Titolo: storia

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Titolo: storia
Giovanni Cellini
La storia a 360°
Intendiamo il tasso alcolico
Introduzione di Stephen King
Dedicato a tutti quelli che mi hanno sempre detto che non avrei mai
avuto successo nella vita.
Non è carino che, ogni volta che ci incontriamo per strada, mi facciate
notare che avevate ragione.
Il presente volume è depositato presso la Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE),
sezione OLAF – Servizio Deposito Opere Inedite, contrassegno numero 0303382
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Introduzione
Da una mail inviata da Stephen King:
"Caro Giovanni, per quella introduzione che mi avevi chiesto non ho
avuto tempo, mi dispiace, è che ho avuto un sacco di macelli e poi sto
sempre impegnato col lavoro, penso che comunque troverai un altro
disposto a farla. Spero che tu non te la sia presa a male… mettiamola
così: ti devo un’introduzione.
Saluti."
[email protected]
Breve nota dell’autore
Con quanti si apprestano a leggere questo libro mi scuso in anticipo per
la pochezza dell’opera, ma la colpa è dei miei genitori.
I geni artistici vengono spesso fuori da infanzie difficili, il fatto di essere
cresciuto in una famiglia solida e di sani principi mi ha impedito di avere
quell’infanzia tormentata che ti porta ad avere una personalità geniale.
Sarebbe bastato che mio padre si fosse ubriacato una volta a settimana,
ed ora avreste in mano un’opera straordinaria. Pazienza.
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Doverosa premessa
Chi è Cetteo Zolla? Cetteo Zolla è docente di storia revisionista presso la
LUEGG, la prestigiosa Libera Università Europea “Giovanni Galeone”.
Incontrai il professor Zolla per la prima volta tre anni fa. Allora ero una
matricola, ero entrato in un ufficio per cercare un professore, avevo
trovato l’ufficio vuoto e il computer acceso, quindi decisi di approfittare
dell’occasione per fare un giro in internet. In quel momento entrò un
vecchietto dall’aspetto trasandato ma dal portamento fiero; lo riconobbi ,
qualcuno me lo aveva già indicato, era il professor Zolla e, entrando
all’improvviso, mi aveva beccato a navigare gratis. Ero visibilmente
imbarazzato, lui mi sorrise e mi disse: <<Stia tranquillo, può navigare
senza problemi, esiste un Regio Decreto emanato nel 1904 dal Regno
d’Italia, e mai abrogato, che afferma: “Se mai verrà inventata una cosa di
nome Internet, negli uffici pubblici sarà lecito usarla anche per scopi
personali”>>.
E’ in quel preciso istante che il professor Zolla mi conquistò, e in quel
preciso istante decisi di diventare un suo studente. In seguito sono
diventato discepolo e amico del professor Zolla, e ho appreso molte
notizie su di lui: ha 108 anni, ha fatto mille lavori e mille attività, è
professore a contratto centenario presso una decina di università, pare
che abbia pure una cattedra di fisica ad Harvard vinta una notte in una
mano di poker fortunata, è direttore della versione tascabile della
enciclopedia Treccani (la Trechihuahua), ha mille amici non famosi,
famosi e famigerati, è stato testimone oculare di avvenimenti storici ed in
molti di questi ha avuto ruolo attivo, è dedito ai super alcolici e non lo
nasconde, anzi, nel suo ufficio ha messo in bella mostra tre quadretti: il
titolo di “Alcolista dell’anno, 1998”, il titolo di “Alcolista del Secolo, 20°
secolo” e il titolo di “Alcolista del millennio, 2° millennio”, assegnatigli
dalla potentissima Associazione Mondiale Alcolisti Recidivi e Orgogliosi
(la A.M.A.R.O.).
Ho deciso di raccogliere e pubblicare le lezioni del professor Zolla e altro
materiale sulla sua vita perché il professor Zolla mi ha dato tanto, ma
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soprattutto mi ha insegnato una cosa molto preziosa: chiunque abbia
una teoria storica la deve esporre, perché prima o poi verrà presa per
vera da qualcuno. Il resto è storia. Buona lettura.
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Capitolo I
Il giorno seguente il nostro primo incontro entrai nell’aula dove si teneva
la lezione del professor Zolla, e mi trovai di fronte a una scena
inquietante: il professore e uno studente erano seduti alla cattedra,
avevano davanti dei bicchierini, un ragazzo riempiva i bicchierini con
grappa pura, il professore e lo studente li tracannavano uno dopo l’altro.
Tutt’intorno un gruppo di studenti faceva il tifo. Feci in tempo a vedere lo
svuotamento di sei bicchierini, dopodiché lo studente stramazzò sotto al
tavolo, mentre gli altri esprimevano rumorosamente la loro delusione. Il
professore, in mezzo alla confusione, si alzò, zittì gli studenti con un
gesto e parlò:
-Non insultate chi ha avuto il coraggio di provare ed è caduto
pugnando… onore al vostro collega!
Partì un applauso all’indirizzo dello studente, che stava smaltendo la
sbornia sotto al tavolo, e il professore continuò a parlare:
-Bene… ora, c’è qualcuno che vuole provare per la lode all’esame?
Nessuno? Bene, allora possiamo cominciare la lezione… oggi vi
parlerò della seconda guerra mondiale e della resistenza, di cui io
ho fatto parte
Era la prima lezione, ero troppo emozionato per prendere appunti, ed è
un peccato, perché fu una lezione affascinante, un qualcosa di simile a
un film di guerra misto a una puntata di Star Trek, il tutto condito da
bevute di grappa. Alla fine della lezione ero basito, e il professore chiese:
- Ci sono domande?
Mi venne l'impulso improvviso di far domande, cosa che sorprese anche
me. Alzai la mano:
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- la sua interpretazione della seconda guerra mondiale è…
stupefacente…
- io c’ero, ragazzo, è tutto vero! Ero un membro della resistenza!
Avevo bisogno di sapere di più su questo punto, e domandai:
- Professor Zolla, come cominciò la sua militanza nella resistenza?
- Era il '43, io e alcuni amici salimmo sul monte Maiella per unirci ai
partigiani della brigata “Centerba”
- Come siete arrivati sul monte Maiella, nascosti in qualche
convoglio? Accompagnati da altri partigiani?
- No, no... ci rivolgemmo a un'agenzia di viaggi di quelle "tutto
compreso", arrivammo sulla Maiella con i Pullman... le SS però
erano sulle nostre tracce, vennero sulle pendici della Maiella, in
un enorme pascolo, e fecero un rastrellamento. Poi la semina,
falciarono l'erba... trasformarono quel magnifico pascolo selvaggio
in un anonimo, orribile giardino all'inglese... un crimine orrendo
che ancor'oggi mi fa rabbrividire... poi minacciarono di riempire la
zona con le statue dei nanetti e non ci restò altra scelta che
consegnarci.
Il professore tracannò due bicchierini di grappa contemporaneamente e
continuò il racconto
- Fummo portati davanti al terribile comandante Grunt, laureato a
Tubinga in Scienze dello Sterminio, rimosso da Auschwitz perché
ritenuto dalle SS troppo cattivo con i prigionieri. Non mi interrogò
lui, mi interrogò l'assistente, andò male... gli assistenti sono tutti
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bastardi. I miei compagni cercarono di liberarmi una sera che
c'erano due sole guardie... a una guardia gettarono un calendario
di nudi artistici di Lili Marlen, e la guardia si andò a chiudere in
bagno, l'altra guardia, rimasta sola, morì di solitudine. Fuggimmo
rubando 800 kg di esplosivo che portai a spalla. Il rischio che i
tedeschi ci prendessero era elevato, ma per venti chilometri non si
vide nessun soldato crucco. Fui costretto a chiamarli io, perché mi
ero rotto di portare 800 kg di esplosivo a spalla. Fui internato in un
campo di concentramento in Romagna, mi pare che il campo si
chiamasse Mirabilandia... ore di minigolf e il tremendo karaoke,
tortura usata dall'esercito giapponese... ancora oggi se vedo un
microfono...
Continuai a fare domande, oramai era diventata un’intervista, gli altri
studenti ascoltavano affascinati
- Ha perdonato i suoi carcerieri?
- Sì, appena catturati e portati nel campo ci fecero firmare un
modulo con cui dichiaravamo che a guerra finita li avremmo
perdonati per tutto quello che ci avrebbero fatto
- Si è mai pentito di aver fatto parte della resistenza?
- No, rifarei tutto... la resistenza è importante... ricordati che se la
tua stufetta elettrica scalda è grazie alla resistenza che c'è
dentro...
- Ha mai fatto qualche attentato?
- Una volta fui spedito in missione suicida, andai a Salò, in un
locale notturno pieno di soldati tedeschi, così affollato che
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usavano i tavoli a castello. Io mi travestii da donna e feci fuori
sessanta soldati nemici contagiandoli con la mia sifilide
- E' a conoscenza di qualche segreto militare che non ha mai
svelato?
- Sì, forse non sapete che le prime bombe atomiche dovevano
essere lanciate su Pescara e Chieti, ma poi la spuntarono
Hiroshima e Nagasaki, città spalleggiate da ricchi sponsor
giapponesi pronti a investire forti somme per accaparrarsi un
simile evento. Un vero peccato! Ma ci pensate? Adesso
sarebbero Pescara e Chieti le "Città delle prime atomiche", con
tutto il ritorno di immagine e di turismo che ne verrebbe
- Quanti amici ha perso durante la guerra?
- Amici nessuno, ma una miriade di conoscenti, quelli sì. Non sono
uno che fa amicizia facilmente.
- Quando incontra gli ex-fascisti, quelli contro cui ha combattuto e
che hanno perso, cosa le dicono?
- Che vogliono la rivincita. Ora devo andare, la lezione è finita, a
domani!
Il professore si mise il cappotto mentre gli studenti gli tributavano uno
scrosciante applauso, cosa che accadeva spesso durante le sue lezioni,
e se ne andò dicendo:
- Scusate, devo andare, aspetto a breve la telefonata di Norberto
Bobbio, vuole che gli spieghi la resistenza.
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Capitolo II
Già alla seconda lezione capii una cosa: il professor Cetteo Zolla non
segue uno schema preciso, ad ogni lezione salta da un periodo storico
all’altro, più che altro, essendo alcolista a livello agonistico, segue
l’ispirazione e il tasso alcolico dei liquori che beve prima (e durante) la
lezione.
Il secondo giorno di lezione entrò in classe tenendo in mano una
magnum di vodka piena a metà, e rivolgendosi alla platea disse:
- E’ qui l’origine del comunismo! E’ qui che nasce la rivoluzione
russa! E’ questa la rivoluzione russa!
e tracannò la “rivoluzione russa” rimasta nella bottiglia. Poi continuò:
- Come alcuni di voi già sapranno, io ho avuto parte attiva nella
rivoluzione d’ottobre, e sono l’unico che vi può raccontare come
andarono veramente le cose! Prendete appunti, questa è storia!
Il professore si sedette dietro la cattedra, si schiarì la voce, e cominciò:
- Titolo della lezione: la vodka e la Rivoluzione Russa. Dunque… io,
Cetteo Zolla, nel pieno possesso del 20 per cento scarso delle mie
facoltà mentali, e dopo due litri di vodka è una percentuale da
applauso, vi racconterò il mio ricordo della Rivoluzione Russa. Era
il 1918, eravamo in una bettola di Mosca io, Lenin, Stalin e
Trotskij. Lenin si era fatto crescere da poco il pizzetto e io gli dissi:
"Ti sta male, tagliatelo subito! Sei ridicolo!", lui era permaloso e si
offese tanto che mi disse: "Ah sì?! E allora 'sto pizzetto me lo
tengo fino alla tomba, mi ci faccio pure imbalsamare!". Tanto disse
e tanto fece, lui era fatto così, era una testa di legno, specie dopo
l'imbalsamazione. Un giorno mi toglierò la soddisfazione, andrò al
mausoleo di Lenin dove è conservato il suo corpo imbalsamato e
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lo raderò a puntino! Dicevo… Stalin intanto era alle prese con la
sua stitichezza cronica, che lo costringeva a prendersi intrugli
lassativi potentissimi, le famose "Purghe di Stalin", ancora oggi se
ne parla. A un certo punto arrivò Molotov, noto ubriacone, che mi
chiese da bere. Io tirai fuori una cassa di vodka goniometro, quella
a 360°.
Interruppe un secondo la lezione, tirò fuori da un cassetto una fiaschetta
di un non meglio precisato superalcolico (sull’etichetta riuscii a leggere
solo la marca “Q8”, senz’altro roba forte), tirò due sorsi e ricominciò a
parlare:
- Dicevo? Ah… sì… la vodka goniometro… dopo mezz'ora eravamo
già completamente sbronzi... Stalin ballava sul Cubo (Sergej
Cubo, suo cugino), Lenin palpeggiava le cameriere, Trotskij
palpeggiava Lenin. A un certo punto Lenin si alzò e disse: "Uno
spettro si aggira per l'Europa", si riferiva a me che, ubriaco
com'ero, sembravo un morto, e tutti si misero a ridere. Al culmine
della sbronza Molotov disse:"Il popolo si deve sollevare!", e allora
Stalin gli rispose: "OK, io prendo il popolo per le gambe, tu per le
braccia, e lo solleviamo!", e giù risate... poi, a un certo punto,
uscimmo in strada urlando "Rivoluzione! Rivoluzione!", per fare
uno scherzo, poi mettemmo fuoco a Molotov e lo tirammo addosso
a dei poliziotti, lanciando una moda.
La sbronza durò una settimana, una mattina ci svegliammo con un
gran mal di testa senza avere la minima idea di cosa fosse
successo nei sette giorni precedenti. Ci dissero che avevamo fatto
cose grosse, avevamo rovesciato lo Zar, avevamo fucilato un po'
di qua e un po' di là, avevamo creato una repubblica socialista dei
lavoratori. Io, Lenin, Stalin e Trotskij non ci sorprendemmo più di
tanto, perché sapevamo che quando si è sbronzi di vodka si fanno
le cose più assurde. Era dura spiegare al popolo che si era trattato
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dello scherzo di un gruppo di allegroni ubriachi, e allora facemmo
finta di niente.
Il professore finì di bere l’acqua di fuoco che aveva in mano, si infilò il
cappotto e disse:
- Io vi saluto, se ci sono domande fatevele fra di voi, ci si vede alla
prossima lezione
Uscì tra gli applausi di noi devoti studenti, come spesso accadeva.
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Capitolo III
La terza lezione si svolse in un grigio mercoledì. Il professor Zolla entrò
in classe tenendo in mano una bottiglia Magnum Royale Trop Grand di
Champagne. La Magnum Royale Trop Grand è una bottiglia che viene
venduta solo a chi ha il porto d’armi, perché contiene quindici litri di
champagne, e quando viene stappata spara il tappo con una potenza
sufficiente a forare la lamiera di un camion. Il professore si mise in piedi
sul tavolo e noi studenti capimmo subito due cose: 1) quel giorno era più
ciucco del solito 2) La lezione di quel giorno sarebbe stata memorabile.
Il professore prese la parola e ci disse, in un accento misto tra
l’abruzzese e il francese:
- Ragazzi, oggi vi parlerò del passaggio in Abruzzo di un grande
condottiero: Napoleone Bonaparte! Conobbi Napoleone Bonaparte
nel 1798, quando avevo 25 anni.
