Maggio - Ciba Vision Academy
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Maggio - Ciba Vision Academy
sommario aprile 2006 vol. VIII, n. 1 Articoli Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Nicola Pescosolido, Alessio Stefanucci Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Prof. Peter Moest, Manja Grzesik Wolfgang Sickenberger Helmer Schweizer X Congresso interdisciplinare Best practices in contattologia L. Boccardo pag. 4 pag. 22 pag. 31 Rubriche 1 Immagini di lac F. Zeri pag. 29 Tips & tricks L. Boccardo pag. 30 In libreria L. Boccardo pag. 32 Il Comitato Scientifico si arricchisce Quando “lac”, la nostra rivista, venne alla luce, sette anni fa, volle caratterizzarsi per essere un’arena aperta alle espressioni delle varie anime della contattologia e dei satelliti che intorno le gravitano: quella accademica insieme a quella clinica, quella optometrica insieme a quella medica, quella aziendale insieme a quella della ricerca di base. Tutto questo attraverso una collaborazione serena e nello stesso tempo rigorosa tra direzione, comitato scientifico, redazione e lettori. Dal primo numero ad oggi i cambiamenti all’interno del gruppo di lavoro sono stati m a rginali. Praticamente il nucleo storico è rimasto tale e quale. Era naturale pensare che, tenendo saldi i principi ispiratori della rivista, il contributo di forze nuove permettesse di mantenere, o addirittura migliorare, i contenuti a cui “lac” ci ha ormai abituati. Per tale ragione, da questo numero, il comitato scientifico potrà giovarsi del contributo di tre nuovi colleghi: Silvio Maffioletti, docente al corso di Ottica Optometria alla Università degli Studi “Bicocca” di Milano, Marco Pastorelli da anni attivo nella pratica contattologica che svolge prevalentemente a Novi Ligure e, infine, Mauro Z u p p a rdo che a Roma ha acquisito un esperienza preziosa sulle metodiche di chiru rgia rifrattiva. Marco, Mauro e Silvio sono quindi dei portatori di tre realtà diverse che, insieme a chi da tempo svolge tale opera, contribuiranno ad arricchire ed ottimizzare le pro ssime pagine di “lac”. Luigi Lupelli 2 2006, vol. VIII, n. 1 lac lenti a contatto contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Certaldo), M. Bovey (Palermo), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Firenze), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), Silvio Maffioletti (Bergamo), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), Marco Pastorelli (Novi Ligure), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Toronto), Mauro Zuppardo (Roma) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale A. Calossi (Certaldo), O. De Bona (Marcon), M. Lava (Roma), C. Masci (Roma), F. Zeri (Roma) Segreteria O. De Bona via E. Mattei, 11 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia True Color via Cave 1 - 28831 Baveno (Verbania) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati 3 2006, vol. VIII, n. 1 Presso la segreteria a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Nicola Pescosolido*, Alessio Stefanucci° * Dipartimento di Scienze dell’Invecchiamento ° Dipartimento di Scienze Oftalmologiche Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Sommario Gli Autori, dopo aver descritto i vari tipi di reazioni allergiche ed i mediatori chimici che si liberano in queste condizioni, indicano i trattamenti terapeutici in uso. Il desiderio di applicare lenti a contatto già precluse in queste condizioni, per gli Autori è oggi possibile utilizzando lac giornaliere monouso o lenti al silicone idrogel. Parole chiave Lenti a contatto, congiuntivite allergica Il termine allergia è stato creato da un pediatra austriaco, Clemens von Parquet (1874-1929), per designare un “altro modo di reagire dell’organismo”. Il sistema immunitario possiede normalmente il compito di neutralizzare le particelle estranee (ad esempio batteri) penetrate nell’organismo. Soltanto sostanze che presentano una massa molecolare > 10.000 Da sono tali da agire come antigeni o immunogeni, generando quindi uno stimolo sufficiente per scatenare una re azione immunitaria. La maggior parte dei metaboliti (denominati apteni) deve quindi dapprima legarsi ad una proteina dell’organismo per agire da antigene. Al primo contatto con le sostanze estranee, il sistema immunitario viene sensibilizzato: i linfociti (cellule p resenti nel sangue) antigene-specifici di tipo T e di tipo B (addetti alla formazione di anticorpi) proliferano nel tessuto linfatico e alcuni di essi si trasformano in cellule della memoria. Questi processi avvengono in genere in modo clinicamente silente (Fig. 1). Al secondo contatto con la stessa sostanza estranea sono già presenti gli anticorpi e le cellule della memoria proliferano rapidamente. Si sviluppa così una risposta immunitaria rilevabile, la reazione allergica. Quest’ultima può essere di intensità grave, anche in risposta a piccole dosi di antigene. Le reazioni allergiche si suddividono in quattro tipi (classificazione di Gell e Combs) (Fig. 2): Figura 1 Effetti avversi al contatto con l’allergene. Reazione del sistema immunitario al primo contatto con l’allergene65 Ricevuto il 30 maggio 2005. Accettato per la pubblicazione 18 luglio 2005 Figura 2 Effetti avversi al contatto con l’allergene. Reazioni immunitarie al secondo contatto con l’allergene65 4 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Tipo 1, reazione anafilattica. Gli anticorpi antigenispecifici del tipo IgE si combinano tramite i pro p r i frammenti Fc con i recettori di superficie dei mastociti. Il legame dell’antigene costituisce lo stimolo per il rilascio di istamina e di altri mediatori. Nel caso più grave, si sviluppa uno shock anafilattico potenzialmente mortale con ipotensione, broncospasmo (attacco asmatico), edema laringeo, orticaria, stimolazione della muscolatura intestinale e diarrea profusa (Fig. 2). Tipo 2, reazione citotossica. Sulla superficie delle cellule ematiche sono presenti complessi antigene-anticorpo (IgG), che possono formarsi dall’interazione di un anticorpo già inserito nella membrana e di un antigene circolante, oppure possono legarsi alla membrana dopo che l’antigene e l’anticorpo solubile si sono legati in circolo. Questi complessi mediano l’attivazione del complemento, una famiglia di proteine che circolano nel sangue in forma inattiva, ma possono essere attivate mediante una serie di reazioni a cascata da stimoli idonei. Il “complemento attivato” (che agisce normalmente contro gli agenti eziologici dell’infezione) può danneggiare la membrana cellulare e causare quindi necrosi della cellula; inoltre, promuove la fagocitosi, attrae i granulociti neutrofili (chemotassi) e scatena altre reazioni infiammatorie. L’attivazione del complemento sulle cellule ematiche ne provoca la distruzione, con anemia emolitica, granulocitopenia e trombocitopenia (Fig. 2). Tipo 3, vasculite da immunocomplessi (malattia da s i e ro, reazione di Arthus). I complessi antigene-anticorpo p recipitano a livello della parete vasale, il c o mplemento viene attivato e si innesca un processo infiamm a t o r i o. I neutrofili attirati, nel futile tentativo di fagocitare i complessi, liberano enzimi lisosomiali che danneggiano la parete vascolare (flogosi, vasculite). Tra i sintomi si annoverano febbre, esantemi, ingro s s amento dei linfonodi, artrite, nefrite, neuropatia (Fig. 2). Tipo 4, eczema da contatto. Un antigene applicato sulla cute si lega alla superficie dei linfociti T specificatamente diretti contro di esso. Questi liberano messaggeri (linfochine) nell’ambiente circostante che attivano i macrofagi e scatenano una reazione flogistica (Fig. 2). La congiuntivite allergica è un esempio di reazione di ipersensibilità di tipo I. Quando i pollini sospesi nell’aria, la polvere o il pelo di animali vengono a contatto con la superficie dell’occhio, nelle persone che non soffrono di allergia, le palpebre si chiudono automaticamente e le lacrime eliminano l’allergene. Nelle persone che soffrono di allergie, le particelle di 5 2006, vol. VIII, n. 1 polline, polvere o forfora animale scatenano tutta una serie di eventi che danno luogo a bru c i o re e arro s s amento oculare, gonfiore palpebrale e lacrimazione. La caratteristica delle reazioni allergiche di tipo I è che i sintomi compaiono rapidamente dopo l’esposizione all’allergene, ciò che ha valso a questo tipo di reazione il nome di ipersensibilità immediata. È un termine che non deve essere conservato poiché attualmente è noto che le manifestazioni dell’allergia di tipo I si prolungano ben al di là dell’intervallo durante il quale possono agire i mediatori liberati. Il momento delle reazioni allergiche IgE-mediate (ipersensibilità immediata di tipo I) è dato dal legame a ponte tra gli epitopi di un antigene e due molecole di IgE legate a recettori sulla superficie di cellule ad esempio dei mastociti. Le due molecole di IgE, avvicinandosi tra loro per azione dell’antigene, consentono il determinarsi del contatto dei due re c e t t o r i adiacenti sulla superficie dei mastociti e quindi l’attivazione di queste cellule (Fig. 3). Tale fenomeno prevede tutta una serie di re a z i o n i enzimatiche che portano ad un aumento di permeabilità della membrana stessa con apertura dei canali del calcio (Ca++). Figura 3 ++ Contatto dell’allergene con Il Ca extra cellulare, penedue IgE e fenomeno della trato all’interno della celdegranulazione mstocitaria42 lula, si lega alla calmodulina, un recettore cellulare che regola l’attività della ATPasi, la quale a sua volta idrolizza le molecole di ATP. La conseguente attivazione di meccanismi ATP-dipendenti garantisce l’energia occorrente per la contrazione dei microfilamenti, per il successivo trasporto dei granuli citoplasmatici e quindi per l’esocitosi degli stessi con liberazione di mediatori chimici preformati come istamina, fattore chemotattico per neutrofili, vari enzimi, ecc... In concomitanza con gli eventi che portano alla degranulazione mastocitaria si verifica anche l’attivazione calcio-dipendente della fosfolipasi di membrana (fosfolipasi A2) che metabolizza i fosfolipidi della membrana cellulare in lipofosfaditilcolina ed in acido arachidonico. La prima sostanza viene acetilata dall’enzima acetiltransferasi dando luogo alla formazione del PAF (Platelet Activating Factor), mentre l’acido arachidonico, reso libero, è disponibile per la a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse conversione in metaboliti, per azione della ciclossigenasi (prostaglandine e trombossani) e della lipossigenasi (leucotrieni); questo argomento sarà trattato in maniera più completa successivamente. La liberazione di tutti questi fattori è da una parte responsabile, attraverso l’azione di alcuni di essi, degli eventi flogistici immediatamente conseguenti all’interazione allergeni-IgE e dall’altra, ad opera di altri fattori, attraverso il richiamo di cellule effettrici secondarie (eosinofili, monociti, macrofagi, linfociti, ecc..), della risposta tardiva alla stimolazione allergenica e dell’amplificarsi della flogosi allergica a cui partecipano altri elementi cellulari1. Questa condizione di alterata reattività mediata da anticorpi IgE sembre rebbe quindi per alcuni ricerc atori strettamente limitativa per le congiuntiviti allergiche considerando in queste una ipersensibilità non solo di tipo I. Da quanto esposto si desume come la definizione di questa patologia, come esempio di ipersensibilità di tipo I non sia accettata unanimamente. Un ruolo fondamentale nello sviluppo delle reazioni allergiche è svolto dai linfociti T “helper”, soprattutto dal sottotipo Th2. Le cellule Th2, prelevate da individui atopici, sono caratterizzate da un distinto profilo di citochine (IL) che includono IL-3, 4, 5, 10, 13 e GM-CSF; queste cellule inducono la produzione di IgE attraverso l’IL-4 e l’IL-13, che agiscono sui linfociti B, da cui originano le plasmacellule, favoriscono la diff e renziazione e l’attivazione delle mastcellule attraverso l’IL-3 e l’IL-4 e regolano la proliferazione, l’attivazione e la degranulazione degli eosinofili attraverso l’IL-52,3, (Fig. 4). Figura 4 Rappresentazione schematica della risposta all’allergene42 Pertanto, l’allergia, oggi non può essere più considerata come una semplice reazione di degranulazione dei mastociti, ma come una complessa alterazione del sistema immune che coinvolge cellule della re g o l azione della risposta immune, cellule infiammatorie, cellule epiteliali e mesenchimali, e numerosi meccanismi di amplificazione e di controllo della risposta infiammatoria. Gli allergeni non sono però sufficienti a produrre re azioni di ipersensibilità di tipo I, ma è necessario che l’individuo, che viene a contatto con essi, presenti un “ t e r reno” particolare. Questa nozione di “terreno atopico” è stata da alcuni criticata, sottolineando che il termine di “atopia” è stato creato nel 1922 da Coca e Cooke, su base esclusivamente di constatazioni cliniche, definendo un modo di reagire estraneo, disabituale. Questo terreno ha comunque una base certa genetica, anche se non ne sono stati identificati tutti gli elementi. Da molto tempo è noto che esiste una predisposizione e reditaria, attualmente si hanno a disposizione precisi studi statistici sugli antecedenti dei soggetti allergici e le ricerche di laboratorio vanno precisando il substrato della predisposizione genetica. Studi statistici hanno dimostrato