Sintesi incontro - Scuola per Genitori

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Sintesi incontro - Scuola per Genitori
SCUOLA GENITORI
(MALO)
«ONORA IL FIGLIO E LA FIGLIA»
Dott.ssa Maria Rita Parsi
Malo, 17 novembre 2009
Come diventare genitori efficaci?
Come diventare buoni genitori?
In questi giorni avete visto in tv lo spot in cui c’è un signore che conta e spiega che ogni sei
secondi un bambino sulla terra muore, di fame, di inedia, di indifferenza, E’ una cosa che colpisce
moltissimo perché ciascuno di noi è stato un bambino e poi, partendo dalla famiglia d’origine, è
diventando preadolescente, adolescente, giovane, maturo, poi ancor più maturo, quindi, anziano. Io
credo che quando si entra in contatto con i bambini si capisce quant’è importante l’infanzia, quanto
è importante per ciascuno di noi l’esperienza della vita infantile, il saper portarla dentro e, man
mano che si diventa adulti, trasferirla come un messaggio, una condizione di accogliere, una
possibilità, un testimone, ai bambini.
Quando i genitori mi rivolgono le due fatali domande, la prima cosa che cerco di
comunicare è tentate di far ricordare loro come erano da bambini, lavorando sulla loro esperienza di
figli, su chi sono stati, su come erano; su quale tipo rapporto avevano con i genitori, con i nonni,
con gli adulti attorno a loro, quindi anche gli educatori; che esperienze hanno fatto da bambini e da
adolescenti. Ecco, se non avete un contatto formidabile e pieno di ricordi, di emozioni, ma anche se
non avete affrontato e superato i vostri vissuti di adolescenza e pre adolescenza, difficilmente
riuscirete a contenere quello che i bambini crescendo accanto a voi saranno in grado di darvi.
Perché i bambini vengono per darvi.
Apro un parentesi, ho fatto fare alla Fondazione un particolare messaggio per Natale: si
tratta di una fiaba/racconto che ci ha ispirato un’insegnate straniera da anni in Italia. Nella sua
classe, interrazziale e interreligiosa, nel tempo è emerso il quesito di come celebrare il Natale
considerato che nel nostro Paese è una festa molto sentita, ma per molti bimbi stranieri no. Questa
insegnate ci ha raccontato che il Natale era una festa che poteva far celebrare a tutti perché al centro
c’era un bambino: la mamma aveva prestato il grembo, il papà era putativo, la natura aveva prestato
la grotta, gli animali il calore, le stella la luce, gli angeli la musica, gli umili avevano portato i
regali, poi sono arrivati i magi a portare i doni ricchi. Tutti erano andati per un bambino. Quindi
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quella festa era la festa di un bambino, divino come sono tutti i bambini quando vengono al mondo
perché sono persone (non appartiene alla mamma o al papà) e formidabili occasione di vita. E lui/lei
quando nasce ha l’attenzione di tutto il mondo. Questa favola sta indicare un mondo “bambino
centrico”, un mondo in cui ci si interessa fondamentalmente dei bambini partendo dai loro bisogni e
necessità. Così facendo cambia la prospettiva perché l’attenzione è subito sulla famiglia (sostegno,
investimento, cura), primo mattone della società. I genitori, che stiano insieme o meno, sperando
siano in due, sono persone che saranno sempre responsabili rispetto ai figli per la crescita in
prospettiva, sono legati dalla genitorialità. Pensate come si diventa genitori: due persone
responsabili, insieme a una comunità, si prendono cura di un persona, per cui i bambini quando
vengono al mondo devono avere una società che si interessa di loro, che li guida e li onora. E questo
modo di vedere fa investire immediatamente sulla famiglia, fa avere attenzione sui genitori e sulla
comunità in cui è inserita. E subito dopo interessantissima e importante diventa la scuola perché lì si
incontrano bambini, famiglie ed educatori, quindi l’investimento è lì che diventa importante: non ci
sono tagli da fare, ma cose da mettere. La scuola è luogo polivalente, aperto, dove si danno cambio
vari adulti in diverse discipline, dove se arrivano genitori in difficoltà trovano aiuto. E perché dico
tanti adulti, perché la scuola non si regge con un solo insegnante, ma con tante figure e maschili e
femminili, non solo donne, perché i bimbi hanno bisogno di più figure, perché ci devono essere
equipe psico pedagogiche stabili che diano sostegno alle famiglie e ai bambini in difficoltà e che
siano collegate con il territorio per dare risposte tempestive. Ce ne sono tante di scuole belle che
hanno biblioteche, aperte da mattina a sera, dove operano i mediatori culturali (collegano genitori,
insegnanti e ragazzi). Al proposito, ricordo quanto sia importante avere lo stesso linguaggio, ma per
farlo bisogna scoprire il codice e allora quelli che possiedono gli strumenti e aiutano la
comunicazione devono diventare facilitatori.
