Geppi Di Stasio e - Rivista "Campo de` Fiori"

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Geppi Di Stasio e - Rivista "Campo de` Fiori"
Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
Foglie d’autunno..................................................3
Geppi Di Stasio e
“Quando ridono
le nuvole”.........................4
CRISTINA D’AVENA
e i GEM BOY..........6-7
Curriculum vitae:
Vanessa Innocenti...............................................8
Roma che se n’è andata:
Breve viaggio nella vecchia Roma, con i suoi caffè e
le sue fontane..............................................10-11
Il Ponte Clementino di Civita Castellana, un
collegamento verso il mondo.........................12
“La Brasiliana de Roma”................................13
LETTERE D’AMORE:
Edith Piaf......................................................14-15
Bruno Fiata, il poeta dell’anima....................16
Ecologia e ambiente:
Volkswagen un danno d’immagine e per
l’ambiente.........................................................17
La Biblioteca Alberto Cencelli..........................18
La lupa e il leone.............................................19
Falsi miti da sfatare: l’evasore medio è un
ladro?..............................................................21
Cine Parade:
Black Mass........................................................22
A tu per tu:
Gender a scuola, che fare?.................................23
Ho un debole per... la Calendula...................25
La chiesa di San Giorgio................................26
Sanità e cultura..............................................27
L’angolo del grafologo:
Analisi della scrittura di Gessica..........................28
Come eravamo:
Come eravamo, come siamo... come sono...........29
Parliamo di funghi:
La trombetta dei morti...............................................30
L’angolo del collezionista:
I bastoni da passeggio.......................................31
LA RUBRICA DEGLI EROI:
Angelo Dazzi e Giuseppe Basili............................32
Il Fumetto:
Magical girl of the end.......................................34
Il “cuore” le dice di non realizzarlo...............35
Trattiamo vino on line...................................36
Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura.......36
Le proposte editoriale delle collane di Campo
de’ fiori...........................................................38
Fiera del Fumetto e Games:
Buon compleanno Super Mario Bros....................39
LA ZANZARA IMPERTINENTE........................39
I tesori dell’Agro Falisco:
La Rocca dei Borgia a Nepi.................................40
Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........41
Anni ‘60: nel cielo di Bagnoregio volarono i ...
Falchetti.........................................................42
Quando l’unione fa la forza...........................43
26° corsa dei carrettini a Fabrica di Roma...44
CAMPO DE’ FIORI SPORT:
Flaminia Calcio Civita Castellana.........................45
I nostri amici..................................................46
L’angolo del poeta.........................................47
A TAVOLA CO’ ZI’ LETIZIA.............................47
La matematica è frutto di una scoperta o di
un’invenzione?...............................................48
Nel cuore........................................................49
NEWS ...................................................50-51-52
MESSAGGI......................................................53
Roma com’era................................................55
Album dei ricordi..............................56-57-58-59
Annunci gratuiti........................................60-61
Oroscopo........................................................62
Selezione offerte immobiliari...................63-64
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Campo de’ fiori
Foglie d’autunno
U
na tenera manina stringe forte la mia mano. Camminiamo in una
stradina di campagna, su un velluto d’erba avvizzita ai primi freddi
d’autunno.
Le foglie degli alberi stan perdendo i loro colori per prepararsi a morire in
un soffio di vento.
È quasi sera e l’aria frizzante ci accarezza le gote. È piovuto oggi, ed una
nebbiolina leggera sale e si disperde evanescente. Guardo gli occhi di mio
di Sandro Anselmi figlio che ricambia lo sguardo con una dolcezza infinita.
È stanco ora, ma contento.
Al sole del tramonto si fa luce fra i suoi capelli qualche filo d’argento…
Quanta tristezza, quanta angoscia mi assalgono, quanta crudele impotenza!
Un dolore grande mi stringe il cuore e mille pensieri attanagliano la mente.
Ho sempre cercato di dargli almeno un sereno presente, il più possibile dignitoso, ma so
che tutto ciò che posso fare per lui è per oggi, solo per oggi.
So che non posso costruire il suo futuro e non riesco neanche ad immaginarlo per quando
io non ci sarò più.
So solo che nell’attimo in cui resterà senza la sua famiglia, tutto quel mondo che gli era
stato costruito attorno per proteggerlo svanirà e cadrà come foglie d’autunno.
Questo è il tormento!
Perché una persona diversa è un essere fragile, che avrà sempre bisogno di essere aiutata,
sorvegliata, proprio come il mio caro, tenero bambino. La riconoscenza ed il ringraziamento
per chi gli vorrà bene saranno in quel suo sguardo dolce e incantato ed in quel sorriso innocente e disarmante.
Ci sarà chi capirà tutto questo e vorrà raccogliere quell’infinito amore che aveva riservato
al mio cuore per tutti i giorni della mia vita?
Il tramonto adesso si è colorato d’azzurro, e qualche pennellata di rosa scivola all’orizzonte…
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Campo de’ fiori
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GEPPI DI STASIO
E “QUANDO RIDONO LE NUVOLE”
I
ncontriamo Geppi Di Stasio al Teatro Tirso De Molina di Roma in occasione della prima di “Quando
Ridono Le Nuvole“ di Sergio Iovane e Silvestro Longo, commedia
musicale con un nutrito cast di attori e ballerini…
“Uno spettacolo divertente – ci racconta
Geppi - con una regia frizzante curata da
Cristiano Vaccaro che valorizza al massimo
i testi di Iovane e Longo, una storia ambientata in una casa di riposo abitata da diverse
teste matte di una certa età che si divertono
da matti. Quando, improvvisamente, si scopre che questa casa sta per chiudere per un
brutto imbroglio del ragioniere ed i due protagonisti trovano la soluzione finale per salvare la situazione precipitata improvvisa-
mente; è una commedia musicale con la colonna sonora
originale di Aldo Perris e con
un corpo di ballo delizioso“.
Geppi, parliamo un po’ di
te, hai iniziato giovanissimo…
“Si, ho iniziato nel lontano
1970 ed ad otto anni ho partecipato all’inaugurazione di
un gloriosissimo teatro di Napoli che si chiamava Teatro
Sannazzaro con grossi personaggi del tempo tra i quali
Enzo Turco, il socio di Totò
in miseria e nobiltà, Ugo
D’Alessio, Luisa Conte e
molti altri che non cito. Personalmente provengo dal
teatro napoletano di tradizione nel quale mi sono specializzato in gioventù, dopo
qualche tempo mi sono
messo a studiare la regia fino
a diventare regista dei miei
testi che appartengono a 47
commedie originali”.
Come regista hai lavorato con grossi
calibri del teatro italiano…
“Sono riuscito a convincere
Da sx: Sandro Alessi e Geppi
Di Stasio durante l’intervista
gente del calibro di Lando Buzzanca,
Giovanna Ralli, Aldo Giuffrè, Luigi De
Filippo, Mario Scaletta, Gigi Reder,
Barbara Bouchet a recitare i miei testi e
sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti
dal 1991 ad oggi. Ricchi in canna e poveri sfondati(1991), Donna Lisistrata
(2001), Teatralmente Parlando (2006),
Il Gobbo delle Nostre Dame (2007), Il
suo nome era il Signor G (2009),
L’Agenzia della Felicità (2010), L’eredita di Zio Domenico (2012) sono alcune
delle commedie che ho scritto”.
Come mai tanto teatro e così poco cinema e tv ?
“Il palcoscenico è il mio elemento preferito,
infatti mi è capitato di fare cinema poche
volte rispetto al teatro. Devo dire che
quello che non mi piace molto nel sistema
cine-televisivo italiano è che si sia stabilita
una sorta di stili recitativi: se reciti al cinema
reciti in un modo ed a teatro in un altro,
come mai? Il teatro è energia, forza vocale
ed espressività totale del corpo. Il cinema
è vero che è interiorizzato perché c’e’ una
macchina da presa che ti prende da vicino,
però io penso che si sia stabilito un modo
di recitare al cinema senza voce perché secondo me la gente non sa recitare più…”.
Geppi è stato anche coautore e conduttore
di una trasmissione televisiva intitolata Calcistica Mente, programma sul calcio caratterizzato da ironia graffiante, teatralità e
musica. Nel 2012 è stato la voce recitante
di “Pierino ed il Lupo“ di S. Prokofiev con
l’orchestra sinfonica dell’ Aquila. Insomma
abbiamo di fronte sicuramente un artista
che ha un grande rapporto personale col
palcoscenico ed i risultati ne sono la prova
e mentre ci salutiamo, ci accingiamo a goderci la prima di questo nuovo spettacolo
che lo vede nei panni di un anziano terribile
che ne combinerà di tutti i colori.
Sandro Alessi
CRISTINA DAVENA e i GEM BOY
TORNARE BAMBINI PER UNA NOTTE
Sold out a Fabrica di Roma per il concerto della star dei bimbi
P
eter pan per me esiste, e Peter
pan per me è Cristina D’avena.
Unica, inimitabile, inconfondibile,
è rimasta quello che è sempre
stata con il suo sorriso pulito e la
sua faccia allegra. Ed è straordinario vedere
l’effetto che fa. Una piazza gremita da circa
5.000 persone, il 22 Settembre a Fabrica di
Roma. Bambini di oggi e bambini di ieri,
oggi ragazzi o genitori, genitori di ieri oggi
nonni, tutti sotto il palco a cantare Mila e
Shiro, Occhi di Gatto, Denver, Magica Emy,
E’ quasi magia Jhonny, Sailor Moon… inevitabilmente accomunati dallo stesso fattore:
un tuffo nel passato tra i ricordi più belli,
quelli dell’infanzia, della spensieratezza! Ed
io che ho avuto il piacere di incontrarla, gliel’ho confessato: era proprio da molto tempo
che non mi divertivo così tanto, di un divertimento puro e gioioso. Cristina D’Avena è
in grado di suscitare in noi quel famoso fanciullino pascoliano, che troppo spesso siamo
costretti a soffocare dentro di noi, ma che
quando resuscita ci regala momenti di ge-
nuino piacere!
Cristina, tu hai sempre vissuto tra i
giovanissimi, non ti chiediamo quanti
anni hai ma quanti anni ti senti?
Io? Pochissimi! (Sorride). Mi sento stragiovane, mi sembra di avere vent’anni, sarà
perché canto le canzoni dei cartoni animati
o forse perché è il mio carattere. Sono una
donna moto energica, mi piace fare tante
cose ed è come se il tempo non mi passa.
Sono una donna matura, per carità, una
donna che affronta i problemi, però c’è una
parte di me molto allegra e spensierata.
Io ti definirei Peter Pan in versione
femminile!
Sì, sì, assolutamente, è vero!
Come è iniziata questa tua carriera artistica?
Ho iniziato per caso. In Mediaset cercavano
una voce femminile per interpretare le sigle.
Sono venuti all’Antoniano di Bologna da
dove io ero andata, diciamo così, in pensione, ma accompagnavo mia sorella più
piccola. Ma qualcuno ha fatto il mio nome e
sono stata convocata per un provino. Mi
hanno chiamata e richiamata fino a farmi
incidere la prima sigla: Bambino Pinocchio.
È stato un successo incredibile. Poi da lì mi
hanno chiesto di cantarne un’altra e un’altra
ancora fino a mettermi sotto contratto. Da
lì non mi sono più spostata. All’epoca frequentavo il liceo e volevo iscrivermi a medicina, cosa che poi ho fatto. Eppure, non
lo so, è stata come una strada segnata, un
destino.
A proposito della facoltà di medicina.
Com’è andata a finire?
È andato tutto bene fino all’ultimo anno, poi
però tra i telefilm, i concerti, gli spettacoli,
le registrazioni, non ce l’ho più fatta. Medicina è una facoltà impegnativa, bisogna frequentare e fare tirocinio negli ospedali. È
stato faticoso per me, mi mancano solo
pochi esami e la tesi. Chissà…
Ecco, dunque c’è un sogno nel cassetto che non hai ancora realizzato?
Sì, oltre il canto avevo un altro sogno nel
Campo de’ fiori
cassetto: la neuropsichiatria infantile. Ho
molto feeling con i bimbi: mi cercano e mi
parlano mi toccano, mi ascoltano. Mi piacerebbe molto laurearmi e approfondire questa branca della medicina che è così bella e
affascinante, ma non per esercitare la professione perché ormai, visti i tanti impegni
che dovrei abbandonare, e non mi sembra
il caso perché amo quello che faccio, non
potrei più farlo, ma per me stessa!
Hai sempre cantato canzoni di cartoni
animati ed hai collezionato dischi
d’oro e di platino da far invidia ai più
grandi artisti del panorama musicale
leggero italiano. Hai mai pensato che
questo mondo ti stesse stretto?
No, non mi è mai stato stretto e non lo è
nemmeno ora. Io canto da una vita. All’inizio è stato un gioco e poi è diventata la mia
professione. Io amo questo lavoro.
Tu che hai sempre vissuto tra i cartoni
animati, come pensi che sia cambiato
questo mondo?
A dire la verità, ora non li seguo moltissimo,
ma non so se sono poi effettivamente così
S
iamo riusciti a
strappare una
breve intervista
anche a Carlo
Sagradini, leader dello stravagante
gruppo Gem Boy che accompagna spesso Cristina D’Avena nei suoi
concerti in giro per l’Italia.
Quando nasce il vostro gruppo?
Nasce nel 1992 da un
gioco tra amici. Poi, nel
giro di un anno, diventa
un lavoro vero e proprio,
tanto che abbiamo abbandonato le nostre
precedenti attività per dedicarci a questa a
tempo pieno.
Come avete iniziato?
Abbiamo iniziato con il genere della parodia: stravolgevamo i testi delle canzoni più
in voga del momento. Il nostro cavallo di
battaglia è diventato un medley di sigle di
cartoni animati che raccontano le peripezie
sessuali di alcuni dei loro personaggi. Poi
tanto cambiati. Il cartone animato è
sempre molto affascinante. Forse, a
parte quello della Disney, si è un po’
asciugato non solo nei tratti, ma
anche nel racconto. Sono solo episodi,
non c’è più una trama e se si perde un
episodio fa lo stesso. I nostri cartoni
come Memole o Giorgi, invece, erano
più rotondi e se si perdeva un episodio
non si riusciva a capire bene cosa succedesse poi. Erano una sorta di telenovela che si doveva seguire
dall’inizio.
Tutti conosciamo il mito di Cristina D’Avena, ma Cristina
D’Avena, oltre mito, chi è?
Una donna normale, semplice, che non si
sente assolutamente una star ma che vuole
vivere la sua normalità. Anche con i fan io
cerco di essere più Cristina che Cristina
D’Avena. È vero che loro mi ascoltano perché sono Cristina D’Avena, ma mi amano
perché sono Cristina. Quando un ragazzo mi
abbraccia sento che lo fa non solo perché
io canto la sua canzone preferita ma anche
perché sono diventata una sorta di
amica del cuore e
quando è un po’ giù
di morale ascolta le
mie canzoni e sorride,
quasi
automaticamente. Ma lo faccio
anch’io quando sono
triste: mi ascolto e ritorna il sorriso.
C’è una sigla che
ha cantato qualcun
altro ma che in realtà avresti voluto
cantare tu?
A me piaceva moltis-
abbiamo iniziato a
scrivere pezzi tutti
nostri, anche se continuiamo a parodiare
canzoni attuali.
Quando e come
nasce la vostra
collaborazione con
Cristina D’Avena?
Nel 2007. Essendo sia
noi che lei originari di
Bologna, ci eravamo
incontrati più volte
ma senza esserci mai
presentati
ufficialmente. Fino a che, un
giorno, in un autogrill, decidiamo di farci avanti. Ci presentiamo regalandole un nostro cd, che
conteneva tra l’altro anche il brano Ammazza Cristina, ironicamente dedicato a lei.
Dopo averlo ascoltato e trovato di suo gradimento, nonostante tutto, iniziamo a programmare le prime date di concerti insieme.
Anche se all’inizio Cristina, che aveva sempre gelosamente preservato la sua immagine, era si era dimostrata piuttosto
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simo L’uomo Tigre e mi piacerebbe tanto
cantarla. Adesso lo proporrò ai Gem Boy.
Secondo me è anche nelle mie corde (sorride ed insieme iniziamo ad intimare l’incipit: ”E’ l’uomo tigre che lotta contro il
male…).
Ultima domanda. Progetti per il futuro?
È appena uscito un disco in vinile da collezione che raccoglie dodici miei successi. Si
chiama Cristina D’Avena e viene venduto on
line sul sito della Music First, è in prenotazione ed io lo firmerò con la dedica. È una
cosa per i cultori. Difficilmente potranno
ascoltarlo a meno che qualcuno non abbia
ancora un giradischi, ma è un disco da collezione. Ha un sapore diverso rispetto ai
freddi cd moderni.
Invitiamo tutti i nostri lettori, nonché fan di
Cristina D’Avena ad acquistare questo suo
ultimo ed esclusivo lavoro.
Tornare bambini di tanto in tanto non può
farci altro che bene! Grazie Cristina di continuare a darcene l’opportunità!
Ermelinda Benedetti
titubante e restia. La prima uscita insieme
fu al Roxy Bar e constatato il successo, da
quel momento abbiamo proseguito senza
sosta.
Continuate comunque ad avere una
vostra identità aldilà del sodalizio con
Cristina D’Avena?
Certo che sì, la band continua a suonare
anche da sola in giro per l’Italia.
A cosa state lavorando al momento?
Stiamo realizzando un nuovo album di inediti che uscirà il prossimo anno.
Nonostante la fama ottenuta soprattutto
grazie alle loro cover dalle tinte piuttosto
colorite, i Gem Boy, quando sono in compagnia di Cristina D’Avena, riescono a contenere perfettamente la loro verve, senza
cadere nel volgare né togliere la scena alla
loro prima donna. Anzi, i piccoli dispetti che
si divertono a fare a Cristina, danno vita a
tante spassose gag, che arricchiscono lo
spettacolo, riuscendo a strappare tanti
spontanei applausi a tutto il pubblico.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
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Curriculum vitae
VANESSA INNOCENTI
V
anessa Innocenti è nata a
Cattolica, ma da alcuni anni
trapiantata a Roma, è una
delle interpreti dello spettacolo
“Quando Ridono Le Nuvole“ al Teatro Tirso di Roma, dove balla
e recita con grande bravura accompagnata
da un nutrito cast di interpreti. Ma partiamo dall’inizio.
Quando hai iniziato a salire sul palco?
“Ho iniziato a lavorare a 19 anni nel musi-
cal Gipsy con Loretta Goggi ed
è stata una tournee nazionale di
grande successo; dopo aver interpretato il musical Clashes per
la regia di Luca Gregori, l’anno
scorso ho fatto Rapunzel con
Lorella Cuccarini al Teatro
Brancaccio interpretando la piccola protagonista“.
Ma quando ti sei accorta che lo spettacolo faceva parte di te?
“Da piccolissima ! Infatti ballo canto e recito dall’età di sei anni e mi sono diplomata all’accademia di musical del
Maestro Gino Landi a Riccione e poi ho
studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ho frequentato l’ Accademia di
Cinema di Roma; alcuni stage con Giorgio
Albertazzi (recitazione),Bill Goodson
(modern jazz), Shawna Farrel (canto) e
nel 2014 mi sono diplomata alla scuola
professionale “Studio Cinema”. Quest’anno
ho frequentato lezioni di recitazione presso
Il Susan Batson Studio di New York e di
danza al Broadway Dance Center“.
La vediamo interpretare “La Signorina
Else“ con la regia di Gianni Leonetti al Teatro Spazio Uno di Roma, ed alcuni cortometraggi e medio metraggi come “The
Last Alchemist“ con Franco Nero vincitore del festival di L.A. presentato fuori
concoso a Cannes. Per la tv la vediamo su
Mediaset con Le Tre Rose di Eva 3.
Una presenza scenica importante quella di
Vanessa che si affianca ad una bellezza naturale ed una bravura interpretativa in qualità di attrice e ballerina.
Sicuramente, tra qualche anno, la rincontreremo per raccontarci di tanti, altri nuovi
successi.
Ti aspettiamo, Vanessa!
Sandro Alessi
Sandro Alessi e Vanessa Innocenti
dopo l’intervista
Campo de’ fiori
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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Breve viaggio nella vecchia Roma
con suoi caffè e le sue fontane
O
ggi è ieri.
Non c’è Piazza
o Via della
vecchia Roma
senza
una
fontana e con i caffè disseminati dappertutto, luodi Riccardo
ghi dove si respira,
Consoli
naturalmente, odore di
caffè, ma anche di tabacco; quì gli uomini sostano a gruppi, ridono, gesticolano, si chiacchera e si critica
dopo aver letto i quotidiani recanti le notizie
su talune vicende del mondo vecchio e la
cronaca del nuovo. A ben riflettere si può
affermare che, se esiste un punto panoramico per osservare la vita letteraria e culturale di una città, questo è certamente il
tavolo di un caffè.
Possiamo soltanto immaginare quella magica atmosfera che si respirava nei caffè di
Roma di fine ottocento, inizio novecento,
luoghi frequentati da molti intellettuali che
qui hanno trascorso buona parte della loro
esistenza componendo, talvolta, opere memorabili.
Molti i caffè di quell’epoca che, ancora a
metà del ventesimo secolo, erano assiduamente frequentati da una società sulla via
del tramonto; tempi in cui gli intellettuali di
cui sopra facevano la gloria dei caffè romani
e i turisti la loro fortuna. La strada dei famosi caffè andava da Piazza di Spagna,
meta di tutti gli stranieri del diciottesimo secolo, al Corso meta nel diciannovesimo, per
finire a Via Veneto, la strada della “Dolce
vita” nel ventesimo.
Chi scrive ricorda i caffè di questa famosa
strada disposti lungo i due marciapiedi che
esponevano una duplice fila di tavolini e
centinaia di sedie, sullo ristretto spazio rimasto libero procedeva lenta una lunga fila di
pedoni come fossero comparse di una ripresa cinematografica e il pubblico dei caffè
si comportava come fosse spettatore a teatro anche se nessuno applaudiva.
In effetti i caffè erano luoghi dove ognuno
si sentiva libero, dove la gente parlava senza
avvertire la necessità di essere ascoltata
dagli altri avventori, dove ogni persona recitava la una parte. Si entrava in un caffè
come ospite non invitato, il cameriere attendeva sulla porta accogliendo tutti indipendentemente dalla condizione sociale, si
poteva essere poveracci o uomini illustri, si
sostava seduti a un tavolo da soli o in compagnia e per far ciò bastavano pochi spiccioli; tutto intorno un mondo variegato
formato da innumerevoli persone.
I romani, spensierati, sostano a gruppi in
mezzo alla folla, gesticolano discutendo di
cose futili come se si trattasse di argomenti
della massima importanza, i passanti attendono con pazienza che il gruppo si sciolga.
Il caffè più antico di Roma fu “l’Antico Caffè
Greco” aperto da un levantino nell’elegantissima Via dei Condotti, locale frequentato
per la maggior parte da stranieri; fra gli altri
il pittore tedesco Tischbein che ritrasse Goethe a Roma, qui era solito incontrare altri
pittori suoi connazionali.
A quell’epoca gli stranieri entravano a Roma
attraverso Porta del Popolo avendo come
prima meta proprio il “Caffè Greco” dove
potevano ritirare la corrispondenza e incontrare conoscenti; assiduo frequentatore era
Giacomo Casanova, personaggio dai tratti e
gesti sicuri, consumato conquistatore di
donne del quale il Principe di Ligne, con
malcelata invidia, diceva: “ … se non fosse
così brutto sarebbe addirittura un bell’uomo…“.
Abituali frequentatori del Greco erano
Gogol, i musicisti Rossini, Liszt, Gounod,
Wagner e Mendelssohn, gli scrittori Gregorovius, Byron, Mark Twain, Nietzsche, Thomas Mann e tanti altri.
Naturalmente altri notissimi caffè esistevano a Roma, molti letterati tedeschi, per
esempio, s’incontravano nella “Locanda Tedesca” all’angolo fra Via dei Condotti e
Piazza di Spagna e, poi, il “Caffè Inglese”
con le sue pareti ricoperte di quadri di
Giambattista Piranesi famoso architetto e
incisore, in questo locale ricchi inglesi
spesso, contrattavano con antiquari e collezionisti di oggetti antichi. Si racconta che in
questo caffè Goethe conobbe occasionalmente la giovane e bella milanese Maddalena Riggi alla quale impartì lezioni d’inglese
e di cui si innamorò perdutamente.
Nel primo trentennio del ventesimo secolo
il “Caffè Aragno” a Via del Corso era l’abituale luogo d’incontro di pittori, letterati e
uomini politici, vi si poteva incontrare Ga-
Campo de’ fiori
l’elemento liquido potesse magicamente infondere “movimento” alla pietra; le fontane
non interrompono mai il loro “discorso”
senza fine.
briele d’Annunzio alla ricerca di un illustratore di un suo volume di poesie e dopo la
marcia su Roma era possibile incontrare Papini e altri fascisti. Scrittori, politici e cineasti
erano soliti frequentare il “Caffè Rosati” a
Piazza del Popolo e il “Caffè Doney” in Via
Veneto, luogo preferito da Alberto Moravia
e Ignazio Silone.
Nella vecchia Roma per intellettuali, scrittori, poeti e musicisti sedere al tavolino di
un caffè era un bisogno naturale e indispensabile, una consuetudine cara e insostituibile al punto che Stendhal sosteneva che,
per lui, era più agevole cambiare un’amante
che non un caffè.
Soffermiamoci adesso sulle fontane di
Roma, monumenti che mormorano continuamente ovunque si trovino: agli angoli
delle vie, sulle piazze, nei cortili dei palazzi,
nei chiostri, nei giardini. Le fontane non respirano aria naturalmente, respirano l’acqua
che fluisce spumeggiante, sale e ricade
scintillante ai raggi del sole, ma anche al
chiarore della luna.
Tutte le fontane di Roma hanno una loro
storia e hanno contribuito, non poco, a fare
la storia della città; senza i suoi acquedotti,
senza le terme, già l’Urbe non sarebbe diventata una città abitata da milioni di persone. Numerose fontane risalgono al
sedicesimo secolo, ma fu l’arte barocca di
Gian Lorenzo Bernini a far si che Roma diventasse la città delle fontane; egli collocò
i suoi tritoni, i cavalli, i delfini e alcune divinità fluviali in mezzo all’acqua per far si che
A Piazza Mattei che un tempo delimitava il
Ghetto, mormora la “Fontana delle Tartarughe”, vero gioiello del tardo Rinascimento; a Piazza Barberini il “Tritone” soffia
in una conchiglia, mentre il gruppo dei
quattro delfini appare sollevato dall’acqua,
è questa una delle più belle fontane della
città, realizzata in travertino con lo scopo di
ornare la piazza antistante la facciata del
sontuoso palazzo di Papa Urbano VIII; al limite di questa piazza, dove inizia Via Veneto, insiste la “Fontana delle Api” un
tempo appoggiata all’angolo di Palazzo Soderini fra Piazza Barberini e Via Sistina.
