La tetta perfetta
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La tetta perfetta
La tetta perfetta. ( storia di una ragazza in bicicletta) Dopo l’sms e la telefonata di Frank,mi stavo sforzando di trovare almeno uno, dicasi uno, aspetto positivo in quella situazione. Le cinque di mattina, dormito 3 ore, ed un vento freddo che si insinuava negli stretti spazi concessi dall’abbigliamento a cipolla. Concentrandomi sul rumore delle ruote sulla ghiaia a fianco della ferrovia di Busalla , mi aggrappai a quel suono come unico acustico elemento consolatore di ciò che stava decisamente cominciando come una giornata storta. Frank non era tipo da allarmarmi, anzi , piuttosto che scomodarmi si sarebbe tagliato un braccio, ed il fatto che lo avesse fatto così esplicitamente, semplicemente mi terrorizzava. “ Ugo vieni al Castello della Pietra! E’ urgente!” Stessa richiesta scritta in un sms. A Ronco Scrivia ragionavo su due cose: a)Se fosse stato nei guai avrebbe di certo chiamato la polizia. b)Perché ero stato così ridicolo da portarmi la pistola a piombini e la carabina? Armi che non avrebbero impaurito un fagiano, ora ostacolavano la mia avanzata. La pistola dapprima eroicamente infilata nelle braghette e dopo spostata 2 nello zaino a causa del gelido metallo contro la chiappa, e ora basculante nel fianco sinistro. La carabina , nella sua sacca da biker-hunter mi provocava dolore e attrito alla pedalata su tutta la dorsale sinistra. Se già ero cupo, a Isola del Cantone vedo nero. Nel vero senso della parola. La provinciale per Vobbia è totalmente al buio. Mi fermo, bevo un po’ di thè caldo, ed estraggo la torcia comprata al MARC. Dieci euro di superalogena a led (ricaricabile). Esito un istante con il piede sul pedale prima di ripartire. Un flash, 10 anni di gare in mountain bike ti forgiano e mi torna in mente quella volta al Monte Serra, con una partenza buia di temporali ed ora legale. Un mese fa ho cambiato le gomme alla GT. Su queste 2.2 mi bilancio, mi alzo e pedalo. La strada, da buia , passa in pochi tornanti al nero totale. Alla mia sinistra non vedo neanche uno spicchio del lago di vobbietta. Mi concentro ed aspetto il segnale del Ponte di Zan e relativa gola. Ho 10 minuti per pensare al da farsi. Ammetto che il mio unico piano consiste nel salire al Castello, accendere la torcia e gridare “ FRANK!!”. Supero un delizioso anfratto , spesso mèta di bagni estivi nel fiume e vedo nel buio lassù, l’ombra del Castello. Uno dei più straordinari edifici fortificati della Liguria, che può ben essere considerato il capolavoro dell’architettura castellana della Valle. Incastrato fra due scenografici torrioni di puddinga, 3 come perfetto esempio di simbiosi con la natura, domina la stretta valle sottostante ed offrendo un notevole impatto visivo il maniero si manifesta in tutto il suo splendore. Da ragazzi andavamo a dormire lì con il sacco a pelo e prima della ristrutturazione la prova di iniziazione dei pivelli consisteva nel salire a piedi lungo un torrione sospeso nel vuoto ed apporre la firma sul quaderno posto sulla cima. In realtà a me facevano decisamente più paura le segrete dove ogni tanto capitava di trovare un osso. Le sei meno un quarto. Ero sotto. Conoscendo la salita al Castello, conscio del fatto che dovrò spingere la bici soprattutto nell’ultimo pezzo , tiro fuori la pistola a piombini e la torcia. Come un soldatino si sente più sicuro con il suo fucile a tappi. Guardo il display del cellulare, il segnale non è stabile , è un riflesso. Un rumore tra me e la bici mi gela. Con estrema calma punto la pistola alla fonte del rumore ed illumino la scena. Un cinghiale , decisamente indifferente alla mia fonte luminosa ed alla mia dotazione di fuoco , annusa la ruota della bici, poi la forcella e trovandole di scarso interesse si gira, mi offre le natiche e se ne va. 4 Realizzo che avessi avuto la 29 carbon con la lefty da 6 mila euro col cacchio che lasciavo impunito l’affronto ingaggiando la competizione con l’ungulato. Questa gliela devo raccontare a Frank. Frank! Accidenti! Era già trascorsa un’ora dal suo primo sms! Salgo veloce. Prima degli ultimi scalini di accesso al castello, praticamente perpendicolari, vi sono una serie di terrazze, -tipo le cinque terre - , di certo Frank è lì. Mi faccio strada con la torcia ed acquisisco in ordine di apparizione: L’enduro Specy di Frank con i cerchi purple che gli ho venduto, una sfigatissima tenda anni 70 blu e rossa ( che non gli ho venduto io) e Frank stesso davanti ad un albero semi piegato un po’ all’indietro con una tazza in mano. Lo inserisco meglio nel cono di luce quadro e lui mi porge il dovuto saluto ad un amico che tirato giù dal letto alle cinque : “ Ugo,…sto pisciando”. Francesco Sicopoli detto Frank. Classe 64 , emigrato in England come panettiere e rinomato sciupa femmine appassionato di mountain bike. La caccola, se ne stava lì tranquillo a terminare la sua pisciatina contro l’albero, incurante del mio sguardo mutante in Super Sayan. “ Ciao Ugo , accomodati…”. -FRANK! Ma che cazzo dici? Accomodati? Mi hai tirato giù dal letto alle cinque , mi sono fiondato 5 qui, sono trafelato e , e…poi dove diavolo mi …accomodo? “ Ugo, …è sparita…” - Chi è sparita? “ Sara” -Sara con la acca o senza acca? Il bello dell’osmosi con Frank era che tempo dieci secondi e diventavi coglione come lui. “ Sarah con la acca , …è inglese…” Brandeggio la testa sul collo, mi ergo come un raptor e la individuo. Dietro la tenda, appoggiata all’albero una SARACEN , precisamente una ARIEL. Telaio blu e nero, con deliziose bordature purple nei pressi dei gusset. Bella bici! Sicuramente comprata da Evan’s Cycle. Rimetto a fuoco su Frank che apre Frankipedia e continua. “ ha 28 anni, è molto carina. Architetto con studio a Londra, e sedici impiegati. Usa la bici tutti i giorni. Tacco 12 e gonna grigia, semina il panico nella city. Ci siamo conosciuti nel Somerset, lei si era persa in bici ed io cercavo un antico sentiero di caccia. Ugo io la amo. Lei ha la tetta perfetta.” -Bravo Frank, mi raccomando non accoppiarti mai a donne inferiori a top model e meno brutte di Scarlett. Rispetta la tradizione. Ed il glorioso passato di Frank rendicontava uno score pluripremiato dai tre fattori cardine del suo successo con le donne: pane, amore e mountain bike. 6 Una deliziosa, fragrante profumata brioche italiana era il pass per una gita in mountain bike che terminava sempre nello stesso locale: la camera da letto. A Pasquetta di due anni fa pedalavamo da due giorni in val d’aveto quando incrociammo una tipa subito catalogata nella sezione down formose. Burrose in bici che macinavano chilometri nella speranza di perdere qualche etto. Si riconoscono immediatamente. Non hanno mai il caschetto messo bene. E’ sbilanciato o a destra o a sinistra alla bersagliera. Lei si definì freerider, Frank freesexer. Il giorno dopo erano all’Hotel Cenobio dei Dogi di Camogli ad esplorare nuovi sentieri. Lo stesso Frank di allora mi fissava infreddolito, con aria spaurita dietro al bordo di una tazza da campeggio. “ Saranno state le quattro circa, alll’alba, quando abbiamo sentito dei rumori dal boschetto, come fossero dei cinghiali. Lei è uscita subito dalla tenda, in mutande, con la macchina fotografica. Il tempo di mettermi la felpa ed è sparita”. -Cazzo Frank! Dobbiamo chiamare subito la polizia! “ Non posso. Nessuno deve sapere che lei è qui. Il suo ex marito a Londra la minaccia, e con lui tutti i boss delle ex ditte alle quali ha fatto perdere importanti appalti.” -Frank! Sveglia! Una ragazza di 28 anni ( gran gnocca a quanto mi dici ) è sparita! Io chiamo la polizia! 7 “ Ugo non farlo. Per favore.” Frank così abbattuto non si era mai visto. Nemmeno quella volta che una incantevole tipa l’aveva invitato a casa sua il sabato sera e lui aveva scoperto che dovevano girare un video musicale per una rockband sconosciuta. Un brutto colpo. Gli metto una mano sulla spalla. -Frank, …la ami? “ Sì. Questa volta è diverso. Stiamo insieme da tre mesi, Ugo non voglio perderla…” - (Sì Frank, …il problema è che l’abbiamo “già” persa.) La luce del giorno piano piano , apre una bella visuale sulla ValVobbia. Consegno la mia preziosa torcia ed appoggio la mia bici contro quella di Sarah , mettendo un sassolino tra l’ultima maglia della catena ed il dente dell’ingranaggio della corona. Se qualcuno vuole fottermi la bici , avrà di che tribulare. -Ok Frank. -Cerchiamo la digitale di Sarah. Scendo verso il boschetto mettendo a fuoco il terreno: Una combetta.* Uno stercoraro. Due ricci. Tòc! Con il piede urto un oggetto irregolare. E’ la Nikon di Sarah. 8 Prego il santo protettore dei fotografi (E’ Santa Veronica. La protettrice dei fotografi) e premo ON/PWR. Il display conferma. Non vedo Santa Veronica ma quasi. Sarah è bellissima. La freccetta di destra della ghiera di rotazione è un caleidoscopico occhio indiscreto della vita di questa donna. Un campo di grano con Sarah tra le spighe. Le bici vicino al fiume. Una fixed rosa a Londra. L’ala di un aeroplano e relative nuvole. L’aeroporto Cristoforo Colombo dall’alto. Le ciminiere dell’antica fabbrica abbandonata ad Isola del Cantone , immagine simbolo di un album dei Pink Floyd. Il Castello della Pietra. Un uomo con un passamontagna nero. 9 Sento il rumore dei passi di Frank convergere nella mia direzione. Rapido imbraccio lo zaino e ci ficco dentro la macchina fotografica di Sarah. Estraggo la borraccia nell’attimo in cui arriva. -Ne vuoi un po’? E’ ancora caldo. “ Ugo sono disperato. Era sotto la mia tutela”. -Perché non mi spieghi bene perché siete venuti proprio qui? “ Suo padre era di Berlino. Studiò a fondo tutti i castelli tedeschi, in particolare i palazzi di berlino e Potsdam. Fondò uno studio d’architettura che riproduceva per la borghesia tedesca contemporanea le tavole di costruzione dei manieri dei secoli scorsi.” Accumulò una fortuna, e la sua notorietà crebbe sino a che non fu accusato di avere depredato alcune vestigia storiche. I nemici del padre , parlarono di veri e propri tesori rinvenuti in vari siti, che una volta trasferitosi in Inghilterra gli hanno permesso di stabilire il suo studio nel pieno centro di Londra. Sarah, penultima di quattro figli, è l’unica ad aver ereditato la passione paterna. Lo ha sempre biasimato , sostenendo che – comunque- il reale valore di un castello si trova fuori dalle mura. Poco oltre i fossati delle fortezze, una fervida vita parallela era testimoniata dal transito di gioielli , monete, e preziosi. Tutto nel raggio di 500 metri dai bastioni. Accadde a Fénis in Valle d’Aosta nel 1300 circa. Aimone di Challant ordinò una serie di materiali preziosi. La carovana 10 giunta a destinazione oltre il tramonto, festeggiò in una locanda con alcune donnine. Sparirono i preziosi e tutte le monete del compenso ricevuto”. Cioè scusa Frank , Sarah e suo padre cercano tesori “ nei pressi “ dei castelli? “ Esatto. Ed un mese fa circa mi ha confidato la storia di Spandau” ( Pensavo a Monica, innamorata di Tony Hadley, voce degli Spandau Ballet ). “ Spandau in Germania è strategicamente situata alla confluenza tra lo Havel e lo Spree. E’ stato il più antico insediamento di Berlino. La cittadella ( ed i suoi dintorni , appunto) fu costruita sul sito di un castello del XII secolo. Il padre di Sarah, comprò una minuscola casetta limitrofa allo Jiuliusturm, l’antica prigione. L’esplorazione dei fossati ( alti 200 metri) portò al ritrovamento di monete e manufatti preziosi.” -Ho capito. Ok Frank si fa tardi. Torno a casa , faccio una doccia e scappo in studio. Tu mangia qualcosa, e cercala. Nel pomeriggio vengo con l’auto e carichiamo le bici. Dobbiamo far uscire la volpe. “ Ugo, proviamoci, Sarah è qui in incognito, non posso avvisare la polizia. Prima di partire le hanno notificato dalla germania una ingiunzione fiscale con l’obbligo di non allontanarsi da Londra.” -Ah ecco…pare che la Merkel prentenda la restituzione dei tesori di Spandau eh…?” 11 Torniamo alla base del castello e la luce diurna mi permette di acquisire con maggiore precisione i dettagli della scena nell’improvvisato accampamento. Frank , scusa ma non siete saliti in bici? “ Si, io pedalavo , Sarah ogni tanto spingeva a piedi, perché?” Strano, la sua bici non ha un solo schizzo di fango… 12 La doccia a fine giro è per il biker, il lettino dello psicologo per il paziente. Te ne stai lì , mentre il getto caldo scende tra le spalle ( anche senza la s spesso ) e scivolando sulle natiche termina la sua funzione di nirvana del dopo-giro. Generalmente i miei pensieri riconducono a dissertazioni profondamente filosofiche, del tipo: 1-Avessi gonfiato le gomme a 2.40 la bici rimbalzava meno. 2-Il reggisella telescopico è una minchiata. 3-Averlo fatto al contrario il giro della Nucleare sarebbe stato più divertente. 4-Cazzo! Ho dimenticato di accendere la Go-Pro! E così via. Quella mattina , invece, me ne stavo appoggiato con una mano alla parete in silenzio. I brividi lungo la schiena erano rivoli di promemoria di una situazione davvero incasinata che conducevano ad una certezza: Il Maresciallo Minervini dei Carabinieri di Busalla, questa non me l’avrebbe fatta passare liscia, per quanto fosse pure lui amico di Frank. Solo un tardivo ricordo in zona cesarini dell’ultima doccia con Monica , mi spinse a chiudere l’acqua controvoglia, respingendo quel fremito pubemnemonico. Me la stavo rischiando. Visto che di professione faccio l’avvocato. 13 DE CRESI/SALVETTI. Studio legale II piano Ormai erano sei mesi che Monica aveva abbandonato sia lo studio che il sottoscritto. Ed un bouquet di sentimenti mi attendeva ad ogni ingresso nel portone. Tuttavia non era mia intenzione sostituire la targa. Prima di tutto perché mi concedeva l’estrema unzione del ricordo, e poi perché –diciamoci la verità- si trattava di buttare via 70 euro. I clienti nuovi , poi, completavano l’opera di rinnovo del dolore, chiedendo puntualmente conto dell’assenza dell’Avv. Monica Salvetti, lei sì che avrebbe potuto fregiarsi del titolo di “tetta perfetta.” Infilo il cavetto del cellulare al sistema di amplificazione, premo connect ed aspetto che mi risponda Lorenzo dando ufficialmente il via al reclutamento per la caccia alla volpe. -Pronto? (rumore di passi svelti sopra una scalinata di marmo, …Lorenzo è in ritardo all’udienza…) “ Ciao Ugo, dimmi in fretta , sono in ritardo all’udienza…” Abbiamo una volpe fuori domattina alle 8, è per Frank. “ Ok ma ti avviso, io faccio serata al lunarossa stasera e torno tardi.” Lorre! Ma quale serata , hai 54 anni! “ Appunto, domani è sabato e io finchè posso me la ballo!” 14 Gli altri due guerrieri della mountain bike li ho coinvolti con facilità. Non hanno opposto la benché minima resistenza. Ivano il meccanico, detentore della bici nuova non aspettava altro, trovandosi ancora nella fase godicatena-godi!. Riccardo mi rimanda ad un postpausa caffè al bar , assicurandomi la presenza. Il suo atteggiamento minimalista è del tutto giustificato:la caccia alla volpe l’ha inventata lui. Muniti di radio e/o cellulare si arriva in una zona sconosciuta o semi e ci si apre a ventaglio battendo sentieri diversi. Chi ritiene di aver trovato il più bello contatta gli altri che devono, sulla scorta delle indicazioni fornite via radio, raggiungere il compagno. A volte si litiga, a volte ci si perde. Il sottoscritto è stato tratto in salvo grazie al nokia 3330 di un pastore. Da ore vagavo, stremato dai tafani, senza la certezza della meta. La squadra era pronta. Noi tre più Frank. A proposito. Perché non mi risponde al telefono? Congedatosi da Ugo, Frank aveva smontato la tenda, e pazientemente rassettato l’area provvedendo al ripristino della radura, come se nessuno fosse mai stato lì. Lo impensieriva moltissimo non aver ritrovato la macchina fotografica di Sarah. 