Docenti di religione

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Docenti di religione
Verona, 5.9 settembre 2016
Docenti di religione
CRITERI ERMENEUTICI DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA
“AMORIS LAETITIA”
Traccia per la conversazione
Mi rivolgo a docenti di religione cattolica, cui compete, per statuto
epistemologico, trasmettere integralmente la vision della Chiesa sull’uomo in
relazione con se stesso, con Dio, con gli altri (la prima e archetipa forma del vivere
sociale è la famiglia!), sull’uomo in rapporto con il creato.
L’Amoris Laetitia è frutto di due sinodi universali che hanno riportato dati
universali con la estrema varietà di situazioni. È una foto fedele dell’universo dei
legami di affetti sotto forma di famiglia.
Scopo dell’Esortazione: far scoprire la sorgiva della gioia, felicità: l’Amore
(Agape): come scoprirlo, farlo crescere e maturare? Non è un trattato di teologia,
ma uno sguardo pastorale sul dono del matrimonio, nelle sue fasi di riuscita e di
fallimento: con gli occhi e il cuore di Dio (entusiasmo, ma anche sofferenza).
Dedica capitoli interi ad argomenti che ritiene capitali.
PRIMO CAPITOLO: il matrimonio sull’orizzonte creazionale della Parola di Dio.
come è uscito dalla mente e dal cuore (amore trinitario) di Dio, di cui è immagine e
somiglianza (nella relazionalità interpersonale e nella fecondità dell’Amore. Dio si
compiace: cosa al superlativo! Come si compiace di suo Figlio!): famiglia
contemplata nel suo formarsi: cfr Cantico dei Cantici; la famiglia vista attorno alla
mensa (salmo 128: ecco come è benedetto l’uomo che teme Dio! La tua sposa come
vite feconda nell’intimità della tua casa i tuoi figli come virgulti d’olivo intorno alla
tua mensa … possa tu vedere i figli dei tuoi figli (Sal 127: eredità del Signore sono i
figli: se il Signore non costruisce la tua casa..); la famiglia come scuola della catechesi
memoriale; considerata come Adamo ed Eva (maschio e femmina di tutti i tempi
chiamati a donarsi tenerezza: N. 13.27): ma già ai primordi la famiglia in crisi: i due
sposi (essere risposta: Eva come aiuto corrispondente) si accusano, e i figli entrano
in conflitto! Allora: ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte (la natura ribelle,
ostile).
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SECONDO CAPITOLO: la situazione attuale delle famiglie e le grandi sfide culturali
vorticanti. Predomina l’individualismo soggettivista proteso ad appagare i propri
desideri: fenomeni di ambiguità con la libertà, crisi di fiducia, precarietà e volubilità;
cultura del relativismo e del provvisorio, e dell’usa e getta e spremi finché serve;
cultura della non famiglia; concezione emotiva, romantica e narcisistica dell’amore;
la diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo; la tendenza a
sbrigare i conflitti con frettolosità; cultura della non vita con calo demografico;
sviluppo delle biotecnologie; cultura del consumismo della contraccezione e
dell’aborto (39-42). È venuta a meno la fede, c’è solitudine ed isolamento, lo stato è
disinteressato (43-44). Si aggiunge lo sfruttamento sessuale dell’infanzia, la
migrazione, gli anziani soli, sentiti come un peso (45-48).
E le grandi sfide epocali: solitudine in famiglia creata anche dai media,
tossicodipendenza, alcolismo, gioco d’azzardo, violenze familiari, unioni di fatto
equiparate al matrimonio, poligamia, matrimoni combinati, decostruzione della
famiglia istituzione, utero in affitto (49-54). E la teoria ideologica del gender (n 56).
Comunque, la prevenzione: Presentare le ragioni le motivazioni per optare in
favore del matrimonio e della famiglia, più che imporre norme (35); chiamati a
formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle (37)
TERZO CAPITOLO: il matrimonio sacramento alla Luce di Cristo-Chiesa.
