Abruzzo. Paura, dolore e tristezza. scossa due minuti dopo. La radio
Transcript
Abruzzo. Paura, dolore e tristezza. scossa due minuti dopo. La radio
15 Aprile 2009 - Interni Ricostruzione, sabotaggi e colpevoli di Tristezza Abruzzo. Paura, dolore e tristezza. scossa due minuti dopo. La radio tre ore dopo. La tv la mattina dopo; eppure è sempre lì a vendere materassi e a preoccuparsi della stitikezza. I giornalisti uomini proletari trasmettono da luoghi parola a chiome lunghe femminili, bionde, brune, rosse, in vie assolate, col rischio del pericolo bisogna stare in mezzo alla via, può cadere di tutto - alle ore di punta. La sera una bionda in posa ducesca recita la classifica dello share delle trasmissioni sul disastro: consiglio la regione Abruzzo di chiedere un cachet miliardario come attore protagonista. Nomi dei morti, visi dei morti, - togliamo acqua e gas così se n camorra. Poi il dibattito si fa serio. Non è il terremoto che ammazza, ma il tetto che crolla; ammazzano cioè i palazzinari. cioè le amministrazioni che fanno i bandi, cioè la politica. qualcuno - lo hanno che quanto fatto prima di dieci anni fa fosse anche solo pensato antisismico. In molti si dicono sicuri per le mazzette, per il cemento annacquato, il ferro arrugginito: si va a ggiata, una terza in piedi una quarta pure altre due mezzo crollate. Forse ci saranno altri motivi: terreno, onda sismica, caso? Qualcuno sussurra che taluni insediamenti crollati li ha voluti Di Pietro; viene zittito, non facciamo polemiche inutili. Il pensiero del sabotaggio e del Kto vinovat -è dominante. Brillano gli esempi nippocaliforniani: peccato che noi con i nostri 3000 anni di storia vogliamo tenerci i centri storici e pure abitarli. Potremmo lasciarli come musei e rifare le città secondo le ultime tecnologie ed i desiderata berlingueriani di Fuksas. Tutti abitare in metro. Dulcis in fundo, le chiome si voltano, ed appare lo scavato androgino viso giovane invecchiato della giornalista che aggancia il disastro al danno vicino del piano casa (il pensiero lontano va al nucleare, sullo sfondo per il prossimo chiacchiericcio). Giù a lodare la nuova legge urbanistica dalle autocostruzioni sanate a centinaia di migliaia, dagli abitanti che quando sarà in vigore, saranno tutti passivi di denuncia per atto dovuto, abitando case abusive in un paese abusivo. La norma come ente, ma fissa il paradiso e poi si pianta lì a verificare se ce lo siamo guadagnati o meno, come lo share. Risuonano le patenti di abitabilità veltroniane, rimaste lettera morta; altri vaneggiano di controlli periodici su tutte - dicasi tutte - le case, col tono di chi ha finalmente trovato il topo nel formaggio. Atri vaneggiano: buttare giù tutto ciò che è a rischio o brutto e rifare. Nel frattempo, chi ci vive, va alla nuova fiera di Roma? Desertica, immensa, inutile anche per sfollare. Ed il nuovo lo fanno a gratis? Uno schifo di casa quando, quale livello di sicurezza? Il senso del reale evade da tanta sicumera sicura fatta per berciare. Agli sfollati anche la Francescato lancia un appello: la pipì ha un alto ph acido, ci sono le falde acquifere. Farla nei campi è pericoloso, nelle case può farle crollare. Trattenetela. Quanto al nostri anchorwomen fanno ben trasparire dai volti.