2015 08 02 - Comunità Pastorale
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2015 08 02 - Comunità Pastorale
SETTIMANALE DELLA COMUNITA’ PASTORALE S. MARTINO E SS. NOME DI MARIA — MILANO Noi Domenica 2 e 9 agosto 2015 Anno X, n. 422 Una stupenda testimonianza di Paolo VI Il 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione a lui tanto cara, Paolo VI tornava alla Casa del Padre. In “Pensiero alla morte”, il futuro Beato osa guardare la fine: Non è saggia la cecità davanti a tale immancabile sorte…Lo fa, però considerando la lucerna che Cristo ci pone in mano per il grande passaggio. Il riconoscimento della propria povertà — “Servus inutilis sum”. Sono un servo inutile — lo sollecita a confessare il suo più ardente desiderio: Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce. Consapevole che la vita umana che volge alla fine è presa dalla fosca luce della nostalgia, da quella che svela la delusione per aver investito sull’effimero, da quella che fa affiorare oscuri e ormai inefficaci rimorsi, nonché dalla luce della saggezza che confessa la vanità di tutte le cose ad eccezione della virtù, Paolo VI confessa il desiderio della luce della fede: Quanto a me vorrei avere finalmente un nozione riassuntiva e sapiente sul mondo e sulla vita: penso che tale nozione dovrebbe esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia; e com’era bello il panorama attraverso il quale si è passati; troppo bello, tanto che ci si è la- sciati attrarre ed incantare, mentre doveva apparire segno e invito. La luce della fede lo induce alla gratitudine: questa vita mortale è, nonostante i suoi travagli, i suoi oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, un fatto bellissimo, un prodigio sempre originale e commovente, un avvenimento degno d’essere cantato in gaudio e in gloria: la vita, la vita dell’uomo! Il grande Papa esalta la vita situandola nel panorama incantevole della creazione, confessando umilmente di non averla saputa apprezzare come si sarebbe dovuto. Tuttavia, almeno in extremis, Ti saluto, ti celebro all’ultimo istante, sí, con immensa ammirazione; e, come si diceva, con gratitudine: tutto è dono; dietro la vita, dietro la natura, l’universo, sta la Sapienza; e poi, lo dirò in questo commiato luminoso, (Tu ce lo hai rivelato, o Cristo Signore) sta l’Amore! La confessione delle meraviglie del creato orienta il Papa al riconoscimento del Nome più appropriato — rivelatoci in Cristo — del Creatore: il Padre nostro che sta nei cieli! Grazie, o Dio, grazie e gloria a Te, o Padre! Il pensiero alla fine, che esprime una sorta di ultimo sguardo sulla realtà, consente a Papa Montini di riconoscere il carattere di segno, di preludio della realtà creata rispetto a quella increata di Dio: …Questa scena affascinante e misteriosa è un riverbero, è un riflesso della prima ed unica Luce; è un rivelazione naturale d’una straordinaria ricchezza e bellezza, la quale doveva essere una iniziazione, un preludio, un anticipo, un invito alla visione dell’invisibile Sole, che nessuno ha mai visto (cfr. Jo. 1,18): il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato. La consapevolezza di essere giunto alla fine del percorso terreno, e la luce vespertina che avvolge tale ora, anziché gettare Paolo VI nella rassegnazione che paralizza, suscita in Paolo VI l’ansia di profittare dell’undicesima ora, la fretta di fare qualche cosa d’importante prima che sia troppo tardi. Come riparare le azioni mal fatte, come ricuperare il tempo perduto, come afferrare in quest’ultima possibilità di scelta “l’unum necessarium?”, la sola cosa necessaria? E così, alla gratitudine succede il pentimento. Al