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Serve un’alternativa
a questa manovra
salva-profitti
Manovra, Monti valuta correttivi
Il dettaglio dei sacrifici richiesti
di BATTISTA SANGINETO
IERI mattina ci siamo svegliati più poveri e più depressi, anche se lo spread
calava e le borse erano in
rialzo. Il governo dei banchieri, dei tecno-burocrati,
dei “nerds”e dei Gekko (del
L’impatto delle misure in Calabria. Secondo Antonella Stasi
evitati i tagli su sanità e trasporto locale, restano altri nodi
Antonella Stasi
M. CLAUSI, A. MOLLO e C. TRIPODI alle pagine 4, 5, 6, 7 e 8
Martedì 6 dicembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
Mario Monti nell’aula del Senato
continua a pagina 21
Reggio. Killer in azione mentre Vittorio Bruno Martino usciva dalla palestra. Non è morto subito
Ucciso con un colpo alla testa
Vittima di un agguato un imprenditore di 46 anni nel settore dei rifiuti
Scopelliti al seminario del Museo della ’ndrangheta
«Era inimmaginabile
che Morelli flirtasse
con i poteri criminali»
Zappala? «Se i fatti
sono quelli
si gettino le chiavi»
Parla il presidente
del Tribunale
Vittorio Bruno Martino
UN imprenditore nel settore dei rifiuti, Vittorio Bruno Martino, di 46 anni, è
stato ucciso ieri sera a Reggio in un agguato tesogli
mentre usciva dalla palestra. L’uomo è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa ed è morto qualche istante dopo essere stato trasportato al Pronto soccorso. Martino era rimasto
coinvolto in una inchiesta
nel febbraio scorso sullo
smaltimento abusivo di rifiuti e la sua società era tra
quelle sequestrate dai carabinieri del nucleo operativo
ecologico.
FABIO PAPALIA
a pagina 15
Giuseppe Scopelliti
BALDESSARRO, FURFARI e GRILLONE a pagina 9
Alcuni dei clandestini soccorsi in alto mare dai mezzi della Capitaneria di porto
Gli extracomunitari vivono senza acqua e luce, dormono su giacigli
Catanzaro
Nella Locride 12 arresti
A Roccella Jonica 77 clandestini salvati in alto mare
La Corte
dei Conti
«Sistema idrico
da rifare»
Bestiame
moltiplicato
per frodare
l’Ue
KETY GALATI e GIOVANNI VERDUCI a pagina 18
F. CIAMPA a pagina 14
a pagina 19
Gli immigrati vivono in un ghetto
Rosarno è di nuovo una polveriera
Siderno. Prima udienza del processo “Recupero”. Alessandro Figliomeni è tra le 68 persone imputate
Sombrero
Stangata
“CAPIRE tu non puoi, tu
chiamalo se vuoi SalvaItalia” ha intonato Monti
in conferenza stampa. Le
lacrime le ha gentilmente fornite la ministra Fornero, ma il sangue dovranno darlo i soliti. Perché alla fine la patrimoniale non c'è stata, l'aumento Irpef per i redditi
più alti è saltato. A parte
misure simboliche, la
manovra è sulle spalle dei
pensionati, e dei tanti che
con mille sacrifici e pagando mutui vampireschi si son fatti una casa.
Ma vedrete che se ne parlerà poco; a baccagliare
saranno soprattutto gli
assessori provinciali, che
perderanno la carica e l'onorario.
Il Comune parte civile anche contro l’ex sindaco
ANCHE il Comune di Siderno è tra le parti civili nel processo “Recupero” in cui è imputato, con altre 67 persone,
l’ex sindaco Figliomeni.
CLAUDIO CORDOVA
a pagina 27
Tragedia a Riace
Con la bici
nella scarpata
Morto
un giovane
a pagina 19
11206
9
771128
022007
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ANNO 17 - N. 336 - € 1,20
La ferita di Reggio
All’iniziativa del Museo della ’ndrangheta
il governatore all’attacco dopo gli arresti
«Zappalà? Si gettino le chiavi»
Scopelliti e il caso Morelli: «Nessuno poteva immaginare che flirtasse con i poteri criminali»
| L’AUTOCRITICA |
Il presidente del tribunale
«I giudici siano irreprensibili
ma sbagliato generalizzare»
di DOMENICO GRILLONE
REGGIO CALABRIA - La seconda edizione del convegno
“La Ferita”, organizzato dal
Museo della ndrangheta e quest’anno dedicato all’area grigia della ndrangheta, si apre
con l’intervento del governatore Giuseppe Scopelliti che per
la prima volta commenta ufficialmente il recente arresto del
LA SCHEDA
consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, sottoliSi parla
nea alcuni aspetti
l’aldi area grigia riguardanti
tro arresto, quello
del
consigliere
e cosche
Santi
Zappalà
LA seconda edizione
condannato a 4
del convegno orgaanni per corruzionizzato dal Museo
ne elettorale, e ridella ‘ndrangheta e
vela altri particosotto l’Alto patrocinio
lari inquietanti
del Presidente della
sulle ultime eleRepubblica sul tema
zioni regionali.
“La ferita. L’area gri«Siamo andati ingia della ndrangheta” sieme da Fratel
ha l’intento, secondo
Cosimo – dice il
gli organizzatori, «di
governatore rifemantenere una linea
rendosi a Morelli di discussione rigoro- e per uno che avesa ed una elevata so- va frequenti rapporti con il mondo
glia critica senza cedella Chiesa chi
dere a facili mitizzazioni». Quest’anno, a poteva mai scommettere una cosa
differenza dell’anno
scorso, «si è adottata del genere?
E’ chiaro che ci
una linea meno gecolpisce tutti, ci
neralista proponenlascia esterrefatti
do un convegno teperché non c’eramatico con la prono elementi di vaspettiva di coniugare
lutazione che posempre gli aspetti di
tevano farci semanalisi con quelli ribrare Morelli una
guardanti le politiche
persona capace di
e le attività di contraflirtare con i potesto». Una semplice
ri criminali».
premessa per dire
Subito dopo il
che il cuore del congovernatore parvegno, quello incenla del caso dell’ex
trato sulle «relazioni
consigliere regiodi complicità e collunale Santi Zappasione tra cultura,
là.
economia e politica»
«Non va certo a
sarà a febbraio.
chiedere i voti al
boss un anno prima, perché in
questo modo qualcosa si poteva sapere. Ma lo fa durante le
elezioni. Chiede i voti, quindi,
ed è legittimo ciò che poi è accaduto. Se i fatti sono accertati,
bisognerebbe buttare la chiave». Poi Scopelliti ricorda alcuni fatti accaduti nel corso delle
ultime consultazioni regionali. «Da coordinatore regionale
del Pdl chiesi a tutti quanti di
guardi singoli magistrati e non il
corpo della magistratura reggina
REGGIO CALABRIA - «C’è imba- di cui i «risultati sono sotto gli ocrazzo», per sua stessa ammissio- chi di tutti, con pronunce che hanne, nelle parole di Luciano Gerar- no dato e continuano a dare rispodis. «Imbarazzo» che, tuttavia, ste importanti, finanche decisive
non impedisce al Presidente del per l’affermazione della legalità, e
Tribunale di Reggio Calabria di per il contrasto alla ’ndrangheta».
mettere in chiaro la necessità di «Sappiamo tutti - ha detto ancora stigmatizzare alcuni comporta- che questa è un cancro che pervamenti di pezzi di magistratura ca- de le cellule dell’organismo. Ma allabrese. Per questo ieri mattina, tro è dire che esso si è esteso anche
nell’ambito del programma de la ad organi che avrebbero dovuto
“Ferita”, organizzata dal Museo restare immuni, altro è affermare
che questi ne siano irdella ‘ndrangheta, ierimediabilmente inri mattina, il magivasi. Credo che la mistrato alla sua prima
gliore risposta sia inuscita pubblica - dopo
tanto continuare nel
l’arresto del presilavoro che stiamo
dente della Corte
svolgendo. Ed i magid’Assise Vincenzo Gistrati del tribunale ne
glio, ha sottolineato
sono assolutamente
la necessità di attegconsapevoli».
giamenti «rigorosi»,
Il Presidente del
per tutti, ma ancor
Tribunale, riferendopiù «per chi rappresi agli stili di vita e alle
senta le istituzioni».
frequentazioni delle
E’ a disagio Geratoghe spiega che non
dis, «connesso al ruoè possibile travalicare
lo di presidente del
in maniera preventitribunale di apparteva nella sfera privata,
nenza di un magima ammette che un
strato pesantemente
problema esiste e che
accusato di contigui- Luciano Gerardis
di questo è necessario
tà con la ‘ndrangheta
e di altre condotte gravemente ille- farsi carico. «Rifletteremo sin dai
cite». Nessun riferimento ai con- prossimi giorni - è l’impegno che
tenuti dell’indagine, ovviamente, assumo in questa sede - su come
ma una certezza, quella si, al fatto rendere ancora più trasparenti, e
che «i comportamenti anche pri- pubblici, i percorsi di vita indivivati dei singoli magistrati devono duali e familiari di ciascuno di noi.
essere rigorosi». Secondo il Presi- Non vorremmo però che la giusta
dente del Tribunale: «tutti gli uo- preoccupazione e lo sconcerto per
minidelle istituzioni-eper primii l’accaduto - preoccupazione e
magistrati - devono essere più ri- sconcerto che sono anzitutto di
gorosi degli altri, perché non pos- noi magistrati del tribunale - si
sa sembrare, neanche per un mo- trasformassero in una generale
mento, che venga meno la fedeltà ed immeritata sfiducia verso
ai principi costituzionali, ai quali l’operato degli organi giudiziari».
hanno prestato giuramento al «Ci rendiamo tuttavia conto - ha
momento di assumere le loro fun- concluso - che ferite così profonde
zioni. Rigorosi i comportamenti, richiedono tempo per rimargiancora più vigorose le verifiche narsi. E che dovremo trovare al
che si debbono fare nelle sedi com- più presto i modi migliori per dipetenti». Detto questo, Gerardis mostrare l’irreprensibilità dei nosottolinea come l’inchiesta ri- stri comportamenti».
di GIUSEPPE BALDESSARRO
L’intervento del governatore Giuseppe Scopelliti (foto A.Sapone)
candidare persone per bene e
di attenersi al codice etico per
stabilire alcuni criteri di selezione delle candidature. E
quando Saverio Zavettieri e
Elio Belcastro inserirono nelle
liste persone non proprio raccomandabili lo gridai il giorno
dopo su tutti i giornali. Mi fu
assicurato dagli stessi che
avrebbero provveduto alla loro
cancellazione ma intanto dopo
le mie parole una lista era
pronta a sciogliersi ed io ero
pronto a fare a meno dei loro
voti». Il governatore ricorda
anche, oltre la sottoscrizione
del codice etico, la sua richiesta ad alcuni candidati del casellario giudiziario. Ed il no
secco per alcuni aspiranti, e
tra questi un candidato di Cosenza che rispose in maniera
incredibile, «ma mia moglie è
un viceprefetto», al governatore nonostante lo stesso gli contestasse la sua parentela con
un boss mafioso.
«Trovò poi accoglienza nella
lista di Zavettieri», continua il
governatore che ironicamente
riconduce questa scelta ad un
garantismo forse di maniera.
«Mi sono ritrovato a rischio
della mia incolumità fisica
quando due di questi candidati
vanno dal boss Pelle a dire che
“Scopelliti, che è un pezzo di
merda, non ci voleva candidare perché diceva che noi siamo
mafiosi”. Questo è lo spaccato –
commenta amaramente il governatore – in cui noi facciamo
politica, è questo il contesto in
cui viviamo.
Cè un argine a tutto questo
ma evidentemente non basta».
L’ultima stoccata è riservata ai
giornali
locali
calabresi.
«Qualcuno si è mai chiesto perché c’è gente disposta a perdere 600, 700 mila euro nei propri bilanci affinché i calabresi
leggano, sia pure in presenza
di una perdita di lettori enorme? Qualcuno vuole fare beneficienza
alla
comunità?
L’obiettivo è precisamente
quello di dare un contributo
per la crescita del territorio?».
Nicola Gratteri e Franco Talarico difendono gli incontri del Museo della ’ndrangheta
«No alle critiche, queste iniziative servono»
Durante il seminario ribadito il concetto secondo il quale
«con le indagini non bisogna fare di tutta l’erba un fascio»
di ANNALICE FURFARI
REGGIOCALABRIA -«Non possiamofare
di tutta l’erba un fascio». È questo il leitmotiv che ha scandito la sessione pomeridiana della prima giornata di seminari, organizzati dal Museo della ’ndrangheta di
Reggio Calabria, sul tema “La ferita –
L’area grigia della ’ndrangheta”. La tavola
rotonda, ospitata ieri presso il Palazzo della Provincia, ha spinto relatori di spicco a
confrontarsi su un argomento spinoso e
quanto mai attuale: le relazioni di complicità e collusione tra cultura, economia e politica. A discuterne sono stati il procuratore aggiunto della Direzione investigativa
antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il presidente del Consiglio regionale
dellaCalabriaFrancesco Talaricoeildiret-
tore dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Geria.
Nessuno dei partecipanti al seminario,
moderato dal docente dell’Università di Torino Rocco Sciarrone, si è sottratto a interventi sulla questione all’ordine del giorno:
il recente terremoto giudiziario che ha investito la Calabria, con l’arresto del giudice
Vincenzo Giglio e del consigliere regionale
del Pdl Franco Morelli, accusati di avere
agevolato le attività di un clan della ’ndrangheta. I commenti di Gratteri e Talarico sono stati, però, improntati a una cauta dose
di ottimismo, forse anche perché la platea
era composta dai ragazzi delle scuole e il tema da sviscerare riguardava “Società e
agenzie educative”. Fatto sta che la frase ripetuta come un mantra dal magistrato della Dia e dal presidente del Consiglio regio-
nale è stata: «Non possiamo fare di tutta
l’erba un fascio». I relatori lo hanno ammesso: «C’è del marcio, è vero, ma non tutto
è perduto. Possiamo ancora riprenderci,
perché c’è del buono in questa terra».
Duro, in particolare, è stato l’intervento
di Gratteri. «Il confronto con il mondo della
scuola – afferma il procuratore aggiunto –
è fondamentale. È da più di vent’anni che
vado nelle scuole e continuerò a farlo. Per
questo dico alle associazioni impegnate in
simili attività di non lasciarsi intimorire
da chi, in mala fede, tende a fare di tutta l’erba un fascio, in un momento di difficoltà di
certi settori delle istituzioni, mettendo in
discussione la validità di questo genere di
incontri. Non fatevi intimorire da critiche
e titoloni dei giornali. Non abbiamo bisogno di censori né di lezioni, specialmente
da chi non ha mai dedicato un solo minuto
ai ragazzi».
Anche Geria e Talarico hanno ribadito
l’importanza del dialogo tra scuola e istituzioni. «Ognuno – evidenzia il presidente
del Consiglio regionale –deve assumersi le
proprie responsabilità. C’è ancora tanto da
fare per questa regione, ma dobbiamo far
capire ai giovani che la politica non è tutta
marcia». Talarico non si sottrae poi a un
“mea culpa” di categoria: «In questo momento – ammette – la politica non ha credibilità, ma dobbiamo lavorare per riacquistarla, dimostrando con i fatti che amiamo
questa terra».
Il magistrato
Nicola
Gratteri
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Primo piano 9
Martedì 6 dicembre 2011
10 Primo piano
Martedì 6 dicembre 2011
Primo piano 11
Martedì 6 dicembre 2011
Colpo di scena al processo “Cosa mia”
L’asse Milano-Reggio
Gli avvocati indagati
rinunciano a difendere
i propri assistiti
I Lampada a Montecarlo e Lugano
quando temevano l’arrivo di retate
di DOMENICO GALATÀ
Fughe all’estero
dopo le soffiate
Per i magistrati milanesi è la prova che gli uomini del clan
ricevevano informazioni sulle inchieste che li riguardavano
di GIUSEPPE BALDESSARRO
utilità se non quello di non fare
trovare i fratelli a casa nella ipotesi di una irruzione notturna delle
forze di polizia».
Aggiunge il Gip nelle sue considerazioni, contenute nell’ordinanza di custodia cautelare: «Inutile dire che vi è un rapporto di
consequenzialità tra questi comportamenti e le informazioni riservate raccolte (grazie alle fughe
di notizie provenienti dalla Calabria, ndr)». Cioè «Se i lampada
non avessero saputo con certezza
di essere indagati per determinati
fatti, non avrebbero avuto ragione di fare quello che hanno fatto».
Per dirla in soldoni, se improvvisamente e periodicamente staccavano ogni contatto con i propri
familiari in Italia e si danno a
gambe verso l’estero è perchè sono stati informati rispetto a possibili operazioni poste a conclusione delle inchieste che li coinvolgono.
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La cattura del boss Pasquale Condello
A sinistra la sede della procura di Reggio Calabria
L’INCHIESTA
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LA CURIOSITA’
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L’inchiesta partì dalla cattura del boss Pasquale Condello
A Milano è caccia
ai tesori dei reggini
Giglio candidato
alla presidenza
del tribunale
di Lamezia
Dalle carte di “Meta” a “Infinito”
le sinergie tra le due Procure
società di Giulio Lampada) e nello
studio dell’avvocato Vincenzo Minasi. Si segue appunto la pista dei
soldi. Ma non è una pista semplice: Giulio Lampada negli ultimi
mesi, dopo le fughe di notizia
sull’indagine, aveva iniziato a
mettere al sicuro il patrimonio. Lo
stesso era avvenuto dopo gli arresti del 2010 per i componenti dei
Valle rimasti in libertà. Per cercare di arginare l’occultamento dei
beni la polizia nei mesi scorsi aveva iniziato i sequestri delle quote
societarie e al gruppo erano anche stati bloccati dei conti correnti. Tanto che Lampada, nelle ultime settimane, pagava i conti solo
con le monetine dei videopoker.
Anche l’avvocato Minasi, nella gestione del suo studio di Miloano e
Como, aveva iniziato ad attraversare acque piuttosto agitate. Nei
mesi scorsi aveva anche licenziato alcune segretarie. Il sospetto è
però che anche questa manovra
sia l’ennesima trovata di un colossale depistaggio alle indagini. I
soldi, il tesoro dei Valle, sarebbe
già al sicuro. Soprattutto alla luce
del fatto che già in passato, negli
anni Novanta, al clan erano stati
confiscati beni per diversi miliardi. Una lezione imparata in fretta
dagli eredi di don Ciccio Valle.
REGGIO CALABRIA - Il magistrato Vincenzo Giglio,
arrestato
nell’operazione
della Dda di Milano, è uno
dei sedici candidati alla presidenza del tribunale di Lamezia Terme. Almeno lo era
fino a mercoledì scorso
quando è finito in manette.
Sta di fatto che è ancora ufficialmente in corsa per la presidenza della sede giudiziaria lametina.
Il suo nome infatti è annoverato nella lista dei sedici
magistrati che aspirano alla
massima poltrona del Palazzo di giustizia di Piazza, che
da gennaio è retto dal presidente di sezione penale Pino
Spadaro, anche lui tra i “concorrenti” alla presidenza.
La nomina a presidente
del Tribunale lametino da
parte del Consiglio superiore della magistratura, sulla
base dei curricula inviati dai
magistrati, dovrebbe avvenire entro le festività natalizie. Il posto è vuoto da quando il presidente Ercole Scaglione, dopo due anni di attività alla procura lametina,
era andato in pensione il primo febbraio scorso.
REGGIO CALABRIA - Ha radici
antiche l’inchiesta che la scorsa
settimana ha portato al’arresto
tra gli altri, del Giudice Vincenzo Giglio, del consigliere regionale Francesco Morelli e dei fratelli Francesco e Giulio Lampada. Radici che affondano nell’inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri di Reggio Calabria per
la cattura di Pasquale Condello,
arrestato nel 2008 a Pellaro.
E la “Meta”, e per arrivare a
mettere le mani sul super latitante della ‘ndrangheta reggina, il pm Giuseppe Lombardo,
aveva predisposto tutta una serie di servizi per monitorare alcuni familiari e fiancheggiatori
del capomafia. Ed è seguendo alcuni esponenti del clan che gli
specialisti dell’arma arrivano a
Milano, scoprendo i punti di contatto tra i Valle-Lampada e la “famiglia” reggina. Per gli inquirenti si dimostra un legame
strettissimo. Tanto da arrivare a
definire i Lampada come il braccio economico dei Condello in
Lombardia, e a sostegno di questa tesi vengono utilizzate le intercettazioni del 2007 e del
2008.
L’arresto di Condello ed i rapporti continui tra le Procure di
Reggio e Milano fanno affiorare
REGGIO CALABRIA - E’ caccia ai
tesori dei Valle-Lampada. Dopo
gli arresti di mercoledì le indagini
si stanno concentrando sui “soldi”della cosca. Adesso potrebbero
scattare i provvedimenti di sequestro (a scopo di confisca) dei beni
della famiglia Valle-Lampada.
Magistrati e polizia stanno lavorando sulla documentazione sequestrata al clan negli uffici milanesi di via Melzi d’Eril (sede delle
Il pm Boccassini e il capo della mobile Giuliano
Di lui parla in una telefonata Giulio Lampada
«Non conosco nessun indagato e non so chi siano»
REGGIO CALABRIA - Il consigliere provinciale di Ancona
Enrico Cesaroni «si riserva, al fine di tutelare il proprio onore, di
sporgere querela nei confronti di
coloro che lo hanno coinvolto in
una vicenda alla quale egli è completamente estraneo» e invia ai
media una copia del suo certificato generale del casellario giudiziale, da cui risulta che è incensurato.
Il nome di Cesaroni appare nelle carte dell’inchiesta sulla
’ndrangheta condotta dalla Dda
milanese, che ha portato in carcere varie persone, tra cui un consigliere regionale del Pdl calabrese. Lo stesso Cesaroni, ex consi-
gliere regionale, è recentemente
uscito dal Pdl, per chiedere di entrare nella Lega Nord che però
ora ha bloccato l’iter di adesione.
«Innanzitutto – sottolinea –
non conosco il motivo per cui il
sottoscritto sarebbe stato citato
in una presunta conversazione
telefonica, oggetto di intercettazione giudiziaria, fra tali Giulio
Lampada e Tarcisio Zobbi, atteso
che io non ho mai conosciuto dette persone, nè ho mai sentito parlare prima di loro».
«Inoltre – ribadisce - mai ho conosciuto il magistrato Giuseppe
Vincenzo Giglio e il consigliere
regionale calabrese Francesco
Morelli».
«Il contenuto della presunta telefonata, così come riportata dagli organi di stampa – aggiunge –
è assai strano perchè contiene affermazioni, concernenti il sottoscritto, che non corrispondono al
vero. Si parla, tra l’altro, dell’esistenza a mio carico di vicende
giudiziarie pendenti nel 2008
ostative per una mia eventuale
candidatura alle elezioni».
«In realtà - chiarisce Cesaroni –
il sottoscritto non ha mai avuto
pendenze giudiziarie ostative ad
eventuali candidature, tanto è vero che dal 1990 oggi sono stato
sempre candidato a tutte le elezioni regionali e provinciali ed ho
anche ricoperto incarichi istituzionali, fra cui quello di segretario dell’ufficio di presidenza del
consiglio regionale». Da qui l’annuncio di querele in quanto diffamato.
Preziose
le cimici
del Ros
per Reale
e Condello
|
Il consigliere provinciale di Ancona ha deciso di sporgere denuncia dopo l’inchiesta della Dda milanese
Enrico Cesaroni annuncia querele contro tutti
sostegno degli arresti della scorsa settimana, vengono utilizzate
le intercettazioni dell’indagine
Reale. Anch’essa condotta dal
Ros calabrese. Dunque se un merito va dato alla magistratura
Lombarda, capace di tirare le fila
di diverse inchieste, altrettanto
va dato ai magistrati della Dda
della città dello Stretto che ha
messo a disposizione dei colleghi i risultati investigativi
di due indagini su
tre. Ed è questo il segno di una collaborazione stratta tra le
due procure e tra
forze di polizia che
in pratica sinergicamente, ma ognuno per la propria
parte, hanno collaborato alla buona
riuscita dell’indagine accolta dal Gip Gennari.
Circostanza questa riconosciuta anche nel corso della conferenza stampa che si è tenuta
congiuntamente a Milano. Incontro nel quale sono stati riconosciuti i meriti del lavoro svolto
dai magistrati della Dda reggina
e dalla polizia giudiziaria delle
diverse forze dell’ordine.
g. bal.
che mentre da una parte lavora il
Ros calabrese, dall’altra la Squadra Mobile della Madonnina ha
appena avviato un’inchiesta sugli stessi personaggi. Da qui la
decisione di cedere parte del materiale contenuto in Meta ai colleghi lombardi che nel frattempo
stanno stringendo il cerchio sui
Valle-Lampada. Non è un caso
che quando parte la retata di
“Meta”, l’inchiesta contiene anche tutta una serie di carte relative, ad esempio, agli incontri romani e lombardi di Giulio Lampada con Alberto Sarra prima e
Francesco Morelli dopo. Informative che portano poi a scoprire il ruolo di “mediatore” del medico Vincenzo Giglio.
Il resto è storia recente. Nel
senso che la Mobile di Milano negli anni 2009, 2010 e 2011 chiude il cerchio su ordine della
Dda di Milano. Un lavoro ci raccordo importante che, tra parentesi, torna a sfruttare (nel senso
buono del termine) il lavoro svolto dagli 007 del Ros reggino
sempre in Calabria.
Un fatto che è possibile dimostrare sfogliando l’ordinanza di
custodia cautelare del Gip Giuseppe Gennari. Tant’è che - oltre
agli atti di “Meta” e dell’inchiesta
sui Valle (scattata nel 2010) - a
di CLAUDIO CORDOVA
IL DOCUMENTO INEDITO
ti in inchieste come quella nata
sull’asse Reggio Calabria-Milano. Oltre all’intervento di Veneto, l’udienza ha visto anche le dichiarazioni spontanee di due imputati eccellenti del procedimento, Rocco e Domenico Gallico. Il primo ha comunicato la revoca dell’incarico al proprio codifensore, l’avvocato Antonino
Managò, chiedendo addirittura
la rinuncia alla difesa d’ufficio.
Domenico Gallico, detenuto in
regime di 41 bis, ha invece mantenuto la difesa di Managò e nel
corso delle sue dichiarazioni ha
protestato contro il modus operandi della Dda, lamentando il
fatto che il 30 novembre scorso,
durante le perquisizioni scattate nell’ambito dell’operazione,
gli sia stata sequestrata una memoria difensiva (Gallico è solito
intervenire in udienza dimostrando una buona conoscenza
dal punto di vista legale, tanto
che la Capone, in preda ad un evidente lapsus, l’ha chiamato «avvocato»), alla quale stava lavorando da un anno e che avrebbe
voluto leggere
nel
corso
dell’udienza di
ieri. Dal Pm Giovanni Musarò,
che insieme a
Roberto Di Palma rappresenta
la Pubblica Accusa, è arrivata
la disponibilità a
restituire le carte se ciò verrà
concesso dall’accoglimento di
un’istanza
di
dissequestro.
L’udienza è stata
contraddistinta
da
numerose
pause dovute alle lunghe camere di consiglio sostenute dai giudici a seguito delle tante eccezioni sollevate dagli
avvocati. Eccezioni che sono state tutte respinte dalla Capone. Il
processo quindi, dopo tre udienze, sembra incanalarsi verso
l’apertura della fase dibattimentale. “Cosa mia” è un procedimento scaturito al termine di
una lunga attività investigativa
condotta dalla sezione criminalità Organizzata della Squadra
Mobile di Reggio Calabria e dagli agenti del Commissariato di
Polizia di Palmi che ha riguardato soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di reati quali associazione per delinquere di
stampo mafioso, finalizzata alla
commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamenti. Interessati dall’inchiesta anche i lavori
di ammodernamento del V° Macrolotto dell’autostrada A/3,
quello tra gli svincoli di Gioia
Tauro e Scilla
|
pria struttura consiliare, di Francesco Morena, già autista dello
stesso Sarra, ma anche
soggetto ritenuto vicino al clan Condello, per i
contatti con Carmelo
Buggè, condannato in
primo grado come concorrente
esterno dellafamiglia Gioffrèdi Seminara, per i rapporti con Nino Caridi, genero del defunto boss Mico
Libri, per le relazioni con Antonino
Barillà, padre di quel Giovanni Barillà arrestato come favoreggiatore
della latitanza di Pasquale Condello. Nessuna rilevanza penale, infine, per incontri e cene con i presunti
affiliati alla cosca Ficara. Si arriva
così all’archiviazione. Le condotte
di Sarra: «Pur non immuni da censure, non sembrano più in grado di
entrare in quel ristretto ambito di
rilevanza penale che l’attuale sistema sanzionatorio riserva al patto di
scambio tra il politico e la organizzazione criminale».
Il caso Sarra in archivio dopo Catanzaro
REGGIO CALABRIA - Il
suo è un caso emblematico. Alberto Sarra, politico di lungo corso nonostante la giovane età, oggi sottosegretario regionale, è stato, per molti anni, sotto la lente d’ingrandimento della
Dda con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa non con
un unico clan, ma con tanti organismi criminali operanti in città, ma
non solo:Sarra sarebbestato unpolitico al servizio delle cosche “a Reggio Calabria, provincia ed altre località nazionali, dal 1998”. Accuse
che, però, negli scorsi mesi, sono
cadute con la richiesta d’archiviazione avanzata dalla Dda e accolta
in pieno dal Gip. Le frequentazioni
di Sarra, trasversali tra varie cosche, non basterebbero, dunque, a
sostenere un concreto contributo
del politico alla ‘ndrangheta. Frequentazioni equivoche, che, peral-
Ecco le ragioni per le quali la Procura decise di chiedere il non luogo a proceder e
Enrico Cesaroni
tro, tornano a galla anche nell’indagine della Dda di Milano sulle attività della cosca Lampada-Valle. Rapporti, quelli tra Sarra e Lampada registrati già a partire dal 2005.
L’accusa per Sarra, dunque, verrà archiviata, alcuni mesi fa, su richiesta dei pm Giuseppe Lombardo
e Roberto Di Palma e del Procuratore Giuseppe Pignatone, su cui il Gip
Kate Tassone non aggiungerà alcun ulteriore elemento. Un’indagine che prende le mosse dal cosiddetto “Caso Reggio” e dal presunto
gruppo che avrebbe coinvolto, tra
gli altri, l’ex deputato, avvocato
Paolo Romeo, nonché il direttore
del mensile “Il Dibattito”, FrancescoGangemi. Leindagini suSarra,
infatti, nascono proprio dalle intercettazioni all’interno dello studio di
Romeo. Il “caso Reggio”, però, si
sgonfierà davanti al Tribunale di
Catanzaro e l’assoluzione di Romeo, sarà fondamentale per fare afflosciare anche l’indagine su Sarra
che, non si relazionerebbe più «con
la mente di un sistema perverso,
per gli scopi perseguiti ed i legami
criminali, ma con l’espressione di
un sistema politico, magari discutibile, ritenuto non meritevole di censura penale». Secondo la Dda reggina, l’esito assolutorio di Catanzaro
«diviene il miglior argomento a difesa di Sarra». Quello di Sarra è, comunque, un caso paradigmatico:
perilpolitico, infatti,eragiàscritta
una richiesta di provvedimento che
però i pm non inviarono mai al Gip a
causa del parere contrario, dovuto
a motivi tecnico-giuridici, dell’allora procuratore facente funzioni
Franco Scuderi. Una vicenda che
scatenò ancheuna guerradi avocazioni tra la Dda e la Procura Generale, prima della definitiva archiviazione.
Nessuna fattispecie penale nella
designazione, quale responsabile
dell’Afor, di Felice Romeo, ritenuto
elemento del clan Alvaro di Sinopoli, per l’assunzione, come dipendente della Regione di Francesco
Chirico, ritenuto elemento di grande importanza della cosca De Stefano, per la designazione, nella pro-
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REGGIO CALABRIA - Nei periodi
caldi, quando temevano che potessero scattare le operazioni di
polizia, i Lampada e gli altri componenti della “famiglia”si davano
alla fuga. Ne scrive nella sua informativa il Gip di Milano Giuseppe Gennari, che da conto di alcuni
«lunghi periodi durante i quali i
Lampada si allontanavano dal
Territorio dello Stato».
Nelle carte gli inquirenti segnalano una mezza dozzina di casi in cui gli indagati, poi arrestati,
si allontanano avendo avuto sentore di movimenti delle forze
dell’ordine.
Il primo episodio riferisce di
una fuga a Montecarlo nel periodo che va dall’11 dicembre al 21 dicembre del 2009. I servizi tecnici
con i quali i Lampada vengono costantemente seguiti metto in luce
che «entrambi i fratelli», francesco e Giulio, «interrompono i cellulari noti e si recano all’estero,
precisamente nel Principato di
Monaco, insieme a Leonardo Valle e Indre Malelyne». Secondo gli
inquirenti «in quel frangente, pre
sfuggire alle attività di captazione, i lampada si sono intenzionalmente sbarazzati delle proprie
utenze e sono scomparsi dalle sedi
di solita frequentazione». Ma c’è
di più. A sostegno della tesi il Gip
segnale che i due fratelli «sono assai infastiditi dalle domande che
alcuni loro dipendenti gli fanno
per telefono».
Una seconda Fuga a Montecarlo avviene tra il 24 gennaio e 3 febbraio 2010.
Scrivono i magistrati: «La ricostruzione degli investigatori ha
rivelato che Giulia Lampada ha
potenziato le proprie precauzioni,
introducendo ulteriori azioni depistanti e, addirittura, lanciando
comunicazioni con notizie fuorvianti». In sintesi «consultatosi
con l’avvocato Minasi, Lampada
ha simulato di tornare a casa per
cena. Invece, ha cambiato auto e
con il fratello Francesco e a compagna Indre si sono diretti ad
Alessandria e hanno trascorso la
notte nell’area di servizio di Bormida Ovest, l’ungo l’autostrada
dei trafori, Gravellona Toce-Alessandria. Quindi hanno raggiunto Montecarlo dove, come confermato dalla polizia monegasca, i
tre hanno soggiornato per l’intero periodo all’hotel “Bay and Resorto”.
Dopo questo periodo il gruppo
rientra in Italia per tornare fuggire precipitosamente poche ore dopo e fermarsi all’estero dal 3 all’8
febbraio.
Altre fughe notturne, ma questa volta verso Lugano si registrano dall’11 aprile al 12 maggio.
In questo caso, sempre per paura delle possibili operazioni delle
forze dell’ordine Giulio Lampaba
dorme spesso a Lugano all’hotel
Eden.
Scrivono gli inquirenti: «I trasferimenti notturni a Lugano sono totalmente senza senso e senza
PALMI – Hanno rinunciato a difendere i loro assistiti nell’ambito del processo “Cosa Mia”, Francesco Cardone e Giovanni Marafioti, i due legali finiti sotto inchiesta per favoreggiamento
nell’ambito dell’operazione condotta dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria e
Milano che lo scorso 30 novembre ha portato all’arresto di 10
persone, tra le quali magistrato
del Tribunale di Prevenzione di
Reggio Calabria, Vincenzo Giglio.
Cardone e Marafioti erano impegnati nel processo che si sta
celebrando davanti alla Corte
d’Assise del Tribunale di Palmi e
che vede alla sbarra presunti affiliati e capi della cosca Gallico. È
stato il presidente del tribunale,
Silvia Capone, a dare notizie della decisione di Cardone in apertura dell’udienza svoltasi ieri
mattina nell’aula bunker palmese. Il legale ha fatto pervenire in
cancelleria durante la scorsa
settimana la sua
scelta di rinunciare alle difese
di Rocco e Domenico Gallico.
Era presente
in aula Marafioti, che ha letto
una nota in cui
comunicava la
sua decisione di
lasciare la difesa
del proprio assistito, ribadendo
«la professionalità nel rapporto
con Domenico
Gallico,
mio
compagno
di
scuola, ma con il Rocco Gallico
quale non si è
mai andato oltre il normale rapporto tra avvocato e cliente». In
un primo momento sembrava
che l’intero collegio difensivo
potesse deporre le toghe e lasciare l’aula per una manciata di minuti insieme a Marafioti, in segno di solidarietà. Il gesto eclatante però, non avrebbe trovato
l’accoglimento da parte di tutti
gli avvocati, che hanno quindi
scelto di manifestare la propria
vicinanza attraverso le parole
del decano del foro di Palmi, Armando Veneto. In un clima quindi che non era tra i più distesi,
l’ex
europarlamentare
ha
espresso solidarietà ai due avvocato a nome della camera penale,
sottolineando la loro correttezza
dal punto di vista professionale,
ma soprattutto chiedendo, alla
luce degli ultimi fatti, quale dovrebbe essere l’area in cui devono muoversi i legali per non oltrepassare il limite del rapporto
con il cliente e non finire coinvol-
24 ore
Martedì 6 dicembre 2011
Gli immigrati hanno creato un nuovo ghetto, aspettano gli alloggi e minacciano una nuova rivolta
Rosarno è una polveriera
IL FILM
Il rifugio di fortuna in un vecchio centro agrumicolo in via Passo Nicotera
Il nuovo ghetto
In baracche di lamiera
Le condizioni di vita
GLI extracomunitari africani sono accampati attualmente in un
vecchio centro di raccolta agrumicolo in via Passo Nicotera a
Rosarno.
GLI immigrati, anche stavolta, sono costretti a vivere dentro baracche di lamiera piena di sporcizia e con una ventina di materassi a terra.
DA circa due mesi gli immigrati africani vivono in questo nuovo ricovero di fortuna, aspettano gli alloggi, e lamentano una condizione di vita da “animali”.
di KETY GALATI
ROSARNO - Aspettano un
alloggio, che non arriverà
mai, altrimenti minacciano di scatenare un'ennesima rivolta. Sono gli extracomunitari africani, accampati attualmente in un
vecchio centro di raccolta
agrumicolo in via Passo Nicotera a Rosarno.
E' il nuovo ghetto di Rosarno, sotto gli occhi “distratti” di tutti. Lo scenario
è identico a quello dell'ex
Cartiera, di Rognetta e dell'Opera Sila: le fabbriche che ospitavano gli immigrati negli
anni
passati,
successivamente, sgomberate
ed alcune di
queste bonificate e murate. L'ex
centro di raccolta di proprietà privata si
trova nella strada provinciale che collega Rosarno a
Nicotera, una zona abitata.
Sarebbe superfluo scrivere
le condizioni in cui vivono
gli stranieri a Rosarno,
perché sono ormai note a
tutto il mondo, ma non possiamo farne a meno. Ieri
mattina, durante un sopralluogo nell'ex fabbrica,
il nigeriano Joe, ci ha chiesto di farlo.
Ci ha invitato con insistenza ad entrare dentro la
sua pseudo-casa. Una baracca di lamiere piena di
sporcizia e con una ventina
di materassi a terra. Non è
la sola. Ce ne sono altre sen-
za acqua, senza elettricità e
senza gabinetti.
Nell'angolo separato dal
resto della città di Rosarno
ci sono anche alcune tende
smantellate fra vestiti appesi ai fili della corrente
elettrica, fornelli a gas, teloni di plastica per ripararsi dalla pioggia e rifiuti di
ogni genere: copertoni,
bottiglie di vetro, una macchina distrutta, sedie e tavoli rotti. Nulla è cambiato
dopo la rivolta. Eppure
dentro il nuovo ghetto rosarnese c'è la loro Africa. In
quell'isola infelice esplode la
rabbia e l'intolleranza degli africani, i quali, protestano contro le
condizioni disumane a cui sono
costretti a vivere. Non ce la fanno più. «Da due
mesi stiamo in questo posto come gli animali» racconta uno di loro. Ci hanno
promesso un alloggio a Rosarno ecco perché siamo
tornati».
