La Banca Gorom Gorom

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La Banca Gorom Gorom
La Banca Gorom Gorom
una bozza di progetto
Questo e' il Paese dove siamo state, innestato nel centro dell'Africa Occidentale, senza sbocco al mare, circondato da Paesi che hnno avuto piu' o meno la stessa storia di colonizzazione, quella francese. Oggi Il Burkina Faso è, come sapete, uno dei Paesi piu' poveri del mondo.
Il contesto generale Il Burkina Faso si trova in un'area climatica di transizione tra l'ambiente propriamente saheliano e quello, più umido, di tipo sudanese. L'alternarsi delle correnti d'aria secca e di quelle di aria umida determina un gradiente di aridità crescente da sud­ovest a nord­est. Particolarmente problematica risulta quindi la situazione della zona nord­orientale del paese dove negli ultimi anni si sono registrate piovosità inferiori ai 400 mm annui e temperature massime di oltre 45 ー: in situazioni di questo tipo il mantenimento di una copertura vegetale, anche se limitata, è essenziale poiché ritarda l'evaporazione dell'acqua piovana e protegge il terreno dalle violente piogge (fino a 60 mm/h, in alcuni casi), contribuendo così a preservare l'ecosistema. Un problema specifico è costituito dal fatto che il Burkina Faso, come del resto anche gli altri Stati della regione, ha assistito negli ultimi decenni ad un peggioramento sensibile della situazione climatica che ha comportato la riduzione delle piogge e delle specie vegetali e l'aumento degli eventi climatici estremi e dei fenomeni di erosione eolica. Durante gli ultimi anni i parametri macro­economici hanno fatto segnare risultati relativamente positivi, ma il paese presenta ancora dati molto preoccupanti in tutti i principali indicatori socio­
economici e la politica economica liberista condotta negli ultimi anni ha contribuito a deteriorare il contesto sociale, acuendo le tensioni interne. Le proteste si sono potute incanalare anche all'interno di partiti di opposizione poiché il Presidente Compaoré, al potere dal 1987, ha dato vita ad un sistema politico formalmente democratico e multipartitico. Nella pratica però le libertà civili sono tutt'altro che garantite, come dimostra il caso dell'assassinio del giornalista Norbert Zongo, impegnato in un'indagine che coinvolgeva il fratello del Presidente. L'economia, fortemente dipendente dagli aiuti internazionali (nel 1999 gli aiuti internazionali rappresentavano il 15,4% del PNL ), si fonda sull'agricoltura, che concentra il 40% del PNL e l'80% della popolazione attiva , e sul terziario minore, caratteristiche queste tipiche delle economie povere ed ancora in larga parte volte all'autosussistenza. In effetti i prodotti tipici dell'alimentazione contadina – sorgo, miglio, mais ed in misura minore fonio e riso – occupano ancora oggi l'85% delle terre coltivate, anche se sta crescendo la produzione di cotone, coltura da esportazione che costituisce il 75% delle rendite commerciali burkinabè . L'UNDP dichiara per il Burkina Faso un reddito medio pro­
capite a parità di potere d'acquisto di 965 dollari annui ed un valore di 0.320 in relazione all'Indicatore di Sviluppo Umano. La situazione appare dunque molto difficile, tra le peggiori nell'ambito degli Stati riconosciuti dall'ONU: in effetti, nonostante gli indubbi miglioramenti realizzati negli ultimi venti anni, il tasso di alfabetizzazione è tra i più bassi di tutta l'Africa (supera di poco il 20%, con forti squilibri di genere) ed anche i parametri sanitari fanno segnare valori molto negativi (un medico ogni 30.000 abitanti, una farmacia ogni 160.000) . La situazione appare ancora più problematica se si considera che gli abitanti del Burkina Faso, attualmente circa 11 milioni, crescono del 2,5% ogni anno, un ritmo già alto e che secondo le previsioni dell'UNDP è destinato a crescere nei prossimi quindici anni. Uno degli aspetti più preoccupanti della situazione economica burkinabè è proprio la proiezione sul breve e medio periodo