“Fontana di Trevi”, che copre tutto il lato minore del retrostante Palazzo Poli, per una
larghezza di venti metri su ventisei di altezza, non è solo la più bella e la più importante, ma è anche la più scenografica fra le
fontane di Roma; al centro di una base rocciosa ricca di scogli e di figure si erge imponente la statua dell’Oceano sopra un carro
trainato da due cavalli marini guidati da altrettanti tritoni, nell’ampia vasca antistante,
simboleggiante il mare, i turisti sono soliti
gettare una monetina propiziatrice di un felice ritorno a Roma.
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In Piazza Navona si erge imponente la “Fontana dei Fiumi” raffiguranti i fiumi posti ai
quattro angoli del mondo: Nilo, Gange, La
Plata e Danubio, in fondo alla stessa piazza
la “Fontana del Moro” dove un delfino si
dibatte e sembra voler sfuggire al dio marino.
Fontane grandi e piccole, d’autore, ma
anche anonime, tutte realizzate con l’intenzione di abbellire strade e piazze e, in molti
casi, spazi inediti e poco conosciuti mediante l’utilizzo di particolari prospettive che
sfruttano l’incrocio fra scultura e l’architettura propria della fontana.
Ma fra tutte le fontane di Roma come non
ricordare la più semplice, la più modesta, la
più povera, ossia la tipica fontanella romana
in ghisa, popolarmente detta “Nasone” di
cui la città è ricca di circa duemila esemplari.
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IL
Campo de’ fiori
PONTE CLEMENTINO di Civita Castellana,
UN COLLEGAMENTO VERSO IL MONDO
L'
altopiano tufaceo sul quale
venne edificata
Civita Castellana (l'antica
capitale falisca Faleri Veteres) completamente circondato da altissime forre,
di Fabiana
costituì per secoli un baPoleggi
luardo naturale, principale
elemento di difesa della città. Le alte forre
impedivano un facile accesso al centro abitato e le vie d'entrata erano costituite principalmente da strade e sentieri che si
inerpicavano sulla rupe terminando con
porte d'accesso facilmente difendibili. Tutto
questo protesse Civita Castellana per secoli,
ma col tempo costituì anche un impedimento
per il commercio e la viabilità di una città più
moderna, fu proprio per questo che nei primi
anni del 1700 Papa Clemente XI affidò all'architetto Filippo Barigioni l'arduo compito di progettare un ponte che collegasse
Civita Castellana all'altopiano a nord, superando l'altissima forra del Rio Maggiore, alta
più di cinquanta metri e larga novanta. Barigioni che stava già lavorando all'acquedotto di Nepi, accettò l'incarico e nel 1709
venne terminata la monumentale opera costituita da due ordini di arcate (otto sopra e
quattro sotto) e con una torre all'estremità
nord. Chiamato in onore del Papa “Ponte Clementino”, con i suoi 54 metri d'altezza,
scavalcava la forra con una visuale mozzafiato e divenne subito il protagonista indiscusso della nuova viabilità della città
facilitando il commercio, il turismo e, con la
NUOVO PONTE - 1869
sua eleganza unita alla vertiginosa altezza. Divenne in
poco tempo elemento ispiratore di tutti gli artisti e viaggiatori del Grand Tour che
inserirono nei loro itinerari la
visita al Ponte. Molti artisti lo
raffigurarono nelle loro opere
come Edward Lear, Henry
Cook, Jean Joseph Xavier Bidauld, Johann Christian Reinhart, Karl Eduard Blechen e
tanti altri, le loro opere esposte nei musei di tutto il
mondo, ancora oggi rendono
testimonianza della magnificenza dei nostri paesaggi.
Il ponte edificato nel 1709
assolse al suo compito di collegare Civita Castellana ai
territori a nord per circa un
secolo e mezzo, fino a
quando nel 1861 una terribile piena del Rio Maggiore minò le fondamenta
del ponte, distruggendo i
pilastri delle due arcate centrali, tanto che divenne necessario demolirlo in parte e
riedificarlo con opportune
modifiche. In quell'occasione
il ponte venne ricostruito con
una grande
arcata centrale, venne
tolta la doppia fila d'ar-
RUSSELL SMITH -Civita Castellana 1794
LANCELOT THEDORE COMTE
TURPIN DE CRISSE'- Civita Castellana Ponte Clementino- 1809
chi e venne dotato di una splendida porta d'accesso sormontata
dallo stemma di Pio IX che fece
ricostruire il ponte. La porta
venne poi demolita nel 1911
per consentire il passaggio della
tramvia, ed alcune parti sono
ancora custodite all'interno del
cimitero e nel Forte Borgia. Da
aIlora il ponte Clementino, oggi
alto 48 metri e lungo 90 , da
oltre tre secoli continua la sua
funzione di collegamento indispensabile per la viabilità della
città restituendo ogni giorno la
sua suggestiva vertiginosa visuale sulla forra del Rio Maggiore.
Campo de’ fiori
“LA BRASILIANA DE ROMA”
Intervista a Mel Camille Arreas Parente
R
affinata e dinoccolata, di una bellezza non classica, ma anche
sportiva con un respiro internazionale. Di origine brasiliana e
precisamente di Forteleza, Mel Camille Arreas Parente ha lavorato in Brasile come fotomodella per alcune testate pubblicitarie ed è stata presentatrice televisiva. Ha casa a Londra dove
vive con il marito con cui è felicemente sposata, di passaggio a Roma,
una città che adora e dove ha molto lavorato nel mondo della moda soprattutto con l’artista designer Enzo Scarlatti e la produttrice e manager
Giovanna Lauretta, della televisione e dello spettacolo, Mel ha accettato
con molto piacere di rispondere a qualche nostra domanda, alla vigilia di
un importante film che dovrà girare tra poco:
Qual è l’ argomento del film e qual è il suo ruolo?
E’ un film con un’importante produzione, sul tema scottante della mafia
e precisamente sulla storia del boss Jimmy Miano, che si girerà tra gli Stati
Uniti e la Sicilia. Non le posso dire niente altro neanche sul ruolo per le
note ragioni di scaramanzia perché appena si dà qualche anticipazione di
troppo si sa che le possibili imprese artistiche svaniscono come neve al
sole.
Cosa ne pensa della nostra città ?
La città eterna mi ha conquistato con il suo incanto già tanti anni fa quando
sono venuta dal Brasile in Italia e precisamente proprio a Roma per imparare la lingua. Mi sento quasi romana, nonostante viva da tempo a Londra
e, quando vengo, mi sento a casa mia.
Qual è il suo sogno più grande in campo artistico?
Vorrei poter esprimere la mia creatività nel campo della moda e del cinema.
Bene, le auguriamo buona fortuna!
Maddalena Menza
13
14
Campo de’ fiori
Edith Piaf: l’hirondelle du fauburg.
<<…la nonna mi portava nelle balere, dove si ballava. Diceva, con la sua voce di periferia:
“Canta piccina canta: sei la rondinella del rione”>>. Era solo una povera figlia dell’amore.
E
lei ha cantato
tutta la vita:
cominciò fin da
quando
sua
madre la concepì durante una felice licenza di papà Gassion,
di Bruna Ferrini nel 1917 e fino a quando,
nel 1963, Théo, suo marito, prese un gran mazzo di mimose profumate e lo posò su di lei appena morta.
Soltanto oggi si dice che le giovani madri
ascoltino le voci dal pancione e che anche
l’olfatto respiri l’ultimo profumo della vita?
È bello pensare che per lei sia stato proprio
così, che se ne sia andata com’era venuta
da lungo un marciapiedi pieno di fiori poveri
ma profumati e si sia addormentata nel silenzio della sua casa a Placassier, lontana
da Parigi, dopo aver detto alla sorella:
“Vieni subito, lunedì sarà troppo tardi”. Sapeva e voleva andare nel silenzio, con tutto
quel passato alle spalle era stanca. Soltanto
i giornali alzarono la voce, scrissero l’annuncio a grandi titoli e 40 mila persone l’accompagnarono al cimitero di Parigi, il
Père-Lachaise.
Era il 14 ottobre del 1963.
Jean Cocteau morì lo stesso giorno d’infarto, Marlene Dietrich i biondi capelli velati
di nero disse: “Quanto l’amavano”, mentre
Theo, il suo giovane sposo da un solo anno,
restava nel silenzio e forse rileggeva il
motto di Edith: “L’Amour triomphe de tout!”
scolpito su legno e sua sorella (sorellastra
all’anagrafe) Simone rileggeva una poesia
donata da Michel Emer: “Una canzone a tre
tempi, fu la sua vita e il suo destino”. In seguito, Simone, la compagna d’avventure,
scriverà un bellissimo libro “Edith Piaf una
voce una vita”, dove anche la sua esistenza
apparirà coinvolta nel turbinìo di strade, locali, caserme, teatri e case dove l’umanità
ha fatto da controluce ai tanti nonni, zie,
parenti che hanno affollato la loro vita. Non
tutto il mondo intorno a lei, Edith, ha visto
da piccola, piuttosto
andava a battere contro tutto e tutti fino a
quando non si accorsero che non ci vedeva.
Era
nata
cieca.
“Non vedevo niente ha sempre ricordato
con angoscia - ma
sentivo tutto”. Fino a
quando la nonna Louise la portò a Lisieux
da Santa Teresa del
Bambino Gesù
“la
piccola carmelitana
che, con la sua pioggia di rose, potrebbe
fare un miracolo per la
nostra bimba!”
Miracolo fu e “tutto il
bordello intorno fu in subbuglio”. La scienza
moderna ha decretato: si è trattato di una
cheratite poi risolta. Ma la descrizione del
viaggio a Lisieux è di una delizia tale da rasentare la poesia. “Alla bambina hanno
messo le mutandine pulite, le gentil dame
(le parenti varie accompagnatrici) erano travestite da borghesi, anzi da dame della carità: cappotto, niente trucco, guanti… e
Lisieux quel giorno potè vedere una specie
di processione incredibile ... gli occhi bassi,
avresti detto che fosse un convento in marcia… Presero l’acqua santa, sguazzarono
nella purezza, si sentivano monde, a parte
i piedi”. La vera Edith, la figlia della strada,
del quartiere, delle madri, zie e nonne varie
che l’hanno cresciuta, alla fine si lamentava:
“Non mi sento più le fette in questa scarpettine, più presto me le tolgo e meglio è”.
Messi a posto gli occhi, dopo una giornata
di strimpellamenti al pianoforte, un ditino
sul tasto, si udì il grido “lo vedo è bello”.
Allora tutti in ginocchio con il segno della
croce. Mentre la nonna diceva: “Ora bisogna pensare alla voce della piccola che ha
sette anni e sta sbattuta sul marciapiedi
cantando accanto al
papà e poi fa la questua e poi lui le dice: ti
compri le caramelle”.
Per questo Edith da
grande dirà: “Il mio
conservatorio fu la
strada”.
Non fu proprio sempre male perché incontrò
l’impresario
Raymond Asso al
quale piaceva la sua
voce e con una socia
si formò il trio Zizì, Zozette, Zozou, poi imparò a suonare il
banjo, e poi via via imparò ad essere “una
macchina che fa soldi” per tutti, mamma e
papà, amici, ed assunse con contratto
anche la sorella. Così ricorda: “Io Edith,
nata… professione artista, dichiaro di assumere Simone Berteaut a tempo illimitato…
Fatto a Parigi il 1931. E via due bimbe senza
niente, le monelle dell’elemosina, due cosettine di un metro e cinquanta e quaranta
chili. Io canto, e stai a vedere, si aprono il
sesto piano, il settimo, persino in cima alla
Torre Eiffel”. Più tardi, molti anni dopo sulla
Torre ci arriverà con un gran concerto.
Al momento la vita era dura , d’un buio simile al prima –cheratite, fino al lumicino che
si accese con Raymond, l’autore dello “stile
Piaf,” e la pianista Marguerite allieva di Cortot , lo studio del pianoforte con lei, l’affetto
che ebbe per lei divenuta subito “ Guite”.
“Non sai - le diceva - il piano era il mio
sogno dai cinque anni, tu mi fai entrare la
musica in corpo”, mentre Raymond era il
legame della canzone. Questo incontro fu
la prima pietra del successo con “La storia
del legionario” che lui compose e lei cantò
al teatro ABC quando l’orchestra attaccò a
15
Campo de’ fiori
suonare e diciotto musicisti furono tutti per
lei. “Come in chiesa, commentò Simone in
sala, io avevo le lacrime agli occhi.” Quella
sera si voltava una pagina di miseria immonda, come Edith la definì, ma quella sera
anche il destino si mise in marcia a suo favore. Da allora nella sua vita professionale
ci sarebbero stati solo passi in avanti e tanti
nomi divenuti celebri con lei: Yves Montand,
Charles Aznavour, Maurice Chevalier, Gorge
Moustaki, Charles Trenet, infine Theo Sarapo suo ultimo amore e poi tanti attori
molto noti presenti ai suoi concerti: Yudy
Garland, Ginger Rogers, Marlene Dietric tra
i tanti.
Attendeva ancora e sempre la festa dell’amore, ovvero il matrimonio quello con la
chiesa e le campane e il vestito celeste “così
nelle foto sembrerà bianco”. Arrivò quello
con Eugene Ducos, detto Jacques: ma a lei
non piacque proprio tanto la cerimonia perchè “troppo alla svelta con il sindaco, voglio
rifarmi a New York con il prete”. E lo fece:
il 20 settembre del 1952 quando disse “Non
è vero, sto sognando”. Indossava l’abito celeste. Ma la vita coniugale li divise e cominciò l’attesa di un altro sposo. Dopo oltre
cinque viaggi negli Stati Uniti dove cantò in
molti teatri, dopo il successo mondiale che
rese celebri anche le sue canzoni, dopo il
Versaille dove cantò “La via en rose”, dopo
Charlie Chaplin, presente a teatro, lei moriva d’emozione quando diceva che lei era
la poesia della strada, la luce della strada,
che i drammi dell’uomo e dell’amore che lei
cantava non avevano confini.
Il matrimonio, seppure doppio, finì nel
dramma che vide Edith sola tra cliniche,
punture, droga, incidenti, rientri e teatri
meno pieni e lui solo a Londra. Nella circostanza, la stampa fu grande: “La piccola
Isotta parigina continua a morire d’amore,
Muore cinquecento volte
dopo cena e sempre con la
voce ammirevole”.
Anche Parigi le fu vicina e lei
cantò: “Ascolta popolo di Parigi, ascolta questi passi di
marcia nella notte, guarda,
popolo di Parigi, queste
ombre eterne che sfilano
cantando sotto il tuo cielo”.
Allora Edith disse alla sorella: “Sono andata a nozze
con il mio pubblico. Jacques
non c’è più, ho chiesto il divorzio”. Inizia la favola, l’ultima della sua vita: ancora
debole e malata, accetta di
fare qualche serata in Boulevard Lannes, vede e nota
un ragazzone bruno vestito
di nero con un nome difficile
Théofanis Lamboukas che
ascoltava in silenzio il suo
disco “L’amour est fini” e le
diceva che desiderava cantare. Lei entrò in ospedale e
lui andò a farle visita: così
inziò la più dolce, la più originale storia della sua vita.
Theo non portò fiori alla malatina ma una bambola: “Viene dal
mio paese, le disse, la Grecia”. Andò tutti i
giorni, le pettinò i capelli disfatti, le portò
libri, poi la condusse fuori dell’ospedale,
andarono insieme al mare, a Biarritz, lei che
non amava il giorno né l’acqua fece il
bagno, prese il sole. Si amarono e tornarono a casa, a Parigi, lei sentì l’amico Emer,
gli chiese una canzone che arrivò dopo due
giorni. “A quoi ca sert l’amour? A cosa serve
l’amore?... E’ una cosa così che non si
spiega, che viene non si sa da dove”…
Servì a loro che si fidanzarono, era 26 luglio
1962, e si sposarono il 9 ottobre alla presenza di tutti i parenti di lui. La nuova e vera
e prima famiglia di lei. Quella stessa sera
cantò con il marito all’Olimpia e fu delirio.
Theo sapeva che sarebbe stata l’ultima
volta, sapeva che il suo corpo era distrutto,
le mani contorte dall’artrite ma la voce no,
quella la portò in cielo e forse cantò per gli
angeli… E lei disse: “Ora posso morire, ho
vissuto due volte”.
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Campo de’ fiori
16
BRUNO FIATA
IL POETA DELL’ANIMA
I
l curriculum di
Bruno, gli anni trascorsi alla SIP, ora
Telecom e TIM, la
sua passione per lo
sport in generale e il calcio
in particolare, i suoi tradi Roberto
scorsi da allenatore, come
Ragone
la sua passione per i presepi, sono più o meno noti
a tutti, e sarebbe soverchio qui rinominarli.
Come sarebbe un voler ripetere una canzone troppo spesso ascoltata parlare dei
suoi successi letterari e dei numerosi e prestigiosi premi conseguiti, o ripetere i titoli
dei suoi libri, disponibili in Internet. Il mio
incontro con lui vuole cogliere invece ciò
che è meno palese, ciò che lui mette a nudo
nei suoi versi.
Incontro Bruno Fiata in biblioteca, in un bel
pomeriggio in cui già si sentono nell’aria i
profumi dell’autunno in arrivo. Gli chiedo
come ha incominciato a scrivere quelle poesie/pensieri che avrebbero poi preso tanta
parte della sua vita.
“Ho incominciato a scrivere i miei pensieri
all’età di dieci anni, anche meno. Purtroppo
non avevo la possibilità di farli conoscere,
dato che vivevo in un contesto familiare in
cui sembrava ridicolo scrivere poesie. Ho
sempre tenuta nascosta solo per me questa
passione, questo dono, perchè in fondo è
un dono. Mamma era casalinga, e mio
padre fattorino alle ferrovie Roma Nord,
loro non hanno mai saputo che io scrivessi.
Oggi, con il senno del poi, me ne sento colpevole, me lo ha impedito la mia grande timidezza. Le mie poesie, dopo averle scritte,
le buttavo via. Scrivevo e buttavo via. Averle
oggi sarebbe una cosa eccezionale. Quando
poi ho conosciuto Elsa, quella che sarebbe
stata la compagna di tutta la mia vita, ho
incominciato a farle leggere a lei, e a non
buttarle più. Capitava che anche in sua
compagnia spesso e volentieri mi assentassi, anche se ero presente. Quando ha incominciato a capire e a rispettare questo
mio modo di comportarmi, mi ha anche incoraggiato, ed è stata per me un supporto
meraviglioso. Ho incominciato a far leggere
qualcosa a qualcuno al di fuori della mia famiglia, e tutti mi spingevano a pubblicare,
finchè un giorno mio cugino Sandro Verzari,
uno dei migliori trombettisti al mondo, mi
ha detto che non potevo tener nascoste
queste cose, perchè avrebbero potuto far
bene a tante persone. Io gli ho dato ascolto
e praticamente tutto è nato di lì. Lui non c’è
più, ma probabilmente guarda da lassù e
sarà contento comunque. Il mio primo libro
è uscito nel 2003, per merito di Sandro, con
la Casa Editrice Tempi Moderni. Dal terzo in
poi, invece con La Caravella. In tutto ho
pubblicato sei libri, e il settimo è in prepa-
razione. Inaspettatamente sono arrivati
anche dei premi, anche importanti, che mi
hanno fatto piacere, ma non hanno cambiato di una virgola il mio modo di agire o
di pensare.”
Insieme alla fotocopia, di cui mi fa omaggio,
del bel diploma rilasciato dal Premio Letterario Internazionale ‘Europa’ di Lugano, per
il conseguimento del quarto premio per
l’opera ‘Questo il nostro tempo, qui il nostro
viaggio’, Bruno mi mostra la copia di un
messaggio ricevuto per e-mail, nel quale gli
si comunica l’attribuzione del Premio Speciale ‘Laudato sie mi’ Signore’ da parte della
Commissione Esaminatrice del Premio Poetico omonimo, ottenuto per una sua poesia
intitolata ‘Arbeit macht frei’, dedicata al
campo di sterminio di Auschwitz.
“Non ero mai riuscito a scrivere cose di questo genere,” mi confessa “proprio per la
guerra, perché quando tornò papà dalla
guerra, mi raccontava alcune cose che mi
avevano terrorizzato, al punto tale che non
riesco assolutamente a vedere un film di
guerra. Il fatto è che poi, da ciò che lui m’ha
raccontato, l’Impero Romano, e le guerre
indiane dell’esercito americano li ho visti
con occhi completamente diversi. Quelle situazioni dimostrano la pazzia dell’uomo,
perché la guerra è qualcosa di orribile, in
qualsiasi caso. I condottieri, i generali, sono
portatori di morte. Prima di osannarli, guardiamo cos’hanno fatto. Hanno lasciato dietro di sè dolori, morte, patimenti.
Guardiamo ciò che sono stati realmente.
Guardiamo i milioni di morti, soprattutto
giovani, e ciò che questi hanno sofferto. E
in patria, le sofferenze delle famiglie? Allora,
dobbiamo esaltare i condottieri? No. Preferisco esaltare qualcuno come Madre Teresa
di Calcutta, dinanzi alla quale mi levo tanto
di cappello, perché ha donato agli altri attraverso l’amore, senza chiedere mai niente
per sé. Questo cosa vuol dire? Che noi uomini, nei trecentosessanta gradi della nostra
visione interiore, guardiamo solo ciò che c’è
di più brutto, trascurando la cosa più importante, cioè l’amore. L’amore che può avere
diverse facce: l’amore tra gli uomini, l’amore
per i figli, per la natura, per la compagna o
il compagno, l’amore verso gli animali, il rispetto… invece cosa facciamo? Trecentocinquantanove gradi, li utilizziamo tutti per
essere cretini. La vita è un bellissimo foglio
bianco, che ha vicino una penna o una matita per riempirlo, poi sta a noi farne buon
uso. E’ chiaro che se tu cominci a scrivere,
e quando arrivi in fondo t’è rimasto solo un
rigo per riparare a tutte le stupidaggini che
hai scritto prima, non hai più tempo. Sono
convinto che quando prendo la penna io
sono soltanto un mezzo, quello fa parte
dell’un grado di quei trecentosessanta. Ritorniamo a Madre Teresa di Calcutta, che di-
ceva: “Io sono un’umile matita in mano…”
e io la penso esattamente nella stessa maniera, io sono un umilissimo mezzo di un
Grande Pensiero, un granello di sabbia in un
deserto; questo mi sento, un granello di
sabbia in un deserto. L’io? No, l’io non c’è.
Certo un desiderio c’è, fin da quando ero
piccolo piccolo, mi piacerebbe incontrare
Gesù Cristo, questo sì, è un desiderio immenso. Chiaramente è irrealizzabile, ma è
un desiderio che mi porto dentro da
quand’ero piccolo. Sono un seguace di Gesù
in un modo forse eccessivo, e credo in Lui
fermamente. Quello che mi chiedo, per carità, non è un rimprovero, ma perché devono esistere uomini che fanno solo il male?
Io credo anche in un’altra cosa, nella vita,
fin da quando ero talmente piccolo che non
avevo ancora incominciato a pregare, credo
nell’amore.”
Due righe sulla poesia di Bruno Fiata. Chi è
il poeta? Fondamentalmente un generoso,
uno che nei suoi scritti mette a nudo la sua
anima, il suo personalissimo io: uno scritto
senz’anima non sarebbe poesia. Bruno Fiata
ha sentito fin da piccolo questa pulsione,
che lo ha spinto a scrivere nonostante la
sua grande timidezza. Questo può essere il
motivo per cui strappava le poesie appena
scritte, per nascondere ciò che di più intimo
aveva e che poi invece ha imparato a mettere a disposizione di tutti. La poesia di
Bruno si può dire scritta con leggerezza profonda, due termini apparentemente in contrasto, ma che rendono bene l’idea. E’ una
poesia che sembra leggera ad un osservatore poco attento, ma che dimostra la sua
profondità quando soltanto ci si attardi a
meditarne i versi. Poesia non artatamente
e pretenziosamente dotta, apre al lettore un
mondo utopico, fatto di amore e di semplicità; un mondo nel quale ognuno di noi
amerebbe vivere, un mondo che fa bene
all’animo e ci fa intravvedere l’eternità di un
Grande Regista. Bruno Fiata è un poeta autentico, che vive in un mondo tutto suo, una
quarta dimensione nella quale ogni tanto
si rifugia, assentandosi da una realtà non
più a misura d’uomo.
Campo de’ fiori
17
Ecologia e Ambiente
Volkswagen
un danno d’immagine e per l’ambiente
Q
uello che è
accaduto con
il
sistema
truffaldino
messo a
punto da una
delle più grandi case autodi Giovanni
mobilistiche del mondo, è
Francola
un fatto molto grave non
solo per aver tradito la fiducia di tanti consumatori, ma anche per
aver recato ulteriore danno ambientale.
Mi chiedo a questo punto: quanti altri sistemi truffaldini ci sono nel mondo? La sete
di profitto è così elevata e devastante che
sarebbe opportuno rivedere ogni forma di
processo lavorativo. Ma è quasi impossibile
seguire nei suoi più piccoli dettagli un processo industriale, se poi alla base c’è malafede, allora la cosa diventa del tutto
impossibile.
I cosiddetti gas di scarico venivano controllati in laboratorio e il software installato alterava i risultati di emissione, così da non
coincidere con le prove su strada, dove il
programma che abbassava i livelli di gas
non funzionava.
A quel punto i funzionari del Air Resources
Board della California, gli omologhi federali
dell’EPA (Ente per la protezione ambientale)
consentirono l’operazione di richiamo delle
auto diesel di Volkswagen con motore 2 litri
prodotti tra il 2010 ed il 2014, per risolvere
appunto quello che la casa costruttrice tedesca sosteneva di essere un’innocente
malfunzionamento, mentre come si è potuto costatare era del tutto voluto.