Ed il lavoro? «Ogni mattina presto ci spostiamo
sulla via nazionale, il più
fortunato riesce a trovare
una giornata di lavoro per
la raccolta delle arance e
dei mandarini. Siamo africani con regolare permesso di soggiorno», sottolinea Joe, il quale, conosce
bene l'italiano. I nostri amici extracomunitari attendono con ansia di trasferirsi nel campo di accoglienza
di contrada Testa dell'Ac-
A Testa dell’Acqua
Occupato
abusivamente
il campo
accoglienza
Si vive senza
acqua e luce
su giacigli
di fortuna
A Rosarno si rischia l’esplosione di una nuova rivolta degli immigrati
qua per fare una doccia e
per riscaldarsi, oggi ancora chiuso. Essi tralasciano
un particolare. Non c'è posto per tutti in quel campo
container. C'è da osservare
che gli immigrati sono tornati in massa a Rosarno.
Sono più di duecento nell'ex fabbrica. Per non contare quelli che dormono nei
casolari diroccati sparsi
nelle campagne della Piana. Accampamenti non visibili ma esistenti e sempre
più degradati. Tuttp ciò fa
aumentare la rabbia degli
africani sul piede di guerra.
Il numero degli immigrati è decisamente aumentato. Lo dimostra il fatto che nei giorni scorsi la
lunga fila a Palazzo San
Giovanni per la compilazione dei moduli per il campo di accoglienza ha spiazzato il sindaco Elisabetta
Tripodi, la quale, ha preso
carta e penna per scrivere
al prefetto di Reggio Calabria, lamentando anche il
Il cancello forzato del campo
fatto che la Regione Calabria non ha ancora provveduto a pagare le spese per il
campo allestito quasi alla
fine della stagione agrumaria scorsa. Il primo cittadino con la sua giunta sono stati costretti a bloccare
gli extracomunitari che si
recavano al Comune. Oggi
risultano circa 250 registrazioni, i posti nel campo
sono appena 100. La situazione è sempre più drammatica ed emergente. Cosa
accadrà?
Roccella. La Capitaneria di porto li ha trovati stipati in due barche a vela che rischiavano di affondare
Salvati in alto mare settantasette clandestini
di GIOVANNI VERDUCI
L’arrivo al porto di Roccella
SIDERNO - Due giovani clandestini si tengono per mano e guardano
il cielo. Vicino a loro un bimbo di
cinque anni viene coccolato dal padre, il dramma della Palestina è alle loro spalle. Da pochi minuti hanno toccato terra, lasciandosi alle
spalle l’incubo di morire nelle acque gelide del Mediterraneo.
Gli uomini della Capitaneria di
porto di Roccella Jonica, guidati
da Antonio Ripoli, li hanno salvati,
insieme ad altre 75 persone, dalla
furia del mare in burrasca a 70 miglia dalle coste calabresi, lì dove
erano stati avvistati da un aereo
militare. Quando li hanno rintracciati erano alla deriva a bordo di
due barche a vela, una a rimorchio
dell’altra ed in pessime condizioni.
Le onde alte cinque metri stavano portando all’affondamento di
uno dei due natanti. Si rischiava
l’ennesima strage dell’immigrazione. Il forte vento, che soffiava a
oltre 24 nodi, ha reso impossibile
l’intervento di un’unità della Guardia di finanza: un pattugliatore di
trenta sette metri. Dal porto di Roccella, quindi, si è mosso l’equipaggio della Cp 308, (l’imbarcazione
da altura in forza alla Guardia costiera con a bordo Roberto Romano, Pietro Scenci, Giuseppe Zilli e
Michele D’Onofrio), coordinato dal
comandante provinciale Vincenzo
De Luca e dal capo servizio operazioni Daniele Intellisano.
Giunti sul posto gli uomini della
Capitaneria di porto, nonostante le
avverse condizioni meteo-marine,
si sono prodigati nel trasbordo dei
migranti sulla Cp 308.
Subito dopo l’approdo al porto
“Delle Grazie” è stata avviata la
procedura di riconoscimento. A
bordo delle due imbarcazioni a vela, partite da un porto turco da circa quattro giorni, avevano trovato
posto 77 immigrati clandestini di
nazionalità: palestinese, marocchina, siriana, somala, afghana,
algerina, georgiana, pakistana,
turca e birmana.
Per il viaggio della speranza sarebbero stati pagati sino a cinquemila euro. Le forze dell’ordine sono
convinte che gli scafisti siano due
turchi ma, alla luce del fatto che il
salvataggio è avvenuto in acque internazionali, non è stato possibile eseguire
nessun arresto.
Il gruppo di immigrati è stato trasferito presso la palestra
delle scuole di Roccella Jonica. I primi
soccorsi sono stati
prestati, alla presenza del sindaco Certomà, dal personale della Croce rossa, del Suem 118, dell’agenzia
dell’Onu per i rifugiati, dalla polizia di Stato, dai carabinieri, dalla
squadra navale delle Fiamme gialle e dai Baschi verdi della Guardia
di finanza.
Partiti
dalla Turchia
pagando
5000 euro
ROSARNO - Mentre in
via Passo Nicotera si è
formato da due mesi un
ghetto, in contrada Testa dell'Acqua gli extracomunitari africani hanno occupato abusivamente il campo di accoglienza.
In barba alla lunga lista di immigrati registratisi nei giorni scorsi
al Comune di Rosarno. Il
commissariato di Polizia
di Gioia Tauro, in questo
periodo, sta esaminando
la regolarità della posizione dei primi cento
stranieri che avrebbero
diritto all'alloggio all'interno del campo di accoglienza.
Rimane il fatto che lo
stesso campo che ospita
20 container inviati dalla Protezione Civile lo
scorso anno alla fine della stagione agrumaria,
ha subito grossi danni.
Ieri mattina infatti il cancello della struttura era
aperto.
Quattro container erano addirittura invasi da
indumenti da uomo,
scarpe, coperte e lattine
di cibo. La prova che i
container sono stati, magari anche temporaneamente, occupati. Di un
container invece è stato
rotto il vetro e le lavatrici
al suo interno.
La rete metallica che
circonda il campo abbandonato a se stesso è spaccata. I container dovrebbero dare alloggio a circa
100 stranieri su 250
iscritti.
k. g.
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18 Calabria
Operazione Recupero. Il Comune di Siderno chiederà i danni ad Alessandro Figliomeni
Parte civile contro l’ex sindaco
Ritorto era consulente del primo cittadino arrestato, ora si affianca alla giustizia
di CLAUDIO CORDOVA
ANCHE il Comune di Siderno tra le parti civili nel processo che vede imputato, tra
i circa settanta soggetti alla
sbarra, l'ex sindaco Sandro
Figliomeni.
E' questa la principale novità della prima udienza del
processo “Recupero”, scaturito da una maxioperazione
in cui finì in manette anche
lo stesso Figliomeni, un soggetto ritenuto dagli investigatori un effettivo appartenente alle cosche della Locride, con il grado apicale di
Santista e per anni primo
cittadino del paese della Locride.
Secondo il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Antonio De
Bernardo,
Figliomeni
avrebbe ricoperto un ruolo
apicale all'interno della cosca Commisso e avrebbe preso decisioni di rilievo, curando i rapporti con gli elementi di spicco del clan grazie proprio al grado di “santista”, uno dei più alti all'interno delle gerarchie mafiose. Figliomeni, oltre a “dirigere e coordinare il sodalizio”, “curava i rapporti con
gli altri elementi
di spicco della cosca Commisso (in
particolare con
Giuseppe Commisso, alias “u
mastro”, e con
Antonio
Commisso), nonché
con gli esponenti
dell'articolazione torinese
della 'ndrangheta di Siderno (in particolare con Giuseppe Catalano e Carmelo
Cataldo, già arrestati nell'ambito della operazione
“Crimine”)”.
Il Comune di Siderno,
’Ndrangheta: in 68 alla sbarra, due posizioni stralciate
1. Agostino Maria
2. Ascioti Cosimo
3. Baggetta Antonio
4. Baggetta Cosimo
5. Baggetta Domenico
6. Belcastro Domenico
7. Belcastro Girolamo
8. Commisso Antonio (1956)
9. Commisso Antonio (1983)
10. Commisso Francesco
12. Commisso Vincenzo (1980)
13. Commisso Vincenzo (1958)
14. Correale Giuseppe
15. Correale Michele
16. Correale Paolo
17. Costa Antonio
18. Costa Michele
19. De Leo Alfredo
20. Figliomeni Alessandro
21. Figliomeni Antonio (1966)
22. Figliomeni Antonio (1949)
23. Figliomeni Domenico (1962)
24. Figliomeni Domenico (1965)
adesso amministrato da
Riccardo Ritorto, un tempo
consulente al comune proprio di Figliomeni e consigliere provinciale del Pdl, si
è dunque costituito parte civile nel processo, avviato all'interno dell'aula
bunker al cospetto del Gup
Adriana Trapani. Una scelta
operata in netta
antitesi
con
quanto fatto, durante il proprio mandato di
primo cittadino di Siderno,
dallo stesso Figliomeni, che
non fece costituire il Comune nel processo per far luce
sull'omicidio di Gianluca
Congiusta, giovane imprenditore ucciso il 24 maggio
Il caso del “no”
al delitto
Congiusta
25. Figliomeni Francesco
26. Figliomeni Franco
27. Figliomeni Giuseppe
28. Figliomeni Maria
29. Figliolemi Massimo
30. Figliomeni Rosa Maria
31. Figliomeni Vincenzo
32. Fimognari Carmelo
33. Fuda Giuseppe
34. Futia Antonio
35. Futia Domenico (stralciato)
36. Futia Giorgio
37. Futia Michele (1990)
38. Futia Michele (1990)
39. Futia Michele (1933)
40. Galea Antonio
41. Galea Francesco
42. Galea Giovanni
43. Galluzzo Giovanni
44. Gattuso Riccardo
45. Gattuso Sara
46. Giorgini Domenico
47. Gregoraci Giuseppe
del 2005 a Siderno.
Una circostanza che gli investigatori richiamano anche nelle carte che accusano
l'ex sindaco: “Assolutamente indicativo, soprattutto se
letto alla luce delle acquisizioni complessive che si vanno esponendo nel presente
provvedimento, il comportamento dell'allora primo
cittadino di Siderno in occasione della mancata costituzione di parte civile del Comune di Siderno nell'ambito
del processo per l'omicidio
del giovane imprenditore
Gianluca Congiusta”.
Insieme al Comune di Siderno si è costituita come
parte civile anche l'Amministrazione Provinciale di
Reggio Calabria. Costituzioni su cui gli avvocati difen-
48. Ieraci Pietro
49. Loiero Daniela
50. Lubieri Domenico
51. Migliore Raffaella
52. Mittica Maria Teresa
53. Muià Francesco
54. Muià Giuseppe
55. Napoli Giuseppe
56. Oliveti Salvatore (stralciato)
57. Pacicca Pasquale
58. Pellegrino Massimo
59. Racco Maria
60. Reale Michele
61. Rumbo Riccardo
62. Salerno Vincenzo
63. Scarfò Antonio (1964)
64. Scarfò Carlo (1958)
65. Scarfò Giuseppe
66. Sgambelluri Giuseppe
67. Simonetta Cosimo
68. Sorbara Michele
69. Stinà Roberto
70. Tedesco Gennaro
sori, hanno, come di consueto, scatenato una bagarre
che però, alla fine, si è ridotta a un nulla di fatto, con il rigetto di ogni annotazione.
Più concrete, invece le eccezioni presentate
dagli avvocati di
Domenico Futia
e Salvatore Oliveti, per cui il
Gup ha dichiarato inammissibile
il decreto che dispone il giudizio
e rimandato gli
atti al pubblico ministero.
Il procedimento deriva da
due operazioni congiunte,
denominate “Recupero” e
“Bene Comune”: da qui,
dunque, l'elevato numero di
imputati, quasi settanta.
Nel focus del pm De Bernar-
do e del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, le attività, con i condizionamenti
della pubblica amministrazione, della cosca Commisso, una delle famiglie più
ricche e potenti
della 'ndrangheta reggina. Nel
corso dell'udienza di oggi il
gruppo degli imputati si dividerà
in due tronconi,
con i soggetti
che sceglieranno il rito abbreviato che saranno giudicati dal Gup
Trapani, e con quelli che opteranno invece per l'ordinario che, nel caso di rinvio a
giudizio, verranno spediti al
cospetto del Tribunale di Locri.
Alessandro Figliomeni
Riccardo Rumbo
L’amministratore
aveva il grado
di Santista
Antonio Costa
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Reggio 27
Martedì 6 dicembre 2011
39
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I mutui aperti con gli istituti bancari pesano sul loro utilizzo anche a Gioia Tauro “Scacco matto”
Indagini
concluse
partono
Don Ciotti: «La nuova Agenzia deve trovare una soluzione» gli avvisi
I beni confiscati al palo
di ALESSANDRO TRIPODI
GIOIA TAURO - Il 31 marzo
2010 è nata l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei
beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Lo scorso
gennaio a Reggio Calabria
è stata inaugurata una sede di questo nuovo organo
antimafia che ha la funzione di rendere più efficace,
veloce ed incisiva la legge
sulla confisca dei beni dalla
fase del sequestro a quella
della destinazione d'uso.
Fino al 1° novembre
2011, secondo la relazione
annuale dell'Anbsc, a Gioia
Tauro sono stati 109 i beni e
le aziende confiscati, catalogati in 11 immobili in gestione, 73 immobili destinati consegnati, 17 immobili destinati non consegnati, 0 immobili usciti dalla gestione e 8 aziende. Vediamo le considerazioni di
tre personaggi che si battono quotidianamente contro il crimine organizzato:
Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, don Luigi Ciotti,
presidente dell'associazione "Libera e Mario Morcone, direttore dell'Anbsc.
Quest'ultimo descrive
una situazione alquanto
complicata. «Quando abbiamo iniziato a lavorare dice Morcone - una buona
parte dei beni confiscati
con sentenza definitiva erano stati assegnati. Una parte delle aziende sottoposte a
Don Luigi Ciotti
certi istituti bancari. «Il vero problema è che una
grandissima quantità di
quei beni, fra il 30 il 35 per
cento, non sono utilizzati sottolinea Ciotti - perché sono sotto ipoteca delle banche. Sono le ipoteche bancarie che, in tutta Italia, stanno bloccando l'uso dei beni
confiscati. La nuova Agenzia deve trovare, soprattutto, una soluzione a questo
problema». E si domanda
don Luigi: «Ma chi li ha
concessi i mutui o i prestiti
a quei signori e ai loro prestanome? Non sono state
quelle stesse banche che
adesso hanno ipotecato tutto?».
SAN FERDINANDO
La sicurezza in Consiglio
Svaligiata
una tabaccheria
GIOIATAURO-È statoconvocatoperdomani a Gioia Tauro un consiglio comunale. Al centro del dibattito, la “Questione
sicurezza”. La costante escalation di atti
intimidatori ad attività commerciali, e,
non ultima, la bomba
esplosa davanti la casa
dell'ispettore Spadafora
hanno innalzato il livello
di preoccupazione tra i
cittadini e, ovviamente,
tra le istituzioni.
Rimane, quindi, piuttosto alto il livello di discussione a Gioia Tauro.
Dopo iproblemi (ele polemiche) sulla sanità, il ci-
Il Comune
tiene alto
il livello
di guardia
Consorzio di bonifica
Antonino Gioffrè
rappresenterà i sindaci
di FRANCESCO PAPASIDERO
ma Pignatone - risultano
più di 250 le persone formalmente affiliate alla criminalità; e poi va considerata quella zona intermedia, la zona grigia, che pur
non essendo organicamente parte dell'organizzazione criminale, con essa intrattiene direttamente o indirettamente rapporti».
Infine, la testimonianza
di Luigi Ciotti di Libera,
esperto conoscitore del tortuoso percorso che porta il
bene confiscato al riutilizzo
sociale, che torna sull'atteggiamento ostile, e controcorrente rispetto alle finalità collettive di riciclo
dei patrimoni mafiosi, di
Gioia Tauro. Dibattito aperto dopo gli ultimi sviluppi
Incarico per il primo cittadino di Cosoleto
ROSARNO - È il sindaco di
Cosoleto il rappresentante
dei comuni pianigiani in seno al consorzio di bonifica
“Piana di Rosarno”. Dopo
l'incontro dei giorni scorsi
a Laureana di Borrello, in
cui erano state addirittura
sette le candidature (due
della quali, in seguito ritirate), ieri mattina i primi
cittadini hanno scelto chi
dovrà rappresentarli all'interno dell'ente.
Dietro Antonino Gioffrè, piazzatosi al primo
posto con 14 preferenze, si è collocato Marco Cascarano, primo
cittadino di Cinquefrondi, con
10 voti ed il sindaco di Galatro Carmelo Panetta, con 4
preferenze. Delle altre due
candidature emerse venerdì scorso al termine dell'incontro, quelle dei comuni di
Molochio e Giffone, nessuna traccia. A parte questo,
sembra che l'elezione di
Gioffrè non abbia messo
d'accordo tutti, specie chi si
è piazzato alle sue spalle.
Non tanto per il verdetto,
quanto per le modalità con
cui sono state affrontate le
operazioni di voto, avvenute “per delega”. Lo stesso neoeletto Gioffrè avrebbe votato, su delega, per i comuni
confisca era in linquidazione e altre erano invece alle
prese con le ipoteche bancarie che gravano sulle imprese e in evidente stato di
sofferenza. Oggi abbiamo
messo in campo strumenti
indirizzati a supportare il
riutilizzo sociale, anche per
immobili sottoposti ad ipoteca bancaria. Questo è uno
dei punti di maggiore criticità - conclude Morcone ma abbiamo già riscontrato le prime aperture da parte di alcuni istituti bancari».
Il contributo del procuratore Pignatone, invece, fa
riferimento a Rosarno dove
«su 15.000 abitanti - affer-
di Scido, Seminara e Sinopoli, oltre che per il proprio
ente. Infatti il sindaco di
Cinquefrondi pare intenzionato a valutare la possibilità di preparare un ricorso, contestando le modalità
di svolgimento delle operazioni di voto. Ma non c'è solo
questo per quanto riguarda
la polemica del voto per l'elezione degli organi di governo del consorzio pianigiano.
Nei giorni scorsi la Confagricotura aveva
“tuonato” contro la Coldiretti,
che si era piazzata al primo posto, denunciando presunte irregolarità, sempre
relative alle operazioni di voto. A
questo punto bisognerà
aspettare il consiglio di lunedì prossimo in cui dovrà
avvenire la proclamazione
degli eletti e dei consorziati.
E soprattutto del presidente, di un componente
della deputazione amministrativa e del collegio dei
conti. Anche in questo caso,
dopo gli anni in cui a guidare il consorzio è stato l'avvocato Titta Valenzise, bisognerà capire come gli eletti
intenderanno muoversi, e
se, soprattutto, il nome del
nuovo presidente arriverà
già lunedì prossimo.
Trovata
una sintesi
a Laureana
vico consesso della città del porto più
grande del Mediterraneo, si troverà ad affrontare un'altra emergenza, altrettanto
importante, come quella della sicurezza
dei cittadini e delle attività commerciali.
In molti ricorderanno, ad esempio, le cartucce e le bottiglie contenenti liquido infiammabile lasciate davanti ad un'attività commerciale, nelle scorse settimane.
Ma come questo tanti altri sono gli episodi criminali che in questo periodo stanno interessando il territorio gioiese. Mai
come in questo periodo, dunque, la politica locale ha bisogno di fare quadrato su
questioni delicate, ed il consiglio di domani, di sicuro, potrà essere l'occasione
per approfondire il problema.
SAN FERDINANDO - Due malviventi a volto coperto e in pieno
giorno, hanno svaligiato, domenica, una tabaccheria sita in via
Provinciale. All'interno dell'esercizio commerciale, di proprietà di
E.C., 76 anni, al momento della
rapina, vi erano anche alcuni
clienti che hanno assistito, impauriti, alle minacce che i due
malviventi hanno fatto al titolare,
al quale i due, armati di pistola,
hanno intimato di consegnare
l'intero incasso della giornata, circa 500 euro. Dopo aver incassato la somma, i due si sono dileguati a piedi.
Cinquefrondi. Preso di mira il “Della Scala”
Vandali ancora in azione
danneggiata la scuola
di SIMONA GERACE
Una finestra danneggiata dai vandali
IN BREVE
Autovettura interessata
da un incendio a Taurianova
TAURIANOVA - Ancora raid incendiari nel territorio della Piana di Gioia Tauro. Questa volta a farne le spese, durante la notte tra sabato e domenica,
una Fiat Punto. L'automobile, di proprietà di S.R.,
59 anni del luogo, si trovava parcheggiata nelle
vicinanze dell'abitazione del proprietario. Appena notate le fiamme, subito la chiamata alle Forze
dell'Ordine e ai Vigili del Fuoco. Sul posto sono
giunti i Carabinieri della Compagnia di Taurianova, che hanno prontamente dato il via ad un'intensa attività investigativa per cercare di fare piena
luce sul “perché” dell'incendio all'automobile.
CINQUEFRONDI - Ennesimo raid
vandalico, il secondo nel giro di tre
settimane, presso l'Istituto Comprensivo “Francesco della Scala”. Nella
notte tra domenica e lunedì, ignoti si
sono introdotti nel cortile della scuola
edaunpunto piùnascostohannotentato, con l'ausilio di un pezzo di legno,
di rompere il vetro di una stanza vuota, per introdursi all'interno dell'edificio. Nonostante il vetro sia stato solo
scheggiato, i fautori dell'atto vandalico sono riusciti comunque a entrare
nella scuola.
L'ipotesi più remota, ma l'unica attualmente plausibile, sembrerebbe
propendere verso lo svitamento di
un'anta della finestra, trovata poi semiaperta. Ad accorgersi dell'accaduto è stato il personale scolastico che ieri mattina ha trovato i vetri a terra e il
corridoio completamente allagato:
chi si èintrodotto nell'edificio, infatti,
ha perfino svitato la valvola di sfogo
dei termosifoni. Quella danneggiata
nella notte di domenica non è stata l'unica finestra presa di mira dai vandali
nell'ultimo periodo. Nelle immediate
vicinanze ce ne sono tante altre su cui
è ben visibile un tentativo di scasso e
diversi vetri sono completamente
frantumati.
La scuola è, uno di quegli edifici in
cui dovrebbe, a breve, essere installato
un sistema di videosorveglianza. Resta dunque alta l'emergenza microcriminalità a Cinquefrondi, che dovrebbe essere seriamente affrontata,
sia se i vandali hanno agito in questo
modo per bigiare un giorno di scuola,
sia se si tratta diuna sfida diretta a chi
opera a favore della legalità.
POLISTENA - Stanno già ricevendo gli avvisi di conclusione delle indagini i legali
delle persone indagate nell'ambito dell'inchiesta “Scacco Matto”, che nel marzo
scorso vide finire dietro le
sbarre più di trenta persone,
presunte appartenenti alla
cosca Longo di Polistena. Si
chiude così il primo capitolo
relativo alla vicenda, e presumibilmente nel mese di gennaio prenderanno il via le
udienze davanti al Gup.
Lo scorso 15 marzo, dunque, era stata eseguita, per
trentacinque persone, l'ordinanza di custodia cautelare
in carcere, firmata dal gip
Tommasina Cotroneo su richiesta del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Marco Colamonici. Contestualmente erano
state sequestrate una serie di
aziende e di immobili per un
valore di oltre trenta milioni
di euro. A seguito dell'operazione, nello scorso settembre, erano stati apposti i sigilli anche a delle attività
commerciali ubicate a Siderno, dove la Polizia di Stato mise sotto sequestro dei beni
mobili e immobili intestati ad
un presunto prestanome
della cosca. Dopo gli arresti
di marzo, comunque, alcuni
dei soggetti coinvolti erano
stati scarcerati. Il nodo centrale dell'inchiesta, comunque, rimane quello dei lavori
relativi al polo scolastico dell'istituto “Renda”, dove si
concentrò in modo particolare l'attività degli inquirenti.
I lavori, tuttora in corso, erano stati aggiudicati da una
ditta di Fondi, in provincia di
Latina, la “Gival”.
La ditta si sarebbe affidata,
attraverso una serie di noli,
alla ditta dell'imprenditore,
testimone di giustizia, Gaetano Saffioti, salvo poi ridimensionarne la posizione a
vantaggio di ditte tutte riconducibili alla cosca Longo.
Nella ricostruzione della vicenda, peraltro, un ruolo assai significativo hanno avuto proprio le dichiarazioni di
Saffioti, che ha aiutato gli inquirenti a scoprire quello
che venne definito «un perfetto connubio affaristicomafioso». Dalle carte dell'inchiesta, emergerebbe anche
una sorta di “spartizione”del
territorio cittadino, due distinte consorterie, ciascuna
dominante in undiverso ambito della zona indicata a seguito di spartizione territoriale derivante da una pax
mafiosa.
La cosca Longo nella zona
della cosiddetta 'Polistena
nuova', la cosca Spataro-Versace operante nella zona di
'Polistena vecchia'. «Una potente associazione - recitava
l'ordinanza - che si sarebbe
avvalsa avvale della forza
d'intimidazione del vincolo
associativo e della condizione di assoggettamento e di
omertà che ne deriva, allo
scopo di commettere delitti
come omicidi, rapine, estorsioni, furti, danneggiamenti, detenzione e porto illegale
di armi, anche da guerra, ed
esplosivi; acquisire in modo
diretto o indiretto il controllo
e la gestione di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e comunque per
realizzare per sé e per altri
profitti e vantaggi ingiusti».
fra. pap.
do. ga
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Piana
Martedì 6 dicembre 2011
Scalea, Belvedere, Cetraro e costa tirrenica
Martedì 6 dicembre 2011
Cetraro. Lettera congiunta di Giuseppe Aieta e di Beniamino Iacovo, presidente dell’assise
Un Consiglio con il prefetto
Chiesto dal sindaco dopo l’atto intimidatorio al consigliere Pascarelli
di CLELIA ROVALE
CETRARO -Con unalettera a
firma congiunta, il sindaco
di Cetraro, Giuseppe Aieta, e
il presidente del Consiglio comunale, Beniamino Iacovo,
dopo l’ennesimo e grave atto
intimidatorio verificatosi in
città, questa volta ai danni del
consigliere comunale Franco Pascarelli, più volte assessore in precedenti giunte e
sindaco nel 1991, chiedono al
Prefetto di Cosenza, Raffaele
Cannizzaro, di convocare,
proprio a Cetraro, al più presto, il Comitato per l'ordine e
la sicurezza pubblica.
«Visti gli ultimi gravi attacchi alla legalità e all’ordine pubblico - hanno scritto
Aieta eIacovo rivolgendosial
Prefetto - che la Città, negli
ultimi giorni, ha subito insieme ai cittadini e alle sue Istituzioni, culminati nell’attentato incendiario all’auto del
consigliere comunale, Franco Pascarelli, ci vediamo costretti, a nome dell’intero
Consiglio di Cetraro, a richiesta di convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza
pubblica da tenersi proprio
in questo Comune.
Rapine, attentati contro
esercizi commerciali, incendi di automobili, atti di vandalismo contro il patrimonio
pubblico - hanno poi ricordato i due rappresentanti istituzionali cetraresi - sono ormai
episodi che hanno assunto
una frequenza impressionante e allarmante. I cittadini, ma soprattutto i commercianti, quotidianamente rivolgono appelli alle Istituzioni locali, timorosi per la propria incolumità e per le sorti
delle attività portate avanti
con enormi sacrifici. Episodi
come questi testimoniano la
recrudescenza di un fenomeno criminale in espansione,
che non ci lascia tranquilli e
che ha trascinato nello sconforto un’intera comunità. Come rappresentanti delle Istituzioni - si legge ancora nella
nota - avvertiamo il dovere di
essere garanti del bisogno di
Il sindaco Giuseppe Aieta
legalità e tranquillità che tutta la Città desidera. Per questo abbiamo chiesto l'intervento del Prefetto, quale guida sicura di tutore della legalità, dell’ordine e della sicurezza pubblica, avendone conosciuto sensibilità e doti
umane, che certamente ri-
Cetraro. Sui temi della legalità e dell’ordine e sicurezza
I Democratici pronti al dibattito
CETRARO - Anche i Giovani Democratici
calabresi, dopo l’ennesimo atto vandalico
verificatosi a Cetraro ai danni del consigliere comunale Franco Pascarelli, al quale, come è noto, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, ignoti hanno incendiato l’autovettura, hanno sentito la necessità di far
arrivare allo stesso e alla città la propria solidarietà.
«I Giovani Democratici calabresi - si legge, infatti, in una nota - esprimono vicinanza al consigliere di maggioranza di Cetraro, Franco Pascarelli, per il vile atto vandalico perpetrato, l’altra notte, ai danni della
Scalea. Nota del commissario Davide Gravina
Dal Consorzio Valle Lao
gli auguri al parlamentare
europeo Gino Trematerra
SCALEA – Dal Consorzio di
bonifica integrale dei bacini del Tirreno cosentino,
che ha sede a Scalea, arriva
un messaggio di auguri al
senatore Gino Trematerra,
che è entrato a far parte del
Parlamento europeo. Il
commissario straordinario del Consorzio, conosciuto come Valle Lao, Davide
Gravina, ha diffuso una nota ad insediamento avvenuto a Strasburgo da parte del
senatore.
Lo stesso Gino Trematerra, negli anni passati, ha
più volte seguito l'attività
del Consorzio di Bonifica e
dei lavoratori. «L’insediamento del senatore Gino
Trematerra, fra i banchi del
Parlamento europeo – scrive Davide Gravina - rappresenta,
indubbiamente,
un’ottima occasione di riscatto, per quel che concerne anche la rappresentanza
in sede comunitaria, di
un’intera regione e, tenendo conto dei consensi ottenuti alle ultime elezioni europee, anche di tutto il Meridione». Il Commissario
straordinario del Consorzio di bonifica ritiene che
porterebbero serenità tra i
miei cittadini».
Motivando, poi, nello specifico la propria richiesta,
Aieta e Iacovo hanno aggiunto: «La convocazione di un
Comitato, oltre che a valutare
e pianificare il coordinamento delle operazioni future di
contrasto della criminalità a
Cetraro, concertando gli interventi atti a impedire a forze avulse di violentare la pace
e la tranquillità di una comunità pacifica, significherebbe indicare ai cittadini che la
presenza dello Stato è viva
più che mai e pronta a garantire la dovuta serenità.
E’, infatti, ormai indispensabile coordinare un modello
di azione uniforme e condiviso, che si fondi sulla continuità,
sulla
concretezza
dell’azione, sulla organizzazione delle modalità operative. E’motivo di soddisfazione
per questa Amministrazione
evidenziare i grandi risultati
che l’azione sul campo delle
Forze dell’ordine e della magistratura ha consentito di
raggiungerenegli ultimianni. Per questo motivo - concludono Aieta e Iacovo - riteniamo importante non abbassare la guardia per non disperdere il patrimonio di successi di questi anni. Il Consiglio, l’Amministrazione, i
partiti, le associazioni, la
scuola e la chiesa saranno in
prima fila, come sempre è avvenuto nel tempo, in tutte
quelle attività utili a contrastare fenomeni delinquenziali che destabilizzano la nostra comunità.
l'ingresso del parlamentare europeo possa rappresentare un'opportunità politica per il territorio. «Non
sta a me – scrive ancora
Gravina - ricordare le doti
politiche e le qualità del senatore Trematerra e credo
non ce ne sia nemmeno bisogno, ma è importante sottolineare le numerose opportunità che, d’oggi in
avanti, si apriranno per il
nostro territorio. La concretezza e, soprattutto, la
serietà del nostro nuovo europarlamentare, sono garanzia di un impegno costante e quotidiano che si
farà sentire e di cui abbiamo anche bisogno.
A lui, pertanto, formulo i
miei personali auguri di
buon lavoro e quelli dell’intera struttura del Consorzio di bonifica che mi onoro
di presiedere – conclude
Davide Gravina - sicuro
dell’alto apporto in termini
di attivismo, dinamismo e
di qualità che la presenza
del senatore Gino Trematerra, in seno al Parlamento europeo, porterà con
sé».
m. c.
sua autovettura. Sostengono, inoltre, le
iniziative che la Giunta comunale e le forze
politiche intendono intraprende nei prossimi giorni e condividono la scelta di chiedere la convocazione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico nella cittadina
tirrenica». In particolare, nella nota, il segretario dei Giovani Democratici calabresi, Luigi Guglielmelli, ha reso noto che:
«Intende, peraltro, organizzare proprio a
Cetraro un dibattito serrato sui temi della
legalità e puntare i riflettori per il rilancio
dell’immagine della città».
cle. ro.
Attività del Corpo forestale dello Stato
Buonvicino. Dalla Forestale
Sequestrata
un'area di rifiuti
di MATTEO CAVA
BUONVICINO – Il comando provinciale del Corpo forestale è impegnato sul territorio per evitare la distruzione di alberi. In questo
particolare periodo, sistematicamente, vengono eliminate piante per essere
utilizzate come legna da ardere.
Nell'ambito di questi
controlli, ci si imbatte anche in cumuli di rifiuti abbandonati nel bel mezzo di
aree verdi. Gli uomini del
Comando stazione forestale di Sangineto hanno posto sotto sequestro una vasta area di circa quattromila metri quadrati nel territorio del comune di Buonvicino, in contrada Lago.
In quel luogo è stato rinvenuto un deposito abusivo di
materiale, realizzato senza
alcuna autorizzazione. Al
suo interno sono stati rinvenuti materiali terrosi,
fanno sapere dal Comando
Gloria Casella scelta nella categoria della moda
Una diamantese eletta
“Star” al concorso nazionale
DIAMANTE – Una stella
nazionale nel settore moda.
E' Gloria Casella, diamantese, una delle vincitrici del
concorso “Stars, nuove
stelle per lo spettacolo”. La
manifestazione che ha catturato l'attenzione del pubblico si è svolta nei giorni
scorsi a Fiuggi, al Teatro
comunale cittadino. Gloria
Casella è stata scelta per la
categoria “Moda”.
Per la cronaca, vincitrice
della finale nazionale è stata la salernitana di Agropoli, Lucrezia Gruppuso, che
rappresenterà, quindi, la
Stella nel manifesto 2012
del concorso. Gloria Casella ha partecipato alla serie
di prove durata tre giorni.
Una serie di scatti fotografici negli angoli più suggestivi della città termale.
“Stars, nuove stelle per lo
spettacolo” è un concorsocasting che ha l’obiettivo di
selezionare ragazze non solo per il settore della moda,
ma anche per la pubblicità,
il cinema e la televisione.
«Nasce – spiega l'organizzatore - con l’idea di abbracciare tutte le sfaccettature del mondo dello spet-
A sinistra Gloria Casella
tacolo». Il creatore dell'evento è Marino Anzani Ciliberti dell’Agenzia Fantasy.
Lo spettacolo della manifestazione conclusiva è stato
condotto da Federica Ferrero e dal toscano Federico
Menchetti.
La fotografia e post-produzione video sono invece
firmati da due diamantesi:
Mario e Stefano Pagano di
Tele Diamante, assistente
di studio Federico Pasqua.
Nel dettaglio le fasce distribuite sono cinque: per la
moda quella assegnata alla calabrese Gloria Casella di
Diamante; per lo
spettacolo cinema
assegnata
alla
campana, Tonia
Nobile; per la pubblicità è stata assegnata alla toscana
Beatrice Tanganelli; per la televisione, alla campana Emily Tamburrino; per lo spettacolo Hotel Universo Fiuggi assegnata a Veronica
Scognamiglio. Il
patron del concorso, Marino Anzani Ciliberti, il giorno dopo la manifestazione, è stato invitato
con le coreografe e con la
vincitrice Angelica Gruppuso da Gianfranco Bartalotta, docente all’università Roma tre, per presiedere, nella stessa università,
ad un incontro con gli studenti per discutere il tema
dello spettacolo. Soddisfazione a Diamante per il risultato raggiunto da Gloria Casella.
m. c.
provinciale del Corpo forestale, provenienti da scavi.
Nella stessa area anche altri rifiuti, residui di realizzazione di manufatti edilizi. A tal riguardo un uomo
di Belvedere Marittimo è
stato deferito all’autorità
giudiziaria per tale reato. I
controlli sono stati estesi
su tutto il territorio provinciale, in particolare, anche
in vista del periodo natalizio. La presenza di numerose pattuglie di uomini
del Corpo forestale nelle
aree verdi si è resa necessaria per combattere il fenomeno dei tagli abusivi e furtivi di legname.
Su tutto il territorio sono
impegnati gli uomini del
comandante provinciale,
primo dirigente, Francesco Curcio che nei giorni
scorsi hanno svolto servizi
mirati al controllo delle utilizzazioni boschive e alla
movimentazione di legname attraverso il trasporto
su strada.
Praia a Mare
Natale
all’insegna
dell’arte
presepiale
PRAIA A MARE –Natale dedicato ai presepi a Praia a Mare.
Con l’inaugurazione della Mostra dei presepi presso la sala
parrocchiale in via San Francesco e della Via dei Presepi
nel Fumarulo, ha preso il via
“Natale tra noi”, il programma per le festività organizzato
dal comitato Madonna della
Grotta di Praia a Mare con il
patrocinio dell’Amministrazione comunale. Punto forte
dell’edizione 2011 è il mercatino dell’avvento sul Viale della
Libertà previsto dal 9 all’11 dicembre con serate dedicate alla degustazione delle tradizionali grispelle, delle caldarroste oltre che allamusica dal vivo. L’intero programma pone
al centro la realizzazione, mostra e benedizione dei presepi
realizzati dai cittadini in tutti i
rioni di Praia a Mare. In ogni
occasione sono previsti momenti di preghiera e banchetti
con offerta di piatti della tradizione natalizia daparte dei vari quartieri. Il programma
culminerà con l’allestimento
tradizionale del presepe vivente ai piedi del santuario
mariano, il 6 gennaio 2012, e
con la premiazione del Presepe in famiglia dell’8 gennaio.
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36 Cosenza
Drapia. Modifiche pattuite all’indomani della vittoria elettorale della lista guidata da Porcelli
Verso il rimpasto di Giunta
Peppe Carlino nuovo vicesindaco. Rosa Pugliese sostituirà Romina Mazzitelli
di MARIO VALLONE
DRAPIA - A breve, probabilmente prima della fine
dell’anno, il sindaco di Drapia Alessandro Porcelli
procederà alla rimodulazione della sua giunta. Secondo accordi preelettorali, poi di nuovo sanciti nel
momento in cui la lista che
appoggiava Porcelli ha
vinto le elezioni (giugno
2009), alcuni amministratori drapiesi dovranno dare le proprie dimissioni a
metà dei cinque anni del
mandato conferito dagli
elettori al primo cittadino
(quindi proprio a dicembre
2011).
L’attuale vicesindaco Cosmo Vallone (delega a Turismo, Sport e Personale) cederà il proprio ruolo a Peppe Carlino, mentre l’assessore all’Ambiente Romina
Mazzitelli dovrà dimettersi
per far entrare in giunta
Rosa Pugliese (parente di
quarto grado del sindaco
che può essere nominata
assessore dopo l’approvazione di una modifica statuaria che circa un anno fa
aveva prodotto un intenso
dibattito in consiglio tra
maggioranza e opposizione). Ma il riassetto della
maggioranza consiliare
potrebbe non finire qui. In
Giunta, o in Consiglio, potrebbe infatti entrare Enza
Cricelli, primo candidato
non eletto alle amministrative di giugno 2009.
Se questo si dovesse verificare le dovrebbe far posto,
naturalmente, un consigliere o un assessore. Da
segnalare che la carica di
vicesindaco, come da prassi consolidata nel Comune
di Drapia, nel rimpasto di
cui si sta dicendo passa da
Il palazzo municipale di Drapia e il sindaco Alessandro Porcelli: a breve dovrebbe annunciare la rimodulazione dell’esecutivo
un brattiroese, Cosmo Vallone, ad un altro brattiroese Peppe Carlino (Carlino ,
tuttavia,non è nativo di
Brattirò ma comunque è
sposato e vive in questo
paese).
Questo si rende necessario, almeno nella concezione politica sempre adope-
Briatico
A Potenzoni
al via
il concorso
natalizio
rata nel contesto drapiese,
per mantenere equilibri di
potere tra le frazioni (visto
che il sindaco Porcelli è di
Caria, il vicesindaco deve
essere di Brattirò; viceversa, quando il sindaco è di
Brattirò, la carica di vicesindaco va ad uno di Caria).