L’annuncio del bene che è il matrimonio sacramento fa parte del kerigma dell’amore
di tenerezza (58-59). L’indissolubilità non è un giogo ma un dono. L’attenzione di
Gesù alle famiglie (dalle nozze di Cana..9): si è incarnato in una famiglia. La famiglia
nei documenti della Chiesa (67 ss). La famiglia come comunione di persone,
immagine dell’amore trinitario. Uno per l’altro, l’uno nell’altro.. è vocazione alla
santità. Gli sposi si promettono totalità esclusiva indissolubile, fedeltà e apertura
alla vita. L’unione sessuale fa crescere nella vita della grazia (74): accoglienza e
donazione nel dono dello Spirito. Gli sposi sono i ministri. Tra battezzati non può
sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento
(75). Il matrimonio naturale si comprende pienamente in quello sacramentale
dell’ordine della redenzione (77: nel mistero di Cristo Incarnato trova vera luce il
mistero dell’uomo). Al par 78-79 anticipa questioni affrontate nel cap ottavo. Il
senso unitivo del matrimonio. E senso procreativo. Ogni atto genitale aperto alla
trasmissione della vita (80.82: i metodi di regolazione della natalità). Un figlio non è
un diritto ma un dono (81). E va difeso (aborto e obiezione di coscienza n 83). Né
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accanimento terapeutico né eutanasia né pena di morte (83). Il dovere gravissimo
della educazione dei figli, con la scuola e il sociale (84). La famiglia e la Chiesa:
famiglia di famiglie: un bene reciproco (87).
QUARTO CAPITOLO (89-164): l’amore appassionato nel matrimonio a livello di
quotidianità. L’inno alla carità (90ss - 119: pieno di osservazioni e orientamenti
interessanti che richiedono educazione per tempo): la pazienza come macrothimìa e
upomoné, nelle relazioni non idilliache .. amabilità (ascoltare e tacere, mai
invadenti), incoraggiamento.. cercare l’interesse degli altri, perdono, fiducia.
Dio imprime negli sposi i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo
amore. Il matrimonio cristiano è icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio infatti è
Amore comunione. Le tre Persone vivono l’unità perfetta. Dio fa dei due sposi una
unità perfetta. Tutta la loro vita, tutto in comune! (121.123). Non determinati
dall’ossessione del piacere, ma essere animati dalla gioia dell’amore, prendendosi
cura uno dell’altro (126). Esperienza estetica contemplativa dell’amore, con le sue
espressioni di tenerezza e di moderate espressioni di complimenti, va coltivata (127129), portando insieme le sofferenze (130). Di due strade se ne fa una (nuova) e lo si
fa per puro amore (131-132); senza rimandare la decisione di sposarsi, nella
consapevolezza che l’altro/a ha il diritto di essere presentato alla comunità come
persona degna di essere amata (132). Questo amore deve manifestarsi e crescere,
anche con il “permesso, grazie, scusa”, superando certi silenzi pesanti (133). Usare il
codice del confronto dialogico, dandosi adeguato tempo (136-137), per integrare in
unità le diversità (139), con gesti di attenzione, comunicandosi le ricchezze interiori
di sentimenti, di cultura, di conoscenze, di colpi di genio (140-141).
Un amore appassionato, carico di emozioni, di passioni (attrattiva o timore..),
come quello di Gesù che si emozionava, capaci di assecondare la sensibilità degli
altri. Il cammino dell’amore richiede anche disponibilità alle rinunce (147). La Chiesa
non innalza cartelli di divieto, di tabù, condanna gli ascetismi deviati, eleva l’eros
senza divinizzarlo in quanto allora disumanizza (147). L’amore coniugale ha una
dimensione erotica: Dio stesso ha creato la sessualità come regalo meraviglioso
(150), è linguaggio comunicativo interpersonale (151). L’unità inscindibile di agape,
filia ed eros. Evitare ogni forma di patologia nella ricerca di soddisfazione egoista in
cerca di saziare i propri istinti (153- 155). Evitare ogni sottomissione sessuale (156:
upotasso no upotithemi! “Appartenenza reciproca liberamente scelta!”). Infine
focalizza l’argomento del rapporto matrimonio e verginità consacrata: richiamo a
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vivere l’amore sponsale nella prospettiva dell’amore definitivo a Cristo (161). Gli
sposi sono un richiamo ai consacrati di fedeltà oltre i momenti felici, oltre le
condizioni di salute prospera: una donna, ad esempio, accanto al marito infermo, cui
dice il suo sì di amore fino alla morte (162). Anche oltre lo stimolo dei sensi, come
compagni di cammino complici, vivendo soprattutto la ricca intimità in un volersi
bene più profondo (163). Ci si innamora di una persona, non di un corpo. Si
sviluppano allora le potenzialità dell’affetto e della tenerezza (164).
