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Il terremoto di Camerino del 1279
Il terremoto è così classificato nel catalogo sismico del PFG (Postpischl, 1985):
N
144
Year Mo Da Ho Mi
1279 04 30 23
Epic.zone
CAMERINO
I
90
Lat
43.16
Lon
13.00
Mk
56
Lon
11.75
12.00
Mk
52
-
Il Catalogo alla stessa data riporta inoltre i seguenti record:
N
142
143
Year Mo Da Ho Mi
1279 04 30 17
1279 04 30 18
Epic.zone
BRISIGHELLA
FORLI'
I
80
100
Lat
44.16
44.00
Fonte del Catalogo è Baratta (1901) che così cita l'evento:
"A Forlì sul crepuscolo del 30 aprile e poi circa la mezzanotte due scosse sì forti da
far diroccare parecchie castella nella regione montuosa, causando la morte a molte
persone (...) Questo terremoto si propagò per le Romagne, le Marche e per lo
spoletino recando da per tutto danni gravissimi. In Camerino rimase diroccato
l'altissimo campanile di S.Maria, la torre di S.Giacomo ed un monastero sotto le cui
rovine perirono tutte le monache, una sola eccettuata: caddero pure due terzi dei tetti
con mortalità di persone: fu abbattuto un castello nel piano di Fiuminata (Camerino),
anche Castel Raimondo (Camerino) ebbe a risentire vari danni e così pure
Brisighella".
L'autore riporta alcune informazioni relative agli effetti degli eventi romagnoli per poi
concludere dicendo: "Il terremoto fu sentito a Foligno a Nocera, a Spello, a
Fabriano, a Cagli, a Matelica ed a Cingoli. (00') Ancona non andò immune da danni;
a Cerreto di Spoleto le scosse devono essere state abbastanza forti giacché risulta che
gli abitanti del comune tennero un consiglio sul declivio della montagna presso le
mura del Castello, perche dentro si correva gran rischio della vita".
Il Baratta aggiunge infine che "due parti di Camerino furono distrutte con molti
morti: che Fabriano, Matelica, Cagli, San Severino, Cingoli, furono rovinate e così
pure Nocera, Foligno e Spello".
Tra le fonti citate dal Baratta, quelle cronologicamente più vicine all'evento sono la
cronaca di Salimbene de Adam (XIII) e il Memoriale potestatum Regiensium (11541290); ambedue non sono locali e riportano un identico passo:
"Eodem anno, in festo apostolorum Philippi et Iacobi, id est in Kalendis maii, sub
papa Nicholao tertio, factus est terremotus adeo magnus in Marchia Anconitana,
quod due partes Camerini submerse sunt, et multi homines utriusque sexus perierunt.
Fabrianum, Matelica, Callium, Sanctum Severinum et Cingulum, omnia ista castra
sunt dirupta. Similiter Nuceria et Fulignum et Spellum. Et breviter omnia illa castra
que sunt in illis partibus montanis multa sunt damna perpessa. Item tres montes, inter
quos duo lacus et castrum erant artificiose constructi, adinvicem sunt coniuncti et
pariter comminuti; et lacus et fluvius, ex cuius redundatione fiebant lacus, omnino
absorti sunt".
(In quello stesso anno, per la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, cioè il primo maggio, al tempo di
papa Nicolò III, si verificò nella Marca Anconitana un terremoto tanto grande che furono atterrate due
parti di Camerino e molti dei due sessi morirono. Fabriano, Matelica, Cagli, San Severino e Cingo li,
tutti questi castelli rimasero diroccati. Similmente [accadde a] Nocera e Foligno e Spello. E per dirla
breve tutti quei castelli che si trovano in quelle zone montuose patirono molti danni. Inoltre tre monti
fra i quali erano stati artificialmente formati due laghi e un castello ricaddero gli uni sugli altri e furono
tutti stritolati; e i laghi e il fiume immissario dei due laghi furono del tutto inghiottiti).