Dunque, il 1798 è stato 207 anni fa, avendo il professor Cetteo Zolla 108
anni, ne viene che: 108 - 207 = 25 anni. Questa equazione è conosciuta
presso noi studenti del professore come “Primo Teorema di Cetteo
Zolla”, e rischia seriamente di rivoluzionare la matematica moderna, se
non in tutto il mondo, almeno nelle nostre confuse menti. Il “Secondo
Teorema di Cetteo Zolla” dice: "I cateti costruiti sull'ipotenusa sono
abusivi salvo condono". Questo è già più logico. La lezione proseguiva…
- Napoleone passò con il suo esercito in Abruzzo per conquistarlo,
gli abruzzesi, onde evitare scocciature, gli cedettero tutta la
regione della Cordizia. Napoleone era orgoglioso della conquista,
e gli ci volle un mese per capire che in realtà una regione con quel
nome non era mai esistita. Gli abruzzesi lo avevano fregato, ma
lui, per non ammettere la fregatura, scomparve per due giorni
dicendo che andava in visita in Cordizia. In realtà andò a
prostitute, e la cosa si seppe, infatti in alcune regioni della Francia
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si usa ancora l'espressione "andare in Cordizia" per dire che si va
a prostitute.
Napoleone tornò in Abruzzo incavolato nero e, giunto col suo
esercito a Pescara, si dichiarò Re degli Abruzzi e della Cordizia
(insisteva nel non ammettere l'inganno subito). Gli abruzzesi gli
cedettero con piacere la regione. Fu la seconda fregatura che gli
rifilarono.
Nel sesso la cosa importante non sono le dimensioni ma la
resistenza, e Napoleone aveva resistenza, infatti nessuna donna
gli si concedeva, ma lui resisteva, anche grazie alle visite in
"Cordizia" (ci siamo capiti); fu in Abruzzo che, durante un ballo in
suo onore, trovò finalmente l'amore. Si piazzò tutta la sera vicino a
una bella signora francese, finché questa lo guardò e gli disse:
<<Volevo farle le mie più sentite condoglianze per la sua mano
morta>>.
Era la futura Giuseppina Bonaparte, donna che nella sua
divertente vita aveva visto più membri virili di un rabbino
circoncisore di 180 anni. Napoleone ci passò la notte (con
Giuseppina, non col rabbino), la mattina dopo riunì il popolo
abruzzese in piazza e disse:
<<Figli degli Abruzzi! Vado a liberare il resto d'Italia, vi offro di
venire volontari con me a sacrificare le vostre vite per la Libertà, la
Fraternità, l'Uguaglianza! Cosa mi rispondete?>>.
Dice la leggenda che le pernacchie furono sentite fino a Parigi.
Il professore finì così la lezione e si allontanò cantando la canzone della
marsigliese. Non si tratta dell’inno francese, ma di una canzoncina
sconcia dedicata a una signorina marsigliese di sua conoscenza. Il
professore disse che all’esame ci avrebbe chiesto anche la suddetta
canzoncina.
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Capitolo IV
Quarta lezione. Era una giornata abbastanza calda. Il professore entrò in
aula tenendo in mano un voluminoso volume dal titolo “gli arrosticini nella
storia” e, con aria compunta, ci annunciò il tema della lezione:
- Carissimi studenti, la lezione di oggi si basa su un libro scritto da
un mio compianto discepolo, il professor Ustinov. Poco prima di
morire, nel 1999, il professor Ustinov pubblicò questo volume sugli
arrosticini nella storia. Voi tutti saprete cosa sono gli arrosticini, per
i pochi che non lo sanno, dirò che si tratta di un piatto tipico
abruzzese, spiedini di carne di pecora fatta alla brace, un piatto
eccezionale, consigliato da tutti tranne che dalle pecore. Il mio
caro amico professor Ustinov dedicò tutta la sua breve vita a
studiare gli arrosticini, dalla loro origine storica fino ad oggi.
Il professore si schiarì la voce, e cominciò la lezione:
- Alunni cari, si avvicina l’estate, e l'estate fa venire voglia di riposo,
vacanze, mare... in altre regioni, non in Abruzzo. In Abruzzo
purtroppo abbiamo l'animo emigrante, e gli abruzzesi in estate
ricominciano a sognare i soliti progetti del tipo: andare ad aprire
una gelateria in Ruanda, dove i controlli sanitari sono minimi, o un
ristorante di pesce in Cina, oppure esportare gli arrosticini in
Australia. Quest'ultima resta l'idea più gettonata: non c'è
abruzzese che non sia convinto che i popoli di tutto il mondo
pagherebbero miliardi per poter mangiare gli arrosticini. Ci sono
prove storiche di questa mania regionale.
Il professore prese una bottiglia di vino montepulciano per aiutarsi
nella lezione, e proseguì:
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- Nel 1190, durante la Terza Crociata, gli abruzzesi andarono in
terra santa armati di fede e arrosticini da vendere ai Turchi. Gli
arrosticini non arrivarono mai a Gerusalemme, dato che se li
mangiò tutti l'imperatore Barbarossa. Neanche i crociati arrivarono
mai a Gerusalemme, dato che se li mangiarono tutti i Turchi.
Il professore mandò giù le ultime parole con un vigoroso sorso di
Montepulciano (i sorsi del professore sono da mezzo litro) e continuò:
- Nel 1270 un mercante abruzzese, Marco Di Fonzo, partì verso
l'oriente con una carovana piena di arrosticini, per offrirli come
merce a Kublai Khan, imperatore della Cina, che lo ringraziò
dicendogli "Grazie per i tuoi piccoli alberi della carne". Non era una
sottile e poetica metafora cinese, lo stava prendendo brutalmente
per il sedere, in tutti i sensi, infatti lo fece impalare come un
arrosticino. Ebbe maggior fortuna Marco Polo, che sullo stecchino
invece della carne ci mise delle caramelle alla menta bucate, e
inventò così le caramelle Polo, che ebbero enorme successo
prima in Cina e poi nel mondo.
Altro sorso , questa volta, a occhio e croce, da quasi un litro.
-Nel 1510 un marinaio, Peppino Coccia, decise di partire per le
americhe portando 10 tonnellate di arrosticini di carne di pecora,
sicuro di poterli scambiare con l'oro degli indigeni. La missione fu
finanziata dai sovrani del Portogallo, che, siccome si sputavano in
faccia per non aver finanziato il viaggio di Cristoforo Colombo
quando questi glielo aveva chiesto, avevano deciso di finanziare
qualunque italiano navigatore che gli proponesse idee cretine.
Peppino Coccia partì dal porto di Pescara, doveva partire con una
caravella, ma per pressioni dei tifosi venne preferito un Galeone.
Arrivò in Sud America e fece provare gli arrosticini agli indigeni,
questi non capirono bene il meccanismo e li mangiarono con tutto
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lo stecchino di legno. Studiando le loro feci Peppino Coccia ebbe
l'idea del legno compensato, e fece fortuna inventando i mobili a
basso costo.
Nel 1830 un missionario abruzzese andò in Africa nera con la
bibbia e un carico di arrosticini. Le tribù africane fecero un po' di
confusione, si mangiarono la bibbia e il prete, e cominciarono ad
adorare gli arrosticini come divinità, che ha anche un senso,
quando l'arrosticino è fatto veramente bene.
Il professore finì la lezione dando fondo al bottiglione di vino
Montepulciano. Mentre beveva uno studente alzò la mano per fare una
domanda:
- Professore, questa lezione tratta dal libro del professor Ustinov è
stata molto interessante, ma non ci ha detto come è morto il suo
allievo. Girano storie strane qui all’università… pare che in realtà
non sia morto e che…
Il professore interruppe il ragazzo e continuò:
- So le storie che girano sulla fine di Ustinov, le sto raccogliendo in
un libro che vorrei pubblicare… te ne dirò alcune… c’è chi dice che
Ustinov sia stato abbandonato dalla moglie e che si sia suicidato
ingurgitando una dose letale di sugo pronto alle olive comprato al
supermercato. Una morte orribile.
C'è chi dice che Ustinov in realtà non sia morto, che un giorno abbia
deciso di abbandonare la sua carriera universitaria per girare il
mondo. Pare sia stato visto fare vita da vagabondo, si dice che viva
facendo lo smadonnaro. No, non il madonnaro, che è quello che
disegna madonne sui marciapiedi coi gessetti, lo smadonnaro è
diverso, si mette agli angoli delle strade e bestemmia a pagamento.
Dal punto di vista delle licenze non ci sono problemi, infatti se hai la
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licenza di smadonnaro, puoi bestemmiare. Se non ce l'hai, puoi
bestemmiare perché non te l'hanno data.
C'è chi dice che Ustinov in realtà sia andato in India a cercare se
stesso, e che sia diventato un adepto della filosofia Tantra, filosofia
amata dal cantante Sting, che ti permette di vantarti di rapporti
sessuali della durata di oltre cinque ore. Questo è dovuto al
prezioso insegnamento che questa filosofia dà, infatti ti insegna a
dire delle gran palle.
C'è chi dice che Ustinov si sia ribellato alla società capitalista che lo
opprimeva e abbia risposto al seguente annuncio apparso sul
Messaggero: "Il Gruppo Armato Rivoluzionario assume nuovi
terroristi, sabotatori, ideologi, attivisti politici. Età minima 18 anni,
militesenti, diplomati, possibilità di viaggiare. Ampie possibilità di
carriera. Inviare Curriculum Vitae".
C'è chi dice che Ustinov sia stato rapito dagli alieni, che chiedono
un riscatto di un milione di dollari per liberarlo. Una volta gli alieni
rapivano i terrestri per studiarli, ora evidentemente si sono fatti furbi.
Se qualcuno di voi ha altre notizie di Ustinov me le faccia avere,
voglio alimentare la leggenda.
Uno studente alzò la mano:
- Professore, ma lei sa dirci qualcosa di più sulla fine di Ustinov? Lei
sa la verità?
Il professore ci guardò negli occhi (a tutti e novanta gli alunni presenti,
uno sguardo grand’angolo) e parlò:
- Beh, Ustinov è morto, su questo non ci sono dubbi. Come morì
non si è mai capito con esattezza: una sera io e Ustinov finimmo in
un locale così malfamato che in confronto i peggiori bar di Caracas
passerebbero per chiese evangeliche, e cominciammo a bere
pesante… la mattina dopo mi svegliai in un albergo, Ustinov era
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nel letto vicino al mio. Sul mio letto c’era una targa con scritto
“Campionato provinciale di Roulette Russa anno 1999 – Primo
classificato”, vicino al letto di Ustinov c’era una targa con scritto
“Campionato provinciale di Roulette Russa anno 1999 – Secondo
classificato”, e Ustinov era un po’ morto, con un buco di proiettile
sulla tempia… cosa incredibile, se contate che era stempiato. Di
più non so dire…
Il professore uscì lasciandoci, come spesso accadeva, attoniti.
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Capitolo V
Il professor Cetteo Zolla è un grande storico, ma soprattutto un grande
ricercatore. Non c’è cantina italiana che lui non abbia ispezionato in
cerca di documenti e di alcool bevibile. Fece scalpore la sua scoperta di
un inedito di Gabriele d’Annunzio, una poesia dallo stile frizzante, frutto
di una serata etilica del Vate. Il professore organizzò una conferenza
stampa per presentare il ritrovamento.
Di fronte a una platea affollata da studenti, professori, giornalisti, curiosi,
mio cugino, la sua ragazza e l’ex della ragazza di mio cugino che però lui
diceva che erano solo amici e lui non aveva dubbi su di loro (il resto della
sala sì) il professore prese la parola:
- Amici, popolo, ecco il ritrovamento, potrei parlare per ore prima di
presentarlo, ma nessuno dei miei assistenti era abbastanza sobrio
da prepararmi un discorso, quindi vi mostrerò subito l’inedito
Il professore mostrò alla platea il ritrovamento, e partì spontaneo un
applauso, che si trasformò in una standing ovation. Corsi dal professore
e gli sussurrai all’orecchio:
- Professore… credo che abbia sbagliato…
Il professore guardò il “documento” e si accorse che aveva in mano un
calendario di Sabrina Ferilli. Si unì anche lui all’applauso, poi disse:
- Gran bella figliola non c’è che dire… ma non è questo il
ritrovamento, ho sbagliato a prendere la busta… ragazzi, cercate
nella mia borsa la busta con scritto “Trattare con cura o vi spezzo
in due”. Sì, quella busta lì, datemela!
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Il professore mostrò, questa volta, l’inedito. Partì un applauso accorato,
ma meno entusiasta di quello rivolto alla Ferilli nuda. Il professor Zolla
aspettò la fine dell’applauso e disse:
- Bene… frugando nella cantina della Villa Michetti, a Francavilla, ho
scoperto due bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo del 1915, il
contenuto era aceto imbevibile per tutti tranne che me e per i miei
assistenti… mi danno un sacco di soddisfazioni quei ragazzi…
dunque, dicevo… avvolto attorno a una delle due bottiglie trovai un
documento prezioso: un calendario con Eleonora Duse nuda. La
Duse, per i pochi che non lo sapessero, era una nota attrice
teatrale, ed aveva una relazione con D’Annunzio. Dietro al
calendario è vergata una poesia scritta da Gabriele D'Annunzio in
una sera di sbronza a base di vino Montepulciano, con cui il Vate e
il pittore Michetti, suo caro amico, erano soliti fare lunghe
passatelle. Ho il piacere di recitare in pubblico per la prima volta
questo poema dimenticato. Al titolo è associato un disegnino
sconcio che poi vi mostrerò meglio. Ora mi appresto a recitare…
scusate se le luci non sono le più adatte… avevo chiesto
all’usciere un occhio di bue, mi ha preparato un uovo al
tegamino… vabbeh… allora, silenzio prego, recito... titolo:
La Duse è bona!
T'amo pio bove, a volte ne amo nove.
In su la vetta della torre antica, prendea il sole nuda un gran bel pezzo
di... amica, passera solitaria.
La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole ma,
fregandosene del cartello, calpesta le aiole.
Settembre andiamo è tempo di migrare, i pastori han già pronta la verga
di avellano, o il verghino di Avellino, per i meno dotati.
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia mentre altrui saluta e poi
vende il suo corpo senza dare ricevuta,
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ma io la perdono perché amor che null' ha amato amar perdona, e la mia
percentuale sui suoi incassi è buona.
La nebbia agli irti colli piovigginando sale, olio e una ‘nticchia d’aglio,
poco però.
Settembre andiamo è tempo di emicrania… meglio rimandare…
Silvia rimembri ancora i cento sacchi che mi devi da allora? Non
rimembri? Non scherziamo Silvia! Tu non me li vuoi dare, mi dovrebbi
incavolare (licenza poetica) ma invece non mi incavolo e vado a pescare
(licenza di pesca).
Ei fu, ma ora è morto e non è più.
S'i' fosse foco, arderei' il mondo;
s'i' fosse ardeatine eseguivo solo gli ordini.
S'ode a destra uno squillo di tromba
Ho la precedenza cornuto!
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
ma per arrivarci ai piedi ho le bolle.
L'albero a cui tendevi la pargoletta mano,
ora lo usa come toilette il nostro alano.
Taci. Su le soglie del bosco non odo
parole che dici umane; Non c'è proprio campo.
O cavallina, cavallina storna, che riportasti mio padre e le sue corna,
e, a proposito di corna,
cantami o diva del pelide Achille l'ira funesta, quando si ritrovò anche lui
un paio di corna in testa.
