notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto

Transcript

notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
Preghiera per la serenità
Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il
coraggio di cambiare le cose che posso la saggezza per capire la
differenza.
Dammi la forza di vivere ogni giorno, godendo ogni momento,
accettando la fatica come cammino verso la pace, prendendo questo
mondo così come è e non come io lo vorrei.
Dammi il coraggio di credere che ogni cosa sarà da Te resa giusta se
mi abbandonerò alla Tua volontà, così che io possa vivere degnamente
questa vita.
Guido Farella
ARCA
notizie
N.3/2010
ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni
e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia.
Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Francesco Pavanello via Fiordalisi 12
34016 Trieste (e-mail: [email protected].)
Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://www.arca-di-lanzadelvasto.it
Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2010 è di 20 euro
(10 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale n.
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Questo numero è stato consegnato per la stampa il
Vita dell’Arca
Ci rendiamo corresponsabili della vita delle nostre Fraternità, del
nostro gruppo locale o regionale e dell’Arca tutta mediante l’aiuto
reciproco, la condivisione, la convivialità, la partecipazione agli
incontri, alle feste e alle azioni nonviolente.
Dalla carta della comunità italiana
anno XXV NUMERO 3 ottobre/dicembre 2010
Quadrimestrale della Comunità dell'Arca in Italia
SOMMARIO
Indice
2
Presentazione del numero
pag. 3
Approfondimenti
Come Lanza del Vasto è avvicinato alla nonviolenza
pag 4
Tonino Drago
Appunti per la pratica dello yoga
Guido Farella
pag. 15
Arca in Italia
La san Giovanni all’eremo di S. Ilarione
Diario di Beppe Marasso
pag.18
Dire a Locri “Dio ti ama”
Renata Longo
pag. 21
Attività estive
Laura Lanza
pag. 23
Campo Estivo
Marina Ciulla
pag. 26
Dalila
pag. 27
Festa di san Giovanni a Pisa
Tonino e Vanna Drago
pag. 30
Incontro annuale dell’Arca
pag. 33
Arca nel mondo
Consiglio Internazionale a Tre Finestre
Laura Lanza
pag. 34
Verso un economia nonviolenta
pag. 37
Bernard Dangeard
Viaggio studio in india
pag. 40
Recensioni
Le rivoluzioni nonviolente nell’ultimo secolo
pag. 41
Alle porte dell’inferno
pag. 41
Rina Passera
Il pensiero di Lanza del Vasto
pag. 42
C
arissimi
L'estate che ci lasciamo alle spalle e' stata ricca di eventi e di incontri
per l'Arca italiana e questo numero di ArcaNotizie ne fa un racconto
a piu' voci sperando di riportare almeno un po' della freschezza, delle
scoperte e della gioia che abbiamo vissuto.
Il numero si apre con un saggio di Tonino sul percorso di
avvicinamento di Lanza del Vasto alla nonviolenza (che inizia grazie
al regalo di addio di una ex-innamorata ….). La sezione di
approfondimenti continua con l'ultimo contributo del ciclo dedicato
alla pratica dello yoga curato da Guido.
La sezione dedicata alla vita dell'Arca in Italia raccoglie racconti delle
feste di San Giovanni festeggiate in Calabria, a Pisa e a Casciago,
ciascuna festa con la propria ricchezza di incontri e di novita'. Il
campo estivo e' stato una gioiosa sorpresa con la presenza di tanti
giovani che hanno rallegrato la vita della grande casa di Tre Finestre,
leggete i loro racconti.
La fraternita' di Tre Finestre ha ospitato anche il consiglio
internazionale dell'Arca, arricchendo cosi' il campo estivo
dell'esperienza dei delegati internazionali e viceversa: Laura ce ne
scrive nella sezione dedicata all'Arca nel mondo.
Il numero si chiude con un articolo ripreso da Nouvelles de l'Arche sul
convegno svoltosi in India “verso un'economia nonviloneta?” e altre
notizie di attivita' internazionali che si preparano in India.
Un ampia sezione di recensioni completa il numero.
Il prossimo appuntamento e' a Casciago il 30 ottobre per l'incontro
nazionale.
La redazione
3
COME LANZA DEL VASTO SI E' AVVICINATO
ALLA NONVIOLENZA
Tonino Drago
APPROFONDIMENTI
1. Introduzione
4
Qui si vuole ricostruire il percorso che ha condotto LdV dalla
lettura del libro famoso di Rolland su Gandhi ad aderire alla concezione
nonviolenta. Gli elementi di sostegno non sono molti; e in una certa
misura debbono essere interpretati; perché all'inizio LdV, pur avendo
una grande ammirazione della persona di Gandhi, non ebbe un rapporto
facile con la nonviolenza.
In più la ricostruzione ha un problema di affidabilità storica dei
testi utilizzati; in particolare il suo diario, che è stato rivisto in tarda
età da LdV. Nella “Introduction au Viatique” egli ammette che “… tutta
la questione è là… se l'autore, dall'alto dei suoi lunghi anni di studi… non
li [i suoi primi pensieri] ha un po' rivisti, ritoccati, insomma, falsificati./
Certo mi è impossibile dimostrare il contrario. Non posso che avanzare
una osservazione: che ragione ci sarebbe per un tale artificio?” (V I p.
13.). Notiamo che la risposta è una assicurazione nella misura in cui il
lettore la vuole prendere come tale; non è impensabile che egli abbia
1
riformulato i suoi pensieri giovanili . Comunque sia, per questo studio il
suo diario resta il primo documento di riferimento, fino a prova
2
contraria .
2. L'avvicinamento di Lanza del Vasto a “Gandhi
grande anima”
Il mondo occidentale ha iniziato a conoscere Gandhi
3
soprattutto attraverso due libri di Romain Rolland : il libro più famoso
sulla figura storica di Gandhi, l'altro è un'ampia antologia di quanto
4
Gandhi aveva scritto di più significativo nel periodo 1919-1922 .
1 Lo fa pensare il fatto che il suo biografo dice che gli ultimi 70 pensieri di
PPRE sono stati aggiunti nel 1942 (AdM 190); LdV ha pubblicato il libro
scrivendo in chiusura una frase che certamente gli stava molto a cuore, anche
se non più rispondente alla realtà: “ … ultimato [nel] Natale 1937”.
2 Una ricostruzione simile è quella di F.C. Manara: “La giustizia della grazia e
la saggezza dell'amore”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): La filosofia di Lanza del
Vasto. Un ponte tra Occidente ed Oriente, Il grande Vetro/Jaca book, Milano
2009, 63-101, pp. 71-76. Manara usa gli stessi testi utilizzati nei paragrafi
seguenti; ma li vede secondo due motivazioni che LdV dichiara dopo essersi
avvicinato a Gandhi; qui si mettono in evidenza le motivazioni dichiarate da LdV
nel corso degli anni del suo avvicinamento.
3 R. Rolland: Mahatma Gandhi, Delamain, Paris 1924; Jeune Inde, Stock, Paris,
1924.
4 Sono 91 scritti brevi, riguardanti il lavoro politico di Gandhi in India nei primi
tempi. Allora egli aveva stretto l'alleanza col Partito del Congresso e aveva già
lanciato le prime grandi azioni di disobbedienza civile che lo avevano reso
famoso nel mondo. Poco dopo è uscito un altro libro famoso in Europa : R.
Fuelop-Miller : Gandhi. Storia di un uomo e di una lotta, (1928), Bompiani,
Milano 1930, che presenta Gandhi sotto una luce simile, e che LdV può aver
letto
APPROFONDIMENTI
Il famoso storico, premio Nobel, Romain Rolland introduce il secondo libro in
maniera appassionata (pp. V-XXI)); alla fine dà una valutazione che allora molti
avranno considerato esagerata. Prima assimila i gandhiani indiani ai primi cristiani
perseguitati sotto l'impero romano; poi chiude scrivendo:
Storico di mestiere, abituato a veder passare il flusso e il riflusso delle
grandi maree dello Spirito, io descrivo questa marea che si alza dal fondo
dell'Oriente. Essa non terminerà che dopo aver ricoperto le rive dell'Europa.
Lanza del Vasto (LdV) ha conosciuto Gandhi attraverso almeno il primo libro di
Rolland. Nel 1925 scrive:
Ella [la donna di cui è innamorato, ma che lo lascia] mi ha infilato in tasca il
piccolo libro al momento della partenza: <<Ho pensato che questo potrebbe
interessare un uomo come voi, che siete un tipo così al di fuori della norma.>> /
5
Mahatma Gandhi di Romain Rolland .
LdV aggiunge una considerazione sulla sordità della Chiesa alla politica
spirituale.
6
Quasi alla fine della sua vita dirà :
Naturalmente [i libri di Romain Rolland] mi avevano toccato, ma da lontano,
come quando leggete le storie dei Santi lontani nel tempo; lui [Gandhi] era
altrettanto lontano geograficamente. Era troppo bello per noi occidentali. Ho dunque
continuato i miei studi e i miei piaceri.
… ma anche i suoi esercizi, del tutto personali, di vita solitaria, di rinunce, di
impegni con se stesso, sia pure interrotti spesso e improvvisamente. Da qui inizia la
sua ammirazione per l'uomo che con le sue azioni straordinarie gli rappresentano
sempre più un ideale: un uomo capace di smuovere la società sulla base di quella vita
interiore che egli, pur immerso in incoerenze di tutti i tipi, conduce, a tratti, in
maniera anche ascetica (povertà, pellegrinaggio a piedi, esercizio su di sé, letture
filosofico-spirituali).
Perciò l'avvicinamento di LdV a Gandhi avviene molto lentamente. Passano
anni prima che nel suo diario ci sia una eco al libro di Rolland; è solo dal 1930 che
compare un pensiero collegabile ad esso; è una citazione di Gandhi senza commento:
“… il perdono come l'ornamento del soldato. Ma. . . . non [lo è] l'astenersi [dal
7
reagire]” (V II, 135-136, n. 4) .
8
Nel 1931 Gandhi venne in Italia per un breve tempo . Nei suoi scritti
dell'agosto 1931 appare una risonanza (della venuta di Gandhi in Italia? Del libro di
5 Lanza del Vasto: Le Viatique I, du Rocher, Monaco, 1991, p. 260, n. 29, mia traduzione (tr. It.
Quaderni del Viatico, p. 202). Su “Ella” vedi la nota 132 della edizione italiana e AdM 39.
6 Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, ott. 1987, in A. Drago (ed.): Lanza del Vasto. Una
risposta al XX secolo, Il Pozzo di Giacobbe, Palermo, 2010, 205-231, p. 207.
7 Ma sicuramente prima di quella data, dal 1926, la amicizia col pittore Costetti lo aveva
influenzato; questi è stato uno dei primi in Italia a scrivere su Gandhi. Su di lui vedasi M. Lanza:
“Arte visiva nlla prima metà del Novecento: espressionismo “spiritualista” di Giovanni Costetti”,
in Scritti vari su Lanza del Vasto, stampa domestica, Castelvetro di Modena, 2006; i suoi scritti
su Gandhi sono indicati nella p. 191 n. 395. Su come LdV lo ha conosciuto si veda V II 13ss..
8 G. Sofri: Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988; che include, come cap. III, lo scritto
“L'immagine di Gandhi in Italia”, già stampato in F. Traniello (ed.): Dai Quaccheri a Gandhi, Il
Mulino, Bologna, 1988, 289-321. In questo scritto sono importanti le note 1-3 e le pagg. 289-300,
che ricostruiscono la conoscenza di Gandhi in Italia in quel tempo (ma gli articoli di Costetti
sono ignorati). Al fine di ricostruire quanto LdV conosceva su Gandhi prima del suo viaggio in
India, occorrerebbe aggiungere una analoga ricostruzione della conoscenza su Gandhi sia in
Francia che in Germania, Paesi frequentati da LdV.
APPROFONDIMENTI
5
Rolland? Di ambedue? Di altri scritti?) che indica la nascita di una grande ammirazione
(V II 159, n. 48):
Mi è chiaro che nel mondo d'oggi non c'è che un solo uomo : GANDHI. Tutti gli
altri sono dei ciarlatani, me compreso.
9
Poco dopo decide di non mangiare più carne . Questa decisione da una parte
esprime una sua tendenza sin dall'infanzia (aveva orrore della uccisione di qualsiasi
essere vivente); dall'altra lo avvicina a Gandhi in una pratica quotidiana. All'inizio essa,
data la generale ignoranza del tempo su questo argomento, gli desterà non poche
preoccupazioni sulle conseguenze che essa potrebbe avere sul suo fisico (e anche sulla
sua… virilità). Ma ad essa resterà fedele per tutta la vita.
Questo punto mi sembra importante, perché indica una sua prima regola etica
su se stesso. Con essa, la distinzione tra il Bene e il Male si introduce nella sua vita non
attraverso grandi comandamenti e grandi rinunce, ma attraverso gesti piccoli ma pieni
di significato personale, ambientale e sociale, compiuti sull'esempio di un maestro
ammirato. Quindi, se anche il principio morale del vegetarianesimo è debole rispetto a
tanti altri, però porta LdV ad una osservanza, per la prima volta, regolare e molto
10
educativa .
Passa qualche altro anno. Nel 1934 scrive (V II 248, n. 14):
Dal 15 febbraio 1934 nuovo fervore di liberazione e di purezza. Progetto di
riprendere un pellegrinaggio a piedi fino alla Terrasanta, interrotto prematuramente a
Bari. Ma Perché cercare la tomba di Cristo, invece di rispondere alla voce di colui nel
quale egli rivive? Gandhi e l'India sono la salvezza del mondo. Non c'è altra via d'uscita
all'abominazione del secolo. . . .
Una sua lettera dello stesso anno all'amico Luc Dietrich (L 216; 25 febbraio
1934) dice: la “lettura del Gandhi di Rolland mi è stata di grande aiuto negli ultimi
tempi”. Finalmente la lettura di quel libro è avvenuta ed è stata molto efficace.
Di quel periodo è anche una riflessione sulla politica antimachiavellica di
Gandhi (V II 248-249, n. 15), secondo cui
… l'autorità comporta la rinuncia al possesso… [questa politica] contraddice
tutta la storia umana / Ma Gandhi ha mostrato questa nuova possibilità dell'Umano.
La Rivoluzione per mezzo della non cooperazione nonviolenta, quando vincesse, deve
portare a stabilire una nuova forma di Stato. E' possibile organizzare una autorità,
una economia, una giustizia, un ordinamento nonviolento? - Problema.
Qui lo vediamo affascinato dall'esempio dell'uomo politico Gandhi, che
propone rinnovamenti sociali e storici enormi. Sono quindi le sue azioni politiche e le
sue virtù morali che lo mettono profondamente in questione.
Arrivato a trentacinque anni, LdV sapeva di subire il giudizio di non avere né
arte né parte; anche a giudizio della madre “non ha fatto altro che bighellonare”; in
11
definitiva era “un vagabondo” . E' attratto da Gandhi, ma l'insegnamento di Gandhi
9 In “Valeur des Voeux”, Nouvelles de l'Arche, n. 10 (1953) 145-158, p. 154 dice che è da
vent'anni che ha compiuto questa scelta. Vewdasi anche AAVV p. 160. D. Vigne: La Relation
Infinie,La Philosophie de Lanza del Vasto, vol. I, du Cerf, Paris, 2008, 273-291 ricostruisce la sua
vita affettiva sulla base dei quaderni inediti; egli dà la data del 1932 come l'inizio di un
cambiamento di vita rispetto ad un periodo giovanile molto passionale; questo periodo
terminerebbe il 1937 con l'arrivo di LdV in India.
10 Mi sembra che qui inizi in LdV quella antropologia trinitaria che F. Vermorel: “La Trinità in
Lanza del Vasto. La storia dei suoi esperimenti con la verità”, in A. Drago e P. Trianni (edd.): La
filosofia di Lanza del Vasto, op. cit., pp. 103-115 vede in LdV.
