La tetta perfetta

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La tetta perfetta
La tetta perfetta.
( storia di una ragazza in bicicletta)
Dopo l’sms e la telefonata di Frank,mi stavo
sforzando di trovare almeno uno, dicasi uno,
aspetto positivo in quella situazione.
Le cinque di mattina, dormito 3 ore, ed un vento
freddo che si insinuava negli stretti spazi concessi
dall’abbigliamento a cipolla.
Concentrandomi sul rumore delle ruote sulla ghiaia
a fianco della ferrovia di Busalla , mi aggrappai a
quel suono come unico acustico elemento
consolatore di ciò che stava decisamente
cominciando come una giornata storta.
Frank non era tipo da allarmarmi, anzi , piuttosto
che scomodarmi si sarebbe tagliato un braccio, ed il
fatto che lo avesse fatto così esplicitamente,
semplicemente mi terrorizzava.
“ Ugo vieni al Castello della Pietra! E’ urgente!”
Stessa richiesta scritta in un sms.
A Ronco Scrivia ragionavo su due cose:
a)Se fosse stato nei guai avrebbe di certo chiamato
la polizia. b)Perché ero stato così ridicolo da
portarmi la pistola a piombini e la carabina?
Armi che non avrebbero impaurito un fagiano, ora
ostacolavano la mia avanzata. La pistola dapprima
eroicamente infilata nelle braghette e dopo spostata
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nello zaino a causa del gelido metallo contro la
chiappa, e ora basculante nel fianco sinistro.
La carabina , nella sua sacca da biker-hunter mi
provocava dolore e attrito alla pedalata su tutta la
dorsale sinistra.
Se già ero cupo, a Isola del Cantone vedo nero.
Nel vero senso della parola.
La provinciale per Vobbia è totalmente al buio.
Mi fermo, bevo un po’ di thè caldo, ed estraggo la
torcia comprata al MARC.
Dieci euro di superalogena a led (ricaricabile).
Esito un istante con il piede sul pedale prima di
ripartire. Un flash, 10 anni di gare in mountain bike
ti forgiano e mi torna in mente quella volta al
Monte Serra, con una partenza buia di temporali ed
ora legale. Un mese fa ho cambiato le gomme alla
GT. Su queste 2.2 mi bilancio, mi alzo e pedalo. La
strada, da buia , passa in pochi tornanti al nero
totale.
Alla mia sinistra non vedo neanche uno spicchio
del lago di vobbietta. Mi concentro ed aspetto il
segnale del Ponte di Zan e relativa gola.
Ho 10 minuti per pensare al da farsi. Ammetto che
il mio unico piano consiste nel salire al Castello,
accendere la torcia e gridare “ FRANK!!”. Supero
un delizioso anfratto , spesso mèta di bagni estivi
nel fiume e vedo nel buio lassù, l’ombra del
Castello.
Uno dei più straordinari edifici fortificati della
Liguria, che può ben essere considerato il
capolavoro dell’architettura castellana della Valle.
Incastrato fra due scenografici torrioni di puddinga,
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come perfetto esempio di simbiosi con la natura,
domina la stretta valle sottostante ed offrendo un
notevole impatto visivo il maniero si manifesta in
tutto il suo splendore.
Da ragazzi andavamo a dormire lì con il sacco a
pelo e prima della ristrutturazione la prova di
iniziazione dei pivelli consisteva nel salire a piedi
lungo un torrione sospeso nel vuoto ed apporre la
firma sul quaderno posto sulla cima. In realtà a me
facevano decisamente più paura le segrete dove
ogni tanto capitava di trovare un osso.
Le sei meno un quarto.
Ero sotto.
Conoscendo la salita al Castello, conscio del fatto
che dovrò spingere la bici soprattutto nell’ultimo
pezzo , tiro fuori la pistola a piombini e la torcia.
Come un soldatino si sente più sicuro con il suo
fucile a tappi. Guardo il display del cellulare, il
segnale non è stabile , è un riflesso. Un rumore tra
me e la bici mi gela. Con estrema calma punto la
pistola alla fonte del rumore ed illumino la scena.
Un cinghiale , decisamente indifferente alla mia
fonte luminosa ed alla mia dotazione di fuoco ,
annusa la ruota della bici, poi la forcella e
trovandole di scarso interesse si gira, mi offre le
natiche e se ne va.
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Realizzo che avessi avuto la 29 carbon con la lefty
da 6 mila euro col cacchio che lasciavo impunito
l’affronto ingaggiando la competizione con
l’ungulato.
Questa gliela devo raccontare a Frank.
Frank!
Accidenti! Era già trascorsa un’ora dal suo primo
sms!
Salgo veloce.
Prima degli ultimi scalini di accesso al castello,
praticamente perpendicolari, vi sono una serie di
terrazze, -tipo le cinque terre - , di certo Frank è lì.
Mi faccio strada con la torcia ed acquisisco in
ordine di apparizione: L’enduro Specy di Frank con
i cerchi purple che gli ho venduto, una sfigatissima
tenda anni 70 blu e rossa ( che non gli ho venduto
io) e Frank stesso davanti ad un albero semi piegato
un po’ all’indietro con una tazza in mano.
Lo inserisco meglio nel cono di luce quadro e lui
mi porge il dovuto saluto ad un amico che tirato giù
dal letto alle cinque : “ Ugo,…sto pisciando”.
Francesco Sicopoli detto Frank. Classe 64 ,
emigrato in England come panettiere e rinomato
sciupa femmine appassionato di mountain bike.
La caccola, se ne stava lì tranquillo a terminare la
sua pisciatina contro l’albero, incurante del mio
sguardo mutante in Super Sayan.
“ Ciao Ugo , accomodati…”.
-FRANK! Ma che cazzo dici? Accomodati? Mi hai
tirato giù dal letto alle cinque , mi sono fiondato
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qui, sono trafelato e , e…poi dove diavolo mi
…accomodo?
“ Ugo, …è sparita…”
- Chi è sparita?
“ Sara”
-Sara con la acca o senza acca?
Il bello dell’osmosi con Frank era che tempo dieci
secondi e diventavi coglione come lui.
“ Sarah con la acca , …è inglese…”
Brandeggio la testa sul collo, mi ergo come un
raptor e la individuo.
Dietro la tenda, appoggiata all’albero una
SARACEN , precisamente una ARIEL. Telaio blu
e nero, con deliziose bordature purple nei pressi dei
gusset. Bella bici! Sicuramente comprata da Evan’s
Cycle.
Rimetto a fuoco su Frank che apre Frankipedia e
continua.
“ ha 28 anni, è molto carina. Architetto con studio a
Londra, e sedici impiegati. Usa la bici tutti i giorni.
Tacco 12 e gonna grigia, semina il panico nella
city.
Ci siamo conosciuti nel Somerset, lei si era persa in
bici ed io cercavo un antico sentiero di caccia.
Ugo io la amo. Lei ha la tetta perfetta.”
-Bravo Frank, mi raccomando non accoppiarti mai
a donne inferiori a top model e meno brutte di
Scarlett. Rispetta la tradizione.
Ed il glorioso passato di Frank rendicontava uno
score pluripremiato dai tre fattori cardine del suo
successo con le donne: pane, amore e mountain
bike.
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Una deliziosa, fragrante profumata brioche italiana
era il pass per una gita in mountain bike che
terminava sempre nello stesso locale: la camera da
letto.
A Pasquetta di due anni fa pedalavamo da due
giorni in val d’aveto quando incrociammo una tipa
subito catalogata nella sezione down formose.
Burrose in bici che macinavano chilometri nella
speranza di perdere qualche etto. Si riconoscono
immediatamente. Non hanno mai il caschetto
messo bene. E’ sbilanciato o a destra o a sinistra
alla bersagliera.
Lei si definì freerider, Frank freesexer.
Il giorno dopo erano all’Hotel Cenobio dei Dogi di
Camogli ad esplorare nuovi sentieri.
Lo stesso Frank di allora mi fissava infreddolito,
con aria spaurita dietro al bordo di una tazza da
campeggio.
“ Saranno state le quattro circa, alll’alba, quando
abbiamo sentito dei rumori dal boschetto, come
fossero dei cinghiali. Lei è uscita subito dalla tenda,
in mutande, con la macchina fotografica. Il tempo
di mettermi la felpa ed è sparita”.
-Cazzo Frank! Dobbiamo chiamare subito la
polizia!
“ Non posso. Nessuno deve sapere che lei è qui. Il
suo ex marito a Londra la minaccia, e con lui tutti i
boss delle ex ditte alle quali ha fatto perdere
importanti appalti.”
-Frank! Sveglia! Una ragazza di 28 anni ( gran
gnocca a quanto mi dici ) è sparita!
Io chiamo la polizia!
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“ Ugo non farlo. Per favore.”
Frank così abbattuto non si era mai visto.
Nemmeno quella volta che una incantevole tipa
l’aveva invitato a casa sua il sabato sera e lui aveva
scoperto che dovevano girare un video musicale
per una rockband sconosciuta. Un brutto colpo.
Gli metto una mano sulla spalla.
-Frank, …la ami?
“ Sì. Questa volta è diverso. Stiamo insieme da tre
mesi, Ugo non voglio perderla…”
- (Sì Frank, …il problema è che l’abbiamo “già”
persa.)
La luce del giorno piano piano , apre una bella
visuale sulla ValVobbia.
Consegno la mia preziosa torcia ed appoggio la mia
bici contro quella di Sarah , mettendo un sassolino
tra l’ultima maglia della catena ed il dente
dell’ingranaggio della corona. Se qualcuno vuole
fottermi la bici , avrà di che tribulare.
-Ok Frank.
-Cerchiamo la digitale di Sarah.
Scendo verso il boschetto mettendo a fuoco il
terreno:
Una combetta.*
Uno stercoraro.
Due ricci.
Tòc!
Con il piede urto un oggetto irregolare.
E’ la Nikon di Sarah.
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Prego il santo protettore dei fotografi (E’ Santa
Veronica.
La protettrice dei fotografi) e premo ON/PWR.
Il display conferma.
Non vedo Santa Veronica ma quasi.
Sarah è bellissima.
La freccetta di destra della ghiera di rotazione è un
caleidoscopico occhio indiscreto della vita di
questa donna.
Un campo di grano con Sarah tra le spighe.
Le bici vicino al fiume.
Una fixed rosa a Londra.
L’ala di un aeroplano e relative nuvole.
L’aeroporto Cristoforo Colombo dall’alto.
Le ciminiere dell’antica fabbrica abbandonata ad
Isola del Cantone , immagine simbolo di un album
dei Pink Floyd.
Il Castello della Pietra.
Un uomo con un passamontagna nero.
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Sento il rumore dei passi di Frank convergere nella
mia direzione.
Rapido imbraccio lo zaino e ci ficco dentro la
macchina fotografica di Sarah.
Estraggo la borraccia nell’attimo in cui arriva.
-Ne vuoi un po’? E’ ancora caldo.
“ Ugo sono disperato. Era sotto la mia tutela”.
-Perché non mi spieghi bene perché siete venuti
proprio qui?
“ Suo padre era di Berlino. Studiò a fondo tutti i
castelli tedeschi, in particolare i palazzi di berlino e
Potsdam. Fondò uno studio d’architettura che
riproduceva per la borghesia tedesca
contemporanea le tavole di costruzione dei manieri
dei secoli scorsi.”
Accumulò una fortuna, e la sua notorietà crebbe
sino a che non fu accusato di avere depredato
alcune vestigia storiche. I nemici del padre ,
parlarono di veri e propri tesori rinvenuti in vari
siti, che una volta trasferitosi in Inghilterra gli
hanno permesso di stabilire il suo studio nel pieno
centro di Londra.
Sarah, penultima di quattro figli, è l’unica ad aver
ereditato la passione paterna.
Lo ha sempre biasimato , sostenendo che –
comunque- il reale valore di un castello si trova
fuori dalle mura. Poco oltre i fossati delle fortezze,
una fervida vita parallela era testimoniata dal
transito di gioielli , monete, e preziosi. Tutto nel
raggio di 500 metri dai bastioni. Accadde a Fénis in
Valle d’Aosta nel 1300 circa. Aimone di Challant
ordinò una serie di materiali preziosi. La carovana
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giunta a destinazione oltre il tramonto, festeggiò in
una locanda con alcune donnine. Sparirono i
preziosi e tutte le monete del compenso ricevuto”.
Cioè scusa Frank , Sarah e suo padre cercano tesori
“ nei pressi “ dei castelli?
“ Esatto. Ed un mese fa circa mi ha confidato la
storia di Spandau”
( Pensavo a Monica, innamorata di Tony Hadley,
voce degli Spandau Ballet ).
“ Spandau in Germania è strategicamente situata
alla confluenza tra lo Havel e lo Spree. E’ stato il
più antico insediamento di Berlino. La cittadella (
ed i suoi dintorni , appunto) fu costruita sul sito di
un castello del XII secolo.
Il padre di Sarah, comprò una minuscola casetta
limitrofa allo Jiuliusturm, l’antica prigione.
L’esplorazione dei fossati ( alti 200 metri) portò al
ritrovamento di monete e manufatti preziosi.”
-Ho capito. Ok Frank si fa tardi. Torno a casa ,
faccio una doccia e scappo in studio. Tu mangia
qualcosa, e cercala. Nel pomeriggio vengo con
l’auto e carichiamo le bici.
Dobbiamo far uscire la volpe.
“ Ugo, proviamoci, Sarah è qui in incognito, non
posso avvisare la polizia. Prima di partire le hanno
notificato dalla germania una ingiunzione fiscale
con l’obbligo di non allontanarsi da Londra.”
-Ah ecco…pare che la Merkel prentenda la
restituzione dei tesori di Spandau eh…?”
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Torniamo alla base del castello e la luce diurna mi
permette di acquisire con maggiore precisione i
dettagli della scena nell’improvvisato
accampamento.
Frank , scusa ma non siete saliti in bici?
“ Si, io pedalavo , Sarah ogni tanto spingeva a
piedi, perché?”
Strano, la sua bici non ha un solo schizzo di
fango…
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La doccia a fine giro è per il biker, il lettino dello
psicologo per il paziente.
Te ne stai lì , mentre il getto caldo scende tra le
spalle ( anche senza la s spesso ) e scivolando sulle
natiche termina la sua funzione di nirvana del
dopo-giro.
Generalmente i miei pensieri riconducono a
dissertazioni profondamente filosofiche, del tipo:
1-Avessi gonfiato le gomme a 2.40 la bici
rimbalzava meno.
2-Il reggisella telescopico è una minchiata.
3-Averlo fatto al contrario il giro della Nucleare
sarebbe stato più divertente.
4-Cazzo! Ho dimenticato di accendere la Go-Pro!
E così via.
Quella mattina , invece, me ne stavo appoggiato
con una mano alla parete in silenzio. I brividi lungo
la schiena erano rivoli di promemoria di una
situazione davvero incasinata che conducevano ad
una certezza: Il Maresciallo Minervini dei
Carabinieri di Busalla, questa non me l’avrebbe
fatta passare liscia, per quanto fosse pure lui amico
di Frank.
Solo un tardivo ricordo in zona cesarini dell’ultima
doccia con Monica , mi spinse a chiudere l’acqua
controvoglia, respingendo quel fremito pubemnemonico.
Me la stavo rischiando.
Visto che di professione faccio l’avvocato.
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DE CRESI/SALVETTI.
Studio legale II piano
Ormai erano sei mesi che Monica aveva
abbandonato sia lo studio che il sottoscritto.
Ed un bouquet di sentimenti mi attendeva ad ogni
ingresso nel portone.
Tuttavia non era mia intenzione sostituire la targa.
Prima di tutto perché mi concedeva l’estrema
unzione del ricordo, e poi perché –diciamoci la
verità- si trattava di buttare via 70 euro.
I clienti nuovi , poi, completavano l’opera di
rinnovo del dolore, chiedendo puntualmente conto
dell’assenza dell’Avv. Monica Salvetti, lei sì che
avrebbe potuto fregiarsi del titolo di “tetta
perfetta.”
Infilo il cavetto del cellulare al sistema di
amplificazione, premo connect ed aspetto che mi
risponda Lorenzo dando ufficialmente il via al
reclutamento per la caccia alla volpe.
-Pronto?
(rumore di passi svelti sopra una scalinata di
marmo, …Lorenzo è in ritardo all’udienza…)
“ Ciao Ugo, dimmi in fretta , sono in ritardo
all’udienza…”
Abbiamo una volpe fuori domattina alle 8, è per
Frank.
“ Ok ma ti avviso, io faccio serata al lunarossa
stasera e torno tardi.”
Lorre! Ma quale serata , hai 54 anni!
“ Appunto, domani è sabato e io finchè posso me la
ballo!”
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Gli altri due guerrieri della mountain bike li ho
coinvolti con facilità. Non hanno opposto la benché
minima resistenza.
Ivano il meccanico, detentore della bici nuova non
aspettava altro, trovandosi ancora nella fase godicatena-godi!.
Riccardo mi rimanda ad un postpausa caffè al bar ,
assicurandomi la presenza.
Il suo atteggiamento minimalista è del tutto
giustificato:la caccia alla volpe l’ha inventata lui.
Muniti di radio e/o cellulare si arriva in una zona
sconosciuta o semi e ci si apre a ventaglio battendo
sentieri diversi. Chi ritiene di aver trovato il più
bello contatta gli altri che devono, sulla scorta delle
indicazioni fornite via radio, raggiungere il
compagno.
A volte si litiga, a volte ci si perde.
Il sottoscritto è stato tratto in salvo grazie al nokia
3330 di un pastore.
Da ore vagavo, stremato dai tafani, senza la
certezza della meta.
La squadra era pronta.
Noi tre più Frank.
A proposito. Perché non mi risponde al telefono?
Congedatosi da Ugo, Frank aveva smontato la
tenda, e pazientemente rassettato l’area
provvedendo al ripristino della radura, come se
nessuno fosse mai stato lì.
Lo impensieriva moltissimo non aver ritrovato la
macchina fotografica di Sarah.