15 Fissò l’ARIEL ad un albero, nascosta alla visuale dal sentiero, ed assecondando il single track si preparò a scendere. Tese il collo in alto ad affinare l’udito in cerca di segnali acustici riconducibili alla sua compagna. Silenzio. 16 L’appuntamento era fissato alle 14.30. Tuttavia le norme deontologiche forensi prevedevano –quantomeno – una decina di minuti d’attesa, anche nel caso tu non stessi facendo una benemerita mazza. Una immediata concessione dell’avvocato equivale a voler dire, non ho un granchè di lavoro, quindi venite pure. Mi tornava in mente la storia con la quale avevo conquistato gli amici di Monica. Un avvocato napoletano, da poco insediatosi nel suo nuovo studio, da due giorni non vedeva anima. La terza mattina scorge dalla porta a vetri un signore diretto verso il suo ufficio. Rapido, impugna la cornetta del telefono, e con l’altra mano prende appunti lanciandosi in una concitata conversazione telefonica. Il signore , ormai sull’uscio, gli fa un cenno con la mano, ma lui, ostenta un impegno telefonico assolutamente imprescindibile. Dalla porta il signore si sbraccia: macchè, l’avvocato con la mano a coppola gli intima di aspettare. L’invito all’apertura aumenta: Apra! Apra! Apra! (ndr -ripetuto 22 volte vi ricorderà qualcuno-). Finalmente l’avvocato spinge il pulsante d’apertura e lo riceve. “Scusatemi, era importante, ditemi, cosa posso fare per voi?”. - Niente Dottò…sono il tecnico della Telecom , sono venuto ad attivarvi la linea…” 17 Alle 14.40 faccio accomodare i Sigg.ri Segalerba. Precedo la concessione della parola al gesto che equipara il “ditemi “ di un avvocato all’ingresso della Corte. Indosso la giacca. Ecco, ora potete parlare. Il sig. Giambattista Segalerba ha studiato. In cinque minuti netti snocciola la situazione del contendere corredata di estrazione genealogica, ed esposizione catastale dei possedimenti ( li ha chiamati così) nel territorio di savignone. Attivo con naturalezza il microfono incapsulato all’interno della pallina da golf che contiene un microregistratore vocale con 10 giga di memoria. E’ bello rammentare ai clienti cose dette che magari non ricordavano, e nello stesso tempo, puoi studiarti le cose con calma, concentrandoti su altri particolari. Come la moglie del sig. Segalerba. Due occhi da cerbiatto, ( sì lo so fa un po’ Baglioni anni 80 ma è così, cerbiatto proprio) e quel minimo sindacale di trucco, che fa tanto scusamitantoamoresonouscitadicorsa. Con gli occhi in codice losochemicapisci mi sta comunicando che stanno ancora insieme, ma si è ritagliata i suoi spazi. Che bella sei. Fissa il modellino di motoscafo anni 30 che separa me dai clienti. Alla base la scritta “ RENOVATIO”. Acquistato in Francia il giorno stesso che mi lasciò Monica. 18 Significa RINASCITA. Sposto sotto il naso di Mister Possedimento una cartellina con della modulistica e torno a cercare i suoi occhi. Che carina sei. Gengis Khan di savignone conclude in forma prevedibile : “ Avvocato io a questi gli voglio fare un culo così!”. -Sig. Segalerba , le garantisco che abbiamo ottime probabilità di successo. Imposto la voce 3 e riempio il corridoio comunicativo con cerbiatto. -E’ stato un piacere…. “Grazie avvocato, a presto.” Li accompagno, in attesa dell’evento successivo. L’attimo carpe-diem che dirà se ho fatto colpo, oppure una figura di merda colossale. Come un neo Gagarin, mi godo, l’atterraggio al suolo del biglietto che cerbiatto lascia cadere con la mano protesa all’indietro. Il cuore si ferma, la prostata esulta. E’ un trionfo di feromoni, prostaglandina e adrenalina del sentimento. E’ Natale! Raccolgo il biglietto con la delicatezza di una farfalla. Lo apro piano cercando il cellulare per memorizzare il numero scritto. Sbianco. Manco. Svengo. Sul biglietto solo due parole. “ salutami Frank”. 19 Le sedici in punto. Di Frank nessuna notizia. Chiudo studio e vado a casa. In auto mi dirigo al castello. Nel tragitto maledico Frank ogni 500 metri. Giunto ad Isola, propendo per l’offesa diretta e lo chiamo. “ Ugo, dove sei?”. -Come dove sono? Potevi farti sentire accidenti! “ Ho fatto un mucchio di cose, compreso trovarmi una stanza alla pensione Vobbietta, rassettato su al castello, ho fatto un po’ di spesa, ed ho consultato il sito dello studio di Sarah. Tutto tace. Ti aspetto di sotto.” La pensione vobbietta è affascinante. Tutta di legno, dentro e fuori, appare al visitatore come una baita di montagna, ubicata vicino al lago. Più volte pregai Monica di congiungerci in quel boscoso talamo, ma sono sempre stato cassato con la frase d’ordinanza : …un letto ce l’abbiamo…. Quando sale in auto Frank già lo odio di default. Mi contengo e la prendo alla larga. -Frank ho messo su una caccia alla volpe per domattina. Ma ti avviso, se non troviamo tracce, ad ora di pranzo chiamiamo i carabinieri. “ Ugo vado nei casini” -Ci sei già nei casini! -Mi spieghi come hai fatto a beccare la sig.ra Segalerba? ( eccoci al punto!). E’ stata da me oggi e ha chiesto di salutarti. “ Veramente? “ - Sì, per il resto ha parlato suo marito. 20 “ Come suo marito. Scusa non è venuta da te per la separazione?” -No, hanno questioni di terreni. Problemi confinanti. “ Sai che lei è stata l’unico NO della mia carriera?” -Ah ecco allora ne sapevo un altro , così fanno due. “ Comunque Irene ( Irene?? Irene già mi piace …Irene…) è una donna fantastica; un sabato sera era da sola ad una festa e l’ho riaccompagnata a casa. Percepivo una carenza d’affetto, ma il nostro unico contatto fu un candido bacio. Mi confidò di suo marito affetto da una malformazione cardiaca diventato nel tempo sempre più morboso ed ossessivo senza motivo alcuno. Lei non l’ha mai tradito.” Superato il Ponte di Zan, mi apparve il castello. Sarah dove sei? Sistemo la Jeep Compass, funzionalmente al carico delle bici al nostro ritorno. Saliamo in compagnia dell’angoscia di trovare qualcosa di Sarah. E’ l’immagine dell’uomo incappucciato che m’indirizza ad un aggiornamento della situazione, per cui convengo di sparare subito in faccia al mio amico la questione. Scusa Frank, ma voi , con Sarah dico, a sesso eravate avanti no? “ Ugo, cazzo di domande fai? Eravamo avantissimo, perché?” -Cioè, tipo lei si vestiva da suora? Li facevate i giochi strani? “ Suora mai. Un paio di volte la crocerossina.” 21 E tu? “ Sono stato Comandante aeronautico, poi agente segreto e infine terrorista.” -Terrorista? “A lei piaceva.” “Indossavo un passamontagna…” 22 Il Capitano Minervini della locale stazione dei Carabinieri di Busalla malediceva il giorno in cui aveva rifutato un corso gratuito d’inglese offertogli dall’Arma. Non intendeva trascurare , ai tempi, la sua passione per il tiro a segno. Osservava quel fax , arrivato da meno di un minuto, scritto in lingua inglese tranne l’ultima frase in calce – si segnala urgenza -. A mezza pagina la foto pur se sgranata dal bianconero, ritraeva una bellissima ragazza. L’appuntato Deroma era assente. A lui , grande smanettone di internet, avrebbe potuto chiedere conforto per capire il senso di quella comunicazione. Minervini, contrariato, ammise che aveva ancora necessità del supporto dell’adorata figlia Gaia. La ragazza aveva bruciato le tappe. Sostenuti gli esami di certificazione durante il ciclo delle scuole elementari e medie, si era fiondata alla facoltà di lingue scegliendo l’arabo, e venendo subito precettata dalle istituzioni per l’alfabetizzazione dei gruppi di extracomunitari. Una tipa con le palle. Il Capitano scelse una tattica di avvicinamento cauto. Premette il tasto touch del suo telefono inviando il suo SMS. < Ciao amò sei al lavoro? Tanto che non ci sentiamo, vieni per un saluto? Papà> A Gaia era sufficiente un minuto per la risposta. <<Padre sn incasinata devi tradurre qlc? Mandami il testo>> 23 Seeh…buonanotte e come te lo mando il fax? <non riesci a passare, così ci prendiamo un aperitivo? Ti aspetto> <<sn in bici non riesco prova con google traduttore poi ti chiamo doma>> Mannaggia all’inglese, mannaggia! Il tocco del polso sul mouse disattivò il salvaschermo, da sempre lo stesso: uno stormo di anatre spiccano il volo tra un lago ed un canneto. Dei bersagli per capirci. Lanciato il browser , una vita per scrivere tutto il testo del fax nel box di conversione. Google restituì il risultato. SIS SECRET INTELLIGENCE SERVICE ( senza traduzione) La comunicazione che pervenuta verrà nella notizia nostra agenzia in controllo di soggetto Sarah Spitz del nome. Dare reato polizia di dogana. La telefonica cella zona proviene dal perso contatto sul campagna Vobbia. Seguito vigile stato allerta. Foreign Office (senza traduzione) Captain L.J.Smith 24 Il Capitano Minervini perplesso, stampò la pagina la accomodò nella vaschetta POSTA IN ARRIVO e decise che se qualcuno scriveva certe cazzate non era un problema suo. Indossò la giacca. Ci voleva una sambuca. 25 I due amici giunsero al castello nei pressi della radura in 15 minuti. Frank aveva detto la verità. Le bici erano ordinatamente custodite all’albero. Tenda, vettovaglie caschi e borsoni riposti come bagagli in attesa dell’imbarco aereo. Sospirarono ad intervalli regolari, a voler acusticamente spezzare quel silenzio che ovattava la scomparsa di Sarah. Ormai era sparita da 16 ore. Ugo appoggiò delicatamente il braccio sulla spalla del compagno di avventure. -Frank devi tenere lo zaino di Sarah a disposizione per gli indumenti da far fiutare ai cani. Vuoi che ci facciamo un ultimo giro? “ Proviamoci. Prima che cali il sole.” Accertata la portata del segnale gsm ed il funzionamento delle torce si divisero. Ugo prese il sentiero che su due livelli compiva il periplo del maniero. Il primo tratto era delizioso. Una volta di acacie era il soffitto di un single track battuto e compatto. Poi si apriva. Peccato essere a piedi. La traccia scendeva in discesa veloce lasciando in alto a sinistra nascoste dagli arbusti le segrete. Le barbare celle la cui unica grata anteriore dava sul vuoto del precipizio. Agli sventurati ospiti, veniva calato il cibo con un secchio, fatto dondolare cinicamente davanti alla grata dai carcerieri; un prolungato dondolio era il segnale che il detenuto era passato a miglior vita. Quando venivano calati i 26 nuovi occupanti, volavano ossa, che giustificarono il ritrovamento a valle di resti umani. Tra i rumori dello sbatacchiamento dello zaino, ad Ugo parve di sentire una voce. Riguadagnati 50 metri di dislivello in salita si fermò ed estrasse i binocoli. Le lenti lo avvicinarono ad una scena di giochi di bambini nell’area picnic. Il sole stava tramontando e si affrettò all’esplorazione dell’ultimo quarto di castello. Superato il bastione di puddinga, alzò lo sguardo. Frank si stagliava sul torrione est con una corda a tracolla a mò di alpinista. Capelli ingrifati, in controluce sembrava un rosso lupo mannaro. -Fraaaank!! Andiamo è tardi! Il solo sguardo bastò successivamente a comunicare l’esito negativo della ricerca. Scesero in bici e si accordarono per una bevuta alla pensione. La titolare propose un vassoio di affettati accompagnati da pane casareccio. Era compreso il salame sant’olcese e la mostardella di vobbia. Una tregua. La tensione lasciava spazio al cameratismo ed al ricordo di tanti giorni trascorsi insieme. Raidate indimenticabili. Ugo agganciò visivamente lo spazio tra la gonna della locandiera e le scarpe. Calze così anni 30 potevano avere un solo spacciatore: la bottega di Nèstin a Busalla dove –ancora- potevi ammirare in vetrina il reggipetto sanpellegrino filati e le 27 mutande da uomo filod’oro. Indumenti che , davvero frenavano l’entusiasmo, aumentando l’arrapamento. Le calze antinfortunistiche lo riportarono alla vera ragione della sua sosta. -Frank ti devi fare “ u cunsummu” “ Non sparar cazzate , non son certo io ad averne bisogno. “ Lo sguardo di Ugo attivò la scansione longitudinale della rubiconda donna. Arrivò al volto, conscio della grama figura in corso. Signora (scignùa) avrebbe mica della veronica? “ Bèlin se ce ne ho! Vado tutti i giorni nei boschi!”. Mi prende un braccio e mi conduce nel retro del pianterreno , oltre una legnaia. Spinge l’interruttore e m’illumino d’immenso. Un bouquet di fragranze d’erbe mi coccola le narici. In bella mostra, riposte in sacchi di iuta, due panche colme di erbe contraddistinte da un cartellino a pennarello. VERBASCO-RANUNCOLO-VERONICAAVELLANO-MERCORELLA-TANACETO Accarezzo la mano di Heidi che ancora cinge il mio braccio. -Grande! Meglio di un’erboristeria! Trenta foglie di veronica. -La sa preparare? (ormai siamo lanciati-mi si avvicina ancora di più) “ E’ pronta in un attimo bell’ommu” ( sono a tua disposizione gran figo) 28 Tòh Frank , uno a zero. Alle tettute contadine piaccio eccome. 29 VERONICA, Veronica Officinalis E’ diffusa tra i 150 ed i 2000 metri nei boschi, nelle macchie e nei prati. Il fusto legnoso è prostrato e strisciante. Quando sei in bici ne riconosci le spighe azzurre, unica parte della pianta a sollevarsi da terra. Chiamata pure “erba di laddri” a causa del suo strisciare sul terreno per passare inosservata come i malintenzionati truffatori. Dalle foglie,si ricava tannino, glucosidi e saponine. Pestando nel mortaio si ottiene un preparato che sconfigge il malocchio e l’inappetenza. In antichità lo somministravano ai posseduti (presunti). A Frank furono necessari due genepy ed un montenegro per convincerlo a bere l’intruglio. L’azione combinata di alcool e veronica non l’avevo mai sperimentato. Io e la procace ce ne stavamo appoggiati ad una vetrina in attesa che Frank ci stupisse con effetti speciali. Chessò tipo gli si girasse la testa, o pronunciasse frasi in greco antico con voce demoniaca. Niente. Ci guardava come il daino ferito a morte dal cacciatore. Non ablava. Nel luogo dell’improvvisato rito , fece la sua comparsa un operaio in orange dress code ( Autostrade per l’Italia , sicuro). 30 Etichettò Frank come ubriaco perso e si diresse al cesso. Infastidito il mio amico, allungò le gambe, ed a braccia conserte lascio cadere la testa sul petto bofonchiando qualcosa. Ci avviciniamo. “…NO …male ..Sarah…NO …male…soldi dopo, dopo germania , soldi …dopo…Sarah …” Terminò la frase con una parola ripetuta più volte. Supertette con sguardo complice domandò stupita: “ …ma cos’ha detto de cheiv de cheiv ma cosa significa?” E’ inglese. Ha detto: “ the cave”. Mi aiuta a portarlo su a letto? Una camera bellissima, profumata del legno di castagno e rovere . Indico il letto alla mia Miss che mi risponde con un laconico sguardo < perchènoncibuttiamonoialetto?> Frank se la ronfava. Sul comodino di destra i documenti ed il cellulare di Sarah. La musichetta d’accensione del blackberry congeda definitivamente la mia Trudy, stizzita e offesa. Folder messages. Sending. Last sending. L’ultimo inviato, la notte prima alle 3.32. Una sola parola. HELP. 31 E così la stimata sig.ra Segalerba aveva dato buca a quel fustacchione di Frank èh..? Già mi piaceva quella donna. Ma questo, l’avevo già detto. Sul sedile parte la musichetta di Papa Loves mambo, suoneria della settimana. Il display visualizza NUMERO PRIVATO. Accosto, tanto chi chiama in anonimo sa bene che dall’altra parte occorre più tempo all’utente raggiunto per rispondere. Il tempo, di norma, di pensare chicazzoèstorompicoglionichechiamacolnumeropri vato? “ Buonasera Avvocato , sono Segalerba, ho ricevuto incarico da mio marito d’informarla che i documenti sono pronti.” Irene? Irene! Ah ecco, bene. Quando posso passare a ritirarli? “ Quando le viene bene anche stasera stessa se le è comodo” In effetti sarei proprio di strada… “ Perfetto, allora insisto anche per la cena vista l’ora”. Ve la state gustando vero? Ve la immaginate già lì mezza nuda sul divano che v’implora di copulare, eh? Marcello…vieni Marcello! Maschio Italiano 1 – Frank anglosassone 0. - Signora lei è gentilissima. Sarò da voi in quindici minuti. 