Il mercato del lavoro in Cina - Fondazione per la Sussidiarietà

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Il mercato del lavoro in Cina - Fondazione per la Sussidiarietà
Il mercato del lavoro
in Cina
di Stefano Colli Lanzi
Amministratore
Delegato Gi Group Spa
e Presidente Gi Group
Academy
Per comprendere la complessità e vivacità del mercato del lavoro cinese è necessario analizzarne gli elementi caratteristici e individuare le principali dinamiche che
concorrono alla sua attuale strutturazione. Dal nostro osservatorio di operatori del
settore, presenti in Cina dal 2008, è possibile tratteggiare alcune caratteristiche
che lo rendono particolarmente interessante e sfidante.
Gi Group è oggi il primo gruppo italiano nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato
del lavoro, attivo nei campi della somministrazione, nella ricerca e selezione di personale permanent, nella formazione, nell’outplacement, nell’executive search, nell’outsourcing, nei servizi di consulenza alle direzioni HR e nella riconversione industriale.
All’inizio del 2010 è stata costituita anche la fondazione Gi Group Academy, con
l’obiettivo di promuovere la cultura del lavoro in Italia e nel mondo e di proporsi
come luogo di aggregazione e confronto per tutti gli operatori del mercato attraverso
le sue tre aree di attività: eventi culturali, ricerca e sviluppo, corporate university.
L’inizio dell’avventura in Cina
La nostra avventura imprenditoriale in Cina è cominciata nel 2007 con una forte partnership, culminata nel giugno 2008 con l’acquisizione della Guang Ye (ora Gi Group
China), operante nel settore del temporary staffing e outsourcing per proseguire nel
novembre 2009 con l’acquisizione della E4U, società che si occupa di ricerca e selezione del personale. Abbiamo deciso di entrare in questo grande Paese perché convinti che, tra le varie nazioni caratterizzate da una popolazione numericamente
significativa e con una industrializzazione crescente, la Cina si possa considerare
quella che ha maggior necessità di servizi evoluti quali il nostro, servizi in grado di far
crescere anche qualitativamente un mercato del lavoro dove i soli player locali non
riescono ancora a identificare pienamente le esigenze delle aziende cinesi.
Durante questi nostri primi anni in Cina, una rapida e profonda evoluzione ha caratterizzato il vasto e articolato mercato del lavoro cinese. Le recenti modifiche al
quadro normativo che disciplina il lavoro dipendente, introdotte nel 2008 da un
Governo orientato a uno sviluppo del mercato del lavoro coerente con l’andamento
dell’economia e con gli obiettivi sociali e politici di crescita del Paese, iniziano a
produrre i primi benefici per tutti i soggetti coinvolti: lavoratori, aziende di settore
cinesi ed estere, operatori economici, istituzioni. Abbiamo potuto osservare che, contrariamente a quanto spesso si pensa, non siamo in presenza di un contesto esclusivamente manifatturiero e completamente rivolto all’export: i dati in nostro possesso
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evidenziano infatti che il terziario cresce a ritmi più rapidi dell’industria e che il mercato dei consumi interno è maturato, grazie anche a intelligenti politiche governative
indirizzate al lungo periodo. Anche per questo il ruolo degli intermediari sta assumendo un’importanza crescente, e con esso quello del lavoro temporaneo, in grado di
dare un rinnovato e qualitativo impulso allo sviluppo del gigante asiatico.
Le peculiarità del mercato del lavoro cinese
Il mercato del lavoro cinese si situa in un contesto economico che vive lo straordinario fenomeno della concentrazione, in poche decine di anni, di un processo di industrializzazione che altri Paesi, in Occidente, hanno completato in uno o due
secoli. La Cina è stata in grado di raggiungere, nell’ultimo decennio, incrementi
medi annui del Pil di circa il 10%, con punte superiori al 12%. Il Paese sta inoltre
affrontando una repentina evoluzione di sistema, transitando da meccanismi interamente dominati dallo Stato a una situazione più competitiva, aperta e guidata
dal privato. La stessa economia, che sino a pochi anni fa era quasi completamente
basata sulle attività primarie, si sta trasformando in economia a prevalenza mista,
industriale e del settore terziario, quest’ultimo in fortissima crescita. Gi Group ha
deciso di investire in questo mercato consapevole delle difficoltà, ma soprattutto
delle opportunità insite in questo contesto. Attraverso E4U, che opera nel mercato
già abbastanza maturo della ricerca e selezione, siamo partiti da Pechino per poi
sviluppare la nostra presenza territoriale a Shanghai e a Chengdu.