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Fissò l’ARIEL ad un albero, nascosta alla visuale
dal sentiero, ed assecondando il single track si
preparò a scendere.
Tese il collo in alto ad affinare l’udito in cerca di
segnali acustici riconducibili alla sua compagna.
Silenzio.
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L’appuntamento era fissato alle 14.30.
Tuttavia le norme deontologiche forensi
prevedevano –quantomeno – una decina di minuti
d’attesa, anche nel caso tu non stessi facendo una
benemerita mazza.
Una immediata concessione dell’avvocato equivale
a voler dire, non ho un granchè di lavoro, quindi
venite pure.
Mi tornava in mente la storia con la quale avevo
conquistato gli amici di Monica.
Un avvocato napoletano, da poco insediatosi nel
suo nuovo studio, da due giorni non vedeva anima.
La terza mattina scorge dalla porta a vetri un
signore diretto verso il suo ufficio.
Rapido, impugna la cornetta del telefono, e con
l’altra mano prende appunti lanciandosi in una
concitata conversazione telefonica.
Il signore , ormai sull’uscio, gli fa un cenno con la
mano, ma lui, ostenta un impegno telefonico
assolutamente imprescindibile.
Dalla porta il signore si sbraccia: macchè,
l’avvocato con la mano a coppola gli intima di
aspettare.
L’invito all’apertura aumenta: Apra! Apra! Apra!
(ndr -ripetuto 22 volte vi ricorderà qualcuno-).
Finalmente l’avvocato spinge il pulsante d’apertura
e lo riceve.
“Scusatemi, era importante, ditemi, cosa posso fare
per voi?”.
- Niente Dottò…sono il tecnico della Telecom ,
sono venuto ad attivarvi la linea…”
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Alle 14.40 faccio accomodare i Sigg.ri Segalerba.
Precedo la concessione della parola al gesto che
equipara il “ditemi “ di un avvocato all’ingresso
della Corte.
Indosso la giacca.
Ecco, ora potete parlare.
Il sig. Giambattista Segalerba ha studiato. In cinque
minuti netti snocciola la situazione del contendere
corredata di estrazione genealogica, ed esposizione
catastale dei possedimenti ( li ha chiamati così) nel
territorio di savignone.
Attivo con naturalezza il microfono incapsulato
all’interno della pallina da golf che contiene un
microregistratore vocale con 10 giga di memoria.
E’ bello rammentare ai clienti cose dette che
magari non ricordavano, e nello stesso tempo, puoi
studiarti le cose con calma, concentrandoti su altri
particolari.
Come la moglie del sig. Segalerba.
Due occhi da cerbiatto, ( sì lo so fa un po’ Baglioni
anni 80 ma è così, cerbiatto proprio) e quel minimo
sindacale di trucco, che fa tanto
scusamitantoamoresonouscitadicorsa.
Con gli occhi in codice losochemicapisci mi sta
comunicando che stanno ancora insieme, ma si è
ritagliata i suoi spazi.
Che bella sei.
Fissa il modellino di motoscafo anni 30 che separa
me dai clienti. Alla base la scritta “
RENOVATIO”. Acquistato in Francia il giorno
stesso che mi lasciò Monica.
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Significa RINASCITA.
Sposto sotto il naso di Mister Possedimento una
cartellina con della modulistica e torno a cercare i
suoi occhi.
Che carina sei.
Gengis Khan di savignone conclude in forma
prevedibile : “ Avvocato io a questi gli voglio fare
un culo così!”.
-Sig. Segalerba , le garantisco che abbiamo ottime
probabilità di successo.
Imposto la voce 3 e riempio il corridoio
comunicativo con cerbiatto.
-E’ stato un piacere….
“Grazie avvocato, a presto.”
Li accompagno, in attesa dell’evento successivo.
L’attimo carpe-diem che dirà se ho fatto colpo,
oppure una figura di merda colossale.
Come un neo Gagarin, mi godo, l’atterraggio al
suolo del biglietto che cerbiatto lascia cadere con la
mano protesa all’indietro.
Il cuore si ferma, la prostata esulta.
E’ un trionfo di feromoni, prostaglandina e
adrenalina del sentimento.
E’ Natale! Raccolgo il biglietto con la delicatezza
di una farfalla.
Lo apro piano cercando il cellulare per
memorizzare il numero scritto.
Sbianco.
Manco.
Svengo.
Sul biglietto solo due parole.
“ salutami Frank”.
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Le sedici in punto.
Di Frank nessuna notizia.
Chiudo studio e vado a casa. In auto mi dirigo al
castello.
Nel tragitto maledico Frank ogni 500 metri. Giunto
ad Isola, propendo per l’offesa diretta e lo chiamo.
“ Ugo, dove sei?”.
-Come dove sono? Potevi farti sentire accidenti!
“ Ho fatto un mucchio di cose, compreso trovarmi
una stanza alla pensione Vobbietta, rassettato su al
castello, ho fatto un po’ di spesa, ed ho consultato il
sito dello studio di Sarah. Tutto tace. Ti aspetto di
sotto.”
La pensione vobbietta è affascinante. Tutta di
legno, dentro e fuori, appare al visitatore come una
baita di montagna, ubicata vicino al lago.
Più volte pregai Monica di congiungerci in quel
boscoso talamo, ma sono sempre stato cassato con
la frase d’ordinanza : …un letto ce l’abbiamo….
Quando sale in auto Frank già lo odio di default.
Mi contengo e la prendo alla larga.
-Frank ho messo su una caccia alla volpe per
domattina. Ma ti avviso, se non troviamo tracce, ad
ora di pranzo chiamiamo i carabinieri.
“ Ugo vado nei casini”
-Ci sei già nei casini!
-Mi spieghi come hai fatto a beccare la sig.ra
Segalerba? ( eccoci al punto!). E’ stata da me oggi
e ha chiesto di salutarti.
“ Veramente? “
- Sì, per il resto ha parlato suo marito.
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“ Come suo marito. Scusa non è venuta da te per la
separazione?”
-No, hanno questioni di terreni. Problemi
confinanti.
“ Sai che lei è stata l’unico NO della mia carriera?”
-Ah ecco allora ne sapevo un altro , così fanno due.
“ Comunque Irene ( Irene?? Irene già mi piace
…Irene…) è una donna fantastica; un sabato sera
era da sola ad una festa e l’ho riaccompagnata a
casa. Percepivo una carenza d’affetto, ma il nostro
unico contatto fu un candido bacio. Mi confidò di
suo marito affetto da una malformazione cardiaca
diventato nel tempo sempre più morboso ed
ossessivo senza motivo alcuno. Lei non l’ha mai
tradito.”
Superato il Ponte di Zan, mi apparve il castello.
Sarah dove sei?
Sistemo la Jeep Compass, funzionalmente al carico
delle bici al nostro ritorno.
Saliamo in compagnia dell’angoscia di trovare
qualcosa di Sarah.
E’ l’immagine dell’uomo incappucciato che
m’indirizza ad un aggiornamento della situazione,
per cui convengo di sparare subito in faccia al mio
amico la questione.
Scusa Frank, ma voi , con Sarah dico, a sesso
eravate avanti no?
“ Ugo, cazzo di domande fai? Eravamo
avantissimo, perché?”
-Cioè, tipo lei si vestiva da suora? Li facevate i
giochi strani?
“ Suora mai. Un paio di volte la crocerossina.”
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E tu?
“ Sono stato Comandante aeronautico, poi agente
segreto e infine terrorista.”
-Terrorista?
“A lei piaceva.”
“Indossavo un passamontagna…”
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Il Capitano Minervini della locale stazione dei
Carabinieri di Busalla malediceva il giorno in cui
aveva rifutato un corso gratuito d’inglese offertogli
dall’Arma. Non intendeva trascurare , ai tempi, la
sua passione per il tiro a segno.
Osservava quel fax , arrivato da meno di un
minuto, scritto in lingua inglese tranne l’ultima
frase in calce – si segnala urgenza -.
A mezza pagina la foto pur se sgranata dal
bianconero, ritraeva una bellissima ragazza.
L’appuntato Deroma era assente. A lui , grande
smanettone di internet, avrebbe potuto chiedere
conforto per capire il senso di quella
comunicazione.
Minervini, contrariato, ammise che aveva ancora
necessità del supporto dell’adorata figlia Gaia.
La ragazza aveva bruciato le tappe.
Sostenuti gli esami di certificazione durante il ciclo
delle scuole elementari e medie, si era fiondata alla
facoltà di lingue scegliendo l’arabo, e venendo
subito precettata dalle istituzioni per
l’alfabetizzazione dei gruppi di extracomunitari.
Una tipa con le palle.
Il Capitano scelse una tattica di avvicinamento
cauto.
Premette il tasto touch del suo telefono inviando il
suo SMS.
< Ciao amò sei al lavoro? Tanto che non ci
sentiamo, vieni per un saluto? Papà>
A Gaia era sufficiente un minuto per la risposta.
<<Padre sn incasinata devi tradurre qlc? Mandami
il testo>>
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Seeh…buonanotte e come te lo mando il fax?
<non riesci a passare, così ci prendiamo un
aperitivo? Ti aspetto>
<<sn in bici non riesco prova con google traduttore
poi ti chiamo doma>>
Mannaggia all’inglese, mannaggia!
Il tocco del polso sul mouse disattivò il
salvaschermo, da sempre lo stesso: uno stormo di
anatre spiccano il volo tra un lago ed un canneto.
Dei bersagli per capirci.
Lanciato il browser , una vita per scrivere tutto il
testo del fax nel box di conversione.
Google restituì il risultato.
SIS
SECRET INTELLIGENCE SERVICE ( senza
traduzione)
La comunicazione che pervenuta verrà nella notizia
nostra agenzia in controllo di soggetto Sarah Spitz
del nome.
Dare reato polizia di dogana.
La telefonica cella zona proviene dal perso contatto
sul campagna Vobbia.
Seguito vigile stato allerta.
Foreign Office (senza traduzione)
Captain L.J.Smith
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Il Capitano Minervini perplesso, stampò la pagina
la accomodò nella vaschetta POSTA IN ARRIVO e
decise che se qualcuno scriveva certe cazzate non
era un problema suo.
Indossò la giacca. Ci voleva una sambuca.
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I due amici giunsero al castello nei pressi della
radura in 15 minuti. Frank aveva detto la verità. Le
bici erano ordinatamente custodite all’albero.
Tenda, vettovaglie caschi e borsoni riposti come
bagagli in attesa dell’imbarco aereo.
Sospirarono ad intervalli regolari, a voler
acusticamente spezzare quel silenzio che ovattava
la scomparsa di Sarah.
Ormai era sparita da 16 ore.
Ugo appoggiò delicatamente il braccio sulla spalla
del compagno di avventure.
-Frank devi tenere lo zaino di Sarah a disposizione
per gli indumenti da far fiutare ai cani. Vuoi che ci
facciamo un ultimo giro?
“ Proviamoci. Prima che cali il sole.”
Accertata la portata del segnale gsm ed il
funzionamento delle torce si divisero.
Ugo prese il sentiero che su due livelli compiva il
periplo del maniero.
Il primo tratto era delizioso. Una volta di acacie era
il soffitto di un single track battuto e compatto. Poi
si apriva.
Peccato essere a piedi.
La traccia scendeva in discesa veloce lasciando in
alto a sinistra nascoste dagli arbusti le segrete. Le
barbare celle la cui unica grata anteriore dava sul
vuoto del precipizio. Agli sventurati ospiti, veniva
calato il cibo con un secchio, fatto dondolare
cinicamente davanti alla grata dai carcerieri; un
prolungato dondolio era il segnale che il detenuto
era passato a miglior vita. Quando venivano calati i
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nuovi occupanti, volavano ossa, che giustificarono
il ritrovamento a valle di resti umani.
Tra i rumori dello sbatacchiamento dello zaino, ad
Ugo parve di sentire una voce.
Riguadagnati 50 metri di dislivello in salita si
fermò ed estrasse i binocoli. Le lenti lo
avvicinarono ad una scena di giochi di bambini
nell’area picnic.
Il sole stava tramontando e si affrettò
all’esplorazione dell’ultimo quarto di castello.
Superato il bastione di puddinga, alzò lo sguardo.
Frank si stagliava sul torrione est con una corda a
tracolla a mò di alpinista.
Capelli ingrifati, in controluce sembrava un rosso
lupo mannaro.
-Fraaaank!! Andiamo è tardi!
Il solo sguardo bastò successivamente a
comunicare l’esito negativo della ricerca.
Scesero in bici e si accordarono per una bevuta alla
pensione.
La titolare propose un vassoio di affettati
accompagnati da pane casareccio. Era compreso il
salame sant’olcese e la mostardella di vobbia.
Una tregua.
La tensione lasciava spazio al cameratismo ed al
ricordo di tanti giorni trascorsi insieme. Raidate
indimenticabili.
Ugo agganciò visivamente lo spazio tra la gonna
della locandiera e le scarpe. Calze così anni 30
potevano avere un solo spacciatore: la bottega di
Nèstin a Busalla dove –ancora- potevi ammirare in
vetrina il reggipetto sanpellegrino filati e le
27
mutande da uomo filod’oro.
Indumenti che , davvero frenavano l’entusiasmo,
aumentando l’arrapamento.
Le calze antinfortunistiche lo riportarono alla vera
ragione della sua sosta.
-Frank ti devi fare “ u cunsummu”
“ Non sparar cazzate , non son certo io ad averne
bisogno. “
Lo sguardo di Ugo attivò la scansione longitudinale
della rubiconda donna.
Arrivò al volto, conscio della grama figura in corso.
Signora (scignùa) avrebbe mica della veronica?
“ Bèlin se ce ne ho! Vado tutti i giorni nei boschi!”.
Mi prende un braccio e mi conduce nel retro del
pianterreno , oltre una legnaia.
Spinge l’interruttore e m’illumino d’immenso.
Un bouquet di fragranze d’erbe mi coccola le
narici.
In bella mostra, riposte in sacchi di iuta, due
panche colme di erbe contraddistinte da un
cartellino a pennarello.
VERBASCO-RANUNCOLO-VERONICAAVELLANO-MERCORELLA-TANACETO
Accarezzo la mano di Heidi che ancora cinge il mio
braccio.
-Grande! Meglio di un’erboristeria!
Trenta foglie di veronica.
-La sa preparare?
(ormai siamo lanciati-mi si avvicina ancora di più)
“ E’ pronta in un attimo bell’ommu”
( sono a tua disposizione gran figo)
28
Tòh Frank , uno a zero. Alle tettute contadine
piaccio eccome.
29
VERONICA, Veronica Officinalis
E’ diffusa tra i 150 ed i 2000 metri nei boschi, nelle
macchie e nei prati.
Il fusto legnoso è prostrato e strisciante.
Quando sei in bici ne riconosci le spighe azzurre,
unica parte della pianta a sollevarsi da terra.
Chiamata pure “erba di laddri” a causa del suo
strisciare sul terreno per passare inosservata come i
malintenzionati truffatori.
Dalle foglie,si ricava tannino, glucosidi e saponine.
Pestando nel mortaio si ottiene un preparato che
sconfigge il malocchio e l’inappetenza. In antichità
lo somministravano ai posseduti (presunti).
A Frank furono necessari due genepy ed un
montenegro per convincerlo a bere l’intruglio.
L’azione combinata di alcool e veronica non
l’avevo mai sperimentato.
Io e la procace ce ne stavamo appoggiati ad una
vetrina in attesa che Frank ci stupisse con effetti
speciali.
Chessò tipo gli si girasse la testa, o pronunciasse
frasi in greco antico con voce demoniaca.
Niente.
Ci guardava come il daino ferito a morte dal
cacciatore.
Non ablava.
Nel luogo dell’improvvisato rito , fece la sua
comparsa un operaio in orange dress code (
Autostrade per l’Italia , sicuro).
30
Etichettò Frank come ubriaco perso e si diresse al
cesso.
Infastidito il mio amico, allungò le gambe, ed a
braccia conserte lascio cadere la testa sul petto
bofonchiando qualcosa.
Ci avviciniamo.
“…NO …male ..Sarah…NO …male…soldi dopo,
dopo germania , soldi …dopo…Sarah …”
Terminò la frase con una parola ripetuta più volte.
Supertette con sguardo complice domandò stupita:
“ …ma cos’ha detto de cheiv de cheiv ma cosa
significa?”
E’ inglese.
Ha detto: “ the cave”.
Mi aiuta a portarlo su a letto?
Una camera bellissima, profumata del legno di
castagno e rovere .
Indico il letto alla mia Miss che mi risponde con un
laconico sguardo
<
perchènoncibuttiamonoialetto?>
Frank se la ronfava.
Sul comodino di destra i documenti ed il cellulare
di Sarah.
La musichetta d’accensione del blackberry congeda
definitivamente la mia Trudy, stizzita e offesa.
Folder messages.
Sending.
Last sending.
L’ultimo inviato, la notte prima alle 3.32.
Una sola parola.
HELP.
31
E così la stimata sig.ra Segalerba aveva dato buca a
quel fustacchione di Frank èh..?
Già mi piaceva quella donna.
Ma questo, l’avevo già detto.
Sul sedile parte la musichetta di Papa Loves
mambo, suoneria della settimana. Il display
visualizza NUMERO PRIVATO.
Accosto, tanto chi chiama in anonimo sa bene che
dall’altra parte occorre più tempo all’utente
raggiunto per rispondere.
Il tempo, di norma, di pensare
chicazzoèstorompicoglionichechiamacolnumeropri
vato?
“ Buonasera Avvocato , sono Segalerba, ho
ricevuto incarico da mio marito d’informarla che i
documenti sono pronti.”
Irene?
Irene!
Ah ecco, bene. Quando posso passare a ritirarli?
“ Quando le viene bene anche stasera stessa se le è
comodo”
In effetti sarei proprio di strada…
“ Perfetto, allora insisto anche per la cena vista
l’ora”.
Ve la state gustando vero?
Ve la immaginate già lì mezza nuda sul divano che
v’implora di copulare, eh?
Marcello…vieni Marcello!
Maschio Italiano 1 – Frank anglosassone 0.
- Signora lei è gentilissima. Sarò da voi in quindici
minuti.