Ti stimo pio bove... no, non t'amo più, oramai tra noi è finita,
proprio nel mezzo del cammin di nostra vita!
Ottobre andiamo, è tempo di migrare, si doveva partire a settembre, ma
abbiamo avuto da fare.
Fermo restando che la Duse è bona!
Finita la recitazione partì un applauso commosso… in verità io ero
perplesso perché alcune parti della poesia mi sembravano per riferimenti
e stile posteriori al D’Annunzio, ma dimenticai di chiedere spiegazioni
22
quando il professore ci invitò tutti al rinfresco organizzato nella sala
attigua… cominciammo tutti a bere… poi non ricordo altro… nessuno si
ricorda altro… il giorno dopo avevamo tutti un tremendo mal di testa,
tranne il professor Zolla, ovviamente.
23
Capitolo VI
La quinta lezione è stata dedicata all'arte. Il professore è entrato tenendo
sottobraccio tre quadri, felice come una pasqua:
- Posso dire di aver fatto un affare clamoroso! Ho trovato tre tele
del grande Filippo Ezechiele Struzzi! Fidatevi, ho fatto un
colpaccio, e per celebrarlo oggi vi parlerò di questo grande pittore,
il più grande pittore abruzzese vivente, anche se è una settimana
che non ho sue notizie, magari è crepato... intendiamoci,
umanamente mi dispiacerebbe, ma il valore delle tele salirebbe
alle stelle! Comunque, dicevo...
Filippo Ezechiele Struzzi, il più giovane discendente della grande
famiglia Struzzi, che tanti artisti ha dato all’Abruzzo. Già dall’età di
tre anni il piccolo Filippo viene considerato un grande talento della
pittura, o almeno così viene deciso dalla potente lobby dei pittori
moderni di cui il padre fa parte.
Filippo Struzzi comincia la sua carriera pittorica negli anni settanta,
quando, nella scuola media che frequenta, aderisce alla W.C. Art,
un genere diffuso e apprezzato presso gli studenti. La prima opera
di rilievo di questo periodo è un pregevole "W Inter juventini
bastardi" , un pennarello su muro del bagno molto apprezzato dai
critici; di poco posteriore il trittico "la professoressa Mancinelli si fa
gli altri prof" , un affresco a penna realizzato sul muro del corridoio
della scuola che rappresenta tre immagini stilizzate della suddetta
professoressa che fa delle cosacce con altri professori.
Il grande capolavoro di questo periodo è un pene stilizzato di
trenta centimetri tracciato sul muro del bagno delle femmine, un
capolavoro del giovane Struzzi per cui la bidella della scuola trova
subito il titolo più adatto: "Autoritratto: la testa dell’artista".
I quadri più famosi di Filippo Struzzi realizzati negli anni ‘80 sono:
"Natura morta in circostanze sospette", la "Penultima Cena", opera
che dà lustro a uno dei momenti più trascurati del Vangelo, il
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discusso "la passione di Gesù Cristo", che ritrae un piatto di pollo
arrosto (pare fosse questa la Sua passione), e la commovente
"Madonna con bambino" che ritrae la rockstar Madonna mentre
tiene in braccio il figlio neonato della cugina. In questo periodo
Struzzi si dedica anche alla scultura a tema religioso, realizzando
una serie di dodici nanorilievi (bassorilievi particolarmente bassi),
dal titolo "Via crucis, angolo via Roma".
Negli anni '90 Filippo Struzzi si dà alla pittura astratta, ha un
“periodo rosa”, un “periodo blu”, in cui queste tonalità prevalgono
nei suoi quadri, e un “periodo nero” in cui gli succedono un sacco
di guai, ma dopo pochi anni si rende conto di non essere
soddisfatto dall'arte moderna, adatta ad essere capita solo da
pochi esperti, ed emerge prepotente in lui il desiderio che le sue
opere vengano capite da tutti, anche dal popolo incolto. Questo
desiderio lo porterà a una svolta definitiva nella sua carriera:
attualmente Filippo Struzzi è un apprezzato disegnatore di
segnaletiche stradali. Prima esponeva nelle gallerie d'arte di Roma
e Milano, ora espone principalmente nella Galleria del Gran Sasso,
del San Bernardo, e sull’autostrada del Sole. Ora anche il popolo
bue lo capisce. Vorremmo ricordare qui una sua grande opera: il
cartello "Autogrill Km. 10" posto 100 metri dopo l'uscita per il
casello di Frosinone. Un capolavoro.
Ha detto di lui un noto critico d'arte: "Alcuni pittori vengono
apprezzati DOPO la loro morte, Filippo Struzzi verrà apprezzato
soprattutto PER la sua morte".
Il professore ci salutò in tutta fretta:
- Ragazzi, ora devo andare, vado a vedere Struzzi come sta, una
settimana fa aveva un brutto raffreddore… magari non è grave, ma
perché perdere le speranze?
Da quel che sappiamo Struzzi è ancora vivo, ma il professore è ottimista.
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Capitolo VII
Sesta lezione: il professore entrò con una bottiglia di spumante di marca
"Spumante", di quelle che ti danno al tiro a segno quando ci sono le
giostre, la mise sul tavolo, prese dei bicchieri di carta e disse:
- Ragazzi, mi hanno offerto un programma in una radio abruzzese,
festeggiamo! Offro da bere a tutti!
Noi studenti facemmo i complimenti al professore, seguirono alcuni
brindisi, e poi il professore ci annunciò l'argomento della lezione del
giorno:
- Ragazzi, ovviamente oggi parleremo della radio, e io
modestamente ne posso parlare con cognizione di causa, perché
per anni ho fatto programmi radio, e non solo, ero presente
quando questo mezzo di informazione nacque... ora vi racconto...
prendete appunti!
Mi ricordo, una sera di tanti anni fa, ero in una bettola in un
sobborgo di Parigi, con me c'erano Guglielmo Marconi e Albert
Einstein. Einstein era un nostro amico un po' scemotto, ma buono
come il pane; mi ricordo che quella sera si era ubriacato di birra, e
aveva cominciato a dire cose senza senso, del tipo <<E=Mc²!
Faccio la bomba!>>. Gli dissi di non farla lì, quelle cose si fanno in
bagno! Ma lui continuò a gridare: <<La fusione! E' possibile!>>, era
evidente che si riferiva alla fusione dei suoi neuroni, dovuta
all'alcool; infatti poco dopo Einstein emise un sonoro rutto e cadde
sotto al tavolo, luogo dove era solito passare lunghe nottate, e
dove trovò il suo compagno di sbronze Sigmund Freud, che era
caduto in coma etilico già da un'oretta.
Sigmund Freud faceva lo psichiatra, una professione che si era
inventato da solo perché aveva una laurea in medicina ma vedere
il sangue gli faceva impressione, e allora si era aperto uno studio
26
dove i suoi pazienti gli raccontavano i loro sogni erotici dopo
essersi accomodati su un lettino. Il lettino era necessario perché i
clienti erano del suo giro, quindi spesso arrivavano nel suo studio
talmente ubriachi da non reggersi in piedi, e neppure seduti.
Mentre Einstein e Freud smaltivano la sbronza, Guglielmo
Marconi, ubriaco anche lui, mi cominciò a parlare di una sua idea
per trasmettere parole e suoni a distanza. Mi spiegò anche come
avrebbe chiamato l'invenzione: "Telegrafo senza fili". Dovete
sapere che Guglielmo Marconi aveva la fissa contro i fili, li odiava:
si incavolava se c'era un filo di vento, o se parlavi con un filo di
voce, perdeva di proposito il filo del discorso, se mangiava la pizza
e la mozzarella faceva i fili piantava su un casino, per non parlare
di quando una ragazza gli faceva il filo.
Aveva questa fissa anche sul lavoro, infatti aveva inventato la colla
che non fa fili, la sottiletta che non fila nel forno, l'alpinismo senza
fili (il free climbing).
Io gli dissi che “telegrafo senza fili” era un nome orrendo! Ma voi
pensate se uno direbbe mai agli amici "Dài! Accendi il telegrafo
senza fili, sentiamo che fanno", oppure, "Mi sono fatto un telegrafo
senza fili col frontalino estraibile, così non me lo fregano", sentite?
Suona male! Gli consigliai un nome fantascientifico, "Radio", che
non vuol dire nulla, ma suona bene! Poi chiesi a Marconi cosa
avrebbe trasmesso, e lui mi disse: <<Ma... avevo pensato a cose
classiche, tipo segnali in codice Morse, pi pi pii pi pi pi, ora vanno
per la maggiore>>, io gli risposi:<<E uno dovrebbe passare il suo
tempo ad ascoltare pi pi pii pi pi pii?! Ma andiamo! Perché invece
non trasmetti canzoni, magari intervallate da chiacchiere fatte da
imbecilli col microfono?>>. L'idea gli piacque e dopo due mesi
aprimmo la prima emittente radio del mondo: Radio Marconi
Libera, con sede a Milano. Facevo un programma di musica dal
titolo "programma dove mettiamo della musica e ogni tanto
parliamo pure", eravamo agli inizi e con i titoli non ci sapevamo
fare molto. Con me c’erano Claudio Cecchetto e Linus, che già
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facevano radio da allora. Il successo fu straordinario, essendo gli
unici in onda al mondo.
Quanto a Guglielmo Marconi, morì nel '37 mentre provava la sua
ultima invenzione: l'ascensore senza fili. Si fece otto piani in
caduta libera e finì spalmato, anzi, tatuato, sul pavimento del piano
terra. Una prece! Fine lezione! Vi saluto!
Detto ciò il professore prese la borsa e se ne andò tra gli applausi.
Quando era entrato la borsa non l'aveva, infatti prese la mia.
Non ho mai osato chiederla indietro.
Quanto al programma del professore ha avuto enorme successo, la
radio, essendo locale, si dovrebbe prendere solo in Abruzzo, ma a
quanto pare le onde radio arrivano anche in Albania, dove il professore
ora è più conosciuto di Fiorello. Il nome del programma? Lui l’ha
chiamato Radio ulna, perché va a braccio.
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Capitolo VIII
Nell’estate il noto cantautore Bob Dylan è passato in Abruzzo per un
concerto, naturalmente il professor Zolla, appena saputo dell’evento,
volle fare una lezione a tema.
Entrò in classe con una chitarra a tracolla, un paio di pantaloni
psichedelici (fatto curioso, anche i pantaloni li teneva a tracolla), e i
capelli pettinati afrostyle (per intenderci, come i “Cugini di Campagna”).
Ci guardò con aria vissuta e disse:
-Ragazzi, dovete sapere… io ho fatto il ‘68
- Provi l’89 24 24, lì sanno tutto.
Questo consiglio fu dato da Borgioni, uno studente che non ha mai
capito un cavolo, e che quindi farà strada. Il professore lo ignorò e
proseguì:
Dunque, avrete saputo che il cantautore Bob Dylan passerà in
Abruzzo e molti hanno detto che è la prima volta che Dylan verrà qui.
Non è vero!
Bob Dylan passò in Abruzzo nel ‘61, allora non si chiamava ancora
Bob Dylan, ma Bob Di Fonzo, figlio di emigrati in America, venuto in
Abruzzo a trovare il nonno. Quando lo vidi per la prima volta era un
cantantucolo folk così basso da poter fare il filo alla Barbie, così
piccolo che per vederlo avevo bisogno degli occhiali da lettura; aveva
un aspetto da hippie, stava in un angolo della stazione di Pescara,
suonava la chitarra e chiedeva spiccioli per prendere il treno; io mi
dissi "Ecco il solito frikkettone! Altro che biglietto, con quei soldi ci
compri la droga!", poi invece lo vidi che effettivamente si comprava il
biglietto. E lo arrotolò per farsi una canna.
-
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Sì, il ragazzo fumava, fumava roba così pesante che quasi gli usciva
l’ernia, non fumava le canne, fumava le canne mozze (molto più
potenti). Mi avvicinai e gli chiesi:
<<Ciao, giri il mondo suonando da solo?>>
E lui mi disse:
<<Il mio gruppo è a New York, ma loro per meno di 5000 dollari da lì
non si muovono>>,
<<E’ la loro tariffa per una sera?>>,
<<No, è la cauzione decisa dal giudice...>>.
Capì che il ragazzo aveva stoffa , gli proposi un nome d’arte: Dylan
Bob, che faceva tanto fumetto, ma lui preferì Bob Dylan.
Creai un gruppo, formato da lui e da 4 ragazzotti inglesi presi dalla
strada, il gruppo prese il nome di "Gli Scarrafoni". Il problema era che
Bob scriveva canzoni assurde per via delle potenti droghe che si
fumava, e alla fine fu cacciato da "Gli Scarrafoni".
I restanti componenti del gruppo, i 4 inglesi, inglesizzarono il nome
"Gli Scarrafoni" in "The Beatles" e se ne tornarono a Liverpool. Non
ho mai saputo che fine abbiano fatto.
Io restai nel giro della musica e anni dopo fondai un gruppo punk in
cui suonavo il trapano elettrico.
Quanto a Bob Dylan tornò in America e continuò a scrivere canzoni
astruse sotto effetto della droga, ma nel frattempo anche il pubblico
aveva cominciato a fumare robe pesanti, tanto pesanti da capire le
canzoni di Bob Dylan, che divenne un artista famoso. Da allora Dylan
si è fatto notare per il suo impegno politico, infatti si è sempre
ricordato di andare a votare. Tempo fa si è addirittura esibito in un
concerto di varie star musicali per il Papa. Qualcuno ha fatto
polemiche per questo, ma io non capisco, in fondo di tutti gli artisti
presenti quella sera, lui è l'unico che grazie al fumo ha davvero visto
la Madonna!
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Il professore prese la chitarra e cominciò a cantare "Like a rolling stone"
in versione dodecafonica, mentre noi ondeggiavamo gli accendini per
fare atmosfera da concerto. Uno studente avvicinò troppo l'accendino al
professor Zolla, proprio mentre gli partiva uno starnuto. La sua fiatata
alcolica fece il resto, una fiammata investì i giubbotti degli studenti
appesi al muro, davanti a questo spettacolo il professore attaccò una
versione country di "Great balls of fire", mentre gli studenti cominciarono
a pogare. Che concerto ragazzi! Meglio dei Sex Pistols degli anni d'oro!
Per la cronaca, anche la mia giacca finì bruciata nel rogo, un capo
firmato da mille euro. Vabbeh, capita.
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Capitolo IX
Ottava lezione. Premessa: Cetteo Zolla, professore a contratto di storia
revisionista, assume alcool in quantità da bilancio statale, ma vi assicuro
che quel giorno aveva davvero esagerato. Entrò in classe vestito con
una toga fatta con un lenzuolo, si girò verso di noi e salutò: "Ave
studenti!". Capimmo subito che quel giorno si sarebbe parlato dell’antica
Roma.