L'autore prosegue nella descrizione dell'evento romagnolo. La descrizione è colorita e
minuziosa; non si può stabilire sino a che punto sia esagerata, ma si sottolinea che
l'autore, probabilmente Salimbene, è generalmente considerato attendibile e prezioso
annotatore dei fatti dei suoi tempi. Questa descrizione ha avuto notevole fortuna
presso la maggior parte degli autori che, nei secoli successivi, hanno fatto riferimento
a questo evento.
Nel corso della ricerca è stata rintracciata la cronaca del monastero di Monte San
Pietro di Erfurt (1072-1335); si tratta di una cronaca coeva, generalmente attendibile,
che amplia le descrizioni finora fornite sulla base delle informazioni del Salimbene e
che così descrive l'accaduto:
"In Deo cantate [Denominazione liturgica della quarta domenica dopo Pasqua,
festività che, nel 1279, cadeva il 30 aprile], quando fuit vigilia Philippi et Iacobi,
inmediate post vesperas fuit terre motus maximus in civitate Camerina et in civitate
Nuchir [Nocera Umbra, secondo l'editore], que sunt site in Marchia Anchonitana et
distant a Roma bene ad VII dietas, ita quod Camerina omnes turres et domus
corruerunt, et fuerunt mortui plus quam mille homines. In civitate Nuchir corruit
monasterium maioris ecclesie cum edificiis et omnibus curiis canonicorum, plus quam
media pars ipsius civitatis, et mortue fuerunt persone infinite, sed episcopus [Filippo
Oderisi, nota dell'editore] evasit. Nuchir fuit sita in monte, et fuit alius mons ex
opposito; et quoddam castellum fuit situm inter alios duos montes. Ibi fuerunt bene
quingenti hospites. Et habebat nomen Serovallis [Serravalle del Chienti, nota
dell'editore]. Isti montes venerunt unus contra alium et cooperuerunt illud castellum,
quod fuit in medio, cum omnibus personis, que fuerunt intus; et est ita planum,
quodsicud numquam fuerunt ibi alia edificia. Et circa illas duas civitates sunt alia
castella, in quibus de eodem terre moti perierunt homines multi. Et habetur in
partibus illis pro maximo miraculo. In Roma senserant aliqualiter de illo terremotu,
et papa fuit illa hora in mensa, et tabula, in qua coenavit, et totum palacium
mirabiliter movebatur. Et credatis pro firmo, quod est iudicium Dei occultum"
(La quarta domenica dopo Pasqua [30 aprile 1279 N. d. T.] vigilia dei SS. Filippo e Giacomo [lo
maggio, N. d. T.], subito dopo i vespri, ci fu un grandissimo terremoto nella città di Camerino e nella
città di Nocera, che sono site nella marca Anconitana e distano sette buone giornate di viaggio da
Roma, cosicche a Camerino tutte le torri e le case crollarono, e rimasero uccisi più di mille uomini.
Nella città di Nocera crollò il monastero della chiesa maggiore con gli edifici e tutte le curie dei
canonici, più di metà della stessa città, e rimasero morte infinite persone ma il vescovo si salvò.
Nocera era situata su un monte, e dirimpetto c'era un altro monte; e un certo castello era situato tra altri
due monti. Ivi stavano ben cinquecento abitanti. E aveva nome Serravalle. Questi monti vennero l'uno
contro l'altro e ricoprirono completamente quel castello, che si trovava nel mezzo, con tutte le persone
che c'erano dentro; ed è così spianato, come se mai ivi fossero stati altri edifici. E intorno a quelle due
città ci sono altri castelli, nei quali morirono molti uomini a causa di quel terremoto. E in quelle regioni
viene considerato come un grandissimo portento. A Roma avevano sentito alquanto di quel terremoto,
e il papa era in quella ora a mensa e la tavola, alla quale cenava, e tutto il palazzo si muovevano
mirabilmente. E tenete per certo che il (giorno del) giudizio di Dio è occulto).