Un mondo a misura di bambino, quindi, richiede che tutti coloro che possono collaborare
alla crescita siano messi in funzione e si investa su di loro: è la formazione dei formatori. Questo si
può fare, perché l’amore è tutto, ma non basta.
E poi si può investire sugli operatori della comunicazione, perché viviamo in un mondo
virtuale…di tracce infinite che vanno a finire da tutte le parti. I ragazzini di oggi hanno un mondo
virtuale che corre parallelo al mondo normale, sono ragazzini digitali, nati in questo mondo: sanno
navigare, andare da tutte le parti, evitare i blocchi, si collegano, scaricano, registrano, hanno un
mondo tutto collegato mentre fuori è tutto scollegato. Tanto si comunica in quel mondo quanto non
si comunica in questo mondo, e i genitori debbono entrare nei blog per scoprire i loro figli, perché lì
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gli adolescenti raccontano tutto di sé: non parlano con mamma e papà o insegnanti, ma tutto quello
che devono dire stava scritto sui blog e chiunque può leggere.
Quindi l’investimento va fatto sui mass media, perché è un mondo che richiede regole e al
quale gli adulti vanno alfabetizzati perché c’è un patrimonio di informazioni sui giovani che non si
ha a casa dove c’è difficoltà reciproca di dialogo. Non dico che noi oggi siamo peggiori dei nostri
genitori, ci sono sempre state difficoltà di dialogo tra generazioni, ma di sicuro ora non abbiamo più
alibi perché molte cose andando avanti con scienza e informazione (a livello psicologico,
pedagogico, religioso, sociologiche) si sanno, sono state dette e divulgate. E allora, non abbiamo
più la scusa che “non sappiamo”, abbiamo strumenti che ci dicono scientificamente e
psicologicamente tante cose, abbiamo tutti gli strumenti per interpretare noi stessi, nel rapporto
anche con figli, col partner e con gli altri. Da ciò ne consegue la responsabilità e il dovere di usare
questi strumenti per migliorare la comunicazione con nostri figli, per migliorare il mondo e per
cambiarlo. Ad esempio: non sarebbe più opportuno fare educazione sentimentale e sessuale prima a
casa, e a scuola, piuttosto che “delegare” questo compito agli scandali sociali raccontati dai mass
media? Cosa possono pensare i nostri figli davanti ad alcune immagini passate in tv se di questo in
casa o a scuola non si è mai parlato?
Conoscete Pulp Fiction? Anticipa l’indifferenza assoluta delle immagini e della vita che noi
abbiamo vissuto nei telegiornali qualche tempo fa. Mi riferisco all’esecuzione di un omicidio in
pieno giorno con la gente che scappa e di alcuni che, letteralmente, “passano sopra” al cadavere.
