notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
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notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
Preghiera per la serenità Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso la saggezza per capire la differenza. Dammi la forza di vivere ogni giorno, godendo ogni momento, accettando la fatica come cammino verso la pace, prendendo questo mondo così come è e non come io lo vorrei. Dammi il coraggio di credere che ogni cosa sarà da Te resa giusta se mi abbandonerò alla Tua volontà, così che io possa vivere degnamente questa vita. Guido Farella ARCA notizie N.3/2010 ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia. Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 12 34016 Trieste (e-mail: [email protected].) Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://www.arca-di-lanzadelvasto.it Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro (10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n. 97660898 intestato a Dino Dazzani. Questo numero è stato consegnato per la stampa il Vita dell’Arca Ci rendiamo corresponsabili della vita delle nostre Fraternità, del nostro gruppo locale o regionale e dell’Arca tutta mediante l’aiuto reciproco, la condivisione, la convivialità, la partecipazione agli incontri, alle feste e alle azioni nonviolente. Dalla carta della comunità italiana anno XXV NUMERO 3 ottobre/dicembre 2010 Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia SOMMARIO Indice 2 Presentazione del numero pag. 3 Approfondimenti Come Lanza del Vasto è avvicinato alla nonviolenza pag 4 Tonino Drago Appunti per la pratica dello yoga Guido Farella pag. 15 Arca in Italia La san Giovanni all’eremo di S. Ilarione Diario di Beppe Marasso pag.18 Dire a Locri “Dio ti ama” Renata Longo pag. 21 Attività estive Laura Lanza pag. 23 Campo Estivo Marina Ciulla pag. 26 Dalila pag. 27 Festa di san Giovanni a Pisa Tonino e Vanna Drago pag. 30 Incontro annuale dell’Arca pag. 33 Arca nel mondo Consiglio Internazionale a Tre Finestre Laura Lanza pag. 34 Verso un economia nonviolenta pag. 37 Bernard Dangeard Viaggio studio in india pag. 40 Recensioni Le rivoluzioni nonviolente nell’ultimo secolo pag. 41 Alle porte dell’inferno pag. 41 Rina Passera Il pensiero di Lanza del Vasto pag. 42 C arissimi L'estate che ci lasciamo alle spalle e' stata ricca di eventi e di incontri per l'Arca italiana e questo numero di ArcaNotizie ne fa un racconto a piu' voci sperando di riportare almeno un po' della freschezza, delle scoperte e della gioia che abbiamo vissuto. Il numero si apre con un saggio di Tonino sul percorso di avvicinamento di Lanza del Vasto alla nonviolenza (che inizia grazie al regalo di addio di una ex-innamorata ….). La sezione di approfondimenti continua con l'ultimo contributo del ciclo dedicato alla pratica dello yoga curato da Guido. La sezione dedicata alla vita dell'Arca in Italia raccoglie racconti delle feste di San Giovanni festeggiate in Calabria, a Pisa e a Casciago, ciascuna festa con la propria ricchezza di incontri e di novita'. Il campo estivo e' stato una gioiosa sorpresa con la presenza di tanti giovani che hanno rallegrato la vita della grande casa di Tre Finestre, leggete i loro racconti. La fraternita' di Tre Finestre ha ospitato anche il consiglio internazionale dell'Arca, arricchendo cosi' il campo estivo dell'esperienza dei delegati internazionali e viceversa: Laura ce ne scrive nella sezione dedicata all'Arca nel mondo. Il numero si chiude con un articolo ripreso da Nouvelles de l'Arche sul convegno svoltosi in India “verso un'economia nonviloneta?” e altre notizie di attivita' internazionali che si preparano in India. Un ampia sezione di recensioni completa il numero. Il prossimo appuntamento e' a Casciago il 30 ottobre per l'incontro nazionale. La redazione 3 COME LANZA DEL VASTO SI E' AVVICINATO ALLA NONVIOLENZA Tonino Drago APPROFONDIMENTI 1. Introduzione 4 Qui si vuole ricostruire il percorso che ha condotto LdV dalla lettura del libro famoso di Rolland su Gandhi ad aderire alla concezione nonviolenta. Gli elementi di sostegno non sono molti; e in una certa misura debbono essere interpretati; perché all'inizio LdV, pur avendo una grande ammirazione della persona di Gandhi, non ebbe un rapporto facile con la nonviolenza. In più la ricostruzione ha un problema di affidabilità storica dei testi utilizzati; in particolare il suo diario, che è stato rivisto in tarda età da LdV. Nella “Introduction au Viatique” egli ammette che “… tutta la questione è là… se l'autore, dall'alto dei suoi lunghi anni di studi… non li [i suoi primi pensieri] ha un po' rivisti, ritoccati, insomma, falsificati./ Certo mi è impossibile dimostrare il contrario. Non posso che avanzare una osservazione: che ragione ci sarebbe per un tale artificio?” (V I p. 13.). Notiamo che la risposta è una assicurazione nella misura in cui il lettore la vuole prendere come tale; non è impensabile che egli abbia 1 riformulato i suoi pensieri giovanili . Comunque sia, per questo studio il suo diario resta il primo documento di riferimento, fino a prova 2 contraria . 2. L'avvicinamento di Lanza del Vasto a “Gandhi grande anima” Il mondo occidentale ha iniziato a conoscere Gandhi 3 soprattutto attraverso due libri di Romain Rolland : il libro più famoso sulla figura storica di Gandhi, l'altro è un'ampia antologia di quanto 4 Gandhi aveva scritto di più significativo nel periodo 1919-1922 . 1 Lo fa pensare il fatto che il suo biografo dice che gli ultimi 70 pensieri di PPRE sono stati aggiunti nel 1942 (AdM 190); LdV ha pubblicato il libro scrivendo in chiusura una frase che certamente gli stava molto a cuore, anche se non più rispondente alla realtà: “ … ultimato [nel] Natale 1937”. 2 Una ricostruzione simile è quella di F.C. Manara: “La giustizia della grazia e la saggezza dell'amore”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): La filosofia di Lanza del Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, Il grande Vetro/Jaca book, Milano 2009, 63-101, pp. 71-76. Manara usa gli stessi testi utilizzati nei paragrafi seguenti; ma li vede secondo due motivazioni che LdV dichiara dopo essersi avvicinato a Gandhi; qui si mettono in evidenza le motivazioni dichiarate da LdV nel corso degli anni del suo avvicinamento. 3 R. Rolland: Mahatma Gandhi, Delamain, Paris 1924; Jeune Inde, Stock, Paris, 1924. 4 Sono 91 scritti brevi, riguardanti il lavoro politico di Gandhi in India nei primi tempi. Allora egli aveva stretto l'alleanza col Partito del Congresso e aveva già lanciato le prime grandi azioni di disobbedienza civile che lo avevano reso famoso nel mondo. Poco dopo è uscito un altro libro famoso in Europa : R. Fuelop-Miller : Gandhi. Storia di un uomo e di una lotta, (1928), Bompiani, Milano 1930, che presenta Gandhi sotto una luce simile, e che LdV può aver letto APPROFONDIMENTI Il famoso storico, premio Nobel, Romain Rolland introduce il secondo libro in maniera appassionata (pp. V-XXI)); alla fine dà una valutazione che allora molti avranno considerato esagerata. Prima assimila i gandhiani indiani ai primi cristiani perseguitati sotto l'impero romano; poi chiude scrivendo: Storico di mestiere, abituato a veder passare il flusso e il riflusso delle grandi maree dello Spirito, io descrivo questa marea che si alza dal fondo dell'Oriente. Essa non terminerà che dopo aver ricoperto le rive dell'Europa. Lanza del Vasto (LdV) ha conosciuto Gandhi attraverso almeno il primo libro di Rolland. Nel 1925 scrive: Ella [la donna di cui è innamorato, ma che lo lascia] mi ha infilato in tasca il piccolo libro al momento della partenza: <<Ho pensato che questo potrebbe interessare un uomo come voi, che siete un tipo così al di fuori della norma.>> / 5 Mahatma Gandhi di Romain Rolland . LdV aggiunge una considerazione sulla sordità della Chiesa alla politica spirituale. 6 Quasi alla fine della sua vita dirà : Naturalmente [i libri di Romain Rolland] mi avevano toccato, ma da lontano, come quando leggete le storie dei Santi lontani nel tempo; lui [Gandhi] era altrettanto lontano geograficamente. Era troppo bello per noi occidentali. Ho dunque continuato i miei studi e i miei piaceri. … ma anche i suoi esercizi, del tutto personali, di vita solitaria, di rinunce, di impegni con se stesso, sia pure interrotti spesso e improvvisamente. Da qui inizia la sua ammirazione per l'uomo che con le sue azioni straordinarie gli rappresentano sempre più un ideale: un uomo capace di smuovere la società sulla base di quella vita interiore che egli, pur immerso in incoerenze di tutti i tipi, conduce, a tratti, in maniera anche ascetica (povertà, pellegrinaggio a piedi, esercizio su di sé, letture filosofico-spirituali). Perciò l'avvicinamento di LdV a Gandhi avviene molto lentamente. Passano anni prima che nel suo diario ci sia una eco al libro di Rolland; è solo dal 1930 che compare un pensiero collegabile ad esso; è una citazione di Gandhi senza commento: “… il perdono come l'ornamento del soldato. Ma. . . . non [lo è] l'astenersi [dal 7 reagire]” (V II, 135-136, n. 4) . 8 Nel 1931 Gandhi venne in Italia per un breve tempo . Nei suoi scritti dell'agosto 1931 appare una risonanza (della venuta di Gandhi in Italia? Del libro di 5 Lanza del Vasto: Le Viatique I, du Rocher, Monaco, 1991, p. 260, n. 29, mia traduzione (tr. It. Quaderni del Viatico, p. 202). Su “Ella” vedi la nota 132 della edizione italiana e AdM 39. 6 Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, ott. 1987, in A. Drago (ed.): Lanza del Vasto. Una risposta al XX secolo, Il Pozzo di Giacobbe, Palermo, 2010, 205-231, p. 207. 7 Ma sicuramente prima di quella data, dal 1926, la amicizia col pittore Costetti lo aveva influenzato; questi è stato uno dei primi in Italia a scrivere su Gandhi. Su di lui vedasi M. Lanza: “Arte visiva nlla prima metà del Novecento: espressionismo “spiritualista” di Giovanni Costetti”, in Scritti vari su Lanza del Vasto, stampa domestica, Castelvetro di Modena, 2006; i suoi scritti su Gandhi sono indicati nella p. 191 n. 395. Su come LdV lo ha conosciuto si veda V II 13ss.. 8 G. Sofri: Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988; che include, come cap. III, lo scritto “L'immagine di Gandhi in Italia”, già stampato in F. Traniello (ed.): Dai Quaccheri a Gandhi, Il Mulino, Bologna, 1988, 289-321. In questo scritto sono importanti le note 1-3 e le pagg. 289-300, che ricostruiscono la conoscenza di Gandhi in Italia in quel tempo (ma gli articoli di Costetti sono ignorati). Al fine di ricostruire quanto LdV conosceva su Gandhi prima del suo viaggio in India, occorrerebbe aggiungere una analoga ricostruzione della conoscenza su Gandhi sia in Francia che in Germania, Paesi frequentati da LdV. APPROFONDIMENTI 5 Rolland? Di ambedue? Di altri scritti?) che indica la nascita di una grande ammirazione (V II 159, n. 48): Mi è chiaro che nel mondo d'oggi non c'è che un solo uomo : GANDHI. Tutti gli altri sono dei ciarlatani, me compreso. 9 Poco dopo decide di non mangiare più carne . Questa decisione da una parte esprime una sua tendenza sin dall'infanzia (aveva orrore della uccisione di qualsiasi essere vivente); dall'altra lo avvicina a Gandhi in una pratica quotidiana. All'inizio essa, data la generale ignoranza del tempo su questo argomento, gli desterà non poche preoccupazioni sulle conseguenze che essa potrebbe avere sul suo fisico (e anche sulla sua… virilità). Ma ad essa resterà fedele per tutta la vita. Questo punto mi sembra importante, perché indica una sua prima regola etica su se stesso. Con essa, la distinzione tra il Bene e il Male si introduce nella sua vita non attraverso grandi comandamenti e grandi rinunce, ma attraverso gesti piccoli ma pieni di significato personale, ambientale e sociale, compiuti sull'esempio di un maestro ammirato. Quindi, se anche il principio morale del vegetarianesimo è debole rispetto a tanti altri, però porta LdV ad una osservanza, per la prima volta, regolare e molto 10 educativa . Passa qualche altro anno. Nel 1934 scrive (V II 248, n. 14): Dal 15 febbraio 1934 nuovo fervore di liberazione e di purezza. Progetto di riprendere un pellegrinaggio a piedi fino alla Terrasanta, interrotto prematuramente a Bari. Ma Perché cercare la tomba di Cristo, invece di rispondere alla voce di colui nel quale egli rivive? Gandhi e l'India sono la salvezza del mondo. Non c'è altra via d'uscita all'abominazione del secolo. . . . Una sua lettera dello stesso anno all'amico Luc Dietrich (L 216; 25 febbraio 1934) dice: la “lettura del Gandhi di Rolland mi è stata di grande aiuto negli ultimi tempi”. Finalmente la lettura di quel libro è avvenuta ed è stata molto efficace. Di quel periodo è anche una riflessione sulla politica antimachiavellica di Gandhi (V II 248-249, n. 15), secondo cui … l'autorità comporta la rinuncia al possesso… [questa politica] contraddice tutta la storia umana / Ma Gandhi ha mostrato questa nuova possibilità dell'Umano. La Rivoluzione per mezzo della non cooperazione nonviolenta, quando vincesse, deve portare a stabilire una nuova forma di Stato. E' possibile organizzare una autorità, una economia, una giustizia, un ordinamento nonviolento? - Problema. Qui lo vediamo affascinato dall'esempio dell'uomo politico Gandhi, che propone rinnovamenti sociali e storici enormi. Sono quindi le sue azioni politiche e le sue virtù morali che lo mettono profondamente in questione. Arrivato a trentacinque anni, LdV sapeva di subire il giudizio di non avere né arte né parte; anche a giudizio della madre “non ha fatto altro che bighellonare”; in 11 definitiva era “un vagabondo” . E' attratto da Gandhi, ma l'insegnamento di Gandhi 9 In “Valeur des Voeux”, Nouvelles de l'Arche, n. 10 (1953) 145-158, p. 154 dice che è da vent'anni che ha compiuto questa scelta. Vewdasi anche AAVV p. 160. D. Vigne: La Relation Infinie,La Philosophie de Lanza del Vasto, vol. I, du Cerf, Paris, 2008, 273-291 ricostruisce la sua vita affettiva sulla base dei quaderni inediti; egli dà la data del 1932 come l'inizio di un cambiamento di vita rispetto ad un periodo giovanile molto passionale; questo periodo terminerebbe il 1937 con l'arrivo di LdV in India. 10 Mi sembra che qui inizi in LdV quella antropologia trinitaria che F. Vermorel: “La Trinità in Lanza del Vasto. La storia dei suoi esperimenti con la verità”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): La filosofia di Lanza del Vasto, op. cit., pp. 103-115 vede in LdV. 6 APPROFONDIMENTI non gli è affatto congeniale (V II 275, n. 85; gennaio 1935?): “Il gandhismo non è un principio politico. Un sistema di governo, di autorità e di giustizia non si può fondare su di esso. E' una morale [solo] per l'individuo. La salvaguardia della libertà morale, e della sovranità dello spirito, la sola.