Relativamente alla località di Camerino si dispone di una nuova imformazione: la
citazione del terremoto nel Liber Ruber di Camerino, in un documento che registra la
cessione al Comune di Camerino della piena giurisdizione sugli uomini di Fiuminata
da parte dei feudatari locali. In tale occasione il Comune di Camerino si obbligava a
rimettere i feudatari in possesso di tutti i loro beni "quae sunt ipsorum nobilium, vel
erant tempore terremotus, qui fuit in Civitate Camerini, anno Domini 1279 mense
Aprilis" (Che sono degli stessi nobili o lo erano al tempo del terremoto che ci fu nella città di
Camerino nell'anno del Signore 1279 nel mese di aprile) (ASCCa, 1279). I beneficiari del
provvedimento erano i Bulgarelli, famiglia nobile proprietaria di un castello non
identificato (il suo riconoscimento ha causato dispute accese tra gli storici locali
n.d.r.) ma probabilmente posto nell'alta valle del Potenza, al confine con la regione
umbra. Il castello secondo Feliciangeli (s.d.) era quello di Cluiano (località
successivamente scomparsa che certamente aveva un confine che lambiva il fiume
Potenza all'incirca alla confluenza con il fosso di Campodonico) e "A fare che i
signori di Cluiano accettassero la protezione del comune di Camerino è lecito
credere concorresse la loro inferiorità, per i danni arrecati al castello dal terremoto,
di fronte ai loro vicini e rivali i signori della Rocca di S. Lucia".
Uniche informazioni sui danni riportati da Camerino sono state rintracciate
nell'Historia di Camerino di C. Lilii (1646) che riprendendo le informazioni dal "
Diario Petri Antonij Lilii che lo compilò intorno a duecent'anni sono (nel 1450 circa
secondo un rapido calcolo fatto a partire dalla data dell'opera del Lilli n.d.c.)" riporta:
"Die ultima Aprilis Terremotus magnus fuit Camerini, & in Marchia, & in
ducatoSpoletano, quo tempore cecidit campanile S.Maria, turris S.lacobi,
Monasterium Monialum, quod omnes Moniales, preter unam interemit" (L'ultimo giorno
di aprile ci fu un gran terremoto a Camerino e nella Marca e nel ducato do Spoleto, e in quel tempo
crollò il campanile di S.Maria, la torre di S.Giacomo [e] un monastero di monache, che uccise tutte le
monache una sola eccettuata).
La distruzione di Camerino così come riportata da Salimbene per il momento non è
comprovata dalle fonti rintracciate; anche lo stesso acquisto del castello di Fiuminata
potrebbe essere indizio di un danneggiamento meno marcato o tale da non impedire
spese diverse dalla ristrutturazione dei danni. Alla luce di questa ipotesi forse è da
ritenere più giusta l'interpretazione riportata da C. Sigonio (1580) che forse
rimaneggia la frase di Salimbene “duo partes Camerini submerse sunt” (che furono
atterrate due parti di Camerino) in “Camerini tectorum partes duae procubuerunt" (a
Camerino due parti di tetti crollarono).
Per le altre località unica novità apportata al quadro generico e cumulativo fornito da
M. Baratta sono le informazioni rintracciate nelle fonti archivistiche e bibliografiche
di alcune località comprese tra Camerino e Fabriano che evidenziano danneggiamenti
nelle seguenti località:
Fabriano: "San Nicolò di Bari interamente distrutto nel 1279 da un terremoto, fu
riedificato con l'aiuto del legato della Marca, il quale concesse ai monaci sprovvisti
di mezzi il privilegio de male oblatis recipiendis" (ossia il privilegio di ricevere o
incamerare o riscuotere denaro ricavato da multe pagate per infrazioni non specificate
n.d.c.) (Sassi, 1930).
Per questa località è interessante notare che viene insistentemente segnalato da R.
Sassi (1961), B. Molaioli (1964), G. Benedettoni (1788) e O. Marcoaldi (1873) un
evento nel 1282. La segnalazione è associata alla chiesa di San Biagio che secondo i
ricordati autori venne distrutta da un terremoto nel 1282 o, secondo quanto riportato
in Gilii e Guerrieri, (XVIII) e Sassi (1962), nel 1284.