Da precisare anche che le
altre due piccole frazioni,
Drapia sede municipale ma
con meno di 200 abitanti e
Gasponi con circa 350 residenti, dopo il rimpasto continueranno comunque ad
avere il loro rappresentante in giunta: il drapiese
Matteo Mazzitelli e il gasponese Vincenzo Loiaco-
BRIATICO – Non c’è che dire: quadra si
tratta di organizzare manifestazioni, che
diano visibilità al piccolo paese e di riflesso
all’intero comune, la frazione Potenzoni
batte tutti sul tempo. Basti pensare alla
“Infiorata”. Adesso si avvicina Natale ed
ecco che la Confraternita lancia il suo slogan “Natale a Potenzoni”, annunciando
un primo programma.
Si tratta in realtà di un concorso particolare perché serve a rinverdire e fare conoscereai giovanilevecchiecanzoni epoesie
natalizie, nenie e quant’altro, che sicanta-
no. Il rimanente tassello
nell’organo di governo comunale era occupato da
una donna di Caria (Romina Mazzitelli) e, come detto,
dovrebbe passare ad un’altra donna sempre di Caria
(Rosa Pugliese).
Rimanendo in tema di cariche, visto che in futuro,
vano nell’imminenza di Natale, in attesa
dell’arrivo del Redentore in chiesa e a casa
davanti al presepe, simbolo per antonomasia della festa più bella sentita dell’anno.
L’albero di Natale, l’abete dalle palline
multicolori e illuminate, era pressoché
sconosciuto. Canti tutti in dialetto anche
perché la lingua italiana era appannaggio
di pochissimi.
Il Concorso natalizio della Confraternita intende proprio questo: riscoprire questi antichi brani, poesie, litanie e filastrocche senza escludere tuttavia nuove com-
dopo la modifica statuaria
di circa un anno fa, il Consiglio comunale dovrà nominare un presidente per gestire i lavori dell’assemblea
municipale , la persona che
sembra dover ricoprire
questo incarico è Mimma
Meligrana di Brattirò, consigliere di maggioranza.
posizioni ovviamente sul medesimo tema.
Brani vecchi e nuovi devono essere consegnati, a partire da giovedì prossimo e non
oltre sabato 24 dicembre, nella cappellina
di Potenzoni. Il Concorso prevede pure un
concorso per il migliore presepe in miniatura. Naturalmente come ogni concorso
che si rispettaci sarà un vincitoreche sarà
premiato nel corso di una cerimonia che
avverrà nella sede della Confrtaernita la
sera del 6 gennaio 2012, festa dell’Epifania.
d. m.
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Vibo 27
Provincia
Martedì 6 dicembre 2011
8
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
S T R E T T O
ora
’ndrine, giudici e politica
REGGIO CALABRIA
«Chi poteva immaginare
una cosa del genere, di Franco Morelli, una persona vicina
alla chiesa, scoperta a flirtare
con i poteri criminali? Siamo
rimasti tutti sorpresi. Non potevamo sapere. Alzi la mano
chi può dire il contrario». Il
governatore della Calabria
Giuseppe Scopelliti esce allo
scoperto sulla poderosa operazione antindrangheta della
scorsa settimana che ha portato all’arresto del consigliere
regionale e presidente della
commissione Bilancio Franco
Morelli intervenendo nella
sessione inaugurale de “La ferita” promossa dal Museo della ’ndrangheta ed incentrata,
quest’anno, sul legame area
grigia-’ndrangheta. Un’occasione per sostenere anche che
«il voto a Reggio è prevalentemente libero. La ’ndrangheta
vota chi vince, il suo obiettivo
è di infiltrarsi in chi governa.
Tutti sottoscrissero un codice
etico. Siamo stati i primi a farlo per selezionare le candidature e - precisa - sono stato io
a dire ai calabresi di non votare alcuni nomi quando Belcastro e Zavettieri prepararono
le proprie liste. Poi succede
che Zappalà chiede il voto al
boss non prima ma durante le
elezioni, dopo essere stato
candidato. Ho addirittura
chiesto ad alcuni candidati di
portare il certificato del casellario giudiziale ritrovandomi
alcune persone che sono andate dal boss Pelle a lamen-
Scopelliti: «Su Morelli
non potevamo sapere»
L’intervento del governatore al convegno sulla zona grigia
Attenzione a non
delegittimare la
politica. Ciò serve solo
alla ’ndrangheta e ai
poteri occulti che
pensano così di poter
condizionare l’azione
politica nei territori
SORPRESO Il governatore Giuseppe Scopelliti è uscito allo scoperto sul caso Morelli
tarsi di me». Connettendo
queste affermazioni specifiche
al tema più generale, il governatore evidenzia: «Di ’ndrangheta bisogna parlare coinvolgendo anche le istituzioni perché chi ha il compito di governare sa cosa vuol dire esercitare questo potere tra vari condizionamenti».
Secondo
Scopelliti, inoltre, sul problema infiltrazioni mafiose-poli-
tica «è stato posto un argine
ma esso, forse, non basta e
siamo pronti a discutere». Poi
lancia un monito: «Attenzione a non delegittimare la politica». E invita a fare «analisi
coerenti e a 360 gradi» sulla
problematica senza puntare il
dito solo sulla politica. Il presidente della Regione Calabria
è un fiume in piena e parlando di area grigia dice anche:
«Perché in questa regione i
quotidiani calabresi ogni anno perdono 600-700mila euro? L’informazione è un settore in cui c’è gente sempre
pronta ad investire con la giustificazione che si vuole offrire un contributo di crescita ai
calabresi. Come è possibile
che possano nascere nuovi
giornali e per fare cosa in una
regione dove si legge poco o
niente». Poi aggiunge: «Se la
mafia votava Morisani, che ha
preso 50 voti e Agliano che ne
ha presi solo 40 vuol dire che
non conta niente». Facendo
riferimento a quando era sindaco di Reggio evidenzia:
«Abbiamo messo delle regole.
Ci sono leggi nazionali secondo cui se un politico chiede a
un dirigente di fare un progetto, quest’ultimo può dire di no
e bloccare tutto e il dirigente
prende uno stipendio doppio
rispetto al sindaco proprio per
il suo ruolo di responsabilità.
Purtroppo c’è chi ha sbagliato
e vedremo che succederà. In
Prefettura, poi, abbiamo parlato spesso delle società miste,
che non ho fatto io e che non
sono avulse dal territorio». «A
Reggio - conclude - è stato pagato troppo lo scotto delle liti
tra poteri dello Stato. Le partite si vincono con la collegialità, il dialogo e il confronto».
Nel corso dell’incontro ha
preso la parola anche il presidente del consiglio regionale
Franco Talarico: «Il nostro
impegno - ha affermato - è
quello di far capire ai giovani
che la politica non è marcia.
Certo, in questo momento
non c’è un grande livello di
credibilità, ma dobbiamo tutti contribuire a salvaguardarla, soprattutto per tutelare le
istituzioni. Dalla politica si
può fare qualcosa di utile per
la necessità di riscatto che c’è
nella nostra regione». E ancora: «Quando mi reco al Nord
percepisco da parte degli altri
la percezione dell’enormità di
quello che succede in Calabria. È vero, ci sono problematiche forti, ma quella che
esce è una immagine triplicata rispetto a quello che realmente avviene. Tocca a noi
smontare questa immagine,
per cancellare l’opera di screditamento generale che colpisce una terra».
ALESSANDRO CRUPI
[email protected]
«Ma la giustizia merita fiducia»
Il presidente del tribunale reggino: disagio per quanto accaduto
Il tribunale di Reggio Calabria
Fini: «Deve mobilitarsi anche la società civile»
REGGIO CALABRIA Combattere le infiltrazioni nelle istituzioni e nel mondo economico è un’azione indispensabile che può essere
portata avanti con successo soltanto attraverso
la mobilitazione della società civile, che si affianchi e sorregga le attività di indagine e di repressione». Lo ha sostenuto il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio inviato in occasione del seminario sul tema
complessiva efficienza e trasparenza dei negli organi competenti ricordando che
nostri uffici facciano fede gli atti e dobbia- «si parla di condotte individuali in quanmo continuare nel lavoro che stiamo svol- to l’indagine riguarda i singoli magistrati,
gendo. Tutti gli uomini delle istituzioni, non certo uffici giudiziari» rivendicando
magistrati in primis, dela professionalità del lavoro portato avanti dal
vono essere più rigorosi
Gerardis
tribunale di Reggio, «i cui
degli altri. Rifletteremo
sottolinea:
risultati - precisa - sono
su come rendere ancora
sotto gli occhi di tutti con
più trasparenti e pubbli«L’indagine
pronunce anche decisive
ci i nostri percorsi di vita
riguarda
i
singoli
per l’affermazione della
e familiari. Ci rendiamo
magistrati»
legalità e quindi per il
conto che le ferite procontrasto alla ’ndranghefonde richiedono tempo
per rimarginarsi ma – ribadisce – dob- ta». E il procuratore generale di Reggio
biamo trovare i modi migliori per dimo- Salvatore Di Landro loda l’iniziativa del
strare l’irreprensibilità dei nostri compor- Museo della ’ndrangheta sostenendo il vatamenti». In merito alla vicenda di Giglio, lore di andare nelle scuole per parlare di
Gerardis ha manifestato la totale fiducia legalità «passando dalle parole ai fatti dei
nostri comportamenti quotidiani» mentre il vicario generale della Curia don Antonino Iachino afferma: «I mafiosi si mimetizzano anche frequentando le chiese e
alla criminalità». «Occorre sostenere, sopratnon sempre si rispettano le norme della
tutto tra i giovani - ha aggiunto Fini - ogni inichiesa per prevenire la loro presenza. È
ziativa volta a sensibilizzare la collettività dei
blasfemo il mafioso che si professa cristiavalori della giustizia e della democrazia che sono». Anche il presidente della Camera di
no a fondamento della nostra Costituzione e
Commercio Lucio Dattola non si sottrae al
che costituiscono le condizioni essenziali per lo
confronto sul tema in oggetto: «La forza
sviluppo di una società libera, fondata sulla lepersuasiva della ’ndrangheta è molto alta
galità e sul progresso civile». Fini ha concluso
ma quando qualcuno sbaglia deve essere
rinnovando il suo «plauso alla magistratura ed
messo fuori dai circuiti della politica. Il
alle forze dell’ordine per gli importanti succesproblema più difficile da risolvere è la
si conseguiti negli ultimi anni contro la crimimentalità mafiosa ma credo che siamo
nalità organizzata».
sulla strada giusta e guai a tornare indietro». (a. c.)
REGGIO C. Non fa mistero di un certo disagio «non personale» il presidente
del tribunale di Reggio Luciano Gerardis
intervenendo a “La ferita” «ma connesso
al ruolo di presidente del tribunale di appartenenza di un magistrato pesantemente accusato di contiguità con la ’ndrangheta e di altre condotte gravemente illecite». Il riferimento è ovviamente al clamoroso arresto del presidente della Corte d’Assise Vincenzo Giglio, accusato di
corruzione e favoreggiamento personale
di un esponente del clan Lampada. Ed anche Gerardis ammonisce sul rischio-credibilità verso le istituzioni. «Non vorremmo che tutto ciò – sottolinea – si traducesse in un’immeritata sfiducia verso gli organi giudiziari. Siamo convinti che della
“L’area grigia della ’ndrangheta” promosso dal
Museo della ’ndrangheta di Reggio Calabria.
«La scelta di dedicare i vostri lavori - ha scritto
Fini nel suo messaggio agli organizzatori - alla
pervasiva attività di infiltrazione delle organizzazioni malavitose nella società civile, consente di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su un aspetto fondamentale che deve essere tenuto costantemente presente nella lotta
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’ndrine, giudici e politica
Arena e Raffa:
non si mortifichi
il ruolo della politica
il prefetto varratta
«Il vero male
è la mentalità
mafiosa»
Per il sindaco e il presidente della Provincia
c’è il rischio che si delegittimino le istituzioni
REGGIO CALABRIA
Voto di scambio, burocrazia spesso malata
e anello di congiunzione con il potere criminale e pessimismo verso le istituzioni sull’onda emotiva degli ultimi arresti eccellenti. Sono questi i pericoli da cui mettono in guardia
nel quadro dell’azione di contrasto alla cosiddetta area grigia il presidente della Provincia
di Reggio Giuseppe Raffa e il sindaco della
città, Demetrio Arena, aprendo il primo convegno del ciclo “La ferita” del Museo della
’ndrangheta.
Il rapporto area grigia-politica-criminalità
organizzata tiene banco. «Purtroppo tutte le
istituzioni politiche, la magistratura e le forze dell’ordine non sono esenti dalla persuasività della ’ndrangheta. Ciò significa che non
esistono barriere molto forti e le istituzioni
sono spesso accerchiate e asfissiate. La politica, forse, non è riuscita a chiudere questi canali di permeabilità». Giuseppe Raffa entra
subito nel cuore del problema ed è ancora più
chiaro quando sottolinea che «la politica si
presta spesso a tali connivenze perché alla base c’è il consenso, con il potere elettorale gestito dai clan malavitosi». Un passaggio importante che si lega all’obiettivo, imprescindibile, di ridare credibilità alle istituzioni nel rispetto delle leggi e dei regolamenti. E qui po-
ne un problema preciso: «La burocrazia degli enti pubblici non è esente da capacità persuasive e nelle sue pieghe, spesso malate, si
consuma l’area grigia». «Siamo sempre garantisti – sostiene ancora Raffa – ma bisogna sempre rispondere alla legge e alla propria coscienza. Le leggi difficilmente individuano responsabilità penali nel voto di scambio. Va esaltato il ruolo della politica, che queste dinamiche mortificano, con comportamenti etici».
Il sindaco di Reggio Arena, invece, mette
l’allerta dal rischio di «disgregare la società e
fare tornare questa città al pessimismo degli
anni in cui era in coda a tutte le classifiche
nazionali». Il primo cittadino, che si dichiara
«estremamente turbato per quanto è successo», sottolinea, infatti, il timore che «una volta individuato l’obiettivo della zona grigia, si
aprano scenari pericolosi perché c’è sempre
chi pensa di potersi inserire e giocare le proprie partite che non sono quelle della legalità, ma sono partite politiche e di avanzamento delle posizioni personali». Secondo Arena
la battaglia più difficile è proprio nel momento in cui si aggredisce la zona grigia e «per
questo la comunità dev’essere anche pronta a
fronteggiare quanto accaduto qualche giorno fa». Anche Arena, come Scopelliti, parla
dell’informazione: «Ho scritto una lettera al
Dall’alto, il sindaco di Reggio Demetrio Arena
e il presidente provinciale Giuseppe Raffa
direttore di Repubblica ma non l’ho mai inviata. È giusto fare esplodere le situazioni che
non vanno ma una cosa è raccontare i fatti,
un’altra è fare i titoloni rappresentando Reggio come una città condannata ad essere
emarginata. Questo è un momento delicato in
cui si può far naufragare gli sforzi fatti dalla
città per emergere. Non ci facciamo tirare nel
gioco al massacro da chi non ha l’interesse di
combattere la ’ndrangheta ma solo quello di
perseguire interessi personali».
a. c.
il procuratore gratteri
«Oggi i capimafia
stanno ai vertici
degli enti pubblici»
REGGIO C. Al centro degli interventi di ieri pomeriggio sulla zona grigia quello del procuratore aggiunto antimafia Nicola Gratteri, che in merito ha affermato: «Si definisce zona grigia, lo
dico per comodità di tutti, chi fa il mafioso con la laurea, chi fa il mafioso avendo un incarico pubblico o un lavoro privato di prestigio. Per questo non la chiamerei zona grigia, si tratta invece di
soggetti che sono funzionali al potere mafioso. Oggi i capimafia sono laureati, sono medici, avvocati e sono inseriti ai vertici della pubblica amministrazione. Questo è il grande problema. Quando si parla di grandi colpi assestati alle organizzazioni mafiose, la ’ndrangheta si fa grandi risate
perché le mafie non sono un corpo estraneo alla società».
REGGIO CALABRIA «Sappiamo
che l’area grigia esiste, è vasta, ma dai
contorni ancora non ben definiti. Un
quadro complesso in cui ci sono tutti: la
politica, le istituzioni, le professioni, l’economia». Non risparmia alcuna categoria il prefetto di Reggio Calabria, Luigi
Varratta, introducendo i lavori del convegno promosso dal Museo della ’ndrangheta. Le collusioni, dice, ci sono, e nessun ambito ne è esente.
Varratta traccia anche una sorta di
profilo degli individui che sono parte integrante di questa zona grigia. «Un coacervo di soggetti - ha spiegato - legati da
complicità e collusioni, ma anche da rapporti diretti con la ’ndrangheta. Ma non
si tratta di soggetti che sono parte integrante della criminalità. Piuttosto sono
parte di un sistema di potere con una attività speculare a quella della ’ndrangheta, in cui si portano avanti comportamenti ed atteggiamenti che vengono ritenuti corretti. La mentalità mafiosa è il
male peggiore in confronto allo stesso fenomeno».
Un potere enorme che è quello che a
sua volta permette il rafforzamento e
l’esistenza stessa del potere mafioso.
«Sono convinto - ha affermato il prefetto - che l’area grigia decide le sorti stesse
della ’ndrangheta. È determinante, dunque, lavorare su questa area per immaginare un destino migliore per questa
terra. Perché la sola repressione da parte della magistratura, delle forze dell’ordine non basta. Si raggiungono risultati
che non sono risolutivi. Servono, invece,
scelte di campo nette. Decidere da che
parte stare. Abbiamo il dovere delle scelte». E citando Kant, Varratta ha aggiunto che «l’uomo dotato di ragione in certe situazioni deve effettuare una scelta
cui consegue un atteggiamento morale.
E quello della questione morale è un tema quanto mai attuale», ha aggiunto ricordando Aldo Moro quando affermava
che «questo Paese non si salverà se non
nascerà un nuovo senso del dovere». «È
questa la strada giusta - ha concluso Varratta - se vogliamo disegnare per questa
terra una strada migliore».
l’operazione
Giancarlo Giusti, gip a Palmi ma solo sulla carta
La nomina era avvenuta un mese prima del blitz ma è rimasta lettera morta
PALMI (RC) Quante volte è sta- zione “Lampada”, il magistrato ha
to scritto sui giornali, nell’ultima svolto le sue funzioni di giudice mosettimana, che Giancarlo Giusti nocratico prevalentemente nella se(nella foto), il magistrato indagato zione di Cinquefrondi, sede distacdalla Dda di Milano per i suoi rap- cata del Tribunale di Palmi.
Negli ambienti
porti con il clan
giudiziari si sostieLampada, quello
In realtà
ne, dal giorno delche avrebbe dovuto
continuava
l’avviso di garanzia
«fare il mafioso e
non il giudice»,
a fare il giudice nei suoi confronti e
dell’arresto eccelsvolgeva funzioni di
monocartico
lente del presidengip al Tribunale di
a
Cinquefrondi
te delle Misure di
Palmi? Il calcolo in
prevenzione Enzo
verità sarebbe inficiato da un errore che sta a monte: Giglio, che il presidente del Tribusì, perché in realtà Giusti il giudice nale di Palmi, Anna Maria Arena,
per le indagini preliminari non lo in effetti avrebbe previsto per Giuha mai fatto. Fino al giorno del blitz sti il trasferimento dalle funzioni di
della mobile di Milano per l’opera- giudice monocratico a quello di gip.
Il problema, però, è che il magistrato, quell’incarico, non è arrivato mai
a ricoprirlo. Sarebbe interessante
capire per quale motivo, quella nomina, sia rimasta lettera morta;
perché Giusti, da circa un mese prima del blitz di mercoledì scorso, destinato all’ufficio delle indagini preliminari sia rimasto invece giudice
monocratico a Cinquefrondi. E proprio nel suo studio di Cinquefrondi,
a riprova che nella sede centrale del
Tribunale di Palmi - dove si trovano gli uffici del gip-gup - Giusti ci
andava di solo rado e a fare udienza di processi di monocratico, gli
uomini della mobile hanno operato
la perquisizione la mattina del blitz
dell’operazione “Infinito”. Intanto,
mentre per il presidente della Corte d’assise di Reggio Calabria e delle Misure di prevenzione Giglio, è
al vaglio la sospensione dall’incarico e dello stipendio, si resta in attesa di conoscere il futuro del giudice
Giusti, magistrato che secondo l’accusa della Dda di Milano si faceva
pagare viaggi, escort e alberghi di
lusso dal clan Lampada.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
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TERRENI SOSPETTI
Le aziende agricole tenute sott’occhio dai
carabinieri e su cui sono partite le indagini
sfociate nell’operazione di ieri
Truffa milionaria con l’agricoltura
Quaranta le persone indagate, dodici sono finite agli arresti domiciliari
proprio dall’Arma territoriale,
che si era accorta dell’interesAllevamenti vuoti e distese se di alcuni personaggi vicini a
di falsi uliveti secolari aveva- famiglie di ‘ndrangheta della
no fruttato un milione di euro locride, in particolare i Moracirca tra il 2004 e il 2008. Quei bito-Bruzzaniti-Palamara e i
fondi dovevano servire al so- Mollica-Morabito di Africo e i
Vottaristegno del settoNirta di
re agricolo e zooAllevamenti e
Luca,
tecnico ma in reuliveti fantasma San
nella rialtà finivano nelchiesta di
le tasche di chi
finanziati per
aveva al massiquattro anni con finanziamenti como qualche cafondi comunitari munitari.
pra e pochi boviDa qui soni. La truffa è stata scoperta dai carabinieri del no partite le indagini che hanComando Politiche agricole e no disvelato un meccanismo
alimentari e del Comando di complicità che ha coinvolto
Provinciale di Reggio Calabria. anche responsabili e dipenLa segnalazione era arrivata denti dei centri di assistenza
REGGIO CALABRIA
agricola e dell’Agea, l’organizzazione che cura l’erogazione
dei contributi. Per 12 soggetti
il gip Daniela Oliva ha disposto
gli arresti domiciliari, mentre
in tutto gli indagati sono una
quarantina. I reati contestati
sono truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni
pubbliche, falsità ideologica
commessa da privato in atto
pubblico e falsità ideologica
commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Sono una
trentina le dichiarazioni fittizie accertate all’Agenzia per le
erogazioni in agricoltura. Sulle carte risultavano centinaia
di ovini e bovini mentre in realtà negli allevamenti ce n’erano meno di dieci. Anzi, a volte
«Sono mancati i controlli
anche i più elementari»
REGGIO C. «Si ha la sensazione di un
grosso spreco di denaro pubblico». Così il
procuratore aggiunto di Reggio Calabria
Ottavio Sferlazza ha commentato l’operazione dei carabinieri.
Il magistrato in conferenza stampa ha
parlato di un sistema «predatorio e parassitario» che presenta molte lacune consentendo la distrazione indebita dei finanziamenti e ha rilevato l’infedeltà dei pubblici ufficiali ai propri doveri.
«Il gip nell’ordinanza - ha rilevato Sferlazza - evidenzia come si siano verificati in
casi in cui anche un superficialissimo controllo avrebbe portato a ravvisare irregolarità». Parlando del sequestro disposto dal
giudice per l'indagine preliminare di circa
un milione di euro, il procuratore ha sostenuto inoltre che «la misura più efficace
non è la misura cautelare personale, ma
quella patrimoniale perché ci consente di
recuperare quanto è stato sottratto alla collettività».
Quanto alla vicinanza o appartenenza
degli indagati alle cosche di San Luca e
Africo, gli inquirenti hanno sottolineato
che non sono contestati reati di associazione mafiosa ma è stata ricostruita la re-
Ottavio Sferlazza alla conferenza di ieri
te di parentele che consente di poter affermare che si tratta di denaro sottratto in
maniera larga alla criminalità organizzata.
Il vice comandante provinciale Carlo Pieroni ha sottolineato ancora una volta l’ef-
non esisteva nemmeno la stalla. Le connivenze degli ispettori degli uffici provinciali agricoltura consistono nel non
aver effettuato i controlli delegati dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e aver sottoscritto verbali che confermavano quanto era falsamente
indicato nei registri delle
aziende agricole. Anche i dipendenti dei centri di assistenza agricola hanno dato il loro
contributo al compimento della truffa, poiché da incaricati
di pubblico servizio inserivano nel sistema informativo
agricolo nazionale domande
di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi. Altre truffe, in misura mi-
nore, sono state consumate nico Principato, 36 anni di Lonella percezione di contributi cri responsabile del Caa della
per la produzione di olio e di Coldiretti di Bianco; Pasquale
grano. Anche in questi casi i Furferi, di 56 anni e Carmelo
gestori dei frantoi rilasciavano Scaramozzino, di 57 anni, endocumentazione che attesta- trambi dipendenti dell’Ufficio
va la falsa quantità di olive mo- Agricolo di Zona di Brancaleone; Salvalite.
L’aspetto più
Documentazioni tore Scordo, Leo
interessante è il
e registri falsi
Condemi,
sequestro preventivo per equipresentati con la Rosa Glivalente che ha
connivenza degli gora,
Franceseo
colpito beni rifeispettori locali
Gligora,
ribili agli indagaGiuseppe
ti per un milione
di euro, cioè proprio quanto Frisina; Giuseppa Romeo.
hanno sottratto al territorio Maria Morabito; Pietro Favacon la percezione illecita dei suli; Elisabetto Nirta.
contributi. Sono stati arrestaANNALIA INCORONATO
ti (tutti ai domiciliari) [email protected]
la categoria
ficacia del “modello Reggio” dell’Arma che
mette in relazione tutte le articolazioni sul
territorio con i reparti specializzati. Il colonnello Maurizio Dellisanti del Comando Politiche agricole ha elogiato la collaborazione avviata con le associazioni di categoria per «preservare la Calabria da questi sistemi truffaldini. Togliere un milione
di euro di contributi al territorio significa
danneggiare gli allevatori e i produttori».
Il comandante dei carabinieri ha sostenuto che «l’Italia viene indicata come il Paese in cui si consumano più frodi ma ha un
buon sistema di controlli che viene svolto
anche con il supporto dell’Arma grazie all'istituzione del comando delle Politiche
agricole e dei Nuclei antifrode». L’ufficiale ha inoltre parlato di un recente incontro
con i vertici dell’Olaf, presieduto dal magistrato italiano Giovanni Kessler, per affinare la strategia di congelamento dei patrimoni.
I particolari dell’operazione sono stati
illustrati anche dal capitano Vincenzo Ferrara, comandante del Nucleo antifrode di
Salerno, che ha parlato del confronto dei
dati sulla grande mole di documentazione
acquisita nel corso delle indagini da cui
emergono alcune incongruenze, come l’accertamento di un ispettore in due aziende
distanti 50 km che sulla carta erano state
eseguite in mezz’ora. Manco fosse ubiquo.
a. i.
Allevatori calabresi soddisfatti
«Ottimo il lavoro dell’Arma»
REGGIO C. Il presidente dell’Associazione regionale Allevatori della Calabria, Francesco Macrì, in
una nota, rivolge «un plauso all’Arma dei carabinieri
di Locri e di Reggio Calabria, per la decisa e brillante operazione che ha inferto un duro colpo ad oltre
48 persone accusate, a vario titolo, di aver percepito
in modo illecito finanziamenti agricoli dall’Unione
Europea».
«Dalle indagini - prosegue - sarebbe emersa la
connivenza di addetti degli
uffici atti alla liquidazione
delle pratiche. Sono sempre più convinto della necessità di intraprendere
ogni azione di carattere
istituzionale finalizzata a
fare terra bruciata intorno
a chi ha in animo di distruggere o infangare il
comparto degli allevatori e
degli allevatori in genere e
assicuro il massimo impegno di questa presidenza a
sostenere qualsiasi iniziativa si voglia intraprendere, soprattutto in questo
momento storico per l’Ara,
considerato il riordino regionale e nazionale della
categoria».
Macrì, nel sottolineare
l’importanza di efficaci
azioni di contrasto come
quella realizzata ieri, sollecita «la politica, le istituzioni, le forze sociali ed economiche e i singoli cittadini a
tenere alta l’attenzione su
un fenomeno, quello delle
infiltrazioni mafiose, che
rischia di inquinare il tessuto sociale ed economico
onesto della nostra regione, e difendere invece le
Aziende e i lavoratori onesti che lavorano con impegno, costanza e serietà sul
territorio».
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GLI ARRESTATI
Sopra, da sinistra: Leo
Condemi, Pietro Favasuli,
Giuseppe Frisina, Pasquale
Fureri, Maria Morabito
Sotto, da sinistra: Elisabetta
Nirta, Domenico Principato,
Giuseppa Romeo, Carmelo
Scaramozzino
In basso, la conferenza
stampa degi inquirenti
GLI INDAGATI
Mollica Santina
Scordo Salvatore
Palamara Giovanna
Palamara Annunziata
Falzea Giuseppina
Favasuli Salvatore
Gligora Rosa
Gligora Francesco
Gligora Maria A.
Gligora Bruno
Gligora Piera
Spatara Veronica
Frisina Francesco
Romeo Pasquale
Morabito Giuseppa
Romeo Domenica
Bruzzaniti Leo
Romeo Pietro
Romeo Rosa
Favasuli Angela
De Giglio Ornella
Sculli Concetta
De Domenico Filippo
Nirta Sebastiano
Lagana Alessandra
Zappia Pasquale
Fallara Rosario
Costantino Francesco
Procopio Bernardo
Carioti Francesco
Strati Domenico
Mogli di pregiudicati
e ispettori genuflessi
C’è chi comprava nove capre e ne dichiarava trecento
REGGIO C. Hanno tutti cognomi
altisonanti. Si chiamano Mollica, Nirta, Morabito, Criaco, Romeo, Bruzzaniti. Sono agricoltori fantasma legati ai clan della ‘ndrangheta e hanno
truffato l’Unione europea. Chi ha un
marito in carcere, chi è sul libro paga
della mafia, chi è della famigghia.
Ispettori e funzionari della Provincia
di Reggio Calabria facevano guadagnare a tutti i piccioli di mamma Ue,
un miliardo di euro dilazionato in
quattro anni, dal 2004 al 2008, dicono gli inquirenti.
«L’indagine ha accertato - documenta il giudice per le indagini preliminari, Daniela Oliva - connivenze e
complicità. Alcuni ispettori degli “Uffici Provinciali Agricoltura” incaricati dei controlli hanno, nella qualità di
pubblici ufficiali, attestato in verbale
la presenza in allevamento di ovini e
caprini, in realtà mai posseduti dagli
allevatori».
È denaro sottratto alle pubbliche
casse, quello incassato dall’indagata
Santina Mollica, la consorte del pluripregiudicato recluso nel carcere di
Padova, Pasquale Casile. La donna,
nel 2004, ha bisogno di quattrini. Così, per intascare un aiutino comunitario, compra nove capre, ma ne dichia-
ra molte di più: 315, più di un gregge.
Il controllore, l’agrotecnico Carmelo
Scaramozzino, funzionario della Provincia con ufficio a Brancaleone, si è
speso per lei, quando «attesta falsamente l’esistenza di 315 capi ovicaprini» nell’invisibile azienda della signora, scrive il Gip. Santina Mollica,
nel 2008, è stata sentita dai carabinieri: «Tengo a precisare – si giustificò davanti ai militari del Nucleo antifrodi - che gli animali si sono dispersi e non sono più in mio possesso dalla fine del 2006. In merito al controllo che volete effettuare, ribadisco che
l’azienda non è più esistente e che
pertanto tale controllo sarebbe superfluo».
Prendi i soldi e scappa via. Sono un
esercito i re dell’intrallazzo nel campo degli incentivi agricoli. Si muovono indisturbati. Corrompono, truffano, strizzano l’occhio agli ispettori.
«L’indagata Mollica - annotano gli investigatori - si è intascata 35 mila euro». E come lei ce ne sono tanti. A un
signore di Africo, Salvatore Scordo, è
bastato comprare 6 capre, e documentarne 460, per incassare 41 mila
euro. L’ispettore Domenico Strati invece è qui e ovunque. Il 23 giugno
2004, alle sette del mattino, figura sia
a Locri che a Samo, per dirla con l’inchiesta dei carabinieri. Quel giorno,
per quel che mette nero su bianco,
ispeziona anche tre aziende e conteggia 1200 capre nell’arco di nove ore
lavorative. Un record, un vero mattatore. «Circostanza del tutto inverosimile, se si tiene conto delle diverse dislocazioni delle aziende, della tipologia delle strade e dei tempi tecnici necessari allo svolgimento di un controllo che rispetti le disposizioni previste dalla norma specifica», scrive il
Gip.
«È evidente - racconta ancora il
giudice per le indagini preliminari che i controlli sono stati svolti in maniera difforme da quanto stabilito, se
non addirittura volutamente evitati».
L’ispettore agronomo Pasquale Furferi, nel giugno 2004, consuma due
blitz. E incappa nell’azienda di Giovanna Palamara, dove, a dire degli inquirenti, «attesta falsamente la presenza di 450 capi ovicaprini, mai posseduti dall’indagata», e nell’azienda
di Annunziata Palamara, dove, sempre a dire degli inquirenti, «attesta
falsamente la presenza di 450 capi
ovicaprini, mai posseduti dall’indagata».
Le due Palamara hanno incassato
aiutini comunitari per complessivi 50
mila euro. In sole sette ore, per quel
che documenta l’indagine, l’ispettore Carmelo Scaramozzino è riuscito a
perlustrare le fattorie di Caterina Palamara, Santina Mollica e Leo Condemi. «Ha conteggiato e controllato 715
capi di bestiame inesistenti», annota
il magistrato Oliva. La fattoria di Salvatore Favasuli è stata più volte ispezionata. Nell’estate 2004, il 2 luglio, ci
pensa Pasquale Furferi, l’agrotecnico
con studio a Brancaleone, tre anni dopo, nel 2007, gli agronomi Bernardo
Procopio e Francesco Carioti, due
emissari dell’ufficio Sin. «Tutti hanno
falsamente confermato la regolarità
e veridicità dei registri aziendali, nei
quali era indicata la presenza di capi
ovino-caprini inesistenti». Il pregiudicato Giovanni Criaco, detenuto
condannato a 30 anni di carcere, ha
oramai trasferito la sua azienda alla
moglie Rosa Gligora. Lei ora insegna
in provincia di Roma. Nel 2004, però, afferra contributi comunitari per
complessivi 24 mila euro. Scrive il
giudice per le indagini preliminari:
«Sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Domenico Principato, in quanto incaricato di pubblico
servizio dall’Agea, e di Carmelo Scaramozzino». Quando viene sentita
dai carabinieri del Nucleo antifrode,
Rosa Gligora dice:«Ho abbandonato
la gestione dell’azienda. Quando chiedo il premio, i capi erano circa 200. Il
registro aziendale, però, è da molto
tempo che non lo vedo, temo di averlo smarrito o messo in qualche posto
che non ricordo». La truffa consumata ammonta a circa un milione di euro, ripetevano ieri gli investigatori.
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
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la ricorrenza
LAMEZIA TERME È già trascorso un anno da quando quella
mercedes impazzita, alla cui guida
c’era Chafik El Katani il giovane
marocchino che meno di un mese
fa è stato condannato a 8 anni di
carcere, falciò la vita di Domenico
Palazzo, Franco Stranges, Rosario
Perri, Vincenzo Puppin, Pasqualino De Luca, Fortunato Bernardi,
Giovanni Cannizzaro e Domenico
Strangis, gli otto ciclisti i cui occhi si
chiusero per sempre su quel tratto
della strada statale, al termine di
una passeggiata in bicicletta. E ieri
sera in una cattedrale affollata di
gente, Lamezia ha voluto ricordare
questi suoi figli. Nell’omelia, il vescovo, Luigi Antonio Cantafora, ri-
La città ricorda commossa i suoi ciclisti
Strage di Lamezia, cattedrale gremita per la celebrazione in memoria delle vittime
volgendosi ai familiari, ha sottolineato che «uno può rialzarsi se sente che non tutto è finito, che la morte non è l’ultima pagina della storia, ma che c’è una vita che emerge
proprio dalle macerie, dal dolore,
grazie alla presenza del Signore e
alla vicinanza degli amici, dei fratelli. Carissimi - ha aggiunto quando siamo colpiti da dolori
grandi come quello che avete vissuto, ci sembra che le strade si chiudano; siamo stati assaliti come da un
violento terremoto che ci ha scosso.
Ci sentiamo depauperati dei beni
più grandi: le persone che amiamo.
Eppure proprio in questa situazione non vi siete ripiegati. Alcuni di
voi hanno avuto il coraggio di esprimere perdono e comprensione.
Questo è un segno molto importante perché costruisce la civitas ed è
un atteggiamento veramente cristiano». Da qui l’invito «a non lasciare spazio allo sgomento, né alle
false domande che affollano la nostra mente lasciandoci attoniti, confusi e privi di speranza. Proprio in
Imprenditore
assassinato
a colpi di pistola
Vittorio Bruno Marino centrato alla testa
Era finito nei guai per “Terrazzamento”
REGGIO CALABRIA È stato freddato
con due colpi di pistola alla testa. Vittorio
Bruno Martino, imprenditore reggino di 46
anni, è stato ucciso così ieri sera a Reggio Calabria. Un agguato in notturna, intorno alle
20.45 mentre l’uomo stava per salire sul suo
furgoncino. Era stato coinvolto nell’indagine
“Terrazzamento” che aveva fatto luce su una
serie di illeciti ambientali. Ma era già noto alle forze dell’ordine anche per altro. Tra le sue
attività c’era anche quella legata al bar che si
trova all’interno dell’aeroporto “Tito Minniti”
della città dello Stretto, di cui era gestore. E’
un’esecuzione in piena regola, dai contorni
che dovranno essere chiariti.
l’appostamento
Secondo quanto ricostruito nell’immediatezza dei fatti, Martino era appena uscito da
una palestra che si trova sulla via Nazionale
a Pellaro, quartiere della zona sud di Reggio
Calabria. Si era avvicinato al suo Doblò e stava per salirvi a bordo per poter tornare a casa quando qualcuno gli si è avvicinato e gli ha
sparato contro due colpi di pistola. I proiettili lo hanno centrato alla testa e la vittima si è
accasciata immediatamente. Tutti nei dintorni hanno sentito gli spari. Anche dalla palestra sono usciti subito, allarmati, e si sono trovati davanti la scena dell’agguato. Qualcuno
ha chiamato il “118” e quando i sanitari sono
giunti sul posto hanno trovato Martino in gravissime condizioni ma ancora in vita. La corsa verso l’ospedale è stata disperata. L’imprenditore 46enne ha vissuto un’ora in agonia. L’ultima della sua esistenza. Poi il suo
cuore ha cessato di battere. Sul posto sono
giunte per prime le Volanti della Polizia di
Stato con il dirigente Giuseppe Pizzonia che
hanno svolto i primi rilievi. Starà agli investigatori capire il movente dell’omicidio.
i guai giudiziari
Nel corso dell’operazione “Terrazzamento”
erano state sequestrate tre società intestate a
Vittorio Bruno Martino: la Idroterm ditta individuale con sede legale in contrada Croce
Valanidi a Reggio Calabria, la Idroterm srl
con sede a Roma e la Eko Mrf srl con sede nel
Vallone Bovetto. L’inchiesta riguardava lo
sversamento di rifiuti proprio in un terreno
questo groviglio di sentimenti,
spesso contrastanti - ha concluso possiamo rialzare la testa, alzarci
dal nostro lettuccio, come il paralitico del racconto evangelico. Ma
non da soli». In mattinata, invece,
il sindaco, Gianni Speranza, insieme agli assessori Rosario Piccioni e
Pietro De Sensi, ha presenziato a
una manifestazione svoltasi davanti la stele che ricorda gli otto ciclisti
e posizionata nelle vicinanze del
luogo dell’incidente. Durante la manifestazione, alla quale ha presen-
ziato anche il consigliere regionale
Mario Magno, Speranza ha reso noto che la giunta ha già deliberato per
l’acquisto del terreno dove è stato
eretto il monumento alla memoria
dei ciclisti e che l’area sarà sistemata ed attrezzata anche col parcheggio in modo che parenti, amici,
semplici cittadini possano andare a
pregare, deporre un fiore. Inoltre
l’amministrazione comunale ha
pensato di ricordare ogni anno la
strage, nella domenica di dicembre
più vicina all’anniversario. Così come è stato fatto domenica mattina,
ci sarà un’iniziativa commemorativa in collaborazione con l’associazione dei ciclisti.