che se non vi è allergia in entrambi i genitori, la probabilità di allergia nel bambino è del 12.5%. Quando un genitore è allergico, la probabilità passa al 19.8% e a quasi il 43% se lo sono entrambi i genitori; infine, se il padre e la madre hanno lo stesso tipo di allergia, la probabilità nel bambino raggiunge il 72%. Quindi risulta sei volte più probabile che un bambino sia allergico se lo sono i genitori e se questi hanno le stesse manifestazioni. La ricerca di una predisposizione genetica in laboratorio è estremamente diff icile ed è soltanto agli inizi e così lo studio dei rapporti tra le manifestazioni allergiche, osservate in clinica, ed il sistema maggiore di istocompatibilità (HLA). Nel topo è stata evidenziata una precisa associazione tra il “fattore favorente l’allergia” ed il locus H2 che prova in questo caso l’esistenza di un’associazione tra il complesso maggiore di istocompatibilità ed i meccanismi regolatori della produzione di IgE. Nell’uomo è stata ugualmente dimostrata l’esistenza di significative associazioni tra alcuni tipi HLA e la risposta IgE (e IgG) ad alcuni antigeni altamente 6 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse purificati, in particolare le associazioni tra HLADR2/Dw2 e la sensibilità agli omologhi di Amb V (vecchio nome Ra5) “Amb a V” e “Amb t V” dei pollini d’Ambrosia artemisefolia e Ambrosia trifida. Attualmente, sembra che vi siano almeno due tipi di controllo genetico della risposta IgE nell’uomo, uno HLA-dipendente dalle risposte anticorpali specifiche, ed un controllo non legato all’HLA della produzione di IgE globale, dove il tasso elevato di IgE è trasmesso come un carattere recessivo. Si tratta di studi ancora frammentari; sembre re b b e che il terreno atopico sia legato ad un insieme di geni piuttosto che ad un gene unico, ciò spiegherebbe la difficoltà delle ricerche. Tuttavia, si inizia ad intravedere la base molecolare del terreno atopico sospettata dai vecchi Autori sull’unica base delle osservazioni cliniche. Le reazioni allergiche mediate dalle IgE si accompagnano alla liberazione di istamina dai mastociti e alla formazione di altri mediatori chimici (quali i leucotrieni). Le conseguenze sono: rilasciamento della muscolatura liscia vascolare, evidenziata localmente dalla vasodilatazione (ad esempio congestione congiuntivale) e a livello sistemico dall’ipotensione (shock anafilattico); incremento della permeabilità capillare con stravaso di liquidi nei tessuti: edema della congiuntiva e della mucosa delle vie aeree superiori (“raffre d d o re da fieno”), irritazioni cutanee; contrazione della muscolatura liscia bronchiale con asma bronchiale; ipereccitabilità della muscolatura liscia intestinale con diarre a (Fig. 5). Figura 5 Effetti dell’istamina e possibili influenze farmacologiche65 7 2006, vol. VIII, n. 1 Istamina ed altri mediatori chimici Nel 1910 Sir Henry Dale dimostrò che l’iniezione di istamina, la cui sintesi fu realizzata 4 anni dopo, causava nell’animale dei sintomi analoghi a quelli dello shock anafilattico. Era la prima evidenziazione del ruolo dell’istamina nell’allergia. Attualmente, i mediatori dell’allergia di tipo I sono classificati in due categorie: quelli preformati, come l’istamina, i neuropeptidi ed i proteoglicani ed i mediatori neoformati al momento della stimolazione allergenica, come i leucotrieni, il PAF e i radicali liberi. I mediatori preformati, conservati nelle granulazioni dei basofili e dei mastociti, sono brutalmente liberati nella circolazione per la modificazione della permeabilità della membrana cellulare conseguente all’unione da parte dell’allergene di due molecole di IgE fissate nella cellula, dopo un tempo di latenza di 30-45 secondi soltanto, raggiungendo l’ampiezza massima della reazione in 10 minuti. Istamina L’istamina è l’amina primaria vasoattiva meglio conosciuta. Sintetizzata nel 1914 da Windaus e Vogt, ha un ruolo capitale, previsto da Dale nel 1910. Da allora in poi è stata considerata come il mediatore più importante della reazione di anafilassi. La maggioranza dell’istamina disponibile nell’organismo è contenuta nei granuli dei mastociti, dei polimorfonucleati basofili e delle piastrine. L’istamina, nei granuli citoplasmatici dei mastociti tessutali, è complessata con l’eparina, mentre nei basofili c i rcolanti è unita a condroitin 4- e 6-solfato. L’istamina, che viene sintetizzata a partire dall’aminoacido L-istidina per azione della istidin-decarbossilasi, è presente in queste cellule in forma inattiva ed in assenza di stimoli che inducano la degranulazione c e l l u l a re, siano essi immunologici che non immunologici. Le concentrazioni plasmatiche di istamina variano tra i 300 ed i 500 pg/ml. Il 50-60% dell’istamina liberata è metabolizzata dall’enzima N-metil-transferasi a N-metil-istamina, la quale è trasformata poi da una monoaminossidasi in acido N-metilmidazolacetico. L’istamina può essere però in parte sottoposta a deaminazione ossidativa da parte della istaminasi, una diaminossidasi presente in vari organi e contenuta anche all’interno degli eosinofili e dei neutrofili. L’istamina esercita le sue azioni fisiologiche attraverso l’attivazione di recettori H1, H2, H3 e H4 p resenti su diverse cellule. L’attivazione dei recettori H1 determina contrazione a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse della muscolatura liscia bronchiale ed intestinale, ipers e c rezione ghiandolare, aumento della permeabilità vasale, vasodilatazione del circolo periferico, vasocostrizione polmonare e prurito. L’attivazione re c e t t oriale H1 stimola inoltre la chemotassi per neutrofili ed eosinofili (Fig. 5-6). Figura 6 Effetto dell’istamina sui recettori H1 e H2 della congiuntiva o c u l a r e 42 La stimolazione dei recettori H2 induce ipersecrezione gastrica acida, contrazione della muscolatura esofagea, vasodilatazione, rossore, inibizione della secrezione IgE-mediata di istamina e di LTC4 dai basofili, inibizione non specifica dell’attività dei linfociti CD8 nonché inibizione della sintesi di IFN-! e di IL-2 (Fig. 5-6). Per quel che concerne i recettori H3, identificati recentemente a livello polmonare e delle fibre nervose sensitive dei mammiferi, la loro stimolazione indurrebbe una inibizione della trasmissione nervosa delle vie aeree ed un probabile ruolo nella chemosi allergica1, (Tab. 1). hanno dimostrato che l’attivazione del re c e t t o re H2 induce iperemia. Al contrario, Woodward et al. (1986)4 non hanno riscontrato alcun ruolo di questo recettore nel modello di iperemia nell’animale. Nelle congiuntiviti allergiche, la stimolazione di questi recettori, nel breve termine, è responsabile dell’arrossamento oculare provocato dalla vasodilatazione e dall’intrappolamento dei globuli rossi nei capillari. Nel lungo termine, la stimolazione di questi recettori è responsabile dell’edema provocato dalla fuoriuscita del plasma dai vasi sanguigni dilatati. La fuoriuscita del plasma dai vasi sanguigni è determinata dalla contrazione e separazione delle cellule endoteliali: in seguito all’aumentata permeabilità vascolare, il plasma e le proteine plasmatiche fuoriescono nel tessuto circostante provocando la chemosi congiuntivale e palpebrale. I cambiamenti che si verificano nell’endotelio vascolare causano anche la migrazione delle cellule infiammatorie dai vasi sanguigni (diapedesi), che vanno ad infiltrarsi nella congiuntiva. Queste cellule, soprattutto gli eosinofili e i neutrofili, non sono p resenti nella congiuntiva sana, ma contribuiscono a p ro l u n g a re la reazione infiammatoria nelle congiuntiviti allergiche. Quindi, l’istamina, anche se considerata come il mediatore della reazione di ipersensibilità immediata, può anche stimolare effetti a lungo termine. I sottotipi recettoriali H1 e H2 sono collegati a proteine G. Figura 7 Recettore coniugato con proteina G65 Tabella 1 Ruolo dei recettori oculari dell’istamina È stato ormai appurato che il prurito della congiuntivite allergica è determinato dall’attivazione dei re c e ttori H1 a livello del tessuto congiuntivale. Riguardo al ruolo dei recettori H2 nella fisiopatologia di questa a ffezione vi sono opinioni divergenti. Per esempio, Abelson e Udell, in uno studio condotto su 12 pazienti, I recettori collegati alle proteine G (Fig. 7) sono costituiti da una catena di amminoacidi che si avvolge più volte sotto forma di "-eliche attraversando la membrana citoplasmatica. Nei tratti esterni alla membrana la molecola può possedere residui glicosidici in vari siti di N-glicosilazione. Probabilmente i sette domini transmembrana ad _elica sono organizzati in forma circ o l a re, in modo da o r i g i n a re una tasca centrale in cui sono situati i siti di legame per il mediatore. Il legame del mediatore, o di un suo agonista strutturalmente correlato, induce una 8 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse variazione della conformazione della proteina recettoriale che permette a quest’ultima di entrare in contatto con una proteina G (= proteina guanilnucleotide legante). Le proteine G si trovano nello strato interno del plasmalemma e sono costituite da tre subunità: ", # e !. Esistono diverse proteine G, che differiscono principalmente nella composizione della subunità ". Il contatto con il re c e t t o re attiva la proteina G, che a sua volta conduce all’attivazione di una seconda proteina (enzima, canale ionico). Un grande numero dei mediatori agisce tramite recettori legati alle proteine G, tra cui l’istamina. L’acido arachidonico è metabolizzato dalla via della ciclossigenasi e della lipossigenasi, la predominanza di una o l’altra via dipende in particolare dal tipo di cellula. La via della ciclossigenasi dà luogo, da un lato, al trombossano, che ha un’azione di vasocostrizione e di aggregazione piastrinica, dall’altro alle pro s t a c icline, che hanno azione vasodilatatrice ad antiagre ggante piastrinica, e, da ultimo, a diverse prostaglandine (Fig. 9). Metaboliti dell’acido arachidonico (eicosanoidi) Quando le cellule dell’infiammazione sono stimolate o deteriorate un sistema maggiore di mediatori viene innescato dalla intermediazione della fosfolipasi A2, partendo dall’acido arachidonico presente nei fosfolipidi di membrana cellulare (Fig. 8), come già prima accennato. Figura 9 Metabolismo dell’acido arachidonico e proprietà vasoattive dei metaboliti42 Alcune prostaglandine della serie E hanno eff e t t o vasodilatatore e potenziano l’azione degli agenti che aumentano la permeabilità venulare ed il dolore. La via della ciclossigenasi è la via principale del metabolismo dell’acido arachidonico nei macrofagi. La seconda via del metabolismo dell’acido arachidonico inizia con l’azione della lipossigenasi e dà luogo prima agli acidi idrossiperossiecosatetraenoici (HPTE) e, successivamente, sia gli acidi idrossiecosatetraenoici (HETE) che ai leucotrieni. Uno di questi leucotrieni (LTB4) è un potente agente chemotattico per i neutrofili, gli eosinofili e i macrofagi. Stimola anche la secrezione dei neutrofili. Altri leucotrieni (LTC4, LTD4) hanno potente azione b roncocostrittrice e costituiscono con ogni vero somiglianza, la sostanza chiamata qualche anno fa “slow reacting substances of anaphylaxis” (SRSA). Figura 8 Origine ed effetto delle prostaglandine65 9 2006, vol. VIII, n. 1 Classificazione, segni e sintomi delle congiuntiviti allergiche La maggior parte delle allergie oculari colpisce la congiuntiva, tuttavia, l’uso del termine “congiuntivite a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse allergica” per indicare tutte le malattie oculari di natura allergica è da evitare. Infatti, in accordo con le attuali conoscenze sulla fisiopatologia e sul decorso clinico delle malattie allergiche oculari, è stata proposta una classificazione più precisa5. Questo schema spazia nell’ampio spettro di gravità delle allergie oculari, comprendendo le forme che vanno dal discomfort oculare con o senza una blanda irritazione, condizioni che in ogni caso non mettono a rischio la vista, coinvolgendo solo la congiuntiva (congiuntivite allergica e congiuntivite giganto-papill a re) a condizioni che, coinvolgendo la cornea, sono potenzialmente pericolose per la salvaguardia della funzione visiva (cheratocongiuntivite primaverile e cheratocongiuntivite atopica)6. Le allergie oculari possono essere divise in: 1) congiuntivite allergica: a) stagionale o acuta b) cronica 2) cheratocongiuntivite primaverile 3) cheratocongiuntivite atopica 4) congiuntivite gigantopapillare 5) congiuntivite (o blefarite) da contatto La forma stagionale (SAC), spesso detta anche acuta, ha una prevalenza di circa il 20% della popolazione e rappresenta circa il 90% di tutte le allergie oculari7. La congiuntivite allergica è la manifestazione a livello oculare della febbre da fieno (rinite allergica) e di tale patologia rappresenta spesso il sintomo pre d o m inante. Ha un andamento stagionale (primavera e autunno) ed è causata prevalentemente dall’esposizione ai pollini di erbe e piante o a frammenti vegetali6. La congiuntivite allergica stagionale è una risposta di ipersensibilità di tipo I, che si manifesta ogni volta che l’organismo viene a contatto con un antigene nei confronti del quale si è già sensibilizzati8. Di conseguenza, i sintomi associati sono quelli tipici di una risposta immediata di tipo I. Tuttavia, sperimentalmente, si sono evidenziate reazioni di tipo ritardato. I cambiamenti che avvengono in molte reazioni immediate di tipo I sono transitori e si risolvono con la rimozione dell’antigene (esempio di risposta autolimitante). Se queste reazioni si ripetono più volte, ne può cons e g u i re un’infiammazione acuta recidivante o persis t e n t e7 . Molti pazienti con congiuntivite allergica stagionale vanno incontro ad una risposta tardiva, una reazione all’antigene a livello tissutale che avviene 6-12 ore dopo la risposta iniziale, che è caratterizzata dall’infiltrazione della mucosa congiuntivale da parte di cellule infiammatorie e può essere l’inizio della cro n i c i zzazione dei sintomi9 (Tab. 2). Tabella 2 Aspetti delle congiuntiviti allergiche: stagionale e perenne66 La sintomatologia è caratterizzata da un moderato p rurito oculare e perioculare; in associazione possono e s s e re presenti anche ro s s o re, bru c i o re, lacrimazione eccessiva, una notevole secrezione di muco filamentoso e rinite. Nella maggior parte dei casi il problema è bilaterale, a causa delle particelle sospese nell’ambiente che impattano entrambi gli occhi6 (Fig. 10). Figura 10 Congiuntivite allergica stagionale Le congiuntiviti allergiche croniche (CAP), così chiamate perché persistono durante il corso dell’anno, hanno una prevalenza del 3% sulla popolazione totale. L’87% dei pazienti con congiuntivite allergica cronica va incontro durante l’anno ad esacerbazioni stagionali7. Queste varianti sono scatenate per lo più dal contatto con allergeni presenti costantemente nell’ambiente domestico come pelo o escrementi di animali, acari della polvere, muffe5. Le riacutizzazioni stagionali possono avvenire in primavera o in autunno, come risultato di un’esposizione maggiore a piante erbacee o a muffe, ma sono più comuni in autunno, quando la presenza di polveri e di allergeni fungini è maggiore7. 