La causa della distruzione della chiesa di San Biagio che i cappellani avevano
riedificato a proprie spese e per il rimborso delle quali veniva loro concessa la
"facoltà di ricevere la restituzione «de usuris, rapinis et aliis male acquisitis»" (ossia
la facoltà di ricevere la restituzione di usure, refurtive e altri denari mal acquisiti
n.d.c.) (Sassi, 1962) è stata causata con ogni probabilità dal terremoto del 1279. A tale
scopo si sottolinea che nell'archivio di S.Biagio, attualmente non accessibile, secondo
quanto citato da G.Benedettoni (1788), il documento n. XLVIII del mese di marzo del
1284 riporta: "Sane vestra petitio continebat quod vos prefatam ecclesiam ex
concussione terraemotus dirutam de novo aedificastis opere non modicum
sumptuoso" (la vostra supplica riportava che voi edificaste di nuovo la predetta chiesa
diruta per l'urto del terremoto, in maniera non poco sontuosa).
S.Maria in Monte: G. Razzanti (s.d.), senza fornire nessun riferimento alla fonte,
riporta che "vogliono rovinato da fiere scosse di terremoto". Alcune pergamene così
danno notizia di alcuni lavori di ricostruzione: "riedificheranno, costruiranno e
faranno costruire, mureranno e faranno murare il castello o Rocca di Santa Maria in
Monte (H') trasportare e far trasportare tanta rena grossa e sottile ad un certo muro
del Castello di S.Maria in Monte, che sia sufficiente alla preparazione e riparazione
di tutto" (ASCMa, 1279).
Tali lavori sembrano troppo radicali per essere imputabili alle contiue guerre che ~.t"~ interessavano varie località del territorio.
Arcevia: P. Santini (1984), riporta in due differenti occasioni, senza fornire nessun
preciso rimando bibliografico, che il terremoto "nel marzo del 1279 (...) produsse
notevoli danni (in altra occasione riporta “subendo crolli” n.d.c.) nella parte più
antica". L'autore ipotizza che tra le varie cause che rendevano necessario la
costruzione di "una nuova rocca nel punto più alto del monte Cischiano concorse
forse anche il forte terremoto".
Castel Raimondo: P. Savini (1895), ricordando la guerra dei "Camerinesi (...) co'
Sanseverinati per il tanto contrastato castello di Gagliole", riporta che "giunto in loro
ajuto Ridolfo Varani, trovò necessario alla difesa il restaurare Castel Raimondo
ruinato pel terremoto del 1279 (...). A quel ristauro dunque si applicò efficacemente
senza trascurare al tempo stesso la fortificazione di Vestignano e del Castello d'Aria,
che prese poi la denominazione di Castel S. Venanzo".
Per Serra San Quirico l'evento viene ricordato da D.Gaspari (1883) senza nessuna
descrizione di danni e senza nessun rimando bibliografico.
Sono disponibili le seguenti informazioni:
30 aprile 1279
LOCALITA'
SERRA VALLE DI CHIENTI (MC)
CLUIANO
NOCERA UMBRA (PG)
CAMERINO (MC)
CASTELRAIMONDO (MC)
FABRIANO (AN)
ARCEVIA (AN)
CERRETO DI SPOLETO (PG)
CINGOLI (MC)
FOLIGNO (PG)
MATELICA (MC)
SAN SEVERINO MARCHE (MC)
SPELLO (PG)
ROMA (RM)
CAGLI (PS)
FORLI' (FO)
SERRA SAN QUIRICO (AN)
CASTELLI TRA CAMERINO E NOCERA UMBRA
LAT
43:04
LON
12:57
43:06
43:08
43:12
43:20
43:29
42:49
43:22
42:57
43:15
43:13
42:59
41:53
43:32
44:13
43:26
12:47
13:04
13:03
12:54
12:56
12:55
13:12
12:42
13:00
13:10
12:40
12:28
12:39
12:02
13:00
INT
10
9
9
8-9
8-9
8
6-8
6-8
6-8
6-8
6-8
6- 8
6- 8
4
F
F
F
8-10
Relativamente alla cronologia si ricorda che le fonti concordano nel riportare 2 eventi;
il primo il 30 aprile all'ora dei vespri, il secondo il primo maggio verso la mezzanotte.
