Costruisci la leggendaria Yamato (fascicoli 31-32)

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Costruisci la leggendaria Yamato (fascicoli 31-32)
Costruisci la leggendaria Yamato
(fascicoli 31-32)
Riccardo Roverelli
Tecnica modellistica
Eccomi con un nuovo capitolo del mio diario sulla costruzione della Yamato, questa
volta gli argomenti descrittivi delle varie parti di questa corazzata sono le canne dei
cannoni principali e le piastre di corazzatura.
In fase di progettazione della Yamato, una delle decisioni importanti da prendere
riguardò proprio quale calibro adottare per i cannoni principali, a seconda del
calibro infatti variava in modo sensibile anche il tonnellaggio finale di una singola
torretta, quindi la decisione da prendere, influenzava fortemente anche fattori
determinati per la forma dello scafo, la sua stabilità, la velocità della nave ed altro
ancora. I progettisti si trovarono quindi a decidere se utilizzare i cannoni da 400mm
fino ad allora istallati sulle corazzate di classe Nagano oppure passare ai 460mm
del calibro poi utilizzato. La scelta come sappiamo ricadde sulla seconda ipotesi,
per paura però che gli stati nemici si sentissero provocati da questa decisione, il
progetto venne portato avanti e realizzato a Kure in gran segreto e con il nome di
“cannoni da 400mm di tipo 94”.
Gli ingegneri giapponesi, stabilirono che in generale la lunghezza delle canne di un
cannone doveva corrispondere a 50 volte la misura del calibro, in pratica 23mt. Di
fatto però la politica di riduzione dei pesi, comportò la riduzione del multiplo ad un
più ragionevole 45 e di conseguenza ad una lunghezza finale delle canne pari a
20,7mt. Può sembrare una piccola differenza, ma venne calcolato un risparmio di
peso pari a circa 30 tonnellate che si tramutò in una considerevole riduzione di
potenza da impegnare sia durante le rotazioni delle torrette che durante
l’orientamento della canne verso l’alto o verso il basso. Le culatte delle canne,
vennero progettate sulla base della tecnologia inglese, e avevano quindi
l’otturatore che si apriva verso l’esterno lateralmente, grazie ad una pressa
idraulica da 100cv..
L’anima delle canne, era scolpita inoltre con 72 rigature elicoidali in grado di
imprimere ai proiettili una rotazione di 60 giri al minuto utili a rendere il volo del
proiettile stesso molto più stabile e preciso, essendo l’anima soggetta a forti attriti
ad ogni sparo, era soggetta ad usura, rimaneva però efficiente per circa 200 colpi
dopo i quali veniva sostituita.
La corazzatura della Yamato, venne realizzata utilizzando 5 tipi principali di
corazzature differenti tra loro per spessore e composizione dell’acciaio, il peso
complessivo delle piastre di corazzatura era di 22.895 tonnellate. Le piastre più
spesse (660mm) e resistenti vennero usate per proteggere le pareti frontali delle
torrette dei cannoni principali e per corazzare il ponte di comando principale.
Le murate dello scafo, erano rivestite anch’esse di piastre corazzate fissate
all’interno dello scafo con bulloni anch’essi corazzati, data la composizione
dell’acciaio, tutti i fori dei bulloni venivano eseguiti prima del trattamento di
cementificazione superficiale delle piastre, era quindi necessario un più che
accurato studio di progettazione e disegno di tutte le componenti della
corazzatura.
La costruzione del modello, prosegue in questi due fascicoli, con l’assemblaggio
delle mitragliatrici trinate e con la copertura della coperta di prua. Per ciò che
riguarda la mitragliatrici, a parte la scarsa qualità delle fusioni, va sottolineata
anche una eccessiva semplificazione dei particolari originali, in pratica
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confrontando infatti le mitragliatrici originali con il pezzo montato ci si rende conto
di come quest’ultimo sia solo un lontano abbozzo di ciò che in realtà dovrebbero
simulare.
A peggiorare le cose intervengono ulteriormente le istruzioni sui fascicoli, viene
infatti consigliato di dipingere le mitragliatrici completamente assemblate di un
generico color “grigio ferro”, in realtà osservando le foto del modello di Kure, è
facile osservare che gli affusti erano dello stesso grigio adottato su tutta la nave, a
parte le canne ed i caricatori che invece erano neri. Coerentemente con quanto
indicato fino ad ora sui fascicoli, i riferimenti alle colorazioni, si mantengono molto
vaghi, basti pensare all’imperante “grigio nave militare” che spesso ricorre sui
fascicoli. Nelle foto sopra, la mitragliatrice montata è stata verniciata seguendo i
consigli di Rodolfo e Vass.
Solitamente gli armamenti delle navi militari, specialmente quelle di piccolo
calibro, hanno gli affusti dello stesso colore della nave, mentre tutte le parti
mobili, le canne e caricatori sono in color metallo brunito, dato loro da
trattamenti termici e non da verniciature.
Nei grossi e medi calibri le canne invece possono aver lo stesso schema
della colorazione mimetica della nave.