Il professor Zolla è solito indossare abiti ispirati alla lezione del giorno,
ma la scelta del lenzuolo per farsi una toga era stata influenzata
dall'alcool, invece di un lenzuolo bianco aveva indossato un lenzuolo
rosa con orsetti giallo canarino. Più che un antico romano sembrava un
cubista attempato del Muccassassina (nota discoteca per omosessuali di
Roma. Evitate di chiedermi perché conosco questo locale e io eviterò di
chiedere perché lo conoscete voi). Naturalmente il professore aveva
dietro un'anfora di terracotta piena di vino, che si portava spesso alla
bocca. L'anfora era da 20 litri ed era già mezza vuota. Questo spiega
molto della seguente lezione. Il professore si mise in piedi sulla cattedra
a mo' di tribuno romano e prese la parola:
- Romani, amici, popolo mio, non vengo qui a seppellire Cesare
perché qualcuno lo ha fatto prima di me! Vengo qui invece a
raccontarvi la verità su uno dei fatti storici più noti ma anche più
misteriosi dell’antichità: l'incendio di Roma! Scribi, prendete appunti,
perché ho scoperto che l'incendio di Roma non fu un incidente! Ho le
prove! Ho in mano degli antichissimi documenti che mi ha dato un
venditore abusivo che ha il banchetto vicino al Colosseo, mi ha
anche dato una sciarpa giallorossa appartenuta a Cicerone, e mi ha
assicurato che è autentica. Ma torniamo all'incendio di Roma, come è
raccontato da questi documenti eccezionali. Ora vi spiego:
Era il 64 dopo Cristo, Roma era una città grande, potente, ma
bruttarella. I ricchi della città si resero conto che era ora di dare a
Roma un aspetto più bello, a partire dalle loro rispettive case, ma
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nessuno voleva scucire un soldo, e allora andarono a battere cassa
da Nerone.
Lo storico Petonio, in uno dei preziosi documenti in mio possesso, ci
riporta la risposta data dall’imperatore, risposta che ho tradotto
liberamente dal latino:
"Assolutamente no! L’anima dei morti vostri e di tutto il vostro blocco
abitativo (quartiere)! La pecunia per abbellirvi le vostre case
cacciatela voi, a me i sesterzi servono per aiutare il popolo! Invece
delle case curatevi delle vostre mogli che avete delle corna così
lunghe da procurare ferite agli dei del cielo!"
Nerone forse era un po’ maleducato, ma era un brav'uomo, anche
ingenuo a volte, e i patrizi, che di cacciare i soldi per rifarsi casa non
ne volevano sapere, trovarono un sistema che, ad essere onesti, non
era onesto.
Andarono dall'imperatore e gli chiesero di stipulare un'assicurazione
antincendio per tutta la città con una compagnia svizzera, infatti
allora la Svizzera era un regno ricco e prospero grazie alle sue
compagnie di assicurazioni. Nerone, pensando al bene dei cittadini,
accettò la proposta, anche se costosa.
Il contratto venne firmato una sera del 64 dopo Cristo e, esattamente
una settimana dopo, durante un viaggio ad Anzio dell'imperatore,
scoppiò un clamoroso incendio che distrusse mezza città. Quando i
periti dell'assicurazione svizzera vennero a Roma per vedere i danni
cominciò una sorta di rappresentazione teatrale collettiva, i ricchi
romani, piangendo lacrime amare, cominciarono a denunciare la
distruzione di ville a sei piani e di monumenti clamorosi.
Nerone, che era onesto, chiese spiegazioni in un discorso davanti ai
cittadini, che ci viene riportato in uno dei documenti in mio possesso.
Il documento fu scritto dallo storico Ermeio, molto bravo nel suo
mestiere. Così ho tradotto dal latino:
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"Mentitori! Ho letto la lista di immobili distrutti dall'incendio, è tutto un
imbroglio, con invenzioni così assurde che neanche Virgilio sotto
effetto di erbe mediche ci arriverebbe! Il senatore Lavinio qui dichiara
di aver perso una villa di sei piani con piscina! Lavinio, ricordiamo
tutti che stavi in una villetta bi-familiare! Gli altri patrizi fanno pure
peggio! Persino i plebei! Gente che viveva nelle baracche ora
dichiara di aver perso case da sogno… e poi tutti questi monumenti!
Noi non abbiamo mai avuto delle terme intitolate a Caracalla! Ma chi
è Caracalla?! Ci siamo sempre fatti il bagno nel Tevere! E cos’è
questo Pantheon?! Già il nome è ridicolo assai… in quella piazza
c'era un postribolo (bordello, casa d'appuntamenti), c’è sempre stato
un postribolo, i postriboli non sono così grossi! Ma la peggiore di tutte
è il così detto Colosseo! Quando mai abbiamo avuto un anfiteatro
così grosso?! E per farci cosa?! Ragazzi, non si può imbrogliare così
un’onesta agenzia di assicurazioni, mannaggia ai morti loro e pure ai
vostri! Io vado dagli svizzeri e dico tutto! Speriamo che non
s’arrabbino..."
Nerone non fece in tempo a fare nulla, i cittadini lo presero e lo
fecero sparire. L'assicurazione svizzera pagò la costruzione di nuove
ville, di nuove case, del Colosseo, del Pantheon, terme di Caracalla e
tunnel per la metropolitana a cavallo, inoltre pagò ai romani le spese
d’albergo per tutto il periodo della ricostruzione. Ovviamente
l’azienda andò in fallimento clamoroso, trascinando nella rovina tutta
la fiorente civiltà svizzera di cui si perse perfino il ricordo. La memoria
di Nerone venne infangata da storici prezzolati, venne attribuito a lui
l'incendio e venne accusato di tante altre cose, ad esempio di aver
importunato la sua cuginetta di 8 anni, il che era vero, ma nessuno
disse che lui allora aveva 7 anni.
Appurato che l’incendio di Roma fu una truffa ai danni delle
assicurazioni, vi resterà un dubbio: chi ebbe il compito di appiccare il
fuoco? E’ ovvio, furono i cristiani!
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Il professor Zolla terminò la lezione, svuotò l'anfora del vino rimasto, e se
ne andò. Da quel che so io i famosi documenti su cui basò la sua lezione
sono stati da lui rivenduti a un museo californiano per un milione di
dollari, che ha diviso equamente con il venditore abusivo che glieli aveva
offerti. Quanto alla sciarpa giallorossa appartenuta a Cicerone, è stata
venduta a un giapponese per due milioni di dollari. Un mese dopo la
lezione andai dal professore e chiesi:
- professore, ma quella storia dell'incendio di Roma, dei documenti
ritrovati, della sciarpa di Cicerone, è vera?
il professore prese due banconote da 500 Euro, me le infilò in tasca e
disse:
- Se te lo chiede un californiano o un giapponese, digli di sì
I veri maestri si vedono anche da queste cose.
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Capitolo X
La nona lezione fu breve ma intensa. Il professore entrò in aula vestito
da nativo americano precolombiano. Ora, già a leggerlo fa un certo
effetto, ma a vederlo di più, poiché dovete sapere che i nativi americani
precolombiani giravano pressoché nudi. Insomma, il professore entrò in
aula con un gonnellino d'erba e un antico monile d'oro al collo. Lui ci ha
assicurato che era un antico monile d'oro, a me sembrava più la maniglia
d'ottone della porta del bagno dei professori, ma potrei sbagliarmi, non
mi intendo di gioielli antichi e di maniglie moderne. Si girò verso di noi e
introdusse l’argomento della lezione:
- Ragazzi: dal 1492 ad oggi il mondo occidentale ha celebrato
Cristoforo Colombo come il più grande esploratore di tutti i tempi,
ma quello che ogni buon storico si deve chiedere è: cosa cercava
in realtà Cristoforo Colombo quando partì con tre caravelle?
Uno studente disse quello che tutti sapevamo:
- Professore, Colombo partì per cercare una nuova rotta per la Cina
e le indie, contando di raggiungerle passando per occidente.
Il professore lo zittì subito:
- Questo è quello che vi hanno fatto credere… ma sul viaggio di
Colombo in America ci sono molti miti da sfatare. Dunque, fin da
allora la gente aveva chiara una cosa: se volevi andare in Cina
dovevi andare a oriente. Lo sapevano tutti, anche i più cretini!
Infatti Cina, India e Giappone venivano chiamate “oriente” senza
specificare oltre. Colombo questo lo sapeva, non era scemo, e
invece ti va dai reali di Spagna e gli dice: “arrivo a oriente
passando da occidente”. Vi rendete conto che boiata?!
Probabilmente gli sarà scappato da ridere anche a lui mentre lo
diceva! Ma i reali di Spagna se la sono bevuta e hanno finanziato il
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viaggio. Colombo parte da Palos. Se tu parti da Palos e tiri dritto
arrivi più o meno all’attuale Washington. Lui, stranamente, punta
subito giù e arriva a sbarcare alle Bahamas, e poi direttamente su
Cuba. E allora non fare il furbo dicendo che vai in cerca di nuove
rotte commerciali! Lo sanno tutti cosa cerca un maschio italiano
quando va a Cuba. Colombo non fu altro che il primo caso di
turismo sessuale! Riflettete sul fatto che partì per le americhe
lasciando la moglie a casa. Cristoforo Colombo ebbe onori e
gloria, ma i veri soldi se li fece organizzando viaggi per scapoloni
nel nuovo mondo, e dopo di lui molti lo imitarono. Per anni le
americhe furono un rifugio per uomini in cerca di avventurette. Un
esempio per tutti sono i tanto celebrati Padri Pellegrini, che a
bordo della Mayflower partirono dall’Inghilterra per creare il nucleo
dei futuri Stati Uniti, o almeno così ci fanno credere… beh, vi
assicuro che quando arrivarono in Nord America erano solo
“pellegrini”, “padri” lo divennero dopo, diciamo che la nascita degli
Stati Uniti fu una nascita indesiderata… ci siamo capiti? Bene, la
lezione è finita, ora devo partecipare a una riunione del senato
accademico… prima di andarmene voglio darvi un consiglio: non
accettate mai caravelle da uno sconosciuto!
Il professore scoppiò a ridere per la sua battuta e uscì per dirigersi alla
riunione del senato accademico. Naturalmente fece tutta la riunione
vestito solo col gonnellino di erba e con la maniglia del bagno appesa al
collo.
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Capitolo XI
Per la decima lezione il professor Zolla ci diede un esempio della sua
arcinota capacità di ricavare profitto lì dove il profitto non è mai giunto
prima. Prese una moneta da due Euro e ce la mostrò:
- Ragazzi, studenti miei, oggi voglio spiegarvi come sia bello
partecipare a un avvenimento storico, e sapete perché?
Noi rispondemmo quasi unanimi:
- Per l’emozione di sentirsi parte della storia!
Il professore ci guardò con sguardo compassionevole:
- Andiamo! Davvero credete che sia questa la cosa più importante?
Ragazzi, la cosa più importante è il profitto morale, intellettuale,
pecuniario, o almeno un po’ di sesso. In un avvenimento storico
c’è sempre la possibilità di ricavare qualcosa. Vi porterò un
esempio parlando di un avvenimento storico recentissimo: il
passaggio dalla Lira all’Euro!
Vi ricorderete che nei primi giorni di circolazione dell'Euro alcune
banconote e monete vennero stampate con alcuni difetti, e i
collezionisti pagavano queste monete moltissimo; per un
centesimo difettato (sul rovescio di pochissimi esemplari c'è la
Mole Antonelliana invece di Castel del Monte) si ottenevano anche
2.500 Euro, ciò bastò a dare il via a una caccia al difetto. Io
approfittai di questa fase storica.
Un giorno mi recai presso un supermarket affollato e,
distrattamente, mostrai agli astanti una moneta da 2 Euro,
assolutamente normale e uguale alle altre, dicendo:
<<Toh... Dante su questa moneta ha gli occhi storti!>>
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La gente ha cominciò a fissare la moneta, e un commesso mi
chiese:
<<Ma davvero?>>
<<Certo! Guardi, è evidente!>>
Dopo poco il negozio si riempì di curiosi, tutti convinti di vedere
Dante strabico, qualcuno sostenne di aver letto che giravano delle
monete con Dante strabico che valevano tantissimo. Un idraulico
di Chieti disse di vedere anche un foruncolo sotto l'orecchio del
sommo poeta, altro difetto che aumentava ulteriormente il valore
della moneta. Da lì a un’improvvisata asta il passo fu breve. Il
"Dante sguercio", come venne ribattezzata la moneta da un
collezionista esperto di passaggio, se lo aggiudicò un ingegnere di
Frosinone per la cifra di 1500 Euro. Il mio ricavo netto fu di 1498
Euro. Non male!
Il giorno seguente mi recai alle poste centrali, mi misi in fila, e tirai
fuori una banconota da 5 Euro esattamente uguale alle altre, la
girai sottosopra e, mostrandola ai vicini di fila, dissi:
<<Toh... questa banconota l'hanno stampata al contrario!>>
Dalla furiosa rissa che seguì a questa mia affermazione uscì
vincitore il buttafuori di una discoteca di Roma, che acquistò la mia
banconota rovesciata per 2000 Euro. Da allora per prudenza evito
di andare nelle discoteche di Roma. Non si sa mai.
La lezione era finita, il professore guardò l’orologio, prese la giacca e
disse:
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- Bene! Spero che abbiate imparato che un avvenimento storico
può farvi guadagnare bene, se siete furbi! Alla prossima lezione,
statemi bene figlioli!
Il professore se ne andò. Il mio amico Marco, uno degli alunni del
professore, prese una banconota da dieci Euro e si recò a un bar vicino
all’università per provare il colpaccio. Lo picchiarono.
40
Capitolo XII
La lezione successiva del professore saltò perché doveva tenere un
discorso a una cerimonia, ma naturalmente noi devoti studenti ci
recammo tutti alla suddetta cerimonia per applaudire. Il professore
doveva tenere un discorso all’aeroporto di Pescara, in occasione del
centomillesimo cliente (che per la cronaca è mio cugino, che per colpa
della cerimonia ha pure perso l’aereo), ma come al solito aveva
esagerato con gli alcolici... il discorso risentì della cosa.
L’aeroporto d’Abruzzo ti porta ovunque!
“Amici, autorità, colleghi della stampa, viaggiatori e gente intervenuta
solo per scroccare il rinfresco, un saluto a tutti voi. Sono orgoglioso di
essere qui oggi, perché questo aeroporto è l’orgoglio d’Abruzzo, grazie ai
tanti voli che ci collegano con il mondo: c’è il volo quotidiano PescaraLondra, un volo così economico che i biglietti escono come regalo delle
patatine. Un consiglio: munitevi di un biglietto, perché, contrariamente a
quello che si pensa, il controllore passa e chi è beccato senza biglietto
viene fatto scendere mentre l'aereo è in volo. Altra informazione utile sul
volo: la toilet è un bagno alla turca con il buco che dà direttamente
sull'esterno dell'aereo. Se non si sta attenti il proprio apparato digerente
viene sparato in orbita, e vi assicuro che è un'esperienza traumatica.
Come lo so? Lo so e basta!
Decollando da questo aeroporto si può andare anche a Milano, per
affari, in Canada, per vacanza, a Parigi, per… ci siamo capiti, e in
Ucraina, per... per... ehi! Che cacchio c'è in Ucraina?! Vabbeh, transeat...
ma parliamo della vera novità, che nell’ultimo anno ha riempito questo
aeroporto di clienti: i voli locali!
Il Pescara-Teramo: l'aereo fa scalo a Giulianova, e atterra sul corso
principale di Teramo, corso San Giorgio, eliminando a ogni atterraggio
una ventina di teramani, e andando spesso a sbattere contro il duomo,
41
che viene spostato di un metro a ogni volo. Si è calcolato che fra qualche
anno diventerà il duomo di Chieti. D'estate l'aereo, tornando da Teramo,
passa per la costa balneare e getta manifestini ai bagnanti, per
arrotondare.