6
APPROFONDIMENTI
non gli è affatto congeniale (V II 275, n. 85; gennaio 1935?):
“Il gandhismo non è un principio politico. Un sistema di governo, di autorità e
di giustizia non si può fondare su di esso. E' una morale [solo] per l'individuo. La
salvaguardia della libertà morale, e della sovranità dello spirito, la sola.“
Si noti che neanche ora egli ha nominato la parola chiave dell'insegnamento di
Gandhi: nonviolenza; le ha preferito “gandhismo”; e lo caratterizza come innovazione
non per la politica nella società, ma per il solo ambito etico personale. Cosicché ha
dato una risposta negativa ai problemi che aveva posto nella penultima citazione del
1934. (Eppure poi quando fonderà la Comunità dell'Arca, egli presenterà la sua novità
come proprio “la” soluzione a tutte quelle domande).
Nel 1936 scrive una riflessione perplessa perché anche a livello personale il
“gandhismo” non gli è facile (V II 277, n. 93):
Passato la fine dell'anno scorso e l'inizio di questo a meditare il principio di
Gandhi: se ti schiaffeggiano la guancia destra, porgi la sinistra- / Sia. Ma. . . . [e qui
una serie di domande senza risposta. Solo alla fine arriva una risposta a tutte:] No; né
disertori, né anarchici, né ribelli, bisogna diventare dei resistenti. Versailles 1°
febbraio 1936.
Qui curiosamente chiama “principio di Gandhi” quello che è di Cristo; e non lo
accetta. La parola “resistenti” in Europa era associata alla resistenza alla guerra.
Comunque è evidente che è affascinato dall'esempio di quest'uomo. E' in quel
12
tempo che scrive la poesia “Gandhi, grande anima” segnata con la data 1936 . L'inizio
è indicativo del giudizio profondo che egli vuole esprimere:
Quanto abbiamo dovuto aspettarti e da dove / vieni, primo nato del Cristo vergogna a noi / Oh vergogna per la Cristianità, vergogna a Roma - / Primo cristiano
tra i condottieri d'uomini / Gandhi l'indù.
Si noti che è di questo tempo anche la poesia autoritratto “Chrysogone”, che,
13
all'opposto, esprime una immagine impietosa di sé stesso .
Ma notiamo che la poesia che caratterizza l'insegnamento di Gandhi (è troppo
lunga per riportarla) non dà un quadro sistematico della nonviolenza: è solo una sua
prima riflessione sul Gandhi storico, richiamato attraverso una serie di fatti sociali che
lo caratterizzano; tra i quali il fatto dominante è l'essere vincitore alla maniera
contraria a quella occidentale, anche se l'idea finale è quella di “Gandhi grande
anima”. La spiritualità e la politica di Gandhi sono esaltate, ma non se ne descrive il
collegamento.
In quel tempo c'era la guerra in Abissinia (l'odierna Etiopia; dove gli italiani,
11 AAVV 15 e 11. In questo libro il racconto del primo capitolo “Le sorgenti. Il pellegrinaggio
alle sorgenti e le sorgenti dell'ordine” è una ricostruzione completata nel 1978, cioè circa
quarant'anni dopo gli eventi. Quindi anche questa fonte dà un problema di affidabilità storica.
Anche supponendo che LdV abbia voluto essere fedele alla storia (e per conoscenza personale,
so che la memoria di LdV aveva qualcosa di prodigioso), però umanamente sono sempre possibili
suoi errori, travisamenti, sfalsamenti. Ma non abbiamo altre fonti di confronto, salvo un'altra
memorialistica (sorretta sempre dai ricordi di LdV), quella di AdM. Quindi occorre attribuire il
beneficio d'inventario a tutte le citazioni tratte da questo libro.
12 Nella lettera del 10 sett. 1936 dice che da più “di un anno la andavo rimuginando e la poesia
mi è venuta fatta d'un tratto una mattina che ….” passeggiando per strada [a Siena] si è visto
circondato da manifesti e scritte della propaganda fascista, inneggianti al militarismo e alla
guerra (L 354-5). Qui mi riferisco alla versione originale della poesia inviata all'amico Luc
Dietrich; una versione abbreviata e corretta (probabilmente per non irritare i cristiani con
espressioni come quella qui sopra riportata) è in Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, Denoël,
Paris, 1993, pp. 95-97.
13 Lanza del Vasto: Le Chiffre des Choses, op. cit., pp. 105-107.
APPROFONDIMENTI
7
non riuscendo a piegare la resistenza della popolazione, barbaramente usarono i gas
asfissianti). Allora LdV matura altre due convinzioni, ora sociali e molto forti. La
precedente decisione di non contribuire ad uccidere animali (vegetarianesimo) ora si
amplia al principio, ben più forte, di non uccidere nella società, quindi. All'amico Luc
Dietrich egli scrive che giudica “questa guerra vile ed iniqua e, se Dio me ne darà il
coraggio, intendo praticare la disobbedienza civile, che ritengo rigorosamente
doverosa.” (L 309 e AdM 104). Ne è tanto convinto che quell'anno scrive alla madre:
“Quanto all'argomento sul quale mi inviti a riflettere, ti dirò che… lo proclamerei
14
anche con la corda al collo o davanti al plotone di esecuzione” (L 336) . Ora LdV si è
radicato nell'insegnamento sociale di Gandhi a nella piccola tradizione antimilitarista
europea.
A questa decisione egli aggiunge quella contro il Fascismo (al quale invece
quasi tutti gli artisti toscani del suo gruppo, denominato “Arco”, si erano adeguati
15
lasciando soli lui e il suo amico Costetti) .
Questa sua maggiore coscienza sociale gli fa sentire il suo tempo gravido di
ancor più grandi tempeste. Per cui, sempre nel 1936, prende una decisione
totalizzante; essa viene esposta con parole secche e dure verso l'ambiente sociale da
lui sperimentato: “….. voglio andare in India. . . . per espiare l'Europa” (V II 285, n.
16).
In conclusione, le citazioni precedenti su Gandhi indicano che due aspetti di
Gandhi lo impressionano e lo affascinano (come si vede anche dalla poesia su Gandhi):
da una parte, la sua forza morale, che glielo fa avvicinare a Cristo; dall'altra, la sua
capacità di ribaltare le leggi del mondo (occidentale), cioè la epica di Gandhi. Ma, si
16
noti, questo non significa l'accettazione del suo insegnamento principale .
3. L'incontro con Gandhi e con la nonviolenza applicata alla vita di
villaggio
E' da notare che LdV, avendo una sua scelta religiosa già definita, va in India
non per cambiare la sua fede; che è e resterà il Cristianesimo cattolico; che gli basta e
che al momento sopravanza di molto la sua capacità di adeguarsi ai suoi insegnamenti.
17
Comunque la sua fede rimane costante in tutto il pellegrinaggio (Pagni 52) :
14
La decisione è ricordata in AAVV 12-13, con due motivazioni: la sua “ripugnanza ad
uccidere dei negri” e il suo sentirsi profondamente internazionale; per di più, riteneva che le
spiegazioni usualmente date alle cause delle guerre erano puerili. Le motivazioni sono espresse
in Pagni 50 e in Lanza del Vasto: “Scienza e nonviolenza”, op. cit., p. 208.
15 Apparentemente queste convinzioni all'inizio non erano state razionalizzate (vedasi la
riflessione V II 284 n. 11); lo sono state successivamente anche attraverso le varie riflessioni che
si susseguono nel suo diario.
16
D'altronde, anche l'entusiasta Rolland non accettava la critica radicale di Gandhi al
macchinismo occidentale. Scriveva: il pensiero di Gandhi “… nega il Progresso, ed a momenti la
scienza d'Europa. Sicché questa fede medioevale minaccia di urtare e d'infrangersi contro
l'istinto diciamo così dello spirito umano.” (R. Rolland: Mahatma Gandhi, op. cit., p. 43-44).
Invece LdV, sin dal tempo di PS (e ancor più poi in QF) condivide le critiche di Gandhi alle
macchine; andrà anche più in là di Gandhi, arrivando a criticare a fondo anche la scienza
moderna.
17 Questo testo è una fonte importante perché LdV parla ad un rappresentante di un
movimento cattolico, Comunione e Liberazione, che negli anni '70 lo ha chiamato più volte in
Italia per animare i suoi gruppi; con lui LdV ha occasione di esprimere il suo cattolicesimo più
che con altri.
8
APPROFONDIMENTI
… io ho avuto la mia fortuna di andare in India a trentacinque anni e già
convertito alla mia propria religione; dunque da cristiano, con la croce sul petto e
senza dissimulare il fatto. In quanto tale fui ricevuto non solo da Gandhi ma anche
dagli altri di religioni diverse.
Allora alla partenza egli ha la sua fede nel Cristianesimo; la scelta
vegetariana; la scelta antibellica; ma che cosa spinge LdV all'incontro con Gandhi?
Certamente non la sua esperienza poetica e il suo sistema intellettuale (già formato);
piuttosto, la chiara percezione sia del suo male personale (si ricordi la poesia
“Chrysogone”) sia del Male nei rapporti interpersonali (il suo libro Giuda, anche se
pubblicato più tardi, nel 1938). Nel 1937, quando ormai è partito per l'India (V II 303304, n. 49; primi mesi del 1937), sulla nave scrive:
Pellegrino sì, ma non andrò a Gerusalemme. Là non c'è che deserto. . . Vado a
Wardha da Gandhi. . . . Colui che seguirò assomiglia in tutto al mio Signore. . . . E'
venuto per servire come il mio Signore. Gli sono grato di non essersi servito del nome
del mio Signore, per regnare sugli uomini”.
Ma soprattutto lo spinge l'angoscia per un grande male sociale (la guerra
mondiale incombente); che era diventato un problema assillante, sia al suo animo
18
contrario a tutte le guerre, sia al suo sistema teorico . Sempre durante il viaggio
scrive (V II 305, n. 53): “Il dovere del saggio non è di cercare il proprio riposo, ma di
19
combattere per la pace” .
Quindi vuole trovare le risposte sia ai suoi problemi più profondi di vita
personale, sia ai problemi universali: perché le guerre nella storia umana? Come la
società può evitare le guerre o combatterle? (AAVV 11-13).
Ma la parola orientale “nonviolenza” non l'attira; su di essa ha forti
perplessità, se non contrarietà (vedi la seconda citazione del 1936); delle quali è una
ulteriore testimonianza il suo libro di massime PPRE, iniziato nel 1935 e “completato
la notte di Natale 1937 sull'Himalaya” (in realtà l'ultima parte è del 1942); nel libro
non ci sono accenni alla nonviolenza e tanto meno a Gandhi; quella “carità”, che egli
poi identificherà con la nonviolenza di Gandhi. è menzionata fuggevolmente in un solo
pensiero (PPRE 144).
Nei suoi ricordi LdV lo conferma con nettezza (Pagni 51): la nonviolenza
... era molto contraria al mio carattere (come del resto credo sia contraria al
carattere di tutti)… Nessuno è non-violento per natura: siamo violenti e non proviamo
vergogna a dirlo, anzi lo diciamo con un certo orgoglio. Ma ciò che non diciamo è che
la vigliaccheria e la violenza fanno la forza delle nazioni e degli eserciti; e la nonviolenza consiste nel superare queste due grandi motivazioni della storia umana.
Se esaminiamo il suo diario per trovare dei temi che siano almeno vicini alla
nonviolenza, notiamo che nel 1936 scrive frasi che cercano l'equivalente morale e
sociale della guerra (V II 268-269 n. 70); poi inizia un pensiero negativo sulla nazione in
guerra (V II 282-283 n. 6 e 284 n 11) e poi altri pensieri contro le guerre (V II 302-302
n. 47 e 303 n. 48). Quando è da Gandhi i suoi pensieri sono ancora quelli di un
contrario alle guerre (V II 308-311 n. 66) e contro le violenze (ibidem, 323, n. 1 sett.
18 D'altronde nessun filosofo dà spiegazione del perché le guerre nella storia dell'umanità.
Inoltre si ricordi che nel 1933 LdV aveva lasciato di rivedere la sua tesi del 1928 perché si era
reso conto che tutta la sua filosofia “non dava conto dell'esistenza di una mosca”. In TS 170 dice
che nella sua “giovinezza ho preferito prendere la strada, volendo interrogare il mondo negli
occhi.”
19 Mi sembra che il suo biografo colga molto bene, con una pagina mezza, il passaggio
spirituale che LdV ha in India (AdM VI, par. 1, 118-119).
APPROFONDIMENTI
9
1937).
D'altronde lui stesso lo dichiara a posteriori (AAVV 11): quando è andato in
India era motivato soprattutto dalla sua forte contrarietà alle guerre: lo scopo era
chiedere a Gandhi una risposta alla incombente seconda guerra mondiale. Si
immaginava che la risposta (AAVV 13-14) doveva riguardare “una dottrina della pace
giusta” e infine “un metodo per risolvere i conflitti umani”; come si vede, queste idee
sono del tutto generali rispetto alla nonviolenza.
Che cosa dice di aver trovato?
Il mio viaggio in India e il mio incontro con Gandhi mi avevano dato le
risposte ai problemi che mi assillavano da tempo: il perché della guerra, come si
potrebbe evitare… Ma in quell'uomo trovai molto di più! In lui vi era qualcosa che
mancava in me come ai miei ed era la coerenza, l'unità di vita. Ecco, dissi, un uomo
che pensa, che sente, che prega e tutto ciò indirizzato verso lo stesso senso: dal
lavoro per il pane quotidiano sino alla preghiera. Ecco una vita. Gandhi era infatti
molto di più che un capo di partito di liberazione, perché aveva un concetto ben
chiaro di come si deve vivere affinché la guerra non ci sia, per eliminare la miseria e
la servitù. E questo io l'ho riportato a casa. Il vero problema fu per noi mettere su
una vita non-violenta, con tutti i problemi che la vita stessa comporta: l'economia
non-violenta, l'educazione non-violenta, la giustizia non-violenta, la difesa nonviolenta e così via. (Pagni 55-56)
Infatti al suo ritorno il suo vero problema fu, come lui dice sopra, capire ed
applicare il suo insegnamento. La vita da nonviolento nel villaggio di Gandhi non lo
aveva entusiasmato; di fatto ci restò pochi mesi; certo, ciò avvenne perché, contro le
sue intenzioni di restare là come discepolo, si sentì chiamato da una voce “imperiosa”
20
a tornare in Europa . Ma la lettera decisiva, che LdV ha inviato a Gandhi per
21
comunicargli i voti per la vita compiuti sull'Himalaya e il suo progetto , confessa che
(V 308):
Non ero adatto al lavoro di villaggio in India. Quando un uomo, nato ambizioso
e combattivo, si converte fino a diventare un servitore di pace, non può contentarsi di
un destino troppo pacifico di pace e di un servizio senza alcun rischio.
Inoltre si nota una sua distanza dal concetto di nonviolenza anche quando gli
comunica la sua decisione già presa (senza consultarsi con colui che aveva scelto come
suo maestro!): tornare in Occidente per fondare un Ordine di “combattenti per la
pace”, non “nonviolenti”; i quali professino i voti “di povertà, castità, lavoro,
obbedienza e perpetuo rifiuto di ogni riposo.” (V II 308-311 n. 66; anche AdM 130-131)
La parola “nonviolenza” non compare né in questi voti né in tutta la lettera.
D'altronde le parole propositive sono solo: la pace e il sacrificio; e questo brano
esprime un concetto solo vicino alla nonviolenza: “resistenza alla violenza”:
Essi insegneranno la pace: che non è il riposo, ma la spada come ha detto
Gesù… Che non appartiene ai molli, ma ai resistenti alla violenza interna ed esterna.
Che gli uomini che finora hanno acconsentito per la guerra a così pesanti sacrifici
devono essere pronti ormai a non rischiare di meno per la conquista della pace. / La
nostra prima battaglia e vittoria - sarà il rifiuto del servizio militare in tutti i paesi e
contemporaneamente. . .