Immagini di questo genere, anche se sei piccolissimo le interiorizzi, ti ci abitui, se sei più grande
invece le vedi e poi senti i commenti (della televisione e dei genitori). Un ragazzino non ha i mezzi
giusti per interpretare questi eventi. Ma la cosa più terribile è che il delinquente è stato individuato e
arrestato grazie proprio alle immagini diffuse in televisione!! Così, tutti quei ragazzini che hanno il
video telefonino possono rintracciare capi mafia, criminali, e avvisare le forze dell’ordine con una
semplice telefonata. Da qui una doppia lettura del potere da parte dei giovani che diventa una sorta
di magia virtuale alla Harry Potter.
Il mondo fuori è un mondo invece dove c’è poca comunicazione, dove è tutto scollegato e dove la
morte è vera e non si torna più, nel virtuale tutto rimane, torna e si ripete.
Dispiace, ma questo è il tema fondamentale della vita dei ragazzi oggi. I genitori e i nonni
devono insegnare che tutto nasce, si sviluppa, cambia, declina e muore.
Cosa insegnare? Che il mondo è un’esperienza sentimentale, sensuale, sessuale.
Come lo si deve insegnare? Attraverso l’esempio, la scienza e la fede nel senso di credere in
qualcosa che nel tempo diventa consistenza e realtà.
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I ragazzini ci stanno a guardare. I bambini sono dei bicchierini e noi siamo delle botti, se le botti
pretendono di rovesciare nei bicchieri tutto quello che contengono i bicchierini non reggono:
traboccano. Qualcuno mi dice il bambino dorme male, rallenta i tempi, è aggressivo; che la
ragazzina è bugiarda, gelosa, nervosa, non sta ferma; che il bambino è cattivo (!!). Ricordatevi che i
bambini sono lo specchio e la messa in scena, che piano piano nei vari i passaggi della crescita si
articola in rappresentazione, di quello che facciamo dentro casa: gli adolescenti terribili che noi
temiamo sono le rappresentazioni e le messe in scena terribili di quello che noi giorno per giorno
abbiamo loro preparato: i nostri disagi, le nostre difficoltà, le trame delle nostre disperazioni e delle
nostre non risoluzioni. Ecco i figli ci restituiscono tutto, ci presentano il conto, ci fanno specchiare.
E non solo noi come parenti: specchiano gli insegnanti, il mondo, i mezzi di comunicazione di
massa. E se hanno immagazzinato gioia, affetto, carezze, energie, amore, musica, bellezza, arte,
bellezza, animali, valori positivi, capacità di affrontare dolore, morte, se hanno potuto elaborare
tutto ciò con adulti di cui hanno rispetto e fiducia, anche con errori, saranno bambini e adolescenti
che vi restituiranno cose meravigliose: rispetto, allegria, coraggio, presenza, amicizia, voglia di
lavorare, di studiare, di andare nel mondo, di pensare, di condividere, di amare.
I genitori perciò hanno un potere “assoluto”.
Vorrei parlare della coppia. La prima grande occasione irripetibile è la scelta del partner,
vorrei chiedere un seminario sulla scelta del partner. Nessuno pensa mai che prima della coppia, dei
genitori, dei figli, dei problemi, viene la scelta del partner. Secondo me quello che è importante,
oltre all’odore, è la coppia dei nonni, ovvero i genitori di lei e di lui. Perché la storia di lei e di lui e
il loro rapporto con i genitori sono importantissimi, non solo, anche tutta la storia degli altri
innamoramenti e delle varie storie sono fondamentali per mettere in moto il meccanismo che dà
origine alla vita.
Prima di arrivare ai bambini, quindi, c’è la scelta del partner (o dei partner). Poi si arriva al
concepimento che è una storia tutta da indagare. Pensiamo un attimo al rapporto che c’è tra terra,
seme e contadino. Il contadino quando ha seminato aspetta: c’è un rapporto speciale tra terra e
seme. Così la madre con il bimbo in grembo ha un rapporto speciale al quale il partner assiste da
fuori, da esterno. Una donna scambia con il bimbo in grembo una serie di comunicazioni
biochimiche importantissime che lasciano una traccia indelebile.