Altro volo interessante è il Pescara-Chieti: data l'esigua distanza tra le
due città, l'aereo non decolla nel vero senso della parola, arriva a Chieti
passando per la statale. In alcuni tratti svolazza a un metro o due da
terra.
Data la presenza di gallerie lungo il tragitto, all'aereo sono state tolte le
ali. Avete mai visto un Boeing 747 senza ali? Sembra una supposta. Non
lo fate notare al pilota, si offende.
Il Pescara-L'Aquila è forse il volo più interessante. AlL'Aquila manca una
zona pianeggiante dove atterrare, quindi di solito i passeggeri si gettano
col paracadute sopra la chiesa di San Bernardino. L'hostess che spiega
come usare i paracadute è di Caprafico (TE) e nessuno la capisce,
quindi se stando alL'Aquila vedete una ventina di persone che
precipitano a sasso bestemmiando come turchi mentre cercano di aprire
il paracadute, non vi sorprendete più di tanto, scansatevi e basta.
L'aereo, mollati i passeggeri, va a spargere concimi e letame sui campi
di patate della piana del Fucino, vicino ad Avezzano. A volte il pilota si
confonde, e molla il letame sul centro delL'Aquila e i passeggeri in
mezzo ai campi di patate. Quindi, se passeggiate per L’Aquila, attenti a
non calpestare una cacca, e attenti che una cacca non calpesti voi.
Chiaro?
Veniamo al collegamento Pescara-Roccaraso: dato lo scarso numero di
clienti, invece dell'aereo si usa il V.C.S.M., Volo Charter Singolo Mirato,
in pratica una catapulta che spara i viaggiatori verso Roccaraso. Ne
arrivano il 70%, gli altri finiscono spalmati sulle pareti della Maiella. Uno
spettacolo molto suggestivo. Buon viaggio a tutti!”
42
Capitolo XIII
Anche la lezione successiva saltò, perché il professore doveva tenere un
comizio per le elezioni politiche. Ebbene sì, era quasi scontato che un
personaggio come il professor Zolla fosse notato dal mondo della
politica, infatti gli venne offerta una candidatura per il Senato della
repubblica. Noi tutti studenti andammo ad ascoltare il suo comizio per
fare da claque, ma non ce n'era bisogno, perché trovammo la piazza
affollata. Cetteo Zolla è una sorta di eroe da queste parti. Il comizio fu il
più breve che io abbia mai sentito, ma il pubblico apprezzò. Riportiamo il
testo qui di seguito.
Discorso agli elettori.
“Compagni, amici, lavoratori! Grazie per essere intervenuti così follosi a
questo comizio! A saperlo facevo pagare un biglietto! Ma parliamo di
politica... tutti chiedono di più al governo, è sempre stato così, ma io vi
dico che non basta chiedere... non chiedetevi cosa può fare il vostro
paese per voi, chiedetevi come potete obbligarlo! Sei benzinaio?
Sciopera e blocca i rifornimenti! Sei postino? Blocca la posta! Il ricatto! E'
questo che tiene insieme una grande nazione! I have a dream, io ho un
sogno, un Mercedes coupé con gli interni in pelle, Ich bin ein berliner, mi
va bene anche la berlina, ma ora parliamo di tasse, che so che è l'unica
cosa che vi interessa... abbasserò così tanto le tasse in Italia che
saranno quelli di Montecarlo a prendere la residenza da noi!”
Dopo il comizio la folla tributò un’ovazione al professore, ma la
manifestazione elettorale non era finita qui, infatti il professore aveva
fatto le cose in grande regalando ai suoi potenziali elettori il concerto di
una popstar di successo, Simon. Chi è Simon? Italo svedese, bisnipote
del professor Zolla, Simon è diventato negli ultimi mesi uno dei cantanti
43
più amati dai giovani. Riportiamo qui di seguito un articolo apparso sulla
rivista “Musica appalla”.
Simon, un altro italo svevo di successo (titolo sprecato per gli ignoranti
lettori di questa rivista).
Simon, nome d'arte di Arhundsen Simonson Gahartseil, è la rivelazione
musicale di quest'anno. Il suo album d'esordio "Non so pronunciare il mio
nome" ha venduto qualcosa come 500.000 copie, mettendo d'accordo il
pubblico e la critica, anche se non si sa ancora su cosa. Il titolo
dell’album esprime il dramma di un ragazzo che ha uno di quei rari nomi
che comunque lo si pronunci è sbagliato. Brano trainante dell'album è la
struggente "Salici smettete di piangere", prima in classifica singoli da
oramai sei settimane. Il giovane Simon (ha 20 anni compiuti otto anni fa),
riesce a fondere nei suoi pezzi il pop, il rock, il soul, la dance, il gospel e
elementi di musica etnica, come il "fischio del cacciatore friulano", antica
disciplina musicale che ha consentito ai cacciatori del nord-est di fare
clamorose stragi di folaghe. Chi ha avuto la fortuna di assistere a un
concerto di Simon avrà notato la carica di sensualità e di fascino che
emana, grazie anche ai suoi natali. Il padre di Simon era un bagnino
svedese che lavorava a Stoccolma (bellissima la canzone che Simon gli
dedica, dal titolo "Se tu fossi nato in Senegal avresti fatto l'istruttore di
sci"). La madre di Simon era una fotomodella italiana specializzata nelle
foto che si vedono sulle macchine da fototessera piazzate in tutte le
stazioni (a lei il cantante dedica un pezzo dal titolo "Tutti credono che
quelle foto lì siano di veri clienti"). La bella italiana era in vacanza nella
capitale svedese, i due si incontrarono nella spiaggia stoccolmina, e fu il
padre di Simon a rompere il ghiaccio, permettendo alla turista di farsi il
bagno (se non rompi il ghiaccio è impossibile). Il primo bacio fu la
respirazione bocca a bocca praticata dal bagnino sulla intirizzita modella.
I due si sposano, decidono di andare in Francia, ma sbagliano a
prendere un bivio autostradale e finiscono in svizzera (quel bivio è poco
chiaro è ha fruttato alla Svizzera almeno 200.000 abitanti in più). Di lì a
44
poco nasce il piccolo Simon. Il ragazzo avrà problemi a scuola, i
professori diranno al padre: "Suo figlio è un ragazzo difficile", e il padre
risponderà sorpreso: "Strano, la madre era una ragazza facile". Al liceo
Simon crea un gruppo musicale e comincia a esibirsi nei locali, lì viene
notato da un talent scout americano che lo porta negli Stati Uniti, dove
Simon si esibirà per un anno intero nelle locali feste dell’Unità, con
enorme successo. Il lancio definitivo avverrà a Sanremo, dove Simon
vincerà la sezione “giovani e fighi” con il brano “Sono giovane e figo”.
Qualcuno parla di vittoria preparata, ma il successo di vendite spazza via
le polemiche.
Simon deve molto ai genitori, ma ha assicurato che pagherà tutto. In una
intervista rilasciata alla Gazzetta Ufficiale (rivista che nell’ambiente detta
legge) Simon ha dichiarato "il mio pubblico mi ama perché il successo
non mi ha cambiato, sono rimasto il pallone gonfiato montato di prima".
Simon non ha successo solo in Italia, infatti il suo album è uscito anche
in Spagna col titolo “Non sos pronunciares el mio nomes”, titolo ideato
dallo stesso Simon, che è uno dei tanti convinti che lo spagnolo sia
simile all’italiano, basta aggiungere le “s” alla fine di ogni parola. Un suo
singolo è uscito in Lussemburgo, provocando l’uscita di questo paese
dall’Unione Europea.
Per chi volesse vedere Simon dal vivo è in partenza il
"Tiratemisolopomodoribiologicichecitengoallasalute
Tour
2005”.
Sbrigatevi, sono già quasi esauriti i biglietti e i pomodori.
Fine articolo.
Il concerto di Simon fu un successo clamoroso, che andandosi ad
aggiungere al portentoso minicomizio del professor Zolla diede come
risultato una manifestazione elettorale di grandioso impatto. Alle elezioni
il professor Zolla venne eletto in venti circoscrizioni, praticamente se si
assenta lui saltano le sedute parlamentari.
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Capitolo XIV
Il professor Zolla entrò in classe vestito da operaio, con in mano una
borraccia da cantiere, che sul tappo aveva il bollo per gli alcolici del
monopolio di stato. Io ci pensai trenta secondi e alzai la mano:
- Professore, mi lasci indovinare, oggi si parlerà di lavoro?
Il professore mi porse la fiaschetta:
- Bravo! C'hai azzeccato! Ti meriti un sorso! Serviti pure...
Per non offendere il professore presi un sorso della sostanza contenuta
nella fiaschetta. Poi non ricordo molto, so che mi ritrovarono due ore
dopo svenuto sul soffitto. Il professore ignorò il mio crollo e andò avanti
con la lezione, che riporto qui di seguito grazie agli appunti di un mio
compagno di corso.
- Cari studenti, come ha detto il vostro collega testé svenuto, oggi si
parla di lavoro, ma non di lavoro normale, bensì di lavoro
interinale, ovvero lavoro a termine, quello che ha ridotto
sensibilmente la disoccupazione in Italia. Pensate che in Abruzzo
solo quest'anno ci sono state 1000 assunzioni. Certo, le mille
assunzioni sono state sempre degli stessi 50 lavoratori, ma questo
è normale con i lavori a termine. Io ho una grande opinione del
lavoro interinale, perché permette lavoratori più flessibili che vanno
incontro ai bisogni del mercato. Un esempio? Dunque... dovete
sapere che, tra le varie attività che svolgo, lecite e meno lecite, c'è
anche quella di assessore di Roccaspinacina, piccolo paese dove
abbiamo appena costruito una nuova stazione ferroviaria.
Moderna, funzionale, bellissima! Ma all’inaugurazione sentivo che
mancava qualcosa. Ci pensai e poi capii subito: una stazione
moderna non è tale se non è frequentata da tipi strani. Telefonai a
46
una di quelle aziende per il lavoro interinale, o lavoro a tempo
determinato, che dir si voglia. Ho registrato la telefonata, che ora vi
farò sentire.
Il professore tirò fuori un registratore e fece partire la registrazione:
<<Buongiorno, sono un assessore di un piccolo paese abruzzese,
abbiamo appena costruito una nuova stazione ferroviaria, ma non
abbiamo neanche un “tipo strano da stazione”, voi potete far
nulla?>>,
<<Certo! La nostra azienda ha fornito “tipi strani” per molte stazioni
importanti. Le forniremo un fricchettone che chiede spiccioli ai
passanti, è una nostra specialità… ha presente il tormentone “ha
qualche spicciolo? Devo prendere il treno”? Quello lo hanno
inventato i nostri creativi, un grande successo! Vuole anche dei
punk? Si piazzano vicino alla stazione a bere alcolici>>,
<<Sì, va bene per i punk, e barboni? Ne avete?>>,
<<Certo! Abbiamo barboni italiani, dell’est Europa, e abbiamo
anche il tipico barbone tedesco biondo con il cane addormentato, è
tra i più richiesti. Vuole anche un pazzo da stazione? Uno di quelli
che fa cose strane… ne ho uno per le mani…>>,
<<Cosa fa?>>,
<<Ogni tanto si tira i pugni in testa e grida “Chi è stato?!”>>,
<<Importuna anche i passanti?>>,
<<Per quello ci deve pagare qualcosa a parte, è opzionale>>,
<<Va bene, lo prendo>>.
Il professore stoppò il registratore, e con un sorriso orgoglioso concluse:
- L’agenzia mi mandò i “tipi strani” in pochissimo tempo. Dovete
vedere che stazione che abbiamo ora! C’è della gente così strana
che sembra di stare alla stazione Termini di Roma! E tutto questo
grazie al lavoro interinale e alle agenzie che svendono i lavoratori
interinali.
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Il professore finì la fiaschetta che aveva cominciato a inizio lezione e ci
salutò:
- In gamba ragazzi! Io vado a ubriacarmi con i punk della nostra
nuova stazione ferroviaria... alla prossima!
E uscì.
48
Capitolo XV
La lezione del mercoledì è saltata perché il professor Zolla è stato
nominato presidente dell’Associazione Italiana Storiografi e Racconta
Storie, la cerimonia di nomina è stata commovente, con tutti gli studenti
del professore in platea ad applaudire. Alla fine della cerimonia il
professor Zolla ha pronunciato un brevissimo ma lucido discorso nel suo
inconfondibile stile. Ve lo riporto.
“Cosa posso dire… mi avete nominato presidente di questa
associazione, e per onestà vi devo dire che ritengo questa nomina un
chiaro segno della decadenza della civiltà occidentale.
Sono sicuro che a Roma nel 475 d.c. , un anno prima del crollo
dell’impero romano, uno come me venne nominato presidente di
qualcosa. Grazie!”
Dopo il grazie ci furono venti minuti di applausi. Mi avvicinai al professore
per fargli i miei complimenti, il professore mi vide, mi diede una
amichevole pacca sulla spalla da far arrossare la pelle a Hulk e mi disse:
- Ciao caro! Come va? Sai mica che giorno è oggi?
- E’ mercoledì professore
- Dunque, allora tra due ore devo essere alla serata di gala del
congresso nazionale del WWF, devo fare un discorso. Hai la
macchina?
- Sì, se vuole l’accompagno, per me sarebbe un piacere, da qui a
Roma sono due ore di macchina
- Due ore?! Sei lento figliolo! Ti farò guidare il carro funebre al mio
funerale, se sarai ancora vivo, ma per oggi lascia il volante a me!
Prendemmo la mia macchina e andammo a Roma. Quanto può guidare
veloce il professore? Vi dirò solo che quella sera ho visto il tramonto due
49
volte, un po’ più veloce e si tornava indietro nel tempo. Dopo quaranta
minuti eravamo a Roma. Aiuto!
Entrammo nell’albergo dove si teneva il gala del Congresso Nazionale
del WWF, nella sala dove era previsto un intervento del professor Zolla.
Chi conosce il professore sa che sulla qualità dei suoi interventi ai
congressi pesa molto l'orario. Se l'intervento è dopo il Whisky Break,
allora si aprono mille possibilità. Quel giorno il professore prese la parola
per ultimo, dopo: un Whisky Break, una cena ufficiale con ripasso della
lista vini, dieci brindisi, una scommessa (vinta) di resistenza alla vodka
con il direttore del WWF sezione russa. Ecco il testo dell'intervento del
professore.
Agli amici del WWF
Amici! C'è ancora tanto, tanto da fare per proteggere i nostri amici
animali! Troppe cose ancora non vanno! Quanti animali dovranno
ancora soffrire?! Ad ogni esame universitario quanti lupi dovranno
crepare per i nostri in bocca al lupo?! Basta con i lupi morti
ammazzati e con le balene stitiche! Fatevi gli auguri e vada come
vada! E quanti elefanti dovranno ancora morire ogni anno per
alimentare il mercato dei pantaloni a zampa d'elefante? E basta con i
combattimenti fra animali! Lo sapevate che sono diffusissimi i
combattimenti clandestini tra bradipi! Lunghi, noiosi! Così i bradipi
rischiano di estinguersi lentamente, molto lentamente, troppo! Del
resto certi animali se la cercano... la talpa! Quella la fossa se l'è
scavata da sola! Smettiamola di mangiare le chele di granchio! Il
mare si sta riempiendo di granchi monchi! Maledette chele di
granchio! Frutto della manipolazione genetica tra un crostaceo e una
cotoletta! Gli uomini guadagnano troppo con gli animali! Un esempio?
