IMPARARE IN digitale - Il Sole 24 ORE

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Lunedì 25 Gennaio 2010
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economia della conoscenza
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da Nova del 21 gennaio 2010
economia della conoscenza
IL MATEMATICO SUDAFRICANO Seymour Papert HA TEORIZZATO L'APPRENDIMENTO
COME FRUTTO DI INTERAZIONE CON «ARTEFATTI COGNITIVI»
IMPARARE IN digitale
Con la lavagna interattiva le scuole italiane sperimentano la tecnologia. A patto di usarla
come mezzo di innovazione della didattica, non come megafono della lezione frontale
DI MARTA MAINIERI
«La formula di Erone è sempre un po' antipatica» afferma Demetrio Caccamo, insegnante di
matematica alla scuola media Spezzaferri di Lodi; e allora, per impararla, tutti in palestra! È
qui che il professor Caccamo insieme ai suoi ragazzi identifica e fotografa la superficie di un
quadrilatero irregolare, per poi scaricarla sulla lavagna interattiva una volta tornati in classe,
tratteggiarne i lati con la penna digitale, e calcolarne la superficie. Al termine della
spiegazione si procede con gli esercizi, scaricati da siti come pernigo.com o
matematicamente.it. E per scienze? Su You Tube o TeacherTube, dove si trovano video di alta
qualità adatti agli studenti. «La lezione la costruisco sempre in classe insieme ai ragazzi,
cercando di seguire la loro curiosità».
Caccamo, che utilizza la lavagna interattiva dal 2005, oggi è tutor Lim (lavagna interattiva
multimediale) e la sua scuola polo dell'insegnamento multimediale con 11 lavagne, due delle
quali sono arrivate l'anno scorso, a seguito del piano di diffusione del ministero che prevede
di installare 16mila lavagne nelle classi della scuola di primo grado durante questo anno
scolastico e di formare circa 50mila insegnanti. «La Lim – continua Caccamo – è il primo
strumento dai tempi della lavagna di ardesia a entrare in classe e a essere integrato nella
lezione come le cartine geografiche o il libro di testo». Uno strumento didattico oltre che
tecnologico sulle cui potenzialità, chi lo utilizza abitualmente sembra non avere dubbi.
«La Lim – afferma per esempio Maria Giaele Infantino, anche lei tutor Lim e insegnante di
lettere alla scuola media Correnti del quartiere Olmi di Milano (scuola polo per le Lim) –
accresce la motivazione e la partecipazione attiva degli studenti grazie alla varietà di
strumenti che mette a disposizione: se l'insegnante ha le idee chiare e punta a coinvolgere i
ragazzi in prima persona, la lezione si può trasformare in una vera e propria esperienza di
apprendimento, che si adatta ai diversi stili cognitivi degli alunni». Così, per esempio, il
cammino di Santiago di Compostela diventa un tracciato su Google Earth, e le tappe,
momenti di approfondimento multidisciplinare. Roncisvalle? Ricorda Orlando e la sua
chanson, e via su Google a cercare foto e informazioni.
«I bambini si mostrano più interessati e attenti perché la Lim favorisce la didattica
costruttivista» afferma Francesca Panzica che, in una scuola elementare di Lastra Signa, a
Firenze, insegna l'inglese attraverso video e giochi scaricati da internet e attività interattive
collegate allo storytelling. «Il focus – continua – non è più sull'insegnante "elargitore" di
conoscenza ma sul contenuto. La possibilità di salvare quanto realizzato in classe, poi,
permette di ripensare l'attività e costituisce un ottimo feedback per apportare le correzioni
necessarie». Uno strumento che risponde, inoltre, allo stile di apprendimento dei nativi
digitali, abituati a muoversi e a imparare attraverso schermi, icone, suoni, giochi, navigazioni
virtuali.
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Nòva24 21 gennaio 2010
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virtuali.
«I bambini – spiega Alessandro Rabbone che sta sperimentando con una prima elementare di
Torino il kit Wiidea (sorta di lavagna interattiva fai-da-te, a bassissimo costo) – non
rimangono sorpresi davanti a una Lim. Per loro è solo un grande computer come quello che
hanno a casa. Abituarli fin da piccoli a utilizzare le tecnologie significa sperimentare nuovi
modi di apprendimento più adatti a loro, ma anche insegnargli un uso consapevole delle
tecnologie».
Fin qui "sperimentatori" e "tecnoentusiasti", coloro, cioè, che mostrano una certa familiarità
con le tecnologie e che, venuti in contatto con la Lim grazie spesso alla lungimiranza di alcuni
dirigenti, ne hanno sperimentato l'utilizzo il più delle volte in maniera autodidatta. Accanto a
loro ci sono gli "scettici", coloro che lamentano la difficoltà di utilizzo dello strumento (pari a
quella di un computer), la sua delicatezza, e la difficoltà di sistemarlo nelle nostre aule, che fa
sì che cavi e fili elettrici si ritrovino spesso "a penzoloni" in mezzo alla classe. Disponendo non
più di una lavagna interattiva per istituto, infatti, la Lim molto spesso viene collocata ancora
in aule condivise, e non in classe dove sarebbe più stabile e soprattutto costituirebbe un tacito
ma forte invito a essere usata. È, infatti, questo l'obiettivo più importante del piano di
formazione ministeriale che accompagna la diffusione della Lim, almeno così assicura
Massimo Faggioli responsabile didattica e formazione Indire, l'Agenzia nazionale per lo
sviluppo scolastico: «L'obiettivo del piano è far entrare la lavagna in aula e quindi nella
didattica degli insegnanti. Gli istituti che hanno richiesto le lavagne hanno dovuto indicare le
classi in cui verranno installate e i rispettivi docenti da formare».