“ Si noti che neanche ora egli ha nominato la parola chiave dell'insegnamento di Gandhi: nonviolenza; le ha preferito “gandhismo”; e lo caratterizza come innovazione non per la politica nella società, ma per il solo ambito etico personale. Cosicché ha dato una risposta negativa ai problemi che aveva posto nella penultima citazione del 1934. (Eppure poi quando fonderà la Comunità dell'Arca, egli presenterà la sua novità come proprio “la” soluzione a tutte quelle domande). Nel 1936 scrive una riflessione perplessa perché anche a livello personale il “gandhismo” non gli è facile (V II 277, n. 93): Passato la fine dell'anno scorso e l'inizio di questo a meditare il principio di Gandhi: se ti schiaffeggiano la guancia destra, porgi la sinistra- / Sia. Ma. . . . [e qui una serie di domande senza risposta. Solo alla fine arriva una risposta a tutte:] No; né disertori, né anarchici, né ribelli, bisogna diventare dei resistenti. Versailles 1° febbraio 1936. Qui curiosamente chiama “principio di Gandhi” quello che è di Cristo; e non lo accetta. La parola “resistenti” in Europa era associata alla resistenza alla guerra. Comunque è evidente che è affascinato dall'esempio di quest'uomo. E' in quel 12 tempo che scrive la poesia “Gandhi, grande anima” segnata con la data 1936 . L'inizio è indicativo del giudizio profondo che egli vuole esprimere: Quanto abbiamo dovuto aspettarti e da dove / vieni, primo nato del Cristo vergogna a noi / Oh vergogna per la Cristianità, vergogna a Roma - / Primo cristiano tra i condottieri d'uomini / Gandhi l'indù. Si noti che è di questo tempo anche la poesia autoritratto “Chrysogone”, che, 13 all'opposto, esprime una immagine impietosa di sé stesso . Ma notiamo che la poesia che caratterizza l'insegnamento di Gandhi (è troppo lunga per riportarla) non dà un quadro sistematico della nonviolenza: è solo una sua prima riflessione sul Gandhi storico, richiamato attraverso una serie di fatti sociali che lo caratterizzano; tra i quali il fatto dominante è l'essere vincitore alla maniera contraria a quella occidentale, anche se l'idea finale è quella di “Gandhi grande anima”. La spiritualità e la politica di Gandhi sono esaltate, ma non se ne descrive il collegamento. In quel tempo c'era la guerra in Abissinia (l'odierna Etiopia; dove gli italiani, 11 AAVV 15 e 11. In questo libro il racconto del primo capitolo “Le sorgenti. Il pellegrinaggio alle sorgenti e le sorgenti dell'ordine” è una ricostruzione completata nel 1978, cioè circa quarant'anni dopo gli eventi. Quindi anche questa fonte dà un problema di affidabilità storica. Anche supponendo che LdV abbia voluto essere fedele alla storia (e per conoscenza personale, so che la memoria di LdV aveva qualcosa di prodigioso), però umanamente sono sempre possibili suoi errori, travisamenti, sfalsamenti. Ma non abbiamo altre fonti di confronto, salvo un'altra memorialistica (sorretta sempre dai ricordi di LdV), quella di AdM. Quindi occorre attribuire il beneficio d'inventario a tutte le citazioni tratte da questo libro. 12 Nella lettera del 10 sett. 1936 dice che da più “di un anno la andavo rimuginando e la poesia mi è venuta fatta d'un tratto una mattina che ….” passeggiando per strada [a Siena] si è visto circondato da manifesti e scritte della propaganda fascista, inneggianti al militarismo e alla guerra (L 354-5). Qui mi riferisco alla versione originale della poesia inviata all'amico Luc Dietrich; una versione abbreviata e corretta (probabilmente per non irritare i cristiani con espressioni come quella qui sopra riportata) è in Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, Denoël, Paris, 1993, pp. 95-97. 13 Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, op. cit., pp. 105-107. APPROFONDIMENTI 7 non riuscendo a piegare la resistenza della popolazione, barbaramente usarono i gas asfissianti). Allora LdV matura altre due convinzioni, ora sociali e molto forti. La precedente decisione di non contribuire ad uccidere animali (vegetarianesimo) ora si amplia al principio, ben più forte, di non uccidere nella società, quindi. All'amico Luc Dietrich egli scrive che giudica “questa guerra vile ed iniqua e, se Dio me ne darà il coraggio, intendo praticare la disobbedienza civile, che ritengo rigorosamente doverosa.” (L 309 e AdM 104). Ne è tanto convinto che quell'anno scrive alla madre: “Quanto all'argomento sul quale mi inviti a riflettere, ti dirò che… lo proclamerei 14 anche con la corda al collo o davanti al plotone di esecuzione” (L 336) . Ora LdV si è radicato nell'insegnamento sociale di Gandhi a nella piccola tradizione antimilitarista europea. A questa decisione egli aggiunge quella contro il Fascismo (al quale invece quasi tutti gli artisti toscani del suo gruppo, denominato “Arco”, si erano adeguati 15 lasciando soli lui e il suo amico Costetti) . Questa sua maggiore coscienza sociale gli fa sentire il suo tempo gravido di ancor più grandi tempeste. Per cui, sempre nel 1936, prende una decisione totalizzante; essa viene esposta con parole secche e dure verso l'ambiente sociale da lui sperimentato: “….. voglio andare in India. . . . per espiare l'Europa” (V II 285, n. 16). In conclusione, le citazioni precedenti su Gandhi indicano che due aspetti di Gandhi lo impressionano e lo affascinano (come si vede anche dalla poesia su Gandhi): da una parte, la sua forza morale, che glielo fa avvicinare a Cristo; dall'altra, la sua capacità di ribaltare le leggi del mondo (occidentale), cioè la epica di Gandhi. Ma, si 16 noti, questo non significa l'accettazione del suo insegnamento principale . 3. L'incontro con Gandhi e con la nonviolenza applicata alla vita di villaggio E' da notare che LdV, avendo una sua scelta religiosa già definita, va in India non per cambiare la sua fede; che è e resterà il Cristianesimo cattolico; che gli basta e che al momento sopravanza di molto la sua capacità di adeguarsi ai suoi insegnamenti. 17 Comunque la sua fede rimane costante in tutto il pellegrinaggio (Pagni 52) : 14 La decisione è ricordata in AAVV 12-13, con due motivazioni: la sua “ripugnanza ad uccidere dei negri” e il suo sentirsi profondamente internazionale; per di più, riteneva che le spiegazioni usualmente date alle cause delle guerre erano puerili. Le motivazioni sono espresse in Pagni 50 e in Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, op. cit., p. 208. 15 Apparentemente queste convinzioni all'inizio non erano state razionalizzate (vedasi la riflessione V II 284 n. 11); lo sono state successivamente anche attraverso le varie riflessioni che si susseguono nel suo diario. 16 D'altronde, anche l'entusiasta Rolland non accettava la critica radicale di Gandhi al macchinismo occidentale. Scriveva: il pensiero di Gandhi “… nega il Progresso, ed a momenti la scienza d'Europa. Sicché questa fede medioevale minaccia di urtare e d'infrangersi contro l'istinto diciamo così dello spirito umano.” (R. Rolland: Mahatma Gandhi, op. cit., p. 43-44). Invece LdV, sin dal tempo di PS (e ancor più poi in QF) condivide le critiche di Gandhi alle macchine; andrà anche più in là di Gandhi, arrivando a criticare a fondo anche la scienza moderna. 17 Questo testo è una fonte importante perché LdV parla ad un rappresentante di un movimento cattolico, Comunione e Liberazione, che negli anni '70 lo ha chiamato più volte in Italia per animare i suoi gruppi; con lui LdV ha occasione di esprimere il suo cattolicesimo più che con altri. 8 APPROFONDIMENTI … io ho avuto la mia fortuna di andare in India a trentacinque anni e già convertito alla mia propria religione; dunque da cristiano, con la croce sul petto e senza dissimulare il fatto. In quanto tale fui ricevuto non solo da Gandhi ma anche dagli altri di religioni diverse. Allora alla partenza egli ha la sua fede nel Cristianesimo; la scelta vegetariana; la scelta antibellica; ma che cosa spinge LdV all'incontro con Gandhi? Certamente non la sua esperienza poetica e il suo sistema intellettuale (già formato); piuttosto, la chiara percezione sia del suo male personale (si ricordi la poesia “Chrysogone”) sia del Male nei rapporti interpersonali (il suo libro Giuda, anche se pubblicato più tardi, nel 1938). Nel 1937, quando ormai è partito per l'India (V II 303304, n. 49; primi mesi del 1937), sulla nave scrive: Pellegrino sì, ma non andrò a Gerusalemme. Là non c'è che deserto. . . Vado a Wardha da Gandhi. . . . Colui che seguirò assomiglia in tutto al mio Signore. . . . E' venuto per servire come il mio Signore. Gli sono grato di non essersi servito del nome del mio Signore, per regnare sugli uomini”. Ma soprattutto lo spinge l'angoscia per un grande male sociale (la guerra mondiale incombente); che era diventato un problema assillante, sia al suo animo 18 contrario a tutte le guerre, sia al suo sistema teorico . Sempre durante il viaggio scrive (V II 305, n. 53): “Il dovere del saggio non è di cercare il proprio riposo, ma di 19 combattere per la pace” . Quindi vuole trovare le risposte sia ai suoi problemi più profondi di vita personale, sia ai problemi universali: perché le guerre nella storia umana? Come la società può evitare le guerre o combatterle? (AAVV 11-13). Ma la parola orientale “nonviolenza” non l'attira; su di essa ha forti perplessità, se non contrarietà (vedi la seconda citazione del 1936); delle quali è una ulteriore testimonianza il suo libro di massime PPRE, iniziato nel 1935 e “completato la notte di Natale 1937 sull'Himalaya” (in realtà l'ultima parte è del 1942); nel libro non ci sono accenni alla nonviolenza e tanto meno a Gandhi; quella “carità”, che egli poi identificherà con la nonviolenza di Gandhi. è menzionata fuggevolmente in un solo pensiero (PPRE 144). Nei suoi ricordi LdV lo conferma con nettezza (Pagni 51): la nonviolenza ... era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al carattere di tutti)… Nessuno è non-violento per natura: siamo violenti e non proviamo vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti; e la nonviolenza consiste nel superare queste due grandi motivazioni della storia umana. Se esaminiamo il suo diario per trovare dei temi che siano almeno vicini alla nonviolenza, notiamo che nel 1936 scrive frasi che cercano l'equivalente morale e sociale della guerra (V II 268-269 n. 70); poi inizia un pensiero negativo sulla nazione in guerra (V II 282-283 n. 6 e 284 n 11) e poi altri pensieri contro le guerre (V II 302-302 n. 47 e 303 n. 48). Quando è da Gandhi i suoi pensieri sono ancora quelli di un contrario alle guerre (V II 308-311 n. 66) e contro le violenze (ibidem, 323, n. 1 sett. 18 D'altronde nessun filosofo dà spiegazione del perché le guerre nella storia dell'umanità. Inoltre si ricordi che nel 1933 LdV aveva lasciato di rivedere la sua tesi del 1928 perché si era reso conto che tutta la sua filosofia “non dava conto dell'esistenza di una mosca”. In TS 170 dice che nella sua “giovinezza ho preferito prendere la strada, volendo interrogare il mondo negli occhi.” 19 Mi sembra che il suo biografo colga molto bene, con una pagina mezza, il passaggio spirituale che LdV ha in India (AdM VI, par. 1, 118-119). APPROFONDIMENTI 9 1937). D'altronde lui stesso lo dichiara a posteriori (AAVV 11): quando è andato in India era motivato soprattutto dalla sua forte contrarietà alle guerre: lo scopo era chiedere a Gandhi una risposta alla incombente seconda guerra mondiale. Si immaginava che la risposta (AAVV 13-14) doveva riguardare “una dottrina della pace giusta” e infine “un metodo per risolvere i conflitti umani”; come si vede, queste idee sono del tutto generali rispetto alla nonviolenza. Che cosa dice di aver trovato? Il mio viaggio in India e il mio incontro con Gandhi mi avevano dato le risposte ai problemi che mi assillavano da tempo: il perché della guerra, come si potrebbe evitare… Ma in quell'uomo trovai molto di più! In lui vi era qualcosa che mancava in me come ai miei ed era la coerenza, l'unità di vita. Ecco, dissi, un uomo che pensa, che sente, che prega e tutto ciò indirizzato verso lo stesso senso: dal lavoro per il pane quotidiano sino alla preghiera. Ecco una vita. Gandhi era infatti molto di più che un capo di partito di liberazione, perché aveva un concetto ben chiaro di come si deve vivere affinché la guerra non ci sia, per eliminare la miseria e la servitù. E questo io l'ho riportato a casa. Il vero problema fu per noi mettere su una vita non-violenta, con tutti i problemi che la vita stessa comporta: l'economia non-violenta, l'educazione non-violenta, la giustizia non-violenta, la difesa nonviolenta e così via. (Pagni 55-56) Infatti al suo ritorno il suo vero problema fu, come lui dice sopra, capire ed applicare il suo insegnamento. La vita da nonviolento nel villaggio di Gandhi non lo aveva entusiasmato; di fatto ci restò pochi mesi; certo, ciò avvenne perché, contro le sue intenzioni di restare là come discepolo, si sentì chiamato da una voce “imperiosa” 20 a tornare in Europa . Ma la lettera decisiva, che LdV ha inviato a Gandhi per 21 comunicargli i voti per la vita compiuti sull'Himalaya e il suo progetto , confessa che (V 308): Non ero adatto al lavoro di villaggio in India. Quando un uomo, nato ambizioso e combattivo, si converte fino a diventare un servitore di pace, non può contentarsi di un destino troppo pacifico di pace e di un servizio senza alcun rischio. Inoltre si nota una sua distanza dal concetto di nonviolenza anche quando gli comunica la sua decisione già presa (senza consultarsi con colui che aveva scelto come suo maestro!): tornare in Occidente per fondare un Ordine di “combattenti per la pace”, non “nonviolenti”; i quali professino i voti “di povertà, castità, lavoro, obbedienza e perpetuo rifiuto di ogni riposo.” (V II 308-311 n. 66; anche AdM 130-131) La parola “nonviolenza” non compare né in questi voti né in tutta la lettera. D'altronde le parole propositive sono solo: la pace e il sacrificio; e questo brano esprime un concetto solo vicino alla nonviolenza: “resistenza alla violenza”: Essi insegneranno la pace: che non è il riposo, ma la spada come ha detto Gesù… Che non appartiene ai molli, ma ai resistenti alla violenza interna ed esterna. Che gli uomini che finora hanno acconsentito per la guerra a così pesanti sacrifici devono essere pronti ormai a non rischiare di meno per la conquista della pace. / La nostra prima battaglia e vittoria - sarà il rifiuto del servizio militare in tutti i paesi e contemporaneamente. . . Anche dopo la sua chiamata a tornare, scrive pensieri solo contro la guerra (V II 312-313 n. 71; ma anche un pensiero sul “rispetto per i nemici”; V II 313 n. 72). 