La storia d’amore inizia lì, anche nella coppia che desidera un figlio e può averlo normalmente,
inizia una nuova storia d’amore: l’uomo aspetta che la donna dia alla luce il bimbo, come il
contadino attente che il frutto esca dalla terra. E attendere di vedere quel bimbo da parte del papà è
diverso, e importantissimo. Pochi pensano al papà. Essere genitori comincia dal vivere questa
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specialità, questa diversità, mi piacerebbe che mamma e papà si raccontassero e condividessero i
sentimenti di questo percorso; mi piacerebbe che tutti e due si occupassero sin dall’inizio del
bambino alla stessa maniera; mi piacerebbe che i papà che non se la sentono non andassero in sala
parto. I papà nella vita dei bambini sono fondamentali e devono esserci da subito, perché sono
figure importanti. Gli uomini diventano dolci e pacifici e meno traditori, hanno una vocazione alla
paternità eccezionale: diamo loro questa possibilità.
Con un bimbo cambia tutto nella vita: il ritmo di sonno veglia, il corpo, i viaggi, il lavoro.
Questo cambiamento se si vive in alleanza diventa ancor più bello, perché quel “capolavoro” si è
fatto insieme…Il contadino ama la terra, la terra sta al contadino come il contadino sta alla terra,
non si possono perdere. Quando una coppia ha questo rapporto di attesa, di cura, di fioritura, di
nuova semina, è come se tutto il mondo naturale entrasse nel mondo della coppia che, così, resiste
di più. Quanto sia importante il legame di coppia tra mamma e papà, quanto sia importante che il
papà ci sia subito, che la mamma passi il bimbo al padre, quanto la presenza paterna sia importante
per lo sviluppo del bambino, nessuno ne parla quasi mai. E molti uomini si sentono al margine di
questo dialogo stretto tra mamma e bambino, perché c’è l’allattamento, perché sembra ci siano cure
che solo mamma può dare, ma non è vero. Nell’allattare dai il perimetro corporeo, l’abbraccio della
madre è importante quanto quello del padre. I bambini sentono subito che ci sono due braccia
diverse che lo contengono e lo proteggono: il problema è il vuoto. Crescere in una famiglia in cui i
genitori si abbracciano, tu sei abbracciato, significa sentire che il vuoto intorno non può portarti via.
Qualcuno dice che i bambini fanno i capricci, non mi risulta: tanti adulti fanno i capricci, ne
conosco molti. Conosco tanti bambini che non fanno i capricci ma amano, e siccome non sanno
esprimersi, piangono. Se abbracciate, se continuamente date un contatto ai figli vi accorgerete che
non piangono, che il richiamo si ferma. Così, sin da piccoli, comprenderanno che nella vita se
chiameranno qualcuno accorrerà, e se accade che la risposta non arrivi subito saranno adulti
pazienti, perché nel cuore avranno comunque l’idea che al richiamo qualcuno, prima o poi,
risponderà. Avranno, cioè, dentro il cuore basi sicure, sapranno che qualcuno si occuperà di loro.
Questo è il dono più grande che si può fare ai bambini: dare la sicurezza che c’è un abbraccio, un
contenimento, una risposta ad ogni richiamo. E una persona che ha delle basi sicure saprà come
affrontare le difficoltà della vita perché sa che qualcuno, quaggiù o quassù, per lui c’è.