grido di gloria verso Dio Creatore e Padre succede il grido che invoca misericordia e perdono. Ciò che segue ci sorprende non solo per la profondità, ma per l’umiltà che lascia trasparire: Qui affiora alla mente la povera storia della mia vita, intessuta, per un verso, dall’ordito di singolari e innumerevoli benefici, derivanti da un’ineffabile bontà (è questa che, spero, potrò un giorno vedere ed “in eterno cantare”); e, per l’altro, attraversata da una trama di misere azioni, che si preferirebbe non ricordare, tanto sono manchevoli, imperfette, sbagliate, insipienti, ridicole. “Tu scis insipientiam meam”. Dio, Tu conosci la mia stoltezza (Ps. 68,6). Tuttavia, la coscienza della propria povertà non getta Montini nella disperazione, ma lo sollecita ad appropriarsi della sintesi agostiniana: miseria et misericordia. Miseria mia, misericordia di Dio. Ch’io possa almeno ora onorare Chi Tu sei, il Dio d’infinita bontà, invocando, accettando, celebrando la Tua dolcissima misericordia. Lungi dall’accettare come conseguenza una sorta di quietismo, il Papa si protende verso il futuro, che vuole vivere secondo la volontà di Dio: Fare presto, fare tutto, fare bene. Fare lietamente: ciò che ora Tu vuoi da me, anche se supera immensamente le mie forze e se mi chiede la vita. Celebrato il dono della vita, Paolo VI, di fronte alla morte, riconosce che l’avvenimento fra tutti piú grande fu per me, come lo è per quanti hanno pari fortuna, l’incontro con Cristo, la Vita. E’ facile notare quanto il credente Montini sia sia lasciato permeare del “pensiero di Cristo” e, ancor prima, del suo amore, che davvero appare per lui come il criterio di valutazione d’ogni cosa riguardante l’umana esistenza ed il suo vero ed unico destino, che non si determina se non in ordine a Cristo....Io credo, io spero, io amo, nel nome Tuo, o Signore. A fronte dell’amore di Dio in Cristo, considerando ancora la propria pochezza, Paolo VI grida la sua decisione: Raccolgo le ultime forze, e non recedo dal dono totale, compiuto, pensando al Tuo: “consummatum est”, tutto è compiuto... Pienamente conscio di essere il successore di Pietro, Montini legge la sua dipartita in rapporto alla Chiesa, ai fratelli che ha avuto il compito di confermare nella fede. Ti seguo; ed avverto che non posso uscire nascostamente dalla scena di questo mondo; mille fili mi legano alla famiglia umana, mille alla comunità, ch’è la Chiesa… “Discessus pius”, morte pia. Avrò davanti allo spirito la memoria del come Gesú si congedò dalla scena temporale di questo mondo. Paolo VI interpreta la propria morte nella luce della morte di Gesù, poiché il credente è un uomo chiamato a conformarsi pienamente a Cristo, in vita e, supremamente, nella morte. Gesù stesso, ricorda espressamente il Papa, ha inteso la sua morte come l’Ora del compimento della sua esistenza e della sua missione in questo mondo. Ne ha avuto coscienza del carattere salvifico, tale da comandare ai di- scepoli di farne perpetua memoria nell’Eucaristia, fino al suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. La riflessione del Papa ancora una volta si fa affettiva: La sua morte fu rivelazione del suo amore per i suoi: “in finem dilexit”, amò fino alla fine. E dell’amore umile e sconfinato diede al termine della vita temporale esempio impressionante (cfr. la lavanda dei piedi), e del suo amore fece termine di paragone e precetto finale. La sua morte fu testamento d’amore. Occorre ricordarlo. La conclusione non può che essere: Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata… per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all’estremo momento della vita si ha il coraggio