QUINTO CAPITOLO: l’amore fecondo nel trasmettere la vita umana al figlio, il sé
altro da sé, la personificazione del loro reciproco amore, segno permanente
dell’unità coniugale, sintesi viva dell’essere padre e madre. La famiglia consente al
figlio di sentirsi amato prima di esserci. Chi dopo averlo chiamato in vita lo rifiuta
commette un crimine. Va accolto e custodito, senza mai sentirsi prodotto di uno
sbaglio (166). Periodo della gravidanza: pensare al figlio come lo pensa Dio: un
prodigio, un sogno che si sta realizzando (ancora informe mi hanno visto i tuoi
occhi.. Sal 139), e pensandolo al fonte battesimale. Il bambino si senta atteso come
un dono, amato perché figlio, nella gioia (168-171). Sempre più diventa un
interlocutore, che ha bisogno dell’amore di una madre e di un padre, entrambi
necessari per la maturazione integra e armoniosa. Ogni bambino ha diritto naturale
di avere una madre e un padre, insieme. Le madri sono l’antidoto più forte al
dilagare dell’individualismo egoistico … una società senza madri sarebbe una società
disumana (172-173). Il figlio ha bisogno di due figure ben definite al maschile e al
femminile (175). Una società senza padri per essere stata liberata dal padre padrone
con il suo autoritarismo è oggi una società di padri latitanti, dimentichi della
famiglia, concentrati sui di sé e sul lavoro. Debbono essere davvero padri (176)
capaci di riaccogliere i figli dopo i loro fallimenti; senza padri i figli smettono di
essere bambini prima del tempo (177). E chi non può avere figli? Ecco l’adozione e
l’affido (178-180). Tra il figlio preteso e il traffico dei bambini sta il senso di
responsabilità che si prende cura di chi è stato abbandonato (180). Dio ha affidato
alla famiglia il progetto di rendere domestico il mondo (183). Mai isolati dalla
famiglia allargata (187). I figli si prendano cura dei genitori, ma i genitori si stacchino
dai figli per consentir di fare la loro famiglia, in un legame virtuoso tra generazioni
(189-190), anziani compresi (191-193). Favorire il senso dell’essere fratelli, la prima
esperienza positiva dell’essere società: scuola di socialità (194-195).
SESTO CAPITOLO: prospettive pastorali: verso il matrimonio, la celebrazione, il
post, la morte di un familiare. “Le famiglie cristiane, per la grazia del sacramento
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nuziale, sono i principali soggetti della pastorale” .. chiese domestiche in cui è
possibile sperimentare che il vangelo della famiglia è gioia (200). La Chiesa
accompagna ogni famiglia per superare le difficoltà .. soggetti attivi della pastorale
familiare. Famiglie missionarie (201). Formare i presbiteri adeguatamente e anche i
seminaristi, coniugando tempi di vita in seminario e tempi in parrocchia accanto ai
laici, donne comprese (202-203). E operatori della pastorale familiare (204).
Percorsi per fidanzati, aiutandoli a scoprire il valore e la ricchezza del
matrimonio (205), aiutandoli ad educarsi alla castità per la crescita genuina
dell’amore interpersonale, a cominciare da ragazzi come sviluppo della vita cristiana
(206). Non intasarli di insegnamenti, ma far loro gustare l’essenziale in modo
attraente e cordiale, con un percorso di iniziazione al sacramento del matrimonio
(107). Importanti i momenti personalizzati (208). Durante il fidanzamento occorre
verificare eventuali incompatibilità, per non esporsi ad un fallimento prevedibile,
causato da un abbaglio iniziale emozionale: per il matrimonio occorrono altre
ragioni da fondamento (209). Non arrivare alle nozze senza conoscersi (210)! La
pastorale prematrimoniale e la pastorale matrimoniale devono essere prima di tutto
una pastorale del vincolo, dove si apportino elementi che aiutino sia a maturare
l’amore sia a superare i momenti duri (211).Non arrivare sfiancati e sfiniti alle soglie
della celebrazione divorati dal consumismo e dai preparativi (212) e allenarsi ad
essere fedeli alla parola data (214). Preparare le letture e il rito, pregare insieme
magari davanti ad una immagine della Madonna (216), prepararsi a riscoprire il
sacramento della Confessione e dell’Eucaristia, che tanto hanno a che fare con il
sacramento del Matrimonio.