Sapevo che nell’equitazione i buoni cavalli da riproduzione costano
un sacco di soldi, ma non pensavo che li cercassero così
disperatamente, addirittura con scritte nei bagni degli uomini del tipo
“cerco stallone da monta, chiamami al numero…”. Per concludere
50
basta con l’annosa questione: è venuto prima l'uovo o la gallina? Non
mi importa! Rimandateli indietro tutti e due! Io avevo ordinato
un'insalata!
Al ritorno a casa guidò ancora il professore, a una velocità tale che la
vernice della mia auto si bruciò per l’attrito con l’aria, in autostrada dei
poliziotti che ci videro passare si fecero il test dell’alcool. Quando
arrivammo il professore mi disse:
- Eri stanco, hai dormito per tutto il viaggio.
- No professore, credo di essere svenuto.
51
Capitolo XVI
Il giorno dopo andai a trovare il professore durante l’ora di colloquio con
gli studenti, e lo trovai con un signore dall’aspetto buffo e simpatico, i
due erano nell’ufficio del professore intenti a guardare delle foto e a
ridere di gusto. Il professore mi vide e mi salutò:
- Carissimo! Vieni che ti presento mio fratellastro Astolfio! Eravamo
qui che guardavamo delle foto.
- Molto piacere di conoscerla, guardavate foto di famiglia?
Il signor Astolfio mi mostrò le foto:
- No, nulla del genere, solo sana pornografia…
Il professor Zolla mi disse che Astolfio era una vera autorità nel campo.
Passammo il pomeriggio a guardare foto, e Astolfio mi regalò due annate
della rivista “Il massaggero”, un giornale interamente dedicato ad
annunci di massaggiatrici.
Tornato a casa andai a cercare sull’enciclopedia e, una pagina prima
della voce “Zolla, Professor Cetteo”, trovai “Zolla, Astolfio”. Riporto qui di
seguito quanto ho trovato.
Astolfio Zolla (1958- ) sessuologo di fama mondiale. Nel 1980, da
promettente studente di biologia, decide di lasciare il campo della
manipolazione genetica per dedicarsi alla manipolazione genitale, che gli
dà molte più soddisfazioni; si iscrive in un’università americana, al MIT di
Boston, il Masturbation Institute of Technology, istituto dove la
masturbazione è una scienza, e lì consegue la laurea con massimo dei
voti, lode, bacio accademico con la lingua. La sua tesi di laurea è
filosofico morale, il titolo è: “Se la natura non avesse voluto la
masturbazione non avrebbe messo il pisello a portata di mano”, tesi che
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poi viene pubblicata. E’ ora consulente di molti importanti giornali come
Playboy, Playmen, Playgirl, Playmobil (il giornale con le Barbie nude),
Playstation (il giornale con Super Mario Bros nudo). Nel 1994 fonda un
movimento politico, il MIO, Movimento Italiano Onanisti, da Onan,
personaggio biblico, che, secondo alcune interpretazioni, era dedito alla
masturbazione. Il MIO ottiene molti voti alle elezioni, infatti nel
successivo governo Astolfio Zolla viene nominato Ministro dei Lavori
Pubici, carica che poi deve abbandonare per dei problemi con mani
pulite.
Nel 1996 pubblica un libro dove sostiene un’incredibile tesi che fa
scalpore nel mondo della scienza: le talpe si sarebbero evolute da una
razza di criceti che, un milione di anni fa, avrebbe scoperto la
masturbazione. L’abuso di questa pratica avrebbe portato alla cecità, allo
sviluppo abnorme delle zampe anteriori e all’abitudine di nascondersi a
lungo sotto terra.
Nel 2001 smette di navigare su internet per noia, poiché è l'unico uomo
sulla terra che sia riuscito a vedere tutte le immagini porno disponibili
sulla rete.
Iscritto alla setta del culto di Onan, è così dedito alla masturbazione che
più volte ha chiesto un mutuo a una banca del seme. I suoi amici lo
definiscono un “tipo alla mano”.
Nel 2002 regolarizza il rapporto con la sua mano destra sposandola con
rito civile, vorrebbe sposarla in chiesa ma la curia si oppone perché lui e
la sua mano sono consanguinei.
Il suo ultimo libro, dal titolo “Signorina, non posso ballare con lei perché
la mia mano è gelosa”, è dedicato alla memoria del padre Franco Zolla,
noto ai suoi tempi perché amava tirar tardi nelle case di tolleranza, infatti
nel '58, quando le case d'appuntamento vennero chiuse, lui rimase
chiuso dentro.
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Capitolo XVII
L’undicesima lezione fu dedicata a un evento di attualità in quei giorni,
l’ennesima riunione dei G8 allargati, gli otto paesi più industrializzati al
mondo e i loro amici, che si è svolta in una città tedesca, Stamberga sul
Reno. Come succede spesso durante le riunioni dei G8, e come è
successo anche a Genova a suo tempo, i manifestanti hanno spaccato
un po’ di roba, vetrine, negozi, auto, le balle, insomma, la solita guerriglia
urbana. Ecco la lezione del professore.
- Miei cari studenti, molti di voi hanno visto come è stata ridotta
Stamberga sul Reno dai giorni del G8, una città sottosopra. Molti
di voi ricorderanno, del resto, come venne ridotta Genova dal G8.
Il comune di Chieti, dopo aver visto come vengono ridotte le città
che ospitano il G8, ha subito proposto la giusta sede per il
prossimo: la città di Pescara. La città di Pescara ha a sua volta
candidato Chieti. Queste due città si amano come Caino e Abele.
Non so se una delle due città riuscirà a rifilare l’evento all’altra, ma
una cosa è certa, nella prossima riunione del G8 il problema sarà
evitare le proteste violente da parte delle frange estreme dei
manifestanti anti-globalizzazione, che non vanno confusi con la
maggior parte dei No Global, che invece sono buoni, bravi e
pacifici come Ghandi dopo trenta camomille. A questo proposito, in
una manifestazione di No Global, mi sono permesso di fare una
lezione sui modi di protestare contro il potere dei vari popoli del
mondo, lezione che ora vi ripropongo. Allora… come si protesta
contro il potere?
La protesta cinese contro il potere: i potenti ti sono nemici? Siediti
sul bordo del fiume e aspetta, prima o poi passeranno i cadaveri
dei tuoi nemici (o i cadaveri dei nemici di qualcun altro, che potrai
scambiare coi cadaveri dei nemici che interessano a te).
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La protesta araba contro il potere: sarebbe come quella cinese, ma
loro non hanno i fiumi, quindi vagano per il deserto in cerca di fiumi
con i cadaveri dei loro nemici dentro. Da qui nasce la loro indole
nomade. Poveri beduini.
La protesta americana contro il potere: impazzisci, entra in una
scuola con un fucile canne mozze e spara a chiunque si muova
(quindi i bidelli si dovrebbero salvare).
La protesta tedesca contro il potere: prendi appuntamento con il
capo del governo per protestare, se non ti riceve subito mettiti in
fila e aspetta tutto il tempo che ci vuole. I tedeschi sono incredibili,
riescono a mettersi in fila anche quando sono da soli.
La protesta italiana contro il potere: prendi appuntamento con il
capo del governo per protestare, se non ti riceve subito mettiti in
fila e aspetta tutto il tempo che ci vuole, ma appena puoi ruba il
posto a quello davanti. Gli italiani sono incredibili, riescono a
rubare il posto in fila anche quando sono da soli.
La protesta indiana contro il potere: datti fuoco. A questo proposito
vorrei citare un aneddoto che non c'entra nulla: una volta in India
vidi un quadro che ritraeva una persona che stava sdraiata su una
catasta di legno infuocata e si lasciava bruciare; io erroneamente
pensai che fosse un fachiro indiano che si dava fuoco, ma mi
spiegarono che il quadro ritraeva un inventore inglese residente in
India, Lord Charles IMETEC, che provava il primo prototipo di una
sua invenzione, lo Scaldasonno IMETEC. L'idea c'era, ma
dovettero bruciare vive sei generazioni di membri della famiglia
IMETEC prima che si arrivasse allo Scaldasonno IMETEC come lo
conosciamo oggi.
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La protesta inglese contro il potere: entra in un pub e ubriacati
come una seppia. A dir la verità loro lo fanno anche se non hanno
niente di cui lamentarsi, anche se tutto gli va splendidamente
bene. Fondamentalmente lo fanno sempre.
La protesta irlandese contro il potere: come quella inglese, ma
bevendo roba più pesante, e lamentandosi ogni tanto della
carestia delle patate (questa fatevela spiegare da un irlandese
sobrio, se mai ne troverete uno).
La protesta israeliana contro il potere: e' uguale a quella
palestinese, perché l'hanno negoziata insieme, ma non si riesce
ancora a farla applicare. E’ incredibile quanto possano essere
distanti popoli che vivono così vicini! La striscia di Gaza è
vicinissima a Gerusalemme, sono appena trenta minuti di
autobomba!
La protesta giapponese contro il potere: se sei solo fai harakiri, se
sei in coppia fai kamasutra. Il tutto con grande educazione; in
Giappone, una nazione in perenne sciopero bianco, tutti sono
sempre educati, così educati che se si mangiano le unghie le
offrono prima ai presenti.
Il professore ha ripetuto questa lezione in varie riunioni No Global, e
credo che sia anche grazie a lui che la manifestazione No Global del
2002 a Firenze è stata un festival della protesta pacifica.
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Capitolo XVIII
Il professore Cetteo Zolla è stato insignito di una laurea Honoris Causa
dal Royal College of Beer Drinkers in Ireland, un prestigioso college
irlandese dove non sono ammessi astemi, e per astemi si intende chi
beve meno di trenta litri di alcolici al mese. Il giorno dopo il suo rientro in
Italia il professore si presentò a lezione tutto vestito di verde. Pensavamo
fosse in onore dell’Irlanda, ma a quanto pare aveva semplicemente
toppato un lavaggio in lavatrice, trasformando il suo guardaroba di
mezza stagione in un delirio di varie tonalità di verde. Ma devo dire che il
verde gli donava. Brandendo una bottiglia con l’etichetta “Whiskey per
uso industriale – vietato il consumo”, il professore cominciò la lezione,
che fu più che altro un racconto della sua esperienza in Irlanda:
- Come saprete già, sono stato insignito di una laurea Honoris
Causa a Dublino, Irlanda. La cerimonia è stata commovente, una
colossale passatella fra tutti i professori del Royal College of Beer
Drinkers, e poi abbiamo organizzato una bella rissa di
beneficenza, durante la quale ho preso a pugni alcune tra le facce
più simpatiche d’Irlanda. Appena la polizia di Dublino si scorderà la
mia faccia conto di ritornare da quelle parti.
Come saprete già, il volo costa pochissimo, oramai con la
diffusione delle compagnie aeree a basso costo si può volare
Pescara-Londra timbrando un biglietto dell'autobus, c'è l'apposita
timbra-biglietti sull'aereo, e se si danno un 5 Euro extra e un
pacchetto di sigarette al pilota, al ritorno ti atterra direttamente
sotto casa. Il volo è sicuro, poiché i terroristi hanno paura a volare
a basso costo.
In Irlanda ho frequentato molti pub. Com'è il cibo in Irlanda?
Mastice per arterie.
C'è il Cheddar, un formaggio rosso a forma di sottiletta: io l'ho
mangiato e mi è apparsa la Madonna che, con un sorrisetto
ironico, mi ha detto: <<hai mangiato il Cheddar, eh?>>, quando mi
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sono ripreso mi hanno spiegato che il Cheddar non si mangia, ma
si arrotola e si fuma a mo' di canna.
C'è il latte irlandese, così grasso che invece della panna fa la cera
per candele! Forse non sarà un granché da bere, ma se lo metti
nel serbatoio di un turbodiesel bruci in partenza Schumacher. Il
burro irlandese è molto grasso, non si scioglie col caldo e, messo
come isolante termico nelle intercapedini dei muri, protegge la
casa dal freddo, ma anche da piccole bombe nucleari.
Insomma, la cosa più salutare per fare colazione in Irlanda è il
Whiskey. Mentre mi distruggevo il fegato (che mi ha fatto pervenire
una denuncia per danni morali e materiali) mi è sorta una
domanda: perché cacchio noi in Abruzzo abbiamo i pub irlandesi e
lì in Irlanda non hanno i pub abruzzesi? Sono bastate un paio di
telefonate (ne sarebbe bastata una, ma alla prima ho sbagliato
numero) e dopo 48 ore la potentissima Abruzzo Promozione
Turismo aveva già aperto un pub abruzzese al centro di Dublino; è
un locale dove si serve solo Centerba a 95°, Montepulciano,
coglioni di mulo, prosciutto nostrano tagliato a fette spesse tre dita
(utilizzabili anche nell'edilizia), e dove si trovano pecore da
compagnia. Noi abruzzesi amiamo molto le pecore, specie quando
non c'è una donna disponibile, se c'è una donna invece la pecora
finisce nel forno. So di un pastore che dopo aver provato entrambe
mise la moglie nel forno, ma questa è un'altra storia. Com’è
l’Irlanda? I giovani hanno la mania dell’Irlanda, ma a mio parere
l’Irlanda è triste, monotona, solo pianure, niente a che vedere con
l’Abruzzo. L’Abruzzo è bellissimo, sembra una specie di saggio di
fine anno di qualche creatore di mondi. L’Irlanda invece sembra un
compito a casa per studenti creatori di mondi… <<Per casa vi do
un compito: vi allenerete a fare le pianure, farete una regione solo
di pianure>>, <<Professoressa, che flora e fauna dobbiamo
metterci?>>, <<Bah… mettete solo patate, pecore, mucche e tanta
erba, non fate cose complicate, in fondo è solo un compito per
casa… al massimo se non viene un granché usate un po’ di
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nebbia per coprire…>>. Non deve essere venuto un granché, in
Irlanda c’è molta nebbia.
Ragazzi, quella di oggi è l’ultima lezione prima degli esami, quindi
stasera siete tutti invitati nella mia villa in collina, chi non viene lo
boccio.
Della festa che ci fu la sera stessa non ricordo molto, so solo che il
giorno dopo mi svegliai in un albergo a ore con un gran mal di testa, nel
letto con me c’era una spogliarellista bulgara addormentata, due polaroid
con me e il professor Zolla che facevamo Bunjee Jumping dal terrazzo
della sua villa, e il mio libretto con un “trenta e pacca sulla spalla” firmato
dal professore stesso. Spero di essermi meritato il voto, non ricordo.
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Capitolo XIX
Dopo l’esame sono diventato collaboratore stretto del professor Cetteo
Zolla, e ho avuto modo di occuparmi delle sue numerose collaborazioni
con giornali nazionali e internazionali, avendo così accesso all’archivio
degli articoli scritti dal professore. Nei prossimi capitoli vi propongo una
mia selezione di suoi articoli apparsi sulla carta stampata.
La famiglia Zolla sul Wall Street Journal
Qualche mese fa il cugino di Cetteo Zolla, Ultimo Zolla (è l’ultimo di nove
figli), creò un’azienda alimentare, e Cetteo Zolla scrisse un breve pezzo
che fece pubblicare sul Wall Street Journal. Credo che il professore
abbia investito soldi suoi nell’azienda, che pare stia andando alla grande.
Riporto qui di seguito l’articolo.
I cattivi conigli!