Anche dopo la sua chiamata a tornare, scrive pensieri solo contro la guerra (V
II 312-313 n. 71; ma anche un pensiero sul “rispetto per i nemici”; V II 313 n. 72).
20 Questa è la versione in AAVV 16-17. Confermata da AdM 128-129. Prima in PS 216-217 aveva
dato una versione poetica da viaggiatore laico, un po' criptica.
21 Si noti che questa lettera è stata esclusa da PS, ma pubblicata solo nel 1976, in V II 308-311.
10
APPROFONDIMENTI
D'altronde egli confessa di non aver capito, nella sua esperienza di contatto diretto,
perché Gandhi non avesse la sua stessa motivazione antibellica; anzi dice che questo
fatto “mi turbò” (AAVV 19).
E anche quando, nel 1978, ricorderà tutto quello che, quando è stato da
Gandhi, ha trovato in lui, egli include nell'elenco la nonviolenza, ma definita in
maniera idealistica: “la nonviolenza o rigetto di tutto quello che turba l'ordine
dell'universo” (AAVV 15). Per cui, in questo libro di ricordi egli continua dicendo che il
suo Ordine doveva avere per scopo soprattutto la sua motivazione antibellica: la lotta
alla guerra: “Per far guerra alla guerra, si solleva un'armata di pace. L'armata di pace
è simile a tutte le altre e tutto il contrario.” Il “contrario” è che i suoi partecipanti
sono liberi come i cavalieri erranti della leggenda, e prima o poi destinati a urtarsi
con il potere che si arroga il diritto all'omicidio. / Sono votati alla difesa della
giustizia e della vita e non usano altre armi che le armi della giustizia, la parola della
verità, la testimonianza e il dono di sé. / La loro preparazione militare si fa nel
campo del cuore dell'uomo, le grandi manovre nella lotta contro se stessi e nella
conversione. (AAVV 17).
Quindi è sempre l'immaginario dell'antibellico e dell'antipotere sociale che
domina la mente di LdV; anche se poi quando enumera i voti, finalmente dice la parola
“nonviolenza”; ma legandola ad un voto di sua invenzione, che sicuramente è poco
22
compatibile con essa: “…di perpetua instabilità.” (AAVV 18) .
Comunque ora il suo impegno sociale era associato non più a dei rifiuti, ma a
una proposta positiva per fondare una nuova maniera di associarsi. Il passaggio al
positivo gli fa apparire tutta una nuova scala di valori. Ora LdV ha una sua concezione
della risposta da dare alla società del suo tempo; la risposta è connessa alla
nonviolenza di Gandhi, ma ne è autonoma, perché ha l'ambizione di opporsi
direttamente al massimo Male del tempo: le guerre.
Appare del tutto saggio che Gandhi, di fronte a LdV che gli espone il progetto
di tornare in Occidente a fare ciò, gli chieda di restare altri cinque anni con lui. Dopo,
LdV stesso si renderà ampiamente conto della saggezza di questo consiglio, dandosi del
“pazzo” per non averlo seguito. (AAVV 19)
In definitiva, che cosa ha ricavato LdV dal viaggio in India? La conoscenza
profonda di un altro continente, di un'altra civiltà, di un'altra religione, di un'altra
filosofia, di un'altra pratica di vita (vedasi ad es. Pagni 52-53), l'esempio di vita di
Gandhi (unità di idee e di pratica di vita), la conversione completa (anche “dalla testa
in giù”), la risposta alle sue domande sulla guerra e la risposta sul tipo di società che
sa evitarle, la missione di fondare un Ordine decisivo per la società occidentale, il
progetto entusiasmante di un impegno a vita contro la guerra.
Ma non ha ancora maturato la nonviolenza, né quella teorica, né quella
pratica. Gandhi non era riuscito, in tre mesi di convivenza, a passargli la concezione
nonviolenta della vita. Si può pensare che gli diede il nome di Shantidas (servitore di
pace) proprio come invito a diventare meno ambizioso e a considerarsi meno superiore
sugli altri anche su questo tema. LdV stesso si dichiara ambizioso davanti nella sua
lettera a Gandhi: “Non dovete ridere, caro Bapuj, della mia ambizione, se essa suona
e sembra smisurata.” (VII 310); e la seconda volta che torna a Seagon ha una specie di
confessione della propria ambizione (PS 229-230, n. 47): “… mi hanno spesso
rimproverato il mio orgoglio, che è un miserabile e volgarissimo difetto”.
Nell'incontro, Gandhi centra questo difetto di LdV: “Sei chiamato? / O sei tu che ti
Qui dice che L'Ordine si chiamerà “dei Gandhiani d'Occidente”, ma qui il “Gandhiani” può essere
inteso in molti modi: il suo e quello di Gandhi
APPROFONDIMENTI
11
chiami?…” (PS 232); ed è chiaro che per Gandhi la seconda alternativa, ben staccata
dalla prima, è la più appariscente. Nell'addio, Gandhi gli insinua ancora il dubbio: ora
.. vedrai se la nonviolenza in te è abbastanza forte per imporsi da sé a quelli
che ti circondano.
Probabilmente a Gandhi appariva che ancora LdV non aveva assunto la
nonviolenza. Tanto che Gandhi gli chiede di scrivergli molto, evidentemente per
poterlo indirizzare anche se a distanza; LdV gli tocca i piedi e non gli risponde (PS
259). Il loro dialogo non esprime una intesa piena. Lui poi, contro ogni regola di buon
23
rapporto umano, oltre che di rapporto tra maestro e discepolo, non gli scriverà più .
Né nelle sue interviste pubblicate in libri, dettaglierà che rapporto di discepolato ha
avuto con Gandhi.
4. La sofferta nascita della nonviolenza in Lanza del Vasto
Egli stesso dichiara che al ritorno in Europa (1938) il messaggio che voleva
portare all'Europa era la sua nuova visione “della guerra e delle sue cause” (AAVV 20),
non della nonviolenza di Gandhi. Ma esso trova “un muro molle” che lo spossa.
Allora decide: “Ecco tacerò finché qualcuno venga a me… / E tacqui cinque
anni.” (AAVV 21)
Dopo mesi dall'allontanamento da Gandhi, si accorge che il suo progetto aveva
dimenticato aspetti caratteristici della vita di Gandhi e del suo insegnamento della
nonviolenza sociale: la riconciliazione religiosa, l'arcolaio e la ricerca
dell'autosufficienza personale (AAVV 22). Poi scopre anche la necessità di includere le
donne (AAVV 22-24). Queste dimenticanze indicano che ancora LdV non aveva capito
appieno la nonviolenza di Gandhi. Il suo biografo nota che nel 1939 egli aveva molto
cammino da fare per essere nonviolento anche personalmente (AdM 159).
Per recuperare il meglio del suo passato (pellegrinaggio interrotto a Bari) e
per fedeltà alla sua fede in Cristo, decide di realizzare il vecchio progetto di compiere
un pellegrinaggio in Terra Santa, passando per il Monte Athos. A questo costo scopre
che dovrebbe includere, a incominciare da se stesso, il lavoro per la sopravvivenza
sociale; e finalmente scopre che perciò delle guerre “Bisogna attaccare la causa non lo
23
Almeno a mia conoscenza. A questo proposito, si può sottolineare quanto il suo biografo
mette in luce molto bene nella sua giovinezza: la poesia (inedita) “Paroles sur la Montagne”
(AdM 33-34) è stata scritta poco dopo che egli aveva scritto ad una sua amica d'infanzia: “… mi
sono RICONCILIATO CON DIO.” Di fatto quella poesia ha una luce luciferina, di rapporto da pari a
pari con Dio, al quale l'autore oppone la sua autosufficienza e la sua progettualità autonoma. Un
rapporto simile può essere visto anche con Gandhi, colui che, unico, gli ha fatto da maestro
totale: attrazione e nello stesso tempo ambizione di indipendenza e autonomia. Nel necrologio
del 1948 (PE 69-72, p. 71) dice di Gandhi: “Ci lasciava sempre liberi di scegliere la nostra via,
ma se avevamo scelto quella di obbedirgli, i suoi ordini non tardavano a discendere su di noi,
brevi, netti, irresistibili: “Fa questo, e poi ancora questo, e poi quello, va.”” Forse c'è uno
spunto rivelatore in PS 249; qui egli dubita della sua missione e tende a dare ragione a Gandhi
che ne dubitava. Ma conclude: “A me e alla mia libertà basta sedere sui garretti…” davanti ad un
bel paesaggio illuminato dalla luna. I “garretti” (che l'avevano portato in cima alla montagna)
sono l'elemento che, nella poesia suddetta gli dava la soddisfazione di sfidare Dio da pari a pari.
Da un punto di vista psicanalitico, tutto ciò manifesta un rapporto difficile di LdV con il padre,
che abbandonò la famiglia quando LdV aveva nove anni e che comunque non aveva avuto un
atteggiamento paterno in senso forte (mentre invece la madre era stata tale che quando LdV la
definisce con “Il ritratto di mia madre” dice: “Volto che è come una spada che un cavaliere issa
a mo' di crocefisso e bacia sul punto di morire.” V I n. 8, 68; tr. it. 55-56; vedasi anche la nota,
12
APPROFONDIMENTI
strumento [le armi] né l'effetto [lo scontro]” (AAVV 24)24.
Ciò gli fa cambiare il punto di vista, prima così sicuro.
“Tornai dal mio pellegrinaggio [per lo più a piedi nel Mediterraneo]
sbarazzato dai miei errori e dai miei sogni, voglio dire totalmente disarmato,
demolito, disorientato, senza sapere né che pensare né che fare./ E venti giorni dopo
25
scoppiò la guerra.”
Di fronte alla quale non sa che fare. Quello che ha vissuto in India sembra
finito, concluso. Le due precedenti parole, “errori” e “sogni”, e la depressione
profonda nella quale egli cade al suo ritorno, giustificano ampiamente la precedente
interpretazione dei suoi testi; lì LdV ha espresso, come suo solito, eufemisticamente o
spiritosamente alcune questioni decisive; noi per accorgerci del fondo delle cose dette
da lui, dovevamo fare molta attenzione. Lo suggerisce pure il suo biografo, che
scrivendo a contatto con LdV, sottolinea la sua maniera di presentare le sue cose con
una “maschera d'oro” (AdM 173, 3° capoverso).
Se cerchiamo nel suo diario altri pensieri che si possono riferire con una
minima precisione alla nonviolenza ne troviamo uno del 1940; è una allusione alla
nonviolenza, attraverso il confronto di animali intesi come simboli: leone,… aquila;
fino all'agnello, “che divorerà [tutti gli altri] e condurrà il gregge nei pascoli celesti”
(339-340 n. 36).
Finalmente poco dopo c'è la parola “nonviolenza”, addirittura con una
sequenza di otto pensieri (V II 346-348 nn. 45-52); il primo è sulla concatenazione delle
violenze, che solo “un atto libero [la nonviolenza ]…può rompere”. Il pensiero
seguente (n. 50) esprime per la prima volta la idea della nonviolenza, che viene
dichiarata esplicitamente ed in senso pieno.
Il nonviolento rispetta la legge temporale [del suo tempo, anche quando la
infrange], offrendosi a subirne le pene, [anzi] esigendo che esse gli siano applicate con
tutto il loro rigore; e afferma la Giustizia Eterna e anzi la genera nella sofferenza.
Ora finalmente LdV è entrato almeno con la mente, cioè con i suoi pensieri,
nell'insegnamento centrale di Gandhi. A giudicare da questa citazione, questo lungo
cammino è servito a farlo arrivare in un senso nuovo, del tutto suo.
SIGLE
DELLE OPERE DI
LANZA
DEL
VASTO:
L: Lettere giovanili (1923-1936), Plus, Pisa, 2006.
PPRE: Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino, 1972
del nipote Manfredi Lanza, n. 105; e vedasi anche la dichiarazione di LdV di aver avuto un suo
rapporto difficile pure con essa; V II 354). Tutta la prima parte della vita di LdV appare come
una faticosissima costruzione interiore di una immagine paterna, o, altrimenti detto, di un
Super-Io. E alla moret di Gandhi egli dice “Ho perso un padre”, non un maestro di vita.
24
Parlando in generale a Vinoba egli sostiene che per essere pacifisti basta respingere
l'effetto, ma per essere nonviolenti occorre rinunciare alle cause della guerra. (Vinoba 145) E'
evidente che aver compreso questa differenza segna un salto nella esperienza di LdV e anche
nella sua progettualità dell'Ordine. Di fatto nel 1960 scrive “La Guerre Sainte” (PE 49-55) che è
manifestamente il ripensamento del suo progetto iniziale di Ordine dedito alla guerra contro la
guerra; ora ripensandola come Guerra Santa e quindi trasfigurata dalla conoscenza profonda
della nonviolenza.
25 AAVV 24. Vedi anche Pagni 54: “,… soprattutto… io stesso avevo le idee molto chiare, ma
false sul modo di realizzare ciò che mi era stato ordinato.”
APPROFONDIMENTI
13
PS: Pellegrinaggio alle Sorgenti (orig. 1943), Il Saggiatore, Milano, 2005
CE: Commentaire de l'Evangile, Denoël, Paris, 1950
Vinobha: Vinoba, o il Nuovo Pellegrinaggio (orig. 1954), Jaca Book, Milano,
1980
QF: Les Quatre Fléaux, Denoël, Paris, 1959 (tr. it.: I Quattro Flagelli, SEI,
Torino, 1996)
IVI: Introduzione alla vita interiore (orig. 1962), Jaca book, Milano, 1979
TS: La Trinité Spirituelle, Denoël, Paris, 1971
MAV: La Montée des Ames Vivantes, Denoël, Paris, 1968
HLAS: L'Homme Libre et les Anes Sauvages, Denoël, Paris, 1969
CCENV: Che cosa è la Non violenza (orig. 1971), Jaca book, Milano 1978
PEFM: Per evitare la fine del mondo (orig. 1973), Jaca book, Milano, 1981
AAVV: L'Arca aveva una vigna per vela (orig. 1978), Jaca book, Milano, 1980,
V: Le Viatique, du Rocher, Monaco, 1991, due voll. (tr. it. di quasi tutto il 1°
vol., a cura di M. Lanza: Quaderni del Viatico, Lupo ed., Copertino LE, 2008)
QPP: Les Quatre Piliers de la Paix, du Rocher, Monaco, 1992
GR: Le Grand Rétour, Ed. du Rocher, Paris, 1993
AdM: A. de Mareuil: Lanza del Vasto. Sa vie, son oevre, son message, Dangles,
St. Jean-de-Braye, Paris, 1998.
Pagni: R. Pagni: Ultimi dialoghi con Lanza del Vasto, Ed. Paoline, Roma, 1981
APPUNTI PER LA PRATICA DELLO YOGA
A cura di Guido Farella
Si conclude con questo numero il contributo di Guido sullo yoga.
Tutto il materiale selezionato proviene dal libro 'Teoria e pratica dello Yoga' del
Maestro Iyengar.
DHARANA
Forgiato il corpo con la pratica delle asanas, purificata la mente dal fuoco di
pranayama e portati i sensi sotto controllo con pratyahara, il praticante
raggiunge il sesto stadio dello Yoga chiamato dharana, in cui la sua mente si
concentra su un solo argomento o un solo compito, dal quale è totalmente
assorbito. Per raggiungere questo stato di assoluta concentrazione, la mente
deve essere placata.
La mente è uno strumento che classifica, giudica e coordina le impressioni
del mondo esterno e quelle del nostro mondo interiore. La mente è il frutto
dei pensieri, difficili da reprimere perchè astuti e volubili. Ma un pensiero
ben custodito da una mente controllata porta felicità.
Per ottenere il migliore risultato da uno strumento, se ne deve conoscere il
funzionamento; la mente è lo strumento per pensare ed è quindi necessario
considerare la sua intima essenza.