20 Questa è la versione in AAVV 16-17. Confermata da AdM 128-129. Prima in PS 216-217 aveva dato una versione poetica da viaggiatore laico, un po' criptica. 21 Si noti che questa lettera è stata esclusa da PS, ma pubblicata solo nel 1976, in V II 308-311. 10 APPROFONDIMENTI D'altronde egli confessa di non aver capito, nella sua esperienza di contatto diretto, perché Gandhi non avesse la sua stessa motivazione antibellica; anzi dice che questo fatto “mi turbò” (AAVV 19). E anche quando, nel 1978, ricorderà tutto quello che, quando è stato da Gandhi, ha trovato in lui, egli include nell'elenco la nonviolenza, ma definita in maniera idealistica: “la nonviolenza o rigetto di tutto quello che turba l'ordine dell'universo” (AAVV 15). Per cui, in questo libro di ricordi egli continua dicendo che il suo Ordine doveva avere per scopo soprattutto la sua motivazione antibellica: la lotta alla guerra: “Per far guerra alla guerra, si solleva un'armata di pace. L'armata di pace è simile a tutte le altre e tutto il contrario.” Il “contrario” è che i suoi partecipanti sono liberi come i cavalieri erranti della leggenda, e prima o poi destinati a urtarsi con il potere che si arroga il diritto all'omicidio. / Sono votati alla difesa della giustizia e della vita e non usano altre armi che le armi della giustizia, la parola della verità, la testimonianza e il dono di sé. / La loro preparazione militare si fa nel campo del cuore dell'uomo, le grandi manovre nella lotta contro se stessi e nella conversione. (AAVV 17). Quindi è sempre l'immaginario dell'antibellico e dell'antipotere sociale che domina la mente di LdV; anche se poi quando enumera i voti, finalmente dice la parola “nonviolenza”; ma legandola ad un voto di sua invenzione, che sicuramente è poco 22 compatibile con essa: “…di perpetua instabilità.” (AAVV 18) . Comunque ora il suo impegno sociale era associato non più a dei rifiuti, ma a una proposta positiva per fondare una nuova maniera di associarsi. Il passaggio al positivo gli fa apparire tutta una nuova scala di valori. Ora LdV ha una sua concezione della risposta da dare alla società del suo tempo; la risposta è connessa alla nonviolenza di Gandhi, ma ne è autonoma, perché ha l'ambizione di opporsi direttamente al massimo Male del tempo: le guerre. Appare del tutto saggio che Gandhi, di fronte a LdV che gli espone il progetto di tornare in Occidente a fare ciò, gli chieda di restare altri cinque anni con lui. Dopo, LdV stesso si renderà ampiamente conto della saggezza di questo consiglio, dandosi del “pazzo” per non averlo seguito. (AAVV 19) In definitiva, che cosa ha ricavato LdV dal viaggio in India? La conoscenza profonda di un altro continente, di un'altra civiltà, di un'altra religione, di un'altra filosofia, di un'altra pratica di vita (vedasi ad es. Pagni 52-53), l'esempio di vita di Gandhi (unità di idee e di pratica di vita), la conversione completa (anche “dalla testa in giù”), la risposta alle sue domande sulla guerra e la risposta sul tipo di società che sa evitarle, la missione di fondare un Ordine decisivo per la società occidentale, il progetto entusiasmante di un impegno a vita contro la guerra. Ma non ha ancora maturato la nonviolenza, né quella teorica, né quella pratica. Gandhi non era riuscito, in tre mesi di convivenza, a passargli la concezione nonviolenta della vita. Si può pensare che gli diede il nome di Shantidas (servitore di pace) proprio come invito a diventare meno ambizioso e a considerarsi meno superiore sugli altri anche su questo tema. LdV stesso si dichiara ambizioso davanti nella sua lettera a Gandhi: “Non dovete ridere, caro Bapuj, della mia ambizione, se essa suona e sembra smisurata.” (VII 310); e la seconda volta che torna a Seagon ha una specie di confessione della propria ambizione (PS 229-230, n. 47): “… mi hanno spesso rimproverato il mio orgoglio, che è un miserabile e volgarissimo difetto”. Nell'incontro, Gandhi centra questo difetto di LdV: “Sei chiamato? / O sei tu che ti Qui dice che L'Ordine si chiamerà “dei Gandhiani d'Occidente”, ma qui il “Gandhiani” può essere inteso in molti modi: il suo e quello di Gandhi APPROFONDIMENTI 11 chiami?…” (PS 232); ed è chiaro che per Gandhi la seconda alternativa, ben staccata dalla prima, è la più appariscente. Nell'addio, Gandhi gli insinua ancora il dubbio: ora .. vedrai se la nonviolenza in te è abbastanza forte per imporsi da sé a quelli che ti circondano. Probabilmente a Gandhi appariva che ancora LdV non aveva assunto la nonviolenza. Tanto che Gandhi gli chiede di scrivergli molto, evidentemente per poterlo indirizzare anche se a distanza; LdV gli tocca i piedi e non gli risponde (PS 259). Il loro dialogo non esprime una intesa piena. Lui poi, contro ogni regola di buon 23 rapporto umano, oltre che di rapporto tra maestro e discepolo, non gli scriverà più . Né nelle sue interviste pubblicate in libri, dettaglierà che rapporto di discepolato ha avuto con Gandhi. 4. La sofferta nascita della nonviolenza in Lanza del Vasto Egli stesso dichiara che al ritorno in Europa (1938) il messaggio che voleva portare all'Europa era la sua nuova visione “della guerra e delle sue cause” (AAVV 20), non della nonviolenza di Gandhi. Ma esso trova “un muro molle” che lo spossa. Allora decide: “Ecco tacerò finché qualcuno venga a me… / E tacqui cinque anni.” (AAVV 21) Dopo mesi dall'allontanamento da Gandhi, si accorge che il suo progetto aveva dimenticato aspetti caratteristici della vita di Gandhi e del suo insegnamento della nonviolenza sociale: la riconciliazione religiosa, l'arcolaio e la ricerca dell'autosufficienza personale (AAVV 22). Poi scopre anche la necessità di includere le donne (AAVV 22-24). Queste dimenticanze indicano che ancora LdV non aveva capito appieno la nonviolenza di Gandhi. Il suo biografo nota che nel 1939 egli aveva molto cammino da fare per essere nonviolento anche personalmente (AdM 159). Per recuperare il meglio del suo passato (pellegrinaggio interrotto a Bari) e per fedeltà alla sua fede in Cristo, decide di realizzare il vecchio progetto di compiere un pellegrinaggio in Terra Santa, passando per il Monte Athos. A questo costo scopre che dovrebbe includere, a incominciare da se stesso, il lavoro per la sopravvivenza sociale; e finalmente scopre che perciò delle guerre “Bisogna attaccare la causa non lo 23 Almeno a mia conoscenza. A questo proposito, si può sottolineare quanto il suo biografo mette in luce molto bene nella sua giovinezza: la poesia (inedita) “Paroles sur la Montagne” (AdM 33-34) è stata scritta poco dopo che egli aveva scritto ad una sua amica d'infanzia: “… mi sono RICONCILIATO CON DIO.” Di fatto quella poesia ha una luce luciferina, di rapporto da pari a pari con Dio, al quale l'autore oppone la sua autosufficienza e la sua progettualità autonoma. Un rapporto simile può essere visto anche con Gandhi, colui che, unico, gli ha fatto da maestro totale: attrazione e nello stesso tempo ambizione di indipendenza e autonomia. Nel necrologio del 1948 (PE 69-72, p. 71) dice di Gandhi: “Ci lasciava sempre liberi di scegliere la nostra via, ma se avevamo scelto quella di obbedirgli, i suoi ordini non tardavano a discendere su di noi, brevi, netti, irresistibili: “Fa questo, e poi ancora questo, e poi quello, va.”” Forse c'è uno spunto rivelatore in PS 249; qui egli dubita della sua missione e tende a dare ragione a Gandhi che ne dubitava. Ma conclude: “A me e alla mia libertà basta sedere sui garretti…” davanti ad un bel paesaggio illuminato dalla luna. I “garretti” (che l'avevano portato in cima alla montagna) sono l'elemento che, nella poesia suddetta gli dava la soddisfazione di sfidare Dio da pari a pari. Da un punto di vista psicanalitico, tutto ciò manifesta un rapporto difficile di LdV con il padre, che abbandonò la famiglia quando LdV aveva nove anni e che comunque non aveva avuto un atteggiamento paterno in senso forte (mentre invece la madre era stata tale che quando LdV la definisce con “Il ritratto di mia madre” dice: “Volto che è come una spada che un cavaliere issa a mo' di crocefisso e bacia sul punto di morire.” V I n. 8, 68; tr. it. 55-56; vedasi anche la nota, 12 APPROFONDIMENTI strumento [le armi] né l'effetto [lo scontro]” (AAVV 24)24. Ciò gli fa cambiare il punto di vista, prima così sicuro. “Tornai dal mio pellegrinaggio [per lo più a piedi nel Mediterraneo] sbarazzato dai miei errori e dai miei sogni, voglio dire totalmente disarmato, demolito, disorientato, senza sapere né che pensare né che fare./ E venti giorni dopo 25 scoppiò la guerra.” Di fronte alla quale non sa che fare. Quello che ha vissuto in India sembra finito, concluso. Le due precedenti parole, “errori” e “sogni”, e la depressione profonda nella quale egli cade al suo ritorno, giustificano ampiamente la precedente interpretazione dei suoi testi; lì LdV ha espresso, come suo solito, eufemisticamente o spiritosamente alcune questioni decisive; noi per accorgerci del fondo delle cose dette da lui, dovevamo fare molta attenzione. Lo suggerisce pure il suo biografo, che scrivendo a contatto con LdV, sottolinea la sua maniera di presentare le sue cose con una “maschera d'oro” (AdM 173, 3° capoverso). Se cerchiamo nel suo diario altri pensieri che si possono riferire con una minima precisione alla nonviolenza ne troviamo uno del 1940; è una allusione alla nonviolenza, attraverso il confronto di animali intesi come simboli: leone,… aquila; fino all'agnello, “che divorerà [tutti gli altri] e condurrà il gregge nei pascoli celesti” (339-340 n. 36). Finalmente poco dopo c'è la parola “nonviolenza”, addirittura con una sequenza di otto pensieri (V II 346-348 nn. 45-52); il primo è sulla concatenazione delle violenze, che solo “un atto libero [la nonviolenza ]…può rompere”. Il pensiero seguente (n. 50) esprime per la prima volta la idea della nonviolenza, che viene dichiarata esplicitamente ed in senso pieno. Il nonviolento rispetta la legge temporale [del suo tempo, anche quando la infrange], offrendosi a subirne le pene, [anzi] esigendo che esse gli siano applicate con tutto il loro rigore; e afferma la Giustizia Eterna e anzi la genera nella sofferenza. Ora finalmente LdV è entrato almeno con la mente, cioè con i suoi pensieri, nell'insegnamento centrale di Gandhi. A giudicare da questa citazione, questo lungo cammino è servito a farlo arrivare in un senso nuovo, del tutto suo. SIGLE DELLE OPERE DI LANZA DEL VASTO: L: Lettere giovanili (1923-1936), Plus, Pisa, 2006. PPRE: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino, 1972 del nipote Manfredi Lanza, n. 105; e vedasi anche la dichiarazione di LdV di aver avuto un suo rapporto difficile pure con essa; V II 354). Tutta la prima parte della vita di LdV appare come una faticosissima costruzione interiore di una immagine paterna, o, altrimenti detto, di un Super-Io. E alla moret di Gandhi egli dice “Ho perso un padre”, non un maestro di vita. 24 Parlando in generale a Vinoba egli sostiene che per essere pacifisti basta respingere l'effetto, ma per essere nonviolenti occorre rinunciare alle cause della guerra. (Vinoba 145) E' evidente che aver compreso questa differenza segna un salto nella esperienza di LdV e anche nella sua progettualità dell'Ordine. Di fatto nel 1960 scrive “La Guerre Sainte” (PE 49-55) che è manifestamente il ripensamento del suo progetto iniziale di Ordine dedito alla guerra contro la guerra; ora ripensandola come Guerra Santa e quindi trasfigurata dalla conoscenza profonda della nonviolenza. 25 AAVV 24. Vedi anche Pagni 54: “,… soprattutto… io stesso avevo le idee molto chiare, ma false sul modo di realizzare ciò che mi era stato ordinato.” APPROFONDIMENTI 13 PS: Pellegrinaggio alle Sorgenti (orig. 1943), Il Saggiatore, Milano, 2005 CE: Commentaire de l'Evangile, Denoël, Paris, 1950 Vinobha: Vinoba, o il Nuovo Pellegrinaggio (orig. 1954), Jaca Book, Milano, 1980 QF: Les Quatre Fléaux, Denoël, Paris, 1959 (tr. it.: I Quattro Flagelli, SEI, Torino, 1996) IVI: Introduzione alla vita interiore (orig. 1962), Jaca book, Milano, 1979 TS: La Trinité Spirituelle, Denoël, Paris, 1971 MAV: La Montée des Ames Vivantes, Denoël, Paris, 1968 HLAS: L'Homme Libre et les Anes Sauvages, Denoël, Paris, 1969 CCENV: Che cosa è la Non violenza (orig. 1971), Jaca book, Milano 1978 PEFM: Per evitare la fine del mondo (orig. 1973), Jaca book, Milano, 1981 AAVV: L'Arca aveva una vigna per vela (orig. 1978), Jaca book, Milano, 1980, V: Le Viatique, du Rocher, Monaco, 1991, due voll. (tr. it. di quasi tutto il 1° vol., a cura di M. Lanza: Quaderni del Viatico, Lupo ed., Copertino LE, 2008) QPP: Les Quatre Piliers de la Paix, du Rocher, Monaco, 1992 GR: Le Grand Rétour, Ed. du Rocher, Paris, 1993 AdM: A. de Mareuil: Lanza del Vasto. Sa vie, son oevre, son message, Dangles, St. Jean-de-Braye, Paris, 1998. Pagni: R. Pagni: Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, Ed. Paoline, Roma, 1981 APPUNTI PER LA PRATICA DELLO YOGA A cura di Guido Farella Si conclude con questo numero il contributo di Guido sullo yoga. Tutto il materiale selezionato proviene dal libro 'Teoria e pratica dello Yoga' del Maestro Iyengar. DHARANA Forgiato il corpo con la pratica delle asanas, purificata la mente dal fuoco di pranayama e portati i sensi sotto controllo con pratyahara, il praticante raggiunge il sesto stadio dello Yoga chiamato dharana, in cui la sua mente si concentra su un solo argomento o un solo compito, dal quale è totalmente assorbito. Per raggiungere questo stato di assoluta concentrazione, la mente deve essere placata. La mente è uno strumento che classifica, giudica e coordina le impressioni del mondo esterno e quelle del nostro mondo interiore. La mente è il frutto dei pensieri, difficili da reprimere perchè astuti e volubili. Ma un pensiero ben custodito da una mente controllata porta felicità. Per ottenere il migliore risultato da uno strumento, se ne deve conoscere il funzionamento; la mente è lo strumento per pensare ed è quindi necessario considerare la sua intima essenza. Gli stati della mente Gli stati della mente vengono divisi in cinque gruppi. Il primo di questi è lo stato in cui le forze mentali sono disperse, essendo in disordine ed in stato di trascuratezza. In questo caso la mente brama i beni materiali. Il secondo è lo stato in cui la mente è agitata e distratta; si ha la capacità di godere dei frutti dei propri sforzi, ma i desideri non sono ancora ordinati e sotto controllo. Nel terzo stato la mente è folle, tarda e