Saveria Maria Gigliotti
“cosa mia”/il colpo di scena
Gli avvocati rimettono il mandato
E gli imputati: «Clima di terrore»
PALMI (RC) Avvocati che rinunciano al
mandato perché indagati; imputati che decidono di non farsi difendere denunciando un
clima di «terrore» instaurato dalla Procura; e
ancora, la Camera penale di Palmi che scende al fianco dei colleghi «perquisiti e destinatari di avvisi di garanzia». Clima incandescente all’udienza di ieri del processo “Cosa mia”
contro il clan Gallico di Palmi, che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise presieduta
dal giudice Silvia Capone. Udienza che fa seguito al terremoto scatenatosi dopo l’ultima
tranche dell’inchiesta della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro alcuni presunti affiliati alla cosca palmese, nella quale
sono finiti anche i penalisti Francesco Cardone e Giovanni Marafioti, accusati di favoreggiamento al clan Gallico aggravato dalle modalità mafiose. I due legali, nella giornata di ieri, hanno comunicato la loro rinuncia alla difesa di alcuni degli imputati nel processo. Ma
mentre Cardone ha deciso di non partecipare alla seduta, facendo recapitare la sua rinuncia direttamente alla Corte, Marafioti ha letto
in aula una breve nota nella quale, anche se
con molta amarezza, ribadiva la sua estraneità alle accuse rivoltegli dall’antimafia e sostenendo la sua correttezza che ha mantenuto
nella difesa del suo assistito, Domenico Gallico, considerato il boss dell’omonima cosca.
All’intervento di Marafioti ha fatto seguito
quello dell’avvocato Armando Veneto, membro anziano del collegio difensivo e presidente della Camera penale di Palmi. Il legale ha
espresso la solidarietà di tutti i colleghi ai due
penalisti coinvolti nell’inchiesta che ha «colpito profondamente tutta la classe forense non
solo palmese» sottolineando come gli avvocati siano «preoccupati, attoniti e dispiaciuti»
per le modalità che hanno portato alle per-
quisizioni degli studi dei loro colleghi e degli
avvisi di garanzia e chiedendo alla Corte la
«necessità di garantire il rapporto difesa-imputato». In questo clima pesante, ha chiesto
e ottenuto di rilasciare dichiarazioni spontanee l’imputato Rocco Gallico. Parole al vetriolo, quelle di Gallico, che ha denunciato una situazione processuale che ha «creato timore
negli avvocati» impedendogli «di svolgere il
loro dovere: c’è un clima di terrore - ha accusato Rocco Gallico - gli avvocati ci dicono di sapere di essere intercettati, così la strategia difensiva viene conosciuta in anticipo dalla Procura e la partita viene giocata a carte scoperte». Alla fine del suo intervento, Gallico ha
detto che «non ha senso avere un avvocato di
fiducia» ritirando l’incarico al suo legale, l’avvocato Antonio Managò. La Corte gli ha assegnato un difensore d’ufficio. Subito dopo ha rilasciato dichiarazioni spontanee il boss Domenico Gallico, detenuto al 41bis e collegato
dal carcere di Cuneo, che ha dichiarato di avere appreso «dell’indagine contro i miei legali
solo adesso. Non posso esprimergli la mia solidarietà perché potrebbe sembrare quasi una
conferma delle accuse contro di loro, ma posso assicurare di non avere mai chiesto agli avvocati cose illecite». Continuando, l’ergastolano ha parlato di una perquisizione nella sua
cella alla fine della quale sarebbero stati requisiti tutti i documenti collegati al processo
e tutti gli appunti «presi per difendermi». Gallico ha denunciato alla Corte «una persecuzione del pubblico ministero nei miei confronti»
ribadendo la richiesta già fatta in udienza preliminare, vale a dire la legittima suspicione,
chiedendo quindi il trasferimento del processo a altra sede per questioni ambientali.
FRANCESCO ALTOMONTE
[email protected]
la deposizione di de magistris
SANGUE Gli agenti della Volante alla ricerca
di elementi utili a risalire agli autori
dell’omicidio di Vittorio Bruno Martino
che risultava di proprietà della Eko Mrf srl di
cui la vittima era amministratore. I carabinieri del Noe e del Comando provinciale di
Reggio Calabria, che svolsero quell’indagine,
avevano scoperto che l’imprenditore aveva
presentato una dichiarazione di inizio attività nel 2005 per realizzare alcuni terrazzamenti da destinare alla coltivazione di ulivi. Ma di
alberi in quell’area non ne sono mai stati
piantati. C’erano solo rifiuti. Di queste accuse Martino si sarebbe dovuto difendere al
processo. Ma ora c’è un’altra verità da scoprire: quella sul suo omicidio.
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
«Su “Why not” e “Poseidone”
adottate decisioni anomale»
CATANZARO «Si trattava di una paralisi all’interno dell’ufficio, una disposizione
impensabile da applicare non solo perché
bloccava e affogava gli uffici ma anche perché non era idonea in termini di ricaduta
della riservatezza». Con queste parole l’ex
pubblico ministero Luigi De Magistris ha
commentato una nota del 13 gennaio 2006
nella quale il procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone disponeva che
«qualsiasi novità nell’ambito dei procedi-
menti penali dovesse passare prima dal procuratore aggiunto». L’attuale sindaco di Napoli, ieri, è infatti intervenuto al Tribunale
di Salerno nel corso del processo per la presunta sottrazione delle indagini “Why Not”
e “Poseidone”. «Riscontrammo - ha detto che rappresentava un’anomalia e non una
prassi e se non erro non è mai stata applicata se non nelle inchieste Poseidone e Why
Not».
(Ansa)
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
18
calabria
ora
R E G G I O
Processo “Epilogo”
Incarico al perito
Affidato il compito per le trascrizioni delle intercettazioni
È stata rinviata quasi subito al 19 dicembre l’udienza
del processo “Epilogo” che si
sta celebrando a Reggio Calabria. Mezz’ora per una serie
di eccezioni sollevate davanti al Tribunale.
È stato stabilito che le intercettazioni con cui i carabinieri del Comando provinciale incastrarono i componenti della cosca Serraino verranno trascritte.
Il giudice ha assegnato
l’incarico a un perito, che dovrà quindi riascoltare i nastri
delle conversazioni e trascriverle. Alla sbarra ci trovano
Alessandro Serraino (figlio
del boss Domenico Serraino), Demetrio Serraino, Antonino Alati, Maurizio Cortese, Fabio Antonio Giardiniere, Giovanni Siclari, Francesco Tomasello.
Per gli altri imputati che
hanno scelto il rito abbreviato le aule giudiziarie si apriranno il 9 gennaio prossimo.
In abbreviato compariranno
davanti al Tribunale Domenico Daniele Caccamo, Giovanni Morabito, Sebastiano
Pitasi, Domenico Russo,
Francesco Russo (cl. ’63),
Francesco Russo (cl. ’73),
L’aula bunker di viale Calabria dove si sta celebrando il processo
Francesco Sgrò, Antonino del Reparto operativo del CoBarbaro, Felice Lavena, Ivan mando provinciale dell’Arma
Valentino Nava, Nicola Pita- dei Carabinieri.
si, Antonino Pirrello, SalvaTuttavia non è stato possitore Scopellibile per imti, Anna Mapegni del teUdienza rinviata
ria Teresa
ste. L’operaal 19 dicembre
Adamo. Nelzione “Epilogo”
colpì
l’udienza di
Tra i testi
complessivaieri doveva
un
ufficiale
mente
15
essere sentidell’Arma
persone sul
to il tenente
finire del mecolonnello
Gianluca Vitagliano, all’epo- se di settembre dello scorso
ca delle indagini comandan- anno. Gli indagati devono rite del Nucleo investigativo spondere di una serie di rea-
ti riconducibili all’influenza
della cosca nella zona di San
Sperato.
Vennero accertate, secondo l’accusa, anche ramificazioni nell’area di Cardeto. Fu
coinvolto anche un consigliere comunale di Cardeto.
L’accusa, a vario titolo, è di
associazione per delinquere
di tipo mafioso finalizzata ad
estorsione aggravata, danneggiamento e minaccia aggravata, porto e detenzione
abusiva di armi, intestazione
fittizia di beni ed oltraggio.
brevi di cronaca
Manufatti abusivi
Denunciato 71enne
I carabinieri della Stazione di Reggio CalabriaArchi hanno denunciato a
piede libero R.G., di 71 anni, poiché ritenuto responsabile dei reati di furto aggravato, occupazione
abusiva di terreno pubblico, violazione normativa
edilizia, abbandono rifiuti
speciali su suolo pubblico.
A termine di controlli eseguiti insieme a personale
tecnico dell’Azienda sanitaria provinciale, Enel e
Comune di Reggio Calabria, in appezzamenti di
terreno di superficie complessiva di 4500 mq circa,
hanno accertato che l’uomo, dopo averli occupati
abusivamente, aveva costruito abusivamente cinque strutture in cemento
e laterizi, in totale assenza
di concessione edilizia,
adibendoli a stalle per allevamento e dotandoli di
acqua potabile indebitamente prelevata dalla condotta idrica comunale,
mediante allaccio abusivo
che serviva anche all’irrigazione di una parte di
terreno coltivato. Nel cor-
so del sopralluogo sono
stati inoltre rinvenuti, abbandonati interno al medesimo appezzamento di
terra, rifiuti speciali quali
carcasse di autoveicoli, frigoriferi, ed altro, tutto posto sotto sequestro.
Altro lavoro per i militari della Compagnia
Norm Aliquota Radiomobile che hanno denunciato in stato di libertà P.A.P.
per lesioni personali. I carabinieri del Nas, invece,
in collaborazione con il
personale tecnico dell’Azienda sanitaria provinciale 5 di Reggio Calabria,
hanno sottoposto a sequestro amministrativo il panificio “L.”, del quale risulta titolare D.P., 37 anni,
poiché attivato in assenza
di autorizzazione e privo
dei minimi requisiti igienico sanitari strutturali.
Ancora cronaca. Ignoti,
si sono introdotti all’interno dei locali dell’agenzia
assicurazioni S., ed hanno
asportato dalla cassaforte,
contanti per euro 8.700
circa, provento incasso
giornata di venerdì.
Lutto in casa del col. Angelosanto
È venuto a mancare il padre del comandante provinciale dei
carabinieri di Reggio Calabria Pasquale Angelosanto. Il colonnello è andato a vivere questo momento di dolore con la sua famiglia. A lui sono rivolte sentite condoglianze da Calabria Ora.
giustizia
Un aiuto alla magistratura
dalla Camera di Commercio
Agevolare la Magistratura e le Forze del- ti (istituzioni, enti, associazioni, persone
l’ordine nell’identificare imprese, aree, set- fisiche). Magistratura e Forze dell’ordine
tori economici a rischio di penetrazione a breve potranno fruire on line dei seguencriminale, rendendo fruibili le informazio- ti servizi gestiti da Infocamere, la società di
ni strutturate accessibili attraverso la ban- informatica del sistema camerale. Il prica dati del Registro delle imprese e del Re- mo progetto è Telemaco, che consente di
gistro Informatico dei Protesti. È questo il accedere al patrimonio informativo del Registro imprese italiano e
punto focale del protocoldel Registro dei Protesti,
lo d’intesa che sarà firmadalle visure agli statuti,
to il 6 dicembre dalla Caagli atti depositati. Invece
mera di Commercio, PreRi.visual, ri.map, ri.build
fettura, Procura, Tribunapermettono di estrarre le
le e Forze dell’ordine di
informazioni contenute
Reggio Calabria. Saranno
nel Registro delle imprese
presenti: Lucio Dattola,
attraverso particolari mopresidente della Camera
dalità di navigazione. In
di Commercio di Reggio
particolare, ri.visual conCalabria; Luigi Varatta,
sente di “vedere” in forprefetto di Reggio Calamato grafico le informabria; Luciano Gerardis,
zioni e le relazioni tra le dipresidente del Tribunale
verse imprese o fra impredi Reggio Calabria; Giuse e titolari di cariche e
seppe Pignatone, procura- Il presidente Lucio Dattola
partecipazioni; ri.map
tore della Repubblica; colonnello Pasquale Angelosanto, coman- permette di selezionare elenchi di impredante provinciale dei Carabinieri di Reggio se (fino a temila per richiesta) attraverso
Calabria; colonnello Cosimo Di Gesù, co- criteri di ricerca territoriale o economica e
mandante provinciale della Guardia di Fi- di visualizzare le imprese su mappa geonanza e Carmelo Casabona, questore di grafica; ri.build consente di tenere sotto
Reggio Calabria. Il protocollo è la prima controllo un insieme di imprese selezionafase della realizzazione di “Impresa legale te, attraverso la segnalazione via e-mail di
e sicurezza partecipata: perché no?”, pro- tutte le modifiche che intervengono nel
gramma pluriennale dell’ente camerale corso della loro “vita”. Infine Stockview, la
reggino che ha l’obiettivo di costruire fron- banca dati sul sistema sulla natalità e mortiere della legalità valorizzando l’etica, la talità delle imprese italiane che fornisce inlegalità e la trasparenza e di creare una re- formazioni su consistenza e distribuzione
te fra tutti i soggetti del territorio coinvol- delle imprese italiane.
23
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
Kalafro Sound
premio a Marano
al Festival Spot
Il progetto legalità della band reggina
con la scuola “Gebbione Bevacqua”
Dipingere cieli nuovi e una terra nuova, dove
«nessuno porta acqua ai suoi mulini, la vita umana vale più di banca e chiese, gli emigranti non
avranno più confini, senza chiedere il permesso
per essere cittadini». Inno alla legalità per combattere dall’interno il fenomeno malavitoso, quello di “Tempo rubato alla ‘ndrangheta”, dvd no
profit realizzato dai ragazzi della scuola media
"Gebbione - Bevacqua" in collaborazione con
Museo dell’ndrangheta e il collettivo musicale
reggino Kalafro Sound power, tassello finale de
"Le(G)Ali al Sud: un progetto per la legalità in
ogni scuola", inserito nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali europei 2007/2013,
Pon "Competenze per lo sviluppo" 2010- 2011.
Monito che arriva alle coscienze insignito, sabato scorso, al"Marano Ragazzi Spot Festival - scuola, impegno, responsabilità, insieme per il progresso sociale", con il premio Aquilone d’Oro.
Vittoria, quella celebrata alla XIV edizione del festival, promosso dal Consorzio delle scuole di
Marano di Napoli nell'ambito delle attività coordinate dal Settore Educazione alla Legalità dell'Ufficio Scolastico Regionale Campania, che diventa valore aggiunto per la terra nostrana. La
kermesse, che si avvale anche della collaborazione di Libera di Don Ciotti, è occasione preziosa
per ragazzi provenienti da tutto lo stivale che,
muniti di telecamere, divengono promotori attivi di legalità, giustizia sociale, pace, difesa dell'ambiente, amicizia fra i popoli e dialogo interculturale. A decretare il trionfo della scuola reggina, al teatro "Giancarlo Siani", la giuria composta dai ragazzi e personalità del cinema e della legalità, come l’attore Renato Scarpa e il magistrato palermitano Antonio Ingroia. «Il percorso è
iniziato l’anno scorso con i laboratori musicali
per studiare i canti di malavita, trasformati dagli
alunni della scuola Bevacqua- Gebbione, con la
promozione di un laboratorio creativo, in canti di
buonavita, esaltazione di legalità, rispetto per gli
altri e cittadinanza attiva- spiegano i tutor Vincenzo Mercurio e Simone Squillace - il primo passo per cambiare le cose è ammettere che la
‘ndrangheta esiste e combatterla attraverso la
cultura, per far capire ai giovani dove risiedono
bene e male». "Tempo rubato alla ‘ndrangheta"
è l’esperienza raccontata dagli studenti, il videoclip de "La ballata collettiva", brano di "Resistenza sonora", terzo album ufficiale dei Kalafro, prodotto da Museo della ‘ndrangheta con la collaborazione della Relief Records Europe e le immagini del backstage. «Nel video, in cui i veri protagonisti sono i ragazzi, costruiamo un futuro ideale- rivelano i Kalafro- E’ come se ci risvegliassimo
nella società che immaginiamo per le nuove generazioni, in cui le promesse non vengono disattese e lo stato prende davvero le tue difese«.
Un’esperienza destinata a lasciare il segno. «Gli
alunni hanno tratto un messaggio importante osserva Maria Rosaria Crucitti, Dirigente scolastico dell’istituto Gebbione-Bevacqua- Con impegno, legalità e dedizione si raggiungono risultati
importanti, che portano gioia e miglioramento di
sé».
Tatiana Galtieri
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n
e
n
e
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l’iniziativa
Tra cultura classica e riflessioni
Da Pirandello a Buzzati, “Athena” inaugura la nuova stagione
«Cominciamo ufficialmente la nostra stagione mettendo in scena un teatro professionale, di qualità, che affonda le radici nella
cultura classica e che apre alla grande riflessione», parla così Paolo Vilasi, direttore artistico di Athena teatro, nel presentare alla
stampa gli eventi in programma. Tre le opere che saranno portate in scena durante questo primo mese di programmazione della
stagione teatrale di Athena teatro, con
l’obiettivo principale di mettere in atto
«un’azione culturale, seppur piccola, per dare il contributo al miglioramento della città». «Vogliamo far riflettere il nostro pubblico – aggiunge Vilasi –, ecco perché la nostra
è un’interpretazione pedagogica e didattica
del teatro, e allo stesso tempo vogliamo far
ulteriormente maturare la cultura del teatro
in città e di conseguenza con essa far crescere le menti e le persone».
Si comincia l’8 e il 9 dicembre alle 20.30
con “Sola in casa”, liberamente tratto da Dino Buzzati, interpretato da Angela Zumbo,
in arte Tranquilla Stradolini, per la regia di
Paolo Vilasi: un monologo particolare, prevalentemente al femminile, attraverso il
quale Buzzati scandaglia aspetti e motivi
dell’angoscia contemporanea, con un testo
allucinato e ironico di sapore kafkiano. Il 15
e il 16 dicembre andrà invece in scena l’atto
unico di Luigi Pirandello “All’uscita”, interpretato da Natale Ficara, Gennaro De Pasquale e Rosa Veccia, anch’esso diretto da
Vilasi; si tratta questa volta di una vera e
propria lezione di vita da un punto di vista
laico e profano: la meditazione sulla morte,
naturale risvolto di quella sulla vita che occupa molto spazio nell’opera creativa di Pirandello, diventa qui situazione. Si concluderà poi con l’altro atto unico di Pirandello
“L’uomo dal fiore in bocca”, che vedrà come
interpreti Fortunato Liotta e Gennaro De
Pasquale, sempre con la direzione di Paolo
Vilasi, previsto per il 20 e il 21 dicembre:
un’analisi della vita e dei fatti fatta in maniera ossessiva da un uomo che sa la morte vicina, per il quale particolari insignificanti
agli occhi degli altri assumono un valore e
una collocazione diversa, caratterizzata da
parole che esprimono la bellezza della vita e
il desiderio di non abbandonarla.
KATIA FERRARA
[email protected]
frammenti di città frammenti di città frammenti di città frammenti di città frammenti di città fram
Un’arena
per Atena
Athena, guerra e ragione declinate al femminile, è il volto che i reggini incontrano sull’orizzonte. Dalla città verso lo Stretto di Reggio e Messina, la sua lancia puntuta è una minaccia assidua e costante, simbolo di una devozione alla difesa che solo un amore sconfinato verso la propria terra può rendere duratura. Così l’allora e compianto sindaco dei
reggini, Italo Falcomatà, volle che l’Athena
Promachos, l’Athena pronta alla battaglia fosse rivolta alla città e non al mare. Probabilmente perché non riteneva che il pericolo potesse venire dal mare, come ai tempi delle
scorribande saracene, bensì dai reggini stessi,
che in tanti secoli di frustrazioni non hanno
imparato a difendersi, ma solo ad umiliare il
proprio territorio.
L’Athena è posta nel contemporaneo anfiteatro, l’Arena dello Stretto, oggi Arena “Ciccio Franco”, un titolo che i reggini rifiutano di
ricordare, seppure imposto dall’ex sindaco
Scopelliti. Però la statua in bronzo è ben più
antica dell’Arena stessa, costruita laddove prima del terremoto sorgeva il molo di Porto Salvo, nel 2001. Scolpita dall’artista messinese
Bentivoglio, fu inaugurata nel 1932, in seguito all’approdo di re Vittorio Emanuele III, oramai sovrano. Il monumento, infatti, progettato dal palermitano Camillo Autore è dedica-
MULTISALA LUMIERE
SALA DE CURTIS
SALA SORDI
SALA DE SICA
SALA MASTROIANNI
Breaking Dawn - Parte 1
Spettacoli alle 16 18.10 - 20.20- 22.30
Lo schiaccianoci in 3
alle18.10
Il giorno in più 21 - 23
Il re Leone in 3 d
16.30
Happy Feat
Spettacoli alle 16.15 18.15 segue
Real Steal
Spettacolo alle 20.30 22.50
Il giorno in più
alle 16.45 18.45
Lo schiaccianoci in 35
mm- 20.40 - 22.40
NUOVA PERGOLA
Il mistero di Rookford
Spettacoli alle 16:30
18:30 20:30 22.30
to allo stesso re sabaudo, che in quel momento prendeva il posto di Umberto I.
L’Arena invece, ripropone la tipica architettura dell’anfiteatro greco, con la scalinata circolare che, in questo caso, anziché declinare
verso il palcoscenico e le sue maschere, scivola prepotentemente verso il mare dello Stretto. E’ un abbraccio attraverso lo sguardo, morbido e fulmineo allo stesso tempo, che rimane avvolto dall’indistinta bellezza eterna; un
groviglio di tensioni eteree, fra mare e cielo, fra
stelle e blu cobalto: il fascino dello Stretto; il fascino antico della Magna Grecia, ilo giardino
delle meraviglie, il paese degli ulivi e delle viti, degli aranci e delle belle donne, in un pugno
di sguardi assorti. Tuttavia, oltre all’ampia scalinata circolare, l’Arena è stata costruita anche per consentire alle persone disabili di
scendere sulla via marina bassa, grazie a due
rampe laterali prive di barriere architettoniche. Una costruzione, dunque, che incontra
l’antico e il moderno; un luogo d’incontro e
condivisione per tutti. Negli ultimi anni, infatti, l’Arena è stata protagonista di molti spettacoli come Miss Italia nel mondo, fra i più recenti, La notte delle Sirene, il Film festival.
Jenny Canzonieri
CINEMA AURORA
Midnight in Paris
Spettacoli alle16.30
18:30 20:30 22:30
CINEMA ODEON
Anche se è amore non si
vede
Spettacoli alle 16 - 1820 -22
MARTEDÌ 6 dicembre 2011 PAGINA 29
l’ora della Piana
Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected]
PORTO
AUTORITA PORTUALE
SANITÀ
0966 766415
CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911
0966 765369
DOGANA
GUARDIA DI FINANZA
0966 51123
OSPEDALE GIOIA TAURO
FARMACIE
52203
OSPEDALE PALMI
267611
OSPEDALE CITTANOVA
660488
OSPEDALE OPPIDO
86004
942111
POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610
CARABINIERI
0966 52972
OSPEDALE POLISTENA
VIGILI DEL FUOCO
0966 52111
OSPEDALE TAURIANOVA
618911
Gioia Tauro
Ioculano
Rechichi
Tripodi
Palmi
Barone
Galluzzo
Saffioti
Scerra
Stassi
096651909 Alessio
096652891
Borgese
0966500461 Cianci
Paparatti
0966479470
0966 22742
0966 22692
096622897
096622651
CINEMA
Rosarno
0966773237
0966712574
0966774494
0966773046
Taurianova
Ascioti 0966 643269
Covelli
0966610700
D’Agostino0966611944
Panato
0966638486
Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498
Chiuso
Cittanova “Gentile” 0966 661894
Chiuso
Polistena “Garibaldi” 0966 932622
Chiuso
Laureana “Aurora”
Chiuso
Il campo migranti riparte
tra crisi e maggiori arrivi
Rosarno, aumenta il numero dei lavoratori extracomunitari
ROSARNO
Il campo per i migranti di
Rosarno scalda i motori. La
struttura di contrada Testa
dell’Acqua, che ospiterà, come un anno fa, poco meno di
100 immigrati regolari senza
alloggio, aprirà i battenti poco prima di Natale. Una
manciata di giorni, quindi,
per il replay di una esperienza che ha certamente contribuito a conciliare la città di
Rosarno con la sua classica
dimensione di accoglienza. Il
sindaco Elisabetta Tripodi è
stata protagonista, qualche
giorno fa, di un vertice in prefettura, sede nella quale, con
garbo ma con determinazione, ha chiesto alla ramificazione territoriale del Viminale di alzare l’attenzione sulla
situazione rosarnese che,
quest’anno, è più preoccupante. Di fatto rispetto a dodici mesi fa i migranti sono
aumentati, la loro presenza
tra le strade rosarnesi è più
assidua e, purtroppo, le possibilità di lavoro sono minori, complice la crisi economica e quella agricola. L’ammi-
nistrazione medmea si è preoccupata, inoltre, di creare
una “scialuppa” di salvataggio economica rispetto ai costi del sistema di accoglienza
e del campo migranti, visto
che dalla regione Calabria
non è ancora arrivato il becco di un quattrino. I fondi che
avrebbero dovuto garantire il
servizio di un anno fa, di fatto, non sono mai arrivati da
Catanzaro, sebbene esista
una delibera di liquidazione.
Grazie ad una strategia lungimirante, tuttavia, sono stati
messi in bilancio comunale
quei fondi necessari per arginare l’emergenza. La Tripodi non ha nascosto la preoccupazione rispetto alla possibilità che il campo migranti
non basti per gestire l’attuale flusso presente in città.
Questo timore il sindaco lo
ha formalizzato alla prefettura e anche alla regione, visto
che «è impossibile – ha spiegato il primo cittadino – che
tutto possa ricadere soltanto
sulle nostre spalle, non penso sia giusto né per l’amministrazione, ma neppure per i
cittadini di Rosarno». Biso-
TUTTO PRONTO I lavori di pulizia al campo migranti
gna dire che la gente non ha
mostrato particolare insofferenza, anche se è chiaro che
la situazione è particolarmente complessa. Alcuni
partiti politici, Fli e Udc su
tutti, hanno chiesto lumi sulla vicenda, ma se è possibile
apprendere quel che l’amministrazione sta facendo, ossia
riaprire il campo fra due settimane al massimo, non è ancora prevenuta alcuna determinazione dal Viminale –
tramite la prefettura – e dalla regione. E’ da sottolineare,
pur in un quadro assoluta-
mente non felice, la pacatezza e la civiltà della popolazione migrante, dimostrata, ad
esempio, circa dieci giorni fa,
quando ordinatamente e in
maniera estremamente educata hanno presentato le loro
domande per concorrere all’assegnazione di un posto
nel campo migranti. Al comune ne sono arrivate circa
250, e c’è da stare certi che
non sarà facile pensare che
meno di due terzi rimarranno delusi e senza un tetto.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
30
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
RIZZICONI
Capire per agire di conseguenza.
La necessità di esercitare
la memoria che, da sola, può
rendere questo cammino
possibile. Agire come un
“noi” che dice no alla ‘ndrangheta. Questi sono gli assunti della seconda giornata in
ricordo di Francesco Inzitari, ucciso il 5 dicembre del
2009 da una mano ‘ndranghetista.
Il magistrato della Dda
reggina Michele Prestipino,
presente alla tavola rotonda
che ha seguito la messa in
suffragio di Francesco, è stato perentorio. «Tutti dobbiamo prendere una posizione, solo così “noi” potremo eliminare la ‘ndrangheta
dalla nostra vita».
Prestipino ha ringraziato
Alessandra Amato, la studentessa del liceo scientifico
“Michele Guerrisi” di Cittanova, che ha vinto con un
suo tema la borsa di studio
sulla legalità indetta dalla
“Fondazione Francesco Maria Inzitari onlus”.
Nel suo lavoro centrale
era appunto la declinazione
del “noi”: «solo attraverso la
quale – ha continuato il magistrato – possiamo sentirci
una comunità. Siamo stanchi di riti che non portano a
nulla. Il cancro di questa terra di chiama ‘ndrangheta,
un “noi” organizzato e criminale. Solo se tutti “noi” insieme prendiamo un posizione chiara loro potranno
essere sconfitti».
Riccardo Giacoia, giornalista che ha moderato la tavola rotonda, ha chiesto a
Prestipino «di chi possiamo
fidarci?», riferendosi alle recenti operazioni della Dda
grazie alle quali sono stati
arrestati e messi sotto accusa pezzi dello stato per presunti rapporti con le cosche.
«Io mi fido di Alessandra
– ha detto il giudice -. Grazie
alle sue parole si capisce per
dalla parte
della legalità
Tre le borse di
studio consegnate
dalla fondazione
ai giovani studenti
che hanno
partecipato
Prestipino: «Basta
con l’antimafia
fatta di annunci»
Rizziconi ricorda Francesco Inzitari
quale motivo non dobbiamo
perdere la speranza». La Casa famiglia Nazareth a Rizziconi era gremita di cittadini,
che si sono stretti ancora
una volta attorno alla famiglia Inzitari.
«L’obiettivo della Fondazione – ha detto Nicoletta,
la sorella maggiore di Francesco – è fare in modo che
queste tragedie non accadano più. Questo lo possiamo
fare solo parlando e facendo
vivere la legalità ai bambini,
fin dai banchi di scuola. È
per questo che abbiamo istituito le borse di studio».
Il riconoscimento per la
scuola elementare di Rizziconi è andato al piccolo Matteo Sette; mentre per la media rizziconese la borsa è
stata assegnata a Roberta
Inastasi. Giacoia, aprendo i
lavori, ha detto che «in certi casi anche noi giornalisti,
forse, dovremmo fare un
passo indietro e rispettare il
dolore di chi subisce tali barbarie».
Teresa Crupi, dirigente
scolastico dello scientifico,
ha affermato che «è importante iniziare a formare dalla scuola alla legalità»; «alla scuola però deve fare eco
la società, la famiglia in primis» ha aggiunto Maria
Mercuri, dirigente del comprensivo di Rizziconi.
«Abbiamo innalzato i disvalori della nostra società
ad esempi – ha affermato
Carmelo Carabetta -, questo
è un problema non solo calabrese».
L’assessore provinciale alla Cultura Edoardo Lamberti Castronuovo ha dichiara-
to che «dando ai nostri giovani gli strumenti culturali
loro sapranno vincere la
guerra contro la criminalità».
Erano presenti i sindaci di
Scido, San Ferdinando, Serrata, Oppido, Cosoleto e galatro. Giuseppe Zampogna
ha portato i saluti della assocomuni della Piana “Città
degli ulivi” dicendo che
«amministrare nei nostri
territori è difficile, ma noi
abbiamo sempre preso posizione a fianco alle forze
dell’ordine». Ha officiato la
messa don Pasquale Galatà
coadiuvato da don Benedetto Ciardullo.
L’iniziativa si è conclusa
con una fiaccolata in memoria di Francesco.
MAURO NASTRI
[email protected]
CINQUEFRONDI
Vandali ancora in azione alle medie
Danni alle finestre e ai giardini. È il secondo raid in un mese
CINQUEFRONDI
Cinquefrondi non sta bene. Lo dice il rosario di atti
delinquenziali che da mesi
imperversano a ogni ora del
giorno, anche in zone molto
abitate e centrali. Bersaglio
comodo, come pure nell’ultimo episodio, è il plesso della
scuola media. Lunedì mattina il personale della secondaria si è imbattuto negli effetti dell’ennesimo raid. Finestra del piano terra scardinata e con i vetri in frantumi
(ma che hanno retto perché
lastre multistrato), acqua dei
radiatori scaricata nel corridoio. E schegge varie sparpagliate all’interno dell’edificio
e fra marciapiedi e aiuole del
cortile, da dove è partita l’irruzione. Minimo sollievo, il
fatto che l’epicentro del vandalismo è un’aula vuota, attualmente non destinata alla
didattica. Il precedente assal-
DISASTRO Le conseguenze dell’ultimo raid di vandali
to alla media si è verificato
qualche settimana fa, con
conseguenze ancora più serie, estintori e termosifoni
svuotati in tutto il piano terra, e polveri pure di sopra.
Iter burocratici complessi, si
giustifica l’amministrazione
comunale, ritardano l’installazione delle videocamere in
quest’edificio gruviera che
sembra essere la scuola media. Sorprendente – e allarmante perché dice di una sfida sempre più sfrontata dei
raiders alla capacità di prevenzione messa in opera da
istituzioni e attori sociali – il
fatto che la scuola aggredita
confini con la stazione dei carabinieri e i vigili urbani, e in
più sia circondata di case. E
anche se le citate forze dell’ordine non effettuano servizio h24, resta uguale l’impressione di un’escalation
criminale che vuole mettersi
in evidenza, accreditarsi come costante dello scenario
cinquefrondese. La sequela
degli attacchi al patrimonio
pubblico e privato parla infatti di furti nelle case – oro,
fucili da caccia – tentativi di
irruzione, lampioncini smantellati nella villa comunale e
le sfere riempite di terra e
lanciate sulla strada di sotto,
una fontana pubblica sradicata. Fino all’evento più preoccupante, il colpo di pistola
all’auto della moglie del comandante dei vigili urbani. È
seguito manifesto dell’intero
consiglio comunale, impegno
a tenere alto l’argine della legalità, e l’ipotesi di un presidio a tempo pieno delle forze
dell’ordine.
Angelo Siciliano
OPPIDO MAMERTINA
Ospedale, tornano gli ispettori
Oggi vertice tra sindaco e Asp
OPPIDO MAMERTINA
C’è ancora un barlume di speranza per il presidio
ospedaliero di Oppido Mamertina, ma il cambio di rotta appare sempre più come un’utopia.
Di certo, fa riflettere il fatto che, nella giornata di domenica, la Commissione tecnica dell’Asp 5 di Reggio Calabria, formata dalla dottoressa Teresa Leone, responsabile dell’unità operativa prevenzione, igiene e sicurezza e dall’architetto Pasquale Ferraro, referente dell’ufficio tecnico, abbiano accolto la richiesta del sindaco Bruno Barillaro di effettuare un ulteriore sopralluogo nei
locali del nosocomio, per valutare il da farsi.
All’attività di controllo hanno presenziato, oltre allo
stesso Barillaro, l’assessore provinciale Domenico Giannetta, il dottore Antonino Coco, l’assessore alla sanità Antonino Brancati e il consigliere Carlo Frisina.
«L’ispezione eseguita
dai Nas lo scorso 29 novembre ha messo in luce la carenza igienicosanitaria in cui versa la
struttura-ha affermato
il primo cittadino- e in
seguito, la dottoressa
Annamaria Rosato, Capo Dipartimento Ospedaliero, ha imposto il
veto ai ricoveri. La situazione è delicata-ha
proseguito- e la ricognizione è servita ad avan- SINDACO Barillaro
zare l’ipotesi, a mio avviso concreta, di avvianuova
re i lavori di ristrutturazione, spostando i pasoluzione
zienti del reparto di lunPer risolvere
godegenza in un’altra
ala e di ridurre, momen- la situazione
taneamente, il numero potremmo spostare
dei posti letto evitando
così la soppressione dei i malati fino al
ricoveri. Ho fatto pre- termine delle
sente alla Commissione
riparazioni
che la mancanza delle
adeguate condizioni necessarie
igienico-sanitarie di alcuni locali è dovuta al
fatto che sono dismessi da tanto tempo, ma ho anche
sottolineato che era doveroso precisarlo con le dovute segnaletiche. Sono grato all’azienda per la sensibilità dimostrata e alla dottoressa Rosanna Squillacioti, Direttore
Generale dell’Asp 5, per l’attenzione che ha sempre rivolto alla sanità del nostro territorio. Sono fiducioso e sono convinto che le scelte di oggi - ha concluso Barillarosaranno in linea con il programma che, il governatore
della Calabria Giuseppe Scopelliti, ha presentato nella
pubblica assemblea del 26 settembre 2010. Un programma che, con la riattivazione del Ppi h24, è stato, in
parte, realizzato, lanciando alla popolazione il primo segnale di positività».
Sulle sorti del nosocomio di Oppido Mamertina, si
deciderà oggi pomeriggio: la dottoressa Rosanna Squillacioti incontrerà l’amministrazione comunale guidata
dal sindaco Bruno Barillaro e l’assessore provinciale Domenico Giannetta negli uffici dell’ex azienda 10 di Palmi. L’incontro servirà a portare avanti la proposta dell’amministrazione comunale, anche se l’ultima parola
spetta proprio alla Squillacioti.
FRANCESCA CARPINELLI
[email protected]
MARTEDI’ 6 dicembre 2011 PAGINA 35
l’ora della Locride
Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected]
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“Anche se è amora non si vede” ore 18 - 20 - 22
Siderno, Comune parte civile
Mafia e politica nel blitz “Recupero”, Figliomeni sceglie il giudizio immediato
REGGIO CALABRIA
Il Comune di Siderno e la
Provincia di Reggio si sono
costituite parte civile nel procedimento “Recupero – Bene
comune” che ha preso avvio
ieri in udienza preliminare
davanti al gup Adriana Trapani a Reggio Calabria nei
confronti dei settanta indagati. Sono state sollevate una serie di eccezioni preliminari,
su alcune delle quali il giudice ha già preso una decisione.
Sono state stralciate le posizioni di Domenico Futia e
Salvatore Oliveti. I difensori
del primo hanno fatto presente che il loro assistito ha
ricevuto l’avviso di fissazione
dell’udienza preliminare all’indirizzo di residenza mentre si trovava detenuto per altra causa. In virtù di ciò è stata chiesta e ottenuta la nulli-
tà dell’avviso e gli atti saranno trasmessi al pm. Nel caso
di Oliveti invece l’avviso di
conclusione indagini e fissazione dell’udienza preliminare è stato spedito tramite raccomandata all’indirizzo oltreoceano ma non c’è la prova dell’avvenuta notifica perché in cancelleria non è tornata la ricevuta di ritorno.
Anche in questo caso il giudice ha disposto lo stralcio della posizione. Un problema comune a molti indagati è la residenza in Canada. L’operazione Recupero-Bene Comune infatti colpì le articolazioni della ‘ndrangheta calabrese
anche oltreoceano e in Australia. Istanza rigettata invece nel caso di Francesco Commisso, residente in Canada.
L’indagato non ha ricevuto lì
nessuna informazione sulla
vicenda giudiziaria che lo ri-
L’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni
guarda. Gli atti sono stati invece inviati all’indirizzo di Siderno. Rilevata l’incertezza
sull’effettiva residenza, il giudice non ha ritenuto sufficiente la lettera con cui Commisso aveva indicato il suo indirizzo canadese. Per lui l’avvocato che lo assiste ha chiesto il rito abbreviato. In pochi, al momento, hanno
optato per un rito alternativo.
Tra questi la richiesta di abbreviato è stato avanzato dai
difensori di Giuseppe Sgambelluri,Girolamo Belcastro e
Giovanni Galea. Altre richieste saranno espresse nell’udienza che continuerà ancora oggi. Si profila comunque un processo lungo in cui
gli imputati sceglieranno di
la truffa all’ue
della maxi operazione “Crimine” le famiglie ‘ndranghetiste della locride e le loro ramificazioni all’estero. La Dda
di Reggio Calabria individuò
i presunti responsabili di una
serie di delitti che vanno dall’associazione mafiosa, alle
estorsioni, agli omicidi, ai
danneggiamenti, a reati in
materia di sostanze stupefacenti. A districare la matassa
sono le interpretazioni delle
intercettazioni nella lavanderia di Giuseppe Commisso “u
mastru” al centro commerciale di Siderno, al centro delle più importanti indagini degli ultimi anni.