10 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse La congiuntivite allergica cronica, così come quella acuta, è una reazione di ipersensibilità di tipo I. A causa della sua natura cronica, coinvolge sia i meccanismi di risposta immediata che tardiva (IgEmediata). I segni e i sintomi associati alle congiuntiviti allergiche croniche sono simili a quelli che caratterizzano quelle stagionali con prurito, ro s s o re, bru c i o re, eccessiva lacrimazione, presenza di muco chiaro e filamentoso, r i n i t e8 . I sintomi sono più lievi rispetto alle forme stagionali, però più costanti nel tempo. Nella maggioranza dei casi sono bilaterali, anche se è possibile osservare una risposta monolaterale soprattutto se l’antigene, ad esempio di origine animale, viene introdotto nell’occhio dal contatto della mano6 (Fig. 11). Molti pazienti affetti da congiuntivite allergica cronica p resentano una storia clinica con episodi di asma, eczema, ecc... (Tab. 3). Figura 11 Congiuntivite allergica cronica Figura 12 Cheratocongiuntivite primaverile (papille giganti) Figura 13 Cheratocongiuntivite primaverile (punti di Trantas) eosinofili, presenti a livello limbare, specie nella fase avanzata della malattia (Fig. 13). Ciò indica la presenza di due espressioni cliniche, la forma con papille congiuntivali e la forma limbare . D’altra parte sono presenti anche situazioni in cui entrambe le caratteristiche cliniche coesistono costituendo le cosiddette forme miste. La cornea, con il progredire della patologia, si riempie di erosioni puntate dell’epitelio15 con possibilità di formazione di ulcere corneali a scudo, non tanto per l’azione meccanica di grattamento da parte delle papille giganti al tarso superiore, quanto per l’attivazione degli eosinofili ed il rilascio di proteine epitelio-tossiche (Fig. 14). Tabella 3 Segni e sintomi delle congiuntiviti allergiche croniche66 La cheratocongiuntivite primaverile (VKC), è una rara e potenzialmente grave patologia oculare che, se sottovalutata, può portare ad un quadro clinico che vede compromessa gravemente la funzione visiva10. La VKC è una condizione allergica che si ripresenta nella stagione opportuna, più spesso durante i periodi di clima mite e con margini di peggioramento durante la stagione calda. Colpisce prevalentemente i ragazzi nella prima decade della vita. La VKC può essere asimmetrica, e può quindi accadere che un occhio sia affetto mentre l’altro si mantenga quasi normale. La diagnosi è basata sui tipici sintomi e segni clinici quali prurito, fotofobia, secrezione mucosa, papille giganti nella parte superiore della congiuntiva tarsale, cheratopatia superficiale e ulcere corneali a scudo11-14. Le caratteristiche distintive sono costituite dalle papille giganti, più grandi di 1 mm, di forma poligonale a ciottolato romano sulla congiuntiva palpebrale superiore (Fig. 12), i punti di Trantas, infiltrati di neutrofili ed 11 2006, vol. VIII, n. 1 Figura 14 Cheratocongiuntivite primaverile (ulcera corneale a scudo) O l t re ai segni sopra descritti, la malattia è caratterizzata da: iperproduzione di muco, edema, gonfiore palpebrale e pseudo-ptosi, mentre fra i sintomi è spesso presente la sensazione di corpo estraneo (Tab. 4). Tabella 4 Segni della cheratocongiuntivite primaverile66 P robabilmente diverse forme leggere o atipiche non vengono diagnosticate perché non si sono ancora trovati dei criteri diagnostici precisi per questa malattia. a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse La VKC è considerata tradizionalmente una reazione di ipersensibilità di tipo I. Una storia familiare di atopia, incremento dei livelli di IgE totali o specifiche nel siero e della risposta alla terapia antiallerg i c a , sono caratteristiche comuni attribuite alla VKC ed a a l t remalattie allergiche8,16-18. Studi recenti suggeriscono un più complesso meccanismo patogenetico non-IgE dipendente19. Una moltitudine di cellule e mediatori sono stati trovati nel siero, congiuntiva e lacrime di pazienti con VKC e potrebbero avere un ruolo rilevante nella patogenesi della malattia19-24. Nonostante queste evidenze nessun test di laboratorio o clinico, oltre che la determinazione delle IgE totali e specifiche, sono determinanti come supporto alla diagnosi clinica della malattia. L’osservazione clinica suggerisce che la VKC diminuisce generalmente con l’inizio della pubertà, ma potrebbero essere necessarie alcune misure terapeutiche oltre questa per controllare il corso della malattia. In alcuni casi potrebbero verificarsi modifiche permanenti sulla superficie oculare accompagnate da una danneggiamento permanente della visione. Uno studio di Bonini et al. (2000)25 è stato rivolto a r i v e d e re la cheratocongiuntivite primaverile (VKC) sulla base di anamnesi, clinica, aspetto immunologico, istopatatologico per un follow-up di dati di 195 pazienti. La cheratocongiuntivite atopica (AKC) è un forma di allergia oculare potenzialmente severa, visto il suo frequente coinvolgimento corneale con successive alterazioni della struttura corneale, in mancanza di un trattamento adeguato. La AKC coinvolge i bambini di età inferiore ai 4 anni e gli adulti fra i 50 e i 70 anni. Non si escludono esacerbazioni stagionali specialmente nei mesi invernali negli adulti che nei bambini che hanno sofferto di tale patologia, con manifestazioni quali febbre da fieno, allergia, eczema, atopia, asma.La sintomatologia è caratterizzata da prurito costante, bru c i o re, secrezione acquosa, fotofobia.La congiuntiva che riveste i bordi palpebrali si presenta di solito arrossata e gonfia; sono spesso pre s e n t i anche delle manifestazioni eczematose della rima palpebrale, come anche una marcata ipertrofia papillare della congiuntiva tarsale superiore e inferiore. Il coinvolgimento corneale è direttamente pro p o rzionale alla gravità della malattia, e nei casi più seri si evidenziano delle notevoli alterazioni della superficie con dissecamento epiteliale associato a neovascolarizzazione corneale, ulcerazione e conseguente cicatrizzazione26 (Fig. 15). Un’altra complicanza della AKC, osservabile nelle forme più severe e croniche, è la cataratta atopica, che a ffligge dall’8% al 10% dei pazienti con dermatite atopica8 la cheratite virale da Herpes virus può essere un ulteriore complicanza della AKC (Tab. 5). Figura 15 Cheratocongiuntivite atopica (neovascolarizzazione corneale) Tabella 5 Segni della cheratocongiuntivite atopica66 La congiuntivite gigantopapillare (GPC) è più frequente nei pazienti portatori di lenti a contatto (lac) (soprattutto morbide), si può riscontrare anche in soggetti con protesi oculari e suture corneali post-chiru rgiche. Non essendo una allergia IgE mediata non dovrebbe essere strettamente considerata, per alcuni allergologi, una manifestazione allergica che è stata identificata per la prima volta nei portatori di lenti a contatto (lac) da Spring nel 1974. I primi sintomi sono caratterizzati dal discomfort del b o rdo palpebrale o dolore derivante dalla rimozione delle lenti stesse, annebbiamento visivo e lieve secrezione mucosa. Con il passare del tempo, il paziente lamenta la sensazione di corpo estraneo, bruciore, lacrimazione, aumentata secrezione, iperemia congiuntivale ed intolleranza alle lenti a contatto. Il classico reperto della GPC è la presenza di papille giganti (non più grandi di 0.3 mm nella fase I e maggiori di 1 mm nella fase III e IV ) sulla congiuntiva tarsale superiore (Tab. 6). Tabella 6 Segni della congiuntivite gigantopapillare66 12 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Queste papille hanno delle caratteristiche distintive che le diversificano nettamente da quelle presenti nelle forme più gravi di VKC: sono più piccole nella fase iniziale, più piatte, sono distribuite in modo più uniforme e non hanno l’aspetto tipico a “ciottolato” (Fig. 16, 17). I segni corneali più frequentemente riportati sono cheratiti puntate o e rosioni dell’epitelio corneale. La quantità di eosinofili e basofili riscontrabili nell’epitelio e nello Figura 16 s t roma è notevolmente Congiuntivite giganto-papillare i n f e r i o re rispetto alla in fase II da lenti a contatto VKC. Le mastcellule ed i n e u t rofili sono rilevabili in numero maggiore nella GPC che nella semplice congiuntivite allergica6. Congiuntivite e blefarite da contatto sono una ulteriore espressione della reattività oculare a più agenti locali o sistemici. Queste forme sono dovute ad una ipersensibilità cellulo-mediata e non IgE mediata verso apteni, cioè sostanze che per diventare antigeniche richiedono il legame con proteine dell’organismo. Trattamento terapeutico Blocco dei recettori istaminici attivazione delle cellule infiammatorie e rilascio di mediatori. Nell’allergia sono implicati prevalentemente gli H1-recettori. Gli H1-antistaminici sono somministrati in genere per via orale o locale. Per quanto riguarda gli antistaminici topici facciamo riferimento agli antistaminici di seconda generazione che sono: azelastina, ketotifene, emedastina, levocabastina, olopatadina. L’azelastina cloridrato: è un derivato dello ftalazinone, previene anche l’attivazione delle cellule infiammatorie (basofili, neutrofili, eosinofili e macrofagi), inibisce la sintesi e/o il rilascio di mediatori quali leucotrieni, anione superossido, PAF ed inibisce la sintesi antigene-dipendente di leucotrieni agendo sulla via metabolica della 5-lipoossigenasi, mantenendo integra la cicloossigenasi. È disponibile in collirio allo 0.05% da somministrare da 2 a 4 volte al dì. Consigliata nelle forme stagionali nei bambini dai 4 anni in su e nelle forme perenni da 12 anni in su. L’emedastina difumarato 0.05% è utilizzata alla posologia di 1 goccia due volte al dì e l’effetto è riscontrabile dopo 5 minuti dalla somministrazione. Il Ketotifeneidrogeno fumarato è disponibile in due concentrazioni: 0.025% e 0.05%, ha anche effetto stabilizzante di membrana, inibizione degli eosinofili e mediatori lipofili quali il PAF. È somministrato alla posologia di 1 goccia due volte al dì. La levocabastina: è disponibile in collirio allo 0.05%. Il suo profilo farmacologico è caratterizzato da una spiccata selettività nei confronti dei recettori H1, da una azione rapida (pochi minuti). L’olopatadina è disponibile allo 0.1% e dotata di triplice attività d’azione come il ketotifene. Le caratteristiche degli antistaminici per somministrazione topica sono riassunte nella tabella 7. Figura 17 Congiuntivite giganto-papillare in fase avanzata (IV fase) da lenti a contatto La reazione è del tutto sovrapponibile dal punto di vista patogenetico a quella della dermatite da contatto. Pertanto, la diagnostica richiede l’esecuzioni di test allergici diversi, cioè dei test epicutanei o Patch t e s t. F requenti sono le sensibilizzazioni verso il nichel, i cosmetici, ed i conservanti. L’individuazione dell’agente sensibilizzante e la sua eliminazione costituiscono il rimedio più efficace. 