poiché, mentre non è probabile un miglioramento della situazione ambientale o tecnologica che permetta di incrementare significativamente la produzione agricola, il tasso di crescita della popolazione previsto per il periodo 1999­2015 è del 3,1% annuo, uno dei più alti (il secondo dopo il Niger) segnalati dalle Nazioni Unite (UNDP, 2001) . Questo ulteriore aumento della popolazione in una situazione socio­economica difficile potrebbe infatti tradursi in un inasprimento della pressione umana su un ambiente già fragile, con effetti pesantemente negativi sulla condizione economica e sociale degli abitanti del Burkina Faso. Il risultato di questa situazione socio­demografica fatta di alta fecondità (una media di quasi sette figli per donna), mortalità ancora alta (un tasso annuo del 17‰) e bassa speranza di vita (46 anni) è una piramide delle età con base larga e pareti estremamente concave, tipica di molti paesi economicamente poveri. Conseguenza diretta di questo squilibrio tra popolazione e risorse è l'alto numero (il 10% della popolazione tra il 1985 ed il 1991) di persone che decidono di spostarsi all'interno ed all'esterno dello Stato. Le migrazioni internazionali hanno come partner privilegiato la Costa d'Avorio, mentre le principali correnti migratorie interne si dirigono verso le aree rurali del sud­ovest e le due principali città, Ouagadaougou e Bobo­Dioulasso. Queste migrazioni interne alla sub­regione non sono l'unica forma di mobilità di queste popolazioni: una parte significativa dell'emigrazione rurale ha infatti come destinazione gli Stati costieri, e in particolare la Costa d'Avorio: prima delle recenti tensioni che hanno caratterizzato l'area circa un quarto della popolazione residente in Costa d'Avorio era straniera e la maggior parte di questa proveniva dal Burkina Faso. E' difficile fare previsioni per il futuro in considerazione delle difficoltà economiche e politiche che sta attraversando la Costa d'Avorio e delle forti tensioni di carattere xenofobo che caratterizzano la vita politica e sociale di questo stato costiero. Un cenno a parte merita la crescita delle due principali città della regione: Ouagadougou e Bobo­
Dioulasso. Attualmente queste due città concentrano circa il 70 % della popolazione urbana di uno Stato, il Burkina Faso, ancora poco urbanizzato, ma l'aspetto più interessante è rappresentato dalle tendenze sul medio periodo. Il rapporto tra le popolazioni di queste due città è relativamente basso (meno di 2,5 ), tuttavia la capitale burkinabè sembra svilupparsi ad un ritmo più veloce della città secondaria, rischiando così di creare squilibri difficilmente gestibili. (rapporto di MANI TESE)
Aree prioritarie di intervento
A fianco di pionieristiche missioni come quelle dei camilliani e dei comboniani che operano con grande buon senso, moltissime sono le ONG che infestano il Paese, con ottimi intenti, buoni risultati ma anche con programmi ambiziosi e autoreferenziali che non sempre tengono conto degli aspetti antropologici e culturali per cui si verificano anche ricadute di lungo periodo o fallimenti di progetti troppo calati dall’alto.
I temi su cui lavorano vanno da: la lotta contro la desertificazione e l'approvvigionamento idrico (acqua potabile, acqua nei campi, e dighe), l'Educazione, la Salute, attività con riscontri monetari.
Dalla nostra piccola esperienza sul campo, abbiamo potuto constatare l'utilita' degli interventi del nostro gruppetto di amici­sostenitori nel campo dell'educazione e della salute, infatti
λ abbiamo conosciuto i bambini che hanno potuto continuare ad andare a scuola anche quest'anno, provveduto alla vaccinazione contro la meningite di circa 25 di loro (l’epidemie di meningite sono ricorrenti). I soldi inviati direttamente a Rachel (nostro riferimento sul luogo) da molti amici, sono serviti ad aiutare famiglie senza reddito o aiutare ragazze universitarie in difficoltà (pagamento di bollette ecc), a secondo le necessità che via via Rachel individuava.