Mangiando uno stufato di coniglio quante volte vi è capitato di pensare al
povero coniglietto che pur non avendo fatto del male a nessuno è stato
ammazzato per essere mangiato? Quante volte vi è sorto un senso di
colpa e avete smesso di mangiare un arrosto di coniglio? Da oggi non
accadrà più! E’ nata una nuova azienda, la Wild Rabbit, che ha
selezionato da tutti gli allevamenti d’Italia solo conigli cattivi, con la
coscienza sporca, asociali, criminali, ottenendo così un allevamento
esclusivamente di conigli carogne. Una idea davvero innovativa! I clienti
della Wild Rabbit potranno divorare conigli su conigli senza sensi di
colpa. Volete un esempio? Ieri ho mangiato uno stufato fatto con un
coniglio scoperto a consumare papaveri da oppio! Un drogato
emarginato dal suo allevamento che meritava di finire arrosto!
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La mattina, dopo aver mangiato lo stufato di coniglio oppiomane, mi
sono risvegliato nudo in un fosso senza un rene. Ed ero a conoscenza
del quarto segreto di Fatima. Carino, no?
Tifo violento
Dopo la partita Pescara-Sanbenedettese, giocata nel 2003, ci furono dei
violenti scontri tra tifoseria e forze dell’ordine. Un giornale locale chiese
al professor Zolla di scrivere un articolo sulla vicenda.
Ecco l’articolo.
Scontri tra Ultrà e polizia dopo la partita Pescara-Sambenedettese
Traffico bloccato, cassonetti rovinati o addirittura bruciati, campagne per
la raccolta differenziata divelte, marciapiedi rotti, il terreno ricoperto di
immondizia. Questo è lo scenario del centro di Pescara PRIMA degli
scontri ultrà-polizia, e vi assicuriamo che un'ora di guerriglia Ultrà-Forze
dell’ordine non è riuscita a peggiorare la città. Dal punto di vista tecnico
sugli scontri, avvenuti dopo la partita Pescara-Sambenedettese, c'è poco
da dire: i poliziotti hanno avuto facilmente la meglio sugli Ultrà del
Pescara, apparsi fuori forma e demotivati. La sera stessa la dirigenza
Ultrà ha fatto autocritica: <<Abbiamo perso contro una polizia senz'altro
forte, ma non imbattibile... è mancato l'impegno, la voglia di vincere, gli
schemi>>. Aumenta intanto la contestazione da parte dei giocatori del
Pescara, stanchi di vedere la loro tifoseria sconfitta e malmenata in tutti
gli scontri. Mercoledì gli Ultrà pescaresi ricominceranno la preparazione
atletica, giovedì si terrà uno scontro di allenamento con gli Ultrà del
Montesilvano.
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Capitolo XX
Intervista a un brigatista.
La rivista di studi storici e letterari “Gargamella e Birba” ha chiesto al
professor Cetteo Zolla di scrivere un articolo sul ritorno del terrorismo di
sinistra in Italia. Il professore ha fatto di più, ha preso contatti con un
terrorista di estrema sinistra, e lo ha intervistato. Leggete questa
intervista e capirete molto di più sul terrorismo politico.
Intervista a mano armata!
Le Brigate Rosse, benché sconfitte dallo stato, continuano a far parlare
di sé, mandando volantini ai giornali, mettendo rudimentali bombe.
Qualcuno, più imbecille di altri, spara anche, e ammazza gente
innocente. Sono andato a intervistare un brigatista rosso nascosto in
Abruzzo, che vuole restare anonimo. Ci siamo incontrati a Pescara, al
bar Camplone, nota pasticceria di sinistra (guardando dalla stazione, se
guardate dal lungomare è a destra. Se vi ci piazzate di fronte si pone al
centro). Il terrorista stava parlando con un cameriere.
Zolla: Buongiorno signor Brigatista… che sta facendo?
Brigatista: ordino la colazione del terrorista
Zolla: La colazione del terrorista?
Brigatista: Irish coffee, una bomba e un diplomatico!
Zolla: Ah, capisco… senta, cosa vuole dichiarare alla stampa?
Brigatista: Colpire lo stato alle reni!
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Zolla: Ma non era “Colpire lo stato al cuore” ?
Brigatista: Lì oramai se lo aspetta… alle reni lo sorprendiamo. Stiamo
preparando ordigni…
Zolla: Ecco una questione che le volevo porre… ogni tanto fate attentati
piazzando dei rudimentali ordigni… sono oltre vent’anni che fate bombe
e vi vengono ancora “rudimentali ordigni”! In tutto questo tempo avreste
dovuto fare l’atomica! Se siete negati perché non prendete le bombe
preconfezionate?
Brigatista: Beh… le bombe industriali costano un botto… e poi fare le
bombe è un passatempo, io mi diverto… certo, non le sappiamo fare un
granché bene, magari dovremmo fare qualche corso, tipo Radio Elettra,
so che ti rilasciano un diploma in terrorismo stragista riconosciuto anche
all’estero…
Zolla: Come vi finanziate?
Brigatista: Ci arrangiamo… a proposito, vuole farsi una foto alla Aldo
Moro, con “La Repubblica” in mano e la stella delle Brigate Rosse sullo
sfondo? Per cinquanta Euro le diamo solo la foto, ma per cinquecento
Euro gliela spediamo al Corriere della Sera insieme a un volantino
farneticante dei nostri… le interessa?
Zolla: No! Avete contatti internazionali?
Brigatista: Beh… sa com’è… oramai di partiti comunisti veri e propri ne
sono rimasti pochi… l’unico appoggio internazionale che abbiamo trovato
è da parte del Partito Comunista Lappone… il loro simbolo è Alce e
Martello. Pittoresco, non trova?
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Zolla: Cosa volete, per cosa lottate?
Brigatista: Contro lo stato borghese…
Zolla: Suona un po’ vecchio
Brigatista: Dice? Allora diciamo… contro la globalizzazione?
Zolla: Ma almeno sapete cos’è?
Brigatista: Beh… non c’ho capito molto, io sono di un’altra generazione…
so che c’entra qualcosa un tale Bill Gates, e dei bambini che cuciono i
palloni in Asia, che è una cosa brutta…. ma non so perché… forse
rubano lavoro ai bambini che li cuciono qui in Italia… non so… non amo
il calcio…
Zolla: Ma è il caso di rimettere su le Brigate Rosse?
Brigatista: Vuole la verità? Più che altro è un modo per sentirsi di nuovo
giovani… si metta nei nostri panni… stiamo invecchiando, molti di noi
hanno passato la giovinezza a giocare alla guerra e poi sono finiti in
carcere per anni… non sappiamo fare altro… ci annoiamo… e poi non
siamo i soli, i ‘70 tornano di moda, anche i Cugini di Campagna si sono
rimessi insieme… sa che qualche anno fa Fabio Fazio ci voleva invitare
in TV per ricordare i meravigliosi anni ‘70 ? Dovevamo cantare un pezzo
insieme a Baglioni vestito col passamontagna e una bottiglia molotov…
poi non ci siamo accordati sul prezzo…
Zolla: Beh… se per voi è un passatempo… in fondo vi capisco…
Brigatista: Com’è comprensivo lei! Posso rapirla per un mesetto?
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Capitolo XXI
Intervista a Bill Gates
Nella sua carriera parallela di intervistatore Cetteo Zolla ha intervistato
molti personaggi importanti. Questa intervista a Bill Gates è stata
pubblicata sul sito della Microsoft, la proponiamo tradotta in italiano.
Il mio amico Bill
Intervistare Bill Gates non è una cosa che capita tutti i giorni. Grazie a
Dio! Sono qui, davanti la residenza di Bill Gates, il padrone assoluto
della Microsoft, l'uomo più potente del pianeta. Bill Gates si è fatto una
nuova casa nella Silicon Valley. La Silicon Valley NON è la zona tra i due
seni di Anna Falchi, molti tendono ancora a confondersi su questo punto.
Bill Gates è ricco, molto ricco, e la sua casa lo dimostra. La sua cassetta
della posta è un monolocale di 100 mq; nel suo giardino ci sono i classici
sette nani, ma i suoi sono nani in carne ed ossa pagati per stare lì fermi.
Oltre a questa villa possiede una villa estiva, una autunnale e una
primaverile. Aveva anche delle ville per le mezze stagioni che ha fatto
abbattere per sopraggiunta inutilità. Appena entrato me lo trovo davanti,
non posso non fissarlo con interesse: Bill Gates ha l’aria di chi in vita sua
ne ha viste tante, ma ne ha capite poche.
In quel momento mi viene un dubbio: come ci si rivolge all'uomo più
potente del pianeta? Gli do del Lei? Del Voi? Del Voi Tutti? Oppure Bill
Gates è uno di quelli che amano essere trattati come persone
qualunque, uno con cui ti puoi prendere anche delle confidenze? Ma sì!
Via i formalismi! Gli stringo la mano e gli dico:
Zolla: Ciao, vecchio porco grufolante! Come ti butta?
lui fa un sorrisone e risponde:
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Bill Gates: Bene! Vecchio maniaco sessuale!
il mio diretto lo raggiunge in pieno volto sgranandogli tre molari. Nessuno
mi può dare del maniaco sessuale, su questa questione ho una certa
coda di paglia. Lui si rialza sorridendo con i denti rimasti in bocca:
Gates: Bene, amo i modi spicci, informali, anche un po' brutali! Il mio
tempo è denaro!
Zolla: Beato lei! Il mio tempo è cambiali! Io vivo a tre mesi! Dunque,
cominciamo l'intervista… dottor Bill Gates, come nacque l’idea di un
sistema operativo come il Windows, così adatto agli schemi mentali
umani?
Gates: Beh… io ho sempre avuto una passione per i criceti. La mente
umana e la mente dei criceti si somigliano, e io ho studiato per anni gli
schemi mentali dei criceti. Facevo due gruppi di cibo e i criceti andavano
verso quello più grosso. Poi misi nel mucchietto di cibo più piccolo una
zolletta di zucchero e i criceti andavano ora verso il mucchietto più
piccolo. Poi provai a mettere cibo normale da una parte e solo zucchero
dall’altra. I criceti ora andavano verso il cibo, ignorando lo zucchero.
Pensai ora alla possibilità di mettere più cibo e meno zucchero in un
mucchio e più zucchero e meno cibo in un altro mucchio…
Zolla: Affascinante, ma come è giunto da questi studi sui criceti al
Windows?
Gates: Ah.. il Windows… beh… mentre cazzeggiavo coi criceti il mio
socio mi telefonò e mi disse: “Hey! C’è un’azienda, la Visicorp, che ha
lanciato un sistema operativo a finestre che è la fine del mondo!
Potremmo copiarlo, così ci facciamo un macello di soldi!”, il che è
successo…
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Zolla: Infatti il Windows è il sistema operativo più venduto al mondo,
come mai un simile successo?
Gates: All’inizio Windows non doveva essere venduto al pubblico, venne
acquistato dall’esercito, che intuì le potenzialità offensive del nostro
programma. Pensi, sarebbe bastato regalare copie di Windows ai russi
ed entro breve i loro computer sarebbero diventati inefficienti, sempre
bloccati, pieni di bugs e di errori di programmazione. Poi la guerra fredda
finì e decidemmo di vendere il Windows sul mercato occidentale
Zolla: Spero che prima lo abbiate modificato, migliorato!
Gates: Certo che l'abbiamo modificato! Abbiamo apportato una modifica
fondamentale! Il Windows per il mercato occidentale non era più gratuito.
Mentre Bill Gates mi risponde, non posso fare a meno di notare la sua
serenità, ha l’aria calma, saggia, pacifica e soddisfatta, tipica dell’uomo
che si masturba almeno cinque volte al giorno. Cerco di turbare la sua
calma con una domanda cattiva:
Zolla: La accusano di essere un monopolista senza cuore, che se ne
frega della gente e dell’ambiente, cosa risponde?
Gates: E’ falso come la mia dichiarazione dei redditi! Io amo la gente e la
natura! Pensi che sto per lanciare una nuova campagna pubblicitaria del
Windows XP dal nome "COMPRA WINDOWS XP E SALVA GLI ORSI
BIANCHI"
Zolla: Bellina come idea! Come funziona?
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Gates: Semplice! Per ogni copia rimasta invenduta di Windows XP
abbatteremo un orso bianco! Se amate queste bestiacce vi conviene
comprare il Windows XP
Zolla: Un'ultima domanda, la sua casa è completamente computerizzata
e gestita dal sistema Windows XP. Lei dice che un giorno tutte le case
saranno così. Ma se si blocca il sistema, la casa si ferma?
Bill Gates, indicandomi la finestra del salotto, mi risponde:
Gates: Basta chiudere tutte le finestre, uscire di casa e rientrare... di
solito funziona
L'intervista è finita, lo abbraccio e lo saluto in maniera molto informale,
come piace a lui:
Zolla: Allora ci vediamo, vecchio puzzone!
Bill Gates mi sorride e mi fa:
Gates: Certo! Stammi bene, figlio di una padella bucata!
il mio doppio calcio con sforbiciata gli sloga la mascella rompendogli altri
sei denti
Zolla: Bill Gates, mi sei tanto simpatico, ma lascia stare mia madre!
Mentre mi avvio verso l'uscita Bill, per terra in un lago di sangue, mi fa:
Gates: pvima di uffive fi vicovdi di chiudeve il canceeo
Zolla: Certo! Non si preoccupi! Arrivederla!
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Capitolo XXII
Cetteo Zolla contro Bin Laden
Sì, avete letto bene, il professor Cetteo Zolla ha affrontato il nemico
pubblico numero uno. Il tutto è riportato in un articolo che il professore ha
pubblicato sull’Herald Tribune. Eccovi l’articolo, incredibile, ma
confermato da fonti CIA, CNN, Al Jazeera, e da mia zia che sa sempre
tutto di tutti.
Bin Laden è in Abruzzo. Non disturbatelo.
L'11 Settembre è passato da tanto, la guerra in Afghanistan è
dimenticata, ma Bin Laden ancora non si trova.
Bin Laden, l'uomo che dopo 10000 anni di evoluzione del genere umano
continua a vivere nelle caverne, è ancora vivo, ma dov'è? Per rispondere
all’interrogativo, e per la degna taglia che pende sulla sua testa, mi sono
messo alla sua ricerca.
Le ultime notizie lo davano in Pakistan a seguire via satellite la
programmazione del Disney Channel.
Sono andato in Pakistan con la mia segretaria, Genoveffa, in cerca della
caverna di Laden, per gli amici Bin.
Siamo finiti in una zona del Pakistan piena di Talebani. Trovare la zona è
stato facile, sono sull’elenco. Una volta in zona ci siamo recati in un pub
talebano, un pub dove non puoi ordinare prodotti che siano proibiti dai
Talebani, quindi non puoi ordinare: carne, pesce, prosciutto, alcool, carte
telefoniche, formaggio, biglietti del pulman, dolci, sigarette, rasoi usa e
getta, schiuma da barba, quotidiani, biglietti della lotteria, penne,
patatine, cioccolato, caffé e latte, cocktails analcolici, acqua gassata e
liscia, gomme da masticare, profilattici, e così via... Ehi! Cosa resta da
ordinare? Ah, sì, l'unica cosa, se si escludono le armi, che da queste
parti si trova facilmente: la droga! Oramai la usano per nutrirsi,
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condendola con olio per armi. Ho ordinato succo di papavero da oppio e
una pizzashish condita con olio di Kalashnikov.