E' probabile, vista la prevalenza nelle citazioni 'locali', che il terremoto marchigiano
sia il primo dei due ricordati; quello accaduto "die dominico post vesperas ultimo
mensis Aprilis" (Santoni, 1885).
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Il terremoto di Norcia del 1 dicembre 1328
Il terremoto è così classificato nel catalogo sismico del PFG (Postpisch1, 1985):
N Year Mo Da Ho Mi
215 1328 12 01
Epic.zone
NORCIA
I
100
Lat
42.83
Lon
12.91
Mk
56
Fonte del Catalogo è Baratta (1901) che descrive in modo sintetico un terremoto
disastroso accaduto nei mesi di novembre e di dicembre nell'area di Norcia facendo
crollare molti edifici nella città di Norcia e uccidendo molte persone. Le fonti del
Baratta sono in massima parte memorie del Cinquecento e del Seicento, fanno
eccezione le informazioni di autori coevi (Annales..., XIV) edite da Muratori nei
Rerum Italicarum Scriptores.
Ulteriore materiale è stato rintracciato attraverso la consultazione di opere di storia
locale. La disamina delle fonti rintracciate conferma la violenza dell'evento
caratterizzato da molte scosse che forse cominciarono nel novembre del 1328
(Fabretti, 1850).
Gli effetti maggiori sono descritti per Preci dove come riportato in molti testi "non vi
rimase persona o animale vivo" e per Montesanto che riportò gli stessi effetti di Preci
(Villani, XIV).
La stessa tipologia di danneggiamento è stata raggiunta solamente per la "quasi
maggior parte della città" di Norcia, Cerreto di Spoleto, Visso (Villani, XIV).
Da Guerrieri (1933) si evince la possibilità che le scosse siano continuate anche nel
1329; l’autore infatti sostiene, sulla base di informazioni documentarie, che gli
abitanti di Gualdo Tadino "vennero spaventati" dal 1328 al 1329 da "forti terremoti".
Castel San Giovanni (odierno Castel Ritaldi), secondo Giovanni da Bazzano (XIV)
“dirupò in gran parte nelle case e negli edifici”.
L’evento fu avvertito a Pesaro secondo quanto riportato in Diplovatazio (XVI) citato
in Procacci (s.d.) e Betti (XIX).
A Roma secondo il Baglivi (1710) in concomitanza con l’evento norcino furono
avvertite delle scosse.
Sono disponibili le seguenti informazioni:
1 dicembre 1328
LOCALITA'
MONTE SANTO (PG)
PRECI (PG)
NORCIA (PG)
CASCIA (PG)
CERRETO DI SPOLETO (PG)
MONTE SAN MARTINO (PG)
VISSO (MC)
CASTEL RITALDI (PG)
CAMERINO (MC)
GUALDO TADINO (PG)
ROMA (RM)
FOLIGNO (PG)
PESARO (PS)
LAT
42:53
42: 52
42:47
42: 43
42: 49
LON
12:56
13:02
13:05
13:00
12:55
42:55
42:49
43: 08
43: 13
41:53
42: 57
43: 54
13: 05
12:40
13:04
12:47
12:28
12:42
12:54
INT
10
10
9-10
9
9
9
9
8- 9
7- 8
5
4
F
F
Le informazioni riportate e il disegno di Fig.1 consentono di proporre le seguenti
modifiche al record di Catalogo:
omissis
Bibliografia
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Il terremoto di Gubbio del 15 maggio 1465
Il terremoto è così classificato nel catalogo sismico del PFG (Postpischl, 1985):
***
Fonte del Catalogo è Baratta (1901) che, basandosi sulla Cronaca di Ser Guerriero da
Gubbio (XV), così descrive l'evento:
"Nel di de S.Ubaldo due forti scosse e nella notte seguente una terza maggiore".
Il Baratta prosegue ipotizzando che le scosse si siano potute propagare "anche
abbastanza sensibilmente in Toscana" basandosi sulla relazione di Bardi (1581) il
quale per l'anno 1465 riferisce che "a Napoli ed in Toscana furono molti terremoti".