Poi arrivano i fratellini. Qui per continuare a essere buoni genitori, dobbiamo ricordare che
tipo di fratelli o sorelle stiamo stati, in tal modo possiamo meglio comprendere i sentimenti dei
nostri figli. Se sono stato un primo figlio me lo devo ricordare quando ho un primo figlio. E se sono
la prima figlia e poi è nato un maschio, il primo maschio, cosa è successo in famiglia? Che tipo di
accoglienza mi hanno fatto? E a mio fratello/sorella? E i miei genitori a che punto erano loro come
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coppia? Nella prima figlia femmina potrei rivivere me stessa prima figlia e se non mi hanno voluto
bene, se non sono stata accolta, avrò un rapporto difficile con la mia prima bimba. Se nasce un
bimbo è molto diverso, spesso il rapporto è buono se si ha avuto un buon rapporto con le figure
maschili. Allora bisogna chiedersi mi sentivo amata? Ero apprezzata? Se ne esce un quadro di
bimba che cerca di essere brava, ma non viene riconosciuta e non si sente all’altezza delle
aspettative della mamma, ciò viene riprodotto nelle figlie. Essere genitori è perciò ricordare come
ci siamo sentiti noi al posto di nostro/a figlio/a e che tipo di rapporto abbiamo vissuto con i nostri
fratelli/sorelle e i nostri genitori.
Non crediate poi di sapere esattamente come la pensano i vostri bambini e ragazzi, bene ricordare le
nostre esperienza, ma in famiglia è sempre importante il dialogo e il confronto. Infatti, non
interroghiamo mai abbastanza le persone intorno a noi. Tutti abbiamo vissuti di cui spesso ci
dimentichiamo o che abbiamo rimosso, ma conoscerli è importante.
Accanto ai fratelli, si deve poi considerare il valore che altre figure affettive parentali hanno
avuto per noi. I figli non crescono, infatti, solo con noi ma anche con i nonni, gli zii, e altri punti di
riferimento affettivo che noi dobbiamo rispettare. Creare la possibilità che i bambini stiamo con gli
anziani è fondamentale. Nei momenti di separazione delle coppie pagano il conto anche i nonni,
salvaguardare questo rapporto è fondamentale perché loro sono i dinosauri del cuore, sono i genitori
dei genitori da cui i bambini si aspettano una garanzia di esperienza della vita che dà l’idea di come
la vita si svolge, di come si sviluppa. Molti bimbi che non hanno avuto i nonni hanno avuto delle
occasioni in meno. Quindi bene il rapporto con figure parentali anziane, o anziani amici, per capire
com’è la trasformazione della vita, come si modifica l’esistenza. Senza anziani i bambini vedono
sempre una giornata chiara senza tramonto, senza notte. E’ invece fondamentale questo rapporto
con la vita (reale).
E’ anche importante che i genitori non alienino altri adulti, ovvero che le altre figure di
riferimento per i figli non siano svalutate parlandone male davanti a loro. Il meccanismo di
distruzione di altre figure adulte toglie ai bambini la sicurezza e la garanzia perché loro, troppo
piccoli, non sono in grado di gestire i risentimenti che provano e quindi si arrabbiamo. I bambini
hanno una furia tale che quando provano delle paure, delle voglie, dei desideri vogliono avere la
garanzia che gli adulti fanno da contenitori insegnando loro come gestire queste emozioni (anche
quelle positive). In questo senso i bambini fanno delle continue prove (sfidano) e se qualcuno
amplifica il tutto (sparlando della nonna), se vedono che gli adulti non sanno contenere, se questo
controllo non c’è, se si pensa che i bambini non capiscano o dimentichino, ci si sbaglia di grosso. I
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bambini fanno attenzione a ogni variazione. Avete mai provato a raccontare più di una volta una
fiaba? Stanno attenti ai minimi particolari…e riprendono il narratore se non segue fedelmente il
racconto. Figuratevi se non ricordano quel che hanno sentito, se non hanno immagazzinato tutto, se
non mantengono il segreto salvo poi, nel momento meno opportuno, uscirsene con qualche frase
imbarazzante (d’altronde perché non farlo? Lo dice anche la mamma/il papà/la nonna)
Guardate che i bambini non sono “furbi” (nel senso che comunemente si pensa) ma
sperimentano: quando sputano, battono, buttano... Per questo devono sporcarsi, toccare, tracciare. A
forza di non farli tracciare sui muri di casa vedete come hanno sistemato i muri delle città, quando
ero piccolina io facevano i disegni sulla carta da parati con la matita. Ora che fanno i ragazzi?