stupida; è confusa e non sa cosa vuole. Il quarto stato della mente è quello in cui essa è del tutto attenta e le facoltà mentali sono concentrate su un solo oggetto o dirette ad un unico fine; colui che è in questo stato ha capacità intellettuali superiori e sa perfettamente ciò che vuole, perciò usa tutti i suoi poteri per raggiungere lo scopo prefisso. Il volere spietatamente realizzare un proprio desiderio, senza riguardo per gli altri, può però creare molta infelicità; succede spesso che i propri desideri, una volta appagati, lasciano dietro di sè un sapore amaro. Quando una persona diventa estremamente egoista, infatti, insorge un nuovo pericolo. I sensi cominciano a vagare incontrollati, la mente ne segue l'azione, ma essi possono offuscare il giudizio di un uomo e mandarlo alla deriva come una nave sbattuta da un mare in tempesta. Una nave ha bisogno di zavorra per mantenere un assetto regolare, ed al timoniere occorre una stella per 14 APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI 15 governarla. Colui che vive questo stato ha perciò bisogno dell'adorazione del Signore e della concentrazione sulla divinità per mantenere il suo equilibrio mentale e per poter procedere sempre nella direzione giusta; non conoscerà la felicità fino a che scomparirà in lui la sensazione dell'io e del mio. L'ultimo gruppo di stati mentali è quello in cui la mente, l'intelletto e l'io sono sotto controllo e vengono offerti al servizio di Dio. In questo caso non vi è sensazione dell'io e del mio. Come una lente diventa più luminosa quando viene colpita da una gran quantità di luce, tanto da non essere più distinguibile da essa, così anche colui che ha offerto al Signore la propria mente, l'intelletto e l'io, diventa uno con Lui, poichè pensa soltanto a Lui, al Creatore del pensiero. Senza concentrazione non si può raggiungere la padronanza di alcuna cosa. Senza concentrarsi sulla Divinità, che forma e controlla l'Universo, non si può scoprire la divinità in se stessi o divenire un essere universale. Per raggiungere questo grado di concentrazione, si consiglia lo studio del singolo elemento che pervade tutto, l'Io più profondo di tutti gli esseri, che trasforma la Sua unica forma in tante. DHYANA Come l'acqua assume la forma del recipiente che la contiene, la mente, quando contempla un oggetto, si trasmuta nella forma di tale oggetto. La mente che medita sulla divinità che adora e che tutto pervade viene profondamente trasformata, da una lunga e continua devozione, nelle sembianze di tale divinità. Quando si versa l'olio da un recipiente in un altro, si può vederne il flusso fermo e costante; quando il flusso della concentrazione è continuo, nasce lo stato dhyana (meditazione). Come il filamento di una lampadina si accende e si illumina se percorso da una corrente elettrica continua, la mente dello yogi sarà illuminata da dhyana. Il suo corpo, il respiro, i sensi, la ragione e l'io sono tutti integrati nell'oggetto della sua contemplazione - lo Spirito Universale. Rimane in uno stato di coscienza che non ha definizione alcuna; nessun'altra sensazione è in lui, eccettuato un senso di Suprema Beatitudine. Come in un lampo, lo yogi vede la luce che splende al di là della terra e dei cieli, vede la luce che brilla nel suo cuore, e diventa egli stesso fonte di luce per sè e per gli altri. I segni del progresso sulla via dello Yoga sono salute, un senso di leggerezza fisica, costanza, chiarezza di espressione, voce piacevole e libertà dalla brama. Lo yogi acquista una mente equilibrata, serena e tranquilla; è il vero simbolo dell'umiltà; dedica tutte le proprie azioni al Signore e, rifugiandosi in Lui, si libera dalla schiavitù del karma (azione) diventando un'anima liberata. 16 APPROFONDIMENTI SAMADHI Samadhi è il compimento della ricerca. Al culmine della sua meditazione, il praticante passa nello stato di samadhi. Il suo corpo e i suoi sensi sono ora in stato di riposo, come se egli fosse addormentato, ma le facoltà mentali e la ragione sono vigili come se egli fosse sveglio. La persona in stato di samadhi è completamente conscia e vigile. Il Signore Dio è tutta la creazione ed il praticante è tranquillo, Lo adora come la sua origine, come la fonte del suo respiro, come quello in cui si dissolverà. L'anima nel cuore è più piccola del più piccolo seme, tuttavia più grande del cielo nel quale sono contenute tutte le attività e i desideri umani. Il compimento della pratica conduce a questa verità. Non rimane alcun senso dell'io e del mio, poichè l'attività della mente, del corpo e dell'intelletto si è fermata come in un grande sonno. Raggiunto il vero Yoga, rimane soltanto l'intuizione della coscienza, della verità e della gioia indescrivibile; vi è in questo una pace che supera ogni conoscenza. La mente non può trovare le parole per descrivere questo stato e la lingua non riesce a pronunziarle. Paragonando l'esperienza di samadhi con altre esperienze, i saggi dicono: “no, non è questa!”. È uno stato che può essere descritto soltanto da un profondo silenzio. Lo yogi si è distaccato dal mondo materiale ed è assorbito nell'Eterno; non vi è più dualità tra il conoscitore ed il conosciuto, poichè essi sono uniti come la canfora e la fiamma. APPROFONDIMENTI 17 LA SAN GIOVANNI ALL’EREMO DI S.ILARIONE ARCA IN ITALIA Diario di Beppe Marasso 18 Giovedì 1 luglio 2010 Il volo Torino Roma è stato puntuale ma quello successivo Roma Lamezia Terme si è fatto aspettare(sembra per dissesti della rete informatica dell'aeroporto). Sbarco in Calabria che è già sera. C'è ad aspettarmi Laura con una macchina avuta in affitto. Presa l'autostrada Salerno Reggio Calabria usciamo a Rosarno e di qui per la strada che collega il Tirreno allo Jonio ci porta sull'altro mare calabro, puntiamo a nord e nell'entroterra di Caulonia approdiamo all'Eremo di Sant'Ilarione. È già notte da un pezzo ma troviamo ugualmente l'accoglienza fraterna dell'eremita Frédéric Vermorel e di Dario, giovane studente di musica, che conosce bene l'eremo e che vi trascorrerà qualche giorno. Venerdì' 2 luglio La giornata, come sempre, inizia con la preghiera delle “Lodi” guidata da Frédéric che sa anche cantare e suonare bene. L'Eremo è posto su una piccola altura attorno a cui per larga parte scorre un limpido torrente. Tutt'attorno montagne non altissime ma assai scoscese dove la vegetazione arborea si alterna a fichi d'india spontanei. La preghiera si svolge nella chiesa che è il cuore dell'Eremo. L'aula liturgica risente del lungo abbandono. Una parte del cannicciato della volta è caduto, il grande quadro sopra l'altare, che rappresenta Sant'Ilarione, è stato dipinto da un pittore che non aveva la mano di Raffaello, alle pareti una lapide recita; “Ilarione ammirò il luogo aspro e remoto cinto da ogni lato di alberi con limpide acque fluenti da un giogo, e un piccolo orto e numerosi frutteti di cui mai, per suo cibo, prese frutto” S. Girolamo, vita di Ilarione XXX!.4. S. Girolamo sembra descrivere questo luogo in terra calabra! Non è spiegato perché S. Ilarione non si servì dei frutti del frutteto. Qui nell'Eremo a lui dedicato Frédéricsi serve dei frutti di peri, albicocchi, pesche ecc. anche se sono ancora giovani e non molto produttivi. Il mio lavoro del mattino consiste proprio nel diserbo dell'orto e del piccolo appezzamento a fragole. Il terreno essendo sostanzialmente fatto di sabbia e di sassi è estremamente permeabile, magro e bisognoso di continui apporti d'acqua che viene condotta attraverso tubi distribuenti goccia a goccia. Pranzo con Frédéric, Laura Lanza , Dario e due giovani ragazzi di S. Nicola (il borgo vicino all'eremo). Si chiamano Luca e Cristian. Entrambi studenti, danno una mano nei molti lavori manuali necessari nell'eremo. Il loro regno è un fornitissimo laboratorio dove “ogni cosa ha il suo posto, ogni posto la sua cosa”. Nell'arduo lavoro pedagogico che Frédéric svolge con i 2 giovanissimi sta anche nel rispetto rigoroso dell'ordine del laboratorio. Pomeriggio Andato con Laura a Marina di Caulonia a prendere Renata e Franz arrivati da Trieste. Con i due giuliani, la nostra coordinatrice bolognese e lo scrivente piemontese si completa la magra rappresentanza dell'Arca del nord. Puntiamo molto sulla nutrita rappresentanza siciliana che arriverà in serata. Vespro sull'ombroso sagrato della chiesa. Prega con noi un numeroso gruppo scout belga. Si usa indifferentemente la lingua italiana e francese. I ragazzi e le ragazze belghe sono impegnati nella pulizia della fiumara nel tratto che va dalla cascata, a monte dell'Eremo, fino al ponte di S. Nicola. Sabato 3 luglio La mattina è dedicata alla condivisione. Non siamo molti ed è possibile dirci ciò che ci sta a cuore con serena ampiezza. Deve ancora parlare Frédéric quando ci comunica che la Comunità di Liberazione ci aspetta per pranzo. Trasferimento a Gioiosa Jonica dove in una casa ampia (è una ex scuola!) ci attende la Comunità. Ci da il benvenuto, con un discorso limpido e forte, Vincenzo Linarelli presidente del consorzio GOEL. Goel è un insieme di cooperative che coprono un largo ventaglio economico che va da produzione e loro trasformazione a servizi sanitari, logistici, informatici ecc. Carattere comune di tutte è che il posto di lavoro non è dato da nessuna “clientela” (necessariamente mafiosa) ma dalle iniziative e dal coraggio di giovani che si mettono insieme per dare risposte ai bisogni della società calabrese. Sorprendentemente tra questi, centrati con metodologia scientifica, figurano ai primi posti bisogni “alti” come quelli culturali ed artistici in particolare. Nel pomeriggio, tornati all'Eremo, riprende la condivisione con la parola di Frédéric. È una storia di una vocazione in cui la voce del Vocatore ha la continuità, la vicinanza e la limpidezza di una madre che accompagna il chiamato fino al posto sicuro dell'Eremo dove tra un mese Frédéric “dirà” solennemente al Vescovo, qui a S. Ilarione i voti perpetui. A Vespro è presente con noi il nuovo gruppo scout anch'esso, come quello di ieri sera arrivato dal Belgio. La cena festosa è poi seguita dal cerchio attorno al fuoco dove nel comune impegno viene accolto Angelo (di Palermo) presentato da Enzo e Maria. Segue una liturgia dell'acqua accompagnata da una riflessione su S. Giovanni. Preghiere e canti concludono la giornata centrale della nostra riunione. Domenica 4 luglio Dopo le lodi tutti a Gerace a conoscere un'altra esperienza eremitica. È quella di Mirella Muia vicina alla piccola famiglia dell'Annunziata che nell'antico eremo di Monserrato coltiva la cultura religiosa e liturgica italo-greca (qui siamo nella Magna Grecia!). Mirella veste un saio color sabbia e un velo di tipo arabo. Ci ha fatto una bella - grande lezione su S. Giovanni Battista sulla base di icone (che lei stessa produce) e di letture tratte dal Vangelo e dalla liturgia bizantina. L'Eremo di Monserrato è a sud di quello di S. Ilarione. I siciliani proseguono in macchina per la loro bella isola, noi 4 del nord abbiamo arerei per Venezia Bologna e Torino domani. Dedichiamo il tempo libero ad un visita a Gerace”millenaria città d'arte”. La sua collocazione su un'alta rupe l'ha risparmiata dalla colate di cemento che hanno devastato altri luoghi. Si respira l'aria dei centri che in passato ebbero il ruolo di capitale come è avvenuto a Gerace in epoca bizantina. La cattedrale è una opera d'arte tra le più imponenti del meridione. Nell'interno una chiara lapide in latino, ricorda che il 9 luglio 1995 in occasione del 950° anniversario della prima consacrazione l'altare basilicale è stato consacrato congiuntamente dal vescovo Giancarlo ARCA IN ITALIA 19 Bregantini e dal metropolita grecoortodosso mons. Spiridione. All'esterno una bella scultura bronzea rappresenta mons. Bregantini all'apertura dell'anno santo 2000. l'opera d'arte porta la firma “Amministrazione Comunale”. Renata commenta che da noi; al nord est o al nord ovest quella firma avrebbe posto qualche problema. È possibile che abbia determinato qualche discussione in Consiglio Comunale e penso alle parole di Vincenzo Linarelli, testimonianti che il consorzio Goel ha avuto in mons. Bregantini un incoraggiamento paterno, alle parole di Frédéric e Mirella sull'incoraggiamento dalla stessa fonte alla ripresa della loro vita eremitica. Penso che l'attuale vescovo di Campobasso ha svolto a Locri un servizio episcopale breve ma di impronta incancellabile perché ha saputo accogliere tutta l'istanza di rinnovamento umano e cristiano che viene da quella terra. La costruzione non finita con i ferri che spuntano dall'ultimo piano e, più, il fumo di incendi quasi certamente dolosi mi dicono che c'è ancora molto da combattere. I profeti da Isaia a S. Giovanni battista a Lanza del Vasto nel 20 dirci “convertitevi, convertitevi” ci indicano la strada per spegnere un po' di quel fumo. Fumo che non interessa solo la Calabria. Lunedì 5 luglio È il giorno del nostro ritorno. Il volo dall'aereo consente per un breve momento di vedere dall'alto la bella terra calabra. Poi, subito c'è il mare. Penso a noi della Fraternità dell'Arca, a chi ci ha accolti, fiore spuntato nella crepa del cemento consumistico. Frédéric ha davvero una vocazione eremitica. La facilità con cui oggi arriviamo a Paulonia (mai prima sentito nominare) dal Piemonte o dal Veneto o dal Belgio o da chissaddove rende dura la vita eremitica. Infatti l'Eremita sta pensando a costruire una casetta nel bosco vero eremo dell'eremo. Quando S. Ilarione fu costruito i problemi degli eremiti erano altri. Mi rileggo il testo della lapideposta al centro del pavimento dellal chiesa c'è scritto “Hic sunt cineres qui beatissimi Ilarionis memoriae ac culti devoti tutum in hac solitudine e fluctibus vitae porum invenerunt. A.D. MCMXXXII Beppe Marasso ARCA IN ITALIA DIRE A LOCRI “DIO TI AMA” Renata Longo Interessante la terra di Calabria, terra di moderni eremiti e di generosi operatori della pastorale, accumunati dalla stessa vocazione: dire alla loro gente “Dio ti ama”. Il problema e' come dirlo in modo credibile ed efficace in una terra che ha un tasso di disoccupazione disarmante, in cui la 'ndrangheta e' signora del territorio, in cui la densita' massonica e' la piu' alta di Italia e la massoneria deviata insieme con la 'ndrangheta controlla l'economia e fa la sua scalata alle istituzioni. Mons. Bregantini, da vescovo di Locri-Gerace, aveva fatto una scommessa: affidare la pastorale del lavoro ad alcuni giovani, che facevano vita comunitaria riconoscendo in essa la loro chiamata di vita cristiana. Li abbiamo incontrati a Gioiosa Ionica, nella loro casa, la Comunita' Liberazione, ormai