13 2006, vol. VIII, n. 1 Tabella 7 Antistaminici topici a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Alcune volte tali sostanze potranno essere somministrate anche per via sistemica ed una sintesi di questi prodotti è riportata nella tabella 8. pericolo di lesioni mucosali, dovre b b e ro essere somministrati solo per brevi periodi di tempo. b) I glucocorticoidi possiedono un buon effetto antiallergico e verosimilmente agiscono a diversi livelli della risposta allergica con recettori posti nel citoplasma cell u l a re(Fig. 18). Figura 18 Recettore che regola la sintesi proteica65 Tabella 8 Alcuni antistaminici sistemici Stabilizzazione dei mastociti Uno degli effetti dei cosiddetti “stabilizzatori dei mastociti” cromoglicato (cromolyin) e nedocromil consiste nella riduzione della liberazione di istamina dai mastociti. Entrambe le sostanze vengono applicate localmente (colliri). La liberazione dei messaggeri dai mastociti può anche e s s e reinibita da alcuni H1-antistaminici, ad esempio oxatomide e ketotifene, che vengono somministrati sistemicamente o localmente. Il cromoglicato impedisce la liberazione di mediatori mediata dalle IgE solo con una terapia cronica. Inoltre, i n t e r f e rendo con l’azione dei mediatori delle cellule infiammatorie, determina un’inibizione più generale dell’infiammazione allergica. Viene somministrato localmente: congiuntiva, mucosa nasale o bronchiale (inalazione), mucosa intestinale (somministrazione orale, assenza di assorbimento). Indicazioni: profilassi del raffreddore da fieno, asma allergica e allergie alimentari. Antagonisti topici funzionali di altri mediatori dell’allergia a) Gli "-simpaticomimetici, quali nafazolina, oximetazolina e tetrazolina, vengono applicati localmente sulla congiuntiva o sulla mucosa nasale e determinano vasocostrizione e decongestione al fine di ridurre le secrezioni, ad esempio nel raffreddore da fieno. Per il I glucocorticoidi possiedono importanti effetti collaterali quali l’insorgenza di cataratta e glaucoma per cui necessitano di attenti controlli. c) I bloccanti la cascata del complemento, come il sale sodico dell’acido spaglumico allo 0,49%, instillato q u a t t ro volte al giorno, qualche giorno prima della comparsa dei sintomi e proseguito per l’intero periodo allergico, bloccando il fattore C3 e C5 allevia la sintomatologia dell’allergia. d) Antinfiammatori non steroidei (FANS), quali il diclofenac e il ketorolac che inibiscono la produzione delle prostaglandine. In conclusione, il momento iniziale delle reazioni allergiche IgE-mediate è dato dal legame a ponte tra gli epitopi (determinati antigeni) di un antigene multivalente e 2 molecole di IgE legate a recettori adiacenti sulla superficie cellulare dei mastociti o basofil presenti nella congiuntiva. L’istamina, è il primo mediatore coinvolto nella fase acuta delle allergie oculari e reagisce sui due tipi più frequenti di recettori: tipo H1, responsabili del prurito (come risultato della stimolazione nervosa sensoriale) e aumento della permeabilità vascolare (da contrazione delle cellule endoteliali) e tipo H2 che stimolano l’induzione della vasodilatazione e rossore (Fig. 6 e 19). Figura 19 Risultati di prurito rossore e cremos dopo 30 minuti l’instillazione di istamin (25 µg/mL)64 14 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Il recettore H1 sembra essere il più importante in termini di mediazione degli effetti proinfiammatori ed allergici causati dall’istamina rilasciata dalle mastcellule in seguito ad una reazione allergica nell’occhio1. Dopo questa fase precoce insorge la fase tardiva in cui entrano in gioco altri mediatori liberati da neutrofili, acidofili ed altre cellule che raggiungono la congiuntiva per chemotassi. Su quanto prima esposto si basa l’azione dei farmaci antiallergici a nostra disposizione e la maggior parte delle strategie terapeutiche e peraltro l’allergia con la scelta opportuna delle lac non è più una controindicazione assoluta. Al loro impiego come avevamo modo di esporre ha un connubio possibile (Fig. 12). Meccanismo di formazione delle papille giganti. La formazione delle papille giganti è la caratteristica m a g g i o re delle congiuntiviti allergiche cro n i c h e severe, come la congiuntivite primaverile (VKC) e la congiuntivite giganto papillare (GPC). Osservate alla lampada a fessura le papille appaiono Figura 20 Terapia antiallergica65 15 2006, vol. VIII, n. 1 ro s s a s t re e sopra elevate con mucosa congiuntivale edematosa che contiene grossi vasi e fibrosi. Nei casi più severi si osserva un interessamento dell’epitelio corneale. L’ e rosione dell’epitelio induce la formazione di placche o di ulcere a scudo che diventano resistenti al trattamento con un risultato caratterizzato da disturbi dell’acuità visiva27. Il meccanismo della formazione delle papille giganti non è ben chiaro, sebbene la formazione delle papille giganti giochi tuttavia un importante ruolo nella genesi delle malattie corneali allergiche. Istopatologicamente, le papille sezionate consistono di epitelio congiuntivale, contenente cellule caliciformi a grappolo, leucociti (linfociti, plasmacellule, eosinofili, mastcellule e neutrofili) e la formazione di nuovi vasi fra un eccesso di fibrosi28-31. In merito alla formazione di nuovi vasi essa avviene per vasculogenesi e cioè diff e renziazione delle cellule mesenchimali in emangioblasti e vasi primitivi e angiogenesi e cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni dal preesistente endotelio; sono una componente essenziale per la crescita dei tessuti e per la cicatrizzazione delle ferite. Il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), è noto come una potente citochina multifunzionale che ha diversi e importanti effetti sull’angiogenesi32-33. Nei tessuti oculari il VEGF ha portato un contributo nello sviluppo della neovascolarizzazione corneale, nella re t inopatia diabetica proliferativa, retinopatia del pre t e rmine, nella rubeosis dell’iride, come anche la neovascolarizzazione coroideale32-33. Recentemente, è stato studiato, il contributo del VEGF nei disordini allergici specialmente nell’asma bro nchiale. Boesiger et al. (1998)34 e Grutzkau et al. (1998)35 hanno dimostrato che il VEGF è prodotto e secreto dalle mastcellule umane. Hoshino et al. (2001)36 hanno dimostrato che l’mRNA di VEGF e i suoi recettori flt1 e flk-1 sono significativamente aumentati nei soggetti asmatici rispetto a quelli dei pazienti di controllo. Questa informazione indica che il VEGF è coinvolto nella ricostruzione dei tessuti nelle allergie. Dunque, si è ipotizzato che il rilascio di citochine in condizioni allergiche, aumenta la regolazione della proliferazione di VEGF nei fibroblasti subepiteliali nella congiuntiva. Nel recente studio di Asano-Kato et al. (2005)37 è stata esaminata la produzione di VEGF in coltura primaria di fibroblasti congiuntivali in risposta alle varie citochine rilevate durante l’infiammazione allergica ed indagato il meccanismo della formazione delle papille giganti nelle congiuntiviti allergiche severe. In questo studio, è stato indagato l’effetto dei linfociti a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Th2 e Th1 e delle citochine proinfiammatorie sulla p roduzione del VEGF dai fibroblasti congiuntivali. Coltivati i risultati hanno dimostrato che sia la proteina VEGF che il suo mRNA sono aumentati dopo stimolazione con TGF-#, IL-1# e IL-4. Anche l’IL-13 ha dimostrato aumentare la pro t e i n a VEGF, sebbene l’aumento dell’mRNA era al di sotto della significatività statistica. È ritenuto che i fibroblasti siano cellule mesenchimali che si trovano soprattutto nel derma della pelle o nel tessuto interstiziale di vari organi. Durante la cicatrizzazione il fibroblasto è capace di sintetizzare collagene, glicosaminoglicani ed elastina38. Comunque, vari studi recenti hanno indicato che i fibroblasti sono abili non solo a secernere fibre collagene ma anche a mediare l’infiammazione39. Le citochine secrete da Th2 e il TGF-#1 stimolano s i n e rgicamente i fibroblasti delle vie aeree umane ad aumentare la produzione di eotassina, un potente mediatore chemotattico per gli eosinofili40. È stato anche riportato che l’IL-4 e il TNF-" inducono la produzione di citochine (eotanina) da cheratociti umani41. Queste scoperte supportano la teoria che i f i b roblasti ed i cheratociti possono giocare un ruolo c ruciale nella esacerbazione dell’infiammazione allergica42 (Fig. 21). Figura 21 Rappresentazione schematica della liberazione di mediatori nella risposta allergica immediata42 È riportato che l’infiammazione cronica nei bronchi ispessisce lo strato di muscolatura dei muscoli lisci e aumenta lo strato del tessuto connettivo. Questo processo è conosciuto come rimodellamento dei tessuti, nel quale i fibroblasti bronchiali si trasformano in miofibroblasti. Nei disturbi allergici oculari, l’esistenza dei fattori fibrogenici quali il fattore di crescita fibroblastico basico (bFGF), il fattore di crescita platelet derivato (PDGF) e TGF-#1 nei modelli di biopsia congiuntivale da pazienti con VKC è stata dimostrata da L e o n a rdi et al. (2000)30. Essi anche dimostrato un aumento del collagene III e diminuzione dei pro t e oglicani nei modelli congiuntivali da pazienti con VKC43. Inoltre, è stato esaminato il cambiamento della metalloproteasi si matrice nelle lacrime del paziente con VKC in vivo44 ed è stata dimostrata la produzione di collagene di tipo I e III dai fibroblasti congiuntivali in v i t ro45. Questi fatti indicano che i fibroblasti possono giocare un ruolo cruciale nei processi di rimodellamento dei disturbi allergici congiuntivali severi, dire ttamente attraverso la produzione di matrice extracell u l a re e indirettamente attraverso vari fattori di crescita. Nello studio di Asano-Kato et al. (2005)37, il più efficace stimolante che aumenta la produzione di VEGF dai fibroblasti congiuntivali è, come detto, il TGF-#1. Il TGF-#1 è una delle tre isoforme del TGF-#. Il ruolo fibrogenico del TGF-# nella proliferazione dei f i b roblasti, sintesi del collagene e contrazione è stato p recedentemente riportato46-47. I n o l t re, l’elaborazione del TGF-# da parte degli eosinofili48 e l’espressione del TGF-#1 negli eosinofili umani dopo stimolazione con IL-4 è stata riportata49. Questi fatti stabiliscono inoltre l’evidenza che TGF-#1 è una delle principali citochine che regola il rimodellamento del tessuto nella condizione allergica. La citochina che ha innalzato la produzione di VEGF dai fibroblasti congiuntivali ma in modo minore rispetto al TGF-#1 è l’IL-1#. L’ I L - 1#è conosciuta come una delle citochine proinfiammatorie che gioca un ruolo cruciale nei disturbi allergici50. Il fluido broncoalveolare nei pazienti asmatici contiene livelli significativamente elevati di IL-2# rispetto ai soggetti normali. Borish et al. (1992)51 hanno dimostrato che anche l’IL-1# è localizzata nei macro f a g i alveolari. Roca-Ferrer et al. (2001)52 hanno riportato che l’IL-1# aumenta la secrezione ghiandolare dalla mucosa nasale umana. Nel campo dell’oftalmologia, aumentati livelli di IL-1# nelle lacrime di pazienti con VKC limbare è stata riportata da Leonardi et al. ( 1 9 9 8 ) 45 . Questi fatti possono suggerire che l’IL-1# giochi un importante ruolo anche nel meccanismo dell’esacerbazione della congiuntivite allergica. La terza citochina efficace ad aumentare la produzione di VEGF dai fibroblasti congiuntivali è l’IL-4. Anche l’IL-13 aumentava, nel lavoro in oggetto, la concentrazione del VEGF nel supernatant, comunque, l’IL-13 simultaneamente upregolava il tasso della proliferazione cellulare. Questo può indicare che la secrezione VEGF da cellule individuali era upregulata solo dall’IL-4 e l’IL-13 piuttosto contribuiva solo ad aument a re la proliferazione cellulare. L’IL-4 e l’IL-13 sono le citochine rappresentative Th2 che sono predominantemente prodotte dai linfociti T helper, mastcellule ed eosinofili53-55 (Fig. 22). 16 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Figura 22 Rappresentazione schematica della liberazione di mediatori chimici nella risposta allergica tardiva42 Si pensa che le cellule Th2 aiutano nelle risposte umorali quali smistamento degli isotopi IgE, delle mastcellule, della diff e renziazione e crescita degli eosinofili. Il contributo delle citochine Th2 ai disturbi allergici oculari è stato precedentemente dimostrato da diversi ricercatori. L’aumentato fenotipo Th2 tra linfociti locali55 ed elevata concentrazione di IL-4 nelle lacrime di pazienti con congiuntiviti allergica è stata riportata56-58 (Fig. 23). Inoltre, è stato anche dimostrato il contributo dell’IL-4 e dell’IL-13 nei processi di rimodellamento via aerea59 e sul reclutamento degli eosinofili nella patogenesi della VKC/AKC60. Queste citochine che inducono rimodellamento possono simultaneamente stimolare i fibroblasti a produrre VEGF, formando edema del tessuto, formazione di nuovi vasi e conseguentemente formazione papillare.Altre citochine proinfiammatorie (TNF", INF-!) o citochine Th1 indotte (IL-2, INF-! e TNF-") (Fig. 22) hanno mostrato minor effetto sulla produzione di VEGF malgrado diverse prove con varie concentrazioni nel presente esperimento. Questi risultati hanno quindi suggerito che la secrezione del VEGF dai fibroblasti congiuntivali era aumentata più efficacemente dall’infiammazione Th2 piuttosto che dall’infiammazione Th1. Può essere conforme con il fatto che la formazione delle papille giganti è un aspetto caratteristico nelle congiuntiviti allergiche, nel quale l’infiammazione Th2 è predominante. In conclusione, nel presente studio riportato è stato dimostrato che i fibroblasti congiuntivali umani sono capaci di produrre e secernere proteine VEGF e che questa funzione era aumentata in risposta alla stimolazione con TGF-#1, IL-1# e citochine Th2. (IL-4) I fibroblasti congiuntivali possono giocare un importante ruolo nell’esacerbazione dell’infiammazione Th2 e rimodellamento del tessuto nella congiuntiva, che risulta nella formazione di