Questo danno d’immagine come già citato
nel titolo, purtroppo si traduce anche in un
danno ambientale enorme, l’emissioni di
gas causate dai motori non in linea con gli
standard ambientali, provocano malattie di
vario genere e sono responsabili di un inquinamento
atmosferico
soprattutto nelle grandi
città.
Questo grande scandalo ha
fatto notizia provocando un
terremoto, sia a livello di
vertici della casa tedesca,
che politici, ma quanta certezza c’è che lo stesso episodio “chiaramente in
forme diverse” possa verificarsi anche nel nostro
Paese?
Sarei curioso di approfondire le ricerche sui
cosiddetti “filtri antiparticolato” (FAP) montati sulle auto diesel per ridurre le emissioni.
Nel mese di luglio tre ministri Delrio, Galletti
e Lorenz, hanno ricevuto una lettera di Giuseppe Pignatone, capo della Procura di
Roma dove rivela ai tre che le indagini dei
pm di Roma,“confermano” tutti i dubbi sui
filtri antiparticolato montati appunto sulle
auto diesel.
Per quanto ne so la trasformazione del particolato in nanoparticolato, ossia polveri sottilissime non misurate dai dispositivi di
monitoraggio per la qualità dell’aria, è ben
più nociva per la salute umana. Ho avuto
anche il piacere nel 2006 di conoscere personalmente la Dott.ssa Antonietta Gatti che
non solo ha coniato il neologismo (nanoparticelle o nanopolveri) ma che ha compiuto
una serie di ricerche interessantissime in
proposito, e quello che emerge è appunto
un preoccupante panorama nel caso in cui
una persona respirasse tali sostanze.
Spero che chi di dovere ponesse la giusta
attenzione riguardo a ciò che avviene molto
spesso lontano dalla nostra quotidianità, ma
non per questo meno importante per noi
stessi.
Campo de’ fiori
18
Fabrica di Roma si è arricchita di un nuovo gioiellino culturale.
LA BIBLIOTECA ALBERTO CENCELLI
DI FABRICA DI ROMA
S
i tratta della Biblioteca Alberto
Cencelli, aperta al pubblico il 22
giugno 2015. Essa è stata realizzata grazie all’interessamento del
Sindaco Mario Scarnati, in stretta
collaborazione col consigliere Gianni Celeste, che ne ha curato personalmente l’organizzazione logistica. I cinquemila volumi
contenuti al suo interno, provengono tutti
dalla biblioteca personale della famiglia del
Conte Alberto Cencelli, da qui la decisione
di intitolarla, meritatamente, a lui.
Si tratta di opere principalmente dedicate al
settore Agricolo, di cui il Conte Alberto Cencelli era grande cultore. Un’ampia sezione
è dedicata anche al Diritto (considerando
la sua laurea in giurisprudenza); e si possono trovare anche volumi di letteratura,
addirittura in lingua madre (soprattutto
francese e tedesco). Una cospicua collezione di riviste periodiche, per lo più rilegate, che trattano di vari generi (L'
illustrazione universale; Il Secolo XX Rivista
Popolare Illustrata; La Rassegna Settimanale di politica, scienze, lettere ed arti; La
Lettura Rivista mensile del Corriere della
sera; La Domenica del Corriere; La Donna
Rivista Quindicinale Illustrata, solo per citarne alcune), impreziosisce il fondo, dimostrando lo spessore culturale del Conte e
rendendo la biblioteca un luogo ancor più
affascinante e ricco di un passato tutto da
scoprire.
L’impegnativo lavoro di catalogazione e sistemazione dei volumi è stato curato dall’assistente di biblioteca Maria Sole Bedini,
sotto la supervisone della bibliotecaria della
Biblioteca Comunale Silvano Ricci di Fabrica
di Roma. Molto importante è stato anche
l’aiuto fornito dagli operai del Comune di Fabrica di Roma. Attualmente la gestione del
fondo è stata affidata alla dott.ssa Patrizia
Caprioli, laureata in archivistica e biblioteconomia, che si sta occupando dell’accoglienza degli utenti, dell’inventariazione
oltre che a far conoscere il più possibile
questa prestigioso luogo che custodisce antichi saperi nel cuore del centro storico di
Fabrica di Roma, al secondo piano del vecchio palazzo comunale, in Via della pace n.
1. Ci si aspetta innanzitutto che siano i fabrichesi i primi a visitare la biblioteca, poiché il lascito del Conte Cencelli racchiude
molte importantissime notizie del territorio
di Fabrica, soprattutto per quanto riguarda
l’aspetto legato all’agricoltura. Ma l’augurio
è che possa essere utile anche e soprattutto
a studenti e ricercatori. Ci auguriamo che
possa diventare un luogo vivo ed apprezzato!
Ermelinda Benedetti
La biblioteca è aperta tutti i giorni
con il seguente orario:
Mattina
Dal lunedì al venerdì: 09.30-12:30
Pomeriggio
Dal lunedì al giovedì: 16:00-18:00
Breve nota biografica del
Conte Alberto Cencelli (Fabrica di Roma, 21 aprile 1860 –
Fabrica di Roma, 15 luglio
1924).
Alberto Cencelli Perti nasce a
Fabrica di Roma dal conte Giuseppe Cencelli Perti (18191899) e dalla nobile Albina
Polidori (1831-1915) in una famiglia di proprietari terrieri e
agricoltori. Il 6 giugno 1888
sposò a Fabrica di Roma Vittoria Orsolini Marescotti, dalla
quale ebbe quattro figli. Si laureò in Giurisprudenza nel 1893
e divenne avvocato. È stato un
politico e agronomo italiano,
tanto da pubblicare diversi testi
di agronomia, in particolare
sulla viticultura, un manuale
Hoepli di macchine agricole
(edito nel 1889). Tra le sue cariche più importanti ci fu la nomina a Senatore del regno
d'Italia nel 1909.
CURIOSITA’
C’è anche un’altra biblioteca intitolata al
Conte Alberto Cencelli di Fabrica di
Roma, si tratta della Biblioteca Scientifica Alberto Cencelli dell'ex Ospedale
Psichiatrico Santa Maria della Pietà.
Essa è costituita da circa 9.000 volumi
suddivisi in un fondo antico che contiene testi dal XVI al XVIII secolo e in
una parte moderna, situata in una
grande sala di lettura, contenente volumi dal 1800 al 1993.
A questo ricco patrimonio documentale e librario si sono aggiunti fino ad oggi molti altri
testi (donazioni private) e una cospicua raccolta di riviste.
La Biblioteca che già possedeva una catalogazione cartacea (La Biblioteca Cencelli del Santa
Maria della Pietà in Roma Catalogo del fondo antico sec. XVI-XVIII, ICCU Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche, A.Vecchiarelli-L.Baldacchini, Roma 1988; 18001950 Un Catalogo per la pazzia La Biblioteca Cencelli del Santa Maria della Pietà, Vecchiarelli
Editore, Roma 1992) è stata inserita, con il contributo dell'Assessorato alla Cultura della
Regione Lazio, nel Sistema Bibliotecario Nazionale.
Presso la Biblioteca Cencelli è stata istituita la Collezione delle Riviste degli Utenti dei Servizi
di Salute Mentale.
Campo de’ fiori
19
Presentato a Fabrica di Roma lultimo romanzo di Margherita Barsimi
LA LUPA E IL LEONE
Il protagonista, Egisto, padre dellautrice, venne allevato da una famiglia
fabrichese ed il Conte Cencelli fu per lui grande maestro di vita
P
roprio all’interno della Biblioteca
Alberto Cencelli di Fabrica di
Roma, sabato 19 settembre è
stato presentato il libro “La lupa e
il leone” della scrittrice Margherita
Barsimi. La scelta del luogo non è affatto
casuale. Il Conte Cencelli, infatti, a cui è
stata intitolata la biblioteca stessa, fu una
figura molto importante nella fase adolescenziale che il papà di Margherita trascorse
a Fabrica di Roma.
Ognuno di noi ha la sua storia di vita che
potrebbe benissimo essere letta sulle pagine di un romanzo. E questo è stato l’intento di Margherita: trasformare la storia
dei suoi genitori, Egisto ed Elisa, nati a 600
km di distanza ma uniti da un destino comune, in un libro d’amore. La lupa, Roma,
la città di origine del padre e il leone, Venezia, che diede i natali a sua madre. Entrambi figli di n.n., per volere della sorte,
riuscirono insieme a creare la propria famiglia, quella che in passato era stata ad ambedue negata.
Ma cosa centra tutto ciò con Fabrica di
Roma? E’ la stessa autrice, nata dal frutto
del loro amore, a spiegarcelo: Egisto, all’età
di un anno appena, nel 1911, venne affidato alla famiglia di Giovanni Anselmi ed Elisabetta Stefanucci, senza figli e già in là con
gli anni.
La narrazione si apre con un piccolo espediente letterario: il ritrovamento, tra vecchi
ricordi chiusi in una polverosa soffitta, di un
piccolo diario dove la bisnonna Elisa rac-
Da sx: Mons. Silvano Francola, il sindaco
Mario Scarnati e l’assesore Gianni Celeste,
all’inaugurazione della Biblioteca
Margherita Barsimi e Doriano Pedica
durante la presentazione del libro
conta alla nipotina Ginevra,
figlia della figlia di sua figlia,
come la sua storia s’intrecciò con quella del suo bisnonno Egisto. Il racconto
procede in un’alternanza
di capitoli dedicati alla vita
di entrambi fino alla loro
unione. Le vicende strettamente personali dei
due protagonisti sono
intrinsecamente legate
alla storia nazionale dell’Italia, inquadrata nei
rigidi schemi del Fascismo prima
e attraversata dall’orrore della guerra poi.
Fu proprio questo evento a dividerli forzatamente per lungo tempo. Egisto, infatti,
Carabiniere Reale, si trovò per diversi anni
impegnato al fronte e successivamente internato per ulteriori due anni in un campo
di concentramento in Germania. Le loro storie sono ricche di mistero e di lati oscuri che
l’autrice rivela a poco a poco, rendendo il
racconto sempre più appassionante e coinvolgente.
Ma perché Margherita decide di fare della
vita dei suoi genitori un romanzo? Anzitutto
per ricostruire le sue radici: “Io vivo da sem-
pre a Pont Saint Martin (ndr.
piccolo borgo in provincia di
Aosta, al confine con la Francia), ma lì non ho parenti.
Non parlo veneziano, né romano, né patois (ndr. dialetto
valdostano), ho sempre parlato solo italiano. Attraverso
questo libro ho voluto colmare
quel vuoto che c’è sempre stato
tra me e mio padre. Lui non
amava raccontare nulla del suo
passato ed io, per rispetto, non
mi sono mai permessa di chiedergli nulla. Conosco quel poco
che so grazie ai racconti di mia
madre. Se lui fosse ancora vivo non avrei
potuto di certo pubblicarlo”.
La presentazione voluta dall’autrice a Fabrica di Roma, organizzata con l’aiuto di Doriano
Pediaca
ed
il
supporto
dell’amministrazione comunale, non ha
avuto semplicemente lo scopo di far conoscere il libro, ma anche quello di approfondire le sue ricerche. Il libro è corredato di
numerose foto in bianco e nere, alcune
delle quali messe a disposizione da Roberto
Felicetti, noto collezionista del posto.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
21
Falsi miti da sfatare:
l’evasore medio è un ladro?
L
a colpa dell’evasione non è da attribuire
agli
evasori. Paradossalmente sarebbe
come addossare la colpa
della malasanità a chi si
ammala oppure incolpare
di Giuseppe
gli studenti dell’istruzione
Ferone
che non funziona. La colpa
dell’evasione è da attribuire ad una disfunzione del sistema fiscale italiano. Ad una disfunzione nell’accertamento, ad una
disfunzione della tassazione. Ma proviamo
lo stesso a pensarla diversamente.
Gli evasori sono delle persone disoneste?
Bene.Prendendo per buona la tesi, tutta politica, dell’evasore disonesto, allora dovremmo immaginare che l’Italia sia formata
da un popolo totalmente disonesto: sarebbero disonesti tutti i fruttivendoli, gli elettricisti, gli idraulici, i tabaccai, i parrucchieri e
così via, elencando la maggior parte dei lavoratori autonomi e del cosiddetto “popolo
delle partite IVA”. La maggior parte dell’evasione proviene infatti proprio da loro,
dai lavoratori indipendenti.
Prendiamo ad esempio un tipico lavoratore
autonomo, che potrebbe essere l’idraulico
di fiducia. Questi altro non è che un lavoratore che si sveglia la mattina per andare a
lavorare come tutti gli altri lavoratori. Si reca
presso l’abitazione di un proprio cliente per
compiere la propria mansione, che consiste
magari nella riparazione di un rubinetto che
perde. Durante l’arco della giornata l’idraulico avrà all’incirca, se è fortunato, tre o
quattro clienti con un problema idraulico in
casa. Quando invece non è fortunato, non
ne avrà nessuno. Lo stesso idraulico, dopo
aver compiuto il proprio lavoro, fornirà la
fattura fiscale ai nuovi clienti, che magari
sono amici di amici che hanno contattato
proprio lui tramite il passaparola. Magari,
agli amici più stretti, chiederà invece il
prezzo del proprio lavoro senza rilasciare la
fattura fiscale. Si è comportato da evasore,
senza ombra di dubbio. Ma come arrivare a
dire al povero idraulico che è un disonesto,
o meglio, un ladro? Ladro sarà, semmai, un
borseggiatore che all’interno del vagone
della metropolitana sottrae indebitamente il
portafogli ad un malcapitato oppure chi, approfittando dei quindici giorni di vacanza
della povera famiglia di città che si reca
presso la residenza estiva, si introduce all’interno dell’abitazione lasciata incustodita
per svaligiare la cassaforte.
Ma ladro non sarà mai un lavoratore che si
sveglia la mattina per andare a lavorare. Ricordiamoci sempre che l’evasore disonesto,
di cui parlano tutti i giornali, crea comunque
reddito, produce servizi, offre lavoro e contribuisce alla crescita del Paese.
Questo approccio moralistico all’evasione,
inventato dalla politica e dalla stampa,
serve a trovare un capro espiatorio come
soluzione di un problema che in realtà è
molto più grande.
Come afferma il professor Raffaello Lupi,
uno dei massimi tributaristi italiani: il
grande errore del legislatore italiano di
estendere a quegli operatori economici diversi dalle aziende le stesse rigidità amministrative e contabili delle aziende, ha
portato ad un’incertezza generale e, parallelamente, la totale assenza di uffici tributari
sul territorio che vanno ad accertare, stimare e valutare la ricchezza di questi piccoli
ma numerosi operatori economici, ha portato alla grande evasione fiscale dei soggetti
stessi.
Sono i cosiddetti “piccoli”. Loro rappresentano quasi quattro milioni di operatori eco-
nomici i quali, non essendo aziende, non
possono essere trattati come tali dal sistema fiscale italiano. Questi non hanno
quasi nulla in comune con le aziende: in
quanto persone fisiche hanno istinti, passioni e sentimenti, non hanno una struttura
contabile rigida delle stesse, ed anche se
oggi il fisco impone loro le medesime rigidità contabili, essi non possono godere di
una struttura aziendale a livello di personale, collaboratori ed impiegati.
Con loro, dunque, il fisco non può comportarsi come fa con le aziende: cercare di risalire al gettito attraverso le scritture
contabili e attraverso l’analisi di documenti.
Con loro deve, invece, essere presente sul
territorio, farsi vedere, controllarne la ricchezza visibile. Devono tornare in gioco gli
uffici tributari che sono presenti e che controllano i contribuenti. Si deve stimare e valutare la ricchezza. Soltanto così
risulterebbe possibile, per il fisco, evitare di
spingere questi numerosi operatori economici ad evadere. Si sentirebbero maggiormente controllati e, di conseguenza,
sarebbe più difficile per loro occultare la ricchezza.
Vediamo quindi come sia il sistema stesso
che porti il cittadino ad evadere e non una
propensione intrinseca nell’evasore stesso.
Con tale premessa come può, dunque,
l’evasore essere considerato “disonesto”?
Non si tratta assolutamente di disonestà,
semmai di opportunità.
Campo de’ fiori
22
BLACK MASS
DURATA: 120’
SOGGETTO: DRAMMATICO
FUORI CONCORSO
ALLA 72° MOSTRA
INTERNAZIONALE
D’ARTE
CINEMATOGRAFICA
di Catello
DI VENEZIA (2015).
Masullo
immy (Whitey) Bulger, è
stato uno dei maggiori criminali di Boston negli anni
’70 ed ’80. La sua ascesa era inizialmente ostacolata dalla mafia italiana, di cui riuscì però a
sbarazzarsi grazie ad un accordo fatto con un
agente dell’FBI, John Connolly, con il quale era
cresciuto, assieme al fratello Billy, poi diventato
senatore, per le strade di Boston ...
J
Tratto dal libro “Black Mass - L’ultimo gangster”
di Dick Lehr e Gerard O’Neill (ed. Rizzoli).Ispirato alla vera storia di Jimmy (Whitey) Bulger.
Diretto da Scott Cooper, il quale dopo 14 film da
attore è passato dietro la macchina da presa,
con un certo successo (con il suo “Crazy Heart”
ha portato all’Oscar Jeff Bridges). Con questo
“Black Mass” si avventura in una impresa sdrucciolevole. Rivisitare un genere tra i più abusati,
il gangster movie. In cui è difficile dire qualcosa
di nuovo. E, soprattutto, in cui il confronto a distanza con capolavori e pietre miliari della storia
del cinema sono inevitabili. Eppure ci riesce.
“Black Mass” ha una sua originalità. Il suo protagonista non è epico. Non è eroico. Non è mitico. Ma si impone ugualmente con la magnetica
interpretazione di Johnny Depp. Un attore che
non smette di stupire. Per la facilità con cui
passa da un personaggio ad un altro diametralmente opposto. E, soprattutto, per la straordinaria bravura. Può fare di tutto. Pure il Papa...
Il film è inoltre impeccabile. Lineare, con ricostruzioni filologiche senza sbavature. Con interpretazioni eccellenti, che non sfigurano al
confronto di quella , strepitosa, del protagonista.
attimo!”. (Johnny Depp a Joel Edgerton ed a
David Harbour).
VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi):
7.5
Leggenda:
CAPOLAVORO: 10
DA NON PERDERE :
8
TITOLO: BLACK MASS – L’ULTIMO GANGSTER (BLACK MASS)
REGIA: Scott Cooper
SCENEGGIATURA: : Mark Mallouk, Jez Butterworth
INTERPRETI PRINCIPALI:
PERSONAGGI
INTERPRETI
DOPPIATORI
JAMES ‘WHITEY’ BULGER
Johnny Depp
FABIO BOCCANERA
JOHN CONNOLLY
Joel Edgerton
SIMONE MORI
WILLIAM ‘BILLY’ BULGER
Benedict Cumberbatch
MASSIMO DE AMBROSIS
LINDSEY CYR
Dakota Johnson
VALENTINA FAVAZZA
CHARLES McGUIRE
Kevin Bacon
FRANCESCO PRANDO
KEVIN WEEKS
Jesse Plemons
STEFANO CRESCENTINI
FRED WYSHAK
Corey Stoll
BRIAN HALLORAN
Peter Sarsgaard
JOHN MORRIS
David Harbour
STEPHEN ‘RIFLEMAN’ FLEMMI
Rory Cochrane
MARIANNE CONNOLLY
Julianne Nicholson
ROBERT FITZPATRICK
Adam Scott
JOHN McINTYRE
Brad Carter
JOHNNY MARTORANO
W. Earl Brown
PAOLO MARCHESE
DEBORAH HUSSEY
Juno Temple
ROSSA CAPUTO
MARY BULGER
Erica McDermott
ANNA BJORNSDOTTIR
Berglind Jónsdóttir
JOHN CALLAHAN
Bill Camp
TOMMY KING
Scott Anderson
ROGER WHEELER
David De Black
MISS CODY
Jamie Donnelly
MICHAEL DONAHUE
Patrick M. Walsh
SCOTT GARRIOLA
James Russo
ANDREA LAVAGNINO
STEFANO THERMES
JOSH BOND
Jeremy Strong
PRODUZIONE: JOHN LESHER, BRIAN OLIVER, SCOTT COOPER, PATRICK MCCORMICK, TYLER THOMPSON PER CROSS CREEK PICTURES, IN ASSOCIAZIONE CON
LE GRISBI PRODUCTIONS, FREE STATE PICTURES E HEAD GEAR FILMS
ORIGINE: USA
DISTRIBUZIONE: WARNER BROS. PICTURES ITALIA
Non resterà scolpito nella storia del cinema a lettere fiammeggianti, ma è da non perdere.
FRASI DAL CINEMA: “Prima di cominciare voglio dire che non sono un’infame. E voglio
che sia messo a verbale!”. (Jesse Plemons confessa all’inquirente).
“Devi sapere che la vita ti darà tante lezioni. Tu non sei stato punito perché hai dato un
pugno in faccia a quel bambino, ma perché glielo hai dato davanti a tutti. Hai capito?
Si, i pugni si danno quando non ti vede nessuno.
Esatto. Se nessuno la vede, la cosa non è mai successa!”. (Johnny Depp e suo figlio bambino).
“Possiamo fargli un’offerta per la società.
Già fatto. Non vende.
Forse la sua vedova vende!”. (Johnny Depp e Bill Camp).
“Jimmy mi ha aiutato molto da piccolo.
Come ti ha aiutato? Insegnandoti dolcetto o scherzetto?
... te ne devi fare una ragione , Marianne, hai sposato un uomo della strada e nella strada
conta la lealtà!”. (Joel Edgerton e Julianne Nicholson)
“Il silenzio è d’oro, la parole sono d’argento... le parole ti possono spedire al creatore in un
o
n
-
a
n
Campo de’ fiori
A TU PER TU
23
Rubrica di Psicologia e Psicoterapia
GENDER A SCUOLA, CHE FARE?
"Gentile Dott.ssa,
in questi ultimi giorni si
è sentito molto parlare
di gender nelle scuole.
Sono mamma di una
bambina di 8 anni, che
frequenta quest'anno la
terza elementare.. Ad
della Dott.ssa
Alessia Pagani essere sincera non ho
Psicoterapeuta capito molto cosa si voglia iniziare a fare nelle
scuole. A breve dovremmo avere una
riunione insieme agli insegnanti, intanto volevo avere un suo parere, se
fosse possibile, in merito all'argomento.
Grazie mille.
Silvana"
Salve, per rispondere a questa domanda e
fare finalmente chiarezza, è necessario partire dall’origine: che cosa significa “Gender”?
Secondo il dizionario Inglese il termine Gender viene utilizzato ogni volta che si fa riferimento all’identità di genere (maschile o
femminile a prescindere dal proprio sesso),
dove per identità di genere si intende l’insieme di regole più o meno esplicite che sottendono il rapporto tra gli individui.
L’identità è una realtà complessa e dinamica,
composta da: sesso (maschio/femmina), genere (maschile/femminile) e orientamento
sessuale (eterosessuale/omosessuale).
Mentre il sesso è determinato biologicamente, il genere è un costrutto sociale: sono
i fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a guidarci
verso comportamenti ritenuti consoni all’essere femmine o maschi (es. le femmine ricamano, i maschi giocano a calcio). Tali regole
di comportamento mutano con il passare del
tempo e sono influenzate dalla cornice socioculturale: se fino a qualche secolo fa era impensabile vedere una “femmina” in
pantaloncini giocare a calcio, studiare, laurearsi e far parte delle forze armate, ora ci appare del tutto normale, così come lo è il
congedo dal lavoro per paternità.
Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi e non ha
niente a che fare con l’orientamento sessuale
(omosessualità o eterosessualità), né con
l’attrazione affettiva e sessuale.
Detto ciò, gli studi di genere, recentemente
soprannominati “Teorie Gender” costituiscono
un campo di indagine interdisciplinare che si
interroga sul modo in cui la società, nel
tempo e a latitudini diverse, ha interpretato
e alimentato le differenze tra il maschile e il
femminile, legittimando non solo disparità tra
uomini e donne, ma anche diverse forme di
violenza e sopraffazione.
Sicuramente le tematiche da trattare nelle temute “lezioni Gender” potrebbero risultare
ostiche e delicate e per questo richiederebbero personale esperto in materia, ma di
certo le Teorie Gender non si occuperebbero
di trasformare i maschi in femmine e viceversa. Inoltre, è necessario usare il condizionale, poiché ad oggi gli Istituti Scolastici non
sono stati chiamati ad introdurre nell’orario
settimanale ore aggiuntive per nessuna
nuova presunta materia, (fatta eccezioni per
gli Istituti che hanno approvato progetti autonomi di sensibilizzazione) ed il Ministro
dell’Istruzione Giannini ha chiarito che: “il Ministero dell’Istruzione promuove nelle scuole
iniziative volte a prevenire ogni tipo di violenza e discriminazione, anche con riferimento specifico al tema della discriminazione
sessuale […], mentre non è prevista l’introduzione della cosiddetta ”teoria del gender”,
che ha un contesto culturale diverso e che
non ha nulla a che fare con le linee del governo” (Question Time alla Camera).
E’ giusto che i genitori si impegnino affinchè
i figli ricevano l’educazione di cui hanno bisogno, ma attenzione agli allarmismi ed alle
strumentalizzazioni, che trasformano la
Scuola da luogo di crescita a terreno di scontro: se si imposta la relazione educativa sulla
disponibilità al dialogo e al confronto nessun
cambiamento potrà mai nuocere a bambini e
adolescenti.
Inviate i vostri quesiti a cui verrà
risposto dalla nostra esperta. Gli
indirizzi ai quali scrivere sono i segueti:
[email protected] o
[email protected]
Campo de’ fiori
HO UN DEBOLE PER... LA
E
vi spiego perché...
E non solo per i
problemi
di
pelle...
Tutti sanno (o quasi) che
la Calendula è una pianta
ideale per calmare numerosi malanni dei nostri
di Josiane
giorni.
Marchand
Ricca in antiossidanti,
Naturopata
flavonoidi e carotenoidi (che le danno quel bellissimo colore
giallo arancio) la Calendula aiuta il nostro
organismo a lottare contro lo stress ossidativo che altera le membrane cellulari e ci
fa invecchiare più velocemente. Contiene
anche sostanze anti infiammatorie, tra cui
le mucillagini, che agiscono per semplice
contatto.
Quale rimedio migliore per calmare pelle e
mucose?
Ma questa meravigliosa pianta/fiore ha altri
poteri come quello di migliorare la circolazione della linfa favorendo l’eliminazione
delle tossine, quelle che si trovano più in
profondità. Stimola favorevolmente le secrezioni biliari eliminando così le tossine del
sangue.
