: uffici Johnson (Racine, Wis. 1936-39)
La concezione urbanistica di Wright: la città a bassa densità edilizia, con piccole
costruzioni immerse nel verde (in opposizione alla concezione corbuseriana)
“USONIA”, “BROADACRE CITY” (1 acro di terra per ogni abitante)
Il “grattacielo alto un miglio” o “ILLINOIS” – struttura rastremata in acciaio ed
alluminio, 528 piani, 15000 posti auto, terrazzo per 150 elicotteri, ascensori a
propulsione nucleare, ecc.
“Il grattacielo ha senso solo se collocato in un ampio territorio”.
F. L. Wright:
Broadacre city
1932 - 58
1934: F.L. Wright espone il suo progetto di città ideale “Broadacre City”
la città tradizionale si riduce ad un luogo di lavoro utilizzato solo negli orari lavorativi mentre la
vita associativa si svolge in appositi centri sparsi nel territorio;
spostamenti affidati alle automobili; la maggior parte delle interrelazioni avviene servendosi delle
moderne tecnologie di telecomunicazione;
Il sistema di strade definisce una griglia (quadrato di 3,2 km di lato = 1024 Ha) che accoglie al suo
interno residenze, fabbriche ed attrezzature urbane ed un massimo di 1400 famiglie
(densità = 5-7 abitanti /Ha); ad ogni unità abitativa è destinato 1 acro (circa 4000 mq);
le fattorie, le attività produttive, come le residenze, si dispongono liberamente in lotti di forma
rettangolare di superficie minima di 1 acro;
Il sistema viabilistico è articolato in tre livelli gerarchici: a) viabilità principale, costituita da strade
a 6 corsie con incroci su più livelli; b) vie di distribuzione: strade a 2 corsie con incroci a
raso; c) strade a fondo cieco di dimensioni inferiori che conducono a uno o più lotti
residenziali;
due tipologie edilizie residenziali: case unifamiliari e torri verticali (che costituiscono anche punti
di riferimento visuale nel territorio);
ogni casa unifamiliare è dotata di un giardino ed un parcheggio; le torri residenziali di 15-20
piani sono disposte a grande distanza l’una dall’altra e poggiano su piastre attrezzate per
il parcheggio ed i servizi;
L’espressione formale degli edifici non è legata ad alcun vincolo di omogeneità e risulta quindi
eterogea;
p
o
t
s