papille giganti. Figura 23 Ciclo delle interleuchine nei fenomeni allergici per il reclutamento delle cellule infiammatorie nella superficie oculare42 17 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Sono in effetti necessari ulteriori studi per chiarire se altri fattori e mediatori in aggiunta al VEGF, sono coinvolti nella genesi delle formazioni papillari giganti ed esacerbazioni della congiuntivite allergica. Allergie ocolari e lac L’allergia stagionale può essere stagionale per alcuni pazienti (SAC) e per tutto l’anno per altri (CAP). Il disturbo allergico oculare in tutti e due i tipi ricorre nel 20-30 % della popolazione degli USA, circa la metà presentano SAC. La congiuntivite allergica perenne, presente in tutto l’anno, è un disturbo cronico stimato, che ricorre in almeno l’1% di coloro che soff rono di allergia. Dati basati sul censimento U.S. 2000, indicano che 20 a 30 milioni di persone soffrono di SAC o CAP. I pazienti con allergia spesso hanno sviluppato strategie per alleviare i loro sintomi e ricercano costantemente nuove vie per ottenere sollievo. Molti portatori di lac che hanno allergie oculari non vogliono abbandonare le lac, si affidano ai professionisti nel tentativo di cambiare gestione per ridurre i disturbi. Le strategie che molti raccomandano sono gocce, comp resse fredde, ridotto tempo di porto ed aumento della frequenza di sostituzione delle lenti. I portatori di lac che hanno allergie oculari dovrebbero cooperare e valutare giustamente ogni raccomandazione che potrebbe ridurre i loro sintomi e disagi. La strategia di sostituzione frequente è stata supportata da alcune scoperte che riportano il vantaggio di cambiare le lenti più frequentemente come una via effettiva per ridurre alcuni disturbi e sintomi. Alla base di questa strategia vi è la riduzione dell’espansione dei depositi da parte delle lacrime e degli a l l e rgeni. Questa strategia è combinata alcune volte con l’uso di un materiale non ionico (I e II gruppo FDA) per massimizzare il beneficio di depositi ridotti. Il logico punto finale di questo approccio è quello di u s a re una lente monomero giornaliera non ionica quale la Ciba Vision Focus Dailies. La FDA ha approvato queste lenti per ridurre i sintomi della SAC. La Focus Dailies è formata da un polimero ad alto assorbimento di acqua non ionico. Il principale polimero costituente è il polivinilalcool (PVA) che è stato usato in molte applicazioni biomediche. Il PVA è utilizzato anche come sostituto lacrimale poiché si è scoperto che promuove la stabilità del film lacrimale e inumidisce la lente. Un lavoro di Stiegemeier e Stuart (2001)61 riporta i vantaggi di queste lenti attraverso 10 siti ben distribuiti negli Stati Uniti a cui è stato richiesto di re c l u t a re ognuno 10-12 portatori di lac che avessero una chiara, p resunta o indeterminata SAC. Lo studio doveva aver luogo durante la primavera, stagione con alta concentrazione di polline, in accordo con i dati storici dell’Accademia Americana Allergia, Asma ed Immunologia. Retrospettivamente, il conteggio dei pollini era stato riesaminato nelle stazioni di rilevamento più vicine ai siti dello studio, e durante il periodo di studio erano stati confermati alti livelli. Sono stati così reclutati circa 112 portatori di lac. Metà sono stati randomizzati per ricevere una nuova fornitura delle loro abituali lenti e metà sono stati randomizzati al porto giornaliero monouso con Focus Dailies. Non sono state trovate diff e renze statisticamente significative nella distribuzione delle schede di collocamento tra i due gruppi di studio. I pazienti hanno infatti completato un questionario sulla storia dei sintomi e i ricercatori hanno acquisito la storia per mezzo di un intervista al paziente. Nel questionario della descrizione dei sintomi è stato chiesto ai pazienti come essi abbiano sperimentato i sintomi specifici legati alla SAC. I gruppi di studio sono stati confrontati e non sono trovate differenze. La storia dei ricercatori sulla SAC del paziente era confrontata anche con i gruppi di studio e non sono state t rovate differenze. Anche le caratteristiche del profilo per questi gruppi di studio sono state confrontate e non sono state trovate differenze statisticamente significative. Non ci sono stati cambiamenti riguardo alle normali strategie per la SAC durante questo studio oltre all’uso delle lenti Focus Dailies. Ai pazienti è stato permesso di continuare l’utilizzo delle usuali prescrizioni mediche e ogni altra pratica abituale. Lo studio, cominciato ad aprile, è seguito fino all’inizio di giugno. I pazienti avevano un diario sul quale dovevano annotare i loro sintomi, particolarmente i sintomi legati alla SAC quali prurito, bruciore, rossore e secrezione oltre al tempo medio di porto di ogni giorno. Ai sintomi della SAC è stato aggiunto di annot a re quanto il sintomo era presente giornalmente ed a s s e g n a read ogni sintomo un punteggio con 1 e l’assenza con 0. Questo produce una somma totale dei sintomi della SAC giornalieri distribuiti come segue: 4 se tutti i sintomi sono presenti, 3 se ci sono solo tre sintomi e 0 se non ci sono sintomi. Questi dati sono stati analizzati e confrontati tra i g ruppi di studio. Dai risultati ottenuti si è osservato che un minor n u m e ro di pazienti che hanno portato Focus Dailies hanno riportato i sintomi di bruciore e rossore rispetto a quelli che hanno portato una nuova fornitura delle l o ro abituali lenti. 18 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Non sono state trovate diff e renze significative per i sintomi di prurito e secrezione. I pazienti che hanno portato Focus Dailies hanno rilevato anche meno sintomi totali di SAC. I pazienti che hanno portato Focus Dailies hanno avuto la tendenza a portare le loro lenti un pò di minuti in meno rispetto ai pazienti che hanno portato le loro abituali lenti, ma non ci sono state differenze significative tra i gruppi studio per un tempo medio di porto. È stato analizzato un sottogruppo dal totale gru p p o di studio, costituito da pazienti la cui storia includeva s e m p re uno o più sintomi della SAC quali prurito, bruciore, rossore e secrezione. Questo sottogruppo era formato da 31 pazienti che avevano portato Focus Dailies e 29 pazienti che avevano portato le loro lenti abituali ma nuove. Un minor numero di questi pazienti che hanno portato Focus Dailies hanno riportato i sintomi di bruciore, ro s s o re e inoltre secrezione rispetto a quelli che hanno portato una nuova fornitura delle loro abituali lenti. I portatori di Focus Dailies hanno anche meno sintomi della SAC. Il tempo medio di porto giornaliero tra i gruppi per questo sottogruppo è stato ancora statisticamente differente con un tempo di porto leggermente superiore rispetto al g ruppo Focus Dailies. In conclusione, se l’allergia stagionale è presente nei pazienti con lenti a contatto in primavera, autunno, inverno o tutto l’anno, essi desiderano trovare sollievo dai sintomi che li rendono scomodi nel portare le lenti a contatto. Le lenti monouso Focus Dailies sono altamente valutate per il comfort da portatori non sintomatici. L’esperienza basata sulla pratica ha indicato che questa lente può aiutare i pazienti con molti tipi di problemi di sensibilità. Questo studio ha scoperto che coloro che soffrono di SAC possono provare meno sintomi quando portano lenti giornaliere, raccomandando una scelta che aumenti la soddisfazione del portatore di lac. Oltre a questa possibilità, ai portatori di lac con SAC ne viene offerta un’altra: l’utilizzo di lenti al silicone idrogel. La descrizione seguente di un caso illustra come le lenti al silicone idrogel (balafilcon A) possano alleviare molti sintomi presenti nei pazienti con SAC portatori di lenti a contatto62. Un paziente di 38 anni porta lenti a contatto del II gruppo fino a 16 ore al giorno. Il paziente ha sofferto di una leggera SAC per molti anni, con rinite, ed in terapia con un antistaminico. Lo stato di salute generale era buono, con nessuna cura o storia familiare di disturbi sistemici. La salute oculare era buona, con nessuna storia. 19 2006, vol. VIII, n. 1 Durante la stagione con SAC, le lenti si spostavano eccessivamente; erano presenti accumuli di muco e gli occhi davano prurito, particolarmente dopo che le lenti venivano rimosse. Il paziente utilizzava lenti a ricambio mensile con una soluzione unica. La migliore acuità visiva con le lenti durante la stagione con SAC era di 6/7.5 decimi (variabile). Biomicroscopia: grado 2 iniezione bulbare grado 2 iperemia tarsale grado 1 papille tarsali (macropapille > 0.3 mm) in zona 1. La cornea era indenne senza segni di infiltrazioni. Le lenti erano ricoperte di film proteico trasparente e strati di muco. La SAC era presente con moderata congiuntivite papillare da lente a contatto (CPLC) complicata da lenti a contatto morbide sporche. Riducendo la quantità di deposito di muco-pro t e i c o sulla lente si potrebbe ridurre bene la CPLC che il soggetto ha sviluppato in ogni stagione della febbre da fieno. Con questo proposito sono state sostituite le sue lenti con lenti al silicone idrogel con alto DK nel tentativo di ridurre i depositi. Dopo l’uso il paziente ha riportato un cambiamento con le lenti al silicone idrogel. Queste lenti hanno determinato un enorme miglioramento sia riguardo al comfort che al tempo di porto. L’iniezione bulbare è stata ridotta e l’eversione della palpebra superiore ha mostrato una riduzione dell’iperemia e delle papille tarsali. Le lenti non si spostavano più in alto ed erano ben centrate, senza depositi visibili. Discutendo questi risultati osserviamo come le lenti a contatto al silicone idrogel sono disponibili da circa 7 anni (1999) e senza dubbio hanno cambiato le pre s c r izioni dei professionisti circa l’uso continuo. La letteratura è piena di referenze riguardo la loro alta permeabilità all’ossigeno e la loro virtuale eliminazione delle risposte avverse legate all’ipossia. Sfortunatamente, molti professionisti vedono le lenti al silicone idrogel solo come una lente ad uso pro l u ngato/continuo. Le caratteristiche delle lenti al silicone idrogel non sono solo limitate alla permeabilità all’ossigeno ma una delle loro migliori risorse è la capacità di attrarre una minore quantità di proteine quali il lisozima63. I pazienti con SAC, come nel caso dello studio presentato, dovrebbero ottenere molti benefici portando le lenti al silicone idrogel, non solo durante la stagione della febbre da fieno. Infatti, in questo studio il paziente era così soddisfatto con le lenti al silicone idrogel che ha iniziato a portare le lac con una modalità d’uso continuo di 30 giorni. a r t i c o l o Lenti a contatto ed allergie oculari, un connubio possibile se non necessario con alcune di esse Stiamo entrando ora in un’epoca della storia in cui le lenti in HEMA sono riconsiderate e vengono sostituite con lenti al silicone idrogel non solo per l’uso continuo ma anche solo diurno.. Abbiamo ancora molto da i m p a r a re riguardo al modo in cui la superficie di queste nuove lenti interagisce con il film lacrimale, ma queste lenti funzionano molto bene con i nostri pazienti affetti per lunghi periodi da febbre da fieno. In conclusione, con la varietà di lac attualmente in commercio, ci troviamo nella condizione di poter ottenere un loro porto anche in condizioni che pochi anni or sono pensavamo impossibile. Lenti a contatto monouso o lac di silicone idrogel sono oggi le possibilità offerte perché l’ametrope possa b e n e f i c i a re di questo meraviglioso mezzo correttivo, dando luogo ad un connubio possibile: allergie oculari e lenti a contatto. Il perché queste lenti abbiano questi vantaggi è stato riportato anche se sarebbe forse opportuno studiare meglio il problema per quanto esposto sulle citochine. Le lenti potre b b e ro agire da “spazzine” “chelare” le interleuchine responsabili del rimodellamento congiuntivale con produzione di VEGF e quindi la formazione delle papille giganti. È questa la ricerca che stiamo svolgendo. Summary After describing the various types of allergic reactions and the chemical mediators emitted by them, the Authors indicate the therapeutic treatment currently in use. According to the same Authors, today is possible to wear disposable daily contact lenses or silicone hydrogel contact lenses, even in cases previously precluded. Key Word Contact lenses, allergic conjunctivitis Bibliografia 1. D’Amato G. A l l e rgia, pseudo-allergia, infiammazione. Milano, Editrice Kurtis, 1995 2. Del Prete G. Human Th1 and Th2 lymphocytes: their role in the pathophysiology of atopy. Allergy, 1992;47:450-455 3. Parronchi P, De Carli M e Manetti R. Aberrant interleukin (IL)-4 and IL-5 p roduction in vitro by CD4+ helper T cells from atopic subjects. Eur J Immunol, 1992;22:1615-1620 4. Woodward DF, Legard SE e Nieves AL. Conjunctival immediate hypersensitivity: re-evaluation of histamine involvement in the vasopermeability response. Invest Ophthalmol Vis Sci, 1986;27:57-63 5. Calonge M. Classification of ocular atopic/allergic disorders and conditions: and unsolved problem. Acta Ophthalmol Scand, 1999;77(Suppl 228):10-13 6. Abelson MB, George MA e Garofalo C. Diff e rential diagnosis of ocular allergic disorders. Ann Allergy, 1993;70:95-107 7. McGill JI, Holgate ST, Church MK, Anderson DF e Bacon A. 