32 “ Sono da sola avvocato. Per mio marito il venerdi è sacro. Ha le boccette. A dopo.” Click! Tengo il cellulare ad altezza bocca facendo ritmicamente cenno d’assenso, ebete allo spazio circostante. Ridondante, il mio mantra conferma…sì …sì Irene…vengo…vengo Poi mi desto. Ma perché diavolo mi hai chiamato con il numero nascosto? 33 Da Ronco Scrivia, in direzione Busalla, si giunge a Borgo Fornari. Do you know Borgo Fornari? La frazione dove organizzano una gara di MTB a cui ho partecipato un paio di anni per poi stufarmi di terminare le mie fatiche in un gelido torrentello. Al bordo di quella unica strada la folla esultava per la Coppa Adriana e per le epiche gesta di Mister Geo Davidson , pioniere del ciclismo e Presidente del F.C. Genoa Club ( io sto con la Samp, la verità). Nel 1886, lo scozzese, fu campione italiano di velocipede grazie alla vittoria nella gara di Busalla di oltre 130 km. Comunque, giunti a Borgo si gira all’altezza dell’asilo Davidson ( appunto) e si prende il bivio per il Passo della Castagnola da dove infine si raggiunge Fraconalto. All’ingresso del paese, la villa dei Segalerba dominava sia il lato ligure che il prospiciente territorio piemontese sul Pian dei Grilli e Voltaggio. Tengo l’auto in moto davanti al cancello e la febbre aumenta. Ta-clack! Sesamo apre l’ingresso carrabile e si illumina il breve vialetto. Respiro. Irene. Respiro. Oh…Irene! Irene? 34 “ Oh..buonasera Avvocato, ma come a fa a conoscere il mio nome?” (coglione, coglione, coglione) -Ah! L’ho letto dalla visura che mi ha dato oggi suo marito! Questa splendida villa le appartiene per un quarto! “ Complimenti! Ha già studiato la nostra causa! Si accomodi.” Mi parte lo scanner. Debbo confessare che a mio modesto modo di vedere ( appunto quello che vedo) l’abito fa il monaco. Eccome. Una donna-gonna ha un approccio maggiore alla socializzazione ( sesso, per capirci) rispetto ad una femmina-pantalone. Con l’eccezione di coloro che indossano neri pantaloni attillati con ampio margine visivo sulla caviglia. Come Irene. Che integra il proprio outfit con un reggiseno perfettamente riempito sotto la maglietta cotone bianco a delineare una certa quarta coppa C. Ha uno chignon basso rispetto ad oggi. Mi piace. Tanto. Sig.ra Segalerba, grazie per l’invito, le dico con sincerità che a casa mi sarei accontentato di un toast, è stata una giornata pesante. “ Irene, avvocato, sono Irene” Vada per Ugo allora, per quanto sfigatiello. 35 Può un uomo godere il doppio? ( dài non pensate subito alle gemelle…) Mi trastullavo il palato con i tortelli di zucca e simultaneamente gioivo della libera confidenza dello sguardo puntato alla mia commensale. Ed alle sue strepitose tette, la verità. E’ un sincrono accordo mentale. Marito e Monica restano fuori dai nostri discorsi. Fino al caffè me la gioco da gran campione narrando la storia del vitigno aglianico di Taurasi e relativa leggenda dell’importazione salvezza dalla california. Poi lei batte ed entra in base. Così. Fluida, mi scivola seduta sopra, mi prende la testa tra le mani e mi bacia. Le prendo il sedere e la avvicino ancordipiù. Sono il numero uno. E’ una quarta coppa C! -Irene…(bacio)…Irene…(bacio e lingua)…Irene…non voglio che sia una volta sola… “ Eh…Ugo…( bacio, bacio angolo della bocca e bacio lingua) questo dipende da te …” L’ho presa in braccio in cerca del divano più vicino. Avevo un mucchio di buoni motivi per convincerla a rivedermi. 36 Papa loves mambo aveva lasciato il posto a blurredlines di Robin Thicke. La canzone che plagiando Marvin Gaye offendeva il doppio la sua memoria. Le sette un quarto. Laggiù cervello/pisello attivò il rewind. Irene. Dopo il tie break aveva lasciato intendere che sarebbe stata libera anche l’indomani sera ma non a casa sua. Musica per le mie orecchie. L’inno nazionale per la mia prostata. Frank qualcosa di buono alla fine era riuscito a farlo. Questa storia doveva finire nel miglior modo possibile. Avremo trovato Sarah in qualche montano rifugio, ed io avrei trascorso la mia seconda integrazione sesso-emotiva con Irene la sera stessa. Dovevo fare in fretta. Gli amici mi aspettavano alle 8 in piazza. E poi avrei chiamato Frank, nel caso fosse ancora vivo, tra le braccia della rubiconda locandiera. 37 I miei amici sono spettacolo puro. Primancora di arrivare in front of al Comune di Busalla, all’altezza della farmacia già noto le tre bici buttate a male sulla panchina ed un uomo anziano sul bordo. -Ciao Diddi, i nostri eroi sono dentro? “ Buongiorno Ugo. Sono nel bar!” Ringrazio la sentinella socialmente utile e faccio sentire il suono dei miei SPD 747 Shimano, come un gringo che s’affaccia al saloon. -Caffè grazie! Ditemi voi com’è umanamente comprensibile che questi cinghiali dei miei amici si possano divorare due brioche, un tocco di focaccia ed un cappuccino a testa prima di sorbirsi 40 km pedalati. Muovetevi bikers! Lascio la bevuta pagata a Diddi ed il nostro corteo inforca Via Vittorio Veneto, attivando la modalità poser-blocca traffico. Busalla non è Brooklyn e per i residenti ormai siamo un rito comune accettato di buon grado. Ogni sabato mattina, occupiamo a velocità cruiser tutta la corsia. Dal marciapiedi i saluti di amici, negozianti, cittadini, e non di rado battiamo il cinque. E’ capitato solo una volta che un ignaro foresto genovese strombazzante si lamentasse a testa fuori dal finestrino. Fu insultato da entrambi i marciapiedi, e costretto al rapido ritiro al Bar Stella. Del resto la Locale Polizia è dalla nostra. Due agenti girano spesso con noi. 38 E chiudono un occhio per cinque minuti di cinema. Terminato il rettilineo, l’ultimo edificio del paese è la stazione dei Carabinieri. Alzo il braccio e saluto l’amico Capitano Minervini, sorridente, abbracciato alla figlia Gaia. Tipa dall’ottima padronanza della lingua inglese. Ordino una formazione a cuneo. E’ importante che tutti ascoltino bene ciò che sto per dire. I miei amici non sospettano nulla della situazione di Sarah. Se non altro perché stamattina continuo ad indossare un beota sorriso. Ebete veramente. Grazie Irene. 39 Il primo impegno di Gaia ad ogni visita all’ufficio paterno era il controllo della cronologia di explorer e delle mail. Suo padre, era separato da due anni, ma non aveva ancora raggiunto il livello disperato-erotico-stomp. Per il momento il tiro a segno era ancora la sua primaria attrazione. Minervini arrivò con un vassoio. Caffè e focaccia calda all’interno del celebre sacchetto Canadà ( dove l’unto non passerà!). Gaia provò ancora più affetto per quell’uomo tanto idealista quanto sfortunato. Dal vassoio, caldo e profumato di focaccia sbucava il fax ricevuto il giorno prima. “ Cosa vogliono da me sti qua?” La ragazza mosse gli occhi a scatti, adusa all’acquisizione di più righe di testo contemporaneamente. Infine alzò gli occhi dal bordo della tazza fumante inquadrando il capitano. “ Pà,…è un grosso casino”. 40 Irene (Segalerba of course) aveva tacciuto un bel po’ di cose, tra cui il fatto decisamente più rilevante. Conosceva Monica, ed anzi, a causa della difesa di Ugo, aveva litigato piuttosto furiosamente. Non concedeva giustificazioni all’amica per averle rilevato la tresca con un deejay ed il suo successivo trasferimento a Londra, abbandonando per l’appunto sia lo studio che l’avvocato. Era giunta al punto di minacciarla che se avesse mollato Ugo, se ne sarebbe occupata personalmente. Esattamente ciò che aveva fatto la sera prima mantenendo fede alla promessa. Consapevolmente. Aveva chiuso il cerchio. Ugo gli era entrato nel cuore silenziosamente un pomeriggio d’inverno nel negozio di caffè. Ma lei non poteva e lui era impegnato con Monica. Adesso, la realtà del loro spiraglio d’intesa non avrebbe tolto niente a nessuno. Dopo otto lunghi anni riassaporava un sapore sulla pelle. Il suo preferito. Allungò una mano, prese il tablet e digitò STUDIO LEGALE DE CRESI. Il volto sorridente di Ugo con alle spalle un intero armadio di testi giuridici arrivò a conferma. Scese con l’altra mano a cercarsi. Chiuse gli occhi. Ugo era ancora lì. 41 Ero sempre più orientato a non invischiare nella faccenda, i miei amici, inconsapevoli della scomparsa della ragazza. Pedalavano felici, intorno a me, fidandosi del sottoscritto, come io di loro. Non dovevo tradirli, ma neanche potevo rivelare loro l’amaro scopo dell’escursione. Non si trattava di battere un sentiero nuovo o esplorare nuove vie da raidare. Era l’ultima chance offerta a Frank per ritrovare qualcosa che riconducesse a Sarah ed alla sua buona salute. Alla domanda di Riccardo sulla destinazione precisa, glissai, in attesa di sentire Frank, che – perbacco!- rispose al secondo squillo. - Frank, siamo partiti! “ Ugo sei una merda. Mi hai fatto bere quello schifo, ieri sera…” - Frank ti ci voleva una scossa, te l’abbiamo data. - A proposito Trudy è lì con te? “ Str… mi ha svegliato alle 5 per andare a raccogliere le erbe nel bosco, con suo marito che ci seguiva di nascosto; siamo arrivati sotto al castello e me la sono filata.” - Frank mi deludi! Trudy ha due gran poppe! “ Smettila dai , vi aspetto, secondo me dobbiamo battere la zona ad est del castello verso Mongiardino e Costa Salata.” - Ok. Aggiorno la squadra. Ivano e Riccardo erano davanti a 20 metri. Io al centro. Lorenzo distaccato, se la pedalava 42 sornione, auricolare in attività, sorrisone post sesso-nottata ogni tanto staccava pure la mano dal manubrio per fare cenni sconci nell’aria. Dondolava testa e casco come i cagnolini sui pianali della auto anni 80. Avevo gridato STOP ma nessuno mi aveva considerato, e quindi per un paio chilometri ho tentato un improbabile elastico per fermare “ i miei amici”. Niente. Gli anarco-bikers non mi cagavano. Va bene, facciamo scattare il solito trucchetto. -…oh raga…ho un rumore al movimento centraleeeeee! Si bloccarono all’unisono. Tempo due minuti e Ivano sorreggeva la bici mentra Riccardo frullava i pedali ad orecchio teso verso la parte centrale. Auscultavano il mezzo sparando domande a raffica. Ma dove? Dove lo senti? Ma è passo inglese? Ma hai ingrassato la cartuccia? Ce l’abbiamo un estrattore? Guarda la corona, sarà un dente? Giunto Lorenzo dalle retrovie potevo mettere fine a quella improvvisata pièce del malato immaginario. -Ah…ma guarda qua. Avevo un sassolino nell’SPD , ecco cos’era il rumore… Visibilmente delusi dal mancato intervento a cuore aperto i ragazzi mi gettarono la GT senza 43 riguardo. Niente operazione a cuore aperto per oggi. Finalmente avevo la loro attenzione. - Dunque , andiamo al castello della pietra, ad est. Frank è stato lì in bici con un gruppo di tedeschi ed ha trovato parecchi sentieri nuovi. Bene per tutti. Sostanzialmente avessi comunicato di dirigerci nel deserto o in cima all’Everest per loro non avrebbe fatto gran differenza. Il gruppo riparte. Amici legati da un vincolo affettivo forte ed importante. Io avevo fatto da testimone di nozze ad Ivano. Tutti avevamo trovato il tempo di stare vicini a Riccardo quando morì suo padre. Uno dei pochi sabati mattina senza bici. 44 Trudy non fu proprio entusiasta nel rivedermi. Mi guardava di traverso. La raggiunsi dietro il bancone. Con le mani sulle leve della macchina del caffè orientò il suo corpo verso me di 180 gradi. Tanto bastava , comunque, per appoggiarmi un buon paio di chili di mammelle sulle fibbie dello zaino. La prosperosa frontline mi distrasse dall’attacco del discorso. Con il suono arrivai a prenderla quando lei era già partita “….maleducato, che l’ho beccato che va a farsi la spesa, ma qui noi facciamo i migliori pansoti di tutta la valle…” - Trudy…ehm…signora lo deve scusare è un po’ agitato ma è un bravo ragazzo. Sottitolo. Macomefaiapretenderecheunoschiantodiuomoc omeFranktipossaimpalmare? Dal retro bar vedo il marito, un omino dagli occhi chiari. (tutte le donne formose sposano maschi minuti, è così) Guarda la televisione. -Ehm , scusi “ Ah…eccolo, lei è l’amico!” - Trudy,…cioè …sua moglie mi ha detto che lei cerca erbe nel bosco; può dirmi dove ha trovato la veronica? “ Dica al suo amico che li ho seguiti stamattina. Se ci prova solo che a toccarla con un dito se la 45 vede con me! ( occhio Frank capito?) Ho due fucili da caccia in casa e li so usare bene!” - Stia tranquillo , non ha nulla da temere. Per caso ha trovato la mia borraccia persa nel bosco l’altro giorno? “ Niente borracce, però ieri il cane ha trovato quell’affare lì” Seguo la direzione degli occhi puntati sulla vicina sedia. Un foulard scottish lovat & green. “ Sarà di qualche turista” Hai ragione omino. Con una sola differenza. A Sarà devi aggiungere la acca. 46 Da un colmo portapenne Gaia aveva prelevato una matita celebrando quel rito che suo padre adorava. La scrittura veloce. Magnificava il giorno in cui estasiarsi alla vista della figlia traduttrice rapida di testi arabi, calligrafando da destra a sinistra. Quel pensiero gli impediva di recepire pienamente la gravità del caso. Gaia sventolava il fax richiamandolo all’attenzione. “ L’agenzia dei servizi segreti inglesi ti comunica che è scomparsa Saràh Spitz, cittadina inglese raggiunta da un avviso di reato dalla polizia di dogana tedesca. Il suo telefono era sotto controllo e l’ultima cella segnalata è Vobbia.” Il militare osservò la foto. La traduzione non offriva una miglior visuale cognitiva della ragazza, molto carina tra l’altro. Vobbia? “ Cosa ci fa una anglo-germanica nei guai col fisco a Vobbia?” Gaia aveva la risposta tra lo sterno e l’addome. “ Sarà(h) lì per questioni di cuore. L’amore non ha confini geografici ormai. A proposito, ti ho già parlato del mio viaggio in Marocco?” - Gaia….non è proprio giornata. 47 A Vobbia non scherzano mica. In passato colpi bassi, schermaglie e scontri tra comuni viciniori erano all’ordine del giorno. Intorno al 1600 si trovava sotto la giurisdizione della Parrocchia di Noceto, in virtù del maggiore sviluppo della popolazione. Ma con l’aumentare del traffico di merci sulla Via del Sale, i “fuochi” aumentarono sino a superare Noceto ed alla conseguente pretesa della costruzione di una parrocchia, avvenuta il 10 agosto 1697 a seguito di una relazione dell’Arcivescovo di Mongiardino che certificava un maggior numero di abitanti di Vobbia. Si può ben immaginare quanto erano incazzati quelli di Noceto che per assistere alle funzioni religiose della domenica erano costretti a sorbirsi un lungo tragitto a piedi. Non solo. Pare che dalla Parrocchia di Noceto sparirono arredi e vestigia sacre ricomparse tra l’arredamento dell’erigenda chiesa di Vobbia, messa su da un tale Zerbun e avvallata da un decreto del Cardinale Spinola. Larga parte di arredi ed oggetti preziosi non furono mai ritrovati. Vuoi vedere che Sarah e padre cerca-tesori avevano messo gli occhi su quei reperti? Una tesi incrinata dalla scomparsa della ragazza. La ragazza dalla tetta perfetta. 48 Avete mai fatto un giro in bici di sabato a settembre? Almeno una volta nella vita. Una luce straordinaria. Colori che vanno dritti a stimolare il vagovagale. Noi guerrieri eravamo pronti. Schierati a fianco della diga che origina il lago, alzavamo il braccio a turno puntando la nostra direzione di marcia. Ivano e Riccardo avrebbero tagliato in salita verso Marmassana raggiungendo il versante da Cascissa. Frank con Lorenzo dirigevano a nord est su Mongiardino e Costa Salata. Ugo puntando dritto sul castello lo aggirava chiudendo il triangolo formato dalle coordinate gps dell’esplorazione. Andiamo. Se non vi è noto il SuperEnduro vi illumino immediatamente. E’ una competizione in mountain bike che prevede prove speciali cronometrate e trasferimenti. Gli atleti utilizzano uno zaino al cui interno trovano posto le protezioni per il corpo, il casco, una riserva idrica e qualche barretta energetica. Se mi fossi presentato al cancelletto di partenza mi squalificavano sicuro. Con un peso di circa 30 chili, mi sobbarcavo: Una motosega elettrica a batteria. 