Nei primi anni di matrimonio approfondire le motivazioni di una scelta
irrevocabile (217-218), sempre in via di maturazione. Non sono motivo di rottura i
conflitti (l’ acqua stagnante si corrompe); occorre imparare a negoziare, decisioni
prese di comune accordo (219-220), non avere aspettative troppo alte; rendersi a
vicenda più uomo e più donna, in modo da modellarsi nella propria identità:
“l’amore è artigianale”, sempre sorprendente (221). La responsabilità genitoriale,
con l’ausilio dei metodi fondati sui ritmi naturali di fecondità, che favoriscono la
tenerezza (222). Siano aiutati da gruppi sposi, della partecipazione all’Eucaristia
domenicale (anche Eucaristie celebrate per famiglie), dal tempo gratuito di starsi
insieme (224), uscire insieme, sorprendersi ed alimentando l’entusiasmo per la vita,
la frequenza alla Confessione, la preghiera insieme “la famiglia che prega unita resta
unita” (226-227), l’aiuto di centri di consulenza familiare, spazi di spiritualità (229).
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In occasione del bBattesimo dei figli, dei sacramenti, del matrimonio e dei funerali si
riagganciano (230). La storia delle famiglie è solcata da crisi, che vanno superate e
maturano la coppia (232), senza diventare mai degli estranei l’uno all’altro (233). Le
crisi sono sempre dietro l’angolo: separazione dai genitori, l’arrivo del primo figlio,
cambio abitudini, l’adolescenza che destabilizza i genitori, il nido vuoto (con paure,
sensi di colpa, depressioni) (235). Tanta umiltà, non accusarsi, sapersi perdonare
(236). Spesso basta un nulla per decidere che tutto è finito, un orgoglio ferito,
gelosie, nuovi interessi, cambiamenti fisici del coniuge (237). Molte difficoltà
dipendono la storia passata: capricciosi ed egocentrici, amore fissato sulla fase di
adolescenza; una relazione mai vissuta con i genitori e fratelli (240). Ci sono però
casi in cui la separazione è inevitabile, estremo rimedio (241). Accompagnare i
separati, i divorziati, gli abbandonati con centri di ascolto. E stima e vicinanza per
separati divorziati fedeli (242). Nemmeno i divorziati risposati sono scomunicati
(243). In ogni caso conviene verificare la validità o nullità della celebrazione rituale
del matrimonio (244: mettere a disposizione un servizio di consulenza diocesano per
le indagini preliminari). I figli però non siano mai ostaggio di uno dei genitori:
sentano parlare bene dell’altro (245). I figli sono quelli che più di tutti soffrono e
accogliere i genitori divorziati è un bene per i figli. Occorre allora rafforzare la
pastorale della gioia dell’amore sponsale per prevenire l’estendersi di questo
dramma della nostra epoca, del male che è il divorzio (246). Rispetto e accoglienza
per chi ha tendenza omosessuale (250). No tuttavia equiparazione al matrimonio
delle unioni tra persone omosessuali, per cui non esiste fondamento alcuno per
assimilare o stabilire analogie; ed è inaccettabile “che le Chiese locali subiscano delle
pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti
finanziari ai paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il matrimonio fra
persone dello stesso sesso (251). Infine l’esperienza della morte, quando a volte si
arriva anche ad accusare Dio, mentre occorre prepararsi ad essa (254.258).
SETTIMO CAPITOLO interamente sulla educazione dei figli, rafforzando in loro le
difese naturali, gli anticorpi. Un capitolo di alta pedagogia.