Molti problemi di pelle, di fragilità immunitaria oppure ulcere del tubo digerente sono
conseguenze di sovraccarichi, di infiamma-
25
CALENDULA
zioni o di stress ossidativo e possono essere
“curati” dalla Calendula dei nostri giardini...
In quanto ad arrossamenti e pruriti, la
Calendula fa miracoli. Accelera la cicatrizzazione, blocca i sanguinamenti, riassorbe gli
edemi e rallenta la proliferazione dei microbi, funghi e batteri. Senza dover per
forza comprare una crema o una pomata
alla Calendula, si può applicare direttamente il
succo fresco della
pianta, un infuso o
un estratto idroalcolico diluito.
Sentirete immediatamente sollievo e la
pianta curerà piaghe e
riparerà i tessuti.
C’è di più! Un eminente studio riconosce alla Calendula un‘efficacia
superiore
alla
“Biafine”
(emulsione allopatica che è applicata sulla
pelle per il trattamento di ustioni di primo
grado di piccole aree, piccole ferite e lesioni non infette quali abrasioni o ulcere
(piaghe) delle gambe, nonché per la protezione e la guarigione della pelle sensibile)
che serve a prevenire sensazioni di bruciori
e dolori causati per esempio da una radioterapia in caso di cancro al seno.
In caso di eczema o psoriasi, la Calendula
calma sicuramente localmente e potrete
usarla simultaneamente come cura interna
e sarà così ancora più benefica poiché agirà
sulla causa del problema.
Usata esternamente sulla pelle, l’effetto
della Calendula è si vede rapidamente ad
occhio nudo.
Per via interna ha bisogno di più tempo:
spesso occorre una cura di 1 o 2 mesi per
sentirne l’effetto. Questo significa azione
dolce ma profonda. Pulendo il sangue e la
linfa, diventa un rimedio prioritario per ogni
problema di pelle legato a sovraccarichi
come acne o eczema, insieme ovviamente
ad applicazioni locali.
Lo stesso principio è utile per la micosi cutanea o vaginale. Presa per bocca e applicata localmente avrà una grande
efficacia. La sua azione antimicotica modera
la flora patogena a livello intestinale spesso
all’origine del problema. Usiamola in caso di
infezione virale o batterica (influenza,
varicella, orecchioni, herpes) con uso interno e esterno. Le sue proprietà antisettiche e antivirali sono supportate dal suo
effetto disintossicante e stimolante della sudorazione.
In commercio, troverete la Calendula sotto
varie forme: pomata, creme, estratto alcolico, macerato glicerico.
In giardino si semina e cresce riproducendosi facilmente. Potete raccogliere i fiori in
piena fioritura e farli seccare oppure usarli
freschi.
Per farli seccare, scegliete un punto caldo e
aerato lontano dalla luce diretta che farebbe
perdere loro il bel colore arancione.
Sotto forma di infusi, la Calendula si consuma da sola o in associazione con altre
piante a seconda del problema.
Sotto forma idroalcolica basteranno 10 / 30
gocce in poca acqua 3 volte al giorno per
20 giorni al mese.
Ultima precisazione importante, la Calendula NON ha alcuna contro-indicazione!
E abbiate sempre cura di voi!
26
Campo de’ fiori
LA CHIESA DI SAN GIORGIO DI CIVITA CASTELLANA
di Francesca
Pelinga
Cisbani
L
Le vicende edilizie e costruttive della sede dell’Istituto d’Arte in via
Gramsci, sono intimamente collegate alla storia dell’antica Chiesa di
San Giorgio.
Tutta la ricostruzione
della storia è grazie alle
ricerche del profess.Enea
...continua dal numero 128
e buone condizioni della chiesa durarono sino alla fine del secolo XIX:
nel 1898, infatti, la struttura risulta
“abbandonata e non più officiata”,
anche perchè l’area esterna della
chiesa era “un tempo cimitero del paese”.
Con l’espandersi della città, occorreva trasferire le salme piochè i miasmi dei defunti
avrebbero procurato la diffusione di malattie e nel 1893, con una grande festa con
ghirlande e concerto per la somma di L.320,
le salme furono trasferite con carri funebri
nella propietà del convento dei Cappuccini
(attuale cimitero). Nel 1915/’16, il Comune
di Civita Castellana autorizzò l’utilizzo di due
navate della chiesa, da poco riattate per
ospitare i Corsi di Materie Plastiche e Disegno della “Regia Scuola Professionale per
l’Arte Ceramica”.
Subito dopo, il Consiglio di Amministrazione
della Scuola richiese di adibire anche i locali
restanti della predetta struttura, per attività
didattiche, dopo opportuno adattamento
degli stessi.
L’immobile, infatti, era nelle condizioni di
“assoluto abbandono”, ma i lavori dovettero
essere temporaneamente abbandonati
“perché tutte le maestranze locali erano alle
armi”.
Nei due anni che seguirono, in un locale
adiacente alla struttura chiesastica, venne
costruita una “fornace di tipo Toscano”, ma
l’attività didattica a pieno regime si avrà soltanto nei mesi successivi alla fine della
Guerra.
L’area esterna della chiesa, “un tempo cimitero del paese”, venne sfruttata come “palestra di studio e di sport”.
Nel 1929 venne completata la recinzione attuale del giardino che ospiterà, nei mesi
successivi, il busto bronzeo del notaio e avvocato Ulderico Midossi, fondatore della
scuola, eseguito su progetto dello scultore
Giulio Francesconi e fuso nel laboratorio di
Francesco Sacchetti. Gli eventi bellici della
2° Guerra Mondiale, tuttavia, arrecarono
danni notevoli alla scuola e alla struttura
chiesastica: bombardamenti e cannoneggiamenti provocarono la distruzione di macchinari, oggetti e documenti, oltre a
lesionare in modo consistente le strutture
portanti dell’edificio.
Opportuni restauri, negli anni
successivi, riportarono lo stabile
alle condizioni opportune, con
interventi notevoli ed impegnativi che, in qualche modo, altererarono l’intera leggibilità della
storica costruzione.
La struttura della chiesa seguirà, in effetti, le sorti della
scuola, risultando alla fine inglobata in un complesso edificio, articolato per fini didattici e
che solo in parte ha conservato
inalterate le forme della struttura in trattazione.
L’antica chiesa di San Giorgio, oggi sede museale del liceo
artistico Midossi
Nel 1920, subito dopo l’iniziale trasformazione, l’edificio risulta a tre navate senza
transetto, totalmente separate tra loro e
collegate da un vasto corridoio adibito a disimpegno sul quale si affacciano i tre ingressi delle navate suddette adibite ad aule.
In fondo al corridoio è posto l’ingresso al
campanile.
Si accede all’interno, sia dal giardino che internamente, attraverso un corridoio dell’edificio scolastico.
Manca totalmente l’abside, che era propabilmente singola, posta sulla navata centrale e sul prospetto ovest della chiesa,
opposto a quello inglobato nel più recente
ampliamento scolastico, che doveva comprendere, invece, la facciata della chiesa.
L’ingresso allo storico manufatto, pertanto,
doveva essere posto sul lato opposto al centro storico della città, ad est, come era consueto nel Medioevo e tipico delle strutture
rurali religiose prossime all’impianto urbano.
La direzione Ovest-Est della chiesa è praticamente la stessa di altri edifici religiosi
dello stesso periodo presenti in Civita Castellana: la chiesa di San Francesco in
piazza Matteotti, la chiesa di San Gregorio
nell’omonima piazza, la chiesa di Santa
Maria del Carmine in via Ferretti e, infine,
la Cattedrale di Santa Maria Maggiore.
In tale ottica la parte absidale, oggi alterata
da un evidente interramento e dalla conseguente elevazione, presenta una apertura
rettangolare superiore, posta in prossimità
del colmo del tetto, destinata a fornire luce
alla navata centrale, simile a quanto si riscontra in altre chiese medioevali del circondario.
Lo stesso settore absidale, una delle poche
strutture leggibili della tessitura muraria originale, risulta edificato con conci regolari a
vista, cm. 30x40, posti a ricorsi orrizontali e
legati da un sottile strato di malta secondo
una prassi costruttiva tipica del XII-XIII secolo.
Internamente la chiesa risulta completa-
mente intonacata e presenta dei solai piani
di copertura in corrispondenza della navata
centrale e sinistra.
Nella navata destra, la copertura è quella
originaria, formata da volte a crociera a
sesto ribassato che, propabilmente, dovevano concretizzarsi anche nella navata sinistra, lasciando la navata centrale con il
soffitto a capriate lignee, come avviene
nella chiesa di S. Maria del Carmine, coeva
alla struttura in oggetto.
Le pavimentazioni attuali sono del tipo in
graniglia.
Esternamente, il prospetto nord risulta completamente intonacato, con tre grandi finestre e la porta d’ingresso.
I prospetti, sud ed ovest, presentano la
struttura muraria originaria con conci in tufo
regolari nella zona basamentale e irregolari
nella parte superiore.
Il tetto è del tipo a capanna.
Il campanile si presenta in buono stato di
conservazione ed è caratterizzato da un
piano terra, con un pilastro angolare a sezione circolare dell’antica chiesa e n. 3 piani
superiori, con finestre rettangolari.
Nel 1930, sul prospetto ovest, viene aggiunto un modesto fabbricato in muratura
adibito a locale caldaia e creato un cortile
in corrispondenza della zona absidale a cui
si accede dal finestrone posto nella navata
centrale.
Completata la trasformazione della chiesa,
si completano i laboratori con la copertura
a “shed”, con la luce proveniente dall’alto e
tale da configurare planimetricamente un
corpo di fabbrica ad “L”, così costituito: versante sud/ovest l’ex chiesa adibita a tre
aule, magazzino e corridoio di disimpegno
- versante nord/sud aula di collegamento
utilizzata come guardania e sala forno - versante est/ovest zona laboratori ceramici e
un fabbricato terminale posto totalmente a
nord adibito al ricovero dei materiali ceramici….
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
27
Sanità e cultura
del Prof.
Sergio
Funicello
L
e dell’Avv.
Margherita
Corriere
a politica sanitaria non può e non
deve prescindere dalle capacità culturali specifiche delle figure professionali che la compongono.
Una Unita Operativa incapace di valorizzare le sue figure professionali è probabilmente indicatore di un errore culturale di
chi ne è alla guida (il vecchio proverbio che
“il pesce puzza dalla testa”) e se a questo
aggiungiamo la incapacità di trasmettere
concetti base ai collaboratori , non subalterni come a qualcuno in fase di delirio di
onnipotenza ho sentito definirli, ci rendiamo conto che non solo la vetta regala
immobilismo culturale ai suddetti, ma dà
luogo a valanghe che finiscono col travolgere, a valle, anche l’utenza mal supportata.
Immaginate un primario chirurgo - spero
che non ne esista nessuno al mondo - che
non sappia far capire ai suoi aiuti o al personale non medico, ma esercente professione sanitaria che il BISTURI è tale e non
deve mai essere chiamato coltello, o il medico che non sappia far comprendere la differenza di significato tra ecocardiogramma
ed elettrocardiogramma.
Immaginate ora una struttura di medicina
legale, uso questo come esempio essendo
quella in cui lavoro, il cui direttore non
abbia mai saputo far comprendere a tutti i
collaboratori (o ignori egli stesso) le differenze per distinguere un omicidio da un suicidio o, peggio, la sua ignoranza sia così
radicata da annullare gli sforzi, in tal senso,
fatti da un responsabile della stessa struttura che, per condizioni di istituto, solo occasionalmente possa tentare di insegnarle.
E ora immaginate direttori che non si occupino minimamente della crescita culturale
dei collaboratori medici o no, e che loro
stessi partano dall’idea che ci si debba limitare al compito di istituto sic et simpliciter
ovvero dove arriva la loro cultura mai incrementata e curandosi solo che venga
fatto il compitino mostrandosi incapaci di
far spaziare o di spaziare loro stessi.
In una società di aurea mediocritas ove
anche la sanità sia gestita in tal modo, è
impossibile non solo una crescita culturalescientifica, ma anche attuare una sana prevenzione e un autentico diritto alla salute
del cittadino.
Qui rischiamo che per motivi clientelari o similia si finisca col non avere mai la persona
giusta al posto giusto, ma, magari, un medico legale a dirigere una unità operativa di
oculistica (questo sarebbe veramente un
danno enorme alla luce del mondo!!) … si-
tuazioni simili anche se arrecanti SOLO APPARENTEMENTE MINOR DANNO
dell’esempio esistono anche se, in Italia, credo
e spero, siano, in numero esiguo.
Una volta, soprattutto a proposito delle
scarpe, parlo della prima metà del XX secolo
si diceva che “chi poco spende molto
spende “ riferito alla minima durata delle
calzature da pochi soldi, ecco la sanità deve
cambiare il termine spesa con quella di investimenti fatti con l’idea di far fruttare in
breve o medio termine i soldi impegnati.
Ovviamente evitando di pagare 1.000 euro
un mazzo di fiori per il compleanno della
moglie o dell’amante del politico tal de’ tali”
con i soldi pubblici o piazzando il/la proprio/a amante in posti chiave.
Vi ricordate come i ministri si spostavano
(adesso molto meno) in maniera atipica da
ministeri tipo della (allora) Industria e Commercio e quello della Sanità o dall’allora Ministero Pubblica Istruzione alla Difesa ecc..?
Vi ricordate di ministri privi di cultura anche
minima per quel ruolo che raggiungevano
vette altissime ad esempio in ministeri fondamentali come le Finanze?
Bene che non accada mai nella sanità sia a
livello medico, compresa le strutture come
la medicina legale o del lavoro e delle branche chirurgiche.
Inutile dire che l’utenza non è più ignorante
e credulona come 40/70 anni orsono, ma
ha, per fortuna, raffinato il palato e ciò la
porta ad una capacità di critica ed alla fiducia che a, volte, deborda alla non fiducia
verso la sanità criticabile anche quando
questo non corrisponde a verità (vedi le decine di denunce inutili scaturite spesso dal
semplice sospetto anche quando lo stesso
sia infondato).
Se io, essendo ipoteticamente direttore di
una struttura dell’azienda sanitaria di una
intera provincia, ad esempio di medicina legale, essendo quella la mia specializzazione,
andando in quiescenza indicassi a succe-
dermi nell’incarico il dottor Pinco Pallino,
specialista dermatologo, pur avendo medici
legali nella stessa struttura cosa ne pensereste?
Rispondete, se vi va, su facebook a nome
di Sergio Funicello (dopo averne chiesto
l’amicizia) o inviatemi una mail all’indirizzo
di posta elettronica su
[email protected].
Il diritto alla salute è un diritto fondamentale, sancito dalla nostra Costituzione che,
all’art. 32 così recita “La Repubblica tutela
la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti..”
In quanto diritto sociale del cittadino a pretendere una serie di interventi a difesa del
suo bene-salute, sussiste l’obbligo dello
Stato a predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea ed efficiente, le prestazioni positive finalizzate a realizzarne il
godimento effettivo , concreto e globale.
Le riforme sanitarie devono avere come
principi ispiratori l’universalità dei destinatari, l’uguaglianza di trattamento, il rispetto
della libertà e della dignità della persona, la
volontarietà dei trattamenti sanitari.
Ormai venuto meno da tempo il rapporto
paternalistico medico-paziente del passato,
attualmente il vero protagonista è il paziente stesso. L’adesione consapevole ad
un progetto condiviso col medico concretizza l’empowerment del paziente.
Ad esclusione di quelli obbligatori per legge,
tutti gli interventi sanitari necessitano di
una scelta libera e consapevole del paziente: il consenso.
E’ attraverso il consenso/dissenso al trattamento medico che si esercita il diritto all’autodeterminazione del cittadino utente/
paziente.
Il consenso deve essere: personale, libero,
consapevole, specifico, attuale e revocabile.
Per saperne di più potete scrivere alla mail
[email protected]
Campo de’ fiori
28
L’angolo del grafologo
Analisi della scrittura di GESSICA, 28 anni, laurea in Scienze Politiche.
N
el soggetto in
esame si evidenzia
un’intelligenza vivace, intuitiva ed
immediata, che tende a cogliere e prontamente la
parte essenziale dei fatti e
dei concetti.
del Prof.
Gessica
esterna vitalità con
Piero Mecocci
la necessità di manifestarla
Grafologo
e fornisce prova di determinazione operativa, tendendo alla semplificazione concettuale. L’intuizione e la potenza
associativa favoriscono, in lei, tutti i meccanismi di elaborazione e pianificazione in modo
da decidere in tempi brevi ed utili. L’efficiente
organizzazione mentale, e pratica, le consente
di risparmiare tempo ed energie. Essenzialità
nel programmare e nel realizzare che le dà
prova di continuità di pensiero e d’azione. Immediatezza valutativa, pensiero logico che
prevale su quello critico.
Apertura mentale, portata a considerare le
varie problematiche nel contesto più ampio.
Disponibilità nel proseguimento ad approfondire ed a comprendere le questioni affrontate
con capacità di considerare i fatti, le cose e le
questioni in modo ricco e non settoriale, con
buone capacità di sostenere problematiche di
una certa complessità.
La comunicativa è chiara e Gessica si dimostra
intransigente nel chiedere altrettanta chiarezza dall’interlocutore.
Gessica è dotata di grande volontà lavorativa,
si applica con molta diligenza e continuità, desidera raggiungere mete importanti ed è portata a ben figurare. Si applica quindi con
grande abnegazione e sacrificio. Difficilmente
appare stanca nel lavoro e, se non si risparmia, lo fa perché tende ad impegnare anche
la sua mente evitando di far emergere le proprie emozioni, che in questo momento, sono
forti ed evidenziano qualche turbamento, probabilmente per qualche esperienza negativa
non ancora del tutto assorbita.
Profondità del sentimento affettivo e la tendenza ad essere molto disponibile, e naturalmente, all’incontro ed alla socializzazione.
Bontà d’animo e generosità, l’adattamento inizialmente è spontaneo ma con qualche riserva che si rivela subito dopo e la porta a
discriminare amicizie e luoghi. Ha la tendenza
a selezionare, controllare e valutare ciò che
nel comunicare con l’ambiente è bene rivelare.
Gessica conosce molte persone, ha con loro
un rapporto sereno ma il suo carattere la
porta a selezionare le conoscenze e solo raramente si confida o esterna le proprie emozioni e preoccupazioni.
Portata all’espansività, alla liberalità ed alla
generosità. Gessica ha un alto livello di sensibilità, delicatezza e recettività ed evidenzia
disagio di fronte ad ogni rozzezza e istintività.
La sua emotività le consente di percepire nei
modi, nella voce e nelle gestualità anche le
più tenui sfumature e, di conseguenza, ne ri-
sente interiormente. Nei contrasti rivela turbamento ed inquietudine ma più nelle modificazioni interiori che nelle esteriorizzazioni,
infatti esibisce compostezza nelle reazioni.
In lei prevalgono gli interessi affettivi e spirituali. Si esprime in modo calmo e delicato cercando di non urtare e creare disagio, desidera
serenità e tranquillità. La percezione degli stimoli ambientali e sociali è molto elevata, ed è
dovuta ad una congenita particolare sensibilità dei sistemi emozionali che le consentono
di recepire anche le minime sollecitazioni.
Emma, pur nella sua delicatezza, esprime
tutte le capacità di cui è dotata, si pone solo
qualche riserva sulla tenuta.
Probabilmente attraversa un momento di vita
particolare dove tende, cosa per lei poco naturale, ad un certo isolamento mentale e comunque a non esporsi.
In Gessica le risposte all’adattamento che riguardano l’istinto di conservazione (di tipo
socio ambientale), sono adeguatamente filtrate dalle valutazioni cognitive in modo che
il suo adattamento si configuri in una legittima
e asserzione e difesa dell’Io. Probabilmente
esperienze passate e forse anche recenti,
hanno contribuito a cablare i sistemi neurali
con finalità difensive e prudenziali attivando,
se pur lievemente, le cellule deputate ai sistemi d’allarme che “ricordano” anche la presenza degli stimoli che le hanno sollecitate e
ne ripetono inconsapevolmente le reazioni di
difesa.
Ha una chiara visione del passato, cosciente
del suo legame con la famiglia d’origine dalla
quale non è dipendente perché molto consapevole del vissuto in tutti i suoi aspetti sia positivi sia sfavorevoli.
Grande bisogno di chiarezza nell’accogliere le
idee e le proposte, Gessica ha una visione
chiara dei compiti, ordine mentale ed espositivo, distinzione del mio e del tuo con relativa
considerazione e rispetto. Tendenza alla regolarità ed al metodo, nelle reazioni si comporta
con semplicità e linearità dei sentimenti. Non
ha da nascondere nulla e, con chi stima o con
chi si fida, è esplicita.
I comportamenti affettivi sono piuttosto forti
ed intensi perché ha una chiara percezione
dei propri valori, motivazioni e significati. Sa
leggere, in altre parole, sentimenti ed emozioni.
E’ proprio nella parte affettiva che Gessica evidenzia preoccupazione e qualche cenno di
scontentezza. E’ probabile che qualche esperienza negativa abbia modificato la sua prospettica visione affettiva e che sia legata a
questi ricordi che la limitano molto. Certamente questa fase sarà superata in tempi accettabili ed esperienze non positive, anche se
non saranno dimenticate, le serviranno per
una visione più serena e chiara.
Portata per il sociale, non sempre è soddisfatta dei risultati anche perché si dimostra
esigente e vorrebbe sempre superare le difficoltà che ne impediscono la piena realizzazione
La sua emotività è discretamente equilibrata,
dimostra sentimento, calore, vivacità e ricchezza d’interessi. Prontezza nelle risposte
ambientali, entusiasmo e fervore immaginativo, accentuazione del gusto estetico.
Estranea a tutto ciò che riguarda prettamente
il prosaico e verso tutto ciò che favorisce l’interesse materiale.
L’attività sportiva che Gessica probabilmente
pratica, e che dovrebbe essere abbastanza
variegata, le è molto d’aiuto sia nel fisico sia
nell’intelletto.
Gessica, nell’età della prima adolescenza ha
avuto qualche difficoltà nell’accogliere le situazioni con spirito adattivo e può essere apparsa, agli occhi degli adulti, un po’ scontrosa
o capricciosa. Certamente qualche esperienza
non proprio positiva l’ha portata ad un atteggiamento difensivo e prudenziale. Tutto ciò è
stato notevolmente ridimensionato nell’età
adulta.
Incerta la propensione verso il futuro e verso
il nuovo, dove si evidenziano chiari segni di
particolare cautela.
La ragazza a volte evidenzia un certo timore
verso la vita e ai suoi problemi ed una certa
nostalgia per i valori passati. Gessica si sente
tutt’uno con l’IO sociale e fatica a tenere separati intelletto ed emozioni e pone tutto
sotto il rigore della logica.
E’ certamente una “bella” persona, intelligente, ricca di sentimenti e raggiungerà indubbiamente le mete desiderate, supererà le
attuali incertezze quando successi lavorativi e
sentimentali la porteranno ad una piena e
concreta soddisfazione che Gessica certamente merita.
Se desiderate conoscere la vostra
personalità attraverso l’esame
della vostra grafia, contattateci ai
seguenti indirizzi e-mail:
[email protected] [email protected]
La vostra perizia grafica verrà pubblicata
gratuitamente e mantenendo l’anonimato,
sulle pagine della nostra rivista.
Campo de’ fiori
29
Come eravamo
Come eravamo, come siamo…….come sono
C
oniugare
il
verbo essere è
una delle cose
più
semplici,
non occorre essere laureati, aver studiato chissà che o chissà
cosa, bastano i primi apdi Alessandro
prendimenti della lingua
Soli
italiana e il gioco è fatto.
Il titolo che ho voluto dare al mio pezzo
mensile parte appunto dall’argomento che
tratto ormai da più di dieci anni, con analisi
e approfondimenti, sui ricordi di una generazione, la mia. Quella generazione “di
mezzo”, post bellica e pre industriale, lontana parente della tanto decantata “globalizzazione odierna”. Volevamo cambiare il
mondo, noi ragazzi degli anni sessanta, ce
l’abbiamo messa tutta, ci siamo riusciti ?
Via i pantaloni lunghi con l’orlo tre centimetri, e spazio a quelli cosidetti “ a zampa
d’elefante “ svasati in fondo, che ricorda-
vano tanto l’America e soprattutto Celentano. Via alle gonne sotto al ginocchio, (ma
sotto di tanti centimetri) e spazio alle minigonne che ricordavano tanto l’Inghilterra e
soprattutto i Beatles. Basta con i veglioni e
le feste con la presenza assidua e stressante dei genitori, meglio le festicciole in
casa : poco chiasso, musica diversa, più intimità, malgrado la presenza dei genitori
(però in stanze diverse). Ventate rivoluzionarie, verso i grandi cambiamenti di quella
società che il nascente benessere ci faceva
apparire arcaica e stantìa. Ecco allora le
barricate universitarie, i movimenti studenteschi, le lotte politiche, i grandi scioperi
nelle fabbriche. Che strano, ripensandoci
oggi, a mente fredda, (e passo al secondo
verbo del titolo “come siamo”) quei buoni
propositi che ci avevano spinto ad essere la
nuova classe dirigente verso un futuro migliore per le nuove generazioni, ha formato,
negli anni, crepe così enormi, che neanche
“lo stucco e la spatola “del muratore più
esperto riuscirebbe a “rasare”. Se penso
per esempio, al diritto allo studio per tutti,
cosa giustissima, ma se accompagnato da
quel sei politico, dovuto e preteso a tutti i
costi, allora mi accorgo che ci fu un piccolo
fallimento ideologico. Tant’è che dopo anni
e lauree “regalate” si tornò a dare spazio al
sapere e alla meritocrazia dello studente. Il
“come siamo” relativo al mondo del lavoro
mi lascia non perplesso, ma allibito, perché
quella stessa generazione che ci portò al
“Boom economico” , ci sta portando sotto
la bandiera della “globalizzazione” verso la
perdita di posti di lavoro che per la gioventù
odierna pesano come una spada di Damocle. Sul “come sono” rivolto a tutti i giovani
di oggi, preferirei stendere un velo pietoso,
perché la rabbia che provo vedendoli in situazioni che, sia il benessere, che le istituzioni, stanno affossando verso un futuro
tutt’altro che roseo, difficilmente si tramuterà in speranza. Ma la speranza, da sempre, è l’ultima a morire, e allora lasciatemi
la certezza che quanto sopra non siano solo
parole … buttate al vento !