49 Due bottiglie d’acqua da un litro e mezzo. Corda doppia, moschettoni, trigger e coltello survival. Radio, binocoli, digitale, due go-pro, pistola a piombini, agenda per appunti, kit primo soccorso, kit cellule solari ricarica ed infine – tenetevi forte- il mio pezzo migliore. Una amplificatore da cintura , tipo guida museale, pompato a 10 watt. Uno sherpa di prima classe. Fantozziano il giusto. L’amplificatore ci serviva d’estate. Acquattati sulla riva del fiume, Lorenzo sfoggiava di nascosto il suo innato talento di imitatore dei versi dei più disparati animali. Dalla tortora al cinghiale, i bagnanti si guardavano intorno straniti. Ridere come non ci fosse un domani. Una ecuadoriana un sabato d’agosto per poco non ci condusse all’angina pectoris. Lorenzo imitava il fagiano e lei nel mezzo del fiume strillava : “ uno struzzo! Uno struzzo!”. L’ho detto. Siamo un gruppo di bontemponi. Quindi amicone 1 ( Ugo) in quel momento stava muovendo alla calvariosa salita verso il castello, ed una volta in cima indossato l’archetto del microfono attua la sua strategia cerca-Sarah. Imbucato il sentiero del giorno prima , venti pedalate , STOP , “ SARAAAAHHHH!”. Attesa risposta. Venti pedalate. STOP. 50 “ SARAH….can you hear me…?” Attesa risposta. Venti pedalate. Fermo! Ho sentito qualcosa! Un suono, l’ho sentito! Ma,…dall’alto! Non è di certo un segnale divino. Alzo la testa. A sinistra il muraglione del bastione nord del maniero ingloba le cavità delle segrete scavate nella puddinga, sospese su quattrocento metri di vuoto. Eppure ho sentito. Maledetto Frank e i tuoi casini! Ritorno indietro, lego la bici ad un albero e mi arrampico sulla struttura restaurata del tetto nella speranza che regga il peso da sherpa. Mi allungo verso il bordo annusando il precipizio. Ci sono 3 celle disposte in orizzontale. Scelgo quella al centro. Ho una corda da 40 metri, quindi scendo in doppia con l’imbrago ed un buon punto tenuta.Mi guardo in giro e vedo il basamento che sorreggeva il libro dove giovani eroi apponevano le generalità a testimonianza dell’avvenuta scalata alla fortezza. Faccio scorrere la corda dietro il pilastrino e …. Cazzo! Cosa ci fa qui un guanto di Frank? 51 Alla vista del ristorante con la pesca alla trota Lorenzo aveva proposto una pausa birretta che Frank aveva accettato di buon grado. Anche lui sembrava non avere nessuna fretta. Lorenzo pedalava disarticolato manco avesse il pene scorticato. Frequentava una tipa non trash, di più. Gli piacevano quelle vestite alla Cindy Lauper, con un buon 30% del peso specifico composto da rossetto e mascara. Frank gli aveva chiesto se avessi accennato a qualcosa di strano in sua assenza, ma non l’aveva manco considerato. Era nel suo mondo. Frutto della movida genovese. Non come me. Mai avuto storie di una sera. Mai , tanto per… Ho sempre considerato primario il principio secondo cui il meglio del meglio per una coppia arriva dopo un annetto di conoscenza, forse due, orientando le mie esperienze amorose alla ricerca del godimento di riflesso. Sesso speculare. Conoscere così perfettamente la tua donna da innescare uno scambio emozionale ridondante. Un flusso di percezioni tattili paritetico nelle sensazioni che coinvolga anima e corpo. Non mi attizzava un tacco 12 trascinato da una donna dinosauro. A Lorenzo sì. Massimo rispetto. 52 Ivano e Riccardo sbucarono nei pressi dell’enorme ippocastano che fungeva da sentinella aprivista ( sì, con la v) al lato della piana di Marmassana, con la chiesetta, il sentiero, i campi coltivati, una straordinaria vista sul lago. Se avete necessità di una bella immagine di un paesaggio scozzese, risparmiatevi il volo. L’asfalto consumato penetra le quattro case, la Parrocchia, la sorgente (tuttora utilizzata dai residenti) e s’inerpica in direzione Cascissa, la frazione che dopo Pompei ha vissuto un importante flash-mob. Abitata dal solo barbiere, Cascissa è rimasta istantaneizzata dalla migrazione in SudAmerica. Case aperte e ferme al vissuto della sera prima. Tavole apparecchiate, quaderni di scolari aperti con temi scritti a metà, stufa dalla bocca aperta in attesa del prossimo pezzo di legna. Un fermo immagine triste ma affascinante, sinchè l’amministrazione comunale preso atto delle razzie continue, non decise di sbarrare le porte agli sciacalli. I due amici restarono fermi a cavallo delle bici, ancora una volta ammaliati dal fascino misterioso di quel nucleo rurale, poi di tre diramazioni ad arteria, scelsero la via centrale per fendere il bosco grazie ad un sentiero di fungaioli. 53 Ivano attivò il tasto di chiamata radio ed una serie di scariche elettriche anticiparono la risposta di Frank. “ Où , dove siete?” “ Convergiamo a monte del castello, sono 3 i sentieri nuovi, noi prendiamo quello in mezzo” “ Noi entriamo adesso. Lorenzo è in modalità bradipo, la vedo lunga. Ugo dov’è?” Ecco bravo, …Ugo dov’è? 54 Il ritrovamento del guanto di Frank scatenò una certa tempesta d’incazzamento. Mi aveva mentito. E due più due nella mia testa faceva sempre quattro. Deluso come un gabbiano che perde il pesce, mi aggrappo al cellulare. - Irene? “ Ciao Amore “ ( oh mio Dio! Ma che ci vuole a fare un uomo felice…?) - Scusa puoi parlare o è un brutto momento? ( ma sarai scemo, se ti ha detto ciao amore vuoi che ci sia il marito lì a fianco?) “ Si, certo dimmi” - Ecco, per quella storia di Frank, tra voi non c’è stato niente vero? “ Ugo , come ti ho detto, è stata una lunga chiacchierata conclusa da un innocuo bacio. Sei geloso?” - Si Irene , un po’. Me ne concedi facoltà? “ Dài sciocchino! Va bene ma non esagerare” ( sciocchino? Donne se volete avere Ugo strisciante ai vostri piedi chiamatelo sciocchino, è kryptonite pura) “ Allora posso venire a cena da te stasera?” - Renderesti Ugo l’uomo più felice della terra. Grazie Irene. Clic. 55 Ci hanno provato milioni di persone. Ma riuscire a spiegare cosa prova un uomo innamorato è impossibile. In piedi , con il sole che mi bacia gli occhi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, mi abbandono alla suggestione dei colori dell’autunno, un panorama in 3D che mi fa sentire come la rana nell’acqua. A mettere una rana nell’acqua bollente, con un salto l’animale uscirà dalla pentola. Ma se la rana è nell’acqua fredda e portate l’acqua ad ebollizione la rana capirà troppo tardi e morirà. In una mano il cellulare (ah…Irene) nell’altra la corda. La corda? Ah già la corda! Fisso i moschettoni e testo l’imbrago. Mi calo. Ho il coltello da rambo con cui sfalcio le foglie lungo la parete finchè non sono ad un metro sopra la grata. Strano. La vegetazione è recisa di netto; pare sia passato un tagliaerba di quelli a filo. Giardinieri volanti? La grata è color ruggine e bronzo. Faccio scorrere un po’ di corda e raggiungo l’apertura. Poi la vedo. 56 Sarah mi guarda impaurita dal fondo dell’angusta cavità. Tiene entrambe le mani sulla gola a soffocare grida mute. Ha un cappello da sci di lana rosa sui biondissimi capelli, ed indossa una cerata gialla non larga a sufficienza da impedire di delineare una perfetta linea dei seni. E’ bellissima. Seduta a gambe incrociate. Una posizione yoga che rende elegantissimi i jeans attillati. Mi parte lo scanner a destra. Un fornelletto da campeggio, una ferrarelle a metà, due mele rosse, un pacco di pan di stelle chiuso da una molletta. Detta since, stavo chiedendole Sarah, cazzo ci fai lì? Avete litigato? Ti vuoi prendere una pausa dalla monotonia della vita moderna? Meditazione trascendentale? Il fatto che abbia un coltello in mano la induce –comprensibilmente- a ritrarsi. Infine, alla buonora, un raggio di sole illumina a destra della grata e qualcosa di scintillante attira la mia attenzione. Un lucchetto YALE di generose proporzioni chiude la serratura a gancio. Mai fatta la figura del coglione appeso ad una fune davanti ad una bionda mozzafiato? Io sì. 57 - Saràh sono Ugo l’amico di Frank. Fa un altro scatto all’indietro. Mi dondolo per avvicinarmi di più alla grata ed infilo la testa tra le due sbarre a mò di shining. - Sarah non voglio farti del male, sono qui per aiutarti, ti ha fatto del male sei ferita? “ Frank mi ha parlato di te” E’ roca, raffreddata e terribilmente sexy. Ripongo il coltello, affondo la mano nello zaino e le offro del thè ed una baretta enervit cioccolato. E’ una donna forte. Ha già pianto tutte le sue lacrime probabilmente. “ Can you help me?...please..” Alla fine del racconto scoprirò di avere due solchi alle tempie per essere rimasto a lungo con la testa tra le sbarre. Sarah seppur avvicinatasi, era con un filo di voce. 58 Lei e Frank sono venuti in Italia in cerca dei manufatti della penultima spedizione di un ricco mercante amico di Opezzone dei Fieschi. Ricerche concentrate dalle pendici del castello sino alle cinque costruzioni di pertinenza ospitanti guardie e funzionari incaricati della riscossione del dazio, in un’area di circa due chilometri quadrati. Mancavano all’appello gioielli e manufatti d’oro. A Sarah servivano soldi per pagare le multe del fisco tedesco. A Frank era balenata l’idea di lasciarsi alle spalle brioches e pasticcini e godersi la vita. I primi risultati avevano esaltato i due. A ridosso di un fienile lo scavo aveva portato alla luce un calice in oro, paramenti sacri, un anello con rubino ed una scatoletta portareliquie d’argento ed un materiale in lega simile al peltro. La stima telefonica del padre a Londra stabilì un valore tra i 600 slash 800mila euro. Fu quello il momento di incrino dei rapporti. Sarah intendeva affidare al padre la vendita dei reperti attraverso la distribuzione in rete delle immagini su server sicuri e affidabili. Questo avrebbe però diviso la torta in tre. Frank non sentiva ragioni. Era lui ad aver scavato, lui ad averla portata in italia, lui la guida, lui , quindi si sarebbe occupato del piazzamento al mercato nero dell’arte. Genova era perfetta per quello. 59 Sarah subordinò l’indicazione dei nuovi scavi alla cessione di una quota al padre. Era sacrosanto in virtù del fatto che fosse stato il padre ad indicare ( con una certa precisione) il “dove” scavare. Quella notte al castello litigarono furiosamente. Frank , persa la testa, la rinchiuse lì dentro, provvedendo al cibo una volta al giorno. ( Trudy stai serena, non era per la qualità dei tuoi pansoti, la spesa di Frank) Come può aver commesso un gesto simile un uomo così potentemente attratto dall’universo femminile? L’azione più brutta alla tua donna più bella? Le allungai la pistola, le cartucce di CO2 per la ricarica e due scatole di piombini. - Sono per gli animali… Rifiutò decisamente la promessa di un cellulare. Non le era di nessun aiuto, anzi… Nessuno sapeva dove si trovava e nessuno avrebbe dovuto saperlo. Era inseguita dalla polizia, per il padre si sarebbe trattato di una facile esca e per il momento Frank non sembrava intenzionato a farle del male serio. Almeno fino a che non avrebbe richiesto d’urgenza le nuove coordinate gps dei tesori. “ Di notte conto le stelle e non ho paura. A Londra conducevo una vita sfrenata. Per il momento sto bene qui” 60 Era spaventata, molto anche. Una notte puoi anche fare il campeggio in quota, due pure ma dopo un po’ vedrai che quel lucchetto proverai a scardinarlo con le gengive. “ Mi farò andar bene questa prigione” Proprio così. Ha detto prigione. Allungata verso la grata mi ha schioccato un dolcissimo bacio sul lembo di guancia libero dai ferri. “ Thank you” - Tornerò Sarah, promesso. 61 Angelo Minervini, il Capitano, resuscitava spesso il ricordo del suo debutto nell’arma con argomenti validi e comodi. Ad esempio a quell’epoca le cinture di sicurezza in auto non erano obbligatorie, e per uno piazzato come lui, cintura nera di sovrappeso, gli odierni sistemi di ritenuta di sicurezza erano un tormento per l’addome ed il basso ventre, costretti ad una vergine di Norimberga quotidiana. Grazie al cielo le forze dell’ordine erano esentate. E per i viaggi privati, bèh , Minervini non aveva mai posseduto un’auto in vita sua, prediligendo il più comodo treno, e quando gli venne imposto di andare in palestra dove smarrì sette chili, ( poi interamente ripresi) il tragitto era coperto a piedi. La cintura lo soffocava. Era panciuto ma agile, grazie all’esercizio fisico periodico. Privo di auto, se la camminava di brutto. Rifiutò anche l’invito dell’amico avvocato per alcune passeggiate estive in bicicletta lungo l’argine del fiume. Era troppo stanco la sera. 62 La Subaru aveva coperto la distanza dei 13 km che separavano Busalla da Vobbietta in circa 15 minuti. Il carabiniere camminatore anti cintura posteggiò nell’unico spazio all’ombra, grazie ad un prolungamento spiovente del tetto della pensione, ovviamente in legno. Trudy sonnecchiava nonostante un volume della televisione più alto del normale di almeno quattro tacche. Le si gonfiavano i seni come un mantice ad ogni respiro, imbarazzando l’ospite. Fortuna che non era con Gaia altrimenti già sentiva il dolore di una gomitata nelle costole. “ Si potrebbe avere un buon caffè?” Si svegliarono prima le tette fermandosi, e dopo la donna tornò tra gli umani. - Capitano! Un buon caffè ed una menta raccolta e fatta con le mie mani, Al bancone si aggiunsero un bicchiere della gloriosa cedrata Tassoni colmo del liquido verde smeraldo ed un piattino/ cucchiaino inside vicino alla zuccheriera . Niente odiose bustine. Agli Ispettori dell’igiene il messaggio di Trudy era arrivato forte e chiaro: piuttosto pago una multa al giorno ma versare lo zucchero è parte integrante del rito di un buon caffè. “ Signora vengo a chiederle se in questi giorni ha notato una turista tedesca, anzi inglese, bionda una bella ragazza.” - Ma, …fatta come …di corpo intendo…? 63 ( Con le mani a coppa intorno al seno Trudy modella una silhouette immaginaria) Il Capitano deglutì. “Normale, signora, …normale, occhi azzurri” -Ah bèh, mio marito la ricorderebbe di certo! Non ricordo nessuna così (stava per dire sciapa, la verità). “ E la macchina fuori con l’adesivo dell’inghilterra?” - L’amico dell’avvocato. Tipo strano. Non gli piace la mia cucina. Trascorre la serata al computer in camera e non vuole venire con me a raccogliere le erbe nel bosco. Al mattino ha da fare. Dice che sta cercando nuovi sentieri per le cartine di mountain bike. Usa la bicicletta, anzi ne ha due. ( Due?) “ E perché non me le mostra queste tanto famose erbe?” Un sopralluogo gratuito ai locali del piano terra era il massimo ottenibile date le circostanze. Un mandato di perquisizione era lontanissimo dal diventare realtà di magistrati genovesi sempre troppo occupati in faccende ritenute più gravi. Fosse stato per lui avrebbe ispezionato tutte le camere fino all’ultimo cassetto. Impattò con il profumo del locale nello stesso momento in cui la bici di Saràh entrò nel suo campo visivo. “ E quella bicicletta? Proprio come la vuole mia figlia!” Ti-click! 64 Fissò l’immagine della bici nel cellulare, ed attese risposte che avessero una qualsiasi utilità. - Quella è la seconda bici del sig. Frank! Capitano perché non si fa un po’ di scorta per le tisane? Rinvigoriscono! “ Grazie. Manderò l’appuntato Deroma a fare rifornimento. Piuttosto D’Artagnan si allena sempre nel bosco?”. - Bèlin! Non perde un giorno quel ragazzo. E’ stato ai campionati italiani. “ In tal caso , ne approfitto per farmi una camminata. “ A questo punto nei migliori film, l’inquadratura carrellata si sposta sullo sguardo truce dell’ufficiale che uscendo dal locale se ne accende una. Ma Minervini non fuma. Quindi il lettore immagini la propria proiezione grafico-emotiva di un uomo che cerca di riordinare i pensieri. Senza sigaretta all’angolo della bocca. Pensiero 1- Ugo e amici erano passati al mattino davanti alla caserma, ma erano tre, mancava quindi l’amico Frank, in sintesi il proprietario della MINI con l’adesivo inglese. Pensiero 2- Non era proprio il caso di replicare ai Servizi Segreti Inglesi. La risposta era talmente breve che non occorreva neanche l’aiuto di Chiara per la traduzione. I only found an english sticker. 