uomini e donne con i bimbi che giocano rumorosamente nella stanza accanto. Abbiamo ascoltato la loro storia di giovani con esperienze legate alla cooperazione allo sviluppo e al movimento per la pace che sono messi in viaggio per vivere nelle comunita' di Capodarco e dell'Arca di Jean Varnier esperienze che li aiutassero a far discernimento sulla loro vocazione. Quindi il rientro in locride, il recupero di una struttura fatiscente per farne la loro casa, dove famiglie e singoli, anche con handicap vivono insieme e insieme affrontano le sfide a cui la vita li chiama. Ed ecco che il vescovo chiede loro di occuparsi della pastorale del lavoro: scommessa sorprendente e inaspettata, in discontinuita' con le loro precedenti esperienze. Ma sereno Vincenzo ci dice “Dio non chiama i capaci ma rende capace chi chiama” definendo se stesso e i suo compagni di vita “un gruppo di sciancati”. Le attivita' della pastorale del lavoro prendono quindi l'avvio a partire dalla domanda pastorale come dire “Dio ti ama” alla gente della Locride. L'insegnamento del Vescovo e' chiaro “Mai imporre ma sempre proporre. Mai vincere ma sempre convincere. Mai giudicare ma sempre analizzare”. L'analisi della storia recente presenta la Calabria condannata all' assistenzialismo per garantire lo “status quo” in politica e garantire un mercato alle industrie del nord. Ovviamente lo strumento politico dell'assistenzialismo non crea sviluppo, genera passivita'. La difficolta' ad immaginarsi artefici di una storia nuova, fuori dalle logiche del clientelismo e della servitu' nella malavita e' la prima sfida, soprattutto per i giovani. La strategia per convincere che la novita' e' possibile e' proporre di “fare impresa”, dando l'esempio e offrendo supporto, impresa di tipo cooperativo. Dalla Comunita' Liberazione nasce la cooperativa L'Utopia, altre ne nascono, sostenute dall'esperienza di questa, con l'incoraggiamento del Vescovo, nella trasparenza e nella legalita'. Si propongono laddove il malaffare trova terreno fertile, accoglienza per ARCA IN ITALIA 21 minori a rischio di drangheta, accoglienza d'immigrati e richiedenti asilo, comunita' per pazienti psichiatrici, ma anche informatica, recupero della tradizione tessile locale, servizi turistici e l'agricoltura. La vita di queste realta' non sempre e' facile, mettono il naso e le mani dove la malavita vorrebbe essere signora e padrone o per l'arruolamento della manovalanza o per il malaffare (sanita' ad esempio). Le conseguenze sono sia intimidazioni ed attentati che controlli assidui: “Se tutti in Calabria avessero tanti controlli della Guardia di Finanza qui saremmo come in Svizzera” ! La svolta nella storia recente della Calabria arriva con l'omicidio del vice presidente della regione l'on. Fortunio, che viene interpretato come la scalata della malavita, nelle sue diverse forme, al controllo diretto della politica non limitandosi piu' all'interazione con politici collusi. La rete delle cooperative forma il consorzio Goel e presenta la sua analisi politica, accusa la massoneria deviata e la drangheta di fare squadra per far perdurare la Locride nel sistema di clientele e immobilismo che giova a pochi (il 10% degli affialiati sono ricchi e potenti, gli altri sono e restano povera gente). Dopo queste prese di posizione gli attacchi si intensificano, segno che l'analisi era tragicamente corretta. Nel frattempo arriva il trasferimento di p. Bregantini ad arcivescovo di Campobasso Bojano: i miei ospiti mi dicono “in quel momento abbiamo iniziato ad avere davvero paura”. Ma sono uomini e donne di fede, e il Signore rende capace chi chiama: capiscono che 22 bisogna tenere alta la visibilita' dell'esperienza, lanciano un appello agli amici vicini e lontani, chiedono l'adesione a quella che chiamano “Alleanza per la Locride”. Raccolgono l'adesione di centinaia di associazioni e migliaia di cittadini (Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni da cui arriva il maggior numero di adesioni), indicono una manifestazione annuale il primo marzo: occorre scendere in piazza per contarsi e farsi contare. L'operazione funziona e la rete e' ancora attiva, quando le azioni di disturbo della malavita locale si fanno troppo marcate la rete si mobilita perche' la 'ndrangheta e i suoi alleati della massoneria deviata non vogliono il riflettore, la luce, sui loro crimini. Sarebbe bello fermarsi ancora ad approfondire, ma il pranzo e' pronto. La conversazione finisce con la considerazione che “Dio realizza piu' cose attraverso una sola vita completamente a lui donata che per mezzo di molte vite offerte parttime”: detta con un sorriso da un giovane padre di famiglia che da 12 anni vive in comunita' ha una sapore dolce e intenso. Le chiacchiere del pranzo riservano altre sorprese, in cantiere c'e' una grossa esperienza che se avra' successo sara' una sorta di gran banca del tempo o di economia non monetaria: organizzare per bene scambi di beni e servizi senza l'uso del denaro, in una terra in cui la disoccupazione e' altissima e quindi il denaro poco, potrebbe essere un tassello di straordinaria potenza verso una societa' libera dal malaffare. La realta' del consorzio Goel e' vissuto davvero come segno di ARCA IN ITALIA speranza dalla gente di Calbria. L'attuale direttrice del consorzio e' rientrata in Calabria da un' anno, dopo 20 anni passati a Bologna, con lei il marito, anche lui calabrese, e il figlio di 14 anni; hanno incontrato mons. Bregantini a Bologna, era stato invitato a presentare questa esperienza di Chiesa. Dall'incontro ha inizio un cammino di avvicinamento, conoscenza dell'esperienza, fino alla scelta di lasciare le rispettive occupazioni per tornare nella locride al servizio di un cammino di liberazione e di Chiesa. Link utili http://www.goel.coop http://www.consorziosociale.coop/a lleanza_per_la_locride http://turismo.responsabile.coop/ http://www.utopia.coop http://www.comunita.org http://santilarione.org/ ATTIVITA’ ESTIVE Laura Lanza Cari tutti, Qualche parola per condividere con voi qualcosa di quanto fatto in questi ultimi mesi ricchi di incontri e di semi di speranza. Il 26 giugno ci siamo ritrovati in pochi, ma in buona comunione, a Casciago per celebrare la San Giovanni Patrizia, Giampiero, Donatella, Dino, Guido e io. Sempre accolti con generosità dalle famiglie del Condominio solidale, abbiamo aspettato che gli Zendali tornassero a casa dopo il matrimonio di Daniela, per poi riunirci attorno al fuoco, sotto i grandi alberi e festeggiare con una lunga condivisione, canti, preghiere. Abbiamo posto tutti gli assenti nel cerchio assieme a noi, sentendone fortemente la mancanza, consci delle difficoltà dovute soprattutto alla lontananza e gli impegni di ognuno che purtroppo impediscono un maggior senso comunitario. Desiderosi di un rinnovato impegno comune, abbiamo messo al centro del cerchio e della nostra preghiera le difficoltà di Patrizia e Giampiero, che particolarmente patiscono, così come altri, la mancanza di azioni comuni e di un maggiore e più costante collegamento fra noi; e così anche il malessere di Tonino, che tutt'ora esprime sofferenza, una sofferenza di cui ci facciamo carico in quanto suoi fratelli; e poi le sofferenze e le gioie di ognuno di noi, quelle che abbiamo voluto esprimere e quelle che sono rimaste nel nostro silenzio. Sentendoci in comunione con tutti gli assenti abbiamo poi pronunciato l'impegno/promessa/voto, con la luna che ci faceva da testimone, lassù in mezzo agli alberi, e il canto dei grilli che si univa alle nostre voci. . I primi di luglio, facendo il ponte fra nord e sud, sono andata a celebrare nuovamente la San Giovanni al sud questa volta, in Calabria. Volevo scoprire questo eremo di Sant'Ilarione, sperduto nei monti calabresi, andare a mettere i miei piedi in quella terra di cui tanto si parla e che percepivo così ARCA IN ITALIA 23 lontana e sconosciuta, tenere uniti il nord e il sud della nostra comunità. Arrivati a Lamezia da Bologna e Torino, abbiamo attraversato con Beppe l'Italia da un mare all'altro in un paio d'ore, e siamo arrivati a notte inoltrata all'eremo, un eremo assai “sgarupato”, nascosto da dirupi e alberi e rallegrato dal costante canto dell'acqua del torrente che scorre proprio sotto. La mattina dopo ci hanno raggiunto Franz e Renata, poi Enzo, Maria, Tito, Laura Leotta e Angelo. Sono state due giornate tranquille ma intense. Frederic ci ha fatto incontrare Vincenzo Linarello e la sua comunità, realtà viva e impegnata nella locride contro lo strapotere della mafia. Vincenzo è una persona davvero particolare che è riuscita, con il sostegno all'epoca di Mons. Brigantini, a far nascere trenta o quaranta cooperative di giovani, di lavoro agricolo e non solo, che ha convinto a lavorare nella legalità, e che si sono unite per questo in consorzio, il consorzio GOEL di cui ogni tanto vi mando qualche notizia. E' per riuscire a non essere schiacciati, soprattutto dopo la partenza di Mons. Brigantini, che qualche anno fa il consorzio ha chiesto il sostegno di enti e associazioni di tutt'Italia con manifestazioni e iniziative ( a cui anche l'Arca ha aderito) e stabilito una rete con loro per una continua partecipazione, informazione e sostegno. Il giorno dopo siamo andati a conoscere una monaca eremita che vive a Gerace, persona anch'essa davvero straordinaria, con un 24 passato ricco e complesso calabrese d'origine, sposa abbandonata, madre di una bimba, insegnante alla Sorbona, tornata in Calabria da una quindicina d'anni secondo la sua vocazione. Grazie a Mons. Brigantini, che ha fatto restaurare per lei la casa adiacente una chiesina d'origine bizantina, ora vive in quel luogo dipingendo bellissime e originalissime icone, facendo accoglienza e creando legami tra chiesa cattolica e ortodossa. Ci ha parlato a lungo di Giovanni Battista, a partire da una bella icona che ha posto nel mezzo, con una profondità e una sapienza davvero notevoli. La sera abbiamo celebrato fra noi la nostra festa, attorno al fuoco, all'eremo , accogliendo fra noi tutti dell'Arca, e nella fraternità di Tre Finestre, Angelo, che dopo anni di frequentazione assidua di quel gruppo ha chiesto di poter pronunciare l'impegno; momento intenso e commovente. Alla fine di luglio-inizio agosto, a Tre Finestre in Sicilia, si è riunito il Consiglio Internazionale (3 giorni) per la francofonia Michèle Leboeuf, Bernard Dangeard, e Pierre Ami Beguin, per la Germania Karsten Petersen la moglie Barbel, per la Spagna Maria Rebuelta e Michel Ferré, e per l'Italia io-. Si è in parte sovrapposto al nostro incontro il Campo Giovani a Tre Finestre, lanciato da Manfredi Sanfilippo . La sua proposta ha avuto davvero un ottimo riscontro e abbiamo visto arrivare un bel gruppo di venti-venticinque ragazzi e ragazze, molto motivati/e, vivi, ARCA IN ITALIA attenti, coinvolti e partecipativi, dai 18 ai 28 anni circa, che hanno popolato i luoghi con la forza e la gioia che li caratterizza per una settimana. Penso che un più ampio resoconto di questo bellissimo campo verrà fatto dai siciliani; qui mi preme solo esprimere la gioia meravigliata che mi ha abitato in quei giorni. Inoltre la leggera sovrapposizione dei due incontri, il Consiglio e il Campo, è stata davvero produttiva e utile a tutti e due; ha infatti permesso scambi, negli incontri serali, fra l'Arca internazionale e questi giovani quasi del tutto digiuni di Arca, e per gli internazionali la fruizione di una realtà italiana ricca e viva. Ci sono stati anche alcuni utili momenti di incontro fra i Consiglieri e i membri stessi della Fraternità. Fra l'altro ognuno dei paesi rappresentati, dopo la riunione del Consiglio dell'anno scorso, aveva lanciato una richiesta ai propri gruppi, per una donazione volontaria per inviare un contributo a Tre Finestre per l'installazione di ulteriori serbatoi per l'acqua. I contributi sono arrivati e i Consiglieri hanno potuto verificare di persona le difficoltà e la situazione locale. Mi sembra che si siano trovati molto bene e che la comunione fra tutti sia davvero stata una bella testimonianza, anche per i ragazzi che partecipavano al campo. filo sottile che ci lega tutti, e tutti a un insegnamento di vita che ci vivifica e ci unisce credo non debba essere trascurato, ne ignorato da nessuno di noi, e deve confermarci nell'impegno e nella speranza. Chiudo invitando tutti a venire all'incontro annuale che quest'anno si svolgerà a Casciago, come previsto, nel fine settimana 30-31ottobre-1 novembre. Pace Forza Gioia e Speranza a tutti voi. Laura Lanza Devo dire che sono tutte piccole schegge, ma che mi hanno molto consolato e dato speranza quest'anno. E' chiaro che rimangono tutte le difficoltà di sempre, ma il ARCA IN ITALIA 25 CAMPO ESTIVO Pubblichiamo le esperienze di due partecipanti al campo estivo CAMPO GIOVANI A BELPASSO PRESSO LA COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO 1/7 AGOSTO 2010 Le mie riflessioni Belpasso arriva nella mia vita un po' per caso, un po' per fortuna. Vivo un periodo molto particolare della mia vita, sono alla ricerca di qualcosa, risposte, conferme, stimoli per credere in me stessa, per capirmi, per ritrovare qualcosa di perso nel passato. Ecco, Belpasso arriva così, e forse era proprio lì ad aspettarmi, come se per qualche strano “disegno” gli eventi mi indicassero la strada per arrivare in quel posto così “fuori dal mondo” che da tempo cercavo. Ricordo quasi tutto di quei giorni, ho voluto vivere fino in fondo ogni attimo di quell'esperienza perché sapevo che ne avevo bisogno e perché mi sentivo attratta da tutto ciò che mi circondava. Ricordo il mio arrivo insieme ad altre ragazze, l'incontro con Tito, che ci è venuto a prendere, con Enzo all'ingresso, Maria e Nella. Tante persone nuove, tante emozioni tutte insieme. Ritrovarsi in un posto così magico, sembrava di essere lontani da tutto, eppure non sentivo la mancanza di nulla mentre ero lì. Ho staccato i contatti con il mondo (cellulari compresi) e mi sono sentita rigenerata dalla natura, dall'aria che si respirava, dalle relazioni che si sono instaurate. A Belpasso ho trovato quello che per tanto tempo ho cercato, ricordo di un'infanzia vissuta con tante persone accanto, il sogno di realizzare una comunità poi sfumata, e ritrovare tutto questo a Belpasso è stato, per me, vedere realizzato quel desiderio mancato. Ricordo momenti che mi hanno lasciato un segno indelebile, guardarsi dentro, ma soprattutto imparare a guardarsi negli occhi. E' un gesto che nella vita di tutti i giorni difficilmente si ritrova, io prima nemmeno ci facevo caso. Era bello tutte le mattine, dopo il saluto al Sole, salutarsi