30
Campo de’ fiori
Parliamo di Funghi
con Giampietro CACCHIOLI, micologo
La
Trombetta dei morti ovvero Craterellus cornucopioides
superiore è spesso
involuto (ripiegato) e
rotondeggiante - lobato.
Q
uando si dice Trombette dei
morti si comprende subito, in
tutta Italia,
di quali funghi
stiamo parlando; l’appellativo
comune deriva proprio dalla
loro forma a tromba e dalle colorazioni grigio-nere che richiamano il colore del lutto o, secondo un’altra tesi, per la
loro crescita che inizia intorno al 2 novembre ricorrenza dei defunti. Invece la denominazione scientifica Craterellus deriva
dal latino crater , coppa, quindi piccola
coppa e cornucopioides , simile a una
cornucopia. La cornucopia o corno dell’abbondanza, simbolo della fertilità, è raffigurato da un corno, che in origine era quello
della
capra
Amaltea, che allattò
Giove sul monte Ida a Creta. Diventato il re
degli dei, Giove, per ringraziarla, diede un
potere alle sue corna: il possessore poteva
ottenere tutto ciò che desiderava per cui, da
quel giorno, le cornucopie vengono raffigurate colme di frutti e circondate d’erbe e
fiori. Vediamo le caratteristiche morfologiche della Trombetta dei morti.
Craterellus cornucopioides
- Fungo (corpo
fruttifero)
a
forma di trombetta, di imbuto, cavo fin
quasi alla base
del gambo, con
il cappello e il
gambo che non sono chiaramente differenziati. La colorazione interna
è grigio – bruna,
seppia-nerastro,
ornata qua e là
da
piccole
squame
più
scure. Il bordo
- Imenio: la zona
fertile dove maturano le spore ricopre la
parte esterna
del fungo fin
quasi alla base
con colorazioni
analoghe
a
quelle dell’interno ma che
diventano
di
colore grigio - cenere, grigio-bluastro
quando le spore maturano. E’ costituito da
tenui rughe, pliche, che simulano lamelle,
ma appena abbozzate e non asportabili
dalla carne.
- Spore: bianche in massa e che a maturazione colorano di grigio l’esterno del
fungo
- Carne: scarna,sottile, elastica, grigiastra,
di sapore dolciastro.
- Odore: buono, di frutta (prugne ?), deciso e sempre pronunciato.
- Commestibilità: E’ un fungo molto profumato e gustosissimo; per queste sue
qualità è considerato pregiato e ottimo
commestibile nonostante l’aspetto poco invitante.
- Habitat: Nasce singolarmente o in più esemplari aggregati e subcespitosi (a cespuglio) nel periodo centrale dell’autunno
quando il bosco è stato ben inzuppato dalle
piogge e prolunga la sua crescita fino alle
prime gelate. Predilige i punti più umidi del
bosco (querce, castagno, nocciolo, carpini,
erica, viburno, ecc), quindi dobbiamo cercarlo prima lungo i costoni meno assolati
e più umidi mentre nel tardo autunno anche
sui pianori più caldi.
Nello stesso habitat cresce contemporaneamente il più raro:
Craterellus (Cantharellus) cinereus ;
altro fungo buon commestibile. Se non lo
sappiamo ben distinguere indifferentemente lo raccogliamo e mangiamo come
Trombetta . Potrebbe sembrare un sosia
delle Trombette ma in realtà sono simili solo
le sue colorazioni. Craterellus cinereus
,infatti, non ha la stessa struttura a corno
vuoto delle Trombette, è costituito invece
da un lungo pseudogambo, un po’ schiacciato, ben distinto
dal cappello, su cui
si apre e si distende il cappello
molto ombelicato
o depresso; depressione che si
ferma alla congiunzione con il gambo.
L’imenio, la zona fertile posta sotto il cappello, è riccamente
rivestita di pliche
(come rughe) che
sono ben evidenti,
intervenate, ramificate , decorrenti
e ricordano molto
le false lamelle dei galletti.
Osservate i due funghi a confronto.
Craterellus
cornucopioides
Craterellus
cinereus
Campo de’ fiori
31
Langolo del Collezionista
I bastoni da passeggio
“..Ha un cilindro per
cappello, due diamanti per gemelli, un
bastone di cristallo”
(Vecchio Frack, Domenico
Modugno)
di
Letizia Chilelli
M
i è sempre piaciuta
molto la descrizione del gentiluomo che si narra in questa canzone,
immagino sempre, ogni volta che l’ascolto,
il viso di questo stanco frack che procede
con andatura lenta, con aspetto “malinconico ed assente”, senza una vera meta..
Ed è proprio dall’ascolto di questo “motivo”
che è nata l’idea di reperire informazioni
sulla collezioni di bastoni, anche se, per dire
la verità, mentre scrivevo questo pezzo, il
mio compagno mi ha confidato di aver avuto
da sempre la curiosità di conoscere la storia
di questo oggetto, nato come arma e diventato poi un vero e proprio “pezzo artistico”,
magari per cominciarne proprio una collezione.
L’uso del bastone si perde nella notte dei
tempi, gli Egiziani e i Greci lo usavano come
simbolo di comando, mentre per i Cinesi era
un chiaro segno di partecipazione ad un
lutto.
Nel ‘400 il bastone era usato, invece, solo
come appoggio, nel ‘500 si ebbe la “nascita”
del “bastone animato”, ovvero il bastone che
nascondeva, nel proprio fusto delle armi, nel
‘600 grazie al Cardinale Richelieu il bastone
diventa “da passeggio”, simbolo di “nobiltà”.
In questi periodi l’impugnatura del bastone
era “a pomo”, mentre i puntali, ovvero le
parti finali del bastone erano più alti rispetto
a quelli dell’800 e di forma conica o piramidale.
Nel ‘700 si assiste alla comparsa del bastone
in canna di bambù, ma anche di quello fatto
di materiali preziosi come avorio, osso, pietre dure, vetro e cristallo; era possibile,
però, vedere bastoni con impugnature in argento, in corallo, ma anche in ambra o avorio, le decorazioni raffiguravano animali che
lottavano, ma anche figure eleganti, scene
di caccia o mitologiche. Non mancavano,
poi, bastoni con impugnature miniate o con
pietre preziose incastonate, alcune avevano
anche delle piccole tabacchiere, dei piccoli
orologi fino ad arrivare ai ritratti delle
amanti! In quest’epoca il bastone denominato “à la Voltaire” veniva usato dalle
donne, ornato con nastri e di misura più
lunga di quello usato dagli uomini; mentre i
signori “più maturi” usavano i bastoni meno
alti e pieghevoli. Non vanno poi dimenticati
i lunghi bastoni dei valletti di corte con i
quali, battendoli a terra, venivano annunciati
gli ospiti nei palazzi reali.
Nella metà del ‘700 l’impugnatura diventa “a
gruccia”: orizzontale e perpendicolare al
fusto.
Nell’800 il bastone entra definitivamente
nella vita di tutti i giorni, il puntale si abbassa e il manico diventa ricurvo, ed è proprio da questi esemplari che conviene
partire per una vera e propria collezione.
Descrizioni storiche, a parte le impugnature
dei bastoni, possono essere così riassunte:
a pomo, a sfera, a cilindro dritto o svasato,
piatte, poligonali, a cono tronco, a gruccia,
a scultura e a manico ricurvo.
Il valore di un bastone da collezione dipende
molto dalla sua specificità: storico, con materiali preziosi, appartenuto a qualche personaggio storico.. sono tutte componenti
che ne aumentano, appunto il valore, soprattutto se l’impugnatura ed il materiale del
fusto sono dello stesso materiale, così come
il puntale e l’impugnatura, quando il fusto è
diverso.
I bastoni più ricercati dai collezionisti sono
quelli “popolari”: con serpenti intagliati nel
legno del fusto che si attorcigliano all’impugnatura, quelli “da viaggio”: che si smontano in più pezzi per poi essere avvitati di
nuovo; quelli “politici” con le effigi del Re
ed i bastoni “spruzza profumo”, con la caratteristica impugnatura a forma di tigre, a
cui si tirava la coda per far uscire il profumo,
che nel ‘700 venivano anche usati per nascondere il veleno.
Allestire una collezione di bastoni, per finire,
non è una cosa proprio semplice, necessita,
infatti, di molto spazio e la cosa più importante da evidenziare è senza meno l’impugnatura. Appropriate sono le rastrelliere, ma
il massimo, se si può, è appenderli ad una
parete, non troppo in alto dando loro una
forma a “raggiera”, illuminandoli, inoltre dal
basso con un faretto. Altro consiglio potrebbe essere quello dell’uso di un portaombrelli in ferro battuto o in ceramica con
decorazioni monocolore. Ultimo accorgimento è quello di prestate moltissima attenzione a questi fragili oggetti, e se per
qualsiasi motivo avessero bisogno di un restauro, affidatevi sempre a mani competenti
per evitare di creare danni peggiori che possono compromettere per sempre il valore
della vostra collezione.
(Bibliografia: Professione Donna Fratelli Fabbri Editori, Milano,1975; Enciclopedia Universale Fabbri Editori, Milano).
Come sempre, prima di salutarci, vi rinnovo
l’invito nel salottino del mio blog:
con
http://bonbontonmania.blogspot.it/
tante idee, consigli e ricette per essere sempre al passo con i tempi, perché ricordiamo
che l’educazione, il buon gusto e la buona
cucina, non passano mai di moda!!!
Campo de’ fiori
32
LA RUBRICA DEGLI EROI
Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana
I
Angelo Dazzi e Giuseppe Basili
n questa parte tratterò altri due eroi
civitonici caduti: Il
Bersagliere ciclista
Angelo Dazzi (
Medaglia di Bronzo al
Valor Militare) ed il Serdi Arnaldo Ricci gente Giuseppe Basili.
[email protected] Il Franci, nel suo noto libretto, descrive in forma
poetica le gesta dei due eroi.
Di seguito riporto in forma integrale le due
composizioni descritte a pagina 18 e 19.
Dazzi Angelo, nacque a Civita Castellana il
12 gennaio 1892; il suo papà si chiamava
Luigi. Egli fu richiamato alle armi nel 1915
(un anno dopo aver espletato il sevizio di
militare di leva) ed assegnato al 12° reggimento Bersaglieri nella compagnia ciclisti;
Il reggimento era comandato dal T. Col.
Marzucco Nicola che rimase ferito nella battaglia di Monte Sleme, dove anche il Dazzi
fu ferito mortalmente il giorno 14 agosto
1915, e morì dopo due giorni, il 16 agosto,
all’età ahimè di 23 anni (nello stesso reggimento Bersaglieri prestò servizio per pochi
giorni anche il caporale Benito Mussolini!)!
A questo valoroso civitonico fu conferita la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la
seguente motivazione “…… accompagnava il comandante del reggimento
in zona intensamente battuta, dimostrando calma e coraggio. Nel recapitare un ordine veniva poi colpito a
morte. Monte Sleme 14 agosto
1915...”.
Bersaglieri ciclisti nella 1° Guetta Mondiale
Monte Sleme come appare ai giorni nostri
Prima pagina del qutidiano “ Il Resto del
Carlino “ del 16 agosto 1915
A pagina 19 del libretto del Franci si legge
la composizione poetica dedicata ad un
altro eroe di Civita Castellana, Il sergente
Giuseppe Basili.
Questo sottufficiale, nacque a Civita Castellana il 17 novembre 1885; il suo papà si
chiamava Francesco; non aveva ancora
compiuto il 31° anno di età quando morì,
per ferite riportate in combattimento, il
giorno 5 agosto 1916 nell’ospedaletto da
campo someggiato N° 16. ( Gli ospedali da
campo someggiati erano quelli nelle immediate vicinanze della 1° linea; essi si potevano spostare rapidamente a seconda
dell’avanzamento o arretramento delle
linee. Il materiale e tutti i suppellettili erano
trasportati all’esigenza sopra i muli dove si
caricava tutta l’attrezzatura ospedaliera)
Il segente Basili, era inquadrato nel 130°
reggimento fanteria che insieme al 129° facevano parte della famosa brigata Perugia,
comandata dal Col. Giorgio Ferrari mentre
il reggimento era, al momento della morte
del Basili, comandato dal Col. Brig. Euclide
Turba al quale, poi, nel 1917 fu conferita la
Medaglia D’Oro al valor Militare.
A Palermo, all’interno della città, è ubicata
una grande caserma dell’Esercito intitolata
al Colonnello Turba, dove poi negli anni ’90
risiedeva (non so adesso) un importante
reggimento Trasmissioni.
Il giorno dopo la morte del Basili fu lanciata
l’offensiva Italiana conosciuta come la 6°
battaglia dell’Isonzo.
…..continua nel prossimo numero……
Foto di Giorgio Biagiola
34
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
MAGICAL GIRL OF THE END
di Kentaro Sato
edito da Panini Comics – 3 volumi, in corso
L
a routine quotidiana per il giovane liceale Kii Kogami è noiosa da morire... Ma l’improvvisa novità che irrompe nel cortile della scuola sta per rivelarsi di gran lunga più letale:
una misteriosa bambina dal look goth-loli ha appena dato
il via al massacro degli studenti! (Trama tratta dal sito
dell’editore).
Angosciante e terrificante. Credete che le ragazze dall’aspetto gradi
zioso siano sempre gradevoli e simpatiche? Sbagliato. Sono le pegDaniele Vessella giori e questo fumetto ne dà la prova. Un fumetto dove non vedrete
i soliti mostri triti e ritriti, qui i mostri sono rappresentati da ragazzine-zombie. Un’idea geniale, perché coadiuvata da un connubio di ogni genere: sono
presenti elementi di survival horror, ma anche quelli della classica scuola horror giapponese che negli anni ha terrorizzato milioni di lettori e telespettatori. L’autore, inoltre,
si è impegnato a trasformare i suoi particolari zombie in un’icona di stile, strizzando
l’occhio al variopinto mondo dei cosplayer, guardando con attenzione e un pizzico di
malizia alla cultura giapponese che è nell’immaginario di tutti noi. Un manga da paura,
in tutti i sensi!
Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/
V
isto il successo, ormai consolidato negli scorsi anni,
dell’evento, l’azienda, tra le
più importanti e prestigiose
della Tuscia, ripropone
anche quest’anno uno degli appuntamenti più attesi ed importanti dell’anno. La festa dell’albero, giunta alla
sua undicesima edizione, è l’evento
che spalanca ufficialmente le porte al
Natale, catapultando grandi e piccini
nel fantastico mondo natalizio. E’ qui
che possiamo scoprire tutte le ul-
time tendenze più trandy, smart
e fashion delle decorazioni per il
nostro immancabile albero di Natale,
ma anche per tutta la casa, così da
poterla rendere unica e pronta ad accogliere parenti ed amici. Il garden
center si trasformerà in un vero e proprio Villaggio di Natale per tutto il
periodo natalizio, all’interno del quale
perdersi tra luci, colori e suoni e dove
sarà possibile trovare anche esclusive
ed originali idee regalo per stupire le
persone che amiamo. Il sapore della
tradizione si fonde perfettamente con
quello della novità.
Musica dal vivo ed un bel buffet
accoglieranno tutti coloro che vorranno iniziare ad assaporare in anteprima la magica atmosfera natalizia,
in una giornata unica ed indimenticabile. Prosegue anche quest’anno l’iniziativa “rottama il tuo vecchio
albero”, con uno sconto del 15%
sull’acquisto di un nuovo albero di Natale a fronte del vecchio, da lasciare
gratuitamente al garden.
Campo de’ fiori
35
Impianto geotermico a Torre Alfina: il parere di Susanna Tamaro
IL “CUORE” LE DICE DI NON REALIZZARLO
U
n
impianto
geotermico
che tanti problemi già suscitò a Latera e
che poi alla fine venne
chiuso sta tornando prepotentemente alla ribalta
di Secondiano
nella Tuscia poiché a Torre
Zeroli
Alfina ( comune di Acquapendente) è in atto la costruzione d’un impianto pilota geotermico denominato Castel
Giorgio da parte di una società italiana con
finanziamenti stranieri. A Latera, agli inizi
del secolo, la centrale dopo parecchie manifestazioni di protesta da parte della popolazione fu chiusa perché i gas
incondensabili che ne uscivano ( responsabili della puzza di uova marce) rappresentavano un grave pericolo per la salute delle
persone e degli animali. Fu un Comitato ad
hoc presieduto dall’ing. Giuseppe Ciuchini
che ebbe la meglio sull’ENEL che era gestore della centrale. Adesso molte associazioni ambientaliste si stanno muovendo
nella stessa direzione ma la partita sembra
essere ancora aperta a qualsiasi soluzione.
Sull’argomento va intanto segnalato l’appassionato intervento della scrittrice Susanna Tamaro che sulle colonne del Corriere
della Sera scrive:”
L’Idea, in se stessa,
è ottima, perché si tratta di estrarre calore
dalla fonte geotermica, senza dover consumare la risorsa e riversarla in atmosfera, interponendo un processo intermedio di
scambio termico tra l’acqua calda e il fluido
vettore in grado di produrre elettricità” “
Ma- nota allarmata la scrittrice triestinanessun studio può garantire con certezza
che il pozzo di re-iniezione dei liquidi, non
sia, in profondità, collegato con altre falde.
Il rischio, quindi è sempre in agguato perché se questo contatto in profondità avvenisse, si inquinerebbero di
sostanze
cancerogene tutte le falde acquifere della
zona e soprattutto lo splendido lago di Bolsena “. Susanna Tamaro esorta quindi i politici e gli amministratori locali a porsi la
seguente domanda : “ Vale la pena correre
un rischio del genere? “ La conclusione
segue un po’ le tracce del suo romanzo più
noto “ Va dove ti porta il cuore” quando afferma che :” una politica capace di visione
dovrebbe avere altri piani per questa zona.
Partendo da un serio e funzionante impianto depurativo per le acque del lago,
passando a progettare una bella pista ciclabile che permetta di costeggiare in sicurezza
tutto il perimetro dello stesso lago”. E’ il
cuore della scrittrice che parla. E se i cuori
dei politici lo ascoltassero?
GEOTERMIA: L’energia geotermica è generata per mezzo di fonti geologiche di ca-
lore ed è una forma di energia alternativa e
rinnovabile. Si basa sui principi della geotermia, cioè dello sfruttamento del calore
naturale della terra (gradiente geotermico).
Per lo sfruttamento del calore geotermico
sono state create delle centrali: il flusso di
vapore che arriva dal sottosuolo, liberamente o canalizzato tramite perforazione
geologica in profondità, produce una forza
che fa muovere una turbina; l’energia della
turbina viene trasformata in elettricità con
un alternatore.
Fonte: Corriere della Sera
Campo de’ fiori
36
Trattiamo vino on line …
I
l vino è una bevanda molto gradevole che per la
maggior parte degli
italiani accompagna
la base di un buon pasto.
Oggi in rete sono presenti
tante risorse dedicata prodi Patrizia
prio a questo prodotto che
Caprioli
per l’Italia rappresenta ancora un marchio di eccellenza nel mondo.
Vediamo insieme dove ci porta un buon bicchiere di vino online.
Poteva mai mancare un
Social Network dedicato
ai gusti raffinati degli intenditori di vini? Ecco
Vinix (www.vinix.com)
dove è possibile non
solo creare community
del Brunello o del Montepulciano d’Abruzzo,
ma anche promuovere
la propria Azienda e la
propria produzione vinicola.
Incominciamo con un’App denominata
My Sommelier ( my-sommelier.it ), essa
ci permette di abbinare il giusto vino ad una
precisa pietanza, facendo così bella figura
con i nostri commensali.
E se volessi visitare una
cantina di vini vera e
propria? VisitCantina
(www.visitcantina.it) è il luogo ideale per
scoprire, prenotare e condividere visite e
degustazioni nelle cantine italiane.
Tannico.it (www.tannico.it ) è un’enoteca
online affidabile dove comprare i vini migliori d’Italia.
My TailoredWine (http://www.mytailoredwine.com) è un progetto che offre
l’opportunità di crearsi un vino su misura,
cominciando dalla lavorazione delle vigne
scelte su particolari terreni, fino ad arrivare
alla conservazione ottimale in cantina e all’imbottigliamento ed etichettatura. Insomma si diventa un autentico winemaker!
Buona degustazione a tutti!!!
“Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura”
Il nuovo libro di Maddalena Menza
E’
disponibile finalmente nelle
edicole e nelle librerie la
nuova edizione del libro firmato dalla Dottoressa Maddalena Menza ed intitolato
“Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura“ a cura delle Edizioni Kappa. Il Signor
Bonaventura è uno dei personaggi del
fumetto d’epoca più popolare del XX secolo
e fece la sua comparsa il 28 Ottobre 1917
sul numero 43 del Corriere Dei Piccoli.
Il successo arrivò subito e durò da gli anni
Cinquanta agli anni Sessanta ed oltre, comparendo come fumetto, e fu interpretato
dallo stesso Tofano in alcune commedie
teatrali. “Qui comincia l’avventura del
Signor Bonaventura…“ , era questa la classica frase che si ripeteva in ogni storia,
cominciata sempre male, ma che terminava
ogni volta con la fortunata vincita da parte
del protagonista di un milione di lire.
Maddalena Menza, giornalista, scrittrice e
docente, laureatasi in Storia dello Spettacolo e dottore di ricerca in Pedagogia, ha
scritto diversi libri dedicati a Sergio Tofano, a Carlo Ludovico Bragaglia (noto
regista dei film di Totò) ed al cinema di Ferzan Ozpetek, regalando al lettore una
forte ventata di emozioni, grazie allo studio
ed alla ricerca personale svolti nel tempo.
Il libro è impreziosito da alcuni ricordi di
Milena Vukotic, Paolo Poli e
Monica Vitti. Nel libro viene
messa in risalto la forza
dirompente di Tofano come
scrittore per l’infanzia e la sua
capacità di offrire ad un pubblico di grandi e piccini, una via
di evasione attraverso un linguaggio non allineato, che
mostra il segreto del Signor
Bonaventura: riuscire ad ottenere un compenso esorbitante
per l’epoca grazie ai suoi piccoli
ed involontari servigi.
Il libro è pieno di citazioni, scoperte tra le righe ed emozioni che
solo un’artista completa come
Maddalena
Menza
poteva
donare al lettore che si avvicina
al piccolo - grande mondo di
L’attrice Milena Vukotic con il libro di Maddalena Menza
Sergio Tofano, frutto di una
(accanto all’attrice)
grande ricerca ed un amore infinito per il personaggio ed il suo mondo.
l’infanzia.
Il libro si apre con una bellissima prefazione Insomma, il libro di Maddalena Menza offre
di Ermanno Detti e di Aldo Musacchio, al lettore adulto l’occasione di tornare bamillustre sociologo scomparso, considerato bino almeno per una volta, ed ai giovani
dall’autrice il suo maestro; aggiungiamo l’opportunità di conoscere in tutti i suoi asanche che questo libro è stato adottato petti un personaggio che ha fatto la storia
dall’Università Roma Tre come testo fa- di una piccola Italia che stava diventando
coltativo d’esame dal Prof. Lorenzo Canta- grande.
Sandro Alessi
tore della Catedra di Letteratura per
Campo de’ fiori
38
ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI
“LA PORTA DEL FUTURO”
Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola
Q
uesto libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerle
tutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro contributo all’edificazione di una nuova civiltà.
Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo,
indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi.
Vostro a soli 5,00  - Info e prenotazioni 0761.513117 - [email protected]
IDENTITA’ E VALORE
IL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL
PROF. MARSICOLA
Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutare
quello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi,
più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che
ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazioni
di questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, è
certamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anche
decisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa che
mi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole
apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati....
SOLO 1 
Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere
rappresentato a teatro (commedia in atto unico).
Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso al
dibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni
campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale
rinnovamento della Politica e delle Istituzioni.
OMAGGIO
Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo
è un libro unico nel suo genere.
Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante!
E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicole
o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di 
10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Internazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti,
che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa annuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali.
Campo de’ fiori
39
Fiera del Fumetto e Games
Buon Compleanno Super Mario Bros.
S
uper Mario Bros festeggia i suoi
primi 30 anni di esistenza,
anche se il personaggio dimostra
qualche annetto in più. Nacque in
casa Nintendo nel lontano 1985 e
inizialmente era solo disponibile in Giappone per la Famicom (la Family Computer
Disc System, conosciuta anche come NES,
Nintendo Entertainment System). Super
Mario Bros non era il primo videogioco in
cui compariva il personaggio di Mario, già
presente in Donkey Kong, in cui però era
chiamato “Jumpman” ed era un muratore e
non un idraulico; tuttavia, è con questo
gioco che Mario diventa una vera e propria
icona. Questo gioco appassionante fino
quasi a creare dipendenza, pieno zeppo di
segreti, divenne una hit immediata che fece
tutta la fortuna di Nintendo. Il videogioco
per quell’epoca rappresentava l’esempio
perfetto del gioco facile da giocare ma difficile da padroneggiare. Non aveva nessun
libretto d’istruzioni, ma tutti potevano prendere un controller e capire velocemente
come funzionasse. La Nintendo avrebbe
venduto oltre 40 milioni di copie di Super
Mario Bros.
Inoltre, col tempo ha dimostrato un’impres-
ZZZZ
ZZZ
ZZZZ
ZZZ....
LA
A
ZANZAR
NENTE
I
T
R
E
P
IM
sionante longevità: tutti insieme, i videogiochi di Super Mario hanno venduto oltre
310 milioni di copie, la franchigia di maggior successo nella storia dei videogiochi.
Per presentare gli elementi del gioco, Miyamoto e la sua squadra hanno provato a
creare a delinearne i contorni in modo semplice sin dai momenti iniziali. Forse perché
è così invitante per i giocatori che Super
Mario Bros continua a essere uno dei giochi
preferiti in tutto il mondo. I fan della Nintendo continuano a comprarlo, nonostante
i bug, ogni volta che la società lo ripubblica
per una nuova piattaforma, dal Game Boy
Advance alla Wii. Ha generato diversi seguiti, un programma televisivo, e persino
una linea di cereali per colazione. Oggi
Super Mario ritorna in HD sul Wii-U. Ma
l’unico luogo in cui Super Mario Bros non ha
davvero funzionato è il Cinema.
Ma perché al cinema non ha funzionato?
