I patriarchi verdi

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I patriarchi verdi
MONUMENTI ARBOREI
I patriarchi verdi
Terra di alberi secolari, con esemplari di vera
e propria archeologia botanica
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Olimpio Fantuz/SIME
R
aimondo Lai, alla soglia
degli 80 anni, guardava il
suo patriarca verde tra i
graniti di Luras, a cento metri
dalla chiesetta di Santu Baltòlu, e
quasi si commuoveva. “Quando
sono arrivato qui da Benetutti, alla fine della guerra, con il mio
gregge di 50 pecore, quest’albero
è stato il mio primo rifugio, quante notti ho trascorso sotto le sue
chiome.” Il vecchio allevatore che
regnava in questo lussureggiante
angolo di Gallura ha lasciato in
eredità uno straordinario monumento verde: un magnifico olivastro alto 15 metri, un tronco di 12
metri di circonferenza che sembra scolpito dalla natura. Un
grandioso esempio di archeologia
botanica, sopravvissuto ai secoli
e agli uomini fino a conquistare il
titolo di patriarca verde d’Italia.
Secondo un censimento del ministero dell’Agricoltura è l’albero
più vecchio: ha almeno tremila
anni. La sua origine dunque si
perde al tempo dei nuragici.
Sardegna terra di vegliardi, anche nel mondo vegetale. L’assessorato regionale dell’Ambiente e
il Corpo forestale regionale ne
hanno censiti una cinquantina,
molti dichiarati monumenti naturali. Lecci, ginepri, roverelle, castagni, noci, tassi, lentischi, filliree, persino aranci, come quelli
di Milis, nell’Oristanese. Alberi
che richiamano antiche leggende, come l’olivastro millenario
che sorge a fianco della chiesetta
sul mare di Santa Maria Navarrese, eretta nel 1502 dalla figlia del
re di Navarra dopo essere scam-
pata a un naufragio. Giganti che
ricordano miti planetari, come
quello dell’albero cosmico che attraversava e metteva in comunicazione tre mondi: gli abissi del
sottosuolo, la superficie della terra e il cielo. È il caso del leccio di
Badde Tureddu, nel cuore del Supramonte di Orgosolo: sei metri
di circonferenza, sorge su un
Sopra: “S’ozzastru”, come viene
confidenzialmente chiamato dagli
abitanti della zona, è il patriarca degli
olivastri millenari di Santu Baltòlu,
nei pressi di Luras. Con la sua età
stimata tra i 3000 e i 4000 anni
è anche l’ulivo più antico d’Europa.
grande masso squadrato di calcare, adagiato su un torrente come
un gigante che si abbevera tra le
abbondanti fioriture di rose peo-
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MONUMENTI ARBOREI
Per vedere questi giganti naturali
Da maggio la cooperativa Galluras organizza le visite all’olivastro di
Santu Baltòlu, patriarca d’Italia. La coop, presidente Piergiacomo Pala
(368/33.76.321), gestisce il Museo etnografico Galluras a Luras
([email protected]), da visitare perché custodisce l’unico reperto isolano
– un martello di olivastro – che testimonia il ruolo della “accabbadora”,
la donna incaricata di finire i malati terminali. Per visitare gli alberi monumentali del Supramonte ci si può rivolgere a Barbagia Insolita
(0784/28.60.05, gite anche in fuoristrada), L’Altra Sardegna
(338/9.32.98.18) e Gorroppu (0782/64.92.82). Per i tassi di Tedderieddu: agriturismo Funtana Terra Ona ad Arzana (340/2.64.72.17). Per i
lecci di Seui, contattare i vigili urbani del Comune (0782/5.46.11) o la
coop che gestisce il museo (0782/53.90.02, anche la domenica). Altre
informazioni presso il Corpo forestale regionale (070/6.06.65.27).
Fotografie di Gianmario Marras
nie. Alberi che raccontano storie
di eroi e di esìli, come il pino domestico che Giuseppe Garbaldi
piantò a Caprera nel febbraio
1867 per la nascita della figlia
Clelia: nell’incantevole scenario
dell’isola domina ancora oggi nel
cortile della Casa Bianca.
Alberi nascosti, quasi protetti nei
boschi, altre volte solitari, relitti
di grandi foreste del passato,
“eremiti e combattenti”, come li
chiama Hermann Hesse nel suo
Canto degli alberi. Un eremita come il tasso di Gorroppu, nel fantastico scenario del Supramonte
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A destra: l’olivastro plurisecolare che si
erge a fianco della chiesetta sul mare di
Santa Maria Navarrese, centro turistico
della costa di Baunei, è ciò che rimane
della foresta mediterranea che un
tempo ricopriva la regione. Raggiunge
un’altezza di quasi 10 metri per una
circonferenza del tronco di 8,40 metri.
Sotto: il pino domestico, piantato
nel 1867 da Giuseppe Garibaldi per
la nascita della figlia Clelia, domina
ancora oggi nel giardino della
Casa Bianca sull’isola di Caprera.
di Urzulei: il grande vecchio di
Sedda Ar Baccas, 4 metri di circonferenza, 10 di altezza, è stato
dichiarato monumento naturale.
Solitari sono anche i tre magnifici
tassi di Tedderieddu, nel Gennargentu di Arzana, celebrati da Mario Rigoni Stern come i più vecchi
d’Europa: le radici sembrano levigate, si allungano per decine di
metri allo scoperto. Ai confini del
paradiso verde di Montarbu, a
Seui, un altro campione: il leccio
di Funtana Su Canali, oltre 6 metri di circonferenza, salvato negli
anni Quaranta da una guardia
campestre, Giuseppe Carboni,
che si oppose al taglio. Scampata
alle motoseghe, grazie a un forestale, anche l’imponente roverella
di Sa Cariasa a Illorai, circondata
da lecci e biancospini: 7,5 metri di
circonferenza. Merita una visita.
Tesori della natura, monumenti
viventi, come la foresta primaria
di lecci di Montes a Orgosolo, mai
sottoposta a tagli: alberi che nascono e che muoiono, il Supramonte mette in scena il ciclo della
vita del mondo verde. Lello Caravano
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