Educare anche esponendo i rischi, non ossessionare. I lunghi tempi della
maturazione della libertà, dei sentimenti, della responsabilità.. cercare di capire in
quale circuito si trovano (261). I figli sperimentino che i genitori meritano fiducia
perché generano fiducia, sentendo il figlio come prezioso. Educare la sua volontà al
gusto del bene (263-265). Aiutarli a far maturare e radicare abitudini sane, vita
virtuosa (266-267). Se occorre, anche qualche castigo salutare, che spinga i figli a
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pentirsi; la correzione con amore mai con ira e aggressività, senza creare per il figlio
un mondo secondo i suoi desideri, né imprigionarlo nei doveri. Proporre piccoli passi
di progresso, con le necessarie rinunce (268-271). Coniugare volontà e libertà,
compiendo decisioni volontarie e libere: nel caso della dipendenza compulsiva dalla
droga uno agisce volontariamente ma non liberamente (273). Certo la vita familiare
è il vero contesto educativo, la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon
uso della libertà o, purtroppo, si radica la viziosità; lì deve imparare l’uso sapienziale
del web (274). Occorre educare alla conquista paziente, non applicare in tutto la
velocità del digitale, del tutto e subito e virtuale che intossicano la libertà (275). La
famiglia come ambito di socializzazione primaria (rispetto, solidarietà, prossimità
microscopica, responsabilità. Considerare gli altri degni della nostra attenzione,
gentilezza..). In famiglia si imparano i due principi dell’ecologia integrale: la
comunione e la fecondità (276-277). Non anestetizzare i ragazzi dalla esperienza
della sofferenza (ivi). Anche le tecnologie possono facilitare l’incontro generazionale,
a patto che si sviluppi il dialogo e il contatto diretto, evitando l’autismo tecnologico
(278). Essere vicino alle famiglie attraverso la catechesi dell’iniziazione cristiana
(279); offrire loro l’opportunità di una azione educativa integrativa da parte delle
Scuole Cattoliche, da incoraggiare nella loro missione di aiutare gli alunni a crescere
come adulti maturi nella fede che possono vedere il mondo attraverso lo sguardo di
amore di Gesù (279). Compito educativo che spetta alla famiglia è l’educazione
sessuale, in corrispondenza all’età di crescita, proprio in una cultura che tende a
banalizzare e impoverire la sessualità: educazione all’amore! Con la capacità di
dominio su di sé (280). L’informazione giunga al momento opportuno; essere vigili e
critici di fronte alla pornografia e al sovraccarico di stimoli (internet) (281). Educare
al pudore, senza il quale si riduce la carica dell’affetto e la sessualità viene ridotta ad
ossessione concentrata esclusivamente sulla genialità, su morbosità e persino su
forme di violenza sessuale (282). Educare non tanto al “sesso sicuro”: “è
irresponsabile ogni invito (provocazione) agli adolescenti a giocare con il proprio
corpo e i loro desideri come se avessero la maturità.. così si incoraggia a considerare
ed utilizzare l’altra persona come oggetto di esperienze” (283). Senza vero amore
l’unione lascia estranei e delusi. Altro è comprendere le fragilità dell’età altro è
incoraggiare gli adolescenti a prolungare l’immaturità del loro modo di amare. Chi
oggi li aiuta a prepararsi seriamente per un amore grande e generoso. Si prende
troppo alla leggera l’educazione sessuale (284). L’educazione sessuale apre
all’accoglienza della differenza; educare ad accettare il proprio corpo così come è
stato creato, perché una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una
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logica di dominio sul creato.. apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o
mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell’incontro con l’altro
diverso da sé. L’educazione sessuale mira a far accettare il proprio corpo in modo
che la persona non pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più
confrontarsi con essa (285). Non è lecito separare ciò che è maschile e femminile
dall’opera creata da Dio, che è anteriore a tutte le nostre decisioni ed esperienze e
dove ci sono elementi biologici che è impossibile ignorare (286). È infine compito dei
genitori trasmettere la fede, oggi particolarmente difficile per ritmi frenetici.
Insegnare la bellezza della fede, il pregare e il servire il prossimo. Tutto inizia con il
Battesimo in cui le madri che portano i figli cooperano al parto santo.. insegnando a
mandare un bacio a Gesù, alla Madonna.. catechesi familiare (287). Adattarsi alla
capacità di apprendimento e di assimilazione dei bambini: per simboli, racconti..
attenti ai cambiamenti dei figli adolescenti (288). Solidarietà con i poveri (290).
L’OTTAVO CAPITOLO focalizza questioni che di fatto rimangono in nebulosa..
soggetti ad approfondimenti.. ci sono criteri: accompagnare, discernere ed integrare
la fragilità. Non è il capitolo della comunione sì, comunione no ai divorziati risposati
o ai conviventi. È molto altro. Indica metodologie di vicinanza, finalizzate ad offrire
gli aiuti spirituali che possono rendere migliore la vita dei divorziati risposati ..
persino più gradita a Dio, benché a nessuno sia data l’assolutoria e la convalida, cioè
la sanatio in radice, della situazione dichiarandola sintonizzata sul progetto di Dio.
Papa francesco non sminuisce il volere di Dio sul matrimonio. Ma, come
personificazione del Buon Pastore nell’oggi, si mette nei panni di Gesù chiedendosi:
che cosa vuole fare adesso Gesù, abituato a stare in mezzo alla gente, a cercare il
peccatore, a scacciare i demoni, in questo preciso caso di fallimento coniugale, in
questo terremoto affettivo relazionale, dal momento che non vi si è posto rimedio
nel tempo della prevenzione? Si tratta di condizioni di vita da trattare come
situazioni da ospedale da campo: l’équipe di medici applicano le loro conoscenze al
caso singolo, unico nel suo genere, per consentirgli almeno di sopravvivere.