Questo è successo perché il mondo del Cinema e la TV “snobbano” il mondo dei fan
e Soprattutto del Cosplay! Mentre dietro al
videogioco ci sono programmatori e non registi e produttori, che non si sono resi conto
che con quei film, il cinema avrebbe avuto
maggiori incassi! Facciamo il confronto con
+ 30
il mondo dei fumetti e le favole Disney. Film
come Batman, l’Uomo Ragno, Dumbo, Cenerentola, Biancaneve ecc.. ancora oggi,
dopo più di mezzo secolo per il mondo dei
fumetti al cinema e a quasi 100 anni dalla
prima favola portata sul grande schermo
dalla Disney, questi hanno portato quasi alla
realtà quei personaggi che tutti vedevano
solo in disegno e immaginando che tipo di
voce potevano avere. Sul grande schermo
portarono i sogni dei bambini e dei ragazzi,
e ai loro produttori enormi soldi nelle loro
tasche!
Invece con i film tratti dai videogiochi,
l’esatto opposto! Basta vedere i film basati
su Resident Evil che dopo l’ENORME critica
e il mancato incasso che si aspettavano, nel
secondo film ecco apparire i PROTAGONISTI Chris Redfield e Jill Valentine, ovvero i
primi due personaggi del primo Resident
Evil uscito nel 1996 ad un anno dall’arrivo
della prima Sony Playstation.
Ma Resident Evil è soltanto l’ultimo film
tratto dai videogiochi, prima ce n’erano stati
molti altri, come già avevo detto nel numero
di maggio 2014, e tutti questi film vennero
“ridicolizzati”, eccetto Tomb Raider che fu
abbastanza fedele al videogioco. L’interpretazione di Angelina Jolie e la sua assomiglianza impressionante al personaggio
hanno avuto un buon impatto visivo, tanto
che fu fatto un secondo film sempre con
Angelina Jolie nella parte di Lara Croft.
Concludo con l’augurio di buon compleanno
a Super Mario Bros sperando che anche il
Cinema si dia una “svegliata” e riproponga
un nuovo film su Super Mario Bros.
Emilio Matteucci
Campo de’ fiori
40
LA ROCCA DEI BORGIA A NEPI
L
a storia dei Borgia a Nepi inizia
nel 1479, anno
in cui Rodrigo
Borgia fu nominato governatore della
città segnando la fine del
controllo feudale da parte
della Dott.ssa
dei Colonna e degli Orsini,
Chiara
le due famiglie che alterCastriota
nandosi ne detennero il
Scanderbeg
potere per lungo tempo.
Rodrigo Borgia usò Nepi come merce di
scambio per la sua nomina a pontefice cedendola nel 1492 ad Ascanio Sforza, fratello
di Ludovico il Moro e persona influente all’interno del conclave.
Nel 1499 a causa del cambiamento delle alleanze politiche Rodrigo, ormai divenuto
Alessandro VI, favorevole alla discesa in Italia di Luigi XII (nemico di Ludovico il Moro),
tolse il feudo ad Ascanio Sforza e lo affidò a
sua figlia Lucrezia.
Nel 1503 con la morte del pontefice anche
Cesare Borgia soggiorna per un breve periodo a Nepi in attesa dei nuovi risvolti politici.
L’opera più significativa della famiglia Borgia
nella città è l’avvio di consistenti interventi di restauro sull’antica fortezza medievale modificandone
completamente l’impianto architettonico.
Precedenti restauri vennero eseguiti sotto il pontificato di Pio II
(1458) e quello di Sisto IV (1474).
Il progetto venne affidato ad Antonio da
Sangallo il vecchio che adattò la struttura
alla sua nuova funzione, non più solo militare ma anche residenziale.
Sia la scarsa documentazione che lo stato
attuale della fortezza, oggetto di interventi
successivi, non ci permettono di stabilire
con sicurezza tutti i rifacimenti del Sangallo.
Dopo un’attenta lettura possiamo affermare
che tra il 1479 e il 1499 vennero costruiti
quattro torrioni cilindrici posti agli angoli di
un quadrilatero, all’interno del quale fu inserito un nucleo centrale adibito a palazzo
residenziale.
La disposizione dei torrioni rispetta un ordine di successione basato sull’ampiezza del
loro diametro: quelli minori agli angoli nordest e nord-ovest, il torrione medio nel vertice sud-est mentre quello maggiore a
sud-ovest.
Gli ambienti sottostanti vennero trasformati
in cantine compreso quello che era stato
fino ad allora l’accesso principale. Mediante
rampe di scale interne ed esterne si giungeva al cortile dal quale poi attraverso scale
interne alle mura si raggiungevano i cammini di ronda e gli spalti.
Il palazzo presentava una pianta trapezoidale. La facciata era difesa da un fossato e
da una torre quadrilatera
forse preesistente.
Dopo l’elezione a pontefice Alessandro VI decise
di apportare ulteriori migliorie alla rocca.
Convocò Antonio da
Sangallo e i suoi collaboratori e stipulò un contratto nel quale vennero
elencati tutti i lavori da
eseguire.
Il nuovo palazzo fu addossato al precedente
inglobandone la facciata. Alcuni disegni ne
mostrano l’aspetto: esso era composto da
un nucleo centrale e due ali laterali. Le
porte davano direttamente sul cortile. Al
pian terreno erano disposti la cucina, il
forno, gli ambienti di servizio e il salone, al
primo piano vi erano le stanze per i signori
mentre al secondo piano un ballatoio a
scopo militare e alcune stanze di cui non si
conosce la funzione. Probabilmente erano
stanze per gli ospiti o per i soldati.
Successive ristrutturazioni risalgono
al pontificato di Leone X nel 1521
quando Nepi fu ceduta al poeta cortese Bernardo Accolti detto “L’Unico”,
poco amato dai nepesini a causa
delle tasse troppo salate e le numerose ingiustizie di cui fu responsabile.
Sua la nuova porta di accesso detta appunto “Porta dell’Unico” sulla quale appariva l’iscrizione: “UNICUS CUSTOS PROCUL
HINC TIMORES”.
Altri grandi interventi furono eseguiti sotto
il pontificato di Paolo III Farnese che investì
suo nipote Pier Luigi del titolo di duca di
Nepi.
L’intervento riguardò la costruzione di imponenti bastioni realizzati da Antonio da
Sangallo il giovane nel 1537. Vasari definì
nelle sue “Vite” quest’opera “inespugnabile
e bella”.
Dal XVII secolo inizia per la rocca un periodo di abbandono. Divenne con gli anni
anche un luogo di estrazione di materiali da
parte di prelati e privati cittadini.
Alla fine dell’Ottocento per permettere la
costruzione di una nuova via di accesso alla
città venne demolito un tratto delle mura e
la porta dell’Unico.
Dopo lavori di rafforzamento eseguiti nel
2006 la fortezza è oggi sede di manifestazioni pubbliche.
Campo de’ fiori
41
Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ”
Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60
R
...continua dal numero 127
icordo che i mitici anni ’60 anche
per Sandro Anselmi, direttore di
questa rivista, sono stati unici ed
indimenticabili. Lui, infatti, era
Max, il bravissimo cantante del
gruppo “I grandi Naufraghi”, e noi eravamo
“I Rosacroce”. Purtroppo non abbiamo mai
avuto il piacere di gareggiare insieme.
Sì, sono stati veramente anni stupendi per
tutti quelli della nostra generazione!
Proprio Sandro Anselmi, nel 2003, organizzò una grande cena presso il Ristorante
Sabina, riunendo tutti coloro che avevano
fatto parte di gruppi musicali della nostra
zona, con le rispettive moglie e figli al seguito. Ricordo che un angolo della sala era
stato completamente allestito con strumenti
musicali e tutta l’amplificazione necessaria
per far suonare e cantare liberamente, tra
una portata e l’altra, chi voleva riesibirsi. E
infatti cenammo, suonammo, cantammo e
ballammo!
Fu davvero una bellissima serata, senz’altro
da ricordare, perché ci trovammo, dopo
tanti anni, a raccontarceepisodi e aneddoti
L’attestato rilasciato dall’A.I.D.I. ai partecipanti alla cena dei vecchi gruppi musiclai
vissuti in quegli anni.
Fu molto bello ritornare indietro con la
mente per far riaffiorare quei ricordi che
sembravano ormai dimenticati. Poi, a fine
serata, nel salutarci,
Sandro Anselmi, organizzatore dell’iniziativa, diede ad ogni
membro di ciascun
gruppo musicale un
attestato di riconoscimento dell’Associazione da lui fondata,
l’A.I.D.I. Accademia
Internazionale d’Italia.
Per tutti questi ricordi
che pian piano sono
riaffiorati nella mia
mente e che ho raccontato a tutti voi numerosissimi
ed
affezionatissimi lettori
di Campo de’ fiori,
devo ringraziare mia
moglie Bruna che mi
Castel Sant’Elia. Anno 1967. I Rosacroce.
ha spronato a ricorIn
piedi
da
sx:
Pietro Bartolacci, Silverio Dei, Cesare Concordia.
dare per rivivere e riSeduti
da
sx:
Randolfo
Dei, Gino Graziosi, Ubaldo De Stefani.
percorrere
quei
È fin dal primo numero di Campo de’ fiori,
bellissimi momenti. E’ lei che mi ha ascolda lui fondato tredici anni fa, che mi chietato con pazienza e convinto a lasciare un
deva di raccontare del mio gruppo musicale,
segno attraverso le pagine di questa amaritirando fuori le nostre vecchie foto, tutt’ora
tissima rivista. Così ho esternato tutta la
molto rare. Ma, un po’ per motivi di lavoro,
mia nostalgia, ma è stata lei ad aver scritto,
un po’ per il poco tempo libero a disposiper me, questi indimenticabili episodi di
zione e un po’ per pigrizia, non avevo mai
quegli ormai lontani ma indimenticabili anni
avuto modo di soddisfare questa sua richie’60. Ci siamo improvvisati per un po’ simpasta. Ora, anche se con qualche anno di riticamente “giornalisti”.
tardo, ho cercato di rimediare. Be’, come si
Un grazie particolare a Sandro Anselmi che
dice, meglio tardi che mai!
io e mia moglie conosciamo da oltre quaEd io lo ringrazio enormemente per avermi
ranta anni, quando, anche lui molto giodato la possibilità di ripercorrere sulle pavane, iniziava la sua professione di
gine del suo Campo de’ fiori tutti i miei riassicuratore, girando per le fabbriche e le
cordi del tempo che fu!
case a proporre le sue polizze. Con il suo
modo gentile, ci convinceva ad assicurarci
Silverio Dei e Bruna Darida
contro gli infortuni e ad assicurare con la
sua compagnia le nostre auto.
42
Campo de’ fiori
Anni ’60: nel cielo di Bagnoregio…
volarono I FALCHETTI
N
el 1967 nasceva il primo complesso musicale di Bagnoregio: I
falchetti. A 48 anni di distanza
da allora abbiamo incontrato in
un caldissimo pomeriggio di agosto due di loro Carlo Urbani e Vincenzo Fausto per cercare di ripercorrere, almeno
virtualmente, una parte di quegli anni.
Carlo Urbani: Io ero la chitarra solista di
quella formazione. Con me c’erano Massimo
Quintarelli alla chitarra acustica, Gianni Fiani
al basso e Rino Taborra alla batteria. Il nostro debutto avvenne nel cortile dell’allora
seminario vescovile. Era un pomeriggio, ricordo, e il nostro repertorio era formato da
solo 5 o 6 canzoni. L’amplificazione (si fa per
dire) era ricavata da alcune radio Geloso che,
opportunamente modificate, sviluppavano al
massimo 10-15 watt. Quella formazione durò
poco. Massimo Quintarelli, infatti, decise di
lasciare il gruppo per dedicarsi al calcio giocato, e in formazione entrò Vincenzo Fausto,
alla batteria e voce, con spostamento di Rino
Taborra alla chitarra acustica.
Vincenzo Fausto: Credo il nostro complesso,
all’epoca, abbia contribuito, almeno un po’,
a cambiare la vita della Bagnoregio di quegli
anni, anche culturalmente, intendo. Erano
anni importanti quelli, il mondo stava cambiando, il ’68 con tutti i suoi moti di protesta
era alle porte. Noi eravamo giovanissimi (1618 anni), magari un po’ imbranati, come tutti
i ragazzi di paese, ma da quel movimento
socio-culturale ci siamo fatti sfiorare solo
marginalmente o, forse, l’abbiamo scansato
volutamente. Comunque avevamo voglia di
fare qualcosa, e qualcosa facevamo. Insieme
a “Girapaesi”, era il soprannome di un commerciante, che si spacciava per espero di
musica (il nostro manager), ci inventammo
una sala da ballo. La Grotta Azzurra. Era in
una ex falegnameria, proprio sotto il cinema
Enal e si ballava il pomeriggio della domenica. Durò poco, però, perché il gestore del
cinema si lamentava per il rumore che facevamo (con 15 watt!), che secondo lui, salendo, disturbava gli spettatori. Ricordo un
aneddoto: proprio per fare poco rumore il
nostro manager, che stava alla cassa e staccava i biglietti, ce l’aveva con Gianni e il suo
basso, e gli diceva: “Gianni abbassa il volume” e Gianni abbassava. Poco dopo Gianni
è troppo alto, abbassa ancora” e Gianni abbassava ancora. La storia continuava per tra,
quattro, cinque volte fino a quando Gianni,
sfinito, spegneva il basso e diceva al manager ”Così va bene?” e quello “E’ perfetto!”.
Gianni mi piace ricordarlo così, Ricordo
anche quando suonammo Piccola Katy e lui
fece il parlato della canzone dei Phoo inventandosi il testo che non sapeva. Era la festa
del Patrono San Bonaventura e in piazza cantava Achille Togliani. Gianni se n’è andato da
poco, ci ha lasciato nel mese di Giugno: ci
manca molto, ma sarà sempre con noi, nei
nostri cuori e nella nostra testa.
Carlo: dopo l’esperienza della Grotta Azzurra,
avevamo bisogno di un’amplificazione adeguata anche per fronteggiare la concorrenza
di altri complessi della provincia. La concorrenza paesana, invece (c’era un altro complesso: I Lovers), non ci spaventava.
Acquistammo tre amplificatori Steelphon e
un impianto vocale Davoli, grazie anche all’aiuto economico di
Giuliano Crocoli. Cercavamo poi un posto
per fare le prove e lo
scovai in Via Francalancia, nelle storiche
fornaci dismesse dei
F.lli Zeroli. Insieme
agli amici le ristrutturammo e fondammo il
Garden Blu. Il locale
ebbe un grande successo anche se suscitò una serie di
critiche da parte dei
soliti ben pensanti dell’epoca che, ignari che
il mondo giovanile stava cambiando, iniziarono a spargere fango, notizie false e inverosimili, su quanto accadeva in quel locale.
Vincenzo: Nel frattempo noi continuavamo la
nostra esperienza musicale. Partecipammo a
Bagnoregio, come complesso base, alla
prima edizione del festival del Belvedere e ,
visto il successo ottenuto, organizzammo direttamente la seconda edizione, che ebbe un
grandissimo successo di pubblico. Un po’
meno a livello d’incassi, però, perché (si
dice) qualcuno di quelli che avevamo delegato alla cassa, pensò bene di arraffare dei
soldi per finanziare la sua vacanza estiva!! Di
fatto molti di quelli che lavorarono insieme a
noi furono pagati solo simbolicamente e, naturalmente, s’arrabbiarono di brutto.
Carlo: Negli anni ’68-’69 partecipammo ad
alcune gare di complessi (allora andavano
per la maggiore) vincendone tre: Alviano,
Orvieto, Celleno. Suonammo poi in molte
delle prime sale da ballo dell’epoca: a Vetralla, Civitella D’Agliano, Orvieto, Porano,
Castiglione in Teverina e per alcuni veglioni
a Roma.
Vincenzo: Abbiamo suonato in parecchi locali
ma, stranamente, mai in un veglione a Bagnoregio. Peccato, però, perché ci tenevamo! La storia del nostro complesso finisce
negli anni ’70. Tra noi c’era chi trovava lavoro, chi si preparava per l’università e chi
s’innamorava. Ma la ragione vera era che i
tempi stavano cambiando. I tanti nuovi
gruppi che stavano nascendo erano bravi,
anzi, molto bravi. Noi eravamo consapevoli
delle nostre modeste qualità e per evitare
di fare brutte figure decidemmo di smettere… forse è stato meglio così.
Campo de’ fiori
43
Feste Patronali dei Santi Marciano e Giovanni a Civita Castellana
QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA.
“S
olo nella tradizione è il mio
amore” diceva
Paolo Pasolini. Ogni città
e soprattutto ogni paese
è legato alla propria tradizione. Nella nostra cittadina di Civita Castellana
di Beatrice
tra il 15 e il 27 Settembre
Manocchio
si sono svolti i festeggiamenti in onore dei patroni San Giovanni e
Marciano.
La festa si è aperta con l’evento musicale
“Star per una notte” con il Gruppo Luna,
guastato, purtroppo, da uno spiacevole avvenimento: una brutta rissa che ha spaventato e messo in fuga tutti i presenti. Il 16
Settembre, giorno dei patroni, ha avuto
luogo in piazza Matteotti la processione con
le reliquie dei santi e successivamente la
bengalata. Il 17 Settembre c’è stata, invece,
la tradizionale fiera di merci e bestiame che
ha occupato alcune vie della cittadina per
l’intera giornata, mentre la sera, in piazza
Matteotti, è stato organizzato lo spettacolo
di musica, canto e danza “Live in centro”,
a cura di Alessio Nelli e Arianna Silveri, con
la partecipazione della scuola di formazione
danza Honey. Il 18, poi, la piazza è stata
animata dall’evento organizzato dal famoso
gruppo di recitazione locale “I NUN SE
PONNO GUARDA’”, che ha messo in
scena lo spettacolo “I mitici anni ‘80”, con
la partecipazione dei ragazzi del Centro
Socie Educativo di Civita Castellana. Il
gruppo ha presentato proprio un bel lavoro,
con impegno e determinazione ha portato
in piazza ciò che mancava da molto tempo:
intrattenimento, divertimento e allegria. Il
centro storico si è riempito di persone che
applaudivano soddisfatte e contente di
quello che stavano vedendo. La stessa cosa
è avvenuta anche la sera del “Live in centro” grazie all’intrattenimento della bravissima cantante Arianna Silveri, che ha aperto
la serata, e alla partecipazione degli attori
del musical “La divina Commedia”, di Antonio Spaziano, accompagnati dalle bravissime ballerine della Honey dance. Un grazie
va anche al cantante Evol che ha presentato il suo nuovo singolo “Il nostro show”, e
al collega Alessio Nelli che ha contribuito
alla realizzazione di tutto questo.
Ed è proprio grazie a serate come questeche capiamo quanto una tradizione sia importante. Molti, nonostante le mille
difficoltà, hanno cercato in qualche modo di
contribuire alla realizzazione della festa. Sì,
perchè c’è chi veramente ci tiene e ci mette
il cuore affinchè le cose vadano avanti
bene. C’è chi crede nelle tradizioni della nostra cittadina, anche se questa festa tradizionale, per certi aspetti, dovrebbe essere
modificata e “aggiornata”, facendola comunque rimanere viva.
E i festeggiamenti non sono mancati neanche sabato 19 Settembre, con il torneo di
street basket nel pomeriggio, a cui moltissimi ragazzi hanno partecipato, e con
l’evento straordinario “Beatlestory”, un
live show multimediale che ha ripercorso la
storia del gruppo inglese attraverso gli
eventi più importanti. La serata è stata ricca
di emozioni grazie alla buona musica e soprattutto alla bravura dei cantanti. Stiamo
parlando di Patrizio Angeletti (John Lennon), Roberto Angelelli (George Harrison),
Armando Croce (Ringo Starr), Emanuele
Angeletti (Paul McCartney).
Il 20 Settembre invece abbiamo avuto come
ospiti Il gruppetto di Zelig e a fine serata,
come da tradizione, non poteva mancare lo
spettacolo pirotecnico in via Belvedere.
Una settimana di stop e poi tutti di nuovo
in piazza con il tradizionale corteo storico
e lo spettacolo conclusivo di Cristiano De
Andrè in concerto, che ha avuto luogo il 26
Settembre. E per finire, come di consuetudine, Domenica 27 Settembre è avvenuto il
20° palio degli anelli.
Tante sono state le iniziative proposte. Sta
a noi decidere se portare avanti una tradizione che ci appartiene o rimanere in disparte a criticare. Spesso siamo capaci solo
di giudicare negativamente tutto quello che
ci viene proposto. Una tradizione non ha
età, è fuori dal tempo e solo chi ci mette
amore riesce a tenerla in vita. L’unione fa la
forza!
Tutti nel nostro piccolo possiamo collaborare affinchè ogni anno la festa migliori.
Molti ci provano e gli altri che aspettano?
Campo de’ fiori
44
26° Corsa dei carrettini
di Fabrica di Roma
A
nche quest’anno
in onore dei festeggiamenti dei
Patroni San Matteo e San Giustino, a Fabrica di Roma si
è svolta la storica corsa dei
carrettini, ormai arrivata
di Chiara
alla sua ventiseiesima ediTodini
zione. Evento seguito da
tutta la cittadinanza, che, nonostante quest’anno sia stato svolto di lunedì, anzichè di
sabato, non ha peccato di presenze. Sembra,
infatti, di non poter dire che ci sia stata la
festa a Fabrica di Roma se non si è corsa la
gara.
Ma di cosa si tratta? E cosa sono questi
carrettini? Per i Fabrichesi queste domande
sono superflue, ma per chi non vive la quotidianità del paese è necessario spiegare e
raccontare di cosa sto parlando.
Partiamo proprio dalla nascita di quest’usanza. Sembra, infatti, che, anche se
quest’anno sia stata disputata la ventiseiesima corsa, la storia dei carrettini risalga ai
primi anni del dopoguerra, quando i ragazzi
fabrichesi si divertivano a mettere insieme
delle tavole di legno e a scendere per le vie
del paese sulla strada non ancora del tutto
asfaltata. Poi nel 1989 si decise di renderlo
un avvenimento fisso durante i festeggiamenti del patrono San Matteo, il 21 di Settembre. Nel 1999 addirittura si istituì il trofeo
“Dando”, e nel 2001 il trofeo “Ruzzo”, in
onore di due fabrichesi scomparsi, che facevano dell’organizzazione dell’evento il loro
pane quotidiano.
I carrettini sono delle piccole macchine in ferro o legno, che spesso non
superano il metro e mezzo di lunghezza. Non sono tutti uguali, infatti, ogni
pilota personalizza il suo carrettino, inserendo delle particolarità che lo contraddistingue dagli altri. Ma quello che caratterizza
questi mezzi è l’avere le ruote esclusivamente di ferro, ossia i Cuscinetti a Sfera,
ossia dei dispositivi meccanici usati soprattutto nei motori per ridurre l’attrito tra due
oggetti in movimento rotatorio. È
proprio questa specificità che rende scenografiche le loro discese, in quanto, avendo
ovviamente pochissimo attrito sull’asfalto,
spesso succede di trovarsi in rocambolesche
sbandate e testacoda lungo il percorso. Infatti, balle di fieno delimitano il percorso, per
la sicurezza dei piloti e degli
spettatori.
Il percorso originale aveva
una lunghezza di 800 metri
circa e si snodava lungo il
paese partendo dalla parte
più alta, nel quartiere San
Rocco passando davanti al
Municipio e alla piazza, fino
ad arrivare in Via Roma.
Qui nella via principale del
paese il percorso
trova la pianura arrestando così la discesa dei carrettini.
Purtroppo però negli
ultimi anni a causa
di varie restrizioni, il
percorso è stato notevolmente accorciato, spostando la
partenza all’altezza
della curva del municipio. In questo
modo è stata tolta
una lunga discesa e
la prima curva, considerata la parte del percorso più semplice.
Come si può immaginare, ogni punto del
percorso ha delle difficoltà diverse. Quella
più temuta è la famigerata curva “de Nerò”
(il nome viene da un commerciante che ha
la sua attività proprio lungo questo tratto di
strada). Si tratta, infatti, di un tornante parabolico in cui la velocità della discesa precedente e la scarsa aderenza dettata dai
Cuscinetti in ferro, fa spesso andare fuori
strada i piloti. Un altro tratto abbastanza
ostile è quello di “For de Porta”. Si tratta
di una curva ad angolo acuto, che deve essere presa molto stretta, altrimenti anche in
questo caso, si rischia di finire contro le balle
di fieno. Ed è superata questa curva che
spesso si disputano le battaglie finali per la
lotta al primo posto, caratterizzate da sorpassi e spintoni con le mani, il tutto in maniera molto amichevole. Infatti, nonostante
si tratti di una gara, il divertimento è il fondamento di tutto l’evento.
La corsa si caratterizza di batterie, attraverso le quali alla fine si decretano i vincitori. Alla fine di ogni batteria un pick-up e
un trattore trainano con una corda tutti i carrettini in fila con a bordo i piloti, per riportarli
alla partenza. Intanto i giudici, posizionati al
traguardo, valutano la corsa e decretano i
primi arrivati. Un’ultima discesa di tutti i carrettini insieme sancisce la fine della gara,
ed è considerata la parte più divertente. Infatti scendendo tutti insieme si ha una maggiore possibilità di uscire fuori strada, ed il
fatto di essere in molti e tutti vicini crea una
sorta di effetto domino, in cui se un pilota
carambola, succede che anche chi gli è dietro potrebbe fare la stessa fine. Soprattutto
nella curva di “For de Porta”.
In questa gara non ci sono molte regole. Si tratta principalmente di norme
di sicurezza e di costruzione del carrettino. È vero che quest’ultimo si può
personalizzare, ma devono essere rispettati dei criteri che sono uguali per
tutti, come per esempio la dimensione, due metri di lunghezza per un
metro di larghezza, e i cuscinetti, rigorosamente in ferro e lisci. Inoltre il
carrettino non deve presentare grandi
scocche o parti coperte che possano
nascondere zavorre di cemento, ferro
o altri materiali pesanti. E poi, è estremamente importante che il pilota per
correre indossi guanti e casco, appunto per
la propria sicurezza e quella degli spettatori.
L’iscrizione non ha precisi limiti di età ed è
aperta a tutti, maschi e femmine, che hanno
voglia di divertirsi con qualcosa che anche i
nostri nonni si allietavano a fare. Al momento
della sottoscrizione alla partecipazione si riceve un numero, che diventerà poi quello di
gara da attaccare al carretto.
Fino allo scorso anno non era possibile visionare tutto il percorso, tanto meno vedere
quante carambole erano state fatte e se
qualcuno era uscito dal percorso. Infatti, lo
spettatore una volta posto in una parte del
percorso vedeva solo quel momento di gara.