Il processo di espansione è stato rallentato dalla crisi, che in Cina ha avuto una rilevanza inferiore rispetto ad altre parti del mondo, ma pur sempre significativa. Il
mercato della ricerca e selezione è maturato negli ultimi anni grazie soprattutto
alla presenza di multinazionali che utilizzano questi servizi. L’effetto della crisi è
stato innanzitutto quello di ridurre la dinamicità di queste aziende a vantaggio
però di una maggiore attenzione nei confronti delle società cinesi, che hanno potuto svilupparsi anche grazie agli interventi pubblici. In questo contesto ci è sempre più chiaro che il nostro compito risiede soprattutto nell’educare le aziende a
utilizzare al meglio questo servizio, ottenendo così anche uno dei principali obiettivi della nostra mission: sviluppare il mercato del lavoro attraverso la crescita di
professionalità che operano nel sistema-lavoro cinese.
Prospettive per le aziende straniere
La principale preoccupazione manifestata dalle aziende straniere risiede infatti nella
mancanza di personale qualificato: nonostante una popolazione di un miliardo e trecento milioni di persone, la Cina non dispone di un numero sufficiente di talenti. Questa circostanza è attribuibile ad alcuni elementi di fondo. In primo luogo, il mercato
cinese non è in grado di fornire risorse chiave a fronte di una domanda sempre maggiore delle stesse. Questo è valido specialmente in riferimento ai livelli manageriali e in
particolare nei settori industriali, della finanza, del commercio e della logistica. Una
grande carenza si presenta anche nel settore della ricerca e sviluppo, nel quale le multinazionali straniere hanno investito con l’apertura di nuovi centri (a Pechino e Shanghai) in cui è richiesto personale qualificato in numero superiore a quello
effettivamente disponibile, con un divario che sembra aumentare nel tempo; mancano
inoltre figure tecniche specializzate e certificate, nonché tecnici di medio e alto livello.
Un secondo ordine di problemi nasce dalla mancanza di persone giovani con un
grado di preparazione all’altezza degli standard richiesti dalle multinazionali. Sebbene la Cina produca annualmente cinque volte il numero di laureati degli Stati
Uniti, le aziende straniere non riescono a trovare personale qualificato, essendo i
giovani in difetto di esperienze, capacità relazionali e competenze linguistiche,
oltre a mostrare (al di fuori dei grandi centri urbani della fascia costiera) un’attitudine lavorativa che non sempre riflette l’effettiva esigenza delle aziende.
Il mercato del lavoro
cinese si situa in un
contesto economico
che vive lo
straordinario
fenomeno della
concentrazione,
in poche decine di
anni, di un processo
di industrializzazione
che altri Paesi, in
Occidente, hanno
completato in uno
o due secoli.
Un terzo aspetto è dato dall’alta percentuale di turnover (si calcola il 20% in più rispetto alla media globale), in particolare tra i neoassunti e nel personale da poco
entrato a lavorare in azienda, dovuto al forte sbilancio tra domanda e offerta di
nuovi talenti. Questa tendenza danneggia pesantemente le aziende, che vedono i
propri sforzi di investimento vanificati da dimissioni dei lavoratori a breve distanza
temporale, essendo poi costrette a ripartire da zero. E anche il lavoratore giovane,
continuando a fare job hopping, non sviluppa una consolidata professionalità, rischiando di trovarsi a quarant’anni in serie difficoltà.
Un ultimo elemento è rappresentato dall’andamento delle retribuzioni e della forza
lavoro. Da un lato, infatti, le retribuzioni del personale stanno crescendo a tassi superiori all’inflazione, in aggiunta al fatto che spesso, come forma di incentivo ai
manager locali, vengono assegnati titoli e responsabilità a fronte di esperienze e
capacità non all’altezza; dall’altro, diminuisce il numero delle persone che compongono la forza lavoro, soprattutto per processi di invecchiamento e di riduzione della
partecipazione femminile (dovuta alla diffusione di maggiore benessere).
Il lavoro temporaneo e l’eredità culturale
L’altra società di Gi Group presente in Cina è Gi Group China, operante nel mercato del
temporary staffing e outsourcing. Anche se il lavoro temporaneo, inteso come semplice
richiesta di intermediazione di manodopera a tempo determinato, esiste in Cina da
molto tempo, si tratta di un settore che si trova in uno stato ancora iniziale, piuttosto
arretrato rispetto ad altri Paesi del mondo. Anche prima delle recenti modifiche al quadro normativo, il lavoro temporaneo ha trovato la sua ragion d’essere prevalentemente
in relazione al tentativo di contenere i costi e di aumentare la flessibilità nell’impiego di
lavoratori. In passato questa modalità non è mai stata proibita, nonostante in ultima
analisi le istituzioni e le aziende cinesi l’abbiano sempre considerata alla stregua di un
tentativo per evitare alcuni costi, anche con l’aggiramento parziale degli obblighi contrattuali. È un’eredità culturale che purtroppo si riflette ancora pesantemente nel mercato del lavoro odierno, dove molte aziende, in particolare quelle cinesi, continuano a
pensare a questo strumento solo in ottica di puro cost saving.