Durante il mio fiero pasto un Talebano si avvicina e mi fa:
Talebano: io dare te camel per tua segretaria.
Zolla: la mia segretaria non fuma...
Talebano: Non la sigaretta, io dare camel, animale gobbato!
Zolla: ah... ho capito, vuoi comprare la mia segretaria con un cammello!
Talebano: No! Cammello è trasporto per fare andare via tua donna! Tua
segretaria brutta come sete nel deserto!
Beh, il talebano aveva ragione, la mia segretaria fa spavento, ma così
spavento da far passare il singhiozzo, da interrompere uno sciopero a
singhiozzo, la mia segretaria fa così spavento che è il vaccino definitivo
contro il singhiozzo. La bruttezza della mia segretaria mi fece venire
un'idea. Le misi una barba finta. I talebani la scambiarono per un fratello
di Bin Laden e la portarono in una caverna, dove la mia segretaria
incontrò Bin Laden. La mia segretaria a quel punto si tolse la barba, e
Laden rimase terrorizzato dal suo aspetto. Da questo potete immaginare
la bruttezza della mia segretaria, contando che Bin Laden nei mesi di
astinenza ha sfogato la sua virilità su un cammello. E non parlo di un
cammello femmina. Bah, finché c'è l'amore...
Bin Laden, terrorizzato dalla mia segretaria che cercava di baciarlo, è
fuggito nella parte più profonda della sua caverna, e si è perso,
riemergendo una settimana dopo in una grotta del Parco Nazionale
d'Abruzzo. Questa non era una grotta qualsiasi, ma trattavasi di
residence per orsi scapoli.
Beh... qualcosa è successo... ora Bin Laden è la fidanzata di Bombo,
l'orgoglio del Parco Nazionale, un orso di due tonnellate con le carenze
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affettive di un ergastolano e sessualmente dotato (come orso, ma anche
come tirannosauro non sfigurerebbe). Spero che l’amore abbia cambiato
Bin Laden.
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Capitolo XXIII
La seconda guerra in Iraq
In chiusura di questo capitolo ho voluto inserire il reportage effettuato dal
professor Zolla in Iraq in occasione della guerra. Il professor Zolla è un
grande storico e giornalista e pochi giorni prima dello scoppio delle
ostilità si è recato in Iraq per seguire da vicino la vicenda. I suoi
reportage sono stati pubblicati dalla Gazzetta del Partito, giornale di
Pechino, dall’Eco del Gayser, il principale quotidiano Islandese, e
dall’Honolulu Post, giornale hawaiano. Ecco a voi il diario di guerra del
professor Zolla.
Guerra a Saddam
Kuwait City, 18 marzo 2003. Amici lettori, comincia da oggi il mio diario di
guerra. Seguirò l’esercito americano nella imminente invasione dell’Iraq.
Oggi Bush ha lanciato un ultimatum a Saddam Hussein, chiedendogli di
sloggiare, ma escludo che il baffone se ne vada spontaneamente. Bush
si è fissato su questa guerra, la vuole fare e non sente ragioni. Ha
passato i giorni scorsi telefonando a mezzo mondo per convincere i
membri dell’ONU a votare a favore dell’intervento armato in Iraq. Chi la
pagherà la bolletta? Avrà fatto cento telefonate a nazioni che neanche
saprebbe ritrovare sul mappamondo. So che alcune volte ha anche
sbagliato numero. Quattro giorni fa voleva chiamare il presidente cinese,
invece ha beccato una centralinista erotica di Hong Kong, e per mezz’ora
ha cercato di convincerla della necessità di bombardare Baghdad. La
centralinista erotica gli ha risposto: <<OK, se questo è quello che ti
eccita…>>. Povero Bush, tra l’altro è convinto di dover dichiarare guerra
a due nazioni: l’Iraq e l’Irak. Il generale Powell sta cercando da giorni di
spiegargli che sono la stessa nazione scritta in modo diverso, cambia
solo una lettera alla fine, e lui ogni volta risponde: <<E allora anche Iraq
e Iran sono la stessa nazione, cambia solo una lettera alla fine!>>. Bush
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non è mai stato un genio, quando all’università fece un test di
intelligenza da solo abbassò la media americana di due punti. Del resto
per governare gli USA non è necessario essere troppo intelligenti,
Reagan lo ha dimostrato.
Ora stiamo aspettando che l’ultimatum scada.
Iraq, giovedì 20 marzo 2003: gli americani hanno cominciato l’attacco
quando l’ultimatum non era neanche scaduto perché qualcuno gli ha
detto in che palazzo si era nascosto Saddam, e loro hanno buttato
qualche centinaio di bombe. Siete di Baghdad e avete un debito con una
banca? Basta che indichiate la sede della banca come probabile
nascondiglio di Saddam, gli americani farciranno la vostra banca di
bombe e il vostro debito salterà in aria con essa.
Iraq, 21 marzo 2003: Saddam è vivo, è apparso in tv. Alcuni dicono che
potrebbe essere un suo sosia. Ho conosciuto due sosia di Saddam, sono
persone allenate a sostituirlo in qualsiasi occasione. So per certo che a
volte danno perfino due botte alla moglie di Saddam. Io sto seguendo la
colonna di mezzi militari che sta penetrando in territorio iraqeno. Una
carovana lunga quattro chilometri e mezzo che punta verso Baghdad.
Stiamo procedendo a 50 km orari e fino ad ora non abbiamo incontrato
resistenza. Intanto le truppe americane dicono di aver già conquistato
Faw , porto dell’Iraq. Lì a Faw di americani non ne hanno visti, ma il
generale Frank, comandante delle forse USA in Iraq, ha spiegato che
oltre agli aerei invisibili gli americani hanno carriarmati invisibili e soldati
invisibili, con cui avrebbero già invaso molte città iraqene. Tentativo
infantile di guerra psicologica contro gli iraqeni, ma ci sono cascati solo
gli inglesi, che non stanno sparando per paura di colpire questi eserciti
americani invisibili. Mr. Bean non è un caso isolato.
Iraq, 22 marzo: la colonna lunga quattro chilometri e mezzo procede a
velocità sostenuta verso Baghdad. Nulla di nuovo.
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Iraq, 23 marzo: procediamo verso Baghdad. Dovevamo arrivare già ieri,
ma a un certo punto mi è arrivato il generale Frank e mi ha detto:
<<Siamo arrivati a Isfahan, in che parte dell’Iraq è Isfahan?>>, e io:
<<Isfahan è in Iran>>. Frank si è rintanato in un angolo e si è messo a
piangere. Poverino, non è colpa sua. Semplicemente la colonna andava
così sparata che hanno superato l’uscita Baghdad Nord, e sono finiti in
Iran. Siamo usciti al casello e siamo rientrati in direzione Baghdad.
Questa volta li guido io, così forse arriviamo.
Iraq, 24 marzo: proseguono i bombardamenti in varie città iraqene, civili
iraqeni ci hanno rimesso le penne. Ho chiesto al generale Frank: <<Ma
se usate le bombe intelligenti, perché muoiono i civili?>>. E lui mi ha
risposto: <<Che ci vuol fare… la bomba è intelligente, ma non si
applica…>>.
Iraq, 25 marzo: Ci sono battaglie a Nassiriya e a Bassora, che gli
americani davano già per conquistate. La verità è che qui non ci si
capisce nulla. Tutto questo macello per il petrolio? Vorrei parlare con
Bush e proporgli forme alternative di investimento. Un mio cugino alleva
struzzi.
La sabbia mi è entrata anche nelle mutande. Dà fastidio, sapete? Siamo
a Karbala, cento chilometri da Baghdad, attendiamo le altre truppe. Le
altre truppe attendono noi. C'è un po' di confusione. Frank dice che tutto
va come previsto. Sarà vero, ma girava con un manuale intitolato
"General of the US army in ten lessons". Ieri ha mandato via radio un
ordine di attacco a un gruppo di soldati a 50 km a sud di Baghdad, unico
piccolo problema, erano soldati iraqeni. Gli è arrivata una telefonata di
un ufficiale iraqeno incavolatissimo che gli ha detto: <<Hey, imbecillone,
almeno una regola teniamola: io do ordini ai miei e tu ai tuoi, ok?>>.
Frank si è vergognato come un cane, poi ha cercato di salvare la faccia
dicendo: <<Ammetterete però che era una mossa a sorpresa!>>.
Poverino. E' che qui con tutta questa sabbia non ci si capisce niente!
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Iraq, 26 marzo: sabbia dappertutto. Qualche battaglia qua e là, ma a
giudicare dalla confusione non escluderei che si stiano sparando i
marines fra di loro. Il generale Frank ha avuto una crisi di nervi, dice che
la convenzione di Ginevra dovrebbe proibire la sabbia, che è disumano
combattere in queste condizioni. Ieri una tempesta di sabbia non
permetteva di vedere a un palmo dal naso, un elicottero Apache mi è
entrato in tenda, ne sono scesi dieci soldati vestiti come i fantastici
quattro che mi hanno gridato: <<Dov'è Saddam?! Parla!>>. Gli ho
indicato nord e gli ho detto: <<E' un attimo in bagno, dritto per di là>>.
Sono corsi verso i bagni e non li ho più visti. Nessuno li ha più visti. Se
credete che abbiano mandato i più cretini a cercare Saddam, allora non
avete parlato con quelli che li hanno mandati.
Iraq, 27 marzo: ieri gli americani hanno provato un nuovo tipo di bomba
intelligente, ma poco prima di colpire il bersaglio la bomba ha cambiato
direzione ed è volata via. E' troppo intelligente per autodistruggersi, è
meglio usare bombe un po' più cretine. Gli iraqeni hanno abbattuto un
aereo invisibile americano, che costa un botto di soldi. Pare che Bush
abbia telefonato a Tareq Aziz e gli abbia fatto un cazziatone: <<Tareq,
finché si scherza si scherza, ma mi avete abbattuto un aereo invisibile da
milioni di dollari!>>, Tareq si è sentito un po' in colpa e gli ha risposto:
<<Scusaci, ti giuro, non l'avevamo visto...>>. E' una guerra strana, non ci
si capisce nulla... troppa sabbia!
Oggi hanno paracadutato mille parà. Loro dicono di averli paracadutati a
nord di Baghdad. Noi dovremmo essere a sud. E allora come mai mi
ritrovo un paracadutista infilato nel water da campo? Qui c'è un gran
macello. Ripeto, troppa sabbia.
Iraq, 28 marzo: La CIA ha fatto sapere che si preparano più di mille
kamikaze per colpire i soldati americani. Il presidente Bush non sapeva
esattamente cosa fossero i kamikaze e allora ha cercato la parola
sull’enciclopedia, e dopo cinque minuti ha dichiarato guerra al Giappone.
Era già partito un aereo con una bomba atomica diretto a Hiroshima
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quando qualcuno ha spiegato a Bush che il Giappone non c’entrava
nulla e che questi kamikaze erano islamici. Hiroshima non lo sa ma ha
rischiato un deja vu.
Intanto pare che gli iraqeni stiano preparando la guardia scelta di
Saddam, soldati che vengono trattati con tutti i riguardi, che vivono nel
lusso, ben nutriti e pieni di donne che li curano con amore. Il risultato è
strano, i membri della guardia scelta di Saddam sono dei viveur obesi e
viziati, incapaci persino di alzarsi dal letto senza aiuto. Come soldati non
funzionano molto, se non come propaganda, infatti se ne verrà catturato
uno e comincerà a raccontare la vita che fa, almeno 5000 marines
diserteranno per unirsi alla guardia scelta di Saddam. Anche io lo farei,
ma ci vogliono raccomandazioni per entrarci.
Intanto i soldati americani si preparano a tutto. La guardia scelta di
Saddam, allenata soprattutto alle parate, si muove per lo più a cavallo, e
gli americani hanno sviluppato un missile anticavallo. Gli americani
hanno un missile per tutto.
Iraq, 1 aprile: E’ battaglia a Bassora. Di queste famose armi chimiche di
Saddam non c’è traccia, e il sospetto che siano una scusa americana
per far fuori Saddam è sempre più forte. La CIA si sarebbe giustificata
così: “Gli iraqeni hanno le armi chimiche, ma non le usano per non far
vedere che le hanno”. Ora ne sono certo, Woody Allen lavora per la CIA,
gli scrive i testi.
Iraq, 2 aprile: siamo a 30 km da Baghdad
Iraq,7-8 aprile: Bassora e Baghdad quasi cadute, e ci sono voluti solo
6000 morti civili. Non è così grave se non li conosci di persona.
Iraq,9 aprile: a Baghdad si festeggiano gli americani, ma la città è nel
caos, tutti rubano e l’ordine è saltato, non c’è più nessuna regola, tutti
contro tutti. Messa così sembra grave, ma contate che in certi quartieri di
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Napoli è la normalità, e alla fine sopravvivono. La gente sta rubando di
tutto dalle case di Saddam, uno, nella foga, gli ha rubato anche un figlio.
La guerra è finita, io me ne tornerei in Italia, con me riporto i sette nanetti
che ornavano un giardino di una villa di Saddam. Tutti rubavano, li ho
visti, mi sono piaciuti, li ho presi. Ho fatto male?
Italia, 30 luglio: sono passati mesi, la guerra è lontana, ma in Iraq
continuano gli attentati contro soldati americani, ne muoiono più adesso
che durante le ostilità. Come al solito crollano gli altarini, dopo mesi si
scopre che le armi chimiche erano una balla, che forse Saddam si è
accordato per fuggire e lasciare spazio agli americani. Intanto il governo
che gli americani hanno messo su per sostituire Saddam ha dei nomi da
malavita organizzata, la popolazione iraqena si lamenta, e le aziende
americane si stanno spartendo la torta. E’ moralmente ingiusto assistere
impotenti a tutto questo senza poterci guadagnare un soldo. Nella
prossima vita rinasco industriale americano.
Conclusione: alla fine hanno beccato Saddam Hussein con la barba
lunga e fin dai primi interrogatori è emersa una grande verità: sta meglio
senza barba. Ora gli faranno un processo, e credo abbia poche
speranze di farla franca, a meno che non prenda come legale Taormina
e non si iscriva a Forza Italia.
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Appendice
Concludo questo libro con una leggenda che gira ad Alanno, paese di
origine di Cetteo Zolla, sulla sua straordinaria età.
Questa leggenda ha per protagonista il nonno di Cetteo Zolla, Aleandro
Zolla, che aveva fama di grande patriota e di uomo onesto fino al
midollo. L'essere onesto in un mondo di furbi aveva procurato ad
Aleandro Zolla grandi delusioni e amarezze. Quando nacque il piccolo
Cetteo Zolla il nonno prese il bambino e lo mostrò al cielo, dicendo:
- Dio, nella mia vita ho visto un’Italia piena di tanta disonestà, di
tanta corruzione! Tra poco morirò, lasciando questa nazione più
corrotta di come l’avevo trovata! Ma per mio nipote voglio un futuro
diverso! Voglio che quando giungerà alla fine della sua vita, non
lasci un’Italia disonesta. Dio, ti scongiuro! Non far morire mio
nipote Ercole in un’Italia corrotta!
Si dice che Dio, impietosito, abbia esaudito il buon Aleandro,
concedendo al nipotino Ercole l'immortalità.
Cetteo Zolla smentisce questa leggenda, dice di non essere immortale,
solo longevo, quindi ha già fatto preparare la scritta per la sua lapide.
Sulla sua tomba ci sarà scritto: “Generalità all’interno”.
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