32
“ Sono da sola avvocato. Per mio marito il venerdi
è sacro. Ha le boccette. A dopo.”
Click!
Tengo il cellulare ad altezza bocca facendo
ritmicamente cenno d’assenso, ebete allo spazio
circostante.
Ridondante, il mio mantra conferma…sì …sì
Irene…vengo…vengo
Poi mi desto.
Ma perché diavolo mi hai chiamato con il numero
nascosto?
33
Da Ronco Scrivia, in direzione Busalla, si giunge a
Borgo Fornari.
Do you know Borgo Fornari?
La frazione dove organizzano una gara di MTB a
cui ho partecipato un paio di anni per poi stufarmi
di terminare le mie fatiche in un gelido torrentello.
Al bordo di quella unica strada la folla esultava per
la Coppa Adriana e per le epiche gesta di Mister
Geo Davidson , pioniere del ciclismo e Presidente
del F.C. Genoa Club ( io sto con la Samp, la
verità). Nel 1886, lo scozzese, fu campione italiano
di velocipede grazie alla vittoria nella gara di
Busalla di oltre 130 km.
Comunque, giunti a Borgo si gira all’altezza
dell’asilo Davidson ( appunto) e si prende il bivio
per il Passo della Castagnola da dove infine si
raggiunge Fraconalto.
All’ingresso del paese, la villa dei Segalerba
dominava sia il lato ligure che il prospiciente
territorio piemontese sul Pian dei Grilli e
Voltaggio.
Tengo l’auto in moto davanti al cancello e la febbre
aumenta.
Ta-clack!
Sesamo apre l’ingresso carrabile e si illumina il
breve vialetto.
Respiro.
Irene.
Respiro.
Oh…Irene!
Irene?
34
“ Oh..buonasera Avvocato, ma come a fa a
conoscere il mio nome?”
(coglione, coglione, coglione)
-Ah! L’ho letto dalla visura che mi ha dato oggi suo
marito! Questa splendida villa le appartiene per un
quarto!
“ Complimenti! Ha già studiato la nostra causa! Si
accomodi.”
Mi parte lo scanner.
Debbo confessare che a mio modesto modo di
vedere ( appunto quello che vedo) l’abito fa il
monaco. Eccome.
Una donna-gonna ha un approccio maggiore alla
socializzazione ( sesso, per capirci) rispetto ad una
femmina-pantalone.
Con l’eccezione di coloro che indossano neri
pantaloni attillati con ampio margine visivo sulla
caviglia.
Come Irene.
Che integra il proprio outfit con un reggiseno
perfettamente riempito sotto la maglietta cotone
bianco a delineare una certa quarta coppa C.
Ha uno chignon basso rispetto ad oggi.
Mi piace.
Tanto.
Sig.ra Segalerba, grazie per l’invito, le dico con
sincerità che a casa mi sarei accontentato di un
toast, è stata una giornata pesante.
“ Irene, avvocato, sono Irene”
Vada per Ugo allora, per quanto sfigatiello.
35
Può un uomo godere il doppio?
( dài non pensate subito alle gemelle…)
Mi trastullavo il palato con i tortelli di zucca e
simultaneamente gioivo della libera confidenza
dello sguardo puntato alla mia commensale.
Ed alle sue strepitose tette, la verità.
E’ un sincrono accordo mentale.
Marito e Monica restano fuori dai nostri discorsi.
Fino al caffè me la gioco da gran campione
narrando la storia del vitigno aglianico di Taurasi e
relativa leggenda dell’importazione salvezza dalla
california.
Poi lei batte ed entra in base.
Così.
Fluida, mi scivola seduta sopra, mi prende la testa
tra le mani e mi bacia.
Le prendo il sedere e la avvicino ancordipiù.
Sono il numero uno.
E’ una quarta coppa C!
-Irene…(bacio)…Irene…(bacio e
lingua)…Irene…non voglio che sia una volta
sola…
“ Eh…Ugo…( bacio, bacio angolo della bocca e
bacio lingua) questo dipende da te …”
L’ho presa in braccio in cerca del divano più
vicino.
Avevo un mucchio di buoni motivi per convincerla
a rivedermi.
36
Papa loves mambo aveva lasciato il posto a
blurredlines di Robin Thicke.
La canzone che plagiando Marvin Gaye offendeva
il doppio la sua memoria.
Le sette un quarto.
Laggiù cervello/pisello attivò il rewind.
Irene.
Dopo il tie break aveva lasciato intendere che
sarebbe stata libera anche l’indomani sera ma non a
casa sua.
Musica per le mie orecchie.
L’inno nazionale per la mia prostata.
Frank qualcosa di buono alla fine era riuscito a
farlo.
Questa storia doveva finire nel miglior modo
possibile.
Avremo trovato Sarah in qualche montano rifugio,
ed io avrei trascorso la mia seconda integrazione
sesso-emotiva con Irene la sera stessa.
Dovevo fare in fretta.
Gli amici mi aspettavano alle 8 in piazza.
E poi avrei chiamato Frank, nel caso fosse ancora
vivo, tra le braccia della rubiconda locandiera.
37
I miei amici sono spettacolo puro.
Primancora di arrivare in front of al Comune di
Busalla, all’altezza della farmacia già noto le tre
bici buttate a male sulla panchina ed un uomo
anziano sul bordo.
-Ciao Diddi, i nostri eroi sono dentro?
“ Buongiorno Ugo. Sono nel bar!”
Ringrazio la sentinella socialmente utile e faccio
sentire il suono dei miei SPD 747 Shimano, come
un gringo che s’affaccia al saloon.
-Caffè grazie!
Ditemi voi com’è umanamente comprensibile che
questi cinghiali dei miei amici si possano divorare
due brioche, un tocco di focaccia ed un cappuccino
a testa prima di sorbirsi 40 km pedalati.
Muovetevi bikers!
Lascio la bevuta pagata a Diddi ed il nostro corteo
inforca Via Vittorio Veneto, attivando la modalità
poser-blocca traffico.
Busalla non è Brooklyn e per i residenti ormai
siamo un rito comune accettato di buon grado.
Ogni sabato mattina, occupiamo a velocità cruiser
tutta la corsia.
Dal marciapiedi i saluti di amici, negozianti,
cittadini, e non di rado battiamo il cinque. E’
capitato solo una volta che un ignaro foresto
genovese strombazzante si lamentasse a testa fuori
dal finestrino. Fu insultato da entrambi i
marciapiedi, e costretto al rapido ritiro al Bar
Stella.
Del resto la Locale Polizia è dalla nostra. Due
agenti girano spesso con noi.
38
E chiudono un occhio per cinque minuti di cinema.
Terminato il rettilineo, l’ultimo edificio del paese è
la stazione dei Carabinieri.
Alzo il braccio e saluto l’amico Capitano
Minervini, sorridente, abbracciato alla figlia Gaia.
Tipa dall’ottima padronanza della lingua inglese.
Ordino una formazione a cuneo. E’ importante che
tutti ascoltino bene ciò che sto per dire. I miei
amici non sospettano nulla della situazione di
Sarah. Se non altro perché stamattina continuo ad
indossare un beota sorriso.
Ebete veramente.
Grazie Irene.
39
Il primo impegno di Gaia ad ogni visita all’ufficio
paterno era il controllo della cronologia di explorer
e delle mail.
Suo padre, era separato da due anni, ma non aveva
ancora raggiunto il livello disperato-erotico-stomp.
Per il momento il tiro a segno era ancora la sua
primaria attrazione.
Minervini arrivò con un vassoio. Caffè e focaccia
calda all’interno del celebre sacchetto Canadà (
dove l’unto non passerà!).
Gaia provò ancora più affetto per quell’uomo tanto
idealista quanto sfortunato.
Dal vassoio, caldo e profumato di focaccia sbucava
il fax ricevuto il giorno prima.
“ Cosa vogliono da me sti qua?”
La ragazza mosse gli occhi a scatti, adusa
all’acquisizione di più righe di testo
contemporaneamente.
Infine alzò gli occhi dal bordo della tazza fumante
inquadrando il capitano.
“ Pà,…è un grosso casino”.
40
Irene (Segalerba of course) aveva tacciuto un bel
po’ di cose, tra cui il fatto decisamente più
rilevante.
Conosceva Monica, ed anzi, a causa della difesa di
Ugo, aveva litigato piuttosto furiosamente.
Non concedeva giustificazioni all’amica per averle
rilevato la tresca con un deejay ed il suo successivo
trasferimento a Londra, abbandonando per
l’appunto sia lo studio che l’avvocato.
Era giunta al punto di minacciarla che se avesse
mollato Ugo, se ne sarebbe occupata
personalmente.
Esattamente ciò che aveva fatto la sera prima
mantenendo fede alla promessa. Consapevolmente.
Aveva chiuso il cerchio. Ugo gli era entrato nel
cuore silenziosamente un pomeriggio d’inverno nel
negozio di caffè.
Ma lei non poteva e lui era impegnato con Monica.
Adesso, la realtà del loro spiraglio d’intesa non
avrebbe tolto niente a nessuno.
Dopo otto lunghi anni riassaporava un sapore sulla
pelle.
Il suo preferito.
Allungò una mano, prese il tablet e digitò STUDIO
LEGALE DE CRESI.
Il volto sorridente di Ugo con alle spalle un intero
armadio di testi giuridici arrivò a conferma.
Scese con l’altra mano a cercarsi.
Chiuse gli occhi.
Ugo era ancora lì.
41
Ero sempre più orientato a non invischiare nella
faccenda, i miei amici, inconsapevoli della
scomparsa della ragazza.
Pedalavano felici, intorno a me, fidandosi del
sottoscritto, come io di loro. Non dovevo tradirli,
ma neanche potevo rivelare loro l’amaro scopo
dell’escursione.
Non si trattava di battere un sentiero nuovo o
esplorare nuove vie da raidare.
Era l’ultima chance offerta a Frank per ritrovare
qualcosa che riconducesse a Sarah ed alla sua
buona salute.
Alla domanda di Riccardo sulla destinazione
precisa, glissai, in attesa di sentire Frank, che –
perbacco!- rispose al secondo squillo.
- Frank, siamo partiti!
“ Ugo sei una merda. Mi hai fatto bere quello
schifo, ieri sera…”
- Frank ti ci voleva una scossa, te l’abbiamo
data.
- A proposito Trudy è lì con te?
“ Str… mi ha svegliato alle 5 per andare a
raccogliere le erbe nel bosco, con suo marito
che ci seguiva di nascosto; siamo arrivati sotto
al castello e me la sono filata.”
- Frank mi deludi! Trudy ha due gran poppe!
“ Smettila dai , vi aspetto, secondo me
dobbiamo battere la zona ad est del castello
verso Mongiardino e Costa Salata.”
- Ok. Aggiorno la squadra.
Ivano e Riccardo erano davanti a 20 metri. Io al
centro. Lorenzo distaccato, se la pedalava
42
sornione, auricolare in attività, sorrisone post
sesso-nottata ogni tanto staccava pure la mano
dal manubrio per fare cenni sconci nell’aria.
Dondolava testa e casco come i cagnolini sui
pianali della auto anni 80.
Avevo gridato STOP ma nessuno mi aveva
considerato, e quindi per un paio chilometri ho
tentato un improbabile elastico per fermare “ i
miei amici”.
Niente.
Gli anarco-bikers non mi cagavano.
Va bene, facciamo scattare il solito trucchetto.
-…oh raga…ho un rumore al movimento
centraleeeeee!
Si bloccarono all’unisono.
Tempo due minuti e Ivano sorreggeva la bici
mentra Riccardo frullava i pedali ad orecchio
teso verso la parte centrale.
Auscultavano il mezzo sparando domande a
raffica.
Ma dove? Dove lo senti? Ma è passo inglese?
Ma hai ingrassato la cartuccia?
Ce l’abbiamo un estrattore? Guarda la corona,
sarà un dente?
Giunto Lorenzo dalle retrovie potevo mettere
fine a quella improvvisata pièce del malato
immaginario.
-Ah…ma guarda qua. Avevo un sassolino
nell’SPD , ecco cos’era il rumore…
Visibilmente delusi dal mancato intervento a
cuore aperto i ragazzi mi gettarono la GT senza
43
riguardo. Niente operazione a cuore aperto per
oggi.
Finalmente avevo la loro attenzione.
- Dunque , andiamo al castello della pietra,
ad est. Frank è stato lì in bici con un gruppo
di tedeschi ed ha trovato parecchi sentieri
nuovi.
Bene per tutti.
Sostanzialmente avessi comunicato di dirigerci
nel deserto o in cima all’Everest per loro non
avrebbe fatto gran differenza.
Il gruppo riparte.
Amici legati da un vincolo affettivo forte ed
importante. Io avevo fatto da testimone di
nozze ad Ivano. Tutti avevamo trovato il tempo
di stare vicini a Riccardo quando morì suo
padre. Uno dei pochi sabati mattina senza bici.
44
Trudy non fu proprio entusiasta nel rivedermi.
Mi guardava di traverso.
La raggiunsi dietro il bancone.
Con le mani sulle leve della macchina del caffè
orientò il suo corpo verso me di 180 gradi.
Tanto bastava , comunque, per appoggiarmi un
buon paio di chili di mammelle sulle fibbie
dello zaino.
La prosperosa frontline mi distrasse dall’attacco
del discorso.
Con il suono arrivai a prenderla quando lei era
già partita “….maleducato, che l’ho beccato che
va a farsi la spesa, ma qui noi facciamo i
migliori pansoti di tutta la valle…”
- Trudy…ehm…signora lo deve scusare è un
po’ agitato ma è un bravo ragazzo.
Sottitolo.
Macomefaiapretenderecheunoschiantodiuomoc
omeFranktipossaimpalmare?
Dal retro bar vedo il marito, un omino dagli
occhi chiari.
(tutte le donne formose sposano maschi minuti,
è così)
Guarda la televisione.
-Ehm , scusi
“ Ah…eccolo, lei è l’amico!”
- Trudy,…cioè …sua moglie mi ha detto che
lei cerca erbe nel bosco; può dirmi dove ha
trovato la veronica?
“ Dica al suo amico che li ho seguiti stamattina.
Se ci prova solo che a toccarla con un dito se la
45
vede con me! ( occhio Frank capito?) Ho due
fucili da caccia in casa e li so usare bene!”
- Stia tranquillo , non ha nulla da temere. Per
caso ha trovato la mia borraccia persa nel
bosco l’altro giorno?
“ Niente borracce, però ieri il cane ha trovato
quell’affare lì”
Seguo la direzione degli occhi puntati sulla
vicina sedia.
Un foulard scottish lovat & green.
“ Sarà di qualche turista”
Hai ragione omino.
Con una sola differenza.
A Sarà devi aggiungere la acca.
46
Da un colmo portapenne Gaia aveva prelevato
una matita celebrando quel rito che suo padre
adorava.
La scrittura veloce.
Magnificava il giorno in cui estasiarsi alla vista
della figlia traduttrice rapida di testi arabi,
calligrafando da destra a sinistra.
Quel pensiero gli impediva di recepire
pienamente la gravità del caso.
Gaia sventolava il fax richiamandolo
all’attenzione.
“ L’agenzia dei servizi segreti inglesi ti
comunica che è scomparsa Saràh Spitz,
cittadina inglese raggiunta da un avviso di reato
dalla polizia di dogana tedesca. Il suo telefono
era sotto controllo e l’ultima cella segnalata è
Vobbia.”
Il militare osservò la foto.
La traduzione non offriva una miglior visuale
cognitiva della ragazza, molto carina tra l’altro.
Vobbia?
“ Cosa ci fa una anglo-germanica nei guai col
fisco a Vobbia?”
Gaia aveva la risposta tra lo sterno e l’addome.
“ Sarà(h) lì per questioni di cuore. L’amore non
ha confini geografici ormai. A proposito, ti ho
già parlato del mio viaggio in Marocco?”
- Gaia….non è proprio giornata.
47
A Vobbia non scherzano mica.
In passato colpi bassi, schermaglie e scontri tra
comuni viciniori erano all’ordine del giorno.
Intorno al 1600 si trovava sotto la giurisdizione
della Parrocchia di Noceto, in virtù del
maggiore sviluppo della popolazione.
Ma con l’aumentare del traffico di merci sulla
Via del Sale, i “fuochi” aumentarono sino a
superare Noceto ed alla conseguente pretesa
della costruzione di una parrocchia, avvenuta il
10 agosto 1697 a seguito di una relazione
dell’Arcivescovo di Mongiardino che
certificava un maggior numero di abitanti di
Vobbia.
Si può ben immaginare quanto erano incazzati
quelli di Noceto che per assistere alle funzioni
religiose della domenica erano costretti a
sorbirsi un lungo tragitto a piedi.
Non solo.
Pare che dalla Parrocchia di Noceto sparirono
arredi e vestigia sacre ricomparse tra
l’arredamento dell’erigenda chiesa di Vobbia,
messa su da un tale Zerbun e avvallata da un
decreto del Cardinale Spinola.
Larga parte di arredi ed oggetti preziosi non
furono mai ritrovati.
Vuoi vedere che Sarah e padre cerca-tesori
avevano messo gli occhi su quei reperti?
Una tesi incrinata dalla scomparsa della
ragazza.
La ragazza dalla tetta perfetta.
48
Avete mai fatto un giro in bici di sabato a
settembre?
Almeno una volta nella vita.
Una luce straordinaria.
Colori che vanno dritti a stimolare il vagovagale.
Noi guerrieri eravamo pronti.
Schierati a fianco della diga che origina il lago,
alzavamo il braccio a turno puntando la nostra
direzione di marcia.
Ivano e Riccardo avrebbero tagliato in salita
verso Marmassana raggiungendo il versante da
Cascissa.
Frank con Lorenzo dirigevano a nord est su
Mongiardino e Costa Salata.
Ugo puntando dritto sul castello lo aggirava
chiudendo il triangolo formato dalle coordinate
gps dell’esplorazione.
Andiamo.
Se non vi è noto il SuperEnduro vi illumino
immediatamente.