Il legale dell’ex sindaco,
Alessandro Figliomeni, ha
chiesto per il proprio assistito il giudizio immediato. L’ex
primo cittadino sarà dunque
giudicato in rito ordinario.
Annalia Incoronato
le reazioni
I falsi verbali per i fondi
Ad aiutare gli allevatori i funzionari degli uffici agricoli
Era grazie alla complicità degli ope- gati richiedevano e ottenevano quei
ratori dei Centri di assistenza agricola contributi che le Comunità Europee
e di alcuni organi di controllo ammini- prevedono di destinare agli allevatori
strativi che è stata messa a segno una meritevoli per l’impegno profuso nelfrode fiscale ai danni dell’Unione Eu- la propria attività zootecnica.
ropea. Sono ben 48 le persone deferiTra i soggetti coinvolti nella vicenda
te, le quali dichiaravano fittiziamente ci sono Salvatore Scordo, titolare con
all’Agenzia per le erogazioni in agri- la moglie di un’azienda agricola a
coltura l’esistenza di aziende con cen- Bianco; e Domenico Strati, dipendentinaia di capi di bestiame
te della Provincia
che però, nei fatti, erano
di Reggio CalaGli indagati
inesistenti oppure in nubria presso l’uffidichiaravano
mero nettamente inferiocio agricolo di zore. Ad aiutarli nel mettere
na di Locri. L’alleun numero di
a segno la frode anche alvamento dei coanimali risultati
cuni ispettori degli uffici
niugi, contrariainesistenti
provinciali dell’agricoltumento a quanto
ra, che durante i loro condichiarato e controlli dichiaravano il falso attestando fermato dai verbali di Strati, contava
nei loro verbali l’effettiva presenza di solamente cinque capi di bestiame, gli
tali animali. Ad eseguire le indagini il unici dichiarati nel 2004, che nel temNucleo antifrodi dei Carabinieri di Sa- po si sarebbero riprodotti ad un ritmo
lerno e i Carabinieri di Africo, che han- tale da giungere in pochissimo tempo
no perlustrato le aziende zootecniche a 430 tra caprini e ovini. Sulla base di
prelevando i fascicoli sanitari e quelli questi numeri falsi lo stesso ha inolaziendali, contenenti tutte le domande trato la domanda di aiuto, innescando
di richiesta premio. Attraverso la falsi- così il redditizio meccanismo per acceficazione dei registri e le false attesta- dere alle sovvenzioni per l’agricoltura
zioni dell’esistenza di allevamenti per una cifra pari a 41.510,82 euro. Da
composti da centinaia di capi, gli inda- un sopralluogo dell’agosto del 2008, i
essere giudicati con il rito ordinario. Fanno parte del collegio difensivo gli avvocati
Giovanni Taddei, Leone Fonte, Angelica Commisso, Sandro Furfaro, Nicola Cantafora, Adriana Bartolo, Antonio
Speziale. Le udienze andranno avanti fino al 12 dicembre.
Oggi si dovrebbero concludere le richieste dei riti alternativi e il pm. Poi saranno gli avvocati a prendere la parola.
Fuori dall’udienza preliminare l’ex sindaco di Siderno,
Alessandro Figliomeni, che
ha chiesto e ottenuto di essere processato con il giudizio
immediato. Sarà davanti ai
giudici il 22 febbraio prossimo.
L’inchiesta “Recupero –
Bene comune” fu eseguita un
anno fa congiuntamente da
Polizia di Stato e Carabinieri
che aggredirono, sulla scia
carabinieri hanno riscontrato la presenza di solo sei animali nell’azienda di
Scordo. «Quando ho iniziato l’attività
nell’anno 2004 avevo cinque capre
che, nel corso degli anni 2004, 2005 e
2006 si sono riprodotte sino ad arrivare al numero di 250 – dichiarò ai carabinieri lo stesso Scordo - mentre alla data odierna sono rimaste sei capre
e quindi non sono in grado di dare
spiegazioni in merito all’ammanco
delle altre capre in carico alla mia
azienda. Lo scopo unico della creazione degli allevamenti è stato quello di
percepire premi comunitari e non di
commercializzare alcunché». Un’attività truffaldina che ha avuto successo
grazie anche ai falsi controlli di Salvatore Strati, che nel 2004 attestò la presenza di 430 animali, confermando il
tutto in un falso verbale. Scordo ha riproposto lo stesso schema truffaldino
anche con l’azienda intestata alla moglie Giovanna Palamara, con sede ad
Africo, per la quale hanno ottenuto
fondi pari a 38.014,81 euro dal 2004 al
2008, dichiarando un numero di animali pari a 450 capi a fronte dei soli
quattro posseduti.
Simona Musco
Il plauso di Macrì
«L’attenzione resti alta»
Il Presidente dell’associazione regionale allevatori
Francesco Macrì rivolge un plauso all’Arma dei Carabinieri di Locri e di Reggio Calabria. «La politica, le istituzioni, le forze sociali e i singoli cittadini a tenere alta l’attenzione su un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, che rischia di inquinare il tessuto sociale della nostra
regione»
re. lo.
18
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
Sei medici alla sbarra
per la morte di un minore
Rinviata a giudizio équipe del reparto di pediatria
Sei medici del reparto di diatria dell’Ospedale di CoPediatria dell’ospedale del- senza dove, secondo l’accul’Annunziata saranno pro- sa, gli venne diagnosticata in
cessati per la morte di Mari- ritardo una rara malattia che
no Romano, un ragazzo di 13 ne provocò la morte. Dopo
anni, avvenuta il 16 marzo alcuni giorni di degenza il radell’anno scorso. Così ha de- gazzo venne trasferito nelciso il gup del tribunale di l’ospedale Bambin Gesù di
Cosenza Francesco Luigi Roma dove morì. I genitori
Branda, accogliendo la ri- del ragazzo presentarono
chiesta del
una denunpubblico miNon si accorsero cia alla Pronistero Antodella
che il ragazzino cura
nio Bruno
Repubblica
Tridico, che
di Cosenza.
era affetto
ne
aveva
Secondo
da una rara
chiesto il rinl’ipotesi acmalattia
vio a giudizio
cusatoria, i
per omicidio
medici indacolposo. I medici finiti alla gati avrebbero sottovalutato
sbarra sono Domenico Sper- il caso, accorgendosi in ritarlì, Rosanna Camodeca, Vit- do della patologia che, sebtoria Greco, Rosaria De Mar- bene sia rara, poteva essere
co, Marianna Neri e Clemen- contrastata con la giusta tetina Rossi.
rapia.
Un settimo medico, il coDopo la richiesta di rinvio
sentino Natale Dodaro – di- a giudizio dei sette medici infeso dagli avvocati Vincenzo dagati formulata dal pubbliAdamo e Luigi Lombardi – è co ministero, gli avvocati
stato prosciolto dalle accuse Adamo e Lombardi, insieme
per non aver commesso il agli altri legali del collegio difatto. Per i medici rinviati a fensivo, avevano replicato
giudizio il processo avrà ini- chiedendo il proscioglimento
zio il 20 aprile prossimo da- dei loro assistiti.
vanti al giudice monocratico
Evidentemente soddisfatdi Cosenza.
to per la decisione del giudiIl ragazzo deceduto venne ce che ha prosciolto il proricoverato nel reparto di pe- prio assistito, l’avvocato
Adamo ha dichiarato: «Finisce qui per il mio assistito
questa dolorosa vicenda
umana e giudiziaria, sono sicuro che nella sede dibattimentale i medici del reparto
di Pediatria ancora coinvolti
sapranno dimostrare la legittimità del proprio operato,
cosa sulla quale siamo e restiamo convinti».
rcs
l’arresto
Catturato pericoloso latitante albanese
È un uomo di Tirana ricercato nel suo Paese per aver sgozzato un connazionale
Uccise un uomo a coltellate nel
1994, venne arrestato, processato, condannato e sbattuto in carcere. Ma nel
1997 riusciì a evadere riparando all’estero. Da allora Shefqet Rinxhi, 52
anni, è rimasto in stato di latitanza riuscendo a sottrarsi alla cattura. Fino a
ieri, quando personale della seconda e
terza sezione dell’ufficio immigrazione della Questura, diretto dal vice questore aggiunto Giovanna De Marco,
coadiuvata dal sostituto commissario
Tocci, lo ha tratto in arresto, in esecuzione di un provvedimento di cattura
emesso dalla Corte d’Appello di Tirana (Albania) il 12 maggio del 1995.
Shefqet Rinxhi ha commesso un grave
errore: si è presentato all’ufficio immigrazione per ottenere il permesso di
soggiorno e, come di consueto, ha dovuto esibire i propri documenti per gli
Shefqer Rinxhi viene caricato su
una volante e portato in carcere
accertamenti di routine. L’uomo ha
fornito documenti falsi e i poliziotti cosentini se ne sono accorti avviando ulteriori ricerche. I sospetti hanno tro-
Inutilizzabili i verbali del pentito
Terminator 2, in fumo le dichiarazioni di Colosso sul delitto Calvano
La Corte d’assise del Tribunale di Cosenza ha dichiarato
inutilizzabili i verbali con le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Angelo
Colosso oltre il termine di 180
giorni dal pentimento fissato
dalla legge. È questa la novità più importante dell’udienza
di ieri del processo Terminator 2, istruito per far luce su
due delitti di ’ndrangheta, avvenuti nella seconda metà del
1999: gli omicidi del boss di
San Lucido Marcello Calvano
e del cosentino Vittorio Marchio.
L’udienza è stata caraterrizzata dal controesame dei pentiti. Oltre a Colosso, sono stati sentiti anche Vincenzo Dedato, Francesco Amodio e
Sergio Prezio. Numerose le
contraddizioni contestate dagli avvocati degli imputati, tra
gli altri: Marcello Manna e
Gianluca Garritano (difensori
di Domenico Cicero), Linda
Boscaglia e Roberto Le Pera
(difensori di Ettore Lanzino).
Colosso aveva dichiarato
Da segnalare infine la testimonianza di Sergio Prezio,
che aveva suscitato grande interesse quando, a proposito
dell’uccisione di Calvano, ha
dichiarato che era un delitto
che stava particolarmente a
L’aula del tribunale di Cosenza e il pentito Angelo Colosso
cuore a Giuliano Serpa. Pre- falle e contraddizioni nelle dezio ha detto che il boss paola- posizioni dei pentiti, sulle
no stava lavorando alla sua or- quali si regge il teorema accuganizzazione e che gli aveva satorio. I fatti risalgono a oltre
anche chiesto di parteciparvi. 12 anni fa. Calvano da San LuPoi non se ne fece più nulla.
cido e Marchio da Serra Spiga
A questo
si erano alleapunto, però,
Furono rilasciati ti per gestire
Prezio si è
oltre i 180 giorni autonomaimprovvisamente il racmente avvaldal pentimento ket delle
so della facolestorsioni.
indicati
Un progetto
tà di non ridalla legge
che il gruppo
spondere. Un
allora egemopiccolo colpo
di scena che ha animato ne nella città di Cosenza –
un’udienza altrimenti molto quello che stava cercando di
tecnica, giocata tutta sull’abi- riorganizzarsi dopo la mazzalità dei difensori nel trovare ta del processo Garden – de-
cise di stroncare eliminandone i protagonisti. Mandanti di
quei delitti secondo l’accusa,
rappresentata dal pubblico
ministero della Dda Vincenzo
Luberto, furono, Ettore Lanzino e Domenico Cicero. Un
teorema che trova riscontri
anche nelle dichiarazioni dei
pentiti. Colosso, oltre a indicare i mandanti, aveva anche
dichiarato di aver partecipato
ad alcuni appostamenti. Uno
di questi sarebbe avvenuto
davanti al Tribunale di Cosenza.
Ieri però l’avvocato Manna
ha fatto notare al pentito che
quel giorno egli non avrebbe
mai potuto sorvegliare né pedinare nessuno in quanto si
trovava nell’aula bunker di via
degli Stadi per il processo
Ciak.
A proposito dell’organizzazione degli omicidi, il pentito
Vincenzo Dedato ha dichiarato che i gruppi di fuoco cercavano di non avere contatti con
nessuno, così come i vertici
dell’organizzazione, proprio
per neutralizzare possibili
pentiti.
Il processo Terminator 2 riprenderà il prossimo 12 dicembre (alle 15 in Corte d’assise) .
a. b.
vato conferma: infatti, al termine di
una complessa e scrupolosa attività investigativa, sono riusciti a risalire al vero nome del cittadino albanese e, quindi, hanno capito di avere davanti un
pericoloso latitante.
Lo straniero, nel corso degli anni ha
utilizzato diversi alias per nascondere
le vere generalità ed ottenere un permesso di soggiorno. Ovviamente, il
passaporto esibito, falsificato con eccellente perizia, riportava generalità
diverse da quelle in base alle quali era
ricercato in campo internazionale da
circa 15 anni. A conclusione delle formalità di rito, l’assassino albanese è
stato rinchiuso nel carcere di Cosenza. Vi resterà fino alla richiesta estradizione per poi scontare la pena nel suo
paese.
rcs
camera di commercio
Nuova dotazione organica
annullata dal giudice
Il giudice del lavoro del tribunale di Cosenza ha condannato la Camera di commercio di Cosenza per comportamento antisindacale. Modificò la proporia dotazione organica senza tenere in alcun conto il sindacato. La sentenza
è arrivata in seguito a un ricorso presentato dalla Uil funzione pubblica di Cosenza. L’articolo 6 comma 1 del D.Lgs.
165/2001, infatti prevede che «nelle amministrazioni pubbliche l’organizzazione e la disciplina degli uffici, nonché la
consistenza e la variazione delle dotazioni organiche sono
determinate in funzione delle finalità indicate all'articolo 1,
comma 1 , previa verifica degli effettivi fabbisogni e previa
consultazione delle organizzazioni sindacali rappresentative (...)». La Camera di Commercio, invece, ritenendo soddisfatte gli obblighi verso il sindacato con la sola informativa, procedeva all’approvazione della modifica della dotazione organica e adottava gli atti consequenziali.
«Restiamo amareggiati – dichiara il segretario della Uil
Fpl Elio Bartoletti – in quanto siamo dovuti ricorrere al
giudice del lavoro per aver riconosciute e salvaguardate le
prerogative che la legge assegna ai sindacati rispetto a una
problematica che riguarda l’organizzazione della struttura
e, quindi, all’organizzazione del personale. Siamo consapevoli che la sentenza emessa dal giudice del lavoro creerà delusione per alcuni lavoratori che avevano riposto aspettative in questi atti. Per questo esprimiamo disappunto, ma
riteniamo che i tanti giovani professionisti, che vivono un
atavico stato di disoccupazione possano, anche loro, sperare in una giusta collocazione nel mondo del lavoro, così come i lavoratori dipendenti della stessa Camera di commercio, aspirare a una progressione di carriera. Riteniamo che
la questione si possa chiudere in questa fase sanando le illegittimità e salvaguardando le norme sulle relazioni sindacali, diversamente se dovessimo registrare atteggiamenti
autoritari ed unilaterali, saremo costretti a azioni ulteriormente rigorose e vigileremo su tutti gli atti di pubblico interesse, che l’amministrazione della Camera di commercio
di Cosenza proporrà nel prossimo futuro».
19
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
Gli Stancati negano le accuse
Interrogate dal gip le tre persone arrestate sabato per estorsione
Tutta un’altra versione dei
fatti. A raccontarla sono Giancarlo Stancati e i suoi figli Elio
e Pierangelo. Ieri mattina, i tre
sono stati interrogati in carcere dal gip Salvatore Carpino alla presenza del loro avvocato
difensore (Cristian Cristiano).
Erano finiti dietro le sbarre sabato mattina – nell’ambito di
un’operazione dei carabinieri
denominata Family – con le
accuse di minacce, sequestro
di persona, percosse e estorsione. Reati commessi ai danni di
una coppia valdostana. I tre indagati si protestano innocenti:
sostengono che i 15mila euro
che avrebbero estorto alla coppia erano in realtà un prestito.
Lo avrebbe concesso la donna
a Elio Stancati in virtù del rapporto di amicizia stretto con il
ragazzo all’epoca del suo trasferimento a Cosenza. Sembra,
infatti, che alla signora Zaira C.
piacesse il giovane cosentino,
come ha dichiarato lo stesso
Elio Stancati quando il giudice
gli ha domandato dei rapporti
con la signora. La situazione si
sarebbe complicata quando il
marito viene a sapere di questa
“simpatia” e arriva a Cosenza,
dove la moglie si era trasferita
da qualche giorno.Giancarlo
Stancati, invece, ha dichiarato
di aver visto Alessandro Z. in
una sola occasione: il 7 novembre, quando questi si presenta
a casa sua pretendendo la resti-
FAMILY Elio Stancati (23 anni) e suo padre Giancarlo (53)
tuzione del “prestito”. L’uomo vittime. Quanto a Pierangelo
ha negato di aver colpito l’ope- Stancati, infine, avrebbe semraio con un pugno in faccia. E pre avuto un ruolo secondario,
ha negato, inoltre, di essere sta- limitandosi ad accompagnare
to a Portapiana il giorno in cui il fratello minore. Secondo gli
suo figlio Elio minacciò la cop- indagati l’unica circostanza veritiera nella
pia con una
denuncia dei
pistola. Sem«I 15mila euro
coniugi valdobra sia in poserano
un
prestito
stani consisesso della
sterebbe nel
prova
che
non abbiamo
fatto che la
quel giorno,
costretto
donna andanell’ora indinessuno»
va a prelevare
cata nella deil denaro in
nuncia, fosse
sul posto di lavoro (al consor- banca accompagnata dagli
zio di Bonifica). A proposito Stancati.Per tutti questi motivi
dell’arma usata per minacciare l’avvocato Cristiano ha chiesto
la coppia, Elio Stancati ha di- la scarcerazione dei propri aschiarato che si trattava di una sistiti.
La versione fornita nella mipistola scacciacani nera e non
grigia, come dichiarato dalle sura cautelare con cui il gip
Carpino – su richiesta del pm
Donato – ha ordinato l’arresto
di Giancarlo, Elio e Pierangelo
Stancati, invece parla di una
serie di soprusi e violenze umilianti: a giugno, Zaira C., casalinga, si trasferisce a Cosenza
dopo aver venduto casa in Val
d’Aosta. Per caso incontra Elio
Stancati, che le affitta un magazzino a Portapiana. Inizialmente i rapporti sono amichevoli. Poi la donna confida al padrone di casa di avere un libretto in banca con circa 125mila
euro: il ricavato della vendita
della casa. E cominciano i guai:
Zaira viene costretta a prelevare somme di denaro dal proprio conto e a consegnarli a
Stancati.
Una situazione che va avanti anche quando anche il marito si trasferisce in città. Alla fine la somma che la famiglia cosentina avrebbe estorto loro
ammonta a poco meno di 15
mila euro. Le vittime raccontano di continue minacce di
morte, di essere state rinchiuse nel magazzino di Portapiana, costrette a salire in auto con
i loro aguzzini e addirittura
percosse quando il marito pretese la restituzione del denaro.
In seguito a questo episodio
venne presentata la denuncia
ai carabinieri dalla quale sono
scaturiti gli arresti.
ALESSANDRO BOZZO
[email protected]
il processo
Riciclaggio d’auto
Sentenza a gennaio
Bisognerà attendere il prossimo 16 gennaio per conoscere il destino giudiziario dei quattro cosentini coinvolti nell’inchiesta milanese sul riciclaggio internazionale di automobili. Sedici persone per le quali, in precedenza, la Procura di Milano ha chiesto condanne
comprese tra quattro e
sette anni e mezzo di reAnche quattro
clusione. Ieri, si sono concosentini
cluse le arringhe dei legali
difensori Gemma Altimacoinvolti
ri, Maurizio Nucci e Loin un’inchiesta
renzo Aiello, ma la promilanese
grammata è poi slittata al
nuovo anno. I cosentini
coinvolti rispondono ai nomi di Carmelo Salvatore Testa, Orlando Scarlato, Carmine De Rango e Domenico
Donato. Testa, considerato tra i promotori dell'attività
criminale, rischia il massimo della pena, tra quelle invocate dal pm meneghino. Gli altri tre, invece, si assestano a quota sei anni e sei mesi di reclusione ciascuno. Per tutti, l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di autovetture. In particolare,
veicoli di grossa cilindrata (Audi, Mercedes, Porsche) e
di provenienza illecita. Le auto, infatti, venivano rubate in giro per l'Europa da soggetti mai identificati e poi
acquistate dal gruppo di italiani che, secondo gli inquirenti, dopo aver provveduto a cambiare targhe e numeri di telai, le immettevano nuovamente sul mercato,
garantendosi così dei cospicui profitti quantificati in
circa un milione di euro. (mcr)
37
MARTEDÌ 6 dicembre 2011
calabria
AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI - LONGOBARDI
ora
Attriti tra gruppi criminali
Minacce alla titolare di un locale “vicina” al clan: «Chiama chi vuoi...»
AMANTEA
Il nuovo quadro criminale
in quel di Amantea si va via
via delineando in modo sempre più chiaro. Agli episodi riportati fino ad oggi da questa
Testata, relativamente alla
nascita di un nuovo gruppo
criminale capeggiato da un
“cane sciolto” ed al cui seguito ci sono altre sei persone (tra
cui minorenni) se ne aggiungono altri. Eventi che, sebbene si siano verificati in luoghi
pubblici, e quindi noti ai più,
nessuno ha ancora avuto il coraggio di denunciare.
Ciò che Calabria Ora sta
per raccontare è accaduto all’interno di un noto locale di
Amantea ed ha visto protagonisti il solito “cane sciolto” ed
il suo gruppo, questa volta accompagnati da un altro spacciatore di Amantea più volte
minacciato dalla locale cosca
proprio perchè andava ad intaccare gli affari di “famiglia”
sia in merito allo spaccio di
droga sia in relazione alle
estorsioni. Detto soggetto, in
particolare, si sarebbe più volte presentato in negozi del
luogo per prendere merce
senza pagarla. Al fine di scongiurare che gli esercenti potessero pensare che il tizio fosse un emissario del clan, qualche picciotto aveva provveduto a fare recapitare al protagonista della vicenda qualche
“messaggio”: dapprima gli
hanno incendiato l’auto, poi
gli hanno rubato un altro
mezzo e, infine, gli è stato incendiato un bene. Ma, ritornando ai fatti di cronaca più
recenti, diverse testimonianze
del luogo, portano a ricostrui-
attriti tra gruppi
delinquenziali
Insieme al “cane
sciolto” ed ai suoi
scagnozzi un
altro spacciatore
locale più volte
minacciato
dalla cosca
Scorcio di Amantea
re l’ennesimo presunto fattaccio. Due soggetti della banda
avrebbero malmenato, per
motivi futili, il cliente di un locale di proprietà di una donna
molto vicina agli ambienti criminali che contano. Ed anche
quest’ultimo, nel tentativo di
rimettere le cose a posto, in
una distinta circostanza si sa-
rebbe vista arrivare due ceffoni assestati in pieno visto. Con
l’aggravante che l’autore materiale di tale insano e pericoloso gesto, come se non ba-
stasse, avrebbe urlano in faccia alla donna: «adesso chiama pure chi vuoi, tanto io non
ho paura». L’attrito tra gruppi delinquenziali, quindi, è ufficialmente in atto.
Il “cane sciolto”, in partico-
lare, appare sempre più convinto di poter gestire gli affari
illeciti ad Amantea adispetto
di chi, attualmente in carcere,
“regna” in quel territorio e, comunque, si ritrova elementi di
raccordo e di riferimento che
allo stato sono a piede libero
in città.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, in casa della
‘ndrangheta, il recente arresto
di alcune settimane addietro
in quel di Fiumefreddo Bruzio, dove è stato tratto in arresto uno degli spacciatori
della cosca con tanto di droga,
soldi e armi. Un danno non
indifferenti, e difficilmente recuperabili in termini di nuova manovalanza.
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
AMANTEA/2
Coreca, galleria rinnovata
Fs ha completato i lavori di restyling per 59 milioni di euro
«Conclusi i lavori di restyling della
L’Ente ferrovie della Calabria ha
completato il restyling della galleria Galleria Coreca con la ricostruzione
Coreca, sulla linea Battipaglia-Reg- delle due canne», si legge in una nogio Calabria. A seguito di ciò, pertan- ta stampa.
«Riattivata, quinto, è stata riattivata la
di, - prosegue il cocircolazione su enRiattivata la
municato delle ferrotrambi i binari della
circolazione
vie - la circolazione
predetta linea ferrosu entrambi i binari
viaria. L’investimensulla tratta
fra le stazioni di
to complessivo per i
Battipaglia
Amantea e Campora
lavori di che trattasi
San Giovanni, sulla
è costato alle ferrovie Reggio Calabria
linea Battipaglia 59 milioni di euro.
Ad ogni modo, a fornire i dettagli del- Reggio Calabria, adesso percorribile
le operazioni proprio le ferrovie del- nei due sensi di marcia ad una velocità di 200 km/h». E le novità non fila Calabria.
niscono qua. Infatti, contemporaneamente ai lavori di restyling, «necessari per lo stato di degrado della struttura, causato dalle continue infiltrazioni d’acqua provenienti dal terreno, rete ferroviaria italiana (gruppo
Fs) ha rinnovato interamente la sede
ferroviaria e le apparecchiature tecnologiche. I lavori della canna in direzione nord (iniziati il 21 giugno del
2010, investimento 29 milioni di euro) sono stati completati rispettando
la tabella di marcia, operando giornalmente con turni lavorativi sulle 24
ore, in regime di interruzione totale
della circolazione ferroviaria». Infi-
AMANTEA/3
ne, a conclusione della nota, le ferrovie ha evidenziato come «l’investimento complessivo è stato di 59 milioni di euro». Finalmente, quindi,
sono finiti i disagi.
s. s.
LONGOBARDI
Scuola, la protesta adesso si trasferisce alla Regione
Genitori pronti ad arrivare anche in tribunale. Sta per nascere un Comitato ad hoc
Lezioni di stile e comportamentali da
Campora San Giovanni sul dimensionamento scolastico. Nel mentre, infatti, in
diverse realtà del Tirreno cosentino, all’indomani dell’approvazione delle varie
delibere comunali ad opera del consiglio
provinciale, le polemiche sono state archiviate (forse per rassegnazione) nella
frazione amanteana la protesta va avanti ad oltranza. A breve, infatti, sarà costituito un Comitato di cittadini che porteranno in seno alla Regione Calabria tutte le lamentele possibili ed immaginabili (documenti alla mano ovviamente) su
quanto verificatosi prima nel consiglio
comunale di Amantea e poi in quello provinciale. Nonostante, infatti, il consigliere provinciale Giovanni Battista Morelli
(supportato da un documento sottoscritto anche dai consiglieri Antonio Rubino
e Giuseppe Nesi) avesse evidenziato al
presidente Oliverio, ed a tutta l’Assise
provinciale, i problemi insistenti nel proprio Comune per quel che concerne il dimensionamento scolastico, la delibera
dell’amministrazione Tonnara è stata approvata. Questo ha sortito l’ira di tutti i
camporesi che domenica pomeriggio si
sono dati appuntamento nella piazza San
Francesco della frazione per manifestare
Il centro della città
della “A. Longo” di Campora San Giovanni, Marcello Mannarino, per smentire
l’amministrazione comunale circa il
mancato possesso dell’autonomia da parte della struttura camporese. «L’autonomia c’è sempre stata e la legge prevede di
accorpare proprio gli istituti con autonomia e non di crearne di nuovi». Fatto sta
che, se i genitori non
riusciranno ad otteneIntanto, il
re giustizia dalla Regruppo “Noi
gione, porteranno la
Campora” dice vicenda in tribunale.
il gruppo
basta ai raggiri Intanto,
“Noi Campora”, per il
e chiede giustizia tramite di Luca Ferraro, ha fatto sapere di
essere «offesi, ma non meravigliati, per
Scorcio di Amantea
quanto verificatosi. A questo punto chiediamo all’amministrazione di realizzare a
il proprio dissenso nei confronti della Campora almeno una sola opera, viste le
giunta. E, seppure qualche firmatario del- tante promesse mai mantenute e la cola medesima delibera qualche ora dopo si stante spoliazione di uffici, servizi e altro.
era detto pentito di ciò che aveva fatto, al- Si era parlato di decentramento amminila protesta a Campora l’unico ad essere strativo, consiglio di frazione e altro, ma
presente - oltre a Morelli, Rubino (Nesi nulla di tutto ciò è mai stato fatto». Ad
ha fatto pervenire una missiva per mani- ogni modo: «Noi saremo al fianco dei gefestare la propria vicinanza ai genitori) - nitori. Basta usare Campora solo in camè stato, come sempre, Marcello Socievo- pagna elettorale».
le. Presente anche il dirigente scolastico
s. s.
«Governatori incapaci
Problemi tutti irrisolti»
Il gruppo consiliare “Longobardi domani” ha programmato, per il 7 dicembre, con inizio alle ore 19,
presso l'Hotel Gaudio,
un’assemblea pubblica per
discutere dei problemi della città. Problemi segnalati
più volte all’amministrazione ma, ancora oggi, tutti irrisolti.
«A distanza di anni- scrive il gruppo consiliare - non
sono ancora stati risolti problemi di primaria importanza indispensabili per i
cittadini di Longobardi, nonostante i numerosi solleciti e le conseguenti assicurazioni da parte degli stessi
amministratori, nonché la
montagna di soldi spesi».
Va ricordato che «alcuni di
questi, furono il cavallo di
battaglia degli attuali amministratori, alle amministrative di molti anni addietro.
Ma non solo non si è riusciti, in tutti questi anni, a risolvere problemi importan-
Il Comune di Longobardi
ti, per quanto questa amministrazione si è dimostrata
incapace di affrontare e risolvere anche l'ordinaria
amministrazione. Solo colpa della situazione economica disastrosa nella quale
versa il nostro Comune? Per
giunta creata da questi amministratori, o incapacità
degli stessi?». Per fare il
punto sulla situazione politico/amministrativa, è stato programmato il vertice.
s. s.
9
Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
Calabria
.
Sgominata dai carabinieri un’organizzazione di allevatori dedita alle frodi comunitarie con la complicità di controllori infedeli dei Centri di assistenza agricola
Locride, l’Ue pagava per pecore fantasma
Agli arresti domiciliari sono finiti 12 dei 41 indagati. Scandagliato dall’Arma anche il settore olivicolo
Piero Gaeta
Coinvolto nel processo “Terrazzamento”
REGGIO CALABRIA
Nella Locride esistono allevatori
di pecore e capre con la bacchetta
magica. Allevatori capaci di fare
lievitare i capi dei loro allevamenti per spillare contributi all’Ue,
grazie anche a controllori infedeli
e compiacenti dei Centri di Assistenza Agricola. «Acquistavano 4
o 5 capi – ha affermato il capitano
Vincenzo Ferrara del Nucleo antifrodi di Salerno – e in paio di mesi
diventavano centinaia. Degli autentici maghi».
Una frode studiata nei minimi
dettagli che oltre agli allevatori
ha interessato anche il settore olivicolo con uliveti fantasma che
producevano tanto olio con il
coinvolgimento di gestori di frantoi e ispettori delegati al controllo. «Un’indagine lunga due anni
con grande professionalità dai
Carabinieri – ha detto il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza –
che ha coinvolto oltre 150 aziende e che ha portato agli arresti domiciliari 12 persone alle quali sono stati sequestrati beni per un valore equivalente di quasi un milione di euro. E credo che la misura
patrimoniale sia anche più importante di quella personale».
In totale gli indagati sono 41
ma per 29 il gip Daniela Oliva non
ha ritenuto che ci fossero indizi tali per applicare la misura cautelare che la Procura aveva richiesto.
Ai domiciliari sono finiti: Salvatore Scordo, 32 anni, di Africo, Leo
Condemi (38) di Africo, Rosa Gligora (38) di Africo, Francesco Gligola (36) di Bianco, Giuseppe Frisina (38) di Bianco, Giuseppa Romeo (59) di Africo, Maria Morabito (56) di Africo, Pietro Favasuli
(43) di Africo, Elisabetta Nirta
(36) di Africo, Domenico Principato (36) di Locri, responsabile
del Centro assistenza agricola di
Bianco; Carmelo Scaramozzino
(57) di Brancaleone, e Pasquale
Furferi (56) di Brancaleone, entrambi dipendenti dell’ufficio
agricolo di Brancaleone.
Le indagini, avviate dalla Stazione di Africo («un’altra testimonianza che funziona bene il “modello Reggio”», ha chiosato il ten.
col. Carlo Pieroni) hanno consentito di accertare che il gruppo affaristico presentava false dichiarazioni all’Agea (agenzia per le erogazioni in agricoltura), da parte
di 30 allevatori di centinaia di capi ovi-caprini in realtà inesistenti
o con dati di consistenza maggiorati, anche allo scopo di ottenere
dal Servizio Veterinario il codice e
il registro aziendale necessari per
presentare le istanze di finanziamento. La truffa è stata possibile
farla anche grazie alla complicità
di ispettori degli Uffici provinciali
agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle verifiche
per conto dell’Agea, attestavano
la presenza degli animali.
Nel settore olivicolo, i titolari
delle aziende attestavano falsamente l’esistenza di consistenti
Reggio, assassinato
con due colpi in testa
l’imprenditore Martino
Il colonnello Maurizio Delli Santi, il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e il tenente colonnello Carlo Pieroni
I complimenti
Una pattuglia dell’Arma impegnata nei controlli
estensioni di fondi coltivati a uliveto per cui venivano percepiti
aiuti comunitari in relazione a
quantitativi di olio fittiziamente
prodotti.
Le investigazioni si sono avvalse delle “analisi di rischio” fornite
dall’Agea e di rilevazioni geosatellitari del territorio, e hanno
Alberto Statti
presidente
regionale
Confagricoltura:
avanti così
Il capitano
Vincenzo Ferrara
del Nucleo
antifrodi
carabinieri
permesso un’articolata attività di
verifica tecnico-finanziaria sulla
base dei controlli incrociati sul Sistema informativo agricolo nazionale e sulle banche dati
dell’Anagrafe zootecnica di Teramo e dell’Agenzia del Territorio.
Un altro aspetto importante
dell’operazione è quello riguardante l’aggressione anticipata ai
patrimoni criminali illecitamente
perseguiti per rendere più incisiva la tutela della legalità anche
nel sistema degli aiuti al comparto agroalimentare. Sono stati eseguiti anche i provvedimenti di
“sequestro preventivo” “per equivalente” previsti dall’art. 321 cpp
di conti correnti, terreni, fabbricati e auto di grossa cilindrata per
il valore equivalente di circa 1 milione di euro pari al valore degli illeciti finanziamenti comunitari
Il ministro Mario Catania
accertati nelle campagne agricole
dal 2004-2008. «L’aggressione ai
patrimoni illeciti – ha commentato il colonnello Delli Santi – nelle
frodi comunitarie è di fondamentale importanza perché in base alla normativa comunitaria l’entità
dell’illecito finanziamento sottratto illegalmente al budget comunitario è posta a carico dello
Stato membro almeno nella misura del 50% ma anche oltre se lo
Stato si rileva inadempiente rispetto agli obblighi comunitari».
Le azioni di recupero avviate
dai Nuclei Antifrodi Carabinieri
d’intesa con la Magistratura servono anche a tutelare la concorrenza e la libertà dei mercati che
vengono alterati dalla condotta
disonesta di chi accede illecitamente a finanziamenti europei.
Il ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali Mario Catania: «Quest’operazione dei Carabinieri a tutela della legalità
nel sistema dei finanziamenti comunitari in agricoltura, mi consente di
esprimere pubblicamente
per la prima volta nel ruolo di Ministro il mio incondizionato apprezzamento per l’attività svolta
con assoluta competenza
e grande spirito di sacrificio dai Carabinieri che
operano alle dipendenze
funzionali del Ministero.
Ad essi è affidata un’importante missione sempre
più strategica per gli interessi del Paese: la lotta
all’agropirateria e alle frodi comunitarie del comparto agroalimentare».
REGGIO CALABRIA. Era uscito
dalla palestra dopo un buon allenamento. Ha attraversato la
strada con le chiavi in mano
pronto a salire sul Fiat Doblò
bianco che lo doveva riportare a
casa dove l’attendevano la moglie e i tre figli. Un killer silenzioso glielo ha impedito. Per sempre. Due colpi di pistola calibro
7,65 hanno centrato in testa
Bruno Vittorio Martino, 46 anni,
imprenditore edile.
Gli spietati killer, compiuta la
loro missione di morte, si sono
volatilizzati subito nella notte di
Pellaro e nel luogo appartato
non c’erano nemmeno testimoni. Scattato l’allarme, dato una
voce anonima al 113, sulla scena
del delitto sono piombate le Volanti della Polizia coordinate dal
vicequestore aggiunto Giuseppe
Pizzonia.
Nonostante i due proiettili
nel cranio, Martino era ancora
vivo ed è stato trasportato d’urgenza agli Ospedali Riuniti per
un tentativo disperato di poterlo
strappare alla morte. I medici si
sono subito accorti che le condizioni del ferito erano disperate
e, infatti, dopo nemmeno un’ora
dal ricovero è giunta la notizia
che Martino era spirato. Decisivo a causare il decesso potrebbe
essere stato il proiettile che è entrato all’altezza della tempia destra ed è uscito dall’altra parte.
Questi dettagli, tuttavia, saranno chiariti meglio dall’esame autoptico.
Adesso starà agli investigatori della Squadra Mobile, diretta
dal primo dirigente Renato Cortese, fare luce su questo terribile
fatto di sangue. Le modalità
sembrano essere chiaramente
Alberto Statti presidente
di Confagricoltura Calabria: «La brillante operazione delle nostre forze
dell’ordine difende e tutela gli imprenditori agricoli veri. Plaudiamo al
blitz dei Carabinieri del
Nucleo antifrodi in collaborazione con il Comando
Provinciale di Reggio Calabria contro il sistema
degli illeciti finanziamenti
comunitari nell’agroalimentare, comparto strategico per l'economia regionale».
Un poliziotto esamina la scena del crimine
Il governatore invita il presidente del Consiglio a proseguire l’iter per la realizzazione dell’opera
Ponte sullo Stretto, Scopelliti scrive a Monti
CATANZARO. Il presidente della
Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha inviato una lettera al
presidente del Consiglio Mario
Monti sulla costruzione del Ponte sullo Stretto.
Scopelliti nella missiva – diffusa dall’Ufficio stampa della
Giunta – ha sottolineato che «la
Regione Calabria ritiene fondamentale la costruzione del ponte sullo Stretto. La mia Regione
– ha aggiunto – soffre di un gap
infrastrutturale notevole e la costruzione della mega opera porterà dei benefici al nostro territorio al pari di quello siculo».
Il governatore della Regione
Calabria ha inoltre evidenziato,
nella lettera al premier Monti,
che «con il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo
abbiamo portato avanti, recentemente, una battaglia a difesa
del corridoio 1 Berlino-Palermo
che rischiava di essere preferito
ad un'altra direttrice ferroviaria. L’Unione Europa ha ben
compreso l’importanza di tale
asse viario e per questo le nostre
richieste hanno avuto esito positivo. In questa ottica il Ponte
sullo Stretto è un opera indispensabile, strategica per que-
mafiose: due colpi in testa è in
grado di piazzarli solo un killer
professionista e possono anche
indicare una pista da seguire con
attenzione.
Pochi giorni fa, Vittorio Bruno Martino era stato rinviato a
giudizio nell'ambito del processo “Terrazzamento” e doveva
comparire davanti al Tribunale
reggino il prossimo 27 gennaio.
Un processo nato da un’operazione condotta dai Carabinieri
del Noe, coordinati della Procura di Reggio Calabria, che il 7
febbraio 2010 aprì uno squarcio
inquietante sullo smaltimento
illecito di rifiuti alla periferia di
Reggio.
Nell’ambito di quell’inchiesta, ci fu anche il sequestro di società e beni per un valore di circa
sette milioni di euro, tra i quali
un bar-rosticceria all’interno
dell’aeroporto dello Stretto, che
era gestito dalla vittima.