L'indagine ha ricondotto alle stesse fonti originarie citate dal Baratta. Ser Guerriero
(XV) cancelliere del comune all'epoca dei fatti così riporta l'evento:
"el di de Sancto Baldo, dicto anno, foro dai grandi tremuoti, et la notte un altro
maggiore".
Le scosse sono avvenute tra la sera del giorno 16 ed il mattino del giorno 17 visto che
nel calendario attuale S.Ubaldo viene festeggiato il 16 maggio.
Quanto segnalato da Bardi (1581) è probabilmente da considerare un errore
commesso dall'autore nella citazione della data dei grossi eventi campani del 1456 e
toscani del 1457 (1458 n.d.c.).
Sono disponibili le seguenti informazioni:
16 maggio 1465
LOCALITA'
Gubbio (PG)
LAT
LON
43: 21 12:34
INT
5
LAT
LON
43: 21 12:34
INT
6
17 maggio 1465
LOCALITA'
Gubbio (PG)
Si propongono le seguenti modifiche ai parametri del Catalogo:
omissis
Bibliografia
BARATTA M. (1901), I terremoti d'Italia, Torino, (ristampa anastatica, Bologna,
1979).
BARDI G. (1581), Sommario ovvero età del mondo cronologiche (...), Venezia.
GRIMALDI A.F. (1703), De novo et ingenti in universa provincia Umbriae & Aprutij
citerioris terraemotu congeminatus nuncius, Todi.
GUERRIERO DA GUBBIO (XV), Cronica, ed. G. Mazzatinti, RIS2, 21, Città di
Castello, 1902.
LEONARDI C. (1984) Movimenti tellurici della Massa Trabaria, Proposte e
Ricerche, 13, Urbino.
POSTPISCHL D. (ed.) (1985), Catalogo dei terremoti italiani dal 1000 al 1980.
CNR/PFG.
.
Il terremoto di Gubbio dell'anno 1466
Il terremoto è così classificato nel catalogo sismico del PFG (Postpischl, 1985):
***
L'evento è stato catalogato a partire dalle informazioni contenute in Baratta (1901);
l'informazione fornita dall'autore è sintetica e relativa alla sola località di Gubbio.
L'evento si presenta analogo a quello che nell'anno precedente, il 1465, interessò la
stessa area.
E' stata recuperata e riletta la cronaca di Ser Guerriero Bernio (XV) da cui il Baratta
trae l'informazione e che così cita l'accaduto:
"... A di XXVII, lunedì a notte venendo al martedì, fo in Ugubio un gran tremoto... A
di XXVI de decembre, a hore quindici, venne a Ugubio un altro gran tremuoto".
Le "hore quindici" sono molto.probabilmente riferite al sistema di misura all'italiana e
corrispondono alle ore 8 circa EMT.
Sono disponibili le seguenti informazioni:
27 ottobre 1466
LOCALITA'
Gubbio (PG)
LAT
LON
43: 21 12:34
INT
6
LAT
LON
43: 21 12:34
INT
6
26 dicembre 1~ ore 8
LOCALITA'
Gubbio (PG)
Si propongono le seguenti modifiche ai parametri del Catalogo:
omissis
Bibliografia
BARATTA M. (1901), I terremoti d'Italia, Torino, (ristampa anastatica, Bologna,
1979).
GUERRIERO DA GUBBIO (XV), Cronica, ed. G. Mazzatinti, RIS 2, 21, Città di
Castello, 1902.
POSTPISCHL D. (ed.) (1985), Catalogo dei terremoti italiani dal 1000 al 1980.
CNR/PFG.
Il terremoto eugubino del 1593
L'evento, non classificato in Catalogo, viene citato nelle memorie di Don Paris
Montanari (ASCGu, 1593) che ricorda come il 17 e 23 aprile 1593 vi furono due
violenti terremoti; il primo fece grandissimi danni, il secondo "ruinò chiese castelli e
ville et ammazzò delle genti" molto probabilmente nel territorio di Gubbio o
nell'Umbria.