Pigliano le bombolette. Come gattonare, non con i girelli, lasciateli fare, devono stare in piedi da
soli, devono fare le esperienze con la gente appresso. E’ importante che scarabocchino, che
giochino con la terra, che si imbrattino, insomma un contatto che piano piano li aiuti a gestire la
materia. Che non passino ore davanti a strumenti in movimento o a suoni che non fanno loro.
Importante che il suono e i rumori li faccia lui che poi diventano suoni ricercati e musica. Il primo
legame tra bambino nel grembo e il mondo fuori è uditivo e addirittura sogna, magari ciò che sogna
la madre.
Il fatto di lasciare il bimbo al nido.
Molte donne lavorano e c’è il problema di lasciarlo al nido, o dai nonni. Intanto precocissimamente
ai nido no, mi piacerebbe che le donne, lavoro permettendo, stessero a casa il più possibile perché
fino ai tre anni la presenza della mamma è importante. A partire dai tre anni si porta al nido. Il
discorso della socializzazione per i bimbi è importante, stare con altri coetanei è fondamentale, ma
ci deve essere un tempo diviso tra socializzazione/scuola e famiglia, nel senso che tante ore non
può, perché più è piccolo più il tempo è dilatato. I bambini dovrebbero stare del tempo con delle
figure di riferimento, per esempio i nonni. Per me i nonni sono una grande risorsa. Se i nonni sono
disponibili verso i bambini, sarebbe importante che avessero un tempo per stare assieme. Mi
piacerebbe anche pensare allo sport. Per i bambini lo sport deve essere un piacere e deve essere
accompagnato da un’esigenza espressa.
Delle donne ho da dire moltissimo, siamo tutti figli, nasciamo da una donna, siamo tutti
all’origine in rapporto con la madre. Il matriarcato non è potere alle donne ma iniziare dalle donne.
Come per i bambini, così un discorso rivolto alle donne, e di attenzione alle donne, cambia il
rapporto non solo nella coppia ma anche nella società. Basti pensare al rapporto con il lavoro.
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Intorno al piacere delle donne si sa poco, le stesse donne indagano poco, si parla spesso degli aspetti
esteriori e di altri aspetti degradanti, ma mai del piacere che dà gioia di vivere e si passa ai figli. E’
un altro modo di intendere il rapporto con il proprio corpo, con la società, con il partner. Sento
molto la misoginia che gli uomini stanno alimentando verso le donne, perché sono preoccupati del
loro potere messo in discussione, e la misoginia delle donne contro le donne (una conflittualità
maggiore piuttosto che una collaborazione e sostegno). Se la società consentisse alle donne di
esprimersi appieno diventerebbe una comunità veramente più pacifica, aperta ai sentimenti e alle
emozioni, più creativa. Le donne sono presenti per forza di cose all’origine della vita e ne segnano
tutte le tappe: nei primi mesi i figli sono legatissimi alla madre che dà un imprinting, a scuola le
figure femminile sono predominanti (e non dovrebbe essere così). Le donne dovrebbero capire
quanto è importante nella società ciò che pensano e provano, ma spesso tutto ciò viene “fatto
pagare”. Avete sentito dell’invidia del fallo? C’è anche quella del grembo. La prima è l’invidia del
potere, della presenza del sociale (di cui parla Freud), ma pensate all’invidia del grembo che
rappresenta l’origine. Se le donne non capiscono che tipo di invidia si può strutturare verso questo
potenziale non avranno mai la capacità di controbilanciare, che non significa potere con un altro,
ma di trasformare in potenzialità reali dei poteri contrapposti che così non funzionano. Un potere
contro l’altro non porta da nessuna parte, ma la collaborazione porta lontano.
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