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Manja Grzesik, Wolfang Sickenberger, il Professor Peter Moest e Helmer Schweizer valutano quanto queste lenti siano effettivamente efficaci nella correzione di astigmatismi con valori cilindrici ed assi diversi. Le lenti morbide a sostituzione frequente sono già la modalità più utilizzata nelle nuove applicazioni e il loro impiego è in costante ascesa; questo è tanto più vero per le lenti monouso. Benché in Germania le lenti giornaliere vengano applicate solo al 17% dei nuovi portatori, in altre nazioni il loro impiego in prima applicazione raggiunge i livelli delle mensili.1 Nel Regno Unito, ad esempio, nel corso del 2004 ben il 40% delle nuove applicazioni è stato fatto con lenti giornaliere monouso.2 Diverse sono le ragioni che stanno alla base del successo di questa modalità di impiego; semplicità e praticità, unitamente all’eliminazione della manutenzione sono spesso i fattori principali nella scelta di lenti giornaliere. Un altro vantaggio è il basso costo di sostituzione, in caso di perdita o variazione del potere. Studi clinici hanno dimostrato che, rispetto all’uso di lenti a contatto convenzionali (con modalità diurna), se il paziente utilizza lente giornaliere l’entità dei depositi e la sintomatologia è ridotta e il grado di soddisfazione generale è più elevato.3 Inoltre, con l’uso delle lenti a contatto giornaliere anche i segni osservabili in lampada a fessura sono in numero minore.4 Per molti pazienti le lenti giornaliere possono essere le più appropriate, o perfino l’unico tipo di lente idoneo. I portatori occasionali, coloro che indossano le lenti a contatto nella pratica sportiva e i pazienti allergici ai componenti delle soluzioni di manutenzione rientrano in questo ultimo gruppo. L’articolo è stato pubblicato su Optician, 3 Giugno 2005 N° 6004 Vol 229 Si ringraziano gli autori e l’editore per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. Gli studi hanno anche dimostrato che gli individui allergici ai pollini, quando usano lenti a contatto giornaliere, presentano una sintomatologia allergica ridotta, un numero inferiore di segni osservabili in lampada a fessura e un maggior comfort, rispetto a quando indossano lenti che riutilizzano per più giorni.5,6 Benché le lenti giornaliere monouso sferiche siano disponibili in Europa da circa 10 anni, la prima lente di questo tipo per astigmatici – Focus Dailies Toric di CIBA Vision – è stata introdotta solo nel Giugno del 2002. Si stima che circa il 50% della popolazione ametrope sia affetta da astigmatismo corneale,7 e che circa il 30% abbia un cilindro rifrattivo di 0,75 D o più,8 valore al quale generalmente si prende in considerazione l’applicazione di una lente morbida torica.9 L’applicazione delle lenti a contatto morbide toriche è sempre stata considerata complessa e dispendiosa in termini di tempo, se paragonata a quella delle lenti sferiche. L’applicatore deve individuare i segni di riferimento, determinare la direzione e l’entità dell’eventuale rotazione e calcolare il v a l o re dell’asse compensato. Una ricerca a livello e u ropeo del 1999 ha evidenziato che la bassa perc e ntuale di applicazioni di lenti morbide toriche era spesso imputabile a problematiche come visione fluttuante, instabilità della lente, servizio insoddisfacente e tempi di consegna lunghi.10 Un’altra ragione della scarsa diffusione sta nel fatto che molti portatori non sanno che il loro astigmatismo può essere corretto con le lenti a contatto morbide. La disponibilità di una lente morbida che coniughi i vantaggi della lente giornaliera a quelli di una geometria torica affidabile, stabile e facile da a p p l i c a re potrebbe avere un impatto significativo nel mercato delle lenti a contatto. Uno studio teso a valut a re le performance cliniche di Focus Dailies Toric ha rilevato come la lente non abbia solo soddisfatto, ma anche superato le aspettative di pazienti e applicatori se paragonata a lenti mensili morbide toriche comunemente applicate.11 Tuttavia, la lente ha una parametria limitata: un solo potere cilindrico e due assi. Nonostante questo limite, molti pazienti dicono di vedere più nitido con Focus Dailies Toric che con la lente sferica.12 22 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Il primo obiettivo di questa ricerca era quindi quello di valutare la performance e la validità di Focus Dailies Toric quando utilizzata per correggere valori rifrattivi diversi da quelli indicati sull’etichetta. Il secondo obiettivo era quello di determinare se i pazienti avre b b e ro accettato nella correzione dell’occhiale le stesse differenze, in termini di potere cilindrico e asse, e se tali diff e renze fossero state più facilmente accettate nella vita quotidiana rispetto a quelle riscontrate di fronte all’ottotipo. Materiali e Metodi Lo studio è stato condotto su 25 soggetti, un campione casuale di pazienti visitati presso la Clinica di ricerca di CIBA Vision a Grossostheim in Germania. Tutti i soggetti dovevano avere una acuità visiva (AV) m o n o c u l a re con occhiali di almeno 6,5/7 e valore cilindro compreso tra -0,50D e -1,75D. Sono stati selezionati solo soggetti con astigmatismo secondo regola, con assi 180 +/-20°, e contro regola, con assi 90 +/-20°. I valori sferici erano compresi tra -0,25D e -6,00D (dopo la correzione al vertice). Al fine di o t t e n e re la miglior valutazione e la miglior risposta soggettiva possibile, i soggetti dovevano essere già portatori di lenti a contatto. Dallo studio sono stati esclusi i soggetti già partecipanti ad altri studi o affetti da malattie oculari, coloro che avevano subito interventi o che presentavano anomalie oculari diverse dall’ametropia. Dallo studio sono stato esclusi anche coloro che lamentavano irritazioni corneali transitorie e/o congiuntivali, o segni osservabili in lampada a fessura di grado superiore a 3. Ogni soggetto è stato sottoposto ad una visita della durata di circa 1 ora e mezza. Dapprima doveva e s p r i m e re una valutazione in termini di SVS delle proprie lenti utilizzando la scala graduata sviluppata da CIBA Vision (Figura 1a). Con questa scala, il soggetto non doveva decidere un grado, ma poteva scegliere, per ogni occhio, uno valore qualsiasi della scala continua. Sul re t ro, per poter permettere all’app l i c a t o re di riportare la valutazione, c’era una scala numerica, da 0 a 100, dove 100 corrispondeva a una valutazione Figura 1a “eccellente” e 0 a “molto Grading Scales, parte anteriore scarsa” (Figura 1b). 23 2006, vol. VIII, n. 1 È stata poi effettuata la refrazione occhiali completa utilizzando lenti e montatura di prova ed è stata determinata la migliore corre z i o n e monoculare per occhiali. Con il controFigura 1b Grading Scales, parte posteriore laterale coperto, il ricercatore continuava a ruotare il cilindro di prova lentamente e a velocità costante fino a quando il soggetto non indicava prima, il punto in cui la visione diventava sfocata e poi, quello in cui diventava inaccettabile. Venivano quindi effettuate tre misurazione e poi veniva calcolata e annotata la media. Questa sequenza è stata ripetuta per altre due volte, dapprima utilizzando l’ottotipo (Ottotipo di Snellen posto a 6 metri) e poi in ”visione libera”, cercando così di simulare le situazioni della vita reale sebbene all’interno di una clinica di ricerca (Figura. 2a). Una mira, visibile dalla clinica, posta a circa 150 m di distanza fungeva da punto di fissazione nella situazione di “visione libera” (Figura 2b). L’entità della ro t azione della lente che determinava una visione annebbiata ed inaccettabile è stata calcolata come media delle t re successive misurazioni. Il ricerc a t o re riportava contestualmente anche l’acuita visiva monoculare per lontano per l’asse del cilindro ruotato prima di 10°, poi di 20° e infine di 30°, rispetto alla miglior correzione occhiali. Oltre a sottoporsi alla misurazione della AV, ogni soggetto valutava il pro p r i o grado di soddisfazione, con ciascuna di queste 3 Figura 2a - 2b Valutazione della soddisfazione rotazioni dell’asse, sia visiva soggettiva (SVS) con davanti all’ottotipo che con in “visione libera”. ottotipo e in “visione libera” a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Focus Dailies Toric è disponibile con un unico potere c i l i n d ro(-0,75D). Ai soggetti che avevano un prescrizione del valore cilindrico dell’occhiale inferiore o superiore a 0.75, il ricerc a t o re misurava la AV e il grado di SVS, sia all’ottotipo che in “visione libera”, mettendo il valore cilindrico di 0.75 sull’occhialino di p rova. Laddove necessario sono state aggiunte delle lenti sferiche per raggiungere una AV ottimale. Anche in questo caso, il grado SVS veniva annotato sia con l’asse corretto che con quello ruotato. Dopo di che sono stati presi i valori cheratometrici e sono state applicate le lenti Focus Dailies Toric, secondo le indicazioni del pro d u t t o re. Le lenti, vista la disponibilità limitata di assi e valori cilindrici, vengono prodotte senza i segni di riferimenti e la loro performance viene valutata esclusivamente in base alla AV che permettono di raggiungere. Tuttavia, per gli scopi di questo studio, sono state utilizzate delle lenti di prova con i segni di riferimento, in modo tale da misurare l’orientamento e valutare la stabilità. La parametria di Focus Dailies Toric è riassunta nella Tabella 1. diano orizzontale e quello verticale, indipendentemente dalla combinazione di potere. La correzione astigmatica si trova nella parte posteriore della lente (toro interno ndt) e ciò favorisce la stabilizzazione della lente e permette la realizzazione di una geometria sottile. Il principio della stabilizzazione dinamica lavorando indipendente dalla zona ottica risulta costante per tutti i poteri. Il ricerc a t o re, dopo aver applicato le lenti con i segni di riferimento e aver atteso 5 minuti, affinché la lente si stabilizzasse, ha misurato, con la lampada a fessura, l’orientamento della lente e valutato l’applicazione (centraggio, movimento e applicazione nel suo complesso). Soltanto dopo che l’applicazione è risultata ottimale o accettabile, stata eseguita la sovrare f r azione sferica, dopo di ché la lente di prova è stata sostituita con quella definitiva. Dopo aver applicato le lenti Focus Dailies Toric definitive, ad ogni soggetto veniva misurata la AV monoc u l a re e valutato il grado di SVS sia davanti all’ottotipo che in “visione libera”. Utilizzando la stessa scala di valutazione, i soggetti indicavano anche il comfort iniziale e la stabilità della visione. A questo punto le lenti a contatto venivano tolte e nella montatura dell’occhiale di prova venivano inserite le lenti con potere sferico, cilindrico (tenuto conto della correzione al vertice) e asse delle lenti a contatto Focus Dailies Toric risultate ottimali. Per ogni soggetto veniva valutata la AV e il grado di SVS, sia all’ottotipo che in “visone libera”. Tutte le valutazioni soggettive espresse dai soggetti sulla scala scorrevole venivano classificate in base ai criteri espressi in Tabella 2. Tabella 1 Parametri delle lenti Focus Dailies Toric* * L’ampliamento del potere sferico è stato effettuato dopo la conclusione dello studio, al tempo dello studio le lenti erano disponibili solo da -0.50D a -6.00D (inc 0.25D). La geometria della lente utilizza il principio di stabilizzazione dinamica, noto come “ assottigliamento superiore e inferiore”, così da permettere sia l’orientamento che la trasmissibilità all’ossigeno. L’assottigliamento superiore e inferiore della lente determina una zona periferica con maggior spessore lungo il meridiano orizzontale. Ad ogni ammiccamento, le palpebre esercitano una p ressione sulle zone più orizzontali più spesse della lente, mantenendola così nella posizione desiderata. La geometria anteriore e posteriore della lente presenta una diff e renza di spessore costante tra il meri- Tabella 2 Raggruppamento utilizzato per trasformare le valutazioni soggettive quantitative della scala scorrevole in descrizioni qualitative. 24 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica L’analisi statistica è stata effettuata con il t-test e il test di Wilcoxon, con valori di p < 0,05 per la significatività statistica. Risultati Dei 25 soggetti reclutati, 5 hanno abbandonato lo studio; di questi, 3 sono stati persi durante le visite di controllo e 2 non rientravano nei criteri d’inserimento. Di conseguenza si presentano i dati di 20 soggetti e 24 occhi. La demografica del campione La composizione demografica del campione rispecchiava in generale quella del mercato delle lenti a contatto. Le donne rappresentavano il 75% e l’età compresa tra 21 e 49, con una media di 34,6 anni. La rifrazione occhiale media era -2,81D per il valore sferico e -1,12D per il valore cilindrico. I poteri sferici erano uniformemente distribuiti tra valori medi ed alti, ma i valori bassi erano in proporzione elevati (46%). I raggi di curvatura corneali andavano da 7,41mm a 8,25mm per il meridiano più piatto e tra 7,21mm e 7,91mm per il più curvo, con medie di 7,81mm e 7,58mm rispettivamente. La distribuzione del potere cilindrico dell’occhiale, nei soggetti, è evidenziata in Figura 3. Figura 4 riduzione dell’acuità visiva (AV) allo spostamento incrementale dell’asse del cilindro sull’occhiale L’acuità visiva (AV) La Figura 4 mostra la riduzione della AV con occhiale al variare dell’asse nella montatura di prova. La AV media, con uno spostamento di 10° dal valore dell’asse corretto, è scesa a 6/7,5+1, a 6/9+2 con uno spostamento di 20° e a 6/9-1 con uno spostamento di 30°dell’asse. Questi valori sono coerenti con le riduzioni di AV, a seguito degli spostamenti nell’asse del cilindro, individuate da Fick.13 Come previsto, quando i valori cilindrici dell’occhiale inferiori o superiori a 0,75D venivano sostituiti nella montatura di prova con il v a l o re cilindrico 0,75D, la riduzione della AV era determinata da quanto era lontano dal valore cilindrico corretto. Figura 3 distribuzione del potere cilindrico occhiali. La maggior parte degli occhi (pari al 63%) aveva un potere cilindrico dell’occhiale superiore a 0,75D, un solo occhio aveva meno di 0,75D e 8 occhi avevano esattamente 0,75D.La proporzione di soggetti con astigmatismo da lieve a medio, in questo studio, era di circa il 70%, simile a quella presente in media nella popolazione. Il campione era rappresentativo della popolazione anche per quanto attiene la distribuzione degli assi, avendo il 71% dei soggetti un astigmatismo secondo regola con ±20°. 