E’ una competizione in mountain bike che
prevede prove speciali cronometrate e
trasferimenti. Gli atleti utilizzano uno zaino al
cui interno trovano posto le protezioni per il
corpo, il casco, una riserva idrica e qualche
barretta energetica.
Se mi fossi presentato al cancelletto di partenza
mi squalificavano sicuro.
Con un peso di circa 30 chili, mi sobbarcavo:
Una motosega elettrica a batteria.
49
Due bottiglie d’acqua da un litro e mezzo.
Corda doppia, moschettoni, trigger e coltello
survival.
Radio, binocoli, digitale, due go-pro, pistola a
piombini, agenda per appunti, kit primo
soccorso, kit cellule solari ricarica ed infine –
tenetevi forte- il mio pezzo migliore.
Una amplificatore da cintura , tipo guida
museale, pompato a 10 watt.
Uno sherpa di prima classe.
Fantozziano il giusto.
L’amplificatore ci serviva d’estate.
Acquattati sulla riva del fiume, Lorenzo
sfoggiava di nascosto il suo innato talento di
imitatore dei versi dei più disparati animali.
Dalla tortora al cinghiale, i bagnanti si
guardavano intorno straniti.
Ridere come non ci fosse un domani.
Una ecuadoriana un sabato d’agosto per poco
non ci condusse all’angina pectoris.
Lorenzo imitava il fagiano e lei nel mezzo del
fiume strillava : “ uno struzzo! Uno struzzo!”.
L’ho detto. Siamo un gruppo di bontemponi.
Quindi amicone 1 ( Ugo) in quel momento
stava muovendo alla calvariosa salita verso il
castello, ed una volta in cima indossato
l’archetto del microfono attua la sua strategia
cerca-Sarah.
Imbucato il sentiero del giorno prima , venti
pedalate , STOP , “ SARAAAAHHHH!”.
Attesa risposta.
Venti pedalate. STOP.
50
“ SARAH….can you hear me…?”
Attesa risposta.
Venti pedalate.
Fermo!
Ho sentito qualcosa!
Un suono, l’ho sentito!
Ma,…dall’alto! Non è di certo un segnale
divino.
Alzo la testa.
A sinistra il muraglione del bastione nord del
maniero ingloba le cavità delle segrete scavate
nella puddinga, sospese su quattrocento metri di
vuoto.
Eppure ho sentito.
Maledetto Frank e i tuoi casini!
Ritorno indietro, lego la bici ad un albero e mi
arrampico sulla struttura restaurata del tetto
nella speranza che regga il peso da sherpa.
Mi allungo verso il bordo annusando il
precipizio.
Ci sono 3 celle disposte in orizzontale. Scelgo
quella al centro.
Ho una corda da 40 metri, quindi scendo in
doppia con l’imbrago ed un buon punto
tenuta.Mi guardo in giro e vedo il basamento
che sorreggeva il libro dove giovani eroi
apponevano le generalità a testimonianza
dell’avvenuta scalata alla fortezza.
Faccio scorrere la corda dietro il pilastrino e ….
Cazzo!
Cosa ci fa qui un guanto di Frank?
51
Alla vista del ristorante con la pesca alla trota
Lorenzo aveva proposto una pausa birretta che
Frank aveva accettato di buon grado. Anche lui
sembrava non avere nessuna fretta.
Lorenzo pedalava disarticolato manco avesse il
pene scorticato.
Frequentava una tipa non trash, di più.
Gli piacevano quelle vestite alla Cindy Lauper,
con un buon 30% del peso specifico composto
da rossetto e mascara.
Frank gli aveva chiesto se avessi accennato a
qualcosa di strano in sua assenza, ma non
l’aveva manco considerato.
Era nel suo mondo. Frutto della movida
genovese.
Non come me.
Mai avuto storie di una sera.
Mai , tanto per…
Ho sempre considerato primario il principio
secondo cui il meglio del meglio per una coppia
arriva dopo un annetto di conoscenza, forse
due, orientando le mie esperienze amorose alla
ricerca del godimento di riflesso.
Sesso speculare.
Conoscere così perfettamente la tua donna da
innescare uno scambio emozionale ridondante.
Un flusso di percezioni tattili paritetico nelle
sensazioni che coinvolga anima e corpo.
Non mi attizzava un tacco 12 trascinato da una
donna dinosauro.
A Lorenzo sì.
Massimo rispetto.
52
Ivano e Riccardo sbucarono nei pressi
dell’enorme ippocastano che fungeva da
sentinella aprivista ( sì, con la v) al lato della
piana di Marmassana, con la chiesetta, il
sentiero, i campi coltivati, una straordinaria
vista sul lago.
Se avete necessità di una bella immagine di un
paesaggio scozzese, risparmiatevi il volo.
L’asfalto consumato penetra le quattro case, la
Parrocchia, la sorgente (tuttora utilizzata dai
residenti) e s’inerpica in direzione Cascissa, la
frazione che dopo Pompei ha vissuto un
importante flash-mob.
Abitata dal solo barbiere, Cascissa è rimasta
istantaneizzata dalla migrazione in
SudAmerica. Case aperte e ferme al vissuto
della sera prima. Tavole apparecchiate,
quaderni di scolari aperti con temi scritti a
metà, stufa dalla bocca aperta in attesa del
prossimo pezzo di legna.
Un fermo immagine triste ma affascinante,
sinchè l’amministrazione comunale preso atto
delle razzie continue, non decise di sbarrare le
porte agli sciacalli.
I due amici restarono fermi a cavallo delle bici,
ancora una volta ammaliati dal fascino
misterioso di quel nucleo rurale, poi di tre
diramazioni ad arteria, scelsero la via centrale
per fendere il bosco grazie ad un sentiero di
fungaioli.
53
Ivano attivò il tasto di chiamata radio ed una
serie di scariche elettriche anticiparono la
risposta di Frank.
“ Où , dove siete?”
“ Convergiamo a monte del castello, sono 3 i
sentieri nuovi, noi prendiamo quello in mezzo”
“ Noi entriamo adesso. Lorenzo è in modalità
bradipo, la vedo lunga. Ugo dov’è?”
Ecco bravo, …Ugo dov’è?
54
Il ritrovamento del guanto di Frank scatenò una
certa tempesta d’incazzamento.
Mi aveva mentito.
E due più due nella mia testa faceva sempre
quattro.
Deluso come un gabbiano che perde il pesce,
mi aggrappo al cellulare.
- Irene?
“ Ciao Amore “
( oh mio Dio! Ma che ci vuole a fare un uomo
felice…?)
- Scusa puoi parlare o è un brutto momento?
( ma sarai scemo, se ti ha detto ciao amore vuoi
che ci sia il marito lì a fianco?)
“ Si, certo dimmi”
- Ecco, per quella storia di Frank, tra voi non
c’è stato niente vero?
“ Ugo , come ti ho detto, è stata una lunga
chiacchierata conclusa da un innocuo bacio. Sei
geloso?”
- Si Irene , un po’. Me ne concedi facoltà?
“ Dài sciocchino! Va bene ma non esagerare”
( sciocchino? Donne se volete avere Ugo
strisciante ai vostri piedi chiamatelo sciocchino,
è kryptonite pura)
“ Allora posso venire a cena da te stasera?”
- Renderesti Ugo l’uomo più felice della
terra. Grazie Irene.
Clic.
55
Ci hanno provato milioni di persone.
Ma riuscire a spiegare cosa prova un uomo
innamorato è impossibile.
In piedi , con il sole che mi bacia gli occhi, le
braccia abbandonate lungo i fianchi, mi
abbandono alla suggestione dei colori
dell’autunno, un panorama in 3D che mi fa
sentire come la rana nell’acqua.
A mettere una rana nell’acqua bollente, con un
salto l’animale uscirà dalla pentola.
Ma se la rana è nell’acqua fredda e portate
l’acqua ad ebollizione la rana capirà troppo
tardi e morirà.
In una mano il cellulare (ah…Irene) nell’altra la
corda.
La corda?
Ah già la corda!
Fisso i moschettoni e testo l’imbrago.
Mi calo.
Ho il coltello da rambo con cui sfalcio le foglie
lungo la parete finchè non sono ad un metro
sopra la grata.
Strano.
La vegetazione è recisa di netto; pare sia
passato un tagliaerba di quelli a filo.
Giardinieri volanti?
La grata è color ruggine e bronzo.
Faccio scorrere un po’ di corda e raggiungo
l’apertura.
Poi la vedo.
56
Sarah mi guarda impaurita dal fondo
dell’angusta cavità.
Tiene entrambe le mani sulla gola a soffocare
grida mute.
Ha un cappello da sci di lana rosa sui
biondissimi capelli, ed indossa una cerata gialla
non larga a sufficienza da impedire di delineare
una perfetta linea dei seni.
E’ bellissima.
Seduta a gambe incrociate. Una posizione yoga
che rende elegantissimi i jeans attillati.
Mi parte lo scanner a destra.
Un fornelletto da campeggio, una ferrarelle a
metà, due mele rosse, un pacco di pan di stelle
chiuso da una molletta.
Detta since, stavo chiedendole Sarah, cazzo ci
fai lì?
Avete litigato? Ti vuoi prendere una pausa dalla
monotonia della vita moderna? Meditazione
trascendentale?
Il fatto che abbia un coltello in mano la induce
–comprensibilmente- a ritrarsi.
Infine, alla buonora, un raggio di sole illumina
a destra della grata e qualcosa di scintillante
attira la mia attenzione.
Un lucchetto YALE di generose proporzioni
chiude la serratura a gancio.
Mai fatta la figura del coglione appeso ad una
fune davanti ad una bionda mozzafiato?
Io sì.
57
- Saràh sono Ugo l’amico di Frank.
Fa un altro scatto all’indietro.
Mi dondolo per avvicinarmi di più alla grata ed
infilo la testa tra le due sbarre a mò di shining.
- Sarah non voglio farti del male, sono qui
per aiutarti, ti ha fatto del male sei ferita?
“ Frank mi ha parlato di te”
E’ roca, raffreddata e terribilmente sexy.
Ripongo il coltello, affondo la mano nello zaino
e le offro del thè ed una baretta enervit
cioccolato.
E’ una donna forte.
Ha già pianto tutte le sue lacrime
probabilmente.
“ Can you help me?...please..”
Alla fine del racconto scoprirò di avere due
solchi alle tempie per essere rimasto a lungo
con la testa tra le sbarre.
Sarah seppur avvicinatasi, era con un filo di
voce.
58
Lei e Frank sono venuti in Italia in cerca dei
manufatti della penultima spedizione di un
ricco mercante amico di Opezzone dei Fieschi.
Ricerche concentrate dalle pendici del castello
sino alle cinque costruzioni di pertinenza
ospitanti guardie e funzionari incaricati della
riscossione del dazio, in un’area di circa due
chilometri quadrati.
Mancavano all’appello gioielli e manufatti
d’oro.
A Sarah servivano soldi per pagare le multe del
fisco tedesco.
A Frank era balenata l’idea di lasciarsi alle
spalle brioches e pasticcini e godersi la vita.
I primi risultati avevano esaltato i due.
A ridosso di un fienile lo scavo aveva portato
alla luce un calice in oro, paramenti sacri, un
anello con rubino ed una scatoletta portareliquie
d’argento ed un materiale in lega simile al
peltro.
La stima telefonica del padre a Londra stabilì
un valore tra i 600 slash 800mila euro.
Fu quello il momento di incrino dei rapporti.
Sarah intendeva affidare al padre la vendita dei
reperti attraverso la distribuzione in rete delle
immagini su server sicuri e affidabili.
Questo avrebbe però diviso la torta in tre.
Frank non sentiva ragioni.
Era lui ad aver scavato, lui ad averla portata in
italia, lui la guida, lui , quindi si sarebbe
occupato del piazzamento al mercato nero
dell’arte. Genova era perfetta per quello.
59
Sarah subordinò l’indicazione dei nuovi scavi
alla cessione di una quota al padre. Era
sacrosanto in virtù del fatto che fosse stato il
padre ad indicare ( con una certa precisione) il
“dove” scavare.
Quella notte al castello litigarono furiosamente.
Frank , persa la testa, la rinchiuse lì dentro,
provvedendo al cibo una volta al giorno.
( Trudy stai serena, non era per la qualità dei
tuoi pansoti, la spesa di Frank)
Come può aver commesso un gesto simile un
uomo così potentemente attratto dall’universo
femminile?
L’azione più brutta alla tua donna più bella?
Le allungai la pistola, le cartucce di CO2 per la
ricarica e due scatole di piombini.
- Sono per gli animali…
Rifiutò decisamente la promessa di un cellulare.
Non le era di nessun aiuto, anzi…
Nessuno sapeva dove si trovava e nessuno
avrebbe dovuto saperlo.
Era inseguita dalla polizia, per il padre si
sarebbe trattato di una facile esca e per il
momento Frank non sembrava intenzionato a
farle del male serio.
Almeno fino a che non avrebbe richiesto
d’urgenza le nuove coordinate gps dei tesori.
“ Di notte conto le stelle e non ho paura. A
Londra conducevo una vita sfrenata. Per il
momento sto bene qui”
60
Era spaventata, molto anche. Una notte puoi
anche fare il campeggio in quota, due pure ma
dopo un po’ vedrai che quel lucchetto proverai
a scardinarlo con le gengive.
“ Mi farò andar bene questa prigione”
Proprio così. Ha detto prigione.
Allungata verso la grata mi ha schioccato un
dolcissimo bacio sul lembo di guancia libero
dai ferri.
“ Thank you”
- Tornerò Sarah, promesso.
61
Angelo Minervini, il Capitano, resuscitava
spesso il ricordo del suo debutto nell’arma con
argomenti validi e comodi.
Ad esempio a quell’epoca le cinture di
sicurezza in auto non erano obbligatorie, e per
uno piazzato come lui, cintura nera di
sovrappeso, gli odierni sistemi di ritenuta di
sicurezza erano un tormento per l’addome ed il
basso ventre, costretti ad una vergine di
Norimberga quotidiana.
Grazie al cielo le forze dell’ordine erano
esentate.
E per i viaggi privati, bèh , Minervini non
aveva mai posseduto un’auto in vita sua,
prediligendo il più comodo treno, e quando gli
venne imposto di andare in palestra dove smarrì
sette chili, ( poi interamente ripresi) il tragitto
era coperto a piedi.
La cintura lo soffocava.
Era panciuto ma agile, grazie all’esercizio
fisico periodico. Privo di auto, se la camminava
di brutto.
Rifiutò anche l’invito dell’amico avvocato per
alcune passeggiate estive in bicicletta lungo
l’argine del fiume.
Era troppo stanco la sera.
62
La Subaru aveva coperto la distanza dei 13 km
che separavano Busalla da Vobbietta in circa 15
minuti.
Il carabiniere camminatore anti cintura
posteggiò nell’unico spazio all’ombra, grazie ad
un prolungamento spiovente del tetto della
pensione, ovviamente in legno.
Trudy sonnecchiava nonostante un volume
della televisione più alto del normale di almeno
quattro tacche.
Le si gonfiavano i seni come un mantice ad
ogni respiro, imbarazzando l’ospite. Fortuna
che non era con Gaia altrimenti già sentiva il
dolore di una gomitata nelle costole.
“ Si potrebbe avere un buon caffè?”
Si svegliarono prima le tette fermandosi, e dopo
la donna tornò tra gli umani.
- Capitano! Un buon caffè ed una menta
raccolta e fatta con le mie mani,
Al bancone si aggiunsero un bicchiere della
gloriosa cedrata Tassoni colmo del liquido
verde smeraldo ed un piattino/ cucchiaino
inside vicino alla zuccheriera .
Niente odiose bustine.
Agli Ispettori dell’igiene il messaggio di Trudy
era arrivato forte e chiaro: piuttosto pago una
multa al giorno ma versare lo zucchero è parte
integrante del rito di un buon caffè.
“ Signora vengo a chiederle se in questi giorni
ha notato una turista tedesca, anzi inglese,
bionda una bella ragazza.”
- Ma, …fatta come …di corpo intendo…?
63
( Con le mani a coppa intorno al seno Trudy
modella una silhouette immaginaria)
Il Capitano deglutì.
“Normale, signora, …normale, occhi azzurri”
-Ah bèh, mio marito la ricorderebbe di certo!
Non ricordo nessuna così (stava per dire sciapa,
la verità).
“ E la macchina fuori con l’adesivo
dell’inghilterra?”
- L’amico dell’avvocato. Tipo strano. Non gli
piace la mia cucina. Trascorre la serata al
computer in camera e non vuole venire con
me a raccogliere le erbe nel bosco. Al
mattino ha da fare. Dice che sta cercando
nuovi sentieri per le cartine di mountain
bike. Usa la bicicletta, anzi ne ha due.
( Due?)
“ E perché non me le mostra queste tanto
famose erbe?”
Un sopralluogo gratuito ai locali del piano terra
era il massimo ottenibile date le circostanze. Un
mandato di perquisizione era lontanissimo dal
diventare realtà di magistrati genovesi sempre
troppo occupati in faccende ritenute più gravi.
Fosse stato per lui avrebbe ispezionato tutte le
camere fino all’ultimo cassetto.
Impattò con il profumo del locale nello stesso
momento in cui la bici di Saràh entrò nel suo
campo visivo.
“ E quella bicicletta? Proprio come la vuole mia
figlia!”
Ti-click!
64
Fissò l’immagine della bici nel cellulare, ed
attese risposte che avessero una qualsiasi utilità.
- Quella è la seconda bici del sig. Frank!
Capitano perché non si fa un po’ di scorta
per le tisane? Rinvigoriscono!
“ Grazie. Manderò l’appuntato Deroma a fare
rifornimento. Piuttosto D’Artagnan si allena
sempre nel bosco?”.
- Bèlin! Non perde un giorno quel ragazzo.
E’ stato ai campionati italiani.
“ In tal caso , ne approfitto per farmi una
camminata. “
A questo punto nei migliori film, l’inquadratura
carrellata si sposta sullo sguardo truce
dell’ufficiale che uscendo dal locale se ne
accende una.
Ma Minervini non fuma.