Novità del 2015 è stato l’inserimento di telecamere lungo il percorso e di un maxi
schermo a “For de porta” per la visione
di tutta la gara. Ed è proprio qui che la gente
si è sempre concentrata per assistere alla
gara, poiché si ha una maggiore visione del
percorso e soprattutto del traguardo.
Nonostante sia una tradizione ormai datata,
moltissimi sono i giovani che partecipano, infatti nel corso degli anni è stato necessario
aumentare i premi. Le generazioni fabrichesi
che si sono susseguite sui carretti sono due
e, in alcun casi, anche tre, poiché si tende a
tramandare di padre in figlio questa tradizione.
Un evento che quest’anno ha trovato sfogo
anche nella tecnologia. Oltre al maxi
schermo, moltissimi sono stati i selfie fatti
dai piloti e dai loro sostenitori, anche durante
la competizione.
Una tradizione che riempie i cuori dei Fabrichesi, a cui nessuno intende rinunciare e che
per questo è da sempre stata messa al centro delle feste patronali.
Campo de’ fiori
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Campo de’ fiori Sport
“Viaggio tra le società sportive”
FLAMINIA CALCIO CIVITA CASTELLANA
I
nizio questo mio
viaggio tra le società e associazioni
sportive di Civita
Castellana, premettendo che nella mia rubrica
non
parlerò
di Sergio Piano assolutamente dei risultati
conseguiti sul campo, ma
dei vari progetti che le società presenti sul territorio stanno portando
avanti. Oltre a raccontare i progetti, racconterò anche la storia di queste realtà che da
tanti anni portano in giro per l’Italia il nome
di Civita Castellana.
La ASD Flaminia Calcio Civita Castellana è la maggiore società calcistica di Civita Castellana. E’ la diretta discendente
della US Pool Industrie Civita Castellana
prima e della ASD Calcio Ceramica Flaminia
poi. Milita nel Campionato di serie D.
Andando a ritroso nel tempo, possiamo dire
che l’ origine del calcio a Civita Castellana è
datato 1931, cioè nel periodo fascista,
quando alcuni giovani dell’ epoca dopo aver
svolto attività a carattere episodico, formano la “US Veliti del Littorio” iscrivendola al campionato di terza divisione (19311932 e 1932 - 1933).
Continuando il nostro percorso a ritroso, ricordiamo inoltre la partecipazione dell’allora
“Civita Castellana Calcio” al Campionato di
serie C negli anni: 1946 - 1947 e 1947 1948.
Bisogna poi aspettare la Stagione Sportiva
1991 - 1992 per rivedere una squadra civitonica partecipare ad un Campionato di
buon livello (Campionato di Eccellenza),
quando la US Nuova Fabrica si trasferisce a
Civita Castellana, fondendosi con una squadra locale di Prima Categoria e dando vita
alla US Colavene Civita Castellana.
Alla prima stagione nel massimo Campionato regionale, la nuova realtà civitonica,
vince il suo girone e conquista così il diritto
a partecipare al Campionato di serie D,
cambiando ancora denominazione in “Pool
Industrie Civita Castellana”.
Nella stagione 2006 - 2007 la società Pool
Industrie Civita Castellana diventa ASD Calcio Ceramica Flaminia e nel 2008 (dopo la
fusione con l’ ASD Bassano Romano) prenderà il nome di ASD Flaminia Civita Castellana, che nel 2014 assumerà la
denominazione di Virtus Flaminia Civita Castellana.
Come si può vedere leggendo sopra tra le
note storiche, tanti cambi di denominazione
per una società che dalla sua nascita, ha
avuto una costante e continua crescita negli
anni, fino ad arrivare al Campionato di serie
D dove milita tuttora.
Grandissimo merito di questa continua
escalation di risultati, va dato sicuramente
a Roberto Ciappici, che da tantissimi anni
ne è il Presidente e che ha saputo portare il
calcio civitonico a ridosso del calcio professionistico, avvalendosi dell’aiuto importantissimo della Ceramica Flaminia.
L’ho incontrato per parlare con lui della
nuova stagione appena iniziata e dei programmi futuri della società e suoi personali.
Presidente che stagione sarà per la
Flaminia Civita Castellana?
L’ obbiettivo primario è la salvezza e quindi
la permanenza nel Campionato di serie.Riguardo alla Coppa Italia di Lega, è quello di
arrivare il più lontano possibile. Abbiamo
avviato un rapporto di collaborazione con la
società Civita Castellana Calcio Giovanile
che curerà la nostra squadra Juniores, ma
non faremo settore giovanile.
Quali progetti ha per il futuro della sua
società?
Al giorno d’oggi anche nel calcio si vive di
quello che si ha, e quindi è difficile fare progetti, sia a breve che a lunga scadenza.
Tutto ciò è dovuto logicamente alla mancanza di fondi, e cioè alla mancanza di
sponsorizzazioni da parte sia di aziende che
di privati, eccezion fatta per l’ Amministrazione Comunale, per la Ceramica Flaminia
e per chi ancora riesce a sostenere la nostra
attività e che ringrazio pubblicamente.
Non si è stancato dopo tanti anni di
questo calcio, malato e corrotto a tutti
i livelli?
Anche il calcio oggi purtroppo è diventato
come la politica e cioè “Corrotto”, a cominciare da quello Professionistico, fino ai Dilettanti. Ma chi come me e come tanti altri
è innamorato di questo sport, ha imparato
a conviverci.
Quando si sarà stancato del calcio,
cosa farà?
Come ho detto io sono innamorato del calcio e quindi mi auguro di rimanerci a ancora
a lungo. Tuttavia, il giorno che deciderò di
smettere, mi dedicherò al mio pezzetto di
terra e al gioco delle bocce, che è la mia seconda passione.
Lascio il Presidente Roberto Ciappici ringraziandolo della sua disponibilità e della sua
gentilezza e augurando tantissime soddisfazioni a lui, ala sua società ed a tutti gli sportivi civitonici che seguono il calcio.
Forza Flaminia Civita Castellana!
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Campo de’ fiori
ROMA: questo piccolo dolcis
simo esserino abbandonato...
secondo noi era di una persona
anziana forse deceduta ed è
stato abbandonato... è troppo
dolce, abituato al contatto
umano, a girare al guinzaglio
FABRICA DI ROMA (VT) Lazio: anche in posti affollati, a saltare in auto appena viene aperto lo
per chi cerca cucciola femmina sportello. VA d’accordo con cani e gatti Pesa kg 5.8 e secondo il URGENTE!!!!! E’ rimasto solo
vet. ASL ha 9 anni.Ha una esigenza vitale di contatto con
di PINCHER... .eccola qua: 6
lui...il fratellino è sparito Vi
l’uomo,
si rilassa e recupera energia quando si sente protetto
mesi, con libretto vaccina
prego aiutatemi a trovargli
vicino a qualcuno. Cerchiamo persone amorevoli e sensibili,
zioni... 3472411419
presto una casina sicura o
l’adozione lo aiuterebbe a superare il trauma dell‘abbandono.
anche lui rischia di fare una
Povero scricciolo: visibile a Roma.
brutta fine!!!
[email protected] 3396094625
Si trova a Vetralla (VT)
RAGAZZI PERCHE’ TUTTI INDIFFERENTI
340/3624043. Grazie!
DIFRONTE A QUESTO SCRICCIOLINO???
DOPO QUELLO CHE HA SOFFERTO POLUNA & SPINO
VERINO ..VOGLIAMO DARGLI UNA FALUNA: è una femmina di
MIGLIA???? NESSUNO CHIAMA PER
taglia medio grande pro
LUI… NEANCHE MEZZA CHIAMATA …
babile incrocio marem
MA COME E’ POSSIBILE?????????
mano. Ha circa 7 anni.È
Vive in pensione già da 3 mesi, dopo mesi di
sterilizzata.È stata tro
catena e non è questa una vita! Non esce mai da quel box che comunque a noi
vata su un tratto molto
costa...Ne va della sua vita futura. Sembra di taglia grande sulle foto, ma è in- pericoloso della statale flaminia nei pressi di civita
vece di taglia medio/piccola (sembra un mini labrador) è un maschietto intero castellana. Nonostante i numerosi appelli nessuno l
di circa un anno ,di taglia medio piccola (circa 15 kg). SALVATO DA
ha mai reclamata e non si è mai trovata per lei una
MALTRATTAMENTO. Va d’ accordissimo con tutti i cani, FORSE UN PÒ
vera famiglia. Ha un carattere molto socievole con
MENO CON I GATTI (da verificare!) È molto buono e affettuoso. Vaccigli altri cani sia maschi che femmine. Predilige pero
nato, sverminato e microchippato. Se pensate ad un compagno di vita, guarla presenza umana. È coccolona e molto intelli
datelo bene...Non vuole rimanere da solo, scapperebbe, ha già sofferto troppo
gente. Vaccinazioni in regola.
di solitudine. 3335375465-3496744121
SPINO: è un maschietto di circa 5 anni. Castrato, ta
glia medio piccola. È stato portato in stallo presso
una pensione casalinga ma poi nessuno lo ha piu ri
preso. Nonostante la sua taglia è un cane domi
nante sia all interno del branco che con le persone
pero non si sono mai verificati litigi e convive sere
namente con altri cani sia maschi che femmine.
È regolarmente vaccinato.
E al momento si trova in questa pensione
Per info e adozione: 3496744121
Campo de’ fiori
L’angolo del poeta
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Lo vedete Civita nostra com’è bella?
Lo vedete Civita nostra com’è bella?
È sempre illuminata da ‘na stella
e io ve lo dico con il cuore sincero
perché sa ospitare pure il forestiero.
Ma adesso con il progresso e buona intenzione
È diventato un bel quartiere con tanta popolazione.
Allora disse Civita a Catamello: sei contento?
Be’, non posso dirti niente, ma nemmeno mi lamento!
Quella persona che capita qua,
se beve l’acqua di Civita, più non se ne va.
Ci pensò su e poi rispose: sono contenta e sto benone
Perché mi sono spostata con Piazza della Liberazione!
Abbiamo il Forte Sangallo che è gagliardo,
di certo l’architetto non è Da Vinci Leonardo.
C’è il giardino, il fosso, il ponte levatore
e nel tempo antico era abitato da un gran signore.
Si dice nella storia che era il Borgia,
sua figlia infida donna si dava all’orgia
e faceva le pazzie a più non posso
quando era stufa dell’amante, lo gettava nel pozzo.
Civita nostra non è una capitale
ma c’è Santa Maria Maggiore nostra cattedrale,
il vero civitonico la rispetta e le fa gli onori
specie quando è la festa dei santi protettori.
Poi c’è il Ponte Clementino che è tanto bello
Ha collegato Civita a Catamello.
Catamello di là aveva l’arte,
il ceramista, il vignaiolo, il contadino in bona parte.
L’autrice di questa piacevole e simpatica poesia è la signora Margherita
Caon (nella foto sopra), originaria di Civita Castellana, che ha voluto dedicare alla sua cittadina qualche bel verso in rima baciata. Margherita, che
ha oltrepassato la soglia degli ottanta anni è una poetessa autodidatta.
L
AFORISMA
di Montanarini
Larte è la creazione che oltrepassa il suo creatore:
larte ha significati superiori a quelli che può immaginare
lartista che la crea.
Lopera darte oltrepassa sempre lidea che lartista ebbe nel
crearla: lopera è valida se supera il suo autore
‘E Puntarelle
Ingredienti:
Puntarelle,
Alici sottolio,
Aglio,
Olio evo,
Sale e aceto.
Procedimento:
Comprate un bel cespo di puntarelle (puntate su quelle “cicciotte”), tagliatele a striscioline e mettetele a bagno in acqua,
ghiaccio e limone per “arricciarle”. Fatta questa operazione lavatele e scolatele. Nel frattempo, preparate in un mortaio (ò
pistasale!) la salsa con alici e aglio: pestate questi due ingredienti finché raggiungano la consistenza di una crema, fatto
questo, aggiungete dellaceto in modo che sciolga il composto, versatelo poi sulle puntarelle, aggiungete lolio, il sale, rimestate e servite.
Consiglio Pratico
Preparate le puntarelle almeno una buona mezzora prima di portarle in tavola, la salsa si amalgamerà meglio, esaltando al massimo il sapore di tutti gli ingredienti.
Campo de’ fiori
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La matematica
è frutto di una scoperta o di un’invenzione?
S
e andassimo a
cercare il significato dei termini
“scoperta” e “invenzione”
nel
vocabolario della lingua
italiana, ci accorgeremmo
del Prof.
che spesso si intrecciano.
Massimo
“Invenzione”: atto, effetto
Marsicola
dell’inventare (la stampa,
la radio…); scoperta tecnica di uno strumento che mette in condizione l’uomo di migliorare alcune sue
prestazioni (il telefono, ad esempio come
strumento tecnico per migliorare la comunicazione). “Scoperta”: atto, effetto dello
scoprire ciò che prima era ignoto a tutti.
Frutto di una esplorazione, di una ricognizione. E poiché io ho la pretesa di aggiungere sempre qualcosa a quello che è noto
a tutti con il piglio del rigore logico, dirò che
“scoperta” è riferibile a ciò che c’è già nella
realtà concreta ma che non è ancora noto,
mentre “invenzione” è riferibile all’emersione di un’idea che nessuno ha mai avuto
prima. Applicando alla matematica queste
categorie si ottiene che questa disciplina è
frutto di una invenzione. Persino il teorema
di Pitagora, che alcuni considerano una sco-
perta, dev’essere considerata una invenzione. Infatti in natura, ossia nella realtà del
mondo fisico non esistono triangoli rettangoli, né quadrati, né trapezi… La matematica è un costrutto logico interamente
conquistato dall’intelligenza e dalla razionalità umana. Le sue applicazioni pratiche dimostrano però che l’anima umana, sede e
governo dell’intelligenza, è posta a metà
strada tra “mondo fisico” e “mondo metafisico”, tra i corpi estesi e le sostanze immateriali. L’immutabilità e l’universalità dei
concetti espressi dalla simbologia matema-
tica rimandano all’immutabilità e all’universalità del “mondo delle idee” di Platone. E
siccome questo mondo è all’origine del costruire, possiede in se stesso l’intera realtà.
Ecco allora che “portare in chiaro un’idea”,
può voler dire, rigorosamente parlando,
“scoprire” qualcosa che già c’è ma che non
era noto. Se accettassimo questi parametri,
non ci sarebbe alcuna differenza tra scoperta e invenzione. Si tratterebbe semplicemente di distinguere tra “mondo materiale”
e “mondo delle idee”.
Nel cuore
Campo de’ fiori
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SI E’ SPENTO UN GRANDE CAMPIONE, UNA STELLA DEL PUGILATO
Sergio Caprari 12.7.1932 - 12.10. 2015
Conoscevo Sergio per la sua fama di Campione di pugilato, ma meglio ebbi modo di conoscerlo
nell’intervista che gli feci nel lontano Aprile del 2003, pubblicata sul numero 2 di Campo de’ fiori
(vedi foto sotto).
La simpatia e la semplicità di Sergio mi colpirono subito e mi misero immediatemnte a mio agio.
Tante volte ci siamo poi incontrati durante le manifestazioni
alle quali venivamo invitati, lui per il suo prestigio di vecchio
campione, io quale direttore della rivista.
Ho conosciuto, poi, meglio Sergio nel privato e lì ho potuto
apprezzare, attraverso i suoi racconti, la generosità sportiva
e il suo forte legame alla città natale.
Con Sergio è venuto a mancare uno degli utlimi veri campioni, sia nello sport che nella vita!
Sandro Anselmi
Ricordiamo che Sergio Caprari, tra le numerossime vittorie, ha conquistato l'argento nelle
Olimpiadi del 1952 e conseguito il titolo di Campione europeo nel 1958.
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Campo de’ fiori
WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS N
2 OTTOBRE - FESTA DEI NONNI ALLA RSA DI FALERIA (VT)
La Festa dei nonni è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo, celebrata in
onore della figura dei nonni e dell’influenza sociale degli stessi. Tale ricorrenza
non è festeggiata, in tutto il mondo, nello stesso giorno. In gran parte dei paesi
l’evento è festeggiato nel mese di settembre o di ottobre. L’istituzione a livello
nazionale avviene con la “Legge 31 luglio 2005, n. 159 Istituzione della Festa
nazionale dei nonni” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 12 agosto
2005.
La Festa è concepita proprio come momento di incontro e riconoscenza nei
confronti dei nonni-angeli custodi dell’infanzia. L’idea di un giorno nazionale da
dedicare ai nonni è venuta per prima ad una casalinga del West Virginia, Marian
Mc Quade. La signora Mc Quade, mamma di 15 figli e nonna di 40 nipoti, iniziò
la campagna nel 1970, ma lavorava con gli anziani già dal 1956. Nel 1978, l’allora Presidente americano, Jimmy Carter, proclamò che la
festa nazionale dei nonni Grandparents Day fosse celebrata ogni anno la prima domenica di settembre dopo il Labor Day. Promotore
della festa dei nonni, da un decennio in Europa, è soprattutto l’Ufficio Olandese dei Fiori che ogni anno, organizza iniziative ed eventi
per celebrare il legame unico e prezioso tra nonni e nipoti e invita a regalare ai nonni una piantina, per ringraziarli di tutto ciò che questi
speciali angeli custodi fanno per i nipotini.
Proprio per quanto documentato sopra, presso RSA Villa Anna di Faleria (VT), ha sempre dato molta rilevanza a tale ricorrenza. La
Residenza Sanitaria Assistenziale Villa Anna (che fino al 2012 si chiamava RSA Sorrentino) si trova sulla Strada Provinciale Falisca a
Faleria (VT), a 3 km circa da Rignano Flaminio. Villa Anna è una RSA, cioè una struttura sanitaria assistenziale di tipo residenziale, attrezzata per l’accoglienza e la lunga permanenza di Persone con diversi livelli e condizioni di non autosufficienza, parziale o totale.
Il 2 ottobre 2015, per il terzo anno consecutivo, partner dell’iniziativa è stata la Croce Rossa Giovani, che ha preparato per i nostri ospiti
giochi e attività ricreative come karaoke, tombola, palloncini e trucco.
A sorpresa per gli ospiti un servizio parrucchiere per un uomo e una donna offerto da Mauro Bragaloni noto parrucchiere della zona di
Faleria che ha voluto festeggiare insieme agli ospiti con un omaggio molto gradito e alla fotografa amatoriale Gaia Corinaldesi che con i
suoi scatti fotografici è stata in grado di fissare la gioia di quei momenti.
Un evento che ha la finalità di celebrare la figura importantissima dei nonni: i nostri primi amici, quelli che hanno vegliato sulla nostra
infanzia, che ci hanno coccolato e soprattutto ci hanno trasmesso valori del passato su cui abbiamo fondato il nostro presente e che ci
guideranno in futuro. La realizzazione della festa dei nonni prevede un periodo di preparazione del quale si occupano la Terapista Occupazionale, Annalisa Mariottini, e l’educatrice, Ilaria Cianchi. Un esempio è il piccolo rinfresco creato per l’evento frutto del laboratorio di
cucina portato avanti oramai da più di un anno con ottimi risultati.
Il coordinatore Infermieristico, dott.ssa Sarah Poliseri, “la figura dei nonni è andata cambiando nel corso degli anni, da trasmettitori di
valori sono diventati nella società odierna una risorsa per le famiglie, sia economicamente, è inutile negarlo, sia perché in una società
dove i rapporti interpersonali si stanno perdendo e viviamo di rapporti telematicamente virtuali, i nonni oggi, seppur avanti anche essi
con la tecnologia e al passo con i tempi, rappresentano gli unici che “comunicano”, gli unici con cui parlare. Gesti banali, che si stanno
perdendo. Facciamo un appello alle scuole, non abbiate paura di favorire uno scambio generazionale tra anziani e ragazzi, anche nella
Nostra struttura, noi siamo pienamente disponibili ad accogliervi, perché questo può solo arricchire le nuove generazioni e al contempo
regalare emozioni agli anziani, o meglio ai nonni”.
Naturalmente i ringraziamenti vanno a tutti Infermieri, Operatori socio sanitari e personale sanitario che ruotano giornalmente sugli
ospiti i quali garantiscono un benessere biopsicosociale e a tutti coloro che sono intervenuti che con il loro contributo hanno regalato
un giorno molto speciale hai nostri nonni.
Sarah Poliseri
“A scuola su due piedi”: a Civita Castellana centinaia di bambini in cammino verso la
scuola
Andare a scuola su
due piedi, camminando per mano con i
compagni, accompagnati dalle insegnanti: questo hanno
fatto i bambini di
tutte le scuole elementari di Civita Castellana che stamattina avevano appuntamento in tre punti di raccolta in diverse zone della città. L’iniziativa, inserita in CiviTonica, è
scaturita dal progetto “Sindaco per un giorno” con il quale l’amministrazione comunale lo scorso anno aveva richiesto ai bambini delle
scuole elementari di proporre un progetto dettagliato e realizzabile per migliorare la loro città. Così gli alunni della V A della scuola Manzi,
vincitori del progetto, hanno proposto che una volta l’anno tutti i bambini andassero a scuola a piedi. Durante la premiazione del concorso
“Sindaco per un giorno” tutti gli alunni vincitori, insieme al sindaco, avevano firmato l’ordinanza che istituiva tale “regola cittadina”, che
vede il primo giorno di ottobre tutti i bambini si debbano recare a scuola a piedi. L’iniziativa, prevista per giovedì primo ottobre, era stata
poi rimandata a causa della pioggia e si è svolta il giovedì successivo, 8 ottobre. Tutti i bambini hanno indossato la maglietta fatta
stampare appositamente dall’amministrazione comunale per l’occasione, con il disegno realizzato dai bambini.
“Voglio fare i complimenti agli alunni della V A della scuola Manzi per aver ideato questo progetto – ha detto il sindaco di Civita Castellana,
Gianluca Angelelli - e a tutti i bambini che oggi si sono recati a scuola a piedi, dimostrando con il loro esempio che la nostra città può
essere vissuta cercando di mettere un po’ da parte le auto e lasciando spazio a una migliore vivibilità. Alcuni bambini avevano cartelli
con scritto “meno smog, più ambiente”: questo è un altro motivo per incentivare il minore utilizzo di aiuto e una maggiore attenzione a
chi invece sceglie di vivere la città su due piedi. Ringrazio i genitori e gli insegnanti che hanno accompagnato i bambini a scuola, partecipando a questa iniziativa che ha unito tutti gli alunni della nostra città”.
Campo de’ fiori
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GRANDE CONCORSO MISS e MISTER MADE IN ITALY E MISS OVER 30/40-2015
VII EDIZIONE SEMIFINALE A ROMA E FINALE A OTRANTO
Settembre non è solo il mese della scuola; da qualche anno a questa parte è anche il mese delle Miss. Concorsi di tanti tipi tra cui
quello “storico” di Miss Italia slittato dalla Rai all’emittente La7 e
condotto da Simona Ventura e che ha suscitato polemiche per le
dichiarazioni sulla guerra della Miss di quest’anno Alice Sabatini,
ma che ha visto l’iscrizione di ben diecimila ragazze: un successo.
Tra i più significativi concorsi nazionali c’è anche quello organizzato
dalla Savastano production e in particolare dal Patron Emilio Savastano e giunto alla 7° Edizione Miss e Mister Made in Italy e
Miss Over 30-40, che ha visto la partecipazione di bei ragazzi e ragazze da ogni parte d’Italia e anche di nazionalità straniera, che
hanno gareggiato per una fascia del più bello e anche di agguerrite e grintose Miss Over più “stagionate”, che hanno giocato per
qualche ora alla “più bella del reame”. La semifinale si è svolta a Roma il giorno 6 settembre nella prestigiosa location del locale
“Antica Fontana di Trevi” (finale Regionale Lazio 2015) e ha visto l’incoronazione di Marisa Di Cecca come Miss Made in Italy,
Mister Made in Italy Federico Callegari e al primo posto la Over Selina David Fille. La manifestazione è stata coordinata e condotta dall’Art Manager Giovanna Lauretta e dal produttore televisivo Aldo Longo in un clima disteso e festoso, raro per questo
genere di concorsi. Anche altre fasce sono state assegnate:Miss Talento a Victoria Rodionova, Miss Eleganza a Chiara Cervo ,
Miss Sicilia Made in Italy a Claudia Abbate, Miss Made in Italy a Carola Tamburelli, Miss Sporting a Sara Tamburelli, Mister
Made in Italy a Dario Mariano , Mister Immagine a Dario D’Amico. Brave e simpatiche le Miss Over 30/40 con fasce di Moda e Immagine e che sono : Roberta Frasca, Maria Laura Marini, Maddalena Menza che si è esibita in un’applaudita canzone romanesca
del grande Ettore Petrolini cavallo di battaglia di Nino Manfredi “Tanto pe’ cantà” e un’elegante Ester Campese che si è esibita in
una raffinata performance stile Cafè Chantant”. Convincente anche l’esibizione della prima classificata Miss Marisa Di Cecca che si è
esibita con la sua partner Elena Arceri in un emozionante momento di danza sulle note di “Libertango”. Interessante quadro di
moda “Rouge et noir” abiti della stilista Bruna Gentilini e Creazione Campey. Abiti neri per le belle Miss e abiti rossi per le spiritose
Over. A chiudere in bellezza con la sua bravura la cantante internazionale Tammy. Sono stati presenti tanti ospiti una giuria di qualità
del mondo televisivo, del giornalismo, dello spettacolo e della cultura.
Il giorno 20 settembre si è conclusa a Otranto nella bella Puglia, presso il rinomato villaggio turistico Koinè la VII edizione del concorso., che ha visto sfilare in passerella nella fantastica cornice 30 concorrenti provenienti
da tutta Italia tra piscina e splendide architetture. Ad essere incoronata Miss Made in Italy
Andrada Marina da Torino e Mister Made in Italy Gabriele Tarantino da Copertino, Miss
Over 30 Laura Bennici da Niscemi (Sicilia), Over 40 Daniele Longhini da Torino. Le acconciature di Cris Style Parrucchiere di Brindisi e gli abiti da sposa dell’Atelier Maria
Manco “Sposa Collection”.