25 2006, vol. VIII, n. 1 Figura 5 Confronto tra l’acuità visiva (AV) con le miglior Focus Dailies Toric e l’AV con la miglior correzione occhiali, inclusa la deviazione standard (p>0.05) La AV ottenuta con la miglior lente Focus Dailies Toric si è rivelata essere solo leggermente inferiore a quella ottenuta con la migliore correzione occhiale, (Figura 5) e la diff e renza non era statisticamente significativa (p>0,05). a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Con le lenti a contatto, la AV di 6/7,5 o superiore è stata raggiunta nell’88% dei casi. La AV con correzione occhiali, ottenuta mettendo nella montatura di prova lenti di potere sferico e cilindrico uguali a quelle di Focus Dailies Toric, è risultata statisticamente inferiore a quella con lenti a contatto (p=0,0002, Figura 6). Figura 6 Confronto tra l’acuità visiva (AV) con le migliori Focus Dailies Toric e l’AV ottenuta con lo stesso potere sferico e cilindrico (corretti per la distanza al vertice) e gli stessi assi degli occhiali; inserendo anche la deviazione standard (p=0.0002). Figura 7 Spostamento dell’asse del cilindro dell’occhiale al punto in cui viene percepita una caduta della soddisfazione visiva soggettiva (SVS) sia alla visione all’ottotipo che in “visione libera”, inserendo anche la deviazione standard (p=0.00049) Grado di soddisfazione visiva soggettiva (SVS) La Figura 7 mostra il punto in cui, al ru o t a re del cilindro sulla montatura di prova, i soggetti perc e p ivano una riduzione del grado di SVS. Veniva percepita una caduta della qualità della visione, valutando il grado di SVS in “visione libera” rispetto a quella all’ottotipo, quando la rotazione era, in media, superiore a 13°; questa diff e renza era statisticamente significativa (p=0,00049). Si registrava una diff e renza statisticamente significa- tiva anche quando il grado di SVS era giudicato inaccettabile: uno spostamento di asse di 16°, se misurata davanti all’ottotipo, e di 33° in “visione libera”. A d ogni modo, il grado di SVS alla rotazione decresceva meno della AV. Il grado di SVS, con la miglior correzione occhiale, è risultata significativamente mediamente più bassa all’ottotipo che in “visione libera” (p=0,00076). Ruotando la miglior correzione visiva di 10°, si produceva una riduzione significativa del grado di SVS in entrambe le situazioni visive. Quando il valore cilindrico dell’occhiale è stato sostituito con quello di -0.75, i soggetti non sono più risultati corretti in modo ottimale, sebbene fosse stato fatto un aggiustamento della sfera. Come previsto, la riduzione nel grado di SVS dipendeva da quanto variava il potere cilindrico e nuovamente si riscontravano differenze nei giudizi espressi tra “visione davanti all’ottotipo” e “visione libera”. Non c’è stata differenza significativa tra il grado di SVS raggiunto con la miglior lente Focus Dailies Toric Figura 8 Confronto, all’ottotipo, fra la soddisfazione visiva soggettiva (SVS) con con le migliori Focus Dailies Toric e la miglior correzione con occhiali, inserendo anche la deviazione standard (p=0.48) e quello ottenuto con la miglior correzione occhiale davanti all’ottotipo (p=0,48, Figura 8). Ciononostante i soggetti tendevano a giudicare il loro grado di SVS leggermente più alto con le lenti a contatto, e ciò è risultato particolarmente vero per coloro con poteri sferici più elevati. Quando il grado di SVS veniva richiesto a condizione di “visione libera”, i giudizi risultavano eccellenti, sia per la correzione con lenti a contatto che con la miglior correzione occhiale possibile, e ancora una volta non si sono rilevate diff e renze significative. Quando nella montatura di prova sono state inserite lenti corrette al vertice dello stesso potere sferico e cilindrico e con lo stesso asse della Focus Dailies Toric 26 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Discussione Figura 9 Confronto fra la soddisfazione visiva soggettiva (SVS) con con le migliori Focus Dailies Toric e l’acuità visiva (AV) con la stesso potere sferico e cilindrico, corretti per la distanza al vertice, e asse quando si osserva l’ottotipo, inserendo anche la deviazione standard (p<0.0001). risultata ottimale, il grado di SVS è stato giudicato leggermente inferiore a quello ottenuto con la lente a contatto davanti all’ottotipo (p<0,0001, (Figura 9). La valutazione in media era “buona” con la correzione occhiale ed “eccellente” con le lenti a contatto. Anche in “visione libera” la differenza si è rivelata significativamente apprezzabile (p<0,0001); il grado di SVS con le lenti a contatto è stato “molto buono” paragonato a “buono” con la miglior corre z i o n e occhiale. Comfort, stabilità visiva e applicazione La valutazione media del comfort iniziale valutato all’inserimento di Focus Dailies Toric è stata 88 (scala da 0 a 100) e tutti i giudizi espressi erano tra “buono” ed “eccellente”. Il giudizio medio della stabilità visiva espressa dai soggetti dopo 5-10 minuti di uso è stato di 82 e tutti i giudizi compresi tra “buono” ed “eccellente”. La maggior parte delle lenti (71%) avevano un centraggio ottimale, mentre le altre risultavano leggermente decentrate. Mediamente le lenti presentavano uno scarso movimento. Solo nove lenti hanno mostrato un movimento ottimale, ma in tutti i casi il movimento era stato giudicato accettabile. Parimenti, l’applicazione nel complesso è stata giudicata accettabile in tutti i casi e solo in 8 casi l’applicazioni è risultata ottimale. È stato visto che le lenti si stabilizzavano bene nell’occhio; il 42% pre s e n t a v a una rotazione tra 0° e 4°, il 50% tra 5° e 10° (complessivamente il 92% tra 0° e 10°) e solo due lenti avevano una rotazione tra 11° e 20°. 27 2006, vol. VIII, n. 1 Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la performance e la validità della lente Focus Dailies Toric quando utilizzata per corre g g e re poteri re f r a ttivi diversi da quelli dei parametri disponibili. Considerando la parametria limitata, gli applicatori potre b b e ro essere indotti a pensare che queste lenti possano essere utilizzate esclusivamente per correggere una parte esigua di portatori. Questo studio ha dimostrato invece che gli astigmatici con un cilindro occhiale fino a -1,75D e con assi 180° e 90° ±20, possono essere corretti in maniera soddisfacente. Dallo studio è emerso che non sussiste una differenza statisticamente significativa tra la AV o il grado di SVS ottenuta con la miglior Focus Dailies Toric, quando paragonate con quanto ottenuto con la miglior correzione occhiale. I n o l t re, una correzione occhiale con lo stesso valore sferico e cilindrico delle lenti contatto Focus Dailies determinava una AV e un grado di SVS significativamente inferiore. Ciò suggerisce che la tolleranza dell’errore rifrattivo residuo può essere maggiore con la lente a contatto, dove sia il campo visivo che l’immagine retinica sono più grandi, rispetto a quelli con gli occhiali. Circa tre quarti degli astigmatici miopi necessitano di un potere cilindrico compreso tra -0,75DC e -1,50DC e l’80% degli astigmatismi hanno assi 90°±20° e 180°±20°.14 Il nostro studio ha dimostrato che la maggior parte di questa popolazione può essere corretta in maniera soddisfacente con Focus Dailies Toric. Per la maggior parte dei pazienti inclusi in questo studio, l’astigmatismo risultava sottocorretto più che sovracorretto. Nonostante questo, la lente si è rivelata adeguata nella correzione di pazienti con bassi poteri cilindrici. Gli astigmatismi lievi sono spesso trascurati nell’applicazione delle lenti a contato morbide; l’esigua entità del miglioramento che si ottiene nella AV, non viene valutato sufficiente a giustificare un tempo di applicazione più lungo e il maggior costo delle lenti. 10 Diversi studi hanno dimostrato però che corre ggendo un astigmatismo seppur lieve come -0,75D nei portatori di lenti a contatto morbide si ottiene una performance visiva migliore rispetto a quella che si ottiene con lenti a contatto sferica.10 Focus Dailies Toric è un’utile alternativa per corre g g e re astigmatismi lievi, che non richiede né tempo né sforzi ulteriori rispetto all’applicazione di una lente morbida sferica. a r t i c o l o Valutazione della performance di una lente giornaliera torica Di conseguenza Focus Dailies Toric è adatta per i pazienti con poteri cilindrici ed assi al di fuori dei parametri disponibili e dovrebbe essere la prima scelta per quegli astigmatici per cui la modalità giornaliera è la più appropriata od anche l’unica consigliata. Dall’epoca in cui questo studio è stato condotto, la parametria è stata estesa ai poteri positivi ed ampliati quelli negativi, così da permettere un maggior n u m e ro di applicazioni. Un ulteriore obiettivo di questo studio è stato quello di indagare se le differenze nel potere cilindrico e nell’asse siano meglio accettate nella vita di tutti i giorni rispetto a quando vengono effettuati test con l’ottotipo. Diff e renze nel grado di SVS riscontrate davanti all’ottotipo e in “visione libera” indicano che l’errore rifrattivo residuo, sia con la lente a contatto che con la correzione occhiale, può essere accettata più di buon grado nella vita di tutti i giorni, rispetto a quanto fare b b e ro invece pre s u p p o r re i test condotti in studio. I soggetti hanno dimostrato una maggiore tolleranza alle deviazioni nell’asse del cilindro quando venivano replicate le condizioni del mondo reale e quando veniva misurato il loro grado di SVS piuttosto che la loro AV. Bibliografia 1. Morgan PB, Efron N, Woods CA et al. International Contact Lens Prescribing in 2004. CL Spectrum 2005;20:1 34-37. 2. Morgan P and Efron N. Trends in UK contact lens prescribing 2004. Optician 2004;227:5950 16-17. 3. Nason R, Boshnik E, Cannon W et al. Multisite comparison of contact lens modalities. Daily disposable wear vs conventional wear in successful contact lens wearers. J Am Optom Assoc 1994;65:11 774-780. 4. Nilsson SEG and Soderqvist M. Clinical performance of a daily disposable contact lens: a 3-month prospective trial. J BCLA 1995;18:3 81-86. 5. Stiegemeier M, Thomas S. Seasonal allergy relief with daily disposable lenses. CL Spectrum 2001;16(4);24-28. 6. Hayes VY, Schnider CM and Veys J. An evaluation of one-day disposable contact lens wear in a population of allergy sufferers. CLAE 2003; 26: 85-93. 7. www.CIBAvision.com/media_room/release_12142002_4. 8. Bennett AG and Rabbetts RB. Distribution and ocular dioptrics of ametropia. In Clinical Visual Optics 1984; Butterworth-Heinemann, London 433-444. 9. Hickson-Curran S and Dias L. Toric soft contact lenses: where are we now? Optom Man 2005; 40:2 83-7. 10. Hickson-Curran S, Veys J and Dalton L. A new dual-thin zone disposable toric lens. Optician 2000;219:5736 18-26. 11. Nick J, Long B and MacKenzie A. A clinical evaluation of Focus Dailies Toric contact lenses. Optician 2003; 225:5883 26 12. Becherer P. Soft toric lenses: what’s available today. CL Spectrum 2004; 19:5 Ringraziamenti Questo studio è stato condotto come tesi alla Scuola di Optometria di Berlino. CIBA Vision ha supportato il lavoro fornendo le lenti e off rendo la propria consulenza solo nei casi di specifica richiesta. 26-32. 13. Fick H-H. Early contributions to the theory of astigmatic systems. Reported by Blendowske R, Mopane 2003 conference on Astigmatism, Aberrations and Vision. 14. Bergenske P. A daily disposable soft toric contact lens. CL Spectrum 2003; 18S:2 17. 28 2006, vol. VIII, n. 1 r u b r i c a immagini di lac Fabrizio Zeri Un sigillo da togliere! Nel lessico comune un sigillo è inteso come una chiusura ermetica e anche, in una accezione più dettagliata, come quel timbro metallico che applicato su della ceralacca fusa consente di chiudere un plico lasciando un segno identificativo di colui che sigilla. Anche in contattologia possiamo trovare dei segni identificativi cioè dei sigilli che talune lac “imprimono” sulle strutture oculari. Il paziente qui riportato, nel momento dell’esame, usava lac morbide ad alta idratazione a ricambio mensile e regime d’uso quotidiano con un tempo medio di 10/12 ore al giorno. Le lac avevano un potere di 1.25D sull’occhio destro e -2.75D sul sinistro. Il paziente lamentava sintomi di occasionale sensazione di corpo estraneo sull’occhio sinistro che spariva rimuovendo la lac. All’esame movimento e copertura delle lac risultavano adeguati in entrambi gli occhi, l’acuità visiva era di 10/10 monoculari, ma all’osservazione in lampada a fessura era evidente una leggera opacità corneale leggermente a rciforme, parallela al limbus s u p e r i o re (Fig.1), positiva alla colorazione con fluore s c e i n a (Fig.2). Il caso in questione è un chiaro esempio di lesione arcuata epiteliale superiore (Superior Epithelial Arcuate Lesion) meglio conosciuta nell’ambiente scientifico con l’acronimo di SEAL o talvolta con il termine inglese di epithelial splitting (letteralmente fessura epiteliale) (Efron, 1999). 