Nel catalogo del PFG all'anno 1593 non esistono eventi segnalati in Italia centrale;
solo in Baratta (1899) viene ricordato un terremoto che il 9 e 1'11 maggio interessò il
territorio di Pistoia. Per una verifica delle informazioni iniziali sono state ricercate
informazioni nel materiale documentaristico e cronachistico di alcuni archivi storici
umbri. La conferma dell'evento ci viene da Perugia dove in Rossi (XVI-XVII) si
legge:
"il 17 aprile sabato Santo (...) venne un terremoto alle 19 ore incirca di poco spazio e
senza danno, ma a dì 23 detto se ne sentì un altro assai maggiore il quale durò per
dire 3 ave marie e fu alle 16 ore incirca e non fece danno nella città ma scaricò molte
case per il contado".
Anche nelle riformanze di Gubbio sono state rintracciate informazioni sull'evento così
descritto:
"Terremotus qui occurrit diebus proximis attulit notabile danno et ruina et
demolitione sequta de qua plurimis domis et edifiicis seu loge maius afferre conantur
Fabri murarij huius civitatis qui capti sueri avidatate" (il terremoto che accadde nei
giorni scorsi apportò notevole danno e rovina e demolizione in seguito alla quale
molte case ed edifici o logge. I muratori tentarono di apportare un danno maggiore)
(ASCGu, 1593).
A Gualdo Tadino secondo le informazioni contenute in Guerrieri (1933) un terremoto
"arrecò qualche rovina". In particolare il Guerrieri parlando della chiesa di San
Lorenzo presso Coldorto, una località nelle vicinanze di Gualdo Tadino riporta
"Nel 1593 durante il mese di Aprile un terremoto apportò a quell'edificio più vasti e
notevoli danneggiamenti ed allora dietro nuove insistenze e minacce del Vescovo
Nocerino, si pensò finalmente ai restauri, che ci consta essere già stati compiuti nel
1596".
Sono disponibili le seguenti informazioni:
17 aprile 1593 ore 14
LOCALITA'
Gubbio (PG)
Coldorto (PG)
Gualdo Tadino (PG)
Perugia (PG)
LAT
43:
43:
43:
43:
21
13
21
06
LON
12:34
12:47
12:34
12:23
INT
7-8
7-8
7-8
5-6
In sintesi, si propongono i seguenti parametri:
Omissis
Bibliografia.
ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI GUBBIO (ASCGu) (1593), Fondo Armani,
Memorie di Don Paris Montanari.
ARCHIVIO VESCOVICE"DI GUBBIO (AVGu) (1591-1598), Visita pastorale di
MonsignorMariano Savelli tra 1591-1598.
BARATTA M. (1899), Saggio dei materiali per una storia dei fenomeni sismici
avvenuti in Italia raccolti dal prof. Michele Stefano De Rossi, in Bollettino della
Società Geologica Italiana, 18,432-460.
GUERRIERI R. (1933), Storia civile ed ecclesiatica del comune di Gualdo Tadino,
Gubbio.
ROSSI C. (XVI-XVII), Memorie o sia giornale delle cose accadute in Perugia e
altrove al , tempo di Cesare Rossi dall'anno 1538, ms., Biblioteca Augusta di Perugia,
c.86.
II terremoto umbro del 1595
L'evento, non classificato in Catalogo, viene riportato nelle memorie di Don Paris
Montanari (ASCGu, 1593) con la seguente descrizione: "A di 30 ottobre venne un
terremoto grande".
Un confronto con le informazioni del catalogo esclude la possibilità che si tratti del
risentimento a Gubbio di un evento catalogato. L'evento non è stato oggetto di
approfondita analisi. Nessuna informazione è stata rintracciata negli archivi storici
comunali dell'area d'indagine.
Le memorie sono da ritenere attendibili vista la contemporaneità con i fatti e le
verifiche positive per altri eventi.
Sono disponibili le seguenti informazioni:
30 ottobre 1595
LOCALITA'
Gubbio (PG)
LAT
LON
43: 21 12:34
INT
5-6
In sintesi, si propongono i seguenti parametri:
omissis
Bibliografia
ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI GUBBIO (ASCGu) (1593), Fondo Annani,
Memorie di Don Paris Montanari.