λ Abbiamo infine verificato come i nostri contributi di questi ultimi due anni abbiano provveduto con successo all’avvio di una piccola attività di parrucchiera (Cecile) molto diffusa e importante per le donne e ad un laboratorio di falegnameria­tappezzeria gestito da Erik, un giovane di 27 anni, che raccoglie ragazzi (tra i quali ve ne sono alcuni che hanno abbandonato la scuola per conseguenze nefaste della meningite), uno dei quali a sua volta ha iniziato una sua propria attività.
Alla luce anche di queste due esperienze, abbiamo pensato adesso di introdurre un nuovo elemento, non legato una logica di assistenzialismo o dono ma che prenda spunto da una esperienza ormai diffusa con successo in varie realtà del mondo:
il microcredito
Si tratta di finanziare direttamente l'avvio di una piccola attività lavorativa che permetta di
λ superare le difficoltà insormontabili di accesso al credito e di accumulo primario di un piccolo capitale per poter iniziare un lavoro dignitoso;
λ avviare un percorso di responsabilizzazione, per cui al posto dello 'zio d'America' ci si confronti con una 'banca amica' che chieda pero' la restituzione del debito contratto, che sara' poi virtuosamente utilizzato per affrontare un nuovo microcredito
λ creare possibilità di lavoro per i diretti interessati e possibilmente per persone ad essi collegate
λ confrontarsi alla pari con soggetti che recuperano la loro dignità grazie al lavoro, che non si devono confrontare con un 'donatore' da ringraziare.
λ far emergere progettualità territoriali autonome da parte delle comunità locali e permettere un percorso di scambio tra Nord e Sud
Insomma, questa idea che ci è sempre piaciuta, è nata parlando a lungo con alcuni nostri amici a Ouaga, uominicon famiglia disperati per la totale mancanza di lavoro, pieni di buona volontà ma che non hanno mezzi per iniziare alcuna attività. Abbiamo quindi dato il via al Piano di finanziamento della Banca solidale di microcredito Gorom­Gorom.
Gorom­Gorom significa “sediamoci e chiacchieriamo” ed è un paesino del nord del Paese dove si svolge il più importante colorato mercato settimanale di cibo, oggetti e bestiame del Sahel. Il suo nome 'risuona' del senso dell'idea che porta dentro.
I due progetti che per ora abbiamo individuato sono:
Progetto 1: acquisto di un lotto particolarmente conveniente in una parte in espansione della città dove si costruirà una bottega per la vendita di materiale vario, in partenza per lo piu' edile.
Progetto 2: un allevamento di polli. Particolarmente importante un lavoro che 'produca cibo' e per giunta proteico, in un Paese dove la dieta e' essenzialemente costituita da miglio. Il terreno e' individuato e non si deve acquistare, le persone coinvolte sono gia' due e hanno elaborato il progetto nei dettagli. C'é la possibilita' di farne lavorare altre, soprattutto nella prospettiva della 'filiera corta', cioe' di attivare un punto­vendita diretto di uova e polli al mercato di Ouaga.
Il primo partirà entro il mese avendo già raggiunto la cifra di 600 Eu e stiamo in contatto con il destinatario, Jean Baptiste, per concordare modalità di restituzione e monitoraggio dell’attività.
Il secondo, più ambizioso, ha un costo più elevato, attorno ai 2.000 Eu e necessità di approfondimento e nuove quote, oltre al rientro del capitale ora prestato.
Le quote “azionarie” sono di 50 euro. Chiunque può entrare a farne parte in qualunque momento e sarà informato di ogni passaggio.
Specifichiamo che questa è una “Banca” amicale e spontanea (non è una associazione istituzionalizzata o una onlus) perché riteniamo che allo stato attuale sia l’unica possibile per nostri mezzi e risorse. Il rapporto è “soltanto” basato sulla reciproca fiducia, trasparenza, affidabilità, partecipazione.
Questi i “soci” attuali:
Nome……………...................Quote…............email o tel
omessi per privacy
Contatto per gli interessati:
[email protected]
Roma, 14 gennaio 2008
Alessandra, Anna Candida, Letizia