Papa Francesco non vuole che nessuno sia vittima delle leggi del codice
ecclesiastico considerato come un letto di Procuste.
In definitiva, il capitolo ottavo dell’Esortazione è un laboratorio, su cui siamo
chiamati ad esercitarci nei prossimi anni, su questioni che non hanno confini
delineati con precisione: sono certi casi dove è mescolata una serie di variabili non
componibili in armonia.
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Salvare il salvabile, facendocene carico! Alcuni paragrafi se isolati dall’insieme
dell’Esortazione e se considerati in modo letterale, potrebbero prestare il fianco ad
ermeneutiche lassiste. In realtà, mai fuoriescono dalla più rigorosa ortodossia in
nome di una carità misericordiosa che fosse posta in alternativa antagonista con la
verità. La chiave di lettura non è teologica ma pastorale e risponde alla domanda:
che cosa è in potere della Chiesa per essere salvificamente vicino a chi, in condizioni
di “irregolarità” (fenomeno in progressiva espansione), è comunque in cammino ed
è interessato a restare nell’orbita della salvezza, in conformità al principio del
bonum animarum? Questo è il nodo problematico, legato a casi singoli, non
estensibile ad ogni situazione, a chi non ne è assolutamente interessato. Non dà
ricette né ripassa regole, ma offre la via del discernimento ecclesiale che proietta
luce di verità sulle situazioni singole, o sui singoli in situazione, con buon senso, cioè
senso del bene possibile, senza sbilanciamenti sul lassismo o sul rigorismo. E offre
aiuti e risorse spirituali che gli interessato sono in grado di accogliere come rimedio
e forza di risanamento.
Il Papa cerca di immedesimarsi nelle persone concrete in stato di fragilità e
non esita a spingersi fin sul ciglio del burrone delle situazioni esistenziali per tendere
la mano della misericordia a chi si trovasse magari su uno sperone in cerca di
salvezza e salvare il salvabile. È come se volesse farsene carico, da buon samaritano,
mettendosi nei panni di Dio verso i figli in stato di travaglio e di traviamento, e
tentare di coinvolgere l’intera Chiesa in questa avventura della grazia nel groviglio
del peccato, lieto dei piccoli passi compiuti.
Ecco allora i riferimenti testuali: “Ogni rottura del vincolo matrimoniale è
contro la volontà di Dio”. Ma la grazia di Dio opera anche nella vita di chi è in
situazione irregolare, dando a lui il coraggio di compiere il bene, per prendersi cura
con amore l’uno dell’altro. Benché la Chiesa sempre proponga la perfezione, deve
accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore
ferito e smarrito.. il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo
(291). Va da sé che il matrimonio cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua
Chiesa, si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna che si donano
reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà e si aprono alla
trasmissione della vita.. come chiesa domestica e fermento di una società nuova.
Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale.. la Chiesa però
non manca di valorizzare gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non
corrispondono ancora al suo insegnamento sul matrimonio (292). L’AL vede come
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occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio i
matrimoni solo civili o le convivenze quando si constata affetto e senso di
responsabilità. Preoccupa invece chi rimanda all’infinito nella convivenza. La
pastorale cerca le valenze aperte al sacramento del matrimonio (293), accogliendo e
accompagnando con delicatezza e pazienza (294), seguendo la legge della gradualità
nell’esercizio degli atti liberi in soggetti incapaci di comprendere e di praticare
pienamente le esigenze morali, ma avanza gradualmente (295: La cosa potrebbe
avere una sua giustificazione biblica, paradigmatica, nella precisazione che
l’apostolo Paolo sente il dovere di fare nella sua prima ai Corinti, nei riguardi delle
invidie, gelosie e spirito di parte dei cristiani schierati su diversi fronti: Pietro, Paolo,
Apollo… Così si esprime: “Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne
eravate capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali” (1 Cor 3, 2-3)).