Gli stati della mente
Gli stati della mente vengono divisi in cinque gruppi. Il primo di questi è lo
stato in cui le forze mentali sono disperse, essendo in disordine ed in stato di
trascuratezza. In questo caso la mente brama i beni materiali. Il secondo è lo
stato in cui la mente è agitata e distratta; si ha la capacità di godere dei
frutti dei propri sforzi, ma i desideri non sono ancora ordinati e sotto
controllo. Nel terzo stato la mente è folle, tarda e stupida; è confusa e non
sa cosa vuole. Il quarto stato della mente è quello in cui essa è del tutto
attenta e le facoltà mentali sono concentrate su un solo oggetto o dirette ad
un unico fine; colui che è in questo stato ha capacità intellettuali superiori e
sa perfettamente ciò che vuole, perciò usa tutti i suoi poteri per raggiungere
lo scopo prefisso.
Il volere spietatamente realizzare un proprio desiderio, senza riguardo per gli
altri, può però creare molta infelicità; succede spesso che i propri desideri,
una volta appagati, lasciano dietro di sè un sapore amaro. Quando una
persona diventa estremamente egoista, infatti, insorge un nuovo pericolo. I
sensi cominciano a vagare incontrollati, la mente ne segue l'azione, ma essi
possono offuscare il giudizio di un uomo e mandarlo alla deriva come una
nave sbattuta da un mare in tempesta. Una nave ha bisogno di zavorra per
mantenere un assetto regolare, ed al timoniere occorre una stella per
14
APPROFONDIMENTI
APPROFONDIMENTI
15
governarla. Colui che vive questo stato ha perciò bisogno dell'adorazione del
Signore e della concentrazione sulla divinità per mantenere il suo equilibrio
mentale e per poter procedere sempre nella direzione giusta; non conoscerà
la felicità fino a che scomparirà in lui la sensazione dell'io e del mio.
L'ultimo gruppo di stati mentali è quello in cui la mente, l'intelletto e l'io
sono sotto controllo e vengono offerti al servizio di Dio. In questo caso non vi
è sensazione dell'io e del mio. Come una lente diventa più luminosa quando
viene colpita da una gran quantità di luce, tanto da non essere più
distinguibile da essa, così anche colui che ha offerto al Signore la propria
mente, l'intelletto e l'io, diventa uno con Lui, poichè pensa soltanto a Lui, al
Creatore del pensiero.
Senza concentrazione non si può raggiungere la padronanza di alcuna cosa.
Senza concentrarsi sulla Divinità, che forma e controlla l'Universo, non si può
scoprire la divinità in se stessi o divenire un essere universale. Per
raggiungere questo grado di concentrazione, si consiglia lo studio del singolo
elemento che pervade tutto, l'Io più profondo di tutti gli esseri, che
trasforma la Sua unica forma in tante.
DHYANA
Come l'acqua assume la forma del recipiente che la contiene, la mente,
quando contempla un oggetto, si trasmuta nella forma di tale oggetto. La
mente che medita sulla divinità che adora e che tutto pervade viene
profondamente trasformata, da una lunga e continua devozione, nelle
sembianze di tale divinità. Quando si versa l'olio da un recipiente in un altro,
si può vederne il flusso fermo e costante; quando il flusso della
concentrazione è continuo, nasce lo stato dhyana (meditazione).
Come il filamento di una lampadina si accende e si illumina se percorso da
una corrente elettrica continua, la mente dello yogi sarà illuminata da
dhyana. Il suo corpo, il respiro, i sensi, la ragione e l'io sono tutti integrati
nell'oggetto della sua contemplazione - lo Spirito Universale. Rimane in uno
stato di coscienza che non ha definizione alcuna; nessun'altra sensazione è in
lui, eccettuato un senso di Suprema Beatitudine. Come in un lampo, lo yogi
vede la luce che splende al di là della terra e dei cieli, vede la luce che brilla
nel suo cuore, e diventa egli stesso fonte di luce per sè e per gli altri.
I segni del progresso sulla via dello Yoga sono salute, un senso di leggerezza
fisica, costanza, chiarezza di espressione, voce piacevole e libertà dalla
brama. Lo yogi acquista una mente equilibrata, serena e tranquilla; è il vero
simbolo dell'umiltà; dedica tutte le proprie azioni al Signore e, rifugiandosi in
Lui, si libera dalla schiavitù del karma (azione) diventando un'anima liberata.
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APPROFONDIMENTI
SAMADHI
Samadhi è il compimento della ricerca. Al culmine della sua meditazione, il
praticante passa nello stato di samadhi. Il suo corpo e i suoi sensi sono ora in
stato di riposo, come se egli fosse addormentato, ma le facoltà mentali e la
ragione sono vigili come se egli fosse sveglio. La persona in stato di samadhi
è completamente conscia e vigile. Il Signore Dio è tutta la creazione ed il
praticante è tranquillo, Lo adora come la sua origine, come la fonte del suo
respiro, come quello in cui si dissolverà.
L'anima nel cuore è più piccola del più piccolo seme, tuttavia più grande del
cielo nel quale sono contenute tutte le attività e i desideri umani. Il
compimento della pratica conduce a questa verità. Non rimane alcun senso
dell'io e del mio, poichè l'attività della mente, del corpo e dell'intelletto si è
fermata come in un grande sonno.
Raggiunto il vero Yoga, rimane soltanto l'intuizione della coscienza, della
verità e della gioia indescrivibile; vi è in questo una pace che supera ogni
conoscenza. La mente non può trovare le parole per descrivere questo stato
e la lingua non riesce a pronunziarle.
Paragonando l'esperienza di samadhi con altre esperienze, i saggi dicono:
“no, non è questa!”. È uno stato che può essere descritto soltanto da un
profondo silenzio. Lo yogi si è distaccato dal mondo materiale ed è assorbito
nell'Eterno; non vi è più dualità tra il conoscitore ed il conosciuto, poichè
essi sono uniti come la canfora e la fiamma.
APPROFONDIMENTI
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LA SAN GIOVANNI ALL’EREMO DI
S.ILARIONE
ARCA IN ITALIA
Diario di Beppe Marasso
18
Giovedì 1 luglio 2010
Il volo Torino Roma è stato puntuale ma quello successivo Roma
Lamezia Terme si è fatto aspettare(sembra per dissesti della rete
informatica dell'aeroporto). Sbarco in Calabria che è già sera.
C'è ad aspettarmi Laura con una macchina avuta in affitto. Presa
l'autostrada Salerno Reggio Calabria usciamo a Rosarno e di qui per la
strada che collega il Tirreno allo Jonio ci porta sull'altro mare calabro,
puntiamo a nord e nell'entroterra di Caulonia approdiamo all'Eremo di
Sant'Ilarione. È già notte da un pezzo ma troviamo ugualmente
l'accoglienza fraterna dell'eremita Frédéric Vermorel e di Dario,
giovane studente di musica, che conosce bene l'eremo e che vi
trascorrerà qualche giorno.
Venerdì' 2 luglio
La giornata, come sempre, inizia con la preghiera delle “Lodi” guidata
da Frédéric che sa anche cantare e suonare bene.
L'Eremo è posto su una piccola altura attorno a cui per larga parte
scorre un limpido torrente. Tutt'attorno montagne non altissime ma
assai scoscese dove la vegetazione arborea si alterna a fichi d'india
spontanei.
La preghiera si svolge nella chiesa che è il cuore dell'Eremo. L'aula
liturgica risente del lungo abbandono. Una parte del cannicciato della
volta è caduto, il grande quadro sopra l'altare, che rappresenta
Sant'Ilarione, è stato dipinto da un pittore che non aveva la mano di
Raffaello, alle pareti una lapide recita; “Ilarione ammirò il luogo aspro
e remoto cinto da ogni lato di alberi con limpide acque fluenti da un
giogo, e un piccolo orto e numerosi frutteti di cui mai, per suo cibo,
prese frutto” S. Girolamo, vita di Ilarione XXX!.4.
S. Girolamo sembra descrivere questo luogo in terra calabra! Non è
spiegato perché S. Ilarione non si servì dei frutti del frutteto.
Qui nell'Eremo a lui dedicato Frédéricsi serve dei frutti di peri,
albicocchi, pesche ecc. anche se sono ancora giovani e non molto
produttivi. Il mio lavoro del mattino consiste proprio nel diserbo
dell'orto e del piccolo appezzamento a fragole. Il terreno essendo
sostanzialmente fatto di sabbia e di sassi è estremamente permeabile,
magro e bisognoso di continui apporti d'acqua che viene condotta
attraverso tubi distribuenti goccia a goccia.
Pranzo con Frédéric, Laura Lanza , Dario e due giovani ragazzi di S.
Nicola (il borgo vicino all'eremo). Si chiamano Luca e Cristian.
Entrambi studenti, danno una mano nei molti lavori manuali necessari
nell'eremo. Il loro regno è un fornitissimo laboratorio dove “ogni cosa
ha il suo posto, ogni posto la sua cosa”. Nell'arduo lavoro pedagogico
che Frédéric svolge con i 2 giovanissimi sta anche nel rispetto rigoroso
dell'ordine del laboratorio.
Pomeriggio
Andato con Laura a Marina di Caulonia a
prendere Renata e Franz arrivati da
Trieste. Con i due giuliani, la nostra
coordinatrice bolognese e lo scrivente
piemontese si completa la magra
rappresentanza dell'Arca del nord.
Puntiamo molto sulla nutrita
rappresentanza siciliana che arriverà in
serata.
Vespro sull'ombroso sagrato della chiesa.
Prega con noi un numeroso gruppo scout
belga. Si usa indifferentemente la lingua
italiana e francese.
I ragazzi e le ragazze belghe sono
impegnati nella pulizia della fiumara nel
tratto che va dalla cascata, a monte
dell'Eremo, fino al ponte di S. Nicola.
Sabato 3 luglio
La mattina è dedicata alla condivisione.
Non siamo molti ed è possibile dirci ciò
che ci sta a cuore con serena ampiezza.
Deve ancora parlare Frédéric quando ci
comunica che la Comunità di Liberazione
ci aspetta per pranzo.
Trasferimento a Gioiosa Jonica dove in
una casa ampia (è una ex scuola!) ci
attende la Comunità. Ci da il benvenuto,
con un discorso limpido e forte, Vincenzo
Linarelli presidente del consorzio GOEL.
Goel è un insieme di cooperative che
coprono un largo ventaglio economico
che va da produzione e loro
trasformazione a servizi sanitari,
logistici, informatici ecc. Carattere
comune di tutte è che il posto di lavoro
non è dato da nessuna “clientela”
(necessariamente mafiosa) ma dalle
iniziative e dal coraggio di giovani che si
mettono insieme per dare risposte ai
bisogni della società calabrese.
Sorprendentemente tra questi, centrati
con metodologia scientifica, figurano ai
primi posti bisogni “alti” come quelli
culturali ed artistici in particolare.
Nel pomeriggio, tornati all'Eremo,
riprende la condivisione con la parola di
Frédéric. È una storia di una vocazione
in cui la voce del Vocatore ha la
continuità, la vicinanza e la limpidezza di
una madre che accompagna il chiamato
fino al posto sicuro dell'Eremo dove tra
un mese Frédéric “dirà” solennemente
al Vescovo, qui a S. Ilarione i voti
perpetui.
A Vespro è presente con noi il nuovo
gruppo scout anch'esso, come quello di
ieri sera arrivato dal Belgio.
La cena festosa è poi seguita dal cerchio
attorno al fuoco dove nel comune
impegno viene accolto Angelo (di
Palermo) presentato da Enzo e Maria.
Segue una liturgia dell'acqua
accompagnata da una riflessione su S.
Giovanni. Preghiere e canti concludono la
giornata centrale della nostra riunione.
Domenica 4 luglio
Dopo le lodi tutti a Gerace a conoscere
un'altra esperienza eremitica. È quella di
Mirella Muia vicina alla piccola famiglia
dell'Annunziata che nell'antico eremo di
Monserrato coltiva la cultura religiosa e
liturgica italo-greca (qui siamo nella
Magna Grecia!). Mirella veste un saio
color sabbia e un velo di tipo arabo. Ci ha
fatto una bella - grande lezione su S.
Giovanni Battista sulla base di icone (che
lei stessa produce) e di letture tratte dal
Vangelo e dalla liturgia bizantina.
L'Eremo di Monserrato è a sud di quello di
S. Ilarione. I siciliani proseguono in
macchina per la loro bella isola, noi 4 del
nord abbiamo arerei per Venezia Bologna
e Torino domani. Dedichiamo il tempo
libero ad un visita a Gerace”millenaria
città d'arte”. La sua collocazione su
un'alta rupe l'ha risparmiata dalla colate
di cemento che hanno devastato altri
luoghi. Si respira l'aria dei centri che in
passato ebbero il ruolo di capitale come
è avvenuto a Gerace in epoca bizantina.
La cattedrale è una opera d'arte tra le
più imponenti del meridione. Nell'interno
una chiara lapide in latino, ricorda che il
9 luglio 1995 in occasione del 950°
anniversario della prima consacrazione
l'altare basilicale è stato consacrato
congiuntamente dal vescovo Giancarlo
ARCA IN ITALIA
19
Bregantini e dal metropolita grecoortodosso mons. Spiridione.
All'esterno una bella scultura bronzea
rappresenta mons. Bregantini all'apertura
dell'anno santo 2000. l'opera d'arte porta
la firma “Amministrazione Comunale”.
Renata commenta che da noi; al nord est
o al nord ovest quella firma avrebbe
posto qualche problema. È possibile che
abbia determinato qualche discussione in
Consiglio Comunale e penso alle parole di
Vincenzo Linarelli, testimonianti che il
consorzio Goel ha avuto in mons.
Bregantini un incoraggiamento paterno,
alle parole di Frédéric e Mirella
sull'incoraggiamento dalla stessa fonte
alla ripresa della loro vita eremitica.
Penso che l'attuale vescovo di
Campobasso ha svolto a Locri un servizio
episcopale breve ma di impronta
incancellabile perché ha saputo
accogliere tutta l'istanza di rinnovamento
umano e cristiano che viene da quella
terra.
La costruzione non finita con i ferri che
spuntano dall'ultimo piano e, più, il fumo
di incendi quasi certamente dolosi mi
dicono che c'è ancora molto da
combattere. I profeti da Isaia a S.
Giovanni battista a Lanza del Vasto nel
20
dirci “convertitevi, convertitevi” ci
indicano la strada per spegnere un po' di
quel fumo. Fumo che non interessa solo
la Calabria.
Lunedì 5 luglio
È il giorno del nostro ritorno. Il volo
dall'aereo consente per un breve
momento di vedere dall'alto la bella
terra calabra. Poi, subito c'è il mare.
Penso a noi della Fraternità dell'Arca, a
chi ci ha accolti, fiore spuntato nella
crepa del cemento consumistico.
Frédéric ha davvero una vocazione
eremitica. La facilità con cui oggi
arriviamo a Paulonia (mai prima sentito
nominare) dal Piemonte o dal Veneto o
dal Belgio o da chissaddove rende dura la
vita eremitica. Infatti l'Eremita sta
pensando a costruire una casetta nel
bosco vero eremo dell'eremo. Quando S.