65 Pensiero 3- Non ci voleva un esperto per capire che quella mountain bike era da donna, con i cerchi ed il telaio di quel colore. Pensiero 4- Trudy era proprio una brava donna. 66 Così dopo 30 minuti era cambiato il terreno sotto la suola delle sue scarpe. Dall’asfalto alla terra battuta/ghiaia dello stradone che correndo parallalelo al bosco lo intersecava di netto a metà, aprendosi sulla bellissima raduraanfiteatro sottostante. Quercie, Robinie, Larici. Appena prima dell’apertura sorrise alla vista dell’ape piaggio posteggiata sull’erba. Verde scuro, due strisce bianche alla Le Mans, classico tuning del quattordicenne, secondo solo al montaggio della marmitta POLINI e del rollbar. Un mezzo conosciuto in tutta la valle e per il quale aveva sempre chiuso un occhio. Sostanzialmente riteneva meglio un’ape leggermente più veloce che i tappi del traffico causati dai vecchietti a 30 all’ora, tallonati da TIR enormi. Giunse la voce del ragazzo. Non era stato un viaggio a vuoto. D’Artagnan si stava allenando. Federico Allegretti, Milano 30 agosto 1998. Spadaccino. In forza alla società di scherma FORZA e VIRTU’ di Novi Ligure. Figlio del dott. Massimo Allegretti, ex primario del San Raffaele di Milano, emigrato in cerca di quiete. E due cose in val vobbia abbondano. Legna e quiete. 67 Federico si allenava quasi tutti i giorni. Chiesta ed ottenuta l’installazione di una pedana al centro della radura, aveva trasformato quel luogo in una palestra per l’arte nobile fencing a cielo aperto. Alcune panche, rastrelliere per le armi, ed il rifiuto di far arrivare l’energia elettrica. Tiravano di scherma al chiaro di luna. Sulla questione della corrente era stato tentennante. Potevano musicare gli allenamenti come nella palestra vera, ma poi ebbe la tragica visuale di un posto unico trasformato da frigoriferi, fari e chissà cos’altro. Meglio nature. La sua tolda per i duelli contro i Pirati andava bene così. Quell’arena improvvisata era stato il suo parterre per la gara più bella della carriera. A ferragosto suo padre aveva organizzato un rustico mini-torneo alla buona, ma con atleti provenienti da Genova e basso Piemonte. Molti dal paese erano arrivati a fare il tifo per lui che superati gli avversari si trovò davanti uno grosso quasi il doppio di lui. Stava soccombendo. Otto a zero. Gli erano andate a male un paio di flash e si era demoralizzato. Finchè non si fermò sospendendo la gara e togliendosi per un attimo la maschera. Grondava sudore. 68 Resettò mentalmente tutte le regole. Tutto ciò che aveva imparato dai maestri in sei anni venne cancellato, azzerato. Ogni avversario aveva bisogno di manovre d’ingaggio diverse. Ed ogni avversario aveva un punto debole. Gli serviva un solo buon affondo ed avrebbe scaricato quell’urlo in gola che gli bruciava dentro da sei anni. Arrivò inaspettato. Una impercettibile distrazione della guardia avversa, gli spalancò un corridoio per colpire tra spalla e braccio. Gridò con tutta la forza rabbiosa che potesse avere la sua giovane voce. “ OLE’!!” La folla prima muta, scandì la risposta: “ OOOOLLLEEEE’!” Assalto, finta, parata laterale, punto! “ OLE’!” Una energia pulsante. Il tempo di sentir pronunciare l’arbitro < A Voi!> ed una raffica di infilate rapidissime. “ OLE’!” Otto pari. Tutti in piedi. Il ragazzone di Novi, subisce ed entra in crisi. Quando Federico lo tocca per l’ultima volta alla spalla crolla sulla pedana esausto e sconfitto. 10 a 8. Federico gli stringe la mano libera dalla spada e lo abbraccia. Poi scoppia il delirio. 69 Volano i cappelli estivi, gridano tutti Olè a ripetizione. Suo padre piange a fontana ed alza le braccia per salutarlo un attimo prima che lo prendano sulle spalle e lo portino in trionfo. Da quel giorno sarà per tutti D’Artagnan. 70 “ Ciao Federico, non molli mai eh?” - Capitano! Non l’ho sentita arrivare , se l’è fatta a piedi. “ Ho lasciato la macchina in fondo. Come sono andati gli Italiani?” - Mezzo e mezzo. Il livello è altissimo. Ma io mi diverto. Ho trovato dei nuovi amici toscani fortissimi. “ Senti Fede, per caso hai visto dei ciclisti strani in questi giorni?” - Capitano se ho fatto dei casini con l’ape… “ No, mi chiedevo se avevi incontrato delle facce nuove in strada.” - Ho seguito un tizio che aveva una di quelle bici che pedali da sdraiato, con la bandierina, e mi sono chiesto come mai non avesse nessun bagaglio. Il contrario di quelli che mi sono trovato dopo una curva e che pedalavano affiancati, …pericolosi…ecco quelli lì si portavano dietro la casa, addirittura la ragazza aveva legato dietro due pale. “ Magari andavano nel fiume a cercare oro” - Beati loro comunque hanno preso la deviazione verso il castello. Capitano se le fa piacere la riaccompagno in giù con l’ape. “ Ehhh…io non ci sto lì dentro. Grazie Fede, mi faccio il ritorno della passeggiata. Salutami Papà.” 71 Federico gli rivolse il saluto della spada l’un due tre obbligatorio prima di tutti gli scontri. Minervini rispose togliendosi il cappello: “ Ciao D’Artagnan!”. 72 Ma voi lo sapete che a Genova gli avvocati iscritti all’Ordine sono ben 2180? La pagnotta occorre sudarsela, e non è casuale lo stazionamento di giovani procuratori innanzi al Palazzo di Giustizia in attesa del sinistro prolavoro. Pure io l’ho fatto un paio di volte. A circa un mese dall’apertura dello studio a Busalla una copiosa nevicata m’indusse ad una perlustrazione sul campo. Dura Lex , neve Lex. Provvisto di una manciata di biglietti da visita in tasca allo scoccare del mezzogiorno ero già procuratore di almeno tre sinistri tra il casello dell’autostrada e la bocciofila. Tutte donne. Non mi fermarono né lo scarso senso del pudore né il costume di avvoltoio con il quale mi avventavo sulle prede, alle quali apparivo come il santo salvatore. La seconda esperienza di quel tipo fu anche l’ultima. Fermo a piedi ad un semaforo nei pressi di Tortona, in attesa del verde noto un furgoncino tamponare un’auto nella maniera più inchiappata possibile. Pareva proprio che gli fosse andato addosso apposta. Anzi. Non pareva. L’avevano studiato a tavolino per raggirare l’assicurazione. L’autista del camioncino e la sua amante. 73 Squallidi. Roba da basso livello. Io mi ero già evoluto. Patrocinatore della causa di separazione di un noto politico locale mi trovavo davanti al tribunale in attesa del cliente per la prima udienza. Avevo posteggiato nel mio posto segreto e la cautela di attenderlo là davanti era dovuta al fatto che il tipo era terrorizzato all’idea che i media locali rendessero nota la vicenda per la quale la moglie gli stava facendo il sedere a strisce avendolo pizzicato in flagranza di reato: giocava al dottore con la segretaria. Per la campagna elettorale in corso non era per niente una bella cosa. Capitasse di doversi recare negli uffici giudiziari genovesi vi do una dritta sul mio posteggio segreto. Usciti dal tunnel di Madre di Dio , a sinistra fate un’inversione piratesca. Nascosto da un enorme cartello pubblicitario, si trova un posto auto sempre libero e occultato dal cartello stesso. Terminata l’udienza, sgattaioliamo contro il muro per guadagnare velocemente l’uscita quando ci si para davanti un operatore video con una telecamera enorme ed un microfono impeluccato. “ Assessore! I suoi elettori chiedono chiarezza! Cosa può dire dopo la prima udienza?” 74 Il politico impallidisce e mi guarda spaurito. “ Pensa che può influire questa vicenda con sua moglie sulle prossime elezioni?” Prendo sottobraccio l’uomo ed accelero il passo verso via XX Settembre. Alle nostre spalle l’operatore non molla. Aumento l’andatura e mi infilo in via San Vincenzo. Pochi metri e l’assessore trova il suo autista. Gli sussurro a breve distanza nell’orecchio : “ Conosco il direttore della televisione per cui lavora quel tipo. Posso bloccare tutto ma occorrerà essere generosi…” “ Grazie Avvocato , mi raccomando.” Dal finestrino scuro dell’auto si materializzano due banconote da 500 euro, che vengono dirottate nella tasca interna della mia giacca. Torno all’auto dondolando la borsa. Un avvocato felice la dondola la borsa, eccome. 75 Arrivo alla mia auto al riparo dietro il cartellone. L’operatore fuma. La mega telecamera appoggiata alla ruota. “ Cazzo Giuse studiati qualche domanda nuova, sembri uno della RAI degli anni ottanta” Giuseppe, osserva il pezzo da 100 euro come un pescatore si concentra sugli ultimi attimi di vita del pesce. - Avevi detto 200. Mi piace condividere la mia felicità. Gli allungo due banconote da 100 euro. Sono uno che s’accontenta. 76 Una pioggerellina appicicaticcia accompagnava il rientro dei bikers dalla Valvobbia. Sempre così. All’andata eroi, poser e guerrieri. Al ritorno scoppiati e musoni. Frank se l’era involata verso la pensione, ( ed io speravo tanto che si ritrovasse Trudy nella vasca da bagno ad attenderlo), Ivano si era stoppato a Ronco, direzione Tana D’Orso per la festa e Riccardo mi borbottava qualcosa sulle 29. Lorenzo, chissàcomemai era dietro. Nutrivo un affetto sincero per quel ragazzone dall’aria perennemente spaesata, bonaccione al primo impatto ma saggio come pochi. Lorenzo era l’incarnazione umana della perifrasi. Il verbo fattosi uomo. Uno Zanichelli vivente tra noi. Lorenzo scientemente t’inchiodava con la citazione giusta al momento più opportuno, pescando dai testi di De Andrè alle massime di Ghandi, passando per i monologhi di Abramo Lincoln, sino ai versi del suo cantante preferito di tutti i tempi: Sting. Era persino andato a trovarlo in Toscana, ed una volta appurato che il cantante di successo non fa una beata minchia per la maggior parte della giornata, ne era rimasto ancora più affascinato, rinforzando la sua stima per un uomo che la vita selagodevadavvero. 77 La settimana prima , di venerdi , uscivo da una mediazione presso la camera del lavoro estenuante per durata e conflittualità. Erano le 20 e Lorenzo mi chiamava per un aperitivo. Accettai di buon grado, diretto verso Piazza delle Erbe. Entrambi stanchi non metabolizzammo che nel divanetto di fianco al nostro si erano materializzate due gnocche livello AA+ impegnate nel loro céto-drink. Finchè non si alzò e monopolizzò il mio campo visivo non la riconobbi. “ Ugo! Cosa ci fai qui?” Francesca Maraghini, giornalista, presentatrice del TG di una nota emittente locale. Rossa, alta, snella e stronza il giusto. -Ciao Franci, ti presento Lorenzo Bordin, …avvocato Bordin “ Mentre l’amica di Francesca mi tende la mano, premete il tasto PAUSA e visualizzate la scena. Lorenzo tiene il braccio sollevato e sospeso a mezz’aria verso Francesca. Erge il collo come un raptor verso di lei , strabuzza gli occhi, spalanca la bocca ed esclama : “ E’ un’ ENDIADI!” Francesca lo guarda zombita. Tutti lo stiamo catalogando come fulminato di classe uno, ma soprattutto lecitamente ci chiediamo: machecazzoèun’endiadi? Una certezza. Lorenzo ha accompagnato a casa Francesca, si sono visti per i tre giorni successivi e sono state 78 settantadue ore con il sorriso. ENDIADI : modalità di esprimere un concetto unitario con due temi coordinati. 79 Al netto delle emozioni della giornata il calore della doccia dopo la pioggia, armonizzava il ritmo del mio basso ventre rimembrandomi (scusate il gioco di parole) Farraw Fawcett che faceva suuuu e giùùùù. -Irene mi amava! Oooooohhh…. -Frank era un bastardo maschilista! Uuuuuuhhhhh -Irene viene da me stasera! Oooooohhh…. -Frank la pagherà per quello che ha fatto! Uuuuuuhhhhh -Irene forse dormirà qui stanotte! Oooooohhh…. Cazzo le lenzuola! La mia collaboratrice domestica, la sig.ra Fiorella, secondo le indicazioni ricevute aveva cambiato la biancheria del letto utilizzando le lenzuola di flanella. Sì certo calducce e confortevoli, ma decisamente antisesso! I completi in seta, e quelli più belli erano stati destinati dopo l’abbandono di Monica al monolocale di Lorenzo, che aveva sentenziato : “ Chi divide il letto, divide l’affetto!”. Indossata al volo una tuta, a capelli ancora bagnati, un solo negozio poteva salvarmi. Nèstin, lo stesso pusher dei reggipetti di Trudy. A passo svelto giunsi al cospetto della vetrina più antica del paese: Reperti anni 70 , esposti in totale spregio delle regole di netiquette delle vetrine moderne. Coreografie che se ne fottevano delle tecniche di osservazione dei clienti, e che agivano sulla parte inconscia del mio approccio alla libidine 80 temprato da ore di gioventù nel gabinetto con il catalogo postal market alla voce reggiseni. Una voce alle spalle mi destò dall’erotico deja vù. “ Non credo che lì dentro possa trovare qualcosa per voi ciclisti” -Capitano Minervini! (minchia!l’ultimo uomo al mondo che avrei voluto incontrare) “ Avvocato devo scambiare quattro chiacchiere con lei.” -Proprio adesso? “ Si, sarebbe meglio”. -Va bene, ma entri un attimo con me per un acquisto. Prendo sottobraccio il Capitano, e spalanco la porta in vetro/legno che fa scattare la campanella di avviso. Dlìng! Nessuno. Ci guardiamo con aria interrogativa poi Minervini si schiarisce la gola “ ehm..signora è lì?” Serro i pugni. A rovinarmi la serata con Irene immagino già di trovare la signora riversa sul retro in una pozza di sangue. Minervini s’incunea tra l’espositore Filati SanPellegrino e Intimo Playtex e ribadisce: “ signora è nel retro? Buonasera!” Ma porca… Due colpi di tosse breve e sbuca la sosia di Moira Orfei con un bouquet di briciole di pane intorno alla bocca e sulla nera maglia di cotone filato. 81 “Capitano! E’ già passata sua figlia oggi. Mi ha detto del viaggio in Marocco! ( no Moira ti prego non farmelo incazzare ancordipiù di quello che è già) Minervini dissimula una intensa attività interna di carattere sismico/vulcanologica. “ Ah ma sono qui con l’amico avvocato che deve comprare…cosa le serve…?”. - UNA MAGLIETTA DI COTONE GRAZIE! Fossi scemo a farmi sgamare da Moira che compro lenzuola pro-sesso. Tempo 10 minuti e la notizia farebbe il giro del paese. Tanto valeva allora cedere il diritto dello Ius Primae Noctis al sindaco. Moira gongola. “ Ah bèh ne ho quante ne vuole. Possiamo fare notte!” Anche no Moira, grazie. 82 Friggevo. Inchiodato ad una sedia del bar Stella, in una mano stringevo il crodino e nell’altra la maglia RAGNO cotone sulla pelle. Pagata 28 euro. Un furto. Ero lì per chiedere a Minervini di arrestare Moira per frode. Il capitano accodò tre domande precise: 1) da quanto tempo non vede Frank? 2) dove abbiamo girato in bici nelle ultime due settimane? 3) è vero che Monica sta con un dj inglese? L’ultima domanda l’ho proprio presa male, ma ero perfettamente a conoscenza della sincera iniziativa del militare. Voleva aiutarmi, non cercava gossip. E comunque vaffanculo Monica e il suo mischiadischi britannico, quel sabato sera si chiamava Irene. Punto. - Capitano Minervini, ci si conosce da tanto tempo. Possiamo darci del tu? “ Accordato” - Angelo, la ragazza che stai cercando è viva e sta bene. E’ stata rapita da Frank che la tiene chiusa in una segreta del Castello della Pietra a Vobbia. Si chiama Saràh. “ Lo so come si chiama” -Bene, vuol dire che l’Interpol si è già messa in moto. Cominciavo seriamente a preoccuparmi. “ Ugo, la faccenda “E’!” seria. saresti così gentile da raccontarmi tutta la storia?” 83 -A due condizioni. La prima è che per il momento ti accontenti di un riassunto. La seconda richiesta riguarda le telecamere che installerete. Voglio seguire Saràh , l’ho promesso. Dobbiamo capire perché Frank ha commesso un reato così grave e se davvero in Valvobbia dormono tesori nascosti. Mi alzo, controllando di avere le mani libere da manette. Grido alla barista “ Due di ciliegiolo! E’ urgente” Correre in tuta corredato di due bottiglie di vino non ti fa sembrare assai carino. Piuttosto sembri Pippo con le tasche che ballonzolano e le braghe che ti scendono alla Shakira. Arrivo al cancelletto trafelato. Appoggio tutto a terra. Poi il clacson alle mie spalle mi gela. Il brivido di adrenalina scorre lungo la schiena sino alle chiappe in bella mostra dalla tuta abbassata. Voglio morire. Mi volto lentamente. “ Ciao Ugo, dove la metto la macchina?” Irene. -Passami sopra e uccidimi subito. Sono in ritardo totale. “ Dài sciocchino! Aiutami che ho portato il vino.” ( Gesù mi ha detto sciocchino…) Circumnavigo la Suzuki swift ed entro con la testa dal finestrino. Voce 3. 