Di fronte alle situazioni di fragilità dei suoi figli, la Chiesa può essere tentata di
emarginare o sentirsi sollecitata ad integrare nella misericordia, non volendo
condannare nessuno eternamente, ma offrendo possibilità reali di conversione,
magari a piccoli passi. Evitare pertanto giudizi che non tengono conto della
complessità delle diverse situazioni ed è necessario essere attenti al modo in cui le
persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione (296). Nessuno può essere
condannato per sempre (purché sia disposto alla conversione favorita da
atteggiamenti di benevolenza misericordiosa, a meno che non ostenti il peccato
oggettivo come se fosse l’ideale per il cristiano o voglia imporre qualcosa di diverso
da quello che la Chiesa insegna. Il riferimento è valido nei confronti di tutti e non
solo ai divorziati risposati). A tutti la Chiesa deve rivelare la divina pedagogia della
grazia e aiutarli a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro, sempre possibile
con la forza dello Spirito Santo (297.. ma a quali condizioni?). Le situazioni sono assai
differenziate: “Una cosa è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi
figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza
dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza
sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe .. la chiesa riconosce situazioni in
cui l’uomo e l donna, per seri motivi – quali ad esempio l’educazione dei figli – non
possono soddisfare l’obbligo della separazione.. e alcuni soggettivamente certi in
coscienza che il precedente matrimonio irreparabilmente distrutto non era mai
stato valido .. dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il vangelo propone per
il matrimonio e la famiglia.. occorre compiere un discernimento sulle singole
situazioni, convinti che non esistono semplici ricette (298). Pur evitando motivi di
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scandalo anche i divorziati risposati devono essere più integrati nella comunità: lo
spirito riversa anche su di loro i suoi doni. Ci si chiede in quali ambiti della pastorale,
della liturgia e della educazione siano da integrare (299). Infondo è da chiedersi
quale bene è riscontrabile in loro e su quali valori si può far leva per passi in avanti.
Non possono esistere normative valide per tutti: occorre il discernimento nei casi
particolari secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo. Gli
stessi divorziati risposati abbiano il coraggio di interrogarsi su che cosa era captato,
su come si stanno comportando per prendere coscienza della loro reale situazione
davanti a Dio. Discernimento secondo verità e carità. A nessun sacerdote è lecito
concedere rapidamente eccezioni. “Quando si trova una persona responsabile e
discreta, che non pretende di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune
della Chiesa, con un pastore che sa riconoscere la serietà della questione che sta
trattando, si evita il rischio che un determinato discernimento porti a pensare che la
Chiesa sostenga una doppia morale (300). In alcune situazioni irregolari occorre un
discernimento speciale, anche se mai si deve pretendere di ridurre le esigenze del
vangelo. Ci sono condizionamenti e circostanze attenuanti. Perciò non è possibile
dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione irregolare vivano in stato di
peccato mortale, privi della grazia santificante (N 336: “Nemmeno per quanto
riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può
riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave). Qualcuno può
trovarsi in situazioni che non gli permettono di comportarsi diversamente (301). Lo
stesso C.C.C afferma: “L’imputabilità e la responsabilità di una azione possono
essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal
timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici e sociali” (302).
Ci sono insomma circostanze attenuanti. Di conseguenza, un giudizio negativo su
una situazione oggettiva non implica un giudizio negativo sulla imputabilità o sulla
colpevolezza della persona coinvolta .. in determinate circostanze le persone
trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso anche se è importante formare
una coscienza vera e retta (ivi), illuminarla e formarla al senso del discernimento
responsabile, assieme al pastore.. questa coscienza può riconoscere non solo che
una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del vangelo; può
anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta
generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che
quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità
concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo” (303),
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convinti tuttavia che tale discernimento è dinamico, sempre aperto a nuove tappe di
crescita (ivi).
Sarebbe meschino misurare l’agire di una persona dentro una legge o norme
generali, che restano comunque punti di riferimento. C’è sempre indeterminatezza
nell’agire morale umano (304). “Pertanto un pastore non può sentirsi soddisfatto
solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni irregolari, come se
fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone (vale anche per altre
situazioni croniche di peccato). La legge naturale è una fonte di ispirazione oggettiva
per il suo processo, eminentemente personale, di presa di decisione. A causa dei
condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione
oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in
modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche
crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa
(nota 351: “In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti. Per questo, ai
sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il
luogo della misericordia di Dio. Ugualmente segnalo che l’Eucaristia non è un premio
per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Ovviamente c’è
sempre da chiedersi: la Comunione gli giova? Gli giova solo se la persona interessata
vive una situazione spirituale morale soggettiva, anche se non oggettiva,
sintonizzabile con il senso stesso dell’Eucaristia. Questa obiezione vale per ogni
credente: ad un bestemmiatore incallito che non intende correggersi, ad un
mafioso, ad un adultero recidivo, ad un politico corrotto … giova fare la comunione?
