TRACCE DI POPOLAMENTO ROMANO NEL PARMENSE Le

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TRACCE DI POPOLAMENTO ROMANO NEL PARMENSE Le
Convegno “Archeologia ad Alta Velocità in Emilia”
TRACCE DI POPOLAMENTO ROMANO NEL PARMENSE
Le colonie di Parma e Mutina vennero fondate dai Romani nel 183 a.C. con funzione
eminentemente strategica allo scopo di disporre di ulteriori basi per combattere le popolazioni
liguri non ancora domate, che abitavano l’Appennino emiliano fino al Bolognese. Se, infatti, da
Modena era loro possibile tenere sotto controllo le vallate di Panaro e Secchia e l’intero Frignano,
da Parma era possibile monitorare, oltre a quelle di Parma e Baganza, quella dell’Enza e il
sistema Taro - Ceno. Veniva così completato il programma che, iniziato con le fondazioni di
Placentia e Bononia, dava loro il controllo di tutte le principali vallate appenniniche abitate dai
Liguri. Solo dopo la definitiva sottomissione di queste popolazioni, nella seconda metà del II
secolo a.C. si ebbe lo stanziamento di altri coloni nelle restante parte della pianura emiliana, e
quindi anche nel territorio fidentino. Queste ultime assegnazioni avvennero, diversamente dalle
precedenti,
a
titolo
individuale, cioè viritim,
con la conseguente nascita di “centri di servizio”: le praefecturae. Nel
corso del successivo I
secolo, all’interno di un
generale
processo
di
urbanizzazione dell’Italia,
molte praefecturae si
trasformarono in città,
divenendo dei municipia.
E’ appunto in tale modo
che Fidentia da piccolo
agglomerato
sede
di
La villa romana di Cannetolo in corso di scavo
“uffici
periferici”
si
trasformò in una città con un proprio territorio come la vicina Parma.
Pur avendo i due centri origini diverse, l’organizzazione del loro territorio fu sostanzialmente
identica. Sia che si trattasse della deduzione di una colonia, sia che le assegnazioni fossero fatte
viritim, era infatti necessario procedere a delle partizioni da distribuire tra i coloni e, di
conseguenza, era necessario bonificarlo e renderlo coltivabile con l’abbattimento del bosco e la
costruzione di una rete drenante. Là dove possibile, questo era attuato mediante la centuriazione,
vale a dire attraverso il tracciamento di assi tra loro paralleli e perpendicolari, i decumani e i
cardini, che disegnavano una griglia di maglie quadrate di 20 actus di lato (circa 710 m).
All’interno di questi quadrati, detti centuriae, mediante cardini e decumani minori, i limites
intercisivi, venivano individuati i singoli lotti da assegnare per sorteggio ai coloni. Trattandosi di
un intervento di bonifica e sistemazione del territorio per scopi agricoli, l’orientamento del
Museo Archeologico Nazionale di Parma - 9 giugno 2003
Convegno “Archeologia ad Alta Velocità in Emilia”
reticolo centuriale era determinato dalla situazione geografica di quel territorio ed è per questo
motivo che i reticoli di Parma e Fidenza non hanno il medesimo andamento. D’altra parte è
proprio questa perfetta aderenza alla geografia fisica che ha fatto sì che il disegno impresso alla
nostra campagna dagli agrimensori romani sia, nelle sue linee generali, giunto sino a noi e il
riconoscimento delle sue persistenze, oltre a consentirci di ricostruire la storia anche fisica del
territorio, ci permette di capire come era organizzata la campagna in età romana. E’ infatti
all’interno delle maglie centuriali, di norma negli angoli, o all’incrocio degli assi centuriali che si
collocano rispettivamente le fattorie e i piccoli villaggi che costituivano il sistema insediativo del
territorio, sistema che finisce per essere nella sua sostanza simile, se non all’attuale, a quello che
caratterizzava la nostra campagna prima della grande espansione demografica e della intensa
meccanizzazione dell’agricoltura che si sono avute a partire dagli anni Cinquanta del secolo
scorso.
Un popolamento dunque fitto, come dimostra il fatto che all’interno di ogni centuria si trovino
generalmente due insediamenti, per cui non stupisce certo l’individuazione di 11 siti lungo i circa
60 chilometri di tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità, anche considerando che tale
tracciato taglia terreni fertili ad alta produttività. L’importanza della zona da un punto di vista
insediativo è d’altra parte confermata dalla poleografia attuale e dall’altra dozzina di insediamenti
post-antichi individuati sempre lungo il tracciato.
Tra gli insediamenti romani individuati si segnala per importanza la villa di Cannetolo di
Fontanellato per il suo stato di conservazione, la lunga durata, la quantità e qualità dei materiali
recuperati, che si spera di poter musealizzare quanto prima nella rocca del capoluogo.
Manuela Catarsi Dall’Aglio - Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’EmiliaRomagna
Museo Archeologico Nazionale di Parma - 9 giugno 2003