Quindi il lettore immagini la propria proiezione
grafico-emotiva di un uomo che cerca di
riordinare i pensieri.
Senza sigaretta all’angolo della bocca.
Pensiero 1- Ugo e amici erano passati al
mattino davanti alla caserma, ma erano tre,
mancava quindi l’amico Frank, in sintesi il
proprietario della MINI con l’adesivo inglese.
Pensiero 2- Non era proprio il caso di replicare
ai Servizi Segreti Inglesi. La risposta era
talmente breve che non occorreva neanche
l’aiuto di Chiara per la traduzione. I only found
an english sticker.
65
Pensiero 3- Non ci voleva un esperto per capire
che quella mountain bike era da donna, con i
cerchi ed il telaio di quel colore.
Pensiero 4- Trudy era proprio una brava donna.
66
Così dopo 30 minuti era cambiato il terreno
sotto la suola delle sue scarpe. Dall’asfalto alla
terra battuta/ghiaia dello stradone che correndo
parallalelo al bosco lo intersecava di netto a
metà, aprendosi sulla bellissima raduraanfiteatro sottostante.
Quercie, Robinie, Larici.
Appena prima dell’apertura sorrise alla vista
dell’ape piaggio posteggiata sull’erba. Verde
scuro, due strisce bianche alla Le Mans,
classico tuning del quattordicenne, secondo
solo al montaggio della marmitta POLINI e del
rollbar.
Un mezzo conosciuto in tutta la valle e per il
quale aveva sempre chiuso un occhio.
Sostanzialmente riteneva meglio un’ape
leggermente più veloce che i tappi del traffico
causati dai vecchietti a 30 all’ora, tallonati da
TIR enormi.
Giunse la voce del ragazzo.
Non era stato un viaggio a vuoto.
D’Artagnan si stava allenando.
Federico Allegretti, Milano 30 agosto 1998.
Spadaccino.
In forza alla società di scherma FORZA e
VIRTU’ di Novi Ligure.
Figlio del dott. Massimo Allegretti, ex primario
del San Raffaele di Milano, emigrato in cerca di
quiete.
E due cose in val vobbia abbondano.
Legna e quiete.
67
Federico si allenava quasi tutti i giorni.
Chiesta ed ottenuta l’installazione di una
pedana al centro della radura, aveva trasformato
quel luogo in una palestra per l’arte nobile
fencing a cielo aperto.
Alcune panche, rastrelliere per le armi, ed il
rifiuto di far arrivare l’energia elettrica.
Tiravano di scherma al chiaro di luna.
Sulla questione della corrente era stato
tentennante. Potevano musicare gli allenamenti
come nella palestra vera, ma poi ebbe la tragica
visuale di un posto unico trasformato da
frigoriferi, fari e chissà cos’altro.
Meglio nature.
La sua tolda per i duelli contro i Pirati andava
bene così.
Quell’arena improvvisata era stato il suo
parterre per la gara più bella della carriera.
A ferragosto suo padre aveva organizzato un
rustico mini-torneo alla buona, ma con atleti
provenienti da Genova e basso Piemonte.
Molti dal paese erano arrivati a fare il tifo per
lui che superati gli avversari si trovò davanti
uno grosso quasi il doppio di lui.
Stava soccombendo.
Otto a zero.
Gli erano andate a male un paio di flash e si era
demoralizzato.
Finchè non si fermò sospendendo la gara e
togliendosi per un attimo la maschera.
Grondava sudore.
68
Resettò mentalmente tutte le regole.
Tutto ciò che aveva imparato dai maestri in sei
anni venne cancellato, azzerato.
Ogni avversario aveva bisogno di manovre
d’ingaggio diverse.
Ed ogni avversario aveva un punto debole.
Gli serviva un solo buon affondo ed avrebbe
scaricato quell’urlo in gola che gli bruciava
dentro da sei anni.
Arrivò inaspettato.
Una impercettibile distrazione della guardia
avversa, gli spalancò un corridoio per colpire
tra spalla e braccio.
Gridò con tutta la forza rabbiosa che potesse
avere la sua giovane voce.
“ OLE’!!”
La folla prima muta, scandì la risposta: “
OOOOLLLEEEE’!”
Assalto, finta, parata laterale, punto!
“ OLE’!”
Una energia pulsante.
Il tempo di sentir pronunciare l’arbitro < A
Voi!> ed una raffica di infilate rapidissime.
“ OLE’!”
Otto pari. Tutti in piedi.
Il ragazzone di Novi, subisce ed entra in crisi.
Quando Federico lo tocca per l’ultima volta alla
spalla crolla sulla pedana esausto e sconfitto.
10 a 8.
Federico gli stringe la mano libera dalla spada e
lo abbraccia.
Poi scoppia il delirio.
69
Volano i cappelli estivi, gridano tutti Olè a
ripetizione.
Suo padre piange a fontana ed alza le braccia
per salutarlo un attimo prima che lo prendano
sulle spalle e lo portino in trionfo.
Da quel giorno sarà per tutti D’Artagnan.
70
“ Ciao Federico, non molli mai eh?”
- Capitano! Non l’ho sentita arrivare , se l’è
fatta a piedi.
“ Ho lasciato la macchina in fondo. Come sono
andati gli Italiani?”
- Mezzo e mezzo. Il livello è altissimo. Ma io
mi diverto. Ho trovato dei nuovi amici
toscani fortissimi.
“ Senti Fede, per caso hai visto dei ciclisti strani
in questi giorni?”
- Capitano se ho fatto dei casini con l’ape…
“ No, mi chiedevo se avevi incontrato delle
facce nuove in strada.”
- Ho seguito un tizio che aveva una di quelle
bici che pedali da sdraiato, con la
bandierina, e mi sono chiesto come mai non
avesse nessun bagaglio. Il contrario di
quelli che mi sono trovato dopo una curva e
che pedalavano affiancati,
…pericolosi…ecco quelli lì si portavano
dietro la casa, addirittura la ragazza aveva
legato dietro due pale.
“ Magari andavano nel fiume a cercare oro”
- Beati loro comunque hanno preso la
deviazione verso il castello. Capitano se le
fa piacere la riaccompagno in giù con l’ape.
“ Ehhh…io non ci sto lì dentro. Grazie Fede, mi
faccio il ritorno della passeggiata. Salutami
Papà.”
71
Federico gli rivolse il saluto della spada l’un
due tre obbligatorio prima di tutti gli scontri.
Minervini rispose togliendosi il cappello: “
Ciao D’Artagnan!”.
72
Ma voi lo sapete che a Genova gli avvocati
iscritti all’Ordine sono ben 2180?
La pagnotta occorre sudarsela, e non è casuale
lo stazionamento di giovani procuratori innanzi
al Palazzo di Giustizia in attesa del sinistro prolavoro.
Pure io l’ho fatto un paio di volte.
A circa un mese dall’apertura dello studio a
Busalla una copiosa nevicata m’indusse ad una
perlustrazione sul campo. Dura Lex , neve Lex.
Provvisto di una manciata di biglietti da visita
in tasca allo scoccare del mezzogiorno ero già
procuratore di almeno tre sinistri tra il casello
dell’autostrada e la bocciofila.
Tutte donne.
Non mi fermarono né lo scarso senso del
pudore né il costume di avvoltoio con il quale
mi avventavo sulle prede, alle quali apparivo
come il santo salvatore.
La seconda esperienza di quel tipo fu anche
l’ultima.
Fermo a piedi ad un semaforo nei pressi di
Tortona, in attesa del verde noto un furgoncino
tamponare un’auto nella maniera più
inchiappata possibile. Pareva proprio che gli
fosse andato addosso apposta.
Anzi.
Non pareva.
L’avevano studiato a tavolino per raggirare
l’assicurazione.
L’autista del camioncino e la sua amante.
73
Squallidi.
Roba da basso livello.
Io mi ero già evoluto.
Patrocinatore della causa di separazione di un
noto politico locale mi trovavo davanti al
tribunale in attesa del cliente per la prima
udienza.
Avevo posteggiato nel mio posto segreto e la
cautela di attenderlo là davanti era dovuta al
fatto che il tipo era terrorizzato all’idea che i
media locali rendessero nota la vicenda per la
quale la moglie gli stava facendo il sedere a
strisce avendolo pizzicato in flagranza di reato:
giocava al dottore con la segretaria. Per la
campagna elettorale in corso non era per niente
una bella cosa.
Capitasse di doversi recare negli uffici
giudiziari genovesi vi do una dritta sul mio
posteggio segreto.
Usciti dal tunnel di Madre di Dio , a sinistra
fate un’inversione piratesca. Nascosto da un
enorme cartello pubblicitario, si trova un posto
auto sempre libero e occultato dal cartello
stesso.
Terminata l’udienza, sgattaioliamo contro il
muro per guadagnare velocemente l’uscita
quando ci si para davanti un operatore video
con una telecamera enorme ed un microfono
impeluccato.
“ Assessore! I suoi elettori chiedono chiarezza!
Cosa può dire dopo la prima udienza?”
74
Il politico impallidisce e mi guarda spaurito.
“ Pensa che può influire questa vicenda con sua
moglie sulle prossime elezioni?”
Prendo sottobraccio l’uomo ed accelero il passo
verso via XX Settembre.
Alle nostre spalle l’operatore non molla.
Aumento l’andatura e mi infilo in via San
Vincenzo.
Pochi metri e l’assessore trova il suo autista.
Gli sussurro a breve distanza nell’orecchio : “
Conosco il direttore della televisione per cui
lavora quel tipo. Posso bloccare tutto ma
occorrerà essere generosi…”
“ Grazie Avvocato , mi raccomando.”
Dal finestrino scuro dell’auto si materializzano
due banconote da 500 euro, che vengono
dirottate nella tasca interna della mia giacca.
Torno all’auto dondolando la borsa.
Un avvocato felice la dondola la borsa, eccome.
75
Arrivo alla mia auto al riparo dietro il
cartellone.
L’operatore fuma.
La mega telecamera appoggiata alla ruota.
“ Cazzo Giuse studiati qualche domanda nuova,
sembri uno della RAI degli anni ottanta”
Giuseppe, osserva il pezzo da 100 euro come
un pescatore si concentra sugli ultimi attimi di
vita del pesce.
- Avevi detto 200.
Mi piace condividere la mia felicità.
Gli allungo due banconote da 100 euro.
Sono uno che s’accontenta.
76
Una pioggerellina appicicaticcia accompagnava
il rientro dei bikers dalla Valvobbia.
Sempre così. All’andata eroi, poser e guerrieri.
Al ritorno scoppiati e musoni.
Frank se l’era involata verso la pensione, ( ed io
speravo tanto che si ritrovasse Trudy nella
vasca da bagno ad attenderlo), Ivano si era
stoppato a Ronco, direzione Tana D’Orso per la
festa e Riccardo mi borbottava qualcosa sulle
29.
Lorenzo, chissàcomemai era dietro.
Nutrivo un affetto sincero per quel ragazzone
dall’aria perennemente spaesata, bonaccione al
primo impatto ma saggio come pochi.
Lorenzo era l’incarnazione umana della
perifrasi. Il verbo fattosi uomo. Uno Zanichelli
vivente tra noi.
Lorenzo scientemente t’inchiodava con la
citazione giusta al momento più opportuno,
pescando dai testi di De Andrè alle massime di
Ghandi, passando per i monologhi di Abramo
Lincoln, sino ai versi del suo cantante preferito
di tutti i tempi: Sting.
Era persino andato a trovarlo in Toscana, ed
una volta appurato che il cantante di successo
non fa una beata minchia per la maggior parte
della giornata, ne era rimasto ancora più
affascinato, rinforzando la sua stima per un
uomo che la vita selagodevadavvero.
77
La settimana prima , di venerdi , uscivo da una
mediazione presso la camera del lavoro
estenuante per durata e conflittualità. Erano le
20 e Lorenzo mi chiamava per un aperitivo.
Accettai di buon grado, diretto verso Piazza
delle Erbe. Entrambi stanchi non
metabolizzammo che nel divanetto di fianco al
nostro si erano materializzate due gnocche
livello AA+ impegnate nel loro céto-drink.
Finchè non si alzò e monopolizzò il mio campo
visivo non la riconobbi.
“ Ugo! Cosa ci fai qui?”
Francesca Maraghini, giornalista, presentatrice
del TG di una nota emittente locale. Rossa, alta,
snella e stronza il giusto.
-Ciao Franci, ti presento Lorenzo Bordin,
…avvocato Bordin “
Mentre l’amica di Francesca mi tende la mano,
premete il tasto PAUSA e visualizzate la scena.
Lorenzo tiene il braccio sollevato e sospeso a
mezz’aria verso Francesca. Erge il collo come
un raptor verso di lei , strabuzza gli occhi,
spalanca la bocca ed esclama : “ E’ un’
ENDIADI!”
Francesca lo guarda zombita.
Tutti lo stiamo catalogando come fulminato di
classe uno, ma soprattutto lecitamente ci
chiediamo: machecazzoèun’endiadi?
Una certezza.
Lorenzo ha accompagnato a casa Francesca, si
sono visti per i tre giorni successivi e sono state
78
settantadue ore con il sorriso.
ENDIADI : modalità di esprimere un concetto
unitario con due temi coordinati.
79
Al netto delle emozioni della giornata il calore
della doccia dopo la pioggia, armonizzava il ritmo
del mio basso ventre rimembrandomi (scusate il
gioco di parole) Farraw Fawcett che faceva suuuu e
giùùùù.
-Irene mi amava! Oooooohhh….
-Frank era un bastardo maschilista! Uuuuuuhhhhh
-Irene viene da me stasera! Oooooohhh….
-Frank la pagherà per quello che ha fatto!
Uuuuuuhhhhh
-Irene forse dormirà qui stanotte! Oooooohhh….
Cazzo le lenzuola!
La mia collaboratrice domestica, la sig.ra Fiorella,
secondo le indicazioni ricevute aveva cambiato la
biancheria del letto utilizzando le lenzuola di
flanella. Sì certo calducce e confortevoli, ma
decisamente antisesso!
I completi in seta, e quelli più belli erano stati
destinati dopo l’abbandono di Monica al
monolocale di Lorenzo, che aveva sentenziato : “
Chi divide il letto, divide l’affetto!”.
Indossata al volo una tuta, a capelli ancora bagnati,
un solo negozio poteva salvarmi.
Nèstin, lo stesso pusher dei reggipetti di Trudy.
A passo svelto giunsi al cospetto della vetrina più
antica del paese: Reperti anni 70 , esposti in totale
spregio delle regole di netiquette delle vetrine
moderne. Coreografie che se ne fottevano delle
tecniche di osservazione dei clienti, e che agivano
sulla parte inconscia del mio approccio alla libidine
80
temprato da ore di gioventù nel gabinetto con il
catalogo postal market alla voce reggiseni.
Una voce alle spalle mi destò dall’erotico deja vù.
“ Non credo che lì dentro possa trovare qualcosa
per voi ciclisti”
-Capitano Minervini!
(minchia!l’ultimo uomo al mondo che avrei voluto
incontrare)
“ Avvocato devo scambiare quattro chiacchiere con
lei.”
-Proprio adesso?
“ Si, sarebbe meglio”.
-Va bene, ma entri un attimo con me per un
acquisto.
Prendo sottobraccio il Capitano, e spalanco la porta
in vetro/legno che fa scattare la campanella di
avviso.
Dlìng!
Nessuno.
Ci guardiamo con aria interrogativa poi Minervini
si schiarisce la gola “ ehm..signora è lì?”
Serro i pugni.
A rovinarmi la serata con Irene immagino già di
trovare la signora riversa sul retro in una pozza di
sangue.
Minervini s’incunea tra l’espositore Filati
SanPellegrino e Intimo Playtex e ribadisce: “
signora è nel retro? Buonasera!”
Ma porca…
Due colpi di tosse breve e sbuca la sosia di Moira
Orfei con un bouquet di briciole di pane intorno
alla bocca e sulla nera maglia di cotone filato.
81
“Capitano! E’ già passata sua figlia oggi. Mi ha
detto del viaggio in Marocco!
( no Moira ti prego non farmelo incazzare
ancordipiù di quello che è già)
Minervini dissimula una intensa attività interna di
carattere sismico/vulcanologica.
“ Ah ma sono qui con l’amico avvocato che deve
comprare…cosa le serve…?”.
- UNA MAGLIETTA DI COTONE
GRAZIE!
Fossi scemo a farmi sgamare da Moira che compro
lenzuola pro-sesso. Tempo 10 minuti e la notizia
farebbe il giro del paese. Tanto valeva allora cedere
il diritto dello Ius Primae Noctis al sindaco.
Moira gongola.
“ Ah bèh ne ho quante ne vuole. Possiamo fare
notte!”
Anche no Moira, grazie.
82
Friggevo.
Inchiodato ad una sedia del bar Stella, in una mano
stringevo il crodino e nell’altra la maglia RAGNO
cotone sulla pelle. Pagata 28 euro. Un furto. Ero lì
per chiedere a Minervini di arrestare Moira per
frode.
Il capitano accodò tre domande precise:
1) da quanto tempo non vede Frank?
2) dove abbiamo girato in bici nelle ultime due
settimane?
3) è vero che Monica sta con un dj inglese?
L’ultima domanda l’ho proprio presa male, ma ero
perfettamente a conoscenza della sincera iniziativa
del militare. Voleva aiutarmi, non cercava gossip.
E comunque vaffanculo Monica e il suo
mischiadischi britannico, quel sabato sera si
chiamava Irene.
Punto.
- Capitano Minervini, ci si conosce da tanto
tempo. Possiamo darci del tu?
“ Accordato”
- Angelo, la ragazza che stai cercando è viva
e sta bene. E’ stata rapita da Frank che la
tiene chiusa in una segreta del Castello della
Pietra a Vobbia. Si chiama Saràh.
“ Lo so come si chiama”
-Bene, vuol dire che l’Interpol si è già messa in
moto. Cominciavo seriamente a preoccuparmi.
“ Ugo, la faccenda “E’!” seria. saresti così gentile
da raccontarmi tutta la storia?”