Secondo il castello accusatorio della Procura, Martino aveva
realizzato una discarica abusiva
nel vallone Bovetto in cui confluivano rifiuti provenienti da
demolizioni edili, riempiendo
un intero vallone di proprietà
della società Eko Mrf amministrata dallo stesso Martino. Il
terreno, secondo le carte, doveva essere realizzato a terrazzamenti da destinare ad uliveti.
Ma di ulivi non fu trovata traccia. Per questi reati Martino, nei
giorni scorsi, è stato rinviato a
giudizio insieme ad altre 15 persone con l’accusa, a vario titolo,
di realizzazione di discarica
abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, traffico di rifiuti e gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali.(p.g.)
Il modello del Ponte sullo Stretto. Scopelliti chiama in causa Monti
sta direttrice. Un’opera che certamente servirà alla Calabria ed
alla Sicilia per un nuovo sviluppo economico di quest’area» . Il
presidente calabrese ha fatto
presente al premier che «non si
tratta solo di posti di lavoro che
si creeranno con la costruzione
dell’opera, bensì di far conoscere al mondo intero come, anche
nel profondo Sud, è possibile
costruire un’infrastrutture utile
alla popolazione ed unica al
mondo».
Nella lettera, Scopelliti ha
raccomandato al primo ministro «di non ritardare l’iter poi-
ché tutto ciò si riverserebbe a catena sul nostro Paese e sui nostri
territori». Al termine della missiva, il governatore si è detto
convinto che «dal Governo nazionale, su questo problema, ci
sarà la massima attenzione».
A proposito del carente sistema dei Trasporti nel Sud, ieri è
intervenuto il consigliere regionale Fausto Orsomarso, che ha
risollevato il problema del taglio dei treni-notte che penalizzano soprattutto Calabria e Sicilia. Orsomarso, che ha la delega
ai Trasporti, sottolinea sul problema l’impegno congiunto dei
presidenti Lombardo e Scopelliti, annunciando che «verranno
incalzati Governo e Trenitalia
fino all’ultimo minuto utile affinché si possano rivedere le ultime decisioni».
25
Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
.
Calabria
INDAGINE INFINITO Il governatore parla dell’arresto del consigliere regionale del Pdl
Dalla relazione della Corte dei Conti emerge un giudizio negativo
Scopelliti: chi poteva immaginare Acque, duri rilievi a Sorical
vigila e costa troppo»
che Morelli flirtasse con le cosche? «Non
Abramo: le nostre tariffe sono fra le più basse d’Italia
«Uno come lui, legato alla Chiesa! Attaccare la politica aiuta la mafia»
Tonio Licordari
REGGIO CALABRIA
Sull’indagine ”Infinito”, condotta dalla Dda di Milano in collaborazione con la Procura di Reggio,
che ha portato tra gli altri all’arresto del consigliere regionale
del Pdl Franco Morelli e del magistrato Vincenzo Giuseppe Giglio, il governatore Scopelliti si
era limitato a commentare «parlerò quando potrò leggere le carte». Ieri Scopelliti ha utilizzato la
ribalta del convegno promosso
dal “Museo della ‘ndrangheta”,
che ha inaugurato la serie degli
eventi legate al tema “La Ferita”,
per far conoscere la sua opinione. Il dibattito, che si è tenuto
nella sala delle conferenze della
Provincia, era proprio centrato
sulla cosiddetta “Area grigia della ‘ndrangheta”. Come dire:
quando l’evento cammina con
l’attualità.
Il governatore Scopelliti esordisce: «La 'ndrangheta vota chi
vince ma ritengo che il voto a
Reggio non sia blindato ma anzi
sia prevalentemente libero. Sono sicuro che la maggior parte
dei cittadini di questa città sia liberamente in grado di esprimere
le proprie scelte».
Atteso il suo riferimento alle
ultime vicende che coinvolgono
un consigliere regionale del suo
partito e della sua maggioranza
di centrodestra. Morelli? Una vera sorpresa per tutti. Si domanda
infatti Scopelliti: «Chi poteva immaginare di Franco Morelli una
cosa del genere, di una persona
vicina alla Chiesa, scoperta a flirtare con i poteri criminali? Tutti
Franco Morelli a Palazzo Campanella (foto di repertorio)
sottoscrissero un codice etico.
Siamo stati i primi a farlo per selezionare le candidature. Poi
succede che il candidato Zappalà
va a chiedere i voti al boss. Ma solo dopo essere stato candidato. E
poi, Morelli. Il problema non è
cosa può fare la politica di più.
Ho addirittura chiesto ad alcuni
candidati di portare il certificato
del casellario giudiziale. E mi sono ritrovato alcune persone che
sono andate dal boss Pelle a lamentarsi di me. Fatti che non sono stati esattamente rappresentati dalla stampa. Alzi la mano in
questa sala chi sapeva che Franco
Morelli avesse questo tipo di rapporti. Siamo pronti a discutere su
tutti, ma attenzione alle delegittimazioni della politica che serve
solo alla 'ndrangheta ed ai poteri
occulti che pensano in questo di
poter condizionare l'azione politica nei diversi territori».
Franco Morelli, secondo eletto nella provincia di Cosenza,
con oltre 13 mila preferenze,
aspirava a fare l’assessore regionale. Nell’ordinanza vengono riportate le pressioni fatte da Gianni Alemanno in favore di Morelli
sia nei confronti di Scopelliti che
di Ignazio la Russa. Il governatore però è irremovibile. Alemanno
chiama Morelli. in sintesi gli dice: «Per adesso accontentati della presidenza della commissione
bilancio perché Scopelliti ha il
coltello dalle parte del manico, di
più non posso fare. Però al primo
rimpasto, probabilmente nei primi mesi del 2012, tu dovrai entrare in Giunta, altrimenti Scopelliti me la pagherà».
In politica questo tipo di pres-
Coldiretti soddisfatta del voto in Consiglio
MARCHI
Iniziative a difesa
del Made in Calabria
Convenienza
e affidibilità,
Auchan
al primo posto
CATANZARO. Il presidente della
Coldiretti Calabria Pietro Molimaro ha espresso soddisfazione
per l’approvazione all’unanimità, in Consiglio regionale,
dell’ordine del giorno a tutela
del vero “Made in Italy” agroalimentare e contro il sostegno
finanziario pubblico di iniziative imprenditoriali finalizzate a
commercializzare sui mercati
esteri prodotti contraddistinti
da un italian sounding pur non
avendo nulla a che fare con le
produzioni del nostro territorio.
Il presidente Molinaro ha
sottolineato il lavoro svolto
dell’assessore Trematerra e dal
consigliere Gallo per la messa a
punto dell’ordine del giorno poi
approvato dal Consiglio regionale all’unanimità. «L’ordine
del giorno – viene ricordato –
mira a ottenere esaustive informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela dell’immagine della Regione il cui improprio utilizzo è foriero di danni al sistema produttivo e occupazionale regionale ed ad impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per
la commercializzazione sui
mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione
dell’autentico Made in Italy di
cui la Calabria ne è una pezzo
importante».
Alcuni eventi organizzati da Callipo
Prosegue il mini-tour
di degustazione di gelati
CATANZARO. Dopo l’esordio di
venerdì scorso ad Acri, prosegue lo speciale mini tour di degustazioni gratuite che, per due
settimane, porterà la Callipo
Gelateria in giro per la Calabria.
Dal 2 al 4 dicembre lo stand
della Callipo Gelateria è stato allestito, nell’ambito di “Assaporagionando”, il Salone Mediterraneo dei Prodotti tipici, giunto
quest’anno alla sua nona edizione, nel Chiostro della Comunità
Montana della Sila Greca.
L’azienda parteciperà anche
alla manifestazione itinerante
“Natale con il gusto naturale
2011” organizzata dalla Regione - Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione - nell’ambito delle iniziative di valorizzazione della filiera agroalimentare calabrese e dell’incentivazione al consumo di produzioni di
filiera corta (dal produttore al
consumatore). Dopo la tappa di
domenica scorsa a Catanzaro, lo
stand della Callipo Gelateria sarà presente domenica 11 a Cosenza (Lungo Crati) e giovedì
15 dicembre a Vibo Valentia
(piazza Martiri d’Ungheria).
CATANZARO. Il marchio Auchan è primo nel suo settore
per convenienza, offerte e promozioni, affidablità, esperienza d’acquisto nel punto di vendita, servizio al cliente e nel
rapporto innovazione-concorrenza. Lo rivela lo studio “Best
Retail Brands” commissionato
da Kelkoo in sette mercati europei (Regno Unito, Francia,
Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Danimarca) e realizzato dal Centre for Brands Analysis che ha vagliato le opinioni
di oltre 10.500 consumatori
(1.500 solo in Italia) su 286
marchi leader in Europa (50 in
Italia). Gli intervistati hanno
valutato il marchio in base a
dieci caratteristiche: convenienza, offerte e promozioni,
affidabilità, esperienza d’acquisto nel punto vendita, servizio al cliente, livello d’innovazione rispetto ai concorrenti,
consapevolezza ambientale,
miglior servizio di consegna,
reputazione “cool”. Su tutte
queste caratteristiche, Auchan
si è classificata prima nel suo
settore sei volte su dieci. Da notare come i 50 marchi italiani
menzionati nell’indagine facciano capo ai primi 45 retailer
per vendite nel 2010 e ai primi
cinque operatori on line. Dal
rapporto è emerso che la convenienza è il fattore fondamentale per quasi il 60% degli
intervistati così come tre clienti su quattro ritengono prioritarie convenienza e il rapporto
offerte/promozioni.
sioni (o di promesse) sono di normale routine, non c’è quindi da
scandalizzarsi.
Chiaramente
Alemanno, che non risulta indagato, non poteva conoscere i rapporti tra Morelli e i clan Lampada
e Valle. Lo stesso gip Giuseppe
Gennari sostiene infatti che il sindaco di Roma non aveva idea di
chi fossero i Lampada, anche se
ha l’opportunità di incontrare alcuni esponenti del clan a Lamezia Terme durante la cresima
della figlia di Morelli.
Intanto il presidente del Consiglio regionale Franco Talarico,
pure lui presente al convegno
reggino promosso dal “Museo
della ‘ndrangheta”, ribadisce che
«l’istituzione non può essere inficiata dalle presunte responsabilità di un singolo consigliere».
Quasi certamente, se arriverà il
decreto di sospensione del Ministero dell’Interno, Franco Morelli sarà surrogato con Ennio Morrone nella seduta del Consiglio
regionale del 19 dicembre.
Sul fronte dell’indagine ieri il
gip Gennari ha provveduto a convalidare il sequestro di atti e documenti prelevati nell’abitazione e nello studio del dott. Vincenzo Giglio (il medico), il quale si
era avvalso della facoltà di non
rispondere, in quanto, ricordano
i suoi legali (Mario Alvaro e Giacomo Iaria), non aveva avuto
l’opportunità di leggere le 800
pagine dell’ordinanza. I due legali annunciano i prossimi passi
in favore del loro assistito: presto
presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame e chiederanno
al gip che Vincenzo Giglio venga
interrogato.
Danilo Colacino
CATANZARO
La Sezione Regionale di Controllo per la Calabria della Corte dei
Conti si è espressa in termini
molto negativi sulla gestione
delle risorse idriche da parte della Sorical, come si evince da uno
dei passaggi chiave della relazione letta dal prof. Quirino Lorelli:
«Il fenomeno della dispersione di
acqua potabile nella nostra regione è certamente tra le cause di
inefficienza più gravi della rete
acquedottistica: vi concorrono
variegati fattori quali la vetustà
della rete di distribuzione finale,
i furti d’acqua, l’utilizzo in agricoltura d’acqua destinata al consumo umano, una inesistente vigilanza sugli approvvigionamenti comunali da Sorical Spa,
un sistema di fatturazione finale
a dir poco incongruo, l’abdicazione degli uffici tecnici comunali e dei vigili urbani a perseguire e impedire pessimi “stili di vita” dei propri cittadini».
I vari rilievi, tutt’altro che
marginali, sono stati mossi
nell’adunanza di ieri tenuta dal
Collegio giudiziario contabile
presieduto da Francesco Franceschetti e composto, oltre al citato
relatore Lorelli, dai consiglieri
Cosmo Sciancalepore, Massimo
Agliocchi, Natale Longo e Giuseppe Ginestra. Un’udienza alla
quale hanno presenziato, fra gli
altri, anche il presidente della
Sorical Sergio Abramo e l’amministratore delegato Maurizio Del
Re, la presidente della Provincia
di Catanzaro Wanda Ferro nonché i commissari liquidatori degli Ambiti Territoriali Ottimali di
Sergio Abramo
Catanzaro (Ato 2 )Giudo Bisceglia, di Cosenza (Ato 1) Vincenzo
Schirinzi e di Vibo Valentia (Ato
4) Santino Gurzillo. Accanto a
loro il dirigente della Regione
Domenico Maria Pallaria, in rappresentanza dell’assessore ai Lavori Pubblici Pino Gentile. Fra i
presenti
anche
l’assessore
all’Ambiente Matteo Malerba,
che aveva anche chiesto di poter
intervenire ma che non è stato
ammesso a parlare dalla Corte in
quanto sprovvisto di delega da
parte del presidente dell’ente. E
proprio in merito agli Ato, ormai
sciolti, il dott. Ginestra ha fatto
notare che sono i rispettivi commissari liquidatori a risponderne
in nome e per conto, aggiungendo che non possono coesistere
per la loro gestione un organo ordinario, cui è demandata l’amministrazione, e uno straordina-
rio, al quale fa invece capo la liquidazione. Il presidente del
Collegio ha anche espresso rammarico per l’assenza di una rappresentanza politica della Regione.
Riguardo alle sottolineature
della Corte sulla Sorical (società
mista, partecipata dalla Regione) il presidente Abramo ha inizialmente chiesto che fosse l’amministratore delegato della stessa società a dover delucidare i
giudici. «Determinati appunti e
richieste di chiarimenti – ha spiegato – involgono aspetti e situazioni anche risalenti nel tempo.
Io, però, sono presidente da appena un anno». Richiesta rigettata dalla Corte, dopo una brevissima riunione durata pochi minuti, che ha spinto Abramo a leggere le controdeduzioni già inoltrate per iscritto. «Registriamo – ha
peraltro affermato il presidente
della SpA – una conclamata inadempienza da parte di un consistente numero di Comuni, che
pur incassando i tributi per i servizi idrici erogati poi non ci paga.
Noi, per giunta, in taluni casi eroghiamo pure la corrente elettrica. Ecco perché stiamo monitorando i Municipi non virtuosi nei
confronti della Società. Chiudo,
ricordando anche che la nostra è
una delle tariffe tra le più basse in
Italia». A seguire la Ferro: «Alcuni problemi della Sorical riguardano anche l’Ato di Catanzaro.
Anche se sono in carica dal 2008,
mi sono informata sul pregresso
relativamente agli Ambiti Territoriali Ottimali. Riunire la conferenza dei sindaci, e raggiungere
il numero legale, per discutere
degli Ato era un’impresa».
27
Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
Calabria
.
REGGIO Alle 20.45 di ieri un killer ha atteso Bruno Vittorio Martino, 46 anni, all’uscita della palestra facendo fuoco con una pistola calibro 7,65
Imprenditore freddato con due colpi in testa
L’agguato è avvenuto a Pellaro. La vittima era stata rinviata a giudizio nel processo “Terrazzamento”
Piero Gaeta
REGGIO CALABRIA
Era uscito dalla palestra dopo
un buon allenamento. Ha attraversato la strada con le chiavi in mano pronto a salire sul
Fiat Doblò bianco che lo doveva riportare a casa dove l’attendevano la moglie e i tre figli.
Un killer silenzioso glielo ha
impedito. Per sempre. Due colpi di pistola calibro 7,65 hanno
centrato in testa Bruno Vittorio
Martino, 46 anni, imprenditore
edile.
I killer, compiuta la loro missione di morte, si sono volatilizzati subito nella notte di Pellaro e nel luogo appartato non
c’erano nemmeno testimoni.
Scattato l’allarme, dato una voce anonima al 113, sulla scena
del delitto sono piombate le
Volanti della Polizia coordinate dal vicequestore aggiunto
Giuseppe Pizzonia.
Nonostante i due proiettili
nel cranio, Martino era ancora
vivo ed è stato trasportato d’urgenza agli Ospedali Riuniti per
un tentativo disperato di poterlo strappare alla morte. I medici si sono subito accorti che le
condizioni del ferito erano disperate e, infatti, dopo nemmeno un’ora dal ricovero è giunta
la notizia che Martino era spirato. Decisivo a causare il decesso potrebbe essere stato il
proiettile che è entrato all’altezza della tempia destra ed è
uscito dall’altra parte. Questi
dettagli, tuttavia, saranno
chiariti meglio dall’esame autoptico.
Adesso starà agli investigatori della Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Renato Cortese, fare luce su questo
terribile fatto di sangue. Le modalità sembrano essere chiara-
mente mafiose: due colpi in testa è in grado di piazzarli solo
un killer professionista e possono anche indicare una pista da
seguire con grande attenzione.
Pochi giorni fa, Vittorio Bruno Martino era stato rinviato a
giudizio nell'ambito del processo “Terrazzamento” e doveva comparire davanti al Tribunale reggino il prossimo 27
gennaio. Un processo, questo,
nato da un’operazione condotta dai Carabinieri del Noe,
coordinati della Procura di
Reggio Calabria, che il 7 febbraio 2010 aprì uno squarcio
inquietante sullo smaltimento
illecito di rifiuti alla perfieria di
Reggio. Nell’ambito di quell’inchiesta, ci fu anche il sequestro
di società e beni per un valore
di circa sette milioni di euro,
tra i quali un bar-rosticceria
all’interno dell’aeroporto dello
Stretto, che era gestito dalla
vittima.
Secondo il castello accusatorio della Procura, Martino aveva realizzato una discarica
abusiva nel vallone Bovetto in
cui confluivano rifiuti provenienti da demolizioni edili,
riempiendo un intero vallone
di proprietà della società Eko
Mrf amministrata dallo stesso
Martino. Il terreno, secondo le
carte, doveva essere realizzato
a terrazzamenti da destinare
ad uliveti. Ma di ulivi non fu
trovata traccia.
Per questi reati Martino, nei
giorni scorsi, è stato rinviato a
giudizio insieme ad altre 15
persone con l’accusa, a vario titolo, di realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali
non pericolosi, traffico di rifiuti
e gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali. Ma
la giustizia degli uomini non
potrà più giudicarlo.
Vittorio Bruno Martino, 46 anni, è stato ucciso ieri sera. Nelle altre immagini: la Polizia effettua i primi rilievi sulla scena del crimine
(FOTO ATTILIO MORABITO)
Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Reggio
.
MUSEO DELLA ‘NDRANGHETA Ha preso avvio ieri alla Provincia, per concludersi a marzo prossimo, la manifestazione promossa da Claudio La Camera
“La Ferita” è sempre aperta e sanguinante
Scopelliti: la stragrande maggioranza di cittadini della nostra comunità sa quali sono le scelte giuste da fare
Luigi De Angelis
La ferita è ancora aperta e a
distanza di un anno l’area grigia in cui pullula il “virus” della ‘ndrangheta sembra addirittura essersi progressivamente allargata, proprio come una lenta quanto inesorabile metastasi. Come dimostrano gli ultimi inquietanti
casi di cronaca giudiziaria
sull’asse Milano-Reggio Calabria, è necessario compiere un
deciso salto di qualità
nell’analisi e nel contrasto di
un fenomeno che ormai più
che confondersi, sembra essere a tutti gli effetti parte integrante della società in cui viviamo. Il primo passo, costituito semplicemente dal nominarla, è stato compiuto dodici mesi fa. Ad un anno dalla
prima iniziativa, il “Museo
della ‘ndrangheta” ha nuovamente portato la più potente
organizzazione criminale sotto i riflettori, per analizzarne
relazioni di complicità e collusioni tra cultura, economia e
politica. Nella seconda edizione de “La ferita” infatti (lungo
percorso di approfondimento
e confronto che terminerà nel
marzo del 2012), si discuterà
e tanto, della famigerata “area
grigia”.
Ieri il primo appuntamento
nel salone delle conferenze
della Provincia, ha segnato
l’avvio ufficiale di lavori a cui
non hanno voluto mancare la
massime autorità istituzionali. Presenti infatti all’incontro
coordinato dal responsabile
del “Museo della ‘ndrangheta”, Claudio La Camera: il prefetto Luigi Varratta, il procuratore generale, Salvatore Di
Landro, il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, il
presidente della Provincia,
Giuseppe Raffa, il sindaco di
Reggio, Demetrio Arena, il
presidente della Camera di
Commercio, Lucio Dattola, il
vicario generale della Curia
arcivescovile, Antonio Iachino
e il presidente del Tribunale di
Reggio, Luciano Gerardis.
«È tempo di scelte chiare».
È l’appello rivolto da Varratta
che parlando della centralità
della questione morale ha richiamato alla memoria la ricetta di Aldo Moro «il quale –
ha detto il prefetto – già a suo
tempo disse che questo Paese
non si salverà se non nascerà
un nuovo senso del dovere».
Un fermo no a qualsiasi discorso di retroguardia da parte di Scopelliti, che ha messo
in evidenza la necessità di
svolgere analisi coerenti, specie in una fase molto delicata
della politica regionale. «La
nostra – ha detto il governatore – è una comunità composta
da una stragrande maggioranza di cittadini che liberamente
ogni giorno sanno bene quali
Nicola Gratteri, Francesco Talarico, Rocco Sciarrone e Vincenzo Geria
A lezione di legalità con Nicola Gratteri
Le agenzie educative
antidoto contro
le logiche mafiose
Eleonora Delfino
Fulvio Librandi, Giuseppe Raffa, Luigi Varratta, Claudio La Camera, Rocco Sciarrone al tavolo durante l’intervento del governatore Scopelliti
Pasquale Melissari, Luciano Gerardis, Lucio Dattola e Demetrio Arena durante l’incontro alla Provincia
sono le scelte giuste da compiere. In questi anni di amministrazione, al Comune prima
e alla Regione adesso, abbiamo fissato delle regole che
prima non c’erano. Penso ad
esempio al codice etico con
cui abbiamo selezionato i candidati prima delle regionali.
Il prefetto Varratta fa
appello alla questione
morale: «È tempo di
scelte chiare»
Raffa: «I giovani sono
gli interlocutori
privilegiati nel percorso
di sensibilizzazione»
Poi accade che qualcuno sbaglia, ma attenzione a delegittimare la politica perché si fa
proprio il gioco di quanti alimentano l’area grigia».
Tanti i giovani presenti in
sala. «Interlocutori privilegiati» secondo il presidente della
Provincia, Giuseppe Raffa del
«percorso di sensibilizzazione
sociale e definizione dell’area
grigia, intrapreso dal Museo
della ‘ndrangheta. Impresa
certo non facile e le stesse istituzioni a volte appaiono accerchiate da un sistema opprimente».
«Anche il garantismo – prosegue Raffa – in certi casi appare come una coperta troppo
corta rispetto agli episodi che
si consumano ogni giorno. Alla politica il compito di chiu-
dere i canali persuasivi rifiutando ogni forma di connivenza». Un plauso alla rinnovata
attenzione sulla cosiddetta
“area grigia” da parte del procuratore Salvatore Di Landro
che ha invitato la platea a
«prestare sempre la massima
attenzione nell’agire quotidiano. Eventi come questo sono
fondamentali perché abituano i giovani a prendere confidenza con i temi della legalità.
Tutto ciò mi auguro possa diventare un nuovo abito mentale per la collettività per questo ritengo che si debba insistere molto sulle scuole».
La società civile sembra finalmente reagire. Questo il
pensiero del sindaco Arena
che ha rimarcato come «solo
qualche anno addietro, asso-
ciazioni come quelle che animano questa manifestazione
non esistevano. Nessuna istituzione da sola può vincere
una battaglia che pone dinnanzi alla cittadinanza una
sfida molto dura».
Un invito al gioco di squadra «In un contesto disgregato
infatti, ritengo che anche il
prezioso lavoro delle realtà
associative impegnate nella
lotta antimafia, verrebbe vanificato» conclude il primo cittadino.
A chiusura della corposa
parte istituzionale una tavola
rotonda ha messo di fronte gli
esponenti delle realtà associative impegnate nella lotta antimafia. Presente “Riferimenti” con Adriana Musella, il
“Museo della ’ndrangheta”
con Viviana Frisina, “Libera”
con Mario Nasone, “Da sud”
con Danilo Chirico, “Reggio
non tace” con Peppe Anghelone, “Echolot-Berlino” con
Benno Plassmann e “Antiracket Lamezia” con Maria Teresa Morano.
E nella prima giornata de
“La Ferita” è arrivata anche la
notizia del primo premio vinto da una scuola di Reggio Calabria (scuola media “Gebbione-Bevacqua”) per il dvd
“Tempo rubato...alla ndrangheta”, progetto educativo del
“Museo della ‘ndrangheta”.
Oggi la seconda delle tre giornate dell’iniziativa. Il tema su
cui si confronteranno i rappresentanti istituzionali è:
“Realtà e prospettive sui beni
confiscati e sequestrati a Reggio Calabria».
È il tema dell’incontro di questa sera promosso dal Rhegium Julii con la prof. Borrata
Arte e simbolismo tra realtà e sogno
Simboli, viventi pilastri delle
arti, tra realtà e sogno è il tema
della conversazione che la professoressa Benedetta Borrata
terrà questa sera, alle 18, presso la sede del Rhegium Julii
(via Vecchia Pentimele 11).
Già docente di materie classiche al liceo classico “Tommaso Campanella” e presso l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, la professoressa Borrata traccerà un breve percorso
che parte dal simbolo per arrivare al movimento culturale
del Simbolismo: l’arte non solo
come controllo razionale degli
strumenti espressivi, ma è anche come la voce con cui l’artista, visionario e veggente, manifesta aspetti interiori profondi e indeterminati, in un giro
anche insondabile e indecifrabile.
L’arte è campo privilegiato
di conoscenza e lo scrittore, il
pittore, il musicista, si servono
degli strumenti di cui dispongono per spingere lo sguardo
oltre le possibilità degli uomini
comuni, per esplorare nuove
dimensioni dell’essere al di là
di condizionamenti e di angusti determinismi.
L’artista ha potenzialità uniche perché può rappresentare i
sogni, i pensieri indefiniti, i desideri senza limiti, le ansie senza cause precise, il disfacimento delle cose e della società,
mentre diventa impellente il
bisogno di affermazione, di
esaltazione, di creazione di paradisi artificiali, fino a parlare
con i fiori e con gli oggetti muti
e a immergersi nella natura, affascinante e misteriosa foresta
di simboli. Il simbolo assume
allora valenze impalpabili e
sfumate: esce dal tempio privilegiato per collegarsi ai massi-
mi problemi esistenziali, per
realizzarsi nelle formule evocative della parola, dei suoni, dei
colori, dei disegni.
Saranno richiamate dunque
questa sera alcune opere di autori, che inseguendo gli effetti
di un’arte totale, con la fusione
di parola, musica, azione scenica, immagini parlanti, rimandano a una rete simbolica che
si nasconde dietro le apparenze del reale e presuppone una
zona tenebrosa dove le sensazioni e le origini di esse si fondono in un complesso indistinto.
Benedetta Borrata
L’antimafia si radica tra i banchi, a scuola dove la semina
promette i migliori raccolti, dove insegnare ai ragazzi che la
strada più facile, spesso non è
la più giusta. Una convinzione
che ha portato il procuratore
aggiunto Nicola Gratteri a frequentare le aule delle scuole
quasi quanto quelle dei tribunati. «Lo faccio da 20 anni,
quando ancora non era di moda parlare di antimafia nelle
scuole. Dedico le mie ferie a
questo».
Un percorso in cui registrare
umori e tendenze degli adolescenti. «Negli ultimi 5 anni i ragazzi sono cambiati, sono più
arrabbiati, più attenti. Mi auguro che li lascino crescere e li
mettano in condizione di studiare». Un diritto allo studio
che passa dalle scuole «le nostre sono grigie, poco accoglienti strutture da cui i ragazzi
non vedono l’ora di scappare,
mentre al nord sono dei veri
modelli anche archettitonicamente. Possibile – tuona – che
quando si progetta non si pensa
ai ragazzi?», ma le difficoltà
non sono solo strutturali. «La
mattina si dovrebbe fare lezione, il pomeriggio dovrebbe essere dedicato ai progetti che
non creano una base omogenea».
Un gap che rappresenta un
prologo del federalismo. «Federalismo che – secondo Gratteri – darebbe maggiore forza
alle mafie, attenzione a queste
corse al decentramento. La
’ndrangheta non è un problema solo calabrese, ma di tutto il
Paese, noi la conosciamo abbiamo gli “antidoti”, al nord le
cosche riescono a fare accordi
più facilmente, gli hanno aperto le porte per ragioni di convenienza. Se il muro tra mafia e
società civile qui da noi è gomma, lì è di burro».
Da qui il passaggio alla zona
grigia di cui il procuratore aggiunto traccia una definizione:
«Sono i mafiosi con la laurea,
quelli che svolgono un lavoro
privato di prestigio o un incarico pubblico». Del resto «negli
anni ‘70 i figli dei mafiosi avevano riempito l’Università di
Messina, alla casa dello studente era facile trovare, armi,
esplosivi, droga. Oggi quegli
studenti sono ingegneri, medici, avvocati, ricoprono incarichi. Questa è la grande difficoltà, perchè la ’ndrangheta non è
un corpo estraneo alla società,
ma si adatta, si modella. Nel ‘98
nel corso dell’operazione Primavera un’intercettazione ha
fatto emergere le direttive di
un boss invitava i suoi a non
esagerare con serrande sparate, macchine bruciate, “quando il popolo vi abbandona avrete perso tutto quello che avete
costruito in tanti anni”. Questo
ci conferma che la ’ndrangheta
ha bisogno del consenso del
popolo, che non ha ideologie
politiche».
Si rivolge ancora ai ragazzi
Gratteri e li invita a «studiare
non per il sei o per il 18. A cosa
serve laurearsi in 10 anni? Se
capite che lo studio sistematico
non fa per voi pensate ad altro,
pensate alle iniziative nel campo dell’artigianato, dell’agricoltura. Imparate a difendere
la vostra dignità e a non elemosinare un posto dietro ai portaborse».
Nel corso del dibattito moderato dal sociologo Rocco
Sciarrone, si ribadisce a più voci l’importanza del gioco di
squadra. «Serve l’impegno di
tutti – sostiene il presidente del
Consiglio regionale Francesco
Talarico – per vincere questa
sfida e bisogna coinvolgere soprattutto i giovani». Una filosofia che si è tradotta in iniziative. «Fin da subito ho voluto
creare tanti momenti di confronto, aprendo le porte del
Consiglio agli studenti per far
capire loro come “funziona” la
Regione, e per dimostrare che
nei giudizi non si può fare di
tutta l’erba un fascio, che non è
vero che in tutta la politica c’è
del marcio». All’insegna di queLa scuola Bevaqua
diretta da Maria
Crucitti ha vinto il
premio nazionale
Aquilone d’oro
sta convinzione «dobbiamo recuperare il rapporto di fiducia,
dobbiamo recuperare credibilità». Iniziative che dal mondo
della scuola ricevono apprezzamento, infatti il coordinatore dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Geria sostiene: «Il tempo del dialogo con
gli studenti, non è mai perduto.
A scuola si semina, si investe
nella formazione della coscienza collettiva. Scuola che si trova a dover colmare il vuoto dei
valori». Eppure nonostante i
tanti sforzi «emerge sui media
uno spaccato desolante di una
realtà incapace di dare segnali
di riscatto. È più forte l’eco degli applausi delle donne di
’ndrangheta, di quello della
manifestazione spontanea a favore della giustizia». Eppure i
segnali ci sono e arrivano proprio dalla scuola. Infatti il video realizzato dagli studenti
della scuola media Bevacqua,
guidata dalla energica Maria
Rosaria Crucitti si è aggiudicato l’Aquilone d’oro al festival
nazionale di Maramo che raccoglie le migliori prassi di tutto
il Paese. Un segnale incoraggiante che alimenta le speranze per una scossa decisa al sentire collettivo.
Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Reggio - Provincia
.
RIZZICONI Anniversario dell’uccisione del giovanissimo Inzitari
RIZZICONI
Nel nome di Francesco
assegnate a 3 studenti
le borse di studio
della Fondazione
Appuntamento
in piazza
Marconi
con il “Natale
solidale”
Prestipino: tradurre il “noi” in forza collettiva
indispensabile per debellare la 'ndrangheta
Attilio Sergio
RIZZICONI
In occasione del secondo anniversario dell'uccisione del giovane Francesco Maria Inzitari,
i protagonisti sono stati i giovani, con la loro voglia di ribellarsi in uno con la speranza per
il cambiamento culturale di
una mentalità, e il procuratore
aggiunto della Dda di Reggio,
dott. Michele Prestipino, il
quale ha chiesto a tutti di contrapporre al «noi criminale della 'ndrangheta, il noi delle persone per bene capaci di scegliere da che parte stare in modo da non continuare ad inginocchiarsi di fronte al boss di
turno».
Sotto lo slogan “In ricordo
di Francesco” sono stati tre i
momenti di riflessione organizzati
dalla
Fondazione
"Francesco Maria Inzitari
onlus". Il pomeriggio è iniziato
con la celebrazione, da parte di
don Benedetto Ciardullo e don
Pasquale Galatà, di una messa
presso la "Casa Famiglia di Nazareth".
«La speranza illumini i nostri cuori – ha detto don Galatà
– è una guerra fratricida alla
quale diciamo basta. Affinché
la nostra Piana possa rifiorire,
noi cristiani dobbiamo tornare
ad essere cristiani, avendo il
dovere di perdonare, lottando
per il bene, la giustizia, impegnandoci, nell'unità, per il
trionfo della legalità».
Il secondo momento, una
tavola rotonda dal titolo “Diamo vita alla tua vita”, moderata dal giornalista di Rai3 Riccardo Giacoia e aperta da Nicoletta Inzitari, presidente della Fondazione. Nicoletta, 730
giorni dopo quel maledetto 5
dicembre, giorno dell'uccisione del fratello, sta mettendo
tutta se stessa per trasformare
in impegno e speranza un dolore insormontabile. «Non bisogna perdere la speranza – ha
tra l’altro detto Nicoletta che
pochi giorni fa ha dedicato al
fratello la sua tesi di laurea in
economia aziendale – e la Fondazione è lo strumento che ci
consente di portare avanti i nostri scopi in memoria di Francesco».
Per il secondo anno consecutivo, la Fondazione ha con-
«La stragrande
maggioranza
dei calabresi sono
persone per bene»
segnato tre borse di studio riservate alle tre scuole frequentate in vita dal giovane Inzitari. Gli elaborati premiati sono
stati quelli scritti da Matteo
Sette (scuola elementare di
Rizziconi), Roberta Anastasi
(Media Casella di Rizziconi) e
Alessandra Amato (liceo scientifico Guerrisi di Cittanova),
giovani che hanno gridato la
loro voglia di ribellarsi attraverso una rivoluzione culturale che combatta l'ignoranza,
per far trionfare legalità e giustizia. Sono state la preside del
“Guerrisi” Teresa Crupi e la dirigente scolastica del Comprensivo di Rizziconi Maria
Mercuri a testimoniare l'impegno della scuola nella formazione dei giovani al rispetto
delle regole, degli altri, sviluppando un senso critico. Il prof.
Carmelo Carabetta, nello scagliarsi contro la meritocrazia
dell'appartenenza, ha auspicato che alla rassegnazione si
contrapponga la speranza nel
cambiamento. L'assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo ha affermato che
l'antidoto alla 'ndrangheta sono la cultura e la trasparenza
nella politica.
Il presidente del Comitato
“Città degli ulivi” dei sindaci
Un momento della fiaccolata in memoria di Francesco Maria Inzitari
Carabetta, Prestipino, Inzitari, Lamberti Castronuovo, Giacoia, Mercuri e Crupi
della Piana, Giuseppe Zampogna, nel sottolineare l'importanza della denuncia, ha
espresso la speranza in una Calabria diversa anche nel nome
di Francesco Maria Inzitari. Il
magistrato Michele Prestipino
nel dirsi stanco delle celebrazioni e dei riti, ha parlato di serata speciale in quanto i giovani, chiamati a riflettere, hanno
messo insieme sapere e cultura. Prestipino ha detto grazie
alla studentessa del "Guerrisi"
Alessandra Amato per quello
che ha scritto nel suo tema, dal
quale è giunto un grande insegnamento per gli adulti, un
grazie sincero per aver scritto,
più volte, la parola “noi”, quale
forza collettiva, indispensabile
per debellare la 'ndrangheta,
definita dal magistrato «il cancro della Calabria» ed ha aggiunto che la stragrande maggioranza dei calabresi sono
persone per bene, le quali, però, con coraggio e forza, devono scegliere da che parte stare.
Per Prestipino, tutti devono interrogarsi per scegliere se continuare a inginocchiarsi di
fronte al boss di turno e nel
concludere, ha affermato: «Io
mi fido di Alessandra. Dobbiamo fidarci di tutti noi. Vi chiedo di non farci dare degli imbecilli dai nostri figli».
Candele e palloncini bianchi
in mano, in tanti hanno partecipato alla fiaccolata, aperta
da uno striscione con su scritto
“Per dare vita alla tua vita”,
che partita dalla Casa Famiglia
Nazareth ha rischiarato le vie
principali di Rizziconi, concludendosi in piazza Municipio.
RIZZICONI. Grazie all’iniziativa di un comitato organizzatore formato da associazioni e gruppi locali, Rizziconi “si veste d’amore” con
una manifestazione che
avrà luogo sabato prossimo
(inizio ore 16) per poi continuare domenica 11 per
tutto l’arco della giornata.
L’iniziativa, dal titolo
“Natale solidale” si svolgerà
in piazza Marconi secondo
un variegato programma
fatto di musica, giochi popolari, gastronomia e mercatini natalizi. Rizziconi,
insomma - si legge nel comunicato - «vuole ripartire
dai buoni sentimenti e mostrare “il bello” del paese».
Ce n'è per tutti i gusti. Ai
momenti di musica faranno
seguito la degustazione
delle tradizionali zeppole
di Natale, ricotte, pane caldo, panini con salsiccia e
dolci a volontà così i cittadini pianigiani, grazie alla
nobile iniziativa messa in
atto da alcuni volenterosi,
potranno trascorrere due
giorni in pieno clima natalizio.
Si tratta di una manifestazione che la comunità
non dovrà perdere «non solo per ricreare e condividere la magica atmosfera natalizia, ma soprattutto per
tendere una mano a chi è in
difficoltà». Secondo l’intento del comitato organizzatore, infatti, l’intero ricavato delle due giornate sarà
devoluto in beneficenza alle famiglie che ne hanno bisogno. E, purtroppo, a Rizziconi ce ne sono ancora
tante.(f.i.)
Travagliata udienza del processo “Cosa Mia” davanti la Corte d’Assise
GIOIA Se n’è parlato in un dibattito promosso dalla “Kairòs”
Palmi, i legali indagati rimettono il mandato
Un antiquato vincolo paesaggistico
continua a penalizzare il territorio
Ivan Pugliese
PALMI
Ancora prima che iniziasse, era
chiaro che l’udienza di ieri del
processo “Cosa Mia” non sarebbe stata come le altre. Si nota subito in aula l’assenza
dell’avvocato Francesco Cardone, indagato per favoreggiamento nella recente operazione della Dda, mentre è in aula
l’altro penalista indagato, Giovanni Marafioti.
L’avv. Cardone aveva presentato in precedenza rinunzia
a proseguire il procedimento;
l’avv. Marafioti invece deposita, dopo averla letta in aula,
una missiva che spiega la sua
decisione di farsi da parte nel
processo in atto: «Sarebbe bastato interpellarmi – ha asseri-
to – per avere chiara l’idea del
comportamento assunto dalla
mia difesa. Ho cercato di svolgere la mia attività al meglio,
difendendo Domenico Gallico
che è stato anche mio compagno di scuola. Esco da questo
processo perché in piena autonomia possa dedicarmi alla difesa della mia persona».