uno ad uno, chiamarsi per nome, guardarsi negli occhi per pochi istanti in silenzio, e poi darsi il buongiorno con un bacio: non c'è modo migliore per cominciare la giornata. Tornando da Belpasso ho portato con me l'esperienza dell'entrare in contatto con l'altro guardandosi negli occhi, momento che ha un valore indefinito. I momenti di condivisione, i lavori, la preparazione del pasto, lo yoga, gli incontri con persone che hanno sperimentato il loro modo di esprimere la lotta non violenta, il silenzio, i momenti di preghiera, le danze, tutto è stato pensato e vissuto secondo lo spirito della comunità, della condivisione, dell'esserci qui ed ora, del “vivere” e non del lasciarsi vivere. Io sono stata bene, mi sono sentita accolta, voluta bene, capita anche nei 26 ARCA IN ITALIA miei momenti di debolezza, nessuno era lì per giudicarmi, mi sono sentita ascoltata, in una parola mi sono sentita veramente me stessa, cosa che difficilmente capita. Ero libera di esprimere ciò che sono, ciò che sentivo e mi sentivo “a casa”, come se quel posto, quelle persone avessero sempre fatto parte della mia vita. Belpasso mi ha permesso di ritrovare un dialogo con me stessa, è stato un momento che ho dedicato solo a me, senza preoccuparmi troppo degli altri, cosa che faccio spesso, invece. In tempi molto rapidi si sono instaurati legami forti con persone sconosciute, di età differenti, di nazionalità diverse, ed avere la possibilità di convivere con tutte queste diversità mi ha permesso di arricchirmi. Ricordo i volti dei rappresentanti dell'Arca a livello europeo, mi sentivo attratta da loro, avrei voluto passare molto più tempo insieme a loro per imparare dalle loro esperienze. Ogni partecipante al campo mi ha lasciato un ricordo di sé, e per una che di memoria ne ha poca direi che è notevole come cosa. Dopo quest'esperienza ho capito che io potrei benissimo vivere in comunità, perché nonostante non sia semplice stare insieme ad altre persone, ciò che ti regala un'occasione simile difficilmente si prova nella vita “in solitudine”. Ho sempre pensato che siamo travolti dal vortice degli impegni, del fare sempre, del correre perché il tempo è denaro, ma un'alternativa a tutto questo c'è, e sono felice di averla sperimentata. L'Arca propone un modello di vita comunitaria in cui il tempo è “lento”, si ha il piacere di gustarlo, di assaporare la natura che ci circonda, di rispettarla (evitando gli inutili sprechi), di coltivare le relazioni, che sono ciò che danno un senso alla vita, di dare la giusta attenzione alla nostra vita, a noi stessi e agli altri, nel senso più globale e spirituale del termine. Credo che se solo l'uomo fosse capace di rinunciare ai beni materiali che gli offuscano la mente, riscoprirebbe il piacere di vivere secondo lo spirito dell'Arca. Mentre ero a Belpasso mi sono sentita vicina a me stessa, agli altri, a Dio. Marina Ciulla H o difficoltà a scrivere dell'esperienza di Belpasso. Forse perché siamo abituati a lamentarci delle cose brutte e a condividere con gli altri le sofferenze, piuttosto che a narrare le emozioni belle e a condividere le gioie. Perché gli incontri di Belpasso per me sono stati fonte di gioia. Ricordo che quando ritornai a casa dopo quella magnifica prima settimana di agosto trascorsa a Belpasso presso la Comunità dell'Arca di Lanza Del Vasto, alla domanda dei miei genitori “Allora come è stato questo campo?” seppi rispondere solamente “bello, bello, bello!”. Non ero pronta ad aggiungere altro, le emozioni erano “troppo” vive e dovevo ancora metabolizzarle. Ora, a distanza di due mesi, provo a dire qualcosa in più. ARCA IN ITALIA 27 Arrivai a Belpasso molto stanca e demotivata (provenivo da mesi di lavoro trascorsi con ritmi frenetici e da piccole e varie delusioni), priva di energie ma piena di speranze. La speranza di rilassarmi, la speranza di ricaricarmi, la speranza di fermarmi e ascoltarmi, la speranza di costruire nuove e belle relazioni. Non dovete stupirvi se dico che Belpasso per me è stato tutto questo. Iniziando ogni giornata in quel “rifugio” immerso nella natura e nel silenzio (gli unici suoni provenivano dagli uccellini, dalla campanella che ci invitava a cominciare le attività quotidiane, e a volte dalla tenera vocina della piccola Maddalena) io sono riuscita ad ascoltarmi. Ho smesso di dedicare mente e corpo (pensieri ed energie) al lavoro ed alle varie attività che riempivano le mie precedenti giornate e mi sono concentrata su me stessa. Grazie al silenzio (da me tanto temuto ed evitato ma anche, in fondo, desiderato) ed agli stimoli preziosi indotti dalle attività proposte dalla Comunità dell'Arca (momenti di preghiera, di scambio, di confronto e dibattito, di svago, di attività quotidiane comunitarie) sono riuscita a soffermarmi su di me e a fare luce sui miei limiti, sui miei difetti, sulle mie sofferenze, sui miei desideri, sulle mie potenzialità, insomma su quello che sono e su quello che vorrei e potrei essere. E ho potuto sperimentare la gioia di condividere le emozioni belle e meno belle, le gioie e i dolori (la preghiera del fuoco fa anche riferimento alla gioia di soffrire). Insomma la bellezza sta nel condividere! E credo che il gruppo di Belpasso (formato da persone diverse per età, provenienza, formazione, ecc…) abbia condiviso molto: paure, aspettative, desideri, sofferenze, gioie… Credo che ognuno abbia condiviso se stesso e si sia donato agli altri. Abbiamo riso, pianto, discusso, mangiato, giocato, cantato, danzato, pregato…Tutti insieme! Nessuno è stato spettatore, anche se a volte in disparte o in silenzio, credo che ognuno abbia sentito empaticamente l'altro. Tutto ciò è avvenuto con una spontaneità, una genuinità e una libertà che purtroppo spesso non si ritrovano nelle relazioni sociali, caratterizzate sempre più spesso dalla competitività, dalla lotta per acquisire posizioni di preminenza, dall'egoismo e dall'individualismo. La vita comunitaria ha creato un ambiente protetto, dove ognuno si è sentito libero di esprimersi senza la vergogna e la paura di essere giudicato, dove ognuno si è presentato, affermato e speso per quello che è. La vita comunitaria ha consentito di costruire uno spirito di fiducia e di cooperazione, che è stata la base per la costruzione di relazioni che ancora oggi sono vive. Che dire poi dell'accoglienza e della cura con cui i membri della Comunità dell'Arca hanno organizzato e condotto questo campo: Enzo, Maria, Tito, Nella, Angelo, Laura… una seconda famiglia! E permettetemi di citare la piccola Maddalena, che con la sua genuinità e con la sua dolcezza ha conquistato il mio cuoricino e che, coinvolgendomi nei suoi giochi e contagiandomi con la sua spensieratezza, mi ha fatto ritornare bambina. E' stata una settimana in cui ho “soprattutto vissuto”, ho vissuto me stessa 28 ARCA IN ITALIA (facendo esperienza di aspetti personali che mi erano sconosciuti) nella relazione con gli altri. Ripensando a tutto questo i miei occhietti si fanno piccoli e lucidi e il ricordo di Belpasso dipinge sulle mie labbra un sorriso. E per questo sorriso ringrazio tutti. Vi saluto riportando l'ultimo verso di una poesia di Pablo Neruda che, come alcuni di voi sanno, a me piace molto (“Lentamente muore”): “ Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.” A presto. Dalila ARCA IN ITALIA 29 LA FESTA DI SAN GIOVANNI A PISA Tonino e Vanna Drago In noi è ancora vivo il ricordo di quella notte di San Giovanni 2004 passata in treno e poi al mattino alle 7 la scappata a Calci a visitare una casa che ci avevano segnalato; era l'unica nostra speranza, perché per quattro mesi avevamo cercato invano dove andare ad abitare trasferendoci a Pisa. A mezzogiorno, attraverso vari incidenti e imprevisti, il patto col proprietario era fatto. Ma da allora non eravamo mai riusciti a realizzare un incontro dell'Arca tra le persone semplici (solo dei convegni intellettuali). Ne ho parlato con i Ricostruttori nella preghiera, il cui responsabile in Toscana è Guidalberto, vecchia conoscenza da quando lavorava nel Movimento Nonviolento e ora prete di quel gruppo sorto nel 1978, riconosciuto dalla Chiesa e sviluppatosi in una cinquantina di comunità che uniscono la spiritualità orientale (indiana) con quella occidentale. Arca e Ricostruttori sono simili in molti aspetti; anche loro hanno per patrono San Giovanni battista. Ma mentre durante l'anno celebrano varie feste, non sono soliti festeggiare la S. Giovanni. Allora abbiamo preso l'occasione di quest'anno per provare a far la festa insieme. Dico provare, perché Pisa, come dice Shantidas, è una città cogitabonda (ma si può anche dire: con sei logge massoniche).La sovrapposizione di 50.000 studenti a una popolazione di 65.000 pisani rende artificiale la vita cittadina; non si sa mai quando una iniziativa può riuscire; tanto più una iniziativa impegnativa come una festa dell'Arca, in mezzo a centri yoga, buddisti del centro Pomaia e del centro alternativo di Livorno, immigrati africani in gran numero, a punk e bestia, a gente che ogni anno organizza Canapisa per cambiare il nome alla città a gloria della droga, ecc.. Ma in questi cinque anni abbiamo stabilito un po' di rapporti di amicizia e di conoscenza spirituale. La speranza c'era che non ci saremmo ritrovati in quattro persone; tanto più che i Ricostruttori promettevano di partecipare da Lucca, Livorno, Firenze, Pistoia. Ma, come dare un tono che fosse dell'Arca ad una festa alla quale la gente avrebbe potuto partecipare nella solita maniera vacanziera o addirittura sbracata? Almeno insegnare le danze. Antonella di Genova non era disponibile; Liliana di Palermo non poteva; Ilaria Colantuono, presidente del MIR, vecchia conoscenza di Monte Sant'Elia, aveva scuola. Alla fine siamo andati a riscoprire Flavio e Monika, conosciutisi a Monte S. Elia e che vivono da quasi vent'anni in campagna dietro Assisi: potevano insegnare danze ed anche canto (Monika è molto brava, studiava proprio musica). Ma un disguido sulla data (causato da me) mantenuto fino al giorno prima, e poi lo sciopero dei treni proprio quel giorno e proprio nel loro orario di viaggio ha reso la vigilia un po' elettrica. Tuttavia le cose hanno marciato, nonostante il giorno lavorativo (venerdì 25, 30 ARCA IN ITALIA richiesto dai Ricostruttori) e l'arrivo della gente alla spicciolata fino alle 20 (invece che alle 16). L'invito era concepito così: “F E S T A D I S A N G I O V A N N I 25 Giugno 2010, Convento di Fossabanda, P.za S. Croce in Fossabanda, Pisa / Festa di chi vuole ricostruire la vita sociale dal basso, fondandola sulla vita interiore. La Festa di S. Giovanni è una festa universale, uno dei quattro passaggi di stagione; è anche una delle quattro Feste della Comunità dell'Arca (le altre sono Natale, Pasqua e la Noachia o festa dell'uva) e dei Ricostruttori nella preghiera. / Questo tipo di festa valorizza le persone senza alcuna sovrastruttura istituzionale, facendo leva sulle sole doti personali e sui rapporti interpersonali. Si richiama ad una religiosità che sia aperta alla universalità di tutte le fedi e di tutte le tradizioni culturali. Pertanto è aperta a tutti quelli che si presentano per quello che sono più profondamente, senza distinzioni di appartenenza a istituzioni differenti. Il suo scopo è quello di proporre una unità di vita in maniera diretta, attraverso le espressioni artistiche e/o religiose di tutte le culture. “Una comunità che non sa festeggiare non può sopravvivere”.”Lavorare insieme, questo unisce, certamente; ma fare festa insieme, questo unisce ancora di più… Unendoci faremo sprizzare una scintilla di vita, faremo uscire da questa unione un attimo di vita che durerà oltre la morte. La Festa vuole dire questo.” (Lanza del Vasto)” Programma / 16,00 Paolo Trianni (della U. P. Gregoriana Roma): Spiritualità occidentale e spiritualità orientale / 17, 00 Monika e Flavio (Casa Melissa Assisi): Insegnamento di Canti popolari e spirituali / 18,30 Presentazione dell'Ordine dei Ricostruttori nella preghiera / 19,00 Seduta Yoga e Meditazione condotta dai Ricostruttori / 20 Cena conviviale (cibi vegetariani portati da ciascuno e messi in comune) / 21,00 Antonino Drago (della Comunità dell'Arca e della Univ. Pisa): Presentazione del messaggio della Comunità dell'Arca / 21,30 Preghiera attorno al fuoco /21,45 Danze popolari insegnate da Monika e Flavio, inframmezzate da condivisioni di esperienze di vita, canti, scenette, mimo, poesie proposte dai partecipanti, fino ad esaurimento. Abbiamo avuto anche un incontro fuori programma. Si è fermato qualche ora con noi anche Doriano, che era giunto dai francescani disperato ed affamato; era un uomo in condizioni difficili per problemi economici, quella mattina era stato fortemente tentato di suicidarsi… L'abbiamo accolto ed ascoltato. A sua volta egli ha ascoltato la prima parte del nostro incontro nella quale ci siamo anche presentati tutti quanti; toccato e commosso ci ha confessato piangendo il suo proposito di quella mattina. Poi è tornato alla sua famiglia rasserenato e meno solo. Il luogo era un convento dei minori francescani del 1200, in città centro; ed è nel gran parco verde del convento che ci siamo raccolti. Il bello è stato che i francescani si sono uniti a noi ed hanno partecipato con gioia all'incontro (il superiore ora è P. ARCA IN ITALIA 31 Andrea, uno dei pochi francescani italiani vicini alla nonviolenza). Paolo Trianni ci è noto: si laureò su Lanza del Vasto nel 1999 e ci regalò copie della sua tesi. Si è poi specializzato su temi analoghi e dall'anno scorso insegna alla Gregoriana e al Sant'Alfonso di Roma monachesimo orientale e filosofia indiana. I Ricostruttori hanno fatto presto a presentarsi: dopo poche parole di Guidalberto (sempre col suo tono tra l'amicale e lo scherzoso), tutti immobili sul prato, rivolti al sole al tramonto, per una meditazione lunga mezz'ora. Poi una cena, che è stata magnifica per le specialità portate da tutti (compresi i frati: un ottimo minestrone); e poi attorno al grande fuoco alimentato con perizia dai novizi francescani. Qui, dopo la presentazione dell'insegnamento dell'Arca, Piero Nissim, un ebreo cantautore e artista in tanti sensi, piccolo e magro come uno stecchino, ha cantato delle canzoni ebraiche e canzoni sue con una bella voce calda, modulata con l'anima. Don Luigi Sonnenfeld, vibrante di commozione, ha ricordato Don Sirio Politi, primo prete-operaio, fondatore della comunità del Porto, presidente del MIR; la bravissima artista di Calci, Bruna Lupetti, ci ha partecipato alcune belle sue poesie. I Ricostruttori hanno cantato e suonato con alcuni semplici ed espressivi