In questo caso, sia per le canne delle mitragliatrici che per i caricatori, il
colore più indicato è il color “canna di fucile” o “gun metal” presente nelle
cartelle dei colori metallizzati di quasi tutte la case produttrici di colori per
modellismo, di seguito alcuni riferimenti, ma ne esistono altri:
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Puravest (Dr. Toffano) codice PV M 130 6 “Canna di fucile”
Humbrol - serie Metal Cote codice 27004 “Gun Metal”
Tamiya - X 10 “Gun Metal”
Nota per la colorazione: il colore Humbrol e' un colore speciale, che se
lucidato con un panno morbido una volta perfettamente asciutto (almeno un
giorno intero di essiccazione) assume un aspetto metallico, quasi fosse
davvero un pezzo di metallo brunito scuro. Gli altri sono solamente colori
metallici e non riescono a dare l'aspetto dato dall'Humbrol, specialmente
per il Tamiya, mentre il Puravest non l'ho mai provato.
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Sullo scafo della nave, si inizia a montare la coperta in legno, per fare ciò vengono
fornite tavolette di compensato dello spessore di 2mm. sagomate da adattare
ulteriormente allo scafo per poi incollarci sopra listelli in legno di sezione 0,5x3mm
di larghezza e lunghi 10cm. misure che nella realtà farebbero riferimento ad assi
larghe 75cm. e lunghe 25mt., forse ricavabili dalle sequoie, macchinari
permettendo. Al solito, il sempre prezioso libro dell’anatomy, con il disegno che
segue, ci da indicazioni più precise, ma questa volta non complete, manca infatti il
riferimento alla lunghezza, che ho ricavato dalla fotografia che segue.
Essendo noto il diametro (3,60mt.) delle corazzature delle mitragliatrici di coperta,
ho tracciato le linee rosse e fatte le dovute proporzioni è uscita fuori una lunghezza
delle tavole pari a 5,25mt. riportate in scala 1/250 le misure delle tavole sono pari a
circa 0,5 x 21mm.
Come spesso accade in questi casi, sono sceso a compromessi per ciò che
riguarda la misura della larghezza ed ho deciso di usare listellini in tiglio di sezione
1x1mm. nella foto che segue è evidente il fuori scala proposto nei fascicoli tenuto
presente che anche il mio listellino è largo il doppio del dovuto.
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Immagino solo quanto simili dimensioni andrebbero a mortificare nelle proporzioni
ad esempio i cannoni principali da 460mm, le cui canne sopra descritte
risulterebbero più corte dei corsi della coperta…
Lo spessore dei nuovi listelli, mi ha imposto il rifacimento dei pezzi della coperta
con compensato da 1,5 per recuperare lo spessore in eccesso, per facilitare poi il
posizionamento dei listellini, ho incollato sui pezzi la carta millimetrata da usare
come guida.
I trattini neri sulla carta sono in realtà delle piccole finestrelle ritagliate sulla stessa
che mi hanno permesso di centrare la carta sull’asse centrale del pezzo tracciato
precedentemente.
I listellini li ricaverò utilizzando il piccolo stratagemma che vedete nelle foto che
seguono.
Si tratta di un rudimentale taglia-listelli realizzato riciclando alcuni pezzetti di
fasciame conservati precedentemente:
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ho incollato due assicelle parallele tra loro alla distanza di poco più di 3mm, quindi
ho tagliato i due pezzetti più piccoli e li ho posizionati tra le due assicelle facendo in
modo che un listello precedentemente tagliato a misura (21mm.) mi desse la misura
della battuta, a questo punto ho incollato il pezzetto più piccolo e lasciato libero di
scorrere quello più grande che farà da cursore per estrarre ogni volta i pezzi
tagliati. I modellisti più esperti sicuramente conoscono questo stratagemma, ho
però voluto descriverlo per i principianti come me che per la prima volta affrontano
un lavoro del genere. Aggiungo solo che prima del taglio ho colorato i fianchi dei
listelli con una mina per fare in modo che una volta incollati tra loro si evidenzi una
simulazione di calafatura.
Altro errore da evidenziare sul metodo di listellatura della coperta così come
descritto sui fascicoli, riguarda il posizionamento dei listelli stessi, che non devono
arrivare a metà di quelli subito adiacenti ma ad un terzo da un lato e due terzi
sull’altro, dei rispettivi corsi adiacenti, il lavoro svolto comunque lo vedete nella
foto che segue.
Mi aspetta un lavoro lungo e di pazienza, ma che sicuramente gratifica l’occhio.
Noterete sul bordo dello scafo un piccolo gradino, è il risultato di un piccolo
accorgimento che darà i suoi frutti in seguito, ho notato infatti nel disegno
dell’anatomy precedente, che la coperta in legno inizia a 55cm. dal bordo, per
rispettare questa misura ho rasato a filo delle nuove tavolette da me ricavate, lo
scafo della nave, quindi ci ho incollato sopra un listello di tiglio di sezione 2x1mm,
che oltre a permettere un più corretto distanziamento dal bordo della coperta in
legno, sarà anche una utile guida quando dovrò posizionare la mascheratura sulla
coperta per verniciare lo scafo.
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Anche per questa volta è tutto, se qualcuno avesse bisogno di qualche spiegazione,
o altro come sempre scrivete direttamente al mio indirizzo e-mail:
[email protected].
Ciao e al prossimo articolo.
Riccardo Roverelli
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