L’avv. Marafioti chiede e ottiene il permesso dalla Corte
d’Assise di Palmi di abbandonare l’aula, c’è solo l’accenno
di un applauso ma il clima austero dell’udienza sfuma l’intenzione. È poi l’avv. Armando
Veneto, presidente della Camera penale di Palmi, a prendere la parola: «Esprimiamo in
questa circostanza dolorosa
piena solidarietà ai nostri colleghi. Siamo atterriti e preoc-
cupati per quanto sta accadendo. Bisognerà riesaminare gli
spazi entro i quali si può muovere la libertà, che va garantita, nel rapporto tra avvocato e
cliente».
Fioccano le dichiarazioni
spontanee di alcuni degli imputati. Il primo a prendere parola è Rocco Gallico, che annuncia subito di voler rinunciare alla difesa rappresentata
da Cardone e dall’avv. Antonio
Managò. «Leggo negli occhi
dei legali – ha esordito – un
certo timore. C’è un clima di
terrore perché pensano di essere intercettati. La difesa in questo momento non è tutelata».
La Corte, presieduta da Silvia
Capone con a latere Gaspare
Spedale, ha quindi provveduto
alla nomina di un avvocato
d’ufficio e in base alla richiesta
di termine avanzata da quest’ultimo ha stralciato la posizione di Rocco Gallico, fissando per lui un’ulteriore udienza
separata.
Il tempo per il cancelliere di
prendere nota di quanto affermato ed è stato Domenico Gallico, detenuto in regime di 41
bis, collegato in video conferenza da Viterbo, a prendere la
parola: «La questione del favoreggiamento del mio legale,
che apprendo in questo momento, mi sconcerta. L’avvocato Marafioti è persona retta e
corretta e non si sarebbe mai
sognato di fare cose illecite nè
io di chiedergliele, considerando il regime in cui sono detenuto. Si è creato un vero e proprio clima di terrore».
TAURIANOVA Debutto dell’organismo nell’ultima seduta del Civico Consesso
Il Consiglio dei ragazzi come “laboratorio sociale”
Domenico Zito
TAURIANOVA
Il consiglio comunale dei ragazzi è divenuto una piacevole realtà nel corso dell’ultimo consiglio
comunale, che ha accolto favorevolmente la proposta avanzata dalla consigliera di maggioranza Selene Asciutto.
Il progetto è stato sposato con
convinzione anche dal sindaco,
Domenico Romeo, ed ha ricevuto il consenso di tutto lo schieramento di maggioranza ed anche
di un esponente dell’opposizione.
La Asciutto, con un apposito
documento, ha quindi voluto
spiegare meglio il contenuto ed
il senso dell’iniziativa di cui si è
resa promotrice. Ha evidenziato
che «il progetto in questione ha
come suo obiettivo quello di rendere protagonisti attivi, della vita socio-culturale della comunità cittadina, i ragazzi, nel tentativo di costruire, con il loro specifico apporto, prospettive di vero e proprio sviluppo per il territorio».
«Sembra evidente che lo spirito di fondo che ha ispirato il progetto del Consiglio comunale
dei ragazzi – ha ulteriormente
spiegato la stessa consigliera –
sia quello di incoraggiare una
maggiore partecipazione democratica alla gestione della cosa
pubblica, sollecitando i più piccoli ad assumere atteggiamenti
di responsabilità verso la propria realtà di appartenenza».
Infine Asciutto ha sottolineato che «Taurianova ha urgente
bisogno di un radicale rinnovamento generazionale ed è in
questa prospettiva che il Consiglio dei ragazzi mira a proporsi
quale laboratorio sociale per la
costruzione di idee volte alla
realizzazione di una più ampia
progettazione, capace di rendere protagonisti i più giovani».
Selene Asciutto
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Del “vincolo paesaggistico” che
interessa buona parte del territorio urbano, applicato con un
decreto ministeriale del 1967 riportato dalla Gazzetta ufficiale
del 27 ottobre di quell’anno e finalizzato alla salvaguardia del
patrimonio arboreo (uliveti,
agrumeti, vigneti) - che oggi in
considerazione di una realtà
fortemente mutata non ha più
ragione di essere mantenuto - si
è parlato in un convegno organizzato dall’associazione culturale "Kairòs" al quale hanno partecipato portando un forte contributo di idee e di suggerimenti
gli onorevoli Maria Grazia Laganà, Angela Napoli, Elio Belcastro e Mario Tassone e il dott. Attilio Battaglia responsabile
dell’Avvocatura della Provincia
di Reggio Calabria. T
antissimi i tecnici che hanno
affollato l’aula consiliare unitamente a tanti e tanti cittadini
fortemente interessati al problema che in città si dibatte da anni
accompagnato dall’auspicio che
il "vincolo" possa essere finalmente revocato perchè ormai
inutile in quanto superato dal
tempo e da nuove "condizioni"
di un territorio che ha subito forti modifiche e cambiamenti significativi legati soprattutto alla
realizzazione del megaporto e
alla nascita della contigua area
industriale.
I lavori sono stati apertidalla
presidente della "Kairòs", prof.
Milena Marvasi Panunzio, seguita da un breve saluto del sindaco Renato Bellofiore che ha ri-
Laganà, Marvasi Panunzio, Bellofiore, Napoli, Tassone, Battaglia
cordato i tentativi dell’Amministrazione comunale perchè venga finalmente data una svolta al
problema. Sul tema ha relazionato il geometra Antonio Toscano, responsabile sezione urbanistica del Comune, che ha fatto
la storia di quel vecchio provvedimento adottato negli anni
Sessanta sulla base di una precedente legge del 1939 e finalizzato a preservare un patrimonio
arboreo che dava valore a un territorio caratterizzato da colture
specializzate. «Ma la realtà dello stesso territorio è lentamente
mutata – ha sottolineato Toscano – tanto da far invocare giusti
provvedimenti per la revoca di
un vincolo che non ha più ragione di esistere e che alla città e ai
cittadini continua a creare problemi d’ogni sorta».
Subito dopo il dott. Battaglia,
che in due momenti diversi è stato anche commissario al Comu-
ne di Gioia Tauro, ha definito il
problema una “vera tragedia”,
parlando di inghippi burocratici, ha fornito delucidazioni anticipando comunque che la Provincia forse sarà in grado di dare
una mano a Gioia Tauro perchè
ha già proposto l’eliminazione
del vincolo che dovrà essere recepito nel nuovo piano paesaggistico in fase di redazione. I
parlamentari Laganà, Napoli,
Belcastro eTassone, parlando di
una realtà non più giustificata
dai tempi, hanno fatto una disamina del problema visto da angolazioni diverse confermando
il massimo impegno, dicendosi
quindi pronti a dare battaglia
nelle sedi istituzionali che contano, perchè il vincolo che alla
città di Gioia Tauro e ai gioiesi
ha provocato e continua a provocare problemi diversi anche
con gravi risvolti economici venga finalmente cancellato. Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
43
Reggio Ionica
.
MELITO Terzo raid vandalico in pochi giorni nei due plessi del Liceo e del Commerciale
SALINE
BOVALINO Dopo il caso di Mario Ientile
Creolina all’istituto “Familiari”
Il sindaco costretto a chiudere
Carbone,
il progetto
della Sei
stamane
su Raitre
La “provocazione”
del consigliere Savica:
«Dimettiamoci tutti»
«Disinfestazione necessaria: sostanza pericolosa per la salute pubblica»
Giuseppe Toscano
MELITO
Creolina versata davanti al
portone dei due plessi dell’Istituto superiore “Tenente colonnello Familiari”. La pericolosissima bravata ha provocato il
rinvio delle lezioni, portando
il sindaco di Melito Porto Salvo all’emissione di una ordinanza di chiusura momentanea delle sedi che ospitano gli
allievi del Liceo classico e della
sezione commerciale per ragionieri. È la terza volta, quasi
di fila, che la situazione si ripresenta. Sul finire della scorsa settimana, nottetempo, il liquido solitamente usato in forma diluita, come disinfettante
e germicida negli allevamenti,
era stato cosparso all’interno
della sede della ragioneria.
Identica sorte è stata riservata
al plesso di viale della Libertà,
dove tra l’altro ha sede la dirigenza scolastica.
Ieri mattina, arrivando sul
posto di lavoro, i collaboratori
scolastici hanno sentito un
odore acre che ammorbava
l’aria e rendeva difficoltosa
persino la respirazione. Immediata è scattata la segnalazione alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e all’ufficio tecnico comunale. Impossibile fare
accedere gli allievi in classe.
Considerata la precarietà della
situazione, il sindaco ha disposto la chiusura dei plessi.
«Considerata – scrive Iaria – la
nota diffusa dalla stazione dei
carabinieri, con la quale viene
data comunicazione che, verosimilmente durante la chiusura domenicale dell’istituto,
ignoti sono entrati all’interno
della scuola ed hanno cospar-
L’istituto superiore “Tenente col. Familiari” di Melito nel mirino dei vandali
so un liquido (presumibilmente si tratta di creolina) che produce forti esalazioni, con problematiche rilevanti di pericolo di igiene e salute pubblica»
e al fine «di tutelare l’incolumità di allievi, docenti e personale», viene disposta la chiusura «fino alla conclusione
delle operazioni di disinfestazione».
Tenuta sottotraccia per prevenire eventuali forme di
emulazione alla fine la notizia
dell’avvenuta intrusione notturna nelle sedi del “Familiari”
è venuta fuori, a causa della
preoccupante pervicacia nel
riproporre la stessa pericolosissima azione. Sui tre atti
vandalici sono in corso indagini ad opera dei carabinieri del-
la stazione di Melito Porto Salvo. Ieri mattina i militari hanno cominciato a prendere visione delle immagini a circuito
chiuso, riprese dalle telecamere posizionate nel cortile esterno dell’edificio di viale della
Libertà. Allo stesso tempo sono stati eseguiti controlli per
accertare se nei giorni immediatamente precedenti al verificarsi dei diversi episodi, ci
siano stati acquisti “anomali”
di creolina nei negozi sparsi
sul territorio.
Sempre nella mattinata di
ieri, un sopralluogo congiunto
è stato effettuato da personale
dell’ufficio tecnico comunale,
vigili del fuoco, ufficio sanitario dell’Asp 5, carabinieri e
personale del commissariato
PALIZZI Ne ha dato notizia lo stesso parroco don Leone Stelitano
di polizia di Condofuri Marina. «È una situazione incresciosa e pericolosa – ha dichiarato il presidente del Consiglio
d’istituto (organismo di rappresentanza dei genitori),
Giuseppe Latella – quella che
si è venuta a creare. Incresciosa perché non è ammissibile
impedire di poter frequentare
la scuola a centinaia di ragazzi. Pericolosa perché l’incauto
maneggiare di una sostanza
come la creolina può essere
fonte di gravissimi pericoli e
causare seri problemi di salute. Mi auguro che non debbano più verificarsi atti del genere e, allo stesso tempo, mi auguro che gli autori della bravata possano al più presto essere
identificati».
Giuseppe Pipicella
REGGIO CALABRIA. Il proget-
BOVALINO
to della multinazionale svizzera Sei per la realizzazione
di una centrale a carbone
nell’area ex Liquichimica di
Saline Joniche di nuovo al
centro di una trasmissione
Rai: Fabio Bocchiola (foto),
amministratore delegato della società, sarà l’ospite della
trasmissione “Buongiorno
regione Calabria”, in onda
stamane alle 7.25 su Rai Tre.
Il progetto per la realizzazione di una centrale a carbone
di ultima generazione, da
realizzarsi nel sito industriale dismesso di Saline Joniche, si conferma al centro del
dibattito pubblico: la redazione del Tgr Calabria approfondirà i temi più importanti
e dibattuti del più grande investimento privato proposto
in Calabria negli ultimi decenni. In occasione della trasmissione, che si svolgerà in
diretta, Fabio Bocchiola presenterà una nuova sezione
del sito internet ( www.progettosei.it ) in cui verranno
pubblicate progressivamente
delle interviste ad esperti nazionali ed internazionali.
Dopo l’ultima riunione consiliare del 30 novembre durante la
quale c’è stata una netta presa di
posizione sulla ratifica di una
delibera di variazione di bilancio da parte del consigliere di
maggioranza Mario Ientile, si è
aperto un dibattito interno ed
esterno alla maggioranza che
tiene tutt’ora banco. Dalla minoranza sono state indirizzate
devastanti “bordate” con richieste di dimissioni del sindaco e
dell’intero gruppo di maggioranza e non sono mancati fallosi
interventi “in gioco pericoloso”
anche dall’interno della compagine di maggioranza di cui fa
parte Ientile. Giusto, quindi, fare parlare anche lo stesso consigliere Mario Ientile, il quale
molto garbatamente ha declinato l’invito e ha soltanto dichiarato: «Voglio ringraziare il
collega consigliere di minoranza Domenico Savica per avermi
espresso la sua solidarietà ed il
suo sostegno dopo i vari “consigli” e rimbrotti ricevuti da altri
colleghi. Su tutta la questione
che ne è venuta fuori dopo il mio
intervento in Consiglio parlerò
soltanto nella sede istituzionale
in occasione della prima riunione utile del massimo consesso
cittadino. Non mi va di fare dichiarazioni – ha concluso Ientile
– tanto per apparire sui giornali
senza affrontare adeguatamente le problematiche istituzionali
che sono di grande attualità».
Come si ricorderà, all’ultima
riunione del Consiglio del 30
novembre il consigliere Domenico Savica non ha partecipato
per contestare il metodo usato
per la convocazione della seduta ma questo non gli ha impedito di affrontare l’argomento sol-
MONTEBELLO Nel suo laboratorio
Mario Ientile
levato da Ientile e che tanto scalpore ha suscitato. «Si è voluto
deviare dal vero problema sollevato da Ientile dimenticando
che la sede istituzionale, cioè il
Consiglio comunale, è il luogo
più opportuno per dibattere ed
evidenziare quello che non va,
per fare sentire la propria voce,
quando si mette in gioco la faccia e la professionalità. Tutti
sanno che molte volte sono stato critico con il consigliere Ientile, ma conoscendo la sua esperienza in campo amministrativo
e apprezzando le sue esternazioni sulle difficoltà economiche del Comune, in questa occasione mi sento di essere solidale
con lui perché sono convinto
che sia una persona in buona fede che cerca di mettere l’amministrazione sulla retta via».
Poi Savica conclude con una
forte provocazione: «Visto che
in quasi due anni di amministrazione Mittiga, dopo le tante speranze e aspettative della comunità, si è fatto poco o niente, allora dico: dimettiamoci tutti,
consiglieri di maggioranza e di
minoranza e ridiamo il mandato di decidere al popolo».
S. LORENZO Misericordia-Laurentianum
Domenica riapre la chiesa matrice L’artista Nella Coniglio Iniziativa benefica
La comunità attendeva da tempo
continua a “insegnare” per finanziare
il fascino e la fantasia
la solidarietà sociale
Pietro Parisi
PALIZZI
È ufficiale: la chiesa madre, intitolata al SS. Redentore (foto),
sarà riaperta al culto domenica
18. La notizia, aspettata da tempo dai fedeli e non solo, l’ha fornita, “urbi et orbi”, il parroco
don Leone Stelitano, domenica
scorsa, alla fine delle celebrazioni delle messe. Già il prossimo
11 dicembre alle 16.30, nei locali dell’oratorio, ci sarà un incontro con i parrocchiani, durante il
quale don Leone spiegherà le
varie fasi della consacrazione
della chiesa. «Siete tutti invitati
– ha detto il parroco rivolgendosi ai fedeli – a partecipare all’incontro di domenica prossima.
L’occasione sarà utile per aggiornarvi su tutto. Non è stato
facile – ha aggiunto don Leone –
realizzare quel che abbiamo fatto. Vi invito a pregare e, soprattutto, vi esorto – chi ha orecchi
da intendere, intenda – a non fare illazioni di qualsiasi tipo, che
possano disturbare l’inaugurazione della nostra chiesa, un
evento felice che tutti noi abbiamo aspettato pazientemente».
Questa la notizia, che è pervenuta dalla fonte più accreditata
ed autorevole, dopo varie congetture e ipotesi sulle date della
riapertura del luogo di culto.
Don Leone è apparso quasi “sollevato” nel dare l’annuncio, anche perché continuamente pressato da domande, quasi giornaliere, da parte della stragrande
maggioranza dei cittadini che
gli chiedevano la data della riapertura. Il sacerdote ha ricordato che, a presiedere alla solenne
Federico Strati
MONTEBELLO JONICO
cerimonia, ci sarà il vescovo della diocesi di Reggio Calabria-Bova, mons. Vittorio Mondello. In ogni caso, tutti i dubbi
residui su quello che è stato realizzato saranno spazzati via domenica prossima, durante l’incontro con i fedeli. Fin qui la notizia.
È opportuno ricordare che i
lavori di ristrutturazione della
chiesa sono iniziati più di un anno fa (22 novembre 2010). A 78
anni dalla sua costruzione, completata nel 1933, è la prima vera, efficace ristrutturazione che
l’edificio conosce, fatti salvi alcuni provvedimenti tampone,
subiti durante il corso degli anni. I lavori sono per lo più consistiti in un intervento di deumidificazione e ripristino della zoccolatura; nella realizzazione di
un vespaio areato; nel rifacimento della pavimentazione e
ridefinizione dell’area d’ingresso (sono state realizzate due
porte laterali). Oltre alla tinteggiatura di soffitti e pareti, s’è anche provveduto al rifacimento e
adeguamento
dell’impianto
elettrico e alla realizzazione
dell’impianto di amplificazione,
per un importo complessivo di
231.840 euro.
Vale anche la pena di ricordare infine che, nel verbale di consegna, firmato dal titolare
dell’impresa appaltatrice, Paolo
Foti, dal direttore dei lavori,
Ignazio Ferro, dal parroco
pro-tempore, don Leone Stelitano e dal responsabile diocesano,
sac. ing. Domenico Morabito, si
stabiliva che l’opera di ristrutturazione «dovrà essere ultimata
entro il 22 marzo del 2012». Invece, grazie alla professionalità
delle maestranze ed al ritmo
spedito con cui i lavori sono stati
portati avanti, la chiesa ristrutturata sarà consegnata tre mesi
prima della scadenza contrattuale.
Il laboratorio artistico di Nella
Coniglio ha ospitato a Saline
una visita di scolaresche provenienti dal liceo scientifico “Euclide” di Bova Marina. Si è trattato di un incontro di arte e musica con una duplice finalità: stimolare i ragazzi ad avvicinarsi
all’arte e, al contempo, dare il
benvenuto al Natale. La Coniglio, insegnante di disegno e
storia dell’arte nel plesso bovese nonché rinomata artista di
Saline, ha esibito un vasto repertorio di presepi: dal francescano al napoletano a quelli caratterizzati da elementi architettonici e paesaggistici particolarmente suggestivi, come il
borgo antico di Pentedattilo. Gli
studenti sono rimasti affascinati delle creazioni: anche composizioni natalizie hanno fatto
bella mostra. Alcuni dei ragazzi
(classi V, IV e III A) hanno im-
provvisato un concerto natalizio sotto lo sguardo compiaciuto del preside Antonino Vadalà
e delle insegnanti Maria Belinda Mastroianni e Caterina Aloi.
«È stata un’esperienza unica
– ha detto la Coniglio – ricevere
la visita dei miei studenti, a testimonianza del forte legame
che ho con loro». «L’atmosfera
natalizia – ha aggiunto il preside Vadalà – si è sposata perfettamente con la serata, in un mix
di musica e arte in cui il borgo di
Pentedattilo ha trasmesso forti
emozioni». Hanno partecipato
gli studenti Francesca Autelitano, Roberta D’Aguì, Caterina
Talia, Katia Ricci, Rossella Morabito, Luana e Samuela Avenoso, Daniela Mandalari, Alessandra, Margherita, Mariagrazia e
Paolo Nucera, Noemi Foti, Salvatore Verduci, Giuseppe Micheletta, Natale e Giovanni Vadalà, Rosario Branca, Giuseppe
Errante, Ilenia Foti e Alessandra Macheda.
Nella Coniglio attorniata dai suoi studenti
Maria Manti
MARINA DI SAN LORENZO
Torna l’appuntamento con la solidarietà. Anche quest’anno, la
Misericordia di Melito e la Laurentianum di Marina di San Lorenzo, per sostenere le proprie
attività quotidiane, hanno organizzato una raccolta fondi. Un
sodalizio di beneficienza che
dura da anni. I volontari delle
due associazioni, con un contributo minimo associativo di dieci
euro, offriranno le stelle di Natale. «Ormai è il quinto anno – afferma il governatore della Misericordia, Francesco Vadalà – che
collaboriamo con la Laurentianum. Negli anni i rapporti si sono consolidati, permettendoci
di giungere alla V edizione. Con
il ricavato delle piantine, in tutta
l’Area grecanica, abbiamo potuto acquistare due defibrillatori.
Una parte del ricavato è stato
destinato all’acquisto di due ambulanze. Quest’anno l’obiettivo
è acquistare attrezzature idonee
per attrezzare un piccolo ambulatorio per la comunità, dove poter garantire, gratuitamente, regolari controlli sanitari».
«La collaborazione con la Misericordia – continua il presidente della Laurentianum, Antonino Mangiola – è un punto di
unione tra due realtà che insieme collaborano per il miglioramento dei servizi e della politica
sociale delle due cittadine. La
Laurentianum allestisce un solo
punto vendita a Marina di San
Lorenzo. Pertanto non può pun-
tare a progetti molto ambiziosi.
Nonostante ciò, siamo riusciti a
realizzare una sala computer
presso i locali dell’associazione.
Abbiamo acquistato attrezzature necessarie alla gestione del
“Banco alimentare”, aiutando
così, con beni di prima necessità
(consegnati con cadenza mensile) trecento persone che si trovano in stato di indigenza. Quest’anno vorremmo far partire “la
merenda sociale”, per i bambini
di qualsiasi etnia, che vivono a
Marina di san Lorenzo e che almeno una volta a settimana troveranno in questa iniziativa
un’occasione di confronto e integrazione. Le attività dell’associazione proseguiranno con la
realizzazione di un progetto, finanziato da “Fondazione con il
Sud”, che consente a diverse associazioni che vi hanno aderito
di essere messe in rete attraverso una “Radio web” con canali
musicali e tematici. Lo scopo è
che persone anche fisicamente
lontane possano condividere in
tempo reale storie ed emozioni.
L’esperienza quinquennale che
ci lega alla Misericordia – conclude Mangiola – è uno degli
esempio di rete tra associazioni
attive sul territorio, che deve divenire contagioso ed allargarsi
ad altre associazioni. Solo mediante una collaborazione unanime si potrà pensare in grande
e far spiccare il volo a questa terra, troppo spesso teatro di vicende contrarie al senso di legalità e
solidarietà che invece accomuna le nostre associazioni».
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Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Reggio Ionica
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LOCRIDE In perfetta connivenza controllori e “controllati”
La rete dei truffatori:
non “mungevano”
pecore e capre
ma fondi comunitari
I 41 indagati
Leo Condemi
Pietro Favasuli
Pasquale Furferi
Giuseppe Frisina
Maria Morabito
Elisabetta Nirta
Domenico Principato
Giuseppa Romeo
Carmelo Scaramozzino
Plaudono gli allevatori calabresi: «Infiltrazioni che
inquinano il tessuto sociale ed economico onesto»
REGGIO CALABRIA. Un’inchiesta
nata dal territorio, che ha mosso i primi passi grazie alle prime
indagini svolte dai carabinieri
della stazione di Africo. E che,
passata poi per competenza al
Comando provinciale, ha fatto
cadere nella rete 41 persone, di
cui 12 agli arresti domiciliari.
Tutti a vario titolo dovranno rispondere di truffa aggravata
per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, falsità ideologica
commessa da pubblico ufficiale
in atti pubblici e illeciti finanziamenti comunitari per un valore di quasi un milione di euro.
L'indagine ha fatto emergere
una fitta rete di complicità tra
operatori del comparto agroalimentare, addetti ai controlli e
persone contigue alla 'ndrangheta nelle articolazioni di San
Luca e Africo Nuovo. Alcuni degli indagati sono infatti ritenuti
vicini alle cosche Morabito-Bruzzaniti-Palamara e Mollica-Morabito di Africo Nuovo, e
Vottari e Nirta di San Luca. L’attività giudiziaria ha portato anche al sequestro preventivo di
beni per l’equivalente dell’importo della truffa.
Più in dettaglio, nell’ordinanza a firma del gip reggino
Daniela Oliva, agli indagati si
contesta: la fittizia dichiarazione all’Agenzia per le erogazioni
in agricoltura, da parte di 30 allevatori, di consistenze aziendali di centinaia di capi ovicaprini in realtà inesistenti o con
dati di consistenza maggiorati,
anche allo scopo di ottenere dal
servizio veterinario il codice ed
il registro aziendale necessari
per presentare le istanze di finanziamento; la connivenza di
ispettori degli Uffici Provinciali
Agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle veri-
fiche loro delegate dall’Agenzia
per le erogazioni in agricoltura,
nella qualità di pubblici ufficiali
attestavano in verbale la presenza in allevamento di ovicaprini in realtà mai posseduti dagli allevatori; la complicità dei
responsabili di alcuni Centri di
assistenza agricola i quali, ancorché “incaricati di pubblico
servizio”, inserivano nel Sistema informativo agricolo nazionale domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi, contribuendo alla truffa posta in essere dagli allevatori.
Nel settore olivicolo, gli inquirenti hanno riscontrato il
coinvolgimento di gestori di
frantoi ed ispettori delegati al
controllo. I titolari delle aziende attestavano falsamente l’esistenza di consistenti estensioni
di fondi coltivati a uliveto per i
quali venivano percepiti aiuti
comunitari in relazione a quantitativi di olio fittiziamente prodotti. I gestori dei frantoi, quali
certificatori, rilasciavano documentazione attestante la falsa
quantità di olive molite.
L’operazione del Nucleo antifrodi carabinieri di Salerno ha
visto anche l’importante fase
dell’aggressione anticipata ai
patrimoni criminali illecitamente perseguiti che rappresenta la nuova strategia di azione che il Comando carabinieri
politiche agricole e alimentari
sta perseguendo in stretta intesa con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria per
rendere più incisiva la tutela
della legalità nel sistema degli
aiuti al comparto agroalimentare. Sono quindi in corso di esecuzione i provvedimenti di “sequestro preventivo per equivalente” di conti correnti, terreni,
fabbricati e auto di grossa cilindrata per il valore equivalente
di oltre 932 mila euro, pari al
valore degli illeciti finanziamenti comunitari accertati nelle campagne agricole dal
2004-2008.
In una nota prontamente diffusa ieri, l’Associazione regionale allevatori della Calabria
(Ara) attraverso il suo presidente Francesco Macrì, non solo rivolgeva un plauso all’Arma dei
Carabinieri per «la decisa e brillante operazione che ha inferto
un duro colpo a persone accusate, a vario titolo, di aver percepito in modo illecito finanziamenti agricoli dall’Unione Europa», ma si schierava al loro
fianco. Una decisione stimolata
anche dalla circostanza che dalle indagini, si legge nella nota,
«sarebbe emersa la connivenza
di addetti degli uffici atti alla liquidazione delle pratiche».
Macrì si è detto convinto della necessità di «intraprendere
ogni azione di carattere istituzionale finalizzata a fare terra
bruciata intorno a chi ha in animo di distruggere o infangare il
comparto degli allevatori». E
assicura «il massimo impegno
di questa presidenza a sostenere qualsiasi iniziativa si voglia
intraprendere, soprattutto in
questo momento storico per
l’Ara, considerato il riordino regionale e nazionale della categoria».
Francesco Macrì, infine, sollecita «la politica, le istituzioni,
le forze sociali ed economiche e
i singoli cittadini a tener alta
l’attenzione su un fenomeno,
quello delle infiltrazioni mafiose, che rischia di inquinare il
tessuto sociale ed economico
onesto della nostra regione, e
difendere invece le aziende e i
lavoratori onesti che lavorano
con impegno, costanza e serietà
sul territorio».(ha collaborato Pino Lombardo)
AI DOMICILIARI:
1) Scordo Salvatore, 31 anni, di Locri;
2) Condemi Leo, 38 anni, di
Africo;
3) Gligora Rosa, 38 anni, di
Locri;
4) Gligora Francesco, 36
anni, di Africo;
5) Frisina Giuseppe, 38 anni, di Melito di Porto Salvo;
6) Romeo Giuseppa, 59 anni, di Reggio Calabria;
7) Morabito Maria, 56 anni,
di Africo;
8) Favasuli Pietro, 43 anni,
di Melito di Porto Salvo;
9) Nirta Elisabetta, 36 anni,
di Siderno;
10) Principato Domenico,
36 anni, di Locri;
11) Scaramozzino Carmelo, 57 anni, di Brancaleone;
12) Furferi Pasquale, 56
anni, di Brancaleone.
A PIEDE LIBERO:
1) Mollica Santina, 41 anni,
di Africo; 2) Palamara Annunziata, 36 anni, di Melito
di Porto Salvo; 3) Palamara
Giovanna, 28 anni, di Locri;
5) Falzea Giuseppina, 29
anni, di Locri; 6) Favasuli
Salvatore, 38 anni, di Africo; 7) Gligora Maria Antonietta, 40 anni, di Locri; 8)
Gligora Bruno, 71 anni, di
Africo; 9) Gligora Piera, 35
anni, di Africo; 10) Spatara
Veronica, 27 anni, di Locri;
11) Frisina Francesco, 26
anni, di Melito di Porto Salvo; 12) Romeo Pasquale,
57 anni, di Africo; 13) Morabito Giuseppa, 53 anni,
di Melito di Porto Salvo;
14) Romeo Domenica, 27
anni, di Locri; 15) Bruzzaniti Leo, 33 anni, di Siderno; 16) Romeo Pietro, 29
anni, di Locri; 17) Romeo
Rosa, 25 anni, di Locri; 18)
Favasuli Angela, 48 anni, di
Melito di Porto Salvo; 19)
De Giglio Ornella, 43 anni,
di Careri; 20) Sculli Concetta, 64 anni, di Melito di
Porto Salvo; 21) De Domenico Filippo, 68 anni, di Bovalino; 22) Nirta Sebastiano, 54 anni, di San Luca;
23) Laganà Alessandra, 33
anni, di Reggio Calabria;
24) Zappia Pasquale, 33
anni, di Locri; 25) Fallara
Rosario, 42 anni, di Reggio
Calabria; 26) Costantino
Francesco, 41 anni, di Reggio Calabria; 27) Procopio
Bernardo, 41 anni, di Satriano; 28) Carioti Francesco, 41 anni, di Chiaravalle; 29) Strati Domenico, 60
anni, di Bruzzano Zeffirio.
ROCCELLA JONICA Tra loro c’è anche un bambino di 5 anni: viaggiavano su due vecchie barche a vela, una delle quali è colata a picco
La Guardia Costiera salva 77 migranti in balìa delle onde
Antonello Lupis
ROCCELLA
Senza un provvidenziale avvistamento dall’alto da parte di
un velivolo irlandese dell’Agenzia Frontex, l’unità interforze
che partecipa alle operazioni finalizzate al contrasto dell’immigrazione clandestina, e il
successivo e tempestivo intervento, coordinato dalla sala
operativa della Capitaneria di
Porto di Reggio Calabria, della
motovedetta d’altura Cp 300
della Guardia Costiera di Roccella, diretta dal tenente di vascello Antonio Ripoli, almeno
una delle due malandate barche a vela, in balia già da un bel
po’ di tempo del mare mosso
(quasi forza 5) e delle forti raffiche di vento con velocità vicina ai 25 nodi sarebbe certamente colata a ppicco. E per le decine di clandestini che si trovavano a bordo sarebbe stata quasi
certamente la fine.
Dopo alcune ore di intenso
lavoro e rischi enormi, viste le
proibitive condizioni del mare,
sono stati 77 i clandestini di na-
I profughi di varie nazionalità radunati su una banchina del “Porto Delle Grazie”
zionalità afgana, marocchina,
somala, pakistana, magrebina,
giorgiana, siriana, palestinese,
birmana e turca, salvati dai militari della Guardia Costiera di
Roccella, pilotata dal comandante Roberto Romano. Il salvataggio dei profughi, tra cui un
bambino di 5 anni, si è verificato in acque internazionali, ossia
a circa 65 miglia al largo di Roccella. Le due barche a vela, una
delle quali imbarcava già acqua, sono state intercettate e,
nonostante l’alta percentuale di
rischio dovuta al mare forza 5 e
alle forti raffiche di vento, in
gran fretta “svuotate” di tutti i
profughi, trasbordati nella motovedetta d’altura.
Una volta giunti in porto, dopo circa 4 ore di viaggio, uno
dei clandestini, per via di una
sospetta frattura alla gamba sinistra, è stato ricoverato
all’ospedale di Locri. Altri tre
sono stati assistiti per disturbi
di lieve entità dal personale medico e paramedico del 118
dell’Asp 5 di Reggio Calabria,
Il giovane ferito a una gamba sta per essere caricato in ambulanza per il ricovero a Locri
sezione di Locri, e dal personale
specializzato della Croce Rossa.
Tutti gli altri profughi sono stati
“rivestiti” e rifocillati. Nei prossimi giorni i clandestini, non appena ci sarà il via libera della
Prefettura di Reggio Calabria,
saranno trasferiti in un attrezzato centro di prima accoglienza.
A coordinare il lavoro investigativo sono stati il luogotenente Marco Giuffrida, della
Guardia di Finanza, il ten. Diego Ruocco e il maresciallo capo
Franco Nanni, della compagnia
e della stazione carabinieri di
Roccella e il vicequestore aggiunto Stefano Dodaro, del
commissariato di pubblica sicu-
rezza di Siderno.
Con i 77 clandestini arrivati
ieri a Roccella è salito a 36 il numero degli sbarchi di clandestini negli ultimi 24 mesi lungo le
coste ioniche della Calabria.
Ben 14, invece, gli sbarchi di
clandestini nella sola striscia di
mare Jonio della Locride in questi 12 mesi del 2011.
Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
45
Reggio Ionica
.
REGGIO CALABRIA Iniziata ieri l’udienza preliminare: due posizioni da “sanare” e prime richieste d’abbreviato
Clan Commisso, Siderno parte civile
Probabile la riunione del processo con il filone principale di “Crimine”
Rocco Muscari
LOCRI
Proseguirà a tappe forzate
l’udienza preliminare nei confronti dei sessantanove indagati
nel procedimento penale “Recupero”, iniziato ieri mattina
davanti al gup di Reggio Calabria. il giudice Adriana Trapani,
infatti, ha stabilito un fitto calendario d’udienza da oggi fino
a venerdì, data in cui saranno
decise tutte le posizioni, sia per
gli indagati che intendono chiedere il giudizio abbreviato che
per quelli che andranno a scegliere il rito ordinario, dopo
l’eventuale rinvio a giudizio.
Ieri, intanto, il gup reggino
ha restituito gli atti alla Procura
distrettuale rispetto le posizioni
di Domenico Futia, difeso
dall’avvocato Antonio Speziale,
e di Salvatore Oliveti, assistito
dall’avvocato Nicola Catanfora.
Il giudice Trapani, infatti, ha ritenuto sussistente l’eccezione
formulata dai due penalisti accogliendo la tesi della nullità
dell’avviso di conclusioni indagini, per difetto di notifica. Pertanto la posizione dei due indagati rimane ancorata a un’eventuale
richiesta
suppletiva
dell’Ufficio di Procura di misura
cautelare, fermo restando che
essa dovrà pervenire al giudice
competente entro martedì prossimo, pena la scadenza dei termini massimi previsti dall’ordinamento in un anno dall’emissione della misura originaria,
eseguita il 13 dicembre dello
scorso anno.
Una pattuglia di carabinieri nel corso dell'operazione Recupero a Siderno
Giovanni Galea ha scelto l’abbreviato
LOCRI Domani incontro con Scopelliti
Fino a ieri pochi sono stati gli
indagati che hanno formalizzato la richiesta di giudizio abbreviato. Tra questi Giovanni Galea
e Girolamo Belcastro, entrambi
difesi dall’avvocato Leone Fonte. Altri difensori hanno chiesto
il rito abbreviato condizionato
all’acquisizione di documenti o
di prove testimoniali: tra questi
gli avvocati Eugenio Minniti e
Giuseppe Oppedisano, nell’interesse di Massimo Pellegrino,
che hanno rilevato la necessità
di acquisizione di intercettazioni ambientali e telefoniche.
Gran parte degli avvocati,
(tra cui Taddei, Filippone, Commisso, Veneto, Albanese, Calderazzo, Ubaldo, Sgambellone,
Guttà, Gerace, Furfaro e Vaira),
si devono esprimere nell’interesse dei rispettivi assistiti, anche se l’adesione al rito ordinario appare, al momento, la scelta numericamente più rilevante
da parte degli indagati.
All’udienza di ieri il gup reggino ha ammesso la costituzione delle parti civili, tra cui quella della Città di Siderno e della
Provincia di Reggio Calabria. È
atteso già da questa mattina
l’intervento della Procura, rap-
presentata dai sostituti procuratori Antonio De Bernardo e
Marco Colamonici.
Il procedimento penale “Recupero” si fonda sull’esito
dell’indagine coordinata dalla
Dda reggina nei confronti di
presunti appartenenti alle presunte consorterie della ‘ndrangheta di Siderno, confederate a
quella che viene considerata la
“cosca madre” dei Commisso.
L’operazione, eseguita congiuntamente dai carabinieri e
dalla polizia, è iniziata dall’indagine denominata “Bene Comune”, dalla quale è scaturita
l’operazione “Crimine”, che ha
portato all’esecuzione di centinaia di arresti in tutta la provincia.
Per quanto riguarda in particolare Siderno nell’operazione
Crimine è stato colpito dalla misura cautelare anche Giuseppe
Commisso, inteso “u mastru”,
per il quale la Procura ha chiesto in abbreviato 20 anni di carcere. Dalle intercettazioni captate all’interno della lavanderia
Ape Green, gestita da Commisso “u mastru”, e seguita l’operazione “Recupero”.
Circostanza, questa, che potrebbe incidere sulla scelta della
Distrettuale a chiedere l’eventuale riunione del procedimento in atto davanti al giudice Trapani con il filone principale di
Crimine, stante le numerose risultanze investigative in comune tra il filone sidernese presente nella maxi operazione con
quelle del procedimento Recupero.
ROCCELLA Proposta dalla Sinistra Euromediterranea
Tante firme in calce alla petizione
La Fidapa si mobilita
contro i “tagli” ai treni per salvare le ferrovie calabresi
Antonio Condò
LOCRI
Una delegazione di tutte le sezioni della Fidapa della Calabria sarà ricevuta domani pomeriggio alle 16,30 dai presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale, Giuseppe
Scopelliti e Francesco Talarico, per discutere del grave
problema dei “tagli” ai treni
che penalizzano l’intero Mezzogiorno. La presidente nazionale del benemerito sodalizio
rosa (in Italia raggruppa
11.500 socie e 277 sezioni),
Eufemia Ippolito, e la presidente distrettuale Caterina
Mazzella, hanno infatti recepito la mozione proposta dalla
responsabile distrettuale della
Commissione legislazione, Patrizia Pelle, col coinvolgimento di tutti i distretti meridionali, di aderire all’iniziativa che
mira a accendere i riflettori sul
grave stato di isolamento e
d’emarginazione in cui versa il
Sud.
«È di questi giorni – hanno
scritto le fidapine ai presidenti
Scopelliti e Talarico – la notizia dell’annunciata decisione
di Trenitalia di sopprimere
ben 21 treni di lunga percorrenza dal prossimo 12 dicembre, compreso l’Intercity Notte
Milano-Bari-Reggio Cal. e viceversa e così alcuni treni che
collegano il Nord della Penisola con Siracusa e Palermo, la
cui eliminazione riguarda anche la Calabria e la Campania».