strumenti la musica incantevole con la quale si danno la sveglia il mattino Poi danze, animate dall'organetto di Monica e dalla foga di Flavio ci hanno portato gioiosamente quasi a mezzanotte, quando i Ricostruttori hanno insegnato, cantato e danzato insieme a tutti la loro bellissima danza “meditativa” finale. Vanna ed io, con la nostra figlia Lucia, occasionalmente a Pisa, dovevamo tornare a casa con Paolo; ma i Ricostruttori restavano per fare un'altra meditazione di mezz'ora… Tre gruppi (Arca, Ricostruttori, Francescani) che si incontravano per la prima volta (eppure quante volte è uscito fuori: “Ma allora tu sei quello che ho conosciuto x anni fa!” “Tu sei quello che faceva l'autostop e io ti ho preso su…”) e varia gente di Pisa; in totale hanno formato un bel gruppo di oltre una sessantina di persone. Un seme dell'Arca è stato gettato; speriamo nella sua crescita. COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO INCONTRO ANNUALE 2010 In occasione del nostro incontro annuale, invitiamo tutti gli amici che ci conoscono e desiderano, in comunione con noi, dedicare una giornata all'approfondimento dell'insegnamento di Lanza del Vasto, a raggiungerci a Casciago (VA) il sabato 30 ottobre prossimo. Come argomento di nostra auto-formazione e condivisione per questa giornata e per l'anno prossimo abbiamo scelto il terzo punto dalla CARTA della Comunità italiana dell'Arca, (“Ricerca della Verità”), fermando la nostra attenzione sulla responsabilità e corresponsabilità all'interno del gruppo e nel mondo. Inizieremo con la veglia del sabato sera e termineremo con la festa della domenica sera. Se siete interessati, per permettere un ordinato svolgimento dell'incontro, vi preghiamo di arrivare non prima delle 19 e non oltre le 19.30 di sabato, oppure alle 14.00 e non oltre le 14.30 della domenica pomeriggio. Chi volesse invece partecipare solo alla festa finale potrà raggiungerci tra le 19 e le 20 di domenica sera. Partenze domenica sera o lunedì mattina. Per problemi logistici, data la poca disponibilità dei posti, vi chiediamo di mettervi in contatto al più presto con Patrizia Zendali al 3356928031. Non dimenticate sacco a pelo, qualcosa di bianco da indossare per la festa, e ,se volete, qualcosa di dolce o salato sempre per la festa. Felici di avervi con noi. Pace Forza e Gioia a tutti. Laura Lanza e Patrizia Zendali 32 ARCA IN ITALIA ARCA IN ITALIA 33 CONSIGLIO INTERNAZIONALE A TRE FINESTRE 2010 ARCA NEL MONDO Il Consiglio Internazionale quest'anno si è tenuto in Italia, presso la Fraternità Tre Finestre, a Belpasso, in Sicilia. Fu deciso infatti qualche anno fa che gli incontri si svolgessero ogni anno in un paese diverso dell'Europa, in cui fosse presente la Comunità dell'Arca, perché i consiglieri potessero avere un contatto con le diverse realtà e viceversa. L'anno scorso, in Germania, contemporaneamente al Consiglio al Friedenshof, si svolgeva, in un terreno vicino, il campo annuale dell'Arca tedesca. Abbiamo così verificato quanto potesse essere proficuo e consigliabile un interscambio fra il consiglio e i partecipanti al campo, sia per questi ultimi che per il consiglio stesso. In Sicilia abbiamo quindi cercato di ottenere una certa sovrapposizione fra la riunione del Consiglio e il campo giovani organizzato a Tre Finestre ad inizio agosto. Tutti abbiamo potuto constatare quanto questa sia stata una buona scelta. Solo Michèle fra i consiglieri era già stata una volta a Tre Finestre, gli altri venivano per la prima volta in Sicilia e l'impatto con i luoghi è stato notevole. Il toccare con mano e con i piedi e vedere con gli occhi è certo sempre di primaria importanza. Il secondo giorno poi è arrivato un bel gruppo di una ventina e più di giovani, allegri e pieni di entusiasmo e di aspettative, ad animare i luoghi, ad arricchire la presenza alla preghiera del mattino e della sera, a permettere uno scambio negli incontri del dopo cena, così come una convivialità piacevole al momento dei pasti. Fra l'altro ognuno di questi paesi ha fatto una raccolta di fondi l'anno scorso a favore della fraternità (iniziativa lanciata dalla Spagna), per permettere l'acquisto di un paio di nuove cisterne per l'acqua problema primario in quei luoghi ed ha inviato qualche piccola somma a tal fine; i delegati hanno potuto così vedere di persona quanto hanno aiutato a realizzare. Il Consiglio quest'anno si è concentrato soprattutto sull'organizzazione del Capitolo generale del 2012: luogo, date possibili, tema, gruppi di lavoro, preparazione nei vari paesi. 34 Se non vi sono cambiamenti, il luogo scelto dovrebbe essere la Comunità di Saint Antoine. Loro non essendo in grado però di poter accogliere tutti i partecipanti( la scelta sarebbe di invitare tutti gli impegnati, ma anche gli amici e coloro che vogliono partecipare) rimane da verificare la possibilità di un area nei dintorni da poter allestire e adibire ad area campeggio per l'occasione, e come organizzare il tutto. Sarà interpellata la comunità di Saint Antoine al riguardo. E' stato scelto questo luogo piuttosto che La Borie affinché possano partecipare anche i membri di quella comunità dato che per ragioni logistiche all'altro capitolo non sono riusciti a venire. Per la preparazione del Capitolo è' stato poi individuato un gruppo di lavoro più ristretto, di alcuni delegati, aperto eventualmente a qualche collaboratore esterno. La data per ora sembra fissata per il 26-29 agosto 2012. Resta da definire il tema:. Al riguardo si chiede ai vari delegati di richiedere ai gruppi dei propri paesi di esprimersi e far avere suggerimenti eventuali(da inviare al gruppo di lavoro preposto, nelle persone di Karsten e Michel Ferré) sia per quanto riguarda il tema centrale che eventuali argomenti che si pensa possa essere utile discutere in gruppi di lavoro. Rimangono da determinare anche nomi di persone o organismi che possono essere interessati e che vogliano partecipare in qualità di osservatori. (eventuali suggerimenti sono da inviare sempre al gruppo di lavoro di cui sopra). C'è anche la richiesta di verificare in ogni paese ciò che i vari gruppi considerano essere stato il cambiamento in positivo o negativo per l'Arca, le conseguenze che l'introduzione delle Costituzioni ha rappresentato per tutti ed ognuno. Ogni delegato dovrebbe porre la domanda, con questionari eventuali, nel proprio paese, e fare un resoconto da utilizzare al Capitolo per fare un bilancio della situazione. C'è da verificare anche se vi sono richieste di modifiche al testo definitivo delle Costituzioni. E' stato suggerito di rinviare ogni eventuale emendamento al prossimo Capitolo, dato che non è previsto di modificare le Costituzioni ogni 5 anni. Entro Natale dovrebbe essere già approntato il testo dell'invito al Capitolo con programma provvisorio. L'invito stesso dovrebbe essere inviato in primavera 2011 a tutti gli impegnati e amici interessati, da ogni delegato nazionale (far avere a Michèle e P-Ami [email protected], attuale segretario int., elenco indirizzi di tutti gli impegnati di ogni paese). Pubblicare su Arca Notizie a più riprese la notizia del Capitolo e relativo invito a partecipare.. In Arca Notizie far presente anche la necessità di raccogliere contributi per pagare il viaggio dei latin americani e le spese necessarie all'organizzazione del Capitolo (inviare a Laura o Dino per l'Italia Laura è responsabile per la cassa internazionale- a Pierre Ami per l'estero) . Al Capitolo verrà anche eletto il ARCA NEL MONDO 35 nuovo Responsabile dell'Arca dato che il mandato di Michèle scade nel 2012 e lei non intende ripresentarsi. Si chiede quindi ai vari paesi di esprimere eventualmente qualche nome di possibile candidato. Verrà fatto un elenco delle persone indicate dai gruppi, e saranno definite le tre persone maggiormente menzionate, e che accetterebbero eventualmente questo incarico, per la votazione finale al Capitolo. Come argomenti da affrontare al Capitolo si menzionava per ora: il problema delle relazioni con altri gruppi che affrontano le medesime questioni come Arca, come entriamo in relazione? l'aspetto internazionale dell'Arca, le interconnessioni la formazione permanente come interpellare i giovani come viene ora affrontato il tema della corresponsabilità nell'Arca (tema posto dall'Italia) E' stato definito che il gruppo di lavoro più ristretto si incontrerà varie volte prima della riunione del Consiglio dell'anno prossimo per affrontare più direttamente tutto quanto necessita l'organizzazione. Il prossimo Consiglio è previsto nel mese di agosto dell'anno prossimo (presumibilmente dal 5 al 7 agosto) presso la comunità di Chambrelien in Svizzera. Laura Lanza (delegato int. per l'Italia) MARCIA NONVIOLENTA IN INDIA “VERSO UNA ECONOMIA NONVIOLENTA ?” Qualche Notizia sul Convegno che si è svolto a Bhopal, in India, organizzato da Ekta Parishad e Gandhi International gennaio 2010 (da Nouvelles de l'Arche, anno 58, n. 2) dall' articolo di Bernard Dangeard Il Convegno si è svolto a Bhopal, città di sinistra memoria¹, oggi metropoli di 1,5 milioni di abitanti, nel Centro “Gandhi Bhavan” di Ekta Parishad dal 30 gennaio al 3 febbraio 2010. Sono stato invitato quale rappresentante della Comunità dell'Arca e per intervenire sul tema proposto, e più specificatamente sul lavoro manuale, artigianale e agricolo, in particolare come questo è stato esperimentato e vissuto all'interno dell'Arca fino a questo momento². Al termine del convegno, la mattina dell'ultimo giorno, è stata approvata una mozione dai delegati presenti. Riprende le richieste generali riguardanti l'accesso per tutti, e particolarmente per le popolazioni povere o impoverite, alle risorse considerate come bene comune da condividere : la terra, l'acqua, la foresta, risorse indispensabili alla vita. Vi si chiede la garanzia per queste popolazioni di protezione mediante la legge, da parte degli Stati, affinché l'accesso a queste risorse vitali sia perenne. Questa mozione è disponibile sul blog http://bhopal2010.wordpress.com in inglese e francese. Non è possibile riassumere in poche linee un viaggio così ricco : scambi fra gli intervenuti durante il convegno,(più di 20 nazionalità), interventi molto interessanti da parte dei relatori, scambi e incontri informali tra persone che si sono trovate lì “per caso”, e scoprono che vi sono convergenze nelle loro azioni, interessi per temi o persone che ignoravano…Non posso qui che riportare alcune note o informazioni. ……. Cari amici di Ekta Parishad, è possibile fin da ora inviare un contributo per sostenere l'organizzazione della JANSATYAGRAHA, grande marcia nonviolenta che Rajagopal sta preparando per il 2011-12 in India e che radunerà nella sua ultima parte 100.000 persone. Il contributo può essere fastto on-line al sito di JanOuest 2012 cliccando il sito indicato qui di seguito.http://don.jan-ouest-2012.fr/don.html Grazie a tutti. del vostro sostegno Pour toute information complémentaire, vous pouvez contacter le coordinateur du collectif Jan Ouest 2012: Eric Lebon: [email protected] // 06 10 02 56 51 ¹A Bhopal, nel 1984, è avvenuta la più grande catastrofe industriale di un industria chimica (all'epoca della società americana Union Carbide) che ha provocato la morte di 8000 persone e la contaminazione, allora e nel tempo, di migliaia di altre persone e del territorio circostante. Malgrado qualche piccolo risarcimento versato alle famiglie, nessuno della società “Dow Chemical”, oggi proprietaria del sito, né della precedente Union Carbide è stato giudicato colpevole, né condannato; il sito non è stato decontaminato e le popolazioni povere vicine vi penetrano senza protezioni, ci pascolano vacche e capre e i bambini ci vanno a giocare. Vi sono tutt'ora, pare, circa trenta decessi al mese legate a quella catastrofe. ² Il mio testo (vedi Arca Not. N.1 2010) è stato presentato il 31 gennaio . Vedi per tutti i testi http://bhopal2010.wordpress.com ³vedi il libro di Muhammad Yunus “Verso un nuovo capitalismo” che descrive in dettaglio le varie fasi di questo progetto. ARCA NEL MONDO ARCA NEL MONDO 36 37 Durante la visita rapida di Delhi, tra un aereo e l'altro incontro alcuni fra i delegati : Delio, fotografo indipendente, sindacalista CGT e nel Partito Comunista da 25 anni, che si sta licenziando dalla sua impresa (Air France) e che ha scoperto da 3,4 anni a Tolosa con Alain Refalo e altri cos'è l'azione nonviolenta; Karima Delli, di Europe Ecologie, eletta da poco al Parlamento Europeo, e i suoi due assistenti parlamentari, Benjamin e Simon; alcune persone appartenenti alla comunità di Chênelet, comunità collegata alla rete Cocagne (attività importanti nell'ecocostruzione e altro); Jacky Blanc, presidente della banca alternativa “la Nef” e iniziatore del progetto “Terre de Liens”, che permette di finanziare l'acquisto di terre per metterle a disposizione di progetti ecologici e innovativi (dopo scambi approfonditi mi sento d'incoraggiare a titolo personale di rivolgersi a la Nef per questioni bancarie; lo farò io stesso. Per quanto riguarda gruppi e associazioni mi consigliava di aspettare qualche tempo poiché vi è un progetto di fusione con istituti equivalenti in Spagna e Italia e sarà tutto più facile una volta avvenuta questa fusione). Un'incontro inaspettato con due persone della direzione generale di Danone: E. Faber, numero due della multinazionale e E. Marchand, che segue il progetto di istallazione di una fabbrica moderna di yogurt in Bangladesh, in collaborazione con la Grameen Bank, a seguito di un accordo avvenuto con Muhammad Yunus³. Davvero strano a prima vista ma interessante che questi due mondi si incontrino con un minimo di a priori! Ho poi incontrato nuovamente un prete senegalese, Camillo Gomis, già conosciuto due anni fa a Wardha.. Ci siamo poi ritrovati quattro volte per celebrare l'eucaristia per un piccolo gruppo di persone, nella mia camera. Malgrado le differenze, e in condizioni molto particolari, queste celebrazioni sono state molto fraterne e calorose, come un ponte fra persone con orizzonti e preoccupazioni diverse! Camillo termina un ciclo di studi in Francia per poi tornare in Senegal, ad aprile, con il progetto di un centro per la formazione alla nonviolenza. Ha appena creato l' associazione “Generazione Nonviolenza”, che chiede nei propri Statuti un'adesione ad una Carta ( nella quale non è davvero per noi difficile riconoscersi !). Vi è anche una proposta che mi pare interessante, quella che tutti i membri, come segno di riconoscimento tra loro e del loro impegno alla nonviolenza, adottino un braccialetto con il logo dell'associazione. Mi ha fatto pensare alla