Attualmente si stima che vi siano circa 15 milioni di lavoratori in Cina che forniscono prestazioni con la qualifica di “temporanei”. Il loro reclutamento e inserimento nel contesto lavorativo avviene perlopiù attraverso una pletora di piccole
aziende spesso presenti esclusivamente in una città o in un villaggio. Si tratta dunque di un mercato ancora molto immaturo e tuttavia in chiara crescita, capace di
proporre players in grado di fornire tutte le garanzie necessarie a operare in maniera
efficace, efficiente e pienamente trasparente. L’eliminazione del divieto, in vigore
fino a poco tempo fa, che impediva a chiunque in Cina di assumere personale senza
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passare dalle aziende statali preposte, ha conferito un nuovo e significativo impulso
alla presenza di operatori più strutturati e modernamente organizzati, che riescono
a esprimere un effettivo valore aggiunto per la clientela degli operatori economici,
cinesi o semplicemente attivi in Cina. La maggior parte delle aziende statali, infatti,
incaricate dalle istituzioni di svolgere il ruolo di intermediari, non forniva, e non fornisce perlopiù tuttora, un servizio di intermediazione completo, limitandosi alla gestione degli aspetti meramente amministrativi legati all’inserimento di profili a
tempo determinato. La rapida evoluzione del mercato ha comportato, da un lato, un
aumento di nuovi partner cinesi per le aziende operanti in Cina, dall’altro, la creazione di nuove joint venture.
A seguito dell’introduzione della nuova normativa sul lavoro dipendente, le multinazionali del lavoro si stanno affacciando a questo mercato con sempre maggiore
interesse e rapidità. Le principali esigenze degli operatori economici del mercato cinese alle quali oggi può rispondere il temporary staffing sono il reperimento di manodopera qualificata a tutti i livelli, la ricerca in tempi rapidi di grandi quantità di
lavoratori con scarsa o assente qualifica, il reperimento di numeri elevatissimi di
persone con indicazioni molto specifiche relativamente a età, sesso, caratteristiche
personali, la gestione della flessibilità nel breve e nel medio periodo, le problematiche legate al licenziamento del personale in eccesso, sia esso dovuto a crisi economiche, ristrutturazioni, rilocazione di impianti o legato a casi singoli, il “try & hire”,
la soluzione delle problematiche amministrative inerenti la gestione del personale,
la riduzione al minimo dei costi e della struttura di HR interna alle aziende, la consulenza (di fatto semigratuita) sulle modalità applicative della legge sul lavoro. In
questo quadro vogliamo costruire solide basi di erogazione del servizio per contribuire a un sano e più qualitativo sviluppo del mercato del lavoro. Stiamo puntando
su una grande cura della qualità amministrativa e sulla capacità di fare recruiting
prendendo in carico l’intera gestione del processo di accomodation, sempre più
fondamentale in un contesto che vede, oltre a una crescita dell’occupazione anche
nelle regioni non costiere, una migrazione verso di esse sempre più imponente.
La situazione sociale odierna
Da ultimo, qualche osservazione sullo scenario recente, in cui sono in crescita i problemi sociali per i lavoratori, in particolare per i migranti nelle grandi città: il numero di tentativi di sciopero e addirittura di suicidi va aumentando e per questo le
autorità, preoccupate soprattutto dell’ordine sociale, stanno dando direttive per alzare i salari minimi. Una forte barriera alla piena implementazione di queste direttive governative viene però dalle grandi multinazionali asiatiche, seguite da quelle
americane, che hanno sempre visto la Cina continentale come il bacino di manodopera a basso costo per le loro produzioni e fanno fatica ad accettare una tendenza
inversa, anche se non in tutti i settori. Le industrie a basso valore aggiunto si stanno
già spostando verso Vietnam e Indonesia, ma per l’industria elettronica, che ormai è
quasi tutta in Cina, la questione non è semplice. Vi è inoltre un grande numero di
laureati, che hanno investito nei loro studi con grandi aspettative di salario e carriera, che faticano a trovare impieghi di livello e la cui preparazione è spesso approssimativa, mentre l’autovalutazione, basata semplicemente sui risultati scolastici
conseguiti, è eccessiva. E anche questo comincia a generare insoddisfazione nei giovani e nelle loro famiglie.