Le socie della Fidapa ricordano che la loro associazione
«non può non rendersi interprete del gravissimo disagio»
che sta per subire il Sud (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania) e che comporta «difficoltà
di spostamento delle donne,
nei loro molteplici ruoli di mogli, madri, lavoratrici ed impegnate nel sociale».
SIDERNO Dalla Regione, fondi Por
Stefania Parrone
ROCCELLA
Numerosi i cittadini, roccellesi e
non solo, che hanno sottoscritto,
presso lo stand allestito in piazza
San Vittorio, la petizione popolare sulla vertenza delle Ferrovie
della Calabria promossa da Sinistra Euromediterranea. L’iniziativa è partita in tutto il territorio
regionale dopo il sit -in del 26 novembre scorso in piazza Matteotti a Catanzaro. La petizione
rivendica il diritto ad avere trasporti equo- sostenibili e in particolare, considerato il livello di
degrado che caratterizza il trasporto ferroviario calabrese, il
diritto a servizi ferroviari su standard europei. A cominciare, secondo Sinistra Euromediterranea nella petizione, dall’acquisto e dalla messa in servizio di 15
nuovi treni regionali, dalla riqualificazione dell’intera linea
ferrata ionica, «con interventi
specifici sulle trasversali Io-
La stazione di Roccella
nio-Tirreno e su alcuni nodi di
raccordo al fine di dar vita ad un
sistema metropolitano regionale
a maglie». Le proposte si allargano poi ad interventi mirati al recupero pieno delle Ferrovie Calabre nell’area della Piana, al po-
tenziamento del servizio di trasporto passeggeri sullo Stretto di
Messina ed al coordinamento
degli orari e dei servizi, con la richiesta di attivazione di navette
per il raccordo comodo e veloce
tra i comprensori ionici (Locride,
Crotonese, Sibaritide) e i nodi
strategici della linea tirrenica
(Reggio, Lamezia, Paola).
«Si tratta di una partita ancora
attivabile nella programmazione regionale con i fondi Por
2007-2013», si legge nella dettagliata petizione che si chiude con
la rivendicazione di «un segnale
di cambiamento in risposta alle
reali esigenze della Calabria. Per
la rete ferroviaria ad alta velocità
realizzata nel corso dell’ultimo
decennio quasi interamente nel
Centro-Nord, lo Stato ha speso
oltre 100 miliardi di euro. Dare
oggi rinnovato valore all’Unità
d’Italia significa garantire una
più equa distribuzione delle risorse e quindi una maggiore attenzione per il Mezzogiorno».
RIACE Viveva in una comunità alla Marina: aveva solo 21 anni
Arrivano 165 mila euro
Africano cade dalla bici e muore
per la nuova isola pedonale Armando Scuteri
SIDERNO. È arrivato il “sì” della
Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell’ambiente, per
la realizzazione dell’isola ecologica nel Comune di Siderno.
Una nota del Comune informa
che con decreto dirigenziale n.
14945 del 29 novembre l’ente
regionale ha approvato la graduatoria relativa al Fondo Europeo - Por Calabria 2007/2013
per l’assegnazione di contributi
a favore dei comuni per la realizzazione di centri di raccolta a
supporto della raccolta differenziata dei rifiuti urbani.
L’Amministrazione comunale,
guidata dal Sindaco Riccardo
Ritorto, beneficerà di un contributo complessivo di 165mila
euro.
Grande soddisfazione, ricevuta la notizia, è stata espressa
dall’assessore all’ambiente Angelo Alvaro per l’ulteriore risultato raggiunto in tema ambientale dal Comune di Siderno. Il
finanziamento ottenuto, secondo Alvaro, permetterà di consegnare alla città una piattaforma
attrezzata e fruibile a completo
servizio dei cittadini.(a.b.)
Il perito Gioacchino Genchi interrogato dal pm De Bernardo
LOCRI “Ricostruite” le intercettazioni
Omicidio Simari
testimoni reticenti
“parlano” i familiari
LOCRI. «A Pasquale Simari era
stato sconsigliato da un conoscente di recarsi a Locri al funerale di Salvatore Cordì, per non
attirare la ritorsione da parte di
un gruppo gioiosano che non
vedeva di buon occhio una sua
visita. Ma Simari non ha ascoltato l’avvertimento e, per questo motivo, è stato ucciso la sera
del 26 luglio del 2005 in piazza
Vittorio Veneto». È quanto affermato il maresciallo capo Antonio Riggio nel corso della deposizione davanti alla Corte
d’assise di Locri (presidente Alfredo Sicuro, a latere Davide
Lauro), rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo.
Il sottufficiale, all’epoca
all’aliquota Radiomobile di
Roccella, che si è occupato di redigere l’informativa dei carabinieri poi confluita nell’operazione “Mistero”, ha riferito in
aula in merito alle risultanze investigative, e sui riscontri avuti
dalle dichiarazioni di alcuni familiari della vittima e da intercettazioni ambientali e telefoniche. In particolare grazie alle
captazioni gli investigatori hanno potuto ricostruire i momenti
salienti del raid delittuosa, per
il quale risulta imputato Tommaso Costa (cl. 59) difeso
dall’avv. Menotti Ferrari. Riggio ha sottolineato che da alcune intercettazioni ambientali si
è riusciti a scoprire gli aspetti
più rilevanti dell’agguato, visto
che i testimoni oculari interrogati erano apparsi reticenti. Il
teste, nel proseguo dell’escussione, ha indicato in Cosimo Panaia, imputato per associazione
mafiosa, l’“ambasciatore” della
famiglia Ursino di Gioiosa Jonica, anche in virtù del forte legame parentale tra l’imputato e
Antonio Ursino detto “Totò”,
presunto capo dell’omonima
cosca condannato in abbreviato
a 10 anni di reclusione. In effetti
uno dei fratelli di Cosimo Panaia risulta sposato con la figlia
di Totò Ursino, mentre la sorella dell’imputato è sposata con
Giuseppe Curciarello, condannato a 25 anni per associazione
finalizzata al traffico di droga e
ritenuto dagli inquirenti il brac-
MARINA DI GIOIOSA Con 200 mila euro
Viale Brigida Postorino
“si” al completamento
RIACE
Perde il controllo della bicicletta, urta contro un muretto, finisce nella
scarpata sottostante e muore sul colpo. È finita in tragedia l’avventura
italiana di Mohamed Lamin Dico, 21
anni, giunto a Riace lo scorso 13 luglio. Era arrivato dal Mali, un lembo
poverissimo dell’Africa occidentale,
passando per Lampedusa ed era stato inserito nel progetto “Emergenza
Nord Africa”.
Ieri pomeriggio, intorno alle 16,30
dal borgo antico – dov’era andato a
trovare alcuni connazionali – in bicicletta, stava rientrando a Marina di
Cristian Pugliese
MARINA DI GIOIOSA
La bicicletta e il cadavere dello sfortunato giovane
Riace, presso la comunità alla quale
era stato assegnato. La sua giovane
vita si è spezzata a poco più di un chilometro dal luogo di partenza, in località Iudici.
All’equipe sanitaria del 118 di Caulonia (Frajia, Genovese e Fera) è rimasto solo il compito di costatarne l’avvenuto decesso. Ai militari dell’Arma, invece, quello dei rilievi di rito.
cio destro di Tommaso Costa, a
sua volta condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Gianluca Congiusta.
Si tratta di una “circolarità”
di parentele sulla quale la Dda
ha costruito l’impianto accusatorio, determinato da numerose prove a carico degli imputati,
risalenti sin dal 2003, anno in
cui i carabinieri della compagnia di Soverato hanno attivato
l’indagine “Mythos 2”, dalla
quale sono emersi i contatti tra
la famiglia Costa-Curciarello ed
elementi di spicco della criminalità organizzata soveratese e
pugliese. Delle risultanze di
quelle indagini ieri ha riferito in
aula il luogotenente Giacomo
Mazzoleni, il quale ha ribadito i
rapporti diretti tra Bayan Khaled, inteso “Carlo il libanese”,
con Tommaso Costa, Giuseppe
Curciarello e poi con Cosimo
Panaia, a cui i pugliesi si sarebbero rivolti per acquistare della
cocaina e anche delle armi.
Nel corso dell’udienza ha deposto anche il consulente
dell’accusa Gioacchino Genchi,
il quale ha affermato che il cellulare intestato a Tommaso Costa (cl. 82), accusato di procurata inosservanza della pena in
favore dell’omonimo congiunto, la sera del 26 luglio si trovava in una zona compatibile con
il luogo dell’omicidio di Pasquale Simari. Sul punto l’avv.
Maria Tripodi, difensore di Costa, ha rilevato che la cella di
Gioiosa copre un’area talmente
vasta da coprire anche l’abitazione del giovane imputato.
Nel corso del controesame al
maresciallo Riggio l’avv. Antonio Mittica, difensore di Marcello Zavaglia, ha puntualizzato come, nei confronti del proprio assistito, non risultino intercettazioni telefoniche con altri coimputati, e che gli stessi
carabinieri di Grotteria, che nel
2006 hanno firmato due note, si
sono “meravigliati” della presenza dell’imputato presso l’autolavaggio dei fratelli Panaia.
Il processo riprende il 10
gennaio con l’escussione dei
collaboratori di giustizia Antonio Catalano e Domenico Oppedisano.(r.m.)
La commissione prefettizia ha
approvato lo studio di fattibilità dei lavori di completamento
di viale Suor Brigida Postorino
per 200 mila euro, che saranno
reperiti con un mutuo presso
la Cassa depositi e prestiti. I lavori realizzati solo in parte per
mancanza di fondi, risalgono a
circa dieci anni fa, e di allora
sono anche le delibere agli
espropri dei terreni necessari
per la realizzazione della stra-
da. Il nuovo intervento riguarderà scavi di sbancamento,
fondazione stradale, muretti
di contenimento, pavimentazione e marciapiedi, cunette e
canali di raccolta delle acque
piovane nonché rete fognaria
e illuminazione. Prevede il collegamento del viale, attualmente raccordata con strada
Cattolica, a contrada Gagliardi, a ridosso della Statale 106.
Il viale rimane comunque al
centro delle proteste dei residenti per le pessime condizioni in cui versa.
Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011
37
Cosenza - Provincia
.
CORIGLIANO Riprenderà stamattina dinanzi ai giudici del Tribunale di Rossano il procedimento “Flesh market” che procede con il rito immediato
In aula gli agghiaccianti racconti delle Lolite
Saranno sentiti i carabinieri che per primi hanno raccolto le rivelazioni delle giovanissime prostitute
Emilia Pisani
CORIGLIANO
È prevista per questa mattina
dinanzi al tribunale di Rossano (presidente De Vuono e a
latere D’Alfonso e Zizzari)
l’udienza per il giudizio immediato al quale sono stati
rinviati alcuni degli indagati
coinvolti nel processo “Flesh
Market” (mercato della carne) con cui la magistratura
inquirente ha colpito un
gruppo che sarebbe stato variamente protagonista di episodi legati alla prostituzione
minorile.
In aula saranno ascoltate le
dichiarazioni dei tre militari
della
locale
compagnia
dell’arma dei Carabinieri di
Corigliano, Madeo, Rinaudo
e Pedone, che raccolsero le
dichiarazioni delle due minorenni V.M. e L.F.M. che raccontavano di essere delle baby prostitute e riconoscevano
tramite riproduzione fotografica i loro presunti clienti.
Un racconto agghiacciante
proprio per la crudezza con la
quale le due sorelline di Corigliano hanno raccontato gli
episodi sessuali a pagamento
che avrebbero consumato con
i loro clienti. Nell’udienza
precedente, quella del 3 novembre, è stato ascoltato anche il maresciallo Cosenza.
Ad essere stati rinviati a
giudizio immediato lo scorso
mese di settembre, sono stati
gli imputati Natale Musacchio, Giuseppe Russo, Vincenzo Novelli, Saverio La Camera, N.M. (sorella maggiorenne delle due baby-squillo), l’ex assessore comunale
Italo Le Pera e Maurizio Franco Magno. Per questi si procederà seguendo presso il tribu-
nale rossanese con il rito ordinario e la fase dibattimentale, questo troncone del processo ha saltato la fase
dell’udienza preliminare.
Si procederà sempre presso
il tribunale di Rossano anche
per gli imputati per i quali il
giudice ha rigettato la richiesta del cosiddetto rito abbreviato, per Damiano Collefiorito, Cosimo La Grotta, Santo
Bagnato e Giuseppe Brina la
prossima udienza è prevista
per il 21 dicembre. Data entro
la quale, inoltre, dovrebbe essere consegnata la perizia sulle capacità a testimoniare delle due minorenni.
Si procederà invece il prossimo 14 dicembre presso il
tribunale di Catanzaro, giudice Emma Sonni, con il rito abbreviato previsto per Pietro
Berardi, Giuseppe La Pietra,
Antonio Coschignano, Pasqualino Foglia, Gianfranco
Curcio e Vittorio Carcione.
La difesa si baserà molto
sull’attendibilità dell’accusa
per questo saranno fondamentali oltre che la perizia
sulle capacità intellettive delle due minorenni, anche quella richiesta sulle trascrizioni
delle dichiarazioni rilasciate
dalle baby-prostitute in fase
di incidente probatorio.
Il collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo, Giuseppe
Zumpano ed Emanuele Monte) s'è opposto alla richiesta
avanzata dalla pubblica accusa di riascoltare le minorenni.
Sono state, inoltre, stralciate
le posizioni di N.M., Alberto
Falbo, Leonardo Malfarà,
Gianfranco Curcio, Ercole
Sposato e Francesco Zanfini.
CIVITA
Tarsu
alle stelle
I cittadini
protestano
CIVITA. La Tarsu va alle stelle e a
Oggi l’udienza dinanzi al Tribunale rossanese
Il processo è organizzato in diversi filoni
Grande successo domenica per l’iniziativa promossa da un comitato civico cittadino
La rinascita di Corigliano riparte da Schiavonea
CORIGLIANO. Successo domenica scorsa nel borgo marinaro
Schiavonea nella zona di viale
Salerno, che è stata invasa da
molti cittadini che hanno inteso visitare gli stand organizzati
dal comitato Corigliano in
Azione. «Una giornata all’insegna della gioia, della voglia di
vivere, del desiderio di stare insieme – fanno sapere gli organizzatori – in altre parole di serenità. Quella serenità della
quale tanto si avverte la necessità, in una Corigliano ricca di
potenzialità e risorse ma impoverita da uomini e scelte sbagliate. Sarà stato forse questo il
motivo per il quale tantissime
persone, superando così oltre
ogni più rosea previsione, hanno partecipato alla seconda iniziativa natalizia promossa dal
Comitato “Corigliano in azione”, tenutasi nel borgo marinaro cittadino. Anche in questo
caso, così come accaduto giovedì scorso nella Villa Margherita al centro storico, non sono
mancati i ringraziamenti che
SPEZZANO L’ex vice sindaco lancia la candidatura parlamentare d’Orlandino Greco
numerosi cittadini hanno rivolto agli organizzatori della manifestazione, invitando gli stessi a realizzarne altre per avviare un processo di “rinascita” di
Schiavonea».
Stands natalizi hanno allietato
per diverse ore i partecipanti,
che hanno festeggiato insieme
l’avvento del mese di dicembre
con i caratteristici “cullurielli”.
Prossimo appuntamento programmato dal comitato si terrà
domenica 11 Dicembre allo
scalo.(e. pis.)
Uno scorcio di Schiavonea
CORIGLIANO Comprensorio penalizzato
Fernando Iannuzzi ora aderisce all’Mpa Pezzo (Pd) denuncia
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
Fernando Iannuzzi, già vicesindaco di Spezzano Albanese e oggi
consigliere di opposizione, è stato
nominato responsabile del Dipartimento delle attività produttive
dell’Mpa. Dopo essere stato tra le
fila del centrodestra e, una volta in
rottura con questo ambiente, vicino al Pd, nei mesi scorsi Iannuzzi
aveva aderito al movimento costituendone in paese il nucleo fondante. Lo stesso Iannuzzi, tra l’altro, riferisce della imminente nascita della sede spezzanese del
partito «che – spiega – sarà di livello comprensoriale, essendo io un
dirigente del partito». L’Mpa guarda con interesse al territorio spezzanese e a quello che potrebbe
Fernando Iannuzzi
succedere da qui a breve, come del
resto fanno anche altre forze politiche (l’Udc ha una sezione appena costituita a Spezzano), visto
che la persistente crisi della maggioranza di governo cittadino fa
presagire che al Comune, magari
anche prima della fine del mandato che il popolo ha conferito al sindaco Cucci, le cose potrebbero subire una svolta inattesa. E Iannuzzi questo lo sa bene: attualmente
spinge dagli scranni di opposizione perché il sindaco lasci, ma al
contempo non vuole farsi trovare
impreparato quando sarà il momento giusto. «Ringrazio tutti
quelli che mi hanno voluto nel movimento – afferma –. Il mio impegno sarà totale verso Mpa sarà totale, lavorerò in questo territorio
in cui siamo scoperti insieme alla
coordinatrice regionale Biancamaria Rende, cui vanno i miei auguri per l’incarico». Poi Iannuzzi
guarda al suo comprensorio: «Dopo di me hanno aderito anche altri
al progetto, che resta quello di
portare avanti le idee di Orlandino
Greco, un giovane capace che sicuramente può rappresentarci a
livello parlamentare. Lavoreremo
per la crescita del gruppo sia in
Provincia che Regione, viste le
tante adesioni che stanno arrivando. Spiegheremo alla cittadinanza cosa significa essere un movimento a difesa del territorio e del
Sud, che non siamo contro i partiti, ma siamo “altro” rispetto a quest’ultimi». Infine, ancora su Greco:
«Lavoreremo per portare questo
nostro amico alle prossime elezioni politiche a rappresentarci».
L’esponente di “Fascimo e Libertà” propone la creazione delle ronde di quartiere
Livio Stefani: Corigliano dorme perché ha paura
CORIGLIANO. «Corigliano dor-
me, ma non per la fatica o la
stanchezza del duro lavoro
quotidiano, ma perché ha paura».
Lo afferma Livio Stefani, coordinatore cittadino e membro
dell’esecutivo nazionale del
movimento “Fascismo e Libertà”, in riferimento agli «ultimi
episodi di criminalità cittadina
quali scippi o furti con scasso
nelle abitazioni».
Stefani prende infatti in esame gli ultimi furti avvenuti in
città per proporre le “ronde di
quartiere” e si autocandida
quale coordinatore. Parlando
degli scippi avvenuti in pieno
centro, allo scalo di Corigliano,
durante le prime ore della mattinata, Stefani sottolinea come
da nessuno sia giunto aiuto alle
forze dell’ordine. «Erano le 10,
la città era sveglia – dice Stefani – eppure nessuno ha visto o
sentito niente. Nessuno pare
sia stato in grado di fornire elementi utili ai Carabinieri per
potere risalire al manigoldo».
Lo stesso mònito l’esponente
di destra lo lancia in riferimento al furto con scasso messo a
segno in contrada San Francesco.
«In questo caso i ladri hanno
portato via, sradicandola dal
muro, una cassaforte, ma nonostante il trambusto nessuno
ha sentito o visto nulla. Mi
chiedo perché esiste tutta questa omertà nella nostra Corigliano. È possibile che noi coriglianesi abbiamo messo la testa sotto la sabbia come gli
struzzi? E pensare che ci sono
persone che hanno pure la faccia tosta di prendersela con le
forze dell’ordine, invece di farsi loro un esame di coscienza
per capire se il loro modo di
agire è consono ad un cittadino
che fa il suo dovere».
(jo.fu.)
La caserma coriglianese
la politica sanitaria
della giunta regionale
CORIGLIANO. Al centro dell’at-
tenzione della politica cittadina
ancora una volta le vicende legate alla sanità calabrese e territoriale con particolare riferimento all’attuale fase di realizzazione dell’ospedale della Sibaritide e la ridistribuzione dei
posti letto pensata dal governo
regionale. Dopo le polemiche
suscitate dalla proroga di altri
40 giorni predisposta da Scopelliti per le aziende che stanno
redigendo il progetto esecutivo
del nuovo ospedale, sulla vicenda interviene il Pd coriglianese
con una nota a firma del suo
coordinatore Antonio Pezzo.
«Il Pd di Corigliano ritiene opportuno evidenziare che, nel
percorso degli ultimi quindici
anni soltanto la giunta di centro
sinistra nel 2005, prese in considerazione una razionalizzazione della rete ospedaliera regionale pur non riuscendo a completare la realizzazione di questo progetto. Nell’ambito della
rivisitazione della rete ospedaliera il governo regionale di allora è riuscito ad inserire nel
piano regionale in elaborazione
il progetto dell’ospedale nuovo
della Sibaritide, oggi vincolante per lo sviluppo della sanità locale. I reiterati provvedimenti
espressi per decreto nel 2010 e
2011, rivolti alla soluzione della crisi della sanità in Calabria,
accusano una inappropriata risposta territoriale ai fabbisogni
d’assistenza della popolazione
del Comprensorio della Sibaritide. Infatti, nel cosiddetto pia-
no di rientro del decreto
18/2010, nell’ambito della
riorganizzazione della rete
ospedaliera, venivano previsti
285 posti letto normalizzati fra
le quattro – cinque strutture
ospedaliere esistenti. Nell’ulteriore decreto N. 106/2011 i posti letto sono stati ridotti a 255.
Tutto ciò è in contrasto con i livelli essenziali di assistenza
(Lea). In particolare – continua
l’esponente del Pd – nella nostra
stessa Azienda sanitaria provinciale si rileva una evidente sperequazione nell’assegnazione
dei posti letto. Infatti, nell’area
tirrenica (Paola-Cetraro) si registra una destinazione pari a
circa il 4 per mille, nell’area del
Pollino (Castrovillari) il 2,15
per mille, mentre nell’area ionica-sibaritide (Trebisacce-Cassano-Corigliano-Rossano-Cariati) appena l’1,4 per mille, pur
rappresentando quest’ultima
area l’insediamento urbano più
massiccio (ab. 177.338), rispetto alla fascia tirrenica (ab.
139.223) e all’area Castrovillari–Pollino (ab. 103.709). Noi
che continuiamo ad essere convinti sostenitori dell’ospedale
nuovo della Sibaritide riteniamo che, in attesa della costruzione della nuova struttura,
nulla debba cambiare negli
ospedali Corigliano e Rossano
anche nel rispetto fondamentale della sicurezza assistenziale
del malato, bandendo ogni tentativo campanilistico di modificare l’equilibrio esistente e funzionale».(e.pis.)
Civita scoppia la polemica. Un
comitato spontaneo di cittadini
da giorni cerca di ottenere spiegazioni dal sindaco Vittorio
Blois circa l’aumento pari al
33% subito quest’anno dalla
tassa sui rifiuti solidi urbani,
tanto che ora la stessa sarebbe
salita a 1,50 euro al metro quadrato. «Tutto ciò senza alcun
preavviso né spiegazione, né
tantomeno alcuna pubblicazione di atti e delibere online –
scrivono i componenti del Comitato – volte a comunicare
l’aumento della tariffa». Gli
scriventi fanno poi notare che
«a Frascineto la Tarsu è quasi la
metà di quelle civitese» e sottolineano come ormai «la pratica
della raccolta differenziata, se
da un alto è virtuosa, dall’altro
è diventata troppo onerosa per
i cittadini locali, che da giorni si
recano presso gli uffici comunali a chiedere spiegazioni in
merito. Ma, a quanto pare, le risposte sono molto vaghe e si riferirebbero ad un’inefficienza
da parte degli abitanti nel differenziare in maniera corretta o,
addirittura, ad un aumento dei
costi del trasporto dei rifiuti
presso i centri di smaltimento.
A ciò si aggiunge la mancata
pubblicità e trasparenza degli
atti amministrativi da parte del
Comune, il cui sito è fermo da
anni».(jo.fu.)
CORIGLIANO
A scuola
adolescenti
tra l’alcol
e la droga
CORIGLIANO. “Adolescenti, alcol e droga”. È questo l’interessante tema proposto agli studenti della classi terze dall’Ic
“V. Tieri” di Corigliano con lo
scopo di informare sull’argomento e prevenire i danni che
potrebbero generarsi dall’uso
di certe sostanze. Per discutere
del problema il dirigente Aldo
Fusaro ha voluto in aula Anna
Di Noia, medico tossicologo e
responsabile dei Sert di Corigliano e Trebisacce dell’ex
Azienda sanitaria locale di
Rossano, che ha dispensato ai
ragazzi le sue conoscenze e la
sua professionalità in materia.
Alla fine è stato un viaggio nel
mondo delle droghe e delle sostanze che creano dipendenza,
un percorso che ha suscitato la
curiosità degli studenti, pronti
a chiederne di più all’esperta
proprio per capire certi fenomeni di cui magari si sente parlare solo in tv. Dai cannabinoidi all’ecstasy, fino agli psicostimolanti: è stata fatta una rassegna delle droghe più diffuse tra
i giovani, che spesso si avviano
tra i 15 e i 16 anni all’utilizzo
dell’erba senza capire realmente quali possono essere gli
effetti della cosiddetta “canna”
in compagnia. La Di Noia, che
ha stigmatizzato anche i cosiddetti “energy drinks”, ha quindi varato lo slogan “Sì alla vita,
No alla dipendenza” ed ha
spiegato quali siano i principali
danni che l’uso delle droghe
provoca, anzitutto a livello cerebrale. (jo.fu.)
Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
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Vibo - Provincia
.
NICOTERA Crescono allarme e preoccupazione per il dilagare della microcriminalità in città e nel comprensorio
Pensionato bastona il malvivente
Quinto tentativo di rapina ai danni di persone anziane in meno di un mese
Pino Brosio
NICOTERA
Ancora una rapina ai danni di un
anziano. È la quinta nell’arco di
circa un mese nel comprensorio
nicoterese, la terza in città. Ma
questa volta al rapinatore è andata male perché la sua “vittima”
designata ha reagito all’aggressione arrivando a disarmarlo e a
farlo battere in ritirata senza malloppo.
La preoccupazione tra i cittadini comunque è alle stelle, nonostante i carabinieri abbiano stretto in una morsa l’intero comprensorio e stiano battendo palmo a
palmo il territorio alla ricerca dei
malviventi che stanno seminando paura e insicurezza.
Nella mattinata di ieri, a finire
nel mirino della criminalità è stato Francesco Capria, 66 anni,
pensionato. L’uomo vive assieme
al fratello in una casa ubicata in
via Palmentieri ossia in uno degli
angoli più suggestivi del centro
storico. Ieri, giorno di pagamento
delle pensioni, di buon mattino
ha raggiunto l’ufficio postale dove, pazientemente, assieme ad
altri, ha atteso il suo turno per riscuotere l’abituale mensilità
nell’occasione più robusta perchè
accompagnata dalla tredicesima.
Intorno alle 10, intascato quanto
di sua spettanza ha lasciato l’ufficio postale dirigendosi verso casa. Come al solito, ha imboccato
uno dei vicoli che scivola verso
porta Palamentieri, passando attraverso file di case ormai quasi
tutte disabitate. Un percorso abituale che ieri mattina, però, gli ha
riservato un’amara sorpresa.
Giunto in via Scesa Duomo, si è
improvvisamente trovato di fronte un uomo incappucciato e armato di pistola che probabilmente lo stava seguendo sin da quando aveva lasciato l’ufficio di Posteitaliane.
La protesta pacifica degli studenti del liceo
NICOTERA Solo oggi arriverà il gasolio
Studenti al freddo,
da una settimana vuote
le aule del classico
NICOTERA. Da una settimana di-
La zona di Porta Palmentieri dove si è verificato il tentativo di rapina
Il malvivente, con fare deciso,
gli ha intimato di consegnargli il
denaro che aveva addosso, circa
1100 euro. Denaro che per un anziano vale quanto la vita e che
Francesco Capria ha inteso difendere mettendo in gioco, appunto,
la sua stessa incolumità. Nella
colluttazione che ne è nata l’anziano è riuscito a strappare di mano la pistola all’aggressore che
ha, però, reagito con violenza colpendolo più volte alla testa fino a
farlo finire a terra.
Sconcertato dall’evolversi della situazione, l'individuo incappucciato ha rinunciato al bottino
e si è allontanato per i vicoli del
centro storico facendo perdere le
sue tracce.
L’allarme è scattato immediatamente. Sul posto si sono portati
i carabinieri di Nicotera guidati
dal luogotenente Raffaele Castelli che, raccolta la testimonianza
dell’anziano ed effettuati i rilievi
di rito, ha subito disposto posti di
blocco in tutta la zona. Del rapinatore, però, almeno sino a tarda
sera non s'è trovata traccia.
Francesco Capria, soccorso,
oltre che dai carabinieri, anche
dai vicini di casa e dai parenti, è
subito apparso in condizioni pre-
carie, col volto insanguinato e lesioni al cuoio capelluto. Nell’ambulatorio distrettuale dove è stato subito accompagnato da un nipote, il medico di turno gli ha riscontrato ferite multiple alla testa con un taglio fortunatamente
non profondo per cui lo ha avviato al pronto soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo per gli accertamenti del caso.
Il nuovo episodio di violenza
ha suscitato rabbia tra i cittadini,
mentre le varie associazioni si
stanno mobilitando per far sentire la propria voce. In molti guardano anche verso Palazzo Con-
vento aspettando una decisa presa di posizione da parte della
commissione straordinaria. Il
prefetto in pensione Marcello
Palmieri, avuta notizia della rapina, ha fatto sapere che sarà stamattina in Comune «per chiedere
al prefetto Latella una riunione
del Comitato per l’ordine e la sicurezza da tenersi a Nicotera con
la massima urgenza». Ha sottolineato, altresì, che solleciterà
nuovamente al ministero dell’Interno l’approvazione del progetto per dotare la città di videosorveglianza. Basterà per arginare
l’escalation della violenza? sertano le lezioni per il mancato
funzionamento dell’impianto di
riscaldamento, ma di quello che
fanno gli alunni del liceo classico “Bruno Vinci” sembra non interessi un bel niente a nessuno
«tanto – dicono in coro gli studenti – noi siamo solo ragazzi di
periferia, possiamo tranquillamente patire ogni disagio».
E non è solo questione di riscaldamento. Gli alunni di una seconda classe puntano anche il
dito contro qualche vetro rotto,
gli infissi malconci, le porte dei
bagni sgangherate e, soprattutto, contro la mancanza della scala di sicurezza. «L’altra mattina –
racconta in proposito uno studente – abbiamo fatto le esercitazioni antisismiche. Quelli che
eravamo all’ultimo piano siamo
arrivati nel cortile antistante
l’istituto dieci minuti dopo che
erano usciti tutti gli altri. Per fortuna era solo un’esercitazione».
Incavolati neri anche i ragazzi della IB. «I riscaldamenti non
funzionano – asserisce la studentessa D.P. – e forse siamo
l’unica scuola della provincia a
essere in queste condizioni».
Hanno da ridire, naturalamente, anche i genitori. «È una situazione inaccettabile – sottolinea
la signora Mimma Stilo – e che
potrebbe, comunque, essere risolta in tempi brevi. Basterebbe
collegare le caldaie con la rete
del metano che passa a meno di
venti metri dalla scuola».
Non sta con le mani in mano il
dirigente Antonino Fiumara.
«Ho appena finito di parlare con
i responsabili provinciali del servizio – dice – che hanno preso
nota della situazione. In realtà,
da tempo, abbiamo sollecitato
via fax la fornitura del gasolio».
Nei locali del Classico, peraltro, sono ospitate cinque classi
della scuola media “sfrattate”
per i lavori di ristrutturazione in
corso. Per gli alunni della secondaria di primo grado, però, il
problema sembra non esistere,
anche perchè «noi il riscaldamento – affermano con una punta di rassegnazione – non ce
l’avevamo neppure prima».
I disagi dei ragazzi tuttavia
appaiono destinati a rapida soluzione. Il vicepresidente della
Provincia Pino Barbuto, è intervenuto tempestivamente. «Il gasolio – fa presente – sarà consegnato nel più breve tempo possibile. Nei prossimi giorni sarà anche realizzato l’allaccio degli impianti di riscaldamento alla rete
del metano». (p.b.)
SORIANELLO Dopo l’incendio divampato domenica da una delle canne fumarie
SAN CALOGERO Convalidati gli arresti di Zinnà e Todarello
Evacuate le tre abitazioni di via Bianchi
Omicidio Raso, le indagini estese
a colpi eseguiti con tecnica simile
Francesca Onda
SORIANELLO
Sono state evacuate le abitazioni
che nella giornata di domenica
sono state interessate da un incendio, divampato sul tetto di una
di esse e propagatosi immediatamente alle case vicine. Il provvedimento, per motivi di sicurezza,
è stato emesso dal sindaco Sergio
Cannatelli, dopo aver preso atto
della relazione dal caposquadra
dei Vigili del fuoco, Mario Cepi.
L’incendio ha interessato tre
abitazioni, site ai numeri 22, 24 e
26 di via M. Bianchi. A intervenire
sul posto, in seguito a una segnalazione partita sul 113 intorno alle ore 8.30, è stato il personale
dell’Ufficio controllo del territorio, coordinato e capeggiato dal
responsabile, Ispettore Giuseppi-
na De Luca, il quale si è prodigato
a prestare i primi soccorsi. Sul
luogo dell’incendio sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Soriano Calabro, diretti
dal maresciallo Barbara Sciacca, i
Vigili del fuoco della stazione di
Serra San Bruno e quelli del comando provinciale di Vibo Valentia che per domare le fiamme hanno lavorato ininterrottamente fino alle ore 15.30.
Ieri, sono stati resi noti altri
particolari sulla dinamica dell’incendio a cura del Commissariato
di Serra San Bruno, diretto dal
dottor Domenico Avallone i cui
agenti si sono prodigati per mettere in salvo le persone che al momento del fatto si trovavano ancora nelle case in preda alle fiamme.
Sulla base dei primi accerta-
Sergio Cannatelli
menti, effettuati sul posto dalle
forze dell’ordine e, in particolare,
dai Vigili del fuoco di Serra San
Bruno e di Vibo Valentia, coordinati dal responsabile provinciale
Giosuè Giovinazzo, è stata accertata la natura accidentale e non
dolosa dell’incendio, che sarebbe
divampato dalla canna fumaria di
una delle abitazioni, causato probabilmente da un problema di
manutenzione. I danni alle cose
riguardano il crollo del solaio e
del tetto dell’abitazione posta al
numero civico 24 ed il danneggiamento parziale nonché il crollo
del muro divisorio di quella posta
al numero civico 26. Fortunatamente non si segnalano danni alle
persone. E questo grazie al tempestivo intervento delle forze
dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e
della Polizia di Stato. ACQUARO L’abituale passeggiata in campagna è risultata fatale a Natale Gennaro
Tragica fine di un pensionato di 82 anni
Raffaele Lopreiato
ACQUARO
L’abituale passeggiata in campagna si è trasformata in tragedia
per Natale Gennaro, 82 anni e del
luogo, del quale si erano perse le
tracce dal pomeriggio di domenica scorsa.
L’anziano è stato infatti rinvenuto cadavere nella tarda mattinata di ieri.
La notizia ha profondamente
scosso gli abitanti della piccola
frazione di Limpidi, dove tutti si
conoscono e che sin dal primo
momento avevano partecipato
attivamente alle ricerche in siner-
gia con i carabinieri della stazione di Arena, guidati dal maresciallo Stelluti, e i giovani volontari della protezione civile. A
coordinare le operazioni è stata la
Compagnia di Serra San Bruno,
con il coordinamento del capitano Stefano Esposito Vangone.
Persona mite e cordiale, socievole e benvoluta da tutti, Gennaro, seppur fiaccato dalla scomparsa della moglie cui era molto
legato, era pienamente autosufficiente e continuava a occuparsi
personalmente del podere di famiglia, dove si recava quotidianamente.
Non vedendolo fare ritorno
all’orario abituale, i familiari
provvedevano prontamente a
lanciare l’allarme, presagendo
che qualcosa di tragico potesse
essere accaduto.
Le ricerche venivano subito avviate, con le diverse squadre di
volontari che si suddividevano il
territorio e battevano palmo a
palmo i boschi e le campagne circostanti, seppur senza nessun esito positivo.
Il rinvenimento del cadavere
avveniva in modo fortuito solo
nella mattinata di ieri, intorno alle 10, da parte di un concittadino
che mentre si recava in campagna
scorgeva tra la vegetazione circo-
stante il corpo dello sfortunato
anziano, appeso penzoloni per le
scarpe e a testa in giù, impigliato
nella rete di recinzione che perimetra un dirupo. Subito allertati
intervenivano i carabinieri che,
preso atto del decesso, richiedevano l’intervento del medico legale.
Da un primo esame delle modalità dell’incidente e dalle lesioni riscontrate sul corpo, sembrerebbe che le cause della morte siano da ricondurre all’incidente occorso all’anziano che, rimasto
con i piedi impigliati nella rete di
recinzione, andava a sbatteva
violentemente con il capo. Guido Galati
SAN CALOGERO
Arresto convalidato per Luigi
Zinnà, 25 anni, e per Francesco
Todarello, 45 anni, chiamati in
correità da Domenico Grillo, 21
anni, nella brutale uccisione di
Isabella Raso, la donna morta
soffocata per una crisi respiratoria causata dal bavaglio che i
suoi assassini le avevano stretto
sulla bocca e sul naso per non
farla urlare. I due, accusati di
omicidio e rapina aggravati in
concorso, assistiti dai rispettivi
difensori, gli avvocati Francesco Muzzopappa e Patrizio Cuppari, sono comparsi ieri mattina
davanti al Gip Gabriella Lupoli
per l’udienza di convalida.
Da quanto si è appreso, sia
Zinnà sia Todarello hanno fatto
scena muta, avvalendosi della
facoltà di non rispondere. Una
strategia difensiva, questa, che
lascia momentaneamente in sospeso l’atteso chiarimento in ordine al ruolo (se un ruolo abbiano effettivamente avuto) svolto
da ciascuno di essi nella pianificazione e nella consumazione
del gesto criminale che è costata
la vita alla povera Isabella.
A chiamare in causa i due è
stato Domenico Grillo che ha
vuotato il sacco nel corso dell’interrogatorio cui è stato sottoposto dal sostituto procuratore
Vittorio Gallucci. Stando, infatti, sempre alle dichiarazioni del
reo confesso, Zinnà e Todarello
avrebbero avuto parte attiva
nella sconvolgente vicenda. Il
primo, che in fase di primo interrogatorio ha categoricamente
respinto ogni addebito, avrebbe
Francesco Todarello
Luigi Zinnà
tenuto ferma la donna dalle
gambe (Grillo la teneva stretta
tra le braccia), il secondo, ritenuto l’autore della manomissione della serratura dell’ingresso
secondario della casa della Raso, di averla imbavagliata.
Il Gip Lupoli, preso atto della
scelta fatta dagli indiziati ed accogliendo integralmente la richiesta del Pm Vittorio Gallucci,
al termine della camera di consiglio protrattasi, come la precedente diverse ore, ha confermato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere di entrambi, ritenendo che a loro carico sussistano gravi indizi di
colpevolezza.
A questo punto è interessante
capire le mosse che ha in serbo
la difesa che potrebbe ricorrere
al Tribunale del Riesame e, nel
contempo, avviare un’attività
investigativa per assumere
eventuali prove di discolpa dei
loro assistiti. Chiuso, almeno
per il momento, questo tragico
capitolo,
gli
investigatori
dell’Arma e della Procura hanno
dato ulteriore impulso alle indagini mirate a fare piena luce anche sulla sequela di episodi criminosi accaduti in paese l’estate
scorsa. La loro attenzione è
maggiormente puntata sulle rapine messe a segno, prima e dopo il caso di Isabella Raso, ai
danni di due coppie di anziani:
Domenica Gigliotti, 69 anni, e
Francesco Galati, 67, alleggeriti
di 7 mila euro; Natalina Calabria, 71 anni, e Nicola Maccarone, 77 anni, aggrediti, malmenati e rapinati di alcuni preziosi
e di 200 euro. Nel primo caso i
ladri per introdursi nell’abitazione dei pensionati asportarono il cilindretto della serratura
della porta d’ingresso, la stessa
tecnica, cioè, utilizzata un mese
dopo in via Giosué Carducci.