Ad un divorziato risposato può giovare di più la preghiera, l’ascolto della Parola, un
atto di solidarietà, l’impegno della educazione dei figli …). Credendo che tutto sia
bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e scoraggiamo percorsi di
santificazione .. un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più
gradito a Dio della vita esternamente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza
fronteggiare importanti difficoltà” (305.. importante è far scattare nel loro animo la
voglia e la determinazione concorde di fare un percorso di conversione sempre più
radicale!). In effetti, “In qualunque circostanza, davanti a quanti hanno difficoltà a
vivere pienamente la legge divina, deve risuonare l’invito a percorrere la via caritatis
(306). In ogni caso, anche dalle precisazioni fatte nelle due note (336.3351) non si
spalanca la porta dei sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia a chiunque ne
faccia richiesta, o comunque lo voglia, come hanno sbandierato i media, ma,
eventualmente, in forma eccezionale, per chi vi arriva dopo accurato discernimento,
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“soggettivamente in grazia di Dio”. La questione avrà sicuramente un proseguo di
approfondimenti tra esperti in dogmatica e in teologia morale.
Certo, papa Francesco avverte la posta in gioco su questo nodo. Di
conseguenza, opportunamente precisa: “Per evitare qualsiasi interpretazione
deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale
pieno del matrimonio (vale anche per chi è regolarmente sposato!) il progetto di Dio
in tutta la sua grandezza … comprendere le situazioni eccezionali non implica mai
nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre
all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo
pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (307).
“Tuttavia, dalla nostra consapevolezza del peso delle circostanze attenuanti –
psicologiche, storiche e anche biologiche – (e oggi sono tante) ne segue che, senza
sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e
pazienza le possibili tappe di crescita della persone che si vanno costruendo giorno
per giorno, lasciando spazio alla misericordia del Signore che ci stimola a fare il
bene possibile. Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non
dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa
attenta al bene che lo Spirito Santo sparge in mezzo alla fragilità; una madre che, nel
momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, non
rinuncia al bene possibile. Benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della
strada … non mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano .. entrare in
contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza (trasformante)
della tenerezza” (308). La Chiesa vuole andar incontro a tutti, senza escludere
nessuno (309). Tutti siamo chiamati a vivere la misericordia perché a noi per primi è
stata usata misericordia, che è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa; non
comportarci da controllori ma da facilitatori della grazia. La Chiesa non è una
dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa,
proprio come nelle parrocchie dove ci stanno tutti, non i selezionati (310). Certo
“occorre curare l’integrità dell’insegnamento morale della Chiesa e incoraggiare i
valori più alti .. la misericordia è la pienezza della giustizia (che giustifica) (311). Mai
una morale fredda da scrivania .. discernimento pastorale carico di amore
misericordioso che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad
accompagnare, a sperare e soprattutto ad integrare (312). In conclusione, occorre
leggere e rileggere questo ottavo capitolo, senza mai azzardarsi di affermare più di
quanto il Papa dichiara, senza fargli dire ciò che non intende dire, semplicemente
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perché resta Lui il Pietro di oggi, il garante dell’autenticità della fede per il nostro
tempo. Attento come è a fare della dottrina una medicina e un nutrimento e non
“pietre da scagliare” contro chi è in situazione oggettiva di peccato.
Nono capitolo: la spiritualità nuziale e familiare. Il mistero dell’Amore
trinitario di Dio è presente sacramentalmente nel tempio della comunione
matrimoniale (314) e si prende carico e cura della complessità del vivere familiare
(315), facendone un cammino di santificazione e uno spazio teologale in cui
sperimentare il Cristo del Mistero pasquale (317). Di qui la naturalità della preghiera,
anche sotto forma di pietà popolare, la partecipazione all’Eucaristia con cui
condivide il mistero dell’alleanza nuova (318). L’amore per sempre, poiché chi non si
decide ad amare per sempre è difficile che possa amare sinceramente un solo giorno
(319). Cristo però al centro della coppia, sicché Lui possiede i due come Kurios, e
nessuno è padrone dell’altro (320). I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e
testimoni della fede l’uno per l’altro, prendendosene cura. La formazione di una
famiglia è la realizzazione di un sogno di Dio per sognare con lui (321). Sapersi
contemplare con gli occhi e il cuore di Dio, riservandole tutta la attenzione (323).
Nessuna famiglia è confezionata per sempre. È chiamata ad essere sempre in
crescita, in cammino di santità (325).
Sulla Esortazione sinodale Amoris Laetitia si snoda in gran parte il percorso
della nuova evangelizzazione.
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