84 -…Irene, aspettiamo che faccia buio facendo l’amore…voglio portarti a casa in braccio come una sposa… Bacio. Bacio. Ancora bacio. Qui facciamo buio per davvero. Non mi stacco. Non si stacca. Poi inserisce le dita tra le nostre labbra. Bacio pure quelle. “ Ugo, sono sposata. Aspettiamo la notte in camera tua, ti prego.” Eh nò figlia mia. Ho le lenzuola di flanella! 85 Lo so, è già stato scritto ma lo ripeto. Milioni di scrittori, cantanti, registi e comuni mortali hanno tentato di approcciarsi alla rendicontazione dell’estasi di un cuore innamorato. Tutto vano. Non c’è parola, canzone, o immagine che possa minimamente avvicinarsi alla configurazione del sentimento che ora provo per quella donna. Per Irene darei un rene. Smettendo di respirare se solo lei lo chiedesse. Amandola più di ogni altra cosa nell’universo. Niente o nessuno avrebbe potuto allontanarla da me. Vi lascio due righe di spazio per deglutire. Perché mi sbagliavo. 86 Avevamo un piano. Io e Minervini, pardòn Angelo. Una strategia messa a punto nonostante il petulante incalzare di sua figlia Gaia, gelosa ed ipermorbosa di un padre che s’interessava di una ragazza inglese per giunta molto carina. Prima di venire esiliata in forma coatta aveva preteso che suo padre facesse seduta stante un corso di lingua inglese “ utile alle indagini”. Si rifugiò tra i files del computer dell’appuntato DeRoma. A grandi linee, entro il martedi i colleghi della Compagnia di San Martino avrebbero installato le telecamere wireless puntate sulla prigione di Saràh e sull’unico sentiero disponibile per il castello. Ogni occhio vigilante aveva un indirizzo IP consultabile tramite un login segreto. La mossa migliore la escogitò proprio Angelo rendendo onore al suo eclettico passato di grande intuitore. Si sarebbe unito al gruppo dei bikers sia per l’uscita del sabato mattina che per quella del mercoledi pomeriggio. Frank sarebbe stato monitorato più da vicino per tracciare un profilo delle sue intenzioni nei confronti della ragazza. Un minimo errore poteva costare caro e da un momento all’altro potevano piombare i servizi segreti che non andavano tanto per il sottile. 87 Il fatto che Minervini non disponesse di una bicicletta non costituiva un problema. Ugo aveva la soluzione in tasca. E la trovata viaggiava di pari passo con la pressante richiesta del Capitano di vedere subito la ragazza. Partirono subito dopo aver lasciato Gaia nei pressi dell’agenzia di viaggio. Direzione Pensione Vobbietta. Obiettivo Frank, la bici di Saràh e la visita , per quanto strano il concetto, ad una ragazza che viveva in una grotta, un loculo di roccia, sospeso nel vuoto,in virtù di uno speleologico sentimento. Li accolse il marito di Trudy. L’omino impiegò un quarto d’ora per produrre due caffè , sorseggiati con sprezzo del pericolo di devastazione gastroenterica. Amarissimi. Ma pur sempre meno amari dell’amara verità a cui Frank andava incontro day by day. Ugo compose il numero ed una musichetta arrivò in discesa dalle scale. “ Se fossi la tua tipa dovresti ringraziarmi per quanto poco ti faccio aspettare” - Tòh, a Busalla diciamo just in time. Guarda chi ti ho portato! Il Capitano si è deciso a fare un po’ di sport. “ Salve Capitano. Mi vuol far credere che vi daranno in dotazione mountain bike e divisa fighissima come in america?” “ Caro Francesco, il giorno che mi diranno di inseguire i ladri in bicicletta mi affiderò alle 88 elettriche, per il momento vorrei solo riprendere a fare un po’ di esercizio”. Ugo andò dritto al punto. - Frank, avremo bisogno di una bici, e mi chiedevo se non si potesse usare la tua seconda..ehm..insomma …la SARACEN. “ Ottima idea, una bici inglese per un rookie italiano” Minervini mi guardò storto. Poi ci accolse il fragrante impatto della stanza delle erbe dov’era custodita la bici di Sarah. La ARIEL condotta all’esterno fu presto adattata alle nuove impostazioni biometriche di Minervini, il quale piuttosto eccitato chiese a bruciapelo: “ La posso provare?” I due amici si scambiarono occhiate perplesse. Sulla ghiaia antistante la pensione, la bici partiva in derapata, mentre il neo-biker fletteva le braccia a saggiare la compressione della forcella. Qualche bunny hop improvvisato e rilanci su rilanci. Minervini ci credeva! Superò una serie di ostacoli tra cui un paio di gradoni equilibrando il peso sull’anteriore e terminò il test con una decisa frenata in corrispondenza delle gambe dei due che lo fissavano increduli. “ Grazie Frank, la bici è perfetta. Solo mi chiedo come fai a pedalarla con quelle gomme, troppo sgonfie rispetto al tuo peso. Allora ragazzi , quando ce lo facciamo questo giro?” 89 Il nucleo del RIS, dotato di un laboratorio distaccato a La Spezia, ricevette con un furgone la bici la mattina successiva. Fu esaminata, fotografata e trattata due volte al luminol. Alla ricerca di frammenti tessutali o della classica goccia di sudore sul telaio. 90 Saràh accolse Ugo con un freddo e stanco bacetto. Non fu necessario infilarsi con la testa tra le sbarre. Il lucchetto era sparito. Grata libera. Lei, ( Saràh , non la grata ) era sempre più bella. La storia insegna che vi sono donne che incarnano il senso della bellezza ad ogni età. Incantevoli bambine, splendide ragazze, fascinose signorine e charmantissime signore. Belle , tutta la vita. Saràh rappresentava la categoria. Nonostante due giorni di grotta appariva fresca come una rosa. Espresse subito chiaro un concetto. “ Ugo , ho sentito che siete arrivati in due. Se lassù c’è qualcuno dei servizi del fisco inglese mi sentirò tradita, ma non aprirò bocca neanche sotto tortura. Non voglio che facciate del male a Frank. Lui è gentile con me…” ( Oh bèh aspetta che chiudo Irene nell’armadio una settimanina , vedrai come mi ama) I biondi capelli ondeggiavano al ritmo della cadenza vocale , organizzati in ciocche perfette. “ Stamattina è stato qui, viene tutti i giorni e stiamo insieme mattina e pomeriggio, tranne quando andate in bici.” - Sì ma , ti rendi conto che non può durare ancora a lungo questa… ( gli stava uscendo galera poi si trattenne)…questa vita da campeggio? 91 Di sopra c’è un mio carissimo amico. E’ un Capitano dei Carabinieri, italiano. E’ l’unico che può aiutarvi ad uscire da questo inghippo senza farvi troppo male. Saràh , per favore, promettimi di essere sincera. Un lungo abbraccio. Al distacco Ugo si aspettava una lacrimuccia. Niente, Saràh non si emozionava, sembrava una proiezione olografica vivente di una immagine sempre ritoccata con Photoshop in tempo reale. Perfetta sempre. Accennò un sorriso che avrebbe indotto qualsiasi cavaliere ad affrontare per lei il peggiore dei draghi. “ Va bene, Ugo, fallo scendere, sarò sincera, promesso”. Bacio. 92 Irene aveva riposto con cura gli abiti indossati la sera prima. Dormire da Ugo era equivalso a toccare il cielo con un dito. Appoggiare la testa sul suo respiro, contare i battiti, sciogliersi nella straordinaria esperienza di perdere il conto delle volte dell’amore. Ora, nella piena luce solare, passava in rassegna gli indumenti fiutando il profumo della sua pelle. La camicetta la inebriò di quel misto di sensazioni provate la notte. Ugo, era di nuovo lì con lei. La casa era silenziosa. Dalle finestre aperte , a volte il passaggio di un’auto rompeva la monotonia acustica di un paesaggio di campagna intriso dei suoni di campane , e del variegato abbaiare delle seconde case la domenica. Suo marito, in viaggio verso le cantine di Ovada, le aveva spedito un messaggio: << moglie torno tardi>>. Sedette sul letto e sciolse i capelli. Con un sol colpo delle dita sganciò il reggiseno. Indossò la camicetta che sapeva di Ugo. Prese lo smartphone, richiamò in memoria il numero, in attesa della sua stella gemella. Lo squillo lo colse nella stessa ed identica posizione del giorno prima. Vicino al pilastrino con la corda di sicurezza in mano. 93 All’altro capo della fune, era fissato il Capitano Minervini. Ugo, divise in fasi precise la sequenza di emozioni in arrivo. 1-botta di adrenalina 2-cuore impazzito 3-ricordarsi di ringraziare il Signore, Buddha, Allàh e tutte le divinità disponibili ad essere inserite nei ringraziamenti per avergli fatto incontrare Irene. 4-Metabolizzare e shakerare il tutto mixandolo con il ricordo dell’ultima immagine dei loro corpi avvinghiati poche ore prima. Lenzuola di flanella a parte. Voce 4. - Irene! Manchi al 99% dei miei organi vitali! ( qualcuno disse: falle ridere e saranno tutte ai tuoi piedi ) “ Senti verginello ( Ugo è nato a settembre ndr) sono sola sino a stanotte. Potresti condurre i tuoi organi vitali da me quando hai finito? Voce 5. - Irene, forse faccio male, ma sono sempre stato me stesso e non riesco ad evitarlo. Io ti amo, Irene. Ti amo. “ A saperlo registravo la telefonata. Potresti ripetermelo di persona?” - Concedimi un paio d’ore. “ Sarai punito per ogni minuto di ritardo. Non ho tanto tempo.” 94 L’ultima parte della frase gli paralizzò le sinapsi. Un cannone di neuroni, neri come il buio della notte. Il morso di un serpente. Poi il cervello ripartì ricollegandolo alla rossa linea d’amore. Fibra ottica di sentimenti in diretta connessione con il suo amore. -Farò presto Irene, promesso. Click! 95 Allo scopo di non aggredire cromaticamente la ragazza, Minervini indossò un anonimo giubbottino leggero di un ancor più ministeriale grigio forestale. Occultava, tra l’altro la fondina ed il resto del corredo d’ordinanza. All’imbocco della cella era rimasto lì penzoloni, in attesa del permesso di entrata, retaggio della rigida educazione dell’arma. Saràh, imbarazzata dall’elegante gesto cavalleresco, era esplosa in tutta la sua bellezza sciabolando un sorriso sulle gote da studentessa di Cambridge. Indicò l’unico spazio libero accanto a lei. Pat pat! “ Si accomodi qui”. Minervini la incalzò per oltre venti minuti annotando mentalmente tutte le risposte senza mai doverla stimolare a “ricordare meglio.” Lui fu altrettanto sincero. Massimo due giorni e doveva uscire da quel pertugio. In cambio di una deposizione più congrua, avrebbe relazionato ai servizi inglesi, omettendo la pista del rapimento di Frank, imputando ad un guasto tecnico la mancata copertura telefonica. Da parte sua Saràh si raccomandò circa la non punibilità di Frank, con il quale avrebbe continuato le ricerche dei manufatti seppelliti in zona. Sul punto il rappresentante delle forze dell’ordine fu categorico. I reperti restavano in 96 Italia. Tuttalpiù poteva adoperarsi per l’elargizione di un benefit dal ministero dei beni culturali. Allungò all’ospite inglese un kit di pronto intervento anti-vipera e per la prima volta ne osservò i perfetti lineamenti del viso; incorniciavano una donna coraggiosa ed estremamente saggia di 28 anni. “ Quando uscirà da qui, le farò conoscere mia figlia Gaia: ha 22 anni. Mi raccomando lei faccia attenzione, prudenza.” Prima di issarsi, si voltò verso lo strapiombo e le pareti delle valli circostanti. I suoi colleghi avrebbero sudato per piazzare le telecamere, ma sarebbero stati ricompensati dalle immagini di una donna bellissima. Lui, Frank, l’avrebbe strozzato con le proprie mani. 97 Gaia aveva deciso. Ereditato dal padre un carattere improntato al non importa come ma basta che si faccia era uscita dall’agenzia di viaggi con un’offerta allettante. Escluso il Marocco, compose un sms indirizzato al papà: << pater vado in indonesia cm lo faccio il passaporto?>>. Sorrise sorniona al pensiero del mancamento prossimo paterno. Il tempo di un invio. Sollevò lo sguardo e rimase colpita dalla presenza che incombeva su di lei. “ Oh Frank. Bèlin mi hai messo paura.” “ Ciao Gaia, messaggiavi a papà?” “ Sì, una bella notizia, vado a Bali.” “ Accidenti, sicura che non servano i Sali prima della comunicazione?” “ Papà l’avevo già convinto,(bugia) solo che la mia mèta iniziale era il marocco, una leggera deviazione.” Si spostarono per consentire il passaggio di una signora con il passeggino e cagnolino scodinzolante. Poi sentirono il sibilare di ruote lanciate a folle velocità, ed il mulinellare dei pedali di una bicicletta fucsia sulla quale il Capitano Minervini sbuffava come un toro alla vista di una bandiera della Ferrari. Gaia capì in un attimo e non si sorprese. Frank era un noto dongiovanni e suo padre voleva centrarlo a tutta velocità. 98 Non poteva certo immaginare che suo padre aveva appena interrogato una ragazza rapita dallo stesso Frank. Per Gaia era uno che ci provava. Per il Capitano, un fetente da rinchiudere al più presto. E quindi non era il caso di frenare la pazza corsa della bici, avendo il bersaglio in piena traiettoria. Il cagnolino guida passeggino allungò la portata del suo guinzaglio-elastico e saltò all’improvviso. Minervini inchiodò la mountain bike sul freno posteriore mandandola in sbandata – possibilmente verso le gambe di Frank rimasto congelato- e lasciò la presa sul manubrio. La bici roteò su se stessa incastrandosi in una fioriera. Il capitano tenendosi il cappello la recuperò con una mano tenendola per la sola leva freno. Gaia sgranò gli occhi: “ Pà! Di chi è questa bici?” Il mento del carabiniere si indirizzò mafiosamente verso Frank. - E’la sua. “ Bella! E come mai ce l’hai tu?” Minervini avrebbe voluto sfidarlo a duello. E lo fece. - Serve per le indagini, vero Frank? Gelo. Come un secchiello di ghiaccio nella schiena. 99 Era nel mirino di Gaia, del Capitano, della signora con il passeggino. Frank si scompose e ricompose in 20 secondi. “ Capitano, a tal proposito dovrei parlarle -in privato- di una cosa, posso salire un attimo da lei?” Gaia si allungò verso la figura paterna e gli sussurrò un rimprovero all’orecchio. Si accertò della ricezione dell’sms indonesiano schioccandogli un bacio sulla guancia. Sapeva badare a se stessa. Don’t worry. 100 La casa di Irene era avvolta dal sole. Grazie ad un favorevole posizione verso il sud geografico l’intera proprietà beneficiava dell’intensa illuminazione solare essenziale per le piante rampicanti che donavano all’immobile quel tipico aspetto irlandese. Praticare lo sport della mountain bike su quelle colline era la chiave per una ricarica energetica immediata delle proprie pile e del proprio equilibrio interno con la natura. Anni prima il gruppo dei bikers locali organizzarono una gara cross country. Arrivò uno speaker che partì da un percorso interno dell’anima per illustrare lo sviluppo dell’ambiente di gara. Lo definì un circuito new age, un po’ come rive rosse. Non a caso tutta la zona era base per intensi stage di shooting fotografici e bike-test. Il comprensorio fu preservato nella sua originaria integrità ambientale da una oculata tutela inserita nel provvedimento di salvaguardia forestale. Accesso vietato a motocicli, autoveicoli, caccia e raccolta funghi, ad eccezione di un chilogrammo per raccoglitore. La connessione del divieto non era tanto in se stessa per i fruitori, quanto per i loro mezzi. I cacciatori arrivavano con pick up sempre più grossi parcheggiati direttamente sopra alle felci. I motociclisti esigevano di arrivare con il carrello della moto a due metri dal sentiero. 