83
-A due condizioni. La prima è che per il momento
ti accontenti di un riassunto. La seconda richiesta
riguarda le telecamere che installerete. Voglio
seguire Saràh , l’ho promesso. Dobbiamo capire
perché Frank ha commesso un reato così grave e se
davvero in Valvobbia dormono tesori nascosti.
Mi alzo, controllando di avere le mani libere da
manette.
Grido alla barista “ Due di ciliegiolo! E’ urgente”
Correre in tuta corredato di due bottiglie di vino
non ti fa sembrare assai carino.
Piuttosto sembri Pippo con le tasche che
ballonzolano e le braghe che ti scendono alla
Shakira.
Arrivo al cancelletto trafelato.
Appoggio tutto a terra.
Poi il clacson alle mie spalle mi gela.
Il brivido di adrenalina scorre lungo la schiena sino
alle chiappe in bella mostra dalla tuta abbassata.
Voglio morire.
Mi volto lentamente.
“ Ciao Ugo, dove la metto la macchina?”
Irene.
-Passami sopra e uccidimi subito. Sono in ritardo
totale.
“ Dài sciocchino! Aiutami che ho portato il vino.”
( Gesù mi ha detto sciocchino…)
Circumnavigo la Suzuki swift ed entro con la testa
dal finestrino.
Voce 3.
84
-…Irene, aspettiamo che faccia buio facendo
l’amore…voglio portarti a casa in braccio come
una sposa…
Bacio.
Bacio.
Ancora bacio.
Qui facciamo buio per davvero.
Non mi stacco.
Non si stacca.
Poi inserisce le dita tra le nostre labbra.
Bacio pure quelle.
“ Ugo, sono sposata. Aspettiamo la notte in camera
tua, ti prego.”
Eh nò figlia mia. Ho le lenzuola di flanella!
85
Lo so, è già stato scritto ma lo ripeto.
Milioni di scrittori, cantanti, registi e comuni
mortali hanno tentato di approcciarsi alla
rendicontazione dell’estasi di un cuore innamorato.
Tutto vano.
Non c’è parola, canzone, o immagine che possa
minimamente avvicinarsi alla configurazione del
sentimento che ora provo per quella donna.
Per Irene darei un rene.
Smettendo di respirare se solo lei lo chiedesse.
Amandola più di ogni altra cosa nell’universo.
Niente o nessuno avrebbe potuto allontanarla da
me.
Vi lascio due righe di spazio per deglutire.
Perché mi sbagliavo.
86
Avevamo un piano.
Io e Minervini, pardòn Angelo.
Una strategia messa a punto nonostante il petulante
incalzare di sua figlia Gaia, gelosa ed ipermorbosa
di un padre che s’interessava di una ragazza inglese
per giunta molto carina.
Prima di venire esiliata in forma coatta aveva
preteso che suo padre facesse seduta stante un
corso di lingua inglese “ utile alle indagini”.
Si rifugiò tra i files del computer dell’appuntato
DeRoma.
A grandi linee, entro il martedi i colleghi della
Compagnia di San Martino avrebbero installato le
telecamere wireless puntate sulla prigione di Saràh
e sull’unico sentiero disponibile per il castello.
Ogni occhio vigilante aveva un indirizzo IP
consultabile tramite un login segreto.
La mossa migliore la escogitò proprio Angelo
rendendo onore al suo eclettico passato di grande
intuitore. Si sarebbe unito al gruppo dei bikers sia
per l’uscita del sabato mattina che per quella del
mercoledi pomeriggio.
Frank sarebbe stato monitorato più da vicino per
tracciare un profilo delle sue intenzioni nei
confronti della ragazza. Un minimo errore poteva
costare caro e da un momento all’altro potevano
piombare i servizi segreti che non andavano tanto
per il sottile.
87
Il fatto che Minervini non disponesse di una
bicicletta non costituiva un problema.
Ugo aveva la soluzione in tasca.
E la trovata viaggiava di pari passo con la pressante
richiesta del Capitano di vedere subito la ragazza.
Partirono subito dopo aver lasciato Gaia nei pressi
dell’agenzia di viaggio.
Direzione Pensione Vobbietta.
Obiettivo Frank, la bici di Saràh e la visita , per
quanto strano il concetto, ad una ragazza che
viveva in una grotta, un loculo di roccia, sospeso
nel vuoto,in virtù di uno speleologico sentimento.
Li accolse il marito di Trudy.
L’omino impiegò un quarto d’ora per produrre due
caffè , sorseggiati con sprezzo del pericolo di
devastazione gastroenterica.
Amarissimi.
Ma pur sempre meno amari dell’amara verità a cui
Frank andava incontro day by day.
Ugo compose il numero ed una musichetta arrivò in
discesa dalle scale.
“ Se fossi la tua tipa dovresti ringraziarmi per
quanto poco ti faccio aspettare”
- Tòh, a Busalla diciamo just in time. Guarda
chi ti ho portato! Il Capitano si è deciso a
fare un po’ di sport.
“ Salve Capitano. Mi vuol far credere che vi
daranno in dotazione mountain bike e divisa
fighissima come in america?”
“ Caro Francesco, il giorno che mi diranno di
inseguire i ladri in bicicletta mi affiderò alle
88
elettriche, per il momento vorrei solo riprendere a
fare un po’ di esercizio”.
Ugo andò dritto al punto.
- Frank, avremo bisogno di una bici, e mi chiedevo
se non si potesse usare la tua
seconda..ehm..insomma …la SARACEN.
“ Ottima idea, una bici inglese per un rookie
italiano”
Minervini mi guardò storto.
Poi ci accolse il fragrante impatto della stanza delle
erbe dov’era custodita la bici di Sarah.
La ARIEL condotta all’esterno fu presto adattata
alle nuove impostazioni biometriche di Minervini,
il quale piuttosto eccitato chiese a bruciapelo: “ La
posso provare?”
I due amici si scambiarono occhiate perplesse.
Sulla ghiaia antistante la pensione, la bici partiva in
derapata, mentre il neo-biker fletteva le braccia a
saggiare la compressione della forcella. Qualche
bunny hop improvvisato e rilanci su rilanci.
Minervini ci credeva!
Superò una serie di ostacoli tra cui un paio di
gradoni equilibrando il peso sull’anteriore e
terminò il test con una decisa frenata in
corrispondenza delle gambe dei due che lo
fissavano increduli.
“ Grazie Frank, la bici è perfetta. Solo mi chiedo
come fai a pedalarla con quelle gomme, troppo
sgonfie rispetto al tuo peso. Allora ragazzi , quando
ce lo facciamo questo giro?”
89
Il nucleo del RIS, dotato di un laboratorio
distaccato a La Spezia, ricevette con un furgone la
bici la mattina successiva. Fu esaminata,
fotografata e trattata due volte al luminol. Alla
ricerca di frammenti tessutali o della classica
goccia di sudore sul telaio.
90
Saràh accolse Ugo con un freddo e stanco bacetto.
Non fu necessario infilarsi con la testa tra le sbarre.
Il lucchetto era sparito.
Grata libera.
Lei, ( Saràh , non la grata ) era sempre più bella.
La storia insegna che vi sono donne che incarnano
il senso della bellezza ad ogni età.
Incantevoli bambine, splendide ragazze, fascinose
signorine e charmantissime signore.
Belle , tutta la vita.
Saràh rappresentava la categoria.
Nonostante due giorni di grotta appariva fresca
come una rosa.
Espresse subito chiaro un concetto.
“ Ugo , ho sentito che siete arrivati in due. Se lassù
c’è qualcuno dei servizi del fisco inglese mi sentirò
tradita, ma non aprirò bocca neanche sotto tortura.
Non voglio che facciate del male a Frank. Lui è
gentile con me…”
( Oh bèh aspetta che chiudo Irene nell’armadio una
settimanina , vedrai come mi ama)
I biondi capelli ondeggiavano al ritmo della
cadenza vocale , organizzati in ciocche perfette.
“ Stamattina è stato qui, viene tutti i giorni e stiamo
insieme mattina e pomeriggio, tranne quando
andate in bici.”
- Sì ma , ti rendi conto che non può durare ancora a
lungo questa… ( gli stava uscendo galera poi si
trattenne)…questa vita da campeggio?
91
Di sopra c’è un mio carissimo amico. E’ un
Capitano dei Carabinieri, italiano. E’ l’unico che
può aiutarvi ad uscire da questo inghippo senza
farvi troppo male. Saràh , per favore, promettimi di
essere sincera.
Un lungo abbraccio.
Al distacco Ugo si aspettava una lacrimuccia.
Niente, Saràh non si emozionava, sembrava una
proiezione olografica vivente di una immagine
sempre ritoccata con Photoshop in tempo reale.
Perfetta sempre.
Accennò un sorriso che avrebbe indotto qualsiasi
cavaliere ad affrontare per lei il peggiore dei
draghi.
“ Va bene, Ugo, fallo scendere, sarò sincera,
promesso”.
Bacio.
92
Irene aveva riposto con cura gli abiti indossati la
sera prima.
Dormire da Ugo era equivalso a toccare il cielo con
un dito.
Appoggiare la testa sul suo respiro, contare i battiti,
sciogliersi nella straordinaria esperienza di perdere
il conto delle volte dell’amore.
Ora, nella piena luce solare, passava in rassegna gli
indumenti fiutando il profumo della sua pelle. La
camicetta la inebriò di quel misto di sensazioni
provate la notte.
Ugo, era di nuovo lì con lei.
La casa era silenziosa.
Dalle finestre aperte , a volte il passaggio di
un’auto rompeva la monotonia acustica di un
paesaggio di campagna intriso dei suoni di
campane , e del variegato abbaiare delle seconde
case la domenica.
Suo marito, in viaggio verso le cantine di Ovada, le
aveva spedito un messaggio: << moglie torno
tardi>>.
Sedette sul letto e sciolse i capelli.
Con un sol colpo delle dita sganciò il reggiseno.
Indossò la camicetta che sapeva di Ugo.
Prese lo smartphone, richiamò in memoria il
numero, in attesa della sua stella gemella.
Lo squillo lo colse nella stessa ed identica
posizione del giorno prima. Vicino al pilastrino con
la corda di sicurezza in mano.
93
All’altro capo della fune, era fissato il Capitano
Minervini.
Ugo, divise in fasi precise la sequenza di emozioni
in arrivo.
1-botta di adrenalina
2-cuore impazzito
3-ricordarsi di ringraziare il Signore, Buddha, Allàh
e tutte le divinità disponibili ad essere inserite nei
ringraziamenti per avergli fatto incontrare Irene.
4-Metabolizzare e shakerare il tutto mixandolo con
il ricordo dell’ultima immagine dei loro corpi
avvinghiati poche ore prima.
Lenzuola di flanella a parte.
Voce 4.
- Irene! Manchi al 99% dei miei organi vitali!
( qualcuno disse: falle ridere e saranno tutte ai tuoi
piedi )
“ Senti verginello ( Ugo è nato a settembre ndr)
sono sola sino a stanotte. Potresti condurre i tuoi
organi vitali da me quando hai finito?
Voce 5.
- Irene, forse faccio male, ma sono sempre stato me
stesso e non riesco ad evitarlo.
Io ti amo, Irene.
Ti amo.
“ A saperlo registravo la telefonata. Potresti
ripetermelo di persona?”
- Concedimi un paio d’ore.
“ Sarai punito per ogni minuto di ritardo. Non
ho tanto tempo.”
94
L’ultima parte della frase gli paralizzò le
sinapsi. Un cannone di neuroni, neri come il
buio della notte.
Il morso di un serpente.
Poi il cervello ripartì ricollegandolo alla rossa
linea d’amore.
Fibra ottica di sentimenti in diretta connessione
con il suo amore.
-Farò presto Irene, promesso.
Click!
95
Allo scopo di non aggredire cromaticamente la
ragazza, Minervini indossò un anonimo
giubbottino leggero di un ancor più ministeriale
grigio forestale.
Occultava, tra l’altro la fondina ed il resto del
corredo d’ordinanza.
All’imbocco della cella era rimasto lì
penzoloni, in attesa del permesso di entrata,
retaggio della rigida educazione dell’arma.
Saràh, imbarazzata dall’elegante gesto
cavalleresco, era esplosa in tutta la sua bellezza
sciabolando un sorriso sulle gote da studentessa
di Cambridge.
Indicò l’unico spazio libero accanto a lei.
Pat pat! “ Si accomodi qui”.
Minervini la incalzò per oltre venti minuti
annotando mentalmente tutte le risposte senza
mai doverla stimolare a “ricordare meglio.”
Lui fu altrettanto sincero.
Massimo due giorni e doveva uscire da quel
pertugio.
In cambio di una deposizione più congrua,
avrebbe relazionato ai servizi inglesi,
omettendo la pista del rapimento di Frank,
imputando ad un guasto tecnico la mancata
copertura telefonica.
Da parte sua Saràh si raccomandò circa la non
punibilità di Frank, con il quale avrebbe
continuato le ricerche dei manufatti seppelliti in
zona.
Sul punto il rappresentante delle forze
dell’ordine fu categorico. I reperti restavano in
96
Italia. Tuttalpiù poteva adoperarsi per
l’elargizione di un benefit dal ministero dei
beni culturali.
Allungò all’ospite inglese un kit di pronto
intervento anti-vipera e per la prima volta ne
osservò i perfetti lineamenti del viso;
incorniciavano una donna coraggiosa ed
estremamente saggia di 28 anni.
“ Quando uscirà da qui, le farò conoscere mia
figlia Gaia: ha 22 anni. Mi raccomando lei
faccia attenzione, prudenza.”
Prima di issarsi, si voltò verso lo strapiombo e
le pareti delle valli circostanti.
I suoi colleghi avrebbero sudato per piazzare le
telecamere, ma sarebbero stati ricompensati
dalle immagini di una donna bellissima.
Lui, Frank, l’avrebbe strozzato con le proprie
mani.
97
Gaia aveva deciso.
Ereditato dal padre un carattere improntato al
non importa come ma basta che si faccia era
uscita dall’agenzia di viaggi con un’offerta
allettante.
Escluso il Marocco, compose un sms
indirizzato al papà: << pater vado in indonesia
cm lo faccio il passaporto?>>.
Sorrise sorniona al pensiero del mancamento
prossimo paterno.
Il tempo di un invio.
Sollevò lo sguardo e rimase colpita dalla
presenza che incombeva su di lei.
“ Oh Frank. Bèlin mi hai messo paura.”
“ Ciao Gaia, messaggiavi a papà?”
“ Sì, una bella notizia, vado a Bali.”
“ Accidenti, sicura che non servano i Sali prima
della comunicazione?”
“ Papà l’avevo già convinto,(bugia) solo che la
mia mèta iniziale era il marocco, una leggera
deviazione.”
Si spostarono per consentire il passaggio di una
signora con il passeggino e cagnolino
scodinzolante.
Poi sentirono il sibilare di ruote lanciate a folle
velocità, ed il mulinellare dei pedali di una
bicicletta fucsia sulla quale il Capitano
Minervini sbuffava come un toro alla vista di
una bandiera della Ferrari.
Gaia capì in un attimo e non si sorprese.
Frank era un noto dongiovanni e suo padre
voleva centrarlo a tutta velocità.
98
Non poteva certo immaginare che suo padre
aveva appena interrogato una ragazza rapita
dallo stesso Frank.
Per Gaia era uno che ci provava.
Per il Capitano, un fetente da rinchiudere al più
presto.
E quindi non era il caso di frenare la pazza
corsa della bici, avendo il bersaglio in piena
traiettoria.
Il cagnolino guida passeggino allungò la portata
del suo guinzaglio-elastico e saltò
all’improvviso.
Minervini inchiodò la mountain bike sul freno
posteriore mandandola in sbandata –
possibilmente verso le gambe di Frank rimasto
congelato- e lasciò la presa sul manubrio.
La bici roteò su se stessa incastrandosi in una
fioriera.
Il capitano tenendosi il cappello la recuperò con
una mano tenendola per la sola leva freno.
Gaia sgranò gli occhi: “ Pà! Di chi è questa
bici?”
Il mento del carabiniere si indirizzò
mafiosamente verso Frank.
- E’la sua.
“ Bella! E come mai ce l’hai tu?”
Minervini avrebbe voluto sfidarlo a duello.
E lo fece.
- Serve per le indagini, vero Frank?
Gelo.
Come un secchiello di ghiaccio nella schiena.
99
Era nel mirino di Gaia, del Capitano, della
signora con il passeggino.
Frank si scompose e ricompose in 20 secondi.
“ Capitano, a tal proposito dovrei parlarle -in
privato- di una cosa, posso salire un attimo da
lei?”
Gaia si allungò verso la figura paterna e gli
sussurrò un rimprovero all’orecchio.
Si accertò della ricezione dell’sms indonesiano
schioccandogli un bacio sulla guancia.
Sapeva badare a se stessa.
Don’t worry.
100
La casa di Irene era avvolta dal sole.
Grazie ad un favorevole posizione verso il sud
geografico l’intera proprietà beneficiava
dell’intensa illuminazione solare essenziale per
le piante rampicanti che donavano all’immobile
quel tipico aspetto irlandese.
Praticare lo sport della mountain bike su quelle
colline era la chiave per una ricarica energetica
immediata delle proprie pile e del proprio
equilibrio interno con la natura.
Anni prima il gruppo dei bikers locali
organizzarono una gara cross country.
Arrivò uno speaker che partì da un percorso
interno dell’anima per illustrare lo sviluppo
dell’ambiente di gara.
Lo definì un circuito new age,
un po’ come rive rosse.
Non a caso tutta la zona era base per intensi
stage di shooting fotografici e bike-test.
Il comprensorio fu preservato nella sua
originaria integrità ambientale da una oculata
tutela inserita nel provvedimento di
salvaguardia forestale.
Accesso vietato a motocicli, autoveicoli, caccia
e raccolta funghi, ad eccezione di un
chilogrammo per raccoglitore.
La connessione del divieto non era tanto in se
stessa per i fruitori, quanto per i loro mezzi.
I cacciatori arrivavano con pick up sempre più
grossi parcheggiati direttamente sopra alle felci.
I motociclisti esigevano di arrivare con il
carrello della moto a due metri dal sentiero.