Ilarione fu costruito i problemi degli
eremiti erano altri. Mi rileggo il testo
della lapideposta al centro del pavimento
dellal chiesa c'è scritto “Hic sunt cineres
qui beatissimi Ilarionis memoriae ac culti
devoti tutum in hac solitudine e fluctibus
vitae porum invenerunt. A.D. MCMXXXII
Beppe Marasso
ARCA IN ITALIA
DIRE A LOCRI “DIO TI AMA”
Renata Longo
Interessante la terra di Calabria,
terra di moderni eremiti e di
generosi operatori della pastorale,
accumunati dalla stessa vocazione:
dire alla loro gente “Dio ti ama”. Il
problema e' come dirlo in modo
credibile ed efficace in una terra che
ha un tasso di disoccupazione
disarmante, in cui la 'ndrangheta e'
signora del territorio, in cui la
densita' massonica e' la piu' alta di
Italia e la massoneria deviata
insieme con la 'ndrangheta controlla
l'economia e fa la sua scalata alle
istituzioni. Mons. Bregantini, da
vescovo di Locri-Gerace, aveva fatto
una scommessa: affidare la pastorale
del lavoro ad alcuni giovani, che
facevano vita comunitaria
riconoscendo in essa la loro chiamata
di vita cristiana. Li abbiamo
incontrati a Gioiosa Ionica, nella loro
casa, la Comunita' Liberazione, ormai
uomini e donne con i bimbi che
giocano rumorosamente nella stanza
accanto. Abbiamo ascoltato la loro
storia di giovani con esperienze
legate alla cooperazione allo
sviluppo e al movimento per la pace
che sono messi in viaggio per vivere
nelle comunita' di Capodarco e
dell'Arca di Jean Varnier esperienze
che li aiutassero a far discernimento
sulla loro vocazione. Quindi il rientro
in locride, il recupero di una
struttura fatiscente per farne la loro
casa, dove famiglie e singoli, anche
con handicap vivono insieme e
insieme affrontano le sfide a cui la
vita li chiama. Ed ecco che il vescovo
chiede loro di occuparsi della
pastorale del lavoro: scommessa
sorprendente e inaspettata, in
discontinuita' con le loro precedenti
esperienze. Ma sereno Vincenzo ci
dice “Dio non chiama i capaci ma
rende capace chi chiama” definendo
se stesso e i suo compagni di vita “un
gruppo di sciancati”. Le attivita'
della pastorale del lavoro prendono
quindi l'avvio a partire dalla
domanda pastorale come dire “Dio ti
ama” alla gente della Locride.
L'insegnamento del Vescovo e' chiaro
“Mai imporre ma sempre proporre.
Mai vincere ma sempre convincere.
Mai giudicare ma sempre
analizzare”. L'analisi della storia
recente presenta la Calabria
condannata all' assistenzialismo per
garantire lo “status quo” in politica e
garantire un mercato alle industrie
del nord. Ovviamente lo strumento
politico dell'assistenzialismo non crea
sviluppo, genera passivita'. La
difficolta' ad immaginarsi artefici di
una storia nuova, fuori dalle logiche
del clientelismo e della servitu' nella
malavita e' la prima sfida,
soprattutto per i giovani. La strategia
per convincere che la novita' e'
possibile e' proporre di “fare
impresa”, dando l'esempio e offrendo
supporto, impresa di tipo
cooperativo. Dalla Comunita'
Liberazione nasce la cooperativa
L'Utopia, altre ne nascono, sostenute
dall'esperienza di questa, con
l'incoraggiamento del Vescovo, nella
trasparenza e nella legalita'. Si
propongono laddove il malaffare
trova terreno fertile, accoglienza per
ARCA IN ITALIA
21
minori a rischio di drangheta,
accoglienza d'immigrati e richiedenti
asilo, comunita' per pazienti
psichiatrici, ma anche informatica,
recupero della tradizione tessile
locale, servizi turistici e l'agricoltura.
La vita di queste realta' non sempre
e' facile, mettono il naso e le mani
dove la malavita vorrebbe essere
signora e padrone o per
l'arruolamento della manovalanza o
per il malaffare (sanita' ad esempio).
Le conseguenze sono sia
intimidazioni ed attentati che
controlli assidui: “Se tutti in Calabria
avessero tanti controlli della Guardia
di Finanza qui saremmo come in
Svizzera” ! La svolta nella storia
recente della Calabria arriva con
l'omicidio del vice presidente della
regione l'on. Fortunio, che viene
interpretato come la scalata della
malavita, nelle sue diverse forme, al
controllo diretto della politica non
limitandosi piu' all'interazione con
politici collusi. La rete delle
cooperative forma il consorzio Goel e
presenta la sua analisi politica,
accusa la massoneria deviata e la
drangheta di fare squadra per far
perdurare la Locride nel sistema di
clientele e immobilismo che giova a
pochi (il 10% degli affialiati sono
ricchi e potenti, gli altri sono e
restano povera gente). Dopo queste
prese di posizione gli attacchi si
intensificano, segno che l'analisi era
tragicamente corretta. Nel frattempo
arriva il trasferimento di p. Bregantini
ad arcivescovo di Campobasso
Bojano: i miei ospiti mi dicono “in quel
momento abbiamo iniziato ad avere
davvero paura”. Ma sono uomini e
donne di fede, e il Signore rende
capace chi chiama: capiscono che
22
bisogna tenere alta la visibilita'
dell'esperienza, lanciano un appello
agli amici vicini e lontani, chiedono
l'adesione a quella che chiamano
“Alleanza per la Locride”. Raccolgono
l'adesione di centinaia di associazioni
e migliaia di cittadini (Lombardia ed
Emilia-Romagna sono le regioni da
cui arriva il maggior numero di
adesioni), indicono una
manifestazione annuale il primo
marzo: occorre scendere in piazza
per contarsi e farsi contare.
L'operazione funziona e la rete e'
ancora attiva, quando le azioni di
disturbo della malavita locale si fanno
troppo marcate la rete si mobilita
perche' la 'ndrangheta e i suoi alleati
della massoneria deviata non
vogliono il riflettore, la luce, sui loro
crimini.
Sarebbe bello fermarsi ancora ad
approfondire, ma il pranzo e' pronto.
La conversazione finisce con la
considerazione che “Dio realizza piu'
cose attraverso una sola vita
completamente a lui donata che per
mezzo di molte vite offerte parttime”: detta con un sorriso da un
giovane padre di famiglia che da 12
anni vive in comunita' ha una sapore
dolce e intenso. Le chiacchiere del
pranzo riservano altre sorprese, in
cantiere c'e' una grossa esperienza
che se avra' successo sara' una sorta
di gran banca del tempo o di
economia non monetaria:
organizzare per bene scambi di beni
e servizi senza l'uso del denaro, in
una terra in cui la disoccupazione e'
altissima e quindi il denaro poco,
potrebbe essere un tassello di
straordinaria potenza verso una
societa' libera dal malaffare.
La realta' del consorzio Goel e'
vissuto davvero come segno di
ARCA IN ITALIA
speranza dalla gente di Calbria.
L'attuale direttrice del consorzio e'
rientrata in Calabria da un' anno,
dopo 20 anni passati a Bologna, con
lei il marito, anche lui calabrese, e il
figlio di 14 anni; hanno incontrato
mons. Bregantini a Bologna, era stato
invitato a presentare questa
esperienza di Chiesa. Dall'incontro ha
inizio un cammino di avvicinamento,
conoscenza dell'esperienza, fino alla
scelta di lasciare le rispettive
occupazioni per tornare nella locride
al servizio di un cammino di
liberazione e di Chiesa.
Link utili
http://www.goel.coop
http://www.consorziosociale.coop/a
lleanza_per_la_locride
http://turismo.responsabile.coop/
http://www.utopia.coop
http://www.comunita.org
http://santilarione.org/
ATTIVITA’ ESTIVE
Laura Lanza
Cari tutti,
Qualche parola per condividere con voi qualcosa di quanto fatto in questi
ultimi mesi ricchi di incontri e di semi di speranza.
Il 26 giugno ci siamo ritrovati in pochi, ma in buona comunione, a Casciago
per celebrare la San Giovanni Patrizia, Giampiero, Donatella, Dino, Guido e
io. Sempre accolti con generosità dalle famiglie del Condominio solidale,
abbiamo aspettato che gli Zendali tornassero a casa dopo il matrimonio di
Daniela, per poi riunirci attorno al fuoco, sotto i grandi alberi e festeggiare
con una lunga condivisione, canti, preghiere. Abbiamo posto tutti gli assenti
nel cerchio assieme a noi, sentendone fortemente la mancanza, consci delle
difficoltà dovute soprattutto alla lontananza e gli impegni di ognuno che
purtroppo impediscono un maggior senso comunitario.
Desiderosi di un rinnovato impegno comune, abbiamo messo al centro del
cerchio e della nostra preghiera le difficoltà di Patrizia e Giampiero, che
particolarmente patiscono, così come altri, la mancanza di azioni comuni e
di un maggiore e più costante collegamento fra noi; e così anche il
malessere di Tonino, che tutt'ora esprime sofferenza, una sofferenza di cui
ci facciamo carico in quanto suoi fratelli; e poi le sofferenze e le gioie di
ognuno di noi, quelle che abbiamo voluto esprimere e quelle che sono
rimaste nel nostro silenzio. Sentendoci in comunione con tutti gli assenti
abbiamo poi pronunciato l'impegno/promessa/voto, con la luna che ci faceva
da testimone, lassù in mezzo agli alberi, e il canto dei grilli che si univa alle
nostre voci. .
I primi di luglio, facendo il ponte fra nord e sud, sono andata a celebrare
nuovamente la San Giovanni al sud questa volta, in Calabria. Volevo scoprire
questo eremo di Sant'Ilarione, sperduto nei monti calabresi, andare a
mettere i miei piedi in quella terra di cui tanto si parla e che percepivo così
ARCA IN ITALIA
23
lontana e sconosciuta, tenere uniti il
nord e il sud della nostra comunità.
Arrivati a Lamezia da Bologna e
Torino, abbiamo attraversato con
Beppe l'Italia da un mare all'altro in
un paio d'ore, e siamo arrivati a
notte inoltrata all'eremo, un eremo
assai “sgarupato”, nascosto da
dirupi e alberi e rallegrato dal
costante canto dell'acqua del
torrente che scorre proprio sotto. La
mattina dopo ci hanno raggiunto
Franz e Renata, poi Enzo, Maria,
Tito, Laura Leotta e Angelo.
Sono state due giornate tranquille
ma intense. Frederic ci ha fatto
incontrare Vincenzo Linarello e la
sua comunità, realtà viva e
impegnata nella locride contro lo
strapotere della mafia. Vincenzo è
una persona davvero particolare che
è riuscita, con il sostegno all'epoca
di Mons. Brigantini, a far nascere
trenta o quaranta cooperative di
giovani, di lavoro agricolo e non solo,
che ha convinto a lavorare nella
legalità, e che si sono unite per
questo in consorzio, il consorzio
GOEL di cui ogni tanto vi mando
qualche notizia. E' per riuscire a non
essere schiacciati, soprattutto dopo
la partenza di Mons. Brigantini, che
qualche anno fa il consorzio ha
chiesto il sostegno di enti e
associazioni di tutt'Italia con
manifestazioni e iniziative ( a cui
anche l'Arca ha aderito) e stabilito
una rete con loro per una continua
partecipazione, informazione e
sostegno.
Il giorno dopo siamo andati a
conoscere una monaca eremita che
vive a Gerace, persona anch'essa
davvero straordinaria, con un
24
passato ricco e complesso calabrese
d'origine, sposa abbandonata, madre
di una bimba, insegnante alla
Sorbona, tornata in Calabria da una
quindicina d'anni secondo la sua
vocazione. Grazie a Mons.
Brigantini, che ha fatto restaurare
per lei la casa adiacente una
chiesina d'origine bizantina, ora vive
in quel luogo dipingendo bellissime e
originalissime icone, facendo
accoglienza e creando legami tra
chiesa cattolica e ortodossa. Ci ha
parlato a lungo di Giovanni Battista,
a partire da una bella icona che ha
posto nel mezzo, con una profondità
e una sapienza davvero notevoli.
La sera abbiamo celebrato fra noi la
nostra festa, attorno al fuoco,
all'eremo , accogliendo fra noi tutti
dell'Arca, e nella fraternità di Tre
Finestre, Angelo, che dopo anni di
frequentazione assidua di quel
gruppo ha chiesto di poter
pronunciare l'impegno; momento
intenso e commovente.
Alla fine di luglio-inizio agosto, a Tre
Finestre in Sicilia, si è riunito il
Consiglio Internazionale (3 giorni)
per la francofonia Michèle Leboeuf,
Bernard Dangeard, e Pierre Ami
Beguin, per la Germania Karsten
Petersen la moglie Barbel, per la
Spagna Maria Rebuelta e Michel
Ferré, e per l'Italia io-.
Si è in parte sovrapposto al nostro
incontro il Campo Giovani a Tre
Finestre, lanciato da Manfredi
Sanfilippo . La sua proposta ha
avuto davvero un ottimo riscontro e
abbiamo visto arrivare un bel gruppo
di venti-venticinque ragazzi e
ragazze, molto motivati/e, vivi,
ARCA IN ITALIA
attenti, coinvolti e partecipativi, dai
18 ai 28 anni circa, che hanno
popolato i luoghi con la forza e la
gioia che li caratterizza per una
settimana. Penso che un più ampio
resoconto di questo bellissimo campo
verrà fatto dai siciliani; qui mi
preme solo esprimere la gioia
meravigliata che mi ha abitato in
quei giorni.
Inoltre la leggera sovrapposizione dei
due incontri, il Consiglio e il Campo,
è stata davvero produttiva e utile a
tutti e due; ha infatti permesso
scambi, negli incontri serali, fra
l'Arca internazionale e questi giovani
quasi del tutto digiuni di Arca, e per
gli internazionali la fruizione di una
realtà italiana ricca e viva. Ci sono
stati anche alcuni utili momenti di
incontro fra i Consiglieri e i membri
stessi della Fraternità.
Fra l'altro ognuno dei paesi
rappresentati, dopo la riunione del
Consiglio dell'anno scorso, aveva
lanciato una richiesta ai propri
gruppi, per una donazione volontaria
per inviare un contributo a Tre
Finestre per l'installazione di
ulteriori serbatoi per l'acqua. I
contributi sono arrivati e i Consiglieri
hanno potuto verificare di persona le
difficoltà e la situazione locale. Mi
sembra che si siano trovati molto
bene e che la comunione fra tutti sia
davvero stata una bella
testimonianza, anche per i ragazzi
che partecipavano al campo.
filo sottile che ci lega tutti, e tutti a
un insegnamento di vita che ci
vivifica e ci unisce credo non debba
essere trascurato, ne ignorato da
nessuno di noi, e deve confermarci
nell'impegno e nella speranza.
Chiudo invitando tutti a venire
all'incontro annuale che quest'anno si
svolgerà a Casciago, come previsto,
nel fine settimana 30-31ottobre-1
novembre.
Pace Forza Gioia e Speranza a tutti
voi.
Laura Lanza
Devo dire che sono tutte piccole
schegge, ma che mi hanno molto
consolato e dato speranza
quest'anno. E' chiaro che rimangono
tutte le difficoltà di sempre, ma il
ARCA IN ITALIA
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CAMPO ESTIVO
Pubblichiamo le esperienze di due partecipanti al campo estivo
CAMPO GIOVANI A BELPASSO
PRESSO LA COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO 1/7 AGOSTO 2010
Le mie riflessioni
Belpasso arriva nella mia vita un po' per caso, un po' per fortuna. Vivo un
periodo molto particolare della mia vita, sono alla ricerca di qualcosa,
risposte, conferme, stimoli per credere in me stessa, per capirmi, per
ritrovare qualcosa di perso nel passato. Ecco, Belpasso arriva così, e forse
era proprio lì ad aspettarmi, come se per qualche strano “disegno” gli eventi
mi indicassero la strada per arrivare in quel posto così “fuori dal mondo” che
da tempo cercavo.
Ricordo quasi tutto di quei giorni, ho voluto vivere fino in fondo ogni attimo
di quell'esperienza perché sapevo che ne avevo bisogno e perché mi sentivo
attratta da tutto ciò che mi circondava. Ricordo il mio arrivo insieme ad altre
ragazze, l'incontro con Tito, che ci è venuto a prendere, con Enzo
all'ingresso, Maria e Nella. Tante persone nuove, tante emozioni tutte
insieme. Ritrovarsi in un posto così magico, sembrava di essere lontani da
tutto, eppure non sentivo la mancanza di nulla mentre ero lì. Ho staccato i
contatti con il mondo (cellulari compresi) e mi sono sentita rigenerata dalla
natura, dall'aria che si respirava, dalle relazioni che si sono instaurate. A
Belpasso ho trovato quello che per tanto tempo ho cercato, ricordo di
un'infanzia vissuta con tante persone accanto, il sogno di realizzare una
comunità poi sfumata, e ritrovare tutto questo a Belpasso è stato, per me,
vedere realizzato quel desiderio mancato.