Il piano, per quest'anno scolastico, prevede una breve formazione teorica di familiarizzazione
con la tecnologia e una fase di accompagnamento alle attività didattiche. Rimarrà al singolo
insegnante e alla sua creatività come adattare lo strumento alla propria idea pedagogica, «se
un docente ha il desiderio di interpretare l'insegnamento come ricerca, multidisciplinarietà,
scoperta, allora la lavagna funzionerà benissimo – conclude Faggioli –. Se invece utilizzerà la
Lim come megafono della lezione frontale allora, probabilmente, non ne coglierà fino in
fondo la sua portata più innovativa».
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www.mmainieri.it
www.innovascuola.gov.it
www.indire.it/scuola-digitale
http://scuoladigitale.cefriel.it
/LIM-HOME
Penna elettronica e proiettore Ardesia, addio. La Lim, acronimo di lavagna interattiva
multimediale, è un dispositivo elettronico che ha le dimensioni di una tradizionale lavagna di
ardesia sulla cui superficie è possibile scrivere, gestire immagini, riprodurre file video,
consultare risorse web, e così via. È pensata per essere collocata nelle aule scolastiche dove,
per funzionare, deve essere collegata a un computer e a un video proiettore. Questo
collegamento consente di visualizzare sulla lavagna i contenuti presenti sul desktop del
computer. L'utente, attraverso una penna elettronica o un dito, trasmette l'azione
esattamente come se utilizzasse il mouse di un normale computer. (m.mai.)
Educazione a distanza Un insegnante di spagnolo fa lezione alla lavagna interattiva in una
scuola di Firenze. «Qual è l'infinito di sigues?», chiede. «Seguir!», risponde una ragazza in
videoconferenza da Marettimo. Da tre anni le lezioni nella scuola media di questa che è la più
piccola delle isole Egadi, si fanno sperimentando attività con i ragazzi di due istituti di
Firenze. «Sperimentare è stata una necessità – spiega Linda Guarino, docente dell'Istituto
comprensivo Mineo di Favignana – ogni anno sempre più bambini lasciavano le nostre isole
per le difficoltà di collegamento, la chiusura culturale e il forte turn over degli insegnanti».
Nel 2006 è nato Marinando, progetto, finanziato dalla Ue, che ha utilizzato la Lim e
strumenti di comunicazione sincrona e asincrona per sperimentare un modello di scuola a
distanza. (m.mai.)
A favore degli immigrati La lavagna interattiva come strumento di accoglienza. È così che
Alessandro Rabbone, insegnante di scuola primaria e consulente, ha sperimentato con 12
extracomunitari, in un Centro territoriale per la formazione in età adulta (Ctp) di Torino, il
progetto Wiidea, un kit, promosso dall'Ufficio scolastico provinciale di Bologna, composto da
un telecomando Nintendo Wii e una penna a raggi infrarossi, che collegato a un proiettore e
a un pc permette di trasmettere su un muro le immagini del computer rendendole interattive.
Una sorta di Lim fai-da-te a poche decine di euro, un'alternativa per gli istituti che non
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Una sorta di Lim fai-da-te a poche decine di euro, un'alternativa per gli istituti che non
possono permettersi la lavagna interattiva e per quegli insegnanti che la vogliono sempre con
sé, come Rabbone, per esempio, che per stimolare studenti inizialmente disorientati, nel Ctp
di Torino, ha usato Google Earth. «Ho invitato i ragazzi a cercare il proprio luogo di
provenienza – racconta – e poi a descrivere le foto che si trovavano collegate. Riconoscere
posti familiari ha un forte impatto emotivo. Abbiamo esplorato insieme quasi tutto il
Marocco, Lagos, Dakar, e molti luoghi dell'America Latina». Altre volte, invece, Rabbone ha
utilizzato la lavagna per spiegare esercizi. «Evito così di sommare le difficoltà linguistiche alle
difficoltà di esecuzione». (m.mai.)
L'inclusione dei disabili È da dieci anni che la fondazione no profit Asphi sperimenta la
lavagna interattiva per supportare l'integrazione degli alunni disabili nelle scuole. La sua
comparsa, accompagnata da software specifici per le attività didattiche, ha permesso di
sviluppare ulteriormente l'«aula digitale inclusiva», un ambiente che sfrutta diversi dispositivi
digitali per stimolare la multimedialità e la multisensorialità delle persone. «La Lim offre
un'opportunità per tutti ma per i disabili diventa uno strumento fondamentale per il loro
apprendimento e inserimento nell'attività scolastica», afferma Paola Angelucci esperta di
tecnologie per l'integrazione scolastica della Fondazione; «gli alunni disabili, per esempio, se
inseriti in una classe dotata di Lim possono condividere i loro compiti – che spesso svolgono
per necessità in formato digitale – con altri compagni, salvare la lezione per recuperarne
momenti a casa agevolando, così, anche lo scambio di informazione fra docenti e famiglia».
Una lezione tenuta utilizzando più codici comunicativi, inoltre, consente a chi abbia una
minorazione di utilizzare il canale più congeniale per comprendere e comunicare.
«Naturalmente – continua Angelucci – non è la lavagna in sé che fa la didattica inclusiva ma
sono le scelte degli insegnanti e il loro modo di usare i materiali che la trasformano in uno
strumento particolarmente idoneo a chi ha bisogni educativi particolari». (m.mai.)
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