La serata è stata presentata magistralmente dall’attore-showman Antonio Zequila con la
partecipazione d’importanti ospiti in giuria del mondo dello spettacolo, del giornalismo e della
moda Salentina a cura di Damiano Vicentelli, della Giovani & Barocco e la presenza prestigiosa della Presidentessa Passione. Un momento di allegria si è vissuto con la divertente esibizione della cabarettista Marisa Romano (Assuntina) ospite la brava cantante
salentina Ventina De Sanctis. Come sempre con grande professionalità e passione, ha teAl centro Giovanna Lauretta con i vinci- nuto le redini di tutto il con l’attiva collaborazione di tutto il suo staff. Savastano ha concluso
Patron Emilio Savastano la manifestazione salutando tutti e invitandoli alla prossima
tori delle semifinali Lazio; Marisa Di
edizione del Concorso 2016, ripreso dalle televisione Telerama Tv Salentina.
Cecca e Federico Callegari
Maddalena Menza
MODA E PSICOLOGIA PER PIETRO SARANDREA
Due interessanti eventi artistici hanno impegnato il Mo Sarandrea fine agosto e inizio settembre. Il 29 agosto a Bracciano (Rm), in occasione della notte rosa, dedicata alle donne, l’ artista
si è cimentato come stilista; hanno sfilato dei vestiti vintage da lui dipinti promossi dalla boutique ‘’ TEOREMA’’ di Bracciano. Già di estremo pregio, con la sua pittura, l’ artista ha valorizzato i capi proposti poi indossati da modelle professioniste. ‘’Arte in movimento ‘’ sono le
affermazioni di Pietro Sarandrea, che vuole portare la sua opera anche ad un pubblico più
eterogeneo.
Il secondo appuntamento è stato ad Assisi; il 4-5-6 settembre si è svolto il meeting ‘’ L’
ORIENTE INCONTRA L’ OCCIDENTE ’’ presieduto dalla sig. ra Gabriella Lavorgna, dove hanno
partecipato artisti, psicologi, operatori olistici,
scrittori, musicisti e danzatori. Pietro Sarandrea ha
esposto in questa occasione, oltre alcune opere
inerenti al tema mistico – psicologico, dei lavori su
tessuti dove ultimamente sta ottenendo un ottimo
successo. E’ stato presentato nella tavola rotonda
Tre vestiti dipinti di Pietro Sarandrea
dal dott. Raffaele Cavaliere, che da psicologo ha
spiegato al pubblico il mondo profondo dell’ artista e da dove prende ispirazione.
Il poliedrico Mo Pietro Sarandrea sembra cominciare bene la sua attività autunnale – invernale, forse è giusto affermare che l’ arte non conosce ferie, e questo instancabile artista
Gabriella Lavorgna, Raffaele Cavaliere,
conferma questa tesi.
Pietro Sarandrea
Paola Lamonica
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Campo de’ fiori
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“Datura”, Il mini Ep di Dario Guidi
E’ uscito il 4 Ottobre, in tutti i digital store, il nuovo “mini Ep” del cantautore e arpista viterbese
Dario Guidi, ex concorrente di “XFactor” e vincitore del “Mini Festival di Viterbo”, nelle edizioni
2008 e 2011. Il titolo dell’opera è “Datura”, pianta allucinogena che, si dice, si trovasse alle porte
dell’oracolo di Delfi. Il lavoro contiene tre brani del giovane artista : “Accordo Naturale”, “Il ballo
del vero” e “Rien”. Dice Dario: “Ho voluto far uscire questo piccolo progetto per anticipare lo stile
che prenderà il mio album. Sto lavorando alla realizzazione di un grande sogno insieme ad altri
artisti e professionisti del campo come Michele Villetti, Luigi Lusini, Francesco di Marco,
con la speranza che si realizzi. Intanto posso anticiparvi che a Novembre ci saranno due date
live dove presenterò il nuovo concerto/spettacolo; insieme a me, infatti, ci sarà anche una performer, sarà qualcosa di molto interessante da vedere. Gli appuntamenti sono per l’8 Novembre
al “Teatro Boni” di Acquapendente e il 21 Novembre a Roma al “Teatro Studio Magazzini” (Teatro Azione)”.
Il servizio fotografico da cui è stata scelta la copertina del mini Ep è stato curato da Michele
Fortuna. E’ sempre una grande soddisfazione, per la nostra associazione, vedere un ragazzo che ha calcato, per la prima volta, i palchi
del “Mini Festival di Viterbo” farsi strada nel difficile mondo dello spettacolo. Dario Guidi ha tutte le carte in regola per riuscire ad andare
avanti: sa cantare splendidamente, suona uno strumento singolare e complesso come l’arpa celtica, ha la giusta teatralità nelle performance live! Un passo per volta – a giugno è uscito il primo singolo, ora l’EP, presto l’album – gli auguriamo proprio di farcela, perché se
lo merita!
p. Ass. OMNIARTS Paolo Moricoli
La vetrina d’arte della Biblioteca di Ronciglione
Prosegue l’opera di promozione artistica della Biblioteca comunale di Ronciglione, attraverso
la sua vetrina sul Corso principale del paese; nel mese di settembre l’ospite sarà la maestra
dell’arte del macramè, uncinetto e chiacchierino Anna Meloni, di Ronciglione.
Anna si è dedicata fin da piccola all’apprendimento di queste tradizionali tecniche di lavorazione
del filo, raggiungendo importanti risultati come la pubblicazione dei propri lavori su riviste specialistiche quali Rakam e Ricamo italiano; alcuni anni fa è stata per questo invitata da Rai1 e
da Sky a presentare le sue creazioni. Ha inoltre pubblicato cinque libri sulle tecniche di ricamo
e sulla creazione di collane. Sin dalla prima edizione è stata ospite del Cubo Festival, rassegna
culturale che si svolge a Ronciglione la prima settimana di dicembre e che promuove l’arte e
la cultura in tutte le sue forme e manifestazioni. Ha inoltre partecipato a mostre itineranti organizzate dalla Comunità Montana dei Cimini
e ad esposizioni di artigianato locale con il Centro Ricerche e Studi di Ronciglione nel periodo di carnevale.
Come maestra d’arte, ha insegnato ricamo per tre anni all’Università della terza età di Viterbo, e a breve terrà a Ronciglione un corso
sulla tecnica del macramè. Anna partecipa infine ai raduni internazionali delle merlettaie e merlettai.
Le opere da lei esposte in biblioteca riproducono un fondale marino con la tecnica del crochet, e sono state realizzate nel 2014.
Una nuova occasione quindi per valorizzare l’arte e la cultura in biblioteca attraverso l’esposizione di opere nella vetrina di Corso Umberto
I, punto principale di passaggio nel centro del paese, capace per questo di attrarre l’attenzione ed, allo stesso tempo, abbellire e valorizzare la passeggiata stessa. Vi aspettiamo numerosi per tutto il mese di settembre ad ammirare le opere di Anna Meloni!
Per la Biblioteca di Ronciglione - Silvia Petri
SBANDIERATRICI E GRUPPO STORICO MUSICALE DI VITERBO
SI ESIBISCONO AI PIEDI DELL'ALBERO DELLA VITA DI EXPO 2015
“Una grande emozione per tutti noi”. Ha commentato così il presidente del
Comitato Centro Storico Alfredo
Fazio dopo l'esibizione di questo pomeriggio ad Expo delle Sbandieratrici e del Gruppo Storico musicale
Città di Viterbo. Più di mezz'ora di
spettacolo, da piazza Italia fino all'albero della vita. “Una grande vetrina
per il nostro gruppo, ma anche per
la Città di Viterbo – ha aggiunto
Fazio -. Ringraziamo l'organizzazione
di Expo, il direttore dell'Agenzia regionale del Turismo Bastianelli che ci
ha voluto in questa occasione e naturalmente l'assessore Barelli per il supporto. La grande affluenza di pubblico ha fatto slittare
l'orario della nostra esibizione, che però è durata circa tre quarti d'ora. Viali stracolmi di visitatori
ed inevitabilmente l'ingresso ha richiesto un po' più di tempo. Un'esperienza davvero emozionante
questa di oggi che tutti noi conserveremo”. Subito dopo l'esibizione, foto di gruppo insieme all'assessore Barelli all'ingresso del padiglione Eataly, ai piedi della Macchina di Santa Rosa.
L'addetto stampa - Cristina Pallotta
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Tieniti aggiornato su tutte le novità e le iniziative della rivista che ami di più!!!
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Campo de’ fiori
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LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!!
Una candelina
non farà
altro che
illuminare
ancora di più
il tuo viso...
quel tuo
sorriso, quei
tuoi occhi che mi hanno fatto
innamorare.TANTI AUGURI
AMORE MIO
Tanti auguri
alla nostra
nonnina
Anna che il
17 Ottobre
compie gli
anni, da
Martina e
Pluto!!!
Auguri a
Sarah
Antonelli
peri suoi
27 anni,
da mamma, papà, Federica, Francesca,
i nipotini ed i cognati
Un sincero augurio
di una lunga e
felice vita insieme
a Luca a Anna
Maria che si sono
sposati il 19 Settembre, da tutti i
parenti vicini … e
lontani.
La laurea è il primo
traguardo della
vita e tu
l’hai superato
splendidamente.
Continua così, Martina Balzano. Auguri da zio Danilo,
Patrizia e Lele
Ad Andrea
e Cristina
che il
22 agosto
si sono
sposati.
L’amore si legge nei vostri occhi,
la felicità nei vostri sorrisi.
Auguri da Mamma Anna.
Il nostro augurio di felicità vi
porti fortuna da Marco e Lorella.
E’ bello vedervi iniziare a
camminare insieme.
Auguri dai vostri nipoti Serena,
Ivano, Mirko, Samantha e Luca.
Agli sposi più sorridenti
che abbiamo mai conosciuto.
Auguri da Chiara, Corrado,
Mattia, Daniele e Gabriele.
Un augurio
speciale a Luisa
Molinari che l’11
Novembre compie
gli anni, dai fratelli, le sorelle e
tutti i nipoti!!
Buon compleanno a Mattia
Fascella che
compie 6 anni il
17 Ottobre...dai
nonni Pina e
Domenico e
dallo zio Fabio
Tanti auguri alla
splendida cinquantenne Paola
che il 31 Ottobre festeggia il
suo compleanno
da Laura, Luigi,
Martina e Pluto
Tanti auguri a Vittorio Nizzoli che ha
compiuto 82 anni il 3 Settembre, da
tutta la famiglia!!!
Il 19 ottobre 2015
Luisa e Pino festeggiano 40 anni di ma- Tanti auguri a BEATRICE PIANO che il
trimonio. Auguri
22 Ottobre festeggia il compleanno da
dalle figlie, dai nizio Sergio, tutta la famiglia e gli
poti e dai generi
amici!!!
Buon compleanno a LUDOVICA
MARCELLI che il 17 Ottobre
compie gli anni da zio Sergio e
tutta la famiglia
INVIATE I VOSTRI MESSAGGI DAUGURI SPECIALI
AL NOSTRO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA
[email protected]
Campo de’ fiori
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RINGRAZIAMENTO A.T.A.M.O.
L’Associazione A.T.A.M.O.
di Civita Castellana, vuole
ringraziare di cuore tutti i
cittadini che hanno generosamente contribuito alla
pesca di beneficienza, organizzata in occasione
della Festda dell’Unità che si è svolta presso il Parcho
Primo Maggio (Boschetto) di Civita Castellana, dal 28
agosto al 6 settembre. Il ricavato sarà utilizzato per sostenere le attività svolte dall’associazione stessa.
RINGRAZIAMENTO AI CATAMELLESI
DAL C.S.E. “R.M. FREZZA”
I ragazzi e gli operatori del
Centro Socio Educativo
“Rosa Merlini Frezza” di Civita Castellana, ringraziano
lAssociazione dei Catamellesi (attualmente non più
operativa) per il contributo
donato, attraverso il quale è
stato possibile acquistare attrezzature e mobilia necessarie
allinterno della struttura stessa! Grazie infinite!
Vi proponiamo il testo di questa simpatica canzone dedicata alla piccola cittadina di Canepina
(VT). Il brano è stato presentato per la prima
volta il 30 Agosto 2015 in Piazza Garibaldi, davanti ad oltre duemila persone, in occasione
dello spettacolo Canepina’s got Talent.
Ad interpretarla è stato Gino Benedetti, autore del testo, accompagnato dal gruppo musicale locale “La nuova combinazione”, che ne
ha invece curato l’arragiamento. Un vero successo, per questo che potremmo define a tutti
gli effetti l’Inno di Canepina!
DONO GHIOTTO
PER LA REDAZIONE
DI CAMPO DE FIORI!
Abbiamo
il piacere
di mostrarvi una
foto della
bellissima, oltre
che buonissima
crostata,
offerta alla
redazione da una
affezionatissima
lettrice di
Campo de’ fiori.
Una inaspettata
e gradita sorpresa da farci
leccare i baffi! Un vero capolavoro di alta
pasticceria! Grazie a Bruna Darida!
P.zza della Liberazione, 2
Civita Castellana (VT).
Tel. 328.3513316 /
0761.513117
[email protected]
Roma, 1870 circa. Ripa Grande dall'Aventino.
Foto archivio Ercole Ottaviani.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
55
Roma com’era
56
Campo de’ fiori
Album dei ri
Campo de’ fiori
Civita Castellana, primi del ‘900. Foto archivio Dino De Angelis
Campo de’ fiori
Foto archivio Massimo Clener.
Campo de’ fiori
ricordi
Campo de’ fiori
Civita
Castellana.
Metà anni ‘40.
Le nozze di
ENZO
MUSCOGIURI
e
ROSA LAVINI
Il Pugile Civitonico Luciano Di Genova presso la palestra Puma Boxe Roma (Scuderia Gabriele De Santis)
Anno 1979. Foto di archivio del CONI-Marco MenechelliDelegato Regionale CONI
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Civita
Castellana.
Anno 1937.
Famiglia
Gomiero
Elerino e
Noemi
Norbiato.
Da sx:
Elda Gomiero,
Noemi
Norbiato,
Achille
Gomiero,
Eraclio
Gomiero,
Aldo Gomiero
e la piccola
Dirce
Gomiero.
Foto della
Sig.ra Dirce
Gomiero
Luciana Testa in viaggio di nozze - 1952.
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Campo de’ fiori
Album de
Campo de’ fiori
Civita
Castellana.
Anno 1943.
In piedi da sx:
Giacinta Crestoni,
Angelina...,
Vittoria Del Priore,
Anna Maria
Moltoni,
Gioacchino
Contenti,
Giuseppe Mancini,
Giustina Contenti,
Giovanni
Del Priore,
Paolo... .
Seduti da sx:
Chiara Crestoni,
Maria Del Priore,
Luigi Crestoni.
Foto della Sig.
Maria Del Priore.
Fabrica di Roma.
Anni 1921.
Camillo e Purifica
con i nipotini
Aldo, Assunta,
Ofelia e Oriana Cola.
Campo de’ fiori
Inviate le vostre vecchie foto al nostro indirizzo
[email protected]
o recapitatele alla nostra redazione a Civita Castellana Piazza della
Liberazione, 2. Saranno scansionate ed immediatamente restituite
Campo de’ fiori
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dei ricordi
Campo de’ fiori
Corchiano, recita del 1931. QUO VADIS.
Alfonso Ferri, primo in piedi da sx.
Campo de’ fiori
Anni ‘40. Santina Benedetti di Corchiano
Campo de’ fiori
Corchiano, 1960.
Anna Petrucci e sua figlia Stefania Sberna.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma 1963. Igino Proietti e il cane Vespa.
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LAVORO
CERCO
- CERCO LAVORO come badante ad ore o
lungo orario, domestica, pulizie in casa e negozi.
Tel. 388.9277412
- RAGAZZO 36ENNE cerca lavoro come autista anche per camion, giardiniere, lavori di manutenzione domestici, riparazioni di computer e
cellulari, muratore. Tel. 393.4496196.
- CERCO LAVORO di pulizie e lavori domestici,
orario pomeridiano, badante per il weekend. Autominita. Zona Civita Catellana2139608.
- RAGAZZA ITALIANA 28ENNE cerca lavora
come badante ad ore, sostituzioni, lungo orario
anche per la notte. Zona Civita Castellana, Fabrica di Roma, Gallese e dintorni. Tel.
345.0373913.
- CERCO LAVORO come badante. Tel.
390.4449919
- CERCO LAVORO come badante giorno e
notte. Tel. 388.6542895.
- RAGAZZO 22enne cerca lavoro come autista,
commesso, cameriere o altri lavori anche estero,
serio e onesto. Zona Roma Nord, abitante via
Flaminia - Morlupo. Luca 393/5548562
- CERCO LAVORO come estetista, segretaria,
pulizie, barista. No patente. Tel. 389.1340195
- CERCO LAVORO di qualunque genere, ampia
disponibilità di orario. Automunita. Tel.
389.9365690.
- CERCO LAVORO di qualunque genere, ampia
disponibilità di orario. Tel. 388.6998219.
- RAGAZZA 27ENNE cerca lavoro ad ore o
lungo orario come badante, baby sitter, pulizie
casa e ristoranti. Zona Civita Castellana. Tel.
329.95266312
- RAGAZZA ITALAIANA di 20 anni diplomata
in ragioneria che cerca lavoro. Residente a Fabrica di Roma in possesso della patente B. Tel.
392.67 61 254
- CERCO LAVORO come badante. Tel.
388.6542895
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imbianchino, piccole manutenzioni. Tel.
320.9165354
- SIGNORA ITALIANA DI 53 ANNI automunita e libera tutto il giorno, cerca lavoro come
badante, aiuto cuoca, aiuto pasticcera, cuoca in
casa, commerciante, assistenza notturna, pulizie. Francesca 339.8992603
- CERCO LAVORO come autista pòatente B,
colatore, rifinitore in ceramica, giardiniere, pulizie, lavori di manutenzione. Tel. 328.3538581
- CERCO LAVORO cone aiuto ristorante, lavapiatti, pulizie, badante giorno ad ore, aiuto parruchiera, baby sittere. Tel. 373.3009360
- CERCO LAVORO ad ore (giorno o notte), referenziata, 57 anni, automunita, in Italia da 14
anni, con attestato di operatrice per assistenza
anziani. Esperienza. Tel. 329.3112804.
- Ragazza italiana con esperienze precedenti
cerca lavoro come: badante ad ore, part-time o
anche lungo orario.Disposta anche a fare le notti
o anche per sostituzioni badanti che vanno in
ferie.No lavori di rappresentanza .Cerco lavoro
nelle zone di: Civita Castellana,Magliano Sabina,Fabrica di Roma, Orte. Numero di telefono:
347-7628193
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di 50 anni, serria e fidata, automunita, anche
poche ore al giorno. Libera tutta la giornata.
Massima urgenza.Tel. 339.8992603 FRANCESCA
Campo de’ fiori
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pulizie ad ore, lavapiatti e pulizie in ristoranti e
negozi, pulizie scale. Tel. 388.9277412
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cerca lavoro come manovale, imbianchino, giardiniere, riparazioni cellulari e computer, idraulico,
autista,
accompagnatore
anziani.
Tel.
393.4496196
- RAGAZZA 20ENNE cerca lavoro come baby
sitter, pulizie, commessa, cameriera e barista.
Zona Fabrica di Roma e dintorni. Tel.
366.7308272.
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in case di cura o di riposo. Zona Viterbo e limitrofi. 35 anni di esperienza in Italia. 6 lingue. Tel.
3244.8629175.
- CERCO LAVORO COME BADANTE per
donne anziane, giorno e notte. Anche pulizie ad
ore. Zona Civita Castellana e dintorni. Automunita. Tel. 388.9314500.
- CERCO LAVORO COME BADANTE per
donne anziane, giorno e notte. Zona Civita Castellana e dintorni. Tel. 339.8238217.
- UOMO 40ENNE cerca lavoro in campagna,
giardinaggio, piccoli lavori di manutenzione, pulizia camini. Tel. 320.8826073.
- SIGNORA GEORGIANA 30ENNE con permesso di soggiorno, cerca lavoro come badante
giorno e notte. Referenziata. Tel. 389.8210370
- RAGAZZA 18 ANNI cerca lavoro pomeridiano
(compagnia, baby sitter, commessa, estetista, ripetizioni etc.). Tel. 320.8485230
- AZIENDA cerca persone seriamente interessate a guadagnare un extra mensile part-time,
full-time Cell. 3297354944.
- CERCO LAVORO come baby sitter. Donna italiana, con esperienza da nonna, seria, patentata.
Zona Civita Castellana e paesi limitrofi. Tel.
333.7972321
- CERCO LAVORO come badante anche giorno
e notte. Tel. 388.6542895
- CERCO LAVORO come badante, baby sitter,
ristoranti, pulizie, lungo orario, casa di cura. Con
esperienza. Tel. 327.5925225
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architetto. Tel. 06.8610227
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380.7656837
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con 10 anni di esperienza, collaboratrice domestica o baby sitter, preferibilmenet a Civita Castellan o dintornni. Tel. 348.8842125.
- DONNA RUMENA cerca lavoro come badante, colaboratrice domestica, o baby sitter a
ore, preferibilmente a Civita Castellana o dintorni. Tel. 389.4272043
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62
Oroscopo di Ottobre
Campo de’ fiori
by Cosmo
Ariete La prima parte di
ottobre non si preannuncia
un periodo molto ottimista
per quanto riguarda la vita
sentimentale. Vi imbatterete in situazioni che vi costringeranno a riflettere sul vostro partner. Fortunatamente
la seconda parte del mese si prospetta
molto più favorevole. Per quanto riguarda
il lavoro sarà un mese piuttosto difficile ed
ambizioso, dove troverete però la motivazione per spingervi al limite e raggiungere
i vostri obiettivi.
Toro Sarà questo un mese
molto intenso ed emozionante, avrete bisogno di
amore ed attenzioni e la
disponibilità totale del vostro partner. Ci saranno eventi rilevanti che
potrebbero richiedere decisioni importanti.
Sul lavoro le collaborazioni e le partnership
avranno una grande importanza; le finanze
diventeranno il vostro principale punto di
interesse. Il trigono tra Venere e Giove annuncia la possibilità di prosperità e di alti
guadagni.
Gemelli Il buon sviluppo
delle relazioni dipenderà in
larga misura dalla comunicazione, che sarà la vostra
arma di seduzione e lo
strumento per regolare e
sviluppare il vostro rapporto sentimentale.
La seconda parte del mese sarà splendida
e sono in arrivo grandi gioie. Per il lavoro
sarà un mese molto duro, potreste affrontare compiti difficili ed avere dure prove da
superare. Ma potreste avere un’importante
iniziativa finanziaria.
Cancro Avrete l’opportunità di vivere nuove avventure o risvegliare vecchie
relazioni. Sotto il profilo del
lavoro si presenterà l’occasione finalmente di mettere in mostra le vostre doti creative ed
artistiche, e potrete esprimervi al meglio.
Sarà un mese all’insegna della competizione e con l’aiuto di collaboratori e colleghi
riuscirete a raggiungere il successo. Anche
dal punto di vista sentimentale sarà un
mese intenso e ricco di belle sorpres.
Leone Nella sfera relativa
all’amore e agli affetti la
prima parte del mese di
novembre sarà più calma;
la seconda parte sarà invece più esplosiva e molto
favorevole all’amore. Sarà anche un mese
di duro lavoro, ricco di impegni, frenetico,
in cui dovrete prendere decisioni in tempi
brevi e che richiede tanta energia, anche
fisica. Tuttavia questi sforzi sembrano essere fruttuosi. Finanziariamente i soldi non
mancheranno, ci saranno ogni volta che
avrete bisogno.
Vergine In mese regnerà
l’armonia nella vostra vita
di coppia, donando un impulso positivo alla vostra
situazione sentimentale.
Sarà un mese intenso
sotto il profilo lavorativo, pieno di iniziative
ed idee da mettere in pratica; vi distinguerete particolarmente per la vostra creatività. Per quanto riguarda il denaro, dovete
aspettarvi qualche tensione, ma la seconda
parte del mese sarà molto più prospera.
Inizialmente
Bilancia
sarà un mese molto romantico, anche se non si
può mai sapere cosa accadrà. Infatti potrebbero
nascere dissapori con il
partner legati principalmente al denaro.
Anche dal punto di vista lavorativo la situazione non sarà delle migliori, ma a partire
dalla seconda parte del mese potrebbero
nascere delle nuove ed interessanti collaborazioni molto propizie anche sotto il
punto di vista economico.
Scorpione Grazie al
transito di Venere la
prima parte del mese
sarà luminosa, ed il vostro stato d’animo allegro e gioioso. Le cose
andranno bene per voi per quanto riguarda
la vita di coppia ed i legami sentimentali.
Attraverserete anche una fase molto attiva
e soddisfacente nella vostra carriera. I vostri progetti diventeranno sempre più ambiziosi e riuscirete a raggiungere il
successo.
Sagittario Nasceranno alcuni problemi sentimentali
nella prima parte del mese.
Rimarrete un po’ in solitudine e questo vi porterà a
provare delusione e frustrazione. Tutto migliora però nella seconda
parte del mese. Ci saranno problemi anche
sul campo professionale, vivrete un calo di
motivazione e di entusiasmo, tuttavia sarete molto interessati al denaro, ed avrete
parecchia iniziativa. Attenti però perché alcune cose possono andare bene, altre
molto male!
Capricorno Sarete molto
motivati a livello sentimentale, e avrete la capacità
di fare nuove conquiste e
trovare anche il vero amore.
A livello professionale sarà
un mese molto attivo, in cui vi ritroverete
al centro dell’attenzione. Tutte le vostre
idee saranno ottime e verranno messe in
pratica per la realizzazione di nuovi progetti. Sono previste soddisfazioni anche finanziarie, soprattutto nella seconda parte
del mese.
Acquario La vita di coppia
si svolgerà in modo armonioso e vivrete un periodo
molto sereno con il vostro
partner. Anche per i single si
prospetta la possibilità di iniziare una nuova
relazione. A livello professionale tutto andrà
finalmente per il meglio. Gli sforzi fatti negli
ultimi periodi saranno ricompensati e potrete contare anche su preziose collaborazioni. Ci potrebbe essere una possibilità
finanziaria del tutto inaspettata.
Pesci I primi giorni del
mese non raggiungerete la
soddisfazione sentimentale, ma scoprirete qualche
piccolo segreto sul vostro
partner. La seconda parte
del mese sarà molto significativa, e potrebbe portare ad un certo punto ad una situazione che richiede di prendere una
decisione. Il periodo più favorevole sotto il
punto di vista lavorativo è la seconda parte
del mese, ci saranno delle opportunità di
crescita quando meno ve lo aspettate.
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