Amore a lo to aspetto

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Amore a lo to aspetto
Amore a lo to aspetto.
Parlare d’amore, in riferimento alla visione presente in epoca medievale,
sottopone numerose questioni ad una attenta e vigile analisi storiografica. La
storia ci dimostra, infatti, in che modo la distinzione tradizionale e classistica
della struttura sociale di matrice cristiana, tipica dell’età di mezzo, non
prevedeva, fino all’inizio del secolo XI, una collocazione ben definita della
donna.
Dal secolo prima citato, iniziamo a scorgere sempre più chiari e presenti i
riferimenti al sesso femminile e ad un proporzionale accrescimento delle
proprie virtù. Un esempio tra i più classici, nel mondo della storia della
letteratura, è quello che vede all’opera Abelardo, filosofo e teologo, nell’atto di
documentare la propria condizione di anima irrazionale dinanzi alla potenza
dell’amore per Eloisa:
“Non tralasciammo, desiderosi l’uno dell’altra, nessuna delle esperienze amorose, e se in
amore ci si è mai potuto inventare qualcosa di nuovo, noi l’abbiamo inventato. Quanto più
eravamo inesperti di quei giochi d’amore, tanto più insistevamo nel procurarci il piacere e non
arrivavamo mai a stancarcene”.
(P. Abelardo, Storia delle mie disgrazie, paragrafo VI); Cfr, Ovidio, L’arte di
amare, II, 703).
E’ un altro illustre intellettuale medievale, Isidoro di Siviglia, all’interno della
sua ricerca etimologica, “Ethimologiae”, a definire la parola amore come
hamare, cioè prendere ed essere presi.
Da tali presupposti ci si trova, intorno al XIII e XIV secolo, dinanzi allo
sviluppo, in campo artistico nel senso più generale, di numerose opere dal
contenuto “amoroso”. La letteratura, ad esempio, lo testimonia: dalla nascita
del volgare alla produzione poetica e musicale in lingua d’oc e d’oil che fece dei
trovatori e trovieri i portatori stessi dell’ amore fino, un amore cosciente e per
questo assolutamente razionale.
Si pensi all’importanza che una donna poteva assumere nelle vesti di musa
ispiratrice, a prescindere dalla sua reale esistenza o dalla possibilità che essa
fosse solamente un entità mentale, una Rusticana per il filosofo Boezio o una
Beatrice per il sommo poeta Dante.
E’ l’“impetus”, in altre parole la passione, che provoca negli uomini quella
possibilità di esprimere tutto il desiderio del godimento fisico e mentale.
L’amore “profano”, se così possiamo identificarlo, si pone dunque come mezzo
tramite il quale testimoniare una specifica intenzionalità artistica. La musica,
così come accade per tante altre manifestazioni, è un contenitore mai esausto
e per questa ragione si colloca come promotrice di tale intuizione speculativa.
Sia il XIII che il XIV secolo preparano il terreno per tutto ciò che l’Umanesimo
un secolo più tardi farà proprio, si pensi agli effetti nel tessuto culturale
derivati dall’ingeniosità di Dante, Boccaccio e Petrarca, nonché di autori minori
come il De Prudenzani, che nel Quattrocento presero posizione di auctoritas
letterarie. L’amore assume una funzione piuttosto intellettuale, è quell’otium di
cui parla il Petrarca e derivante dagli scritti di Seneca, cioè il sapersi isolare,
artisticamente e culturalmente, dal contesto che ci circonda per dar risalto alla
vena creativa per la quale sembrano assolutamente imprescindibili la passione,
l’amore, il sentirsi corteggiati e corteggiatori di un qualcosa che sembra
assolutamente irraggiungibile ma che tale non è, per lo meno nella mente, e
per questo diviene una vera e propria “consolatione”.
E’ così che vengono coniati nuovi termini letterali che indicano una particolare
modalità comportamentale nel porsi di fronte a tale “pericolo”, … per tropo
fede talor se pericola … . Un esempio è il titolo del brano Amor mi fa cantar a
la Francesca, dove quest’ ultimo non vuol essere un nome proprio di persona,
bensì esso intende indicare lo stile affermatosi al tempo in Francia.
Grandi musicisti e compositori dell’epoca risaltarono le gesta amorose: il
grande Guillame de Machaut, con le sue ballate a sfondo sentimentale,
Francesco Landino, il Cieco degli organi, tutti i Trovatori e trovieri a questi
antecedenti, che all’amore prima indicato come profano seppero dar vita alla
lirica di sfondo religioso ma paraliturgico, evidenziato con efficacia dal lavoro
condotto dalle confraternite che del culto mariano si fecero portatrici, ovvero di
quello che fu il simbolo femminile più importante per quanto attiene la
storiografia occidentale, la Vergine.
Il programma, proposto dall’Ensemble Dapsalmata, prevede una
panoramica sulla tematica dell’amore rifacendosi in modo particolare ai
Magister musicali che di tale espressione, data la loro maestria letteraria,
seppero porsi come maggiori interpreti.
“Ho capito subito, dalla intestazione stessa, che era tua, e ho cominciato a leggerla con una
passione che è pari all’affetto che porto al suo autore, per consolarmi almeno con le parole,
come
se
fossero
la
tua
immagine,
poiché
non
posso
più
avere
te”.
(P. Abelardo, Lettere d’Amore di Eloisa, lettera II).
Gautier de Coincy AMOURS QUI BIEN SET ENCHANTER
Codex Rossi DE SOTO ‘L VERDE
Guillaime de Machaut AY MI ! DAME DE VALOUR
Guillaime de Machaut DAME A VOUS, SANS RETOILLER
Guillaime de Machaut DOU MAL QUI M’A LONGUEMENT
Francesco Landini CHI PIU’ LE VUOL SAPERE
Thibaut de Blason HUI MAIN PAR UN AJOURNANT
Guillaime de Machaut EN MON CUER A UN DESCORT
Niccolò da Perugia DIO MI GUARDI
Codex Rossi PER TROPO FEDE
Guillaime de Machaut DOUCE DAME JOLIE
Anonimo AMORE A LO TO ASPETTO
Anonimo SE J’AI DU MONDE LA FLOR