101
I fungaioli facevano la spola con le ceste
ricolme dal bosco al bagagliaio dell’auto e
viceversa.
Un immediato taglio netto ed una vigilanza
rigida avevano destinato l’intero parco ai soli
escursionisti pedestri.
In seguito, valutato il minimo impatto delle
mountain bike, l’aerale geografico fu destinato
in concessione al locale gruppo ciclistico, che
ne curò maniacalmente la capillare
manutenzione dei sentieri, decretando il
successo del Paradiso della mountain bike.
La casa di Irene era lì.
A poca distanza da due single track straordinari
sia in bici che a piedi.Ampie carrarecce
coreografate ai lati da felci, erica e
sempreverde.
Irene amava percorrerli in bici d’estate e di
corsa d’inverno, gioiendo dei riflessi di luce del
sole specchiato nella neve in un paesaggio
avvolto dal silenzio.
Alle pareti di casa la sua Nikon aveva regalato
stampe di daini, cinghiali, fagiani, merli, rapaci,
tassi, volpi e persino una notturna upupa.
Si considerava fortunata a vivere in quel
giardino dell’Eden il cui ritmo era ancora
scandito dall’alternarsi delle stagioni.
Appoggiata allo stipite della porta, fiocinava i
capelli con una lunga spina di istrice,
osservando la lettera della clinica ripiegata in
tre sotto un fermacarte ritraente un cervo.
102
Deglutì tutta l’amarezza del mondo e tirò a sé
un lembo della nota, intravedendo la tabella
contenente nell’ordine i parametri personali, i
valori di riferimento ed il range di tolleranza.
Pensò immediatamente ad Ugo, aggrappandosi
ai suoi occhi come una scialuppa sballottata
nella tempesta, lottando per non affondare.
103
L’ufficio del Capitano Minervini rappresentava
una specie di open space all’americana.
Giustappunto un unico grande locale dove
interagire senza barriere per un contatto verbale
immediato.
Indicò a Frank una delle due poltroncine
satellite dove accomodarsi realizzando l’ansia
dell’uomo nello stimare la distanza di sicurezza
cercando con lo sguardo l’appuntato DeRoma,
che si trovava alla parte opposta dell’ampio
salone.
Frank giudicò sufficiente la confidenzialità
ambientale e si rilassò nella seduta.
“ Capitano, sono tornato in Italia per
disintossicarmi. In Inghilterra ho trovato un
lavoro appagante e guadagno anche bene ma mi
sono preso una malattia”.
Minervini alzò le spalle.
-Tutti gli inglesi bevono.
“ Consapevolmente Capitano,
consapevolmente”
- Francesco, ogni uomo ha delle passioni, che
non vanno trasformate in reati.
“ Capitano, io non bevo, scommetto. Calcio,
basket, tennis, cavalli tutto. Ho cominciato
puntando sull’hokey grazie ad un pensionato
che veniva a prendere le brioches e mi passava
le quote migliori. Ho vinto duecentomila euro
in un pomeriggio. Il vecchietto è andato a
vivere dalla figlia ed ho perso tutto in due
sabati. All’ippodromo mi ha avvicinato un
signore distinto, un vero gentleman che mi ha
104
dato il nome della società che mi avrebbe
prestato i soldi per giocare. Ho ripreso a vincere
prima e perdere dopo. La società ha recuperato
i soldi che gli dovevo e mi ha “ venduto” ad
una società minore. Meno signorile e più
pratica. Mi hanno dato 30mila euro con
l’impegno di restituirne 80 mila. E’ il secondo
livello di affidabilità. Ho perso tutto il denaro
mi hanno licenziato ed ho restituito 36 mila
euro frutto della liquidazione. Ho cominciato a
scommettere su internet e mi hanno bloccato i
conti. Gli allibratori mi cercano a Londra. Lì mi
hanno visto l’ultima volta. Alle corse dei cani.”
Minervini ad ogni frase del suo interlocutore
tracciava cerchi concentrici con la biro, in
attesa che Frank arrivasse al centro.
A lui non importava, o perlomeno, non era di
sua diretta competenza la questione delle
scommesse. Il punto centrale era Sarah.
- Scusa, ma tu non ce l’avevi una fidanzata che
potesse consigliarti o proteggerti?
L’uomo sbarrò gli occhi barcollando in preda
alle vertigini.
Nauseato, iperventilò a fondo due volte, mentre
sudava freddo.
Minervini fece appena in tempo a fare il giro
della scrivania per passargli un braccio di
sostegno prima di vederlo crollare a terra privo
di sensi.
Trenta minuti dopo riprese conoscenza.
105
Riconobbe il soffitto della camera della
pensione vobbietta, immettendo nelle narici il
profumo del legno.
Su di lui la morbida pressione di un seno
inconfondibile; Trudy, tenendogli la mano, gli
stava aggiustando il cuscino dietro la testa.
“ Bentornato giovanotto!”
106
Dopo una serie di tornanti finalmente la villa di
Irene apparve nel campo visivo, tributando una
immediata eccitazione.
Avete presente il verbo “ fremere?”.
Ecco, così.
Ugo posteggiò a ridosso del muretto lato sud. In
quattro salti arrivò all’uscio in attesa come il
cagnolino che attende il suo osso.
Mentre scodinzolava felice Irene si presentò in
forma smagliante. Che eleganza! Vestiva un
tubino nero fasciante, che donava armonia alle
sue perfette linee.
Scarpe rosse.
Si baciarono sfiorandosi con le labbra, mentre
si univano in un abbraccio fortissimo a mani
intrecciate dietro la nuda schiena di lei. Come i
gamberi raggiunsero la parete assaporando ogni
singolo respiro, occhi negli occhi.
Contatto fisico, visivo e mentale.
Insieme abbassarono lo sguardo.
Restando collegati con la fronte, in basso si
scoprivano ampi spazi di superficie epiteliale.
La camicia, la parte superiore del suo abito, le
mutandine di pizzo nero.
Ugo si staccò solo una frazione di secondo per
allontanare i pantaloni prima di riconquistare il
battito d’ali di farfalla della distanza delle loro
bocche.
Poi accostò la testa al suo seno, e cominciò a
conteggiare i battiti del cuore, sussurrando “ ti
amo…12(tum), ti amo…13(tum)….”
107
Dopo un ti amo, o prima , a seconda del
momento, di norma si bacia la persona
amata/amanda.
Andò così.
Si unirono in un lungo bacio e la pressione sul
seno di Irene diminuì la sua capacità apneica.
“ Anche io ti amo”
E gli baciò l’angolo della bocca prendendogli la
testa tra le mani.
Era sentimento totale, piena trance,
coreografata dalla luce del tramonto.
I raggi dorati del sole baciavano i loro corpi
caldi. Sangue dolce d’amore.
Amarsi per comprendersi.
Com-prendere, prendere con sé.
Uno stato emozionale profondo che escludeva
del tutto altri riflessi. Come un computer, tutta
la loro memoria era impiegata in quel processo
di estasi.
Fosse caduto un meteorite non se ne sarebbero
accorti.
Conscio di quello stato di grazia, Ugo fu
sconvolto dal flash che gli arrivò davanti agli
occhi proprio mentre stava baciandole la
pancia.
Vide Saràh.
L’immagine nitida di Saràh che le sorrideva dal
fondo della sua grotta.
Salì a cercare conferma visiva del sogno.
Incontrò gli occhi da cerbiatto di Irene che
sorrideva.
La baciò ancora e Saràh sparì.
108
Trovò conforto e calore nella schiena di Irene,
arcuata a mostragli la mappa del suo corpo. Lui
memorizzò le coordinate delle zone che
producevano un flebile sussulto erotico
accompagnate da un gemito e le archiviò come
preziose indicazioni.
Passate le dieci da un pezzo si dedicarono ad
una veloce cenetta: vino rosso, due candele ed
una profumatissima lasagna al forno. Irene,
seduta di traverso sulle gambe di Ugo sorrideva
soddisfatta nel provocare impaccio alla cena.
Poi con le dita gli toccò le labbra sporche di
sugo e lo guardò negli occhi allontanandogli la
mano con la forchetta e la lasagna.
Il suo sguardo divenne serissimo.
“ Devo dirti una cosa.”
La forchetta a mezz’aria rendeva la scena
ridicola.
Un fermo immagine alla matrix dove Ugo si
concentrò sul labiale di Irene che proseguiva.
“ Oggi mi ha scritto l’Ospedale. Ho un tumore.”
Il cuore si fermò.
Ugo pensò di essere morto.
Vide se stesso mentre aveva in braccio l’essere
umano che più amava al mondo che si staccava
da lui per scomparire in dissolvenza.
Il freddo partì dalle gambe e quando arrivò
all’altezza della pancia cominciò a tremare.
Ritornò al presente con Irene avvinghiata che lo
strattonava dicendogli “ Ehi! Ehi!”.
Era sudatissimo.
109
Impregnò la camicia di Irene stringendola
fortissimo mentre la sporcava di sugo
imprecando mentalmente.
Chiusero gli occhi e si baciarono, amandosi
ancora.
110
Un lunedi mattina come tanti altri alla Pensione
Vobbietta.
Gli operai di manutenzione delle autostrade
erano usciti dopo aver commentato a colazione
i risultati calcistici del giorno prima.
La sala era stata ricomposta in modalità pranzo,
semplice, ma pulita ed accogliente.
Attendeva turisti occasionali e la coppia di
anziani tedeschi affezionati clienti della
struttura.
Una straordinaria quiete.
Frank era uscito di buon mattino, congedato
sino all’uscio da una serie di …ohh…ehh della
morbidosa titolare avvolta dalla fragrante aura
di brioches appena sfornate.
Il volume del televisore, assolutamente
moderato, diffondeva le notizie della seconda
edizione mattinale delle news.
Il marito di Trudy, annuiva ad ogni notizia
ritmandone la cadenza con un cenno d’assenso
del capo indirizzato a ritmo alterno prima verso
la televisione e poi verso la moglie che aveva
indossato spessi occhiali per cui somigliava a
Rascal l’orsetto.
Era impegnata nella auto compilazione della
modulistica HACCP, la certificazione sanitaria
dei locali pubblici.
Quando si aprì la porta Trudy lasciò cadere
penna, occhiali e carte senza alcuna remora.
Le cadde anche il cuore in verità.
111
Sulla soglia Frank teneva per mano una
splendida ragazza bionda che lo aveva appena
baciato mentre lui scostava lo zaino per
consentirle l’ingresso.
Era bellissima.
Trudy la catalogò subito come una fotomodella.
Elegante nei movimenti, introdusse la sua
silhouette nel locale ponendosi in piena luce
solare e donando immediatamente a quel luogo
una caratura di livello superiore.
Trudy pensò che quella presenza scenica
avrebbe illuminato anche il più tetro dei locali,
donando bellezza e caustico senso della misura.
Poi , tolto il grembiule, sul golfino a V
scollatissimo fissò Frank in attesa delle
presentazioni.
Lui alzò la mano di Saràh come l’arbitro al
pugile consegna la vittoria poi con lo sguardo
fermo sul seno di Trudy sorrise: “ Amore, tu
avrai la tetta perfetta, ma la mia locandiera apre
le porte del paradiso!”.
Lei è Saràh.
Trudy era in trance.
Con gli occhi a mucca bisbigliò: “ Dorme
qui?”.
- Certo! E’ appena arrivata dall’Inghilterra.
“ Siamo sicuri che non preferisca un albergo
…di lusso…a Genova?”
Saràh le regalò uno sguardo dolcissimo: “
Signora , grazie, ma qui andrà benissimo, mi
piace la sua pensione, il legno è bellissimo.”
Insomma , tutto …issimo.
112
Al suono della voce di Saràh il marito di Trudy
tornò tra i vivi.
Aveva sentito bene, non era la corrispondente
dall’Inghilterra, quella signorina era proprio lì
nel suo locale.
Quando la vide , acquisì la sua bellezza e si girò
verso la moglie sornione e compiaciuto.
Era terminata la stupida pantomima della
moglie che aveva perso la testa per quel
playboy; soddisfatto li osservò salire in camera
con i bagagli.
Saràh apprezzò ancordipiù la pensione
annusando il profumo pulito del legno e
scusandosi si avviò veloce ad una doccia
rigenerante.
Trudy si chinò sul letto per rassettarlo.
Piegata in avanti, non si accorse
immediatamente di Frank alle sue spalle.
Poi arrivarono nette le sue mani sul sedere.
Restò immobilizzata con le braccia in avanti,
mentre Frank apriva i palmi sulle calde natiche
sotto il tessuto della gonna.
Le sue mani gli serpeggiarono sulla pancia
finchè non raggiunsero il bordo del golfino e si
insinuarono sotto il reggiseno.
113
Un fax simile nell’intestazione al precedente
era giunto alla stazione dei carabinieri busallina
poco prima dell’orario di pranzo. L’intelligence
di Sua Maestà la Regina ringraziava per il
lavoro svolto e si complimentavano con la
“crew” del capitano Minervini.
Il segnale telefonico di Saràh era tornato,
tracciandone gli spostamenti con precisione per
il tracking remoto.
Minervini aveva visto tutto dalle telecamere.
Alle 8.30 era al suo secondo caffè e non gli era
sfuggita nella finestra del monitor la liberazione
di Saràh, chiaramente libera per via della
raccolta di tutto il materiale.
Dopo un’oretta aveva telefonato alla Pensione
Vobbietta dove il marito di Trudy, serafico, gli
aveva riferito dell’arrivo di una ospite
fotomodella dall’inghilterra.
“ Stia tranquillo, mia moglie è in camera con
loro…”
Tuttavia per il capitano la faccenda era ancora
lontana dal dichiararsi risolta.
Saràh aveva le coordinate dei reperti e Frank le
voleva, a tutti i costi.
Mentre per le telecamere non aveva dovuto
faticare per niente ottenendo una copertura
quasi immediata, la compagnia generale di san
martino non avrebbe prestato la minima
attenzione ad una richiesta di pedinamento
costante con personale radio munito.
Doveva sbrigarsela da solo e quanto di peggio,
avrebbe dovuto farlo in bici.
114
Essendo tornata la legittima proprietaria doveva
restituire la SARACEN, considerò quindi
l’acquisto di una bici nuova.
Inviò un SMS a Gaia: << volevi una bici? Oggi
vado a comprarne una vuoi venire?>>
Di-diin!
Risposta.
<< padre va bn ci ved alle tre in stazio>>
115
Non è bello convivere con un disagio interiore.
Giornate di vuoto.
L’arrivare a sera trascinandosi il latte nel cuore
consci di aver sprecato altre, ulteriori, 24 ore
della propria esistenza.
Alcuni parlano di disturbi della personalità.
Il mio DEP, in quel momento della mia vita, era
al TOP.
DEP
Il Disturbo Evitante di Personalità.
Un disturbo di personalità caratterizzato dalla
convinzione radicata del soggetto di valere poco;
ciò porta la persona a sentire un profondo senso di
inadeguatezza nella vita di relazione, con un
enorme timore delle critiche, della disapprovazione
altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze
dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli
altri, la persona con disturbo evitante di personalità
tende ad avere una vita ritirata; il ritiro sociale,
seppur conduce ad una esistenza priva di stimoli,
triste, con un visibile senso di vuoto e, a volte,
quasi senza senso, evita alla persona di esporsi e di
vivere il malessere dell’inferiorità e del senso di
inadeguatezza.
Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i
quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai
margini rinunciando alla carriera per non essere
sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano
fortemente istaurare delle relazioni, poter avere un
partner, condividere esperienze ed interessi con i
gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o
116
l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.
Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni
cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi
non si hanno informazioni chiare su come si
distribuisce nei due sessi o sulla presenza di
familiarità.
Ugo era perfettamente conscio di non dover
ricorrere ad un’analisi profonda per cercare
l’origine del suo disagio.
Molto più superficialmente “ stava male “ da
quando Irene lo aveva messo al corrente del
tumore.
Lì si era fermato il mondo, nonostante avessero
rifatto l’amore decine di volte, amandosi con
tenerezza e devozione, ma nel cuore di Ugo era
entrato un palloncino di plastica che gonfiava la sua
tristezza al passare dei giorni.
L’apatia era diventata routine.
Pedalava, lavorava, amava senza sapere perché.
Irene aveva pianificato il viaggio a Londra per la
visita diagnostica profonda, ed Ugo avrebbe
desiderato tanto una biopsia del suo stato d’animo.
Lei vedeva cinque straordinari giorni per stare
insieme, lui immerso nel suo scazzo cosmico si
sentiva ancorpiù afflitto per doversi recare nella
città dove vivevano la sua ex ed il suo nuovouomo, il bimbominkia dee jay.
Non era mai stato a Londra e non avvertiva il
minimo bisogno di dovercisi recare.
Lui, era l’italianofilo numero uno.
117
Nel corso della sua vita aveva costantemente
respinto tutti gli inviti a viaggi extra Italia,
profondamente convinto di dover riservare la parte
del turista alla terza età.
Fino ad allora avrebbe goduto dell’immenso
patrimonio culturale, artistico e naturalistico
presente nel Bel Paese.
Il suo profilo facebook come frase preferita
riportava : “ Quanti di voi , ad esempio, sono stati
alla Cascata delle Marmore , alla foresta pietrificata
di Donnarumma, o alla Certosa di Padula ?”
Quindi se in quel momento si trovava in una
camera d’albergo a Londra era solo per amore di
Irene.
In modalità altrettanto minimalista era sceso nella
hall, lasciando Irene sul letto intenta a porre ordine
cronologico a tutti i precedenti esami.
Al St George Hospital prendevano le cose
maledettamente sul serio ed esigevano precisione.
Chiese al bar un Campari shakerato e sprofondò
nella poltrona che dava sull’enorme vetrata di
fronte alla strada.
Pensò a Saràh con affetto. Un destino bizzarro
voleva che lui fosse lì, mentre lei scavava in Valle
Scrivia.
Mise a fuoco il capannello di persone dal palazzo
opposto.
Sembrava l’ingresso di uno di quei club che si
vedono nei film.