proposta fatta a Wardha di adottare il bastone di Gandhi come segno di riconoscimento, ma questo mi sembra più semplice, meno ingombrante, pesante…. e che si vede alzando il braccio in una manifestazione…. ….. Per quanto riguarda il convegno rimando al sito che da conto di tutti gli interventi. Mi interessava qui dire due cose sul lavoro di Rajagopal. Su suo invito e di Ekta Parishad sono potuto rimanere due giorni in più , 38 ARCA NEL MONDO assieme a qualche altro delegato, una volta il convegno terminato, per potermi rendere conto del lavoro di formazione alla nonviolenza attiva che viene organizzato presso gli “adivasis”, e percepire un poco la vita di questi villaggi adivasis, cioè le popolazioni tribali che coltivano la terra - da ½ ettaro a 2 ettari per famiglia che permettono loro di vivere e anche vendere i loro raccolti con modesti guadagni. Sono molto grato a Rajagopal e Ekta Parishad per averci permesso di vederli lavorare in sessione di formazione e addestramento con le persone delegate attraverso i villaggi. Ekta è veramente un movimento di formazione popolare. Alla fine della loro sessione di formazione, i giovani e i meno giovani fanno tre giorni di marcia di villaggio in villaggio per 'svegliare' gli altri e trasmettere loro ciò che hanno appreso. Rajagopal è come un pesce nell'acqua fra di loro, insegna e suscita spontaneamente le loro parole, il loro vissuto, i loro modi di raccontare ciò che vivono, il disprezzo di cui sono oggetto. Erano in 94 nel campo di addestramento al quale abbiamo assistito. Lavorano in grande gruppo e in piccoli gruppi di quindici, imparano a prendere la parola in pubblico, a esprimersi in modo chiaro , intelligibile : meravigliosa riabilitazione della loro parola di uomini e di donne. Alla fine della formazione, ogni partecipante va in processione alla posta ad inviare una lettera al primo ministro per reclamare dei titoli di proprietà. E' una cosa che si vede, ed è importante, poiché i giornali ne parlano, ma la maggior parte delle persone non sa ne leggere ne scrivere. Un popolo sta riconquistando la propria dignità, con calma e determinazione. “Vinceremo oppure moriremo, scandisce Rajaji, mi avete capito bene? “ E tutti ripetono questa frase alzando un braccio o tutti e due. E c'è un gioco di parole in hindi: cambiando una vocale nella parola morire, questa diventa picchiare ..:! Ecco solo qualche piccolo sguardo, ovviamente parziale e minimo su questi dieci giorni passati in India. Credo davvero che attraverso questi scambi si leghino relazioni importanti tra movimenti differenti sotto vari aspetti (l'Arca non è un movimento popolare, fin'ora), ma vi è una progressiva presa di coscienza che non ci si possa salvare da soli, che anche se i problemi che si pongono in Francia non sono gli stessi di quelli dell'India, hanno comunque implicazioni comuni. Dobbiamo ora riflettere come sostenere “Gandhi International” nel suo lavoro. Come fare, partendo dalla nostra realtà francese, a rendere visibile il nostro partenariato con l'India e le organizzazioni degli altri paesi o continenti ? Ekta Parishad è un movimento che sostiene “i miserabili”, come titola il film di Campana, ma il movimento coltiva relazioni anche con autorità e dirigenti politici, anche ad alto livello. Grazie alla presenza di molti francesi, di un deputato europeo e di dirigenti di un gruppo importante, due rappresentanti del consolato a Bombay, fra i quali il console, sono venuti al convegno. Il “chief minister” del Madya Pradesh, stato ove si ARCA NEL MONDO 39 trova Bhopal, è venuto a prendere la parola e ha anche invitato tutti i delegati ad un pasto sontuoso secondo la moda indiana. Certo vi sono giochi sotterranei in tutto questo, ma alcuni responsabili, in quanto uomini, possono essere toccati anch'essi, benché il cuore di molti è “debole”, e non possiamo neanche sapere in mezzo a quali pressioni di ogni genere si possano trovare. Il punto culminante della mobilitazione è previsto dal 2 al 17 ottobre 2012. Molte sono le informazioni e i testi a vostra disposizione sui siti relativi. LE RIVOLUZIONI NON VIOLENTE DELL'ULTIMO SECOLO I fatti e le interpretazioni ANTONINO DRAGO «Quando parliamo di nonviolenza come di una scoperta di questo secolo, conviene precisare che non si tratta della rivelazione di un nuovo valore spirituale o di una rivelazione religiosa, ma dell'ingresso, nella storia dei popoli, di una forza rivoluzionaria e innovatrice.» (Lanza del Vasto, I quattro Flagelli, 1959) VIAGGIO STUDIO IN INDIA Codice: 9788861345225 L’associazione Gandhi International et Shanti organizza un viaggio studio in India per visitare comunità e persone significative dell’azione gandhiana e nonviolenta. Il viaggio costa 1600 Euro con partenza e ritorno a Parigi Le iscrizioni entro il 20/11/2010 presso: Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33 Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39 In allegato trovate il volantino di presentazione RECENSIONI Dal 22 gennaio al 10 febbraio 2011 Alle porte dell'inferno Il percorso di un soldato dalla guerra alla pace Di Claue Anshim Thomas Riceviamo questa recensione da Rina Passera e la pubblichiamo volentieri. Anshim comincia a togliere la maschera. Lo fa dall'inizio ala fine. Chi legge non si illuda riguardo a se stesso. “ Sono cresciuto in una cittadina della Pennsylvania; mio padre, come quasi tutti gli uomini in città, aveva combattuto la seconda guerra mondiale. Era una generazione che non diceva la verità, quando parlava della guerra; incapace di entrare in contatto con le ferite profonde che le aveva lasciato dentro, ne parlava come si racconta una grande avventura. Così quando ho compiuto i diciassette anni e mio padre mi ha suggerito di 40 ARCA NEL MONDO RECENSIONI 41 1 arruolarmi non ci ho trovato niente di strano.” ma quando Anshim tornò dal Vietnam non fu come per suo padre, che tornò vincitore. Lui era un vinto. Sembrava che la sconfitta fosse colpa loro, di quei reduci dal Vietnam di cui molti si suicidarono e quasi tutti passarono da esperienze distruttive come droga, alcol e criminalità. E il movimento pacifista? Ecco come Anshim ne parla: “ …. era un altro movimento di guerra. Noi veterani del Vietnam eravamo proprietà contese e insieme sfruttabili: s potevamo servire allo scopo del movimento allora ci volevano, ma se si trattava della nostra guarigione personale era ben raro 2 che qualcuno fosse interessato ad aiutarci”. Questa “guarigione” però avvenne. Dopo il 1968 (anno del rientro da Vietnam) Anshim era disceso in vari altri inferni fino al 1983, quando approdò al centro di recupero per tossicodipendenti, racconta che dal quel momento comincia ad avvicinarsi a “se stresso”. L'incontro decisivo avvenne nel 1990, il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh teneva un ritiro di meditazione con i reduci del Vietnam, ecco come Anshim lo racconta: “ .. nel momento in cui entro nella sala e lo vidi in faccia mi misi a piangere. Mi resi conto per la prima volta che non conoscevo i vietnamiti se non come nemici. …. Mentre stavo li seduto a guardare quel vietnamita cominciarono ad arrivare, a ondate, i ricordi della guerra …. Avvenimenti che avevo del tutto dimenticato .. a un certo punto ero atterrito. Thich Nhat Hanh ci disse: voi reduci comprendete a fondo la natura della sofferenza. Ci disse che l'unico modo di guarire, di trasformare la sofferenza era di stare ben saldi faccia a faccia con la sofferenza. Ci disse anche che coloro che non avevano combattuto avevano più responsabilità dei reduci; che data l'interconnessione di ogni 3 cosa non c'è via di scampo dalla responsabilità” E ancora “.. possiamo fingere di non essere violenti, ma se entriamo in contatto con quella parte di noi stessi, se non riconosciamo la nostra complicità nelle tante guerre che ci sono … vuol dire che non siamo integri, non siamo equilibrati. La “sferzata finale per noi cosiddetti “nonviolenti” arriva a pag. 77: “ .. per gli operatori di pace con cui viaggiavo (a Mostar e Sarajevo) desideravano sinceramente promuovere la pace ma .. erano arrivati con i loro progetti e cercavano di imporli sulla situazione. Questo non è operare per la 4,5 pace, è imperialismo di pace” del resto voi amici dell'Arca avete pubblicato una frase di Lanza del Vasto in sintonia con le riflessioni di Anshim. “ la nonviolenza è cosa semplice e sottile … difficile da applicare ma la difficoltà diviene insormontabile quando si è convinti di averla colta in pieno”. Il percorso di Anshim è fatto anche di tanti chilometri . è passato da Parma nel gennaio del 2010 , pellegrinando durante una settimana in vari luoghi dove si è sofferto per la violenza. E ha “toccato” tanti cuori . è un monaco buddista e pare che il suo carisma sia quello di camminare. 42 RECENSIONI Il libro non si trova in libreria bisogna ordinarlo attraverso il sito www.ilmiolibro.it Buona lettura Rina Passero IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO Cari Amici/che preso la Casa editrice Il Pozzo di Giacobbe è uscito il libro degli atti del seminario tenutosi a Pisa nell'ottobre 2008 tra i maggiori studiosi o esperti di Lanza del Vasto Il titolo vuole indicare la rilevanza della sua esperienza di vita e del suo messaggio sia per il secolo scorso sia per il tempo attuale; così come si può ricavare dalla presentazione del libro e dai vari contributi. I files allegati sono la copertina e l'indice del libro; che può essere richiesto alla casa editrice direttamente, Corso Vitt. Em. 32/34, 9110 Trapani (info@ilpozzodigiacobbe ) o in qualsiasi libreria (22 euro), essendo distribuito dalle EDB di Bologna. . Cordiali saluti e buona lettura con l'augurio di Lanza del Vasto: Pace Forza e Gioia Tonino Drago 1 Pag. 10 2 Pag 30 3 pag. 37 4 pag. 45 5 nota della redazione, se pensiamo al servizio dei Beati i costruttori di pace come postini a servizio della popolazione, l'affermazione dell'autore si riferisce all’esperienza di altre organizzazioni. RECENSIONI 43 VOY AGE D’ÉTUDES EN INDE DU 22 janvi e r AU 10 févr i e r 2011 AS S OCIATIONS GANDHI INTERNATIONAL ET S HANTI Gandhi International et Shanti proposent un voyage d’études en Inde afin de visiter quelques lieux et personnes emblématiques de l’action gandhienne et non-violente actuelle. Le séjour se terminera par notre participation à la Conférence Internationale de Guwahati, en Assam, au nord-est de l’Inde, à laquelle Rajagopal nous invite pour célébrer la médiation non-violente qu’il a effectuée entre les forces rebelles et le gouvernement. LE PRIX DE 1600 € COMPREND: * les transports aériens: Paris – Bombay – Calcutta - Bombay - Paris. * les trajets et transferts en taxi ou véhicule de location * le logement en ashrams, hôtels modestes et guest houses * les repas pris en groupe * l’accompagnement par Louis Campana et Christophe Grigri * les assurances annulation et rapatriement comprises dans le billet d’avion * l’adhésion à l’association Gandhi International * les visites et guides locaux LE PRIX NE COMPREND PAS: * les pourboires (dakshina) * les repas ou boissons pris en dehors du groupe * les frais de visa * l’assurance en responsabilité civile (recommandée) Il est possible pour ceux qui le désirent de partir avant et de revenir plus tard. Il faut alors indiquer les dates exactes choisies car les modifications après l’achat du billet sont impossibles. Veuillez donc le préciser à l’inscription. Les associations, et donc leur président, se sentent responsables du bon déroulement de l’acheminement depuis l’Europe jusqu’aux différents points via Bombay, ainsi que le retour en Europe via Bombay à quelques dates que ce soit (billets d’avion). Il s’agit d’un service rendu, une facilité assumée par les organisateurs qui perçoivent des frais. Tous les voyages en dehors de cet itinéraire ne sont plus de leur ressort. Une clause de non-responsabilité sera établie entre les organisateurs et chacun des voyageurs afin de dégager les responsabilités de chacune des deux parties en cas de décès, accident ou autre incident de parcours, la responsabilité des organisateurs étant limitée au voyage (avion et train) proprement dit. Les organisateurs s’engagent à prendre une assurance rapatriement pour chaque voyageur comprise dans le prix du voyage aller et retour, cette assurance étant valable tout au long du séjour. Cependant il est fortement recommandé à chaque voyageur de contracter en plus une assurance de responsabilité civile et de rapatriement pour le séjour. Sur place des précautions seront prises pour s’assurer au plus vite de la présence d’un médecin en cas de problèmes. Il est recommandé lors de toutes visites (Anandwan, autres) de laisser ce qu’on appelle une dakshina, c’est-à-dire une aumône. Celle-ci est laissée à la discrétion de chacun. D’autre part toute consommation personnelle de thé, soda ou autre n’est pas comptée dans le prix du voyage. Chaque personne doit posséder un passeport et un visa. Les frais de ces derniers sont à sa charge. Le visa doit se faire directement en passant par le service de l’ambassade d’Inde VFS (Paris, Lyon ou Marseille) : http://www.amb-inde.fr http://www.vfs-in-fr.com n° indigo:0821 09 0009 (0,12 € ttc/mn). Itinéraire 22 et 23 janvier : Bombay. Rencontre avec Anand Gokani, arrière petit-fils du mahatma Gandhi. Visite du musée Gandhi. 24 janvier: Institut d’études gandhiennes de Wardha. Rencontre avec les étudiants. Visite de l’ashram de Gandhi à Sewagram et du Centre de Sciences des Villages. 25 janvier : Visite à la Communauté d’Anandwan à Warora, la léproserie fondée par Baba Amte. Rencontre avec Vikas Amte, l’un des fils du fondateur et actuel directeur. Visite des ateliers, rencontre avec les membres. 26 - 28 janvier : Orissa : visite du projet Surakshyia avec l’ONG Jana Sahajya, avec laquelle Shanti Orissa contribue à la construction d’un village pour la communauté de Sukunabhata. 29 - 30 janvier : Orissa : visite de la ville sacrée de Puri, promenade et baignades sur les plages du golfe du Bengale. Visite du temple solaire de Konark (XIII° s.). 31 janvier - 02 février : Calcutta : visite des temples de Ramakrishna et Vivekananda, de la maison de Rabindranath Tagore. 03 février – 09 février : Assam : participation à la conférence internationale pour la paix de Guwahati, à laquelle nous sommes invités par Rajagopal, président d’Ekta Parishad. Visite des environs et des communautés locales. 10 février : retour à Paris via Bombay Inscriptions avant le 20/11/2010 (nombre maximum de 12 personnes). Renseignements : Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33 Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39