Ricordo momenti che mi hanno lasciato un segno indelebile, guardarsi
dentro, ma soprattutto imparare a guardarsi negli occhi. E' un gesto che nella
vita di tutti i giorni difficilmente si ritrova, io prima nemmeno ci facevo
caso. Era bello tutte le mattine, dopo il saluto al Sole, salutarsi uno ad uno,
chiamarsi per nome, guardarsi negli occhi per pochi istanti in silenzio, e poi
darsi il buongiorno con un bacio: non c'è modo migliore per cominciare la
giornata. Tornando da Belpasso ho portato con me l'esperienza dell'entrare in
contatto con l'altro guardandosi negli occhi, momento che ha un valore
indefinito. I momenti di condivisione, i lavori, la preparazione del pasto, lo
yoga, gli incontri con persone che hanno sperimentato il loro modo di
esprimere la lotta non violenta, il silenzio, i momenti di preghiera, le danze,
tutto è stato pensato e vissuto secondo lo spirito della comunità, della
condivisione, dell'esserci qui ed ora, del “vivere” e non del lasciarsi vivere.
Io sono stata bene, mi sono sentita accolta, voluta bene, capita anche nei
26
ARCA IN ITALIA
miei momenti di debolezza, nessuno era lì per giudicarmi, mi sono sentita
ascoltata, in una parola mi sono sentita veramente me stessa, cosa che
difficilmente capita. Ero libera di esprimere ciò che sono, ciò che sentivo e
mi sentivo “a casa”, come se quel posto, quelle persone avessero sempre
fatto parte della mia vita.
Belpasso mi ha permesso di ritrovare un dialogo con me stessa, è stato un
momento che ho dedicato solo a me, senza preoccuparmi troppo degli altri,
cosa che faccio spesso, invece. In tempi molto rapidi si sono instaurati legami
forti con persone sconosciute, di età differenti, di nazionalità diverse, ed
avere la possibilità di convivere con tutte queste diversità mi ha permesso di
arricchirmi. Ricordo i volti dei rappresentanti dell'Arca a livello europeo, mi
sentivo attratta da loro, avrei voluto passare molto più tempo insieme a loro
per imparare dalle loro esperienze. Ogni partecipante al campo mi ha
lasciato un ricordo di sé, e per una che di memoria ne ha poca direi che è
notevole come cosa.
Dopo quest'esperienza ho capito che io potrei benissimo vivere in comunità,
perché nonostante non sia semplice stare insieme ad altre persone, ciò che ti
regala un'occasione simile difficilmente si prova nella vita “in solitudine”. Ho
sempre pensato che siamo travolti dal vortice degli impegni, del fare
sempre, del correre perché il tempo è denaro, ma un'alternativa a tutto
questo c'è, e sono felice di averla sperimentata. L'Arca propone un modello
di vita comunitaria in cui il tempo è “lento”, si ha il piacere di gustarlo, di
assaporare la natura che ci circonda, di rispettarla (evitando gli inutili
sprechi), di coltivare le relazioni, che sono ciò che danno un senso alla vita,
di dare la giusta attenzione alla nostra vita, a noi stessi e agli altri, nel senso
più globale e spirituale del termine. Credo che se solo l'uomo fosse capace di
rinunciare ai beni materiali che gli offuscano la mente, riscoprirebbe il
piacere di vivere secondo lo spirito dell'Arca. Mentre ero a Belpasso mi sono
sentita vicina a me stessa, agli altri, a Dio.
Marina Ciulla
H
o difficoltà a scrivere dell'esperienza di Belpasso. Forse perché siamo
abituati a lamentarci delle cose brutte e a condividere con gli altri le
sofferenze, piuttosto che a narrare le emozioni belle e a condividere le gioie.
Perché gli incontri di Belpasso per me sono stati fonte di gioia. Ricordo che
quando ritornai a casa dopo quella magnifica prima settimana di agosto
trascorsa a Belpasso presso la Comunità dell'Arca di Lanza Del Vasto, alla
domanda dei miei genitori “Allora come è stato questo campo?” seppi
rispondere solamente “bello, bello, bello!”. Non ero pronta ad aggiungere
altro, le emozioni erano “troppo” vive e dovevo ancora metabolizzarle. Ora,
a distanza di due mesi, provo a dire qualcosa in più.
ARCA IN ITALIA
27
Arrivai a Belpasso molto stanca e demotivata (provenivo da mesi di lavoro
trascorsi con ritmi frenetici e da piccole e varie delusioni), priva di energie
ma piena di speranze. La speranza di rilassarmi, la speranza di ricaricarmi, la
speranza di fermarmi e ascoltarmi, la speranza di costruire nuove e belle
relazioni. Non dovete stupirvi se dico che Belpasso per me è stato tutto
questo. Iniziando ogni giornata in quel “rifugio” immerso nella natura e nel
silenzio (gli unici suoni provenivano dagli uccellini, dalla campanella che ci
invitava a cominciare le attività quotidiane, e a volte dalla tenera vocina
della piccola Maddalena) io sono riuscita ad ascoltarmi. Ho smesso di
dedicare mente e corpo (pensieri ed energie) al lavoro ed alle varie attività
che riempivano le mie precedenti giornate e mi sono concentrata su me
stessa. Grazie al silenzio (da me tanto temuto ed evitato ma anche, in fondo,
desiderato) ed agli stimoli preziosi indotti dalle attività proposte dalla
Comunità dell'Arca (momenti di preghiera, di scambio, di confronto e
dibattito, di svago, di attività quotidiane comunitarie) sono riuscita a
soffermarmi su di me e a fare luce sui miei limiti, sui miei difetti, sulle mie
sofferenze, sui miei desideri, sulle mie potenzialità, insomma su quello che
sono e su quello che vorrei e potrei essere. E ho potuto sperimentare la gioia
di condividere le emozioni belle e meno belle, le gioie e i dolori (la preghiera
del fuoco fa anche riferimento alla gioia di soffrire). Insomma la bellezza sta
nel condividere! E credo che il gruppo di Belpasso (formato da persone
diverse per età, provenienza, formazione, ecc…) abbia condiviso molto:
paure, aspettative, desideri, sofferenze, gioie… Credo che ognuno abbia
condiviso se stesso e si sia donato agli altri. Abbiamo riso, pianto, discusso,
mangiato, giocato, cantato, danzato, pregato…Tutti insieme! Nessuno è stato
spettatore, anche se a volte in disparte o in silenzio, credo che ognuno abbia
sentito empaticamente l'altro.
Tutto ciò è avvenuto con una spontaneità, una genuinità e una libertà che
purtroppo spesso non si ritrovano nelle relazioni sociali, caratterizzate
sempre più spesso dalla competitività, dalla lotta per acquisire posizioni di
preminenza, dall'egoismo e dall'individualismo.
La vita comunitaria ha creato un ambiente protetto, dove ognuno si è sentito
libero di esprimersi senza la vergogna e la paura di essere giudicato, dove
ognuno si è presentato, affermato e speso per quello che è. La vita
comunitaria ha consentito di costruire uno spirito di fiducia e di
cooperazione, che è stata la base per la costruzione di relazioni che ancora
oggi sono vive.
Che dire poi dell'accoglienza e della cura con cui i membri della Comunità
dell'Arca hanno organizzato e condotto questo campo: Enzo, Maria, Tito,
Nella, Angelo, Laura… una seconda famiglia!
E permettetemi di citare la piccola Maddalena, che con la sua genuinità e
con la sua dolcezza ha conquistato il mio cuoricino e che, coinvolgendomi nei
suoi giochi e contagiandomi con la sua spensieratezza, mi ha fatto ritornare
bambina.
E' stata una settimana in cui ho “soprattutto vissuto”, ho vissuto me stessa
28
ARCA IN ITALIA
(facendo esperienza di aspetti personali che mi erano sconosciuti) nella
relazione con gli altri.
Ripensando a tutto questo i miei occhietti si fanno piccoli e lucidi e il ricordo
di Belpasso dipinge sulle mie labbra un sorriso. E per questo sorriso ringrazio
tutti.
Vi saluto riportando l'ultimo verso di una poesia di Pablo Neruda che, come
alcuni di voi sanno, a me piace molto (“Lentamente muore”):
“ Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.”
A presto.
Dalila
ARCA IN ITALIA
29
LA FESTA DI SAN GIOVANNI A PISA
Tonino e Vanna Drago
In noi è ancora vivo il ricordo di quella notte di San Giovanni 2004
passata in treno e poi al mattino alle 7 la scappata a Calci a visitare una casa
che ci avevano segnalato; era l'unica nostra speranza, perché per quattro
mesi avevamo cercato invano dove andare ad abitare trasferendoci a Pisa. A
mezzogiorno, attraverso vari incidenti e imprevisti, il patto col proprietario
era fatto.
Ma da allora non eravamo mai riusciti a realizzare un incontro dell'Arca tra le
persone semplici (solo dei convegni intellettuali). Ne ho parlato con i
Ricostruttori nella preghiera, il cui responsabile in Toscana è Guidalberto,
vecchia conoscenza da quando lavorava nel Movimento Nonviolento e ora
prete di quel gruppo sorto nel 1978, riconosciuto dalla Chiesa e sviluppatosi
in una cinquantina di comunità che uniscono la spiritualità orientale (indiana)
con quella occidentale. Arca e Ricostruttori sono simili in molti aspetti;
anche loro hanno per patrono San Giovanni battista. Ma mentre durante
l'anno celebrano varie feste, non sono soliti festeggiare la S. Giovanni. Allora
abbiamo preso l'occasione di quest'anno per provare a far la festa insieme.
Dico provare, perché Pisa, come dice Shantidas, è una città cogitabonda (ma
si può anche dire: con sei logge massoniche).La sovrapposizione di 50.000
studenti a una popolazione di 65.000 pisani rende artificiale la vita
cittadina; non si sa mai quando una iniziativa può riuscire; tanto più una
iniziativa impegnativa come una festa dell'Arca, in mezzo a centri yoga,
buddisti del centro Pomaia e del centro alternativo di Livorno, immigrati
africani in gran numero, a punk e bestia, a gente che ogni anno organizza
Canapisa per cambiare il nome alla città a gloria della droga, ecc.. Ma in
questi cinque anni abbiamo stabilito un po' di rapporti di amicizia e di
conoscenza spirituale. La speranza c'era che non ci saremmo ritrovati in
quattro persone; tanto più che i Ricostruttori promettevano di partecipare da
Lucca, Livorno, Firenze, Pistoia.
Ma, come dare un tono che fosse dell'Arca ad una festa alla quale la gente
avrebbe potuto partecipare nella solita maniera vacanziera o addirittura
sbracata? Almeno insegnare le danze. Antonella di Genova non era
disponibile; Liliana di Palermo non poteva; Ilaria Colantuono, presidente del
MIR, vecchia conoscenza di Monte Sant'Elia, aveva scuola. Alla fine siamo
andati a riscoprire Flavio e Monika, conosciutisi a Monte S. Elia e che vivono
da quasi vent'anni in campagna dietro Assisi: potevano insegnare danze ed
anche canto (Monika è molto brava, studiava proprio musica). Ma un disguido
sulla data (causato da me) mantenuto fino al giorno prima, e poi lo sciopero
dei treni proprio quel giorno e proprio nel loro orario di viaggio ha reso la
vigilia un po' elettrica.
Tuttavia le cose hanno marciato, nonostante il giorno lavorativo (venerdì 25,
30
ARCA IN ITALIA
richiesto dai Ricostruttori) e l'arrivo
della gente alla spicciolata fino alle
20 (invece che alle 16). L'invito era
concepito così:
“F E S T A D I S A N G I O V A N N I
25 Giugno 2010, Convento di
Fossabanda, P.za S. Croce in
Fossabanda, Pisa / Festa di chi vuole
ricostruire la vita sociale dal basso,
fondandola sulla vita interiore. La
Festa di S. Giovanni è una festa
universale, uno dei quattro passaggi
di stagione; è anche una delle
quattro Feste della Comunità
dell'Arca (le altre sono Natale,
Pasqua e la Noachia o festa dell'uva)
e dei Ricostruttori nella preghiera. /
Questo tipo di festa valorizza le
persone senza alcuna sovrastruttura
istituzionale, facendo leva sulle sole
doti personali e sui rapporti
interpersonali. Si richiama ad una
religiosità che sia aperta alla
universalità di tutte le fedi e di tutte
le tradizioni culturali. Pertanto è
aperta a tutti quelli che si
presentano per quello che sono più
profondamente, senza distinzioni di
appartenenza a istituzioni differenti.
Il suo scopo è quello di proporre una
unità di vita in maniera diretta,
attraverso le espressioni artistiche
e/o religiose di tutte le culture.
“Una comunità che non sa
festeggiare non può
sopravvivere”.”Lavorare insieme,
questo unisce, certamente; ma fare
festa insieme, questo unisce ancora
di più… Unendoci faremo sprizzare
una scintilla di vita, faremo uscire da
questa unione un attimo di vita che
durerà oltre la morte. La Festa vuole
dire questo.” (Lanza del Vasto)”
Programma / 16,00 Paolo Trianni
(della U. P. Gregoriana Roma):
Spiritualità occidentale e spiritualità
orientale / 17, 00 Monika e Flavio
(Casa Melissa Assisi): Insegnamento di
Canti popolari e spirituali / 18,30
Presentazione dell'Ordine dei
Ricostruttori nella preghiera / 19,00
Seduta Yoga e Meditazione condotta
dai Ricostruttori / 20 Cena conviviale
(cibi vegetariani portati da ciascuno
e messi in comune) / 21,00 Antonino
Drago (della Comunità dell'Arca e
della Univ. Pisa): Presentazione del
messaggio della Comunità dell'Arca /
21,30 Preghiera attorno al fuoco
/21,45 Danze popolari insegnate da
Monika e Flavio, inframmezzate da
condivisioni di esperienze di vita,
canti, scenette, mimo, poesie
proposte dai partecipanti, fino ad
esaurimento.
Abbiamo avuto anche un incontro
fuori programma. Si è fermato
qualche ora con noi anche Doriano,
che era giunto dai francescani
disperato ed affamato; era un uomo
in condizioni difficili per problemi
economici, quella mattina era stato
fortemente tentato di suicidarsi…
L'abbiamo accolto ed ascoltato. A sua
volta egli ha ascoltato la prima parte
del nostro incontro nella quale ci
siamo anche presentati tutti quanti;
toccato e commosso ci ha confessato
piangendo il suo proposito di quella
mattina. Poi è tornato alla sua
famiglia rasserenato e meno solo.
Il luogo era un convento dei minori
francescani del 1200, in città centro;
ed è nel gran parco verde del
convento che ci siamo raccolti. Il
bello è stato che i francescani si sono
uniti a noi ed hanno partecipato con
gioia all'incontro (il superiore ora è P.
ARCA IN ITALIA
31
Andrea, uno dei pochi francescani
italiani vicini alla nonviolenza).
Paolo Trianni ci è noto: si laureò su
Lanza del Vasto nel 1999 e ci regalò
copie della sua tesi. Si è poi
specializzato su temi analoghi e
dall'anno scorso insegna alla
Gregoriana e al Sant'Alfonso di Roma
monachesimo orientale e filosofia
indiana. I Ricostruttori hanno fatto
presto a presentarsi: dopo poche
parole di Guidalberto (sempre col
suo tono tra l'amicale e lo
scherzoso), tutti immobili sul prato,
rivolti al sole al tramonto, per una
meditazione lunga mezz'ora. Poi una
cena, che è stata magnifica per le
specialità portate da tutti (compresi
i frati: un ottimo minestrone); e poi
attorno al grande fuoco alimentato
con perizia dai novizi francescani.