Un cartello , appoggiato a terra, coperto da due
fotomodelle lasciava intravedere la scritta cubitale
su due righe “….NI” “…IZE”.
118
Oscillò, invano, la testa per capire di più, ma le
ragazze occultavano involontariamente proprio lo
spazio del nome.
Si appoggiò totalmente sul bracciolo della poltrona.
Niente.
Le modelle non si smuovevano.
Uscì dall’albergo deciso a prendere le due miss e
spostarle di peso. Attraversò la strada al comando
visivo illuminato “ WALK”. Deambulava come
uno zombie, cercando di leggere il cartello o a
destra o a sinistra.
Le giacche lunghe delle ragazze sui leggins neri
erano a pochi centimetri dalla scritta.
Stava per pronunciare un perentorio < excuse me! >
quando una Golf grigio scura inchioda a meno di
un metro dalle sue gambe.
Le modelle spalancano bocche estasiate enormi (
ma come fanno donne così minute ad avere cavi
orali così grandi? ) , la folla mi fissa assimilandomi
ad una specie di body guard giunto apposta per
l’arrivo dell’auto.
Finalmente riesco a leggere.
C’è scritto RONI SIZE.
Poi mi giro.
Si apre la portiera posteriore e sbuca un tacco 12 ed
una caviglia che avrei riconosciuto tra milioni di
esemplari da tante volte l’ho baciata e coccolata.
Monica Salvetti.
La mia ex.
Bella come una pugnalata in pieno petto.
In modalità frozen pareva che fossi stato lì apposta
ad aspettarla.
119
Lei fa scorrere l’elegante pochette sul braccio e mi
prende la testa tra le mani guantate.
Mi bacia.
Sulla bocca guys…
Voglio morire.
Ho odiato quella donna con tutto me stesso, l’ho
maledetta mille e mille volte.
Ma il suo bacio mi scioglie come neve al sole.
M’ipnotizza.
Mi fa star bene.
Sparisce il tumore di Irene , il buco nel cuore, il
clamoroso senso di sfiga e di sfigato.
Siamo sospesi, stiamo levitando.
Lei ha chiuso gli occhi per chiudere il mondo
intorno.
Io ho chiuso gli occhi.
Era il nostro segreto modo di isolarci anche allo
stadio.
Poi li riapro e me ne pento immediatamente.
Dall’altra portiera esce un deficiente con i capelli
alla Awanagana ( un noto dj di Radio MonteCarlo
degli anni 80, un mito ) vestito come Sammy
Saccharin il dj guida del mio libro d’inglese delle
superiori.
Quando Monica si stacca lascia spazio al campo
visivo panoramico ed è ancora peggio.
Dalla vetrata dell’albergo Irene mi guarda con
disprezzo che cozza contro gli incitamenti che mi
arrivano dal gruppo di fan: “ Good job, guy! –
Love, dance, house!”.
120
Sammy Saccharin mi strappa letteralmente dalle
braccia Monica, l’auto riparte sgommando e resto a
guardare Irene dietro il vetro.
Perché?
Perché ad ogni emozione positiva , in egual misura
mi piove addosso un fatto brutto? Di quale
maledizione sono vittima per godere prima e
soffrire dopo?
Per compensare, quella notte ho fatto l’amore con
Monica.
Nel camerino di Sammy Saccharin.
(Fuck you!)
121
Minervini acquistò una rossa GT Avalanche 2.0
hard tail con forcella Rock Shox xc 30 telaio
hydroformed.
Gaia scelse, puramente per ragioni estetiche, una
TORPADO T68 con una bianca RST in taglia 27.5.
Fortunatamente vigeva una convenzione che
consentì un bel risparmio convertito in cenetta a
Bogliasco dall’amico Nicola della Trattoria
Paradiso.
Durante l’assalto ai famosi raviolini di salmone
concordarono sul cogente impegno di battere le
zone di scavo della coppia Frank-Saràh. Risero di
gusto con l’effetto Ciliegiolo Cinque Terre grazie
alla battuta del Capitano sicuro che la persona
giusta per assestare due sonori sganassoni a Frank
fosse proprio Trudy.
Ignoravano che la procace titolare della pensione
vobbietta fosse lontanissima dall’idea di voler
schiaffeggiare il suo nuovo fiammante-amante.
Acquisita la piena fiducia del marito grazie
all’arrivo di Saràh, Trudy e Frank si strofinavano
nel bosco tutte le mattine.
Come i cinghiali.
O meglio come il lupo cattivo e cappuccetto rosso.
A Frank piaceva sorprenderla mentre era chinata,
intenta alla raccolta delle erbe con il cestino
sottobraccio, la gonna larga rossa e le francesine.
D’altro canto i rapporti con Saràh erano andati via
via peggiorando in virtù della totale assenza di
ritrovamenti, scavi parziali e coordinate imprecise.
122
Persino i servizi segreti iglesi si erano un po’ stufati
di seguire punti a casaccio sulla mappa gps ed i
flussi di dati passarono da una monitorizzazione
intensa ad un paio d’ore al giorno.
Minervini aveva raggiunto un’ottima forma grazie
all’esercizio quotidiano in mountain bike, ridotta in
breve ad una sola uscita settimanale con Gaia ed
Ugo, che ultimamente era spesso in crisi.
Tornati da Londra con risultati semi-incoraggianti,
Irene non era più innamorata come all’inizio della
loro storia, irrigidendosi su aspetti di gelosia e
contestandogli il troppo tempo trascorso al lavoro.
Non gli aveva mai perdonato quel bacio alla sua ex
a Londra e la prodromica richiesta di “ andare a
sentire che razza di musica suonano…” alle due di
notte.
Pur riconoscendogli che non era passato giorno
senza che lui le avesse fatto sentire tutto il suo
calore umano, sempre percepito come vero amore,
era convinta del fatto che proprio l’amore va
vissuto in senso totale, senza sconti, senza l’offerta
speciale di un bacio anche se una-tantum.
Niente saldi al mercato del cuore.
Alla fine l’aveva lasciato.
123
Un sabato mattina lattiginoso e appicicaticcio stava
coreografando l’uscita in bici a ranghi ridotti causa
influenza.
Ugo e Minervini davanti , in coda Gaia.
Niente show in paese, ma solo un mesto
trasferimento animato esclusivamente dai sinceri
complimenti di Ugo per la scelta delle bici.
Poi a Borgo Fornari si affiancò al capitano: “ Se
Frank non trova nulla comunque resta l’occasione
per farci delle belle pedalate no?”
“ Al sabato mattina sicuro, ormai so sostituire le
gomme, usare i cambi e regolare la forcella”
scherzò il capitano facendosi subito dopo serio.
Ugo rilanciò il concetto: “ Se Frank resta a mani
vuote, conoscendolo, entro massimo una settimana
torna in inghilterra “.
Minervini scrollò il capo prima di replicare:” Bèh
ma anche se recupera qualcosa non credo proprio
che permetteremo che oggetti d’arte preziosi
finiscano agli usurai inglesi! Riprenderà il mestiere
di fornaio e pian piano restituirà il denaro”
Sentirono le ruote di Gaia avanzare ponendosi a
freccia al centro della formazione.
“ Ugo mio papà ti ha detto del mio viaggio in
Egitto?”
Le arrivò una risposta corale in stereo dai due
uomini “ hai cambiato di nuovo?”
“ Massì …l’Egitto è anche più turistico e ho una
mezza storia con un tipo in gamba ma poco
propenso all’avventura, preferisce i villaggi
turistici, poi comunque è sempre Africa no?”
124
Minervini staccò una mano dal manubrio e la pose
delicatamente sulla schiena della figlia : “ vi vedo
bene a Sharm El Sheikh, magari impari a nuotare “
“ Padre! Occhio che qui nuotiamo nella nebbia!”
Isola del Cantone era avvolta da uno spesso strato
di aria umida in sospensione.
Dal fiume al lungolago e su tutta la statale era un
grigio unico, tanto che non si distingueva neanche
l’asfalto per Marmassana.
Per questo la tappa caffè alla pensione vobbietta fu
graditissima a tutti.
125
Ugo non credeva ai suoi occhi, Minervini idem,
Gaia se la ghignava di brutto nascosta dal BUFF
sul viso.
Trudy era truccata!
I capelli raccolti in un elegante chignon
contornavano un opale del viso curato e illuminato
da un make up perfetto.
La donna raccolse la sorpresa dei due uomini e si
diresse ad abbracciare la ragazza.
“ Gaia! Che bella sorpresa! Ti tieni in forma.”
La capacità polmonare di Trudy andò a pressare la
modesta terza di Gaia che sorrideva.
Alle sue spalle qualcuno stava scrutando allibito il
dress code della procace nuova figura femminile.
Jeans attillatissimi terminavano su due morbidi
stivaletti in pelle scamosciata dal tacco importante.
Minervini si ricompose:
“ Due caffè ed un capuccio ce li può fare prima
della sfilata?”
Trudy non raccolse la frecciatina e con aria da
consumata playmate sculettante si riappropriò della
postazione bar, facendo scandire bene il suono dei
tacchi sulla pedana di legno.
Del marito nessuna traccia acustica.
Dando per scontata una certa fuga in Sudamerica,
Ugo allungò lo sguardo oltre la macchina del caffè.
L’omino era lì tranquillo, sulla sedia a sdraio dotato
di bic e settimana enigmistica.
Il capitano attese segnali di rumori provenienti dal
piano superiore poi si rivolse a Trudy.
“ Signora scusi i turisti sono usciti?”
A Trudy brillarono gli occhi.
126
“ Frank è uscito con me stamattina presto, …capita
spesso..viene con me per una passeggiata nel
bosco…poi siamo tornati ed è uscito con la sua
amica “
Gaia voleva rotolarsi sul pavimento dalle risate e
continuava a mantenere nascosta la bocca non
sapendo come ingurgitare il cappuccino.
Era ufficiale.
Un flirt Frank-Trudy non se l’aspettava nessuno.
Trudy ripose il bricchetto del latte e li squadrò
sospettosa prima di rivelarsi : “ E’ una brava
persona Saràh ma è troppo timida, troppo insicura,
fa la gentile per nascondere la propria insicurezza;
insomma non va bene per Frank , è una
gattamorta.”
Gatta-morta.
Al suono di quelle due parole Minervini fu
raggiunto da un brivido nella schiena.
Saràh se l’era scampata bella.
In quella grotta aveva corso un certo rischio,
altrochè.
Tagliò corto depositando le monete per il
pagamento: “ Vabbè noi continuiamo il giro. Se
vede D’Artagnan lo avvisa di chiamarmi?”
Gatta e morta.
La vicenda andava risolta.
Il mascara di Trudy era il campanello d’allarme
della fine della ricreazione.
Lasciare libero Frank di gestire Saràh e le sue
informazioni stava virando nella zona rischio-non
accettabile.
127
Gli effetti collaterali stavano lampeggiando
avvisando il capitano.
Frank andava fermato.
128
Giunsero al limitare della radura che fungeva da
hub per tutti i sentieri della zona(compreso quello
per il castello), con la nebbia più fitta. Castagni,
Lecci e Robinie filtravano anidride carbonica
restituendo aria pulita.
Procedevano spediti sulla parte sopraelevata della
traccia, che subito dopo penetrava il bosco
segmentandolo in perpendicolare.
L’improvvisa frenata di Gaia provocò un
inevitabile quanto ridicolo tamponamento.
Ugo, disarcionato dalla bici, tratteneva il mezzo dal
manubrio per non farlo rotolare nei rovi di fianco.
Minervini rimase a mulinellare in aria in cerca dei
pedali e poi ricadde sul tubo di sterzo.
Entrambi stavano sfogliando mentalmente
l’enciclopedia degli insulti, quando Gaia mise
l’indice davanti alla bocca a cuoricino intimandogli
il silenzio.
“ Sssshhhhh….!”
“ Non le sentite queste voci?”
Restarono immobili.
Minervini spense il telefono.
Ugo avrebbe voluto gridare che da quando Irene
l’aveva lasciato le voci le sentiva tutte le sere,
soprattutto dal bacino in giù.
Gaia si tolse il caschetto e allungò il braccio in
direzione della nebbia alla loro destra.
Ora sì.
Ora si sentivano.
Erano Frank e Saràh e stavano litigando.
Anzi, Frank la stava “litigando”.
129
“ Dici di amarmi ma non te ne frega un cazzo se
quelli mi ammazzano! Scaviamo inutilmente da
una settimana! Basta! Non hai riflettuto abbastanza
in quella grotta? Non ti è bastato?”
Per sentire la flebile risposta di Saràh dovettero
allungare il collo come giraffe.
“ Frank, sorry ma non è colpa mia se ti sei
indebitato fino al collo con le scommesse.”
SCTIAFF!
Il suono della sberla arrivò forte e chiaro.
Ugo deglutì amaro immaginando il volto di Saràh
percosso da Frank.
Il mio amico!
Girò la bici in tempo per vedere i carri posteriori
delle mtb di Gaia e Minervini lanciati nella riva a
destra infilarsi nella grigia coltre scomparendo.
Sbagliò due volte l’accesso, (perdendo minuti
preziosi) ostruito da una catasta di legna prima e da
una frana dopo.
Infine bucò la radura.
Frank era a terra ai piedi di un castagno.
Aveva i polsi trattenuti dietro la schiena da due
grosse fascette autoserranti nere.
Diavolo d’un Minervini, girava con le manette!
A destra uno zaino nero vuoto, una pala, una
cartina e quello che sembrava essere un cercametalli, sì sembrava proprio un metal detector di
quelli usati dagli anziani sulla spiaggia, con la
scritta GARRETT sul braccio.
E poi Gaia che abbracciava Saràh avvolgendola
con la gialla mantellina fluo.
130
Indossava un cappellino con la bandierina inglese,
finito di traverso probabilmente a causa dell’effetto
del ceffone.
Di Saràh spuntavano solo gli occhi, tristi come
quelli dei cuccioli maltrattati. I dotti lacrimali
asciutti. Alzò il volto per guardarmi offrendomi il
quadro dell’impronta viola della mano di Frank sul
viso gentile.
Sapevo che Minervini avrebbe provato a fermarmi,
quindi scattai all’improvviso ringhiando tutta la
mia rabbia.
Frank fu sollevato di peso e sbattuto contro
l’albero.
“ Che cazzo di uomo sei diventato? “
La testa di Frank sbatacchiava contro il legno.
“ Sei un bastardo!”
Arrivò il braccio di Minervini a fermare qualcosa
che avrebbe fatto molto male alla faccia di Frank.
“ Ugo férmati! Non è necessario”
Frank tornò ad accasciarsi come un semivuoto
sacco di patate. Piangeva, e questo aumentava il
mio incazzamento.
Era Saràh ad esser legittimata al pianto non Frank!
Minervini gli nascose la testa nel cappuccio della
giacca ricordandomi quei boss di cosa nostra tratti
in arresto a cui viene fatto l’onore di avere
nascosta la faccia.
Quando Gaia pronunciò il mio nome avanzai verso
di loro a braccia aperte come un ridicolo robot.
Cessione d’abbraccio.
131
Saràh si avvinghiò a me come un gattino.
Le sussurrai all’orecchio dolcemente “ It’s over
Saràh…it’s over…”
Minervini accese il telefono per chiamare l’auto di
servizio, ma appena il display fu illuminato entrò
una chiamata in vivavoce : “ Pronto Capitano?
Sono D’artagnan! Ho visto quei due nel bosco!”
“ Tranquillo Federico è tutto a posto. Hai una
spuma pagata. Ci sentiamo presto. Sei un tipo in
gamba.”
132
Frank fu arrestato con l’accusa di minacce e
sequestro di persona. Scontò sette mesi di carcere e
poi fece ritorno in Inghilterra. Fa il fornaio a
Bedford.
Il Capitano Minervini è stato nominato Capo della
Stazione dei Carabinieri di Portoria. Non è mai più
salito in sella alla bici, preferendo il jogging
nell’area del Porto Antico.
Gaia lavora per la compagnia aerea di bandiera del
Marocco. E’ interprete. Si è fidanzata con un
giovane informatico francese con cui hanno aperto
un ristorante di specialità arabe a Milano, affidato
in gestione a Trudy.
Il marito di Trudy ha venduto la pensione vobbietta
e si è trasferito a poche centinaia di metri in una
villetta sul lago. Possiede tre televisori a grande
schermo ed un abbonamento completo a Sky.
Federico Allegretti è diventato Personal Trainer in
una palestra per Vip a Parma. Spesso torna a casa
dal padre che mantiene in ordine l’area scherma e
l’ape nel box.
Irene si è trasferita a Londra. Ha sconfitto la
malattia e lavora in una galleria d’arte
costantemente sonorizzata con musica di Roni Size.
133
Settembre è sempre stato il mio mese preferito.
La calda luce dorata del sole riscalda l’anima e la
natura facendo scricchiolare le foglie sotto le ruote
del passeggino.
Ho sposato Saràh ed a settembre di due anni dopo è
arrivata la frugoletta che scalpita per giocare nel
praticello.
Si chiama Beatrice e oggi facciamo un picnic qui
vicino al castello.
Afferra la paletta e si piazzano ai piedi dell’acacia
sull’erba verde. Saràh intona una filastrocca in
inglese, la storia di Buck il pirata e del suo tesoro.
Le guardo e mi riempio di felicità commuovendomi
al pensiero che nella vita bisogna avere la forza di
tenere duro perché o prima o dopo il film arriva.
Tìng!
Dalla fossetta di scavo arriva il suono della paletta
che ha urtato qualcosa.
Beatrice si gira verso Saràh che le sgrana due
occhioni complici: “ Bea , hai trovato qualcosa!”
Paletta, tìng tìing.
Saràh estrae dal terreno una pesante coppa che
consegna alle mani della piccola.
Un calice in oro, peltro e bronzo intarsiato a mano
circondato da preziosi scintillanti alla luce del sole.
Deve valere una fortuna.
Le raggiungo, prendendo in braccio Beatrice ed
avvicinando Saràh per avvertire il calore del suo
corpo sul mio petto.
La sento.
E’ la tetta perfetta.
134
A Vittoria
senza se e senza ma
135