101 I fungaioli facevano la spola con le ceste ricolme dal bosco al bagagliaio dell’auto e viceversa. Un immediato taglio netto ed una vigilanza rigida avevano destinato l’intero parco ai soli escursionisti pedestri. In seguito, valutato il minimo impatto delle mountain bike, l’aerale geografico fu destinato in concessione al locale gruppo ciclistico, che ne curò maniacalmente la capillare manutenzione dei sentieri, decretando il successo del Paradiso della mountain bike. La casa di Irene era lì. A poca distanza da due single track straordinari sia in bici che a piedi.Ampie carrarecce coreografate ai lati da felci, erica e sempreverde. Irene amava percorrerli in bici d’estate e di corsa d’inverno, gioiendo dei riflessi di luce del sole specchiato nella neve in un paesaggio avvolto dal silenzio. Alle pareti di casa la sua Nikon aveva regalato stampe di daini, cinghiali, fagiani, merli, rapaci, tassi, volpi e persino una notturna upupa. Si considerava fortunata a vivere in quel giardino dell’Eden il cui ritmo era ancora scandito dall’alternarsi delle stagioni. Appoggiata allo stipite della porta, fiocinava i capelli con una lunga spina di istrice, osservando la lettera della clinica ripiegata in tre sotto un fermacarte ritraente un cervo. 102 Deglutì tutta l’amarezza del mondo e tirò a sé un lembo della nota, intravedendo la tabella contenente nell’ordine i parametri personali, i valori di riferimento ed il range di tolleranza. Pensò immediatamente ad Ugo, aggrappandosi ai suoi occhi come una scialuppa sballottata nella tempesta, lottando per non affondare. 103 L’ufficio del Capitano Minervini rappresentava una specie di open space all’americana. Giustappunto un unico grande locale dove interagire senza barriere per un contatto verbale immediato. Indicò a Frank una delle due poltroncine satellite dove accomodarsi realizzando l’ansia dell’uomo nello stimare la distanza di sicurezza cercando con lo sguardo l’appuntato DeRoma, che si trovava alla parte opposta dell’ampio salone. Frank giudicò sufficiente la confidenzialità ambientale e si rilassò nella seduta. “ Capitano, sono tornato in Italia per disintossicarmi. In Inghilterra ho trovato un lavoro appagante e guadagno anche bene ma mi sono preso una malattia”. Minervini alzò le spalle. -Tutti gli inglesi bevono. “ Consapevolmente Capitano, consapevolmente” - Francesco, ogni uomo ha delle passioni, che non vanno trasformate in reati. “ Capitano, io non bevo, scommetto. Calcio, basket, tennis, cavalli tutto. Ho cominciato puntando sull’hokey grazie ad un pensionato che veniva a prendere le brioches e mi passava le quote migliori. Ho vinto duecentomila euro in un pomeriggio. Il vecchietto è andato a vivere dalla figlia ed ho perso tutto in due sabati. All’ippodromo mi ha avvicinato un signore distinto, un vero gentleman che mi ha 104 dato il nome della società che mi avrebbe prestato i soldi per giocare. Ho ripreso a vincere prima e perdere dopo. La società ha recuperato i soldi che gli dovevo e mi ha “ venduto” ad una società minore. Meno signorile e più pratica. Mi hanno dato 30mila euro con l’impegno di restituirne 80 mila. E’ il secondo livello di affidabilità. Ho perso tutto il denaro mi hanno licenziato ed ho restituito 36 mila euro frutto della liquidazione. Ho cominciato a scommettere su internet e mi hanno bloccato i conti. Gli allibratori mi cercano a Londra. Lì mi hanno visto l’ultima volta. Alle corse dei cani.” Minervini ad ogni frase del suo interlocutore tracciava cerchi concentrici con la biro, in attesa che Frank arrivasse al centro. A lui non importava, o perlomeno, non era di sua diretta competenza la questione delle scommesse. Il punto centrale era Sarah. - Scusa, ma tu non ce l’avevi una fidanzata che potesse consigliarti o proteggerti? L’uomo sbarrò gli occhi barcollando in preda alle vertigini. Nauseato, iperventilò a fondo due volte, mentre sudava freddo. Minervini fece appena in tempo a fare il giro della scrivania per passargli un braccio di sostegno prima di vederlo crollare a terra privo di sensi. Trenta minuti dopo riprese conoscenza. 105 Riconobbe il soffitto della camera della pensione vobbietta, immettendo nelle narici il profumo del legno. Su di lui la morbida pressione di un seno inconfondibile; Trudy, tenendogli la mano, gli stava aggiustando il cuscino dietro la testa. “ Bentornato giovanotto!” 106 Dopo una serie di tornanti finalmente la villa di Irene apparve nel campo visivo, tributando una immediata eccitazione. Avete presente il verbo “ fremere?”. Ecco, così. Ugo posteggiò a ridosso del muretto lato sud. In quattro salti arrivò all’uscio in attesa come il cagnolino che attende il suo osso. Mentre scodinzolava felice Irene si presentò in forma smagliante. Che eleganza! Vestiva un tubino nero fasciante, che donava armonia alle sue perfette linee. Scarpe rosse. Si baciarono sfiorandosi con le labbra, mentre si univano in un abbraccio fortissimo a mani intrecciate dietro la nuda schiena di lei. Come i gamberi raggiunsero la parete assaporando ogni singolo respiro, occhi negli occhi. Contatto fisico, visivo e mentale. Insieme abbassarono lo sguardo. Restando collegati con la fronte, in basso si scoprivano ampi spazi di superficie epiteliale. La camicia, la parte superiore del suo abito, le mutandine di pizzo nero. Ugo si staccò solo una frazione di secondo per allontanare i pantaloni prima di riconquistare il battito d’ali di farfalla della distanza delle loro bocche. Poi accostò la testa al suo seno, e cominciò a conteggiare i battiti del cuore, sussurrando “ ti amo…12(tum), ti amo…13(tum)….” 107 Dopo un ti amo, o prima , a seconda del momento, di norma si bacia la persona amata/amanda. Andò così. Si unirono in un lungo bacio e la pressione sul seno di Irene diminuì la sua capacità apneica. “ Anche io ti amo” E gli baciò l’angolo della bocca prendendogli la testa tra le mani. Era sentimento totale, piena trance, coreografata dalla luce del tramonto. I raggi dorati del sole baciavano i loro corpi caldi. Sangue dolce d’amore. Amarsi per comprendersi. Com-prendere, prendere con sé. Uno stato emozionale profondo che escludeva del tutto altri riflessi. Come un computer, tutta la loro memoria era impiegata in quel processo di estasi. Fosse caduto un meteorite non se ne sarebbero accorti. Conscio di quello stato di grazia, Ugo fu sconvolto dal flash che gli arrivò davanti agli occhi proprio mentre stava baciandole la pancia. Vide Saràh. L’immagine nitida di Saràh che le sorrideva dal fondo della sua grotta. Salì a cercare conferma visiva del sogno. Incontrò gli occhi da cerbiatto di Irene che sorrideva. La baciò ancora e Saràh sparì. 108 Trovò conforto e calore nella schiena di Irene, arcuata a mostragli la mappa del suo corpo. Lui memorizzò le coordinate delle zone che producevano un flebile sussulto erotico accompagnate da un gemito e le archiviò come preziose indicazioni. Passate le dieci da un pezzo si dedicarono ad una veloce cenetta: vino rosso, due candele ed una profumatissima lasagna al forno. Irene, seduta di traverso sulle gambe di Ugo sorrideva soddisfatta nel provocare impaccio alla cena. Poi con le dita gli toccò le labbra sporche di sugo e lo guardò negli occhi allontanandogli la mano con la forchetta e la lasagna. Il suo sguardo divenne serissimo. “ Devo dirti una cosa.” La forchetta a mezz’aria rendeva la scena ridicola. Un fermo immagine alla matrix dove Ugo si concentrò sul labiale di Irene che proseguiva. “ Oggi mi ha scritto l’Ospedale. Ho un tumore.” Il cuore si fermò. Ugo pensò di essere morto. Vide se stesso mentre aveva in braccio l’essere umano che più amava al mondo che si staccava da lui per scomparire in dissolvenza. Il freddo partì dalle gambe e quando arrivò all’altezza della pancia cominciò a tremare. Ritornò al presente con Irene avvinghiata che lo strattonava dicendogli “ Ehi! Ehi!”. Era sudatissimo. 109 Impregnò la camicia di Irene stringendola fortissimo mentre la sporcava di sugo imprecando mentalmente. Chiusero gli occhi e si baciarono, amandosi ancora. 110 Un lunedi mattina come tanti altri alla Pensione Vobbietta. Gli operai di manutenzione delle autostrade erano usciti dopo aver commentato a colazione i risultati calcistici del giorno prima. La sala era stata ricomposta in modalità pranzo, semplice, ma pulita ed accogliente. Attendeva turisti occasionali e la coppia di anziani tedeschi affezionati clienti della struttura. Una straordinaria quiete. Frank era uscito di buon mattino, congedato sino all’uscio da una serie di …ohh…ehh della morbidosa titolare avvolta dalla fragrante aura di brioches appena sfornate. Il volume del televisore, assolutamente moderato, diffondeva le notizie della seconda edizione mattinale delle news. Il marito di Trudy, annuiva ad ogni notizia ritmandone la cadenza con un cenno d’assenso del capo indirizzato a ritmo alterno prima verso la televisione e poi verso la moglie che aveva indossato spessi occhiali per cui somigliava a Rascal l’orsetto. Era impegnata nella auto compilazione della modulistica HACCP, la certificazione sanitaria dei locali pubblici. Quando si aprì la porta Trudy lasciò cadere penna, occhiali e carte senza alcuna remora. Le cadde anche il cuore in verità. 111 Sulla soglia Frank teneva per mano una splendida ragazza bionda che lo aveva appena baciato mentre lui scostava lo zaino per consentirle l’ingresso. Era bellissima. Trudy la catalogò subito come una fotomodella. Elegante nei movimenti, introdusse la sua silhouette nel locale ponendosi in piena luce solare e donando immediatamente a quel luogo una caratura di livello superiore. Trudy pensò che quella presenza scenica avrebbe illuminato anche il più tetro dei locali, donando bellezza e caustico senso della misura. Poi , tolto il grembiule, sul golfino a V scollatissimo fissò Frank in attesa delle presentazioni. Lui alzò la mano di Saràh come l’arbitro al pugile consegna la vittoria poi con lo sguardo fermo sul seno di Trudy sorrise: “ Amore, tu avrai la tetta perfetta, ma la mia locandiera apre le porte del paradiso!”. Lei è Saràh. Trudy era in trance. Con gli occhi a mucca bisbigliò: “ Dorme qui?”. - Certo! E’ appena arrivata dall’Inghilterra. “ Siamo sicuri che non preferisca un albergo …di lusso…a Genova?” Saràh le regalò uno sguardo dolcissimo: “ Signora , grazie, ma qui andrà benissimo, mi piace la sua pensione, il legno è bellissimo.” Insomma , tutto …issimo. 112 Al suono della voce di Saràh il marito di Trudy tornò tra i vivi. Aveva sentito bene, non era la corrispondente dall’Inghilterra, quella signorina era proprio lì nel suo locale. Quando la vide , acquisì la sua bellezza e si girò verso la moglie sornione e compiaciuto. Era terminata la stupida pantomima della moglie che aveva perso la testa per quel playboy; soddisfatto li osservò salire in camera con i bagagli. Saràh apprezzò ancordipiù la pensione annusando il profumo pulito del legno e scusandosi si avviò veloce ad una doccia rigenerante. Trudy si chinò sul letto per rassettarlo. Piegata in avanti, non si accorse immediatamente di Frank alle sue spalle. Poi arrivarono nette le sue mani sul sedere. Restò immobilizzata con le braccia in avanti, mentre Frank apriva i palmi sulle calde natiche sotto il tessuto della gonna. Le sue mani gli serpeggiarono sulla pancia finchè non raggiunsero il bordo del golfino e si insinuarono sotto il reggiseno. 113 Un fax simile nell’intestazione al precedente era giunto alla stazione dei carabinieri busallina poco prima dell’orario di pranzo. L’intelligence di Sua Maestà la Regina ringraziava per il lavoro svolto e si complimentavano con la “crew” del capitano Minervini. Il segnale telefonico di Saràh era tornato, tracciandone gli spostamenti con precisione per il tracking remoto. Minervini aveva visto tutto dalle telecamere. Alle 8.30 era al suo secondo caffè e non gli era sfuggita nella finestra del monitor la liberazione di Saràh, chiaramente libera per via della raccolta di tutto il materiale. Dopo un’oretta aveva telefonato alla Pensione Vobbietta dove il marito di Trudy, serafico, gli aveva riferito dell’arrivo di una ospite fotomodella dall’inghilterra. “ Stia tranquillo, mia moglie è in camera con loro…” Tuttavia per il capitano la faccenda era ancora lontana dal dichiararsi risolta. Saràh aveva le coordinate dei reperti e Frank le voleva, a tutti i costi. Mentre per le telecamere non aveva dovuto faticare per niente ottenendo una copertura quasi immediata, la compagnia generale di san martino non avrebbe prestato la minima attenzione ad una richiesta di pedinamento costante con personale radio munito. Doveva sbrigarsela da solo e quanto di peggio, avrebbe dovuto farlo in bici. 114 Essendo tornata la legittima proprietaria doveva restituire la SARACEN, considerò quindi l’acquisto di una bici nuova. Inviò un SMS a Gaia: << volevi una bici? Oggi vado a comprarne una vuoi venire?>> Di-diin! Risposta. << padre va bn ci ved alle tre in stazio>> 115 Non è bello convivere con un disagio interiore. Giornate di vuoto. L’arrivare a sera trascinandosi il latte nel cuore consci di aver sprecato altre, ulteriori, 24 ore della propria esistenza. Alcuni parlano di disturbi della personalità. Il mio DEP, in quel momento della mia vita, era al TOP. DEP Il Disturbo Evitante di Personalità. Un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata; il ritiro sociale, seppur conduce ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto e, a volte, quasi senza senso, evita alla persona di esporsi e di vivere il malessere dell’inferiorità e del senso di inadeguatezza. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente istaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o 116 l’umiliazione li induce ad evitare il confronto. Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non si hanno informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità. Ugo era perfettamente conscio di non dover ricorrere ad un’analisi profonda per cercare l’origine del suo disagio. Molto più superficialmente “ stava male “ da quando Irene lo aveva messo al corrente del tumore. Lì si era fermato il mondo, nonostante avessero rifatto l’amore decine di volte, amandosi con tenerezza e devozione, ma nel cuore di Ugo era entrato un palloncino di plastica che gonfiava la sua tristezza al passare dei giorni. L’apatia era diventata routine. Pedalava, lavorava, amava senza sapere perché. Irene aveva pianificato il viaggio a Londra per la visita diagnostica profonda, ed Ugo avrebbe desiderato tanto una biopsia del suo stato d’animo. Lei vedeva cinque straordinari giorni per stare insieme, lui immerso nel suo scazzo cosmico si sentiva ancorpiù afflitto per doversi recare nella città dove vivevano la sua ex ed il suo nuovouomo, il bimbominkia dee jay. Non era mai stato a Londra e non avvertiva il minimo bisogno di dovercisi recare. Lui, era l’italianofilo numero uno. 117 Nel corso della sua vita aveva costantemente respinto tutti gli inviti a viaggi extra Italia, profondamente convinto di dover riservare la parte del turista alla terza età. Fino ad allora avrebbe goduto dell’immenso patrimonio culturale, artistico e naturalistico presente nel Bel Paese. Il suo profilo facebook come frase preferita riportava : “ Quanti di voi , ad esempio, sono stati alla Cascata delle Marmore , alla foresta pietrificata di Donnarumma, o alla Certosa di Padula ?” Quindi se in quel momento si trovava in una camera d’albergo a Londra era solo per amore di Irene. In modalità altrettanto minimalista era sceso nella hall, lasciando Irene sul letto intenta a porre ordine cronologico a tutti i precedenti esami. Al St George Hospital prendevano le cose maledettamente sul serio ed esigevano precisione. Chiese al bar un Campari shakerato e sprofondò nella poltrona che dava sull’enorme vetrata di fronte alla strada. Pensò a Saràh con affetto. Un destino bizzarro voleva che lui fosse lì, mentre lei scavava in Valle Scrivia. Mise a fuoco il capannello di persone dal palazzo opposto. Sembrava l’ingresso di uno di quei club che si vedono nei film. Un cartello , appoggiato a terra, coperto da due fotomodelle lasciava intravedere la scritta cubitale su due righe “….NI” “…IZE”. 