di fare. Lo slancio del cuore del Papa, infiammato dell’amore di Cristo, abbraccia, infine l’umanità tutta: Uomini, comprendetemi; tutti vi amo nell’effusione dello Spirito Santo, ch’io, ministro, dovevo a voi partecipare. Cosí vi guardo, cosí vi saluto, cosí vi benedico. Tutti. E voi, a me piú vicini, piú cordialmente. La pace sia con voi. E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo. Amen. Il Signore viene. Amen. Don Luigi Dal 1 aprile al 30 giugno 2015 Anagrafe della nostra Comunità pastorale Battezzati in Cristo per camminare nella vita nuova 03. Davanzante Francesca (4 aprile); 04. Bavoni Andrea, 05. Milani Christian, 06. Palumbo Anna, 07. Travaini Vittoria (19 aprile); 08. Bovalini Riccardo, 09. Bulgarello Maria, 10. Itta Giulia, 11. Paredes Ordonez Jean Carlo, 12. Terzulli Matteo; 13. Velati Maria Virginia (23 maggio); 14. Acquani Maria Stella (24 maggio); 15. Baroni Samuele, 16. Panico Samira, 17. Resta Leon (14 giugno). Uniti nel Sacramento dell’Amore 1. Pogliani Paolo con Francavilla Monica (30 maggio) 2. Ceolin Francesco con Azzari Giulia (31 maggio) 3. Cataudella Natalino con Aquadro Sara Bruna (2 giugno) 4. Altomare Giovanni Carlo con Giannone Barbara (6 giugno) Defunti in Cristo per risorgere con Lui 34. Lobbia Amelia (14 aprile); 35. Lobbia Amelia (14 aprile); 36. Gola Maria Pia (16 aprile); 37. Giustina Liliana (16 aprile); 38. Panzuto Francesco (21 aprile); 39. Tavilla Angela (21 aprile); 40. Pozzi Paolo (30 aprile); 41. Croce Italia (9 maggio); 42. Salviti Annunciata (23 maggio); 43. Cavalli Severina (25 maggio); 44. Paltrinieri Aida (11 giugno), 45. Pomini Libero (13 giugno); 46. Ventoruzzo Laura (19 giugno). Giornata di apertura dell’anno pastorale 2015-16 “Educarsi ed educare al pensiero di Cristo” Sabato 19 settembre a Ballabio I Consigli pastorale ed economico, i Catechisti, la Caritas, gli animatori liturgici, i collaboratori dell’Oratorio inizieranno il nuovo anno pastorale con la consueta giornata di ascolto della Parola di Dio, di preghiera comune, di fraternità cristiana. Ispirandoci alla nota pastorale del nostro Arcivescovo su “il pensiero di Cristo”, mediteremo e ci confronteremo su che cosa significa educare se stessi e cercare di educare chi sta crescendo ad assumere una mentalità conforme al Vangelo di Gesù. Ecco il programma della giornata: PARTENZA in pullman da via Flaminio alle 8 e da via Pitteri 54 alle 8.10. RITORNO per le ore 18 circa ISCRIZIONI presso la segreteria di via Dei Canzi, 33 versando un contributo spese di euro 20,00 (pullman, pranzo, ospitalità) Spero vivamente che questa Giornata dia slancio e tono al cammino che faremo insieme. Don Luigi COME Calendario liturgico —pastorale 02 04 06 08 S SOSTENERE LA PARROCCHIA SS. NOME DI MARIA? DOMENICA - X DOPO PENTECOSTE Raccolta straordinaria offerte per le opere parrocchiali M G - S. G M , Facendo un -T S - S. D (F BONIFICO A: ) PARROCCHIA SS. NOME DI MARIA BANCA PROSSIMA FILIALE 5000 ,S 17.00 - 17.45, S. M 09 10 12 13 14 15 S V :C DOMENICA - XI DOPO PENTECOSTE L IBAN: - S. L D M (F ) IT62M033590160 0100000013979 M 17.30, Santuario: S. Messa con Supplica alla Madonna delle Grazie Causale: OFFERTA G V RESTAURO - S. S , ( SANTUARIO ) Ss. Faustino -A B.V. M ( SS. Messe della Solennità: 9.00 in Santuario; 10.00 in S. Martino; 11.15 in SS. Nome di Maria. SS. Messe vigiliari della Domenica: 18.00 in SS. Nome di Maria e in S. Martino 16 DOMENICA - XII DOPO PENTECOSTE SS. Messe: 9.00 in Santuario; 10.00 e 18.00 in S. Martino; 11.15 in SS. Nome di Maria. ) e Giovita. L’offerta è deducibile al 19%. Contattare comunque il parroco Don Luigi (347-2978499 ) per la firma dei documenti necessari.