Qui, dopo la presentazione
dell'insegnamento dell'Arca, Piero
Nissim, un ebreo cantautore e artista
in tanti sensi, piccolo e magro come
uno stecchino, ha cantato delle
canzoni ebraiche e canzoni sue con
una bella voce calda, modulata con
l'anima. Don Luigi Sonnenfeld,
vibrante di commozione, ha
ricordato Don Sirio Politi, primo
prete-operaio, fondatore della
comunità del Porto, presidente del
MIR; la bravissima artista di Calci,
Bruna Lupetti, ci ha partecipato
alcune belle sue poesie. I
Ricostruttori hanno cantato e
suonato con alcuni semplici ed
espressivi strumenti la musica
incantevole con la quale si danno la
sveglia il mattino Poi danze, animate
dall'organetto di Monica e dalla foga
di Flavio ci hanno portato
gioiosamente quasi a mezzanotte,
quando i Ricostruttori hanno
insegnato, cantato e danzato insieme
a tutti la loro bellissima danza
“meditativa” finale. Vanna ed io, con
la nostra figlia Lucia,
occasionalmente a Pisa, dovevamo
tornare a casa con Paolo; ma i
Ricostruttori restavano per fare
un'altra meditazione di mezz'ora…
Tre gruppi (Arca, Ricostruttori,
Francescani) che si incontravano per
la prima volta (eppure quante volte è
uscito fuori: “Ma allora tu sei quello
che ho conosciuto x anni fa!” “Tu sei
quello che faceva l'autostop e io ti ho
preso su…”) e varia gente di Pisa; in
totale hanno formato un bel gruppo
di oltre una sessantina di persone.
Un seme dell'Arca è stato gettato;
speriamo nella sua crescita.
COMUNITA' DELL'ARCA DI LANZA DEL VASTO
INCONTRO ANNUALE 2010
In occasione del nostro incontro annuale, invitiamo tutti gli amici che ci
conoscono e desiderano, in comunione con noi, dedicare una giornata
all'approfondimento dell'insegnamento di Lanza del Vasto, a raggiungerci a
Casciago (VA) il sabato 30 ottobre prossimo.
Come argomento di nostra auto-formazione e condivisione per questa
giornata e per l'anno prossimo abbiamo scelto il terzo punto dalla CARTA
della Comunità italiana dell'Arca, (“Ricerca della Verità”), fermando la
nostra attenzione sulla responsabilità e corresponsabilità all'interno del
gruppo e nel mondo.
Inizieremo con la veglia del sabato sera e termineremo con la festa della
domenica sera.
Se siete interessati, per permettere un ordinato svolgimento dell'incontro, vi
preghiamo di arrivare non prima delle 19 e non oltre le 19.30 di sabato,
oppure alle 14.00 e non oltre le 14.30 della domenica pomeriggio.
Chi volesse invece partecipare solo alla festa finale potrà raggiungerci tra le
19 e le 20 di domenica sera.
Partenze domenica sera o lunedì mattina.
Per problemi logistici, data la poca disponibilità dei posti, vi chiediamo di
mettervi in contatto al più presto con Patrizia Zendali al 3356928031.
Non dimenticate sacco a pelo, qualcosa di bianco da indossare per la festa, e
,se volete, qualcosa di dolce o salato sempre per la festa.
Felici di avervi con noi. Pace Forza e Gioia a tutti.
Laura Lanza e Patrizia Zendali
32
ARCA IN ITALIA
ARCA IN ITALIA
33
CONSIGLIO INTERNAZIONALE A TRE
FINESTRE 2010
ARCA NEL MONDO
Il Consiglio Internazionale quest'anno si è tenuto in Italia, presso
la Fraternità Tre Finestre, a Belpasso, in Sicilia.
Fu deciso infatti qualche anno fa che gli incontri si svolgessero
ogni anno in un paese diverso dell'Europa, in cui fosse presente
la Comunità dell'Arca, perché i consiglieri potessero avere un
contatto con le diverse realtà e viceversa.
L'anno scorso, in Germania, contemporaneamente al Consiglio
al Friedenshof, si svolgeva, in un terreno vicino, il campo
annuale dell'Arca tedesca. Abbiamo così verificato quanto
potesse essere proficuo e consigliabile un interscambio fra il
consiglio e i partecipanti al campo, sia per questi ultimi che per
il consiglio stesso. In Sicilia abbiamo quindi cercato di ottenere
una certa sovrapposizione fra la riunione del Consiglio e il
campo giovani organizzato a Tre Finestre ad inizio agosto. Tutti
abbiamo potuto constatare quanto questa sia stata una buona
scelta.
Solo Michèle fra i consiglieri era già stata una volta a Tre
Finestre, gli altri venivano per la prima volta in Sicilia e
l'impatto con i luoghi è stato notevole. Il toccare con mano e
con i piedi e vedere con gli occhi è certo sempre di primaria
importanza.
Il secondo giorno poi è arrivato un bel gruppo di una ventina e
più di giovani, allegri e pieni di entusiasmo e di aspettative, ad
animare i luoghi, ad arricchire la presenza alla preghiera del
mattino e della sera, a permettere uno scambio negli incontri
del dopo cena, così come una convivialità piacevole al momento
dei pasti. Fra l'altro ognuno di questi paesi ha fatto una
raccolta di fondi l'anno scorso a favore della fraternità
(iniziativa lanciata dalla Spagna), per permettere l'acquisto di
un paio di nuove cisterne per l'acqua problema primario in quei
luoghi ed ha inviato qualche piccola somma a tal fine; i
delegati hanno potuto così vedere di persona quanto hanno
aiutato a realizzare.
Il Consiglio quest'anno si è concentrato soprattutto
sull'organizzazione del Capitolo generale del 2012: luogo, date
possibili, tema, gruppi di lavoro, preparazione nei vari paesi.
34
Se non vi sono cambiamenti, il luogo
scelto dovrebbe essere la Comunità
di Saint Antoine. Loro non essendo in
grado però di poter accogliere tutti i
partecipanti( la scelta sarebbe di
invitare tutti gli impegnati, ma anche
gli amici e coloro che vogliono
partecipare) rimane da verificare la
possibilità di un area nei dintorni da
poter allestire e adibire ad area
campeggio per l'occasione, e come
organizzare il tutto. Sarà
interpellata la comunità di Saint
Antoine al riguardo. E' stato scelto
questo luogo piuttosto che La Borie
affinché possano partecipare anche i
membri di quella comunità dato che
per ragioni logistiche all'altro
capitolo non sono riusciti a venire.
Per la preparazione del Capitolo è'
stato poi individuato un gruppo di
lavoro più ristretto, di alcuni
delegati, aperto eventualmente a
qualche collaboratore esterno.
La data per ora sembra fissata per il
26-29 agosto 2012.
Resta da definire il tema:. Al
riguardo si chiede ai vari delegati di
richiedere ai gruppi dei propri paesi
di esprimersi e far avere
suggerimenti eventuali(da inviare al
gruppo di lavoro preposto, nelle
persone di Karsten e Michel Ferré)
sia per quanto riguarda il tema
centrale che eventuali argomenti che
si pensa possa essere utile discutere
in gruppi di lavoro.
Rimangono da determinare anche
nomi di persone o organismi che
possono essere interessati e che
vogliano partecipare in qualità di
osservatori. (eventuali suggerimenti
sono da inviare sempre al gruppo di
lavoro di cui sopra).
C'è anche la richiesta di verificare in
ogni paese ciò che i vari gruppi
considerano essere stato il
cambiamento in positivo o negativo
per l'Arca, le conseguenze che
l'introduzione delle Costituzioni ha
rappresentato per tutti ed ognuno.
Ogni delegato dovrebbe porre la
domanda, con questionari eventuali,
nel proprio paese, e fare un
resoconto da utilizzare al Capitolo
per fare un bilancio della situazione.
C'è da verificare anche se vi sono
richieste di modifiche al testo
definitivo delle Costituzioni. E' stato
suggerito di rinviare ogni eventuale
emendamento al prossimo Capitolo,
dato che non è previsto di modificare
le Costituzioni ogni 5 anni.
Entro Natale dovrebbe essere già
approntato il testo dell'invito al
Capitolo con programma provvisorio.
L'invito stesso dovrebbe essere
inviato in primavera 2011 a tutti gli
impegnati e amici interessati, da
ogni delegato nazionale (far avere a
Michèle e P-Ami
[email protected],
attuale segretario int., elenco
indirizzi di tutti gli impegnati di ogni
paese). Pubblicare su Arca Notizie a
più riprese la notizia del Capitolo e
relativo invito a partecipare..
In Arca Notizie far presente anche la
necessità di raccogliere contributi
per pagare il viaggio dei latin
americani e le spese necessarie
all'organizzazione del Capitolo
(inviare a Laura o Dino per l'Italia Laura è responsabile per la cassa
internazionale- a Pierre Ami per
l'estero) .
Al Capitolo verrà anche eletto il
ARCA NEL MONDO
35
nuovo Responsabile dell'Arca dato
che il mandato di Michèle scade nel
2012 e lei non intende ripresentarsi.
Si chiede quindi ai vari paesi di
esprimere eventualmente qualche
nome di possibile candidato. Verrà
fatto un elenco delle persone
indicate dai gruppi, e saranno
definite le tre persone
maggiormente menzionate, e che
accetterebbero eventualmente
questo incarico, per la votazione
finale al Capitolo.
Come argomenti da affrontare al
Capitolo si menzionava per ora:
il problema delle relazioni
con altri gruppi che affrontano le
medesime questioni come Arca,
come entriamo in relazione?
l'aspetto internazionale
dell'Arca, le interconnessioni
la formazione permanente
come interpellare i giovani
come viene ora affrontato il
tema della corresponsabilità
nell'Arca (tema posto dall'Italia)
E' stato definito che il gruppo di
lavoro più ristretto si incontrerà
varie volte prima della riunione del
Consiglio dell'anno prossimo per
affrontare più direttamente tutto
quanto necessita l'organizzazione. Il
prossimo Consiglio è previsto nel
mese di agosto dell'anno prossimo
(presumibilmente dal 5 al 7 agosto)
presso la comunità di Chambrelien in
Svizzera.
Laura Lanza (delegato int. per
l'Italia)
MARCIA NONVIOLENTA IN INDIA
“VERSO UNA ECONOMIA NONVIOLENTA ?”
Qualche Notizia sul Convegno che si è svolto a Bhopal, in India, organizzato
da Ekta Parishad e Gandhi International gennaio 2010
(da Nouvelles de l'Arche, anno 58, n. 2) dall' articolo di Bernard Dangeard
Il Convegno si è svolto a Bhopal, città di sinistra memoria¹, oggi metropoli di
1,5 milioni di abitanti, nel Centro “Gandhi Bhavan” di Ekta Parishad dal 30
gennaio al 3 febbraio 2010.
Sono stato invitato quale rappresentante della Comunità dell'Arca e per
intervenire sul tema proposto, e più specificatamente sul lavoro manuale,
artigianale e agricolo, in particolare come questo è stato esperimentato e
vissuto all'interno dell'Arca fino a questo momento².
Al termine del convegno, la mattina dell'ultimo giorno, è stata approvata una
mozione dai delegati presenti. Riprende le richieste generali riguardanti
l'accesso per tutti, e particolarmente per le popolazioni povere o impoverite,
alle risorse considerate come bene comune da condividere : la terra, l'acqua,
la foresta, risorse indispensabili alla vita. Vi si chiede la garanzia per queste
popolazioni di protezione mediante la legge, da parte degli Stati, affinché
l'accesso a queste risorse vitali sia perenne. Questa mozione è disponibile sul
blog http://bhopal2010.wordpress.com in inglese e francese.
Non è possibile riassumere in poche linee un viaggio così ricco : scambi fra gli
intervenuti durante il convegno,(più di 20 nazionalità), interventi molto
interessanti da parte dei relatori, scambi e incontri informali tra persone che
si sono trovate lì “per caso”, e scoprono che vi sono convergenze nelle loro
azioni, interessi per temi o persone che ignoravano…Non posso qui che
riportare alcune note o informazioni.
…….
Cari amici di Ekta Parishad, è possibile fin da ora inviare un contributo per
sostenere l'organizzazione della JANSATYAGRAHA, grande marcia nonviolenta
che Rajagopal sta preparando per il 2011-12 in India e che radunerà nella sua
ultima parte 100.000 persone.
Il contributo può essere fastto on-line al sito di JanOuest 2012 cliccando il
sito indicato qui di seguito.http://don.jan-ouest-2012.fr/don.html
Grazie a tutti. del vostro sostegno
Pour toute information complémentaire, vous pouvez contacter le
coordinateur du collectif Jan Ouest 2012:
Eric Lebon: [email protected] // 06 10 02 56 51
¹A Bhopal, nel 1984, è avvenuta la più grande catastrofe industriale di un industria
chimica (all'epoca della società americana Union Carbide) che ha provocato la morte
di 8000 persone e la contaminazione, allora e nel tempo, di migliaia di altre persone
e del territorio circostante.
Malgrado qualche piccolo risarcimento versato alle famiglie, nessuno della società
“Dow Chemical”, oggi proprietaria del sito, né della precedente Union Carbide è stato
giudicato colpevole, né condannato; il sito non è stato decontaminato e le
popolazioni povere vicine vi penetrano senza protezioni, ci pascolano vacche e capre
e i bambini ci vanno a giocare. Vi sono tutt'ora, pare, circa trenta decessi al mese
legate a quella catastrofe.
² Il mio testo (vedi Arca Not. N.1 2010) è stato presentato il 31 gennaio . Vedi per
tutti i testi http://bhopal2010.wordpress.com
³vedi il libro di Muhammad Yunus “Verso un nuovo capitalismo” che descrive in
dettaglio le varie fasi di questo progetto.
ARCA NEL MONDO
ARCA NEL MONDO
36
37
Durante la visita rapida di Delhi, tra un aereo e l'altro incontro alcuni fra i
delegati :
Delio, fotografo indipendente, sindacalista CGT e nel Partito Comunista da 25
anni, che si sta licenziando dalla sua impresa (Air France) e che ha scoperto
da 3,4 anni a Tolosa con Alain Refalo e altri cos'è l'azione nonviolenta;
Karima Delli, di Europe Ecologie, eletta da poco al Parlamento Europeo, e i
suoi due assistenti parlamentari, Benjamin e Simon; alcune persone
appartenenti alla comunità di Chênelet, comunità collegata alla rete
Cocagne (attività importanti nell'ecocostruzione e altro); Jacky Blanc,
presidente della banca alternativa “la Nef” e iniziatore del progetto “Terre
de Liens”, che permette di finanziare l'acquisto di terre per metterle a
disposizione di progetti ecologici e innovativi (dopo scambi approfonditi mi
sento d'incoraggiare a titolo personale di rivolgersi a la Nef per questioni
bancarie; lo farò io stesso. Per quanto riguarda gruppi e associazioni mi
consigliava di aspettare qualche tempo poiché vi è un progetto di fusione con
istituti equivalenti in Spagna e Italia e sarà tutto più facile una volta
avvenuta questa fusione).
Un'incontro inaspettato con due persone della direzione generale di Danone:
E. Faber, numero due della multinazionale e E. Marchand, che segue il
progetto di istallazione di una fabbrica moderna di yogurt in Bangladesh, in
collaborazione con la Grameen Bank, a seguito di un accordo avvenuto con
Muhammad Yunus³. Davvero strano a prima vista ma interessante che questi
due mondi si incontrino con un minimo di a priori!
Ho poi incontrato nuovamente un prete senegalese, Camillo Gomis, già
conosciuto due anni fa a Wardha.. Ci siamo poi ritrovati quattro volte per
celebrare l'eucaristia per un piccolo gruppo di persone, nella mia camera.