118 Oscillò, invano, la testa per capire di più, ma le ragazze occultavano involontariamente proprio lo spazio del nome. Si appoggiò totalmente sul bracciolo della poltrona. Niente. Le modelle non si smuovevano. Uscì dall’albergo deciso a prendere le due miss e spostarle di peso. Attraversò la strada al comando visivo illuminato “ WALK”. Deambulava come uno zombie, cercando di leggere il cartello o a destra o a sinistra. Le giacche lunghe delle ragazze sui leggins neri erano a pochi centimetri dalla scritta. Stava per pronunciare un perentorio < excuse me! > quando una Golf grigio scura inchioda a meno di un metro dalle sue gambe. Le modelle spalancano bocche estasiate enormi ( ma come fanno donne così minute ad avere cavi orali così grandi? ) , la folla mi fissa assimilandomi ad una specie di body guard giunto apposta per l’arrivo dell’auto. Finalmente riesco a leggere. C’è scritto RONI SIZE. Poi mi giro. Si apre la portiera posteriore e sbuca un tacco 12 ed una caviglia che avrei riconosciuto tra milioni di esemplari da tante volte l’ho baciata e coccolata. Monica Salvetti. La mia ex. Bella come una pugnalata in pieno petto. In modalità frozen pareva che fossi stato lì apposta ad aspettarla. 119 Lei fa scorrere l’elegante pochette sul braccio e mi prende la testa tra le mani guantate. Mi bacia. Sulla bocca guys… Voglio morire. Ho odiato quella donna con tutto me stesso, l’ho maledetta mille e mille volte. Ma il suo bacio mi scioglie come neve al sole. M’ipnotizza. Mi fa star bene. Sparisce il tumore di Irene , il buco nel cuore, il clamoroso senso di sfiga e di sfigato. Siamo sospesi, stiamo levitando. Lei ha chiuso gli occhi per chiudere il mondo intorno. Io ho chiuso gli occhi. Era il nostro segreto modo di isolarci anche allo stadio. Poi li riapro e me ne pento immediatamente. Dall’altra portiera esce un deficiente con i capelli alla Awanagana ( un noto dj di Radio MonteCarlo degli anni 80, un mito ) vestito come Sammy Saccharin il dj guida del mio libro d’inglese delle superiori. Quando Monica si stacca lascia spazio al campo visivo panoramico ed è ancora peggio. Dalla vetrata dell’albergo Irene mi guarda con disprezzo che cozza contro gli incitamenti che mi arrivano dal gruppo di fan: “ Good job, guy! – Love, dance, house!”. 120 Sammy Saccharin mi strappa letteralmente dalle braccia Monica, l’auto riparte sgommando e resto a guardare Irene dietro il vetro. Perché? Perché ad ogni emozione positiva , in egual misura mi piove addosso un fatto brutto? Di quale maledizione sono vittima per godere prima e soffrire dopo? Per compensare, quella notte ho fatto l’amore con Monica. Nel camerino di Sammy Saccharin. (Fuck you!) 121 Minervini acquistò una rossa GT Avalanche 2.0 hard tail con forcella Rock Shox xc 30 telaio hydroformed. Gaia scelse, puramente per ragioni estetiche, una TORPADO T68 con una bianca RST in taglia 27.5. Fortunatamente vigeva una convenzione che consentì un bel risparmio convertito in cenetta a Bogliasco dall’amico Nicola della Trattoria Paradiso. Durante l’assalto ai famosi raviolini di salmone concordarono sul cogente impegno di battere le zone di scavo della coppia Frank-Saràh. Risero di gusto con l’effetto Ciliegiolo Cinque Terre grazie alla battuta del Capitano sicuro che la persona giusta per assestare due sonori sganassoni a Frank fosse proprio Trudy. Ignoravano che la procace titolare della pensione vobbietta fosse lontanissima dall’idea di voler schiaffeggiare il suo nuovo fiammante-amante. Acquisita la piena fiducia del marito grazie all’arrivo di Saràh, Trudy e Frank si strofinavano nel bosco tutte le mattine. Come i cinghiali. O meglio come il lupo cattivo e cappuccetto rosso. A Frank piaceva sorprenderla mentre era chinata, intenta alla raccolta delle erbe con il cestino sottobraccio, la gonna larga rossa e le francesine. D’altro canto i rapporti con Saràh erano andati via via peggiorando in virtù della totale assenza di ritrovamenti, scavi parziali e coordinate imprecise. 122 Persino i servizi segreti iglesi si erano un po’ stufati di seguire punti a casaccio sulla mappa gps ed i flussi di dati passarono da una monitorizzazione intensa ad un paio d’ore al giorno. Minervini aveva raggiunto un’ottima forma grazie all’esercizio quotidiano in mountain bike, ridotta in breve ad una sola uscita settimanale con Gaia ed Ugo, che ultimamente era spesso in crisi. Tornati da Londra con risultati semi-incoraggianti, Irene non era più innamorata come all’inizio della loro storia, irrigidendosi su aspetti di gelosia e contestandogli il troppo tempo trascorso al lavoro. Non gli aveva mai perdonato quel bacio alla sua ex a Londra e la prodromica richiesta di “ andare a sentire che razza di musica suonano…” alle due di notte. Pur riconoscendogli che non era passato giorno senza che lui le avesse fatto sentire tutto il suo calore umano, sempre percepito come vero amore, era convinta del fatto che proprio l’amore va vissuto in senso totale, senza sconti, senza l’offerta speciale di un bacio anche se una-tantum. Niente saldi al mercato del cuore. Alla fine l’aveva lasciato. 123 Un sabato mattina lattiginoso e appicicaticcio stava coreografando l’uscita in bici a ranghi ridotti causa influenza. Ugo e Minervini davanti , in coda Gaia. Niente show in paese, ma solo un mesto trasferimento animato esclusivamente dai sinceri complimenti di Ugo per la scelta delle bici. Poi a Borgo Fornari si affiancò al capitano: “ Se Frank non trova nulla comunque resta l’occasione per farci delle belle pedalate no?” “ Al sabato mattina sicuro, ormai so sostituire le gomme, usare i cambi e regolare la forcella” scherzò il capitano facendosi subito dopo serio. Ugo rilanciò il concetto: “ Se Frank resta a mani vuote, conoscendolo, entro massimo una settimana torna in inghilterra “. Minervini scrollò il capo prima di replicare:” Bèh ma anche se recupera qualcosa non credo proprio che permetteremo che oggetti d’arte preziosi finiscano agli usurai inglesi! Riprenderà il mestiere di fornaio e pian piano restituirà il denaro” Sentirono le ruote di Gaia avanzare ponendosi a freccia al centro della formazione. “ Ugo mio papà ti ha detto del mio viaggio in Egitto?” Le arrivò una risposta corale in stereo dai due uomini “ hai cambiato di nuovo?” “ Massì …l’Egitto è anche più turistico e ho una mezza storia con un tipo in gamba ma poco propenso all’avventura, preferisce i villaggi turistici, poi comunque è sempre Africa no?” 124 Minervini staccò una mano dal manubrio e la pose delicatamente sulla schiena della figlia : “ vi vedo bene a Sharm El Sheikh, magari impari a nuotare “ “ Padre! Occhio che qui nuotiamo nella nebbia!” Isola del Cantone era avvolta da uno spesso strato di aria umida in sospensione. Dal fiume al lungolago e su tutta la statale era un grigio unico, tanto che non si distingueva neanche l’asfalto per Marmassana. Per questo la tappa caffè alla pensione vobbietta fu graditissima a tutti. 125 Ugo non credeva ai suoi occhi, Minervini idem, Gaia se la ghignava di brutto nascosta dal BUFF sul viso. Trudy era truccata! I capelli raccolti in un elegante chignon contornavano un opale del viso curato e illuminato da un make up perfetto. La donna raccolse la sorpresa dei due uomini e si diresse ad abbracciare la ragazza. “ Gaia! Che bella sorpresa! Ti tieni in forma.” La capacità polmonare di Trudy andò a pressare la modesta terza di Gaia che sorrideva. Alle sue spalle qualcuno stava scrutando allibito il dress code della procace nuova figura femminile. Jeans attillatissimi terminavano su due morbidi stivaletti in pelle scamosciata dal tacco importante. Minervini si ricompose: “ Due caffè ed un capuccio ce li può fare prima della sfilata?” Trudy non raccolse la frecciatina e con aria da consumata playmate sculettante si riappropriò della postazione bar, facendo scandire bene il suono dei tacchi sulla pedana di legno. Del marito nessuna traccia acustica. Dando per scontata una certa fuga in Sudamerica, Ugo allungò lo sguardo oltre la macchina del caffè. L’omino era lì tranquillo, sulla sedia a sdraio dotato di bic e settimana enigmistica. Il capitano attese segnali di rumori provenienti dal piano superiore poi si rivolse a Trudy. “ Signora scusi i turisti sono usciti?” A Trudy brillarono gli occhi. 126 “ Frank è uscito con me stamattina presto, …capita spesso..viene con me per una passeggiata nel bosco…poi siamo tornati ed è uscito con la sua amica “ Gaia voleva rotolarsi sul pavimento dalle risate e continuava a mantenere nascosta la bocca non sapendo come ingurgitare il cappuccino. Era ufficiale. Un flirt Frank-Trudy non se l’aspettava nessuno. Trudy ripose il bricchetto del latte e li squadrò sospettosa prima di rivelarsi : “ E’ una brava persona Saràh ma è troppo timida, troppo insicura, fa la gentile per nascondere la propria insicurezza; insomma non va bene per Frank , è una gattamorta.” Gatta-morta. Al suono di quelle due parole Minervini fu raggiunto da un brivido nella schiena. Saràh se l’era scampata bella. In quella grotta aveva corso un certo rischio, altrochè. Tagliò corto depositando le monete per il pagamento: “ Vabbè noi continuiamo il giro. Se vede D’Artagnan lo avvisa di chiamarmi?” Gatta e morta. La vicenda andava risolta. Il mascara di Trudy era il campanello d’allarme della fine della ricreazione. Lasciare libero Frank di gestire Saràh e le sue informazioni stava virando nella zona rischio-non accettabile. 127 Gli effetti collaterali stavano lampeggiando avvisando il capitano. Frank andava fermato. 128 Giunsero al limitare della radura che fungeva da hub per tutti i sentieri della zona(compreso quello per il castello), con la nebbia più fitta. Castagni, Lecci e Robinie filtravano anidride carbonica restituendo aria pulita. Procedevano spediti sulla parte sopraelevata della traccia, che subito dopo penetrava il bosco segmentandolo in perpendicolare. L’improvvisa frenata di Gaia provocò un inevitabile quanto ridicolo tamponamento. Ugo, disarcionato dalla bici, tratteneva il mezzo dal manubrio per non farlo rotolare nei rovi di fianco. Minervini rimase a mulinellare in aria in cerca dei pedali e poi ricadde sul tubo di sterzo. Entrambi stavano sfogliando mentalmente l’enciclopedia degli insulti, quando Gaia mise l’indice davanti alla bocca a cuoricino intimandogli il silenzio. “ Sssshhhhh….!” “ Non le sentite queste voci?” Restarono immobili. Minervini spense il telefono. Ugo avrebbe voluto gridare che da quando Irene l’aveva lasciato le voci le sentiva tutte le sere, soprattutto dal bacino in giù. Gaia si tolse il caschetto e allungò il braccio in direzione della nebbia alla loro destra. Ora sì. Ora si sentivano. Erano Frank e Saràh e stavano litigando. Anzi, Frank la stava “litigando”. 129 “ Dici di amarmi ma non te ne frega un cazzo se quelli mi ammazzano! Scaviamo inutilmente da una settimana! Basta! Non hai riflettuto abbastanza in quella grotta? Non ti è bastato?” Per sentire la flebile risposta di Saràh dovettero allungare il collo come giraffe. “ Frank, sorry ma non è colpa mia se ti sei indebitato fino al collo con le scommesse.” SCTIAFF! Il suono della sberla arrivò forte e chiaro. Ugo deglutì amaro immaginando il volto di Saràh percosso da Frank. Il mio amico! Girò la bici in tempo per vedere i carri posteriori delle mtb di Gaia e Minervini lanciati nella riva a destra infilarsi nella grigia coltre scomparendo. Sbagliò due volte l’accesso, (perdendo minuti preziosi) ostruito da una catasta di legna prima e da una frana dopo. Infine bucò la radura. Frank era a terra ai piedi di un castagno. Aveva i polsi trattenuti dietro la schiena da due grosse fascette autoserranti nere. Diavolo d’un Minervini, girava con le manette! A destra uno zaino nero vuoto, una pala, una cartina e quello che sembrava essere un cercametalli, sì sembrava proprio un metal detector di quelli usati dagli anziani sulla spiaggia, con la scritta GARRETT sul braccio. E poi Gaia che abbracciava Saràh avvolgendola con la gialla mantellina fluo. 130 Indossava un cappellino con la bandierina inglese, finito di traverso probabilmente a causa dell’effetto del ceffone. Di Saràh spuntavano solo gli occhi, tristi come quelli dei cuccioli maltrattati. I dotti lacrimali asciutti. Alzò il volto per guardarmi offrendomi il quadro dell’impronta viola della mano di Frank sul viso gentile. Sapevo che Minervini avrebbe provato a fermarmi, quindi scattai all’improvviso ringhiando tutta la mia rabbia. Frank fu sollevato di peso e sbattuto contro l’albero. “ Che cazzo di uomo sei diventato? “ La testa di Frank sbatacchiava contro il legno. “ Sei un bastardo!” Arrivò il braccio di Minervini a fermare qualcosa che avrebbe fatto molto male alla faccia di Frank. “ Ugo férmati! Non è necessario” Frank tornò ad accasciarsi come un semivuoto sacco di patate. Piangeva, e questo aumentava il mio incazzamento. Era Saràh ad esser legittimata al pianto non Frank! Minervini gli nascose la testa nel cappuccio della giacca ricordandomi quei boss di cosa nostra tratti in arresto a cui viene fatto l’onore di avere nascosta la faccia. Quando Gaia pronunciò il mio nome avanzai verso di loro a braccia aperte come un ridicolo robot. Cessione d’abbraccio. 131 Saràh si avvinghiò a me come un gattino. Le sussurrai all’orecchio dolcemente “ It’s over Saràh…it’s over…” Minervini accese il telefono per chiamare l’auto di servizio, ma appena il display fu illuminato entrò una chiamata in vivavoce : “ Pronto Capitano? Sono D’artagnan! Ho visto quei due nel bosco!” “ Tranquillo Federico è tutto a posto. Hai una spuma pagata. Ci sentiamo presto. Sei un tipo in gamba.” 132 Frank fu arrestato con l’accusa di minacce e sequestro di persona. Scontò sette mesi di carcere e poi fece ritorno in Inghilterra. Fa il fornaio a Bedford. Il Capitano Minervini è stato nominato Capo della Stazione dei Carabinieri di Portoria. Non è mai più salito in sella alla bici, preferendo il jogging nell’area del Porto Antico. Gaia lavora per la compagnia aerea di bandiera del Marocco. E’ interprete. Si è fidanzata con un giovane informatico francese con cui hanno aperto un ristorante di specialità arabe a Milano, affidato in gestione a Trudy. Il marito di Trudy ha venduto la pensione vobbietta e si è trasferito a poche centinaia di metri in una villetta sul lago. Possiede tre televisori a grande schermo ed un abbonamento completo a Sky. Federico Allegretti è diventato Personal Trainer in una palestra per Vip a Parma. Spesso torna a casa dal padre che mantiene in ordine l’area scherma e l’ape nel box. Irene si è trasferita a Londra. Ha sconfitto la malattia e lavora in una galleria d’arte costantemente sonorizzata con musica di Roni Size. 133 Settembre è sempre stato il mio mese preferito. La calda luce dorata del sole riscalda l’anima e la natura facendo scricchiolare le foglie sotto le ruote del passeggino. Ho sposato Saràh ed a settembre di due anni dopo è arrivata la frugoletta che scalpita per giocare nel praticello. Si chiama Beatrice e oggi facciamo un picnic qui vicino al castello. Afferra la paletta e si piazzano ai piedi dell’acacia sull’erba verde. Saràh intona una filastrocca in inglese, la storia di Buck il pirata e del suo tesoro. Le guardo e mi riempio di felicità commuovendomi al pensiero che nella vita bisogna avere la forza di tenere duro perché o prima o dopo il film arriva. Tìng! Dalla fossetta di scavo arriva il suono della paletta che ha urtato qualcosa. Beatrice si gira verso Saràh che le sgrana due occhioni complici: “ Bea , hai trovato qualcosa!” Paletta, tìng tìing. Saràh estrae dal terreno una pesante coppa che consegna alle mani della piccola. Un calice in oro, peltro e bronzo intarsiato a mano circondato da preziosi scintillanti alla luce del sole. Deve valere una fortuna. Le raggiungo, prendendo in braccio Beatrice ed avvicinando Saràh per avvertire il calore del suo corpo sul mio petto. La sento. E’ la tetta perfetta. 134 A Vittoria senza se e senza ma 135