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IL MUSEO DELLA CERAMICA
“ A. TAFURI “
a cura di
Irma Pastore
Nel centro storico di Salerno, poco distante dal Duomo, nel
caratteristico Largo Casavecchia, troviamo il museo della
ceramica “ Alfonso Tafuri “.
Il museo fu ideato e realizzato da Alfonso Tafuri, un
appassionato cultore della conservazione, del restauro e della
storia di Salerno, che dedicò molto del suo tempo, dal 1970 al
1980, al costante lavoro di recupero di ceramiche ed altri oggetti
oggi esposti nel museo.
Egli, infatti, durante i lavori di scavo realizzati per il restauro
o la risistemazione di edifici pubblici e privati, nel corso di lavori
stradali e qualche volta addirittura nei rifiuti o nel materiale di
risulta dei cantieri edili, recuperava vasellame, utensileria da
cucina e “ riggiole “ smaltate che costituiscono il nucleo
espositivo del museo, insieme ad altri reperti che provengono da
donazioni di alcune famiglie salernitane.
Il museo Tafuri è un interessante esempio di impegno privato
utile alla conservazione ed alla conoscenza di un percorso della
storia della ceramica e, particolarmente, del rapporto che la
ceramica salernitana e vietrese hanno avuto con la città, con le sue
abitudini, con i suoi gusti e con la religiosità dei suoi abitanti.
La classificazione espositiva del museo è stata realizzata per
tipologia di oggetti. Nelle prime vetrine è esposto vasellame e
utensileria casalinga: i reperti più antichi sono databili al secolo
XVI. La maggior parte è in maiolica bianca o in stile
compendiarlo; vi è anche un’ampia rappresentanza di vasellame
vietrese del XIX secolo, come alcuni piatti con decorazione a
spugnetta lungo la tesa e motivo centrale a “sciurillo“.
Segue, poi, lo spazio dedicato alle “riggiole“ smaltate, ovvero
pavimenti e rivestimenti di case, chiese e conventi. E’ questa una
produzione particolarmente significativa e caratteristica della
ceramica di Vietri dell’800, di cui è esposta nel museo una
ricchissima varietà di esemplari provenienti per lo più da case del
centro storico salernitano.
Dai marchi di produzione impressi sul retro delle mattonelle
risultano produttrici di “riggiole“ tre faenzere: la fabbrica dei
fratelli Tajani, di Sperandeo Antonio e di Punzi Antonio.
La raccolta sottolinea come, nel corso dell’ottocento, la
“riggiola” vietrese fosse divenuta sempre più competitiva nei
confronti di quella napoletana, coprendo la quasi totalità della
committenza salernitana e di quella dei centri limitrofi.
L’ultima sezione è costituita dalle targhe e dalle piastrelle
devozionali dei secc. XIX e XX. I manufatti, per lo più in
ceramica vietrese, ci permettono di esemplificare il rapporto tra il
fedele e la divinità attraverso la rappresentazione di alcuni tra i
santi propri della cultura popolare.
Accanto a varie raffigurazioni della Vergine troviamo
pannelli e piastrelle votivi dedicati a S.Antonio Abate, San
Francesco da Paola, S.Vincenzo Ferreri e S.Michele Arcangelo.
In una vetrina del piano inferiore si nota, tra i vari frammenti
di produzione vietrese, una ciotola di ceramica spiral ware. E’
questo il reperto più antico della collezione TAFURI, in quanto la
ceramica spiral ware è databile al XIII secolo.
Questa classe ceramica è largamente diffusa lungo tutto il
litorale tirrenico dell’Italia meridionale, dal Lazio alla Campania,
ed in Sicilia. Fuori dal territorio italiano è attestata a Byrsa,
l’acropoli di Cartagine, a Rabat, nell’isola di Malta e ad Acco in
Israele. Appartengono a questa classe ceramica coppe e bacini –
sono molto rare le forme chiuse – decorati con spirali disegnate
esclusivamente in verde ramina e bruno manganese sotto una
vetrina piombifera trasparente.
Negli ultimi anni i frequenti ritrovanti di ceramica spiral
ware, in contesti stratigrafici ben databili, hanno permesso di poter
individuare l’inizio della loro produzione intorno alla metà del XII
secolo ed un’ampia diffusione nel corso del XIII secolo. Per
quanto riguarda la destinazione di queste coppe ceramiche si è
ipotizzato che si potesse trattare di forniture militari e navali,
essendone stata rinvenuta, in Sicilia, una notevole quantità
nell’antico arsenale palermitano della Kalsa.
Un piccolo gruppo di spiral ware, 98 reperti, tutti
frammentari riconducibili soltanto a forme aperte, proviene dal
Castello di Salerno. Stando ai risultati delle analisi chimiche ed
allo studio dei minerali effettuato su alcuni campioni, le ceramiche
decorate a spirale del Castello sono state prodotte a Salerno o
nell’area salernitana.
Le coppe di spiral ware sono caratterizzate in maggior parte
da un corpo emisferico, da un semplice orlo arrotondato, da un
piede ad anello e dal fondo umbonato.
La decorazione della spiral ware è costituita quasi sempre da
quattro spirali in bruno e verde, disposte in modo alternato. Tale
repertorio presenta poche varianti, raramente con tre spirali in
bruno e tre linee in verde disposte sempre in modo alternato, altre
volte con tre spirali in bruno separate da galloni in verde e linee
ondulate in bruno. La decorazione in solo bruno è riscontrabile in
pochissimi esemplari.
BIBLIOGRAFIA
Maria Pasca, Collezione di ceramiche “Alfonso Tafuri” in
A.A.V.V., Il Centro storico di Salerno, Salerno 2000, p.p. 54-55.
Irma Pastore, Ceramica Spiral Ware, in A.De Crescenzo,
I.Pastore, D.Romei, Ceramiche invetriate e smaltate del Castello
di Salerno dal XII al XIV secolo, Napoli 1992, p.p. 38-49.