29 2006, vol. VIII, n. 1 Può manifestarsi con sintomi di solito riferibili a sensazione di corpo estraneo o anche in maniera del tutto asintomatica. Appare grigiastra, può coinvolg e re sia l’epitelio che lo stroma, è colorabile e può Figura 1 presentare infiltrati sotto di essa. La lesione è il probabile “sigillo” di una non buona interazione tra proprietà meccaniche del materiale della lente, topografia corneale e sclerale e tono della palpebra superiore ( C C L R U - LV P E I ) . Rimuovendo le lenti la SEAL scompare rapida- Figura 2 mente, ma è ovvio che l’obiettivo del contattologo è quello di eliminare la SEAL mantenendo l’uso delle lac. Per far questo è necessario agire su materiali e geometria per togliere questo scomodo “sigillo”: d i m i n u i re il modulo di rigidità, r i d u r re lo spessore, ingrandire il diametro, appiattire la curva p o s t e r i o re etc. Ma perché nell’articolo si è sfru ttata cosi enfaticamente l’analogia tra SEAL e il sigillo? L’analogia la suggerisce la parola stessa perché SEAL (dimenticando per un attimo l’acronimo) in inglese significa proprio sigillo. Bibliografia Cornea and Contact Lens Research Unit/LV Prasad Eye Institute. Guide to corneal infiltrative conditions seen in contact lens practice. E f ron N. Contact lens complications. Butterworth-Heinemann. Oxford ,1999. r u b r i c a tips & tricks Laura Boccardo Lenti diritte, lenti capovolte Per spiegare ai pazienti come riconoscere il verso giusto delle lenti a contatto morbide può essere utile p rocurarsi una pallina da tennis o da squash tagliata a metà. La differenza di forma fra la mezza pallina diritta e quella capovolta è molto evidente: una volta capito il concetto, per il paziente sarà più facile riconoscere queste differenze anche sulla lente. A p p l i c a re una lente idrogel capovolta provoca solo un maggiore movimento della lente e senso di fastidio, nel caso di lenti silicone i d rogel ad elevato modulo di elasticità, una lente capovolta può p ro v o c a re anche deformazioni della superficie corneale. Brian Thompkins, 3° Congresso Assottica, Cernobbio, 3 ottobre 2005. Mi è caduta la lente! Questi incidenti sono di routine in ambulatorio mentre i pazienti imparano a mettere e togliere le lenti, ma possono succedere anche a casa. Fra i vari problemi da affrontare quando una lente a contatto finisce in terra (tro v a r l a , pulirla), a volte c’è anche quello di r i p renderla. Se una lac RGP cade con la parte concava verso il basso su un pavimento liscio, aderisce come una ventosa alla superficie, trattenuta dalla forza di capillarità del leggero strato di liquido che la c i rconda. La lente in questo caso si sposta sul pavimento, ma sfugge ad ogni tentativo di prenderla fra due dita. Durante l’inseguimento, il bordo sfrega sul pavimento e si sciupa: quando, alla fine, la lente viene recuperata, può essere ormai inutilizzabile. In realtà, per alzare la lente da terra, basta mettere una goccia di liquido su un dito (più viscoso è, meglio è, ma funziona anche la salina) e sfiorare il dorso della lente. In questo modo, la forza di capillarità fra lente e polpastrello sarà superiore a quella fra lente e pavimento e la lac rimarrà immediatamente aderente al dito, sollevandosi con facilità. Utilizzate questo trucco in studio quando serve, ma soprattutto ricordatevi di insegnarlo sempre ai pazienti, perché non si trovino in difficoltà a casa. Antonio Calossi A l l e rgia o occhio secco? Di fronte ad un paziente che presenta fastidio ed irritazione degli occhi, non è così semplice capire se la causa possa essere l’occhio secco o un’allergia. In questo caso è utile d o m a n d a re se l’occhio brucia più che pru d e re o vice versa. Se prevale il senso di bruciore, si tratta di occhio secco. Se prevale il senso di prurito, si tratta di allergia. Julie Belanger CLToday, 18 Dicembre 2005 Avete un piccolo trucco o qualsiasi suggerimento che possa risolvere i problemi più comuni che si incontrano nella pratica contattologica di tutti i giorni? Avete piacere di condividerlo con i colleghi? Inviate i vostri Tips&Tricks alla redazione di LAC. Simulazione di una lente diritta e capovolta 30 2006, vol. VIII, n. 1 a r t i c o l o X Congresso interdisciplinare Best practices in contattologia Laura Boccardo Optometrista Nei giorni 12 e 13 marzo scorsi si è svolta a Bologna la decima edizione del Congresso Annuale Interdisciplinare organizzato dall’Istituto Benigno Zaccagnini. Quest’anno il tema del convegno era interamente dedicato alle lenti a contatto, nell’intento di fare il punto sulle più recenti innovazioni nel campo dei materiali e delle metodologie applicative e sull’evoluzione del mercato. In linea con l’impostazione interd i s c i p l i n a re, che ormai da dieci anni caratterizza quest’incontro, sono intervenuti relatori di diverse estrazioni, che si sono alternati nelle sessioni plenarie e nei corsi monotematici. I lavori si sono aperti con una sessione dedicata ai nuovi materiali per lenti a contatto, che permettono una sempre maggiore ossigenazione e idratazione dell’occhio. Dopo una relazione introduttiva sulla fisiologia della cornea, tenuta Renato Meduri, Alessandro Fossetti ha fatto il punto sulla trasmissibilità all’ossigeno, un parametro indispensabile quanto controverso. Tre studenti dell’IPSIA di Reggio Emilia, Lambertini, Fiorenti e Marastoni, introdotti da Pietro Gheller, hanno presentato i risultati di un l a v o ro sperimentale sulla sensibilità dell’endotelio nella valutazione dei blebs. Giorgio Parisotto ha ripercorso le tappe che portano al successo di un’applicazione di lenti a contatto, mentre Antonio Madesani ha analizzato la rinascita del porto prolungato, grazie ai materiali iper-gas-permeabili sia morbidi, sia rigidi. La seconda sessione era dedicata alla contattologia RGP: Francesco Sala ha analizzato l’influenza del materiale nelle lenti asferiche per presbiopia, Antonio Calossi ha presentato una nuova metodologia applicativa su cheratocono, mentre Cristina Giordano e E d o a rdo Ligabue hanno illustrato le modalità di applicazione dopo cheratoplastica lamellare, sottolineando la necessità di una costante collaborazione fra oculista ed applicatore. La relazione di Salvatore Pintus ha descritto le anomalie della visione cromatica, con particolare riferimento all’impiego di filtri selettivi. L’ultima sessione plenaria della domenica ha ospitato un confronto fra diverse metodologie di indagine e di correzione. Luigi Lupelli ha pro p o s t o un nuovo metodo di valutazione del volume lacrimale, basato sulla misura dell’altezza del menisco lacrimale marginale inferiore, mentre Fabrizio Zeri ha 31 2006, vol. VIII, n. 1 Figura 1 xxxxxxx. sottolineato l’importanza dell’acquisizione di immagini documentative nella pratica contattologica. Riccardo Olent e Roberto Dossi si sono confro n t a t i sulla correzione della miopia, con lenti a contatto e chirurgia, seguiti da Giorgio Tassinari e Lucia Scorolli che hanno descritto la correzione dei difetti visivi mediante IOL. Anto Rossetti ha portato l’attenzione della platea sull’occhiale, uno strumento corre t t i v o apparentemente semplice, che in realtà non può essere prescritto in modo semplicistico. Fra domenica sera e lunedì mattina, si sono tenute due sessioni di corsi monografici, in cui sono stati sviluppati molti dei temi introdotti nelle relazioni in sala plenaria. Lunedì, esperti di marketing e rappresentanti dell’industria e della distribuzione hanno condotto una tavola rotonda sul mercato delle lenti a contatto, analizzando l’evoluzione del loro consumo, in relazione alle innovazioni del prodotto, alle trasformazioni del canale distributivo ed ai cambiamenti dei comportamenti e degli stili di vita dei consumatori. Flavia Dagadi e Danilo Fatelli hanno infine analizzato l’attuale processo di trasformazione e concentrazione della distribuzione ottica, gettando uno sguardo sugli aspetti più propriamente commerciali del futuro della nostra professione. Il convegno, ottimamente ospitato nel nuovo Centro Congressi dell’Hotel Center Gross, inaugurato nei mesi scorsi, ha visto l’attenta partecipazione di circa 380 iscritti, a testimonianza dell’importanza che le lenti a contatto rivestono nell’attività pro f e s s i o n a l e degli optometristi e degli ottici. r u b r i c a in libreria Laura Boccardo The History of Contact Lenses Volume Two Keratoconus and the Use of Early Contsct Lenses (1888-1920) Robert F. Heitz G. Schmidt, 2005 363 pagine Lingua inglese Il secondo volume della storia delle lenti a contatto, curato da R.F. Heitz, copre il periodo tra l’invenzione delle lenti a contatto (1887-1889) e l’inizio della loro fabbricazione e commerc i alizzazione da parte dell’industria ottica nel 1920. La storia delle lenti a contatto in questo periodo è anche la storia delle prime forme di trattamento ottico del cheratocono. I primi tre capitoli sono dedicati all’invenzione delle lenti a contatto, che è avvenuta in modo pre ssoché indipendente da parte di tre studiosi in Germania e in Francia negli anni fra il 1887 e il 1889. Nel 1887 A.E. Fick presenta alla comunità scientifica tedesca il suo articolo intitolato “Eine Contactbrille”, che viene pubblicato contemporaneamente nel marzo 1888 sia in tedesco su A rchiv fur Augenheilkunde, sia in inglese su Archives of Ophtalmology, con il titolo “A contact-lens”. Questo articolo costituisce una pietra miliare nella storia delle lenti a contatto, poiché oltre ad aprire la strada all’uso del termine “lenti a contatto”, descrive la prima reale applicazione clinica di un dispositivo in grado di neutralizzare e correggere le irregolarità corneali mediante un liquido interposto fra cornea e lente. Fick utilizzò un guscio in vetro soffiato, con una zona corneale ed una sclerale, per un diametro totale di 19 mm. Sempre nel 1888 a Parigi, Eugène Kalt presentò una lente a contatto in grado di modellare la cornea di pazienti affetti da cheratocono. Si trattava di lenti monocurve, in vetro soffiato, di diametro fra i 16 e i 22 mm. Negli anni immediatamente successivi, Kalt fece un altro tentativo, questa volta con lenti in vetro molato e lucidato, di diametro simile a quello della cornea, ancora monocurve. Queste lenti erano troppo pesanti per essere trattenute in posizione solo dall’effetto della tensione superficiale e non possono essere paragonate alle lenti corneali così come sono state poi sviluppate nella seconda metà del Ventesimo secolo. Nel 1889 August Müller presentò la sua tesi di laurea, in cui descriveva l’applicazione su di sé di lenti a contatto per corre g g e re la sua miopia elevata. Müller è quindi il primo ad aver ipotizzato un impiego delle lenti a contatto per la correzione delle ametropie e non delle cornee distorte. Le sue lenti, sclerali bicurve in vetro molato, sono tuttora visibili al Deutsches Museum di Monaco. Dopo la loro invenzione da parte di Fick, Kalt e Muller, le lenti a contatto sono state impiegate a partire dal 1892 in Francia da David Sulzer e Henri Dor, ma i problemi di tollerabilità apparivano quasi insormontabili. Per qualche tempo quindi le lenti a contatto vennero soppiantate dagli idrodiascopi, delle specie di maschere da sub monoculari, riempite di liquido. Il terribile risultato estetico di simili dispositivi ne ha comunque impedito la diffusione. Dopo la prima decade del 1900, si ebbe una rinascita delle lenti a contatto, grazie in particolare al lavoro dei fratelli Müller, costruttori di protesi oculari, itineranti per le città della Germania. Dopo anni di monopolio da parte delle lenti in vetro soffiato dei fratelli Müller, nel 1920 Zeiss mise in commercio la prima lente a contatto sclerale molata. Zeiss inoltre fu la prima azienda a compiere esperimenti con materiali organici, ma avendo a quell’epoca a disposizione solo la celluloide, non fu possibile tro v a re un materiale adatto a sostituire il vetro. Scarsamente impiegate per uso clinico, a causa della scarsa tollerabilità, queste lenti a contatto di primissima generazione ebbero comunque un impiego per studi di fisiologia e diagnostica oculare. Il testo si conclude con una sezione di brevi biografie dei personaggi citati nel testo e con un’imponente bibliografia. L’aspetto certamente più interessante di questo libro è il continuo riferimento ai testi originali, che vengono presentati in modo integrale, tradotti e commentati, con un lavoro di “prima mano” condotto in biblioteche, musei ed archivi storici. Il terzo volume della storia delle lenti a contatto è tuttora in preparazione e dovrebbe uscire nel 2006. La recensione del primo volume è stata pubblicata su Lac Vol VII, numero 2, Luglio 2005. G. Schmidt Van Iseghem Laan 18/27 B-8400 Oostende Belgium Tel/Fax +32.59.703.646 E-mail: [email protected] 32 2006, vol. VIII, n. 1