Malgrado le differenze, e in condizioni molto particolari, queste celebrazioni
sono state molto fraterne e calorose, come un ponte fra persone con
orizzonti e preoccupazioni diverse! Camillo termina un ciclo di studi in
Francia per poi tornare in Senegal, ad aprile, con il progetto di un centro per
la formazione alla nonviolenza. Ha appena creato l' associazione
“Generazione Nonviolenza”, che chiede nei propri Statuti un'adesione ad una
Carta ( nella quale non è davvero per noi difficile riconoscersi !). Vi è anche
una proposta che mi pare interessante, quella che tutti i membri, come
segno di riconoscimento tra loro e del loro impegno alla nonviolenza,
adottino un braccialetto con il logo dell'associazione. Mi ha fatto pensare
alla proposta fatta a Wardha di adottare il bastone di Gandhi come segno di
riconoscimento, ma questo mi sembra più semplice, meno ingombrante,
pesante…. e che si vede alzando il braccio in una manifestazione….
…..
Per quanto riguarda il convegno rimando al sito che da conto di tutti gli
interventi. Mi interessava qui dire due cose sul lavoro di Rajagopal.
Su suo invito e di Ekta Parishad sono potuto rimanere due giorni in più ,
38
ARCA NEL MONDO
assieme a qualche altro delegato, una volta il convegno terminato, per
potermi rendere conto del lavoro di formazione alla nonviolenza attiva che
viene organizzato presso gli “adivasis”, e percepire un poco la vita di questi
villaggi adivasis, cioè le popolazioni tribali che coltivano la terra - da ½
ettaro a 2 ettari per famiglia che permettono loro di vivere e anche vendere
i loro raccolti con modesti guadagni.
Sono molto grato a Rajagopal e Ekta Parishad per averci permesso di vederli
lavorare in sessione di formazione e addestramento con le persone delegate
attraverso i villaggi. Ekta è veramente un movimento di formazione
popolare. Alla fine della loro sessione di formazione, i giovani e i meno
giovani fanno tre giorni di marcia di villaggio in villaggio per 'svegliare' gli
altri e trasmettere loro ciò che hanno appreso. Rajagopal è come un pesce
nell'acqua fra di loro, insegna e suscita spontaneamente le loro parole, il loro
vissuto, i loro modi di raccontare ciò che vivono, il disprezzo di cui sono
oggetto. Erano in 94 nel campo di addestramento al quale abbiamo
assistito. Lavorano in grande gruppo e in piccoli gruppi di quindici, imparano
a prendere la parola in pubblico, a esprimersi in modo chiaro , intelligibile :
meravigliosa riabilitazione della loro parola di uomini e di donne.
Alla fine della formazione, ogni partecipante va in processione alla posta ad
inviare una lettera al primo ministro per reclamare dei titoli di proprietà. E'
una cosa che si vede, ed è importante, poiché i giornali ne parlano, ma la
maggior parte delle persone non sa ne leggere ne scrivere. Un popolo sta
riconquistando la propria dignità, con calma e determinazione. “Vinceremo
oppure moriremo, scandisce Rajaji, mi avete capito bene? “ E tutti ripetono
questa frase alzando un braccio o tutti e due. E c'è un gioco di parole in
hindi: cambiando una vocale nella parola morire, questa diventa picchiare
..:!
Ecco solo qualche piccolo sguardo, ovviamente parziale e minimo su questi
dieci giorni passati in India. Credo davvero che attraverso questi scambi si
leghino relazioni importanti tra movimenti differenti sotto vari aspetti (l'Arca
non è un movimento popolare, fin'ora), ma vi è una progressiva presa di
coscienza che non ci si possa salvare da soli, che anche se i problemi che si
pongono in Francia non sono gli stessi di quelli dell'India, hanno comunque
implicazioni comuni.
Dobbiamo ora riflettere come sostenere “Gandhi International” nel suo
lavoro. Come fare, partendo dalla nostra realtà francese, a rendere visibile
il nostro partenariato con l'India e le organizzazioni degli altri paesi o
continenti ? Ekta Parishad è un movimento che sostiene “i miserabili”, come
titola il film di Campana, ma il movimento coltiva relazioni anche con
autorità e dirigenti politici, anche ad alto livello. Grazie alla presenza di
molti francesi, di un deputato europeo e di dirigenti di un gruppo
importante, due rappresentanti del consolato a Bombay, fra i quali il console,
sono venuti al convegno. Il “chief minister” del Madya Pradesh, stato ove si
ARCA NEL MONDO
39
trova Bhopal, è venuto a prendere la parola e ha anche invitato tutti i
delegati ad un pasto sontuoso secondo la moda indiana. Certo vi sono giochi
sotterranei in tutto questo, ma alcuni responsabili, in quanto uomini,
possono essere toccati anch'essi, benché il cuore di molti è “debole”, e non
possiamo neanche sapere in mezzo a quali pressioni di ogni genere si possano
trovare.
Il punto culminante della mobilitazione è previsto dal 2 al 17 ottobre 2012.
Molte sono le informazioni e i testi a vostra disposizione sui siti relativi.
LE RIVOLUZIONI NON VIOLENTE
DELL'ULTIMO SECOLO
I fatti e le interpretazioni
ANTONINO DRAGO
«Quando parliamo di nonviolenza come di una scoperta di
questo secolo, conviene precisare che non si tratta della
rivelazione di un nuovo valore spirituale o di una rivelazione
religiosa, ma dell'ingresso, nella storia dei popoli, di una forza
rivoluzionaria e innovatrice.» (Lanza del Vasto, I quattro
Flagelli, 1959)
VIAGGIO STUDIO IN INDIA
Codice: 9788861345225
L’associazione Gandhi International et Shanti organizza un viaggio studio in
India per visitare comunità e persone significative dell’azione gandhiana e
nonviolenta.
Il viaggio costa 1600 Euro con partenza e ritorno a Parigi
Le iscrizioni entro il 20/11/2010 presso:
Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33
Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39
In allegato trovate il volantino di presentazione
RECENSIONI
Dal 22 gennaio al 10 febbraio 2011
Alle porte dell'inferno
Il percorso di un soldato dalla guerra alla pace
Di Claue Anshim Thomas
Riceviamo questa recensione da Rina Passera e la pubblichiamo
volentieri.
Anshim comincia a togliere la maschera. Lo fa dall'inizio ala
fine. Chi legge non si illuda riguardo a se stesso. “ Sono
cresciuto in una cittadina della Pennsylvania; mio padre, come
quasi tutti gli uomini in città, aveva combattuto la seconda
guerra mondiale. Era una generazione che non diceva la verità,
quando parlava della guerra; incapace di entrare in contatto
con le ferite profonde che le aveva lasciato dentro, ne parlava
come si racconta una grande avventura. Così quando ho
compiuto i diciassette anni e mio padre mi ha suggerito di
40
ARCA NEL MONDO
RECENSIONI
41
1
arruolarmi non ci ho trovato niente di strano.”
ma quando Anshim tornò dal Vietnam non fu come per suo padre, che tornò
vincitore. Lui era un vinto. Sembrava che la sconfitta fosse colpa loro, di quei
reduci dal Vietnam di cui molti si suicidarono e quasi tutti passarono da
esperienze distruttive come droga, alcol e criminalità.
E il movimento pacifista? Ecco come Anshim ne parla: “ …. era un altro
movimento di guerra. Noi veterani del Vietnam eravamo proprietà contese e
insieme sfruttabili: s potevamo servire allo scopo del movimento allora ci
volevano, ma se si trattava della nostra guarigione personale era ben raro
2
che qualcuno fosse interessato ad aiutarci”.
Questa “guarigione” però avvenne. Dopo il 1968 (anno del rientro da
Vietnam) Anshim era disceso in vari altri inferni fino al 1983, quando approdò
al centro di recupero per tossicodipendenti, racconta che dal quel momento
comincia ad avvicinarsi a “se stresso”. L'incontro decisivo avvenne nel 1990,
il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh teneva un ritiro di meditazione con i
reduci del Vietnam, ecco come Anshim lo racconta: “ .. nel momento in cui
entro nella sala e lo vidi in faccia mi misi a piangere. Mi resi conto per la
prima volta che non conoscevo i vietnamiti se non come nemici. …. Mentre
stavo li seduto a guardare quel vietnamita cominciarono ad arrivare, a
ondate, i ricordi della guerra …. Avvenimenti che avevo del tutto dimenticato
.. a un certo punto ero atterrito. Thich Nhat Hanh ci disse: voi reduci
comprendete a fondo la natura della sofferenza. Ci disse che l'unico modo di
guarire, di trasformare la sofferenza era di stare ben saldi faccia a faccia con
la sofferenza. Ci disse anche che coloro che non avevano combattuto
avevano più responsabilità dei reduci; che data l'interconnessione di ogni
3
cosa non c'è via di scampo dalla responsabilità”
E ancora “.. possiamo fingere di non essere violenti, ma se entriamo in
contatto con quella parte di noi stessi, se non riconosciamo la nostra
complicità nelle tante guerre che ci sono … vuol dire che non siamo integri,
non siamo equilibrati. La “sferzata finale per noi cosiddetti “nonviolenti”
arriva a pag. 77:
“ .. per gli operatori di pace con cui viaggiavo (a Mostar e Sarajevo)
desideravano sinceramente promuovere la pace ma .. erano arrivati con i loro
progetti e cercavano di imporli sulla situazione. Questo non è operare per la
4,5
pace, è imperialismo di pace”
del resto voi amici dell'Arca avete pubblicato una frase di Lanza del Vasto in
sintonia con le riflessioni di Anshim. “ la nonviolenza è cosa semplice e
sottile … difficile da applicare ma la difficoltà diviene insormontabile
quando si è convinti di averla colta in pieno”.
Il percorso di Anshim è fatto anche di tanti chilometri . è passato da Parma
nel gennaio del 2010 , pellegrinando durante una settimana in vari luoghi
dove si è sofferto per la violenza. E ha “toccato” tanti cuori . è un monaco
buddista e pare che il suo carisma sia quello di camminare.
42
RECENSIONI
Il libro non si trova in libreria bisogna ordinarlo attraverso il sito
www.ilmiolibro.it
Buona lettura
Rina Passero
IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO
Cari Amici/che preso la Casa editrice Il Pozzo di Giacobbe è uscito il libro
degli atti del seminario tenutosi a Pisa nell'ottobre 2008 tra i maggiori
studiosi o esperti di Lanza del Vasto Il titolo vuole indicare la rilevanza della
sua esperienza di vita e del suo messaggio sia per il secolo scorso sia per il
tempo attuale; così come si può ricavare dalla presentazione del libro e dai
vari contributi. I files allegati sono la copertina e l'indice del libro; che può
essere richiesto alla casa editrice direttamente, Corso Vitt. Em. 32/34, 9110
Trapani (info@ilpozzodigiacobbe ) o in qualsiasi libreria (22 euro), essendo
distribuito dalle EDB di Bologna. . Cordiali saluti e buona lettura con
l'augurio di Lanza del Vasto: Pace Forza e Gioia
Tonino Drago
1 Pag. 10
2 Pag 30
3 pag. 37
4 pag. 45
5 nota della redazione, se pensiamo al servizio dei Beati i costruttori di pace
come postini a servizio della popolazione, l'affermazione dell'autore si
riferisce all’esperienza di altre organizzazioni.
RECENSIONI
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VOY AGE D’ÉTUDES EN INDE DU 22 janvi e r AU 10 févr i e r 2011
AS S OCIATIONS GANDHI INTERNATIONAL ET S HANTI
Gandhi International et Shanti proposent
un voyage d’études en Inde afin de visiter
quelques lieux et personnes emblématiques de
l’action gandhienne et non-violente actuelle. Le
séjour se terminera par notre participation à la
Conférence Internationale de Guwahati, en
Assam, au nord-est de l’Inde, à laquelle
Rajagopal nous invite pour célébrer la médiation
non-violente qu’il a effectuée entre les forces
rebelles et le gouvernement.
LE PRIX DE 1600 € COMPREND:
* les transports aériens: Paris – Bombay – Calcutta - Bombay - Paris.
* les trajets et transferts en taxi ou véhicule de location
* le logement en ashrams, hôtels modestes et guest houses
* les repas pris en groupe
* l’accompagnement par Louis Campana et Christophe Grigri
* les assurances annulation et rapatriement comprises dans le billet d’avion
* l’adhésion à l’association Gandhi International
* les visites et guides locaux
LE PRIX NE COMPREND PAS:
* les pourboires (dakshina)
* les repas ou boissons pris en dehors du groupe
* les frais de visa
* l’assurance en responsabilité civile (recommandée)
Il est possible pour ceux qui le désirent de partir avant et de revenir plus tard. Il faut alors indiquer les dates exactes
choisies car les modifications après l’achat du billet sont impossibles. Veuillez donc le préciser à l’inscription.
Les associations, et donc leur président, se sentent responsables du bon déroulement de l’acheminement depuis
l’Europe jusqu’aux différents points via Bombay, ainsi que le retour en Europe via Bombay à quelques dates que ce
soit (billets d’avion). Il s’agit d’un service rendu, une facilité assumée par les organisateurs qui perçoivent des frais.
Tous les voyages en dehors de cet itinéraire ne sont plus de leur ressort.
Une clause de non-responsabilité sera établie entre les organisateurs et chacun des voyageurs afin de dégager les
responsabilités de chacune des deux parties en cas de décès, accident ou autre incident de parcours, la responsabilité
des organisateurs étant limitée au voyage (avion et train) proprement dit. Les organisateurs s’engagent à prendre
une assurance rapatriement pour chaque voyageur comprise dans le prix du voyage aller et retour, cette assurance
étant valable tout au long du séjour. Cependant il est fortement recommandé à chaque voyageur de contracter en
plus une assurance de responsabilité civile et de rapatriement pour le séjour.
Sur place des précautions seront prises pour s’assurer au plus vite de la présence d’un médecin en cas de problèmes.
Il est recommandé lors de toutes visites (Anandwan, autres) de laisser ce qu’on appelle une dakshina, c’est-à-dire
une aumône. Celle-ci est laissée à la discrétion de chacun. D’autre part toute consommation personnelle de thé, soda
ou autre n’est pas comptée dans le prix du voyage.
Chaque personne doit posséder un passeport et un visa. Les frais de ces derniers sont à sa charge.
Le visa doit se faire directement en passant par le service de l’ambassade d’Inde VFS (Paris, Lyon ou Marseille) :
http://www.amb-inde.fr
http://www.vfs-in-fr.com
n° indigo:0821 09 0009 (0,12 € ttc/mn).
Itinéraire
22 et 23 janvier : Bombay. Rencontre avec Anand Gokani, arrière petit-fils du
mahatma Gandhi. Visite du musée Gandhi.
24 janvier: Institut d’études gandhiennes de Wardha. Rencontre avec les
étudiants. Visite de l’ashram de Gandhi à Sewagram et du Centre de Sciences des
Villages.
25 janvier : Visite à la Communauté d’Anandwan à Warora, la léproserie
fondée par Baba Amte. Rencontre avec Vikas Amte, l’un des fils du fondateur et
actuel directeur. Visite des ateliers, rencontre avec les membres.
26 - 28 janvier : Orissa : visite du projet Surakshyia avec l’ONG Jana Sahajya,
avec laquelle Shanti Orissa contribue à la construction d’un village pour la
communauté de Sukunabhata.
29 - 30 janvier : Orissa : visite de la ville sacrée de Puri, promenade et
baignades sur les plages du golfe du Bengale. Visite du temple solaire de Konark
(XIII° s.).
31 janvier - 02 février : Calcutta : visite des temples de Ramakrishna et
Vivekananda, de la maison de Rabindranath Tagore.
03 février – 09 février : Assam : participation à la conférence internationale
pour la paix de Guwahati, à laquelle nous sommes invités par Rajagopal,
président d’Ekta Parishad. Visite des environs et des communautés locales.
10 février : retour à Paris via Bombay
Inscriptions avant le 20/11/2010 (nombre maximum de 12 personnes).
Renseignements :
Louis Campana - [email protected] - 04 68 71 18 33
Christophe Grigri – [email protected] - 06 28 34 42 39